Nessuno Ha Avuto Cura Finora Di Raccogliere E Pubblicare Sui Testi Originali, Che Ancora Rimangono, I Capitoli Delle Colonie G
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I Capitoli delle Colonie Greco-Albanesi di Sicilia dei Secoli XV e XVI Raccolti e Pubblicati da Giuseppe La Mantia Palermo Stab. Tip. A. Giannitrapani Via Monteleone, 23 1904 Giuseppe La Mantia - I Capitoli delle Colonie Greco-Albanesi di Sicilia dei Secoli XV e XVI Nessuno ha avuto cura finora di raccogliere e pubblicare sui testi originali, che ancora rimangono, i Capitoli delle Colonie greco-albanesi, le quali si stabilirono in Sicilia nel secolo XV dopo la caduta dell’impero d’Oriente e la soggezione dell’Albania al dominio dei Turchi. Quei Capitoli sono rimasti per lungo tempo inediti negli Archivi, ed alcuni sono stati pubblicati soltanto in epoche diverse in raccolte diplomatiche, o in riviste, od in qualche particolare lavoro o memoria1. Le colonie stabilite in Sicilia, delle quali ci restano i Capitoli, sono sette, cioè: Palazzo Adriano, Biancavilla, Piana dei Greci, Mezzoiuso, Contessa, S. Michele di Ganzeria e S. Cristina2. § 1. Lavori concernenti le Colonie ed i loro Capitoli. Rocco Pirri nella Sicilia Sacra ricordava nella prima metà del secolo XVII i capitoli di varie Colonie, ma non ne pubblicava il testo3. Il P. Michele Del Giudice dava in luce nel 1702, tra i documenti della Chiesa di Monreale, anche il testo dei Capitoli di Piana soggetta a quell’Arcivescovo, e che era stato indicato nel 1596 da Lello4. Vito Amico nel Lexicon topographicum siculum (1757) dava soltanto brevi cenni su le Colonie, seguendo Pirri5. Il sac. Pompilio Rodotà, che 1 Su le colonie albanesi stabilite in Sicilia Fazzello (De Rebus Siculis, Dec. I, lib. I, pag. 27, ed. Panormi 1558) diceva: «Anno salutis 1453, 4 Calendas lunias a Maometho secundo huius nominis, Turcarum rege, capta Constantinopoli et mox Dirachio urbe ac Peloponneso, plures Graecorum coloniae in Siciliam sunt deductae, a quibus pagi permulti, qui Graecorum casalia adhuc appellantur, sunt conditi». - Le emigrazioni degli Albanesi in Sicilia avvennero dal 1448 al 1532, nell’epoca delle guerre dei Turchi contro l’Albania e la Grecia. Furono continue le relazioni del Re Alfonso, e poi del figlio Ferdinando col celebre Scanderbeg per la ditesa dell’Albania e pel ristabilimento della pace nel regno di Napoli. Proseguirono indi le emigrazioni nelle provincie napolitane ed in Sicilia per la morte di Scanderbeg nel 1468, e per le posteriori guerre sino alla presa di Corone in Grecia nel 1532, quando molti Albanesi trasferirono altresì la loro dimora in Napoli, Palermo e Messina. - Di Blasi, Storia cronologica dei Vicerè di Sicilia, Palermo 1790, t. I, pag. 174 e seg. offre varie notizie su quelle guerre dai tempi di Re Alfonso e Ferdinando di Napoli sino a Carlo V e su i provvedimenti dati in Sicilia per la difesa ed i soccorsi contro le invasioni dei Turchi, ma non fa alcun cenno della venuta degli Albanesi. - Tra i lavori più recenti riguardanti gli Albanesi conviene specialmente ricordare quelli di Francesco Tajani, Le Istorie Albanesi (Salerno 1886) divise in tre parti: Albanesi in Asia, Albanesi in Grecia, Albanesi in Italia, V. Vannutelli Le colonie italo-greche, Roma 1890, e di Arturo Galanti, L’Albania, Notizie geografiche, etnografiche e storiche, Roma 1901, nel quale (a p. 239- 261) è riferita una estesa bibliografia delle opere antiche e recenti su l’Albania, anche per le emigrazioni e colonie in Italia. 