DOMENICA 10 MARZO 2013 LADI REPUBBLICA DOMENICANUMERO 418 CU LT

“Sì, sono una femminista qualcosa in contrario?” Intervista esclusiva a Sheryl Sandberg, All’interno la supermanager La copertina che ha scritto un libro War Fiction, per spiegare alle donne la seconda come prendere il comando guerra civile americana EMILIANO MORREALE e VITTORIO ZUCCONI

Il libro Derek Walcott il poeta che si innamora ogni giorno FRANCO MARCOALDI

Straparlando Gennaro Sasso “La filosofia è sterile ma necessaria” ANTONIO GNOLI DISEGNO DI MASSIMO JATOSTI FOTO ROBYN TWOMEY / CORBIS OUTLINE - ILLUSTRAZIONE: JOHN HENDRIX

L’opera La tragedia del potere L’attualità ENRICO DEAGLIO nella Venezia SAN FRANCISCO con un cucchiaio d’oro? L’iniziatrice di un movimento mezzo seco- Erri De Luca lo dopo la Mistica della femminilità, il libro di Betty Friedan che se- di Verdi e Byron l 20 febbraio scorso ho preso il treno per Menlo Park e di lì un gnò la fine della supremazia maschile in Occidente? “Cenere e bellezza GUIDO BARBIERI taxi per il quartier generale di Facebook nella famosa Silicon Edito da Knopf, il libro si chiama Lean in, Women, Work and the il destino di Napoli” Valley. Sheryl Sandberg, la numero due del gigante dei social Will to Lead. Tradotto in italiano per Mondadori: Facciamoci avan- ERRI DE LUCA network, presentava un suo libro, in uscita internazionale il ti. Le donne, il lavoro e la voglia di riuscire, oltre duecento pagine di 12I marzo, a una ventina di giornalisti non americani. Consegnate le cui una cinquantina di dettagliatissime note sulla discriminazione, bozze, previo “giuramento” di rispettare l’embargo, segue confe- degne di una ricerca accademica. L’autrice ha una biografia da urlo. L’arte renza stampa, poi intervista one to onee infine visita al campus di Fa- Newyorchese, quarantaquattro anni, laurea in economia ad Har- La storia cebook. Tutto mi immaginavo, tranne che di diventare testimone di vard, capo gabinetto del ministro del tesoro di Clinton, Larry Sum- Il Museo un clamoroso caso politico-culturale-editoriale-filosofico-monda- mers (che sarà il suo mentore); è stata alla Banca Mondiale, nel ri- L’incredibile Adolfo no che si sta sviluppando in questi giorni intorno al libro. Nessuno stretto cerchio di persone che trattò il salvataggio finanziario della del mondo lo ha ancora letto, ma sui giornali e sui blog americani sono ormai Russia di Boris Eltsin (all’epoca il suo ufficio — per un gioco di simu- il fotoreporter dozzine gli interventi. Sheryl Sandberg è l’autrice del “manifesto lazione — calcolò anche quanto si sarebbe dovuto sborsare per te- l’atto erotico femminista” del Ventunesimo secolo o l’ultima arrivata donna in nere in vita lo zar nel 1917 ed evitare così settant’anni di comunismo, che beffava il Duce carriera che straparla dall’alto di un paio di scarpe Prada? La paladi- concludendo che forse ne sarebbe valsa la pena). di Correggio MICHELE SMARGIASSI na delle donne che lavorano o la privilegiata imboccata alla nascita (segue nelle pagine successive) MELANIA MAZZUCCO

Repubblica Nazionale DOMENICA 10 MARZO 2013 LA DOMENICA ■ 30 La copertina Lady Facebook Ha quarantaquattro anni, due figli ed è il capo del più popolare tra i social network Ora in un libro-manifesto in uscita in venti paesi, Italia compresa, la quinta donna più potente del mondo ha deciso di spiegare alle altre come si fa ad avere successo in una società ancora dominata dai maschi. “Cominciamo dal parcheggio e dal tavolo delle riunioni...” racconta in questa intervista esclusiva

ENRICO DEAGLIO sti migliori perché devono tornare a casa ad accudire i figli. (A propo- sito: sarebbe bene che le aziende mettessero a disposizione delle don- (segue dalla copertina) ne incinte i parcheggi più vicini all’entrata, tanto per cominciare). Al- le elementari i bambini maschi dicono “voglio diventare presidente”, herylSandberg passa dal settore pubblico a quello privato le bambine lo dicono assai meno. I giochi elettronici stessi sono con- e nella transizione — la ragazza sa quando bisogna essere cepiti per una visione maschile del potere. Ancora? Nella fase di docu- choosy e quando no — lavora come istruttrice di aerobica mentazione per il libro abbiamo cercato un film con una protagonista nelle palestre di Jane Fonda, con tanto di tutina luccican- femminile che comandi e che abbia una normale vita familiare. Eb- te; poi entra a Google e ne diventa la principale dirigente e bene, non lo abbiamo trovato. Ho una figlia piccola che ha un ami- la prima produttrice di utili della società. Passa da questa a chetto. Un giorno era triste perché tutti e due vogliono fare gli astro- SFacebook (assunta nel 2008 da un ventitreenne Mark Zuckerberg che, nauti e però si vogliono anche sposare, e quindi lei ha dovuto rinun- per età, potrebbe essere suo figlio), porta via a Google i migliori diri- ciare. “Perché proprio tu?” le ho chiesto. E lei mi ha detto: “Qualcuno genti, rimodella la società come responsabile dello sviluppo econo- deve stare a casa con i bambini, e mi sa che quella sono io”. Io credo mico finanziario e gestisce la storica (e controversa) quotazione in che occorra riaprire il discorso su tutto ciò… A partire dal linguaggio. borsa della società. Stipendio attuale: trenta milioni di dollari l’anno. Se una donna comanda, è bossy, prepotente. Se a comandare è un uo- Benefit: un cospicuo pacchetto di azioni della società. Effetto della sua mo, è un leader. Non va bene». presenza ai vertici dell’industria elettronica: clamoroso. Effettivamente dico sempre a mia moglie che tende a essere un po’ È la prima donna ad avere potere in un mondo strutturalmente ma- bossy quando siamo in cucina… schile. Vita privata: nata in una famiglia di ebrei russi newyorchesi con «Lei si sbaglia, e farebbe bene a cambiare linguaggio. Sua moglie è l’adorazione per lo studio, padre chirurgo, madre insegnante e attivi- leader in cucina. Gli uomini dovranno abituarsi a tante cose; per sta dei diritti umani; marito medico, due figli di sette e cinque anni. esempio al fatto che le mogli guadagnino più dei mariti. Negli Stati Quinta donna più potente del mondo secondo la rivista Forbes, dietro Uniti succede nel trenta per cento delle famiglie, in Italia è già il di- a Hillary Clinton, Angela Merkel, Dilma Roussef, Sonia Gandhi, ma ciotto. Dovranno abituarsi a una diversa divisione dei compiti. Cu- prima di Michelle Obama. (La madre però le telefonò: «Io credo che riosamente, oggi il tipo di famiglia che ha la più giusta ripartizione del- Michelle Obama sia sopra di te…»). le mansioni famigliari, soprattutto per quanto riguarda i figli, è la fa- Il terzo elemento dell’evento è quella strana cosa che si chiama Fa- miglia omosessuale, sia quella formata da due maschi, sia quella for- cebook. Ci stanno attaccati un miliardo di persone, che ogni giorno si mata da due femmine. Nella famiglia tradizionale invece la donna la- scambiano 250 milioni di fotografie e 2,7 miliardi di commenti su vora molto più dell’uomo». quello che cliccano (il famoso “mi piace”). Facebook è la più grande Lei a che ora esce dall’ufficio? banca dati per l’industria pubblicitaria e la politica. Ha fatto scoppia- (Ride). «Alle 17,30. In effetti quando l’ho detto in un’intervista, non re la primavera araba? Dicono di sì. Ha deciso la rielezione di Obama? mi aspettavo di creare uno sconquasso, e invece sulla Rete se ne è di- Sicuramente sì. scusso per settimane. “Sandberg fa bene o fa male a uscire alle 17,30?”, A Menlo Park, il nuovo quartier generale dove lavorano duemila im- “Che coraggio! Se ne va alle 17,30!” Io esco alle 17,30 perché voglio an- piegati, lo stile è da campus sessantottino. Niente orari fissi, molti bar e dare a casa e stare un po’ con i miei figli; e non credo che la politica de- caffè, biciclette che girano, manifesti appesi sui muri (“non siamo con- sumatori, ma il popolo”; “la connessione è un diritto umano”, “l’im- portante è sbagliare”). C’è anche un muro dove tutti possono scrivere quello che vogliono e, in cima, verso il soffitto, compare anche un “Sheryl Sandberg sei il mio eroe!” ( mi giurerà che non l’ha scritto lei). Lean in è al crocevia tra un libro di memorie di una donna di suc- cesso, un manifesto per l’emancipazione delle donne che lavorano e una miniera di dati sulla discriminazione contro le donne: in casa, sul lavoro, nella politica. Il “farsi avanti” del titolo si riferisce a una situa- Sheryl Sandberg zione che Sandberg ha visto mille volte. Sala riunioni di una grossa so- cietà, grande tavolo. «Prego, prendete posto» dice il padrone di casa. Ed ecco che gli uomini si siedono al tavolo e le donne tendono ad ac- comodarsi sulle sedie accanto. Immagine-metafora di una disegua- glianza, ma anche di una paura introiettata dalle donne stesse. Quan- do si faranno avanti e si sederanno, con naturalezza, al centro del ta- volo, allora si sarà abbattuto quell’invisibile soffitto di cristallo della di- scriminazione. Batterla, superarla, ottenere insieme migliori salari, Signore, siete pronte potere aziendale e una più giusta organizzazione dei diritti e doveri nella vita famigliare è lo scopo del pamphlet che Sheryl Sandberg (in- sieme alle cinque giovani donne della neonata fondazione Lean in) presenta in una sala riunioni gentilmente concessa da Facebook, di cui lei è praticamente il capo supremo. Conversatrice brillante ed esplicita, l’autrice indossa un tubino bianco e nero senza maniche su scarpe tacco dodici. I capelli neri sono pettinati a caschetto ed è nota una sua forte somiglianza con l’attrice Patricia Neal, quando era gio- a prendere il potere? vane. Il libro uscirà contemporaneamente in venti paesi («Non in quelli islamici», precisa Sandberg. «È un libro adatto a situazioni in cui i diritti di base delle donne sono già stati conquistati. Ma non dove non si può votare o non si può guidare l’automobile»). La mia prima domanda in privato è sull’impatto che pensa di otte- nere con il suo libro. Femminista Intende creare un movimento? «La premessa è questa: le donne sono molto — moltissimo — esclu- Se me lo avessero chiesto vent’anni fa se dalle posizioni di potere aziendale e io voglio fare qualcosa perché questo finisca. Non penso che l’impatto possa avvenire con soluzioni avrei detto di no. Ma oggi sì, mi definisco individuali; piuttosto sarà dovuto a tutte le donne che sono venute pri- una femminista. E ne vado orgogliosa ma di me e alle donne e gli uomini che faranno dei cambiamenti reali nelle loro vite. Io cerco di aumentare il dialogo e di cambiare obiettivo del dibattito sulle donne. Basta discutere su quello che le donne non Leader possono fare. Parliamo invece di quello che possono fare». ‘‘ Come spiega la discriminazione attuale? Se una donna comanda è “bossy”, «Le donne hanno sicuramente conquistato molto, i diritti di base, quelli ottenuti dalle nostre madri. Ma poi si sono adattate. Non abbia- prepotente. Se a comandare è un uomo mo più osato. In futuro, quando gli storici guarderanno gli ultimi si dice invece che è un “leader” vent’anni, si chiederanno: come mai la marcia si è fermata? E non sa- pranno dare una spiegazione. Persino il salario-orario minimo per le donne è aumentato di pochissimo. Nei consigli di amministrazione, Sfide come alla guida dei governi, il numero di donne è ridicolo. Ma quello che è più grave è che le donne hanno perso la voglia di arrivare in cima». Quando Mark Zuckerberg mi assunse Lei sostiene che la radice è culturale… «Sì, gli esempi sono infiniti. Una donna che ha una buona carriera glielo dissi chiaro: lo sai che molta gente viene definitiva “troppo aggressiva”, o “troppo ambiziosa” mentre di non gradirà affatto, vero? Accettò la sfida un uomo questo non si dice. Le donne sono indotte a rinunciare ai po-

