Un doveroso ringraziamento al dott. Generoso Conforti, all'Arci e a quanti con questi hanno collaborato. Senza il loro enorme lavoro non ci sarebbe stato il nostro piccolo opuscolo.

Prefazione

Il simbolo più rappresentativo delle vicende che hanno afflitto la storia della Fasana, è lo scudo scolpito ai lati dell’altare al Cardoneto: vi è uno scudo bipartito, con il fagiano sulla destra, ma sulla sinistra un braccio che impone uno scudo più piccolo, al cui interno si intravede, per la cura del tempo, San Michele. Esprime il senso dell’imposizione, provata dalla comunità ottatese, per aver dovuto accettare lo stemma del compromesso santangiolese. Spiega perché non si trova in paese alcuna riproduzione di questo, mentre la nostra Fasana è dappertutto, tranne dove dovrebbe essere. Impone alle nostre coscienze di porre finalmente rimedio. Nel 1781, al momento della dedicazione della parrocchiale a San Biagio, monsignor Zuccari, vescovo di Capaccio, fece collocare una epigrafe che, tra l’altro, risolse la secolare questione circa la primogenitura di Fasanella, con la frase: ecclesiam hanc () Phasanellae primogenitam, cuius insignia, honorificentissima haec optatensium possidet universitas()1. Atteso che Sant’Angelo, nullius dioecesis, non apparteneva alla stessa diocesi, ed inoltre nel 1443 era già censito, assieme a Fasanella, fra le terre del Principato Citra, e fu fondato dopo il 1266. , il casale più antico, esibisce la Fasana sui suoi monumenti più vetusti, la parrocchiale e il convento. Proprio il capitello della prima colonna, nel chiostro del convento, reca lo scudo con il fagiano: la fattura della Fasana, la storia del convento, creato ampliando la struttura di un antichissimo ospedale, la diversità dei materiali utilizzati per i due piani del chiostro, ci invitano ad ipotizzare che questa sia la riproduzione più antica della Fasana, risalente addirittura alla fondazione di Ottati. Per quanto riguarda la primogenitura di Fasanella numerosi si sono adoperati, e ancora lo fanno, ad esprimere la loro opinione in libri e libelli, fra i tanti i maggiori: Lucido Di Stefano, nel 1781, e Ferdinando Ughelli, nel 1659. Ughelli e Di Stefano, nell’intento di supportare ad ogni costo tesi incomprensibili, incorrono in svariate contraddizioni, e vedono

1 Questa chiesa primogenita di Fasanella della quale le insegne, onorificentissime, questa università degli ottatesi possiede. smentite le loro argomentazioni temerarie dalle proprie affermazioni fondate su verifiche documentali. L’uomo sembra aver sviluppato un interesse a falsificare la storia non meno formidabile di quello di scoprirla. Delle diverse l’unica tesi plausibile è quella espressa dal parlamento dell’università di Ottati già nel 1556: Fasanella madre , e il titolo di baronia che spettava solo ed esclusivamente ad essa.

Fasanella come un ulivo, di quelli più antichi, invece di morire si scinde, nella parte più interna del fusto rinsecchisce e si crepa ma nella parte esterna si sviluppa e germoglia: i nuovi ceppi procedono in maniera autonoma, non si può dire che estranei al fusto primigenio ma non si può dire che siano ancora quello: del tronco originario si riconosce ancora il principio.

I luoghi della nostra valle attraverso i loro nomi ci raccontano un passato tanto remoto quanto denso di significati: Auso, Phasi, Phasis, Fasanella, Ottati, Corleto racchiudono in sé lo scorrere di eventi che hanno segnato non solo le nostre piccole comunità alburnine, ma i destini e le fortune dell’intera civiltà occidentale. La poetica Ausonia1, la mitica Colchide2: mito e realtà si confondono; il labile confine tra la storia e la leggenda si perde nella nebbia del tempo. Solo resta una traccia in un nome, in un simbolo, in un significato recondito che riporta alla mente fatti ed eventi. Antichi coloni greci, traendo ispirazione dal mito degli Argonauti, chiamarono Phasi il fiume che sgorga dalla risorgenza Auso, posta sul versante meridionale degli , nel territorio di Ottati. Lungo il corso del

