BABESCH 89 (2014), 47-73. doi: 10.2143/BAB.89.0.3034669

Città, insediamenti rurali e paesaggi agrari della Daunia tra le guerre sannitiche e l’età post-annibalica

R. Goffredo

Abstract

More than twenty years after the publication of Giuliano Volpe’s La Daunia nell’età della romanizzazione, it is important to reflect again on settlement and rural landscapes of Northern Apulia, between the end of the 4th and the beginning of the 2nd century BC, in order to focus on how and in which directions the interpreta- tive scenarios regarding these issues have changed from then to now. This paper aims not to follow the path, still premature, of the overall synthesis on Daunia between the Samnite wars and the age of ; it intends to present an overview of the results of the most recent research projects carried out in different regional dis- tricts, which allow archaeologists to problematize theories and interpretations.*

LA DAUNIA TRA SANNITI E ROMANI niti sulla collettività locale,10 sembrerebbe trovare interessanti riscontri nell’individuazione di comu- Sullo scorcio del IV secolo a.C., alle soglie dell’in - nità rurali a carattere ‘misto’, insediate per agglo - contro con Roma, il sistema culturale e sociale merati abitativi nel territorio controllato dal centro daunio appariva attraversato da molteplici e ben lucerino;11 tracce evidenti di infiltrazioni osche più risalenti istanze di trasformazione volte a provengono infine dal comprensorio della futura ridefinire spazi, risorse e soprattutto relazioni. Si colonia venosina,12 dal melfese e, seguendo la di - tratta di linee evolutive di cui sono note tanto le rettrice ofantina, dall’abitato di ,13 singole tappe quanto gli esiti: dall’originaria unità dunque ai limiti meridionali del territorio canosino. etnica al mosaico delle autonomie locali,1 dalle Nonostante la maggior parte dei contesti noti forme arcaiche di articolazione della collettività sia rappresentata da aree di necropoli e ben pochi per clan a compagini dominate da oligarchie gen- dati si riferiscano alle forme insediative ad esse tilizie con ingenti ricchezze,2 dalla reticenza all’a- associate, è tuttavia possibile riconoscere i caratteri pertura verso il mondo greco,3 da fenomeni di pro- di piccoli vici sorti in ambiti liminali, a presidio duzione-scambio orientati verso il mercato locale dei percorsi vallivi e fluviali di penetrazione verso ed adriatico alla progressiva conquista di una di - le pianure fertili del Tavoliere e della costa adria- mensione mediterranea.4 tica, con una funzione non secondaria di raccordo In questo contesto di profonda riorganizza - sociale e culturale tra compagini etniche differ- zione degli assetti sociali, economici e insediativi, enti. è possibile individuare un ulteriore fattore di È difficile, a questo proposito, non rievocare il complessità nella diffusa attestazione di genti san- noto passo di Livio sulle cause delle tensioni gene - nitiche entro i confini, in questa fase ancora assai ratesi nella regione prima dell’intervento di Roma,14 sfumati, assegnati alla Daunia (fig. 1). ricondotte alla colpevole consuetudine dei Sanniti, Elementi culturali osco-sabellici, riconducibili montani atque agrestes, stanziati vicatim sui monti, a presenze etniche allogene, sono ben documen- di saccheggiare i maritima et campestria loca oc - tate, a partire dal VI secolo a.C., nel comprenso- cupati dai Dauni. In questo breve passaggio della rio del fiume Fortore a Carlantino5 ed in contrada narrazione liviana già in passato si erano intravisti Guadone, nei pressi di San Severo.6 Nello stesso i caratteri di un contrasto ben più complesso della secolo la presenza sannitica è quindi attestata nei sola contrapposizione tra gruppi etnici diversi: pressi di Aecae-Troia,7 sul versante subappenni - quello tra villaggi e città, tra pastorizia e agri- nico del territorio arpano, e, entro la prima metà coltura, tra compagini subalterne e ceti egemoni.15 del IV secolo a.C., nella valle del Cervaro,8 impor- Sorvolando, per ora, su questi aspetti, preme tante corridoio di transito tra l’entroterra cam- innanzitutto evidenziare come proprio il riferi- pano e le piane della Puglia settentrionale.9 Anche mento liviano a modalità di insediamento per vici, nel caso di Luceria, quanto riportato dalle fonti che lo storico individuava quale prerogativa dei storiche in merito all’influenza esercitata dai San - Sanniti, trovi ormai puntuali corrispondenze in

47 Fig. 1. La Daunia nel IV secolo a.C.: centri principali e agglomerati secondari. quanto noto sull’articolazione insediativa dei po- delle risorse naturali disponibili, di controllo dei poli italici dell’Italia meridionale tra età arcaica e percorsi e dei traffici.17 Si tratta di esperienze non romanizzazione.16 In particolare la ricerca archeo - marginali e secondarie, non di rado espressione logica illustra oggi, con maggiore chiarezza che in di comunità ben strutturate che, investite da pro- passato, quanto solo in parte la geografia del po- cessi di gerarchizzazione sociale analoghi a quelli polamento della Daunia, nel lungo periodo com- in atto nelle formazioni preurbane, conobbero tra preso tra il tardo VII secolo a.C. e la fine del IV tardo V e IV secolo a.C. l’emergere di aristocrazie secolo a.C., fosse risolta nella variegata distribuzio- familiari dominanti. ne dei grandi agglomerati destinati ad emergere Non è ancora questa, dunque, la Daunia ‘urba - come centri direzionali della regione, unici inter- na’ che si sarebbe contrapposta alla dimensione locutori di Roma. vicana ed agro-pastorale dei Sanniti. Più in gene- È evidente, al contrario, quanto la rete dei cen- rale il quadro conoscitivo in parte puntualizzato, tral places sottendesse una fitta trama di realtà in - in parte delineato ex novo, induce a ripensare in sediative ‘minori’: unità abitative di tipo sparso o modo più ampio alle ragioni ed alle dinamiche nuclei aggregati nella forma del villaggio, spesso del conflitto socio-economico dal colorito etnico gravitanti nell’orbita dei centri principali, carat- tra Dauni e Sanniti che sarebbe stato all’origine terizzati da una distribuzione sul territorio che dell’intervento romano nella regione. assecondava esigenze di sicurezza, di valutazione Tutti i contesti indagati, in cui sia stata trovata

48 traccia di elementi estranei all’orizzonte culturale trascurare gli indizi che denotano la permeabilità daunio, evidenziano come alla migrazione, più o delle compagini ai vertici del potere; verso il meno risalente nel tempo, di gruppi di etnia san- basso, l’analisi non può arrestarsi al riconosci- nita fossero seguite, nell’interazione tra compo- mento di una multitudo in agris culturalmente ed nenti allogene e locali, forme profonde di com- etnicamente ibrida, marginale e sottomessa, ‘ormai mistione culturale, di ibridazione delle specificità indirizzata verso un rovesciamento dei rapporti identitarie, rintracciabili soprattutto nell’artico- di classe’.21 L’esistenza di un corpo sociale inter- lazione delle comunità rurali insediate vicatim in medio, a carattere misto, emerso nel IV secolo a.C. posizione periferica, ai margini dei territori con- e poi spazzato via dagli esiti della romanizza- trollati dai principali e più influenti centri di ag- zione, è acquisizione importante delle ricerche glomerazione. recenti condotte proprio nell’ambito dei già men- Quanto detto non intende riproporre l’immag- zionati agglomerati vicani ‘secondari’, attestati ine di una Daunia rigidamente divisa tra forma- tanto tra i Sanniti quanto tra i Dauni. zioni ‘preurbane’ e conservatrici, e formazioni Varrà, a questo proposito, ricordare come la periferiche, poco strutturate e più permeabili ad guida ed il controllo della piccola comunità inse- apporti esterni: fatta eccezione per Arpi, presidio diatasi entro la prima metà del IV secolo a.C. di autonomia politica e culturale, lo stanziamento nella valle del Cervaro, in località La Murgetta, di popolazioni osco-sabelliche e il diffondersi di fossi affidatero ad una ristretta elite di guerrieri contaminazioni etnico-culturali investirono indi- di originaria etnia sannitica i cui corredi funerari stintamente periferie ed abitati centrali della Dau - sono testimonianza di ragguardevoli disponibilità nia nord-occidentale e del medio-basso compren- di risorse e di intensi contatti con l’area del mel- sorio ofantino. fese; un simile profilo è emerso dall’analisi delle Ne sono testimonianza la laboriosa presa di deposizioni femminili che ha rilevato la presenza Luceria da parte dei Romani alla fine del IV secolo di figure dominanti per le quali è stato proposto a.C., al pari dell’iniziale, blanda, resistenza op- uno status identitario di ‘meticciato’ (fig. 2).22 posta a Roma da parte dei Canusini; più radicata Anche l’abitato sviluppatosi tra la fine del V e fu verosimilmente la presenza sannitica a Tiati- la prima metà del IV secolo a.C. nei pressi di Teanum Apulum, centro sorto strategicamente a Luceria, in località Casanova, avrebbe ospitato una presidio delle naturali vie di collegamento tra la collettività etnicamente mista, dinamica dal punto dorsale appenninica e la piana del Tavoliere.18 di vista economico e ricettiva nei confronti di Un’intensa compenetrazione tra l’originaria matrice apporti culturali esterni (fig. 3).23 daunia ed elementi culturali allogeni è inoltre Se questo è, dunque, il complesso milieu sociale documentata a Banzi19 dal diffondersi, sia a livel- e culturale che fa da sfondo all’intervento romano lo linguistico che nell’articolazione istituzionale in Daunia, è evidente quanto riduttivo sia ricer- del centro, di forme osche con persistenza d’uso care le ragioni del coinvolgimento di Roma nei almeno sino alla fine del I secolo a.C.; ancora più contrasti generati da una mera contrapposizione significativi, infine, i noti rinvenimenti effettuati etnica. A fronte di quanto tramandato dalle fonti a Forentum-Lavello ovvero la sepoltura di un possi- storiche antiche, che proprio alla dialettica etnico- bile mercenario sannitico e la tomba di una donna culturale riconducono le cause della contrappo- sannita20 deposta, sull’acropoli dell’abitato, tra le sizione tra Dauni e Sanniti, sono le fonti archeo- tombe principesche di tardo V e IV secolo a.C. logiche a prospettare scenari interpretativi più Proprio le evidenze di Lavello dimostrano quan- articolati. to capillare e trasversale fosse stata la penetrazione Si può forse ipotizzare che tensioni, a più livelli di componenti etniche non daunie nel tessuto so - della società daunia di fine IV secolo a.C., fossero ciale locale, sia a livello delle classi subalterne, sia esplose in una contrapposizione tra i gruppi più a livello delle elites al potere attraverso alleanze conservatori e quelli più permeabili delle aristo - matrimoniali. crazie ai vertici dei grandi centri abitati della Si avverte, pertanto, anche in questo caso, la regione; quindi tra queste, nel loro complesso, e le necessità di ampliare le prospettive della emergenti elites guerriere, spesso a composizione tradizionale tesi secondo cui soprattutto le popo- etnica mista, radicate in ambiti insediativi di tipo lazioni rurali subalterne si sarebbero mostrate vicano; infine, più in generale, tra i ceti sociali do - sensibili alle infiltrazioni sannitiche, generando minanti, in possesso dei principali mezzi di produ - legami di solidarietà destinati a collidere con gli zione, e quelli subalterni, locali e allogeni, ovvero interessi ed i privilegi delle aristocrazie ‘preur- pastori, contadini, genti nomadi o stanziali. Occorre bane’ dominanti. Verso l’alto, non sono infatti da tuttavia precisare che a supporto di tali ipotesi