Repubblica Nazionale DOMENICA 10 MARZO 2013 ■ 31

IL LIBRO Facciamoci avanti Le donne, il lavoro e la voglia di riuscire di Sheryl Sandberg, edito in Italia da Mondadori nella collana Strade Blu (264 pagine, 17 euro) sarà in libreria dal 12 marzo con una prefazione di Daniela Riccardi

gli straordinari obbligatori (specie se applicata alla donne) sia saggia. Penso che le persone dovrebbero essere pagate per la qualità del lavo- ro, non per la quantità. Peraltro lo diceva anche Colin Powell, che era il nostro segretario di Stato». Lei ha esperienza di comando e di gestione sia nel pubblico che nel privato. La leadership femminile a che cosa porta? «Oh, su questo abbiamo parecchi dati. In generale si può davvero dire: women do it better, le donne lo sanno fare meglio. I programmi gestiti da donne funzionano meglio, sia in termini di risultati che di tempo per raggiungerli. Le donne nei posti di comando ottengono mi- gliori condizioni di flessibilità sul lavoro. Vengono assunte e valoriz- zate più donne nel management intermedio e infine, in generale, di- minuisce il gap salariale tra uomo e donna. Tutto questo, secondo me, non solo è molto buono per le donne, ma è molto buono per le azien- de. Aziende che, peraltro, conoscono già il potere delle donne come consumatrici. Per esempio, già oggi il parere delle donne è determi- nante nella scelta dell’acquisto di una certa automobile o di un certo computer. Le donne hanno un grande potere sugli strumenti che ven- gono prodotti e su come questi possono essere usati. Altro esempio: le donne, che sono la maggioranza degli utenti di Facebook, lo usano in maniera differente dagli uomini». Con il suo libro, lei, esattamente, che cosa vuole ottenere? «Lo scopo è di provocare un’azione, sì, un movimento. Su due fron- ti: il primo è il recupero dell’autostima delle donne, della loro ambi- zione, che le porti a non rinunciare in partenza a ottenere dei ruoli di comando. Il secondo è il cambiamento dell’establishment aziendale. Quando Mark mi assunse (Mark Zuckerberg, il capo di Facebook ndr), glielo dissi chiaramente: “Tu lo sai che stai accettando una sfida, vero? Tu lo sai che molta gente non gradirà affatto, vero?”. E anche adesso sono sicura che l’iniziativa di Lean in provocherà delle resistenze. Ma cosa possono fare? Non possono mica spararci…». “Farsi avanti” diventerà una parola d’ordine, un nuovo sindacato? «Per adesso diventa una fondazione, contattabile all’indirizzo [email protected]. Immagino proprio che i social network le daranno una grande spinta. Lo scopo è di raccogliere dati, storie e condi- Nata a: Washington nel 1969, cresce a New York videre esperienze utili all’avan- Famiglia: genitori ebrei di origine russa, zamento delle donne. Non solo storie aziendali. Le prime che padre chirurgo, madre insegnante diffonderemo saranno storie di Vita privata: divorziata e risposata donne che ce l’hanno fatta, co- con un medico, ha due figli (7 e 5 anni) me Ursula Burns, amministra- Studi: laurea in Economia ad Harvard nel 1991 tore delegato di Xerox, nata in Curriculum vitae: una casa popolare con tre svan- consulente della Banca Mondiale taggi: “nera, povera e bambi- consulente della McKinsey & Company na”. O storie di coraggio: una donna ventenne che ha avuto il istruttrice di aerobica (con Jane Fonda) coraggio di far arrestare il suo capo di gabinetto del ministro del tesoro stupratore. Poi storie di verten- di Clinton fino al 2000 ze concluse bene; esempi di vicepresidente per le vendite online successo: vogliamo dare stru- di Google fino al 2007 menti, notizie utili alle donne membro dei consigli d’amministrazione per negoziare meglio la propria posizione e per vincere. Questo di Starbucks e Walt Disney Company vale sia sul posto di lavoro che in direttore operativo di Facebook dal 2008 casa. L’anno scorso ho tenuto Stipendio: 30 milioni di dollari all’anno una conferenza su questi temi Orario di lavoro: 8-17.30 alla Ted University: ebbe un Segni particolari: quinta donna più potente successo straordinario. E forse al mondo nella classifica di Forbes la cosa che mi fece più piacere fu la mail di una dottoressa di Bo- ston cui avevano offerto una bella opportunità di lavoro ed era indecisa, per via dei bambini. Mi scrisse che l’avevo convinta, ave- va accettato e aveva scritto una lista della spesa per il marito: le cose che d’ora in poi avrebbe dovuto fare lui». Lei si definisce una femminista? «Adesso sì, e con orgoglio. Ma se me lo avessero chiesto vent’anni fa avrei detto di no, come credo molte altre giovani donne americane che godevano dei diritti conquistati, ma allo stesso tempo non volevano essere etichettate con lo stereotipo della donna arrabbiata che brucia il reggiseno. Credo di non essere stata abbastanza coraggiosa. Credo anche però che quindici anni di osservazione della realtà del lavoro mi abbiano reso consapevole della verità del femminismo tradizionale: le donne non godono di una reale uguaglianza, e non godono di reali pari opportunità». Sono ormai passati venti giorni dalla presentazione di Lean in, l’em- bargo è stato rispettato, ma il “caso Sheryl Sandberg” è già scoppiato. Il dibattito sul femminismo ha ricevuto una improvvisa fiammata. La signora Sandberg è al centro dell’attenzione, e così i suoi progetti. È in- dicata alternativamente come la nuova Betty Friedan o come una Pa- ris Hilton che gioca sulla pelle delle donne per la sua personale carrie- ra. Credo che, per una volta, il merito del successo mediatico del libro sia da dividere, perlomeno a metà, tra l’ufficio stampa e il contenuto. Il nervo era sensibile: una donna, un libretto e un social network l’han- no toccato, provocando un grande urlo.

