Le Attività Strategiche Chiave: Aspetti Metodologici, Giuridici, Industriali E Militari

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Le Attività Strategiche Chiave: Aspetti Metodologici, Giuridici, Industriali E Militari Centro Militare di Studi Strategici Rapporto di Ricerca 2012 - AF-SA-26 LE ATTIVITÀ STRATEGICHE CHIAVE: ASPETTI METODOLOGICI, GIURIDICI, INDUSTRIALI E MILITARI Direttore della ricerca: Prof. Michele NONES Curatori: Dott.ssa Stefania FORTE e Dott. Nicolò SARTORI data di chiusura della ricerca: dicembre 2013 INDICE LE ATTIVITÀ STRATEGICHE CHIAVE: ASPETTI METODOLOGICI, GIURIDICI, INDUSTRIALI E MILITARI PREFAZIONE p. 001 SOMMARIO p. 003 SUMMARY (EN) p. 009 • PARTE I LE ATTIVITÀ STRATEGICHE CHIAVE: UN’ANALISI COMPARATIVA Capitolo 1 – La definizione di attività strategiche chiave nei settori di p. 015 sicurezza e difesa: il contesto internazionale Capitolo 2 – Le attività strategiche chiave in Italia p. 023 Capitolo 3 – Le attività strategiche chiave in Francia p. 039 Capitolo 4 – Le attività strategiche chiave in Germania p. 075 Capitolo 5 – Le attività strategiche chiave nel Regno Unito p. 105 Capitolo 6 – Considerazioni conclusive p. 137 Capitolo 7 – Concluding remarks (EN) p. 144 • PARTE II DOCUMENTAZIONE DI SUPPORTO Capitolo 8 – Allegati del capitolo 1 p. 151 Capitolo 9 – Allegati del capitolo 2 p. 219 Capitolo 10 – Allegati del capitolo 3 p. 228 Capitolo 11 – Allegati del capitolo 4 p. 265 Capitolo 12 – Allegati del capitolo 5 p. 282 BIBLIOGRAFIA p. 318 LISTA DEGLI ACRONIMI p. 325 NOTA SULLO IAI p. 328 i NOTA SUL Ce.Mi.S.S. p. 329 NOTA SUGLI AUTORI p. 330 ii PREFAZIONE Lo Studio, elaborato per il Centro Militare di Studi Strategici (Ce.Mi.S.S.) nasce dalla necessità di definire e problematizzare il quadro concettuale in cui si colloca l'individuazione delle cosiddette "Key Strategic Activities", le attività strategiche chiave che sono considerate un elemento sempre più importante nella riflessione sul mantenimento di quelle capacità industriali e tecnologiche giudicate essenziali per la sovranità operativa delle Forze Armate di un paese avanzato. Da molti anni, ormai, i paesi europei, anche quelli maggiormente industrializzati, hanno perso gradi crescenti di autonomia tecnologica e produttiva a partire dai sistemi più complessi e dagli equipaggiamenti più sofisticati. La risposta europea è stata soprattutto quella di promuovere lo sviluppo di programmi di collaborazione intergovernativa attraverso i quali far fronte alle nuove esigenze determinate dai mutamenti dello scenario strategico e dal maggiore impegno in operazioni internazionali volte al mantenimento o al ristabilimento delle condizioni di sicurezza nelle aree interessate. È recente l'avvio di una riflessione in tutte le sedi europee sulla possibilità di garantire un adeguato livello di affidabilità della struttura industriale del vecchio continente, attraverso un processo di interdipendenza basato, comunque, sulle capacità specialistiche nazionali. In altri termini la soluzione potrebbe essere cercata nell’avere in ogni paese "maggiore" una parte delle capacità tecnologiche e industriali europee, a beneficio di tutti, ma con analogo livello di dipendenza da altri paesi nei settori tecnici di rispettiva rilevanza strategica. Un "lato della medaglia" è costituito, quindi, dalla possibilità di fare "pooling and sharing" basandosi sulla tesi che per far fronte alla sfida della competizione internazionale, le imprese europee debbano sempre più concentrarsi sulle proprie aree di eccellenza tecnologica. 1 L'altro "lato della medaglia" é che, in tempi di crisi economica, concentrarsi sulle eccellenze comporta un effetto secondario non irrilevante: la progressiva disincentivazione di tutto il resto. Il rischio sarà quindi che anche l'indispensabile venga sacrificato, insieme al superfluo. In questo contesto, quindi, è di fondamentale importanza individuare le Attività Strategiche Chiave verso cui concentrare le limitate risorse umane e finanziarie disponibili, attraverso una oculata politica industriale e della ricerca, facendo convergere, per quanto possibile, le due prospettive, i due "lati della medaglia", nel quadro della riorganizzazione e specializzazione industriale e militare, nazionale ed europea. 