1 Gli Ausoni (in greco antico: Αὔσονες) erano una delle più antiche popolazioni che abitavano la penisola italica, ausa = fonte. 2 La Colchide era nella mitologia greca la destinazione degli Argonauti. fiume, su un colle tra questo e il torrente Cellino, fu edificato un castello, per difendere il confine del territorio di con un sistema di torri, cui diedero lo stesso nome. Nel corso del tempo attorno al castello sorsero abitazioni e il nome mutò in Phasanella3. Il ritrovamento nel 1838, poco lontano, in località Bisconte, di un tumulo di larghi mattoni con vasi di creta pieni di monete greche d’argento, conferma l’antica presenza greca nella zona. Un fagiano è raffigurato su una delle monete. Il poeta Marziale4 dimostra che il fiume della Colchide prende il suo nome dall’abbondanza di fagiani, originari della regione. Nel medioevo Phasanella fu sede dell’omonima baronia, nel 1238 Pandolfo ne era il feudatario. Questi fu al servizio dell’imperatore Federico II, prima come podestà a Novara, poi come capitano generale della Toscana. Era l’epoca dei conflitti fra guelfi e ghibellini, Pandolfo, dopo il concilio di Lione e la deposizione dell’imperatore, fu di parte guelfa e aderì alla congiura ordita contro Federico. Fasanella

3 Istoria dell'origine, stato e fine della Baronia di Fasanella sita in Principato Citra, antica Lucania, G. Siribelli, Ottati 1846, a cura di G. Conforti, Postiglione 1993. 4 Istoria dell'origine, stato e fine della Baronia di Fasanella sita in Principato Citra, antica Lucania, op. cit.. Marziale, Epigrammata Lib. XIII. pagò caramente la fedeltà al Papa, le truppe imperiali la misero a , distruggendo il castello e le mura, era il luglio del 1246. Pandolfo venne privato del feudo. Questo è uno dei momenti cruciali nella storia della valle: Fasanella comincia lentamente a decadere mentre i suoi casali si affacciano alla storia.

Le origini di Ottati si fanno risalire attorno all’anno mille5, abitato da pastori provenienti da Fasanella per la sua particolare posizione topografica; l’insediamento originario era costituito, nella parte più antica, dalle case dei guardiani. Alla sua fondazione fu edificato un Ospedale6 col titolo della SS. Annunziata sotto la cura di un Rettore Ecclesiastico; questa struttura, adeguatamente ampliata, divenne nel 1480 il convento dei Domenicani. La Fasana, l’antica insegna di Ottati,

5 Don Raffaele Tardio e la parrocchia di San Biagio in Ottati, Generoso Conforti, Postiglione 1994 6 Don Raffaele Tardio e la parrocchia di San Biagio in Ottati, op. cit. Era una delle numerose Case di Santo Spirito, di origine antichissima, dipendente dai Frati Ospedalieri di Santo Spirito in Saxia di Roma. Portale della casa dei guardiani, vicolo Fasanella

Anno 1178 adottata7 sin dalla sua origine, è scolpita sulla prima colonna del chiostro. Nella prima metà del 12008 i Benedettini eressero presso la Grotta di San Michele un monastero, il territorio donato9 alla Badia di Cava, godeva dello status di nullius dioecesis10, successivamente nelle vicinanze del monastero abitanti di Fasanella edificarono delle abitazioni, il casale venne denominato Sant’Angelo, perciò il suo emblema originario fu l’Arcangelo San Michele11.

7 Della valle di Fasanella nella Lucania, L. Di Stefano, 1781, Arci Postiglione 1994. Dapoiche Ottato poté bene dalla sua prima origine, come figlio di Fasanella, adottare la dilei Insegna. 8 Acta imperii inedita seculi XIII, E. Winkelmann, Innsbruck 1880, vol.I, p.225. n. 245. 9 Don Raffaele Tardio e la parrocchia di San Biagio in Ottati, op. cit. Nel 1134 Lampo di Fasanella dona la chiesa di San Nicola lo Frascio, con tutti i suoi beni, alla Badia di Cava. 10 Della valle di Fasanella nella Lucania, op.cit. . La bolla di Alessandro III Som. Pont.. del 27 gennaio 1168 esenta dalla giurisdizione vescovile il monastero di Cava e le chiese sottoposte ad esso. Istoria dell'origine, stato e fine della Baronia di Fasanella, op. cit. . la bolla del Papa Celestino III del 1191 dava al monastero di la superiorità su vari ritiri benedettini tra cui quello di San Nicola di Fasanella. 11 Della valle di Fasanella nella Lucania, op.cit. Il Liber Focorum Regni Neapolis12 nel 1443 riporta per il Principato Citra 127 terre, tra cui Fasanella cum casalibus sine Cornetum 222 fuochi, Sanctus Angelus de Fasanella cum casalibus 309 fuochi13. Sant’Angelo era già una terra, un’entità a sé stante.

