SCHEMA di PIANO Territoriale di Coordinamento della Provincia di Andria Trani - NTA -

SCHEMAdiPIANO Territoriale di Coordinamento della Provincia di Barletta Andria Trani

elaborato (2) Norme Tecniche di Attuazione

SCHEMA di PIANO Territoriale di Coordinamento della Provincia di Barletta Andria Trani -NTA-

PROVINCIA Comitato di Coordinamento DI BARLETTA ANDRIA TRAINI Settore Edilizia e Manutenzione ed Impianti Termici Francesco Ventola Settore Infrastrutture Trasporti e Viabilità Presidente Ing. Mario Maggio - Dirigente Domenico Campana Settore Polizia Provinciale e Protezione Civile Caccia e Pesca Assessore alla Pianificazione territoriale, urbanistica, Dott. Francesco Paolo Greco - Dirigente edilizia scolastica. Settore Politiche Comunitarie e Servizi Attivi al Cittadino Settore Cultura Sport e Turismo - Politiche Sociali SETTORE URBANISTICA, ASSETTO DEL TERRITORIO, Settore Sviluppo Produttivo - Agricoltura e Aziende Agricole PTCP, PAESAGGIO, GENIO CIVILE, DIFESA DEL SUOLO Dott.ssa Caterina Navach – Dirigente Settore Ambiente, Energia, Aree Protette Ing. Vincenzo Guerra Settore Rifiuti e Bonifiche Dirigente – Responsabile del procedimento Avv. Vito Bruno - Dirigente

Coordinamento Scientifico Tavolo di Coordinamento in materia di Uso e Politecnico di Bari – Dipartimento ICAR Governo del Territorio responsabile scientifico Prof. Nicola Martinelli - Comune di Andria Prof. Sergio Bisciglia - aspetti della concertazione/partecipazione Avv. Nicola Giorgino - Sindaco Arch. Silvana Milella – architettura della piattaforma GIS Ing. Paolo Bavaro - Dirigente Prof. Arch. Maria Valeria Mininni – aspetti paesaggistici Comune di Barletta Prof. Giuseppe Carlone – aspetti storici e beni culturali Dott. Pasquale Cascella- Sindaco Collaborazione Ing. Vito Vacca - Dirigente Arch. Stefania Cascella Ing. Ernesto Bernardini Arch. Luigi Guastamacchia Comune di Bisceglie Arch. Anna Floriello Avv. Francesco Spina - Sindaco Arch. Giacomo Losapio - Dirigente Ufficio di Piano Comune di Dott. Ernesto La Salvia - Sindaco Ing. Vincenzo Guerra Ing. Giuseppe Limongelli - Dirigente Supervisione e coordinamento tecnico Comune di Margherita di Savoia Arch. Mauro Iacoviello Dott. Paolo Marrano - Sindaco Responsabile Servizio Assetto del Territorio - Coordinamento Ing. Massimo Dadduzio - Dirigente operativo strutture tecniche Comune di Sistema ambientale / ecologia / paesaggio / usi del territorio / Dott. Rino Superbo - Sindaco sistema insediativo e morfologico-funzionale / infrastrutture e mobilità Ing. Tonia Labinaca - Dirigente Ing. Francesco Lomoro Comune di San Ferdinando di Puglia Sistema degli usi del territorio / sistema insediativo e morfologico- funzionale / infrastrutture e mobilità Dott. Michele Lamacchia - Sindaco Ing. Vincenzo Lopopolo Geom. Marcello Rondinone - Dirigente Sistema ambientale Comune di Spinazzola Ing. Alessandro Maggio Dott. Nicola Di Tullio - Sindaco Sistema ambientale / paesaggio / infrastrutture e mobilità Arch. Cinzia Rotondella - Dirigente Arch. Francesco Patruno Comune di Trani Sistema del paesaggio / sistema insediativo e morfologico-funzionale Avv. Luigi Riserbato - Sindaco Contributi specialistici Ing. Claudio Laricchia. - Dirigente Ing. Stefano Ciurnelli - Pianificazione dei Trasporti Comune di Trinitapoli Arch. Nicola Ferdinando Fuzio - Urbanistica, Pianificazione Avv. Francesco Di Feo - Sindaco territoriale e paesaggistica Arch. Salvatore Grieco - Dirigente Geol. Alfredo Angelo De Giovanni - Scienze geologiche Parco Nazionale Alta Murgia Dott. Maurizio Marrese -Scienze ambientali Dott. Cesare Veronico - Presidente Dott. Emmanuele Daluiso - Scienze sociali ed economiche Dott. Fabio Modesti - Direttore Dott. Agr. Gianluigi Cardone -Scienze agronomiche e forestali Ing. Nicola Lopez - SIT e WEBGIS Concertazione

Sistema Informativo Territoriale Regione Puglia Provincia di Foggia Ing. Francesco Lomoro Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) Ing. Vincenzo Lopopolo Arch. Cosmo Damiano Lovascio

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Sommario

TITOLO I - DISPOSIZIONI GENERALI ...... 7

CAPO I – PRINCIPI E CONTENUTI DEL PTCP ...... 7 Art. 1. Natura giuridica ed ambito di applicazione ...... 7 Art. 2. Finalità del Piano ...... 7 Art. 3. Principi di riferimento ...... 9 Art. 4. Obiettivi generali e Strategie del PTCP ...... 10 Art. 5. Elaborati del PTCP ...... 11 Art. 6. Formazione del Piano e partecipazione ...... 13 Art. 7. Varianti del Piano ...... 14 Art. 8. Aggiornamenti e manutenzione del Piano ...... 14 Art. 9. Tavolo di Coordinamento in materia di uso e governo del territorio ...... 15 Art. 10. Comitato di Coordinamento (copianificazione “orizzontale”) ...... 15 Art. 11. Il forum permanente ...... 15

CAPO II – STRUMENTI E MODALITÀ PER L’ATTUAZIONE DEL PIANO ...... 16 Art. 12. Disposizioni attuative, definizioni ed efficacia ...... 16 Art. 13. Strumenti di attuazione ...... 17 Art. 14. Valutazione di compatibilità della Pianificazione comunale ...... 17 Art. 15. Contenuti minimi dei PUG ai fini del controllo di compatibilità ...... 18 Art. 16. Infrastrutture per i servizi di area vasta ...... 18 Art. 17. Cooperazione in fase di formazione dell’atto di valutazione di compatibilità ...... 19 Art. 18. Perequazione e incentivazione urbanistica, territoriale e/o finanziaria ...... 19 Art. 19. Compensazione e mitigazione ambientale ...... 20 Art. 20. Raccordo con la pianificazione di settore provinciale ...... 20 Art. 21. Progetti Strategici Territoriali (PST) ...... 20 Art. 22. Procedura di formazione dei PST ...... 21 Art. 23. Monitoraggio e valutazione del Piano ...... 21 Art. 24. Ufficio di Piano ...... 22 Art. 25. Sistema Informativo Territoriale ...... 22 Art. 26. Sito web del PTCP della Provincia di Barletta, Andria, Trani ...... 22 Art. 27. Adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al PTCP e misure di salvaguardia ...... 23

TITOLO II – SISTEMA AMBIENTALE E PAESAGGISTICO ...... 23 CAPO I DISPOSIZIONI GENERALI PER IL SISTEMA AMBIENTALE E PAESAGGISTICO ...... 24 Art. 28. Obiettivi specifici ...... 24 Art. 29. Disposizioni e struttura della disciplina ...... 24 Art. 30. La “visione strategica” dei paesaggi nei processi in atto ...... 25

CAPO II DISPOSIZIONI SPECIALI ED OPERATIVE ...... 26 Sezione I. Componente abiotica – integrità fisica ...... 26 Art. 31. Difesa del suolo ...... 26 Art. 32. Fenomeni di erosione della linea di costa ...... 27 Art. 33. Contesti idro-geo-morfologici di tutela paesaggistica ...... 27 Art. 34. Indirizzi per il recupero delle aree di cava esaurite ...... 28

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Art. 35. Ciclo delle acque ...... 29 Art. 36. Aree interessate da fenomeni di vulnerabilità degli acquiferi ...... 29 Art. 37. Rigenerazione ecologico/idraulica dei corsi d’acqua superficiali ...... 30 Art. 38. Contratto del fiume ...... 31 Art. 39. Rigenerazione ecologica e idrogeomorfologica dei sistemi di transizione costiera ...... 31 Art. 40. Pericolosità sismica ...... 32 Sezione II. Componente biotica – integrità ecologica e delle qualità agro-ambientali ...... 32 Art. 41. Contesti ecosistemici-ambientali di tutela paesaggistica ...... 32 Art. 42. Rete Ecologica Provinciale ...... 33 Art. 43. Barriere infrastrutturali e interferenze con la Rete Ecologica Provinciale ...... 35 Art. 44. Attuazione della Rete Ecologica Provinciale ...... 35 Art. 45. Proposta di nuovi ambiti di tutela naturalistica ...... 36 Art. 46. Sistemi marino-costieri...... 36 Art. 47. Ambiti destinati all’attività agricola d’interesse strategico...... 37 Art. 48. Bonifica di siti inquinati...... 38 Sezione III. Componente dell’identità storico - culturale del territorio e dei valori percettivi...... 38 Art. 49. Reti per la tutela e la fruizione collettiva dei beni culturali: URBS ...... 38 Art. 50. Indirizzi per la tutela e la fruizione degli ECOMUSEI Provinciali ...... 39 Art. 51. Contesti antropici e storico-culturali di tutela paesaggistica ...... 40 Art. 52. Aree gravemente compromesse o degradate ...... 41 Art. 53. Il Sistema Tratturale Provinciale ...... 42 Art. 54. Inserimento paesaggistico delle infrastrutture ...... 42

TITOLO III – SISTEMA INSEDIATIVO E DEGLI USI DEL TERRITORIO ...... 44 CAPO I - DISPOSIZIONI GENERALI PER IL SISTEMA INSEDIATIVO E DEGLI USI DEL TERRITORIO ...... 44 Art. 55. Obiettivi specifici ...... 44 Art. 56. Disposizioni e struttura della disciplina ...... 44

CAPO II – DISPOSIZIONI SPECIALI ED OPERATIVE ...... 45 Sezione I. Rigenerazione urbana e territoriale ...... 45 Art. 57. Ambiti Provinciali di Rigenerazione Urbana (APRU) ...... 45 Art. 58. Criteri dimensionali delle previsioni insediative ...... 45 Art. 59. Qualificazione delle trasformazioni ...... 46 Art. 60. Nodi Plurali ...... 47 Art. 61. Poli attrattori ...... 48 Art. 62. Housing Sociale ...... 49 Art. 63. Insediamenti commerciali ...... 50 Art. 64. “Ecosistemi per la ricerca” e l’innovazione ...... 50 Art. 65. Turismo balneare, sportivo e del benessere ...... 51 Art. 66. Le Porte dei Parchi ...... 52 Sezione II. Patto “Città-Campagna” ...... 52 Art. 67. “Campagna del ristretto” alla scala Provinciale ...... 52 Art. 68. “Parchi Agricoli Multifunzionali” alla scala Provinciale ...... 52 Art. 69. “Parchi CO2” di valenza Provinciale ...... 53 Art. 70. Borghi Rurali ed insediamenti a nucleo extraurbani di valenza provinciale ...... 54

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Sezione III. Insediamenti per attività produttive ...... 54 Art. 71. Rete territoriale delle aree di insediamento produttivo ...... 54 Art. 72. Aree sature o con potenzialità di sviluppo inespresse da riconvertire/rifunzionalizzare ...... 55 Art. 73. Aree produttive con potenzialità di sviluppo o scarsamente insediate da qualificare ...... 56 Art. 74. Le aree produttive d’interesse sovralocale...... 57 Art. 75. Aree non idonee per l’impiantistica di trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti speciali ed urbani ...... 58 Art. 76. Aree non idonee all’istallazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili ...... 59 Art. 77. Indirizzi per il Piano Particolareggiato del Bacino Estrattivo Regionale Bisceglie/Trani ...... 59

TITOLO IV – SISTEMA DELL’ARMATURA INFRASTRUTTURALE ...... 60 CAPO I DISPOSIZIONI GENERALI PER IL SISTEMA DELL’ARMATURA INFRASTRUTTURALE ..... 60 Art. 78. Obiettivi specifici ...... 60 Art. 79. Disposizioni e struttura della disciplina ...... 60

CAPO II DISPOSIZIONI SPECIALI ED OPERATIVE ...... 61 Sezione I. Rete stradale ...... 61 Art. 80. Classifica funzionale della rete stradale ...... 61 Art. 81. Potenziamento dell’accessibilità alla rete autostradale ...... 61 Art. 82. Potenziamento e messa in sicurezza viabilità extraurbana Principale ...... 61 Art. 83. Potenziamento e messa in sicurezza Viabilità extraurbana secondaria ...... 61 Art. 84. Adeguamento e messa in sicurezza della viabilità extraurbana locale di interesse paesaggistico o a valenza ambientale strategica ...... 62 Art. 85. Potenziamento e messa in sicurezza del collegamento stradale tra il porto di Barletta e la viabilità extraurbana principale ...... 62 Art. 86. Piano del Traffico della Viabilità Extraurbana ...... 62 Sezione II. Rete Ferroviaria ...... 62 Art. 87. Gerarchizzazione dei servizi ...... 62 Art. 88. Potenziamento della rete ferroviaria ...... 63 Art. 89. Nodi di interscambio ...... 63 Sezione III. Rete del Trasporto Pubblico Regionale Locale su gomma – scenario di breve periodo 63 Art. 90. Rapporto tra PTPC e Piano di Bacino del Trasporto Pubblico Locale ...... 63 Art. 91. Linee portanti di Bacino ...... 64 Sezione IV. Trasporto marittimo e Portualità ...... 64 Art. 92. Porto commerciale di Barletta ...... 64 Art. 93. Porti turistici ...... 64 Art. 94. Metrò del mare rotte e approdi ...... 64 Sezione V. Sistema Logistico Provinciale ...... 65 Art. 95. Infrastrutture per la logistica ...... 65 Art. 96. La piattaforma logistica intermodale retroportuale ...... 65 Art. 97. La piattaforma logistica intermodale murgiana ...... 65 Sezione VI. Mobilità lenta ...... 66 Art. 98. Piano Provinciale della Mobilita’ Ciclistica e Ciclopedonale (PPMCC) ...... 66

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ALLEGATI...... 68

Allegato 1 alle Norme Tecniche di Attuazione ...... 69 “PRINCIPI ISPIRATORI DEL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DELLA PROVINCIA DI BARLETTA ANDRIA TRANI”69

Allegato 2 alle Norme Tecniche di Attuazione ...... 72 “LE STRATEGIE DEL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DELLA PROVINCIA DI BARLETTA ANDRIA TRANI” ...... 72

Allegato 3 alle Norme Tecniche di Attuazione ...... 79 “PAESAGGI PROVINCIALI NELLA VISIONE STRATEGICA DEI PROCESSI IN ATTO” ...... 79

Allegato 4 alle Norme Tecniche di Attuazione ...... 85 “URBS - ATTRATTORI CULTURALI E ITINERARI CULTURALI D’ECCELLENZA” ...... 85

Allegato 5 alle Norme Tecniche di Attuazione ...... 88 “SCHEDE DI CARATTERIZZAZIONE DEGLI ECOMUSEI” ...... 88

Allegato 6 alle Norme Tecniche di Attuazione ...... 89 “POLI ATTRATTORI” ...... 89

Allegato 7 alle Norme Tecniche di Attuazione ...... 93 “AREE PRODUTTIVE DI INTERESSE SOVRALOCALE” ...... 93

Allegato 8 alle Norme Tecniche di Attuazione ...... 95 “SCHEDE RELATIVE AI PROGETTI STRATEGICI TERRITORIALI” ...... 95 A. PST1 Capoluogo tripolare ...... 96 B. PST2 Rete territoriale delle aree di insediamento produttivo Provinciale ...... 98 C. PST3 Il sistema costiero ...... 102 D. PST4 Corridoio ecologico Canale Ciappetta-Camaggio ...... 104 E. PST5 La rete per la tutela e la fruizione collettiva dei beni culturali: URBS ...... 107 F. PST6 La ferrovia Barletta-Spinazzola ...... 109 G. PST7 La Rete Ecologica Provinciale ...... 112 H. PST8 Il Sistema portuale e retro-portuale di Barletta ...... 117

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TITOLO I - DISPOSIZIONI GENERALI

CAPO I. – PRINCIPI E CONTENUTI DEL PTCP

Art. 1. Natura giuridica ed ambito di applicazione 1. Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (d'ora in avanti abbreviato con l'acronimo PTCP) è strumento di governo del territorio per la Provincia di Barletta Andria Trani ai sensi dell'articolo 20 del D.Lgs n. 267/2000, dell'articolo 17, comma 10 della L. n. 135/2012 e degli articoli 6 e 7 della L.R. n. 20/2001. 2. Le disposizioni del PTCP hanno efficacia sull'intero territorio provinciale, o su parti definite quando specificato negli articoli della normativa. La provincia può inoltre individuare, unitamente ai comuni interessati, ambiti territoriali di area vasta, intermedi tra le scale provinciale e comunale, nei quali sviluppare azioni di coordinamento che integrano i contenuti del PTCP. 3. Il PTCP attua le indicazioni della pianificazione e programmazione territoriale regionale, definisce gli obiettivi di governo del territorio per gli aspetti di interesse provinciale e sovracomunale, coordina la pianificazione dei comuni, e si raccorda ai contenuti degli altri piani territoriali e di settore mediante: a. protocolli di intesa, tra Provincia e altri soggetti istituzionali, per affrontare temi e problemi complessi e definiti, che richiedono la costruzione di azioni congiunte che coinvolgano più soggetti istituzionali (o più settori della stessa Provincia), ad esempio per la formazione di quadri conoscitivi congiunti, o di sistemi informativi o di rilevazioni e monitoraggio dello stato delle risorse territoriali; b. accordi di programma, per la realizzazione di interventi che risultino di utilità comune ai diversi soggetti sottoscrittori; gli accordi di programma, che possono essere stipulati soprattutto per dare attuazione a specifiche previsioni del PTCP, debbono regolare il contributo di ciascun soggetto in termini di risorse tecniche e finanziarie per giungere alla realizzazione dell’intervento; c. intese interistituzionali: accordi formalizzati tra amministrazioni pubbliche allo scopo di concertare le decisioni relative alla tutela di interessi sovralocali, che comportano la elaborazione congiunta del PTCP; le intese, ad esempio, possono essere stipulate in via preventiva per attribuire valenza di piani di settore al PTCP, ai sensi della legislazione nazionale e regionale. 4. Il PTCP recepisce ed integra le disposizioni del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR). Salvo intesa, ai sensi dell'articolo 57 del D.Lgs 31 marzo 1998 n. 112, la disciplina del PPTR prevale su quella del PTCP per le eventuali parti in contrasto. 5. Il PTCP recepisce ed integra le disposizioni del Piano per l'Assetto Idrogeologico (PAI) dell'Autorità di Bacino della Puglia e di quella della Basilicata. Salvo intesa, ai sensi dell'articolo 57 del D.Lgs 31 marzo 1998 n. 112, la disciplina dei PAI prevale su quella del PTCP per le eventuali parti in contrasto. 6. Il PTCP recepisce ed integra le disposizioni del Piano di Tutela delle Acque (PTA). 7. Il PTCP recepisce ed integra le disposizioni del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR). 8. Il PTCP recepisce ed integra le disposizioni del Piano Regionale Attività Estrattive (PRAE). 9. Il PTCP recepisce ed integra le disposizioni del Piano Regionale Trasporti (PRT). 10. Il PTCP recepisce ed integra le disposizioni del Piano del Parco Nazionale dell’Alta Murgia sugli aspetti naturalistici, ambientali, nonché storici, culturali e antropologici tradizionali. Il PTCP coordina mediante intese con l'Ente gestore le proprie previsioni che ricadano nel territorio di competenza del Parco. 11. Il PTCP costituisce riferimento per i contenuti del Piano del Parco Regionale del Fiume Ofanto per l’attuazione delle finalità di tutela e valorizzazione. Il recepimento avviene nei modi e nelle forme previste dalla vigente legislazione in materia.

Art. 2. Finalità del Piano 1. Il PTCP determina l’orientamento generale dell’assetto territoriale della Provincia di Barletta Andria Trani e ha le finalità, i contenuti e l’efficacia stabiliti dalla legislazione nazionale e regionale in materia. Il PTCP è atto di indirizzo della programmazione socio-economica della Provincia. Esso si articola in Contenuti di Conoscenza e Contenuti di Assetto.

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2. I Contenuti di Conoscenza, in attuazione del DRAG/PTCP rappresentano lo strumento fondamentale di ricognizione del territorio provinciale e sono finalizzati: a. alla comprensione, descrizione e rappresentazione del patrimonio territoriale provinciale nelle diverse parti, urbane ed extraurbane e dimensioni ambientali, agricole, paesaggistiche, infrastrutturali, socioeconomiche, con particolare attenzione alle reciproche relazioni sistemiche, alle loro criticità d’uso e potenziale valorizzazione in forme sostenibili e alla comprensione dello stato delle risorse che per natura, forma e rilevanza, abbiano una dimensione sovralocale; b. alla comprensione, descrizione e rappresentazione delle peculiarità identitarie locali e alla individuazione dei caratteri emergenti degli ambiti territoriali e paesistici sub provinciali riconoscibili all’interno del territorio provinciale, in funzione della definizione dei caratteri invarianti e delle regole trasformative relative agli assetti territoriali, ambientali, agricoli, culturali e socioeconomici; c. alla ricognizione delle relazioni tra il proprio territorio provinciale e i territori contermini, valutando sia le continuità spaziali, morfologiche, ambientali e infrastrutturali, che gli specifici caratteri socioeconomici e identitari dei territori di frontiera provinciale; d. alla ricognizione sistematica degli atti di pianificazione, dei programmi e dei progetti che insistono nel territorio provinciale e del relativo stato di attuazione; e. alla individuazione, comprensione, descrizione e rappresentazione delle criticità derivanti dalle pressioni e dagli impatti esercitati da insediamenti e infrastrutture esistenti sull’ambiente e sul paesaggio, nonché da quelle derivanti dall’attuazione delle previsioni degli atti di pianificazione, dei programmi e dei progetti che insistono nel territorio provinciale. 3. I Contenuti di Assetto, in attuazione del DRAG/PTCP, a partire dal sistema delle conoscenze e delle relative valutazioni e interpretazioni, in conformità con gli indirizzi e le previsioni dei piani di livello sovraordinato sono finalizzati: a. alla definizione di uno schema di assetto del territorio provinciale ed all’individuazione delle trasformazioni territoriali necessarie per conseguirlo, definendone la compatibilità con le esigenze di tutela e valorizzazione delle risorse; b. alla indicazione delle diverse destinazioni del territorio in relazione all’assetto prefigurato nello schema di assetto, con particolare riferimento alle risorse di rilevanza sovra locale, così come sopra definite alla lettera a; c. alla individuazione della localizzazione di massima delle principali infrastrutture, ovvero all’individuazione degli ambiti del territorio entro i quali, in relazione ai rilevati caratteri ambientali, paesaggistici e insediativi, collocare le infrastrutture di livello e uso sovralocale, la cui effettiva localizzazione va definita di concerto con i comuni interessati e/o con le amministrazioni competenti; d. alla definizione del sistema della mobilità di interesse provinciale in coerenza con lo schema di assetto prefigurato, anche attraverso eventuali nuove linee di comunicazione, indicandone la localizzazione di massima, nella accezione definita alla precedente lettera c; e. alla individuazione delle linee di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica e idraulico-forestale e in genere per il consolidamento del suolo e la regimazione delle acque; f. alla individuazione delle aree nelle quali sia opportuno istituire parchi o riserve naturali, all’interno della specificazione a livello provinciale della Rete Ecologica Regionale (RER); g. alla definizione delle specificazioni a livello del territorio provinciale degli ambiti paesaggistici così come definiti dal PPTR in base al Codice dei beni culturali e paesaggistici; h. a stabilire concreti riferimenti, anche territoriali, per coordinare le scelte e gli indirizzi degli atti di programmazione e pianificazione dei Comuni, articolando territorialmente i criteri e gli indirizzi per la pianificazione urbanistica comunale definiti a livello regionale nel DRAG/PUG. 4. Le previsioni del PTCP sono articolate con riferimento ai Contenuti di Assetto nei seguenti tre sistemi territoriali: a. Sistema ambientale e paesaggistico; b. Sistema insediativo e degli usi del territorio; c. Sistema dell’armatura infrastrutturale. 5. Il PTCP, ha effetti direttamente conformativi sulle specifiche parti del territorio per le quali tale efficacia è ammessa da norme sovraordinate. Esso struttura il proprio quadro propositivo, con riferimento ai tre sistemi territoriali di cui al comma precedente, in: a. Obiettivi generali e specifici del Piano;

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b. Strategie del Piano; c. Assetti del Piano. 6. Al fine di stabilire concreti riferimenti, anche territoriali, per coordinare le scelte e gli indirizzi degli atti di programmazione e pianificazione urbanistica dei Comuni, in riferimento al livello regionale nel DRAG/PUG, gli Assetti del Piano trovano esplicitazione in: - Invarianti Strutturali (IS), come individuate nel Quadro sinottico PTCP (elab. nr. 3) e come sinteticamente riportate nella tavola D.1, relative al patrimonio territoriale provinciale, individuato nei Contenuti di Conoscenza e dagli strumenti di pianificazione regionale, paesaggistica e ambientale, opportunamente specificato e integrato. Le invarianti definiscono vincoli e regole di trasformazione relative ai caratteri dei beni costitutivi il patrimonio, ambientali, paesaggistici, infrastrutturali e urbani; i vincoli e le regole sono finalizzati a garantire la riproducibilità e la non negoziabilità dei valori dei beni patrimoniali nel medio e lungo termine e ad assicurare l’integrità fisica e l’identità culturale del territorio provinciale. Costituiscono elemento di riferimento per la definizione delle Invarianti strutturali del PTCP le segnalazioni riferite ai beni di rilevante interesse paesaggistico, ambientale, naturalistico e storico-culturale da sottoporre a specifica attività di verifica e normativa d'uso per la loro tutela e valorizzazione in sede di elaborazione dei PUG e di adeguamento al PPTR (ai sensi dell’ Art. 26, comma 2 e Art. 97 delle NTA PPTR); - Schema di Assetto di livello provinciale (SA), come definito nel Quadro sinottico PTCP (elab. nr. 3) e come sinteticamente riportato nella tavola D.2, costituito dalle grandi scelte insediative, ambientali, dall’armatura infrastrutturale di progetto, dagli impianti di livello provinciale, dai nodi specializzati che dovranno garantire l’efficienza e la qualità ecologica e funzionale del territorio ed essere coerenti con la riproducibilità e la valorizzazione delle invarianti strutturali; - Contesti territoriali rurali (CR), come definiti nel Quadro sinottico PTCP (elab. nr. 3) e come sinteticamente riportati nella tavola D.3, definiti per il loro interesse sovralocale e che costituiscono criteri per la loro individuazione alla scala comunale nell’ambito della elaborazione dei propri strumenti urbanistici di cui al DRAG/PUG; - Scenario di primo impianto (PI), come definito nel Quadro sinottico PTCP (elab. nr. 3) e come sinteticamente riportato nella tavola D.4, costituito dalle scelte prioritarie di intervento, sul sistema delle reti e dei poli, a cui il Piano affida i processi endogeni di sviluppo e propagazione degli effetti. 7. Per raggiungere le finalità di cui sopra la Provincia promuove le seguenti modalità di cooperazione: a. Una stretta collaborazione tra Provincia e Comuni in tutte le fasi di predisposizione, attuazione e gestione del PTCP, prima di tutto attraverso il raccordo con il Tavolo Territoriale di Coordinamento di cui all'articolo 9. b. Lo sviluppo di strumenti e modalità per supportare tecnicamente i comuni nell'attuazione delle competenze territoriali assegnate agli enti locali dalle norme nazionali e regionali. c. Percorsi di collaborazione con gli enti competenti affinché il PTCP assuma i valori e gli effetti dei piani di tutela nei settori della protezione della natura, della tutela dell'ambiente, delle acque e della difesa del suolo e della tutela delle bellezze naturali, attraverso apposite intese ai sensi dell'articolo 57 del D.Lgs 31 marzo 1998 n.12. d. Lo sviluppo interdisciplinare attraverso il Comitato di Coordinamento per raccordare i contenuti del PTCP e dei piani di settore di competenza della provincia, di cui all'articolo 10. e. L'attivazione di un forum permanente per la partecipazione dei soggetti istituzionali e di tutti gli interessi organizzati che operano sul territorio, ed il coinvolgimento delle risorse intellettuali ed economiche nella formazione ed attuazione dei contenuti del piano, di cui all'articolo 11.

Art. 3. Principi di riferimento 1. In attuazione e coerenza con il Documento Regionale di Assetto Generale - Indirizzi, criteri e orientamenti per la formazione, il dimensionamento e il contenuto dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale (nel seguito DRAG/PTCP) nonché con il Documento Regionale di Assetto Generale - Indirizzi, criteri e orientamenti per la formazione, il dimensionamento e il contenuto dei Piani Urbanistici Generali (nel seguito DRAG/PUG) il PTCP viene elaborato ed attuato nel rispetto dei principi generali di seguito elencati: a. Sostenibilità ambientale. Il PTCP viene sviluppato ed attuato in coerenza con la definizione di sostenibilità assunta a livello internazionale (Rapporto Brundtland) ed attribuisce pertanto priorità alla salvaguardia delle risorse scarse e non rinnovabili, al fine di non comprometterne la disponibilità per le future generazioni. La

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provincia, in coerenza gli con obiettivi generali del piano di cui all'articolo 4, definisce i livelli minimi di sostenibilità di riferimento per la pianificazione comunale e di settore, al fine di: - non superare la capacità di carico dei sistemi territoriali e ambientali; - mantenere l'uso delle risorse non rinnovabili entro la capacità rigenerativa delle risorse stesse; - assegnare priorità al riuso rispetto al consumo di risorse nuove; - mantenere equilibrio ed integrità nei sistemi ambientali e territoriali attraverso la compensazione degli - impatti residui non mitigabili. b. Cooperazione. La provincia promuove la cooperazione territoriale tra comuni al fine di conseguire coerenza e unitarietà sugli aspetti di rilievo sovracomunale, anche attraverso il supporto tecnico alle unioni e convenzioni tra comuni per la redazione di piani e progetti integrati. c. Integrazione multilivello. I contenuti del PTCP costituiscono quadro di riferimento per la pianificazione comunale e di settore, che viene integrato e completato a livello locale, attraverso la cooperazione con i comuni e gli altri enti e soggetti con competenza sul territorio, per tenere meglio in conto le specificità dell’ambito territoriale di area vasta. d. Coesione. La provincia persegue attraverso i contenuti e le azioni attuative del PTCP, in coordinamento con gli atti di pianificazione e programmazione dei comuni, il principio, inserito nei Trattati dell'Unione Europea, della coesione territoriale, articolandolo nelle sue tre componenti: efficienza, qualità e identità. e. Competitività. Il PTCP assume l'indirizzo strategico della difesa, rafforzamento, manutenzione e completamento del capitale territoriale della provincia, inteso come l'insieme di risorse — naturali, artificiali, umane, ambientali, cognitive, culturali, organizzative e relazionali — che costituiscono il potenziale competitivo di un territorio. f. Valutazione e monitoraggio. I percorsi di valutazione ambientale strategica e di valutazione d'incidenza ambientale sono strettamente integrati nel percorso di piano, sia nella fase di individuazione dei contenuti, che nella fase di attuazione attraverso il monitoraggio degli obiettivi e delle azioni. g. Filiera decisionale. Il PTCP fornisce indicazioni per il raccordo con le valutazioni dei piani comunali e dei progetti, secondo l'obiettivo di creare disposizioni consequenziali tra livelli istituzionali, al fine di evitare duplicazioni e di migliorare la continuità di valutazione e di controllo degli effetti su ambiente e territorio attraverso i diversi livelli di approfondimento fino alle fasi di progettazione di dettaglio e di realizzazione degli interventi. 2. Costituiscono principi specifici del PTCP della Provincia di Barletta Andria Trani quelli riportati nell’Allegato 1 alle presenti norme; essi ispirano i contenuti e le modalità attuative del PTCP: “Contenuti di Conoscenza” (quadri interpretativi) e “Contenuti di Assetto” (obiettivi e strategie); le forme di concertazione, l’individuazione dei soggetti, i contenuti delle attività di copianificazione (costituzione del “Tavolo territoriale di coordinamento in materia di uso e governo del territorio”; protocolli di intesa con Regione Puglia, Province contermini, Enti, altri soggetti); le attività e gli strumenti di partecipazione.

Art. 4. Obiettivi generali e Strategie del PTCP 1. Il sistema di obiettivi generali costituisce riferimento per individuare le priorità sugli aspetti di rango provinciale e sovracomunale, e per valutare la compatibilità degli atti di pianificazione e programmazione territoriale dei comuni e degli altri enti. 2. Il PTCP persegue i seguenti obiettivi generali, intesi come le finalità di rilevanza strategica verso cui sono dirette le attività di pianificazione: a. Obiettivo generale 1. Sistema ambientale e paesaggistico: supportare l’individuazione ed il mantenimento di livelli di ibridazione accettabili, condivisi e sostenibili tra i sistemi coinvolti nei processi di coevoluzione armonica tra la componente antropica e quella naturale, riconoscendone altresì identità locali per la sussistenza di un senso di “appartenenza” delle comunità al proprio territorio come fattore di riduzione di rischi nella gestione dei processi. b. Obiettivo generale 2. Sistema insediativo e degli usi del territorio: assecondare e sviluppare le vocazioni territoriali, perseguendo coesione sociale e vivacità economica; favorendo un “territorio plurale”, nella collaborazione fra le municipalità; un equilibrio nella distribuzione dei costi e dei benefici; una uniformità all’accesso ai servizi, all’informazione, alla ricerca e all’innovazione.

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c. Obiettivo generale 3. Sistema dell’armatura infrastrutturale: aumentare la capacità relazionale materiale ed immateriale tra gli usi, le funzioni peculiari ed i valori del territorio provinciale, per l’uniformità di accesso ai servizi, all’informazione, alla ricerca e all’innovazione, la coesione sociale e la valorizzazione del capitale territoriale. Contribuire alla competitività e alla attrattività degli investimenti sui nodi qualificati e specializzati della “rete economica” provinciale favorendo ed indirizzando, nelle scale locali, i flussi delle istanze di integrazione tra le reti lunghe dei corridoi europei TEN-T tra Tirreno e Adriatico. 3. Costituisco obiettivi specifici del PTCP quelli riportati all’Art. 28 per il Sistema ambientale e paesaggistico, all’Art. 55 per il Sistema insediativo e degli usi del suolo, all’Art. 78 per il Sistema dell’armatura infrastrutturale. 4. Il PTCP concorre al conseguimento degli obiettivi generali e specifici del Piano attraverso l’individuazione di una strategia generale e strategie specifiche riferite ai tre sistemi: ambientale e paesaggistico; insediativo e degli usi del territorio; dell’armatura infrastrutturale (Allegato 2 alle presenti norme).

Art. 5. Elaborati del PTCP 1. Il PTCP si compone di elaborati generali, documentali (rapporti, quaderni, allegati) e cartografici (tavole) così come di seguito elencati:

ELABORATI GENERALI (1) Relazione Generale (2) Norme Tecniche di Attuazione (3) Quadro Sinottico PTCP (4) Rapporto Ambientale (VAS) (5) Sintesi non tecnica (VAS)

CONTENUTI DI CONOSCENZA

I. Caratteri del sistema ambientale del territorio provinciale Rapporto I. Atlante cartografico I. I.1 LA COMPONENTE ABIOTICA NATURALE I.1.1 Carta Geologica (sc.1:25.000) - fg.1/7 – I.1.2 Carta idrogemorfologica (sc.1:25.000) - fg.1/7 I.1.3 Carta idrogeologica (sc.1:25.000) - fg.1/7 I.2 LA COMPONENTE BIOTICA NATURALE I.2.1 Carta fisionomico-strutturale (sc.1:75.000) I.2.2 Carta delle unità ambientali (sc.1:75.000) I.2.3 Carta della vegetazione reale (sc.1:25.000) - fg.1/7 I.3 CONSERVAZIONE E TUTELA (sc.1:25.000) - fg.1/7 I.4 RISCHIO E PIANIFICAZIONE VIGENTE (sc.1:25.000) - fg.1/7 I.5 QUADRI DI SINTESI I.5.1 Carta della pericolosità idrogeomorfologica (sc.1:25.000) - fg.1/7 I.5.2 Carta delle specie focali (sc.1:75.000) I.5.3 Carta degli habitat Natura 2000 e non (sc.1:25.000) - fg.1/7 I.5.4 Carta del rischio sismico (sc.1:10.000) – fg.1-4 Quaderno n.1 – “GEOSITI DELLA PROVINCIA DI BARLETTA - ANDRIA – TRANI”

II. L’analisi ecologica del territorio provinciale Rapporto II. Atlante cartografico II. II.1 DISTRIBUZIONE SPECIE FOCALI II.1.1 Carta della naturalità (1:75.000) II.2 DISTRIBUZIONE DELLE COLTURE AGRICOLE DI PREGIO AMBIENTALE (1:75.000) II.3 QUADRI DI SINTESI (scenari) II.3.1 Carta della vegetazione potenziale (sc.1:75.000) II.3.2 Mosaico delle reti ecologiche (sc.1:75.000)

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III. Stato attuale dell'uso del suolo Rapporto III. Atlante cartografico III. III.1 USO DEL SUOLO CORINE - (sc.1:25.000) - fg.1/7 - III.2 SCENARIO TENDENZIALE USO SUOLO AGRICOLO- PAC (sc.1:75.000)

IV. Caratteri fondamentali e connotativi dei paesaggi provinciali Rapporto IV. Atlante cartografico IV. IV.1 CARTA DEI BENI CULTURALI (sc.1:25.000) - fg.1/7 - IV.2 LA VISIONE IDENTITARIA DEI PAESAGGI (sc.1:75.000) IV.3 LA VISIONE STRATEGICA DEI PROCESSI IN ATTO (sc.1:75.000) Quaderno n.2 – “CENSIMENTO BENI CULTURALI” (cfr. Tav. IV.1)

V. Lo stato di fatto del sistema insediativo, nel suo processo evolutivo e geografie economiche e sociali Rapporto V. Atlante cartografico V. V.1 NODI SPECIALIZZATI (sc.1:25.000) - fg.1/7 - V.2 RETI SPECIALIZZATE (1:75.000) V.3 IL SISTEMA DELLE AREE PER ATTIVITÀ PRODUTTIVE (sc.1:25.000) - fg.1/7 - V.4.1 IL SISTEMA INSEDIATIVO (sec. XIX-XX) (sc.1:75.000) V.4.2 IL SISTEMA INSEDIATIVO STORICO (sc.1:5.000) –fg. 1/10 V.5 QUADRO DI SINTESI V.5.1 Carta dei tessuti insediativi (sc.1:25.000) - fg.1/7 - V.5.2 Carta dei modelli insediativi (sc.1:25.000) - fg.1/7 - V.5.3 Stato/Pressione delle aree per attività produttive (sc.1:75.000) Quaderno n.3 –“STATO DELL'UTILIZZO E DELLA DISPONIBILITÀ DI AREE PER INSEDIAMENTI PRODUTTIVI PREVISTI DALLA PIANIFICAZIONE URBANISTICA COMUNALE VIGENTE (AREE D)”. Aggiornamento. (cfr. Tav. V.3) Quaderno n.4 –“ INDAGINE STORICO - MORFOLOGICA DEL TESSUTO URBANO DEL PTCP/BAT” (cfr. Tav. V.4.2)

VI. Lo stato del sistema delle infrastrutture Rapporto VI. Atlante cartografico VI. VI.1 ARMATURA INFRASTRUTTURALE PER LA MOBILITÀ (sc.1:75.000) VI.2 RETE DEI SERVIZI FERROVIARI E AUTOMOBILISTICI DI TPL AL SERVIZIO DEL TERRITORIO PROVINCIALE (sc.1:75.000) VI.3 DOMANDA DI TRASPORTO STRADALE - Linee di desiderio e flussi veicolari rilevati sulla rete stradale (sc.1:75.000) VI.4 DOMANDA SULLA RETE DI TRASPORTO PUBBLICO LOCALE (sc.1:75.000) VI.5 QUADRO DI SINTESI VI.5.1 Nodi plurali - stazioni (sc.1:75.000) VI.5.1.0 Nodi plurali - Dettaglio stazioni (sc.1:5.000) – fg.1/14 VI.5.2 Nodi plurali – Porti e Approdi (sc.1:75.000) VI.5.2.0 Nodi plurali - Dettaglio Porti e Approdi (sc.1:5.000) – fg.1/9 VI.6 MOBILITÀ LENTA (sc.1:25.000) - fg.1/7

VII. Lo stato dei programmi e progetti in itinere ai vari livelli istituzionali Rapporto VII. Atlante cartografico VII. VII.1 MOSAICO DELLA PIANIFICAZIONE COMUNALE VIGENTE - (sc.1:25.000) - fg.1/7 VII.2 MOSAICO DELLA PIANIFICAZIONE COMUNALE IN ITINIRE – scenario 1 (sc.1:75.000)

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VII.3 MOSAICO DELLA PIANIFICAZIONE COMUNALE IN ITINIRE – scenario 2 (sc.1:25.000) - fg.1-4 VII.4 MOSAICO DELLA PIANIFICAZIONE/PROGRAMMAZIONE COMPLESSA - (sc.1:25.000) - fg.1/7 VII.5 MOSAICO DELLA PIANIFICAZIONE PROVINCIALE VIGENTE IN ITINERE (sc. 1:75.000)

CONTENUTI DI ASSETTO

(A) Atlante cartografico Sistema Ambientale e Paesaggistico A.1 – DIFESA DEL SUOLO - (sc.1:25.000) - fg.1/7 A.2 – CONTESTI IDRO-GEO-MORFOLOGICI- (sc.1:25.000) - fg.1/7 A.3 – CONTESTI ECOSISTEMICI-AMBIENTALI- (sc.1:25.000) - fg.1/7 A.4 - CONTESTI ANTROPICI E STORICO-CULTURALI - (sc.1:25.000) - fg.1/7

(B) Atlante cartografico Sistema Insediativo e degli Usi del Territorio B.1 – SISTEMA INSEDIATIVO E DEGLI USI DEL TERRITORIO - (sc.1:25.000) - fg.1/7

(C) Atlante cartografico Sistema dell’armatura infrastrutturale C.1 – SISTEMA DELL’ARMATURA INFRASTRUTTURALE - (sc.1:25.000) - fg.1/7 C.2 – SISTEMA PROVINCIALE DELLA MOBILITA’ CICLISTCA E CICLOPEDONALE - (sc.1:75.000)

(D) Atlante cartografico Invarianti e Schema di Assetto D.1 – Invarianti Strutturali (IS) (sc.1:75.000) D.2 – Schema di Assetto (SA) (sc.1:75.000) D.3 – Contesti Territoriali Rurali (CR) (sc.1:75.000) D.4 – Scenario di Primo Impianto (PI) (sc.1:75.000)

(E) “ REPERTORIO AMBITI PROVINCIALI DI RIGENERAZIONE URBANA (APRU)”

(F) Banca dati alfa-numerica e vettoriale contenente i riferimenti relativi ai Contenuti di Assetto ed agli articoli conformativi del PTCP, così come definiti nel Quadro Sinottico PTCP (Elaborato n.3)

Art. 6. Formazione del Piano e partecipazione 1. Il procedimento di formazione del PTCP è disciplinato dall’art. 7 della L.R. n. 20/2001 così come integrato dal DRAG/PTCP, a partire dall’approvazione dell'atto di avvio e dei contestuali adempimenti di avvio del procedimento di VAS. La stessa procedura trova applicazione anche nel caso di varianti, generali o parziali, del PTCP. 2. Nei casi di variante generale, l’atto di avvio del procedimento riassume i risultati del monitoraggio e lo stato di attuazione del piano vigente, ed illustra le principali motivazioni per la variante sviluppando almeno i seguenti contenuti: a. Individuazione delle banche dati di riferimento per la costruzione del quadro conoscitivo, e le relative carenze e necessità di integrazione. b. Sintesi qualitativa dello stato delle risorse essenziali interessate, delle situazioni di criticità riscontrate, e delle ulteriori informazioni e conoscenze da acquisire o approfondire. c. Descrizione delle motivazioni che rendono necessaria la variante, con riferimento alle criticità evidenziate sulla base dei dati e delle informazioni ricavabili dai rapporti di monitoraggio, all'evoluzione del quadro normativo, all'aggiornamento del quadro conoscitivo, o alle scelte strategico politiche dell'Amministrazione. d. Prime indicazioni sulle strategie e gli obiettivi da sviluppare nella variante, in particolare per rispondere a criticità evidenziate e motivazioni di base, evidenziando in modo chiaro le possibili alternative che possono essere intraprese. e. Modalità di coinvolgimento dei cittadini e degli interessi organizzati, anche attraverso il forum permanente di partecipazione, nella discussione di obiettivi e strategie e nella definizione delle scelte di piano. f. Programmazione temporale e consequenzialità delle attività previste per lo sviluppo del piano. g. Definizione delle risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie per garantire lo sviluppo dei contenuti nei tempi previsti dal documento di avvio del procedimento.

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3. Chiunque ne abbia interesse può presentare alla provincia contributi e proposte per la variante entro il termine di 30 giorni dalla pubblicazione dell'avviso di avvio del procedimento, anche sulla base delle informazioni di cui al comma 2. 4. La Provincia promuove la partecipazione dei soggetti con competenze o interesse sui temi territoriali non solo nella fase di elaborazione e approvazione, ma anche nella fase di attuazione del PTCP, attraverso il forum permanente di cui all'articolo 11, e sulla base delle informazioni fornite dai rapporti periodici redatti nell'ambito del programma di monitoraggio, assumendo quali ambiti prioritari di operatività: a. il Protocollo di intesa con tra il MATTM e la Provincia di Barletta Andria Trani in materia di condivisione dei dati Geoportale nazionale – Infrastruttura dati nazionali (DGP n. 203 del 29.12.2010). b. il Protocollo di intesa, tra Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA) e Provincia di Barletta Andria Trani, in materia di connettività ecologiche (DGP n. 52 del 27.05.2011). c. il Protocollo d'intesa tra la Provincia di Foggia e la Provincia di Barletta Andria Trani, in materia di cooperazione nell’ambito della gestione e redazione dei singoli PTCP (DGP n. 51 del 27.05.2011). d. i Tavoli tematici, a partire da quelli attivati con l’Autorità di Bacino della regione Puglia, e con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, Autorità Portuale del Levante.

Art. 7. Varianti del Piano 1. Il PTCP ha validità a tempo indeterminato ed è soggetto a verifica ed eventuale variante generale entro dieci anni dalla data di approvazione in Consiglio Provinciale. I risultati che emergono dal monitoraggio del piano costituiscono presupposto informativo ai fini dei percorsi di verifica e variante al piano. 2. I contenuti degli elaborati del PTCP possono essere modificati mediante variante generale, variante parziale, aggiornamento e manutenzione. 3. Il PTCP è soggetto a variante generale quando le modifiche o integrazioni non siano coerenti con almeno uno dei principi di cui all'Art. 3 e/o almeno uno degli obiettivi generali di cui all'Art. 4 e specifici di cui agli Artt. 28, 55 e 78. 4. Il PTCP è soggetto a variante parziale in tutti i casi in cui le modifiche o integrazioni abbiano rilevanza circoscritta nei contenuti o nell'area territoriale interessata e non incidano sulle strategie generali del piano. In particolare le modifiche o integrazioni danno luogo a variante parziale nei casi in cui: a. non si ricada nelle situazioni di incoerenza di cui al precedente comma 3; b. non si ricada nell'elenco degli aggiornamenti definiti all'Art. 8, comma 1. 5. Le varianti parziali, qualora l’Autorità competente ne decreti l’esclusione dalla procedura di VAS, sono adottate dalla Giunta Provinciale e approvate dal Consiglio Provinciale, a seguito di un procedimento avviato d'ufficio o ad istanza di parte. Vengono soggette a pubblicazione e osservazioni secondo le modalità ed i tempi di cui all'articolo 7, commi 4 e 5 della L.R. n. 20/2001, e non necessitano del parere di compatibilità al DRAG da parte della Regione.

Art. 8. Aggiornamenti e manutenzione del Piano 1. Possono dare luogo ad aggiornamento del PTCP, nel caso vengano rispettate le condizioni di coerenza elencate al precedente articolo 7, comma 3, le seguenti tipologie di modifiche: a. Il recepimento di disposizioni prescrittive derivanti da atti normativi o pianificatori nazionali o regionali. b. Il recepimento dei contenuti dei piani di settore di competenza della provincia. c. La correzione di meri errori materiali, gli aggiornamenti delle cartografie a seguito di aggiornamento delle banche dati che costituiscono la base conoscitiva del PTCP. d. Il recepimento di modifiche ai tracciati infrastrutturali a seguito dello sviluppo di maggiore dettaglio in sede di progettazione, ferma restando la coerenza con le indicazioni strategiche sull'infrastruttura contenute negli elaborati del PTCP. e. Il recepimento di atti di maggiore definizione del progetto di rete ecologica e delle tutele paesaggistiche sviluppati nell'ambito della pianificazione comunale e di settore. f. Modifiche alla normativa finalizzate a migliorare criteri e modalità per la verifica di compatibilità dei piani comunali e di settore rispetto ai contenuti del PTCP. 2. Gli uffici competenti della provincia verificano l'esistenza di tali requisiti e condizioni. Nel caso che tali condizioni non siano soddisfatte le modifiche sono soggette alla disciplina di cui al precedente Art. 7.

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3. Gli aggiornamenti di cui al comma 1 vengono avviati d'ufficio e, osservate ove necessario le norme sulla partecipazione al procedimento amministrativo, vengono approvati con apposito atto dispositivo dal Dirigente della provincia cui compete la formazione e gestione del PTCP. 4. Almeno una volta all'anno gli aggiornamenti di cui al presente articolo vengono nel loro complesso recepiti negli elaborati del PTCP. I nuovi elaborati, integrati anche con eventuali varianti approvate durante l'anno ai sensi del precedente Art. 7, vengono pubblicati e resi disponibili sul sito internet della provincia. La notizia della pubblicazione dei nuovi elaborati sul sito internet viene pubblicata sul BURP — Bollettino Ufficiale della Regione Puglia.

Art. 9. Tavolo di Coordinamento in materia di uso e governo del territorio 1. Il Tavolo di Coordinamento in materia di Uso e Governo del Territorio, costituito con la sottoscrizione di apposito Protocollo di intesa tra i Comuni di Andria, Barletta, Bisceglie, Canosa di Puglia, Margherita di Savoia, Minervino Murge, San Ferdinando di Puglia, Spinazzola, Trani, Trinitapoli, Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia e Provincia di Barletta Andria Trani, svolge le funzioni consultive e propositive alla stessa attribuite per le fasi relative alla gestione del Piano. Il Tavolo di Coordinamento in materia di Uso e Governo del Territorio svolge attività in chiave collaborativa interistituzionale, superando l’impostazione gerarchica della pianificazione, e promuovendo azioni di sensibilizzazione verso i comuni dotati di strumenti urbanistici vecchi e superati, a predisporre i nuovi PUG, così come sostenere e facilitare quelli che hanno già intrapreso il loro percorso di elaborazione del PUG, accompagnandone le fasi conclusive. Altresì facilita il percorso di approvazione del Piano e Regolamento del Parco nazionale dell’Alta Murgia e della strumentazione attuativa del parco regionale naturale del fiume Ofanto. 2. Le finalità del Tavolo di Coordinamento in materia di Uso e Governo del Territorio nella fase attuativa e gestionale de PTCP attengono al conseguimento di livelli di coerenza e sinergia tra i singoli piani urbanistici comunali generali ed esecutivi, piani e programmi di settore, tali da contribuire al conseguimento degli obiettivi e strategie del PTCP. 3. Gli Enti aderenti al Tavolo di Coordinamento in materia di Uso e Governo del Territorio collaborano con la Provincia alla definizione del quadro conoscitivo del territorio provinciale, all’individuazione delle condizioni per il suo sviluppo sostenibile e alla valutazione preliminare degli obiettivi e delle scelte in fase di formazione, attuazione, modifica e aggiornamento del PTCP. 4. La Provincia può individuare anche altre sedi di consultazione e di elaborazione in relazione alla dimensione e alle esigenze degli atti e delle azioni in programma.

Art. 10. Comitato di Coordinamento (copianificazione “orizzontale”) 1. Il Comitato di Coordinamento, previsto dal DRAG/PTCP, svolge compiti riguardanti l’attuazione di processi concertativi tra i soggetti coinvolti deputati alla elaborazione ed attuazione di programmi specifici e per la costituzione di efficaci modalità di co-pianificazione “orizzontale” per le materie considerate rilevanti territorialmente e sulle quali la Provincia detiene competenze, trasferite o delegate (agricoltura, ambiente, boschi e foreste, protezione civile, energia, opere pubbliche, viabilità e trasporti, artigianato, industria, commercio, turismo, sport, promozione culturale, beni culturali, programmi e politiche europee). 2. Le finalità del Comitato di Coordinamento, nella fase attuativa e gestionale del PTCP, attengono al conseguimento di livelli di coerenza e sinergia tra i singoli piani e/o programmi settoriali tali da contribuire al conseguimento degli obiettivi e strategie del PTCP. 3. Il Comitato di Coordinamento espleta funzione consultiva nei confronti dei vari Settori; aggiornamento sullo stato della formazione ed attuazione dei singoli piani e/o programmi settoriali; scambio delle informazioni e di buone pratiche.

Art. 11. Il forum permanente 1. La Provincia nella fase attuativa e gestionale de PTCP assicura il conseguimento degli obiettivi e degli indirizzi del PTCP attraverso il costante impiego del forum permanente costituito dal Partenariato Stabile così definito: a. Partenariato Economico e Sociale CNEL; b. Ordine degli Ingegneri della Provincia di Barletta – Andria – Trani; c. Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Barletta – Andria – Trani;

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d. Ordine degli Geologi della Puglia; e. Ordine Dottori Agronomi e Forestali Bari; f. Consiglio provinciale dei Geometri e Geometri laureati della Provincia di Barletta Andria Trani ; g. Soggetti della programmazione negoziata (Patto per l’Occupazione Nord Barese Ofantino, Piano Strategico Vision 2020, Progetto Integrato Territoriale PIT2, GAL Murgia più, GAL Daunofantino, GAL Pontelama, GAL Città del Castel del Monte).

