Lorenzo Di Giovanni De Carris, Detto Il Giuda. Un Pittore Del Cinquecento Nelle Marche Alessandro Delpriori

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Lorenzo Di Giovanni De Carris, Detto Il Giuda. Un Pittore Del Cinquecento Nelle Marche Alessandro Delpriori Lorenzo di Giovanni de Carris, detto il Giuda. Un pittore del Cinquecento nelle Marche Alessandro Delpriori Gli inizi: il Maestro di Baregnano Maestro di Baregnano4 in quanto responsabile della decorazione della chiesa di quella località Nei giorni del cambio d’anno tra il 1490 e il nei pressi di Camerino. Oltre a quelle pitture, il 1491 moriva, probabilmente a Matelica, Luca suo catalogo si componeva di una pala d’altare di Paolo1, pittore degli Ottoni e degli Attucci, smembrata di cui due pezzi superstiti che sono protagonista della scena artistica locale almeno conservati nel Museo Piersanti, mentre la parte dagli anni sessanta. La sua ultima opera, almeno centrale, una Madonna col Bambino tra i santi quella che possiamo considerare tale, lo stendardo Francesco e Nicola di Bari era in collezione opistografo conservato nella Pinacoteca di Brera privata5 (fig. 1)(di cui purtroppo, pur avendola di Milano2, testimonia un cambiamento piuttosto rintracciata, non siamo riusciti ad avere il prestito deciso nello stile del pittore. Compaiono richiami per questa occasione). a Carlo Crivelli con frutta e fiori appoggiati un Lo studioso aveva letto lo stile dell’allora ano- po’ ovunque nella scena e anche gli incarnati, ni mo maestro proprio in rapporto alla “forza solitamente trattati con un fitto tratteggio obliquo promanante dai ritmi e dalle dolcezze del Pe- su una base chiara, diventano più metallici e rugino, ma che nella fattispecie poté essere costruiti a partire da una base di verdaccio, rinvigorito anche dal confronto con altre fonti, come se il pittore rispondesse a sollecitazioni come l’arte di Melozzo da Forlì”. In sostanza, diverse, nuove e più moderne rispetto a quanto facendo i debiti distinguo, erano i medesimi aveva visto fino a quel momento. È chiaro che esempi su cui cercava di aggiornarsi Luca di la presenza di Crivelli nella vicina Camerino e Paolo. poi anche nella sua Matelica, ma solo nel 1491 Il Maestro di Baregnano, quindi, è l’autore del quando Luca era già trapassato3, aveva avuto il Martirio di San Sebastiano (fig. 2), un affresco suo peso, ma credo che in questo caso il pittore che decora la parete sinistra della cappella mag- volesse rispondere a suo modo al grande cantiere giore della chiesetta che andrebbe velo ce mente di Loreto dove Luca Signorelli e Melozzo da Forlì restaurata, intanto per salvarla, ma anche per avevano portato un modo nuovo di concepire la capire se sotto lo scialbo possano essere al- figurazione, discendente in maniera diretta dal tre parti di dipinti che paiono trasparire6. Bar- cantiere quattrocentesco della cappella Sistina. tolomeo d’Angelo, committente del Trittico Il passo era ormai segnato, il mondo prospettico e della Candeletta di Carlo Crivelli per il duomo luminoso dei pittori di Camerino era tramontato di Camerino, all’inizio degli anni novanta fu e anche l’ostentazione di ori e lacche di Crivelli rettore della chiesa di Santa Maria delle Grazie iniziava ad andare in crisi. Si faceva strada, di Baregnano ed è probabile che sia lui ad aver con ritardo rispetto ad altre zone d’Italia, un voluto quella decorazione. Dalla medesima chiesa nuovo linguaggio più attento alle modernità proviene anche la Madonna della Misericordia all’avanguardia della vicina Umbria. ora al Museo Diocesano camerinese che potrebbe Nel 2002, durante la profonda campagna di avere lo stesso committente delle pitture del studi che accompagnò la magistrale mostra sul presbiterio7. Le novità degli affreschi rispetto a Quattrocento a Camerino, Andrea De Marchi quanto visto fino a quel momento in questa zona isolò un pittore che chiamò col nome critico di dell’Appennino sono piuttosto palesi, non solo 13 Lorenzo di Giovanni de Carris, detto il Giuda un paesaggio profondo che si apre alle spalle del martire che già risente della monumentalità di Perugino e Pintoricchio ma anche, e soprattutto, l’incorniciatura classica e pretenziosa, con delle larghe colonne marmoree che sorreggono un architrave all’antica decorato sul fronte da specchiature marmoree rosse ed ocra. Al centro della scena, in piedi su un basamento che lo rialza appena dal terreno, è san Sebastiano, legato ad una colonna di porfido; ai suoi lati cinque soldati con archi e balestre lo sagittano. Lo stesso De Marchi ha notato che anche le posizioni degli aguzzini somigliano all’analoga scena dipinta da Signorelli nell’Annunciazione di Pioraco8, ora al Museo Diocesano di Camerino (cat. 4). Il Maestro di Baregnano è il responsabile di una pala già nella cattedrale di Matelica e ora smembrata in più parti. Si tratta dell’ormai ben nota Pala Turelli, dipinta per volere testamentario di Mariana d’Antonio di ser Andrea, vedova di Angelo Tu relli che dettava le sue volontà il 20 marzo del 14859. Occupandomi del dipinto, nel 2006, avevo pensato che il