FOTO CONTRASTO © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale DOMENICA 10 MARZO 2013 LA DOMENICA ■ 32 L’attualità Terra mia

Un palazzo che crolla. Brucia la Città della scienza. Attraverso le ultime cronache uno scrittore racconta la sua metropoli: “È fondata sul vuoto, si dissangua da sola della sua bellezza Eppure guardatela: nonostante tutto è ancora là, e si scuote di dosso la polvere e l’insulto” NAPOLI Cartoline

SANTA CHIARA sopra la cenere Il chiostro maiolicato del monastero celebrato dalla famosa canzone. In alto, nella foto grande, il Centro direzionale progettato da Kenzo Tange e completato nel 1995 ERRI DE LUCA

i vuole che Napoli sia sud, secondo di palazzo sull’elegante Riviera di Chiaia e l’in- una suddivisione del mondo che cendio di un edificio nuovo nell’area di espan- prevede più sud che nord. Non sono sione della città futura. Il solenne titolo di Città uguali tra loro i punti cardinali ap- della scienza poco si addice al titolo di un edifi- plicati in terra, anche di est ce n’è di cio e di un luogo che ha seminato i suoi migliori più. Scavalcando l’equatore il sud si scienziati nei laboratori del mondo. Città della Sannette l’Africa, risale il mare, assorbe Sicilia, scienza fuiuta, fuggita, sarebbe titolo più com- Puglia, Calabria e sbarca fino alle porte di Roma, pleto a definire. È stato bruciato questo Centro dove stabilì i suoi confini la Cassa del Mezzo- e se la cava a stento anche la città della Filosofia, giorno. Ma anziché a un meridione d’Italia, Na- rappresentata dal nobile istituto di Montedidio. poli appartiene al centro del Mediterraneo. Sta Dolosi entrambi i danni, non c’entra stavolta nel suo ombelico vulcanico, è sismica, tufacea, qualche forza schiacciante di natura, interviene friabile, flegrea. invece la concreta manomissione, più o meno Sotto la sua crosta, brulicante della più alta volontaria. Essa fa parte di un accertato istinto densità umana di Europa, si estendono cavità di autolesionismo locale. Nessuno, delle dozzi- gigantesche, opera di estrazione del suo mate- ne di eserciti stranieri, accampati poco e molto riale di costruzione, fin dal tempo dei Greci. La dentro Napoli nel corso dei millenni, l’ha dan- città è così distesa sulle camere d’aria di un im- neggiata quanto l’arrembaggio edilizio, denun- menso alveare. ziato dal film Le mani sulla cittàe proseguito con Come Venezia è fondata sull’acqua, Napoli è le Vele di Secondigliano. Quelle sì andrebbero fondata sul vuoto. Spesso affiora in superficie, il schiantate, lasciandone una sola a esempio vuoto, in forma di voragini spalancate all’im- d’infamia urbanistica, da studiare in una nuova provviso. Sotto la pianta del piede la città è una branca dedicata all’architettura criminale. An- SAN DOMENICO MAGGIORE botola pronta a scattare. Perciò Napoli è doppia, drebbero schiantate come sono state abbattute Lo splendido complesso conventuale viene ora restituito gremita sopra e sgombera di sotto. Questo spie- con esplosivo le torri della siderurgia a oriente alla città dopo dieci anni di lavori. L’obelisco al centro ga il sistema nervoso dei suoi cittadini, deciso della città, crolli benefici. Nessuno maledice della piazza fu eretto tra il 1657 e il 1737 dalla geologia. Sotto la maschera c’è il labirinto. Napoli più del suo cittadino che la sporca con I lavori di scavo della metropolitana si inol- esibizione di strafottenza pubblica. trano nelle viscere aggrovigliate della storia in- Napoli si dissangua da sola della sua bellezza. contrando stagni marini, cisterne, piscine, bu- Ma esistono fiori di campo che, distrattamente delli, gallerie. Non sanno di violare organi inter- calpestati, tornano a rimettersi in piedi, perché ni di un organismo vivente né hanno lo scrupo- spinti dalle radici da una forza di bellezza. Quel- lo e la premura dell’archeologia. Affondano tri- la di Napoli riaffiora altrettanto ostinata. Ecco a velle e scombinano assetti sopra i quali si è ap- singolo esempio l’enorme complesso di San poggiata la città. Domenico Maggiore, oggi restituito alla città, a In un film western degli anni Settanta un vil- dimostrazione di uno spirito di contraddizione laggio di minatori collassa perché scavato sotto dello spreco, dell’oltraggio dell’incuria. Napoli dai cunicoli dei cercatori d’oro. Non succederà si regge su una energia di bellezza inesaurita. così alla città allenata da millenni di cedimenti. «Me fa paura ‘e ce turnà» dice una strofa di Per via di erosioni, scavi, scossoni, eruzioni Na- Munasterio ‘e Santa Chiara. Invece che paura, a poli rivela la sua costante fragilità tellurica, sog- me sgomenta la richiesta di scriverne in seguito getta più che altrove agli sgambetti della legge di a qualche fatto di cronaca, che aggiunge il suo gravità. granello di denigrazione sul piatto della bilan- Dai suoi tetti sono state spalate ceneri di Ve- cia. E mi viene voglia costante di aggiungere suvio in fiamme, perciò a buon titolo il santo qualcosa a contrappeso sopra l’altro piatto. An- protettore del luogo è specialista in vulcanolo- che stavolta lo spirito è lo stesso. Napoli è luogo gia. La sua statua portata in spalla contro il fron- che ne ha passate così tante, eppure è ancora là, te lavico, fornì prove da domatore. Gennaro è un invincibile a scuotersi di dosso la polvere, la ce- santo da trincea. Stabilito questo assetto, ecco nere, l’insulto, raddrizzando la sua corolla di in pochi giorni due notizie opposte che confer- fiore di campo.

mano la precarietà del luogo: il crollo di un’ala © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale DOMENICA 10 MARZO 2013 ■ 33

PORTA CAPUANA PLEBISCITO Voluta nel 1484 dal re Ferdinando d’Aragona, accanto L’emiciclo di san Francesco di Paola nel luogo simbolo ha due massicce torri che affiancano l’arco di trionfo: sono dette del “rinascimento” bassoliniano: dopo anni in cui la piazza venne dell’Onore e della Virtù. Qui a lato la cupola del Gesù Vecchio usata come parcheggio fu l’ex sindaco a volerla pedonalizzare

LE FOTOGRAFIE Le immagini di queste pagine sono tratte da Napoli dal cielo dell’architetto catanese Giuseppe Anfuso (Edizioni Lussografica, 464 pagine, 100 euro). Dello stesso autore anche Catania dal cielo (2005) e Palermo dal cielo (2010)

PIAZZA DANTE MONTECALVARIO Il Foro Carolino fu ideato da Vanvitelli come cornice alla statua Accanto alla cupola della chiesa dell’Immacolata Concezione di Carlo III. La statua non venne mai realizzata. Al suo posto, a Montecalvario, nel cuore dei Quartieri spagnoli, spunta nel 1872, fu collocato il monumento a Dante Alighieri un terrazzino con ombrellone, tavolo e sedie e sdraio

Repubblica Nazionale DOMENICA 10 MARZO 2013 LA DOMENICA ■ 34 La storia Pionieri

ADOLFO PORRY-PASTOREL (1888 - 1960) Fotografo Ovunque Tutto

MICHELE SMARGIASSI Immortalò il Duce otografo? Macché, di più. Fotonnivo- ro, fotonnipresente, fotossessionato. sulle nevi e sulla mietitrice, Si favoleggia abbia lasciato un archivio di nove milioni di scatti. «Adolfo Porry- ma pure mentre faceva pipì Pastorel, FOT» faceva stampare sui bi- dietro un cespuglio glietti da visita, non un’abbreviazione Fbensì un acronimo: «Fotografa Ovunque Tutto». Il primo fotoreporter Lo aveva fatto incidere anche sulla cassa degli oro- logi che donava ai vigili, così quando c’era qualche italiano usava perfino “avvenimento di cronaca” quelli guardavano l’ora per il verbale, si ricordavano di lui, gli telefonavano i piccioni viaggiatori e lui piombava lì prima di tutti per fare lo scoop. Lo abbiamo avuto anche noi un grandissimo fo- per fare uno scoop toreporter, perfino prima degli americani che il fo- toreportage l’hanno inventato. Proprio mentre Ora un libro ne racconta Weegee the Famousfaceva lo stesso nella New York dei gangster, Porry-Pastorel s’aggirava nella Roma la vita avventurosa dei mariuoli su un furgone rosso in cui aveva alle- stito una camera oscura, per non perdere tem- po. Forse perfino prima di Robert Capa si era procurato una Leica, intuendo che il futuro del fotogiornalismo stava nell’agilità e nella velocità. Lo abbiamo avuto anche noi, e lo abbiamo sprecato. Soffocato, come tante al- tre cose, sotto la cappa af- fumicata del ventennio FOT fascista, talento inutile A sinistra, il retro in un’Italietta rimasta dello specchietto ai margini del fotore- dell’Agenzia Vedo portage mondiale pro- che Porry regalava prio negli anni in cui di- alle signore per farsi ventava adulto e rug- pubblicità: al centro gente. Ma una vita ge- la scritta “FOT”, niale non è mai davvero “Fotografa Ovunque Tutto” sprecata, ed ecco che una A destra, il fotoreporter biografia vivace e a tratti con i suoi piccioni viaggiatori romanzata, condotta su Nella pagina accanto, al centro, materiali inediti dalla giorna- la demolizione nel rione di Borgo lista Vania Colasanti (Scatto a Roma per l’apertura della futura matto, Marsilio) ce la restituisce, via della Conciliazione almeno come personaggio narrato, in attesa che qualcuno gli renda, con una auspicabile grande mostra, il posto che gli spet- ta nella storia del fotogiornalismo italiano. Servirà un posto lungo e stretto... «Temerario spilungone» lo apostrofò nientemeno che il primo ministro Giovanni Giolitti. Figlio di bersagliere, al- lampanato, ammiccante, sempre senza cappello, s’infilava come un diavolo dappertutto, nei palaz- zi del potere come nei cortei delle proteste, ancor prima della Prima guerra, e spesso e volentieri le prendeva belle sode dai poliziotti, anche questo un buon cinquant’anni prima dei paparazzi. Amico di famiglia, il direttore di La Vita Ottorino Raimondi lo aveva assunto dicendogli di scrivere come se fo- tografasse, ma lui pensò che fosse meglio fotogra-

GUERRA E PACE Da sinistra: le Camicie nere si imbarcano sul piroscafo Saturnia per la guerra d’Etiopia; la piena del Tevere e la via Salaria allagata alle porte della città; una coppia va a sposarsi in tandem