Nel 1266 dopo la battaglia di Benevento e la sconfitta delle truppe ghibelline di Manfredi, Pandolfo ottenne la restituzione del feudo. Nell’atto di reintegra nel possesso del feudo, Ottati venne censito per la prima volta, contava trenta fuochi , per un valore di III once. Pandolfo, riavuti i suoi feudi, fece fondare sul colle detto di Bellosguardo un casamento, Palazzo Vecchio, e ciò fu causa che molti di Fasanella ci fondarono delle case e la Chiesa parrocchiale col titolo di San Michele, anche perché Fasanella, dopo i danni sofferti da Federico II, aveva cominciato a mutare d’aspetto14.

12 Conservato in copia manoscritta presso la Biblioteca Civica Berio di Genova. 13 L’evoluzione storica della popolazione negli Alburni, Francesco Timpano, Il Postiglione a. VI n. 7, giugno 1994. 14Istoria dell'origine, stato e fine della Baronia di Fasanella sita in Principato Citra, antica Lucania, op. cit.. Notizie scritte da D. Vincenzo Fasano di Ottati, che si conservano da d. di Stefano di Aquara. REINTEGRA NEL POSSESSO DELLA BARONIA DI PANDOLFO FASANELLA (1266)

Istoria dell'origine, stato e fine della Baronia di Fasanella sita in Principato Citra, antica Lucania, G. Siribelli, Ottati 1846, a cura di G. Conforti, Postiglione 1993 La Baronia venne assegnata a Tommaso Sanseverino nel 1291 alla morte di Pandolfo, privo di eredi. Armi della famiglia Fasanella erano un Fasano d’argento in campo azzurro. Il bianco (argento) e l’azzurro sono colori guelfi, simboleggiano la fedeltà al Papa nelle secolari lotte fra il papato e l’impero germanico. L’esodo degli abitanti da Fasanella fu un processo graduale e si diresse verso i vicini casali di Ottati, Ottatello, Sant’Angelo e Bellosguardo. Per la prima volta nel 1357, in un inventario, l’Arciprete di Ottati si qualifica Rector et Cappellanus Sancti Petri ad Vincula, Chiesa parrocchiale di Fasanella, e di nuovo nel 1371 don Tommaso Longo, Arciprete di Ottati, dispone l’inventario di questa Chiesa nella sua qualità di Rettore15. Una serie di epidemie completò nella seconda metà del quattrocento quanto Federico aveva iniziato. Lo spopolamento di Fasanella comportò il nascere della polemica fra Ottati e Sant’Angelo circa la primogenitura di Fasanella. Il Di Stefano16 tratta ampiamente la controversia, quest’argomento ritorna più volte all’interno della sua opera: Sono notabili le quistioni tra questa Terra con quella di S.

15Don Raffaele Tardio e la parrocchia di San Biagio in Ottati, op. cit. 16 Della valle di Fasanella nella Lucania, op.cit. Armi della famiglia Fasanella: un Fasano d’argento in campo azzurro Angelo insorte per la primogenitura di Fasanella, per l’insegna del fagiano e per il mercato di San Manfredi. Nel parlare dell’Universitas Optati l’autore fa continuamente riferimento ad un manoscritto, in suo possesso, opera del notaio Vincenzo Fasano17 ottatese: questi fu uno dei due delegati di Ottati all’arbitrato che, nel 1557, risolse la questione in maniera definitiva, o quasi. Nelle memorie del notaio si trova una cronaca dettagliata degli avvenimenti, delle invettive e degli scontri che caratterizzarono i rapporti tra Ottati, Sant’Angelo e Bellosguardo dopo la fine di Fasanella. Bisogna rimarcare la rilevanza economica del possesso della Fasana e della gestione del mercato, soprattutto. La Fasana assicurava al suo detentore i diritti che furono di Fasanella: gestire il mercato, erigere mura, organizzare spettacoli. Nel 151318 il principe di Bisignano cercò di dirimere la questione: La controversia veniva decisa in favore di Ottati. Sentite le parti, si ribadiva che il mastromercato, come da consuetudine, dovesse essere di Ottati per il presente e per il futuro; si stabiliva, inoltre, che nessuno potesse recarsi nel