CAPO II. – STRUMENTI E MODALITÀ PER L’ATTUAZIONE DEL PIANO

Art. 12. Disposizioni attuative, definizioni ed efficacia 1. Il presente Piano, nell’ambito degli Assetti propone contenuti a carattere progettuale come esplicitati nel successivo comma 2. Tali tipologie a contenuto progettuale sono riferite ai soli articoli delle presenti NTA che esprimono effetti conformativi secondo quanto contenuto nel Quadro sinottico PTCP (Elaborato n. 3). 2. Le disposizioni contenute nella normativa del PTCP possono avere efficacia di Misure Indirette (Indirizzi e Direttive) o Misure Dirette (Prescrizioni ed Interventi), come previsto dal DRAG/PTCP, e di seguito così definite:  Misure “Indirette” i cui contenuti progettuali transitano attraverso ulteriori strumenti di pianificazione e quindi sono prevalentemente rivolti a orientare, con un differente grado di intensità, l’azione di altri soggetti; tali misure prevedono dispositivi e regole di carattere normativo e gestionale, che ne consentono, facilitano e incentivano l’attuazione (salvaguardie, mitigazioni, incentivi, compensazioni, norme condizionali e prestazionali); tali misure sono articolate in indirizzi e direttive, a seconda del grado di incisività ad esse attribuito nei confronti degli strumenti di pianificazione locale o delle politiche settoriali provinciali; in particolare: a. Indirizzi (IND) sono disposizioni volte a fissare obiettivi per la predisposizione dei piani sottordinati, dei piani settoriali del medesimo livello di pianificazione o di altri atti di pianificazione o programmazione degli enti pubblici, riconoscendo ambiti di discrezionalità nella specificazione e integrazione delle proprie previsioni e nell'applicazione dei propri contenuti alle specifiche realtà locali; b. Direttive (DIR) sono disposizioni che devono essere osservate nella elaborazione dei contenuti dei piani sottordinati, dei piani settoriali del medesimo livello di pianificazione o di altri atti di pianificazione o programmazione degli enti pubblici.  Misure “Dirette”, relative alla disciplina e alle azioni nell’ambito delle competenze dirette della Provincia: c. Prescrizioni (PRE) riguardando gli oggetti e i beni la cui competenza è provinciale, sono disposizioni che incidono direttamente sul regime giuridico dei beni disciplinati, regolando gli usi ammissibili e le trasformazioni consentite. Le prescrizioni devono trovare piena e immediata osservanza ed attuazione da parte di tutti i soggetti pubblici e privati, secondo le modalità previste dal piano, e prevalgono sulle disposizioni incompatibili contenute nei vigenti strumenti di pianificazione e negli atti amministrativi attuativi. d. Interventi (INT), ovvero azioni la cui attuazione è esercitata nell’ambito delle competenze dirette della Provincia. Per essi il PTCP individua le priorità e le condizioni per la loro realizzazione, nonché il raccordo con i programmi della amministrazione provinciale nel breve e medio periodo, con esplicito riferimento ai bilanci pluriennali provinciali. 3. Tutte le disposizioni di cui al precedente comma 2 devono essere osservate dai soggetti, pubblici e privati, che siano interessati dai contenuti del PTCP, senza la facoltà di interpretazione e scostamento concessa ai comuni e agli enti titolari di piani di settore. 4. Le disposizioni della presente normativa assumono i diversi gradi di efficacia previsti al comma 2 secondo quanto specificamente indicato nei diversi articoli o commi, ed indicato accanto al numero dell'articolo o del comma con le sigle (IND), (DIR), (PRE), (INT) rispettivamente per indirizzi, direttive, prescrizioni ed interventi. 5. Gli strumenti di pianificazione comunale possono rettificare le delimitazioni areali e localizzative contenute nelle tavole del PTCP per farle coincidere con la realtà dei luoghi rilevabile alla scala di maggiore dettaglio. Tali rettifiche costituiscono aggiornamento del piano e sono integrate, qualora necessario, negli elaborati del PTCP secondo la procedura di cui al precedente articolo 8.

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Art. 13. Strumenti di attuazione 1. Il PTCP si attua attraverso i seguenti strumenti pianificatori e programmatori: a. PUG e altri strumenti urbanistici comunali; b. Piani di settore di competenza della Provincia; c. Progetti Strategici Provinciali (PST) 2. Anche nella fase di attuazione viene garantita la partecipazione principalmente attraverso i seguenti strumenti: a. il forum permanente per la partecipazione di cui al precedente articolo 11; b. il sito Internet della provincia, attraverso pagine interattive appositamente dedicate; c. la redazione dei rapporti periodici di monitoraggio sull'attuazione del PTCP; d. le conferenze di copianificazione previste dal DRAG/PTCP e dal DRAG/PUG; e. le fasi di consultazione previste nel percorso di valutazione ambientale strategica di piani e programmi. 3. Rappresentano inoltre strumenti di attuazione basati sulla collaborazione interistituzionale quelli di seguito elencati: a. accordi di programma di cui agli articoli 15 della L. n. 241/90 e 34 del D.lgs. n. 267/2000 e altri atti di programmazione negoziata di cui alla L.R. n. 28/2001 e altre norme nazionali e regionali; b. intese con enti di settore competenti ai sensi dell'articolo 57 del D.Lgs n. 112/1998 e altre modalità negoziali definite dalla normativa nazionale e regionale; c. il Tavolo di Coordinamento in materia di uso e governo del territorio di cui al precedente articolo 9.

Art.14. Valutazione di compatibilità della Pianificazione comunale 1. La Provincia valuta la compatibilità degli strumenti urbanistici generali comunali con il PTCP. La valutazione di compatibilità dovrà verificare che le previsioni degli strumenti urbanistici generali comunali assicurino il conseguimento degli obiettivi fissati dal PTCP in coerenza con i limiti di sostenibilità previsti. Da tale valutazione di coerenza complessiva deriva il parere vincolante ed obbligatorio espresso dalla Provincia in merito alla compatibilità, non compatibilità o compatibilità condizionata. 2. Il PTCP può assumere, su richiesta e d’intesa con i Comuni interessati, il valore e gli effetti del Piano Urbanistico Generale comunale/parte strutturale ai sensi della L.R. n. 20/2001 e del DRAG Puglia. 3. Oltre ai piani urbanistici generali comunali, sono soggetti a valutazione di compatibilità rispetto ai contenuti di Assetto del PTCP: a. Varianti strutturali a piani urbanistici generali, formati ai sensi della L.R. n.20/2001 (Norme generali di governo e uso del territorio). b. Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana (L.R. n. 21/2008) che interessano superfici superiori a 40 ettari, oppure superiori a 20 ettari nelle zone ad elevata sensibilità ambientale di cui all’Allegato del R.R. n. 18/2013. c. Piani urbanistici comunali di riqualificazione che interessano superfici superiori a 40 ettari, oppure superiori a 20 ettari nelle zone ad elevata sensibilità ambientale di cui all’Allegato del R.R. n.18/2013. d. Piani urbanistici esecutivi o Piani di Lottizzazione di nuova costruzione che interessano superfici superiori a 20 ettari, oppure superiori a 10 ettari nelle zone ad elevata sensibilità ambientale di cui all’Allegato del RR n.18/2013. e. Piani urbanistici esecutivi (PUE) soggetti alla valutazione d’incidenza - livello II “valutazione appropriata”, ai sensi della normativa nazionale e regionale vigente. f. Piani urbanistici esecutivi (PUE) che definiscono il quadro di riferimento per la realizzazione di progetti di nuove infrastrutture, impianti, opere o spazi attrezzati destinati a funzioni urbane o ambientali sovralocali, come di seguito individuati: f1 Progetti per i quali è necessaria la valutazione d’impatto ambientale (VIA) in quanto inclusi negli Allegati II o III della Parte Seconda del D.Lgs. 152/2006. f2 Progetti il cui ambito territoriale di riferimento o bacino di utenza, individuati ai sensi della pertinente normativa di settore nazionale e regionale vigente, sia uguale o superiore all’intero territorio o popolazione comunale.

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g. Proposte dei Comuni riguardanti, ai sensi della normativa statale e regionale vigente e successive normative, la realizzazione di servizi di livello sovralocale come indicativamente elencati al successivo Art. 16. 4. Il parere è espresso entro 150 giorni dal ricevimento degli atti da parte della Provincia per i casi di cui al comma 1 e comma 3 lettera a; per tutti gli altri casi di cui al comma 3, il parere è espresso entro 90 giorni. Trascorsi i predetti termini, in assenza di parere, quest’ultimo si intende favorevole.

Art. 15. Contenuti minimi dei PUG ai fini del controllo di compatibilità 1. I contenuti minimi che devono essere previsti nei PUG comunali sono quelli fissati dal DRAG. 2. Costituiscono ulteriori contenuti minimi ai fini del controllo di compatibilità dei PUG al PTCP: a. Valutazione di coerenza tra gli Obiettivi del PUG e gli Obiettivi Generali e specifici del PTCP; b. Valutazione di coerenza dei contenuti del PUG con i contenuti di Assetto del PTCP come individuati nella Tavola D ed elencati nel Quadro Sinottico PTCP (Elaborato n. 3); c. Valutazione di coerenza delle invarianti del PUG con le invarianti strutturali del PTCP come individuate nella Tavola D ed elencati nel Quadro Sinottico PTCP (Elaborato n. 3). d. Valutazione delle misure adottate in tema di contenimento del consumo di suolo (Calcolo del Consumo di suolo Qualificato “CS” ed Indice di compattezza “K”).

Art. 16. Infrastrutture per i servizi di area vasta 1. Le proposte insediative con potenziali ricadute sovra comunali, eventualmente contenute nel PUG presentato in sede di istruttoria di compatibilità, dovranno essere soggette ad intesa con la provincia, anche al fine dell’attivazione di uno degli strumenti di attuazione del PTCP. 2. Gli insediamenti e le proposte insediative che possono presentare ricadute di rilevanza sovracomunale sono di seguito elencati in via orientativa: a. centri congressi e centri direzionali e fieristici ed espositivi di livello sovra locale; b. centri commerciali o parchi ad essi assimilati; c. grandi strutture distributive in sede fissa e del commercio all’ingrosso; d. aree per la logistica al servizio della produzione e del commercio; e. porti e approdi, stazioni ferroviarie e autobus e centri intermodali di livello sovra locale; f. centri intermodali e attrezzature per l’autotrasporto; g. poli tecnologici; h. attrezzature per la istruzione superiore, universitaria e centri di ricerca scientifica; i. poli sanitari e ospedalieri con bacino di utenza prevalentemente sovra comunale; j. parchi tematici e ricreativi; k. strutture per manifestazioni culturali, sportive e spettacoli a elevata partecipazione di pubblico; l. sedi di uffici provinciali, regionali, statali; m. strutture museali, biblioteche a altri centri di raccolta con bacino di utenza prevalentemente sovra comunale; n. servizi tecnologici di vario tipo (gestione, trattamento, smaltimento acque e rifiuti) quando servano prevalentemente una popolazione sovracomunale, o quando gli effetti attesi possano incidere in modo significativo sul territorio dei comuni confinanti; o. insediamenti produttivi e per la ricerca e innovazione tecnologica, di rilievo sovracomunale; p. insediamenti turistici di rilievo sovra comunale. 3. L'elenco di cui al precedente comma 2 individua le categorie tipologiche più frequenti. Possono tuttavia esistere insediamenti con rilevanti ricadute sovracomunali che non sono compresi nel precedente elenco, così come vi possono essere insediamenti che ricadono in almeno una delle voci tipologiche di cui sopra ma che non presentano ricadute sovracomunali significative. Nei casi dubbi la rilevanza sovracomunale degli effetti viene valutata sulla base dei criteri generali di seguito elencati: a. bacino di utenza in prevalenza esterno ai confini comunali; b. interazione diretta con la rete viabilistica provinciale o con le reti di trasporto pubblico; c. interazione con aree vincolate da norme nazionali o regionali, o elementi di pregio storico, architettonico e naturalistico individuati nel PTCP;

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d. effetti sulla continuità delle zone agricole rispetto alla situazione esistente nei comuni confinanti; e. localizzazione nei pressi del confine comunale e contemporanea presenza nel territorio del comune confinante di aree residenziali o di ricettori sensibili. 4. Ai fini dell’attivazione degli strumenti di cui al comma 1, il comune produce uno studio di approfondimento sugli aspetti sovracomunali che avrà i seguenti contenuti, eventualmente integrati e meglio specificati con richiesta della provincia per meglio tenere conto dei casi specifici: a. quadro conoscitivo esteso all'area vasta di riferimento per le ricadute degli insediamenti proposti; b. funzioni previste e relativi dimensionamenti massimi; c. dimensione dei bacini di utenza e della domanda potenziale, aspetti sociali, economici, territoriali e ambientali relativi agli impatti previsti; d. stima qualitativa, e quantitativa dove necessario, degli effetti indotti sui territori dei comuni interessati, ed individuazione delle situazioni di potenziale criticità; e. eventuali proposte mitigative e compensative per gli impatti previsti; f. coerenza con contenuti della pianificazione provinciale e dei comuni interessati; g. verifica dello schema di accessibilità in rapporto alle caratteristiche degli insediamenti e dei flussi veicolari esistenti e previsti, ed opere di adeguamento previste.

Art. 17. Cooperazione in fase di formazione dell’atto di valutazione di compatibilità 1. In base al principio di co-pianificazione e partecipazione in fase di formazione degli strumenti urbanistici generali comunali, il Comune può chiedere alla Provincia, nell’ambito del Tavolo di Coordinamento in materia di Uso e Governo del Territorio (Art. n. 9), una valutazione preliminare dell’iter ricognitivo, progettuale e normativo sulla base degli strumenti in elaborazione. Tale fase può di norma anche coincidere con le Conferenze di Copianificazione previste dal DRAG Puglia, alla quale la Provincia partecipa con Comune e Regione. In sede di valutazione preliminare sarà concordata tra Provincia e Comune l’entità e la portata della documentazione inerente alle verifiche sui contenuti sovracomunali.

Art. 18. Perequazione e incentivazione urbanistica, territoriale e/o finanziaria 1. La Provincia assume la perequazione e incentivazione urbanistica e territoriale quali strumenti, anche negoziali, attraverso i quali i Comuni e gli altri enti locali interessati definiscono e regolano un’equilibrata distribuzione dei vantaggi e dei sacrifici connessi ai fenomeni urbanizzativi, infrastrutturali e insediativi, in modo da evitare che, per conseguire risorse economiche, si diffondano operazioni comportanti consistente consumo del suolo. 2. La Provincia incentiva l’utilizzazione degli istituti previsti dalle leggi regionali sulla perequazione ed incentivazione urbanistica applicati alla rigenerazione urbana, gestione dei rifiuti, energie rinnovabili, etc. sia in relazione alla programmazione territoriale di livello comunale sia per la cura degli interessi sovracomunali tutelati dal PTCP, anche attraverso la promozione di accordi fra le Provincia stessa e più Comuni, che possono regolare anche le eventuali espansioni insediative o il potenziamento della rete infrastrutturale provinciale. 3. La Provincia, in relazione a quanto previsto ai commi che precedono, favorisce la costituzione di fondi di incetivazione, finanziati anche dalla Provincia stessa e dagli enti locali con risorse proprie, con entrate conseguenti alla realizzazione degli interventi o con oneri di urbanizzazione. 4. La Provincia, in sede di valutazione di compatibilità col PTCP degli strumenti e programmi demandati al suo esame considera e giudica espressamente l’idoneità delle previsioni provenienti da attività perequativa e incentivazione urbanistica rispetto al perseguimento degli obiettivi di PTCP. 5. Le previsioni di perequazione e incentivazione urbanistica dei PUG operano nel rispetto dei limiti di consumo di suolo definiti dai PUG stessi e, ove intendano eccedere da questi ultimi costituiscono variante al PUG, restando assoggettate alle procedure di legge in tal caso prescritte. 6. Più Comuni possono individuare ambiti situati nel territorio di uno o più fra essi, nei quali, nel PUG e negli atti di programmazione negoziata ad effetto territoriale, assegnano i diritti all’intero territorio con identico indice di edificabilità territoriale. In tal caso l’attuazione delle trasformazioni previste in detti ambiti comporta la cessione alle amministrazioni interessate o alla Provincia di aree per la realizzazione di servizi pubblici o d’interesse pubblico o generale, aventi comunque rilevanza provinciale o sovracomunale.

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7. Se l’acquisizione delle aree destinate a funzioni pubbliche o collettive avviene a favore della Provincia, quest’ultima stipula con le amministrazioni comunali interessate una convenzione diretta a regolare la realizzazione dei servizi previsti.

Art. 19. Compensazione e mitigazione ambientale 1. Il PTCP nella prospettiva dell’ecosostenibilità delle trasformazioni infrastrutturali urbane, agronomiche e di difesa del suolo adotta, tecniche e modelli di riferimento tesi a comprendere le componenti ambientali e del paesaggio nella pratica delle progettazioni pubbliche e private e dei relativi scenari. 2. Fermo restando gli obiettivi generali di cui all’Art. 4, la provincia sostiene attività di progettazione e di esecuzione di opere superando la concezione degli interventi mitigativi e compensativi a posteriori ma assumendo il rispetto degli equilibri ecologici e del contesto paesaggistico ambientale quali criteri guida del percorso di ideazione. 3. Il PTCP richiede che le trasformazioni e la realizzazione delle opere di interesse sovracomunale siano concepite in modo integrato a prefigurare la realizzazione di un nuovo paesaggio costituito da una serie di elementi di tipo puntuale, lineare ed areale che costruiscano e rafforzino il contesto interessato con opere di compensazione che siano in grado di migliorare la connettività e ridurre i fattori di discontinuità. 4. Durante la fase di progettazione preliminare saranno necessarie indagini conoscitive più approfondite delle componenti naturali paesistiche e insediative del territorio interessato dall’intervento (morfologia, geologia, idrologia, unità ecosistemiche, evoluzione storica, uso del suolo, destinazioni urbanistiche, valori paesistici/architettonici, vincoli normativi). In questa fase saranno definiti gli obiettivi di minimizzazione delle criticità più importanti dell’ambito territoriale esteso, le migliori localizzazione dell’opera e gli obiettivi di ottimizzazione del progetto. 5. La fase di progettazione definitiva dovrà considerare le indicazioni emerse per un approfondimento localizzato sugli ambiti più direttamente coinvolti dal progetto, evidenziandone le particolarità sotto il profilo dei valori ambientali e percettivi e valutando gli impatti determinabili su di esse dal nuovo tracciato/opera. In questa fase sarà così possibile definire la scelta delle opere di mitigazione e compensazione ambientale. 6. Nella fase di progettazione esecutiva infine dovranno essere specificate e progettate nel dettaglio le opere tipologiche e di mitigazione e compensazione ambientale e, implementati i processi per l’attuazione e gestione del progetto nel suo complesso, comprensivo delle stesse mitigazioni. 7. In sintesi i principi di riferimento sono i seguenti: a. La qualità finale ambientale complessiva dovrà essere migliore di quella di partenza; b. Medesime opere generano impatti diversi in paesaggi diversi; c. Gli impatti più gravi sono quelli che generano effetti a catena che, nel tempo, destrutturano un ambito paesistico d. Nelle valutazioni sarà sempre necessario tenere conto anche delle potenzialità di un sito e non solo del suo stato.

Art. 20. Raccordo con la pianificazione di settore provinciale 1. I vigenti piani e programmi provinciali di settore conservano efficacia e validità, salve le eventuali modifiche indicate nel presente piano. 2. I piani di settore, in fase di formazione o nell’aggiornamento, sono coerenti sugli aspetti territoriali con i principi, gli obiettivi generali e specifici e i contenuti del PTCP e perseguono per quanto di competenza il contenimento del consumo di suolo e delle altre risorse essenziali individuate dal PTCP. 3. I piani di settore possono integrare gli obiettivi specifici e le azioni del PTCP in relazione alle proprie competenze, e tali integrazioni sono recepite negli elaborati del PTCP, qualora necessario secondo le procedure di variante o aggiornamento di cui agli articoli 7 ed 8.

Art. 21. Progetti Strategici Territoriali (PST) 1. Per Progetto Strategico Territoriale si intende un progetto complesso finalizzato a realizzare interventi e servizi fra loro integrati, rispondenti a una specifica finalità di sviluppo territoriale, di particolare rilevanza per il perseguimento degli obiettivi del PTCP.

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2. Il PST si caratterizza per la capacità di promuovere effetti sinergici di sviluppo territoriale, derivanti dall’integrazione degli interventi e dei servizi e delle risorse coinvolti, dall’idea forza su cui si fonda, dall’approccio strategico, dalla rilevanza della partnership, dalla governance e dalla struttura di gestione adottati. 3. L’integrazione degli interventi, al fine di produrre effetti sinergici, deve assumere una natura multidimensionale (fisica, economica, sociale, ambientale, istituzionale) e sistemica. 4. L’approccio strategico deve indicare la precisa strategia da seguire, sulla base dell’ analisi delle alternative possibili, legata a una appropriata applicazione della metodologia della swot analysis. 5. La governance definisce il sistema delle regole e delle responsabilità adottato per l’intero ciclo programmatico del PST (programmazione, attuazione, monitoraggio e valutazione). 6. La struttura di gestione adottata deve garantire la sostenibilità dell’intero ciclo di programmazione del PST e la sostenibilità (economica, sociale e ambientale) degli interventi da realizzare nel medio-lungo periodo. 7. Il PST risponde al criterio del miglioramento dei processi di apprendimento nelle politiche di sviluppo locale, avendo particolare riguardo ai processi di apprendimento collettivo dei soggetti coinvolti, alla capitalizzazione delle esperienze ai fini della capacità di elaborazione strategica di sviluppo territoriale, alla gestione dei programmi e degli interventi di sviluppo territoriale.

Art. 22. Procedura di formazione dei PST 1. Il processo di formazione del PST si fonda su un protocollo d’intesa, promosso dalla Provincia, fra i soggetti pubblici coinvolti, rilevanti ai fini degli obiettivi che il PST deve perseguire. 2. Il protocollo d’intesa individua le motivazioni e l’idea forza del PST, il processo di partecipazione e di concertazione per la definizione degli obiettivi specifici, le problematiche fondamentali da analizzare, gli altri soggetti pubblici da coinvolgere, gli eventuali soggetti privati rilevanti per il perseguimento degli obiettivi specifici, le modalità per definire la governance e la struttura di gestione, le possibili fonti di finanziamento degli interventi e dei servizi, le procedure di monitoraggio, valutazione e implementazione del PST, l’organizzazione e le risorse necessarie alla elaborazione del PST. 3. Il processo di formazione del PST si chiude in apposita conferenza di servizi con la sottoscrizione di un accordo di programma, ai sensi della L. n. 241/90 e ss.mm.ii. 4. Fermo restando quanto stabilito nei precedenti commi, il Consiglio provinciale, su proposta della Giunta, può individuare ulteriori ambiti nei quali promuovere i PST.

Art. 23. Monitoraggio e valutazione del Piano 1. Al fine della implementazione del PTCP, la Provincia d’intesa con i comuni attiva un sistema di monitoraggio e valutazione. 2. Il sistema di monitoraggio e valutazione del PTCP intende concorrere alla implementazione del Sistema Nazionale di Valutazione delle politiche di sviluppo, attivato dall’Unità di Valutazione (UVAL) del Dipartimento delle Politiche di Sviluppo, presso il Ministero dello Sviluppo Economico. 3. Il sistema di monitoraggio e valutazione del Piano intende concorrere, altresì, alla implementazione delle politiche di sviluppo regionali, in linea con le attività svolte dal Nucleo di Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici (NVVIP) della Regione Puglia. 4. Ai fini dei commi 2 e 3, la Provincia attiva appositi accordi con l’UVAL e con il NVVIP per definire apposite metodologie di monitoraggio e valutazione, in linea anche con le previsione dei nuovi regolamenti comunitari sulla politica di coesione per il periodo 2014-2020, che prevede un rafforzamento delle attività di valutazione delle politiche di coesione, in particolare delle attività finalizzate alla valutazione d’impatto territoriale. 5. Il sistema di monitoraggio e valutazione del Piano concorrerà, in particolare: a. Alla implementazione dei Progetti Strategici Territoriali. b. A migliorare la capacità di elaborazione delle strategie di sviluppo integrato territoriale. c. A migliorare la capacità di governance multilivello. d. A migliorare la capacità di strutturare partnership durature ed efficaci. e. A migliorare la capacità di apprendimento collettivo finalizzata a implementare le strategie di sviluppo integrato territoriale.

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Art. 24. Ufficio di Piano 1. L’Ufficio di Piano, previsto dal DRAG/PTCP, fornisce il supporto tecnico nell’attività di gestione del Piano, attraverso lo svolgimento delle seguenti attività: a. Costruzione e aggiornamento costante di conoscenze territoriali - L’Ufficio di Piano può promuovere o contribuire alla raccolta, aggiornamento, elaborazione dati territoriali (basi di dati, cartografie, ortofoto, piani); alla confluenza, raccordo e integrazione di conoscenze di competenza dei settori della Provincia (ambiente, beni culturali, viabilità) e di quadri conoscitivi prodotti da altri soggetti territoriali (Regione, Province, Comuni, Autorità di Bacino, Enti Parco ecc.); alla costruzione e aggiornamento costante del SIT provinciale, al raccordo con il SIT regionale, alla gestione del web-gis e di web-gis tematici e alla diffusione delle conoscenze territoriali; b. Indirizzo, controllo e supporto alla pianificazione comunale – L’ufficio di Piano fornisce dati, informazioni e quadri conoscitivi e valutativi ai Comuni nell’ambito dell’assistenza tecnica per la integrazione tra il SIT provinciale e SIT comunali; istruttoria e verifica di compatibilità dei PUG comunali con il PTCP; c. Coordinamento e integrazione interistituzionale - L’Ufficio può avere compiti di partecipazione al Nucleo Tecnico di elaborazione e coordinamento incardinato presso la Regione Puglia; di contributo alla elaborazione, in fase propositiva, e al coordinamento, in fase attuativa, delle politiche territoriali degli Enti sottoscrittori; di verifica dell’applicazione delle politiche di orientamento espresse dal Tavolo; Art. 25. Sistema Informativo Territoriale 1. Il Sistema Informativo Territoriale (nel seguito SIT), previsto dal DRAG/PTCP, è lo strumento che garantisce la raccolta, elaborazione e il continuo aggiornamento delle informazioni relative al territorio provinciale, alle sue risorse, alle sue caratteristiche e ai suoi diversi usi, per la formazione del quadro conoscitivo e degli atti di programmazione e di pianificazione, per il monitoraggio della relativa attuazione e per l’adozione delle diverse decisioni. 2. Il SIT agisce in coordinamento con la Regione e gli altri Enti Locali, partecipando al SIT Regionale, in modo da favorire l’interscambio, aggiornamento, condivisione di dati territoriali tra i vari soggetti. 3. La Provincia, avvalendosi del SIT, organizza e cura il costante monitoraggio degli effetti del PTCP e del conseguimento dei suoi obiettivi adottando, qualora se ne presenti la necessità, ogni provvedimento atto ad adeguare il PTCP a nuove situazioni o esigenze. 4. I Comuni, nella formazione degli strumenti urbanistici, procedono alla verifica, approfondimento e integrazione delle conoscenze contenute nel SIT provinciale, anche se ulteriori rispetto a quelle contenute negli elaborati approvati del PTCP. 5. La Provincia recepisce nel SIT gli strumenti urbanistici comunali e i loro elementi conoscitivi.

Art. 26. Sito web del PTCP della Provincia di Barletta, Andria, Trani 1. E' istituito il sito web interattivo dedicato al Piano di Coordinamento della Provincia di Barletta Andria Trani (denominato www.ptcp.provincia.barletta-andria-trani.it), quale luogo di informazione e partecipazione a tutte le fasi del processo di elaborazione, attuazione e gestione del PTCP, nel rispetto dei principi di accessibilità, ed interoperabilità ai sensi del D.Lgs. n. 82/2005. 2. Sul sito è pubblicata l’intera documentazione tecnica ed amministrativa relativa al PTCP nelle diverse fasi del processo di formazione ed approvazione e, in particolare, quella relativa alla partecipazione, alla concertazione, alla Valutazione Ambientale Strategica ed alla diffusione di azioni, eventi, progetti, documentazione amministrativa. 3. Il sito consente la partecipazione interattiva nella sessione WebGIS del PTCP della BAT dei livelli informativi geo-referenziati utilizzati nell'ambito della costruzione dei contenuti di conoscenza per l'elaborazione del PTCP, unitamente ai contenuti di assetto. Sarà quindi possibile, attraverso la tecnologia WebGis, consultare in maniera interattiva l’insieme dei diversi livelli informativi riferiti agli Articoli conformativi del piano per meglio definire i processi decisionali, il recepimento e l’adeguamento della pianificazione comunale, i processi autorizzativi e di pianificazione delle risorse territoriali.

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Art. 27. Adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al PTCP e misure di salvaguardia 1. A far data dall'adozione del PTCP e fino all’entrata in vigenza dello stesso, i Comuni nell’ambito delle attività di elaborazione ed approvazione degli strumenti di pianificazione di cui all’Art. n. 14 commi 1 e 3, richiedono la partecipazione della Provincia di Barletta Andria Trani nelle forme e nei modi previsti nell’ambito delle attività di copianificazione previste dal DRAG. 2. Le previsioni di piano come definite nell’Atlante D e come dettagliate nel Quadro Sinottico PTCP (Elaborato n. 3), costituisco il riferimento per la formazione degli strumenti di pianificazione di cui all’Art. 14, commi 1 e 3.

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TITOLO II – SISTEMA AMBIENTALE E PAESAGGISTICO

CAPO I. DISPOSIZIONI GENERALI PER IL SISTEMA AMBIENTALE E PAESAGGISTICO

Art. 28. Obiettivi specifici 1. Fermi restando gli obiettivi generali di cui al precedente Art. n. 4, costituiscono obiettivi specifici per il Sistema ambientale e paesaggistico, quelli qui di seguito indicati: a. (1.1) Il ripristino delle condizioni di equilibrio chimico/fisico dei corpi idrici sotterranei: aumento dei tempi di corrivazione; riduzione del rischio di contaminazione degli acquiferi; verifica delle scelte localizzative per il sistema dei servizi e delle infrastrutture puntuali. b. (1.2) La riduzione del “conflitto ambientale” nella gestione ponderata e condivisa delle incompatibilità tra i diversi usi, (rischio idrogeologico, incidente rilevante, rischio sismico, inquinamento atmosferico, etc.). c. (1.3) ll supporto alla riorganizzazione dei modelli di gestione del trattamento dei rifiuti solidi urbani su base provinciale per il contenimento della produzione dei rifiuti e della spesa privata e collettiva; l’autosufficienza nella gestione dei rifiuti urbani, condizioni di efficienza, efficacia; massima efficacia nell’organizzazione delle raccolte integrate, perseguimento delle massime sinergie ed economie di scala. d. (1.4) Deframmentazione degli habitat naturali nella accezione di “servizi ecosistemici” 1; favorendo altresì la continuità ed il riequilibrio dei valori ambientali alla scala di area vasta, estesa alle scale interprovinciale e interregionale (reti lunghe della naturalità). e. (1.5) Alleggerimento e riorganizzazione, in termini di compatibilità ambientale, della pressione insediativa sul sistema marino/costiero. f. (1.6) Promuovere l’efficienza ed il risparmio energetico ed incentivare la produzione, l’utilizzo e la ricerca in materia di fonti rinnovabili imprescindibilmente legati alla capacità endogena territoriale (filiere corte dell’energia). g. (1.7) Ricercare azioni innovative sull’uso dei materiali (anche alternativi), sulle tecniche di coltivazione e sistemazione in itinere e per il recupero delle cave esaurite ed abbandonate (Distretto Produttivo Lapideo Pugliese – marchio “Pietre di Puglia”). h. (1.8) Riequilibrio della capacità attrattiva turistica dei tre principali ambiti di paesaggio del PPTR, della costa e dell’entroterra, rafforzando all’interno di questi, le relazioni tra i beni culturali ed ambientali rilevanti e le altre risorse complementari. i. (1.9) La riqualificazione “sociale del paesaggio” attraverso il sostegno ed il supporto ad iniziative private di costruzione e ricostruzione del paesaggio nei suoi caratteri identitari, nell’ambito dei processi di trasformazione. j. (1.10) La tutela e la valorizzazione del patrimonio storico/culturale/archeologico nella accezione anche di azioni indirette di “supporto alle decisioni” e riduzione del rischio di “conflitto” tra le diverse opzioni di sviluppo e trasformazione del territorio: la “mappa del rischio archeologico”.

Art. 29. Disposizioni e struttura della disciplina 1. Il presente Titolo definisce ed articola la disciplina del PTCP per la difesa del suolo, la tutela e valorizzazione della integrità fisica del territorio, della sua identità culturale a matrice naturale ed antropica, rispettivamente rivolta alla pianificazione urbanistica comunale (Art. n. 2, comma 6) e per quella di settore provinciale e sotto ordinata (Art. n. 20, comma 2) secondo il Quadro Sinottico PTCP (Elaborato n. 3). 2. Le disposizioni contenute nel presente Titolo, recepiscono le disposizioni del Piano di Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino della Regione Puglia e della Autorità di Bacino della Basilicata; Piano Regionale di Tutela

1 Secondo la definizione data dal Millennium Ecosystem Assessment (MA, 2005) i servizi ecosistemici sono “i benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano” e si possono distinguere in quattro grandi categorie: supporto alla vita (es. formazione del suolo), approvvigionamento (es. cibo), regolazione (es. regolazione del clima), culturali (es. estetici o religiosi). Il concetto di base è quello che, in generale, il benessere umano dipende dai servizi forniti dalla natura; si giunge quindi al superamento dell’antitesi e del conflitto tra l’approccio di semplice conservazione della natura e lo sfruttamento economico delle risorse naturali. Ovvero garantendo la collaborazione fra i territori e l’equilibrio nella distribuzione costi/benefici. Da cui il miglioramento delle capacità dell’ecosistema di conservare e massimizzare l’impiego dell’energia, in grado di supportare ed orientare le evoluzioni/involuzioni del paesaggio, in relazione al grado di conservazione, recupero o trasformazione del mosaico ambientale.

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delle Acque; Piano Regionale per le Attività Estrattive; Piano del Parco Nazionale dell’Alta Murgia; PTCP della Provincia di Foggia; Piano di Gestione della zona umida di Margherita di Savoia; Norme generali di tutela e salvaguardia del Parco Regionale del Fiume Ofanto (Art. n. 56 L.R. 37/07); Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PPTR); con particolare riferimento alla parte 4.2 “Cinque Progetti Territoriali per il paesaggio regionale” e parte 6 “Il sistema delle tutele: beni paesaggistici e ulteriori contesti paesaggistici”. 3. Le strategie per il sistema ambientale e paesaggistico sono individuate nell’Allegato n. 2 alle presenti norme. 4. Gli articoli del presente Titolo che esprimono i Contenuti di Assetto e gli effetti conformativi, secondo quanto individuato nel Quadro Sinottico PTCP (Elaborato n. 3), costituiscono i livelli informativi vettoriali geo-riferiti riportati all’interno dell’Atlante cartografico del sistema ambientale e paesaggistico – Tav. A.1 “Difesa del Suolo”, Tav. A.2 “ Contesti Idro-geo-morfologici”, Tav. A.3 “Contesti ecosistemici-ambientali”, Tav. A.4 “Contesti antropici e storico-culturali”. 5. I Comuni approfondiscono, verificano e integrano i contenuti dell’Atlante cartografico del sistema Ambientale e paesaggistico mediante la piattaforma di interscambio del web GIS (Art. 26, comma 3) completando la ricognizione delle categorie di elementi ivi indicati, sulla base di indagini di maggior dettaglio alla scala comunale. A tale fine, assumono come riferimento, le modalità ed i protocolli contenuti nell’Elaborato F (Banca dati alfanumerica e vettoriale geo-riferiti).

Art. 30. La “visione strategica” dei paesaggi nei processi in atto 1. (IND) I riferimenti che il PTCP assume, in materia di paesaggio sono contenuti nella Convenzione del Paesaggio ratificata con la L. n 14/2006, nel decreto legislativo n 42/2004, nella L.R. n. 20/2009 e s.m.i. e nelle disposizioni contenute nel sistema delle tutele dell’adottato Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR). Il PTCP persegue le finalità di salvaguardia, qualificazione e valorizzazione del paesaggio provinciale e delle sue componenti orientando le trasformazioni territoriali e le loro modalità in maniera compatibile con il mantenimento dei valori riconosciuti e definendo i processi di costruzione dei diversi documenti e strumenti di pianificazione ai diversi livelli con l’obiettivo di una progressiva ulteriore qualificazione paesaggistica del territorio provinciale. 2. Il PTCP recepisce le indicazioni relative al titolo V “Ambiti paesaggistici, obiettivi di qualità e normative d’uso” del PPTR, che articola il territorio provinciale nei seguenti Ambiti Paesaggistici e relative Figure Territoriali e paesaggistiche (unità minime di paesaggio): (3) Tavoliere (3.3) Il Mosaico di Cerignola (3.4) Le Saline di margherita di Savoia (4) Ofanto (4.1) La bassa valle dell’Ofanto (4.3) La valle del Torrente Locone (5) Puglia centrale (5.1) La piana olivicola del nord barese (6) Alta Murgia (6.1) L’Altopiano murgiano (6.2) La Fossa Bradanica 3. Il PTCP specifica ed articola gli ambiti paesaggistici sopraelencati individuando sei forme di paesaggi provinciali sulla base delle principali conformazioni geomorfologiche e alle identità storico-culturali, naturali, paesistico- fluviali, insediative e del paesaggio agrario e urbano. I predetti paesaggi sono individuati nella Tavola D.2 e sono definiti negli indirizzi e nelle azioni da intraprendere nell’Allegato 3 alle presenti norme. 4. Il PTCP individua i seguenti paesaggi provinciali: a. Paesaggi della trasformazione dell’armatura urbana e del contesto rurale a elevata infrastrutturazione. b. Paesaggi della trasformazione tra ruralità’ e naturalità’. c. Paesaggi della trasformazione d. I paesaggi del conflitto. e. Paesaggi della tutela e della valorizzazione. f. Paesaggi lenti.

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5. (DIR) I Comuni in sede di redazione degli strumenti urbanistici comunali e loro varianti, assumono i contenuti di cui ai precedenti commi 2 e 3 quali riferimenti essenziali, mediante i quali ne stabiliscono a scala di maggiore dettaglio l'articolazione e la caratterizzazione nonché le regole di salvaguardia, fruizione e valorizzazione. 6. In attuazione del protocollo di intesa tra Regione Puglia e Provincia di Barletta Andria Trani per le attività di copianificazione in materia di pianificazione territoriale di coordinamento provinciale (D.G.P. n. 27 del 24.04.2011) il presente Piano prevede l’istituzione di un “presidio” provinciale per la qualità del paesaggio. Esso svolge, presso l’Ufficio di Piano (Art. n.24) attività di monitoraggio, acquisizione, sensibilizzazione ed elaborazione delle informazioni sullo stato e sull'evoluzione del paesaggio provinciale a supporto del PPTR, ai sensi dell’Art. n. 11, comma 3 delle NTA del PPTR. 7. L'assetto organizzativo e le modalità operative del “presidio provinciale” per la qualità del paesaggio saranno disciplinati da specifico Regolamento approvato con deliberazione di Giunta Provinciale ai fini della definizione, della composizione, di compiti e modalità di funzionamento, nonché delle interconnessioni funzionali con l'Osservatorio regionale per la qualità del paesaggio e per i beni culturali.

CAPO II. DISPOSIZIONI SPECIALI ED OPERATIVE

Sezione I. Componente abiotica – integrità fisica

Art. 31. Difesa del suolo 1. Il presente piano recepisce ed integra le disposizioni dei Piani stralcio di assetto idrogeologico dell’Autorità di Bacino della Puglia e dell’Autorità di Bacino della Basilicata e persegue la finalità di eliminare e ridurre il rischio naturale negli insediamenti antropici esistenti e di escludere le nuove trasformazioni o destinazioni di uso che comportano l’aumento di tale rischio. 2. (DIR) Ferme restando le disposizioni del PAI relative alle aree a pericolosità geomorfologica, la tavola A.1 del presente piano indica ulteriori aree che richiedono ulteriori studi ed indagini a carattere particolare per come rivenienti sia dalla Carta idrogeomorfologica dell’Autorità di Bacino della Puglia che da segnalazioni ed attività operate in campo aperto. 3. (DIR) Ferme restando le disposizioni del PAI relative alle aree a pericolosità idraulica, la tavola A.1 del presente piano indica ulteriori aree che richiedono ulteriori studi ed indagini a carattere particolare per come rivenienti sia dalla Carta idrogeomorfologica dell’Autorità di Bacino della Puglia che da segnalazioni ed attività operate in campo aperto. 4. Per le valutazioni di sostenibilità e sicurezza degli insediamenti, gli strumenti urbanistici comunali e le loro varianti approfondiscono le caratterizzazioni di dettaglio delle situazioni di pericolosità idraulica del territorio, ivi comprese quelle rappresentate nella predetta Tavola A.1. 5. I Comuni in sede di redazione degli strumenti urbanistici comunali e loro varianti effettuano gli opportuni approfondimenti tecnici, valutano le condizioni di rischio idraulico atteso per gli insediamenti urbani e rurali esistenti e definiscono: a. l’ammissibilità delle trasformazioni, fisiche e funzionali, del territorio e degli immobili che lo compongono; b. le disposizioni volte ad impedire, mitigare, compensare l’incremento delle eventuali criticità ambientali e dei rischi per il sistema insediativo già presenti e l’insorgere di nuovi impatti ambientali negativi e rischi antropici delle scelte operate. 6. Inoltre, gli strumenti urbanistici comunali ai fini della riduzione del rischio esistente: a. valutano le condizioni attuali di rischio degli edifici pubblici sedi di funzioni strategiche e dei punti di ritrovo previsti dai piani della Protezione civile e definiscono azioni al fine della loro messa in sicurezza o riduzione del rischio, anche attraverso la delocalizzazione di tali funzioni; b. verificano l’esigenza di introdurre fasce di rispetto relative alle aree a rischio individuate dai PAI; c. promuovono azioni per il progressivo allontanamento degli edifici esistenti dalle aree a rischio o la riduzione della loro vulnerabilità o idonei cambi di destinazione di uso per la riduzione della esposizione al rischio.

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7. Infine, nel valutare le potenziali direttrici di espansione urbana e i contesti per nuovi insediamenti, di cui ai titoli successivi, gli strumenti urbanistici comunali considerano gli elementi di criticità idraulica come fattori di rischio escludenti o limitanti. In presenza di fattori di rischio escludenti, considerati tali in quanto non mitigabili dal punto di vista della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, non sono ammessi nuovi insediamenti urbani e per attività produttive. In presenza di fattori limitanti ed in assenza di alternative localizzative, risultanti tali nell’ambito della procedura di VAS, possono essere localizzati nuovi insediamenti urbani e specializzati per attività produttive e comunque prevedendo il divieto di realizzazione di scantinati e cantine e la sopraelevazione dal piano di campagna fino all’altezza attesa del tirante idraulico.

Art. 32. Fenomeni di erosione della linea di costa 1. Nella tavola A.1 sono individuate le aree costiere interessate da significativi fenomeni di arretramento costiero per come rivenienti sia dal PAI che dal Piano Regionale delle Coste che da segnalazioni ed attività operate in campo aperto. 2. Nelle more dell’approvazione del Piano stralcio della dinamica delle coste da parte dell’Autorità di Bacino della Puglia costituiscono indirizzo per la Provincia e i comuni nell’ambito delle rispettive competenze le “Linee guida per la individuazione di interventi tesi a mitigare le situazioni di maggiore criticità delle coste basse pugliesi” approvate con Deliberazione di Giunta Regionale n. 410 del 10/03/2011 nonché l'"Atto di indirizzo per la definizione e perimetrazione delle aree a pericolosità geomorfologica in ambito costiero” approvato dal Comitato Tecnico dell’Autorità di Bacino della Puglia in data 29/11/2010. 3. (IND) Il presente piano assume il principio di precauzione in riferimento alla riduzione del rischio derivante dall’arretramento della costa, limitando i nuovi insediamenti urbani in tali aree e attivando misure di programmazione e pianificazione orientate alla riqualificazione dei tessuti urbani costieri, alla esclusione di nuove insediamenti urbani e turistici sulla linea di costa non ancora urbanizzata, a promuovere il recupero ambientale e paesaggistico delle aree rurali costiere.

Art. 33. Contesti idro-geo-morfologici di tutela paesaggistica 1. (IND) Il presente Piano recepisce e dettaglia le disposizioni del PPTR inerenti il sistema delle tutele per la struttura idro-geo-morfologica articolata in componenti geomorfologiche e componenti idrologiche, comprendenti Beni Paesaggistici (BP) e Ulteriori Contesti Paesaggistici (UCP). Fermo restando quanto previsto per i Beni Paesaggistici (Territori costieri - 300 m.; Territori con termini ai laghi - 300 m.; Fiumi, torrenti, corsi d’acqua iscritti negli elenchi delle acque pubbliche – 150 m.), il PTCP nella Tavola A.2 e nel dato vettoriale geo- riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), in linea con l’Art. n. 26 delle NTA del PPTR “Funzione del quadro conoscitivo nella Pianificazione settoriale locale”, individua ulteriori elementi paesaggistici appartenenti ai predetti (UCP), oggetto di indagini e approfondimenti alla scala di maggior dettaglio (PPTR/PTCP), così come di seguito indicato: a. Versanti (PPTR/PTCP) - Consistono in parti di territorio a forte acclività, aventi pendenza superiore al 20%. b. Lame e gravine (PPTR/PTCP) - Consistono in solchi erosivi di natura carsica, peculiari del territorio pugliese, dovuti all’azione naturale di corsi d’acqua di natura episodica, come delimitati nella Tavola A.2. c. Doline (PPTR/PTCP) - Consistono in forme carsiche di superficie, costituite da depressioni della superficie terrestre con un orlo morfologico pronunciato di forma poligonale che ne segna il limite esterno rispetto alle aree non interessate dal processo di carsogenesi, come individuate nella Tavola A.2. d. Grotte (PPTR/PTCP) - Consistono in cavità sotterranee di natura carsica generate dalla corrosione di rocce solubili, anche per l’azione delle acque sotterranee, alla quale si aggiunge, subordinatamente, anche il fenomeno dell'erosione meccanica, come individuate nella Tavola A.2. e. Geositi (PPTR/PTCP) - Consistono in formazioni geologiche di particolare significato geomorfologico e paesaggistico, ovvero in qualsiasi località, area o territorio in cui possa essere definibile un interesse geologico, geomorfologico, idrogeologico, paleontologico e pedologico, significativo della geodiversità della regione: doline di particolare valore paesaggistico; campi di doline, vale a dire aree estese ad alta concentrazione di doline anche di ridotta dimensione che configurano un paesaggio di particolare valore identitario; luoghi di rilevante interesse paleontologico (es. cava con orme di dinosauri a Bisceglie); falesie, porzioni di costa rocciosa con pareti a picco, alte e continue; alcuni siti di primaria importanza geologica (fra i quali Cave di Bauxite, Il Gurgo, grotte Montenero-Dellisanti), come individuati nella Tavola A.2 e Quaderno n. 1 (Contenuti di Conoscenza).

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f. Inghiottitoi (PPTR/PTCP) - Consistono in varchi o cavità carsiche, localmente definite anche vore, abissi, gravi, voragini, a sviluppo prevalentemente verticale, attraverso cui le acque superficiali possono penetrare in profondità e alimentare le falde idriche profonde, come individuati nella Tavola A.2. g. Cordoni dunari (PPTR/PTCP) - Consistono in areali, di estensione cartografabile in rapporto alla scala di rappresentazione del PPTR, in cui sono presenti accumuli naturali di materiale originati da processi di trasporto eolico, sia in fase attiva di modellamento, sia più antichi e, talvolta, anche parzialmente occupati in superficie da strutture antropiche, come perimetrati nella Tavola A.2. h. Reticolo di connessione alla R.E.R. (PPTR/PTCP) - Consiste in corpi idrici, anche effimeri o occasionali, che includono una fascia di salvaguardia di 100 m finalizzata a permettere la connessione e lo spostamento delle popolazioni (animali e vegetali) tra le aree a massima naturalità e biodiversità. i. Sorgenti (PPTR/PTCP) - Consistono in punti della superficie terrestre ove viene alla luce, in modo del tutto naturale, una portata apprezzabile di acqua sotterranea, come individuati, in coordinamento con l’Autorità di Bacino della Puglia”, dalla carta Idro-geo-morfologica della Regione Puglia e individuati nella Tavola A.2. 2. (IND) I Comuni, nei propri atti di pianificazione, verificano ed integrano, a scala di maggior dettaglio, le specifiche disposizioni volte ad indirizzare e controllare le eventuali trasformazioni e a prescrivere il corretto inserimento degli interventi di trasformazione nel rispetto degli obiettivi specifici di cui all’Art. n. 28 ed in coerenza con gli indirizzi e le direttive delle forme dei paesaggi di cui all’Art. n. 30.

Art. 34. Indirizzi per il recupero delle aree di cava esaurite 1. (IND) Ai fini della riqualificazione ambientale delle aree caratterizzate dalla presenza di cave esaurite, abbandonate e/o in disuso, il PTCP individua, nella Tavola A.2 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), in linea con quanto previsto dalle “Norme per il recupero delle cave” di cui all’Art. 10 – Titolo VI delle NTA del nuovo Piano Regionale delle Attività Estrattive (P.R.A.E.) approvato con D.G.R. n. 445 del 02.02.2010, le seguenti tipologie di recupero da privilegiare: a. Recupero naturalistico - attraverso interventi atti a migliorare e/o mitigare le condizioni estetiche e/o fisico- biologiche dell’ambiente degradato dalla attività estrattiva, con reinserimento nel sistema territoriale e nel contesto ambientale esistente; gli interventi potranno essere finalizzati alla realizzazione di rinverdimenti, rimboschimenti, creazione di specchi d’acqua a gestione naturalistica, oasi faunistiche, etc. b. Recupero produttivo - attraverso la riconversione delle aree di cava per finalità produttive in settori diversi da quello estrattivo, come attività per colture agricole o arboricole, forestali, allevamento ittico o zootecnico, produzione di energie rinnovabili come pannelli solari, centrali solari, geotermiche, etc. c. Recupero urbanistico - attraverso interventi finalizzati ad evitare ulteriore consumo di suolo che prevedano il riuso residenziale o quello terziario attraverso uffici, attività ricettive e commerciali, servizi pubblici e privati; il riuso per il tempo libero: aree sportive, parchi divertimenti, aree ricreative e culturali in genere; riusi legati alla valorizzazione dell’archeologia industriale: musei giacimentologici con attività culturali connesse (musei della “pietra”, dei “cavamonti”, etc.); riuso per attività secondarie sostenibili: artigianato, industria, attività di servizio equiparabili alle secondarie. d. Recupero per emergenze civili – attraverso interventi per la riduzione del rischio idraulico e il miglioramento della regimazione dei corsi d’acqua (casse di espansione, bacini di laminazione) da realizzare in modo preferenziale nella fascia di 150 m da ciascun lato degli alvei in modellamento attivo. e. Recupero ai fini irrigui - sistemazione a bacino di accumulo idrico ad uso irriguo. 2. (IND) Ai fini del recupero dei residui da attività estrattive (ravaneti), fermo restando quanto previsto dal D.Lgs. n.117 del 30.05.2008 “Attuazione della direttiva 2006/21/CE relativa alla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive e che modifica la direttiva 2004/35/CE”, sono da privilegiare azioni miranti a: a. Verificare l’esatta perimetrazione e la stabilità geotecnica dei grandi cumuli di residui di cava (ravaneti) ai fini della salvaguardia ambientale del sito, valutando al contempo la consistenza delle aree potenzialmente idonee all’attività estrattiva attualmente penalizzate dalla presenza dei cumuli detritici. b. Riprendere e trattare in modo opportuno i materiali costituenti le discariche di residui di cava, impostandone un trattamento sistematico per una loro ricollocazione sul mercato quale “materia prima seconda”. c. Valorizzare gli scarti (sfridi di cava e fanghi di segazione) utilizzandoli per la realizzazione di Opere Pubbliche, a seguito di specifici trattamenti e a fronte di idonee caratteristiche lito-applicative,

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recuperandoli ad esempio, come aggregati per calcestruzzo, misti granulari, massi da scogliera, “terricci vegetali”, etc.

Art. 35. Ciclo delle acque 1. Il presente Piano recepisce ed integra le disposizioni del Piano Regionale di Tutela delle Acque con riferimento alle azioni e misure previste per la tutela quali - quantitativa delle acque superficiali interne e sotterranee, di quelle marino – costiere nonché per le aree soggette a specifiche norme di protezione. 2. (IND) Al fine di garantire i medesimi obiettivi di tutela e di risparmio, per gli strumenti urbanistici comunali, anche attraverso i relativi piani esecutivi, valgono gli indirizzi di seguito elencati: a. Prevedere soluzioni progettuali che regolino il deflusso dei drenaggi urbani verso i corsi d’acqua, anche individuando aree in grado di fermare temporaneamente le acque nei periodi di crisi con bacini multifunzionali fitodepuranti; b. Promuovere il risparmio idrico, prevedendo la distinzione delle reti di distribuzione in acque di alto e basso livello qualitativo e interventi di riciclo e riutilizzo delle acque meteoriche nei nuovi insediamenti; c. Favorire, negli ambiti di ricarica prevalente della falda l'immissione delle acque meteoriche sul suolo e nei primi strati del sottosuolo, evitando interventi di impermeabilizzazione di suoli, incentivando nuovi impianti colturali con essenze legnose agricole di pregio ambientale (come definite nella Tavola II.2 dei contenuti di conoscenza), intercettando la veicolazione di sostanze inquinanti verso le falde; d. Favorire, nelle eventuali trasformazioni urbanistiche e infrastrutturali, l'infiltrazione e l'invaso temporaneo delle precipitazioni meteoriche al fine di non causare condizioni di sovraccarico nella rete di drenaggio, in coerenza anche con le disposizioni del PPTR per le APPEA. e. Promuovere interventi di recupero, ai fini irrigui, e stoccaggio in bacini idrici (Art. n. 34, comma 1.n). f. Favorire, negli Ambiti Provinciali di Rigenerazione Urbana (Art. n. 57), l'immissione delle acque meteoriche nel reticolo idrico superficiale; g. Valutare, nelle eventuali trasformazioni urbanistiche e infrastrutturali, le alterazioni al regime delle acque sotterranee e verificare i relativi effetti anche nelle aree limitrofe, eventualmente introducendo adeguati correttivi al progetto di intervento. h. Promuovere, ai fini della riduzione del carico diffuso proveniente dal settore agricolo e zootecnico, gli interventi di diffusione di fasce tampone vegetate per l’abbattimento degli inquinanti, individuando aree preferenziali alla localizzazione di tali “fasce tampone” che non siano già interessate dall’applicazione degli obblighi di condizionalità previsti dalla Politica Agricola Comunitaria (PAC).