Repubblica Nazionale DOMENICA 10 MARZO 2013 ■ 35

MATTEOTTI MUSSOLINI A sinistra, tre scatti Sotto, la prima pagina del Giornale realizzati da Porry - d’Italia del 12 aprile 1915 Pastorel in occasione con la foto in cui Porry-Pastorel dell’inchiesta immortala l’arresto di Mussolini sull’omicidio Matteotti in piazza Barberini. A destra, il Duce Sono tratti dal libro in piazza del Popolo a una sfilata di Stefano Caretti fascista dopo la marcia su Roma Il delitto Matteotti: Sotto, a Cogne nel 1939 storia e memoria Mussolini visita le miniere (Lacaita)

fare come se scrivesse: raccontando il più possibi- alla cultura visuale italiana: le macchine dei cara- le di una storia in un colpo solo. Irrequieto, ingo- binieri che corrono sulle strade polverose, i sopral- vernabile, dopo aver reso Il Giornale d’Italiail quo- luoghi dei magistrati, il ritrovamento della giacca tidiano «fotografico» italiano diventò il nostro pri- insanguinata, il recupero pietoso della salma, Tu- mo freelance: chiamò la sua agenzia Vedo (Visioni rati e Treves convocati per il riconoscimento, la si- Editoriali Diffuse Ovunque: gli piacevano le sigle), mulazione giudiziaria del rapimento: alcune im- un’impresa all’avanguardia con segretarie, archi- magini apparvero nei giornali antifascisti dell’epo- vio efficientissimo e una masnada di stringer, di- ca, ma l’intera sequenza restò, come un memento remmo oggi, ragazzini da spedire in giro a pedate privato, nell’album istoriato d’oro custodito dagli con una fotocamera al collo e un solo dovere: arri- eredi e riemerso solo qualche anno fa in una mo- vare prima degli altri. stra curata dallo storico Stefano Caretti. E Porry (per gli amici) questo lo sapeva fare me- Nonostante questo, la Vedo lavorò intensamen- glio di tutti. «Gran fama di dritto» secondo il suo al- te, nel Ventennio, pur sotto l’implacabile mannaia lievo Tazio Secchiaroli, futuro re dei paparazzi, fa- della censura di regime, meticolosissima nella co- ceva imbestialire i concorrenti dell’Istituto Luce struzione e nella tutela dell’immagine del Duce. incollando di soppiatto francobolli sui loro obietti- Molti scatti di Porry oggi ci appaiono scoperta- vi. E li batteva sempre sul tempo. Durante le ma- mente ironici se non caricaturali: ecco un Musso- novre navali organizzate per impressionare Hitler, lini a Cogne, infagottato in una cerata da minatore, a Napoli, nel ’38, speravano che almeno lì, in mare pinguino impacciato con una spassosa berretta a aperto, non potesse fregarli: la telefoto non era an- IL LIBRO falde; eccolo mentre passa in rivista le truppe in una cora stata inventata (quando accadrà, Porry sarà il Scatto matto. La stravagante vita di Adolfo Porry-Pastorel, attillata divisa bianca, gesto lezioso della mano de- primo a usarla). E invece no, avrebbero dovuto il padre dei fotoreporter italiani di Vania Colasanti (Marsilio, stra, quasi un passo da ballerino, altro che imperiali guardare cosa aveva dentro la valigia di vimini che 120 pagine più inserto fotografico di 32 pagine, 15 euro) virilità. Alcune inquadrature sembrano pensate portò a bordo. Venti piccioni viaggiatori. Li aveva sarà in libreria da mercoledì 13 marzo: le foto in queste per svelare la costruzione di un mito di cartapesta, già usati nel Carso. Scattò, finse un malore, andò in pagine sono tratte dal libro e dagli Archivi Farabola come l’immagine del Duce mietitore, per la batta- cabina, sviluppò, stampò, infilò i negativi nelle ca- glia del grano. La verità è che gran parte di queste psuline, «lanciò le immagini nell’aria» e quando fotografie rischiose e imbarazzanti non apparvero tornò in porto le sue foto erano già in edicola. mai sulle pagine dei giornali italiani. Ma Porry ave- Dodici anni prima, sempre su una nave, Porry va ottimi clienti stranieri, e qualche foto non pro- aveva avvicinato il Duce per consegnargli un rulli- tocollare espatriò, beffardamente commentata no esposto, dicendogli (racconta o immagina la dai giornali della perfida Albione. biografa): «Ironiche sì, irriverenti mai». C’erano gli E tuttavia, neppure questo sospetto di intelli- scatti rubati del poco marziale mal di mare del genza col nemico sembra aver procurato troppi grande condottiero. E qui forse sta una risposta al guai all’impertinente Porry. Che all’occorrenza sa- mistero del loro rapporto: il dittatore e il fotografo peva fornire anche immagini perfette per la propa- non si sopportavano, non riuscivano a evitarsi, ganda e il culto della personalità: pose statuarie, ge- però forse si rispettavano. Benito non gli perdonò sti invincibili di fronte a folle oceaniche eccetera ec- mai lo scatto, celeberrimo, del suo arresto durante cetera. Chi fu dunque Porry? Un frondista ingenuo un comizio interventista del 1915: il futuro Duce che sfotteva facendo finta di niente, un abile gioca- preso per la collottola da un poliziotto, come un tore su due tavoli, un antifascista mascherato, qua- monello. Quando se lo vedeva attorno sbottava in- si foscoliano, che «temprando lo scettro ai regna- fastidito, perché sapeva che quello stangone non tori, gli allor ne sfronda», o un italiano affascinato l’avrebbe mollato, neppure dietro i cespugli dove come tanti dall’uomo della Provvidenza? Un po’ un giorno, durante le manovre militari in Irpinia, si tutte le cose, forse: come l’Italia intera. Fu anche un era appartato, perché anche ai dittatori ogni tanto uomo piegato dal dolore per la perdita del figlio sul scappa. Ma eccolo lì Porry con l’occhio al mirino: fronte russo, fu un coraggioso produttore di passa- «Ah si? E allora adesso fotografami anche que- porti falsi per i partigiani, e infine fu un sindaco, nel sto...», seguì gesto eloquente. La relativa fotografia dopoguerra, quando si stufò della sua ultima voca- non pare sia mai stata rintracciata. «Sempre il soli- zione di fotografo delle star di Cinecittà e lasciò me- to fotografo!», gli disse un giorno del ’24 Mussolini, stiere e archivi al discepolo Tullio Farabola. Fu elet- e Porry lo rimbeccò: «Sempre il solito presidente to primo cittadino del paesino di Castel San Pietro, del consiglio!», che a pensarci bene era una battuta sui colli romani, nella lista dei monarchici, e lì morì da finire in villeggiatura a Gaeta per decenni. nel 1960. Il suo ultimo scoop fu convincere Luigi Invece no, Porry lavorò indisturbato per tutto il Comencini a girarvi Pane amore e fantasia. Prima Ventennio. Lui, che aveva fatto il servizio più peri- dell’arrivo di Lollobrigida, De Sica e troupe mise al coloso che si potesse immaginare in quegli anni: la sicuro i maiali, patrimonio del paese, in un recinto fotocronaca del ritrovamento del cadavere di Gia- confortevole che ribattezzò Porcopoli (e finì foto- como Matteotti. Glielo aveva chiesto Velia, vedova grafato su Life). Diceva che «anche un maiale ha bi- del parlamentare socialista assassinato. Un repor- sogno di affetto».

tage straordinario, di un dinamismo sconosciuto © RIPRODUZIONE RISERVATA

VIP

Altri scatti di Porry-Pastorel: da sinistra, Gina Lollobrigida sul set di Pane, amore e fantasia a Castel San Pietro nel ’53; il pugile Primo Carnera in bici alla stazione Termini nel 1939; il trio Lescano ai microfoni dell’Eiar

Repubblica Nazionale DOMENICA 10 MARZO 2013 LA DOMENICA ■ 36 Spettacoli Cambiare musica

L’onda colorata che rivoluzionò il rock nei ’70 è lunga: dalla PFM al il successo delle vecchie band italiane continua all’estero, mentre da noi restano un cult