49 Fig. 2. Tombe e corredi funerari della comunità insediata in località La Murgetta (da Corrente et al. 2010). non è possibile addurre né testimonianze materi- ziativa intrapresa solo da alcuni populi dauni, quelli ali, né indicazioni desunte dalle fonti letterarie. guidati dalle aristocrazie più lontane dalle dina - Nel 326 a.C. gli Apuli chiesero ed ottennero di miche di commistione identitaria-culturale in atto essere accolti come alleati del popolo romano:24 e più preoccupate dalla fuoriuscita dallo stato di nello stesso anno Arpi assicurò la propria fedeltà subalternità di gruppi sociali emergenti; gli Arpani, mentre nel 318 a.C. anche i Teanenses ed i Canusini da questo punto di vista, furono sin da principio si arresero consegnando ostaggi a garanzia della alleati preziosi, al pari dei Teanenses e dei Canusini. resa e della pace per omnem Apuliam.25 Da ultimi Le turbolenze dei Lucerini, al contrario, testi- i Lucerini, presentati nel 321 come soci boni ac fide- moniano forme di resistenza all’ingerenza romana les26 salvo poi defezionare a favore dei Sanniti,27 nell’articolazione degli assetti locali, quanto mai furono duramente sedati e ricondotti sotto il con- significative in un’area di confine tra Tavoliere e trollo romano che si tradusse, nel 315 a.C.,28 nella Sannio; ed evidentemente furono le stesse resi- deduzione della colonia latina. stenze ad armare e muovere le collettività daunie A livello di mera suggestione, si può forse ipo- che, agli inizi della terza guerra sannitica, cer- tizzare che attraverso il riferimento agli Apuli, cando il ricongiungimento con l’esercito sannita responsabili di aver chiesto ed ottenuto l’alleanza in territorio irpino, furono sconfitte da P. Decio con Roma, il racconto liviano dia notizia di un’ini - Mure a Maleventum.29

50 Fig. 3. Lucera, località Casanova: planimetria della casa A (da Corrente et al. 2008b).

Con la deduzione della colonia latina di Luceria zei32 per tornare a riflettere su modelli di città di - e, qualche decennio più tardi, la fondazione della versi da quello greco-romano e stabilire se la rinno - colonia di Venusia, al termine di una sanguinosa vata organizzazione degli spazi insediativi degli spedizione ai limiti occidentali del Tavoliere, tra il abitati dauni avesse raggiunto, in questa fase, uno massiccio del Vulture e la valle dell’, giunse standard urbano; più in generale, l’obiettivo è dunque a compimento il progetto di presidio delle quello di rianimare il confronto sulle ‘idee di città’ terre apule, ricomposizione dei rapporti etnici e e sulle diverse traduzioni materiali perseguite nel difesa delle alleanze stipulate. Atto conclusivo tempo ed archeologicamente documentate. della fase di espansione del dominio romano in In questo senso, numerosi spunti derivano dal Puglia settentrionale, la stabilizzazione del con- confronto con gli elementi emersi dal recente di- trollo territoriale, anche attraverso il ruolo svolto battito sulla complessa fenomenologia urbana pro- dalle colonie, segnò l’avvio di un lungo, sfaccetta - pria dell’Occidente antico e post-antico, che vincola to, a tratti controverso processo di interazione con l’attribuzione dello status urbano alla puntuale ve- le originarie autonomie locali, i cui esiti sociali, rifica di alcuni parametri di riferimento, pur nella culturali ed insediativi necessitano di puntuali piena valutazione delle specificità cronologiche e riconsiderazioni. contestuali:33 essere central place di un territorio dipendente; avere una significativa consistenza LA ROMANIZZAZIONE DELLA DAUNIA E LA PRESUNTA demografica; essere sede di compagini sociali ben ‘NASCITA’ DELLE CITTÀ stratificate; disporre di autonomia giuridica e di un’organizzazione ammini strativa per la gestione Il primo tema a cui è opportuno dedicare qualche degli spazi e delle strutture della collettività; qua - riflessione è rappresentato dal cosiddetto processo lificarsi per una piani-ficata e gerarchizzata artico- di urbanizzazione che i centri indigeni dauni co - lazione degli spazi, dei percorsi e delle architetture, nobbero a partire dalla fine del IV secolo a.C.: un dunque con luoghi ed edifici dedicati alla difesa, riesame della problematica si rivela necessario al alle sedi del potere, al culto, alle attività eco- fine di superare alcune desuete linee di lettura nomiche, alla residenza dei vivi ed alla deposizione che da un lato individuano il fattore scatenante dei morti; essere centro di consumo ma al tempo nell’incontro con Roma e nell’influenza esercitata stesso di produzione e ridistribuzione di beni; porsi dal modello coloniale, dall’altro vedono nella ‘na - come scenario architettonico di stili di vita urbani, scita della città’ l’esito di tale percorso. alternativi al modus vivendi rurale, nutriti di con- Si tratta di riprendere le fila di analisi in parte sapevolezza ideologica e dotati di ben riconoscibili già avviate da E. Gabba,30 E. Lepore31 e M. Maz- codici di autorappresentazione.

51 Fig. 4. Processo di accentramento delle aree abitative: i casi di Canusium e di Herdonia tra fine IV e III secolo a.C.

Fig. 5. Le mura di Herdonia (da Mertens 1995).

52 A Herdonia è ben documentata la presenza, nel III secolo a.C., di abitazioni e botteghe, realizzate in materiale lapideo e mattoni crudi, dalla sem- plice pianta quadrangolare, disposte regolar- mente a ridosso di percorsi in terra battuta o pavi- mentati (fig. 6).46 Per quanto concerne Canusium, emergono i tratti di un insediamento dallo sviluppo ancora disorganico, addensato sulle colline prospicienti la valle dell’Ofanto, fortemente condizionato dalle direttrici di attraversamento percorse sin da età arcaica e caratterizzato, alla fine del IV secolo a.C., da un’edilizia privata di modeste dimensioni e qualità tecnica, ben lontana dal modello rappre- sentato dalle coeve residenze arpane.47 Questo assetto conobbe nel corso del III secolo, in particolare nei decenni finali dello stesso, una fase di rinnovamento riconoscibile nel potenzia- mento del sistema di attraversamento interno dell’abitato mediante strade, di certo non ortogo- nali ma dai percorsi ben definiti e delimitati; nell’introduzione di un’edilizia privata più arti- Fig. 6. Herdonia: pianta delle strutture pre- colata e di prestigio; nell’avvio di un processo di annibaliche (da Mertens 1995). differenziazione delle destinazioni d’uso delle diverse aree dell’insediamento.48 Per quanto concerne i grandi centri abitati della Al tema della riorganizzazione funzionale degli Daunia, a partire dalla seconda metà-fine del IV spazi si collega quello, scivoloso, della progressiva secolo a.C., i dati archeologici documentano una emancipazione delle necropoli dai luoghi della vita. forte tendenza all’abbandono delle precedenti Tale separazione si sarebbe compiuta, contestual - modalità di occupazione del territorio per nuclei mente allo sviluppo dell’abitato accentrato, ad insediativi sparsi con conseguente accentramento Ausculum, a Herdonia,49 a Forentum. Più complesso delle aree abitative. Il fenomeno è ben attestato a risulta il caso di Canusium, dal momento che solo Canusium34 e nei vicini centri di Forentum35 e Ban - a partire dal II secolo a.C. si coglie una program- tia,36 a Salapia,37 ad Ausculum38 e Herdonia;39 stesse mata tendenza alla dislocazione delle necropoli ai dinamiche si espletarono anche ad Arpi,40 Tiati,41 margini dell’abitato. Per la fase in esame, si può Uria-Vieste42 sul promontorio garganico (fig. 4). senza dubbio riconoscere nell’area adiacente il Risulta al contrario più difficile stabilire se fosse limite settentrionale dell’insediamento ed in quella seguita la realizzazione di cinte murarie a sancire sita ai margini meridionali dello stesso, due set- un’ormai netta distinzione tra spazi interni ed tori preferenzialmente destinati alle sepolture.50 esterni. Fatta eccezione per Herdonia (fig. 5),43 Appare tuttavia ancora stretto il legame tra l’esistenza in questa fase di fortificazioni con cir- spazio dei vivi e spazio dei morti, anche all’in - cuito ridimensionato ad Arpi, Tiati, Ausculum, terno di quelle porzioni del tessuto abitativo più Salapia, Canusium è solo ipotizzata, non di rado caratterizzate in senso residenziale: tale fenomeno sulla base di alcuni riferimenti presenti nel rac- risulta ancora più evidente se si pensa al ruolo conto liviano della guerra annibalica.44 svolto, per tutta l’età repubblicana, dai monumen - Una più sistematica pianificazione dello spazio tali complessi funerari dell’aristocrazia al potere abitato è supposta per Arpi in riferimento all’arti- come polo di aggregazione insediativa, religiosa, colazione del cosiddetto quartiere delle case ari- sociale e politica. stocratiche di contrada Montarozzi; le evidenze note Sulla presenza di luoghi-edifici-aree a carattere (la casa con impluvio, la casa del peristilio, la casa pubblico, il silenzio dell’archeologia segnala un ‘del mosaico dei grifi e delle pantere’) testimonia - importante limite conoscitivo.51 no lo sviluppo, in questa fase, di una prestigiosa Non c’è sinora traccia di spazi ed edifici pub- edilizia privata di ‘tipo urbano’,45 mentre sfuggono blici ad Arpi e, almeno per il pieno III secolo, a quasi del tutto i caratteri del tessuto abitativo com- Herdonia; a Tiati (fig. 7) ed a Forentum (fig. 8) la plessivo di questo settore del centro arpano. riorganizzazione degli abitati, prodottasi a partire