Art. 36. Aree interessate da fenomeni di vulnerabilità degli acquiferi 1. Ferme restando le disposizioni del Piano Regionale di Tutela delle Acque, nelle aree interessate da fenomeni di compromissione delle acque sotterranee ed individuate nella Tavola A1 del presente piano (Aree vulnerabili da contaminazione salina, Aree di tutela quantitativa, Aree di tutela quali-quantitativa), il PTCP prevede l'adozione di uno o più PST con i seguenti contenuti minimi: a. Stima dei consumi idrici, esistenti e di previsione con individuazione degli obiettivi e delle misure volte a contenere il consumo idrico con verifica quantitativa del risultato previsto; b. Orientamento, mediante misure e accorgimenti tecnici, al contenimento del consumo delle risorse idriche ed alla ricarica di quelle sotterranee; c. Potenziamento delle attività di controllo e monitoraggio. 2. In relazione al precedente comma 1, lett. a), costituiscono elementi di riferimento il “Catasto delle utenze idriche” ed il “Catasto degli scarichi” in fase di implementazione da parte della Provincia. 3. In relazione al precedente comma 1, lett. b), costituiscono elementi di riferimento le seguenti direttive: a. Ridurre l’entità dei prelievi dai corpi idrici sotterranei nelle aree in cui questi manifestano problemi di depauperamento o alterazione dello stato qualitativo indotto da sovra sfruttamento. b. Favorire, ove possibile, anche attraverso azioni dimostrative e forme di incentivazione, il recupero e riutilizzo delle acque reflue depurate in sostituzione dei prelievi dalle falde per i vari usi: ambientale, irriguo, civile e industriale nei modi previsti dal Regolamento Regionale n.8 del 18.04.2012 “Norme e misure per il riutilizzo delle acque reflue depurate”. In particolare, ai fini irrigui è da considerarsi prioritario l’avvio all’esercizio degli impianti di riuso già esistenti ovvero la previsione di nuovi impianti di riutilizzo a ridosso della fascia costiera;

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c. Favorire la realizzazione di bacini di infiltrazione o laminazione per la regolazione del flusso di corsi d’acqua, la realizzazione di bacini per il ripristino o miglioramento degli equilibri idrici delle aree umide, la ricarica indiretta dei corpi idrici sotterranei in ambiente carsico attraverso il rilascio del refluo affinato in canali, lame o gravine, la ricarica dei sistemi di approvvigionamento idrico ad uso non potabile. d. Favorire la scelta di colture poco idroesigenti e/o a ciclo autunno-invernale, adottando tecniche di irrigazione che consentano una riduzione dei volumi utilizzati, nonché il corretto uso di concimi e prodotti antiparassitari. e. Ridurre l’uso di concimi azotati attraverso l’applicazione rigorosa del Codice di Buona Pratica Agricola, nonché eventuali incentivazioni e/o compensativi; a tal fine sono auspicabili politiche di incentivazione della conversione delle aree agricole esistenti a coltivazioni di tipo biologico. 4. (DIR) In relazione al precedente comma 1, lett. c), la Provincia orienta i controlli di propria competenza al fine di contenere gli scarichi abusivi, monitorare le portate dei corpi idrici, anche tramite il coinvolgimento dei comuni, individuare le cause di contaminazione. Inoltre al fine di favorire una corretta gestione delle risorse idriche sotterranee, prevede altresì specifiche attività finalizzate a: a. valutare la vulnerabilità intrinseca degli acquiferi a cui sovrapporre gli elementi di potenziale pericolo di contaminazione; b. diversificare gli usi delle acque sotterranee e ridurre lo sfruttamento delle falde profonde, destinando le acque pregiate ai soli scopi potabili. 5. Gli strumenti urbanistici comunali e le loro varianti, sulla base degli elementi ricognitivi di cui ai precedenti commi, effettuano una ricognizione di maggior dettaglio nelle parti del territorio comunale urbanizzato o in quelle per le quali siano previste significative trasformazioni fisiche o funzionali del suolo e degli immobili valutando i rischi derivanti dalla attività antropica nelle aree urbanizzate e nei contesti di nuovo insediamento ed indicando le ulteriori eventuali mitigazioni necessarie a escludere o ridurre gli impatti critici. 6. Al fine di garantire la ricarica delle falde sotterranee nelle zone di cui al precedente comma 1, gli strumenti urbanistici comunali e le loro varianti, prescrivono la percentuale minima della superficie di intervento che deve essere mantenuta permeabile. Qualora tale prescrizione non sia già stabilita negli strumenti urbanistici generali, i Comuni possono introdurla in sede di approvazione dei piani esecutivi prevedendo in alternativa la realizzazione di opere di compensazione aventi l’effetto di ridurre gli effetti della parziale impermeabilizzazione del suolo.

Art. 37. Rigenerazione ecologico/idraulica dei corsi d’acqua superficiali 1. Il PTCP individua, alla Tavola A.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), gli ambiti di riferimento prioritario lungo le fasce di rilevanza paesistico-fluviale, quali sistemi ambientali costituiti dal corso d'acqua semi-naturale, caratterizzato da elementi morfologici, naturalistici, nonché dalle aree degradate che necessitano di una rigenerazione ecologico/idraulica. 2. (PRE) Ai fini della tutela, valorizzazione e potenziamento delle qualità ecologiche delle fasce di rilevanza paesistico-fluviale connesse al patrimonio idrico superficiale, nel rispetto della difesa del suolo e della mitigazione del rischio idraulico, valgono le prescrizioni di seguito elencate: a. Nelle fasce ripariali devono essere promossi interventi finalizzati alla salvaguardia della qualità ambientale quali il mantenimento e il ripristino della vegetazione autoctona spontanea con funzioni di filtro per i solidi sospesi e gli inquinanti di origine diffusa, di stabilizzazione delle sponde e di conservazione della biodiversità. In particolare dovranno essere realizzati adeguati ambiti di autodepurazione e zone tampone. b. Gli interventi di riqualificazione dei bacini saranno finalizzati a sviluppare gli ecosistemi ai fini del potenziamento del corridoio ecologico naturale principale preferendo, ove possibile l’ampliamento dello spazio fluviale e della diversificazione morfologica di alvei e golene. c. Gli interventi di manutenzione e sistemazione degli alvei e delle fasce ripariali dei fiumi e dei canali di bonifica saranno finalizzati a concorrere ad aumentare la capacità auto depurativa del territorio mediante criteri di bassa artificialità e tecniche di ingegneria naturalistica. d. Prevedere vasche di laminazione multifunzionali che integrino le funzioni idrauliche e di fitodepurazione con il paesaggio. e. Migliorare la capacità di laminazione delle piene e di autodepurazione delle acque. f. Favorire il naturale evolversi dei fenomeni di dinamica fluviale e degli ecosistemi.

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g. Negli interventi di difesa del suolo e di regimazione idraulica utilizzare soluzioni che coniughino la prevenzione del rischio idraulico con la riqualificazione paesistico-ambientale, garantendo l’attuazione del progetto di Rete Ecologica Provinciale (REP). h. Realizzare le vasche di laminazione delle piene fluviali e i canali di by-pass per il rallentamento dei colmi di piena fluviale, con aspetto naturaliforme, nel rispetto dei contesti naturali, creando un contesto golenale con funzioni ecologico-ambientali. i. Utilizzare tecniche di ingegneria naturalistica negli interventi di difesa del suolo e regimazione idraulica, fatta salva la loro inapplicabilità, sostituendo qualora ammalorate, le opere di difesa del suolo in calcestruzzo, muratura, scogliera o prismata, realizzate sui corsi d’acqua naturali e prive di valore storico- paesaggistico. j. Rimuovere le tombature esistenti sui corsi d’acqua ripristinando, ove possibile, le sezioni di deflusso a cielo aperto.

Art. 38. Contratto del fiume Ofanto 1. Con specifico riferimento alla porzione di bacino idrografico del Fiume Ofanto, nonché al territorio provinciale direttamente coinvolto nelle relative dinamiche, la Provincia di Barletta Andria Trani e come individuato nella Tav. A.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), il PTCP promuove il contratto di fiume. 2. Il contratto di fiume è uno strumento di programmazione negoziata volto all'adozione di un sistema condiviso di obiettivi e di regole, attraverso la concertazione ed integrazione di azioni e progetti improntati alla cultura dell'acqua come bene comune. Il contratto di fiume è concluso, fra soggetti pubblici e/o privati, istituzionali, economici e sociali. 3. (IND) Per conseguire l’attuazione del presente articolo la Provincia promuove, sostiene ed aderisce ad accordi di programma, assumendo quali ambiti prioritari di operatività: a. Parco Regionale del fiume Ofanto (istituito con L.R. n. 37 del 14.12.2007 e con successiva L.R. n. 7 del 16.03.2009). b. Protocollo di intesa tra Regione Puglia e Provincia di Barletta Andria Trani per le attività di copianificazione in materia di pianificazione territoriale di coordinamento provinciale (D.G.P. n.27 del 26.04.2011). c. il Protocollo di intesa, tra Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA) e Provincia di Barletta Andria Trani, in materia di connettività ecologiche (D.G.P. n. 52 del 27.05.2011). d. il Protocollo d'intesa tra la Provincia di Foggia e la Provincia di Barletta Andria Trani, in materia di cooperazione nell’ambito della gestione e redazione dei singoli PTCP (D.G.P. n. 51 del 27.05.2011); e. Piano Integrato di Sviluppo Territoriale per la “Competitività e l’attrattività del sistema urbano policentrico della Val d’Ofanto“; f. Protocollo di intesa per la valorizzazione delle risorse naturali e culturali per l’attrattività e lo sviluppo di “Le porte del Parco fluviale, verso il Patto Val d’Ofanto”.

Art. 39. Rigenerazione ecologica e idrogeomorfologica dei sistemi di transizione costiera 1. Il PTCP individua, alla Tavola A.2 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), gli ambiti di riferimento prioritario costiero di rilevanza paesaggistica definiti quali sistemi ambientali di transizione, nonché rappresentati dalle aree degradate che necessitano di una rigenerazione ecologico/idraulica. 2. (IND) Ai fini della tutela, valorizzazione e potenziamento delle qualità ecologiche delle aree costiere di transizione connesse al patrimonio idrico superficiale, nel rispetto della difesa del suolo e della mitigazione del rischio idraulico, valgono gli indirizzi di seguito elencati: a. Gli interventi di riqualificazione saranno finalizzati a sviluppare ecosistemi “filtro” ai fini del potenziamento del corridoio ecologico naturale principale preferendo, ove possibile, l’ampliamento o la nuova realizzazione di sistemi idrici di transizione. b. Nelle aree costiere e lungo i cordoni dunari (Art. n.33, comma 1.g) devono essere promossi interventi finalizzati alla salvaguardia della qualità ambientale quali il mantenimento e il ripristino della vegetazione autoctona spontanea con funzioni di filtro per i solidi sospesi e gli inquinanti di origine diffusa, di stabilizzazione delle sponde e di conservazione della biodiversità. In particolare dovranno essere realizzati adeguati ambiti di autodepurazione e zone tampone.

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c. Prevedere vasche di laminazione multifunzionali che integrino le funzioni idrauliche e di fitodepurazione con il paesaggio. d. Favorire il naturale evolversi dei fenomeni di dinamica costiera e degli ecosistemi incentivando anche il ripristino e la ricostituzione dei cordoni dunari. e. Negli interventi di difesa del suolo e di regimazione idraulica utilizzare soluzioni che coniughino la prevenzione del rischio idraulico con la riqualificazione paesistico-ambientale, garantendo l’attuazione del progetto di rete ecologica provinciale. f. Utilizzare tecniche di ingegneria naturalistica negli interventi di difesa del suolo e regimazione idraulica, fatta salva la loro inapplicabilità. g. Sostituire, qualora ammalorate, le opere antropiche di difesa costiera prive di valore storico-paesistico operando secondo quanto indicato alla lettera precedente.

Art. 40. Pericolosità sismica 1. (IND) I Comuni in sede di redazione degli strumenti urbanistici comunali e loro varianti effettuano gli opportuni approfondimenti tecnici che sulla base delle analisi di pericolosità, vulnerabilità ed esposizione urbanistica e funzionale degli insediamenti concorrano alla riduzione ed alla prevenzione del rischio sismico. 2. (IND) A tal fine le relazioni geologiche degli strumenti urbanistici comunali effettuano, per le aree del territorio urbanizzato e per quelle utilizzabili per nuovi insediamenti urbani, una ricognizione e valutazione della presenza di scenari di sismoamplificazione locali e valutano i livelli di pericolosità sismica locale. Costituisce elemento di riferimento la Microzonazione Sismica di 1° livello redatta dall’Autorità di Bacino della Puglia. 3. (IND) Il quadro conoscitivo degli strumenti urbanistici provvede inoltre, per i diversi scenari sismici individuati, alla valutazione della vulnerabilità sismica dei tessuti urbani esistenti. Costituiscono elementi di riferimento il Rapporto I e la Tav. I.5.4 dei Contenuti di Conoscenza del presente Piano. 4. (IND) Sulla base dell’insieme di tali accertamenti e in considerazione della magnitudo locale riscontrata, gli strumenti urbanistici comunali definiscono livelli puntuali di rischio sismico per unità territoriali e significative ai fini della pianificazione e determinano le conseguenti indicazioni normative orientate alla riduzione dello stesso in riferimento al patrimonio edilizio esistente, escludendo nuove aree di insediamento urbano in condizioni di rischio sismico non ragionevolmente mitigabili. 5. (IND) Il quadro conoscitivo degli strumenti urbanistici comunali contiene elementi conoscitivi di massima dei tracciati, della funzionalità e della vulnerabilità delle principali infrastrutture di rete per la urbanizzazione degli insediamenti. Ciò al fine di stimarne, anche in relazione agli scenari di pericolosità sismica , i potenziali danni attesi, di valutarne gli effetti sulla qualità ed efficienza del sistema insediativo e di orientare coerentemente le scelte di pianificazione urbanistico-edilizie relativamente al territorio urbanizzato e di nuova potenziale espansione. 6. (IND) Nei comuni il cui territorio è classificato in zona sismica 2, in occasione della formazione dei nuovi PUG o di varianti ai vigenti strumenti urbanistici si dovrà valutare la vulnerabilità sismica degli edifici pubblici esistenti con funzioni strategiche e dei punti di ritrovo previsti dai Piani della Protezione Civile allo scopo di definire opportune ed idonee azioni per la loro messa in sicurezza o riduzione del rischio, operando in termini di riduzione della vulnerabilità degli edifici esistenti o di delocalizzazione della funzione, allo scopo di ridurne la esposizione e/o la vulnerabilità sismica o la pericolosità relativa del sito. Costituisce elemento di riferimento il “Censimento degli edifici strategici e rilevanti” redatto dal Settore Urbanistica, Assetto del Territorio, PTCP, Paesaggio, Genio Civile, Difesa del Suolo della Provincia di Barletta Andria Trani.

Sezione II. Componente biotica – integrità ecologica e delle qualità agro-ambientali

Art. 41. Contesti ecosistemici-ambientali di tutela paesaggistica 1. (IND) Il presente Piano recepisce e dettaglia le disposizioni del PPTR inerenti il sistema delle tutele per la struttura ecosistemica-ambientale articolata in componenti botanico-vegetazionali e componenti delle aree protette e dei siti naturalistici, comprendenti Beni Paesaggistici (BP) e Ulteriori Contesti Paesaggistici (UCP). Fermo restando quanto previsto per i Beni Paesaggistici (Boschi, Zone umide Ramsar; Parchi e riserve), il PTCP nella Tavola A.3 e nel dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), in linea con l’Art. n. 26 delle NTA del PPTR “Funzione del quadro conoscitivo nella

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Pianificazione settoriale locale”, individua ulteriori elementi paesaggistici appartenenti ai predetti (UCP), oggetto di indagini e approfondimenti alla scala di maggior dettaglio (PPTR/PTCP), così come di seguito indicato: a. Aree umide (PPTR/PTCP) – Definite da paludi, gli acquitrini, le torbe e i bacini naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra, o salata, caratterizzate da flora e fauna igrofile, come delimitate nella Tavola A.3. b. Prati e pascoli naturali (PPTR/PTCP) – Costituiti da territori coperti da formazioni erbose naturali e semi- naturali utilizzate come foraggere a bassa produttività, ancorché sottoposti a cambiamento di destinazione d’uso colturale mediante dissodamento, frantumazione e macinazione del banco roccioso. Sono inclusi tutti i pascoli secondari sia emicriptofitici sia terofitici diffusi in tutto il territorio regionale su substrati calcarei, caratterizzati da grande varietà floristica, variabilità delle formazioni e frammentazione spaziale elevata, come delimitati nella Tavola A.3. c. Formazioni arbustive in evoluzione naturale (PPTR/PTCP) - Consistono in formazioni vegetali basse e chiuse composte principalmente di cespugli, arbusti e piante erbacee in evoluzione naturale, spesso derivate dalla degradazione delle aree a bosco e/o a macchia o da rinnovazione delle stesse per ricolonizzazione di aree in adiacenza, come delimitati nella Tavola A.3. 3. (IND) I Comuni, nei propri atti di pianificazione, verificano ed integrano, a scala di maggior dettaglio, le specifiche disposizioni volte ad indirizzare e controllare le eventuali trasformazioni e a prescrivere il corretto inserimento degli interventi di trasformazione nel rispetto degli obiettivi specifici di cui all’Art. 28 ed in coerenza con gli indirizzi e le direttive delle forme dei paesaggi di cui all’Art. 30.

Art. 42. Rete Ecologica Provinciale 1. Il PTCP individua, nella Tavola A.3 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), la Rete Ecologica Provinciale (REP), esito della declinazione a scala intermedia della Rete Ecologica Regionale (RER), definita come sistema infrastrutturale multifunzionale naturale di rango provinciale articolato secondo due livelli. Il primo livello sintetizzato nella Rete Ecologica della Biodiversità, che mette in valore tutti gli elementi di naturalità della fauna, della flora, delle aree protette, che costituiscono il patrimonio ecologico della provincia; il secondo livello sintetizzato nella Rete Ecologica Polivalente che, prendendo le mosse dalla Rete Ecologica della Biodiversità, assume nel progetto di rete in chiave ecologica i progetti del patto città campagna, i progetti della mobilità dolce, la riqualificazione e la valorizzazione integrata dei paesaggi costieri. 2. (DIR) La realizzazione della Rete Ecologica Provinciale, ai fini del contenimento della perdita di biodiversità e del degrado dei servizi ecosistemici, persegue le seguenti finalità: a. Identificare ambiti prioritari per la realizzazione di opere di mitigazione, compensazione e del ristoro ambientale inerenti la realizzazione di interventi anche non in diretto contatto con la REP; b. fornire alla pianificazione settoriale infrastrutturale, provinciale e di altri enti, un quadro organico dei condizionamenti naturalistici ed ecosistemici e quindi fornire l'opportunità di individuare azioni di piano compatibili o eventuali compensazioni qualora sia dimostrata l'oggettiva impossibilità di diversa localizzazione; c. fornire supporto nelle procedure di VAS e di VIA, quale strumento di rifermento per le valutazioni dei piani, programmi e progetti; d. fornire un quadro di riferimento generale e indicazioni di priorità per la previsione degli interventi ecologici alla scala comunale e per lo sviluppo della Rete Ecologica Comunale (REC); e. orientare contributi e finanziamenti derivanti dalla normativa europea, nazionale e regionale di settore assumendo gli elementi della REP come aree preferenziali ai fini dell’attuazione del Piano Regionale di Sviluppo Rurale prevedendo indicazioni di priorità concorrenti ad un miglioramento complessivo del sistema; f. introdurre l’applicazione, per tutti gli interventi edificatori e di trasformazione dell’uso dei suoli, di specifici “Indici di compensazione (Ic)”, per stabilire l'entità di impianto di essenze arboree da realizzare in relazione agli interventi ammessi, nei diversi contesti individuati nella Rete Ecologica Locale. 3. (IND) Gli elementi costituenti la REP normati dai seguenti commi possono essere progressivamente perfezionati attraverso i programmi e i piani di settore competenti per le singole categorie di intervento seguendo la procedura di aggiornamento di cui all'articolo 8.

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4. (DIR) Sono gangli fondamentali della Rete Ecologica Provinciale (REP) le aree naturali protette e i siti della Rete Natura 2000, Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS), costituiti da: - Parco Nazionale dell’Alta Murgia; - Parco Regionale del Fiume Ofanto; - SIC Posidonieto San Vito (IT9120009); - SIC Valle dell’Ofanto – Lago Capaciotti (IT9120011); - SIC Murgia Alta (IT9120007); - SIC Zone Umide della Capitanata (IT9110005); - SIC Valloni di Spinazzola (IT9150041); - ZPS Paludi del Golfo di Manfredonia (IT9110038); - ZPS Murgia Alta (IT9120007). 5. Fanno parte della REP, oltre alle aree di cui al precedente comma 4, le aree di interconnessione (corridoi e ecologici e direttrici) e le seguenti ulteriori strutture: a. Lame e gravine (Art. n. 33, comma 1/b); b. Doline (Art. n. 33, comma 1/c); c. Geositi (Art. n. 33, comma 1/e); d. Cordoni dunari (Art. n. 33, comma 1/g); e. Reticolo di connessione alla RER (Art. n. 33, comma 1/h); f. Cave da recuperare ai fini naturalistici (Art. n. 34, commi 1/j); g. Aree di rigenerazione ecologico/idraulica dei corsi d’acqua superficiali (Art. n. 37); h. Aree di rigenerazione ecologico e idrogeomorfologica dei sistemi di transizione costiera (Art. n. 39); i. Aree umide (Art. n. 41, comma 1/a); j. Prati e pascoli naturali (Art. n. 41, comma 1/b); k. Formazioni arbustive in evoluzione naturale (Art. n. 41, comma 1/c); l. Proposta di nuovi ambiti di tutela naturalistica (Art. n. 45); m. Sistema marino-costiero (Art. n. 46); n. Ecomusei Provinciali (Art. n. 50). 6. (IND) Costituiscono inoltre la REP anche le aree di transizione, l’insieme di aree di grande estensione, e tra loro interconnesse, che possono integrare le aree ad elevata naturalità, e che consentono il mantenimento di relazioni ecologiche fondamentali per garantire l’efficienza funzionale e la conservazione della biodiversità a scala provinciale. Rientrano in questa tipologia la Campagna del Ristretto, i Parchi agricoli multifunzionali, i Parchi CO2, i Paesaggi costieri di alta valenza naturalistica. In tali ambiti trovano applicazione le indicazioni normative (indirizzi e direttive) contenute nelle linee guida del “Patto Città Campagna” e nel progetto territoriale “La valorizzazione e la riqualificazione integrata dei paesaggi costieri”. 7. (IND) Costituiscono barriere infrastrutturali le interferenze tra le infrastrutture e la REP. Per tali punti critici dovranno essere previsti processi di riqualificazione ambientale. In tali aree valgono gli indirizzi inerenti alla riqualificazione delle reti infrastrutturali di cui al successivo Art. 43. 8. (IND) La REP si relaziona agli Ambiti Provinciali di Rigenerazione Urbana (APRU, Art. 57) e più in generale al “Patto Città-Campagna” del PPTR, delineando percorsi progettuali per la realizzazione di Reti Ecologiche Urbane (REU) mediante le seguenti direttive: a. Rete/edificato compatto (confine urbano) – Migliorare i contesti territoriali periurbani e la qualità delle espansioni insediative in adiacenza e al contorno con le aree agricole e/o naturali e semi-naturali; b. Rete/edificato rado (frontiera urbana) – Migliorare la qualità paesistico-ambientale delle trasformazioni urbanistiche e delle espansioni edilizie, specie se integrate con una produzione agricola effettivamente in atto; contenere le trasformazioni urbanistiche e le espansioni edilizie in conflitto con la produzione agricola e comportanti consumo di suolo; perseguire la continuità e funzionalità delle reti ecologiche e l’integrazione con reti di livello urbano, mantenere la continuità degli spazi aperti tra l’edificato e i paesaggi agrari; utilizzare la REP come trama territoriale per la creazione di corridoi o reti ecologiche, in particolare per le connessioni con le aree protette, i siti della Rete Natura 2000 e il verde urbano; valorizzare le produzioni tipiche, di pregio, della tradizione locale e di nicchia, soprattutto nelle aree dell’agricoltura periurbana, promuovendo in particolare la sicurezza alimentare, la qualità e la filiera corta. c. Rete/campagna profonda – Tutelare e sviluppare i fattori di biodiversità mediante l’inserimento di filari, siepi e alberi nelle grandi aree della monocoltura e la diversificazione delle produzioni agricole; potenziare

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la fruibilità degli spazi rurali per usi sociali e culturali compatibili anche mediante l’individuazione di percorsi turistici culturali ed enogastronomici e l’attivazione di itinerari ciclopedonali o equestri. d. Rete/campagna produttiva intensiva – Favorire le colture agroambientali compatibili al posto delle colture agricole intensive e ad alto impatto ambientale, incentivare l’agricoltura biologica delle produzioni di qualità certificate e di produzioni con tecniche agricole integrate; promuovere la produzione di energia da fonti rinnovabili agroforestali (es. biomasse, biogas) con utilizzo prioritario degli edifici esistenti. e. Rete/aree produttive – Nelle aree della Rete Ecologica Provinciale che incontrano le aree produttive si indirizza verso l'attuazione di interventi di compensazione ambientale mitigazione degli impatti e promozione di attività produttive ecologicamente orientate (APPEA). f. Rete/viabilità carrabile - La viabilità è sicuramente un elemento di conflitto con la REP di difficile soluzione. In tal caso si indirizza verso misure mitigative che riducono gli impatti sulla connettività.

Art. 43. Barriere infrastrutturali e interferenze con la Rete Ecologica Provinciale 1. La Tavola A.3 del PTCP e il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3) individua: a. le interferenze tra le principali infrastrutture viarie o ferroviarie previste e le barriere di quelle esistenti con gli elementi della Rete Ecologica Provinciale; b. aree intercluse (porzioni significative a valenza sovracomunale di superfici ex-agricole che sono state progressivamente inglobate all’interno delle infrastrutture perdendo così la propria vocazione agricola). 2. (PRE) Al fine di rendere permeabile, dal punto di vista ecologico, la cesura determinata dalle suddette infrastrutture, valgono le seguenti prescrizioni: c. In presenza delle barriere e interferenze di cui al presente articolo, prevedere interventi ispirati al principio della riqualificazione del territorio in termini di deframmentazione. d. Nel caso di realizzazione di opere che interrompano la continuità o interferiscano con la funzionalità della rete ecologica, prevedere passaggi faunistici con relativo impianto vegetazionale di invito e copertura, nonché specifici interventi di miglioramento della permeabilità del territorio. Tali interventi sono necessari e prioritari nel caso di realizzazione di nuove infrastrutture. e. Assicurare il riequipaggiamento arboreo-arbustivo dei punti di particolare restringimento (< 50 metri) dei varchi perimetrati mediante opere di potenziamento vegetazionale che possano garantirne la funzionalità ecologica. f. Nel caso di interventi ferroviari e stradali superiori o uguali a due corsie per senso di marcia, sia esistenti che in previsione, interferenti con i varchi, prevedere i passaggi faunistici adeguati a soddisfare l’esigenza di permeabilità ecologica. g. L’eliminazione nelle aree intercluse, dei tratti di viabilità abbandonati, mediante asportazione e bonifica del sedime stradale e ricostituzione del suolo fino a raccordarsi al piano campagna. h. La mitigazione paesaggistico-ambientale, nelle aree intercluse, dei rilevati stradali, mediante la posa al piede di elementi vegetali a siepe o filare e/o Fasce Tampone Boscate. i. Interventi di riqualificazione degli svincoli mediante interventi di forestazione per la creazione di boschi e arbusteti filtro da realizzarsi mediante l’impiego di piante ad alta efficienza mitigativa.

Art. 44. Attuazione della Rete Ecologica Provinciale 1. La REP è sviluppata dalla Provincia mediante uno o più PST. 2. La REP è sviluppata dalla Provincia di Barletta Andria Trani mediante gli interventi mitigativi e compensativi riferiti alle opere previste sulla viabilità di competenza provinciale e nelle aree di proprietà. 3. La Provincia di Barletta Andria Trani promuove e sostiene attività di riconoscimento della Rete Ecologica Provinciale quale ambito spaziale premiale per la programmazione negoziata di politiche di riconversione del settore agricolo e nel settore della fruizione del paesaggio e dei beni culturali puntuali e diffusi, verso modelli sostenibili di sviluppo (riduzione degli attuali processi di agricoltura idroesigente, etc.) nel rispetto dei principi di continuità spaziale e ecologico/funzionale. 4. Gli strumenti urbanistici comunali sviluppano le reti ecologiche di livello locale con riferimento a quella di livello provinciale, attraverso: a. l’approfondimento ricognitivo e valutativo degli elementi costituivi la rete ecologica provinciale;

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b. l’introduzione dell’obbligo di realizzare porzioni della rete ecologica in connessione con le principali trasformazioni urbanistiche e rurali ammesse dai piani, ponendone la realizzazione a carico dei proponenti le trasformazioni; c. la definizione del limite urbano e l’individuazione delle aree da riservare a parchi urbani e territoriali; d. l'ambientazione delle principali infrastrutture a rete; e. la costituzione di spazi semi-naturali aventi funzione di connettivo, da includere tra le opere obbligatoriamente previste nei programmi di miglioramento e sviluppo aziendale; f. l’esclusione delle aree più rilevanti per la costituzione delle connessioni principali tra i gangli della rete ecologica da scenari di trasformazioni urbanistiche sostanziali che possano compromettere la possibilità di futura costituzione della Rete Ecologica Provinciale.

Art. 45. Proposta di nuovi ambiti di tutela naturalistica 1. (IND) Il PTCP individua, nella Tavola A.3 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), le aree di particolare pregio ambientale ed ecologico per le quali si propone l’istituzione di parchi locali di interesse sovra comunale (PLIS). 2. (IND) Ai fini della tutela e della salvaguardia degli elementi connotativi del rispettivo paesaggio, della riqualificazione ambientale delle aree degradate, del recupero delle infrastrutture e degli ambiti di fruizione esistenti e della formazione di ambiti e infrastrutture che garantiscano una fruizione pubblica ambientalmente sostenibile e compatibile con le attività agricole ivi insediate valgono i seguenti indirizzi: a. Realizzazione di interventi di forestazione e di riequipaggiamento arboreo e arbustivo utilizzando specie autoctone; b. Recupero dei manufatti esistenti senza pregiudicare la prosecuzione dell’attività agricola e senza alterare i caratteri e gli elementi del paesaggio; c. Potenziamento dell’attività agricola eventualmente insediata anche attraverso l’incentivazione di attività agrituristiche; d. Divieto di inserimento di aree commerciali, industriali e artigianali. 3. (IND) I Comuni, nei propri atti di pianificazione, verificano ed integrano a scala di maggior dettaglio il perimetro dei PLIS già riconosciuti e proposti, ampliando il quadro conoscitivo del territorio di interesse con una descrizione delle caratteristiche e delle emergenze naturalistiche, paesaggistiche e/o storico culturali dell’area del parco.

Art. 46. Sistemi marino-costieri 1. Oggetto del presente articolo riguardano le aree interessate da arenili nei tratti già compromessi da utilizzazioni turistico - balneari e le aree ad esso direttamente connesse prevalentemente inedificate o scarsamente edificate, includendo la porzione di mare compresa tra il litorale e le acque poco profonde fino a 4 km dalla costa. 2. A specificazione ed integrazione delle finalità poste dall'Art. n. 28 – 1.5 le disposizioni del presente articolo perseguono i seguenti obiettivi: a. La riqualificazione ambientale della costa e la restituzione all’arenile degli spazi che gli sono propri. b. Il miglioramento dell’immagine turistica e della qualità ambientale, urbana ed architettonica della costa. c. La conservazione di elementi naturali relitti nonché la loro ricostituzione e fruizione. d. Il trasferimento e distanziamento dalla battigia, l'accorpamento e la qualificazione architettonica dei volumi edilizi esistenti. e. Il riordino tipologico e distributivo delle strutture per la balneazione funzionali all'apparato ricettivo turistico anche attraverso il disimpegno della fascia retrostante dell’arenile da usi ed elementi incongrui. 3. (DIR) In tali aree di cui al precedente comma 1, gli indirizzi riguardano l’ottimizzazione delle opere marittime di difesa, anche attraverso il riuso dei tratti di scogliera relitta per l’armonizzazione della fruizione pubblica con lo sviluppo turistico e ricreativo per la balneazione e gli usi allargati del litorale; tutela e valorizzazione dei tratti di costa emersa e sommersa aventi valore paesistico, naturalistico ed ambientale. A tal fine valgono le seguenti direttive: a. La riconoscibilità dei caratteri distintivi locali mediante adeguate tipologie di intervento. b. La visuale libera della battigia e del mare dalla prima infrastruttura per la mobilità, carrabile e/o pedonale, parallela alla battigia stessa.

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c. Il riordino della spiaggia anche attraverso il disimpegno della fascia direttamente retrostante le strutture per la balneazione da usi ed elementi incongrui. d. Il contenimento al massimo possibile delle altezze dei manufatti. e. La amovibilità delle strutture per la balneazione quali pontili, passerelle e piattaforme lignee nel caso di morfotipo costiero a scogliera bassa; casotti, gazebo e piccoli corpi di fabbrica per ospitare servizi alla balneazione; cabine-spogliatoio deposito; torrini di avvistamento per le operazioni di salvamento. Il tutto comunque garantito attraverso l’utilizzo di una gamma di materiali ecologicamente e paesaggisticamente compatibili con una riqualificazione delle strutture per la balneazione, prevedendo legno e suoi derivati per tutte le pavimentazioni esterne, le strutture sempre poggiate e zavorrate sul suolo costiero (arenili o scogliere) e non fondate, limitando così l’uso di murature e c.a. alle sole costruzioni ammissibili e non altrimenti realizzabili. f. La diversificazione e riqualificazione dell’offerta di attrezzature e servizi balneari per la vita di spiaggia innovativi e di dimensione e capacità attrattiva finalizzati al servizio di ampie porzioni di arenile e delle aree ad esso connesse. 4. Gli Obiettivi e le direttive di cui ai precedente commi costituiscono per i Comuni riferimenti preferenziali nell’ambito della elaborazione del Piano Comunale delle Coste (PCC) previsto dall’Art. n. 3 della L.R. n. 17 del 23.06.2006, con riferimento alla gestione integrata della costa.

Art. 47. Ambiti destinati all’attività agricola d’interesse strategico 1. Il PTCP individua, nella Tavola A.3, gli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico, sulla base della valenza ambientale, del pregio agricolo e del grado di multifunzionalità del sistema agricoltura nel territorio rurale provinciale. 2. Gli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico, come definiti al comma 1, sono classificati a seconda del diverso grado di interesse strategico in: a. basso; b. medio; c. medio - alto; d. alto. 3. (DIR) Ai fini del mantenimento della compattezza e della consistenza del territorio agricolo effettivamente produttivo valgono le seguenti direttive: a. Non modificare le aree interessate da programmi di investimento sostenuti dal contributo pubblico intervenuti nel corso dei 3 anni precedenti o in programma in relazione alle politiche del Programma di Sviluppo Rurale (PSR). b. Evitare processi di frammentazione degli ambiti agricoli di interesse strategico con valore alto (comma 2/c) e molto alto (comma 2/d) ed in particolare, del sistema poderale delle aziende agricole. c. Non prevedere modifiche dell’uso del suolo agricolo e della superficie degli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico con valori medio (comma 2/b), alto (comma 2/c) e molto alto (comma 2/d) ove ciò possa incrementare la frastagliatura del perimetro dell'ambito stesso; d. Mantenere la continuità intercomunale degli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico, con valori medio (comma 2/b), alto (comma 2/c) e molto alto (comma 2/d) anche in relazione all’esigenza di contrastare fenomeni di conurbazione e saldatura tra urbanizzati esistenti; e. Prevedere modifiche solo in contiguità con il territorio urbanizzato; il perimetro dell’area oggetto di proposta di modifica dovrà essere al 50% comune al perimetro del territorio urbanizzato. f. Utilizzare in via prioritaria, per le attività e gli usi ammessi, gli edifici esistenti e localizzare eventuali nuovi edifici in contiguità con quelli esistenti, nel rispetto della trama del tessuto agricolo storico, nonché nelle aree per attività produttive “D” (previste dalla vigente pianificazione comunale), la localizzazione delle attività di produttive e della logistica (piccoli frantoi, autorimesse, depositi, etc.). g. Consentire culture protette (in serra), sia ortofrutticole, sia florovivaistiche, favorendo nuove tecniche di coltivazione ad alta efficienza e ecosostenibili, in particolare, adottando le tecniche in fuori suolo (o idroponica) e dell’agricoltura integrata o biologica con vantaggi ambientali, agronomici e economici. h. Tutelare e valorizzare il ruolo di protezione e ricarica della falda acquifera mantenendo un rapporto equilibrato tra suolo impermeabile e filtrante, anche al fine di conservare un’adeguata dimensione delle superfici filtranti per svolgere funzioni ecologiche;

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i. Per gli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico che ricadono all’interno di elementi della Rete Ecologica Provinciale e/o dei parchi agricoli multifunzionali del “Patto Città-Campagna” del PPTR, valgono anche i relativi indirizzi e prescrizioni riportate nelle presenti norme. 4. (DIR) I Comuni, nei propri atti di pianificazione provvedono a definire apposite norme che assicurino distanze minime dei nuovi allevamenti agro-zootecnici e degli ampliamenti di quelli esistenti dalle aree destinate all’attività agricola di alto e molto alto interesse strategico, come definiti al comma 2, oltre che dalle aree edificate, per usi residenziali, commerciali o terziari, ivi compresi i borghi rurali e gli insediamenti a nucleo extraurbani (Art. 70), secondo quanto previsto dai regolamenti locali di igiene o in assenza in base ad apposito parere dell’autorità sanitaria. Le distanze devono essere applicate reciprocamente sia nei confronti degli impianti zootecnici che degli usi del suolo esistenti o previsti nel Comune, e si applicano anche tra comuni confinanti o limitrofi.

Art. 48. Bonifica di siti inquinati 1. (IND) Per i siti contaminati o potenzialmente tali (procedure ex DM. 471/1999, D. Lgs. n. 152/2006 e s.m.i. e situazioni confrontabili pre DM 471/1999) ad esclusione dei siti già indagati con verifica di assenza di contaminazioni o già bonificati, con area svincolata e/o con certificato provinciale di avvenuta bonifica già emesso senza vincoli, ogni intervento è subordinato al recepimento delle risultanze e delle eventuali prescrizioni dell'istruttoria conclusa. Tali aspetti devono essere esplicitati nella cartografia di PUG e riportati nel certificato di destinazione urbanistica, in coerenza a quanto prescritto al comma 2, art. 251 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.. Nella cartografia di PUG sono anche segnalati i casi di iter in corso ex art. 242 del D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i.. 2. I siti non ancora indagati, comprensivi di tutte le ex aree industriali dismesse, gli ex distributori di carburanti, le aree ove sono stati presenti stoccaggi di idrocarburi e comunque in ogni caso in cui la storia del sito e le attività condotte su esso può far supporre una alterazione delle matrici ambientali, devono essere soggetti a preventiva indagine preliminare con i contenuti richiesti a quest'ultima dall'articolo 242 del D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i. 3. Ove a seguito di verifica mediante apposita analisi di rischio risulti necessaria l’attivazione delle necessarie procedure di bonifica, vanno privilegiate quelle tecniche di intervento, tradizionali e innovative, che possano comportare la possibilità di riutilizzare tali aree almeno a livello di ulteriori attività commerciali ed industriali in coerenza con le indicazioni per il contenimento di consumo di suolo e qualificazione delle trasformazioni urbane.

Sezione III. Componente dell’identità storico - culturale del territorio e dei valori percettivi

Art. 49. Reti per la tutela e la fruizione collettiva dei beni culturali: URBS 1. Il PTCP con la definizione della rete per la fruizione collettiva dei beni culturali individua dei percorsi tematici caratterizzati da nodi (attrattori culturali) e tracciati (itinerari culturali d’eccellenza), al fine di armonizzare e valorizzare in maniera coordinata i percorsi fruitivi dell’intero territorio provinciale con priorità per quelli che ne custodiscono maggiormente la memoria storica (URBS), anche e soprattutto ai fini della fruizione turistica. 2. (IND) Ai fini della individuazione di azioni di tutela e recupero del patrimonio storico edilizio, oltre che per la determinazione di priorità di intervento e macro tipologie di rifunzionalizzazione e fruizione del patrimonio identitario storico culturale provinciale, si definisce la rete delle URBS come rappresentate nella Tavola D.4, descritte nell’Allegato 4 e nel seguito così individuate: a. Urbs latina; b. Urbs federiciana; c. Urbs mercantile; d. Urbs pastorale; e. Urbs borbonica; 3. I nodi della rete sono costituiti sia dai beni paesaggistici e ulteriori contesti paessaggistici che dai beni architettonici extraurbani ed altri elementi testimoniali e complessi così come individuati nel presente Capo. 4. I nodi della rete sono interconnessi tra loro dalla rete della mobilità dolce così come definita nel successivo Titolo IV.

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5. La Provincia, in via prioritaria, promuove il recupero dei nodi della rete e ne favorisce l’accessibilità e l’integrazione attraverso il recupero e la sistemazione e il completamento dei collegamenti. 6. La rete per la fruizione collettiva dei beni culturali è sviluppata dalla Provincia mediante uno o più PST. 7. Gli strumenti urbanistici comunali sviluppano la rete di livello locale, con riferimento a quella di livello provinciale attraverso: a. l’obbligo di assicurare il recupero delle strutture storiche esistenti e delle loro aree di pertinenza, laddove interessati dalle trasformazioni urbanistiche ammesse dai piani; b. la definizione del limite urbano e l’individuazione delle aree da riservare ad attrezzature pubbliche e d’uso pubblico; c. la costituzione di collegamenti pedonali e ciclabili che connettano i nodi del trasporto pubblico ed i nodi principali della rete siti all’interno e all’esterno dei centri abitati; d. il recupero come spazi per la fruizione collettiva delle principali testimonianze storiche inglobate nei tessuti urbani, nonché delle piazze e dei residui spazi aperti; e. la sistemazione dei tratti stradali interni ai centri abitati in coerenza con la funzione di collegamenti lenti di valenza storica, paesaggistica, ambientale, estetica; f. l’esclusione di quelle trasformazioni urbanistiche ed edilizie che compromettano la realizzazione della rete; g. la conservazione dei principali collegamenti infrastrutturali pedonali e ciclabili esistenti e l’individuazione di specifici corridoi per la realizzazione di quelli di progetto.

Art. 50. Indirizzi per la tutela e la fruizione degli ECOMUSEI Provinciali 1. Il PTCP individua, alla Tavola A.4 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), gli ambiti per i quali sono proposti gli ecomusei di valenza sovralocale intendendo l’ecomuseo come istituzione culturale che assicura in forma permanente, su un determinato territorio e con la partecipazione della popolazione, le funzioni di ricerca, conservazione, valorizzazione di un insieme di beni naturali e culturali, rappresentativi di un ambiente e dei modi di vita che lì si sono stratificati. Gli Ecomusei Provinciali avranno diritto alla denominazione esclusiva e originale e ad un proprio marchio esclusivo, come previsto dalla L.R. n. 15 del 6 luglio 2011 “Istituzione degli ecomusei della Puglia”. 2. (IND) Per gli Ecomusei individuati nella Tavola A.4 valgono gli indirizzi: a. Il progetto dei due Ecomusei Provinciali si articolerà attraverso le attività svolte all’interno dei Laboratori Ecomuseali - con la costruzione di Mappe di Comunità - secondo un processo di costruzione pubblica del paesaggio messo già a punto nell’ambito delle attività del Sistema Ecomuseale del Salento e fatto proprio dal PPTR della Puglia. Il progetto sperimentale delle Mappe di comunità - che sono finalizzate a promuovere il ruolo degli abitanti nella costruzione di rappresentazioni del territorio in grado di rappresentare attraverso tecniche generalmente a debole formalizzazione e in maniera immediatamente comunicabile il proprio spazio vissuto, e i valori socialmente riconosciuti del territorio di appartenenza - vuole creare una rete locale di esperienze di cittadinanza attiva per sensibilizzare alla lettura del valore del paesaggio pugliese le popolazioni che vi abitano e per innescare processi di cooperazione e scambio anche all’interno delle stesse comunità. b. Le mappe dovranno essere costruite dagli abitanti con l’aiuto di facilitatori, artisti e storici locali, nel difficile percorso volto a considerare il paesaggio “una parte del territorio cosi come percepito dagli abitanti” (art 1 della Convenzione europea del paesaggio). c. Bisognerà, altresì far riferimento al Regolamento dell’Osservatorio Regionale per la qualità del paesaggio nel quale gli ecomusei e le mappe di comunità assumeranno un ruolo importante per l’aggiornamento del quadro conoscitivo dei paesaggi (atlante del patrimonio); per la formazione dell’archivio regionale delle mappe di comunità; per la sensibilizzazione e la promozione culturale dei temi e dei progetti di valorizzazione del paesaggio nei contesti locali. d. Le modalità operative di costruzione della mappa si dovranno basare sulla sperimentazione di metodologie diverse di ascolto, di selezione/decisione sugli elementi e sui valori e di rappresentazione formale delle mappe da realizzare. e. I risultati ottenuti dall’elaborazione delle mappe nel territorio dei due Ecomusei individuati sul territorio provinciale consentiranno di avviare la seconda fase di costruzione pubblica del paesaggio attraverso la individuazione di itinerari di visita degli ecomusei, veri e propri consigli per l’uso del paesaggio redatte sulla base di approfondimenti dei principali temi individuati nelle mappe.

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f. Gli esiti delle attività di cui in precedenza contribuiscono alla realizzazione dello “Statuto del paesaggio locale”, che previa approvazione nei rispettivi Consigli Comunali, costituisce strumento per la sperimentazione di “buone pratiche” che potranno essere inserite nell’attuazione del PPTR. g. Gli Ecomusei di cui al successivo comma 3, lettere a, b, costituiscono ambiti di interesse nell’ambito del Cluster “Agrifood” (Art. nr 64, comma 2, lettera a) 3. (IND) Ai fini della individuazione di iniziative progettuali finalizzate ad orientare la azioni di valorizzazione degli Ecomusei di cui alla Tav. A.4 e come descritti nell’Allegato n. 5 delle presenti norme, sono caratterizzati i seguenti Ecomusei: a. Ecomuseo DOLMEN@RTE; b. Ecomuseo ITINERARIUM CANNE.

Art. 51. Contesti antropici e storico-culturali di tutela paesaggistica 1. (IND) Il presente Piano recepisce e dettaglia le disposizioni del PPTR inerenti il sistema delle tutele per la struttura antropica e storico-culturale articolata in componenti culturali e insediative e componenti dei valori percettivi, comprendenti Beni Paesaggistici (BP) e Ulteriori Contesti Paesaggistici (UCP). Fermo restando quanto previsto per i Beni Paesaggistici (Immobili e aree di notevole interesse pubblico; Zone gravate da usi civici; Zone di interesse archeologico), il PTCP nella Tavola A.4 e nel dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), in linea con l’Art. n. 26 delle NTA del PPTR “Funzione del quadro conoscitivo nella Pianificazione settoriale locale”, individua nuove tipologie di (UCP) riferiti a beni derivanti dagli esiti delle attività di interpretazione dei Contenuti di Conoscenza (PTCP), nonché ulteriori elementi paesaggistici appartenenti ai predetti (UCP), oggetto di indagini e approfondimenti alla scala di maggior dettaglio (PPTR/PTCP), così come di seguito indicato: a. Città consolidata (PPTR/PTCP) - Consistono in quella parte dei tessuti urbani, indagati su carta tecnica regionale, che va dal nucleo di fondazione fino alle urbanizzazioni compatte realizzate nella prima metà del novecento nei seguenti intervalli temporali: 1822-1869-1954, cosi come individuati in sede di Contenuti di Conoscenza (Quaderno n.4). b. Testimonianze della stratificazione insediativa (PPTR/PTCP) – Consistono in Beni architettonici di valore storico culturale, paesistico in quanto espressione dei caratteri identitari del territorio provinciale cosi come censiti in sede di Contenuti di Conoscenza (Quaderno n.2). c. Complessi insediativi agricoli della riforma (PTCP) – Sistemi insediativi definiti da una complessa trama del mosaico rurale, nel quale la geometria della maglia agraria risulta composta da una fitta e ricca tipologia di elementi fisico/antropici definiti dalle opere della riforma e della bonifica spontanea, avviata tra le due guerre (O.N.C Opera Nazionale Combattenti e della Riforma Fondiaria -1950-). Le opere definite da tracciati stradali, edilizia residenziale e produttiva, organizzate attorno a centri compatti di Montegrosso (Andria), Santa Chiara (Trinitapoli), Lamalunga (Minervino Murge), Loconia (Canosa di P.), Villaggio Salinieri/Torre Pietra (Margherita di Savoia). d. Trama rurale (PTCP) – Elementi appartenenti alla rete della viabilità storica e della bonifica preunitaria ed unitaria in quanto appartenenti della storia economica e locale del territorio provinciale, strutturanti la trama del sistema insediativo rurale sedimentato provinciale, definite dalla viabilità poderale, diramazioni minori della rete tratturale, la viabilità stratificata negli intervalli temporali 1822-1869-1954, le reti delle canalizzazioni delle bonifiche. e. Complessi insediativi della transumanza (PTCP) - Sistemi insediativi definiti da una complessa trama del mosaico rurale, nel quale la geometria della maglia agraria risulta composta da una fitta e ricca tipologia di elementi fisico/antropici collegati funzionalmente alla rete dei tratturi e alle loro diramazioni minori in quanto monumento della storia economica e locale del territorio provinciale. Fanno parte di tali contesti: i tipici villaggi rurali rupestri articolati lungo i versanti dell’alto piano murgiano, in corrispondenza delle incisioni carsiche; masserie, jazzi muretti a secco, terrazzamenti; architetture minori in pietra a secco quali specchie; trulli, lamie; cisterne, pozzi, canalizzazioni delle acque piovane; piante, isolate o a gruppi, di rilevante importanza per età, dimensione, significato scientifico, testimonianza storica, alberature stradali e poderali. f. Strade di valenza paesaggistica (PPTR/PTCP) - Consistono nei tracciati stradali strutturanti il sistema insediativo storico provinciale; tracciati della viabilità storica componenti del paesaggio, oggetto di valore percettivo intrinseco; tracciati ritenuti di interesse per il collegamento e la mobilità lenta tra i borghi rurali

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(Art. n.70), le porte dei parchi (Art. n.66), nodi plurali di valenza extraurbana (Art. n.60); coincidenti con gli itinerari culturali d’eccellenza delle URBS (Art. n.49). g. Strade panoramiche (PPTR/PTCP) - Consistono nei tracciati carrabili, rotabili, ciclo-pedonali e natabili che per la loro particolare posizione orografica presentano condizioni visuali che consentono di percepire in modalità dinamica, aspetti significativi del paesaggio provinciale. h. Luoghi panoramici (PPTR/PTCP) - Consistono in siti posti in posizioni orografiche strategiche, accessibili al pubblico, dai quali si gode di visuali panoramiche su paesaggi, luoghi o elementi di pregio, naturali o antropici. i. Coni visuali (PPTR/PTCP) - Consistono in aree di salvaguardia visiva di elementi antropici e naturali puntuali o areali di primaria importanza per la conservazione e la formazione dell’immagine identitaria e storicizzata di paesaggi provinciali. 2. (IND) I Comuni, nei propri atti di pianificazione, verificano ed integrano, a scala di maggior dettaglio, le specifiche disposizioni volte ad indirizzare e controllare le eventuali trasformazioni e a prescrivere il corretto inserimento degli interventi di trasformazione nel rispetto degli obiettivi specifici di cui all’Art. n. 28 ed in coerenza con gli indirizzi e le direttive delle forme dei paesaggi di cui all’Art. n. 30.

Art. 52. Aree gravemente compromesse o degradate 1. Il PTCP, nella Tavola A.4, e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), individua gli ambiti e le aree gravemente compromesse o degradate, come classificate dall’Art. n. 143, comma 4/b del D.Lgs. n. 42/2004 e dall’art. 93, comma 1 delle NTA del PPTR, nelle quali la realizzazione degli interventi è effettivamente volta al recupero ed alla riqualificazione. 2. La Provincia di Barletta Andria Trani per mezzo del PTCP, sottopone all’intesa tra Regione Puglia e Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nell’ambito dell’Art. n. 93, comma 1 NTA PPTR, le aree di cui al comma 1 per specifiche finalità di: a. Recupero e riqualificazione, eventualmente puntuali, dei contesti e dei beni degradati ai fini di reintegrare, reinterpretare o realizzare nuovi valori paesaggistici. b. Conseguire il miglioramento complessivo della qualità paesistica dei luoghi e dei beni degradati nei progetti di recupero delle situazioni di degrado esistenti. 3. Per gli ambiti e le aree di degrado di cui al comma 1, i Comuni, nell’ambito della elaborazione della pianificazione urbanistica Generale e dei Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana (L.R. n. 21/2008) specificano a scala locale le stesse. 4. (IND) Per gli ambiti e le aree di degrado di cui al comma 1, in riferimento alle situazioni di degrado/compromissione in essere o a rischio determinate da processi di urbanizzazione, infrastrutturazione, pratiche e usi urbani, valgono i seguenti indirizzi: a. Non sono ammissibili, nuovi impianti di recupero e smaltimento di rifiuti, apertura di nuove discariche o ampliamenti di quelle esistenti, nuovi insediamenti industriali. b. Per tutti gli interventi realizzabili dovranno essere garantite opportune quote-parte della superficie di intervento da riservare ad interventi di mitigazione e compensazione ambientale da intendersi nell’accezione del recupero e della creazione di nuovi ambiti di naturalità con l’impiego di tecniche dell’ingegneria naturalistica, per finalità legate al tempo libero, attività ludico ricreative, opere per la mitigazione del rischio tecnologico in fase di esercizio delle attività insediate, ricadenti anche all’esterno delle aree di pertinenza, ma preferibilmente in stretta correlazione. c. Ferma restando la tutela degli edifici di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale, sono ritenuti prioritari gli interventi di recupero di manufatti preesistenti unitamente a quelli di adeguamento con ampliamenti che forniscono servizi quali pubblici esercizi, attività ristorative e ricettive, attività ricreative, culturali, religiose, assistenziali e sociali, coerenti con la valorizzazione del contesto paesaggistico e con le reti per la tutela e la fruizione collettiva dei beni culturali (URBS). Tali interventi vanno subordinati all’esistenza della dotazione minima di infrastrutture e servizi, necessaria a garantire la sostenibilità ambientale e territoriale delle attività stesse. Tali interventi vanno comunque effettuati nel rispetto delle caratteristiche tipologiche, costruttive e morfologiche delle edilizia tradizionale locale. d. Favorire la delocalizzazione delle attività improprie anche mediante l’attivazione di meccanismi premianti.