Quarant’anni suonati e portati ancora bene

FLAVIO BRIGHENTI ca, enfatizza nel titolo: «A Palermo come Ai tempi del boom all’Isola di Wight!»). Intanto sul versante l rock italiano degli anni Settanta Aretha Franklin sociale si vivono i tumulti e le utopie del- consuma la sua rivincita sulla storia la generazione post sessantottina, capaci che voleva seppellirlo. La Premiata e Duke Ellington di trasformare un «normale» festival rock Forneria Marconi si è rigenerata de- in un capitolo della memoria antagoni- cuplicando i progetti creativi. Sui cantavano dal vivo sta. Come il Festival di Ballabio (Lecco) nostri palchi offre il repertorio origi- del 25 e 26 settembre 1971 organizzato Inale e rinnova gli arrangiamenti per le ope- con Carmen Villani dalla rivista underground Re Nudo, che re dell’amato compagno di imprese Fabri- inaugura la stagione dei festival del pro- zio De André, ha realizzato un’opera rock Oggi i superstiti letariato giovanile, dove si balla e si sbal- (Dracula), musica strumentale per il cine- la senza pagare alcun biglietto. «Faccia- ma (Stati di immaginazione), persino una dei New Trolls mo che il tempo libero diventi liberato», rivisitazione dei compositori classici recita uno degli slogan più amati: dieci- (Beethoven, Mozart, Verdi, Rossini...) ri- si contendono il marchio mila ragazzi armati di sacco a pelo, tanto pensati come ispiratori del gruppo (PFM in entusiasmo e pochi quattrini — buffet a Classic). Negli ultimi anni ha affrontato lun- prezzi “politici” — si accampano tra i bo- ghi tour: Giappone, Usa, Brasile, Canada, e schi, chiacchierano, fumano, fanno all’a- il prossimo autunno si esibirà in Argentina. provenivano dai tardi anni Sessanta, more, dormono, suonano i bonghi, e a Il boom della Premiata, affrancata dalla preannunciati dal magnifico incrocio sti- turno si spingono vicino al palco per ap- dimensione del rock progressivo, ha ria- listico del Sgt. Pepperbeatlesiano (1967) e plaudire Claudio Rocchi o ammirare perto paradossalmente proprio quel fron- dal terremoto psichedelico (Pink Floyd) estasiati i virtuosismi del chitarrista Bam- te di vecchi eroi. Tra Stati Uniti ed Estremo che aveva messo il sale sulla coda del bi Fossati, leader dei Garybaldi. L’impor- Oriente hanno suonato negli ultimi anni blues e del beat. Ma il vero manifesto del tante è essere lì. Banco del Mutuo Soccorso, Osanna, Trip, «prog» fu In The Court of The Crimson L’ebbrezza da successo che deriva da Orme, Balletto di Bronzo, De Scalzi & Di Pa- King (1969) della banda Fripp. Anche in quegli irripetibili, scoppiettanti Settanta, lo (con la sigla La Storia New Trolls), Ut New Italia qualcosa s’era mosso, con le avven- genera brutti scherzi. Pensiamo ai New Trolls (quelli di Gianni Belleno), addirittu- turose esperienze psico/beat di Chetro & Trolls, nemiciamici da decenni. Furono ra i Pooh dell’epoca Parsifal. E dal 24 al 26 Co e delle Stelle di Mario Schifano, il col- pionieri del concept album quando nel aprile, Tokyo ospiterà le esibizioni di For- lettivo pensato dall’artista, celebre per i 1968 pubblicarono Senza orario, senza mula 3, Rovescio della Medaglia, il rifor- suoi dipinti di figure astrali, come una bandiera, testi del poeta anarchico Ric- mato Museo Rosenbach (prima formazio- sorta di Factory warholiana. Poi, agli al- cardo Mannerini e supervisione del gio- ne di Giancarlo Golzi dei Matia Bazar, che bori dei Settanta, si diffuse il rifiuto della vane De Andrè. Furono ancora pionieri a breve pubblicherà un disco nuovo), forma-canzone e la convinzione che il 33 con il Concerto Grosso del 1971 che distil- Maxophone. giri non dovesse più svilupparsi come lava echi di Hendrix, Jethro Tull, Deep L’Oriente ha sempre amato il Made in somma di singoli brani, ma come un’uni- Purple e sinfonismo orchestrale, disco dei Settanta, e il rock progressivo fa ca storia. Spesso di ispirazione mitologi- concepito con Luis Bacalov, futuro pre- audience pure da noi. Lo dimostrano il ca, filosofica, fantasy. L’oggetto disco mio Oscar per le musiche di Il postino. Poi boom delle Prog Exhibition romane — tra aspirava alla stessa nobiltà o spregiudica- si frantumarono in più rivoli, guerreg- eventi live, dischi e dvd sfiziosi —, ma an- tezza di un libro o di un dipinto. E non è un giando tra di loro per avere in esclusiva il che il rinnovamento messo in atto da nuo- caso che studi fotografici e di design spe- nome New Trolls. Il tribunale ha senten- vi guru talentuosi, primo fra tutti Fabio cializzato affermassero il proprio mar- ziato che quel marchio può essere utiliz- Zuffanti con le sue tante creature, dai Fini- chio di fabbrica sulle copertine dei dischi zato solo se torneranno insieme Belleno, sterre alla Maschera di cera. «prog», ormai associato al concetto di Art Belloni e De Scalzi. Intanto sui muri citta- Eppure, quarant’anni dopo, c’è ancora rock. Nel suo piccolo, anche in Italia, con dini potreste imbattervi nei manifesti che parecchia gente che non ha proprio capi- svariate immagini d’autore: Mazzieri, annunciano i concerti di La Storia New MEMORABILIA to cosa fosse, il rock progressivo. E perché Convertino, Adelchi, Crepax e Pazienza. Trolls (De Scalzi e Di Palo), Il Mito New In questa pagina i gruppi — che in Italia chiamavamo com- Adesso arriva in libreria Volo magico. Sto- Trolls (Belloni e Usai), Ut New Trolls (Bel- dall’alto, i manifesti plessi — si accanissero in tutta Europa a ria illustrata del rock progressivo italiano leno e Salvi, è appena uscito il loro nuovo dei Saint Just (1973); massacrare la formula della canzone da tre di Franco Brizi (Arcana) che ricostruisce album Do Ut Des). E non basta: ora c’è una Alan Sorrenti (1972); minuti (strofa-ritornello-strofa) per appli- quell’epopea caotica di imprese, bluff e nuova denominazione, per un progetto Genco Puro & Co. carsi a quel magma sonoro che a volte suo- flop capace oggi di suscitare larghi sorrisi esclusivamente discografico, il Concerto (1972); Hellua Xenium nava cerebrale, a volte popolare, classi- e rivelare contraddizioni enormi. Grosso N.3 con Bacalov. Partecipano (1973); Area (1974) cheggiante, barocco o romantico. A volte Gran disordine sotto il cielo. Nella lo- quasi tutti i migliori: Belleno, D’Adamo, folk, oppure fitto di germogli psichedelici candina di Palermo Pop ’70 finiscono ac- De Scalzi, Di Palo. Ma quel «quasi» fa la o tempestato di hard rock brutale. E spes- canto Aretha Franklin e Carmen Villani, differenza, e allora il progetto si chiama so tutte queste cose insieme, secondo Duke Ellington e Little Tony, Brian Auger La Leggenda New Trolls. Senza (auto) ce- contaminazioni sempre più folli. e Nino Ferrer, Johnny Hallyday e i Ricchi lebrazione non c’è Troll che tenga.

I prodromi della rivoluzione e Poveri... (Ciao 2001, la bibbia dell’epo- © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale ■ 37

POSTER Da sinistra in senso orario (1970); Banco del Mutuo Soccorso (1972); Gli Alluminogeni Ci suicidammo (1971); Franco Battiato (1972); per eccesso di note Luciano Basso (1977); gli Alberomotore MAURO PAGANI (1974) e i Latte e Miele (1972) anascita del rock progressivo coincide con la na- Tutte le immagini scita del primo rock autenticamente europeo. provengono LPer la prima volta, dopo lunghi anni di prevalen- dagli archivi te influenza americana, nasce un genere le cui fonti degli autori ispirative principali — le scale, il tipo di composizioni, le strutture — fanno riferimento alla cultura sonora eu- ropea, alle radici della musica classica e popolare. È un’occasione unica, per tutta l’Europa e per noi italiani in particolare. Nel giro di due, tre anni, nasco- no centinaia di gruppi che fanno riferimento al rock progressivo, e come Premiata Forneria Marconi ci ri- troviamo a suonare in raduni affollati in maniera an- IL LIBRO che grottesca: sessanta o settanta gruppi che condivi- Volo magico. Storia dono un palco, tutti con nomi fantasiosi, magari ac- illustrata del rock comunati dal vizio di partire con assoli strumentali progressivo italiano lunghissimi... (Arcana, 600 pagine, I detrattori sostengono che per troppi anni abbiamo 75 euro) sarà in libreria vissuto immersi in un mondo favolistico, poco interes- dal 18 marzo. Il cofanetto, sato alla realtà sociale. In realtà il ’68 in Italia è arrivato formato 25x29, è a cura più tardi, ma si è protratto più a lungo, rispetto ad altri di Franco Brizi, esperto paesi. Da quell’ambiente socialmente vivo e politica- e collezionista di memorabilia prog mente impegnato, molti gruppi del prog hanno tratto Con prefazione del cantautore Claudio beneficio sul piano ispirativo e pratico: le occasioni per Rocchi, ex Stormy Six, ha anche suonare erano innumerevoli, festival e festivalini na- una minuziosa discografia. In queste scevano un po’ ovunque, senza dimenticare quell’e- pagine alcuni dei materiali che illustrano norme circuito alternativo e insieme “ufficiale” che il volume: copertine di riviste, locandine, erano le Feste dell’Unità. Internet non esisteva, ma c’e- manifesti, poster, articoli d’epoca rano milioni di giovani con le antenne accese: il prog ha brillato di vita e vivacità perché la realtà sociale in cui si muoveva aveva l’anima accesa. Artisticamente, il prog si è suicidato per eccesso di note. Ci è parso così bello assaporare una libertà creativa senza limiti, che abbia- mo suonato troppo, riempiendo esageratamente di note la musica, assecondando magari l’ambizione di chi in fondo voleva essere un musicista classico… Ripenso anche al primo tour della PFM negli Usa, nel 1974, dove, a volte, ci capitò di condividere il pal- co con gente molto più «pesante» di noi, tipo Foghat, Peter Frampton, Bad Company, Blue Oyster Cult. Noi arrivavamo lì con i flautini e all’inizio il pubblico era quantomeno un po’ spaesato, ma alla fine portavamo sempre a casa la pelle: in fondo, eravamo bei rocket- BAND tari anche noi e capivamo al volo quand’era il caso di Sopra, spingere con brani tipo Celebration trascurando i i Nomadi “lenti rinascimentali”. E comunque, più suonavamo in un manifesto “italiani”, più eravamo vincenti. Ma l’abbiamo capi- del 1971 to dopo... Critica e pubblico ci acclamarono. E tro- Qui accanto, vammo anche fan segreti, per esempio Ahmet Er- gli Osanna tegün, fondatore dell’Atlantic Records, produttore di nel 1971 John Coltrane, Led Zeppelin e mille altri. Il quartiere A sinistra, generale della PFM a L.A. era vicino a Sunset Boule- Ivan Graziani vard. Alle sette di sera Ertegün chiudeva il suo ufficio, sul retro lasciava fuori file di aspiranti artisti, e si presentava di copertina puntuale da noi: prima condivideva chiacchiere e della rivista spaghetti, poi ci raggiungeva ai concerti. Nuovo Sound © RIPRODUZIONE RISERVATA nel ’76

Repubblica Nazionale DOMENICA 10 MARZO 2013 LA DOMENICA ■ 38

Il tostapane che stampa il meteo sul toast, il termostato Next che si adegua alle nostre abitudini, la pianta PIATTAFORME Inquilini 2.0 che manda un tweet se è secca e la lavatrice Medicine Arduino Il sistema integrato Minicomputer che avvisa via sms quando ha finito nel mobiletto dei medicinali da 20 euro inventato La casa sarà sempre sa quale farmaco da Massimo Banzi si deve assumere che consente più intelligente e quando: avvisa anche di programmare Grazie anche attraverso tv o cellulare l’azione di un oggetto alla tecnologia Paraimpu italiana Made in Cagliari consente di collegare oggetti, strumenti e persone per creare il proprio “Internet delle cose”