53 Fig. 7. Tiati: ricostruzione dell’estensione dell’abitato e localizzazione dei santuari di IV-III secolo a.C. (da Antonacci Sanpaolo 1995). 2) Chiesa di Civitate; 3) Santa Maria di Altomare; 4) Pezze della Chiesa; 5) Coppa Mengoni. dagli inizi del III secolo a.C., sarebbe stata con- so il senso di appartenenza identitaria, si identifica - testuale all’edificazione di santuari, sorti come vano con un’oligarchia dirigente che pianificava punti di riferimento per la comunità.52 lo spazio, gestiva i culti, determinava le direttive Senza dubbio più interessanti, perché più orga - della vita politica, interagiva con Roma. nici, i dati provenienti da Canusium: la recente Quanto sinora considerato, consente dunque di rilettura, proposta da M. Corrente,53 del monu- tornare al quesito di partenza: i centri dauni, così mentale complesso di evidenze costituite dagli come ridisegnati dai processi in atto tra la fine del ipogei Lagrasta, dalla vicina area sacra di via IV ed il pieno III secolo a.C., possono essere con- Vanoni e, sebbene più tarda, dalla domus tardo siderati città? La risposta non può essere univoca repubblicana di via Generale Cadorna (fig. 9), e trascende gli stessi parametri di valutazione evo- mostra con chiarezza come nel cuore dell’abitato cati in precedenza. Laddove si intenda per città il di età post annibalica, lo sviluppo del sacro fosse luogo dell’identità collettiva di comunità varia- legato a quello del politico e quest’ultimo fosse mente organizzate, a cui si riconoscono ben precise risolto nelle prerogative, nei privilegi, negli spazi mansioni politico-amministrative e funzioni strut- dell’aristocrazia dominante.54 I luoghi del pub- turanti rispetto al territorio circostante, si può blico, del culto e della rappresentatività politica, ritenere che tale status fosse stato raggiunto. nella Canusium di III secolo, erano i luoghi dell’au- Se invece si consideri città la traduzione mate- torappresentazione del potere aristocratico che si riale di una società stratificata per composizione proiettava sulla comunità e sul tessuto insediati- e funzioni svolte, in cui l’identità comunitaria vo: l’abitato e tutto ciò che ne faceva parte, compre - trovi puntuale riflesso nell’articolazione di spazi,

54 prima fase

seconda fase

terza fase

pavimento

base e altare

cisterna

busti fittili

Fig. 8. Lavello-Forentum: il santurario in località Gravetta (da Bottini/Guzzo 1992).

Fig. 9. Canusium: localizzazione dei complessi archeologici individuati tra via Cadorna e via Vanoni (da Corrente 2009). architetture, infrastrutture costruiti, gestiti e manu - nascendi verso la dimensione urbana. tenuti per la collettività, le labili evidenze archeo - In questa seconda prospettiva, non sorprende logiche disponibili documentano per i centri dauni constatare come evidenti testimonianze di un un cammino culturale e materiale ancora in statu codice espressivo di tipo urbano si rintraccino

55 nella composizione dei corredi e negli apparati LE TERRE DEI SOCII decorativi dei monumentali complessi sepolcrali dell’aristocrazia daunia non prima del tardo III o Ai margini dei territori delle colonie di Luceria e inizio II secolo a.C.:55 segno della progressiva Venusia, tra la fine del IV e la metà del III secolo appropriazione, da parte delle elites locali, di un a.C., importanti processi riorganizzativi inve- modello culturale, tutto romano, di urbanitas che stirono gli assetti dei comprensori rimasti di per- troverà puntuale traduzione formale nella fisiono- tinenza dei singoli centri dauni legati a Roma da mia assunta dai centri dauni tra età post-anniba- alleanze che non avevano previsto annessioni lica e municipalizzazione.56 all’agro romano (fig. 10).67 Le indagini sistema- Gli effetti dell’incontro con Roma, in termini di tiche condotte in ampi settori dei territori di acquisizione di modelli e di interazione tra espe- Arpi,68 Canusium,69 Herdonia ed Ausculum,70 docu- rienze, vanno colti, dunque, più in prospettiva mentano una significativa intensificazione del che ricercati nell’età del primo contatto, per popolamento rurale di tipo sparso (fig. 11): una quanto ravvicinato e non privo di implicazioni. conquista delle terre fertili di pianura o pedecol- Fatta eccezione per Bantia, che conobbe una linari ad opera di case-fattorie con fondazioni in progressiva dinamica di auto-assimilazione urba - materiale lapideo e coperture in tegole e coppi. nistica ed istituzionale al modello della vicina Le evidenze di superficie e, laddove presenti, colonia di Venusia,57 nel complesso appare con- quelle aerofotografiche sembrerebbero ricondurre fermata l’osservazione di F. Grelle sulla difficoltà ad edifici unifamiliari dall’articolazione plani- di intravedere influssi e condizionamenti propria - metrica semplice che richiama il modello della mente latini nella fisionomia assunta dai centri casa di piccole-medie dimensioni (tra i 35 ed i 100 dauni tra la fine del IV secolo a.C. e l’età anniba- m2 circa) ad unico vano quadrato-rettangolare lica;58 e questa valutazione non tiene solo conto preceduto da vestibolo, ben documentata, tra IV delle caratteristiche degli ordinamenti istituziona - e III secolo, in numerosi contesti protourbani e li e delle forme organizzative delle comunità in- rurali della Daunia e della vicina Lucania.71 Si vestite dall’espansione romana. può, tuttavia, attribuire ampia diffusione anche a Il processo di contrazione insediativa trova complessi architettonici dalla planimetria più arti- puntuali riscontri nelle dinamiche di riorganiz- colata e dimensioni considerevoli (200-400 m2 zazione che investirono gli insediamenti della vi - circa), con vani residenziali affiancati da ambienti cina area lucana nella medesima fase cronologica, per le attività domestiche o utilizzati come magaz - in quel caso ben prima dell’impatto con Roma.59 zini, spazi esterni per gli orti o l’allevamento, e Le forme di pianificazione e di articolazione non di rado forniti di piccoli impianti per la pro- interna degli abitati indigeni di III secolo non duzione di ceramica o laterizi (fig. 12). mostrano inoltre alcun punto di tangenza con i In questo senso, per l’ambito territoriale dau- modelli espressi dalle città magno-greche e nio, un riferimento importante è rappresentato romane; al contrario risultano da un lato ancora dalle due fattorie di IV secolo indagate nei pressi sensibili alla tradizionale commistione abitazioni- di Faeto, nel settore nordoccidentale dei Monti necropoli, dall’altro vicine a soluzioni di eccel- della Daunia:72 due case autonome ma limitrofe, lenza edilizia e spazialità funzionale già speri- definite da murature con fondazione in ciottoli ed mentate in Daunia tra il tardo V e il pieno IV elevato in materiale deperibile, dotate di coper- secolo come illustrano i contesti di Casanova60 ture in tegole su travi lignee. presso Luceria, della collina del Serpente61 e di Del primo edificio (casa A), di cui si conosce Giarnera Piccola62 ad Ausculum, di Cannae-Fon - solo in parte l’articolazione planimetrica, sono tanella,63 di Minervino Murge64 ai limiti del terri- stati portati alla luce 5 ambienti ed un probabile torio canosino, o degli stessi centri di Herdonia65 e cortile; i materiali rinvenuti attestano una fun- Canusium.66 zione prevalentemente residenziale dei vani, con È noto, infine, quali fossero i principali riferi- settori destinati allo svolgimento di attività menti per l’edilizia privata di pregio, la monu- domestiche come la tessitura e la macinazione del mentale architettura funeraria, al pari delle pro- grano. Il secondo edificio (casa B) presentava una duzioni artigianali, dell’immaginario figurato, del pianta rettangolare, con estensione pari a circa 200 linguaggio materiale ed immateriale di autorap- m2, caratterizzata da tre ambienti affiancati, di cui presentazione delle elites aristocratiche domi- uno a sviluppo longitudinale, aperti su un cortile nanti: la Grecia settentrionale e le poleis magno- antistante con pavimentazione in terra battuta;73 greche prima, l’Oriente ellenistico dopo. a poche decine di metri di distanza dall’edificio, fu realizzata una piccola fornace a pianta rettan-

56 Fig. 10. Puglia settentrionale: comprensori territoriali sottoposti ad indagini sistematiche. golare per la quale, tuttavia, non è possibile ipo- tico strettamente legato a Canusium, che al con- tizzare la destinazione d’uso. trario conobbero, in tempi e con modalità diverse, Non secondarie risultano anche le testimonianze ben più complessi processi di emancipazione po - di ‘conservazione dell’esistente’, ravvisabili non litico-istituzionale. Sempre in ambito ofantino si solo nelle tracce di occupazione precedente al IV pone l’abitato di Cannae che conservò l’originaria secolo riscontrate per molte delle fattorie di età fisionomia di esteso insediamento costituito da ellenistica, quanto soprattutto nella continuità di nuclei sparsi su una superficie complessiva di vita che conobbero alcuni agglomerati abitativi circa 40 ettari (fig. 13);78 pur bloccato nel suo svi- già attestati a partire dall’età arcaica, non di rado luppo verso la dimensione della città, tra la fine gravitanti nell’orbita dei centri dauni maggiori. del IV e il III secolo a.C. l’intero abitato fu oggetto Le fonti ricordano gli oppida di Gereonium, Acuca, di una sistematica pianificazione degli spazi che Planisium, verosimilmente da ubicare nel com- portò all’individuazione di percorsi viari definiti, prensorio della valle del fiume Fortore,74 per i di aree artigianali, di settori funerari localizzati ai quali è difficile ipotizzare una continuità di vita limiti degli edifici residenziali.79 protrattasi molto oltre la conclusione del conflitto Il panorama dei cosiddetti ‘agglomerati secon- annibalico; a questi si aggiungono i centri di dari’ o vici,80 appare in realtà ben più variegato ed Aecae,75 nella valle del Celone, di Vibinum,76 in articolato di quanto il riferimento ai siti sum- quella del Cervaro, di Bardulos,77 approdo adria- menzionati possa indurre a ritenere: sono, infatti,