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Art. 53. Il Sistema Tratturale Provinciale 1. La Tavola A.4 ed il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3) riportano la Rete dei Tratturi (RT) e le loro diramazioni minori. 2. (DIR) Oltre alle finalità generali espresse dalla vigente normativa regionale di cui alla L.R. n. 29/2003 ed integrazione della D.G.R. n. 559/2006 e alla L.R. n. 4/2013 “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di demanio armentizio e beni della soppressa Opera nazionale combattenti”, nonché sulla base delle specifiche norme della vigente strumentazione comunale, per gli interventi specifici valgono le seguenti direttive: a. Sperimentare azioni proattive del PPTR attraverso iniziative attuative diversificate alle diverse scale di intervento (dal PUG al progetto puntuale). b. Ristabilire una condizione di continuità spaziale nella direzione longitudinale nella fruizione turistico ricreativa della RT attraverso mobilità lenta (cicloturismo, rete escursionistico pugliese, ippovie, etc) nel perseguimento di un ben più ampio scenario di continuità fruitiva alla scala interregionale c. La RT come corridoio della REP del PPTR. d. Favorire azioni di deframmentazione dei flussi ecologico-funzionali nei casi in cui la rete stradale intercetta corridoi ecologici della REP e RER del PPTR. e. Sperimentare forme e modalità di uso del suolo ambientalmente ed economicamente sostenibili. f. Garantire la leggibilità e la persistenza del segno patrimoniale del RT attraverso il mantenimento e la riconoscibilità dello spessore originario del Tratturo. g. Il riavvicinamento spaziale, emozionale degli abitati di Andria, Canosa, Minervino Murge, Spinazzola, Trinitapoli al Tratturo quale valore patrimoniale e segno fondativo della trama paesaggistica tratturale. h. Costruzione di sistemi di connessione materiale polivalente alla Rete Ecologica Provinciale nella dimensione trasversale tra città e RT (reti ecologiche ad es. in forma di infrastrutture verdi e blu orientate soprattutto alla rinaturalizzazione di parti di territori, parchi agricoli periurbani multifunzionali; reti infrastrutturali per la mobilità lenta e sostenibile, sentieri turistici, didattici e museali ad es. in forma di ecomusei); agganciare itinerari locali della mobilità lenta, alla scala urbana, a quelli interregionali. i. Il recupero, la ristrutturazione edilizia e la ristrutturazione urbanistica di immobili destinati o da destinare alla residenza, con particolare riguardo all’edilizia residenziale sociale, garantendo la tutela del patrimonio storico-culturale, paesaggistico, ambientale e l’uso di materiali e tecniche della tradizione dei “ristretti” prospicienti il Tratturo. j. La realizzazione, manutenzione o adeguamento delle urbanizzazioni primarie e secondarie. 3. (PRE) Oltre alle finalità generali espresse dalla vigente normativa regionale di cui alla L.R. n. 29/2003 ed integrazione della D.G.R. n. 559/2006 e alla L.R. n. 4/2013 “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di demanio armentizio e beni della soppressa Opera nazionale combattenti”, nonché sulla base delle specifiche norme della vigente strumentazione comunale, per gli interventi specifici valgono le seguenti prescrizioni: a. Garantire la leggibilità percettiva della componente dimensionale del Tratturo costituita dalle linee di bordo parallele (60 passi napoletani, 111 mt) indipendentemente dai contesti attraversati (“campagna profonda”, “campagna del ristretto”, area urbana) mediante interventi di messa a dimora di essenze autoctone, ricostituzione di cippi, segnaletica, ogni atro intervento previsto dagli strumenti urbanistici vigenti con lo scopo di rendere riconoscibile nella trama paesaggistica limitrofa la originaria consistenza del Tratturo. b. Garantire la continuità spaziale nella direzione longitudinale della componente percettiva e fruitiva; c. Garantire le modalità di fruizione nell’accezione della mobilità lenta.

Art. 54. Inserimento paesaggistico delle infrastrutture 1. Per inserimento paesaggistico delle infrastrutture si intende l’individuazione delle misure e degli interventi necessari a contestualizzare l’infrastruttura considerando il rapporto infrastruttura-paesaggio trasversale a tutte le fasi progettuali. 2. (PRE) Oltre alle Linee guida per qualificazione paesaggistica e ambientale delle infrastrutture del PPTR costituiscono ulteriori prescrizioni per l’inserimento delle infrastrutture: a. Promuovere la riqualificazione paesistico-ambientale delle aree limitrofe alle infrastrutture esistenti. b. Contenere l’ulteriore sviluppo degli insediamenti lungo le infrastrutture, sia esistenti che di nuova previsione. c. Prevenire i fenomeni di conurbazione lineare lungo le nuove infrastrutture e concentrare i nuovi insediamenti attorno agli svincoli.

42/118 SCHEMA di PIANO Territoriale di Coordinamento della Provincia di Barletta Andria Trani - NTA - d. Connettere alla rete della mobilità tradizionale il sistema della mobilità dolce. e. Garantire il presidio attivo delle aree limitrofe alle infrastrutture. f. Prevedere, nei corridoi di salvaguardia - di larghezza pari almeno alle distanze minime di legge incrementate del 50% - generati dai tracciati di nuove infrastrutture di mobilità in ambito extraurbano interventi di inserimento paesistico-ambientale da progettarsi contestualmente all’infrastruttura stessa. Tali interventi dovranno garantire anche la continuità dei corridoi ecologici della Rete Ecologica Provinciale preesistenti nei territori attraversati e gli idonei dispositivi di sicurezza per la fauna selvatica. g. Prevedere all’interno della progettazione dell’infrastruttura, gli interventi compensativi finalizzati all’inserimento paesaggistico della stessa. Essi dovranno prevedere, dove interagenti con le strade di valenza paesaggistica (Art. n.51, comma 1.f), la ricucitura dei contesti attraversati ed eventuali interventi di riqualificazione esterni alla fascia di salvaguardia, coinvolgendo attori pubblici e privati nella loro realizzazione e gestione. h. Anticipare la realizzazione delle opere di mitigazione e compensazione delle trasformazioni previste, per migliorare la sostenibilità dell’infrastruttura anche nella fase di cantiere. i. Salvaguardare le visuali profonde percepibili dalle infrastrutture, qualora intingenti con le strade panoramiche, sia esistenti che di progetto, e i coni visuali aperti su ambiti ed elementi di rilevanza storica e paesaggistica. j. Prevedere un equipaggiamento verde delle strade di valenza paesaggistica che tenga conto delle tipologie storicamente presenti e della loro disposizione nei contesti paesaggistici attraversati; k. Localizzare e progettare le aree di sosta e di servizio con il fine di integrare la rete per la tutela e la fruizione collettiva dei beni culturali: URBS - Attrattori culturali e itinerari culturali d’eccellenza.

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TITOLO III – SISTEMA INSEDIATIVO E DEGLI USI DEL TERRITORIO

CAPO I. - DISPOSIZIONI GENERALI PER IL SISTEMA INSEDIATIVO E DEGLI USI DEL TERRITORIO

Art. 55. Obiettivi specifici 1. Fermi restando gli obiettivi generali di cui al precedente Art. n. 4, costituiscono obiettivi specifici per il Sistema insediativo e degli usi del territorio, quelli qui di seguito indicati: a. (2.1) Consolidare la struttura insediativa nella sua articolazione policentrica, favorendo uno scenario di sviluppo che sia “organicamente strutturato”, teso a creare simili ed efficienti modalità di accesso e di erogazione dei servizi (sistema ospedaliero provinciale), attività produttive, cultura e formazione. b. (2.2) La riduzione del consumo di suolo, attraverso il sostegno al recupero, alla rigenerazione. L’innalzamento della qualità insediativa nel corretto rapporto tra insediamenti e servizi pubblici o privati di uso pubblico. L'incremento delle aree per servizi pubblici, in particolare a verde (reti ecologiche urbane), la riqualificazione ambientale delle aree degradate. Il sostegno alla progettazione di qualità, le aree produttive ecologicamente attrezzate, “social housing”, l’attenzione alla progettazione edilizia ecosostenibile e bioclimatica. c. (2.3) Il riequilibrio dell’attrattività insediativa a fini abitativi tra centri di primo rango e di secondo rango per l’alleggerimento della pressione insediativa costiera e per evitare lo spopolamento delle aree interne. d. (2.4) Compattazione della forma urbana, finalizzato a razionalizzare l'uso del suolo e a ridefinire i margini urbani nella attuazione della “campagna del ristretto” nel Patto Citta/Campagna (del PPTR). Da cui: il recupero delle aree dismesse o degradate; il completamento prioritario delle aree intercluse nell'urbanizzato; la localizzazione dell'espansione in adiacenza all'esistente e su aree di minor valore agricolo e ambientale; nonché la limitazione ai processi di saldatura tra centri edificati. e. (2.5) Rafforzare gli aspetti multifunzionali dell’agricoltura e delle risorse forestali; ridurre la vulnerabilità del sistema ecologico per la valorizzazione del paesaggio agrario e la competitività territoriale; sostenere e conservare il territorio rurale della “campagna profonda“ nel Patto Citta/Campagna (del PPTR). f. (2.6) La tutela e valorizzazione del borghi rurali come esperienze “virtuose” di persistenza, mantenimento di ruolo e presidio territoriale, nel patrimonio dei valori identitari provinciali. g. (2.7) Indirizzare e qualificare la ricerca e l’accesso all’informazione e alla formazione per l’innovazione tecnologica ed ammnistrativa nei settori produttivi di qualità (agricoltura, manifatturiero, turismo, logistica, energie).

Art. 56. Disposizioni e struttura della disciplina 1. Il presente Titolo definisce ed articola la disciplina del PTCP rispetto al Sistema insediativo e degli usi del territorio, rispettivamente rivolta alla pianificazione urbanistica comunale (Art. n. 2, comma 6) e per quella di settore provinciale e sotto ordinata (Art. n.20, comma 2) secondo il Quadro Sinottico PTCP (Elaborato n. 3). 2. Le disposizioni contenute nel presente Titolo, recepiscono le disposizioni del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PPTR) con particolare riferimento alla parte 4.2 “Cinque Progetti Territoriali per il paesaggio regionale”. 3. Le strategie per il sistema insediativo e degli usi del territorio sono individuate nell’Allegato n.2 alle presenti norme. 4. Gli articoli del presente Titolo che esprimono i Contenuti di Assetto e gli effetti conformativi, secondo quanto individuato nel Quadro Sinottico PTCP (Elaborato n. 3), costruiscono i livelli informativi vettoriali geo-riferiti riportati all’interno dell’Atlante cartografico del Sistema insediativo e degli usi del territorio – Tav. B.1. 5. I Comuni approfondiscono, verificano e integrano i contenuti dell’Atlante cartografico del Sistema insediativo e degli usi del territorio, mediante la piattaforma di interscambio del web GIS (Art. 26, comma 3) completando la

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ricognizione delle categorie di elementi ivi indicati, sulla base di indagini di maggior dettaglio alla scala comunale. A tale fine, assumono come riferimento, le modalità ed i protocolli contenuti nell’Elaborato F (Banca dati alfanumerica e vettoriale geo-riferiti).

CAPO II. - DISPOSIZIONI SPECIALI ED OPERATIVE

Sezione I. Rigenerazione urbana e territoriale

Art. 57. Ambiti Provinciali di Rigenerazione Urbana (APRU) 1. Con riferimento ai centri urbani principali, il PTCP individua, nella Tavola B.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), parti significative di città, sistemi e contesti urbani periferici e marginali aventi i requisiti per l’attivazione di programmi integrati di rigenerazione urbana e territoriale (ai sensi della L.R. nr 21/2008), interessati significativamente da elementi di valenza sovralocale riconducibili allo schema di Assetto del PTCP ed alle invarianti strutturali del PTCP, la cui complessità strutturale richiede una progettazione unitaria da concludere in modo formalmente compiuto, in coerenza con i caratteri e le previsioni del “Patto città-campagna” del PPTR e in relazione alle situazioni locali del contesto urbano o periurbano. 2. (IND) Per la definizione delle opzioni strategiche da determinare negli APRU, oltre alle finalità generali espresse dalla vigente normativa regionale in materia di "rigenerazione urbana" e/o "territoriale" (LR n.21/2008) e nel rispetto di quanto previsto dai piani settoriali di tutela sovraordinati (quale PRC, PAI, etc.) o dei relativi piani comunali (PCC, ecc.) è obbligatorio il rispetto dei Cinque Progetti Territoriali per il paesaggio regionale del PPTR, il controllo e il ridisegno di margini urbani mediante la riduzione dell’indice di compattezza urbana “K” (Art. 58, comma 3/c). 3. (IND) Costituiscono Indirizzi per gli APRU come definiti ed individuati nel presente articolo, quelli riportati nel Repertorio degli Ambiti Provinciali di Rigenerazione Urbana (elaborato E).

Art. 58. Criteri dimensionali delle previsioni insediative 1. Il PTCP riconosce la risorsa suolo come bene comune e spazio dedicato alla produzione di alimenti, alla tutela della biodiversità, all'equilibrio del territorio, dell'ambiente e del paesaggio, alla produzione di utilità pubbliche quali la qualità dell'aria e dell'acqua, la difesa idrogeologica, la qualità della vita di tutta la popolazione. 2. La Provincia ed i Comuni nei rispettivi atti di pianificazione adottano modalità e regole per contenere il consumo di suolo nelle previsioni insediative in ragione del rilievo sovracomunale che assume l'utilizzo di una risorsa che è scarsa e non rinnovabile. Per consumo di suolo si intende la sottrazione dello strato organico superficiale e sua sostituzione con superfici artificiali o con materiali impermeabili o a bassa permeabilità. 3. Il PTCP, ai fini dell’applicazione di quanto riportato nei precedenti commi, definisce i seguenti indici dimensionali delle previsioni insediative: a. Territorio Urbanizzato (TU), inteso come superficie urbanizzata ed urbanizzabile calcolata sommando le parti di territorio su cui è già avvenuta la trasformazione edilizia, urbanistica per funzioni antropiche (escluse quelle agricole) e le parti interessate da previsioni pubbliche o private della stessa natura non ancora attuate ma già pianificate o programmate da strumenti urbanistici o di governo del territorio vigenti. b. Consumo di Suolo Qualificato (CS), calcolato come rapporto percentuale tra le superfici dei nuovi ambiti di trasformazione in incremento del Territorio Urbanizzato (ST) e lo stesso TU. c. Coefficiente “K” come rapporto tra il perimetro e la superficie del Territorio Urbanizzato del nucleo abitato principale (cfr. Rapporto Ambientale VAS del PTCP), incluso i Borghi rurali e gli insediamenti a nucleo extraurbani di valenza provinciale (Art. n. 70). 4. (DIR) I Comuni in sede di redazione degli strumenti urbanistici comunali e loro varianti, possono introdurre incrementi del Territorio Urbanizzato (TU), soltanto se: a. sia migliorata la concentrazione degli insediamenti, calcolata utilizzando l’indice di compattezza urbana “K” di cui al precedente comma 3/c; b. sia verificata la realizzazione di almeno l’80% delle previsioni di trasformazione edilizia, urbanistica o territoriale già disposte dagli strumenti urbanistici vigenti;

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c. siano previsti processi di rigenerazione urbana con valenza provinciale; d. sia prevista l’attuazione di “Progetti Strategici Territoriali”; e. siano recepite le disposizioni del PTCP in attuazione del PPTR con riferimento almeno ai seguenti aspetti e1 Nuovi ambiti di tutela naturalistica; e2 Beni architettonici extraurbani ed altri elementi testimoniali; e3 Parchi agricoli multifunzionali alla scala provinciale; f. siano previsti interventi di riuso delle porzioni della superficie urbanizzata esistente con superfici filtranti, a verde. 5. (IND) I Comuni, nei propri atti di pianificazione, dettano disposizioni per la definizione del bilancio ecologico comunale assicurando la compensazione ambientale preventiva delle trasformazioni comportanti consumo di suolo, attraverso: a. realizzazione di interventi ambientali che restituiscano una capacità ecologica almeno pari a quella del territorio trasformato mediante l’impiego dell’Indice di Biopotenzialità Territoriale (Btc) o di altri indicatori equipollenti; b. contributo all’attuazione della Rete Ecologica Provinciale. 6. Qualora si accerti che la sostenibilità del carico urbanistico di piano sia condizionata alla preventiva realizzazione delle compensazioni di cui sopra, tale condizioni di subordine temporale deve essere disciplinata dagli atti di pianificazione. 7. (IND) I Comuni, nell’ambito delle procedure di Valutazione Ambientale Strategica dei propri atti di pianificazione, predispongono adeguata documentazione che dimostri la sussistenza delle condizioni di cui al comma 5, ad integrazione dei contenuti minimi del PUG ai fini del controllo di compatibilità con il PTCP.

Art. 59. Qualificazione delle trasformazioni 1. Il PTCP promuove la qualificazione delle trasformazioni, migliorando il rapporto tra insediamenti e servizi, in particolare a verde, sostenendo la progettazione architettonica di qualità ed ecosostenibile e non impattante sulle componenti ambientali e mantenendo un’elevata qualità sociale e vitalità economica degli insediamenti. 2. (DIR) A tal fine il PTCP definisce le seguenti direttive per la qualificazione delle trasformazioni: a. Integrare la componente paesaggistica nelle politiche territoriali e nei diversi percorsi pianificatori e progettuali per migliorarne la qualità, caratterizzandola come supporto qualitativo per la vita dei residenti e quale indicatore di efficienza economica. b. Considerare gli elementi di degrado come opportunità di recupero qualitativo dei luoghi, in particolare nelle aree di frangia, ridisegnando i margini che separano la città dalla campagna e qualificando gli interventi di housing sociale, quali motori virtuosi di recupero delle periferie. c. Coordinare la qualità architettonica degli interventi, delle opere di mitigazione e ambientazione paesaggistica anche al fine di potenziare il sistema delle dotazioni ecologiche e ambientali. d. Promuovere un adeguato mix funzionale, evitando di creare ambiti monofunzionali, favorendo le relazioni di vicinato anche al fine di contribuire alla coesione sociale e al miglioramento della sicurezza del territorio; e. Favorire l’utilizzo di materiali naturali e ambientalmente sostenibili nell’edilizia, evitando l’impiego di sostanze potenzialmente dannose per la salute e favorendo l’utilizzo di prodotti riciclati e riciclabili. f. Favorire la progettazione orientata a controllare i consumi delle risorse primarie, le opportunità di risparmio, le possibilità di ottimizzazione, riciclo e recupero di energia, acqua, rifiuti. g. Incentivare il raggiungimento di elevati standard di efficienza energetica negli edifici, promuovendo progetti architettonici e tecnologie edilizie di qualità energetica (classe A). h. Migliorare l’efficienza della gestione dell’acqua negli edifici, relativamente all’approvvigionamento per usi potabili, per l’irrigazione e per gli eventuali interventi di regolazione del clima interno. i. Concorrere a ridurre il volume degli scarichi di punta delle acque meteoriche sulle reti di smaltimento facilitandone il recupero per usi compatibili. j. Strutturare il verde di quartiere al fine di valorizzarne la capacità di mitigare gli effetti sul clima (costituzione di isole di calore), in relazione alla funzione di controllo dei flussi d’acqua, di filtro delle contaminazioni, di produzione di ossigeno, al fine di compensare gli impatti delle trasformazioni. k. Coordinare le trasformazioni rispetto al territorio consolidato, estendendo i vantaggi dei nuovi interventi alle porzioni di città esistente, migliorandone la qualità, anche attraverso la perequazione e la compensazione; l. Razionalizzare il sistema delle reti tecnologiche, ponendo particolare attenzione al tema dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici.

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m. Promuovere la localizzazione dei parchi fotovoltaici nei contesti urbanizzati terziari, commerciali o produttivi, in particolare incentivando l’utilizzo delle superfici di copertura degli edifici. n. Ridurre le situazioni di degrado del clima acustico, con particolare attenzione ai recettori sensibili, e monitorare il livello di inquinamento luminoso. o. Realizzare per la pubblica illuminazione (su viabilità di piano, giardini, parcheggi, ecc), impianti a basso consumo e/o ad energie rinnovabili anche in applicazione della LR. n 15/2005 “Misure urgenti per il contenimento dell'inquinamento luminoso e per il risparmio energetico”. p. Migliorare le condizioni di compatibilità ambientale degli insediamenti produttivi e limitare le situazioni di pericolo e di inquinamento connesse ai rischi industriali. 3. (IND) In applicazione delle L.R. 13/2008, nell’ambito del procedimento di VAS dei PUG e (ove necessaria) dei PUE, occorre prevedere la redazione dei seguenti elaborati tematici: a. carta dei rischi ambientali artificiali, nella quale sono evidenziate in particolare cave, impianti di smaltimento rifiuti, dighe, fabbriche ad alto rischio, centrali, linee elettriche a media e alta tensione, sorgenti puntuali di emissione elettromagnetica; b. carta dei rischi ambientali naturali, nella quale sono rappresentate in particolare la vulnerabilità dei suoli e degli acquiferi e la presenza di radon; c. carta dei fattori climatici, nella quale sono rappresentati in particolare gli elementi relativi alla conoscenza della temperatura media mensile, della pluviometria, dell’umidità e dei venti; d. carta del soleggia mento, nella quale sono rappresentate in particolare le condizioni dei singoli comparti o quartieri, in base all’orientamento, all’orografia, all’altezza degli edifici esistenti, con indicazioni circa la radiazione solare diretta e totale, nonché la ripartizione oraria dell’irraggiamento; e. carta dei regimi delle acque, nella quale sono individuati le sorgenti, i pozzi e le cisterne, i percorsi fognari e la distribuzione della rete idrica, oltre che evidenziati i regimi di portata stagionale delle acque superficiali e lo scorrimento delle acque profonde; f. carta delle biomasse; g. diagnosi energetiche e ambientali finalizzate all’individuazione di aree e quartieri caratterizzati da elevati livelli di inefficienza energetica e incompatibilità ambientale e dunque da sottoporre a interventi di ristrutturazione edilizia e riqualificazione urbana.

Art. 60. Nodi Plurali 1. Ai fini del presente Piano, si intendono per Nodi Plurali le parti del territorio aventi come fulcro il sistema esistente e potenziale delle stazioni, fermate, porti ed approdi, come punti di eccellenza multi-scala attorno ai quali sono riconoscibili strutture urbane e extraurbane funzionalmente idonee ad integrare servizi a valenza plurima, per migliorare l’accessibilità, favorire l’integrazione tra i vari sistemi di trasporto, l’interscambio e l’avvio di processi endogeni di rigenerazione urbana e territoriale, come poli funzionali dell’area vasta cui si riferiscono. 2. Il presente Piano, nella Tavola B.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), individua i nodi plurali esistenti e di previsione, unitamente ad ambiti di massima ad essi sottesi quali porzioni spaziali interessati da processi di rigenerazione urbana e territoriale. 3. Costituiscono i nodi plurali di cui al comma1: a. Stazioni ferroviarie. b. Stazioni ferroviarie di previsione. c. Fermate di previsione da riattivare. d. Porti. e. Approdi di previsione e approdi di cui all’Art. n.94. f. Approdi di previsione funzionali alle attività di piccola cantieristica e rimessaggio. 4. Sono inclusi nell’insieme dei nodi plurali, così come definiti nella Tavola B.1, i “Nodi di interscambio” aventi funzioni specifiche così come definiti all’Art. n.89. 5. (IND) Gli strumenti urbanistici comunali perimetrano nell’ambito degli Ambiti Provinciali di Rigenerazione Urbana le aree di cui al comma 2, valutando, anche alla luce dei programmi di sviluppo settoriali sovracomunali, la consistenza, la funzionalità delle relative aree di pertinenza anche per la loro localizzazione e accessibilità nel contesto urbano territoriale. Sulla base di tali valutazioni gli strumenti urbanistici comunali propongono nei siti esistenti interventi e/o programmi di rigenerazione, miglioramento e razionalizzazione. 6. Qualora l’ampliamento, il trasferimento e la nuova realizzazione delle dotazioni territoriali interessino aree facenti parte del Sistema Ambientale e Paesaggistico di cui al Titolo II delle presenti norme, gli interventi sono

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subordinati alla preventiva verifica, a carico dell’ente procedente, delle ricadute sul paesaggio, sull’ambiente e sul sistema dei percorsi di interesse pubblico. Tale verifica, da prevedersi nell’ambito della procedura di VAS indica le opere di ambientazione, mitigazione e compensazione connesse alla realizzazione degli interventi. 7. (IND) Per gli ambiti e le aree di cui al comma 2, valgono i seguenti indirizzi: a. Salvaguardare prioritariamente l’operatività delle funzioni dei “nodi di interscambio” ai sensi dell’Art. n. 89, qualora gli stessi nodi plurali costituiscano elementi costitutivi degli APRU (Art. n. 57). b. Favorire l’addensamento delle previsioni residenziali e dei centri di erogazione di servizi, direzionali, di commercio e per le attività terziarie. c. Favorire l’avvicinamento ciclopedonale. d. Prevedere aree in favore dell’interscambio modale che siano prossime tra loro per l’integrazione ferro-bus- bici. e. Migliorare la qualificazione dei confort negli spazi di attesa e ristoro. f. Introdurre Sistemi Informativi per il governo dei consumi energetici, in grado di monitorare le emissioni di CO2 equivalenti prodotte dai cittadini (case, automobili, ecc.) e un sistema di controllo dei consumi elettrici in bassa tensione, sfruttando le reti di contatori Enel intelligenti di nuova generazione che permettano la trasmissione aggiornata dei dati sui consumi. g. Introdurre Sistemi di Riduzione delle emissioni di CO2 e miglioramento della sicurezza del traffico urbano e accessibilità urbane, attraverso l’implementazione di politiche per la riduzione dell’uso del mezzo privato su gomma, realizzazione di parcheggi di scambio ai varchi d’accesso urbani, diffusione di mezzi pubblici a gas metano ed elettrici, potenziamento delle piste ciclabili integrate a servizi di bike sharing (pubblici).

Art. 61. Poli attrattori 1. Ai fini del presente Piano, si intendono per Poli Attrattori le parti del territorio, organizzati prevalentemente attorno ai nodi plurali (Art. n.60), ad elevata specializzazione funzionale nelle quali sono concentrate funzioni strategiche o servizi caratterizzati da forte attrattività di persone e merci e da un bacino di utenza di carattere sovracomunale, tali da comportare un impatto significativo sulla mobilità e conseguentemente ambientale e insediativo a scala territoriale di rilevanza sovracomunale. I Poli Attrattori sono spazi collettivi di interesse sovracomunale con dotazioni territoriali pubbliche destinate a soddisfare un bacino di utenza più ampio dei confini amministrativi comunali così come orientativamente elencati nell’Art. 16. 2. I Poli Attrattori indicati costituiscono invarianti strutturali e come tali sono assunte in tutti gli strumenti di programmazione e pianificazione settoriale e generale, provinciale e comunale. 4. Gli strumenti urbanistici comunali perimetrano, le aree di cui al comma 2, valutando, anche alla luce dei programmi di sviluppo settoriali sovracomunali, la consistenza, la funzionalità, la idoneità delle attrezzature e degli spazi collettivi e delle relative aree di pertinenza anche per la loro localizzazione e accessibilità nel contesto urbano. Sulla base di tali valutazioni gli strumenti urbanistici comunali propongono nei siti esistenti interventi e/o programmi di rigenerazione, miglioramento e razionalizzazione. Costituiscono riferimento a tal fine gli Ambiti Provinciali di Rigenerazione Urbana (APRU). 5. Qualora l’ampliamento, il trasferimento e la nuova realizzazione delle dotazioni territoriali interessino aree facenti parte del Sistema Ambientale e Paesaggistico di cui al Titolo II delle presenti norme, gli interventi sono subordinati alla preventiva verifica, a carico del soggetto procedente, delle ricadute sul paesaggio, sull’ambiente e sui trasporti. Tale verifica, da prevedersi nell’ambito della procedura di VAS indica le opere di ambientazione, mitigazione e compensazione connesse alla realizzazione degli interventi. 6. (IND) Per gli ambiti e le aree di cui al comma 2, valgono i seguenti indirizzi: a. Contenere e ridurre l’impatto ambientale dei poli funzionali e in particolare il consumo di risorse non rinnovabili, migliorare le condizioni di compatibilità con le funzioni del contesto circostante. b. Sviluppare le funzioni e la capacità dei poli funzionali esistenti e di quelli progettati, nei limiti di compatibilità derivanti dalla mitigazione dei loro impatti ambientali, e favorire, ove consentito da valide condizioni di accessibilità, l’integrazione del mix funzionale, ossia la compresenza sinergica di più funzioni attrattive nell’ambito dello stesso polo; c. Migliorare l’accessibilità di ciascuno dei poli funzionali alla scala urbana e alla scala territoriale e regionale, sia con il trasporto collettivo che con quello privato e la mobilità dolce e alternativa, secondo le specifiche esigenze di ciascun polo; d. Sviluppare l’integrazione e le sinergie fra i diversi poli funzionali;

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e. Introdurre Sistemi Informativi per il governo dei consumi energetici, in grado di monitorare le emissioni di CO2 equivalenti prodotte dai cittadini (case, automobili, ecc.) e un sistema di controllo dei consumi elettrici in bassa tensione, sfruttando le reti di contatori Enel intelligenti di nuova generazione che permettano la trasmissione aggiornata dei dati sui consumi. f. Introdurre Sistemi di Riduzione delle emissioni di CO2 e miglioramento della sicurezza del traffico urbano e accessibilità urbane, attraverso l’implementazione di politiche per la riduzione dell’uso del mezzo privato su gomma, realizzazione di parcheggi di scambio ai varchi d’accesso urbani, diffusione di mezzi pubblici a gas metano ed elettrici, potenziamento delle piste ciclabili integrate a servizi di bike sharing (pubblici). 7. Il presente Piano, nella Tavola B.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), individua i Poli Attrattori, esistenti e di previsione, localizzati e da localizzare. Sulla base degli esiti dei contenuti di Conoscenza si forniscono inoltre gli indirizzi di cui all’Allegato n. 6, valevoli sia per le nuove localizzazioni, ubicate o da ubicare, che per la conferma e la riorganizzazione di quelle esistenti. 8. Con riferimento ad ulteriori localizzazioni di Poli Attrattori, nell’ottica di riequilibrare e razionalizzare la distribuzione delle funzioni e dei servizi e di valorizzare la strutturazione policentrica del sistema insediativo, il presente Piano individua le seguenti polarità urbane, definite in relazione alle strategie e alle gerarchie di rango e ruolo, di livello regionale e provinciale: a. scala regionale: Andria, Barletta, Trani (capoluogo tripolare); b. scala provinciale: Bisceglie, Canosa di Puglia, Trinitapoli. 9. (IND) I Comuni di cui al comma 8, in sede di redazione degli strumenti urbanistici comunali e loro varianti, approfondiscono gli aspetti relativi all'offerta e alla domanda di servizi di interesse sovracomunale presenti nel comune, fornendo un bilancio della situazione, evidenziando le eventuali situazioni di offerta critiche, sia in termini quantitativi che qualitativi, ed eventuali correlate proposte di intervento. Tale approfondimento dovrà anche quantificare la mobilità indotta dalla domanda di servizi di utenti gravitanti non residenti e verificare la coerenza della localizzazione rispetto alle linee di trasporto pubblico, esistenti e previste.

Art. 62. Housing Sociale 1. Il PTCP recepisce i contenuti del Piano Casa regionale, volto a promuovere e sviluppare interventi di edilizia residenziale di carattere sociale, in applicazione delle politiche del Piano casa nazionale, definito dall’Art. n.11 del D.L. 112/2008, convertito con modifiche dalla L. 133/2008, nonché dal D.P.C.M. del 16.07. 2009, con cui sono state definite le linee guida del nuovo Piano Nazionale di Edilizia Abitativa. 2. Ai fini del conseguimento di obiettivi di housing e co-housing sociale valgono i seguenti indirizzi: a. favorire processi di prevenire dell’isolamento e l’emarginazione dell’individuo nel quartiere; b. stimolare il senso di appartenenza alla comunità e ai luoghi del vivere quotidiano; c. far prevalere l’importanza del benessere della collettività sulle divergenze e sui dissapori personali; d. favorire i processi di socializzazione e cooperazione tra le persone attraverso la condivisione di spazi, attrezzature e risorse; e. promuovere la collaborazione reciproca per ottenere più tempo libero, migliorando così la qualità della vita; f. praticare uno stile di vita sostenibile attraverso soluzioni mirate ad avere un risparmio energetico, una riduzione dell’inquinamento e, dunque, un minore impatto sull’ambiente g. abbattere il caro vita attraverso la costituzione di gruppi di acquisto interni. 3. (DIR) La Provincia incentiva gli interventi di housing e co-housing sociale e ne promuove lo sviluppo e il potenziamento, per garantire a particolari fasce sociali la possibilità di accedere alla proprietà o all’affitto di un’abitazione a condizioni compatibili con le proprie risorse economiche e reddituali, anche mediante: a. la messa a disposizione di aree di sua proprietà da destinare ad interventi di housing; b. il coinvolgimento e il coordinamento dei comuni che presentino un’esigenza di forte ampliamento dell’offerta abitativa sociale per la realizzazione di progetti mediante l’utilizzo di strumenti finanziari innovativi quali il fondo comune di investimento immobiliare destinato esclusivamente all’housing sociale. 4. (IND) Costituiscono ambiti preferenziali di incentivazione degli housing e co-housing sociale: a. Aree gravemente compromesse o degradate (Art. 52); b. Ambiti Provinciali di Rigenerazione Urbana (Art. 57); c. Borghi Rurali ed insediamenti a nucleo extraurbani di valenza provinciale (Art. 70).

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Art. 63. Insediamenti commerciali 1. (DIR) Al fine di contribuire al conseguimento degli obiettivi di cui all’Art. n. 55, 2.1, 2.3, 2.6 relativi al sistema insediativo e l’uso del suolo, per gli insediamenti commerciali il PTCP definisce le seguenti direttive: a. Agevolare i processi di razionalizzazione e ammodernamento dell’offerta commerciale negli ambiti urbani. b. Sostenere lo sviluppo e la qualificazione dei sistemi commerciali urbani, degli esercizi di vicinato anche favorendo condizioni di equilibrio tra le diverse tipologie e formule commerciali. c. Disincentivare il consumo di aree libere in contesti extraurbani e in prossimità di aree di snodo della mobilità, per la localizzazione di nuove funzioni commerciali, in particolare medie e grandi strutture di vendita, privilegiando la localizzazione in contesti urbani, prioritariamente connessi alla riqualificazione di comparti urbani con presenza di idonei mix funzionali. d. Agevolare la complessiva integrazione del sistema distributivo commerciale con il sistema della mobilità e in particolare con il trasporto pubblico, favorendo interventi che risolvano criticità pregresse. 2. (IND) Qualora il Comune preveda la localizzazione di nuove grandi strutture di vendita nel proprio territorio, fermo restando quanto previsto all’Art. 16, gli strumenti pianificatori, programmatici ed attuativi supporteranno tale scelta con adeguate valutazioni condotte a una scala più ampia rispetto al territorio comunale, in relazione all’ambito di gravitazione, al sistema economico commerciale e alle potenziali ricadute, in particolare rispetto a: a. Riuso del tessuto urbano consolidato e riduzione dell’impermeabilizzazione complessiva dei suoli. b. Contributo al potenziamento, alla razionalizzazione e al coordinamento del sistema dei servizi, in particolare nei Comuni dell’ambito interno. c. Contributo alla sostenibilità delle condizioni di mobilità. d. La verifica di rischi collegati ai processi conturbativi spontanei attorno alle aree di interesse. e. Contributo all’attuazione dei progetti strategici di Rete Ecologica, all’attuazione dei parchi locali di interesse sovracomunale, allo sviluppo di meccanismi di compensazione ambientale delle trasformazioni, in particolare in rapporto alla attuazione di interventi di qualificazione energetica, paesistica e ambientale del territorio. 3. (DIR) I Comuni si attengono in linea di massima al criterio di non approvare nuove previsioni urbanistiche di cui al comma 2, a distanze inferiori ai 3,00 Km dagli svicoli di previsione di cui all’Art. n. 81, comma 1.a.

Art. 64. “Ecosistemi per la ricerca” e l’innovazione 1. La Provincia promuove gli “Ecosistemi per l’Innovazione” quali percorsi trasversali per la razionalizzazione e la riorganizzazione del sottosistema delle proprie strutture per la ricerca e dell’offerta scolastica provinciale nella logica e a supporto dei Cluster produttivi, intesi come aggregazioni organizzate di imprese, università, altre istituzioni pubbliche o private di ricerca, altri soggetti anche finanziari attivi nel campo dell'innovazione, articolate in più aggregazioni pubblico-private, ivi compresi i Distretti Tecnologici già esistenti, presenti su diversi ambiti territoriali, guidate da uno specifico organo di coordinamento e gestione, focalizzate su uno specifico ambito tecnologico e applicativo, idonee a contribuire alla competitività internazionale sia dei territori di riferimento sia del sistema economico nazionale. 2. Sono definiti prioritari di interesse provinciale i seguenti Cluster riferiti a contesti tematici e spaziali aventi come fulcro delle iniziative attuative della politica provinciale di settore. a. Agrifood - sviluppo di conoscenze e tecnologie per la produzione di cibi più sicuri e che abbiano più elevate caratteristiche di qualità e genuinità, anche attraverso una maggiore sostenibilità e un minor impatto ambientale nell'uso delle risorse; Chimica verde - sviluppo di tecnologie di trasformazione di biomasse di seconda e terza generazione come biomasse "sostenibili non food" in energia e chimica verde. Il tema della agricoltura multifunzionale e le filiere dirette ed indirette ad asso collegate, definito attorno alla “Fondazione Bonomo, per la ricerca in Agricoltura”, alle strutture provinciali dell’Istituto Tecnico Agrario, Azienda Agricola provinciale, sperimentale di Paparicotta Taverna Vecchia, all’orto Botanico di Barletta. b. Scienze della Vita - riguardare la cura della salute umana e la riduzione dei rischi in ambienti di lavoro, attraverso la produzione di nuovi farmaci di origine agricola e terapie assistite, elio-terapie e termali; nuovi apparati anti-infortunistici, la realizzazione di approcci diagnostici innovativi per malattie particolarmente critiche, comunque in un'ottica di miglioramento e allungamento della vita attiva delle persone e dei lavoratori. c. Smart Communities - sviluppo delle più avanzate soluzioni tecnologiche applicative per consentire di realizzare modelli innovativi di risoluzione integrata per problemi sociali di scala urbana e metropolitana,

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(es.: mobilità, sicurezza e monitoraggio del territorio, education, health, beni culturali2 e turismo, green cloud computing, energie rinnovabili e efficienza energetica, giustizia). 3. (PRE) Per il sottosistema delle strutture per la ricerca e dell’offerta scolastica Provinciale valgono le seguenti prescrizioni: a. La promozione di azioni per l’ampliamento di servizi per la collettività valorizzando le strutture e le aree agricole e boschive interne, attrezzandole per il ristoro e la ricreazione, per la didattica e la formazione e per la divulgazione attraverso masserie didattiche e manifestazioni fieristiche ed espositive. b. L’ammodernamento e il potenziamento dei laboratori esistenti e la creazione di nuovi materiali, mezzi e tecniche innovative da impiegare nella filiera agricola e agroalimentare, con particolare riferimento all’agricoltura biologica. c. Il potenziamento dei corsi di perfezionamento e post-laurea in collegamento con il polo universitario di Bari e Foggia. d. Il potenziamento delle dotazioni ricettive, favorendo lo sviluppo di una ricettività diffusa costituita dalle attività agrituristiche, da piccoli alberghi o pensioni in borghi storici, da ricettività di “eccellenza” attraverso il recupero di contenitori storici, anche nella logica di consentire lo sviluppo di attività congressuali e di stage. e. Il miglioramento dell’offerta di trasporto pubblico, utilizzabile come collegamento da e per le strutture , da rendere competitivo all’uso dell’auto privata.

Art. 65. Turismo balneare, sportivo e del benessere 1. L'adeguamento del modello turistico provinciale è perseguito dal PTCP attraverso una maggiore specializzazione della fascia insediata litoranea, tradizionale direttrice di concentrazione delle attrezzature ricettive balneari e della ricreazione di ogni livello, prevedendo la sua qualificazione ulteriore sia nelle dotazioni interne (attrezzature balneazione, sports, nautica, industria del divertimento) sia nel rapporto più stretto con le città della costa attraverso spazi e percorsi commerciali e ricreativi attrezzati e la fruizione di servizi espositivi, congressuali, culturali. 2. La domanda verso il territorio per la collocazione di nuovi tipi di attrezzature ricreative come per la ubicazione di servizi logistici e commerciali connessi al turismo, ambedue necessitari di spazi e accessibilità adeguate, è pilotata dal PTCP con politiche differenziate volte alla riaggregazione sui centri della costa delle attività più qualificanti e concentrate e al decentramento collinare delle attività con più esigenze di spazio e a frequentazione di massa. 3. (DIR) Fermi restando gli obiettivi di cui al precedente Art. n.55 – 2.3, costituiscono direttive per il sottosistema turistico, balneare, sportivo e del benessere, quelle indicate qui di seguito: a. La qualificazione, differenziazione tipologica ed insediativa dell'offerta turistica ricettiva e delle relative attrezzature balneari e ricreative nelle città della costa. b. La rifunzionalizzazione dei borghi costieri e retro-costieri di Santa Chiara (Trinitapoli) e Villaggio Salinieri (Margherita di Savoia), Fiumara (Barletta) con attività e servizi qualificanti. c. La tutela e valorizzazione delle discontinuità verdi e connessione con i sistemi verdi collinari. d. Lo sviluppo dei corridoi trasversali commerciali-ricreativi, pedonali e ciclabili, spazi pubblici di connessione con la città consolidata. e. Il potenziamento e riorganizzazione dell'offerta di attrezzature connesse alla portualità turistica. f. Portualità per le attività connesse alla pesca. g. Il decentramento delle funzioni sportive e ricreative con esigenze di aree estese (parchi tematici), paesaggi collinari e della pianura fluviale in aree con requisiti di accessibilità e di dotazioni idriche, compatibili con la carta dei rischi. h. La riaggregazione delle sedi delle funzioni sportive e ricreative con esigenze di aree limitate privilegiando quelle connesse a sistema ed integrate con i centri urbani della costa e con le attrezzature del turismo balneare in condizioni di compatibilità ambientale. 4. (IND) Le operazioni di nuovo impianto e quelle di riaggregazione o ristrutturazione delle sedi esistenti delle funzioni ricreative o sportive di cui al comma 3/b devono essere finalizzate alla qualificazione ambientale dei luoghi ed inserite nell’ambito degli APRU (Art. n. 57).

2 Progetto Pilota per lo sviluppo del marchio regionale “Pietre di Puglia”, in una dimensione distrettuale provinciale, finalizzato alla identificazione geografica, giacimentologica e delle caratteristiche fisiche e meccaniche del materiale estratto per garantirne l’unicità, soprattutto in relazione al commercio dello stesso.

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Art. 66. Le Porte dei Parchi 1. La Tavola B.1 assieme al dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3) riportano la localizzazione di massima delle “porte di parchi”. 2. (DIR) Il PTCP prevede, l'istituzione di nuclei di servizio finalizzati al turismo, denominati "Porte ai Parchi", in cui le funzioni prevalenti sono di informazione, documentazione, supporto alle attività esistenti e previste all'interno dei Parchi nazionali, regionali ed attività collaterali. 3. Alle Porte dei Parchi possono essere associati anche nodi di scambio di interesse locale a servizio di trasporto pubblico e privato. 4. Sono parte del presente articolo i Centri di Educazione Ambientale tematica facenti parte del Laboratorio provinciale di Educazione Ambientale e la sede del parco Regionale del fiume Ofanto (soggetto gestore individuato con D.G.R. n. 998/2013).

Sezione II. Patto “Città-Campagna”

Art. 67. “Campagna del ristretto” alla scala Provinciale 1. Il PTCP individua nella Tavola B.1 e nel dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), a recepimento dei contenuti del Progetto Territoriale per il paesaggio regionale del PPTR 4.2.2 – Il Patto città – campagna, la “Campagna del ristretto3” alla scala provinciale, rispettandone l’obiettivo di perimetrare con la campagna i confini dell’urbano per evitare consumo di suolo e spreco di territorio, per promuovere progettualità di prossimità che elevi la qualità abitativa delle periferie, del margine urbano con vantaggi che si riverberano fino alla città intera. 2. (IND) Per gli ambiti e le aree di cui al comma 1, valgono i seguenti indirizzi: a. Attivare politiche agro urbane per una pianificazione concertata e condivisa tra la città e lo spazio agricolo periurbano. b. Stabilire una continuità tra la campagna del ristretto e le aree insediate. c. Riprogettare il margine agricolo con azioni di mitigazione paesaggistica. d. Conferire alla campagna del “ristretto” funzioni multiple finalizzate alla conservazione dello spazio agricolo coltivato. e. Attribuire alla campagna del “ristretto” il ruolo di “area tampone” all’interno del progetto della Rete Ecologica Provinciale (REP). 3. (IND) I Comuni in sede di redazione degli strumenti urbanistici e loro varianti, riconoscono agli spazi agricoli di prossimità il potenziale su cui lavorare per un progetto di riqualificazione della campagna perché permanga l’agricoltura, integrandola in chiave multifunzionale e dotandola di servizi per la città e per i cittadini.

Art. 68. “Parchi Agricoli Multifunzionali” alla scala Provinciale 1. Il PTCP individua nella Tavola B.1 e nel dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), a recepimento dei contenuti del Progetto Territoriale per il paesaggio regionale del PPTR 4.2.2 – Il Patto città – campagna, i “Parchi agricoli multifunzionali” alla scala provinciale, rispettandone i relativi obiettivi anche al fine della valorizzazione della vocazione agricola, del mantenimento e del miglioramento dell’attrattività economica dell’agricoltura attraverso l’individuazione di ambiti sufficientemente omogenei ed estesi, relativamente poco disturbati, tali da consentire lo svolgimento di pratiche colturali in ambienti tali da fornire prodotti di qualità garantendo al contempo un presidio e la manutenzione del territorio. 2. I “Parchi agricoli multifunzionali” alla scala provinciale si configurano come: a. Parchi agricoli di valorizzazione se i territori sono ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico (Art. n. 47).

3 La “Campagna del ristretto” è una fascia di territorio agricolo intorno alla città che ne inviluppa le sue frange periferiche. La campagna del “ristretto” rievoca la ricostruzione degli antichi “ristretti”, un paesaggio agricolo che nel passato era a disposizione della città. Pur essendo ormai scomparsi perché su quei terreni si sono costruite le successive espansioni urbane, essi vengono pensati nel Patto Città Campagna come nuovi spazi agricoli posti ai limiti delle attuali periferie con nuove potenzialità di uso di agricoltura urbana, in relazione alle diverse condizioni che intrattiene con il contesto. Essa può essere infatti contigua ad aree produttive, alle maglie larghe e al tessuto compatto o a tessuti di bassa densità. Alle diverse accezioni corrisponderanno prestazioni differenti. A ciascuna di queste categorie corrisponderanno regole, prestazioni e trattamenti differenti dei materiali che le costituiscono. Nella campagna del ristretto sono comprese tutte quelle attività di agricoltura a servizio dei cittadini, come gli orti sociali o i parchi suburbani, riconnessi agli spazi aperti interclusi della città. La campagna del “ristretto” è il luogo delle “nuove porte” dove segnare l’incontro tra la città e la campagna o dove larghi viali alberati potranno mostrare, come in passato, la transizione dal territorio aperto e agricolo a quello denso e urbano. L’edilizia rurale diffusa e monumentale non sarà più isolata e “spaesata” nella sub urbanità ma troverà il modo per entrare nel progetto del ristretto, o attribuendosi alla città (scuole, centri servizi, ecc.) o rimanendo nella campagna come residenza rurale, fattorie didattiche, ecc.

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b. Parchi agricoli di riqualificazione se includono territori compromessi e degradati (Artt.34, 48, 52). 3. Unitamente all’obiettivo specifico di cui all’Art. n. 55 – 2.5 i “Parchi agricoli multifunzionali” alla scala provinciale concorrono a: a. Contenere il consumo di suolo agricolo e proteggere l’agricoltura come presidio del territorio. b. Proporre forme di agricoltura innovativa di prossimità che associno alle attività agricole tradizionali le esternalità dell’agricoltura multifunzionale e l’attivazione di sistemi economici locali. c. Produrre agricoltura di qualità e prodotti di nicchia delle catene slow food con marchio ambientale. d. Prevedere ricadute ambientali in termini di salvaguardia idrogeologica, incremento della biodiversità e chiusura locale dei cicli. e. Prevedere ricadute in termini di qualità del paesaggio, fruibilità dello spazio rurale, valorizzazione dell’edilizia rurale diffusa e monumentale (Artt. n. 50, 51, commi 1.c/1.e). f. Promuove attività integrative al reddito agricolo per l’ampliamento di servizi di tipo ricettivo, sportivo e ludico-ricreativi alternativi a basso impatto ambientale (ristoro e ricreazione, masserie didattiche e manifestazioni fieristiche ed espositive, percorsi avventura, percorsi natura, piccoli bacini di pesa sportiva, centri di tiro con arco, campeggi e sosta camper, centri faunistici-venatori, etc.). f. Promuovere lo sviluppo di tecnologie di trasformazione di biomasse di seconda e terza generazione come biomasse "sostenibili non food" in energia e chimica verde. g. Promuovere il Parco Agricolo di valorizzazione come componente per la costruzione della REP Rete Ecologica Provinciale (Art. n. 42). 4. I parchi agricoli multi-funzionali di cui ai commi 2, lettere a, b, costituiscono ambiti di interesse nell’ambito del Cluster “Agrifood” (Art. n 64, comma 2, lettera a) 5. (IND) I Comuni in sede di redazione degli strumenti urbanistici e loro varianti – all’esito di un apposito approfondimento da condurre nel relativo quadro conoscitivo – definiscono la perimetrazione, alla scala comunale e intercomunale, delle superfici da destinare a Parco Agricolo Multifunzionale definendone le specificità come componente alla scala locale provinciale, comunale e intercomunale. I Parchi Agricoli Multifunzionali alla scala provinciale proposti nel presente piano non rientrano nell’ambito degli ulteriori contesti paesaggistici di cui all’Art. 74, comma 3, punto 4 delle NTA del PPTR (Paesaggi rurali). 6. Fino alla realizzazione di tali adempimenti, i Comuni impediscono proliferazioni urbane in discontinuità con i tessuti edilizi e l’insorgenza di nuovi nuclei isolati nello spazio agricolo interessato dagli ambiti di cui al comma 1.

Art. 69. “Parchi CO2” di valenza Provinciale 1. Il PTCP, a recepimento dei contenuti del Progetto Territoriale per il paesaggio regionale del PPTR 4.2.2 – Il Patto città – campagna, prevede la realizzazione di “Parchi CO2” di valenza provinciale mediante interventi di forestazione urbana nelle aree produttive o industriali ovvero ancora in ambiti degradati e marginali intendendoli come aree per la compensazione ambientale, aventi l’obiettivo di assolvere a importanti funzioni e servizi ecologici come la realizzazione di barriere al rumore e alle polveri a protezione di bordi edificati limitrofi, di alberature stradali, di fasce tampone sui margini delle lame, di alberature nei parcheggi, di boschi sui versanti per contenere il rischio idrogeologico, ecc. 2. Gli ambiti preferenziali di applicazione del presente articolo sono: a. Le aree produttive con potenzialità di sviluppo o scarsamente insediate da qualificare (Art. n. 73). b. Le aree produttive di interesse sovralocale (Art. n. 74). c. Le aree in prossimità delle grandi concentrazioni industriali in cui non è praticabile l’agricoltura o l’allevamento. d. Le aree residuali presenti lungo le grandi arterie infrastrutturali. e. Le aree di risulta e marginali. 3. (IND) Gli ambiti e le aree di cui al comma 1 concorrono: a. Alla realizzazione di grandi superfici alberate come progetto per il miglioramento della biodiversità, come potenziale di rigenerazione ambientale e bonifica di suoli degradati; b. All’incentivazione delle dotazioni di riserve di ossigeno, fungendo da trappole di CO2; c. Alla realizzazione di interventi di riqualificazione del territorio in chiave paesaggistica; d. Alla promozione di elementi che concorrono alla costruzione della Rete Ecologica Provinciale (REP). e. Alla costruzione di biomassa che proviene dalla superficie fogliare del bosco come trappola per la CO2 e come misura di compensazione soprattutto per le aree vicine alle grandi concentrazioni industriali ad alto rischio ambientale.

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4. I parchi CO2 costituiscono ambiti di interesse nell’ambito del Cluster “Chimica verde” (Art. nr 64, comma 2, lettera a.) 5. (IND) I Comuni, nei propri atti di pianificazione, riconoscono i seguenti indirizzi: a. La definizione per le grandi aree di concentrazione industriale (Artt. n. 73,74) di un piano di risanamento dell’assetto ecosistemico e paesaggistico alla scala comunale e intercomunale, in cui individuare le superfici da destinare alla forestazione urbana, anche attenendosi alle Linee Guida per le APPEA del PPTR. b. L’individuazione alla scala locale degli studi specialistici che competono alla progettazione della Rete Ecologica Provinciale e, in particolare, della Foresta CO2 come componente “area tampone” della REP.

Art. 70. Borghi Rurali ed insediamenti a nucleo extraurbani di valenza provinciale 1. Il PTCP individua, nella Tavola B.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), i borghi Rurali e gli insediamenti a nucleo extraurbani di valenza provinciale, costituiti da un tessuto edificato a bassa densità (in cui è prevalente una tipologia di casa uni-bifamiliare) caratterizzanti forme insediative nello spazio rurale che, per le tipologie edilizie e del trattamento degli spazi di pertinenza, si integrano allo spazio rurale ove permane il legame della comunità residenziale con le attività agro- silvopastorali, quali in maniera esemplificativa i modelli insediativi storici della diffusione (villaggi di bonifica, della riforma fondiaria, ecc). 2. Ad integrazione dell’obiettivo specifico di cui all’Art. n. 55 – 2.6 nei borghi Rurali e gli insediamenti a nucleo extraurbani, il PTCP consegue finalità connesse alla valenza sociale e delle “comunità di persone” nell’accezione di “ecovillaggi” in cui adottare stili di vita sostenibili ed autosufficienti per soddisfare il più possibile dall’interno, le esigenze dei membri per quanto concerne l’alimentazione, il lavoro, l’educazione e la formazione, il tempo libero. 3. (IND) Per gli ambiti e le aree di cui al comma 1, valgono i seguenti indirizzi: f. Promuovere politiche agro ambientali e la multifunzionalità per conservare il carattere rurale e diffuso della campagna abitata conservando il legame con l’agricoltura e allevamento. g. Organizzare il trasporto pubblico e collettivo interno a ciascuna area funzionale secondo lo schema che prevede l’attestamento dell’utenza specifica sul centro abitato principiale e da questo verso le direttici costiere, anche attraverso l’adozione di servizi innovativi e flessibili e con particolare attenzione ai poli produttivi, scolastici e sanitari. h. Promuovere forme di turismo “verde” su target specializzati legati alla fruizione delle risorse ambientali e culturali del territorio. i. Potenziare il commercio al dettaglio legato al turismo verde e alla produzione di prodotti tipici di qualità e promuovere questi ultimi nella filiera della ristorazione e dell’ospitalità. j. Promuovere lo sviluppo a rete, con particolare valorizzazione dei servizi culturali (biblioteche, cinema/teatri, coordinamento eventi) e degli impianti sportivi con valorizzazione degli spazi aperti e specializzati e dei parchi urbani e territoriali. k. Indirizzare le trasformazioni dell’edilizia rurale verso i criteri del restauro conservativo e conferendo qualità. l. Conservare il carattere rurale dell’insediamento preservandone il modello insediativo e i materiali dei repertori della tradizione rurale. m. Conservare la campagna come contesto di vita e promuoverla perché non se ne alterino i caratteri autentici e tutelare gli insediamenti rurali costieri come valore identitario regionale del paesaggio della campagna ad orti.

Sezione III. Insediamenti per attività produttive

Art. 71. Rete territoriale delle aree di insediamento produttivo 1. La rete territoriale delle aree di insediamento produttivo è costituita dall’insieme delle aree a specifica destinazione produttiva “D”, approvate dagli strumenti urbanistici comunali generali e attuativi e relative varianti. 2. Tali aree, in relazione al grado di insediamento, sono classificate in: a. Aree sature o in via di saturazione con problemi di riconversione (aree con superficie insediata compresa fra l’80 e il 100%). b. Aree con potenzialità di sviluppo inespresse con problemi di riconversione o da rifunzionalizzare (aree con superficie insediata compresa fra il 50 e l’80%).