Cosm Servizio online che permette Lavatrice di collegare alla rete Landruino: da laundry, i dati ottenuti lavatrice, più Arduino dai sensori per creare È un pannello di controllo delle applicazioni fai-da-te che ti avvisa via Internet quando i panni sono lavati

RICCARDO LUNA Lampadina osa avranno mai da dirsi il frigorifero e la la- Le lampadine a led Hue vatrice? E perché il tostapane dovrebbe par- di Philips creano lare con la macchina del caffè? Questa storia un sistema di illuminazione della casa intelligente non ha mai veramen- wireless intelligente te attecchito. Nonostante decine di milioni controllato dall’iPhone di euro spesi in comunicazione dalle multi- mediante un’app Cnazionali, un alone di sarcastica diffidenza ha sempre cir- condato il lancio di ogni nuovo mirabolante prodotto. Ma le cose sono improvvisamente cambiate la scorsa estate. Su Kickstarter è apparso il progetto Smart Things: i pro- motori chiedevano soldi per costruire una piattaforma che consentisse a chiunque di collegare con dei sensori i vari oggetti della casa per poterli controllare in ogni mo- mento, da ogni luogo via web. L’Internet delle cose, di cui tanto di parla, anzi l’Internet della casa visto che parliamo di elettrodomestici e dintorni. Una proposta così aveva al- tissime possibilità di cadere nel vuoto e invece in poche settimane ha raccolto un milione 209 mila 423 dollari. Ai quali in dicembre se ne sono aggiunti altri tre da parte di un pool di investitori tra cui figura anche l’attore Ashton Kutcher, l’ex di Demi Moore. Non male se si pensa che tut- to nasce in seguito a un weekend sfortunato: Alex Hawkin- son, 40 anni, informatico e neuroscienziato, era andato in

Videocontrollo Per controllare i bambini (e la babysitter) anche quando si è fuori: lo Smart Baby Monitor con video ad alta risoluzione e suono nitido

Piante Colorado presso una casa di famiglia e aveva trovato un mezzo disastro, impianto elettrico rotto e tubi dell’acqua Plantduino: plant, pianta, bruciati. Possibile che non ci fosse un modo per essere av- più Arduino. È un sistema vertiti in casi simili? E così si è messo a sviluppare Smart che regola acqua Things: un kit da 299 dollari con il quale chiunque può ren- e temperatura della serra dere “intelligenti” ovvero “smart” gli oggetti della casa e Manda un alert via tweet controllarli con un clic del proprio telefonino. I primi kit quando è ora di innaffiare sono in consegna in questi giorni. Il successo di Smart Things è tutt’altro che isolato. Solo su Kickstarter nei mesi scorsi sono stati finan- ziati decine di progetti legati in qualche modo al- l’Internet della casa. Il caso più clamoroso è Lifx, una lampadina intelligente che si collega al wifi, cambia colore e si controlla con un telefonino: ha riscosso un milione e 300 mila dollari, è stato pro- dotta e messa in vendita a 69 dollari a esemplare ed è subito andata esaurita. Ma hanno avuto un im- Gatto patto commerciale notevole anche Twine, un senso- L’Ardu-lettiera per gatti re che ti avvisa via mail e sms cosa stanno facendo gli og- registra quante volte getti della casa; Air Quality Egg, un aggeggio che monitora le ventole sono state la qualità dell’aria di un ambiente e che avvia delle con- attivate, dice se bisogna versazioni tematiche sui social network; e Jamy, un to- stapane che ti stampa sul pane croccante anche le pulire i filtri e ha uno spray previsioni del tempo aggiornate e geolocalizzate. automatico dopo ogni uso

Repubblica Nazionale DOMENICA 10 MARZO 2013 ■ 39

GLOSSARIO Open source Smart house È una filosofia che prevede Sono le case intelligenti, la pubblicazione del codice ovvero quelle in cui i vari Anti-sisma di programmazione elettrodomestici sono con cui sono scritte collegati fra loro e alla rete Dispositivo inventato le applicazioni e gli strumenti in modo da essere regolabili da un ragazzino cileno tecnologici. Così facendo tutti al limite anche di 14 anni sopravvissuto possono migliorare il prodotto con il proprio telefonino a un sisma. Quando c’è un allarme, manda immediatamente un tweet IOT Makers Acronimo di Internet of Things: Sono gli inventori di questo l’Internet delle cose secolo, i nuovi artigiani Gli oggetti collegati alla Rete che progettano il futuro: consentiranno di analizzare ultima generazione di creativi informazioni in tempo reale che uniscono cultura digitale, per avere un pianeta competenze elettroniche più intelligente e passione per l’innovazione Crowdfunding Il sistema preferito utilizzato per trovare finanziamenti per realizzare i propri Stampante progetti di smart home: nel 2012 sono tutti, Si può stampare ovunque o quasi, partiti e in qualunque momento: dalla piattaforma Kickstarter basta inviare un messaggio all’indirizzo e-mail della stampante web connected

Anti-vip Se tutte queste storie vi sembrano soltanto gadget per impallinati della tecnologia, sentite questa. Alla fine del Il silenziatore anticelebrità 2001 un ex dirigente di Apple, Tony Fadell, ha lanciato un è un telecomando prodotto che sulla carta non poteva essere meno sexy: un che imposta il televisore termostato. Solo che Nest è un termostato intelligente in modalità silenziosa (oltre che molto bello, del resto Fadell ha progettato e rea- se si parla di personaggi lizzato l’iPod): impara dalle nostre abitudini, sa quando ci svegliamo e quando torniamo dall’ufficio la sera, e sa a famosi sgraditi che temperatura vogliamo trovare la casa. Si vende onli- ne, anche attraverso il sito della Apple, a 250 dollari e in questo momento se ne vendono quasi cinquantamila al mese. Motivo per cui i Nest Labs hanno una valutazione di ottocento milioni di dollari e sono considerati la star- tup dell’anno. Tutto questo fermento creativo si alimenta dell’entu- siasmo di una nuova generazione di “smanettoni” che si divertono a trovare nuovi modi di collegare fra loro gli og- getti della casa in maniera intelligente. Lo strumento prin- cipe di questa ondata di innovazione si chiama Arduino, un minicomputer inventato a Ivrea qualche anno fa da un ingegnere mancato, Massimo Banzi, e che sta diventando lo standard mondiale con il quale fare progetti “smart”. Per due ragioni: una schedina Arduino costa appena ven- ti euro ed è facile da usare anche per chi conosce solo i ru- dimenti della elettronica. In Rete è pieno di progetti di smart-home basati su Ar- Tv con webcam Con webcam integrata questa tv di ultima generazione consente di controllare cosa avviene in casa (anche con dipositivi Android) Ormai non abbiamo ‘‘più bisogno Doorbot del permesso Un video-campanello, di nessuno per fare che collegandosi senza fili a smartphone o tablet, delle cose meravigliose permette di interagire Massimo Banzi con chiunque si presenti Fondatore di Arduino alla porta di casa

duino: dalla mangiatoia che riconosce quale dei due gatti ha davanti e seleziona il cibo più adatto a ciascuno; alla pianta che manda un tweet quando la terra è secca e così via. E proprio domani la community di Arduino fa un grande passo avanti: grazie all’accordo con il colosso del- la telefonia Telefonica, tutte le schede Arduino avranno la possibilità di collegarsi alla rete GSM e quindi sarà facilis- simo impostare il proprio Internet della casa in modo da ricevere una telefonata o un sms appena un sensore raggiunge una certa soglia. Una delle piattaforme migliori per farsi da soli progetti di questo tipo è made in Italy, anzi ma- de in Cagliari: Paraimpu è un progetto del Cen- tro Ricerche Sardegna 4. Consente di connette- re e gestire in maniera affidabile e facile qualsia- si tipo di oggetto dotato di connessione permet- Termostato tendo di sviluppare applicazioni con i dati otte- Se ne vendono 50mila nuti in tempo reale. Obiettivi: il risparmio energeti- al mese: impara quando co; le informazioni sul meteo e il traffico; ma anche servizi gestiti collettivamente. Come nel caso di Jardimpu, ti svegli, quando vai un sistema di giardinaggio social in streaming live sul a dormire e quale web che permette a chiunque di conoscere le condi- temperatura vuoi in casa zioni delle piante e di prendersene cura, innaffian- Si regola col telefonino dole a distanza. Con un semplice tweet.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale DOMENICA 10 MARZO 2013 LA DOMENICA ■ 40

I sapori Dal cous cous ai pomodori ripieni, dal pollo al curry alle lasagne o fave e cicoria Un po’ per dieta, un po’ per crisi, ecco come far convivere Concentrati in una sola portata il pranzo di una volta: antipasto, primo, secondo e contorno. Senza correre il rischio di cadere nell’eresia o nel riciclo

Macco di fave Polenta Pomodori Piadina Pasta Cous cous Riso e curry e cicoria e brasato ripieni farcita e fagioli La semola, incocciata di pollo Fave (i meno calorici Cotta e addensata, Carichi di vitamine In equilibrio goloso, Maltagliati, pasta mista, (sgranata e lavorata), Riso varietà Basmati tra i legumi lessati) la farina di mais, priva e licopene, si farciscono la cialda di acqua, farina di semola o all’uovo, si porta a cottura (orientale lungo), cotto e cicoria, passate di glutine, accompagna con proteine – carne, e strutto, avvolge bollita nel brodo di cottura in acqua o con brodi incoperchiato. Pollo e servite per tradizione formaggio, pesce, legumi lo squacquerone, (allungato) dei legumi aromatizzati spadellato col curry, con una forchettata la carne bovina stufata – e verdure. Carboidrati formaggio fresco In Campania piace Verdure a tocchetti, rifinito con latte. A fuoco d’erbe (bietole, spinaci...) con il vino rosso (pane, riso, patate) leggermente acidulo, il raddoppio di proteine pesce o carne spento, pezzetti sbollentate e spadellate Meglio se con verdure a parte e la rucola con le cozze per accompagnare di mandorle e cumino