2 Della colonia di S. Angelo Muxaro, che ebbe origine dagli abitanti di Palazzo Adriano, che nel secolo XVI si trasferirono in quel Comune, non molto lontano, non si hanno capitoli. 3 Pirri, Sicilia Sacra, ed. Panormi [Venetiis] 1733, dà notizia delle colonie albanesi di Sicilia e dei loro capitoli: per Piana (t. I, pag. 467), Biancavilla (p. 596), S. Michele di Ganzeria (p. 682), Palazzo Adriano (p. 759), Contessa (p. 762), e Mezzoiuso (t. II, pag. 1115 e 1123). 4 Del giudice, Descrizione del R. Tempio e Monastero di S. Maria la Nuova di Monreale, Palermo 1702, Documenti, pag. 117; - Lello Giovanni Luigi nella Historia della Chiesa di Monreale, in Roma 1596, nel Sommario dei Privilegi a n. 204 indicava i capitoli di Piana del 1488, ma non ne riferiva il testo, che poi Del Giudice ha dato in luce. 5 Amico, Lexicon topographicum siculum, t. II, Catanae 1759, parte II, pag. 84, dà alcuno Pubblicazione online a cura di Giuseppina e Pietro Di Marco 2 Giuseppe La Mantia - I Capitoli delle Colonie Greco-Albanesi di Sicilia dei Secoli XV e XVI pubblicò nel 1758-63 l’importante opera in tre volumi Storia dei rito greco in Italia, esponeva le vicende delle Colonie albanesi di Sicilia, traendone le notizie dalle opere storiche siciliane di Fazzello, Pirri ed altri, e dalle speciali informazioni fornitegli dal greco sac. Paolo Parrino di Palermo, e ricordava i vari Capitoli, ma non diè in luce alcun testo di essi6. Il sac. Nicolò Chetta di Contessa (1740-1803) scrisse verso la fine del secolo XVIII un pregevole lavoro intitolato Tesoro di notizie su dei Macedoni, rimasto inedito, e concernente la storia delle Colonie albanesi di Sicilia. Egli diede più estesa notizia dei Capitoli delle Colonie, e promise di inserirne il testo in fine del libro III, sebbene ciò poi non abbia eseguito7. Nel secolo XIX varie memorie su le Colonie greco-albanesi furono pubblicate negli anni 1827 a 1866 dall’abate Giuseppe Crispi, dai sacerdoti notizie generali su le varie colonie albanesi di Sicilia, ed espone pei vari comuni le vicende di quelle colonie. Una versione fu pubblicata da Di marzo col titolo Dizionario topografico della Sicilia, Palermo 1855, vol. 2. 6 Rodotà, Dell’origine, progresso e stato presente del Rito Greco in Italia, Roma 1758. Nel volume III «Degli Albanesi, Chiese Greche moderne, e Collegio greco in Roma», egli offre estese notizie su la venuta degli Albanesi nei regni di Napoli e Sicilia nel secolo XV. Nel cap. V (pag. 104-127) tratta «delle Colonie e chiese degli Albanesi e dei Greci Orientali nelle Diocesi del reame della Sicilia». 