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c. Aree con potenzialità di sviluppo (aree con superficie insediata compresa fra il 20 e il 50%). d. Aree che attualmente presentano scarse capacità di sviluppo (aree con superficie insediata inferiore al 20%). 3. Le aree di cui al comma 2, che rispondono ai criteri esposti nel successivo Art. 74, sono classificate, inoltre, come aree d’interesse sovralocale. 4. (IND) Ai fini di una gestione coordinata e integrata delle aree di insediamento produttivo la Provincia, d’intesa con i Comuni, promuove una governance delle stesse per farne un fattore qualificato del capitale territoriale, relazionato alla reale domanda di aree per insediamenti produttivi, in grado di promuovere nuove opportunità d’investimento e di incrementare l’occupazione. 5. (IND) La gestione coordinata e integrata delle aree di insediamento produttivo risponde alla necessità di una strategia di sviluppo complessiva del territorio, entro cui inquadrare la riconversione o rifunzionalizzazione delle aree già sature o in via di saturazione così come di quelle sufficientemente insediate ma con potenzialità di sviluppo inespresse. Tale gestione risponde altresì alla necessità di riqualificare e rilanciare le aree con potenzialità di sviluppo e le aree che registrano una scarsa capacità di sviluppo. In questa nuova prospettiva gestionale potranno utilmente essere programmate azioni di marketing territoriale nazionale e internazionale per l’attrazione di investimenti, in continuità e coerenza con le Zone Franche Urbane (ZFU)4. 6. Nelle situazioni di incompatibilità con il contesto territoriale (attività produttive ospitate nei centri urbani e in siti impropri), gli strumenti urbanistici comunali definiscono misure volte a favorire il trasferimento di tali attività in altri siti e a recuperare tali aree, una volta dismesse, ad altre attività produttive o altri usi compatibili. Le misure possono includere incentivi, nella forma di incrementi volumetrici fino al 15%, che si attivano solo a seguito di trasferimento nelle aree produttive d’interesse sovralocale di cui all’Art. 74. 7. Le procedure di cui al precedente comma trovano applicazione anche nel caso di impianti esistenti a rischio di incidente rilevante da rilocalizzare, fermo restando che gli stessi, così come i nuovi impianti, dovranno in via prioritaria essere localizzati nell'ambito delle aree produttive d’interesse sovralocale di cui all’Art. 74 a tal fine predisposte. 8. (IND) Ai fini della nuova governance e della nuova strategia di sviluppo territoriale, la Provincia, d’intesa con i Comuni, promuove il Progetto Strategico Territoriale “Rete territoriale delle aree di insediamento produttivo”, anche con l’obiettivo di far acquisire a tali aree le caratteristiche di APPEA (Aree Produttive Paesaggisticamente ed Ecologicamente Attrezzate), in linea con gli indirizzi regionali in materia. 9. (IND) Il Progetto Strategico Territoriale implementerà, fra l’altro, il sistema informativo territoriale delle aree di insediamento produttive, ai fini anche di una gestione associata degli sportelli unici comunali delle attività produttive e dello sviluppo delle attività della logistica.

Art. 72. Aree sature o con potenzialità di sviluppo inespresse da riconvertire/rifunzionalizzare 1. La Tavola B.1 del PTCP ed il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3) individuano gli ambiti della localizzazione di massima delle aree per gli insediamenti produttivi, previsti dalla vigente strumentazione urbanistica comunale, da riconvertire/rifunzionalizzare (Art. 71, commi 2/a e 2/b). 2. Gli ambiti di cui al comma 1 sono definiti tali in ragione delle potenzialità insediative residue previste dagli strumenti urbanistici vigenti e di quelle derivanti da dismissioni in cui privilegiare prioritariamente le esigenze di sviluppo del presente Piano. 3. (IND) Per gli ambiti e le aree di cui al comma 1, fermo restando gli obiettivi specifici che saranno delineati dal Progetto Strategico Territoriale, di cui al precedente Art. 71, valgono i seguenti indirizzi generali: a. Privilegiare gli interventi di riuso di aree già occupate da attività produttive o comunque già urbanizzate favorendo il completamento o la continuità con gli insediamenti produttivi esistenti. b. Favorire la delocalizzazione di imprese inserite in contesti territoriali impropri e il loro trasferimento in coerenza ai presenti indirizzi, facilitando il recupero dei siti degradati. c. Garantire adeguate condizioni di accessibilità, con particolare riferimento ai servizi di raccordo ferroviario, alle infrastrutture per la movimentazione e la logistica delle merci connesse alla rete ferroviaria, all’intermodalità e ai sistemi di trasporto pubblico.

4 Le ZFU sono state avviate con Delibera CIPE n. 5 del 30/01/2008.

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d. Perseguire l’ottimizzazione dei consumi idrici ed energetici e la riduzione, il riutilizzo ed il riciclo dei rifiuti, l’adeguamento delle dotazioni di infrastrutture tecnologiche a supporto degli insediamenti, con particolare riferimento ai sistemi dell’approvvigionamento energetico, idrico, del collettamento e della depurazione. e. Perseguire il miglioramento della qualità ecologica dell’insediamento e del contesto, anche contribuendo, attraverso le dotazioni ecologiche dell’insediamento stesso, alla realizzazione, al potenziamento o al ripristino di eventuali elementi funzionali della rete ecologica. f. Perseguire il miglioramento dell’immagine complessiva degli insediamenti in termini di riordino urbanistico, di qualità architettonica, di opere di mitigazione e ambientazione paesaggistica attraverso adeguate dotazioni ecologiche e ambientali, anche destinando a tali finalità parte delle dotazioni prescritte di aree per attrezzature e spazi collettivi. g. Promuovere l’informazione e l’assistenza alle imprese per l’accesso ai finanziamenti UE per la qualificazione in senso ambientale delle attività produttive nonché l’accesso delle stesse imprese al sistema comunitario di ecogestione e audit ambientale (“EMAS”, ISO 14000) perseguendo inoltre forme di certificazione ambientale riferite all’area produttiva nel suo complesso oltre che alla singola impresa. h. Promuovere iniziative di marketing territoriale di carattere nazionale ed internazionale.

Art. 73. Aree produttive con potenzialità di sviluppo o scarsamente insediate da qualificare 1. La Tavola B.1 del PTCP ed il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3) individuano gli ambiti della localizzazione di massima delle aree per gli insediamenti produttivi, previsti dalla vigente strumentazione urbanistica comunale, da qualificare e sviluppare (Art. 71, commi 2/c e 2/d). 2. (IND) Per gli ambiti e le aree di cui al comma 1, fermo restando gli obiettivi specifici che saranno delineati dal Progetto Strategico Territoriale, di cui al precedente Art. n. 71, valgono i seguenti indirizzi generali: a. Promuovere l’integrazione con il sistema dei trasporti e della logistica. b. Concorrere all’integrazione di funzioni produttive, trasportistiche (legate alla logistica), direzionali e commerciali all’interno di ciascuna area. c. Concorrere alla loro qualificazione come Aree Produttive Paesaggisticamente ed Ecologicamente Attrezzate (APPEA), intese come poli specializzati dotati di infrastrutture, servizi e sistemi idonei a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente. 3. (IND) Le azioni da intraprendere per l’attuazione del presente articolo, sono definite attraverso attività di copianificazione tra la Provincia e i Comuni. Tali attività di copianificazione potranno riguardare: a. La definizione delle linee evolutive di ciascun ambito, ivi compresa l’individuazione di eventuali limiti riguardanti le tipologie di attività insediabili; b. La definizione degli interventi e delle azioni necessarie, in relazione alle condizioni specifiche dell’ambito, per perseguire efficacemente gli obiettivi del PTCP. c. Le condizioni di sostenibilità ambientale e di compatibilità paesaggistica degli interventi da condividere anche con Regione Puglia, Settore Assetto del Territorio, Osservatorio regionale sul Paesaggio (PPTR), la Soprintendenza peri Beni Architettonici e per il Paesaggio. d. Le linee di indirizzo di politica ambientale per la definizione delle caratteristiche prestazionali delle Aree Produttive Paesaggisticamente ed Ecologicamente Attrezzate (APPEA) di nuovo impianto. e. La definizione degli interventi necessari riguardo alle infrastrutture per la mobilità delle merci e delle persone, nonché gli interventi gestionali per l’ottimizzazione dell’accessibilità attraverso i servizi di trasporto collettivo locale, il mobility management di area e le opportunità di razionalizzazione della logistica. f. La definizione degli interventi necessari per l’ottimizzazione dei consumi idrici ed energetici, attraverso azioni e modalità di gestione finalizzate al risparmio, all’efficienza energetica e al riutilizzo di tali risorse nonché alla riduzione, riutilizzo e riciclo dei rifiuti. g. La definizione della più idonea forma di gestione unitaria, anche attraverso convenzioni o la costituzione di società o consorzi. h. Le condizioni di infrastrutturazione, per la qualità ambientale e per la mobilità, a cui le espansioni sono subordinate. i. La definizione delle risorse necessarie, delle fonti finanziarie, nonché gli aspetti riguardanti la programmazione temporale, l’attuazione e la gestione degli interventi previsti. j. Gli eventuali oneri a carico dei soggetti attuatori dei nuovi insediamenti, al di là degli oneri di urbanizzazione, per la realizzazione degli interventi previsti.

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k. L’armonizzazione delle scelte urbanistiche relative alle aree produttive di cui al presente articolo, con le determinazioni concordate per l’ambito o gli ambiti produttivi di rilievo sovracomunale.

Art. 74. Le aree produttive d’interesse sovralocale 1. La Tavola B.1 del PTCP ed il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3) individuano le aree per gli insediamenti produttivi, previsti dalla vigente strumentazione urbanistica comunale, di portata sovra locale, in riferimento al comma 2 dell’ Art. n.71. 2. (IND) Sono definite aree produttive d’interesse sovra locale le aree che per localizzazione, accessibilità, contesto economico-occupazionale, risultano essere bacini produttivi di gravitazione extracomunale e si qualificano come strategici per lo sviluppo del sistema produttivo provinciale. Tali insediamenti rappresentano potenzialità per innescare sinergie nella base economica e ricadute positive in termini di riqualificazione territoriale ed ambientale, costituendo contesti significativi ed esemplari per la realizzazione di interventi previsti per il raggiungimento delle caratteristiche di APPEA, in riferimento a sistemi ambientali di interesse provinciale. 3. (IND) Sono di interesse sovralocale le aree di cui al comma 1 che risultano: a. Caratterizzate da condizioni di buona accessibilità, preferibilmente su ferro e dalla presenza/vicinanza di nodi intermodali; b. Caratterizzate da economie esterne agglomerative di tipo distrettuale. c. Caratterizzate da uno sviluppo pregresso, o anche da uno sviluppo potenziale in funzione di specifici programmi infrastrutturali e/o di insediamento produttivo, che determina ricadute ed impatti territoriali, ambientali ed economico-sociali non circoscrivibili al territorio di un solo Comune. 4. (IND) Costituiscono aree di interesse sovra locale, in quanto in possesso delle caratteristiche di cui ai precedenti commi, quelle di seguito elencate, come meglio dettagliate nell’Allegato 7 alle presenti norme: a. Aree produttive D1 Barletta /Trani. b. Area "D industria" di Bisceglie. c. Aree D3/D4/D5 di Andria. d. Area D1 di Spinazzola. e. Area D1 di San Ferdinando di Puglia 5. (IND) Il PTCP individua inoltre, ad integrazione delle aree per attività produttive di previsione degli strumenti urbanistici comunali vigenti ritenute di interesse sovralocale, ulteriori ambiti produttivi, in possesso degli stessi requisiti di cui al precedente comma 3, come di seguito indicati: a. L’area produttiva limitrofa alla piattaforma logistica intermodale retro-portuale di Barletta (Art. n. 96); b. L’area produttiva limitrofa al centro merci di Bisceglie (Art. n.95). 6. (IND) Per le aree produttive di interesse sovralocale di cui ai commi 4 e 5 la Provincia promuove politiche di integrazione sul tema degli “Ecosistemi per l’Innovazione” riconoscendo prioritarie le relazioni con i Cluster produttivi individuati all’Art. n. 64 comma 2. 7. (IND) Nelle aree produttive di interesse sovralocale di cui ai commi 4 e 5 rientranti in parte nelle aree ritenute gravemente compromesse o degradate (Art. n. 52), compatibilmente con le previsioni urbanistiche vigenti comunali potranno essere perseguibili indirizzi finalizzati al recupero del patrimonio edilizio esistente per funzioni ricettive, espositive, medi centri commerciali o parchi ad essi assimilati, medie strutture distributive in sede fissa e del commercio all’ingrosso, strutture per manifestazioni culturali, sportive e spettacoli, evitando la creazione di situazioni di contiguità tra usi produttivi esistenti e nuovi usi, o comunque situazioni, anche temporanee, di incompatibilità tra usi confinanti o limitrofi. 8. I comuni che intendono presentare alla provincia una proposta per l'individuazione di un’area produttiva sovralocale, su localizzazione nuova o su area produttiva esistente, sviluppano uno studio che illustri i principali caratteri quantitativi e qualitativi degli stessi con gli ulteriori seguenti contenuti: a. Definizione delle azioni di concertazione e perequazione relative agli ambiti interessati dagli effetti indotti dall’insediamento stesso; b. Predisposizione di adeguata documentazione conoscitiva che dimostri le condizioni di sostenibilità dell’insediamento rispetto al sistema dell’accessibilità ed eventualmente preveda le necessarie opere; c. Definizione degli interventi, nel caso di area produttiva esistente, o delle caratteristiche prestazionali, nel caso di nuovo insediamento, per il raggiungimento delle caratteristiche di APPEA; d. Definizione delle misure ed interventi per l’attuazione della Rete Ecologica Provinciale e per l’attuazione dei parchi locali di interesse sovra locale (Art. n. 45), mediante lo sviluppo di meccanismi di compensazione ambientale delle trasformazioni, in particolare in rapporto alla attuazione dei progetti di qualificazione energetica, della gestione dei rifiuti, paesistica ed ambientale del territorio.

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9. (IND) Si assumono (ai sensi degli Artt. 18 e 19) la compensazione, la perequazione e l’incentivazione urbanistica e territoriale quali strumenti, anche negoziali, attraverso i quali definire e regolare un’equilibrata distribuzione degli effetti positivi e negativi connessi ai fenomeni urbanizzativi, infrastrutturali e insediativi, in modo da evitare che, per conseguire risorse economiche, si diffondano operazioni comportanti consistente consumo del suolo. 10. Gli incentivi volumetrici di cui all'articolo all’Art. 71, comma 6 possono essere elevati fino al valore del 30% nel caso che l'attività produttiva venga trasferita in aree produttive di interesse sovralocale in possesso delle caratteristiche di APPEA.

Art. 75. Aree non idonee per l’impiantistica di trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti speciali ed urbani 1. (PRE) Il PTCP recepisce e specifica5 i criteri escludenti desunti dall’Aggiornamento del Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali nella Regione Puglia (D.G.R. 28.12.2009) per la individuazione delle aree non idonee per la localizzazione di nuovi impianti di trattamento, di recupero e smaltimento dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, anche ex Artt. n. 214, 216 del D.Lgs. 152/2006 s.m.i. secondo 2. (PRE) Il PTCP recepisce e specifica4 i criteri escludenti desunti dal Piano Regionale Gestione Rifiuti Urbani (D.C.R. n. 204 del 8.10.2013 approvazione) valevoli per la individuazione di aree non idonee per la localizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti solidi urbani: a. Discariche e rifiuti non pericolosi a servizio dei Rifiuti urbani. b. Impianti di compostaggio e trattamento della frazione organica da raccolta differenziata. c. Impianti di recupero energetico. d. Impianti di trattamento rifiuti. 3. Fermo restando quanto previsto dalla predetta pianificazione regionale per i fattori penalizzanti, costituiscono elementi preferenziali per la localizzazione di impianti di gestione rifiuti quelli di seguito indicati: a. viabilità d'accesso esistente o facilmente realizzabile, disponibilità di collegamenti stradali e ferroviari esterni ai centri abitati; b. baricentricità del sito rispetto al bacino di produzione e al sistema di impianti per la gestione dei rifiuti; c. presenza di aree degradate da bonificare, discariche o cave; d. dotazione di infrastrutture; e. possibilità di trasporto intermodale dei rifiuti raccolti nelle zone più lontane dal sistema di gestione dei rifiuti; f. aree caratterizzate dalla presenza di terreni con coefficiente di permeabilità K<1x10-7 cm/sec (nel caso di discariche); g. aree a destinazione industriale (aree artigianali e industriali esistenti o previste dalla pianificazione comunale) o a servizi tecnici o contigue alle stesse (nel caso di termovalorizzatori); h. aree con superficie superiore ai 5 ettari (nel caso di termovalorizzatori); i. preesistenza di reti di monitoraggio per il controllo ambientale (nel caso di termovalorizzatori); j. sostituzione di emissioni esistenti nell'area da utenze industriali civili e termoelettriche (nel caso di termovalorizzatori); k. vicinanza di potenziali utilizzatori di calore ed energia (nel caso di termovalorizzatori); l. aree con destinazione industriale (aree artigianali e industriali esistenti o previste dalla pianificazione comunale) e agricola per gli impianti di compostaggio (nel caso di selezione e compostaggio); m. aree vicine agli utilizzatori finali (nel caso di selezione e compostaggio); n. impianti di smaltimento di rifiuti già esistenti (nel caso di selezione e compostaggio); o. preesistenza di reti di monitoraggio per il controllo ambientale (nel caso di selezione e compostaggio). 4. (IND) Nelle aree con grado di prescrizione “Penalizzante” e “Preferenziale” rientranti nella Rete Ecologica Provinciale (Art. n. 42), fatta eccezione per le aree non idonee di cui ai commi 1 e 2, sono consentiti gli interventi di cui ai commi 1 e 2/a/b/c/d prevedendo meccanismi di compensazione ambientale delle trasformazioni prioritariamente finalizzati a contribuire all’attuazione della Rete Ecologica Provinciale e all’attuazione dei parchi locali di interesse sovra comunale (Art. n. 45). 5. Il PTCP affida al Piano di Dimensionamento della Rete Impiantistica di Gestione dei Rifiuti, il cui aggiornamento è fissato su base triennale, la localizzazione ed il dimensionamento degli impianti di gestione rifiuti secondo il

5 Con specifico riferimento all’aspetto del “Consumo di Suolo” ed alle Aree di pregio agricolo, il PTCP individua ambiti destinati alle attività di interesse strategico (Art. 47) quali ambiti interessati da produzioni di prodotti agricoli DOC, DOCG, DOP, IGP, IGT; aree agricole in cui si ottengono prodotti con tecniche dell'agricoltura biologica; le zone aventi specifico interesse agrituristico agricole di pregio.

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principio dell’autosufficienza ai fini del soddisfacimento del fabbisogno degli abitanti e delle attività insediate nel territorio provinciale. In particolare la provincia individuerà i siti idonei allo smaltimento dell'amianto proveniente dalla bonifica degli edifici presenti sul territorio provinciale. Nella progettazione dovranno trovare applicazione le misure di compensazione e mitigazione ambientale di cui all’Art. nr. 19. 6. Per la realizzazione di nuovi impianti dovranno essere utilizzate le migliori tecnologie disponibili riducendo e minimizzando le emissioni e le immissioni, garantendo la massima protezione e tutela ambientale.

Art. 76. Aree non idonee all’istallazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili 1. (PRE) La individuazione delle aree e dei siti non idonei all’istallazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili è compiuta nei modi e forme previsti dal Regolamento attuativo del D.M. 10.09.2010 del Ministero per lo Sviluppo Economico, “Linee Guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili” (Regione Puglia) recante la individuazione di aree e siti non idonei alla installazione di specifiche tipologie di impianti alimentati da fonti rinnovabili nel territorio della Regione Puglia, Pubblicato nel B.U.P. Puglia 31 dicembre 2010, n. 195.

Art. 77. Indirizzi per il Piano Particolareggiato del Bacino Estrattivo Regionale Bisceglie/Trani 1. (IND) Il presente Piano, fornisce alcuni indirizzi per la redazione dei Piani Particolareggiati relativi ai giacimenti marmiferi di Trani e Bisceglie, fermo restando quanto disposto dall’Art. n.5 delle NTA del PRAE, per cui il Piano Particolareggiato si configura quale strumento di attuazione del PRAE e viene redatto dalla Regione o, per delega di quest’ultima, dal Comune/i interessato/i che lo richieda. In particolare all’interno delle aree del Piano Particolareggiato dovranno essere definite e disciplinate: a. Aree Potenziali di Nuova Estrazione: aree comunali e intercomunali dove è consentita l’apertura di nuove cave in funzione dei fabbisogni stimati dall’Osservatorio Regionale in riferimento ai mercati locali, infraregionali, nazionali, esteri; aree comunali e intercomunali dove sarà possibile rilocalizzare le attività estrattive esistenti disperse sul territorio, favorendo la salvaguardia e tutela di aree di pregio ambientale esterne ed interne al bacino da sottoporre ad interventi di recupero ambientale. b. Aree Interessate da Attività Estrattiva Pregressa: aree caratterizzate da cave in esercizio o in fase di dismissione dove la prosecuzione dell’attività è consentita per ampliamento o proroga della attività esistente in funzione dei fabbisogni stimati dall’Osservatorio Regionale e in riferimento ai mercati locali, infraregionali, nazionali, esteri. c. Aree di Recupero Ambientale: aree compromesse da pregressa attività estrattiva caratterizzate da cave abbandonate e dismesse che versano in stato di degrado paesaggistico-ambientale e che si configurano come siti il cui recupero riveste un interesse pubblico generale prioritario. d. Aree per Servizi: aree dove prevedere i servizi alle imprese operatrici del settore e quelli connessi alle attività estrattive, di lavorazione e commercializzazione, al fine di rendere completo il ciclo produttivo del settore lapideo. 2. (IND) Le aree potenzialmente sfruttabili dovranno esser individuate attraverso indagini giacimentologiche e tecnico-produttive di dettaglio e attraverso una classificazione del materiale estraibile per quantità e qualità. Nelle aree degradate da attività estrattiva e abbandonate senza sistemazione, prive di un sufficiente grado di reinserimento nel contesto paesaggistico-ambientale, dovranno essere definite specifiche politiche e azioni di recupero in linea con quanto riportato nell’Art. n.34 delle presenti norme. 3. (IND) Particolare attenzione dovrà essere posta alla gestione dei residui di lavorazione, rappresentati non solo dalle discariche di residui di cava (“cappellaccio”, sfridi, cumuli di scarti di lavorazione detti “Ravaneti”) ma anche dei fanghi di segagione. Per detti residui dovrà essere pianificata la verifica dell’esatta consistenza, la stabilità geotecnica, la mitigazione dell’impatto ambientale, anche attraverso azioni di ripresa e riutilizzo degli stessi sul mercato come “materia prima seconda”.

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TITOLO IV – SISTEMA DELL’ARMATURA INFRASTRUTTURALE

CAPO I. DISPOSIZIONI GENERALI PER IL SISTEMA DELL’ARMATURA INFRASTRUTTURALE

Art. 78. Obiettivi specifici 1. Fermi restando gli obiettivi generali di cui al precedente Art. n. 4, costituiscono obiettivi specifici per il Sistema dell’armatura infrastrutturale, quelli qui di seguito indicati: a. (3.1) Valorizzare il patrimonio costituito dalla struttura ferroviaria e dalla presenza, oltre a Trenitalia, di un operatore, Ferrovie del Nord Barese, storicamente radicato sul territorio, che rende tecnicamente ed economicamente sostenibili scenari di potenziamento dell’offerta di trasporto collettivo fondati sulla ferrovia anche per prospettive di collegamento con l’aeroporto di Bari/Palese. b. (3.2) Riordino del sistema logistico internodale provinciale multipolare coerentemente con le vocazioni e le specializzazioni (del sistema produttivo locale in ordine a programmi di livello sovraordinato) provinciali e che valorizzi la rendita di posizione derivante dalla collocazione di questo territorio in corrispondenza di uno snodo tra importanti corridoi di traffico multimodali. c. (3.3) Potenziare il “nodo” di Barletta (porto/stazione) nel sistema logistico multipolare provinciale. d. (3.4) Valorizzare il sistema portuale a fini turistici mediante la riqualificazione degli approdi di Bisceglie, Trani, Barletta, Margherita di Savoia, la loro connessione diretta con i centri storici e gli accessi alla rete multimodale di trasporto collettivo e la sperimentazione di formule innovative di trasporto marittimo costiero a carattere stagionale. e. (3.5) Promuovere la mobilità lenta degli ambiti e delle figure paesaggistiche, valorizzando i percorsi di connessione storici tra le reti di città e le strade di valenza paesaggistica, riqualificando le strade caratterizzate da fenomeni di addensamento di attività produttive o saturazione tra i centri urbani. f. (3.6) Migliorare le reti digitali per l’interoperabilità tra le diverse strutture pubbliche al fine di facilitare lo scambio, l’accesso alle informazioni per la ricerca la formazione e l’innovazione tecnologica ed ammnistrativa.

Art. 79. Disposizioni e struttura della disciplina 1. Il presente Titolo definisce ed articola la disciplina del PTCP rispetto al Sistema dell’armatura infrastrutturale, rispettivamente rivolta alla pianificazione urbanistica comunale (Art. n. 2, comma 6) e per quella di settore provinciale e sotto ordinata (Art. n.20, comma 2) secondo il Quadro Sinottico PTCP (Elaborato n. 3). 2. Le disposizioni contenute nel presente titolo, recepiscono le disposizioni del Piano Regionale dei Trasporti, del PUMAV, del PTCP della Provincia di Foggia e del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PPTR) con particolare riferimento alla parte 4.2 “Cinque Progetti Territoriali per il paesaggio regionale”. 3. Le strategie per il sistema dell’armatura infrastrutturale sono individuate nell’Allegato n.2 alle presenti norme. 4. Gli articoli del presente Titolo che esprimono i contenuti di Assetto e gli effetti conformativi, secondo quanto individuato nel Quadro Sinottico PTCP (Elaborato n. 3), costruiscono i livelli informativi vettoriali geo-riferiti riportati all’interno dell’Atlante cartografico del sistema dell’armatura infrastrutturale – Tav. C.1 “Sistema dell’armatura infrastrutturale”, Tav. C.2 “Sistema Provinciale della Mobilità ciclistica e ciclopedonale”. 5. I Comuni approfondiscono, verificano e integrano i contenuti dell’Atlante cartografico del Sistema dell’armatura infrastrutturale, mediante la piattaforma di interscambio del web GIS (Art. 26, comma 3) completando la ricognizione delle categorie di elementi ivi indicati, sulla base di indagini di maggior dettaglio alla scala comunale. A tale fine, assumono come riferimento, le modalità ed i protocolli contenuti nell’Elaborato F (Banca dati alfanumerica e vettoriale geo-riferiti).

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CAPO II. DISPOSIZIONI SPECIALI ED OPERATIVE

Sezione I. Rete stradale

Art. 80. Classifica funzionale della rete stradale 1. (DIR) Il PTCP assume la classifica funzionale della rete stradale extraurbana prevista dalla vigente normativa (D.M. n. 6972 del 05.11.2001). Le caratteristiche geometriche previste per le diverse categorie di strade sono da intendersi cogenti per le viabilità di nuova realizzazione e di indirizzo per gli interventi di adeguamento della viabilità esistente. Fanno eccezione gli interventi di potenziamento già progettati e finanziati per i quali, ove ciò è contemplato dal progetto, è mantenuta la previsione di una sezione ex tipo III CNR in luogo della corrispondente sezione tipo B previo l’adozione di limiti di velocità coerenti con le meno performanti caratteristiche dell’infrastruttura. Nella viabilità extraurbana locale (tipo F), il Piano inserisce le strade di valenza paesaggistica e panoramiche così come definite all’Art.51, commi 1.f e 1.g. Nelle Tav. C1, C.2, la viabilità urbana viene riportata esclusivamente al fine di coglierne il rapporto con la rete extraurbana.

Art. 81. Potenziamento dell’accessibilità alla rete autostradale 1. (IND) Il PTCP, al fine di migliorare l’accessibilità alla rete autostradale e di ridurre le percorrenze di veicoli leggeri e mezzi pesanti che effettuano spostamenti di attraversamento e scambio provinciale sulla rete ordinaria, prevede due azioni tra loro combinate coerenti con le strategie generali d’intervento del Piano Regionale Trasporti della Regione Puglia descritte nei seguenti commi e come riportati nella Tav. C.1 e nel dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3): a. Realizzazione di due caselli autostradali ad elevata automazione sulla A14 Bologna – Taranto localizzati nei territori dei comuni di San Ferdinando e Bisceglie. La realizzazione dei nuovi caselli, ove i livelli di traffico attesi lo richiedano, dovrà essere accompagnata da un adeguamento della viabilità provinciale alla quale si connettono. Il Piano introduce il divieto di prevedere aree produttive e/o commerciali entro un raggio di 3 km dai nuovi caselli. b. Realizzazione, d’intesa con Regione Puglia, ANAS e Società Autostrade, di un sistema di monitoraggio e controllo del traffico finalizzato anche a ridurre i flussi di mezzi pesanti che attraversano il territorio provinciale utilizzando la SS.16 e la S.P.2. Il progetto è coerente con i principi, gli indirizzi e le linee di intervento fissate dalla L.R. n. 16/2008 e si prefigge l’obiettivo di costituire un’applicazione prototipale in vista di un’applicazione estensiva su tutta la rete della viabilità extraurbana principale ordinaria parallela alla dorsale autostradale.

Art. 82. Potenziamento e messa in sicurezza viabilità extraurbana Principale 1. (INT) Il PTCP, così come riportati nella Tavola C.1 e nel dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), prevede i seguenti interventi: a. SP1 - potenziamento sezione tipo B – Fondi regionali (112/98); b. SP2 – potenziamento sezione ex tipo III CNR – 1° Lotto – Fondi regionali (112/98); c. SP2 – potenziamento sezione ex tipo III CNR – 2° Lotto – Fondi regionali (112/98); d. SP2 – Nuova realizzazione Variante di Andria sezione tipo B – Fondi regionali (112/98) e. SP3 (Ex R6) - Completamento/Nuova realizzazione (ex tipo IIICNR) nel tratto Minervino Spinazzola.

Art. 83. Potenziamento e messa in sicurezza Viabilità extraurbana secondaria 1. Il PTCP, così come riportati nella Tavola C.1 e nel dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), prevede i seguenti interventi: a. (INT) Bretella SP3-SS655 b. (PRE) Collegamento nuova stazione Andria Sud – tangenziale di Andria SP13 (via Bisceglie) c. (INT) SP5 – adeguamento tipo C2 – Fondi regionali (112/98) d. (INT) SP33 – adeguamento tipo C1 - Fondi regionali (112/98)

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Art. 84. Adeguamento e messa in sicurezza della viabilità extraurbana locale di interesse paesaggistico o a valenza ambientale strategica 1. (PRE) Il PTCP promuove una progressiva azione di adeguamento e messa in sicurezza della rete della viabilità extraurbana locale a partire dalla rete delle strade di valenza paesaggistica e panoramica di cui all’Art. 51, commi 1.f e 1.g, descritta nella Tavola C.1. 2. (PRE) IL PTCP, tenuto conto della localizzazione, della copertura territoriale e delle funzioni delle strade di valenza paesaggistica e panoramica nel territorio provinciale, identifica tale rete come quella degli itinerari a valenza ambientale strategica di cui all’art. 11, comma 3 della L.R. n. 16/2008. 3. In tutti i casi, ai sensi del Codice della Strada e successive modifiche o integrazioni, le viabilità di cui al precedente comma 1 del presente articolo dovranno essere progressivamente dotate di pista ciclabile su sedime proprio o in affiancamento opportunamente protetto e di aree di sosta, coordinate con le fermate della rete di TPL ove previste, dotate di pannelli informativi e segnaletica di indicazione sugli itinerari interconnessi della rete tratturale.

Art. 85. Potenziamento e messa in sicurezza del collegamento stradale tra il porto di Barletta e la viabilità extraurbana principale 1. (DIR) Il PTCP, come riportato nella Tav. C.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), prevede la realizzazione di un nuovo collegamento viario tra il porto di Barletta e la SS.16 alternativo all’utilizzo del lungomare di ponente per agevolare la riqualificazione di quest’ultimo. L’itinerario prevede: a. il riuso del sedime del dismesso raccordo ferroviario dal porto fino al cementificio; b. l’individuazione di un percorso interno all’area del cementificio e di un varco su via Callano; c. l’adeguamento del collegamento di via Callano con lo svincolo della SS.16; d. il potenziamento dello svincolo tra la SS.16 e via Andria. 2. Gli interventi di cui al comma 1 sono ricompresi nell’ambito del PST8 “Il Sistema portuale e retro-portuale di Barletta” (Allegato n. 8)

Art. 86. Piano del Traffico della Viabilità Extraurbana 1. Il PTCP affida al Piano del Traffico della Viabilità Extraurbana (PTVE) di cui all’art. 36, comma 3 del D.Lgs. 285/92 e ss.mm.ii., il cui aggiornamento è fissato su base triennale, la progressiva attuazione dell’assetto della viabilità di Piano e l’introduzione di tutti i provvedimenti tesi ad ottimizzare il funzionamento del sistema nelle fasi transitorie con particolare riferimento all’innalzamento dei livelli di sicurezza sulla rete stradale di competenza provinciale. 2. Il PTCP assegna al PTVE il ruolo di strumento di monitoraggio dei flussi di traffico e dei livelli di incidentalità sulla rete stradale ai fini di un incisiva azione di miglioramento delle condizioni di sicurezza della circolazione di tutte le componenti di traffico a partire da pedoni e ciclisti. 3. L’azione di monitoraggio di cui al precedente comma 2, concorrerà a definire l’inserimento e la classificazione della viabilità a scarso traffico motorizzato nelle categorie previste dal Piano Provinciale della Mobilità Ciclistica e Ciclopedonale (PPMC) introdotto dall’art. 5 della L.R. n. 1 del 23.01.2013.

Sezione II. Rete Ferroviaria

Art. 87. Gerarchizzazione dei servizi 1. (IND) Il PTCP, come riportato nella Tav. C.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), recepisce ed integra la gerarchizzazione dei servizi di TPRL ferroviario introdotta dalla L.R. n. 16/2008, prevedendo all’interno della provincia di Barletta-Andria-Trani: a. il Servizio Ferroviario Regionale (di collegamento veloce tra i centri principali in territorio regionale) sulle direttrici Foggia-Barletta-Bari (rete RFI) e Barletta-Andria-Bari (rete Regionale); b. il Servizio Ferroviario Territoriale (di collegamento all’interno della medesima provincia e con le principali località delle province limitrofe in caso di prevalenti flussi di scambio interprovinciale) su tutte le direttrici convergenti sul nodo di Barletta.

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c. il Servizio Ferroviario Territoriale (direttrice Barletta-Canosa-Spinazzola) per il quale si propone l’inserimento nell’ambito del progetto del “Treno dell’Archeologia e ambiente - Val d’Ofanto”.

Art. 88. Potenziamento della rete ferroviaria 1. (IND) Il PTCP, tenuto conto del modello di esercizio che si intende proporre sulla rete, così come riportato nella Tav. C.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), prevede gli interventi di potenziamento di seguito indicati: a. Interconnessione linea regionale Barletta-Andria-Bari con la rete RFI nella stazione di Barletta; b. Elettrificazione della tratta Barletta-Canosa della linea RFI Barletta Spinazzola con realizzazione di un punto di incrocio in corrispondenza della fermata di Canne della Battaglia e della nuova fermata dell’Ospedale di Barletta; c. Interramento della linea Barletta-Andria-Bari con realizzazione delle tre nuove stazioni di Andria Nord, Andria C.le e Andria Sud; d. Raddoppio della linea Barletta-Andria-Bari (Rete Regionale) nella tratta dalla stazione di Barletta Scalo al Km.66 e sull’intera tratta Andria Sud-Corato. e. Treno dell’Archeologia e del Parco Regionale Naturale del fiume Ofanto. 2. L’intervento di cui al comma 1, lett. a è ricompreso nell’ambito del PST8 “Il Sistema portuale e retro-portuale di Barletta” (Allegato n. 8)

Art. 89. Nodi di interscambio 1. (IND) Il PTCP, per garantire il corretto funzionamento della rete multimodale del trasporto pubblico regionale locale, così come riportato nella Tav. C.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), prevede la realizzazione di una serie di nodi di interscambio, coerenti con l’impostazione del Piano Regionale dei Trasporti, la cui localizzazione e specializzazione è riportata nel seguito: a. Stazione di Barletta – Il nodo è finalizzato all’interscambio tra servizi ferroviari di lunga percorrenza e servizi regionali-territoriali e tra i servizi ferroviari in genere e i servizi automobilistici extraurbani. E’ prevista la realizzazione di un secondo fronte di stazione attrezzato per la sosta dei servizi automobilistici extraurbani; b. Stazione di San Ferdinando – Il nodo è finalizzato all’interscambio tra servizi ferroviari e servizi automobilistici dell’Ofantino Settentrionale; c. Andria Sud – Il nodo è finalizzato all’interscambio tra servizi ferroviari e servizi automobilistici dell’Alta Murgia per i collegamenti da/per Bari e Aeroporto; d. Bisceglie. 2. (IND) Gli interventi previsti, che andranno concordati con i comuni interessati e gli Enti gestori dell’infrastruttura e dovranno essere declinati caso per caso in funzione delle peculiari caratteristiche del contesto e della domanda da servire, riguardano: a. il potenziamento della viabilità ciclopedonale e autoveicolare di accesso; b. la realizzazione di parcheggi per biciclette; c. la realizzazione di aree di sosta per autobus; d. la realizzazione di parcheggi per auto; e. l’ottimizzazione della distribuzione dei flussi pedonali all’interno del nodo intermodale; f. la previsione di un sistema di segnaletica di indicazione omogeneo su tutta la rete e riconoscibile anche ad utenti non abituali.

Sezione III. Rete del Trasporto Pubblico Regionale Locale su gomma – scenario di breve periodo

Art. 90. Rapporto tra PTPC e Piano di Bacino del Trasporto Pubblico Locale 1. Il PTCP disegna il quadro di riferimento strategico di medio-lungo periodo rispetto al quale orientare le scelte in tema organizzazione della rete dei servizi di Trasporto Pubblico Locale. La progressiva attuazione della rete

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multimodale di trasporto pubblico locale è affidata al Piano di Bacino del Trasporto Pubblico Locale previsto dalla L.R. n. 18/2002 e dalla L.R. n. 16/2008, il cui aggiornamento è fissato su base triennale.

Art. 91. Linee portanti di Bacino 1. (IND) Il PTCP, ferma restando la piena competenza del Piano di Bacino del Trasporto Pubblico Locale in materia di programmazione operativa dei servizi, individua alcune direttrici principali della rete dei servizi di trasporto pubblico automobilistico extraurbano che, nelle more della completa attuazione delle previsioni riguardanti la rete ferroviaria, dovranno essere oggetto di interventi di miglioramento della qualità e dei livelli di offerta e delle modalità di interscambio con la rete ferroviaria. 2. (IND) Le linee individuate dal PTCP, di cui si affida la programmazione e la individuazione degli interventi complementari al Piano di Bacino, sono: a. Spinazzola – Minervino Murge - Andria Sud – Trani - Bisceglie; b. Cerignola - San Ferdinando – Trinitapoli - Margherita di Savoia - Barletta. 3. (IND) Lo standard di riferimento per gli interventi da prevedere sui mezzi a terra è quello di un sistema BRT (Bus Rapid Transit). Gli interventi che andranno concordati con la Regione Puglia, i comuni serviti e i gestori dei servizi, potranno costituire un caso pilota in vista di ulteriori applicazioni sul territorio regionale.

Sezione IV. Trasporto marittimo e Portualità

Art. 92. Porto commerciale di Barletta 1. (IND) Il PTCP individua nel porto di Barletta, appartenente all’Autorità Portuale del Levante, l’infrastruttura di riferimento per il traffico commerciale in territorio provinciale. A questo scopo fa proprio il programma di straordinaria manutenzione e potenziamento del porto di Barletta predisposto dall’Autorità portuale e riguardante gli interventi di cui ai seguenti punti: a. Sistemazione della diga foranea; b. Potenziamento del Molo di Ponente; c. Dragaggi nel bacino di evoluzione; 2. Il presente Piano prevede inoltre la realizzazione di un collegamento stradale con la viabilità extraurbana principale (cfr. Art. n.85) ricompresa nell’ambito del PST8 “Il Sistema portuale e retro-portuale di Barletta” (Allegato n. 8)

Art. 93. Porti turistici 1. (IND) Il PTCP recepisce il sistema di porti e approdi turistici in via di potenziamento sul litorale provinciale. Il sistema, così come definito nella Tav. C.1 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), è costituito da: a. Porto turistico di Margherita di Savoia; b. Porto turistico di Barletta; c. Porto turistico di Trani; d. Porto turistico di Bisceglie.

Art. 94. Metrò del mare rotte e approdi 1. (IND) Il PTCP, in accordo con il Piano Regionale Trasporti della Regione Puglia, prevede l’istituzione di una linea di Metrò del mare tra Margherita di Savoia e Bisceglie con prosecuzione verso Molfetta e Giovinazzo. Il servizio è concepito come supporto alla mobilità su trasporto collettivo che si sviluppa nel periodo estivo tra i centri costieri e, come tale, è da considerarsi nella rete del trasporto pubblico regionale locale. Le caratteristiche delle imbarcazioni devono essere tali da consentire il trasporto di bici al seguito in modo da migliorare la distribuzione nelle aree urbane sfruttando la localizzazione degli approdi, la maggior parte dei quali è a ridosso dei centri storici. 2. Gli approdi previsti sul litorale di cui al comma 1 e così come riportato nelle Tavv. C.1 e C.2, con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), sono: a. Margherita di Savoia - Torre Pietra b. Margherita di Savoia - porto

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c. Barletta - Fiumara d. Barletta - porto e. Barletta - Ariscianne f. Trani - porto g. Trani - Colonna h. Bisceglie – porto i. Bisceglie – Pantano Ripalta

Sezione V. Sistema Logistico Provinciale

Art. 95. Infrastrutture per la logistica 1. Il PTCP in coerenza con le disposizioni dell’ art. 12 della L.R. n. 16/2008 introduce una gerarchizzazione delle strutture di supporto alla logistica e all’intermodalità nel trasporto delle merci con l’obiettivo di massimizzare l’integrazione evitando duplicazioni e consentendo allo stesso tempo di valorizzare e migliorare la competitività del sistema produttivo locale. 2. A tal fine il presente Piano propone la localizzazione delle seguenti piattaforme logistiche provinciali, in ragione della possibilità di collegamento diretto con la rete ferroviaria e comunque di una intermodalità ferro-gomma prevalente rispetto a quella gomma-gomma: a. Piattaforma logistica intermodale retro portuale di Barletta. b. Piattaforma logistica intermodale murgiana (Spinazzola); 3. Gli interventi di cui al comma 2, lett. a e b risultano ricompresi rispettivamente nell’ambito del PST8 “Il Sistema portuale e retro-portuale di Barletta” e nell’ambito del PST6 “La ferrovia Barletta Spinazzola” (Allegato n. 8) 4. (IND) Il PTCP prende atto dell’attività intermodale esistente a Bisceglie e raccomanda l’adozione di tutte le iniziative atte a salvaguardare efficienti condizioni di produzione del trasporto e, nel contempo, di sostenibilità, per ridurre l’impatto delle esternalità.

Art. 96. La piattaforma logistica intermodale retroportuale 1. (IND) Il PTCP, tenendo conto della scelta strategica effettuata sul porto di Barletta e delle previsioni infrastrutturali in corso di realizzazione, prime tra tutte l’interconnessione tra rete regionale e rete RFI e l’adeguamento della tangenziale di Andria, prendendo atto delle attività di trasporto e logistica già insediate, conferma tra Andria e Barletta la localizzazione ottimale di una piattaforma logistica intermodale. L’intervento di completamento/ampliamento dovrà essere improntato alla massima flessibilità nella logica di un suo sviluppo per stralci funzionali e funzionanti sulla base delle richieste del mercato a partire dall’ottimizzazione del trasporto su gomma e della progressiva maturazione delle condizioni al contorno indispensabili a permettere funzioni complesse tra cui l’intermodalità ferro-gomma. L’intervento comprende anche l’adeguamento della sezione della SP189 al tipo F della vigente normativa sulle strade extraurbane limitatamente al tratto di collegamento tra lo svincolo a livelli sfalsati con la S.S. n. 170 - dir A e l’ingresso alla piattaforma logistica internodale retroportuale. 2. Gli interventi di cui al comma 1 sono ricompresi nell’ambito del PST8 “Il Sistema portuale e retro-portuale di Barletta” (Allegato n. 8)

Art. 97. La piattaforma logistica intermodale murgiana 1. (IND) Il PTCP riaffermando il valore strategico di un riequilibrio verso le aree interne, prevede la realizzazione di una piattaforma logistica a Spinazzola con la duplice finalità di ottimizzare le condizioni operative delle imprese insediate nell’area industriale e di gettare le basi per la creazione di un polo ad alta innovazione di rango regionale nella filiera della produzione con materiali da riciclo sfruttando anche la rendita di posizione di Spinazzola al centro di un sistema di ferrovie locali mediante il quale è possibile collegare gran parte del territorio regionale. 2. Le previsioni di cui al comma 1 vengono supportate nell’ambito del PST6 “La ferrrovia Barletta Spinazzola” (Allegato n. 8)

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Sezione VI. Mobilità lenta

Art. 98. Piano Provinciale della Mobilita’ Ciclistica e Ciclopedonale (PPMCC) 1. La Tavola C.2 del PTCP ed il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3) costituisce il Piano Provinciale della Mobilità Ciclistica e Ciclopedonale (PPMCC) introdotto dall’art. 5 della L.R. n. 1/2013, comprendente il “sistema degli itinerari ciclopedonali provinciali” secondo le caratteristiche di cui alla lettera f-bis dell’art. 2 del D.Lgs. n. 285/1992 (Nuovo Codice della Strada), del DM 30 n. 557/1999 e della L.R. n. 21/2003 (Rete escursionistica provinciale di cui all’art. 3, comma 3, lett. b). 2. (PRE) Oltre agli obiettivi di cui all’Art. n.78, comma 1/e, il PTCP definisce per il sistema degli itinerari ciclopedonali provinciali di cui al comma 1, le seguenti prescrizioni: a. Il completamento e la messa in sicurezza di reti e percorsi ciclabili esistenti, anche con la riconversione di strade a bassa densità di traffico motorizzato; b. la connessione con il sistema della mobilità collettiva quali stazioni, fermate, porti e approdi e con le reti ciclabili intercomunali; c. la formazione di una rete interconnessa, sicura e dedicata di ciclovie turistiche attraverso località di valore ambientale, paesaggistico e culturale, i cui itinerari principali coincidano con le ciclovie delle reti Bicltalia ed EuroVelo e la realizzazione di infrastrutture ad esse connesse; d. la promozione del recepimento del Regolamento per l’attuazione della Rete Escursionistica Pugliese (R.R. 17 settembre 2007, n. 23) anche in relazione agli esiti del Progetto CY.RO.N.MED (Cycle Route Network of the Mediterranean) realizzato nell’ambito del PIC Interreg IIIB ArchiMed - Asse II - Misura 2.1. 3. Con riferimento all’art. 7 della L.R. n. 1/2013, il presente Piano nella Tavola C.2 e nel dato vettoriale geo-riferito associato di cui al comma 1 del presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3), sono definite le seguenti classi di ciclovie di interesse provinciale: a. pista ciclabile e/o ciclopedonale, come da articolo 3, comma 1, punto 39, del Codice della strada; b. corsia ciclabile e/o ciclopedonale, come da articoli 140 e 146 del Regolamento del Codice della strada; c. pista/strada ciclabile in sede propria lontano dalle strade a traffico motorizzato (greenway); d. sentiero ciclabile e/o percorso natura: sentiero/itinerario in parchi e zone protette, bordi fiume o ambiti rurali, anche senza particolari standard costruttivi dove le biciclette sono ammesse; e. strade, tratturi, mulattiere, sentieri, piste, ancorché vicinali e interpoderali che, ubicate al di fuori dei centri urbani, consentono l’attività di escursionismo. 4. (PRE) Costituiscono criteri prioritari per la definizione della programmazione degli interventi a titolarità provinciale di cui all’art. 6 della L.R. n. 1/2013 l’appartenenza o la connessione fisica/funzionale ad uno o più dei sottosistemi di seguito elencati: a. “Rete Ecologica Provinciale” (Art. n.42); b. “URBS” – Attrattori culturali ed itinerari culturali d’eccellenza (Art. n.49); c. “Trama rurale” (Art. n.51, comma 1.d); d. “Strade di valenza paesaggistica” (Art. n. 51, comma 1.f); e. “Strade panoramiche” (Art. n.51, comma 1.g); f. “Luoghi panoramici” (Art. n.51, comma 1.h) g. “Il Sistema Tratturale Provinciale” (Art. n. 53); h. “APRU” (Art. n. 57); i. “Nodi Plurali” (Art. n. 60); j. “Poli attrattori” (Art. n. 61); k. “Porte dei Parchi” (Art. nr 66); l. “Borghi rurali e degli insediamenti a nucleo extra-urbano di valenza provinciale” (Art. n. 70); m. Treno dell’Archeologia e ambiente “Val d’Ofanto” (Art. n. 87, comma 1.c); n. Metrò mare “Approdi di Federico” (Art. n. 94). 5. La Provincia di Barletta Andria Tani incentiva, anche attraverso la promozione di accordi con gli enti gestori del trasporto pubblico, lo sviluppo della rete dei percorsi ciclabili di livello sovra comunale. 6. (IND) I Comuni nell’ambito della elaborazione dei Piani Urbanistici, oltre al conseguimento degli obiettivi di cui al comma 2, recepiscono i tracciati di cui al comma 3 ed i criteri di cui al comma 4, favorendo e garantendo la continuità delle reti provinciali e la connessione fra queste e le reti locali e urbane che dovranno prioritariamente svilupparsi in aree pedonali (come da art. 3, comma 1, punto 2, del Codice della strada), zone a traffico limitato

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(come da art. 3, comma 1, punto 54, del Codice della strada), zone residenziali (come da art. 3, comma 1, punto 58, del Codice della strada) zone a velocità limitata per 30 chilometri/h o inferiori (come da art. 135, punto 14, del Regolamento del Codice della strada). 7. Il PPMCC demanda al PTVE di cui all’Art. n. 86 il monitoraggio dei livelli di traffico veicolare sulle viabilità ricadenti nei sottosistemi di cui al precedente comma 4 al fine di determinarne l’appartenenza alle categorie individuate dalla Legge Regionale n. 1/20136.

6 a) strade senza traffico: strade con una percorrenza motorizzata giornaliera inferiore a cinquanta veicoli/giorno;; b) strade a basso traffico: strade con una percorrenza motorizzata giornaliera inferiore a cinquecento veicoli/giorno, senza punte superiori a cinquanta veicoli/h; c) strada ciclabile o ciclostrada o “strada 30”: strada extraurbana con sezione della carreggiata non inferiore a 3 metri dedicata ai veicoli non a motore salvo autorizzati (frontisti, agricoltori) e comunque sottoposta a limite di velocità di 30 chilometri/ h. ovvero itinerario ciclopedonale, come da articolo 2, comma 3, lettera F/bis, del Codice della strada;

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ALLEGATI

Allegato 1 “Principi ispiratori del PTCP della Provincia di Barletta Andria Trani” (Art.3) Allegato 2 “Le Strategie del PTCP della Provincia di Barletta Andria Trani” (Art.4) Allegato 3 “Paesaggi provinciali nella visione strategica dei processi in atto” (Art. 30) Allegato 4 “URBS - Attrattori culturali e itinerari culturali d’eccellenza” (Art. 49) Allegato 5 “Schede di caratterizzazione degli Ecomusei” (Art. 50) Allegato 6 “Poli attrattori” (Art.61) Allegato 7 “Aree produttive di interesse sovralocale” (Art. 74) Allegato 8 “Schede relative ai Progetti Strategici Territoriali” (Art. 21)

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Allegato 1 alle Norme Tecniche di Attuazione

“PRINCIPI ISPIRATORI DEL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DELLA PROVINCIA DI BARLETTA ANDRIA TRANI”

Il percorso di elaborazione e gestione del Piano è ispirato al principio generale di “Intelligenza territoriale” definita come capacità di articolare le dimensioni culturali di un territorio e il rispetto di principi etici della governance democratica; che garantisce uno sviluppo sostenibile, cioè: un approccio territoriale integrato e ben bilanciato [multidisciplinare e multisettoriale] e una partnership tra gli attori. Trasformare l'intelligenza e la competenza individuale in intelligenza e competenza collettiva nel senso di trasmettere i risultati della ricerca all’'interesse pubblico, il che significa nuove relazioni tra cultura locale, comunitaria, e innovazione su scala territoriale, ma insieme anche integrazione di nuove pratiche di sostegno dello sviluppo. L'intelligenza territoriale è la capacità di prefigurare il futuro nel senso di elaborare scenari tendenziali rispetto a variabili date e valutarne le politiche; il processo cognitivo che le comunità elaborano per garantire uno sviluppo equo e sostenibile ai loro territori, comparando e integrando conoscenze multidisciplinari e interculturali, adattando metodi e strumenti all'analisi dei territori, valutando i principi della governance per garantire una presa in carico ben bilanciata di tutti i bisogni e una distribuzione equa e sostenibile delle risorse tramite la partnership e la partecipazione, progetta e costruisce strumenti insieme agli attori territoriali che desiderano sviluppare i propri territori mentre ne rispetta i principi etici [Girardot 2006].

1. Il PTCP come servizio/ laboratorio Rendere disponibili già durante la sua fase di formazione, tutta la documentazione elaborata, potenzialmente utile nei processi di pianificazione e programmazione comunale e sovraordinata in itinere, finalizzata già in questa fase, ad indicare soluzioni, opportunità; contribuire alla “gestire il conflitto ambientale”; facilitare processi; fornire quadri di conoscenza inediti ed aggiornati, elaborare scenari, sottoporre opzioni.

2. “Il tempo come valore" come atto di responsabilità Il processo di elaborazione del PTCP della Provincia di Barletta-Andria-Trani si avvia riconoscendo come valore imprescindibile il ricco ed articolato quadro di conoscenze, istanze, obiettivi e programmi di sviluppo, prodotti dalla ricca attività pianificatoria e programmatoria di settore. l’interesse alla costruzione di quadri di conoscenza più orientati alla “interpretazione” ed alla sintesi oltre che all’aggiornamento dei livelli informativi finalizzati a supportare e valutare diversi scenari ed opzioni di sviluppo. Il recupero degli obiettivi e delle strategie provenienti dalla programmazione negoziata previa una sistematica attività di valutazione circa il loro stato di attuazione e gli effetti prodotti (Piano Strategico Vision 2020 – Metaplan, Pumav - Piano di Azione Ambientale PTONBO). In questa grande vivacità la Provincia di Barletta Andria Trani non si sottrae ad interpretare il PTCP come opportunità di proporre una propria interpretazione ed un altrettanto progetto di territorio pur nello spirito della sinergicità e continuità con gli esiti positivi conseguiti da altre esperienze di programmazione/pianificazione.

3. Partenariati significativi Un PTCP che si orienta nella costruzione di processi partecipativi con partenariati significativi, preferendoli a quelli "rappresentativi"; il riferimento al Libro Bianco sulla governante dell’Unione Europea”.