Agnello con purè aromatizzato all’aglio Riso pilaf al gelsomino con pollo arrosto in crosta di sale

Piatto Tutto insieme appassionatamente

LICIA GRANELLO di mais in scatola, utilizzare la (finta) mozzarella in panetti, aggiungere salse o pezzi di pollo Unico scadente, è un modo deprimente e sbagliato di pensare il monopiatto. Allo stesso modo, sal- utto in una volta. Come in un concentrato di golosità e nutrimento, un perimetro tare in padella il riso avanzato, affiancarlo a dei tocchetti di formaggio e a un ciuffo di valeria- di pochi centimetri quadrati raccoglie la summa golosa di cibi che altrimenti sa- na assomiglia più al riciclo, — normale nella cucina di casa, deprecabile in un ristoro pubbli- rebbero cadenzati in sequenza più o meno classica: antipasto, primo e secondo, co — che a un’idea compiuta di pasto. Entrambi approcci riduttivi, che impoveriscono assai carboidrati e proteine abbracciati. È il miracolo goloso del piatto unico, termina- l’idea originaria del «tutto in un piatto», esaltata da campionesse della cucina regionale come le obbligato di milioni di pasti (preferibilmente pranzi, in coincidenza con la pau- lasagne, polenta coi formaggi o minutaglia con fagioli e cozze, ricetta capace di far convivere sa lavorativa) preparati e serviti ogni giorno da una parte all’altra d’Italia. La con- pasta, legumi e molluschi in un solo, memorabile mestolo di minestra. Tnotazione geografica è importante, perché se nel resto del mondo pasta e riso — spesso pro- In compenso, quando gli ingredienti sono ben scelti e il cuoco ha la mano felice, il piatto uni- tagonisti del monopiatto — sono concepiti a mo’ di complementi alimentari, quindi facil- co può assurgere a gioiellino gourmand, equilibrato e godibilissimo, in grado di fronteggiare mente associabili a questo o quell’ingrediente, qui l’abbinamento richiede maestria per evi- perfino gli effetti della crisi economica in campo alimentare. Non a caso, le due tipologie di ri- tare l’eresia gastronomica. Questione di tecnica e di fantasia, ma anche di clima. Mentre l’in- storazione che meglio lo interpretano sono tapas bar (cucina a base di crostini importata dal- verno si porta appresso le stimmate del freddo da combattere a suon di pasti caldi e strutturati la Spagna) e pizzerie in versione d’autore. Fette di pane o impasto steso, poco importa: a fare (che il piatto unico quasi sempre mortifica e banalizza), i prodromi della primavera mettono la differenza è l’incontro magico — figlio della tradizione, della contaminazione etnica o di addosso la voglia di cibi freschi — primizie d’orto, cereali integrali, condimenti lievi — più sem- un’intuizione — tra ingredienti apparentemente distanti, a volte perfino antitetici, e invece in plici da incastonare in mosaici appetitosi. perfetta armonia, dalla pizza San Marzano, mozzarella di bufala, ricotta e salame napoletano Certo, il rischio del banale e del dozzinale è dietro l’angolo, come sempre succede assem- di Enzo Coccia (La Notizia, Napoli), al crostino con vongole, zenzero, pepe di Caienna e limo- blando alimenti diversi: basti pensare a certe pasticciatissime insalate di riso o all’avvilente ne di Albert Adrià (Tickets, Barcellona). In caso di appetito robusto, raddoppiare la dose con

mediocrità di quelle miste. Più di tutto, contano le materie prime. Mischiare una cucchiaiata una fetta di Sacher. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale DOMENICA 10 MARZO 2013 ■ 41

A tavola Dopo la grande abbuffata l’ipocrisia del buffet

STEFANO BARTEZZAGHI icordo ancor, con melanconica nettezza, la prima volta che un amico mi propose: «Ci vediamo e mangiamo una cosa». Si interessava anche di design, quindi sulle prime mi preoccupai. Poi ca- R pii. A differenza di me (sono passati molti anni) era già nell’età della minacciata prominenza ad- dominale e il modo di dire, che scoprii presto assai diffuso, pretendeva di coniugare la convivialità del- la mensa con la sobrietà del fitness, le ragioni del dietologo e quelle del buon umore. Da «cosa» nasce cosa: ben presto incominciò l’epoca e l’epica (parole che forse derivano entrambe da «epa») dei «piattini», degli spuntini, degli eufemismi della tavola. Prima funzionava al contrario: per appariva informali si andava in «pizzeria»; ci si spartiva una focaccia come antipasto e alibi, e poi si fa- ceva un pasto completo, primo, secondo, contorno, dessert. Adesso si va invece al ristorante e si pren- Lasagne Fish&chips Farro de un «piatto unico», o un unico piatto: siamo quasi alla vergogna di mangiare, e quando ci arriveremo sarà realizzata metà della profezia del grande Luis Buñuel, in una celebre scena del Fantasma della li- Pasta, carne e latticini Cibo veloce e gamberi bertà. A pranzo il piattino scaldato al microonde al baretto. La milanese schiscètta (gavetta ermetica a in un mix tradizionale per antonomasia, Il farro, grano antico scomparti, per il pranzo di mezzogiorno dei lavoratori) è sostituita dal contenitore di plastica con insa- e irresistibile il classico cartoccio e rustico, da cucinare lata o altra saluberrima vivanda, da accompagnare con uno yogurt tenuto in fresco sul davanzale. Di se- I nutrizionisti incoraggiano di crocchette di merluzzo come un riso, bollito ra, happy houre apericènaperpetuano l’equivoco. A casa, c’è chi è arrivato al vassoio davanti alla tv, ma fra tovagliette, spizzichi, assaggini, sfizietti e altri diminutivi (che spesso diminuiscono solo la parola, e la versione vegetariana, e chips. Al posto o tirato a cottura (farrotto) non la «cosa») di fatto la tavola imbandita sembra prossima a diventare una sorta di tabù. Dalla Grande con il pesto delle patate, però, Insieme, crostacei bouffe siamo passati a ipocriti buffet. A continuare a ingrassarci deve essere qualcos’altro, forse l’aria.

(o la besciamella) si possono anche friggere scottati e dadini di sedano © RIPRODUZIONE RISERVATA e dadolata di verdure carote, finocchi o zucchine o zucchine

Maiale allo zenzero con lenticchie e fagiolini Linguine con asparagi e ricotta affumicata alle nocciole

LA RICETTA GLI INDIRIZZI Pizza, polenta e baccalà Ingredienti per 4 persone 270 g. di pasta a fermentazione naturale 90 g. di fior di latte a cubetti 140 g. di baccalà; 70 g. di spugnole 9 pomodorini; 1 spicchio di aglio in camicia TORINO MILANO ROMA Simone Padoan, patron 1 noce di burro; extravergine di oliva Biancolilla del ristorante “I Tigli” 80 g. di olio all’aglio; 200 g. di olio di vinacciolo RISTORANTE CONSORZIO PONT DE FERR NO.AU di San Bonifacio, Verona, 200 g. di farina di mais Via Monte di Pietà 23 Ripa di Porta Ticinese 55 Piazza di Montevecchio 16 ha reinventato la pizza come sale di Maldon; pepe bianco Tel. 011-2767661 Tel. 02-89406277 Tel. 06-45652770 base golosa per piatti creativi Chiuso sabato a pranzo e domenica, Sempre aperto, Chiuso lunedì, e squisiti, come la ricetta ideata piatto unico da 8 euro piatto unico da 8 euro piatto unico da 9 euro per i lettori di Repubblica LE VITEL ÉTONNÉ JOIA KITCHEN FELICE A TESTACCIO Bollire il pesce in acqua aromatizzata e spinarlo, Via San Francesco da Paola 4 Via Panfilo Castaldi 18 Via Mastro Giorgio 29 lavorarlo caldo con un pizzico di zucchero e sale Tel. 011-8124621 Tel. 02-29522124 Tel. 06-5746800 aggiungendo olio all’aglio e di vinacciolo. Cuocere Chiuso domenica sera e lunedì, Chiuso sab. a pranzo e domenica, Senza chiusura, la polenta e farla riposare 12 ore in frigo. Con una frusta, piatto unico da 10 euro piatto unico da 12 euro piatto unico da 10 euro inserire la crema in una sacca da pasticcere. Formare 8 palline, coprire con carta da forno e schiacciare per farne LA TABERNA LIBRARIA GATTÒ ASSAGGI D’AUTORE delle cialde, da infornare 40’ a 140°. Spezzettare le spugnole, Via Bogino 5 Via Castelmorrone 10 Via dei Lucchesi 28

caramellarle in padella con olio, aglio, sale e pepe. Tagliare a metà i pomodorini, disporli Tel. 011-8128028 Tel. 02-70006870 Tel. 06-6990949 su una placca da forno con poco zucchero, sale e olio. Cuocere un’ora a 100°. Disporre ✃ Chiuso domenica, Chiuso domenica, Chiuso lunedì sera, sulla pasta stesa le spugnole, il fior di latte e infornare. Tagliare la pizza in 8 parti: su ogni piatto unico da 8 euro piatto unico da 10 euro piatto unico da 10 euro spicchio disporre una quenelle di baccalà, la cialda di mais e il pomodorino confit. Olio e pepe