17Della valle di Fasanella nella Lucania, op.cit. Et tu ancor S. Angelo, guarda ben quanto di buon ti avviene per tal sfrenata voglia di voler la Fasana di Otato, como che il SS.mo Angelo de la tua Insegna, non fusse sufficienza. 18 Della valle di Fasanella nella Lucania, op.cit. luogo del mercato armato, salvo il mastromercato e dieci uomini di sua scelta. Ciò nonostante nel 152419 dopo uno scontro volto ad interrompere il mercato alla comparsa dell’ emblema ottatese, quelli di Sant’Angelo, messi in fuga, si portarono poi sulla rupe di Ottati e di là provocarono la caduta di enormi macigni, che solo per miracolo non causarono danno alcuno, ma fecero pietre per fabbricare e per le calcare. In seguito per alcuni anni fu addirittura sospesa la celebrazione del mercato onde evitare scandali e risse. Di nuovo nel 153220, il notaio Fasano riporta il racconto di un armiere napoletano, presente ai fatti: un gran numero di uomini di Sant’Angelo, oltre 200, assaltò la schiera di Ottatesi, non più di 50, posti a guardia della Bandiera ma nonostante la superiorità numerica furono rotti e messi in fuga verso il Fossato. È più interessante, tuttavia, ricordare un ulteriore episodio avvenuto in questa occasione: esistevano all’epoca in Ottati due fazioni che non esitavano a venire alle armi; al momento della preparazione dell’assalto un gruppo di Ottatesi, della fazione Troisia, si trovava nel monastero di San Michele, ed

19 Della valle di Fasanella nella Lucania, op.cit. 20 Della valle di Fasanella nella Lucania, op.cit. intesi i preparativi dell’attacco, noncuranti del pericolo, scelsero di soccorrere la fazione nemica, la Sabina, che era a guardia della Bandiera nel mercato. Anteposero agli interessi particolari il bene comune. Infine nel 154721, sempre per causa di santangiolesi, una lite scoppiò tra uomini di Ottati e di Bellosguardo, tale che il mastromercato e il sindaco di Ottati furono imprigionati, ed il mercato fu gestito per due o tre anni da funzionari regi. Comunque Ottati ebbe sentenza definitiva sul possesso di questo mercato e furono assolti sindaco e mastromercato. In questo clima di accesa polemica e di liti feroci, venne concessa all’università di Ottati grazia roborata di Regio Placito il 4 settembre 155622 che accoglieva la supplica del parlamento dell’università di Ottati di ribadire che Fasanella fu Matre di Santo Angelo, d’Optato, di Bellorisguardo, e che il titolo di Baronia spettava solo ed esclusivamente a Fasanella.

21 Della valle di Fasanella nella Lucania, op.cit. 22 Della valle di Fasanella nella Lucania, op.cit. . …acteso Fasanella fu Matre di Santo Angelo, d’Optato, di Bellorisguardo…La baronia de Fasanella, et non altremente; che li piacza intitularla di quello medesimo modo, et scrivere: Baroniae Fasanellae, et non aliter. Grazia conceduta da Petracone Caracciolo Duca di Martina. Nel 155723, poiché gli animi stentavano a placarsi, si raggiunse l’accordo di rimettere la questione all’arbitrato di due ottatesi e due santangiolesi per addivenire ad un compromesso. Il laudo fu la soluzione alla controversia: si decise che, per significare l’origine comune di entrambi i paesi, le antiche insegne fossero combinate in un unico scudo bipartito, quindi per Sant’Angelo fosse uno scudo diviso per mezzo da una linea, recante nella parte destra l’immagine dell’Arcangelo San Michele, antico stemma santangiolese, e nella parte sinistra un fagiano; mentre quella di Ottati uno scudo diviso per mezzo da una linea, recante nella parte destra un fagiano, antico emblema ottatese, e nella parte sinistra l’immagine dell’Arcangelo San Michele. Il riferimento è a destra e sinistra araldiche, cioè dal punto di vista di chi regge lo scudo. Per quanto riguarda il mercato si stabilì, definitivamente, fosse di Ottati.