4. Intelligenza Economica Territoriale (IET) Sostenere i processi collaborativi locali di carattere strategico per le PMI; favorire l'unitarietà d'azione territoriale, attraverso la quale migliorare innovazione e competitività nel più vasto orizzonte dei processi di globalizzazione. Il territorio provinciale come sistema locale produttivo in evoluzione lungo traiettorie di sviluppo legate a processi innovativi e di apprendimento.

5. Percorso strategico multi temporale PTCP che riconosce, recupera, coordina, orienta riammaglia programmi ed azioni attuali endogeni ed esogeni, prefigura scenari, anticipa azioni. Il PTCP come occasione per la territorializza zione degli

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orientamenti delle politiche provinciali in materia di sviluppo rurale, energie rinnovabili, turismo, attività produttive e culturali (SAC, Piano Energetico provinciale).

6. La Provincia di Barletta/Andria/Trani come “sistema complesso”: sistema di sistemi aperti e multi scalari; con alto valore di diversità sociale, economica ecologica; dinamico ed irreversibile; che si autoorganizza. Considerare il territorio provinciale come “sistema ecologico”: la sua “capacità di carico globale”; la sua “resilienza”; i suoi tempi; riconoscere la vocazione territoriale come principio identitario per la gerarchizzazione delle politiche, dei programmi, delle azioni. Equità ambientale inter e intragenerazionale tale da consentire la fruizione dei valori ambientali al massimo numero dei cittadini, presenti e futuri. Il tema delle “frontiere” come luoghi aperti dello scambio tra sistemi amministrativi, insediativi, ambientali, declinate alle scale interprovinciale e locale: la coopianificazione con le provincie con termini; città- campagna e il litorale da Bisceglie a Margherita di Savoia. Il senso della Frontiera come “legate” le parti e le diversità di questo territorio e che molto assomiglia al senso di unità di questa nuova provincia policentrica. Le diversità ecologica, municipale, ambientale, economica, culturale come ricchezza complessiva. Ecologia industriale: rendere il funzionamento dei sistemi economici il più possibile simile agli ecosistemi naturali -dove il concetto di scarto non esiste-; l’efficientamento energetico complessivo in opposizione ai modelli insediativi energivori, squilibrati e degradanti. Naturalità ibrida , relittuaria ed inedita, quale esito delle politiche di trasformazione territoriale dell’ultimo secolo, da cui la scelta di orientare le azioni verso nuovi scenari di configurazioni spaziali.

7. Città/isole in un “mare di ulivi e di viti”: Lo Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo (Ssse), -Posdam nel 1999- Preservare il modello insediativo sostenibile del “festone” dei centri urbani compatti ed equidistanti del nord barese moderno come valore identirario provinciale; Il contenimento del rischio di conurbazione e fusione insediativa nel triangolo del capoluogo tripartito di Barletta, Andria e Trani. Efficienza distributiva che consente al massimo numero di persone l'accessibilità ai vantaggi dell'agglomerazione. Consumo di suolo e recupero superfici impermebilizzte (riferimento alla proposta di direttiva quadro europea sul suolo (Soil framework directive).

8. Reti Ecologiche/ Reti Economiche; nuovi paradigmi La Rete Ecologica provinciale per il PTCP Barletta Andria Trani sarà ispirata alla strategia nazionale per la Biodiversità del 2010 ed alla nuova strategia per la biodiversità della Commissione Europea contenuta nella Comunicazione della Commissione Europea del maggio 2011 intitolata "La nostra assicurazione sulla vita, il nostro capitale naturale: una strategia UE per la biodiversità per il 2020" (“Our life insurance, our natural capital: an EU biodiversity strategy to 2020”), che si propone di invertire sulla perdita di biodiversità e di accelerare la transizione dell'UE verso un'economia pulita ed efficiente nell'utilizzo delle risorse. La strategia è in linea con i due impegni assunti dai leader Europei nel marzo 2010: “arrestare la perdita di biodiversità e il degrado dei servizi ecosistemici nell’UE nel 2020, ripristinarli, per quanto possibile, rafforzando il contributo dell'UE alla prevenzione della perdita di biodiversità a livello mondiale”, “una visione per il 2050" (entro il 2050, la biodiversità dell’Unione Europea ed i servizi ecosistemici che essa fornisce, il suo capitale naturale sono protetti, valutati e appropriatamente ripristinati [...]”. La Rete Ecologica provinciale come scenario ecosistemico polivalente, a supporto di uno sviluppo sostenibile (Rete Ecologica Polivalente). Il concetto di Rete Ecologica non solo finalizzato al mantenimento della biodiversità ma sempre più imprescindibilmente integrato a quello delle Reti Economiche (trasporti, reti tecnologiche) in quanto entrambe considerate, in ragione di obiettivi specifici, infrastrutture per l’orditura di nuovi modelli insediativi.

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9. “Dalle linee ai poli” In un territorio sufficientemente infrastrutturato e compiuto, l'attenzione si sposta verso la qualificazione di nodi con funzioni di intermodalità a fronte di uno sviluppo socio-economico ormai non strettamente legato alle connessioni materiali.

10. PTCP delle opportunità - come processo proattivo Il Piano come costruzione di una visione condivisa e strategica che prefigura e favorisce opportunità e non introduce nuovi vincoli, in una stagione del pianificazione inflazionata e dai territori fortemente disegnati ed organizzati. Offre opportunità di facilitazione delle previsioni dei piani sovraordinati (PPTR, Piano Regionale delle Coste e dei Traporti, etc.); elabora spunti di reinterpretazione degli indirizzi della pianificazione e programmazione sovraordinata rispetto alle letture, alle istanze e i bisogni locali.

11. Il PTCP come processo culturale e creativo Il Piano come manifesto dei valori patrimoniali del territorio provinciale; la capacità del PTCP, lungo il suo percorso di elaborazione, di alimentare, nei diversi ambiti della cultura e della formazione, una nuova immagine della terra BAT, anche per l’attrattività e la competitività nella compagine regionale e nazionale. Il PTCP per veicolare e promuovere “stili di vita” su cui verificare la convergenza del partenariato verso un milieu locale [Camagni R. ].

12. ll paesaggio agrario come invariante, come “valore economico” La tutela e valorizzazione del paesaggio agrario come “valore economico”. L’agricoltura nel territorio provinciale, pervasiva, benché concorra alla formazione di un paesaggio ecologicamente monofunzionalizzato e semplificato, è pur sempre l’unico in grado di contrastare ancora modelli tendenziali di sviluppo ad alta artificializzazione (impianti fotovoltaici in aree agricole, conurbazioni, edilizia diffusa, etc), salvaguardando il modello insediativo delle “citta isola”, la sua identità più profonda, e la possibilità realistica di proseguire in processo di sviluppo ambientalmente sostenibile.

13. Per una nuova alleanza tra pianificazione e programmazione per lo sviluppo Indagare nel vivace ambito tra Pianificazione e Programmazione, ricercando modelli per la territorializzazione delle risorse di economiche: orientare, facilitare percorsi e processi di programmazione negoziata attorno a "idee forza" legate ai valori identitari, sistemi ambientali dei territori provinciali; orientare e favorire interventi che concorrono alla attuazione degli obiettivi del PPTC. La valutazione di coerenza e la ricerca di sinergie possibili con le azioni del Piano Nazionale per il Sud; il PTCP che si confronta con il dibattito propedeutico alla programmazione 2014-2020.

14. La gestione del Piano La necessità di predisporre un sistema di gestione adeguato ed efficiente alla fase attuativa del Piano attraverso: l’individuazione di obiettivi del PTCP valutabili; nuovi strumenti attuativi del PTCP da ricercare nel panorama contemporaneo della programmazione partecipata.

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Allegato 2 alle Norme Tecniche di Attuazione

“LE STRATEGIE DEL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DELLA PROVINCIA DI BARLETTA ANDRIA TRANI”

1. STRATEGIA PER IL SISTEMA AMBIENTALE E PAESAGGISTICO

1.1 I tre livelli della “rete blu” come sistema unitario, integrato e continuo delle acque, che contiene all’interno sia gli ambiti di captazione e deflusso superficiali, che quelli sotterranei, e quelli dei comportamenti collettivi. L’individuazione di aree idonee/non idonee per la localizzazione degli impianti di recupero e di smaltimento dei rifiuti e allevamenti agro-zootecnici, rappresenta uno degli esiti più significativi. 1.1.1 Lo scenario di Corridoio ecologico del Ciappetta Camaggio per il controllo dei livelli di rischio idraulico, il miglioramento dei processi endogeni di autodepurazione, opposizione ai fenomeni di fusione insediativa Andria-Barletta. 1.1.2 Il Master Plan per il Piano di Gestione del Parco Regionale del fiume Ofanto, base principale per la condivisione del “Contratto di fiume” in cui contemplare, in chiave unitaria, l’individuazione di un sintema integrato di interventi nelle aree golenali finalizzati alla riduzione del rischio alluvioni, alla costituzione di habitat fluviali (interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sul sistema arginale, vasche di espansione in alveo e lagune costiere di foce). 1.1.3 I sistemi continui di transizione costiera come presidi stabili di naturalità per l’alleggerimento complessivo ambientale della pressione antropica: dalle Saline di Margherita di Savoia, la foce del Fiume Ofanto, le zone finitime di Cannafesca e Fiumara, i paesaggi delle risorgive e dei canali costieri dei litorali, fino ad Ariscianne Boccadoro con un chiaro perenne per la sosta dell’avifauna migratoria mediante tecniche integrate di idrochimica e modellazione idrogeologica. 1.1.4 "Strati contrapposti” Il PTCP supporta approcci integrati alla gestione delle acque superficiali e di falda mediante l'individuazione di aree e contesti territoriali idonei alla ritenzione idrica superficiale e riuso a fini irrigui (il sistema di deflusso San Ferdinando di Puglia-Trinitapoli), con inclusione delle aree di cava esaurite e in disuso, attraverso la previsione di invasi di accumulo di acque reflue e/o meteoriche; aree e contesti per il miglioramento di coefficienti di permeabilità e riduzione dei tempi di corrivazione. 1.2 I due livelli della rete della diversità ambientale, “rete verde” nella accezione di sistema di connessione materiale che interconnette tutto l’insieme degli habitat naturali ed agro-ambientali di superficie e quelli sotterranei, includendo geositi, cavità naturali ed antropiche. 1.2.1 La Rete Ecologica Polivalente del PTCP include in se il senso di una nuova naturalità della provincia BAT finalizzata, oltre al miglioramento dei livelli di biodiversità e alla deframmentazione degli habitat, anche un alleggerimento della pressione antropica in una visione ecologica complessiva. La REP rammaglia dunque tutto l’insieme di aree naturali e di quelle che esprimono una certa propensione alla naturalità anche quando essa è collegata ad usi diversi:  aree protette esistenti;  contesti esistenti di valore agro-ambientale in cui sono presenti episodi di naturalità relittuaria ed interstiziale nella trama del paesaggio rurale e colture di pregio ambientale;  aree, siti specifici nei quali il Piano ne propone l’istituzione di parchi o riserve;  aree con funzione di connessione al suolo;  creazione di aree di naturali (come ad es. ripristino di sistemi dunali, lagune costiere ;

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 interventi di compensazione e mitigazione riferiti ad interventi di trasformazione di uso del suolo.

La Rete Ecologica Polifunzionale intercetta e si declina rispetto ai modelli insediativi (Tav. V.5.2) ed alle aree del Patto città-campagna del PPTR: REP/città consolidata o in via di consolidamento; REP/Frange urbane /forme nucleari extraurbane; REP/campagna profonda ; REP/campagna produttiva intensiva/forme nucleari extraurbane; REP/Piattaforme/attività estrattive; REP/viabilità carrabile; REP/mobilità lenta. 1.2.2 Le reti immateriali dei centri di educazione ambientale tematica e dei Geositi provinciali: il PTCP riconosce e promuove a partire dai CEA di Trinitapoli, Bisceglie, Papparicotta Taverna Vecchia, la rete dei servizi specializzati di educazione ambientale sui temi delle acque di transizione, mare/costa, premurgia; quella della diversità geomorfologica e paesaggistico ambientale dell'asse N-S, Grottellini e della Rocca di Garagnone e miniere di bauxite (Spinazzola), il campo di doline di Murge Melodia e Masseria Cavoni, Grotte Montenero-Dellisanti, Canale della Vetrina e le cavità nel Torrente Locone Canosa di Puglia attraverso l’area di Tufarelle; la direttrice, con asse E-O, Gurgo di Andria, S.Procopio (Barletta) Tufare di San Rocco, Grotta di Santa Croce (Bisceglie). 1.2.3 Favorire le colture agricole di pregio ambientale (seguendo gli indirizzi espressi dalla nuova PAC post 2013), in particolare, le colture agricole permanenti (oliveti, vigneti, frutteti) inerbite, nel rispetto della vocazione del territorio, e diffusione dell’agricoltura biologica e quella conservativa, come migliori metodi di coltivazione rispettosi dell'ambiente, a tutela della biodiversità e per la lotta ai cambiamenti climatici, attraverso politiche di valorizzazione delle produzioni locali in particolar modo nelle aree incluse nella Rete Ecologica Provinciale.

1.3 Campagna/natura/salute. La campagna profonda, quella del ristretto ed i parchi agricoli multifunzionali del PPTR, acquistano per la provincia BAT, oltre a quelle del “Patto Città-Campagna”, il senso di una dimensione e di una opportunità connessa ed implementata al settore della ricerca e dell’innovazione tecnologica (Centro Ricerche Bonomo/Castel del Monte) per la cura della persona e sostanze medicali. 1.3.1 Sostenere e supportare lo sviluppo delle biotecnologie nel settore agro-alimentare e bio-medico con il fine di garantire il miglioramento della qualità dei prodotti tipici locali e per l’ottenimento di prodotti alimentari funzionali e nutrizionali innovativi certificandone la sicurezza igienico-sanitaria e la qualità organolettica, di concerto con il distretto tecnologico DARE, Il Distretto Biotecnologico H-BIO Puglia e l’Università di Foggia, il Centro Ricerche Bonomo. 1.4 Sei paesaggi delle trasformazioni in atto nel territorio provinciale. Le diverse forme di paesaggi indicano i valori di contesto che le future azioni di trasformazioni dovranno interpretare:  Paesaggi della trasformazione dell’armatura urbana e del contesto rurale a elevata infrastrutturazione;  Paesaggi della trasformazione tra ruralità e naturalità;  Paesaggi della transizione;  Paesaggi del conflitto;  Paesaggi lenti;  Paesaggi della tutela e valorizzazione. 1.5 L’integrazione tra le azioni del Piano Energetico Provinciale e quelle della dimensione comunale del Patto dei Sindaci finalizzati entrambi alla riduzione delle emissioni di CO2. 1.5.1 Promozione e sperimentazione nelle città della BAT di Sistemi Informativi per il governo dei consumi energetici (Smart Grid), in grado di monitorare le emissioni di CO2 equivalenti prodotte dai cittadini (case, automobili…) e un sistema di controllo dei consumi elettrici in bassa tensione.

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1.5.2 Smart Mobility, l’implementazione di attività per la riduzione dell’uso del mezzo privato su gomma, realizzazione di parcheggi di scambio ai varchi d’accesso urbani, diffusione di mezzi pubblici a gas metano ed elettrici, potenziamento delle piste ciclabili integrate a servizi di bike sharing (pubblici).

1.5.3 Il sostegno alla multifunzionalità agricola “non food” ai fini della produzione di energia:  promuovere metodi e tecniche agricole più compatibili con l’ambiente e meno avide di input agrotecnici, nell’ottica del rispetto dell’ambiente, della resilienza ai cambiamenti climatici e del risparmio energetico; favorire lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili come la produzione di biomasse;  favorire la protezione del territorio da fenomeni di dissesto idro-geologico introducendo colture di pregio ambientale;  mitigare i costi aziendali connessi all’impiego di energia elettrica o di calore e sostenere attività di trasformazione in loco attraverso un’autonoma generazione di energia;  favorire l’acquisizione di un valore aggiunto tradizionalmente extra-agricolo in caso di vendita diretta dell’energia prodotta in azienda (considerata anche fiscalmente attività connessa a quella agricola). 1.6 URBS - Attrattori culturali e itinerari culturali d’eccellenza – cinque itinerari tematici territoriali per indirizzare nuovi brend per l’attrattività del sistema turistico di area vasta, “idee forza”, orientare azioni di tutela e recupero del patrimonio storico edilizio ed ambientale, individuare priorità di intervento e macro tipologie di rifunzionalizzazione e valorizzazione. 1.6.1 Urbs latina (Canne della Battaglia, Canosa, ponte romano sull’Ofanto, Minervino Murge, nella piana dell’Ofanto). 1.6.2 Urbs federiciana (Trani, Castel del Monte, Andria, Bisceglie, Barletta - i nodi emergenti della maglia difensiva sveva) 1.6.3 Urbs mercantile (Barletta, il porto, le case commerciali, le fosse del grano) 1.6.4 Urbs pastorale (Spinazzola, Minervino Murge, Andria) 1.6.5 Urbs borbonica (S. Ferdinando di Puglia, Trinitapoli, Margherita di Savoia, la bassa valle dell’Ofanto, le Regie Saline)

2. STRATEGIA PER IL SISTEMA INSEDIATIVO E DEGLI USI DEL SUOLO

2.1 “Nuove geografie”: Barletta, cerniera per i collegamenti con le reti lunghe (portualità commerciale, Alta Capacità); Andria, organizzazione territoriale interna.

2.2 “Le nuove forme della rigenerazione urbana”: la proposta di nuovi ambiti di "rigenerazione urbana" e/o "territoriale" (LR n.21/2008), individuati sulla base delle politiche riferite agli assetti territoriali regionali (mobilità/intermodalità; attività produttiva/APPEA; Sistemi Ambientali e Culturali, Rete Ecologica Polivalente) e sulla base di invarianti di rango sovracomunale.

2.3

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I nodi plurali delle stazioni ferroviarie e dei porti/approdi come centri propulsivi delle città per l’avvio e la sperimentazione di processi di rilancio economico e materiale, per la crescita sociale ed economica, in un’ottica di integrazione e sinergia tematica; come armatura insediativa nelle quali si organizzano le funzioni di rango provinciale, in materia di servizi collettivi, salute pubblica, beni culturali, attività produttive, sistemi ambientali, mobilità. 2.3.1 Le funzioni di rango provinciale in prossimità alle stazioni ferroviarie:  La distilleria di Barletta, l’incubatore PESCNEL, l’orto botanico;  Museo Archeologico di Canosa;  Il polo intermodale di Andria sud;  Centro logistico a Spinazzola. 2.3.2 Le funzioni di rango provinciale in prossimità alla portualità turistica: - il molo di levante del porto turistico di Barletta da intendersi un tutt'uno con il tessuto insediativo retrostante, che rappresenta ad oggi uno dei soli punti in cui la città compatta si relaziona in forma continua al mare e sulla quale realisticamente è possibile immaginare azioni integrate di rigenerazione urbana; - Il water front di Bisceglie, le mura aragonesi, la diga foranea; - La città della giustizia, il castello svevo, l’avamporto di Trani; - Le terme, il potenziamento del porto di Margherita di Savoia nell’accezione di progetto urbano atteso l’interesse per il riutilizzo dei bacini salanti.

2.4 Borghi Rurali - L’individuazione di funzioni e ruoli preminenti individuati sulla base delle vocazioni territoriali da attribuire ai borghi rurali come presidi umani nella campagna, insieme alla proposta di ambiti di rigenerazione urbana per il controllo e la gestione del rapporto tra tessuto urbano e campagna (Montegrosso, Loconia, Santa Chiara, Lamalunga, Montaltino, Castel del Monte, San Samuele di Cafiero, etc.). 2.4.1 Miglioramento delle infrastrutture (collegamenti stradali, servizi pubblici di trasporto, banda larga, asili e scuole, parchi giochi, centri sportivi, …), gli interventi di restauro e manutenzione del patrimonio immobiliare pubblico e privato, anche di edilizia rurale sparsa, che abbiano un particolare e comprovato interesse artistico, storico e archeologico, paesaggistico, scientifico.

2.5 Tutto l'insieme della rete delle aree per attività produttive previste dai singoli strumenti urbanistici comunali costituisce il patrimonio logistico provinciale a sostegno della piccola e media impresa. Il PTCP orienta funzioni preminenti e disegna una nuova geografia produttiva interamente ispirata al senso delle APPEA e soprattutto sulla base delle vocazioni territoriali, sull’accessibilità e dotazioni di servizi. L’individuazione di tipologie di rigenerazione e di funzionalizzazione produttiva (Barletta); riconversione a scopi diversi (Barletta, Trani); delocalizzazione (Margherita di Savoia); recupero a fine uso (Canosa Tufarelle); la mitigazione del rischio d'interferenza con i sistemi ambientali (Trinitapoli; Canosa Tufarelle, Spinazzola, Minervino, Margherita di Savoia); il Piano particolareggiato del bacino estrattivo regionale Andria/Trani. 2.5.1 Il Piano promuove azioni in copianificazione per l’individuazione di ambiti produttivi sovracomunali qualificandone la dotazione infrastrutturale, anche in termini di sostenibilità ambientale e paesaggistica, sviluppando un'offerta legata e multifunzionale anche in riferimento alle attività di logistica che possano contare su reti di trasporto intermodale.

2.6 Rete del benessere. Sostenere e promuovere una tipologia di offerta di servizi alla persona ad integrazione di quella sanitaria regionale, che includa quella del tempo libero, dei sapori, lo sport: dalle Terme di Margherita di

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Savoia, all’elioterapia del litorale costiero, al contesto enogastronomico premurgiano; agli itinerari ciclopedonali costieri di Trinitapoli/Margherita.

2.7 La rete dei Comuni – Sostenere e promuovere processi di formazione delle “federazioni di progetti” mediante l’impiego del concorso di idee e di progettazione per la elaborazione condivisa e partecipata di proposte progettuali a valenza sovracomunale da sottoporre alla programmazione regionale.

2.8 La rete rurale della multifunzionalità mediante la diversificazione delle funzioni produttive agricole, ambientali, paesaggistiche, turistiche, educative, culturali, ecc. da parte del settore privato, in particolare, l’individuazione di ambiti e contesti territorializzati con specifiche propensioni all’impiego di pratiche agricole biologiche e conservative, ospitalità turistica, fruizione didattica e ricreativa, energie rinnovabili; stimolare aggregazione di imprese (Contratto di rete, Consorzio, ATI). 2.8.1 Il PTCP riconosce come azione prioritaria e fondante della rete rurale della multifunzionalità l'insieme delle proprietà demaniali provinciali (Bosco di Acquatetta, l'azienda agraria pubblica provinciale “Papparicotta” di Andria).

3. STRATEGIA PER IL SISTEMA DELL'ARMATURA INFRASTRUTTURALE

3.1 Barletta - Hub multiscala - Il PTCP in coerenza con il Piano Regionale dei Trasporti individua nella direttrice ferroviaria adriatica e nel nodo di Barletta il fulcro del servizio ferroviario territoriale e il polo di commutazione tra la rete di rango nazionale e le direttrici a valenza regionale e territoriale. Il nodo ferroviario di Barletta come ambito multiscala (riqualificazione urbana e accesso alle reti territoriali). 3.1.1 "Pendoli locali costieri" Potenziare l’accessibilità delle connessioni multimodali urbane (nell'acezione di "strada del continuum urbano" del PPTR 2.1 ) tra le stazioni ferroviarie dei centri (Bisceglie, Trani, Barletta) e i centri storici, porti, gli approdi del trasporto collettivo; il potenziamento ed il completamento delle connessione tra gli insediamenti sub-costieri e le corrispondenti marine sviluppatesi lungo la costa connessione (Margherita/Trinitapoli) con le ipotesi di riutilizzazione delle aree ferroviarie non più funzionali all’esercizio (PPTR "Strada pendolo" 2.5.4) 3.1.2 Potenziare la stazione di San Ferdinando-Trinitapoli in combinazione con la creazione di un servizio automobilistico a scala intercomunale che sia in grado di collegare tra loro i comuni dell’Ofantino settentrionale e, nello stesso tempo, di garantire l’adduzione alla rete ferroviaria.

3.2 Progressivo spostamento del baricentro del sistema dei servizi di trasporto provinciale verso le aree interne con un miglioramento dell’accessibilità dell’area murgiana e benefici effetti di decongestionamento delle aree costiere affette da crescenti fenomeni di sovrasaturazione dell’offerta di trasporto stradale e ferroviaria. 3.2.1 Potenziamento della nuova stazione di Andria Sud con funzioni di nodo di scambio intermodale ferro- gomma, questa stazione, per la quale è in corso l’appalto sarà una delle prime opere del Grande Progetto ad essere realizzate; la sua collocazione non distante dalla tangenziale di Andria la rendono accessibile dalla viabilità extraurbana in tempi relativamente rapidi. Questa situazione ha portato a prevedere nel PTCP il potenziamento delle funzioni legate all’interscambio ferro – gomma (viabilità di accesso e piazzali di sosta attrezzati per autobus in modo da agevolare il trasferimento dei passeggeri. Le prime analisi mostrano come a parità di risorse impegnate nella produzione di servizi, il ricorso ad una intermodalità

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treno-bus consentirebbe di interconnettere i collegamenti esistenti tra Spinazzola/Minervino - Barletta via Andria con Bari. 3.2.2 Elettrificazione del primo tratto della linea Barletta – Spinazzola fino a Canosa, realizzazione di un punto di incrocio per l’intensificazione dei servizi in ora di punta e della fermata a servizio dell’Ospedale di Barletta. 3.2.3 Promuovere e sostenere processi concertativi in aree contermini (Provincia di Bari-Comune di Corato) per azioni di copianificazione sulla stazione di Corato e del nodo di interscambio ferro – gomma previsto dal Grande Progetto per attestare alcuni servizi veloci che nelle fasce di punta sono specializzati per collegare in maniera diretta Spinazzola e Minervino a Bari via Aeroporto. 3.2.4 Progetto per la riutilizzazione della linea Barletta – Spinazzola e della dorsale interna Gioia del Colle – Spinazzola – Rocchetta S.A. Il progetto proposto dal PTCP si fonda sull’esigenza di incrementare, anche turisticamente, il traffico sulla linea affiancando ad un suo uso per il trasporto persone con tecnologie del tipo LRT (metropolitana leggera) anche il trasporto merci (vocazione originaria delle linee succitate). Sul versante del trasporto merci, il PTCP, tenuto conto della presenza di numerosi lotti liberi all’interno della Zona Industriale adiacente alla stazione di Spinazzola, conferma l’ipotesi di creazione di un centro logistico in tale sede. 3.2.5 Consolidare il ruolo del terminal di Bisceglie, del trasporto merci convenzionale su ferrovia, attraverso il miglioramento dell’accessibilità stradale. 3.2.6 Salvaguardare la possibilità della creazione di una ulteriore piastra intermodale ferro-gomma da realizzarsi tra Andria e Barletta, connessa in direzione nord alla linea Adriatica tramite la rete FNB e l’interconnessione in corso di realizzazione a Barletta con la rete RFI compatibile anche con un futuro trasporto intermodale mare-ferro dal porto di Barletta.

3.3 Massimizzare le percorrenze del traffico stradale pesante sulla rete autostradale mettendo a punto, in collaborazione con la Regione, un sistema di norme incentivanti e potenziando l’accessibilità alla rete autostradale mediante l’incremento del numero dei caselli in territorio provinciale e il rafforzamento del sistema della viabilità che garantisce l’accessibilità a “pettine” dai caselli verso la costa. L’alleggerimento del traffico sulla SS.16 richiede anche il potenziamento della SP.2 prevedendo il completamento a quattro corsie su tutti i tratti attualmente ad una corsia per senso di marcia tra Canosa e Andria. Questa infrastruttura è destinata ad assumere un ruolo importante anche a livello regionale nel riequilibrio dello sviluppo economico tra aree interne ed aree costiere. Il parallelismo, per gran parte del suo tracciato con la rete ferroviaria Barletta-Andria-Bari consente inoltre di prevedere la creazione di un corridoio multimodale di mobilità in cui promuovere un effettivo ricorso alla comodalità come richiesto dalla L.R. 16/2008 sia a vantaggio del trasporto passeggeri che delle merci. 3.3.1 Previsione dei nuovi caselli di Bisceglie e San Ferdinando di Puglia subordinati, da un lato all’attuazione di un progetto di gestione del traffico pesante con il concorso della Regione Puglia e, dall’altro all’introduzione di vincoli sull’uso dei suoli circostanti i nuovi caselli per evitare la diffusione indiscriminata di insediamenti sul territorio.

3.4 Il PTCP, in un quadro di risorse scarse a livello nazionale, si orienta a promuovere interventi calibrati con le reali esigenze di traffico evitando sovradimensionamenti e privilegiando l’effetto rete piuttosto che la concentrazione dei flussi su un unico itinerario. Gli interventi saranno declinati rispetto alle valenze di riqualificazione paesaggistico ed ambientale delle infrastrutture (PPTR) con particolare riferimento a:  La strada di interesse paesaggistico (Completamento della Sp.3; messa in sicurezza della ex SS.93 tra Canosa e Lavello);  La Strada-parco (SP nr 7, SS nr 170) dir. per il collegamento con Castel del Monte (l’itinerario, già segnalato dal PUMAV è candidato a rientrare tra le viabilità locali di interesse regionale per la sua funzione di asse a servizio di ambiti paesaggistici a valenza strategica.

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 Riqualificazione e miglioramento della fruizione ciclopedonale per tratte funzionali, anche non interconnesse tra loro, della viabilità costiera da Margherita di Savoia a Bisceglie e delle “antenne” di penetrazione verso aree o poli di interesse in ambito retrocostiero (Cfr. strategia 3.2.1)

3.5 Rendere disponibile un’offerta di TRASPORTO PUBBLICO SU GOMMA che si avvicina a quella dei sistemi a guida vincolata in termini di velocità, regolarità di esercizio e comfort a bordo. Le direttrici individuate dal PTCP sono la Spinazzola – Minervino – Andria – Trani – Bisceglie e la Barletta – Margherita di Savoia - Trinitapoli, San Ferdinando – Cerignola. La proposta, da avanzare alla regione Puglia in sede potrà trovare adeguato approfondimento nel Piano di bacino del Trasporto Pubblico Locale in corso di redazione e per il quale la Provincia di Barletta Andria Trani ha ricevuto dalla Regione Puglia e dalle Province di Foggia e Bari formale disponibilità a trasferire la delega per la programmazione dei servizi che ai sensi della vigente normativa sono riconducibili al bacino di traffico del territorio provinciale.

3.6 Potenziamento del porto di Barletta, nella sua dimensione spaziale urbana e duale definita dal: a) molo di ponente e da quello di tramontana, l’accessibilità stradale e la sua retroportualità per il trasporto merci; b) il molo di levante ed il tessuto insediativo retrostante:  La realizzazione di una viabilità dedicata di collegamento tra il porto e la rete stradale extraurbano minimizzando le interferenze in campo urbano.  Creazione di un’eventuale piastra intermodale Ferro-Gomma raccordata alla rete di ferrovie Nord Barese lascia aperta la possibilità, ove le condizioni di traffico dovessero richiederlo, all’attivazione di questa tipologia di offerta che tuttavia non costituisce ad oggi la priorità d’intervento.

3.7 La strategie per la mobilità lenta provinciale si organizza preliminarmente attorno ai principali itinerari che nel Sistema Ambientale e Culturale provinciale "Terre Diomedee" assumono le valenze di “prodotto turistico” nella accezione di evento stabile legato alla esperienza del viaggio alternativo e non esclusivo: Treno dell’Archeologia e ambiente “Val d’Ofanto”; Metromare “Approdi di Federico”. La rete escursionistica provinciale rappresenta la modalità di connessione materiale che, a partire dai nodi intermodali lungo le due principali direttici, interconnette il patrimonio culturale e provinciale. 3.7.1 Treno dell’Archeologia e ambiente “Val d’Ofanto” Sostenere rivalutare in chiave turistica l’asse di collegamento ferroviario Barletta-Spinazzola, creando occasioni stabili di fruizione anche attraverso la realizzazione di eventi specifici (es. Treno dell'Archeologia e dell'Ambiente) e l’incentivazione della mobilità ciclabile che si diparte dalle stazioni ferroviarie e da tutte le aree di sosta camper, verso le mete in prossimità dei beni culturali ed ambientali di primo impianto (aree sosta, San Ferdinando di Puglia, Minervino murge, Stazioni di Canne della Battaglia, Barletta, Canosa, Minervino, Spinazzola). 3.7.2 Metromare “Approdi di Federico” Servizio/prodotto stabile di fruizione integrata multimodale, via mare e via terra (approdi, viabilità ciclabile, linea ferroviaria, stazioni di scambio, aree di sosta camper) per la connessione materiale delle polarità definite. Nel caso della BAT l'istituzione durante il periodo estivo di servizi di navigazione sottocosta con funzioni integrative del trasporto pubblico locale sulla terraferma trova la sua giustificazione prioritariamente in risposta a due esigenze di domanda: il traffico turistico verso le Saline di Margherita di Savoia e i Centri Storici che si affacciano sul mare; il traffico dei residenti che si debbono muovere da un centro storico ad un altro lungo la costa.

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Allegato 3 alle Norme Tecniche di Attuazione

“PAESAGGI PROVINCIALI NELLA VISIONE STRATEGICA DEI PROCESSI IN ATTO”

Il PTCP individua, nella Tav. D.2 e con il dato vettoriale geo-riferito associato al presente articolo (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3) la struttura paesistica del territorio provinciale mediante la individuazione di sei forme di paesaggi con riferimento alle principali conformazioni geomorfologiche e alle identità storico-culturali, naturali, paesistico-fluviali, insediative e del paesaggio agrario e urbano. La visione strategica dei paesaggi proposta alla scala provinciale ha lo scopo di meglio individuare le politiche espresse dalla pianificazione paesaggistica alla scala regionale in fase avanzata del suo iter di adozione e approvazione per coordinare le visioni paesaggistiche dei governi locali verso una attenta progettazione di quelle potenzialità in grado di far atterrare i fondi delle programmazioni finanziarie future. Il paesaggio è qui inteso come valore in grado di permeare tutti i mutamenti del territorio, contribuendo a migliorare in maniera decisiva il nostro contesto di vita. La sintesi interpretativa riguarda la individuazione dei paesaggi della provincia BAT, assunti come categoria sintetica di lettura-interpretazione del territorio e, al contempo, come categoria di proposta/progetto per perseguire obiettivi di qualità. Carattere dominante e profondo del paesaggio è la struttura delle infrastrutture naturali e antropiche che oggi resiste all’interno dei processi di trasformazione, dove la urbanità, la campagna e la naturalità trasformano i segni dell’ antropizzazione storica con quella contemporanea producendo paesaggi diversi e di differente qualità. Le diverse forme di paesaggio indicano volta per volta quali sono i valori di contesto che le future azioni di progetto dovranno interpretare. Le sei categorie di proposta/progetto di paesaggio sono state riconosciute sulla problematizzazione dei processi in atto per costruire una proposta strategica che guidi al futuro i processi di trasformazione. In particolare le proposta/progetto di paesaggio, con l’obiettivo di consolidare le opportunità e rispondere alle criticità che derivano dai valori di contesto e dai processi di trasformazione in atto come riconosciuti alla scala provinciale aggrega, nella propria visione strategica, gli ambiti di paesaggio riconosciuti a scala regionale dal PPTR, recependone e condividendone la normativa d’uso come prevista nelle schede d’ambito (Elaborato 5. Schede degli Ambiti Paesaggistici del PPTR) al fine di perseguire per quei territori gli obiettivi di qualità del paesaggio in accordo con le politiche di pianificazione del paesaggio regionale.

3a. Paesaggi della trasformazione dell’armatura urbana e del contesto rurale a elevata infrastrutturazione.

Descrizione dei paesaggi Il paesaggio corrisponde al territorio interessato dall’imponente sistema policentrico binario nel nord barese, un unicum insediativo nel Mediterraneo, strutturatosi in rapporto alla peculiare geomorfologia e idrografia del territorio, che tange quello della conca barese. In esso è ancora visibile il segno di antica durata del rapporto tra aree produttive agricole, eminentemente la piana olivetata e i vigneti sub collinari, dove le città della seconda fascia costituiscono raccordi di primaria importanza per flussi di uomini e merci con l’Alta Murgia, su cui prolungano i loro confini comunali.

Descrizione dei processi in atto Paesaggi in cui i segni dell’armatura urbana e di quella insediativa/produttiva costituiscono un articolato sistema urbano attraversato da fasci infrastrutturali. In essi sono ancora visibili rilevanti valori del patrimonio storico culturale che convivono con i processi di periferizzazione urbane e rurali che interrompono la matrice rurale con piattaforme produttive a grana grossa e ampi bacini estrattivi lungo un largo arco di localizzazione.

Criticità Le maggiori criticità dei processi in atto riguardano l’alterazione del rapporto storico tra città e campagna in prossimità delle grandi infrastrutture e intorno ai centri urbani, la tendenza alla saldatura tra gli insediamenti costieri minaccia fortemente le colture orticole costiere, che storicamente si alternavano ai centri urbani

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costieri, mentre fenomeni di intensivizzazione colturale hanno talvolta ripercussioni pesanti disgregandone il mosaico rurale sia sul piano della percezione che su quello della qualità del paesaggio. (IND) Indirizzi - Le proposte di progetto (piani/programmi/progetti) devono essere orientate a promuovere azioni di paesaggio al fine di: ricostruire le relazioni paesaggistiche, ambientali, funzionali tra città e campagna; conservare i varchi all’interno della fascia urbanizzata costiera; tutelare la continuità della maglia olivetata e del mosaico agricolo periurbano; recuperare e riqualificare le aree estrattive dimesse; deframmentare ecologicamente le infrastrutture; garantire la qualità territoriale e paesaggistica per l’insediamento; riqualificare e riutilizzare le attività produttive e le infrastrutture dismesse.

(DIR) Direttive - In accordo con le politiche di pianificazione del paesaggio regionale, per la presente proposta/progetto “Paesaggi della trasformazione dell’armatura urbana e del contesto rurale a elevata infrastrutturazione”, al fine di perseguire gli obiettivi di qualità paesaggistica e territoriale del PPTR, viene recepita la normativa d’uso (indirizzi e direttive) dell’ambito paesaggistico della “Puglia Centrale” (figura 5.1) e dell’ambito paesaggistico “Ofanto” (figura 4.1) (elaborato 5. Schede degli Ambiti Paesaggistici - 5.5 Ambito 5/ Puglia Centrale, 5.4 Ambito 4/Ofanto, rif. PPTR).

3b. Paesaggi della trasformazione tra ruralità’ e naturalità’

Descrizione dei paesaggi Il paesaggio è caratterizzato dal costante ed evidente ruolo svolto dall’azione antropica di irreggimentazione e strutturazione dei sistemi di controllo delle acque salate e dolci, in particolare da una vera e propria “industria dell’area umida” che forma il paesaggio delle saline: bassi argini che racchiudono grandi vasche artificiali contenenti acqua di mare. Il centro maggiore è l’abitato di Margherita di Savoia, che intrattiene uno stretto rapporto con il suo insediamento, progettato in modo da favorire le condizioni di ventilazione e di evaporazione delle vasche, mentre i due retrostanti centri di Trinitapoli e San Ferdinando di Puglia sono inseriti nella fitta trama agricola del territorio. L’insieme possiede un valore fortemente identitario in cui l’ambiente naturale interagisce con le logiche industriali e produttive.

Descrizione dei processi in atto Paesaggi da sempre connotati da un’ elevata trasformabilità dovuta al carattere instabile della sua natura e dei regimi idrici e dei processi storici di sfruttamento, e che oggi cercano nuovi equilibri e integrazioni tra produttività dell’agricoltura intensiva, recupero di valori di naturalità da parte degli ambienti salmastri e ruolo dei centri urbani strettamente legati alla trama territoriale e alle relazioni con i processi di produzione del paesaggio.

Criticità Le maggiori criticità dei processi in atto riguardano l’assenza di relazione tra attività produttive e paesaggio e la conseguente artificializzazione del paesaggio naturale e rurale attraverso: l’occupazione antropica delle superfici naturali che contribuisce a frammentare la naturale costituzione e continuità delle forme del suolo a scapito delle condizioni idrauliche; l’erosione dei mosaici agricoli della bonifica a favore dell’espansione edilizia e della localizzazione di piattaforme turistiche; la progressiva dismissione della produzione del sale e l’abbandono delle vasche e dei bacini oggetto di colmata; l’occupazione della fascia costiera da parte di edilizia connessa allo sviluppo turistico balneare, favorendo l’erosione costiera e l’urbanizzazione dei litoranei.

(IND) Indirizzi - Le proposte di progetto (piani/programmi/progetti) devono essere orientate a promuovere azioni di paesaggio al fine di costruire processi di produzione del paesaggio, cercando connessioni ambientali ecologiche e paesaggistiche tra forme naturali del suolo, paesaggio naturale e rurale e forme antropiche, assicurando la tutela dei delicati equilibri idrici ed ecologici del sistema idrografico, conservando e valorizzando le condizioni di naturalità delle aree umide, deframmentando ecologicamente le infrastrutture, promuovendo la biodiversità degli ecosistemi, conservando la matrice rurale tradizionale persistente e i relativi caratteri di funzionalità ecologica e riqualificando le aree costiere degradate al fine di aumentare la resilienza ecologica dell’ecotono costiero.

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(DIR) Direttive - In accordo con le politiche di pianificazione del paesaggio regionale, per la presente proposta/progetto “Paesaggi della trasformazione tra ruralità e naturalità”, al fine di perseguire gli obiettivi di qualità paesaggistica e territoriale del PPTR, viene recepita la normativa d’uso (indirizzi e direttive) dell’ambito paesaggistico del “Tavoliere” (figure 3.3 e 3.4) e dell’ambito paesaggistico “Ofanto” (figura 4.1) (elaborato 5. Schede degli Ambiti Paesaggistici - 5.3 Ambito 3/Tavoliere, 5.4 Ambito 4/Ofanto, rif. PPTR).

3c. Paesaggi della trasformazione

Descrizione dei paesaggi Paesaggi di transizione subcostieri posti lungo il gradiente tra contesti costieri e quelli dell’altopiano murgiano e dove più forte diventano le relazioni con il margine fluviale ofantino e della valle del Locone e la localizzazione strategica dei centri urbani e di presidio del territorio.

Descrizione dei processi in atto Un territorio, in cerca di una propria vocazione in grado di valorizzare i valori patrimoniali con i fattori ambientali e localizzativi, collocandosi tra territori caratterizzati da differenti dinamiche e tensioni dei propri processi in atto

Criticità dei processi in atto Le maggiori criticità dei processi in atto riguardano l’assenza di una visione identitaria in cui la dominante agricola della maglia olivetata del gradino murgiano e dei vigneti verso la valle fluviale, arricchita in modo graduale degli elementi di naturalità propri del paesaggio silvo-pastorale murgiano, è interessata da processi di intensivizzazione delle coltivazioni arboree, da fenomeni di dispersione insediativa che si addensa, lungo alcuni assi viari (es .Andria - Castel del Monte) e dal progressivo abbandono e deterioramento dell’edilizia rurale, presidi del territorio e degli spazi di pertinenza.

(IND) Indirizzi - Le proposte di progetto (piani/programmi/progetti) devono essere orientate a individuare nuove economie e nuovi luoghi di sperimentazione per garantire: la valorizzazione delle potenzialità del territorio e delle sue risorse; le buone pratiche agronomiche per favorire la diversità ecologica e il controllo dei processi erosivi; il recupero del patrimonio insediativo rurale esistente tutelandone il rapporto paesaggistico con il contesto rurale; la salvaguardia dei mosaici colturali dei territori rurali di interesse paesaggistico con riguardo al mosaico perifluviale (vigneto alternato al frutteto e all’oliveto) e alla monocoltura dell’oliveto; il controllo di consumo di suolo indotto soprattutto da dispersioni insediative lungo le principali vie di comunicazione e i principali attrattori culturali e la promozione della riqualificazione ecologica e paesaggistica dei tessuti edilizi a specializzazione turistica e ricettiva.

(DIR) Direttive - In accordo con le politiche di pianificazione del paesaggio regionale, per la presente proposta/progetto “Paesaggi della transizione”, al fine di perseguire gli obiettivi di qualità paesaggistica e territoriale del PPTR, viene recepita la normativa d’uso (indirizzi e direttive) dell’ambito paesaggistico della “Puglia Centrale” (figura 5.1) e dell’ambito paesaggistico “Ofanto” (figure 4.1 e 4.3) (elaborato 5. Schede degli Ambiti Paesaggistici - 5.5 Ambito 5/ Puglia Centrale, 5.4 Ambito 4/Ofanto, rif. PPTR).

3d. Paesaggi del conflitto

Descrizione dei paesaggi Il paesaggio corrisponde prevalentemente alla bassa valle dell’Ofanto per continuare verso quella del Locone. Con il suo paesaggio naturale ed agrario insieme ai siti di grande interesse archeologico e storico che sorgono nei suoi pressi, la valle dell’Ofanto presenta un rilevante interesse paesaggistico e culturale. Nella bassa valle sono ancora evidenti i segni storici della più importante area della trasformazione produttiva realizzata a partire dalla metà dell’Ottocento, con l’impianto del vigneto e la crescita dell’oliveto, a cui si è aggiunto l’impianto del frutteto. Il fiume, completamente attanagliato dal geometrico appoderamento dei coltivi, è percepibile solo nella

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lieve serpentina di vegetazione ripariale che taglia debolmente la piana. La valle fluviale presenta un profilo asimmetrico con un versante più acclive sulla destra idrografica e più dolce e degradante sulla sinistra, dove si affaccia il centro di San Ferdinando di Puglia.

Descrizione dei processi in atto Paesaggi che presentano un eccesso di uso, spesso conflittuale tra risorse ambientali e patrimoniali e risorse naturali per cercare nuovi regimi di basso impatto, in cui le dinamiche in corso devono essere ricondotte nel piano della contrattualità e della ricerca della ricomposizione del conflitto con strategie di medio e lungo termine.

Criticità dei processi in atto Le maggiori criticità dei processi in atto derivano dagli intensi usi delle risorse ambientali, naturali e patrimoniali presenti; in particolare nelle aree golenali l’eccessiva regimentazione delle acque fa perdere i necessari caratteri di “naturalità”, favorendo l’impianto di colture esclusivamente irrigue ad alta redditività (vite lungo il corso del fiume e orticole alla foce) che condizionano la qualità delle acque e il regime idraulico già fortemente artificializzato da argini e invasi. Nell’area di foce la pressione insediativa legata al turismo balneare, incide negativamente sia dal punto di vista vegetazionale che geomorfologico, incrementando l’erosione costiera con una consistente criticità idrogeologica.

(IND) Indirizzi - Le proposte di progetto (piani/programmi/progetti) devono essere orientate a promuovere azioni di paesaggio al fine di assicurare la salvaguardia la continuità e l’integrità dei caratteri idraulici, ecologici e paesaggistici del reticolo idrografico dell’Ofanto e dalla sua valorizzazione come corridoio ecologico multifunzionale per la fruizione dei beni naturali e culturali che si sviluppano lungo il loro percorso. In particolare salvaguardando i mosaici agrari della piana e dei relitti di paesaggio fluviale (disincentivando le pratiche agricole intensive e impattanti e impedendo l’occupazione agricola intensiva e antropica delle aree golenali) e riqualificando le aree costiere degradate al fine di aumentare la resilienza ecologica dell’ecotono costiero.

(DIR) Direttive - In accordo con le politiche di pianificazione del paesaggio regionale, per la presente proposta/progetto “Paesaggi del conflitto”, al fine di perseguire gli obiettivi di qualità paesaggistica e territoriale del PPTR, viene recepita la normativa d’uso (indirizzi e direttive) dell’ambito paesaggistico “Ofanto” (figure 4.1 e 4.3) (elaborato 5. Schede degli Ambiti Paesaggistici -5.4 Ambito 4/Ofanto, rif. PPTR).

3e. Paesaggi della tutela e della valorizzazione

Descrizione dei paesaggi Il territorio della Murgia occupa la porzione meridionale del territorio provinciale lambendo il paesaggio fluviale e, pur senza insediamenti, si presenta saturo di una infinità di segni naturali e antropici che sanciscono un equilibrio secolare tra l’ambiente e le attività storicamente prevalenti, quali la pastorizia e l’agricoltura che hanno dato vita a forme di organizzazione dello spazio estremamente ricche e complesse. Il paesaggio, coerentemente con la struttura morfologica, varia secondo un gradiente nord-est /sud-ovest, dal gradino pedemurgiano, alla valle fluviale dell’Ofanto e del Locone e la fossa bradanica. La matrice ambientale prevalente è costituita da pascoli rocciosi e seminativi: il cosiddetto paesaggio della pseudo- steppa, un luogo aspro e brullo, dalla morfologia leggermente ondulata. In questa matrice è possibile individuare alcune sfumature paesaggistiche caratterizzate da elementi ambientali e antropici spesso di estensione più piccola come: boschi, sistemi rupicoli, pascoli arborati, zone umide ecc., che diversificano il paesaggio soprattutto in corrispondenza dei margini. Vi è un’elevata contiguità con ecotoni e biotopi.

Descrizione dei processi in atto Paesaggi caratterizzati da elevati valori naturalistici e ambientali dove i segni delle testimonianze storiche permangono insieme agli elementi della naturalità e insieme mostrano il legame indissolubile come memorie del territorio. Questi paesaggi richiedono politiche di turismo sostenibile naturalistico e storico

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culturale come volano per la valorizzazione delle risorse e la crescita delle economie e della società che li abitano.

Criticità dei processi in atto Le maggiori criticità dei processi in atto derivano dalle trasformazione e manomissione del paesaggio naturale dell’altopiano murgiano con inadeguate forme di trasformazione antropica del territorio, detrattori del paesaggio che compromettono la natura carsica e morfologica del territorio. In particolare il perfetto equilibrio, realizzatosi nel tempo, di ecosistema naturale ed intervento umano viene compromesso dalle diverse forme di messa a produzione dei terreni attraverso lo spietramento e frantumazione, la presenza di cave, la realizzazione di impianti, di opere tecnologiche, di strutture produttive e industriali, il recupero dell’architettura storica destinata al turismo rurale attraverso inadeguati interventi privi di legame con il linguaggio architettonico tradizionale ed in contrasto con l’insieme ambientale circostante.

(IND) Indirizzi - Le proposte di progetto (piani/programmi/progetti) devono essere orientate a promuovere azioni di paesaggio che devono cercare nuove connessioni ambientali, ecologiche e paesaggistiche tra aree protette e territorio anche attraverso la sua valorizzazione, al fine di garantirne la fruizione sostenibile e lenta, la ricezione turistica e la produzione di qualità (agriturismo). In particolare deve essere assicurata la salvaguardia e valorizzazione dei “paesaggi della pietra” e le diversificate manifestazioni del carsismo, la valorizzazione dei siti e dei beni archeologici e culturali dell’Alta Murgia nei contesti di valore agro- ambientale.

(DIR) Direttive - In accordo con le politiche di pianificazione del paesaggio regionale, per la presente proposta/progetto “Paesaggi della tutela e valorizzazione”, al fine di perseguire gli obiettivi di qualità paesaggistica e territoriale del PPTR, viene recepita la normativa d’uso (indirizzi e direttive) dell’ambito paesaggistico della “Alta Murgia” (figure 6.1 e 6.2) e dell’ambito paesaggistico “Ofanto” (figura 4.3) (elaborato 5. Schede degli Ambiti Paesaggistici - 5.6 Ambito 6/ Alta Murgia, 5.4 Ambito 4/Ofanto, rif. PPTR).

3f. Paesaggi lenti

Descrizione dei paesaggi Il paesaggio è segnato prevalentemente dalla valle del torrente Locone che rappresenta la diramazione della valle fluviale dell’Ofanto verso quella del Bradano, seguendo i tracciati delle antiche vie di aggiramento delle Murge e di attraversamento dall’Appennino verso la sponda Ionica. Il paesaggio fluviale è segnato oltre che dal torrente Locone da altri sistemi carsici confluenti che presentano ambienti naturali. Verso sud-sud/est il paesaggio cambia percettibilmente: gli olivi lasciano il posto alla coltura del seminativo estensivo e alle ben definite pendici scoscese del costone murgiano.

Descrizione dei processi in atto Paesaggi interni a bassa infrastrutturazione che presentano dinamiche a basso regime di trasformazione che rischiano decrementi demografici e stagnazione produttiva se non riescono a trovare nuove missioni territoriali in grado di mettere a valore le grandi potenzialità che rivestono le risorse naturali e la localizzazione strategica “a cerniera” con aree a diverso trend di sviluppo.

Criticità dei processi in atto Le maggiori criticità dei processi in atto derivano dall’assenza di una visione strategica per questi luoghi in cui la realizzazione di piattaforme produttive e commerciali nel territorio aperto interessato dall’indebolimento del presidio; di un sistema di risalita infrastrutturale di lunga durata dell’asse fluviale dell’Ofanto con una funzionalità in parte deficitaria; di opere di regimazione dei flussi torrentizi (costruzione di dighe, infrastrutture, o l’artificializzazione di alcuni tratti) che hanno modificato il regime naturale delle acque; di vaste coltivazioni cerealicole con la progressiva riduzione dei lembi boscati, continuano a non intercettare missioni territoriali in grado di mettere a valore le grandi potenzialità che offrono le risorse territoriali presenti.

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(IND) Indirizzi - Le proposte di progetto (piani/programmi/progetti) devono essere orientate a promuovere azioni di paesaggio per individuare nuove economie e nuovi luoghi di sperimentazione per valorizzare le potenzialità del territorio e delle sue risorse cercando nuove connessioni ambientali, ecologiche e paesaggistiche con il territorio contermine. In particolare attraverso la valorizzazione del sistema idrografico (del torrente Locone e del fiume Ofanto e degli altri affluenti, confluenti) come corridoi ecologici multifunzionali per la fruizione dei beni naturali e culturali che si sviluppano lungo il loro percorso; la salvaguardia e valorizzazione delle tracce e delle strutture insediative che caratterizzano i paesaggi storici; la riqualificazione delle aree produttive esistenti dal punto di vista paesaggistico, ecologico, urbanistico edilizio ed energetico; impedendo l’eccessiva semplificazione delle trame e dei mosaici e la tendenza alla monocoltura cerealicola.

(DIR) Direttive - In accordo con le politiche di pianificazione del paesaggio regionale, per la presente proposta/progetto “Paesaggi lenti”, al fine perseguire gli obiettivi di qualità paesaggistica e territoriale del PPTR, viene recepita la normativa d’uso (indirizzi e direttive) dell’ambito paesaggistico “Ofanto” (figura 4.3) e dell’ambito paesaggistico della “Alta Murgia” (figura 6.2) (elaborato 5. Schede degli Ambiti Paesaggistici - 5.4 Ambito 4/Ofanto - 5.6 Ambito 6/ Alta Murgia, rif. PPTR).

