Scaricano Et Assicurano Lo Stato Di Milano È L’Istrumento Della Ruina Et Disperatione Di Quelli Di V
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COLLANA DELLA SOCIETÀ DI STUDI VALDESI 20 Volumi disponibili nella Collana della Società di Studi Valdesi: 10. AA.VV., Il glorioso rimpatrio dei Valdesi. Storia - contesto - significato 11. Dall’Europa alle Valli valdesi. Atti del Convegno «Il Glorioso Rimpatrio, 1689-1989». A cura di A. de Lange 12. Giorgio ROCHAT , Regime fascista e chiese evangeliche. Di- rettive e articolazioni del controllo e della repressione 13. Marie BONNET , Tradizioni orali delle Valli valdesi del Pie monte. A cura di A. Genre 14. Giorgio SPINI , Studi sull’evangelismo italiano tra otto e nove- cento 15. Giuseppe LA SCA L A , Diario di guerra di un cappellano meto- dista durante la prima guerra mondiale, a cura di G. Vicentini (esaurito) 16. AA.VV., Dalle Valli all’Italia. 1848 - 1998. I Valdesi nel Risorgimento 17. Una resistenza spirituale. «Conscientia» 1922-1927. A cura di D. Dalmas e A. Strumia 18. La Bibbia, la coccarda e il tricolore. I valdesi fra due Eman- cipazioni (1798-1848). A cura di G.P. Romagnani 19. Emanuele Fiume, Scipione Lentolo (1525-1599). «Quotidie laborans evangelii causa» COLLANA DELLA SOCIETÀ DI STUDI VALDESI - 20 L’ANNESSIONE SABAUDA DEL MARCHESATO DI SALUZZO TRA DISSIDENZA RELIGIOSA E ORTODOSSIA CATTOLICA secc. XVI-XVIII Atti del XLI Convegno di studi sulla Riforma e sui movimenti religiosi in Italia (Torre Pellice - Saluzzo 1-2 settembre 2001) a cura di Marco Fratini con 20 illustrazioni fuori testo CLAUDIANA - TORINO Marco Fratini, nato a Torino nel 1971, è storico dell’arte. Impiegato presso la Fondazione Centro Culturale Valdese in qualità di conservatore del Museo valdese di Torre Pellice, è membro del Seggio della Società di Studi Valdesi, redattore del “Bollettino della Società di Studi Valdesi” e de “La beidana”, collabora con varie riviste storiche e si occupa di storia dell’arte piemontese, storia valdese e cartografia storica. La pubblicazione del volume è possibile anche grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo e all’Associazione «Giorgio Biandrata» di Saluzzo. ISBN 88-7016-467-5 © Claudiana Editrice, 2004 Via Principe Tommaso 1 - 10125 Torino Tel. 011.668.98.04 - Fax 011.65.75.42 E-mail: [email protected] Sito Web: www.claudiana.it Tutti i diritti riservati. Printed in Italy Ristampe: 08 07 06 05 04 1 2 3 4 5 6 Stampa: Copy Card Center s.r.l., Milano Copertina di Umberto Stagnaro Carlo Emanuele I, duca di Savoia, in un ritratto di Giovanni Caracca; Saluzzo, Museo Civico di Casa Cavassa (per gentile concessione del Museo). INTRODUZIONE Durante gli ultimi anni della dominazione francese sul Marchesato di Saluzzo, la presenza di riformati era ancora considerata un serio problema da parte delle autorità ecclesiastiche, non solo locali, ma anche di quelle romane. Durante lo scontro per l’annessione, persegui- ta con grande ostinazione dal duca Carlo Emanuele I, la «riconquista religiosa», nonostante l’intensa attività missionaria e le azioni militari, non sembrava potersi risolvere in tempi brevi, procurando forti preoc- cupazioni al vescovo Pichot, il quale nell’autunno del 1587 pregava il Signore che «dia gratia alli fedeli vassalli di S. M. Christianissima di poterli tutti sconfire e tagliar a pezzi come nemici della nostra santa et divina legge o vero si degni per sua infinita bontà possino riconoscer l’errore nel quale se ne stanno immersi». Poco meno di un anno più tardi, le truppe del duca iniziavano la conquista del Marchesato, con l’intenzione di impedire che cadesse in possesso dei nemici della vera fede cattolica apostolica romana. Alla presenza valdese nel periodo medievale, alle biografie dei per- sonaggi che contriburono alla diffusione della Riforma nel Saluzzese nel corso del Cinquecento e, infine, alla tormentata vicenda durante la domi- nazione francese sono stati dedicati in passato approfonditi e documentati studi, a partire da Jean Jalla, fino ad Arturo Pascal, per giungere ad Enea Balmas, anche se con rare incursioni nel Seicento. Ripercorrere le vicende dei riformati saluzzesi negli anni che seguono il trattato di Lione entro un quadro politico che registrava sensibili varia- zioni nella conformazione del Ducato, affrontarne il ruolo di «dissidenza» nei confronti delle autorità ecclesiastiche, verificarne la «resistenza» all’attività delle missioni cappuccine e ai tentativi di repressione ad opera dei governatori, ricostruirne le vicende che portarono all’emigrazione religionis causa, seguire i risvolti politici e sociali determinati dall’an- nessione sabauda e dalla definitiva eliminazione del dissenso sono stati i principali obiettivi del convegno. Questo volume di atti raccoglie i frutti del confronto e del dibatti- to fra una pluralità di voci ed una varietà di competenze