23 Della valle di Fasanella nella Lucania, op.cit. Gli arbitri furono, per Sant’Angelo, Lutio Tutino e Luigi Beneventano, per Ottati, il notaio Vincenzo Fasano e Urso d’Urso. Della valle di Fasanella nella Lucania, L. Di Stefano, Aquara 1781, Arci Postiglione 1994. uno scudo diviso per mezzo da una linea, recante nella parte destra un fagiano e nella parte sinistra l’immagine dell’Arcangelo San Michele la Fasana, antica insegna di Ottati, l’Arcangelo San Michele, antica insegna di Sant’Angelo Scolpita nella pietra, la Fasana, l’antica insegna ottatese può essere ammirata sulla prima colonna del chiostro del convento24, come pure su un capitello25 opera di Francesco da Sicignano, oltre che su uno scudo sorretto da un angelo nell’architrave del portale della chiesa di San Biagio26.

Don Raffaele Tardio ci ricorda nel suo studio sulla parrocchia di San Biagio, che nel Santuario del Cardoneto, di fronte all’arco maggiore, fu posto lo stemma del comune il Fagiano, con l’iscrizione ora scomparsa:

Hoc est stigma patriae et ductum ex stigmate Fasanellae27 Questo è lo stemma della patria, derivato dallo stemma di Fasanella

24 È questa una delle testimonianze che nello stemma dell’Universitas Optati era raffigurato solo il fagiano, prima del settecento.( G. Conforti) 25 Catalogo generale dei beni culturali. 26 Radici di Roccia, V. , San Nicola la Strada 2015. 27 Don Raffaele Tardio e la parrocchia di San Biagio in Ottati, Generoso Conforti, Postiglione 1994. Prima colonna all’ingresso del chiostro del convento

Alla fondazione di Ottati venne edificato un Ospedale col titolo della SS. Annunziata sotto la cura di un rettore ecclesiastico, nel 1480 un frate domenicano convinse la popolazione a volgere la struttura in monastero. (Siribelli) Capitello, Francesco da Sicignano 1480, catalogo generale dei beni culturali Chiesa di San Biagio, portale 1480 Sempre al Cardoneto, è interessante notare che, su entrambi i lati dell’altare, c’è uno stemma bipartito che reca nel primo partito il fagiano, mentre nel secondo un braccio che impone uno scudo più piccolo, recante la figura di San Michele. Chiara la presa di posizione.

Ed ancora la fasana appare sulla campana grande della Parrocchiale, datata 1724, conservata in chiesa sin dall’abbattimento del campanile.

Un’epigrafe, poi, nella chiesa di San Biagio recita:

Ecclesiam hanc (..) Phasanellae primogenitam cuius insignia honorificentissima haec optatensium possidet universitas28

28 Questa chiesa primogenita di Fasanella della quale le insegne, onorificentissime, questa università degli ottatesi possiede. Chiesa del Cardoneto, altare 1750 campana grande della Parrocchiale, 1724 Epigrafe nella chiesa di San Biagio

Don Raffaele Tardio e la parrocchia di San Biagio in Ottati, G. Conforti, Postiglione 1994. Anche nella cappella della Madonna delle Grazie appaiono, sopra la nicchia, il fagiano e San Michele ma neanche qui secondo i criteri del laudo.

Infine il piedistallo della statua di San Biagio, dono degli ottatesi emigrati in America, reca nella parte anteriore il fagiano, simbolo della comunità.

E con ciò dovrebbe apparire chiara la volontà degli Ottatesi! Cappella della Madonna delle Grazie Il piedistallo della statua di San Biagio a voto di ottatesi prosperi e salvi in America A.D. 1882 Siamo all’epilogo: il decreto del Presidente della Repubblica del 15 luglio 1983 sancisce che: lo stemma è conforme al sigillo esistente presso l’ASN, Voci di Vettovaglie, bs. 108, f.lo 16, f. 114, anno 1747; Partito: nel primo d’azzurro alla gru d’argento (..); nel secondo d’oro alla figura umana raffigurante San Biagio29 (..). E tanti saluti a dieci secoli di storia ottatese…