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Allegato 4 alle Norme Tecniche di Attuazione

“URBS - ATTRATTORI CULTURALI E ITINERARI CULTURALI D’ECCELLENZA”

Il PTCP con la definizione della rete per la fruizione collettiva dei beni culturali individua dei “percorsi di significato”7 nel senso di itinerari tematici caratterizzati da nodi (attrattori culturali) e tracciati (itinerari culturali d’eccellenza), al fine di armonizzare e valorizzare in maniera coordinata i percorsi fruitivi dell’intero territorio provinciale con priorità per quelli che ne custodiscono maggiormente la memoria storica (URBS), anche e soprattutto ai fini della fruizione turistica. L’appartenenza di un comune ad una delle URBS individuate è definita nella Tavola D.4 e nel dato vettoriale geo-riferito associato (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3) (IND) Ai fini della individuazione di azioni di tutela e recupero del patrimonio storico edilizio, oltre che per la determinazione di priorità di intervento e macro tipologie di rifunzionalizzazione e fruizione del patrimonio identitario storico culturale provinciale, valgono i seguenti sistemi territoriali di riferimento:

3a. URBS LATINA (Canne della Battaglia, Canosa, ponte romano sull’Ofanto, Minervino Murge, nella piana dell’Ofanto) Alla struttura territoriale definita prevalentemente dal bacino idrografico del fiume Ofanto corrisponde una complessa stratificazione insediativa, in particolare nel suo medio e basso corso. I principali centri urbani o villaggi della destra idrografica del fiume, Bardulos (Barletta), Cannae (Canne), Canusium (Canosa), Venusia (Venosa), alcuni dei quali potenti avamposti della colonizzazione romana nella regione in età repubblicana, erano collegati da vie (Canusium-Venusia, Canusium-Cannae, Cannae-Bardulos) che correvano parallele al corso del fiume e, almeno in un caso (la via Canusium-Cannae-Salapia), lo attraversavano sfruttando un guado nei pressi dell’insediamento di Canne. È indubbiamente Canosa, grande centro dauno, poi romanizzato e successivamente elevato a colonia imperiale, ad aver tratto i maggiori benefici dalla vicinanza al fiume e dalla posizione favorevole, su una collina nei pressi del principale guado del fiume, valorizzato dal ponte romano ancora visibile. Il tracciato dell’acquedotto di Erode Attico (lungo il costone calcareniticopremurgiano (destra idrografica del torrente Locone)costituisce il segno di connessione a Minervino insieme alla collezione archeologica “Quando l’Ofanto era dei colori dell’Ambra” ospitata presso il palazzo municipale di Minervino Murge.

3b. URBS FEDERICIANA(Trani, Castel del Monte, Andria, Bisceglie, Barletta, i nodi emergenti della maglia difensiva sveva) Trani e Castel del Monte rappresentano i nodi emergenti nella maglia difensiva sveva realizzata nella Puglia centrale in età federiciana. Posto sulla strada che collegava Andria al Garagnone e a Gravina, a pochi passi dalla via Traiana, Castel del Monte appartiene a quell’organico sistema castellare realizzato da Federico II di Svevia insieme ai castelli di Barletta, Trani e Bari sul mare, Canosa, Andria (nella cattedrale sono seppellite le mogli di Federico II), Corato e Ruvo nel primo hinterland, Gravina nell’entroterra, per garantire un più efficace e capillare controllo del territorio. Un castello dove forse l’imperatore svevo non soggiornò mai, ma è lì che paradossalmente l’immaginario collettivo ne avverte più che altrove la presenza incombente. Capolavoro unico dell’architettura militare medioevale europea, dal 1986 è patrimonio dell’UNESCO che lo definisce “sito di valore universale eccezionale nella sua perfezione formale e nell’armoniosa tensione di elementi culturali provenienti dal Nord Europa, dal mondo orientale e dall’antichità classica”. Nei secoli XI e XII le intense relazioni commerciali con il Medio Oriente, Venezia e le città della costa dalmata (statuti marittimi, 1063) assicurano a Trani una prosperità economica che le consentono di realizzare un patrimonio edilizio monumentale unico (Cattedrale, 1099-1185; Monastero di Colonna, 1098) ripetibile solo nel XVI e nel XVIII secolo. Ma è nel XIII secolo con Federico II che Trani conquista la dimensione matura di città-porto, con l’avorio dei lavori della seconda murazione e la costruzione del Castello (1233-1249). Questa nuova dimensione federiciana di città fortificata le consentirà di conquistare nel Cinquecento con Filippo II il rango di centro politico, giudiziario e amministrativo dalla provincia di Terra di Bari con l’istituzione della Sacra Regia Udienza (1586). Nel progetto federiciano il

7 Massimo Bray, Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Canosa 16 novembre 2013

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castello e le nuove mura avrebbero assicurato la difesa del porto “due braccia che stringono una civiltà che guarda all’Oriente”(G. Bovio). Navigando lungo la costa tranese il punto di riferimento privilegiato a terra era Castel del Monte (‘Compasso de navigare’, 1250 circa), prima di ormeggiare nel porto all’ombra della Cattedrale. Il porto di Trani e quello di Barletta in età medioevale e moderna hanno giocato un ruolo privilegiato nel sistema portuale nord-barese che comprendeva anche il porto di Bisceglie. Castel del Monte assume la valenza di “hub”(insieme al polo museale di Barletta) nel progetto bandiera per il Sistema Ambientale e Culturale SAC “Terre Diomedee”.

3c. URBS MERCANTILE (Barletta, il porto, le case commerciali, le fosse del grano) Sin dal XIII secolo Barletta e il grano costituiscono un binomio indivisibile, ma ancora prima, nell’origine stessa dell’insediamento, vi è una identificazione completa fra la città e il suo porto. Dal grano caricato nel porto di Barletta dipendeva Napoli, una delle maggiori metropoli europee. Dentro le mura la città si organizza intorno alla funzione commerciale con le strade larghe per il passaggio dei carri, le fosse per la conservazione del grano, i magazzini e gli stabilimenti delle case commerciali. A Barletta si tengono le grandi fiere dell’Annunziata, di S. Martino, dell’Assunta. Intorno alla funzione commerciale si struttura anche il particolare regime della città che fu sempre demaniale, e la concessione degli uffici e la esazione di gabelle in fondo o in affitto. La magistratura del regio secreto e portolano, che soprintendeva alle attività dei porti della provincia di Terra di Bari fece di Barletta la capitale commerciale della provincia in età medioevale e moderna. Il permanere per secoli di una funzione commerciale insostituibile, rafforzata dalla presenza delle magistrature, ne aveva fatto la capitale del grano e le aveva dato quell’aria “grandiosa” (G. M. Galanti, 1791). Nel Settecento lungo le vie del Cambio, della Piazza, della Cordoneria, di S. Giacomo, di Porta Reale, delle Carrozze, di Piazza dell’ Annunziata si allineavano chiese e palazzi (secc. XV-XVIII), mentre quattro porte mettevano in comunicazione l’abitato con la campagna (porta S. Leonardo a oriente verso Trani; porta Croce e porta Nuova a sud in prossimità della strada Consolare di Puglia (SS16) e in direzione delle vie di Andria e Canosa; porta Reale a occidente. Una quinta porta della Marina metteva in comunicazione la città con il porto. Il polo museale assume la valenza di “hub”(insieme a Castel del Monte) nel progetto bandiera per il Sistema Ambientale e Culturale SAC “Terre Diomedee”.

3d. URBS PASTORALE (Spinazzola, Minervino Murge, Andria) Già negli ultimi secoli dell’Impero Romano l’aumento della proprietà signorile e l’estendersi del latifondo nelle campagne modificano radicalmente l’uso del territorio agrario: l’agricoltura estensiva subentra a quella intensiva, la pastorizia prende sempre più il sopravvento sull’agricoltura. Nell’Alto Medioevo si assiste alla quasi totale decadenza dell’agricoltura e al prevalere di una economia pastorale. Nel periodo che va dall’XI al XIV secolo la pastorizia, l’agricoltura e lo sfruttamento delle risorse boschive sono i tre cardini su cui si costruisce il nuovo tessuto produttivo, che si anima per la presenza di casali, abbazie e masserie regie. Nei secoli che vanno dal XV al XVIII con gli Aragonesi prima e gli Spagnoli poi si assiste allo sviluppo della pastorizia transumante e organizzata e di contro una forte restrizione di tutte le colture, il che comporta un generale abbandono delle campagne. Parallelamente a questo fenomeno di estinzione del popolamento sparso nelle campagne si registra un profondo mutamento degli equilibri territoriali con l’ascesa dei centri interni a vocazione cerealicolo-pastorale, che indirizzano le loro eccedenze produttive verso Napoli attraverso il porto di Barletta. I poteri locali, sia feudali che ecclesiastici, non sono i soli a determinare un mutamento nella gestione e nell’uso del territorio murgiano in questi secoli, ma è soprattutto l’intervento statale che con l’istituzione della Dogana per la mena delle pecore di Foggia nel XV secolo pone le premesse per un ulteriore processo di riorganizzazione e trasformazione del territorio. A supporto della transumanza doganale viene pianificata una vera e propria rete di vie erbose: tratturi, tratturelli e bracci di collegamento sulle terre a pascolo delle università, dei feudatari, degli enti ecclesiastici e dei privati. In questo paesaggio dell’erba al fiume silente dannunziano si innestano le oasi della campagna olivata andriese e il mare dei vigneti di Minervino Murge: La strada delle “Salinelle” (SP nr 21) che collega Canne con Canosa e oltre verso l’invaso del Locone fino a Minervino si snoda in uno dei tipici paesaggi del vino; quello descritto da Armando Perotti (1922), Cesare Brandi, nelle collezioni del Touring Club Italiano, Raffaele Nigro,“Come sentirsi in una barca leggera, a pelo d’acqua, il mare di ulivi e di viti sta di qua e di la di queste strade di Puglia”… “tappeti di pampani a non finire”, ….. “tesi a mezz’asta da fili di zinco, coi paletti a terra, come i tirati di una tenda da campo dove l’uva si coglie con le labbra senza mani”

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(C. Brandi, 2004). “Lungo queste modalità contemporanee di percezione del paesaggio, lungo i rilevati e lungo i viadotti della viabilità veloce, le viti a tendone si presentano come uno strato sospeso di vegetazione rigogliosa (tra maggio e settembre); sembra una campagna a due piani, e si vorrebbe camminare su quello di sopra come sulla rete di protezione di un circo” (C. Brandi, 2004).

3e. URBS BORBONICA (S. Ferdinando di Puglia, Trinitapoli, Margherita di Savoia, la bassa valle dell’Ofanto, le Regie Saline) La scelta di Ferdinando II di Borbone di fondare la colonia agricola di San Cassano nel sito dell’antica stazione di posta della strada Consolare di Puglia (1839) si inserisce in un piano più ampio di riorganizzazione territoriale della bassa valle dell’Ofanto, che avrebbe dovuto portare alla creazione di tre nuove colonie agricole: la colonia di San Cassano (S. Ferdinando di Puglia); la colonia di San Sepolcro in territorio di Barletta; la colonia Pennelli nel territorio delle Regie Saline (Margherita di Savoia). Le nuove fondazioni avrebbero consentito da un lato di mettere a coltura vasti territori vincolati al pascolo doganale, dall’altro di arrestare la crescita dell’abitato delle Regie Saline, dove l’aumento della popolazione contrastava con l’esigenza prioritaria di tenere basso il numero delle abitazioni e favorire così la ventilazione necessaria per la cristallizzazione del sale. Gli estremi cronologici che datano la formazione della colonia agricola e della città ferdinandea sono rappresentati dal piano dell’ing. V. Sassone (1840) e dal piano degli ingegneri S. Pansini e V. de Nittis (1847). Gli ingegneri Pansini e de Nittis progettano una città ideale, a forma di croce greca. La forte simbologia del piano fa ritenere che le linee essenziali siano state concordate con il sovrano Ferdinando II. La piana tra il lago Salpi ed il fiume Ofnato sarà oggetto di una delle più significative opere di bonifica e messa in sicurezza idraulica multi funzione ad opera degli ingeneri C. Afan de Rivera e S. Pansini (Derivativo Ofantino 1845/1846).

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Allegato 5 alle Norme Tecniche di Attuazione

“SCHEDE DI CARATTERIZZAZIONE DEGLI ECOMUSEI”

1. (IND) Ai fini della individuazione di iniziative progettuali finalizzate ad orientare la azioni di valorizzazione degli Ecomusei di cui alla Tav. A.4 e come associato al dato vettoriale geo-riferito (Quadro Sinottico PTCP, Elaborato n. 3) sono caratterizzati i seguenti Ecomusei:

b. Ecomuseo DOLMEN@RTE Elementi di aggregazione di genti e culture diverse i dolmen di Bisceglie sono stati riconosciuti dall’UNESCO come “Patrimonio testimone di una cultura di pace per l’umanità” (19 maggio 2011). Si tratta di quattro superstiti monumenti megalitici preistorici: il dolmen della Chianca, a pochi chilometri dal Pulo di Molfetta e vicino alla lama di Santa Croce, il dolmen di Albarosa, il dolmen dei Paladini, il dolmen della masseria Frisari in contrada Lama d’Aglio. Inoltre, in età imperiale il territorio di Bisceglie è abitato nei casali, costituiti da una grande casa fortificata e cinta di mura, da uno o più cortili in cui si svolgeva la vita quotidiana. Con l'avvento del cristianesimo furono aggiunte una cappella e il cimitero annesso. Ad oggi è documentata la presenza di nove casali: il casal di Giano (sulla via per Andria al confine con il territorio di Trani), Pacciano (via per Corato), Sagina (via da Sagina per Bisceglie), Zappino (via per Ruvo), San Nicola (vicino alla strada interna per Molfetta), Girignano, Salandro, S. Stefano, S. Andrea. Il carattere fortemente caratterizzato dalla preistoria di questo Ecomuseo sarà rafforzato dalla sua integrazione al vicino Parco del Pulo di Molfetta (nell’attigua provincia di Bari) istituito negli anni Novanta. Dolina carsica ”a scodella” nota a livello internazionale per la sua Stazione Neolitica integrata al paesaggio geologico delle grotte naturali, alla formazione vegetazionale ricchissima di endemismi, al Monastero rinascimentale dei Cappuccini costruito sul ciglio e alla Nitriera Borbonica del XVIII secolo unica nel suo genere.

c. Ecomuseo ITINERARIUM CANNE La zona archeologica di Canne, che si raggiunge dalla strada provinciale 142, comprende l’area collinare “Monte di Canne” e le aree dei cosiddetti “Sepolcreti Annibalici” in contrada Fontanella e Pezza La Forbice. Un viaggio nella storia che inizia dalla cittadella romano-medievale di Canne con gli edifici e i sepolcreti degli abitati dauni e medievali. La visita all’Ecomuseo comprenderà anche l’area archeologica di “Canne Antenisi”, la Fontana Medievale di San Ruggiero, la Masseria di Canne, i sentieri che conducono al Santuario di San Ruggiero (sec. XII) in località Boccuta, il complesso termale di San Mercurio. Ai piedi della collina vi è l’Antiquarium di Canne, struttura ormai consolidata nella sua attività, che documenta gli insediamenti umani nel territorio di epoca preistorica, classica, apulo-greca e medievale. Prossima alla collina cannese vi è la contrada di San Lazzaro, un ulteriore rilievo nei pressi dell'antico pons Cannarum, che divideva Canne dal territorio di Barletta. Il primo insediamento di Canne risale al periodo compreso tra il Neolitico e l’Eneolitico (IV - II millennio a.C.). Seguono le espansioni daunio - apula (IV – III secolo a.C.), quella romana e quella medievale, con una prima fase bizantina (tra il VI e il IX secolo) e una seconda normanno - sveva (secc. XI-XIII). Oggi, sulla cittadella di Canne sono visibili le mura di fortificazione di epoca preistorica (quelle a grossi blocchi isodomi), quelle del villaggio dauno apulo e le più recenti di epoca normanno – sveva; il castello di probabile origine normanna; il decumano lungo il quale si affacciano i resti delle più importanti case della città; alla fine del decumano, la basilica maggiore, il cui impianto risale al X-XI secolo, con la suggestiva cripta a tre navate, e la basilica minore, edificio monoabsidato risalente alla metà del VI secolo. Il 2 agosto del 216 a.C., forse nella località ancor oggi denominata campo di sangue, si svolse la battaglia di Canne, dove i romani furono sconfitti dai cartaginesi comandati da Annibale.

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Allegato 6 alle Norme Tecniche di Attuazione

“POLI ATTRATTORI”

7a. Ubicazione: Barletta Denominazione: Complesso ex Distilleria Funzioni: Mix funzionale: incremento spazi pedonali, verde attrezzato, implementazione servizi culturali e per il tempo libero; sede fieristica, centro congressi e Auditorium, incubatore d'impresa, parcheggio multipiano, strutture sportive polifunzionali e ludico-didattiche Localizzazione: localizzato Indirizzi: Combinazione di strategie di consolidamento e riqualificazione delle funzioni logistiche al servizio della città, dell’impresa e della ricerca con quelle urbane sportive e sviluppo delle potenzialità attrattive a tema. Il raccordo del Nodo con la realtà circostante, intervenendo sull’accessibilità veicolare e le aree di parcheggio; dovrà ricercare una integrazione bivalente con il nodo di interscambio della Stazione di Barletta mediante la realizzazione di un secondo fronte di stazione e sottopasso ciclopedonale di superamento della ferrovia. Le funzioni logistiche all'impresa e della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Scienze della Vita", "Smart Communities" (Art. nr. 64, comma 2, lettere b, c) Sinergie interne PTCP: (Art. 60) "Nodi Plurali" - (Art. 87) "Gerarchizzazione dei servizi"- (Art. 88, commi 1 e 2) "Potenziamento della rete ferroviaria" - (Art. 89, comma 1/a) " Stazione di Barletta" – Il nodo è finalizzato all’interscambio tra servizi ferroviari di lunga percorrenza e servizi regionali-territoriali e tra i servizi ferroviari in genere e i servizi automobilistici extraurbani. E’ prevista la realizzazione di un secondo fronte di stazione attrezzato per la sosta dei servizi automobilistici extraurbani - (Art. 95) "Rete ciclopedonale extraurbana". 7b. Ubicazione: Canosa di Puglia Denominazione: Museo Archeologico Funzioni: Nodo principale della rete espositiva diffusa urbana con attività espositive, culturali, multimediali Localizzazione: da localizzare Indirizzi: Combinazione di strategie riguardanti la rigenerazione urbana di fronti urbani, accesso alla città e agli itinerari di fruizione, polo museale integrato al tessuto esistente. Le funzioni della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Smart Communities" (Art. nr. 64, comma 2, lettera c) Sinergie interne PTCP: (Art. 57) "APRU" - (Art. 60) "Nodi plurali" - (Art. 87, comma 3) "Gerarchizzazione dei servizi" - (Art.88, comma 5) "Treno dell'archeologia e del Parco Regionale Naturale del Fiume Ofanto" - (Art. 98) "Piano provinciale della mobilità ciclistica e ciclopedonale (PPMCC)". 7c. Ubicazione: Andria Denominazione: Stazione di Andria Sud Funzioni: Nodo principale intermodale del trasporto pubblico provinciale lungo la direttrice costa entroterra e verso l'aeroporto di Bari Palese. Localizzazione: localizzato Indirizzi: Potenziamento del nodo con aree di sosta per l’autotrasporto di interscambio tra servizi ferroviari e servizi automobilistici dell’Alta Murgia per i collegamenti da/per Bari e Aeroporto, Itinerari mobilità lenta per Parco Nazionale Alta Murgia (Castel del Monte). Completamento e consolidamento della parte produttiva e ampliamento delle funzioni logistiche al servizio della città. Le funzioni della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Smart Communities" (Art. nr. 64, comma 2, lettera c) Sinergie interne PTCP: Art.89, comma 1/c) Andria Sud – Il nodo è finalizzato all’interscambio tra servizi ferroviari e servizi automobilistici dell’Alta Murgia per i collegamenti da/per Bari e Aeroporto. - (Art. 60) "I nodi plurali". - (Art. 57) "APRU". – Itinerari URBS Federiciana, URBS Pastorale (Art. 49). – Piano Provinciale della Mobilità Ciclistica e Ciclopedonale (Art. 98)

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7d. Ubicazione: Spinazzola Denominazione: Centro logistico Funzioni: Polo logistico e piattaforma produttiva. Localizzazione: localizzato Indirizzi: Polo ad alta innovazione di rango regionale costituito dalla piattaforma logistica (con caratteristiche di APPEA) con la duplice finalità di ottimizzare le condizioni operative delle imprese insediate nell’area industriale e di gettare le basi per la creazione di un polo ad alta innovazione di rango regionale nella filiera della produzione con materiali da riciclo sfruttando anche la rendita di posizione di Spinazzola al centro di un sistema di ferrovie locali mediante il quale è possibile collegare gran parte del territorio regionale e interregionale (fronte bradanico). Le funzioni logistiche all'impresa e della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Chimica verde", (Art. nr. 64, comma 2, lettera a) Sinergie interne PTCP: (Art. 97) La piattaforma logistica intermodale murgiana [... piattaforma logistica a Spinazzola…] - (Art. 74, comma 4/d) Ara per attività produttive D1 di Spinazzola.

7e. Ubicazione: Barletta Denominazione: Porto turistico Funzioni: Portualità turistica e rigenerazione urbana Localizzazione: localizzato (Molo di Levante) Indirizzi: Combinazione di strategie di consolidamento e riqualificazione, anche con l’introduzione di funzioni urbane, di accoglienza e funzioni portuali, accessibilità veicolare e le aree di parcheggio. Politica di salvaguardia e sostenibilità ambientale sia nei confronti dell’ambiente marino, della spiaggia e nei confronti dell’ambiente urbano che circonda il molo di levante. Le funzioni della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Smart Communities" (Art. nr. 64, comma 2, lettera c) Sinergie interne PTCP: (Art. 57) "APRU" - (Art. 60) "Nodi plurali" - (Art. 94) "Metrò del mare rotte e approdi" - (Art. 93) Porti turistici.

7f. Ubicazione: Bisceglie Denominazione: Museo del Mare Funzioni: Nodo principale della rete espositiva diffusa urbana con attività espositive, culturali, multimediali, legate al mare. Portualità turistica e rigenerazione urbana Localizzazione: localizzato Indirizzi: Combinazione di strategie di consolidamento e riqualificazione, anche con l’introduzione di funzioni urbane, di accoglienza e sviluppo delle potenzialità culturali, attrattive a tema; accessibilità veicolare e le aree di parcheggio e funzioni portuali estese alla diversificazione della diga foranea. Politica di salvaguardia e sostenibilità ambientale nei confronti dell’ambiente urbano (Mura Aragonesi, Castello Svevo). Le funzioni della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Smart Communities" (Art. nr. 64, comma 2, lettera c) Sinergie interne PTCP: (Art. 60) "Nodi plurali" - (Art. 66) "le porte dei parchi" - (Art. 94) "Metrò del mare rotte e approdi" - (Art. 93) "Porti turistici" - (Art. 89, comma 1/d) "Nodi di interscambio".

7g. Ubicazione: Trani Denominazione: Cittadella della Giustizia Funzioni: Polo giudiziario, riqualificazione urbana Localizzazione: localizzato Indirizzi: Combinazione di strategie di consolidamento e riqualificazione delle funzioni logistiche al servizio della città e delle funzioni giudiziarie; accessibilità veicolare e le aree di parcheggio e

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funzioni portuali estese all'area dell'avamporto. Politica di salvaguardia e sostenibilità ambientale nei confronti dell’ambiente urbano (Castello Svevo). Le funzioni della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Smart Communities" (Art. nr. 64, comma 2, lettera c) Sinergie interne PTCP: (Art. 57) "APRU" - (Art. 60) "Nodi plurali" - (Art. 94) " Metrò del mare rotte e approdi" - (Art. 93, comma 4) "Porti turistici" - (Art. 52) "Aree gravemente compromesse o degradate".

7h. Ubicazione: Margherita di Savoia (Polo specializzato turismo balneare) Denominazione: Polo Termale Funzioni: Polo Termale, strutture ricettive, porto turistico Localizzazione: localizzato Indirizzi: Combinazione di strategie di consolidamento e riqualificazione delle funzioni logistiche al servizio della città e delle funzioni termali, nuova portualità e accessibilità veicolare e le aree di parcheggio e funzioni portuali estese all'area dei bacini salanti. Le funzioni termali si orientano nel supporto al Cluster tematico "Scienze della Vita" (Art. nr. 64, comma 2, lettera b) Sinergie interne PTCP: (Art. 57) "APRU" - (Art. 60) "Nodi plurali" - (Art. 94) Metrò del mare rotte e approdi - (Art. 93) Porti turistici - (Art. 52) "Aree gravemente compromesse o degradate". 7i. Ubicazione: Minervino Murge Denominazione: Diga Locone Funzioni: Parco attrezzato per lo svolgimento di attività sportive, ricreative, culturali e didattiche Localizzazione: localizzato Indirizzi: Diversificazione funzionale degli usi dell'invaso Locone per finalità idropotabili, irrigue, sportive e del tempo libero, didattico ricreative ed ospitalità (campeggi e aree sosta camper). Le funzioni della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Smart Communities" (Art. nr. 64, comma 2, lettera c) Sinergie interne PTCP: (Art. 60) "Nodi plurali" - (Art. 66) "Le porte dei parchi" - (Art. 94) "Metrò del mare rotte e approdi" - (Art. 98) “Piano Provinciale della Mobilita’ Ciclistica e Ciclopedonale (PPMCC)”

7j. Ubicazione: Barletta Denominazione: Stazione Ospedale Funzioni: Nuova stazione ferroviaria di Barletta Ospedale, riqualificazione urbana Localizzazione: localizzata Indirizzi: Realizzazione della nuova stazione con localizzazione di funzioni strategiche e di supporto sia alla stessa stazione che al polo ospedaliero esistente con previsione di strutture di supporto ricettivo (l’umanizzazione dell’assistenza, degenza, etc.), compresa residenza sociale e temporanea. Le funzioni della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Scienze della Vita" (Art. nr. 64, comma 2, lettera b) Sinergie interne PTCP: Art. 60) "Nodi plurali" - (Art. 88) "Potenziamento della linea ferroviaria".

7.m Ubicazione: Capoluogo tripolare Denominazione: Polo Ospedaliero Provinciale Funzioni: Ospedaliere - Sanitarie Localizzazione: da localizzare Indirizzi: Qualora l’ampliamento, il trasferimento e la nuova realizzazione delle dotazioni territoriali interessino aree facenti parte del Sistema Ambientale e Paesaggistico di cui al Titolo II delle presenti norme, gli interventi sono subordinati alla preventiva verifica, a carico del soggetto procedente, delle ricadute sul paesaggio, sull’ambiente e sui trasporti. Tale verifica, da prevedersi nell’ambito della procedura di VAS indica le opere di ambientazione, mitigazione e compensazione connesse alla realizzazione degli interventi.

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Le funzioni della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Scienze della Vita" (Art. nr. 64, comma 2, lettera b) 7.n Ubicazione: Capoluogo tripolare Denominazione: Sede unica Uffici Provinciali Funzioni: Pubblica Amministrazione Localizzazione: da localizzare Indirizzi: Qualora l’ampliamento, il trasferimento e la nuova realizzazione delle dotazioni territoriali interessino aree facenti parte del Sistema Ambientale e Paesaggistico di cui al Titolo II delle presenti norme, gli interventi sono subordinati alla preventiva verifica, a carico del soggetto procedente, delle ricadute sul paesaggio, sull’ambiente e sui trasporti. Tale verifica, da prevedersi nell’ambito della procedura di VAS indica le opere di ambientazione, mitigazione e compensazione connesse alla realizzazione degli interventi. Le funzioni della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Smart Communities" (Art. nr. 64, comma 2, lettera c)

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Allegato 7 alle Norme Tecniche di Attuazione

“AREE PRODUTTIVE DI INTERESSE SOVRALOCALE”

4.a Ubicazione: Barletta-Trani Denominazione: Aree produttive D1 Barletta /Trani. Funzioni: Le aree storiche localizzate sulla direttrice Barletta-Trani, definite dalle aree di previsione urbanistica “D1”, rappresentano tuttora bacini di gravitazione extracomunale, alle prese con problemi di riconversione/rifunzionalizzazione, nonché con rilevanti problemi d’impatto ambientale costiero, il cui sviluppo va ripensato anche in previsione del Parco di Ariscianne/Boccadoro, in modo tale da configurare un progetto di sviluppo territoriale costiero Barletta-Trani, economicamente, socialmente e ambientalmente sostenibile. Le aree costituiscono ambiti produttivi rientranti nel Cluster tematico "Scienze della Vita", "Smart Communities" (art.64, comma 2, lettere b, c). Sinergie interne PTCP: (Art. 57) "APRU"

4.b Ubicazione: Bisceglie Denominazione: Area "D industria" di Bisceglie. Funzioni: L'area “D industria” di Bisceglie, così definita dalle previsioni urbanistiche comunali, confinante con il nucleo del Consorzio Asi di Bari e la zona PIP di Molfetta, entrambi di recente sviluppo, che di fatto costituiscono una macroarea di sviluppo produttivo, che pone evidenti problemi di gestione urbanistica intercomunale. Le aree costituiscono ambiti produttivi rientranti nel Cluster tematico "Agrifood" (art.64, comma 2, lettera a). 4.c Ubicazione: Andria Denominazione: Aree D3/D4/D5 di Andria Funzioni: Le aree D3/D4/D5 di Andria, così come previste dalla pianificazione urbanistica comunale, interessate dalla realizzazione della nuova circonvallazione di Andria e di fatto in una posizione localizzativa di facile accessibilità extracomunale oltre che baricentrica rispetto ai parchi agricoli multifunzionali e alla campagna profonda. Le aree costituiscono ambiti produttivi rientranti nel Cluster tematico "Agrifood", "Chimica verde" (art.64, comma 2, lettera a). Sinergie interne PTCP: (Art. 57) "APRU" - (Art. 82, comma 1.d) " Potenziamento e messa in sicurezza della viabilità extraurbana".

4.d Ubicazione: Spinazzola Denominazione: Area D1 di Spinazzola. Funzioni: L’area “D1” di Spinazzola, così definita dalle previsioni urbanistiche comunali, la cui vicinanza al nodo ferroviario degli assi Barletta-Spinazzola, Gioia del Colle-Spinazzola e Spinazzola- Rocchetta Sant'Antonio, e al nuovo asse bradanico, che collega Melfi con Matera, la colloca in una posizione strategica interregionale di potenziale sviluppo. Le funzioni logistiche all'impresa e della ricerca si orientano nel supporto al Cluster tematico "Chimica verde", (Art. nr. 64, comma 2, lettera a) Sinergie interne PTCP: (Art.97) "La piattaforma logistica intermodale murgiana".

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4.e Ubicazione: San Ferdinando di Puglia Denominazione: Area D1 di San Ferdinando di Puglia Funzioni: L'’area “D1” di San Ferdinando che risulta sede di iniziative imprenditoriali provenienti da Trinitapoli, che, anche in virtù dei progetti futuri di potenziamento delle infrastrutture viarie, si colloca come bacino di insediamento produttivo sovralocale con riferimento l’intera pianura della bassa Val d’Ofanto. Le aree costituiscono ambiti produttivi rientranti nel Cluster tematico "Agrifood" (art.64, comma 2, lettera a).

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Allegato 8 alle Norme Tecniche di Attuazione

“SCHEDE RELATIVE AI PROGETTI STRATEGICI TERRITORIALI”

A. PST1 Capoluogo tripolare B. PST2 Rete territoriale delle aree di insediamento produttivo Provinciale C. PST3 Il sistema costiero D. PST4 Corridoio ecologico Canale Ciappetta-Camaggio E. PST5 La rete per la tutela e la fruizione collettiva dei beni culturali: URBS F. PST6 La ferrovia Barletta-Spinazzola G. PST7 La Rete Ecologica Provinciale H. PST8 Il Sistema portuale e retro-portuale di Barletta

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A. PST1 Capoluogo tripolare

1. Motivazioni generali e problematiche specifiche da affrontare L’identità stessa della sesta provincia pugliese si identifica sulla tripartizione del capoluogo nelle tre città di Andria, Barletta e Trani. Pur all’interno della tutela dell’identità storiche spaziali e amministrative dei tre poli, emerge la necessità di dare all’idea di capoluogo “tripolare” un livello di integrazione materiale ed immateriale basata sulla complementarietà funzionale dei tre centri; ciò evidentemente al di là degli esiti ed al ruolo di capoluogo di provincia, ma come sistema insediativo unitario e riconoscibile per dinamiche e prospettive. Un’area centrale e strategica della provincia, in cui si addensano circa 2/3 della popolazione provinciale e della produzione del reddito, oltre che il maggior flusso di traffico veicolare privato e delle merci (le cui tendenze che allo stato non si sono ancora arrestate); da più parti guardata con forte preoccupazione per il verificarsi di un rafforzamento e addensamento di funzioni e ruoli urbani e di area vasta, preponderanti rispetto ai restanti comuni della Provincia a cui seguono quelle di una continuità urbana. Quasi a delinearne una sorta di città unica, diffusa, policentrica e polifunzionale, che oltre per il suo impatto negativo sulla sostenibilità degli insediamenti urbani e sulla coesione sociale8, altera un modello insediativo, tutto pugliese, di centri compatti all’interno di una matrice rurale del paesaggio.

Questa trasformazione, d’altro canto, riproduce una tendenza che si manifesta anche a un livello assai più ampio, tipica di quasi tutte le aree metropolitane di dimensioni medio-grandi dei paesi sviluppati (e in parte anche di quelli emergenti), anche se, in realtà, ogni città la esprime con modalità che dipendono anche da variabili specifiche del contesto. Per molti aspetti, anzi, si potrebbe affermare che l’evoluzione in senso multipolare è, nel nostro paese, un fenomeno relativamente recente, mentre da tempo è presente negli Stati Uniti e nei contesti urbani del centro-nord europeo. Proprio per questa ragione, tale fenomeno è oggetto di un dibattito intenso: per non ritornare troppo indietro nel tempo – rievocando ad esempio il celebre modello dei “molti nuclei” di Harris e Ullman (1945) – si può qui accennare al dibattito sulle relazioni tra globalizzazione economica e trasformazioni delle aree suburbane (Muller, 1997), sulla “città di città” (Nello, 2001), sulla città-regione (cui è stato recentemente dedicato un numero monografico dell’“International Journal of Urban and Regional Research”, con articoli, tra gli altri, di Jonas, Warde, 2007, Mc Cann, 2007, Krueger e Savane, 2007), e agli studi sulle edge cities (Phelps, Parsons, 2003, Bontje, Burdack, 2005) e, più in generale, alle riflessioni sul rapporto tra emergenza di un’economia della conoscenza e sviluppo della forma urbana. Nell’ambito di questi dibattiti, molti elementi sono emersi come possibili fattori di questa tendenza al policentrismo: la riorganizzazione del sistema produttivo (e in modo particolare delle imprese a elevato contenuto tecnologico), l’espansione delle infrastrutture della viabilità e del trasporto collettivo, la trasformazione dell’attività commerciale, la crescente rilevanza del turismo, del settore culturale, delle risorse per il leisure e così via. Tuttavia la trasformazione in senso multipolare delle metropoli non può essere interpretata come una perdita di rilevanza della città in se stessa; né, d’altro canto, deve essere confusa con il processo di dispersione urbana e con le tendenze allo sprawl residenziale.

2. Idea forza e obiettivi specifici Il capoluogo tripolare come luogo “nodale” per la riorganizzazione e riequilibrio delle funzioni e le polarità territoriali provinciali. Costituiscono obiettivi specifici del PST1:  La distribuzione e la selezione spaziale di attività di elevato livello gerarchico (particolari tipi di funzioni rare). Cioè favorire la localizzazione di funzioni rare, configurando in tal modo l’attuazione dei nodi plurali (Art. 60) e poli attrattori (Art.61) in cui si concentrano una pluralità di attività, siano esse funzionalmente omogenee tra loro oppure più marcatamente eterogenee.  Consolidamento della struttura urbana policentrica complementare alla salvaguardia degli spazi agrari intermedi contro la saldatura dei tre centri e l’intensificazione del consumo di suolo9.  Miglioramento della sicurezza e razionalizzazione del traffico urbano e accessibilità urbane, attraverso l’implementazione di politiche per la riduzione dell’uso del mezzo privato su gomma, realizzazione di parcheggi

8 La Provincia BAT s colloca al 9° posto delle Province italiane per indice di micro-criminalità nelle città 9 Costituiscono elementi prioritari: la riqualificazione idraulico-ecologica del Canale Ciappetta Camaggio (PST4 Corridoio ecologico Canale Ciappetta-Camaggio); la proposta di un nuovo ambito di tutela naturalistica (Art. 45 NTA PTCP) del tratto costiero di Barletta-Trani “Arisvianne-Boccadoro”

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di scambio ai varchi d’accesso urbani, diffusione di mezzi pubblici a gas metano ed elettrici, potenziamento delle piste ciclabili integrate a servizi di bike sharing (pubblici).

3. Partnership rilevante con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione) I partner rilevanti del PST 1 sono individuati in:  Provincia Barletta-Andria-Trani;  Comuni della BAT;  Regione Puglia (assessorati vari e ASL);  Enti gestori di infrastrutture (Ferrovie nord-barese, Rete ferroviaria italiana, ANAS, ENEL, Acquedotto Pugliese, Consorzio di Bonifica Terre d’Apulia, ecc…);  Associazioni di categoria;  Associazioni sindacali.

4. Criteri fondamentali per la governance e la struttura gestionale con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione) Promozione di una governance tra la Provincia ed i comuni capoluogo della BAT, in grado di attuare una strategia di sviluppo di integrazione delle politiche urbane nella prospettiva di una struttura territoriale che risponda agli obiettivi prima richiamati contro tendenze alla saldatura dei centri e di consumo di suolo. La governance e la struttura gestionale del PST1 si baseranno su un accordo che dovrà definire, in particolare: - Forme e strumenti di perequazione e incentivazione urbanistica e territoriale quali strumenti, anche negoziali, attraverso i quali i Comuni di Andria, Barletta e Trani e gli altri enti locali interessati, definiscono e regolano un’equilibrata distribuzione dei vantaggi e dei sacrifici connessi ai fenomeni urbanizzativi, infrastrutturali e insediativi nel tripolo. - Forme di complementarietà delle scelte urbanistiche rispetto alle vocazioni e alle strutture territoriali dei tre sistemi urbani; - la struttura gestionale del PST e gli impegni specifici di ciascun partner; - il percorso programmatico del PST e le procedure di approvazione dello stesso; - la progettazione del sistema informativo territoriale, in grado di implementare le funzioni e i servizi degli Uffici di Piano , soprattutto ai fini dell’espletamento di una attività associata e coordinata di pianificazione territoriale; - le regole che guideranno l’attuazione del PST; - le regole che guideranno il monitoraggio e la valutazione del PST nel suo insieme e dei singoli interventi che dovranno essere realizzati, con particolare riferimento agli interventi prioritari che dovranno essere realizzati nell’ambito del ciclo di programmazione 2014-2020; - le regole per il miglioramento dei processi di apprendimento nelle politiche di sviluppo territoriale.

5. Modalità della swotanalysise del processo partecipativo/concertativo per l’individuazione della strategia generale del PST e degli interventi/servizi specifici Ai fini della definizione della strategia generale del PST1, delle azioni di sviluppo e degli interventi prioritari da realizzare si procederà attraverso la metodologia della swotanalysis dinamica, da realizzare in apposito focus group, comprendente soggetti rappresentativi dei partner rilevanti ed esperti di sviluppo territoriale. I risultati del focus group saranno discussi e validati in specifici incontri tematici allargati alla totalità degli stakeholders urbani.

6. Criteri per il miglioramento dei processi di apprendimento (apprendimento collettivo della partnership, capitalizzazione dell’esperienza, gestione dei programmi e degli interventi per lo sviluppo territoriale) Tenendo conto dei nuovi processi della “società 2.0” comunque diventa centrale il ruolo della Provincia e dei Comuni, in una delle loro funzioni: l’interfaccia con la comunità locale, che avrebbero dovuto o avranno durante il processo di pianificazione comunale. In termini di animazione sociale, condivisione di politiche di tutela e valorizzazione e di costruzione di processi di territorializzazione assumono un valore strategico anche le esperienze di animazione e partecipazione attorno ad azioni catalizzanti come i concorsi di idee e workshop.

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B. PST2 Rete territoriale delle aree di insediamento produttivo Provinciale

1. Motivazioni generali e problematiche specifiche da affrontare Il territorio della BAT è caratterizzato dalla presenza di una molteplicità di aree per insediamenti produttivi, ben 42 - frutto di scelte operate dai vari strumenti urbanistici comunali, generali e attuativi, approvati negli ultimi decenni- che complessivamente ammontano a 4.185 ettari, pari a circa il 3% del territorio provinciale. Tali scelte rispondono ai criteri programmatici degli ultimi decenni dello scorso secolo, i quali, a loro volta, risalivano a un approccio di sviluppo produttivo locale fondato sull’agglomerazione di insediamenti produttivi in specifiche aree (teoria della localizzazione). L’affermarsi, nell’ambito della teoria della localizzazione, della teoria dei poli industriali, ha portato, in Italia, la politica straordinaria per lo sviluppo del Mezzogiorno a sostenere negli anni ’60 del secolo scorso, la nascita forzata di molteplici poli di sviluppo industriale (poli della chimica, della siderurgia, ecc..), con l’insediamento di grandi imprese esterne, per lo più a partecipazione statale. A livello nazionale, tale approccio, ha portato al formarsi di una legislazione e di una normativa intese a promuovere la diffusione sul territorio di aree attrezzate, in particolare, attraverso piani di insediamento produttivo (PIP). La politica straordinaria per il Mezzogiorno, letta oggi a distanza di cinquant’anni, non ha prodotto gli effetti diffusi di sviluppo auspicati e soprattutto non ha innescato processi autonomi e autopropulsivi di sviluppo dei territori meridionali. Laddove questi fenomeni si sono verificati, questo è generalmente avvenuto per dinamiche autonome, dove scarso peso ha avuto l’intervento pubblico. La politica delle aree attrezzate per insediamenti produttivi spesso ha portato alla proliferazione di una offerta di aree, per lo più spinta dalla rendita fondiaria, che non sempre trovavano la loro motivazione in una reale domanda di aree produttive; una politica che ha trovato ostacoli legati sia agli espropri delle aree PIP, per le questioni connesse ai prezzi di esproprio, che alla disponibilità di risorse finanziarie pubbliche per l’infrastrutturazione, -risorse che per altro sono oggi legate alle nuove politiche di finanza pubblica finalizzate alla riduzione del debito pubblico, secondo il piano di rientro concordato con la Commissione europea, come pure alle nuove priorità governative di riqualificazione del suolo insediato e di contenimento di nuove costruzioni. La prima analisi dei distretti industriali inglesi, risalente alla fine dell’Ottocento, già mostrava con chiarezza il naturale formarsi di agglomerazioni produttive in contesti che hanno saputo determinare le condizioni di incubazione e di sviluppo di tali agglomerazioni. Lo sviluppo negli ultimi decenni della disciplina della crescita economica, ha portato ad un arricchimento delle analisi sullo sviluppo dei distretti produttivi e, più in generale, sullo sviluppo territoriale, da cui emerge che lo sviluppo è fondamentalmente legato alle caratteristiche di vario genere del contesto territoriale (economiche, sociali, ambientali, culturali, storiche, infrastrutturali, istituzionali, ecc…). La nuova disciplina ha mostrato, attraverso varie analisi empiriche a livello internazionale, che il pilotaggio su un determinato territorio di imprese esterne di grandi dimensioni, così come l’infrastrutturazione di nuclei industriali/produttivi, in cui ospitare tali imprese, non necessariamente determinano lo sviluppo di tale territorio. L’economia della crescita ha messo ben in evidenza l’importanza della produttività e dell’efficienza delle attività produttive per lo sviluppo territoriale, le quali dipendono, a secondo dello spazio e del tempo, da una molteplicità di fattori, sia di natura materiale che immateriale, sia economici che extraeconomici. Il processo di globalizzazione che ha registrato, dalla caduta del Muro di Berlino nel 1989, una forte accelerazione, e l’intensificarsi delle innovazioni legate alla conoscenza, hanno infatti portato ad attribuire a fattori immateriali di natura non esclusivamente economica una maggiore rilevanza rispetto al passato e spesso tali fattori risultano essere più importanti dei fattori materiali di natura economica (investimenti in capitali fissi sia privati che pubblici). Bisogna poi considerare che l’esperienza più recente dei distretti industriali, non solo in Italia, ha messo in evidenza che le filiere produttive tendono a riorganizzarsi non più su base esclusivamente agglomerativa locale, ma su basi sempre più globali. La proliferazione delle aree di insediamento produttive oggi presenti nella BAT risponde, dunque, a un approccio che ha mostrato negli ultimi decenni tutti i suoi limiti, un approccio che aveva portato anche la Regione Puglia a dotarsi di una propria normativa (Legge 56/80 e delibere attuative) per la quantificazione di aree per insediamenti produttivi nell’ambito della pianificazione urbanistica generale comunale, una normativa che nei fatti ha finito con il sostenere una crescita sensibile di tali aree, a fronte di una domanda reale molto più contenuta. Le analisi generali sulla problematica delle aree di insediamento produttivo e le conclusioni specifiche riguardanti l’analisi dei dati rilevati dall’Ufficio di Piano, contenute nel quadro conoscitivo del PTCP, pongono due questioni rilevanti:

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- il tema della governance complessiva delle 42 aree, nate sulla spinta di forze localistiche, non sempre legate a reali dinamiche della domanda di aree per insediamenti produttivi, che oggi trovano difficoltà crescenti a essere gestite singolarmente e in una prospettiva comunale; - il tema della strategia di sviluppo complessiva di tali aree, che deve affrontare due problematiche opposte, quelle riguardanti la saturazione di alcune aree e quelle riguardanti lo sviluppo delle molteplici aree programmate a livello urbanistico ma non decollate nei fatti, e fra queste due ulteriori problematiche, quelle relative ad aree con ulteriori potenzialità di sviluppo ma che già pongono problemi di riconversione produttiva e quelle poco sviluppate ma con potenzialità di sviluppo, tutte problematiche che oggi si devono confrontare con la crisi della finanza pubblica e la crescente disoccupazione (circa 20 mila posti di lavoro persi nella BAT dallo scoppio della crisi mondiale del 2008).

2. Idea forza e obiettivi specifici In ragione delle considerazioni su espresse, l’idea forza del PST2 è quella di promuovere una governance delle aree produttive della BAT su base territoriale, in grado di attuare una strategia di sviluppo delle stesse fondata su una forte attenzione alla domanda reale di tali aree, anche nella prospettiva di un marketing territoriale attento alle dinamiche nazionali e internazionali, e su una forte attenzione al capitale territoriale nelle sue molteplici dimensioni. Il report socio-economico della BAT prodotto nell’ambito delle analisi conoscitive del PTCP ha fatto emergere tre possibili scenari di sviluppo della BAT, da cui emerge che pur considerando l’ipotesi più ottimistica di un incremento dell’occupazione complessiva e della domanda di aree produttive per occupato nella misura corrispondente del 50%, l’attuale offerta di aree produttive risulterebbe ancora di molto sovradimensionata. In realtà, già lo scenario più basso, che ipotizza un incremento occupazionale del 20% a parità di mq per occupato attuali, sembra già molto ottimistico, rispetto alle tendenze recenti di crescita dell’economia e dell’occupazione. Tali ipotesi evidenziano l’importanza di definire una strategia di sviluppo e una governance delle aree produttive e, più in generale, del sistema economico, in grado di innovare profondamente l’attuale governance e le attuali strategie. Le problematiche degli insediamenti produttivi di livello locale e sovra locale della BAT, richiedono nuove modalità di accessibilità e di dotazione infrastrutturale di servizio, la implementazione di politiche di messa in sicurezza e risanamento ambientale per stabilimenti a rischio di incidente rilevante tenuto conto dei caratteri del sistema ambientale e insediativo di appartenenza. Parimenti si dovranno attivare politiche attive per competere con i problemi di dismissione e sottoutilizzo degli impianti esistenti, anche attraverso le politiche promosse dalla programmazione di HORIZON 2020 per la creazione anche nel territorio della BAT di Knwoledge Industries fondate sul modello della “Trilpla Elica” del rapporto Enti Territoriali, Aziende, Università-Centri di Ricerca e, più in generale, dalle politiche connesse alla Strategia Europa 2020.

Le proposte del PTCP, per quanto riguarda le aree per attività produttive, ruotano attorno alla individuazione di aree esistenti e pianificate dagli strumenti urbanistici vigenti, di interesse sovracomunale (Art. 74 NTA-PTCP) in cui far convergere le azioni provinciali di gestione associata. Ciò finalizzata a razionalizzare il sistema insediativo produttivo provinciale attraverso una strategia intercomunale che, tenendo conto dei caratteri dell’insediamento attuale, crei le condizioni per la ripartizione degli “utili” derivanti dalla localizzazione relativamente più accentrata dell’area produttiva. La realizzazione di aree produttive a carattere sovracomunale – anche se, pur sempre distribuite nell’intero territorio – appare necessaria per conseguire l’effetto di una maggiore efficienza del sistema con un minor consumo di suolo e una minore pressione sul sistema ambientale e paesaggistico.

Al fine di superare o, quanto meno, ridurre l’interesse di ciascun Comune a promuovere nuovi insediamenti produttivi nel proprio territorio, il PTCP propone la stipula di un accordo di programma i cui contenuti riguarderanno:  La disciplina degli utili ed oneri attinenti alla realizzazione e gestione delle aree industriali coordinate.  La modifica degli strumenti urbanistici comunali conseguenti dalle previsioni di nuove localizzazioni industriali e l’attuazione, di concerto con le imprese, di politiche ambientali distrettuali, di pratiche pianificatorie secondo standard europei (EMAS), volte a migliorare la competitività e garantire uno sviluppo sostenibile del territorio.  Le intese di trasferimento di attività produttive e incentivi volumetrici ospitate nei centri urbani e in siti impropri in altri siti e le intese per il reinsediamento di funzioni innovative nelle aree di recupero.

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 La definizione dei criteri e delle priorità strategiche per l’individuazione delle APEA10.  Il Governo della mobilità sostenibile delle merci e delle persone;  La specializzazione delle aree produttive per Cluster: Scienze della Vita11; Smart Communities12; Agrifood13; Chimica verde14.  Lo studio di fattibilità per l’infrastrutturazione telematica del sistema degli insediamenti produttivi anche in relazione alle politiche della innovazione e della infrastrutturazione logistica.  Il sistema informativo territoriale ai fini dell’espletamento di una attività di gestione associata e coordinata delle aree e di marketing territoriale estesa anche alle aree di interesse locale (Artt. 72,73 NTA-PTCP).

3. Partnership rilevante con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione) I partner rilevanti del PST 2 sono individuati in:  Provincia Barletta-Andria-Trani;  Comuni della BAT;  Regione Puglia (assessorati vari e ASL);  Nucleo di valutazione degli investimenti della Regione Puglia;  Camera di Commercio di Bari;  Enti gestori di infrastrutture (Autorità Portuale del Levante, ENEL, Acquedotto Pugliese, ecc…);  Università, Politecnico ed Enti di Ricerca;  Associazioni di categoria e associazioni sindacali;  Imprese leader localizzate nelle aree produttive.

4. Criteri fondamentali per la governance e la struttura gestionale con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione) La governance e la struttura gestionale del PST2 si baseranno su un accordo di programma fra i partner rilevanti indicati nel precedente punto 3. L’aspetto più innovativo dei contenuti dell’accordo di programma, che è anche quello più importante sotto il profilo della realizzabilità, riguarda la definizione un modello gestionale consortile delle aree produttive di interesse sovracomunale (Art. 74 NTA-PTCP) ispirato ai principi di:  perequazione e incentivazione urbanistica e territoriale quali strumenti, anche negoziali, per la definizione e regolazione di un’equilibrata distribuzione dei vantaggi e dei sacrifici connessi gli esiti delle scelte insediative specifiche;  individuazione di specificità produttive individuate sulla base delle vocazioni (naturali ed infrastrutturali), connesse ai Cluster della ricerca ed dell’innovazione;  sostenibilità ambientale in cui le aree produttive paesaggisticamente ed ecologicamente attrezzate possono e devono essere intese a livello distrettuale come uno strumento che concorre al raggiungimento dell’obiettivo della qualità ambientale del distretto e dunque all’eccellenza del territorio15.

Tale accordo dovrà definire, in particolare: - le regole di collaborazione fra i partner rilevanti (cooperazione interistituzionale cooperazione pubblico- privata); - la struttura gestionale del PST e gli impegni specifici di ciascun partner;

10 Il PST4 Corridoio ecologico Canale Ciappetta-Camaggio costituisce uno pei più significativi riferimenti per l’individuazione di specifici livelli prestazionali della APEA (Aree produttive D1 Barletta /Trani -4a-, Aree D3/D4/D5 di Andria -4c-). 11 riguardare la cura della salute umana e la riduzione dei rischi in ambienti di lavoro, attraverso la produzione di nuovi farmaci di origine agricola e terapie assistite, elio-terapie e termali; nuovi apparati anti-infortunistici, la realizzazione di approcci diagnostici innovativi per malattie particolarmente critiche, comunque in un'ottica di miglioramento e allungamento della vita attiva delle persone e dei lavoratori 12 sviluppo delle più avanzate soluzioni tecnologiche applicative per consentire di realizzare modelli innovativi di risoluzione integrata per problemi sociali di scala urbana e metropolitana, (es.: mobilità, sicurezza e monitoraggio del territorio, education, health, beni culturali e turismo, green cloud computing, energie rinnovabili e efficienza energetica, giustizia). 13 sviluppo di conoscenze e tecnologie per la produzione di cibi più sicuri e che abbiano più elevate caratteristiche di qualità e genuinità, anche attraverso una maggiore sostenibilità e un minor impatto ambientale nell'uso delle risorse 14 sviluppo di tecnologie di trasformazione di biomasse di seconda e terza generazione come biomasse "sostenibili non food" in energia e chimica verde 15 La gestione delle tematiche ambientali a scala di ambito produttivo anziché di singolo sito aziendale, consente di amplificare gli effetti di riduzione degli impatti e di miglioramento del territorio. Il cosiddetto cluster approach (ecologia industriale) che teorizza la chiusura dei cicli di materia ed energia all’interno di un area produttiva. I parchi eco-industriali rappresentano un’applicazione dell’ecologia industriale e il primo esempio di gestione sostenibile di aree produttive. Un’altra strategia di sostenibilità consiste nell’adozione dei Sistemi di Gestione Ambientale a scala di area. Il Comitato per l’Ecolabel e l’Ecoaudit ha emanato una posizione per l’applicazione del Regolamento EMAS negli Ambiti Produttivi Omogenei (APO).

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- il percorso programmatico del PST e le procedure di approvazione dello stesso; - le regole che guideranno l’attuazione del PST; - le regole che guideranno il monitoraggio e la valutazione del PST nel suo insieme e dei singoli interventi che dovranno essere realizzati, con particolare riferimento agli interventi prioritari che dovranno essere realizzati nell’ambito del ciclo di programmazione 2014-2020; - le regole per il miglioramento dei processi di apprendimento nelle politiche di sviluppo territoriale; - le modalità di coinvolgimento dei privati.

5. Modalità della swot analysis e del processo partecipativo/concertativo per l’individuazione della strategia generale del PST e degli interventi/servizi specifici Ai fini della definizione della strategia generale del PST, delle azioni di sviluppo e degli interventi prioritari da realizzare si procederà attraverso la metodologia della swot analysis dinamica, da realizzare in apposito focus group, comprendente soggetti rappresentativi dei partner rilevanti ed esperti di sviluppo territoriale e gestione di aree di insediamento produttivo. I risultati del focus group saranno discussi e validati in specifici incontri tematici allargati alle imprese e ai cittadini e in un incontro finale con i soggetti decisori facenti parte della partnership rilevante.