57 Fig. 11. Valle del Carapelle: intensificazione del popolamento rurale di tipo sparso a partire dalla seconda metà-fine del IV secolo a.C. ben più numerosi gli aggregati abitativi di picco- forme agrarie ed insediative proprie delle comu- la-media estensione che la recente ricerca archeo- nità daunie locali, poco importa se come esito di logica ha potuto documentare sia nelle fertili valli un’imposizione o di un’imitazione.88 fluviali che sulle pendici collinari della Daunia, a Il piccolo-medio appoderamento coloniale è testimonianza della persistenza di forme origi- riflesso di strutturazioni sociali e di ordinamenti narie, quasi autoctone, di organizzazione della giuridici ancora del tutto estranei all’esperienza popolazione rurale. delle comunità indigene. È tuttavia l’esplosione dell’insediamento sparso Più solida risulta l’ipotesi di riconoscere, nel ad assumere i caratteri di macrofenomeno inse- fenomeno in esame, la prova insediativa dell’esi- diativo, espletatosi in evidente sincronia all’in - stenza di forti interessi fondiari da parte delle terno di contesti geografici differenti e distanti aristocrazie ascese ai vertici dei poteri locali, le cui (fig. 14):81 dal distretto salentino82 al territorio di enormi ricchezze derivavano proprio dalla di - Silvium-Gravina di Puglia,83 dalle valli del Brada- sponibilità e dallo sfruttamento di ampie proprie - no84 e del Basentello85 alla Lucania interna86 e tir- tà terriere89 nonché, a partire dalla metà del III renica.87 Un trend globale che investì l’intera real - secolo, dall’esportazione di parte della produzio- tà italica meridionale e che, per quanto concerne ne verso i mercati adriatici ed egei.90 nello specifico la Daunia, necessita ancora di un’a - Resta, tuttavia, ancora da chiarire chi material- deguata interpretazione. mente occupasse le fattorie attestate nelle cam- Non convince innanzitutto l’ipotesi di conside - pagne, quale fosse la caratterizzazione dei nuclei rare il capillare popolamento delle campagne in familiari stanziati e quali le dinamiche di gestione questa fase storica come esito dell’influenza eser- delle proprietà aristocratiche. citata dal modello di organizzazione fondiaria Le conoscenze attuali sulla strutturazione delle proposto dalle colonie di Luceria e Venusia sulle comunità daunie in questa fase storica inducono

58 Fig. 12. Case rurali di fine IV-III secolo a.C. site in località Niola nei pressi di Faeto (1a-1b, da Corrente et al. 2008a), Monte Moltone nei pressi di Tolve (2, da Volpe 1990) e Mancamasone nei pressi di Banzi (3, da Volpe 1990). a pensare a forme di gestione per affidamento a L’EREDITÀ DI ANNIBALE soggetti sociali privi di qualsiasi rappresentatività politica ma, al contrario, legati all’oligarchia fon- In che modo e con quali esiti la guerra annibalica diaria da forti vincoli di dipendenza o di effettivo incise sugli assetti insediativi sinora delineati? asservimento.91 Su questi aspetti sono numerose Rispetto a questo tema, già da tempo si è regi- le incertezze su cui si potrebbe far luce solo a strato un profondo cambiamento di orizzonti in - seguito di interventi di scavo mirati ad indagare terpretativi93 che ha dissolto quasi del tutto le im - i contesti abitativi e le aree di necropoli limitrofe. magini di devastazione, irreversibile decadenza, Aldilà della caratterizzazione sociale del feno- progressiva marginalizzazione dell’Italia meridio- meno insediativo in esame, sarebbe opportuno, nale prospettate dagli scenari toynbeeani della inoltre, verificare la possibilità di creare un colle - Hannibal’s Legacy.94 gamento tra la progressiva ‘conquista della terra’, Sarebbe tuttavia rischioso proporre visioni operata dalle fattorie sorte a partire dai decenni ireniche che ridimensionino eccessivamente la finali del IV secolo, e processi epocali di ben più portata di una vicenda comunque epocale:95 il ampia portata quali crescita demografica, diffusio - conflitto romano-cartaginese fu per la Daunia ne dell’arboricoltura, rinnovamento delle tecniche innanzitutto un evento traumatico, segnato da e degli strumenti tradizionali dell’agricoltura per assedi, saccheggi, distruzioni. la messa a coltura intensiva ed estensiva di terre Herdonia fu razziata e i suoi abitanti deportati, nuove.92 Venusia96 subì perdite tali da indurre il Senato, nel 200 a.C., a disporre una nuova deduzione di co- loni per colmare i vuoti prodotti nelle campagne

59 Fig. 13. Ipotesi di sviluppo dell’agglomerato insediativo di Canne tra VI e IV secolo a.C.

60 Fig. 14. Esplosione dell’insediamento sparso in comprensori diversi della Puglia settentrionale tra fine IV-inizi III secolo a.C. dalle vicende belliche, Cannae fu distrutta e la cui portata fu tale da impressionare per secoli l’im- rocca conquistata dall’esercito punico proveniente maginario collettivo, diventando di fatto arche- da Gereonium.97 Proprio nel caso del vicus can- tipo di ogni drammatica débacle: così, nella per- nense, le notizie fornite dalle fonti sembrerebbero cezione di Ammiano Marcellino, vissuto ben sei trovare importanti riscontri archeologici: le ricog- secoli dopo la battaglia del 216 a.C., la sconfitta nizioni condotte nell’area dell’abitato non hanno subita dai Romani ad Adrianopoli nel 378 d.C. si rilevato traccia di frequentazioni successive alla sarebbe potuta paragonare solo a quella inflitta da fine del III secolo a.C. in nessuno dei nuclei inse- Annibale all’esercito romano nei pressi di Canne.100 diativi presenti sul pianoro di San Mercurio.98 Ancora più incisive si rivelarono le conseguenze All’abbandono dell’insediamento, per il quale si delle annessioni territoriali attuate da Roma ai può solo ipotizzare una riorganizzazione post- danni dei centri dauni colpevoli di aver tradito annibalica sulla sommità del Monte di Canne pro- l’alleanza (fig. 16).101 trattasi sino ad età tardoantica, sarebbe inoltre Arpi fu tra i più colpiti. Nell’ager publicus populi corrisposta una drastica contrazione dei siti atte- Romani confluirono buona parte delle terre distese stati nelle campagne circostanti (fig. 15).99 ad occidente dell’abitato, fra i fiumi Cervaro e Si pensi, infine, alla celebre disfatta subita dall’e- Vulgano verso Aecae, e le importanti pertinenze sercito romano sulle sponde del fiume Ofanto, la sulla costa adriatica;102 proprio in questo settore

61 Fig. 15. Evoluzione degli assetti insediativi della campagne cannensi tra il IV e la metà del I secolo a.C.

62 Fig. 16. Carta della Puglia settentrionale con indicazione dei nuclei più consistenti di tracce riconducibili ad interventi di divisio e adsignatio. del territorio arpano, nel 194 a.C., fu fondata la Analoghe penalizzazioni colpirono anche i cen- colonia civium di Sipontum,103 a ridosso di un’am - tri di Tiati, Aecae, Vibinum, Salapia.107 Ad Ausculum pia laguna che ne ospitò l’impianto portuale di le annessioni avrebbero riguardato con certezza cui è nota la fortuna e l’importanza come luogo gli ampi pianori estesi a O-NO della città, come di confluenza delle produzioni agricole apule e indicato dalle tracce di centuriazione riferibili ad porta aperta verso l’Adriatico e l’Oriente.104 interventi di assegnazione fondiaria avvenuti a Gli interventi punitivi inflitti alla comunità ar - partire dall’età graccana; estesi settori di agro pana segnarono l’avvio del processo di declino in - pubblico sono quindi attestati nei pressi di Her - sediativo e politico della città;105 non sembrano donia ed anche in questo caso, le terre pubbliche cogliersi, al contrario, cesure significative nell’arti- furono interessate, in età graccana, da estensivi colazione degli insediamenti rurali attestati nel interventi di centuriazione.108 comprensorio un tempo controllato dalla metro- Conosciamo troppo poco di Ausculum per valu- poli arpana, come evidenziano i risultati delle tare se il centro avesse risentito degli eventi post- ricognizioni condotte nella valle del Celone che annibalici. Nella vicina Herdonia, al probabile rien- re gistrano, per il II secolo a.C., solo un lieve calo tro della popolazione deportata, fece seguito sia la del numero complessivo dei siti rispetto alla fase ristrutturazione degli edifici preesistenti che un’in - precedente la guerra annibalica.106 tensa ridefinizione complessiva della topografia