29 Don Raffaele Tardio e la parrocchia di San Biagio in Ottati, op. cit. Attualmente, con Decreto del Presidente della Repubblica del 15 luglio 1983, lo stemma è conforme al sigillo esistente presso l’ASN, Voci di Vettovaglie, bs. 108, f.lo 16, f. 114, anno 1747; Partito: nel primo d’azzurro alla gru d’argento rivoltata, sostenuta da una cima italiana d’oro, affiancata da altre due cime meno elevate ugualmente d’oro; nel secondo d’oro alla figura umana raffigurante San Biagio, con la sinistra una bilancia di due coppe d’azzurro, con la destra una lancia dello stesso posta in banda, calpestante e trafiggente un serpente di verde, rivoltato, con la testa girata a destra, linguato ed illuminato di rosso. (..) In questo Decreto la didascalia dello stemma è errata, giacché il Santo, effigiato nel secondo partito, non è San Biagio, Patrono di Ottati, ma San Michele Arcangelo(..). Inoltre nel primo partito è raffigurata e descritta la gru, mentre doveva essere il fagiano, emblema dell’antica Fasanella. la Fasana XI secolo

Conpromesso santangiolese 1557

D.P.R. 15 luglio 1983 Fin qui i fatti, ora qualche considerazione: all’attento osservatore non sarà sfuggito che la Fasana, tanto contesa per il passato, non appare più nello stemma di Ottati! Al suo posto una gru… per decreto presidenziale…

Un’analisi dell’attuale stemma è sconcertante, abbiamo individuato le ragioni storiche e politiche che hanno portato alla determinazione del simbolo e del suo significato, ma non riusciamo a capire, né tanto meno a spiegare, quanto descritto dal DPR 15.07.1983. La descrizione del sigillo di cui si fa cenno è incomprensibile, dando per scontato sia stato interpretato correttamente. La gru d’argento…. Pensare che sia San Biagio la figura nel secondo partito è impossibile poiché il serpente, la lancia e la bilancia sono emblemi di San Michele. Nello spirito del compromesso del 1557 lo scudo bipartito ha senso solo in quanto testimoni l’origine comune dei due paesi. Per quanto riguarda Sant’Angelo, invece, succede che lo stemma attuale rechi solo l’immagine di San Michele.

Riassumendo: La fasana è l’emblema di Ottati, casale di Fasanella, dalla sua fondazione da parte di pastori fasanellesi. L’azzurro e l’argento sono colori di parte guelfa, per esprimere la fedeltà al Papa nelle secolari lotte contro la fazione ghibellina degli imperatori germanici. Nel 1443 Fasanella e Sant’Angelo sono due entità separate e distinte, con istituzioni ed emblemi differenti. Lo spopolamento di Fasanella ha dato inizio alla disputa dello stemma fra Ottati e Sant’Angelo. Nel 1557 si cerca di dare una soluzione alla questione creando l’insegna con scudo bipartito. Prima del ‘700 non vi è testimonianza dello stemma bipartito. In realtà non c’è in paese alcuna riproduzione del simbolo del laudo. Nel 1983 il pasticcio inesplicabile del D.P.R.

Attualmente il comune di Ottati ha uno stemma che non significa niente, che non comunica niente e che è stato scelto nella forma e nella sostanza da persone estranee alla nostra comunità. Con il massimo rispetto e la più sincera devozione per l’Arcangelo San Michele e per San Biagio.

Queste riflessioni, assieme alla convinzione che il simbolo è un elemento della comunicazione, che esprime contenuti di significato ideale dei quali esso diventa il significante, dovrebbero indurci, necessariamente, a porre rimedio ritornando alla nostra antica ma dimenticata insegna, nella speranza che la Fasana ci aiuti a ritrovare lo spirito della nostra comunità e l’orgoglio di essere Ottatesi. In subordine, si dovrebbe sostituire con il fagiano la gru e, magari, convincere i santangiolesi a ritornare allo scudo del laudo affinché la soluzione abbia un senso.

Lo scudo bipartito ha senso solo in quanto testimoni l’origine comune dei due paesi.

La Fasana rappresentata è la fedele riproduzione digitale di quella scolpita, da Francesco da Sicignano nel 1480, sul portale della parrocchiale. Scontornata, ruotata di 180° ed inserita, come sancito dal regolamento araldico, in uno scudo sannitico moderno. L’azzurro e l’argento sono colori di parte guelfa, per esprimere la fedeltà al Papa nelle secolari lotte contro la fazione ghibellina degli imperatori germanici.