disciplinari, affrontando lo studio della presenza di due appartenenze religiose in un’area chiaramente delimitata e analizzando i momenti di scontro e i tentativi di convivenza all’incrocio di prospettive storiografiche diffe- 5 renti e fuori della contrapposizione confessionale che animava ancora il dibattito storiografico quarant’anni fa, ai tempi della pubblicazione del libro di Pascal. L’ormai acquisita importanza storiografia del trattato di Lione non soltanto nella storia del Piemonte sabaudo, ma nella storia italiana ed europea, fornisce lo spunto per considerare il problema della presenza riformata nel Saluzzese entro un arco di tempo più ampio. La conquista del Marchesato veniva infatti ad assumere un ruolo centrale per la sua posizione strategica negli equilibri politici di questa parte del continente, ma anche come tassello del progetto ducale di uno sbocco sul mare. In questo orizzonte emergono prepotentemente, dalle pagine di Pierpaolo Merlin, la figura e le scelte politiche di Carlo Emanuele I, il quale, in veste di alfiere del cattolicesimo, svolge un ruolo non di secondo piano nella soluzione della «questione ereticale». L’annessione non comportava però soltanto la definitiva soppressione della dissidenza religiosa, ma anche un’erosione dell’autonomia politica. La nomina dei governatori, come emerge dallo studio di Blythe Alice Raviola, si trasformava pertanto in uno strumento di controllo di un ter- ritorio che doveva essere lentamente assimilato alle strutture statali del resto del Ducato, eliminando privilegi e particolarismi; in questo ambito, la progressiva cancellazione della fastidiosa presenza riformata finì per non impensierire più le autorità politiche, lasciando ormai a quelle eccle- siastiche il compito della definitiva «riconquista». Negli stessi anni, il Marchesato fu sottoposto ad una modificazione del panorama sociale e politico, dal momento che solo una minima parte delle famiglie infeudate aveva un radicamento locale; la situa- zione cambiò ulteriormente a causa della guerra civile, con profonde lacerazioni all’interno del tessuto dirigente, del quale Andrea Merlotti ha analizzato l’evoluzione nel quadro dello stato sabaudo per tutto il XVII secolo. Nella trasformazione del territorio in provincia sabauda, in particolare negli anni dello scontro civile, la stessa Saluzzo, piccola capitale dell’antico Marchesato, subì anche un processo di smilitarizza- zione, rimanendo esclusa dai progetti di ristrutturazione delle piazzeforti piemontesi realizzati nel corso del Seicento, come emerge dalla ricerca di Paola Bianchi. Sul piano religioso, soffocata ormai progressivamente la presenza dei riformati, costretti i ministri protestanti alla fuga oltre confine, la via scelta da molti fu quella dell’esilio; costretti in un primo tempo a dichiarare alle autorità la propria appartenenza confessionale, in un secondo tempo,essi furono posti di fronte alla scelta fra l’abiura (magari dissimulata) o l’esilio (verso le Valli Valdesi, il Delfinato, e, in misura minore, Ginevra). La 6 loro sorte è stata oggetto di una relazione di Daniele Tron, che purtroppo non ha potuto essere inserita in questi atti. Il profondo radicamento di presenze eterodosse nel territorio saluzzese, fin dal medioevo, come ha evidenziato Claudio Pasquet, ne fa un caso di studio particolarmente interessante per la verifica, sul lungo periodo, di strategie di confronto e convivenza fra «ortodossia» ed «eterodossia». L’approccio di storia sociale adottato da Marco Battistoni e Sandro Lom- bardini, utilizzando come fonte principale la documentazione prodotta dai vescovi in visita, disegna una geografia della vita religiosa del territorio saluzzese contraddistinta, fra XVI e XVII secolo, da una pluralità di forme di dissenso, da una fluidità dei confini religiosi e da una certa mobilità degli schieramenti confessionali. Da un punto di osservazione collocato nei centri di potere maggiori, come quello utilizzato da Paolo Cozzo, si possono invece seguire le strategie della politica ecclesiastica sabauda nei confronti del Marchesato fra Cinque e Seicento; anche nella designazione dei titolari della sede vescovile di Saluzzo, l’autorità ducale perseguiva la propria politica di consolidamento della sovranità sul territorio di recente acquisizione. La «riconquista» e la «ricattolicizzazione» del territorio saluzzese non poteva tuttavia passare soltanto per la via del potere costituito o della re- pressione violenta dei focolai di dissidenza, ma necessitava anche di una capillare azione missionaria, come quella dei cappuccini, dei quali Chiara Povero ripercorre la vicenda a partire dalle prime incursioni sul finire del Cinquecento, anche grazie al sostegno politico decisivo da parte del duca. La loro attività in funzione antiereticale, secondo una metodologia mis- sionaria che svolgeva un apostolato diretto –