Repubblica Nazionale DOMENICA 10 MARZO 2013 LA DOMENICA ■ 42 L’incontro Grandi vecchi Tornato a recitare a ottantatré anni dopo un decennio di stop seguito alla morte della figlia, l’attore più premiato d’Europa Jean-Louis racconta una vita fatta Trintignant di passioni: auto, donne, teatro. E cinema: “Su centotrenta film ne salvo una trentina Il rimorso più grande? Il no a Bertolucci. Ma me lo chiese Marie: papà, se fai Ultimo Tango a scuola mi prenderanno tutti in giro”

MARIO SERENELLINI na il suo sguardo di spillo. «Che bei mo- evento in Amour— dall’amore di sem- che l’ha a lungo adottato (Trintignant affronti una curva a tale o tal’altra ve- menti, anche con Marcello Mastroian- pre, sempre più esclusivo, il teatro. l’italien è il bel documentario presen- locità sapendo che è l’acceleratore a PARIGI ni. Dei quattro “colonnelli” della com- In quest’aspro groviglio d’abban- tato in suo onore al Festival d’Annecy guidare la macchina e non tu, tu non media all’italiana, era il più simpatico. doni e ripensamenti, d’addii e ritorni, nell’ottobre scorso), è stata talvolta puoi rallentare sennò è testacoda. Il ono invecchiato, Molto intelligente, non intellettuale. numerosi gli appuntamenti mancati, un’occasione persa: «Con il vostro brivido è tutto lì. Ciò detto, non è che eh?», si scusa Gran seduttore, una bomba. Spariva non solo nel cinema: «È vero, quando Paese ho avuto un rapporto privilegia- fossi molto dotato per le corse. E poi ho mentre scroscia dopo due bisbigli con una bellona e, in Coppola mi cercò per Apocalypse Now, to. Zurlini è stato per me un fratello cominciato tardi, dopo i quaranta, ancora l’applau- nemmeno un’ora, impresa compiuta. che mi avrebbe forse aperto una car- maggiore: a Roma abitavo da lui. La quando i piloti in genere smettono». «Sso alla fine de Il grande silenzio, we- Eravamo due cocciuti sul set, entram- riera in Usa, non avevo voglia di muo- mia Dolce Vita non è stata però Via Ve- Profetico, dunque, il film di Dino Risi. stern di Sergio Corbucci del ’68, quan- bi a ronzare attorno a Jacqueline Bis- vermi dalla Francia. E nemmeno neto, ma la trattoria “Da Otello”, dove La vita come sorpasso, sempre defini- do, a trentotto anni, continuava ad ave- set, che però s’eclissava subito a fine ri- quando Spielberg mi volle per Incontri ci si ritrovava tutti, attori, registi, sce- tivo quando è sfida con se stessi: un po’ re l’aria di ragazzo schivo e intimidito prese: “Dopo le dieci di sera non m’è ravvicinati del terzo tipo, nel ruolo che neggiatori. Spesso i film nascevano co- come l’attore? «Essere attore significa del Sorpasso. Adesso che Amourcopre, mai successo nulla di interessante”. poi è andato a François Truffaut. Pro- sì, dalle battute, dalle chiacchiere. Una conservare un’anima infantile, conti- imperioso macigno rugoso, il suo cine- Forse una maliziosa provocazione». vo più rimorsi, ma la scelta di Marlon volta, mentre si scherzava sul colpo fi- nuare a entusiasmarsi, a meravigliarsi: ma, da cui s’era allontanato dieci anni Trintignant era allora nel pieno del Brando è stata ottima, per Ultimo tan- nito male nel Rififi di Dassin, al com- dunque, a superarsi. In questo, sono fa, pare difficile agli spettatori della successo: dal film-Oscar Un uomo e go a Parigi, dove avevo anche dato una mento “Noi ci saremmo fatti una spa- sempre stato e sono rimasto, nono- personale a lui dedicata a Parigi fare il una donnadi Claude Lelouch a Z-L’or- mano a Bertolucci nella sceneggiatu- ghettata!”, Monicelli s’alzò di botto: stante tutti gli strappi e i cambi di mar- legame tra il prima e il dopo di Jean- gia del poteredi Costa-Gavras («Era l’a- ra. Ma mia figlia Marie, allora bambina “La prendo io!”. Era l’idea dei Soliti cia, un attore». Talora, e lei l’ha capito Louis Trintignant. Tra Amour e gli altri mante di mia moglie, ma non gliene ho e già attenta lettrice degli script che ri- ignoti. Purtroppo tra i molti film che ho presto, sorpassarsi è fare marcia indie- centotrenta film girati in un’eterna gio- mai voluto, perché è una bella perso- cevevo, mi aveva scongiurato: “Papà, a girato da voi ho dovuto rinunciare a tro? «Alla fine della mia vita sono tor- vinezza, prima dello stop, prima della na») a Il conformista di Bernardo Ber- scuola le mie compagne non finiranno C’eravamo tanto amatidi Ettore Scola, nato alle mie origini: i campi, le vigne. diga: la morte tragica, appunto dieci tolucci («Il ruolo più bello della mia vi- mai di prendermi in giro”. E io non ho dove sarei stato il professore intellet- Da una trentina d’anni vivo nella mia anni fa, dell’adorata figlia Marie. ta»). Ma già tentennava per un’altra mai fatto nulla nella vita che potesse tuale, e a Casanova, non tra i migliori casa a Uzès, nei dintorni di Avignone. Con l’abituale ritrosia, l’attore fran- passione, le corse automobilistiche, dispiacere a mia figlia». Pure l’Italia, Fellini: non potevo impegnarmi per Nella mia famiglia, nessuno prima di cese, a ottantatré anni il più vezzeggia- cui l’avevano soggiogato fin da picco- un anno o più, senza sapere quando e me era mai salito fino a Parigi. Era lon- to e premiato del cinema europeo, lo gli exploit dello zio pilota Maurice. Si se l’avremmo girato. Ma lo sa che an- tana, Parigi. Ci ho vissuto venticinque smonta come un castello di carte il suo abbandonerà ai circuiti, alternandoli Come i miei nonni che nel Sorpasso, diventato il mio logo anni. E poi ho rimesso radici nella mia passato in pellicola: «Su centotrenta ti- ai set, nella prima metà degli anni Ot- italiano, sono stato preso per puro ca- campagna, dove sono cresciuto e dove toli, di cui un quarto italiani, non più di tanta: ulteriore sballottamento d’una ora produco vino so? Doveva interpretarlo Jacques Per- mi sento meglio. Nipote e figlio di vi- trenta sono da salvare», e quasi si scu- vita a strappi, scoscesa, interrotta. Gli rin, altro francese allora onnipresente gnaioli, anch’io produco vino. Mi ci so- sa di nuovo. Affabile, all’uscita si lascia studi di giurisprudenza lasciati da un E lo bevo, anche nel vostro cinema. Le prime riprese, no messo tardi, ma mi piace. Lo bevo, prendere sottobraccio da chi l’aveva a giorno all’altro per buttarsi nel teatro, Una sana nelle strade vuote di Roma a Ferrago- anche, il vino: come il teatro, mi ha aiu- lungo intervistato quasi quarant’anni folgorato da L’avarodiretto da Charles sto, furono effettuate con la sua con- tato a vincere la timidezza. E poi: una fa sul set torinese di La donna della do- Dullin. Il flirt rovente, nel ’56, sotto le sbornia trofigura. Quando lui dovette rinun- sana sbornia non è meglio d’una me- menica: «Luigì Comencinì?», s’illumi- occhiate gelose di Roger Vadim, con ciare chiamarono me, semplicemente diocre lucidità?». Brigitte Bardot — esordiente come lui non è meglio perché ero il più somigliante alla sua © RIPRODUZIONE RISERVATA in E Dio creò la donna — crudelmente controfigura». spento da un interminabile servizio di di una lucida Nei cinque anni in cui si dedicò pro-

leva in Germania e un reclutamento fessionalmente alle corse, girò tra odioso nella guerra d’Algeria. Tre anni mediocrità? Francia e Italia ventitré film, quasi cin- dopo, ritorno agli schermi, che l’ave- que all’anno (una media da Totò): tre vano già dimenticato, con la prima, di Scola, tra cui La terrazza, l’ultimo grande affermazione in Italia: Estate Truffaut di Finalmente domenica! e il

violentadi Valerio Zurlini. Poi, cinema suo ultimo italiano, lo stupendo Colpi- e cinema, anche la peggiore serie B, ita- re al cuore di Gianni Amelio con Laura liana e francese, ma con ripetute fughe Morante. Una schermata trionfale al nel teatro di qualità: «Negli intervalli confronto dei vergognosi piazzamen- del Sorpasso, Vittorio Gassman e io tra- ti su pista: settimo nell’81 alla 24 ore di scorrevamo ore a parlare di Shake- Spa Francorchamps, cinquantunesi- ‘‘ speare: io recitavo l’Amleto in Francia, mo nell’82 al Rally di Montecarlo, qua- lui lo stava mettendo in scena in Italia». rantasettesimo nell’84... Masochismo Anche i matrimoni a singhiozzo: l’am- d’attore o sadismo di pilota? «E pensi maliante Stéphane Audran, poi mo- che ho anche rischiato di morire, in glie di Claude Chabrol; Nadine, poi sua due incidenti, di cui uno molto grave: regista e madre di Marie; e, dai tempi nell’80 alla 24 ore di Le Mans sono usci- delle corse, la pilota Mariane Hoepf- to di pista a 325 chilometri all’ora. For- ner. E poi vuoti improvvisi, incolmabi- tunatamente in un rettilineo. Scoppiò li: il primo, la morte in culla a nove me- la ruota posteriore sinistra. Sono rim- si della figlia Paulette, l’anno del balzato sei volte sulle barriere di sicu- Conformista. Infine, l’ultimo strappo. rezza, senza mai colpirle frontalmen- L’addio a un cinema divenuto seriale, te. Ma è questo che mi è sempre pia- sostituito — fino alla riapparizione- ciuto delle gare: è una guerra di nervi, FOTO AP ‘‘ Repubblica Nazionale