63 dell’abitato mediante l’adozione di un modello discontinuità insediativa si registri proprio nelle urbanistico di matrice romana:109 dunque una con- campagne ofantine e si riferisca all’abbandono del tinuità di vita che, al tempo stesso, fu profonda dis- 25% dei siti attestati nella valle alla fine del III seco- continuità con il passato pre-annibalico (fig. 17). lo: una contrazione, senza dubbio significativa, Nessuna cesura è ravvisabile, allo stato attuale che in nessun modo offusca la percezione com- delle ricerche, nell’organizzazione delle campag- plessiva di un popolamento rurale post-annibalico ne del tratto della valle del Carapelle compreso ancora intenso e capillare.111 tra i due centri: fatta eccezione per il definitivo Persistenza e discontinuità: per quanto antitetici, abbandono dei piccoli agglomerati insediativi an - sembrerebbero questi, dunque, i caratteri distinti - cora attestati nel corso del III secolo ai piedi della vi della fase storica che seguì al termine del con- collina di Ascoli Satriano, l’evidenza di superficie flitto. La stessa costituzione di ampi settori di sembra attestare una lunga frequentazione per le agro pubblico, incuneati tra i territori rimasti in fattorie individuate nel territorio in esame già a possesso delle collettività indigene, rappresentò, partire dagli inizi dello stesso secolo.110 di per sé, un fattore di complessità nella ridefini - In questo contesto, ben diverso fu il tratta- zione degli assetti amministrativi, insediativi ed mento riservato da Roma a Canusium, premiata economici della Daunia di fine III secolo. per la fedeltà dimostrata nelle difficili fasi della È noto come già a partire dal 201 a.C., su inizia- guerra annibalica. Nella fisionomia assunta dall’a - tiva del Senato, fosse stata predisposta ed attuata bitato nel corso del tardo III secolo, quanto nelle una ripartizione delle terre disponibili nel Samnium manifestazioni ostentatorie dei monumenti sepol- e in Apulia ai veterani di Scipione;112 i generici crali è possibile cogliere l’orgoglio conservatore e riferimenti delle fonti e l’assenza di affidabili indi- la forza di una classe dirigente locale per nulla catori archeologici non consentono di individuare scalfita, anzi rafforzata, dagli eventi. con esattezza né in quali comparti territoriali e Rispetto allo scenario delineato, è singolare con quali modelli gromatici avessero operato i notare come il dato relativo ad una più sensibile decemviri incaricati di effettuare l’appoderamen - to,113 né quanti assegnatari fossero stati stanziati, espellendo i possessori indigeni.114 Se la proposta di ricondurre le attestazioni delle tribù Galeria e Cornelia nel Tavoliere alla sistema- zione dei veterani della guerra annibalica avesse colto nel segno,115 si potrebbe disporre di impor- tanti elementi indiziari sulla presenza dei coloni romani che avevano beneficiato della lottizza - zione. In questa prospettiva, appare suggestiva l’ipo - tesi, avanzata da F. Grelle, di ricollegare l’elevata densità insediativa registrata, sino alla fine del II secolo a.C., nelle campagne della valle del Celone agli assetti poderali indotti dallo stanziamento dei veterani di Scipione:116 in questo importante setto - re della Daunia, controllato in origine dal centro di Arpi, quindi confluito nell’agro pubblico, la soprav- vivenza del preesistente sistema delle fattorie di piccole-medie dimensioni troverebbe quindi giu - stificazione nella presenza dei nuovi assegnatari. Il dato relativo alla continuità di vita dell’inse- diamento sparso sino alla fine del II a.C., all’in - terno di comprensori sottratti alle pertinenze delle civitates daunie, appare tuttavia ben più genera- lizzato, come rilevato dalle indagini territoriali con- dotte nei pressi di Aecae, di Herdonia, di Ausculum : un’evidenza diffusa che, pertanto, mal si concilia con il presupposto carattere ‘contenuto’ delle as - Fig. 17. Herdonia: pianta del foro post-annibalico segnazioni viritane effettuate in questa fase. (da Mertens 1995). È probabile, dunque, che, in molti casi, le ari -

64 stocrazie fondiarie indigene fossero riuscite in balica è verosimile fossero ancora le coltivazioni tempi brevi a recuperare, o di fatto a non perdere di cereali, che per secoli avevano costituito la mai, le terre che avrebbero dovuto cedere a se- principale fonte di ricchezza delle aristocrazie guito delle sanzioni imposte da Roma: pur all’in- fondiarie ai vertici dei poteri politici locali; in terno del nuovo regime degli agri pubblici, si sa - assenza di indicatori archeologici che possano te- rebbero quindi perpetuate preesistenti modalità stimoniare l’incremento postbellico della produ - di popolamento e di sfruttamento del territorio.117 zione cerealicola, conferme indirette derivano D’altra parte, l’archeologia funeraria ad Arpi, ad dalle fonti storiche e letterarie. Livio racconta Ausculum¸ a Teanum Apulum, a Uria-Vieste mostra come dall’Apulia provenisse parte della fornitura di quali ricchezze, ruolo sociale e dunque influen - di cereali per gli eserciti romani stanziati nei Bal - za politica, la tradizionale elite daunia disponesse cani ed in Oriente, in occasione della terza guerra ancora tra la fine del III ed il II secolo a.C. No- macedonica,118 ed in Apulia fosse stato inviato nostante questo, è tuttavia difficile pensare che, d’urgenza, nel 172 a.C., il pretore Cn. Sicinius per nel suo complesso, il sistema della grande pro- fronteggiare un’improvvisa invasione di locuste, prietà aristocratica si fosse preservato pressoché pericolose per lo stato delle coltivazioni.119 inalterato, irrigidito nella riproposizione di arcaici Ad Artemidoro di Efeso, che visitò la Daunia modelli di conduzione indiretta, asservita e di - sul finire del II secolo a.C., si deve, invece, l’im - pendente. portante testimonianza relativa ai flussi di grano Occorre infatti chiedersi se le azioni punitive e convogliati verso il porto di Sipontum e lì imbar- gli espropri attuati da Roma ai danni delle civi- cati per alimentare scambi sulla lunga distanza;120 tates ribelli, al pari della convivenza con l’assetto ancora in questa fase, almeno sino alla metà del poderale indotto dall’insediamento dei coloni ro- II secolo, un ruolo centrale nella gestione delle mani, potessero aver agito da fattore di rottura nei relazioni con i mercati del Mediterraneo orientale, confronti dei legami di dipendenza tra oligarchia sarebbe stato svolto dagli esponenti più intrapren - fondiaria e comunità contadina, avviando pro- denti delle classi dirigenti daunie e messapiche, cessi di emancipazione e di autonomo appodera- evidentemente attratti dalle prospettive econo - mento familiare. miche derivanti dalla commercializzazione dei cereali del Tavoliere e dell’olio salentino.121 VINEAE, ARBUSTA E PAESAGGI AGRARI DI ETÀ POST- Proprio all’inserimento del mezzogiorno adria - ANNIBALICA tico in circuiti di scambi più estesi ed intensi sa- rebbe da collegare, secondo una consolidata tradi - La guerra annibalica e le conseguenze del ripri- zione interpretativa, la progressiva diffusione delle stino del dominio romano non produssero, come colture della vite e dell’ulivo, orientate a produ - si è visto, alcun tracollo negli assetti insediativi zioni per il consumo locale e per la circolazione della Daunia degli inizi del II secolo a.C.; tan- mercantile.122 In realtà, per quanto concerne la tomeno determinarono l’avvio di inarrestabili Daunia, l’assenza di mirate ricerche di archeologia processi di marginalizzazione economica. agraria consente solo valutazioni ipotetiche su Allontanata definitivamente l’immagine di tempi, modalità, tecniche con cui la viticoltura e campagne apule scisse tra gestione latifondistica l’olivicoltura furono introdotte e praticate, nonché e pastorizia transumante, si è sostanziato di solide sull’estensione delle aree interessate da tali colti- fondamenta storico-archeologiche il ritratto di vazioni. Le incertezze riguardano un ampio arco una regione dalle capacità produttive molteplici cronologico che va dall’età arcaica sino al tardo II e diversificate, adeguate a soddisfare le esigenze secolo a.C.: solo a partire da questo periodo in dei mercati locali e pronte a proporsi sulle scene poi, infatti, l’indagine archeologica può avvalersi dei commerci transadriatici e mediterranei. L’età di contesti indagati ed evidenze aerofotografiche post-annibalica fu, dunque, età di potenziamento utili per tentare caratterizzazioni, necessariamen - dell’economia locale: ciò senza indurre ad antici- te preliminari, dell’entità e dell’intensità dell’ar - pare, alla fase in esame, fenomeni e processi rin- boricoltura specializzata. tracciabili solo a partire dalla fine del II secolo In attesa, pertanto, di nuove ricerche che fac- a.C. quali lo sviluppo capillare delle colture spe- ciano luce su tali aspetti e sostanzino la più volte cializzate, la vocazione mercantilistica ed espan- postulata intensificazione post-annibalica delle siva dell’agricoltura, l’intensificazione dell’alle- colture specializzate a prevalente vocazione mer- vamento transumante. cantilistica, può rivelarsi comunque utile formu- A caratterizzare il paesaggio agrario della lare alcune considerazione sulla scia delle poche Daunia e, più in generale, della Puglia post-anni- testimonianze già disponibili.

65 Tra queste, per quanto concerne nello specifico Luceria, a Venusia, a Sipontum o ancora nei vete - la coltivazione della vite, varrà ancora una volta rani beneficiari delle assegnazioni decemvirali, gli menzionare il passo del De re rustica di Varrone in attori di un trasferimento di tradizioni, saperi e cui, a margine della descrizione dei sistemi di tecniche agronomiche già in uso nei contesti terri - aggiogamento delle vigne alte impiegati in Italia,123 toriali di provenienza? si menziona la presenza di viti maritate ad alberi Se così fosse, i tratti caratterizzanti del paesag- di fichi nei pressi di Canusium e di viti a sostegno gio dell’agricoltura specializzata nella Daunia morto nei territori di Arpi e di Brundisium. postannibalica non sarebbero da ricercare nella Nel sistema della vite a sostegno vivo, come piantagione intensiva, a filari stretti e su sostegno noto, si riconosce l’espressione di una tradizione morto, quanto in un sistema promiscuo di colti- viticola tutta italica, di derivazione latina ma con- vazioni diversificate, evidentemente più adatto ad divisa anche dagli Etruschi che ne favorirono la integrarsi con l’intrinseca vocazione cerealicola diffusione in Italia meridionale, in particolare in della regione.130 E non solo. In numerosi passi dei Campania, a seguito dei processi espansivi in atto trattati agronomici di Catone e Varrone vi è chiara nel corso del VI secolo.124 È difficile stabilire in testimonianza di come, all’interno dei fondi colti- che epoca, secondo quali direttrici e con quale vati a vite alberata, fosse consuetudine lasciare capillarità questa tradizione fosse penetrata in pascolare il bestiame,131 senza alcun condiziona- Daunia: a livello di mera suggestione si potrebbe mento di carattere stagionale rispetto ai diversi pensare che questo sapere agronomico, tra VI e V stadi di crescita della vite; fondi coltivati a semi- secolo, avesse percorso le medesime vie interne nativo, popolati di olivi o di viti alberate, a riposo fluviali di circolazione del bucchero, delle ante- dopo il raccolto o in attesa delle semine primave- fisse, dei bacili bronzei e, più in generale, dei ri - rili, potevano quindi offrirsi come pascoli inver- tuali connessi al banchetto.125 Allo stesso modo, nali132 al proprietario o ad affittuari temporanei. sia per le fasi pre-protostoriche che per le età È noto come, sin da età arcaica, in Daunia fosse storiche più risalenti, non sono sinora noti indizi praticato l’allevamento stanziale degli equini, per- riferibili a forme locali, del tutto autoctone, di altro sostenuto dalle richieste di forniture per la coltivazione della vigna che, al pari di quanto cavalleria romana.133 Appare tuttavia verosimile documentato in altri contesti dell’Italia centro- che, proprio a partire dagli inizi del II secolo a.C., meridionale ed in sulare,126 risultano tuttavia plau- nella regione si fossero avviate, secondo le moda- sibili, anche in considerazione degli intensi con- lità della transumanza orizzontale, forme intensi - tatti esistenti, a partire dell’età del Bronzo, tra ve di allevamento degli ovini, favorite da un lato Puglia settentrio nale ed area egea.127 dall’ampia disponibilità di terre pubbliche pre- A fronte di tante problematicità nella defini - senti nel Tavoliere, sulle quali è plausibile fossero zione di un quadro locale chiaro ed attendibile, confluiti, sin da principio, gli interessi di impren- non sembrano sussistere dubbi sulla diffusa pre- ditori romani e pastori; dall’altro nella possibilità senza della vite a sostegno vivo nelle campagne offerta dagli assetti colturali delle campagne dau- del suburbio romano tra il IV ed il pieno II secolo nie, di conciliare cerealicoltura, arboricoltura e a.C.: le viti alberate avrebbero profondamente pastorizia. caratterizzato gli assetti agrari di età repubblicana È difficile ritenere che l’attività pastorale tran- delle terre estese a sud ed a est dell’Urbe, asso- sumante si fosse caratterizzata, sin da principio, ciandosi a forme di coltura promiscua.128 In questo come macrofenomeno economico ad ampio rag- senso, il dato archeologico sembra trovare impor- gio, con importanti implicazioni commerciali con- tanti riscontri in quanto attestato dalle fonti lette - nesse alla produzione laniera: si datano, infatti, a rarie: nel De agricultura di Catone, tutti i riferimen- partire dalla fine del II secolo a.C., le notizie che ti alla vinea rimanderebbero alle caratteristiche attestano l’esistenza di consistenti e periodici della vigna con tutori vivi e cereali o prato negli flussi di uomini e greggi tra le regioni appenni - interfilari ovvero all’unico sistema di allevamento niche e l’Apulia, passando per Luceria e successiva- della vite conosciuto a Roma, in Etruria e nel La- mente per Canusium, centro laniero tra i più impor - zio prima della diffusione, a partire dalla fine del tanti dell’intera penisola.134 Occorre tuttavia non II secolo a.C., del vigneto in monocoltura inten- trascurare alcuni importanti indicatori che sembre- siva a sostegno morto.129 rebbero attestare, già per la fase post-annibalica È possibile allora ipotizzare che anche in Dau - in esame, la consistenza e la rilevante portata del nia, tra IV e II secolo a.C., lo sviluppo della viticol - fenomeno. Si pensi ad esempio ai santuari indi- tura si fosse espresso nella forma delle viti albera - viduati nei pressi di Teanum Apulum, a ridosso del te? È plausibile riconoscere nei coloni insediati a tracciato del Regio Tratturo Aquila-Foggia, la cui