6. Criteri per il miglioramento dei processi di apprendimento (apprendimento collettivo della partnership, capitalizzazione dell’esperienza, gestione dei programmi e degli interventi per lo sviluppo territoriale) Il contributo del PST 2 al miglioramento dei processi di apprendimento, al fine, anche, di una loro certificazione di qualità, avverrà sulla base della sperimentazione dei seguenti criteri.

Per quanto riguarda l’apprendimento collettivo della partnership, il PST2 definirà e sperimenterà, in particolare, procedure operative per: - migliorare la capacità di elaborazione strategica delle politiche di sviluppo delle aree produttive per renderle più attrattive e competitive; - migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e valutazione d’impatto delle politiche di sviluppo delle aree produttive, ai fini di una loro sostenibilità nel medio-lungo periodo e della loro implementazione/rielaborazione; - migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati delle politiche di sviluppo delle aree produttive. Per quanto riguarda la capitalizzazione dell’esperienza il PST2 definirà e sperimenterà, in particolare, procedure operative per: - migliorare la capacità di elaborazione/gestione delle politiche di sviluppo delle aree produttive; - migliorare la capacità di elaborazione/gestione di programmi e progetti di sviluppo delle aree produttive. Per quanto riguarda la gestione dei programmi e dei progetti il PST2 definirà e sperimenterà, in particolare, procedure operative per: - migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e di valutazione d’impatto ai fini di una valutazione di sostenibilità dei programmi e progetti a medio-lungo periodo; - migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati dei programmi e progetti per lo sviluppo delle aree produttive.

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C. PST3 Il sistema costiero

1. Motivazioni generali e problematiche specifiche da affrontare Nella proposizione della struttura della Rete Ecologica provinciale strutturata in una rete verde, rete blu si fa esplicito riferimento una direttrice E-O orientata parallelamente alla linea di costa definita “Rete Blu Costiera”, intesa come una filiera di zone umide, foci fluviali, risorgive e paesaggi della bonifica storica che possano restituire in una loro connessione fisica e rinnovata connettività ecologica un lento e progressivo processo di rinaturalizzazione della fascia costiera extra-urbana dei cinque centri litorali, contro processi di erosione costiera, riduzione della bio- diversità e omologazione dei paesaggi.

2. Idea forza e obiettivi specifici Un nuovo paesaggio litorale per la difesa degli habitat marini e costieri, per una nuova e più consapevole fruizione del bene comune marino che si apra ad usi allargati della fascia costiera. Ai sensi della Lr 17/2006 e delle Linee Guida del PRC i Comuni Costieri della BAT dovranno cogliere l’occasione dei PCC per costruire nuove forme di Governance dei territori costieri. Tale obiettivo specifico dovrà declinarsi unitamente a quello riguardante una nuova visione sistemica degli approdi e dei porti turistici (integrazione diporto-pesca-cantieristica leggera) della BAT visti anche nella cornice del nuovo sistema di mobilità alternativa impostata sulle vie d’acqua (metrò-mare).

3. Partnership rilevante con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione)

I partner rilevanti del PST 3 sono individuati in:  Provincia Barletta-Andria-Trani;  Comuni della BAT;  Regione Puglia (assessorati vari e Ufficio Demanio Maritttimo);  Enti gestori di infrastrutture (Autorità Portuale del Levante, ENEL, Acquedotto Pugliese, ecc…);  Associazioni di categoria;  Associazioni sindacali.

4. Criteri fondamentali per la governance e la struttura gestionale con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione) Promozione di una governance dei comuni costieri della BAT, in grado di attuare una strategia di sviluppo di integrazione delle politiche di tutela e valorizzazione della fascia costiera finalizzata alla salvaguardia degli ultimi e limitati vuoti insediativi costieri integrando questa alle politiche della rete ecologica attivate dal Ptcp. Tutto questo unitamente a politiche di promozione di un uso sostenibile del litorale che consenta un accesso ampio al Bene Comune Mare. La governance e la struttura gestionale del PST3 si baseranno su un accordo fra gli Uffici di Piano dei 5 comuni costieri. Tale accordo dovrà definire, in particolare: Forme di integrazione dei redigendi Piani Comunali delle Coste;  la struttura gestionale del PST3 e gli impegni specifici di ciascun partner;  il percorso programmatico del PST3 e le procedure di approvazione dello stesso;  la progettazione del sistema informativo territoriale, in grado di implementare le funzioni e i servizi degli Uffici di Piano , soprattutto ai fini dell’espletamento di una attività associata di Coastal Zone Management;  le regole che guideranno l’attuazione del PST3;  le regole che guideranno il monitoraggio e la valutazione del PST nel suo insieme e dei singoli interventi che dovranno essere realizzati, con particolare riferimento agli interventi prioritari che dovranno essere realizzati nell’ambito del ciclo di programmazione 2014-2020;  le regole per il miglioramento dei processi di apprendimento nelle politiche di sviluppo territoriale.

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5. Modalità della swotanalysise del processo partecipativo/concertativo per l’individuazione della strategia generale del PST e degli interventi/servizi specifici Ai fini della definizione della strategia generale del PST, delle azioni di sviluppo e degli interventi prioritari da realizzare lungo il sistema costiero della BAT si procederà attraverso la metodologia della swotanalysis dinamica, da realizzare in apposito focus group, comprendente soggetti rappresentativi dei partner rilevanti ed esperti di Coastal Zone Management. I risultati del focus group saranno discussi e validati in specifici incontri tematici allargati alla totalità degli stakeholders urbani.

6. Criteri per il miglioramento dei processi di apprendimento (apprendimento collettivo della partnership, capitalizzazione dell’esperienza, gestione dei programmi e degli interventi per lo sviluppo territoriale) Diventa centrale la funzione degli Uffici di Piano, in una delle loro funzioni: l’interfaccia con la comunità locale, che avrebbero dovuto o avranno durante il processo di pianificazione costiera.

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D. PST4 Corridoio ecologico Canale Ciappetta-Camaggio

1. Motivazioni generali e problematiche specifiche da affrontare Il Canale Ciappetta-Camaggio, classificato dal PTA-Regione Puglia come un “corpo idrico superficiale non significativo” (CISNS ai sensi del D.Lgs 152/06) ha una lunghezza pari a circa 25 km, si origina dalle propaggini delle Murge nord-occidentali immediatamente a sud di Castel del Monte e sfocia nel Mare Adriatico nel territorio di Barletta; in ampi tratti detto corso d’acqua risulta regimentato e cementato a seguito di lavori effettuati nella prima metà del XX sec. Il Canale è interessato dalle portate continue delle acque di scarico dell’impianto depurativo di Andria trattate dall’Acquedotto Pugliese (Soggetto gestore del Servizio Idrico Integrato) nei limiti imposti dalla Tab.4 – Allegato 5 del D.Lgs. 152/06 e s.m.i., acque reflue depurate che si giungono a mare sulla costa barlettana in corrispondenza della località Falce del Viaggio. L’impianto in questione, progettato per trattare reflui civili, è costretto spesso a ricevere portate in ingresso di tipo anomalo legate alle acque di molitura del comparto olivicolo esistente (in particolare tra novembre e febbraio di ogni anno solare), oltre ad afflussi costanti provenienti dal comparto caseario. Tali circostanze, sommate alle portate di fogna bianca che si riversano in occasione di forti precipitazioni meteoriche, creano condizioni di grave sofferenza nei processi depurativi con inevitabili riflessi nella qualità delle acque di scarico che recapitano nel Canale. Lo stesso, inoltre, diventa spesso il corpo ricettore di scarichi abusivi di varia provenienza costituendo una delle principali emergenze ambientali dell’intero territorio della Provincia di Barletta-Andria-Trani.

All’emergenza ambientale si aggiunge il fatto che l’impluvio/canale Ciappetta-Camaggio convoglia naturalmente verso costa le acque di precipitazione meteorica dell’intero bacino che si origina dalle pendici di Castel del Monte. A causa della presenza delle suddette pressioni antropiche, della non frequente manutenzione, ovvero di ostruzioni e/o limitazioni della luce libera in corrispondenza di attraversamenti stradali che riducono l’officiosità del canale, non di rado si verificano fenomeni di alluvionamento. Tali emergenze hanno indotto l’Autorità di Bacino della Puglia a classificare diversi tratti del Ciappetta-Camaggio come altamente pericolosi dal punto di vista idraulico, individuando anche zone a rischio massimo di tipo “R4” (ad es. porzioni interne al tessuto urbano di Andria e di Barletta, l’intersezione con la S.S.170 dir. all’altezza del sovrappasso della S.S.16 bis, etc.) L’area di foce e il tratto costiero risultano, inoltre, interessati da un degrado ambientale persistente con fenomeni diffusi di abbandono di rifiuti e da una progressiva e rapida erosione che rischia di modificare le caratteristiche originarie della costa restringendo ulteriormente il già esiguo spessore di spiaggia presente in località Falce del Viaggio - Ariscianne. Le criticità ambientali ed idrauliche sopra esposte impongono, pertanto, la progettazione e la realizzazione di interventi improcrastinabili tesi a mitigare il rischio idraulico esistente, a restaurare le caratteristiche ecologiche del corso d’acqua preservandone gli aspetti paesaggistici nei tratti di “lama” naturale, a implementare il trattamento delle acque reflue industriali, incentivando al contempo il riutilizzo in agricoltura di quelle civili, ripristinando le condizioni di legalità riguardo l’utilizzo dell’elemento acqua nel suo ciclo complessivo.

2. Idea forza e obiettivi specifici L’idea forza e gli obiettivi specifici sono stati delineati nelle strategie individuate in sede di ATTO di AVVIO e nel Documento Preliminare di Piano (DPP) del PTCP approvate con DGP nr 66 del 30/07/2013. In particolare, risulta fondamentale per il Sistema ambientale Ciappetta-Camaggio realizzare una rete blu ecologica che contempli allo stesso tempo il reticolo idrografico superficiale, le direttici sotterranee e i comportamenti/funzionamenti della sfera pubblica e sociale in materia di acqua. Per il Canale Ciappetta-Camaggio è necessario promuovere una Progettazione integrata sovracomunale che preveda la riqualificazione e rinaturalizzazione del Canale attraverso interventi di mitigazione del rischio idraulico e alleggerimento dell’impatto degli scarichi antropici. Ciò potrà avvenire attraverso: 1) l’allargamento del Canale in agro di Barletta per una lunghezza di circa 7,0 km sino alla foce in modo da consentire il deflusso delle piene bicentenarie e la mitigazione del rischio idraulico nel tessuto urbano di Barletta; 2) il depotenziamento della portata nel tratto urbano di Andria, mediante la realizzazione di un nuovo canale scolmatore ad ovest dell’abitato per una lunghezza di circa 5,7 Km e l’esecuzione di un ulteriore canalizzazione

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prossima al centro urbano sulla lama affluente del Ciappetta-Camaggio per una lunghezza di circa 1,7 Km, con l’opportunità di realizzare interventi di rigenerazione urbana per il controllo e la definizione del margine stesso; 3) interventi di rifunzionalizzazione idro-geomorfologica dell’antica “lama” nei tratti tipici del Rete Ecologica Regionale individua nel PPTR, nell’ottica della realizzazione di un “corridoio ecologico” di connessione tra costa ed entroterra, con la creazione di piste ciclabili e cinture vegetazionali arborate; 4) l’eventuale realizzazione di bacini di fitodepurazione sia in agro di Andria (a valle del depuratore dei reflui civili) sia in prossimità della zona di foce in agro di Barletta al fine di incrementare l’area umida già esistente in località Ariscianne-Falce del Viaggio; 5) la realizzazione di un impianto di depurazione per il trattamento dei reflui industriali derivanti dai comparti olivicolo e caseario, in modo da alleggerire le portate anomale in afflusso all’impianto depurativo dei reflui civili di Andria; 6) l’attivazione degli impianti di affinamento irrigui esistenti a margine dei depuratori dei reflui civili di Andria e Barletta, al fine di riutilizzare le acque reflue per l’irrigazione del comprensorio esistente, riducendo il prelievo delle acque di falda ormai fortemente compromesse dall’intrusione salina che in zona assume i valori massimi a livello regionale; 7) l’attivazione di misure finalizzate ad attività di monitoraggio e Protezione Civile

Il PST4 sviluppa ed estende, a scala di bacino idrografico, le ipotesi di sistemazione idraulica ed ambientale già in parte considerate nelle precedenti progettualità sviluppate nel tempo da diversi soggetti: Consorzio di Bonifica Apulo Lucano, Comune di Andria, Provincia Bari. Il PST 4 prevede la realizzazione di un sistema integrato di interventi di sistemazione idraulica e riassetto ambientale articolati in tre “ambiti” spaziali e funzionali alla strategia di riassetto idraulico-morfologico: Ambito costiero; la campagna del ristretto; la periferia ovest di Andria.

Tra l’altro Il torrente Ciappetta-Canaggio e l'area umida costiera di Ariscianne possono essere interpretate quale sistema ecologico a “T” costa - entroterra dalle dimensioni e dalla localizzazione territoriale interclusa all'interno del sistema insediativo capoluogo policentrico tripartito della Provincia Barletta/Andria/Trani. Questo sistema a “T” si pone quale elemento ecologicamente significativo per l'incremento della biodiversità locale; quale elemento di contrasto a fenomeni di fusione insediativa tra i tre centri capoluogo; aumento dell'indice di Biopotenzialità Territoriale (BTC)1; elemento considerevole della Rete Ecologica di area vasta (azione specifica del Piano di Azione Ambientale del PTO NBO) e della Rete Ecologica Polivalente e di quella della biodiversità prevista dal Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR, 2013).

3. Partnership rilevante con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione) I partner rilevanti del PST 4 sono individuati in:

 Provincia Barletta-Andria-Trani;  Città di Andria e Barletta;  Regione Puglia (assessorati vari, Autorità di Bacino, ARPA);  Enti gestori di infrastrutture (Acquedotto Pugliese, ANAS, ARIF, Consorzio di Bonifica Terre d’Apulia, Ferrotranviaria S.p.A., ecc…);  Nucleo di valutazione degli investimenti della Regione Puglia;  Associazioni di categoria;  Imprese leader localizzate nella realizzazione di impianti di trattamento reflui industriali.

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4. Criteri fondamentali per la governance e la struttura gestionale con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione) Promozione di una governance dei comuni capoluogo della BAT, in grado di attuare una strategia di sviluppo di integrazione delle politiche urbane nella prospettiva di una struttura territoriale che risponda agli obiettivi prima richiamati contro tendenze alla saldatura dei centri e di consumo di suolo. La governance e la struttura gestionale del PST4 si baseranno su un accordo fra gli Uffici di Piano dei tre comuni Tale accordo dovrà definire, in particolare:

 Forme di complementarietà delle scelte urbanistiche rispetto alle vocazioni e alle strutture territoriali dei tre sistemi urbani;  la struttura gestionale del PST e gli impegni specifici di ciascun partner;  il percorso programmatico del PST e le procedure di approvazione dello stesso;  la progettazione del sistema informativo territoriale, in grado di implementare le funzioni e i servizi degli Uffici di Piano, soprattutto ai fini dell’espletamento di una attività associata e coordinata di pianificazione territoriale;  le regole che guideranno l’attuazione del PST;  le regole che guideranno il monitoraggio e la valutazione del PST nel suo insieme e dei singoli interventi che dovranno essere realizzati, con particolare riferimento agli interventi prioritari che dovranno essere realizzati nell’ambito del ciclo di programmazione 2014-2020;  le regole per il miglioramento dei processi di apprendimento nelle politiche di sviluppo territoriale.

5. Modalità della swot analysis e del processo partecipativo/concertativo per l’individuazione della strategia generale del PST e degli interventi/servizi specifici Ai fini della definizione della strategia generale del PST4, delle azioni di sviluppo e degli interventi prioritari da realizzare si procederà attraverso la metodologia della swot analysis dinamica, da realizzare in apposito focus group, comprendente soggetti rappresentativi dei partner rilevanti ed esperti di sviluppo territoriale I risultati del focus group saranno discussi e validati in specifici incontri tematici allargati alla totalità degli stakeholders urbani.

6. Criteri per il miglioramento dei processi di apprendimento (apprendimento collettivo della partnership, capitalizzazione dell’esperienza, gestione dei programmi e degli interventi per lo sviluppo territoriale)

Il contributo del PST 4 al miglioramento dei processi di apprendimento, al fine, anche, di una loro certificazione di qualità, avverrà sulla base della sperimentazione dei seguenti criteri. Per quanto riguarda l’apprendimento collettivo della partnership, il PST 4 definirà e sperimenterà, in particolare, procedure operative per:  migliorare la capacità di elaborazione strategica delle politiche di riqualificazione ambientale e mitigazione del rischio idrogeologico dei corsi d’acqua;  migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e valutazione d’impatto delle politiche di riqualificazione ambientale e mitigazione del rischio idrogeologico, ai fini di una loro sostenibilità nel medio-lungo periodo e della loro implementazione/rielaborazione;  migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati delle politiche di riqualificazione ambientale. Per quanto riguarda la capitalizzazione dell’esperienza il PST 4 definirà e sperimenterà, in particolare, procedure operative per:  migliorare la capacità di elaborazione/gestione delle politiche di riqualificazione ambientale e mitigazione del rischio idrogeologico;  migliorare la capacità di elaborazione/gestione di programmi e progetti di riqualificazione ambientale e mitigazione del rischio idrogeologico su scala territoriale. Per quanto riguarda la gestione dei programmi e dei progetti il PST 4 definirà e sperimenterà, in particolare, procedure operative per:  migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e di valutazione d’impatto ai fini di una valutazione di sostenibilità dei programmi e progetti a medio-lungo periodo;  migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati dei programmi e progetti per la riqualificazione ambientale e mitigazione del rischio idrogeologico di vaste porzione di territorio intracomunale.

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E. PST5 La rete per la tutela e la fruizione collettiva dei beni culturali: URBS

1. Motivazioni generali e problematiche specifiche da affrontare Il progetto riguarda l’implementazione del Sistema Ambientale e Culturale Provinciale (SAC) “Terre Diomedee - Viaggio tra terra e mare nel giardino delle Esperidi della Puglia nord barese” (approvato con Delibera della Giunta Provinciale n. 184 del 10.12. 2010), con le reti per la tutela e la fruizione collettiva dei beni culturali: URBS - Attrattori culturali e itinerari culturali d’eccellenza (Art. n. 49 NTA PTCP).

2. Idea forza e obiettivi specifici Le finalità specifiche del PST5 si inseriscono nell’ambito del “Riequilibrio della capacità attrattiva dei due principali sistemi di contesto ambientale della costa e dell’entroterra, rafforzando all’interno di questi le relazioni tra i beni rilevanti e le altre risorse complementari” (Obiettivo 2 SAC), mediante la “Costruzione di itinerari articolati che mettano in rete i grandi attrattori (ad es. Castel del Monte, Cattedrale di Trani, ecc.) con il patrimonio diffuso sul territorio, archeologico (siti di Canosa, Canne della Battaglia …) ed ambientale (zona umida di Margherita di Savoia e Trinitapoli …), assicurando un uso ottimale delle risorse e riducendo i fenomeni di squilibrio nella fruibilità dei diversi siti” (Strategia 2.1 SAC). L’implementazione delle URBS nel SAC si identifica come contributo del PTCP alla individuazione di “icone guida” per la definizione delle relazioni immateriali (itinerari) tra i beni culturali ed ambientali, in grado di riaggiornare e innovare azioni, messaggi, prodotti per l’attrattività provinciale. Il PST5 è orientato prevalentemente a supportare processi regionali di accompagnamento delle nuove imprese culturali e creative costruendo cluster territoriali di filiera nei settori dell’ospitalità diffusa, della mobilità lenta e sistemi di accesso all’informazione, capaci di ispirarsi e valorizzare gli itinerari delle URBS.

3. Partnership rilevante con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione) I partner rilevanti del PST7 (Azione A) sono individuati in:  Provincia Barletta-Andria-Trani;  Partenariato istituzionali del SAC  Partenariato socio-economico del SAC  L’Organismo Decisionale del SAC;  Tavolo Tecnico del SAC;  Regione Assessorati Trasporti, Turismo;  Provincia di Bari;  Provincia di Foggia;  Provincia di Potenza.

4. Criteri fondamentali per la governance e la struttura gestionale con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione) La governance e la struttura gestionale del PST5 si baseranno su un accordo fra i partner rilevanti indicati nel precedente punto 3. Tale accordo dovrà definire, in particolare:  le regole di collaborazione fra i partner rilevanti (cooperazione interistituzionale cooperazione pubblico- privata);  la struttura gestionale del PST5 e gli impegni specifici di ciascun partner;  il percorso programmatico del PST5 e le procedure di approvazione dello stesso;  le regole che guideranno l’attuazione del PST5;  le regole che guideranno il monitoraggio e la valutazione del PST5 nel suo insieme e dei singoli interventi che dovranno essere realizzati, con particolare riferimento agli interventi prioritari che dovranno essere realizzati nell’ambito del ciclo di programmazione 2014-2020;  le regole per il miglioramento dei processi di apprendimento nelle politiche di sviluppo territoriale.  le modalità di coinvolgimento dei privati.

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5. Modalità della swot analysis e del processo partecipativo/concertativo per l’individuazione della strategia generale del PST e degli interventi/servizi specifici Ai fini della definizione della strategia generale del PST5, delle azioni di sviluppo e degli interventi prioritari da realizzare si procederà attraverso la metodologia della swot analysis dinamica, da realizzare in apposito focus group, comprendente soggetti rappresentativi dei partner rilevanti ed esperti.

6. Criteri per il miglioramento dei processi di apprendimento (apprendimento collettivo della partnership, capitalizzazione dell’esperienza, gestione dei programmi e degli interventi per lo sviluppo territoriale) Il contributo del PST5 al miglioramento dei processi di apprendimento, al fine, anche, di una loro certificazione di qualità, avverrà sulla base della sperimentazione dei seguenti criteri.

Per quanto riguarda l’apprendimento collettivo della partnership, il PST5 definirà e sperimenterà, in particolare, procedure operative per:  migliorare la capacità di elaborazione strategica delle politiche culturali e dell’”industria della creatività” (Documento Strategico della Regione Puglia 2014-2020 –bozza);  migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e valutazione d’impatto delle politiche culturali e dell’”industria della creatività” (Documento Strategico della Regione Puglia 2014-2020 –bozza);  migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati. Per quanto riguarda la gestione dei programmi e dei progetti il PST5 definirà e sperimenterà, in particolare, procedure operative per:  migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e di valutazione d’impatto ai fini di una valutazione di sostenibilità dei programmi e progetti a medio-lungo periodo;  migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati dei programmi e progetti.

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F. PST6 La ferrovia Barletta-Spinazzola

1. Motivazioni generali e problematiche specifiche da affrontare Il progetto riguarda il rilancio della linea ferroviaria Barletta-Spinazzola attraverso una suo utilizzo multifunzionale finalizzato a renderne sostenibile la gestione. La linea ferroviaria Barletta-Spinazzola, nata per collegare i centri dell’alta Murgia alla dorsale adriatica e al porto di Barletta, è un’infrastruttura a binario unico non elettrificata. Il declino del trasporto merci su ferrovia, soprattutto sulle brevi distanze, ha progressivamente circoscritto la funzione della linea al traffico di trasporto locale. Negli ultimi anni, i crescenti costi di gestione dell’esercizio ferroviario convenzionale hanno indotto la Regione Puglia, a fronte degli obiettivi di efficientamento imposti a livello nazionale, a ridurre progressivamente l’offerta di servizi passeggeri, soprattutto nella tratta più interna da Canosa a Spinazzola, limitandola alle fasce orarie di punta. Le Amministrazioni comunali di Canosa, Minervino e Spinazzola, sui cui territori insiste la linea in questione, hanno da sempre sostenuto con forza l’esigenza di contrastare questa tendenza tanto da manifestare la disponibilità a ridurre il trasporto extraurbano su gomma esistente sulle medesime relazioni servite dalla ferrovia per incrementare l’uso del treno. L’obiettivo è quello di mantenere su ferrovia la principale dorsale della rete di trasporto pubblico locale di collegamento con le aree interne, tenuto conto anche delle maggiori garanzie di regolarità e sicurezza durante tutta la stagione invernale rispetto all’autobus di linea. Il progetto messo in campo dal PTCP per rilanciare la linea ferroviaria Barletta-Spinazzola si fonda su una strategia diversificata articolata su una serie di linee di intervento tra loro complementari, elencate nei punti seguenti e successivamente descritte:  trasferimento della linea alla Regione Puglia;  elettrificazione della linea da Barletta a Canosa per estendere i servizi del trasporto regionale provenienti da Andria ed attualmente attestati a Barletta sino a Canosa;  introduzione di una tecnologia LRT (Light Rail Transit) con materiale rotabile diesel o bimodale diesel- elettrico per l’esercizio Barletta-Canosa-Minervino-Spinazzola:  di trasporto pubblico locale durante i giorni feriali;  di servizi turistici durante i giorni festivi;  ripristino di servizi di trasporto merci legati alla creazione di un polo ad elevato contenuto di innovazione nel settore della produzione da materiali da riciclo (vetro, alluminio etc.) nell’area produttiva di Spinazzola.

2. Idea forza e obiettivi specifici L’ipotesi di trasferimento della linea alla competenza della Regione Puglia è giustificata dal fatto che l’infrastruttura ed è finalizzata a servire esclusivamente traffico locale e il suo inserimento nella rete regionale agevola la creazione di un modello di esercizio perfettamente integrato con quello della linea Bari-Andria-Barletta. L’elettrificazione della linea da Barletta a Canosa è finalizzata a consentire il prolungamento dei servizi ferroviari provenienti da Bari e dall’aeroporto fino a Canosa in modo da collegarla direttamente con il capoluogo regionale e il principale approdo del traffico turistico sul territorio regionale. Questa ipotesi è pienamente coerente con la programmazione sovraordinata in quanto la linea Barletta-Spinazzola, toccando Canne della Battaglia, l’area archeologica di Canosa e il Parco nazionale della Murgia, è stata individuata dal PPTR della Regione Puglia come uno degli elementi strutturanti delle principali circuitazioni a servizio del turismo diffuso sul territorio regionale. La visione della mobilità “dolce” proposta dal PPTR sul territorio provinciale è stata declinata dalla Provincia di Barletta Andria Trani, da un lato con la previsione nel PTCP dell’introduzione della tecnologia LRT sull’intera tratta da Barletta a Spinazzola adottando un materiale rotabile leggero che dovrà avere un allestimento compatibile con le esigenze di trasporto pubblico locale e con quelle di un servizio turistico, prevedendo in particolare la possibilità di trasporto biciclette e la dotazione di sistemi di audio-video diffusione a bordo treno e, dall’altro, con l’ipotesi, già formulata dal Piano di Bacino del Trasporto Pubblico Locale Provinciale (che è da intendersi come Piano Attuativo del PTCP in tema di Trasporto Pubblico Locale) che prevede la creazione di due linee portanti di autobus di moderna concezione (BRT) con caratteristiche analoghe a quelle del sistema LRT che collegano, rispettivamente, Spinazzola ad Andria via Castel del Monte e Canosa a Margherita di Savoia in modo da creare l’effetto rete necessario a garantire la piena accessibilità al territorio, requisito indispensabile al successo del progetto di ferrovia turistica.

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Il tema del trasporto delle merci rappresenta il punto di arrivo del percorso di rilancio della linea ferroviaria ed è legato a fattori esterni che pure trovano una loro adeguata rappresentazione in altri temi trattati dal PTCP che, riconoscenndo la necessità di un riequilibrio del sistema insediativo e produttivo verso le aree più interne, ha inserito l’area produttiva di Spinazzola tra quelle di rango provinciale. La posizione di quest’area, adiacente alla stazione ferroviaria di Spinazzola che costituisce il nodo di interconnessione tra la linea Barletta-Spinazzola e la dorsale Rocchetta S.Antonio - Gioia del Colle, è ottimale per garantire, ove necessario, un’ accessibilità su ferro dall’intero territorio regionale prerequisito indispensabile nel caso in cui si intenda dar seguito alla previsione di creazione di un polo produttivo di trasformazione di prodotti da riciclo a servizio dell’intero territorio regionale. Il progetto strategico proposto dal PTCP dovrà necessariamente essere oggetto di specifico Studio di Fattibilità attraverso cui verificare la sostenibilità tecnica ed economica, oltre che dell’assetto finale, anche delle singole fasi di attuazione dal momento che il regime transitorio potrebbe protrarsi per periodi anche lunghi.

3. Partnership rilevante con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione) I partner rilevanti del PST6 (Azione A) sono individuati in:  Provincia Barletta-Andria-Trani;  Ferrovie nord-barese;  Rete ferroviaria italiana;  Trenitalia;  Cotrap;  Comuni Barletta, Canosa di Puglia, Minervino Murge, Spinazzola;  Regione Puglia, Assessorati Trasporti, Turismo, Attività produttive, Ambiente;  Provincia di Bari;  Provincia di Foggia;  Provincia di Potenza.

4. Criteri fondamentali per la governance e la struttura gestionale con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione) La governance e la struttura gestionale del PST6 si baseranno su un accordo fra i partner rilevanti indicati nel precedente punto 3. Tale accordo dovrà definire, in particolare:  le regole di collaborazione fra i partner rilevanti (cooperazione interistituzionale cooperazione pubblico- privata);  la struttura gestionale del PST6 e gli impegni specifici di ciascun partner;  il percorso programmatico del PST6 e le procedure di approvazione dello stesso;  le regole che guideranno l’attuazione del PST6;  le regole che guideranno il monitoraggio e la valutazione del PST6 nel suo insieme e dei singoli interventi che dovranno essere realizzati, con particolare riferimento agli interventi prioritari che dovranno essere realizzati nell’ambito del ciclo di programmazione 2014-2020;  le regole per il miglioramento dei processi di apprendimento nelle politiche di sviluppo territoriale.  le modalità di coinvolgimento dei privati.

5. Modalità della swot analysis e del processo partecipativo/concertativo per l’individuazione della strategia generale del PST e degli interventi/servizi specifici Ai fini della definizione della strategia generale del PST6, delle azioni di sviluppo e degli interventi prioritari da realizzare si procederà attraverso la metodologia della swot analysis dinamica, da realizzare in apposito focus group, comprendente soggetti rappresentativi dei partner rilevanti ed esperti.

6. Criteri per il miglioramento dei processi di apprendimento (apprendimento collettivo della partnership, capitalizzazione dell’esperienza, gestione dei programmi e degli interventi per lo sviluppo territoriale) Il contributo del PST6 al miglioramento dei processi di apprendimento, al fine, anche, di una loro certificazione di qualità, avverrà sulla base della sperimentazione dei seguenti criteri.

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Per quanto riguarda l’apprendimento collettivo della partnership, il PST6 definirà e sperimenterà, in particolare, procedure operative per:  migliorare la capacità di elaborazione strategica delle politiche di mobilità sostenibile (residenti, turisti e processi produttivi);  migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e valutazione d’impatto delle politiche di mobilità sostenibile (residenti, turisti e processi produttivi);  migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati. Per quanto riguarda la gestione dei programmi e dei progetti il PST6 definirà e sperimenterà, in particolare, procedure operative per:  migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e di valutazione d’impatto ai fini di una valutazione di sostenibilità dei programmi e progetti a medio-lungo periodo;  migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati dei programmi e progetti.

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G. PST7 La Rete Ecologica Provinciale

1. Motivazioni generali e problematiche specifiche da affrontare Le riflessioni sulla Rete Ecologica alla scala di area vasta del territorio provinciale, anticipando la Rete Ecologica Polifunzionale e della Biodiversità del PPTR, partono da una prima azione progettuale, condivisa con le collettività locali, nell’ambito del processo di Agenda 21 locale del Patto Nord Barese Ofantino (azione nr 42 del Piano di Azione Ambientale). Tuttavia tale azione, insieme alle finalità della REB del PPTR, ha evidenziato l’esigenza di maggiori approfondimenti in ordine al popolamento di bioindicatori specifici come le specie focali, che risultino significative per il mantenimento degli equilibri dell’ecosistema in cui sono inserite. La significativa presenza del sistema agro-ambientale, quale fattore prioritario intraposto fra gli ambiti di maggiore e specifica rilevanza naturalistica della BAT, rappresenta un aspetto importante per la costruzione delle connessioni al suolo della Rete Ecologica Provinciale. Le pressioni eserciate dalle pratiche di gestione agricola a vantaggio dei fenomeni di frammentazione ecologica e le opportunità offerte dalla individuazione delle colture di pregio ambientale quali ambiti per individuazione di connessione potenziali (benché ibridi), costituiscono rispettivamente i principali approfondimenti contenuti nella parte II. dei Contenuti di Conoscenza del presente PTCP. Le procedure di Valutazione Ambientale Strategica dei PUG in soli due casi (Canosa e Bisceglie)16, hanno facilitato processi di recepimento della Rete Ecologica del Piano di Azione Ambientale del PTO NBO e delle progettualità Strategiche del PPTR riferite alla Rete Ecologica Regionale, al Patto città/campagna, alla Rete della mobilità lenta, alla Costa. L’attuazione della Rete Ecologica Provinciale, attraverso interventi specifici interessa, con maggiore incidenza, le aree “sorgenti” della REP con specifico riferimento al Parco Nazionale dell’Alta Murgia, l’area umida delle Saline di Margherita di Savoia e del lago Salso, il fiume Ofanto. Quest’ultimo con interventi specifici di natura ancora sperimentale, finalizzati in diversi casi, a coniugare la sicurezza idraulica e la riqualificazione funzionale e la fruizione. La REP, tuttavia interessa in maniera significativa quella parte di territorio provinciale della fascia costiera (intesa in termini Europei, ovvero zone ricomprese in una fascia profonda 10 km dalla linea di costa – PPTR- e non in termini italiani /ISTAT di comuni con un lato a mare) e dei centri interni di San Ferdinando di Puglia, Canosa, Minervino Spinazzola, la cui maggiore estensione dei loro territori si colloca nelle aree di tradizione tra l’altopiano della murgia e la costa. In questi ambiti la REP si declina necessariamente rispetto a contesti evidentemente altamente ibridati ed artificializzati divenendo riferimento prioritario per le misure compensative e mitigative di alcuni degli Assetti proposti dal PTCP: interventi negli Ambiti Provinciali di Rigenerazione Urbana (APRU, Art. n. 57) e più in generale al “Patto Città-Campagna” e delle APPEA del PPTR; parchi agricoli multifunzionali (Art. n. 68). Uno degli obiettivi definiti all’interno della Strategia Europea per la Biodiversità è “preservare e valorizzare gli ecosistemi e i relativi servizi mediante l’infrastruttura verde e il ripristino di almeno il 15% degli ecosistemi degradati”. Circa il 30% del territorio europeo è, infatti, moderatamente o fortemente frammentato a causa dello sprawl urbano, dell’infrastrutturazione e del cambiamento d’uso del suolo; è necessario dunque promuovere progetti di infrastrutturazione verde riducendo la frammentazione delle aree naturali e semi-naturali e migliorando la funzionalità di tali spazi all’interno del territorio rurale. La realizzazione di un’infrastruttura verde, definita come “una rete di aree naturali e seminaturali, elementi e spazi verdi in aree rurali e urbane, terrestri, costiere e marine” (Naumann, 2011a)17, consente di migliorare lo stato di salute e la resilienza dell’ecosistema aumentando la biodiversità, la fornitura di servizi ecosistemici e gli effetti positivi di mitigazione e adattamento rispetto al cambiamento climatico. All’interno della Strategia Europea per la Biodiversità le infrastrutture verdi delle Rete Ecologiche giocano un ruolo di primo piano nella protezione degli ecosistemi e dei servizi ecosistemici, presupposto fondamentale per il benessere socio-economico degli esseri umani. In tale contesto l’agricoltura e le aree di frangia urbana possono rappresentare un campo di indagine privilegiato per il duplice rapporto che instaura con gli ecosistemi naturali in termini di domanda e offerta di servizi ecosistemici. La multifunzionalità riconosciuta all’attività agricola, ma che si estende anche alle funzioni urbane, può esplicarsi in termini di miglioramento della connettività e accessibilità territoriale attraverso la creazione di una “rete ecologica minore” in grado di garantire il mantenimento degli habitat,

16 Indice di “recepimento della Rete Ecologica nella pianificazione ordinaria” (ISPRA) – VAS PTCP/BAT 17 Naumann S., Davis M., Kaphengst T., Pieterse M., Rayment M., Design, implementation and cost elements of Green Infrastructure projects, Final report, Brussels: European Commission (2011a).

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la tutela delle specie animali e vegetali e il presidio del territorio sempre più soggetto a pressioni esterne di varia natura (cambiamento climatico, dissesto idrogeologico, espansione urbana, ecc.), spingendosi a scale del progetto urbano e di paesaggio. Il fiume Ofanto, costituisce, nell’ambito della Rete Ecologica Regionale (PPTR) ed in quella alla scala provinciale del PTCP, una invariante spaziale per le quali e sulle quali si confrontano le azioni a favore del potenziamento delle valenze corridoio e condotto della naturalità, rispettivamente nel senso delle funzioni di connessione alla scala interregionale del bacino idrografico e quella di sorgente della naturalità alla scale locali. Ciò conferisce alla Rete Ecologica la necessità di uno sguardo di coerenza rispetto alla scala interprovinciale ed il contributo di ciascun strumento di pianificazione provinciale (Foggia, Potenza, Avellino) rispetto al sistema ambientale di riferimento (bioregione). Il percorso avviato con il seminario “L’asse Sele-Ofantino fra i Corridoi Europei I e VIII per il documento strategico del Mezzogiorno 2007/2013” tenutosi a Lavello (PZ) il 15 novembre 2005, è poi proseguito in più momenti (Foggia 2005, Nocera Inferiore 2006) fino al Documento di Melfi 2009 per il Patto Val d’Ofanto sottolinea la necessità di un’integrazione, esprimibile attraverso le ricuciture, tra le politiche interregionali/provinciali, localizzate lungo le valli interne e le piane costiere e comunque nelle aree a maggiore complessità. Le riflessioni scaturite, hanno evidenziato:  il concetto di intreccio tra le reti economiche, Reti Ecologiche (RE) e le reti istituzionali per di trame concettuali/immateriali e progettuali/materiali;  l’imprescindibilità della pratica programmatica da quella pianificatoria;  l’aggancio/sinergia con la Programmazione Strategica Nazionale, del Mezzogiorno e Regionale (Dsn, Dsm, Dsr 2007/2013) attraverso le ricuciture tra le politiche interregionali/provinciali, localizzate lungo le aree di frontiera territoriale e comunque nelle aree a maggiore complessità;  il rilancio di una credibile pianificazione ordinaria delle province, intimamente legate al governo dei tracciati infrastrutturali della mobilità e della naturalità;  la necessità di supportare i processi di piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) nella dimensione interna, per il rispetto dei sistemi ambientali sovraordinati e nella dimensione esterna, per la costruzione di quadri cognitivi alle scale interregionali della programmazione. Ovvero una capacità del Ptcp di rispondere ad una esigenza di governance multilivello;  l’imprescindibilità dei temi della mobilità e della naturalità, dovuta alle pressioni esercitate dalla prima sui sistemi ambientali, da cui la necessità di azioni per il superamento dei fattori di frammentazione paesistica;  il reticolo idrografico assunto a ruolo di armatura per l’insediamento della naturalità.

2. Idea forza e obiettivi specifici La multifunzionalità e la multiscalarità della Rete Ecologica costituiscono gli aspetti più innovatiti e recenti a cui si sono ispirati i due schemi di RE alla scala di area vasta e quella regionale del PPTR , unitamente alla REP del PTCP/BAT. Funzionalità ambientale: la creazione o il ripristino di elementi naturali sul territorio, opportunamente progettati, permette di riattivare processi ecologici fortemente alterati, adempiendo a molteplici funzioni (es. prevenzione del rischio idrogeologico, creazione di habitat e corridoi ecologici, miglioramento di microclimi, fitodepurazione, produzione di biocombustibili, riduzione dell’erosione e mantenimento della fertilità dei suoli ecc.); Funzionalità economica: la realizzazione della rete ecologica è un’opportunità per l’ottimizzazione delle sinergie fra territorio, ambiente e produzione che, superato il concetto di “ecocompatibilità”, deve adottare quello di “autosostenibilità”. A tale scopo la rete promuove le attività agricole, commerciali, industriali e terziarie che valorizzino il patrimonio territoriale e ambientale. I criteri ricercati devono favorire la formazione di filiere produttive complesse, intersettoriali, in grado di produrre sistemi economici a base locale di tipo “distrettuale”, ricostruendo le sinergie interrotte. La Rete Ecologica Provinciale nell’accezione di progetto che nella sua interezza non si misura con interventi mitigativi e/o compensativi ex post, ma che dai servizi ecosistemici per la lotta ai cambiamenti climatici, ne è ispirato: ovvero la creazione di nuovi ambiti di naturalità a finalità multiple. In questo modo si può garantire una tutela di lungo periodo della varietà genetica e delle risorse naturali in genere, riducendo nel contempo l’impatto delle attività produttive. Funzionalità sociale: il coinvolgimento della cittadinanza tutta, ognuno con il proprio ruolo, nel processo di realizzazione della rete ecologica consente “un elevato livello di integrazione degli interessi degli attori deboli nel

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sistema decisionale locale (equità sociale e di genere)”, prerogativa, questa, per una sostenibilità sociale (Magnaghi, 2000). Il Patto della Val d’Ofanto segna tappe ed azioni per la sottoscrizione di un Accordo di Programma Quadro Interregionale. Il Patto Val d’Ofanto, assume i valori e le caratteristiche di un “Contratto di fiume”, in base alle previsioni della direttiva comunitaria quadro sulle acque (Direttiva 2000/60/CE). Il contratto di fiume si identifica come un insieme di impegni dichiarati e stipulati tra soggetti significativi e rispetto ad alcune azioni specifiche tra cui la Rete Ecologica Multifunzionale (REM) quale fattore di premialità nella programmazione negoziata del PO FESR e PSR. Il PST7 si caratterizza per una azione biunivoca rivolta ai due aspetti della multifuzionalità e nulti-scala della Rete Ecologica, attraverso azioni specifiche:

“Azione A” Promozione, supporto e attuazione della Rete Ecologica multifuzionale, partendo dai punti in cui la REP intercetta lo Schema di Assetto del PTCP. Nell’ottica di quadro generale di coordinamento orizzontale (intersettoriale provinciale) le attività previste dal PST7 sono intese ad integrazione con le azioni specifiche previste dal “Piano provinciale di Attuazione degli interventi previsti dal Programma Regionale per la tutela dell’Ambiente” (approvato con Del. Di Giunta Provinciale n. 55 del 29.11.2012). Costituiscono attività di interesse prioritario del presente PST7:  Modellizzazione / validazione della Rete Ecologica Provinciale  L’osservatorio provinciale sulla BTC per la definizione delle ricadute riferite alle iniziative di rinaturalizzazione diffusa.  Linee Guida per la progettazione di interventi di trasformazione ammissibili in aree della Rete Ecologica Provinciale e degli interventi di valorizzazione delle valenze ambientali e paesaggistiche provinciali  Reti Ecologiche Urbane;  Gestione forestale attiva e pianificazione forestale aziendale per l’aumento della produzione di bioenergie rinnovabili;  Forestazione e gestione forestale attiva volte a preservare la funzionalità del suolo, prevenire l’erosine dei versanti e razionalizzazione di privilegi irrigui;  Forestazione e gestione forestale attiva finalizzate alla riduzione di azoto e al sequestro di carbonio;  Fasce Tampone Boscate;  Bacini di accumulo di piccola-media dimensione per scopi irrigui e del tempo libero;  Impianti di fitodepurazione;  Patiche di agricoltura e acquacultura biologiche.

“Azione B” Elaborazione, validazione, partecipazione, recepimento della Rete ecologica alla scala bioregionale18 nell’ambito del contratto di fiume “Patto Val d’Ofanto” (progetto integrato PPTR “Patto per la bioregione e il Contratto di fiume”). Definizione di un tavolo tecnico interprovinciale composto dai responsabili degli Uffici della Pianificazione di Coordinamento Provinciale delle Provincie di Avellino, Potenza, Foggia, Barletta-Andria-Trani. Il tavolo avrà compiti di elaborazione dello schema di rete Ecologica interprovinciale attraverso la condivisione di approcci e metodi nella realizzazione delle Reti Ecologiche alla scala di area vasta nella Pianificazione Provinciale (Foggia, Potenza, Avellino).

18 L’approccio bioregionale, intendendo il bacino idrografico come sistema territoriale di riferimento, costituisce la condizione originaria di sostenibilità ambientale: all’interno del quale misurare e valutare gli impatti e l’efficacia delle misure mitigative delle azioni legate alle politiche di sviluppo; un sistema intermedio tra quello globale e contesti locali. il Patto Val d’Ofanto costituisce lo scenario strategico di riferimento unitario, rispetto al quale orientare gli impegni e le azioni dei soggetti pubblici e privati; essi muovono da scale di riferimento diverse e convergono rispetto ad una visione comune. Gli impegni sono regolati attraverso specifici protocolli di intesa in cui i soggetti sottoscrittori, nel riconoscere lo scenario strategico di riferimento, definiranno azioni, progetti e impegni consequenziali. I protocolli di intesa specifici in esso compresi, assumono i valori e le caratteristiche di un contratto di fiume, in base alle previsioni della direttiva comunitaria quadro sulle acque (Direttiva 2000/60/CE). Ovvero nell'accezione di contratto di fiume inteso come processo di sviluppo locale secondo l'approccio bioregionale in territori interessati da fiumi (A. Magnaghi).

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3. Partnership rilevante con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione) I partner rilevanti del PST7 (Azione A) sono individuati in:  Provincia Barletta-Andria-Trani;  GAL Murgia più;  GAL Daunofantino;  GAL Pontelama;  GAL Città del Castel del Monte;  Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia;  Ente Parco Regionale del Fiume Ofanto;  Comune di Trinitapoli (Comune Capofila Piano di gestione SIC ….);  Autorità di Bacino della Puglia;  Comuni della BAT;  Regione Puglia;  ISPRA;  Associazioni di categoria;  Associazioni sindacali;  Imprese leader di settore;  Consorzio di Bonifica della Capitanata di Foggia;  Consorzio di Bonifica Terre d’Apulia;  Acquedotto Pugliese.

I partner rilevanti del PST7 (Azione B) sono individuati in:  Provincia Barletta-Andria-Trani;  Regione Puglia;  Ente Parco Regionale del Fiume Ofanto;  Provincia di Foggia;  Provincia di Potenza;  Provincia di Avellino.

4. Criteri fondamentali per la governance e la struttura gestionale con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione) La governance e la struttura gestionale del PST7 si baseranno su un accordo fra i partner rilevanti indicati nel precedente punto 3. Tale accordo dovrà definire, in particolare:  le regole di collaborazione fra i partner rilevanti (cooperazione interistituzionale cooperazione pubblico- privata);  la struttura gestionale del PST7 e gli impegni specifici di ciascun partner;  il percorso programmatico del PST7 e le procedure di approvazione dello stesso;  le regole che guideranno l’attuazione del PST7;  le regole che guideranno il monitoraggio e la valutazione del PST7 nel suo insieme e dei singoli interventi che dovranno essere realizzati, con particolare riferimento agli interventi prioritari che dovranno essere realizzati nell’ambito del ciclo di programmazione 2014-2020;  le regole per il miglioramento dei processi di apprendimento nelle politiche di sviluppo territoriale.  le modalità di coinvolgimento dei privati.

5. Modalità della swot analysis e del processo partecipativo/concertativo per l’individuazione della strategia generale del PST e degli interventi/servizi specifici Ai fini della definizione della strategia generale del PST7, delle azioni di sviluppo e degli interventi prioritari da realizzare si procederà attraverso la metodologia della swot analysis dinamica, da realizzare in apposito focus

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group, comprendente soggetti rappresentativi dei partner rilevanti ed esperti di cambiamenti climatici, naturalità diffusa e pianificazione territoriale.

6. Criteri per il miglioramento dei processi di apprendimento (apprendimento collettivo della partnership, capitalizzazione dell’esperienza, gestione dei programmi e degli interventi per lo sviluppo territoriale) Il contributo del PST7 al miglioramento dei processi di apprendimento, al fine, anche, di una loro certificazione di qualità, avverrà sulla base della sperimentazione dei seguenti criteri.

Per quanto riguarda l’apprendimento collettivo della partnership, il PST7 definirà e sperimenterà, in particolare, procedure operative per:  migliorare la capacità di elaborazione strategica delle politiche a favore della naturalità diffusa e cambiamenti climatici;  migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e valutazione d’impatto delle politiche di sviluppo della naturalità diffusa e deframmentazione ecologica;  migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati. Per quanto riguarda la gestione dei programmi e dei progetti il PST7 definirà e sperimenterà, in particolare, procedure operative per:  migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e di valutazione d’impatto ai fini di una valutazione di sostenibilità dei programmi e progetti a medio-lungo periodo;  migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati dei programmi e progetti.

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H. PST8 Il Sistema portuale e retro-portuale di Barletta

1. Motivazioni generali e problematiche specifiche da affrontare Il porto di Barletta, con oltre 1.000.000 di tonnellate di merci trasportate, costituisce una risorsa importante per l’economia provinciale. Si tratta di un traffico merci sostanzialmente legato all’economia provinciale che è quindi legato all’intermodalità mare-strada. Attualmente le principali criticità da risolvere riguardano:  il ripristino di un’adeguata profondità dei fondali in modo da permettere l’attracco di navi fino a 12.000 tonnellate (rispetto alle 4.000 tonnellate attuali) che costituiscono un traguardo di tutto rispetto in termini assoluti e comunque il massimo consentito dal bacino di evoluzione interno;  la realizzazione di una viabilità dedicata di collegamento tra il porto e la rete stradale extraurbano minimizzando le interferenze in campo urbano;  la connessione alle reti “lunghe” adriatiche.

2. Idea forza e obiettivi specifici Il PST8 persegue la realizzazione di un sistema integrato di azioni che favorisca il sistema di relazioni materiali e movimento merci, in regime di sicurezza, tra il molo di ponente del porto commerciale di Barletta e le reti lunghe costituite dalla viabilità su gomma e ferroviaria; ciò al fine di massimizzare l’integrazione evitando duplicazioni e consentendo allo stesso tempo di valorizzare e migliorare la competitività del sistema produttivo locale. L’indirizzo formulato in sede di PST è la ricerca di una soluzione che possibilmente integri le esigenze di movimentazione delle merci pericolose con il conferimento al porto dei prodotti del cementificio che costituisce un’altra componente di un certo rilievo del traffico in partenza mediante l’l’adeguamento dello svincolo tra la SS.16 e via Andria, con la viabilità principale extraurbana. La direttrice verso via Andria consente il collegamento con le aree industriali retro-costiere esistenti che debbono costituire la prima risorsa i termini di attrezzature retroportuali. La vicinanza all’area che il PUMAV aveva individuato per la creazione di un’eventuale piastra intermodale Ferro- Gomma raccordata alla rete di ferrovie Nord Barese lascia aperta la possibilità, ove le condizioni di traffico dovessero richiederlo, all’attivazione di questa tipologia di offerta che tuttavia non costituisce ad oggi la priorità d’intervento. Questa soluzione per l’accessibilità stradale al porto consentirebbe di cogliere una serie di benefici di seguito brevemente richiamati:  scaricare dal traffico pesante il lungomare nord che è sempre più frequentato nel periodo estivo grazie agli interventi di riqualificazione realizzati dall’Amministrazione comunale;  ridurre l’impatto del traffico pesante sulla rete urbana;  minimizzare l’impatto sul fronte-mare in corrispondenza del Centro Storico tenuto conto dello sfalsamento di quota esistente tra il Castello e il piano stradale a livello delle banchine portuali che è tale da consentire la realizzazione di una galleria artificiale coperta nel primo tratto in modo da dare continuità pedonale ad un eventuale percorso che dall’area del Castello degradasse verso il porto nell’area in cui è prevista la realizzazione dell’approdo turistico19.

3. Partnership rilevante con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione) I partner rilevanti del PST8 sono individuati in:  Provincia Barletta-Andria-Trani;  Regione Puglia Assessorati Trasporti, Turismo, Attività produttive;  Autorità portuale del Levante  Comuni di Barletta, Andria;  Ferrovie nord-barese;  Rete ferroviaria italiana;

19 “PIANO AMBASZ” Piano di riqualificazione per il fronte mare del Comune della Città di Barletta. Proposta di un piano di sviluppo territoriale per il litorale della città (Emilio Ambasz & Associates, Delibera di C.C. nr. 42 del 05.06.2000

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 ANAS;  Buzzi Unicem S.p.A..

4. Criteri fondamentali per la governance e la struttura gestionale con riferimento all’intero ciclo progettuale (programmazione, attuazione, monitoraggio, valutazione) La governance e la struttura gestionale del PST8 si baseranno su un accordo fra i partner rilevanti indicati nel precedente punto 3. Tale accordo dovrà definire, in particolare:  le regole di collaborazione fra i partner rilevanti (cooperazione interistituzionale cooperazione pubblico- privata);  la struttura gestionale del PST8 e gli impegni specifici di ciascun partner;  il percorso programmatico del PST8 e le procedure di approvazione dello stesso;  le regole che guideranno l’attuazione del PST8;  le regole che guideranno il monitoraggio e la valutazione del PST8 nel suo insieme e dei singoli interventi che dovranno essere realizzati, con particolare riferimento agli interventi prioritari che dovranno essere realizzati nell’ambito del ciclo di programmazione 2014-2020;  le regole per il miglioramento dei processi di apprendimento nelle politiche di sviluppo territoriale.  le modalità di coinvolgimento dei privati.

5. Modalità della swot analysis e del processo partecipativo/concertativo per l’individuazione della strategia generale del PST e degli interventi/servizi specifici Ai fini della definizione della strategia generale del PST8, delle azioni di sviluppo e degli interventi prioritari da realizzare si procederà attraverso la metodologia della swot analysis dinamica, da realizzare in apposito focus group, comprendente soggetti rappresentativi dei partner rilevanti ed esperti.

6. Criteri per il miglioramento dei processi di apprendimento (apprendimento collettivo della partnership, capitalizzazione dell’esperienza, gestione dei programmi e degli interventi per lo sviluppo territoriale) Il contributo del PST8 al miglioramento dei processi di apprendimento, al fine, anche, di una loro certificazione di qualità, avverrà sulla base della sperimentazione dei seguenti criteri.

Per quanto riguarda l’apprendimento collettivo della partnership, il PST8 definirà e sperimenterà, in particolare, procedure operative per:  migliorare la capacità di elaborazione strategica delle politiche di mobilità sostenibile (residenti, turisti e processi produttivi);  migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e valutazione d’impatto delle politiche di mobilità sostenibile (residenti, turisti e processi produttivi);  migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati. Per quanto riguarda la gestione dei programmi e dei progetti il PST8 definirà e sperimenterà, in particolare, procedure operative per:  migliorare la capacità di misurazione dei risultati attesi e di valutazione d’impatto ai fini di una valutazione di sostenibilità dei programmi e progetti a medio-lungo periodo;  migliorare la capacità di rendiconto pubblico dei risultati dei programmi e progetti.

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