responsabile di questo dipinto potesse essere un matelicese, Lorenzo di Giovanni de Carris detto il Giuda, che lavorò a lungo nel Cinquecento a Macerata10. Un’idea che fu confermata da Alberto Bufali11 che l’anno successivo pubblicò il documento di committenza della pittura del 6 settembre del 1493 in cui il pittore promette a Mattia Turelli, figlio di donna Mariana, di dipingere la Pala. Questa fu consegnata l’anno successivo, il 3 aprile del 1494. La tavola per Mattia Turelli, così, diventa punto di partenza fondamentale per la vicenda del pittore matelicese che esordisce alla fine del secolo con una svolta rispetto a quanto si poteva vedere in città fino a quel momento. Negli ultimi anni è stata posta attenzione su Lorenzo di Giovanni da parte di Stefania Castellana12 che ha pubblicato un saggio mono- grafico su di lui riassumendone la vicenda critica e quella umana attraverso i documenti co nosciuti. La prima notizia giunta a noi è del 1492 quando Lorenzo viene pagato a Macerata 14 Alessandro Delpriori 1. Lorenzo di Giovanni per la pittura di alcuni stemmi. È documentato da Forlì nella sagrestia di San Marco a Loreto16. de Carris detto il Giuda, Madonna col da solo, senza necessità di avere un tutore, per Da Lorenzo d’Alessandro e forse anche da Luca Bambino tra i santi cui lo immaginiamo già adulto e doveva aver di Paolo viene il modo di rendere gli incarnati con Nicola di Bari e superato già i venticinque anni. Il 4 luglio del un fitto tratteggio obliquo con pigmenti bianchi Francesco, collezione privata 1465 il padre Giovanni faceva testamento e e rosati, un ricordo di Giovanni Boccati è nel tra gli eredi non menziona Lorenzo che quindi Cristo della cimasa che si riversa in avanti con 2. Lorenzo di Giovanni a quella data non era ancora nato. Lo stesso le braccia tese inondate dal sangue che scende de Carris detto il Giuda, Martirio di san Giovanni morì poco dopo e perciò il pittore dalle ferite sulle mani. Un po’ incredibilmente, Sebastiano, Baregnano nacque postumo ma probabilmente ancora nel il trono della Madonna è decorato con racemi a di Camerino, chiesa di 13 Santa Maria 1465 o al massimo all’inizio dell’anno seguente . monocromo sul basamento come avevano fatto Da quanto sappiamo, le carte relative alla Pala quasi cento anni prima i fratelli Salimbeni. È Turelli sono le uniche riferite a Giuda nella sua però chiaro che il pittore che più influenza questa Matelica, perché successivamente è documentato fase interlocutoria e giovanile è Luca Signorelli. tra Macerata e Recanati, forse anche a Staffolo Attivo a Loreto alla metà degli anni ottanta17, il nel 1540 ed è attivo certamente a Sarnano14, pittore cortonese ancor prima di arrivare nella a Cupramontana dove c’è un affresco che gli è basilica mariana, lasciò uno stendardo su tavola stato restituito da Matteo Mazzalupi (cat. 9), a a Fabriano per la confraternita dei Raccomandati Penna San Giovanni e Serra San Quirico, dalla annessa alla chiesa di Santa Maria del Mercato, cui chiesa di San Francesco viene la Pala oggi a ora distrutta18 (fig. 3). La tavola è tra le migliori Brera e la sua predella conservata solitamente a prove del pittore in cui si vedono i ricordi della palazzo Madama a Roma, nella sede del Senato formazione con Piero della Francesca, ma so- e qui riunite insieme, a quanto sappiamo, per la prattutto la forza dell’esperienza dei ponteggi prima volta (catt. 18-19). della cappella Sistina accanto a Perugino e so- Il lungo percorso del pittore parte dunque alla prattutto a Bartolomeo della Gatta. Lo stendardo fine del Quattrocento con un’opera documentata è solitamente datato all’inizio del nono decennio, che stilisticamente è un po’ diversa dalle opere prima della Pala Vagnucci per il duomo di tipiche del suo catalogo. È probabile che questo Perugia consegnata nel 148419 e a quelle date sia dovuto a una notevole distanza di tempo tra un’opera di questa modernità, seppure carica questa e quelle, ma anche dal fatto che ai suoi di ori, doveva essere dirompente nel panorama inizi Giuda sembra essere un pittore che prende artistico dell’Appennino, ancora legato alla cul- spunto da più fonti e che le elabora assieme in tura tutta superficiale dei Crivelli e in cui le regole senso personale, come se sperimentasse. La tavola spaziali interne lasciavano il campo ad una forza centrale della Pala Turelli rappresenta la Madonna esornativa sovrastante e a una volontà espressiva col Bambino in trono tra i santi Nicola di Bari e dai toni accesi20. Chiaro che i pittori più maturi Francesco, ai lati dello scranno marmoreo ci sono non potevano sentire quelle novità, ma per un due angeli in preghiera. Sparsi ovunque, sopra giovane che si stava formando lo stendardo oggi il fastigio architravato del trono, sul basamento, a Brera poteva rappresentare uno stimolo nuovo. sopra i braccioli, ci sono una mela, una pera, Così mi pare che si possa suggerire un parallelo un cetriolo, e dei fiori, sembrano una rosa e dei tra la Madonna di Signorelli e quella presente garofani, omaggi a Carlo Crivelli15.
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