66 vitalità, tra III e II secolo a.C., è testimonianza del secolo a.C., come conseguenza degli interventi ruolo svolto come luoghi di culto e di sosta lungo graccani di divisio et adsignatio dell’agro pubblico l’importante direttrice di spostamento di uomini apulo non ancora assegnato,140 i significativi cam- e pecore tra il Sannio e la Daunia;135 o ancora agli biamenti nelle modalità di gestione delle attività interventi edilizi documentati, tra II e I secolo agricole cui si è fatto sinora riferimento. a.C., nel settore meridionale del tessuto urbano di L’analisi dell’ampia copertura aerofotografica Canusium, gravitante lungo l’asse tratturale Foggia- obliqua e verticale disponibile per la Puglia set- Ofanto, che trasformarono precedenti strutture a tentrionale, attraverso l’individuazione ed il ri - destinazione abitativa in impianti artigianali con conoscimento delle tracce riferibili ad evidenze vasche ed articolati sistemi di canalizzazione delle archeologiche sepolte, consente infatti di notare acque.136 come, entro le fitte maglie delle ripartizioni centu - Ma torniamo a Varrone e riprendiamo la rifles - riali, con piena coerenza di orientamenti, si fossero sione avviata sul brano dedicato alle vigne aggio- articolati appezzamenti fittamente piantati con gate, con una necessaria, per quanto ovvia, consi- viti e ulivi (fig. 18). Le fotografie restituiscono l’im- derazione: non vi è ragione di dubitare che, nel magine di un paesaggio agrario votato alla spe- fornire un’attenta descrizione dei diversi sistemi di cializzazione colturale. Gli uliveti sono definiti aggiogamento delle vigne alte in uso nelle cam - dalle fosse d’impianto, distribuite con una di- pagne italiche, l’autore avesse attinto alle proprie stanza media di circa 8 m l’una dall’altra; i vigneti conoscenze, sia quelle dirette, quindi a lui coeve, sono invece individuati dalla serrata successione sia quelle indirette, quindi coeve o di poco risalenti. delle trincee di innesto, rigorosamente parallele e Il dato riportato dall’agronomo riflette, per- poste ad una distanza reciproca di circa 3-4 metri: tanto, assetti in atto nei decenni iniziali del I seco - un modulo raccomandato da Columella poiché lo a.C. e registra la coesistenza, in Apulia, di tra - consentiva all’aratro di muoversi agevolmente tra dizioni viticole profondamente diverse. A fronte, i filari della vigna per le operazioni di pulizia e infatti, del riferimento alla coltura della vite albera - dissodamento del terreno.141 ta nel comprensorio canosino, Varrone menziona L’evidenza aerofotografica attesterebbe, quindi, la presenza di vigne a sostegno morto nei territo- l’esistenza di un legame molto stretto tra gli esten- ri di Arpi e Brundisium, al pari dell’agro di Medio - sivi interventi di centuriazione, documentati in lanum o di quello Falerno. Apulia ed indotti dalla riforma graccana,142 e lo Il sistema di allevamento della vite mediante sviluppo di un’agricoltura intensiva nelle forme l’impiego di sostegni quali pali, giunchi o canne, delle monocolture specializzate, favorita peraltro singoli o variamente disposti a formare pergolati, anche dalla considerevole ampiezza dei lotti attri - costituiva il presupposto essenziale per lo svilup - buiti agli assegnatari.143 po della viticoltura intensiva; non contemplato da In questo senso, il riferimento varroniano alla Catone,137 il vigneto intensivo a sostegno morto è, tradizione canosina di coltivare la vite su sostegni come si è visto, ben noto a Varrone138 ed a Colu - vivi, acquista significati ben più ampi della sem- mella che, ai fini di una maggiore redditività delle plice annotazione erudita: fedele a Roma anche coltivazioni, raccomandava anche distanze assai nelle difficili fasi della guerra annibalica, Canusium ristrette tra le trincee d’impianto.139 Ad una valu- non fu colpita da decurtazioni del proprio terri- tazione complessiva delle indicazioni fornite dalle torio di pertinenza che, pertanto, non fu oggetto fonti letterarie, si è indotti dunque a ritenere che, di interventi di ripartizione fondiaria ed asseg- nel I secolo a.C., alla tradizionale pratica della nazione a nuovi proprietari. Non c’è ragione per viticoltura promiscua, caratteristica dei paesaggi dubitare, dunque, che gli assetti poderali preesi - agrari italici di età repubblicana, fosse ormai del stenti, al pari delle modalità di sfruttamento ed tutto subentrata la vinea intesa come piantagione utilizzazione delle risorse agricole, si fossero in monocoltura che richiedeva investimenti cospi- preservati senza significativi cambiamenti: ai cui ma garantiva livelli di produttività più elevati. margini dell’Apulia centuriata, nel comprensorio Le annotazioni varroniane testimoniano come canosino si perpetuarono forme di gestione in questo processo di specializzazione agricola, ad promiscua delle terre, assecondando evidente- evidente vocazione mercantilistica, fossero state mente anche le pe culiari caratteristiche morfo- coinvolte anche le campagne dell’Apulia et Cala - logiche e le vocazioni produttive originarie dell’a - bria, dal comprensorio brindisino alle piane del rea. Lungi dal configu rarsi come sinonimo di Tavoliere. In attesa di più approfondite indagini arretratezza nello svilup po economico locale, la archeologiche, si propone solo un’ipotesi inter- possibilità di integrare colture arboree, seminativi pretativa che porterebbe a datare alla fine del II e pastorizia in un ampio distretto posto a ridosso

67 Fig. 18. Fotografia aerea verticale di un settore dell’ampia piana estesa ad O di Foggia. Cropmarks positivi consentono di riconoscere i limites della centuriazione, entro cui si dispongono con regolarità sia trincee per vigneti intensivi che fosse d’impianto per ulivi. delle piantagioni mo nocolturali del Tavoliere, può del potere’, si è giunti alla teorizzazione della essere annoverata tra gli agenti propulsivi che compenetrazione progressiva tra nuovi assetti e favorirono, a partire dal I secolo a.C., l’emergere forme autoctone, in un compromesso tra persi- del comprensorio canosino quale bacino di rifer- stenza e innovazione che si risolse solo nell’entità imento per l’allevamento transumante e la pro- statuale emersa a seguito delle guerre sociali e duzione laniera. della municipalizzazione. È questa, d’altra parte, la prospettiva che si rin- CONCLUSIONI traccia nelle considerazioni di E. Gabba sulla pre - servazione, attuata da Roma, degli equilibri socio- Il flusso di dati nuovi prodotti dalle ricerche che, economici indigeni e delle forme di sfruttamento nel corso degli ultimi vent’anni, hanno riguardato delle terre;144 o nelle riflessioni di L. Capogrossi città, insediamenti rurali, interi comprensori ter- Colognesi sulla persistenza di assetti fondiari pre- ritoriali della Daunia romana, ha contribuito in romani all’interno delle strutture territoriali defi- modo significativo a rimodellare i quadri conosci - nite da Roma ed estese ai popoli italici.145 tivi ereditati dalla precedente tradizione di studi: Una maggiore attenzione agli aspetti identitari più precise risultano le cronologie, più definiti i originari, alle espressioni materiali e immateriali processi evolutivi, meglio caratterizzate le diverse delle tradizioni culturali autoctone, caratterizza, tipologie insediative attestate. invece, le argomentazioni percorse e riproposte Più in generale, trascendendo anche il partico- dal vivace dibattito sui rapporti tra Roma e l’Oc - larismo regionale, è evidente quanto sia mutato cidente che ha visto impegnati soprattutto storici nel tempo l’approccio interpretativo nei confronti ed archeologi del mondo anglosassone.146 Se un della romanizzazione ovvero delle dinamiche con comune denominatore tra le argomentazioni so - cui si produsse il radicamento della presenza ro- stenute può essere agevolmente rintracciato nella mana nel mondo italico, in una dialettica tra acqui - destrutturazione del modello ‘forte’ di romanizza - sizione e sostituzione del preesistente. Dalla teoria zione, ben più eterogenei si sono rivelati i risulta - del contrasto, della forzata reductio ad unum delle ti finali di tali percorsi di ricerca, rappresentati in diversità locali, dell’imposizione dei modelli isti- alcuni casi dalla negazione concettuale, con con- tuzionali-giuridici-insediativi emanati dal ‘centro seguente ostracismo terminologico; in altri, più