2 SOMMARIO LE ATTIVITÀ STRATEGICHE CHIAVE: ASPETTI METODOLOGICI, GIURIDICI, INDUSTRIALI E MILITARI L’obiettivo dello studio è quello di descrivere i processi di definizione e identificazione delle cosiddette "Key Strategic Activities", le attività strategiche chiave per il settore della sicurezza e della difesa, nei principali paesi europei. Le attività strategiche chiave sono considerate un elemento necessario a garantire la sovranità di un paese e a rafforzarne la sua capacità di operare – in modo indipendente – contro rischi e minacce che potrebbero metterne a repentaglio la sicurezza e l’integrità. Al contempo, tali attività sono spesso rilevanti per lo sviluppo economico-industriale di un paese, poiché contribuiscono alla formazione di competenza e know-how, garantiscono importanti ricadute in termini occupazionali, assicurano il possesso di tecnologie critiche utilizzabili su larga scala in altri settori (i.e. civile) e promuovono la capacità di esportare con i relativi benefici sulla bilancia dei pagamenti. Capire se e come queste attività vengono definite e individuate rappresenta pertanto un passaggio fondamentale per definire le modalità attraverso le quali esse debbano essere mantenute e difese, tanto a livello nazionale che in ambito europeo e transatlantico. Dopo una breve introduzione sulle differenti declinazioni del concetto di attività strategiche chiave a livello internazionale, lo studio effettua una dettagliata comparazione dei principali paesi europei. I quattro casi studio su Italia, Francia, Regno Unito e Germania sono stati realizzati da autorevoli ricercatori dei rispettivi paesi – sulla base di uno traccia analitica condivisa – attraverso la consultazione di documenti ufficiali e di fonti aperte ed il coinvolgimento di esperti, industriali e decisori pubblici attivi in prima persona nel settore della sicurezza e difesa. I quattro casi studio analizzano una serie di elementi chiave necessari ad inquadrare e comprendere il processo di definizione delle attività strategiche chiave. L’osservazione si concentra, in principio, sulle procedure legislative e sui meccanismi formali nonché sugli attori coinvolti nei processi di definizione e identificazione delle attività strategiche chiave a 3 livello nazionale. Viene in seguito valutata l’influenza di vincoli esterni – come quelli introdotti dalle normative europee (art. 346 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, TFUE) o dalla partecipazione ad accordi multilaterali quali l’Accordo Quadro/Lettera di Intenti (art. 8) – ed il ruolo di attori non politici – tra cui spiccano le Forze Armate e l’industria della difesa – nei processi di definizione e identificazione delle attività strategiche chiave. Infine, si pone l’attenzione sulle eventuali politiche attuate dai singoli paesi a sostegno o tutela delle attività strategiche chiave, tra cui le iniziative specifiche sul piano della politica della ricerca, delle acquisizioni, del supporto all’export così come particolari normative e accorgimenti – formali e informali – per il controllo degli investimenti esteri in quei settori rientranti nella sfera di tali attività. Il primo dato che emerge in modo significativo è la fluidità del concetto di attività strategiche chiave, definito in modo vago e sommario tanto a livello internazionale quanto nei diversi ambiti nazionali. Ad esso viene assegnata una forte connotazione industriale, che può essere fatta risalire all’Accordo Quadro del 27 luglio 2000 fra i sei principali paesi europei nel campo della difesa (Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia e Regno Unito), nel quale le attività strategiche chiave sono definite come “alcune limitate aree di capacità tecnologiche considerate dai Partecipanti [all’Accordo Quadro] necessarie per gli interessi essenziali della propria sicurezza”. Un concetto simile viene espresso anche in ambito americano, sebbene il termine “Key Strategic Activities” (KSA) venga sostituito con capacità produttive ovvero “productive capacities of domestic sources for critical components, critical technology items, materials, and industrial resources essential for the execution of the national security strategy of the United States”. Mentre la NATO tende a focalizzare l’attenzione sugli aspetti prettamente operativi, identificando con il termine critical capabilities le capacità militari – piattaforme ed equipaggiamenti – in ambito europeo il concetto di industrial capacity viene ripreso in modo abbastanza esplicito dall’Agenzia Europea per la Difesa (EDA). Tra le priorità identificate dall’Agenzia, infatti, vi è il mantenimento e il rafforzamento della base tecnologica ed industriale della difesa a livello europeo. Come fissato dalla Strategy for the European Defence Technological and Industrial Base, l’identificazione delle key industrial capacities europee da parte dell’Agenzia è uno dei processi essenziali per giungere a tale obiettivo. 4 Anche in ambito nazionale, il tema delle attività strategiche chiave viene affrontato in modo alquanto eterogeneo. Dai risultati dello studio emerge che l’Italia è certamente il paese più organizzato nella definizione e identificazione di tali attività. Il sistema per il controllo degli investimenti nei settori della difesa e della sicurezza nazionale – istituito dal Decreto- Legge n. 21 del 15 marzo 2012 convertito dalla Legge n. 56 dell’11 maggio 2012 – è infatti basato sull’identificazione delle “attività di rilevanza strategica per il sistema di difesa e sicurezza nazionale, ivi incluse le attività strategiche chiave” e sull’esercizio
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