7 II manoscritto autografo della Storia di Chetta compiuta nel 1777 è posseduto dal Cav. Atanasio Spata, archivista di Stato, che gentilmente mi permise di studiarlo. Il lavoro è diviso in tre libri: I. Origine dei Macedoni; II. Notizie, sul medio evo e guerre di Scanderbeg; III. Colonie nella Magna Grecia. È scritto in forma inelegante, ma contiene importanti notizie con molta cura raccolte su antichi documenti e su le tradizioni delle colonie, sebbene talvolta incorra in equivoci, e si giovi dell’opera di Mugnos, Teatro genealogico delle famiglie nobili di Sicilia (Palermo 1647-1670) ben nota per molti errori di storia e cronologia. Chetta nel Discorso preliminare ricorda l’opera storica inedita del sac. Paolo Maria Parrino «su dei Macedoni o sian Epiroti, fatta sotto la guida di P. Giorgio Guzzetta», e dice che fu il primo in Sicilia ad esporre le notizie su le colonie albanesi, e che egli ora si propone di premer l’orme del suo insigne maestro. Accenna nel § 225 i manoscritti del Parrino conservati nel Seminario greco di Palermo, e nel § 232 riferisce una lettera da lui trovata «tralli volumi del Parrino». - Amico (Lexicon, t. II, pag. 86) ricorda che Parrino preparava un lavoro su gli Albanesi, e ne fa ancora cenno Rodotà (op. cit., vol. IlI, pag. 10 e 143). - Giuseppe Spata nella Rivista La Sicilia (Palermo 1868, an. IlI, pag. 327, 359) diede alcune notizie biografiche di Chetta, e pubblicò una parte del cap. I del libro III «Anche in esilio sono ammirabili gli Albani». - Chetta nel ms. § 215 esponendo le notizie su Contessa, diceva per i Capitoli delle colonie albanesi di Sicilia: «Riserbandomi di trascriverli tali e quali insieme colle Capitolazioni dell’altre nostre Colonie sulla fine di queste pagine». Nel volume Ms. non si trova però il testo dei Capitoli. - Nel 1772 fu pubblicata in Palermo una Lettera apologetico storica in difesa dell’antichità di Palazzo Adriano contro la Storia dell’Ab. Pompilio Rodotà. L’autore di questa memoria è indicato col pseudonimo Giuseppe Franzone da Chiusa; ma Chetta (Ms. § 213) afferma che il vero nome e P. Tommaso Genovese, Domenicano. Ne fanno pure menzione l’Ab. Crispi nella memoria su Palazzo Adriano (Palermo 1827, pag. 77), e Giuseppe Spata nella Rivista Sicula (vol. III., pag. 402). La memoria del Franzone fu scritta per le controversie sul primato della Chiesa Greca in Palazzo Adriano e per sostenere l’antica origine di quel comune contro le asserzioni dei Greci, come più tardi fece Buscemi nel 1842 con documenti storici. - Donato Tommasi, Conservatore del Real Patrimonio, scrisse una memoria di fogli 18, rimasta inedita e che si conserva fra le carte della Commenda della Magione. Ha per titolo: Dell’origine e delle vicende di Frizzi e di Palazzo Adriano, memoria. Non ha data, ma sembra sia stata scritta nella fine del secolo XVIII o nei primordi del seguente. Tommasi fa cenno degli antichi capitoli di Palazzo Adriano. Pubblicazione online a cura di Giuseppina e Pietro Di Marco 3 Giuseppe La Mantia - I Capitoli delle Colonie Greco-Albanesi di Sicilia dei Secoli XV e XVI Nicolò Buscemi, Nicolò Spata, Spiridione Lo Jacono e dal bar. Raffaele Starrabba. Essi ricordano i Capitoli, ma non ne offrono il testo, e soltanto Buscemi diede per la prima volta in luce il testo dei Capitoli di Palazzo Adriano del 1482, con alquante inesattezze, e senza le formole del transunto8. Nei tempi più recenti il chiar. Giuseppe Spata di Palazzo Adriano (+1901) dava nel 1870 estesa notizia dell’opera inedita del Chetta, ag- giungeva speciali cenni sui Capitoli delle colonie, e soltanto pubblicava quelli di Palazzo Adriano, traendoli dall’edizione di Buscemi, ed aggiungendo erronee varianti, secondo una tarda copia del 1737, della quale dice essersi giovato l’ab. Giuseppe Crispi9.