68 ragionevolmente, da un’idea di romanizzazione di testimonianze sulla vivacità insediativa ed eco- ‘al plurale’, da comprendere attraverso puntuali nomica della regione ben oltre la fine del III secolo, analisi contestuali. per far luce sui processi di lunga durata che furo- Si pensi, a tal proposito, alle modalità con cui no innescati, a conclusione delle vicende belliche, si espresse l’intervento di Roma nella Daunia, alle dall’emergere delle fisionomie urbane, dall’ampli- strategie di acquisizione e di gestione del con- amento delle pertinenze territoriali del popolo trollo territoriale: è evidente quanto poco si pre - romano, dalla lenta destrutturazione dei rapporti stino ad interpretazioni univoche e generalizzate. fondiari arcaici, dal rinnovamento delle pratiche All’azione forte e diretta, di profonda rottura agricole, dall’avvio dell’allevamento transumante. con il preesistente, attuata con la deduzione della colonia di Luceria e la riorganizzazione del terri- NOTE torio circostante, al pari di quanto accadde poco dopo a Venusia e Brundisium, corrispose la ricerca * Sono grato al prof. Giuliano Volpe per aver ispirato di equilibri, mai paritari ma non invasivi, con le questo lavoro e per il supporto con cui da anni sostiene altre collettività locali. le mie ricerche sulla Daunia romana e tardoantica. A fronte della fedeltà assicurata dalle aristo - Desidero inoltre ringraziare la prof.ssa Marina Silves - trini, il prof. Francesco Grelle e il prof. Massimo Osanna crazie emerse alla guida delle civitates daunie per aver letto il manoscritto e per i preziosi suggeri- alleate e dunque della certezza di un controllo menti forniti. indiretto ma efficace del territorio, il nuovo ordine 1 Volpe 1990, 35-36; Pani 1992, 599; Grelle 1992, 29-42. politico agì da un lato come fattore di accelera - 2 Torelli 2011, 203-218; Corrente 2012b. 3 Da intendersi nei rapporti con la madrepatria, soprat- zione delle trasformazioni sociali, insediative, tutto Macedonia e Grecia nord-occidentale per la fase economiche in atto, dall’altro come garanzia di in esame. Contatti, anche intensi, tra la Daunia e il sopravvivenza di privilegi, tradizioni culturali, mondo coloniale magno-greco, in particolare Metaponto assetti comunitari e fondiari indigeni da tempo e l’arco costiero ionico, sono ben noti a partire dal VI consolidati. secolo a.C. Si vedano Mazzei 1984, 183-211; D’Ercole 2008. 4 D’Ercole 2002. Tra presidio diretto e conservazione ‘control- 5 De Benedittis 2006, 307-316. lata’ dell’esistente, è verosimile che un ruolo im - 6 Bettini 1981, 7-26. portante nel consolidamento del dominio fosse 7 Corrente et al. 2008a, 345-347. affidato alla religio importata da Roma e, in par- 8 Corrente et al. 2010, 327-358; Corrente 2012a, 167-193. 9 Martino 2012, 15-33. ticolare, alla cultura devozionale attraverso cui 10 Liv. 9.15.3; 9.26.1; 9.26.2 tessere relazioni immateriali ma non meno forti, 11 Corrente et al. 2008b, 375-384. nutrite di senso di appartenenza e di condivisione 12 Marchi 2009, 330. comune. In questo senso, si rivela significativa la 13 Corrente 1993, 7-42; Corrente/Maggio 2008, 82. 14 Liv. 9.13.6-7. Cfr. Torelli 1992, 608-619. presenza di votivi latini, analoghi a quelli della 15 147 Torelli 1992, 608. stipe di Lucera-Belvedere, tra le offerte devo - 16 Osanna 2009; Attema/Burgers/Van Leusen 2010; Coli- zionali rinvenute in prossimità dei santuari di vicchi 2011a. Tiati-Teanum Apulum, centro dal profondo sostrato 17 Volpe 1990, 28-29; Mazzei/Mertens/Volpe 1991, 179-180; culturale sannitico;148 sulla stessa linea si pongono Goffredo/Ficco 2009, 28-40; Corrente et al. 2008b, 387-389; 149 Corrente/Liseno 2010, 259-290; Larcher/Laimer 2010, la realizzazione del templum augurale a Bantia 241-258. e la diffusione del culto di Athena Ilias, testimoniata 18 Strazzulla 2008, 255-262; Stazio 1987, 375-392. dalla piccola testa della divinità restituita dal nais - 19 Marchi 2009, 330. kos di Gravetta a Forentum e dall’edificazione del 20 Bottini 1990, 155-163. monumentale tempio di San Leucio a Canusium. 21 Torelli 1992, 609. 22 Corrente et al. 2010, 336-356. Fondato su queste basi, il rapporto di intesa 23 Corrente et al. 2008b, 375-378. con Roma si preservò per tutto il III secolo a.C., 24 Liv. 8.25.3; 27.2. salvo registrare una prima, drammatica, crisi in 25 Liv. 9.20.4 e 7-8. occasione del conflitto cartaginese: il ripristino del 26 Liv. 9.2.1. 27 Liv. 9.13.6. controllo, dopo la sconfitta di Canne e le nume - 28 Grelle 2008, 365-367. rose defezioni, fu operazione faticosa e severe si 29 Liv. 10.15.1. rivelarono le azioni punitive intraprese nei con- 30 Gabba 1987, 109-126. fronti delle civitates colpevoli di aver tradito l’al- 31 Lepore 1991. leanza. 32 Mazzei/Mertens/Volpe 1991. 33 Brogiolo 2011, 22-26 con bibliografia precedente sul tema. Arginata tuttavia ogni deriva toynbeeana, l’at - 34 Goffredo 2011, 100-101. tenzione dell’indagine archeologica sulla Daunia 35 Bottini/Fresa/Tagliente 1990, 233-255; Nava/Cracolici post-annibalica può muoversi dalla strenua ricerca /Fletcher 2006, 253-274; 2009, 369-390.

69 36 Sodo 2008, 33-43; Marchi 2008b, 51-59. Tagliente 1992, 154-155). Numerose le attestazioni in area 37 Menduni/Theofano 2010, 301-324. lucana: Serra di Vaglio, Oppido Lucano, Cancellara, 38 Fabbri/Osanna 2002, 355-356; Osanna 2008, 149-170. Di Tolve-Valle di Chirico, San Chirico Nuovo per la Luca- diversa opinione è Colivicchi 2011b, 126-127. nia centro-settentrionale; Roccagloriosa per la Lucania 39 Mertens 1999, 69-92; Corrente et al. 2008b, 389-395. tirrenica (Russo Tagliente 1992, 196-200). 40 Marchi 2009, 334-339. 72 Corrente et al. 2008a, 353-356. 41 Antonacci Sanpaolo/Quilici 1995, 81-99. 73 Il tipo di abitazione di media estensione (200-300 m2), a 42 Pacilio 2008. pianta rettangolare con vani affiancati, aperti su un cor- 43 Mertens 1995, 135-138. Secondo Torelli 1992, 613 sarebbe tile o portico scoperto (pastas), attestato nel mondo greco più consono datare la fortificazione in mattoni crudi ad e magnogreco già a partire dal V sec. a.C., è ampiamente una fase immediatamente precedente la guerra anni- documentato nei contesti urbani o protourba ni indigeni balica. sia lucani (Serra di Vaglio, Oppido Lucano, Muro 44 Liv. 24.46-47; 27.28. Nel caso di Tiati-Teanum Apulum Lucano) che apuli (Lavello-Alicandro, Minervino Murge, l’esistenza di mura con torri appare certa almeno nel I Monte Sannace), raggiungendo, in alcuni casi, anche secolo a.C. dimensioni ragguardevoli (Roccagloriosa, complesso A 45 Mazzei 2004, 243-262. di 450 m2; Civita di Tricarico, casa M e casa delle matrici). 46 Mertens 1999, 73. In ambito rurale, caratteristiche simili presentano: la fat- 47 Corrente 2009, 398-400. toria di Valloni nei pressi di Grumentum (fase di III sec. 48 Corrente 2009, 400. a.C., De Vincenzo 2003, 23-62); la fattoria di Moltone di 49 Il dato relativo a questo centro è controverso. Cfr. Iker Tolve (Russo 1996, 85-87); la fattoria di Mancamasone nei 1986, 726-727 e Colivicchi 2011b, 125-126. pressi di Bantia (fase II, Russo Tagliente 1992, 155-158). 50 Goffredo 2011, 101-102. 74 L’abitato di Gereonium, menzionato dalle fonti storiche 51 Russo Tagliente 1992, 115. (Plb. 3.100.1-8; 101.1-4 e 8-10; 107.1-4. Liv. 22.43.5-6), è 52 Strazzulla 2008, 259-260. pressoché ignoto dal punto di vista archeologico: è 53 Corrente 2009, 400-407. probabile una sua localizzazione nei pressi di Masseria 54 Su questi aspetti si veda Osanna 2012. Finocchito, nell’attuale territorio comunale di Castelnuovo 55 Colivicchi 2011b, 113-137. della Daunia (Russi 1983, 181-189). Ancora incerti sono 56 Si pensi, ad esempio, alle trasformazioni che investiro- i luoghi di Acuca (Liv. 24.20.8) e di Planisium (Alvisi 1970, no il centro di Herdonia tra la fine del III e gli inizi del 86-88). II secolo a.C. Distrutto da Annibale nel 210 a.C., l’abi- 75 Grelle 1999, 77-96. tato fu rioccupato a conclusione del conflitto e fu dotato 76 Mazzei 1994. di una nuova cinta muraria e di un’ampia area pubblica 77 Goffredo 2011, 109-110. costituita da una grande piazza trapezoidale delimitata 78 Goffredo 2011, 110-111. su due lati da portici e botteghe; agli inizi del II sec. a.C. 79 Corrente 1994, 37-50. fu edificato, nell’angolo meridionale della piazza porti - 80 Il termine latino è utilizzato solo per connotare la natura cata, un tempio di tipo italico (Mertens/Van Wonterghem ‘comunitaria’ ed ‘aggregativa’ della forma insediativa 1995, 153-184). Allo stesso modo, come già evidenziato rurale. in precedenza, è solo a partire dalla fine del III sec. a.C. 81 Terrenato 2007, 139-161; Attema/Burgers/Van Leusen che sembrerebbero potersi registrare anche a Canusium 2010, 160-164. i primi, monumentali, interventi di riorganizzazione 82 Attema/Burgers/Van Leusen 2010, 59-79. del tessuto abitativo, di pianificazione di spazi pubblici 83 Vinson 1972, 58-90; Small 1991, 204-222. di tipo religioso e politico, evidentemente promossi dalle 84 Fracchia/Gualtieri 2011, 20-29. influenti familiae filoromane (Pensabene 2011, 183-228); 85 Small 2001, 35-54. in questo contesto, tra la fine del III ed il pieno II sec. 86 Roberto/Small 1994, 19-22; Di Lieto/Osanna/Serio 2005, a.C., si può collocare, con ragionevolezza, anche la realiz - 117-146; Osanna/Serio 2009, 89-118. zazione del complesso templare extra moenia di Minerva 87 Fracchia/Gualtieri 2011, 11-19. (Pensabene/D’Alessio 2009). 88 Attema/Burgers/Van Leusen 2010, 165. 57 Osanna/Serio 2008, 11-68. 89 Mazzei/Mertens/Volpe 1991, 180; Colivicchi 2011b, 131. 58 Grelle 2008, 375-380. 90 Silvestrini 1990, 257-266; Silvestrini 1998, 225-232; 59 Documentazione in Osanna 2009. D’Ercole 2008, 99-100. 60 Corrente et al. 2008b, 377-378 e 382-383. 91 Grelle 2008, 379. 61 Fabbri/Osanna 2002. 92 Attema/Burgers/Van Leusen 2010, 164-166. 62 Laimer / Larcher 2006, 17-68; Larcher / Laimer 2010, 93 Lo Cascio/Storchi Marino 2001. 241-258. 94 Toynbee 1983. 63 Corrente 1994, 31-54. 95 Torelli 2011, 209-211. 64 Corrente / Maggio 2008. 96 Liv. 31.49.6. 65 Corrente et al. 2008b, 389-395. 97 Plb. 3. 107. 66 Goffredo 2011, 85-88. 98 Goffredo 2011, 126-127. 67 Grelle 2008, 365. 99 Goffredo 2011, 126. 68 In particolare nella valle del torrente Celone, tra i centri 100 Amm. Marc. 31. 13. di Luceria, Aecae (Troia) ed Arpi: Volpe/Romano/Gof - 101 Grelle 2009, 317-340. fredo 2003, 349-391; 2004, 181-220. 102 Lib. Col. I, 210L s. 69 Goffredo 2011, 97-114. 103 Liv. 34.45.4. Su Sipontum, tra età romana e Medioevo, si 70 Goffredo/Ficco 2009, 35-38. veda Mazzei 1999; Laganara 2011. 71 Canusium (Russo Tagliente 1992, 145; Corrente 1997, 43- 104 Str. 6.3.9; si veda Volpe 1990, 98. 45; 2009, 399); Herdonia (Mazzei 1996, 340-343); Foren - 105 Volpe 1990, 42; Grelle 1995, 55-72. tum (Russo Tagliente 1992, 152-153); Bantia (Russo 106 Volpe/Romano/Goffredo 2003, 367-391; Iid. 2004, 195-196.

70 107 Il Lib. Col. (I, 210L s.), nella sua prima redazione, attesta BIBLIOGRAFIA la presenza di centuriazioni negli agri dei centri su elen- cati e dunque, anteriormente, di agro pubblico annesso Alvisi, G. 1970, La viabilità romana della Daunia, Bari. dopo la guerra annibalica. Antonacci Sanpaolo, E./L. Quilici 1995, Tiati-Teanum 108 Goffredo 2010-2011, 191-198. Apulum-Civitate: topografia storica del territorio, in A. 109 Mertens 1999, 73-76. Gravina (ed.), Atti San Severo 15, San Severo, 81-99. 110 Goffredo/Ficco 2009, 35-43. Aprosio, M. 2008, Archeologia dei paesaggi a Brindisi. Dalla 111 Goffredo 2011, 125-126. romanizzazione al medioevo (Insulae Diomedeae 9), Bari. 112 Liv. 31.4.1; 31.49.5. Sulle assegnazioni decemvirali si Attema, P.A.J./G.J. Burgers/P.M. van Leusen (edd.) 2010, veda Grelle 2009, 320-324. Regional Pathways to Complexity, Amsterdam. 113 Grelle 2009, 322-323. Bettini, A. 1981, La necropoli arcaica di San Severo in loca - 114 Un numero di veterani pari a circa quindicimila per la lità Guadone (Foggia), AnnGenova, 7-26. sola Puglia è indicato da Grelle 2009, 324. Bottini, A. 1990, Uno straniero e la sua sepoltura: la tomba 115 Alla tribù Galeria fu ascritta anche la colonia civium di Si- 505 di Lavello, DialA 3, 1990, 59-68. pontum, dedotta nel 194 a.C. in agro qui Arpinorum fuerat; Bottini, A./M.P. Fresa/M. Tagliente 1990, L’evoluzione alla Cornelia afferirà, dopo la guerra sociale, il munici- della struttura di un centro daunio fra VII e III secolo: pio di Teanum Apulum (Silvestrini 2001, 267-283; Grelle l’esempio di Forentum, in M. Tagliente (ed.), Italici in 2009, 322-323). Magna Grecia (Atti Convegno di Acquasparta, 1986), 116 Grelle 2009, 330. Venosa, 233-255. 117 Grelle 2009, 326-328. Braconi, P. 2007, In vineis arbustisque. Il concetto di vigneto 118 Abbiamo notizia di tali forniture ancora nel 172 a.C.: in età romana, in A. Ciacci/P. Rendini/A. Zifferero (edd.), Liv. 42.27.8. Archeologia della vite e del vino in Etruria. Dalle tecniche 119 Liv. 42.10.7-8. dell’indagine archeologica alle prospettive della biologia mo- 120 Str. 6.3.9. lecolare (Atti del Convegno Internazionale, Scansano 121 Compatangelo Soussignan 2006, 167-198. 2005), Siena, 161-167. 122 Così Grelle 2009, 330. Braconi, P. 2008, Catone e la viticoltura intensiva, in J. Uroz/ 123 Varro Rust. 1.8.2-3. J.M. Noguera/F. Coarelli (edd.), Iberia e Italia. Modelos 124 Braconi 2007, 161-167. romanos de integración territorial (Actas del IV Congreso 125 D’Ercole 2008, 95. Hispano-Italiano Histórico-Arqueológico, Murcia 2006), 126 Fiorentino 2011, 9-31. Murcia, 259-274. 127 Cazzella, Recchia 2005, 139-150. Brogiolo, G.P. 2011, Le origini della città medievale (PCA 128 Volpe 2009, 369-381. Studies 1), Mantova. 129 Braconi 2007, 163-164; 2008, 259-274. Capogrossi Colognesi, L. 2002, Persistenza e innovazione 130 Cato Agr. 1.7; 33.1-4. Anche per Plinio il Vecchio (Nat. nelle strutture territoriali dell’Italia romana, Napoli. 17.214) coltivare il grano tra gli arbusta (vite alberata) Cassano, R. (ed.) 1992, Principi, imperatori, vescovi. Duemila costituiva una prassi comune; Columella consigliava anni di storia a Canosa, Venezia. una distanza di circa 40 piedi tra albero ed albero per Cazzella, A./G. Recchia 2005, Coppa Nevigata e la Puglia non danneggiare con l’ombra le colture erbacee sot- settentrionale nel contesto dei rapporti transadriatici e tostanti (Colum. 16). con le altre regioni dell’Italia orientale durante l’età del 131 Braconi 2008, 264-268. Bronzo, in A. Gravina (ed.), Atti San Severo 25, Foggia, 132 Cato Agr. 149. 139-150. 133 Plb. 2,24,3-16. Si veda Grelle 2009, 326 e nota 47. Colivicchi, F. (ed.) 2011a, Local cultures of South Italy and 134 Grelle/Silvestrini 2001, 91-136. Sicily in the Late Republican Period: between Hellenism and 135 Strazzulla 2008, 259. Rome (JRA Supp. S. 83), Portsmouth, Rhode Island. 136 Goffredo 2011, 132-133. Colivicchi, F. 2011b, The long good-bye: the local élites of 137 Braconi 2007, 163-164. Daunia between continuity and change (3rd-1st c. B.C.), 138 Varro Rust. 1.54. in Colivicchi 2011a, 113-137. 139 Colum. 3.15.1: tra i 4 e i 10 piedi ovvero da 1,20 a 3 Compatangelo Soussignan, R. 2006, Les Italiens à Délos et metri circa. l’économie de l’Italie méridionale au IIe s. av. n. è., 140 Grelle 2009, 332-337. Athenaeum 94, 167-198. 141 Colum. 4. Corrente, M. 1993, Minervino Murge (Bari). Un centro 142 Lib. Col. I, 210.7, L; 10-13, L. Dunque ad età graccana si antico in un’area di confine, BNumRoma 20, 7-42. riferirebbero le centuriazioni attestate archeologica- Corrente, M. 1994, Canne Fontanella. Nei luoghi della mente a NO di Luceria (Volpe 1990, p. 213), a NO di battaglia, . Herdonia (Volpe 1990, 215), a NE di Ausculum (Volpe 1990, Corrente, M. 1997, (Bari). Strada vicinale 215-216) e nell’ampio comprensorio esteso tra i centri Madonna di Costantinopoli, Taras 17, 43-45. di Aecae-Troia, Luceria e Arpi (Volpe 1990, 214-215). La Corrente, M. 2009, La formazione della città di Canusium, documentazione aerofotografica relativa alle tracce in Osanna 2009, 391-413. delle centuriazioni del Tavoliere di Puglia è in corso di Corrente, M. 2012a, La costruzione dell’identità: alcune studio da parte di A.V. Romano. osservazioni, in M. Corrente (ed.), La natura costruita. 143 Grelle 2009, 334. Identità naturale e storica della villa di Casalene, Roma, 144 Gabba 1982. 167-193. 145 Capogrossi Colognesi 2002. Corrente, M. 2012b (ed.), Lo spreco necessario. Il lusso nelle 146 Stek 2009, 9-16. tombe di Ascoli Satriano, Foggia. 147 D’Ercole 1990. Corrente, M. et al. 2008a, Le diverse esigenze. Paesaggio 148 Strazzulla 2008, 259-260. rurale, archeologia preventiva e fattorie del vento, in A. 149 Torelli 1966. 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