SINTESI NON TECNICA IMPIANTO TERMOELETTRICO “VIGATA” DI

SINTESI NON TECNICA Centrale “Vigata ” di Porto Empedocle

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Sommario

1. DESCRIZIONE DELL’AREA D’INSEDIAMENTO DELL’IMPIANTO 3

1.1 IL SITO DELLA CENTRALE ...... 3 1.2 INQUADRAMENTO FISICO ...... 4 1.2.1 CARATTERISTICHE IDRICHE E IDROGEOLOGICHE ...... 4 1.2.3 CARATTERISTICHE DEL SUOLO ...... 7

2. DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO PRODUTTIVO 9

2.1. DESCRIZIONE FASE 1 E FASE 3 ...... 9 2.2 DESCRIZIONE DELLE ATTIVITÀ CONNESSE ...... 11 2.1.1. Approvvigionamento, stoccaggio e movimentazione dei combustibili liquidi AC1) ...... 11 2.1.2. Impianto trattamento acque reflue (AC2) ...... 12 2.1.3. Impianto antincendio (AC3) ...... 15 2.1.4. Generatori energia elettrica d’emergenza (AC4) ...... 17 2.1.5. Impianto per la produzione di acqua demineralizzata (AC5) ...... 17 2.1.6. Attività manutentive (AC6) ...... 18 2.1.7. Approvvigionamento combustibili gassosi, stazione di compressione e rete di distribuzione del gas naturale (AC7) ...... 18 2.1.8. Utilizzo acque di mare per il raffreddamento (AC8) ...... 18 2.1.9. Deposito rifiuti (AC9) ...... 18

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1. DESCRIZIONE DELL’AREA D’INSEDIAMENTO DELL’IMPIANTO

1.1 IL SITO DELLA CENTRALE La centrale di Porto Empedocle è ubicata nella fascia costiera della Sicilia sud occidentale, nel territorio del comune di Porto Empedocle, a circa 10 km dalla di . L’area della centrale, compresa tra la spiaggia e la statale 115, ricade in una zona mista: case, negozi artigianali, stabilimenti balneari, e qualche piccolo presidio industriale. La centrale è stata realizzata dall’ Ente Siciliano di Elettricità, agli inizi degli anni 60, su un’area di circa 36.860 m 2 di proprietà del Demanio Marittimo. Ѐ stata poi ceduta, in fase di nazionalizzazione del sistema elettrico nazionale, all’Ente Nazionale per L’Energia Elettrica. L’impianto produttivo è costituito da una sezione termoelettrica di potenza elettrica efficiente lorda pari a 45 MW alimentata ad olio combustibile denso (Gruppo PE1), e da un gruppo turbogas di potenza elettrica efficiente lorda pari a 78 MW alimentato a gas naturale (PE3), per una potenza totale di 123 MWe. Al fine di assicurare un’alimentazione di riserva, sono presenti due gruppi diesel di emergenza. Nell’impianto si realizza la trasformazione dell’energia chimica contenuta nei combustibili in energia elettrica, attraverso trasformazioni intermedie in energia termica ed energia meccanica.

Figura 1 – La Centrale “Vigata” di Porto Empedocle.

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1.2 INQUADRAMENTO FISICO

1.2.1 CARATTERISTICHE IDRICHE E IDROGEOLOGICHE La rete idrografica in Sicilia è molto complessa, i bacini hanno solitamente dimensioni modeste e il reticolo ha forma dendritica. I corsi d’acqua principali hanno un regime strettamente influenzato dall’andamento delle precipitazioni meteoriche e in generale è di tipo semiperenne, con le massime portate concentrate durante il periodo invernale. L’ambito della provincia di Agrigento è interessato dalla presenza di tre laghi artificiali: la Diga Castello (o Lago di Magazzolo), presso , il Lago Arancio, nelle vicinanze di e la Diga San Giovanni, che interseca il fiume . Nel complesso, la provincia risulta alquanto povera di risorse idriche, con ripercussioni sulla disponibilità di acqua potabile. I corsi d’acqua presentano, infatti, un regime semi-torrentizio fortemente influenzato dagli eventi meteorici e caratterizzati, di conseguenza, da un andamento fortemente discontinuo della portata. Fra i fiumi a maggiore rilevanza si citano: - Il fiume Belice, che attraversa il nord della provincia agrigentina confinante con la provincia di . La portata media annua (circa 4,5 m3/s) risulta molto modesta in rapporto al bacino sotteso. - Il fiume Platani, il quale attraversa numerosi centri abitati della provincia sfociando nel Canale di Sicilia. Il fiume presenta notevoli oscillazioni della portata (il cui valore medio annuale è di circa 7,5 m3/s), con picchi alluvionali in autunno e dei minimi di secca in estate. - Il fiume Imera Meridionale, o Salso, che possiede un modesto valore di portata nonostante l’ampio letto di raccolta. Esso sfocia nel mare di , provenendo dai territori collinari tra la provincia di Enna e quella di Agrigento. Rappresenta il fiume più lungo della Sicilia. Tenendo conto della localizzazione della Centrale (Figura 2) si riportano inoltre il Fiume Naro ed il Fosso S. Leone che non rientrano nel bacino idrografico in cui ricade il Comune di Porto Empedocle. La zona attigua alla centrale, infatti, non risulta interessata da corpi idrici significativi.

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Figura 2 – Stralcio del Piano di Tutela delle Acque della Sicilia Occidentale.

Il Comune di Porto Empedocle ricade nell’area territoriale del bacino compreso fra i Bacini del Fosso delle Canne e Fosso S. Leone. L’area è drenata superficialmente da diversi impluvi, con andamento NNW-SSE, che seguono la direzione generale degli assi di piega dell’area. Tali impluvi sono: - Il Vallone Spinola, che attraversa il centro abitato di Porto Empedocle e sfocia nei pressi del molo di Ponente; - Il Torrente Salsetto, che ha come affluente in sinistra idrografica il Vallone Sinatra; - Il Vallone Ciuccafa, di 2,42 km; - Il Vallone Re, che per la presenza di doline e diffusi fenomeni carsici si ingrotta per poi sfociare a Porto Empedocle nei pressi di Punta Piccola; - Il Vallone Forte, che presenta un andamento sub-dendritico, sfocia ad Ovest di Scala dei Turchi ed ha una lunghezza di circa 5,6 km. Le masse d’acqua marina evidenziano valori di temperatura compresi fra 13,5 °C e 26,3 °C, mentre la salinità assume valori compresi fra 3,7 e 3,8%.

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I corpi idrici superficiali più prossimi all’area di centrale, sono esterni al bacino idrografico in cui la stessa ricade. Essi sono: - Il fiume Platani; - Il fosso S. Leone; - Il fiume Naro. Il fiume Platani si sviluppa, a partire dalle pendici di Cozzo Confessionario, per quasi 107 Km e lungo il suo percorso riceve le acque di numerosi affluenti tra i quali i principali sono i fiumi Gallo D’Oro e Turvoli. Il monitoraggio della qualità delle acque, ha mostrato dei valori dello stato ecologico compresi fra sufficiente e scadente (Classi III e IV), in una classificazione di qualità da pessimo (Classe V) ad elevato (Classe I). Il carico organico rilevato nel corpo idrico è imputabile agli scarichi domestici non sottoposti a depurazione e agli scaricatori di piena. Il carico trofico è invece riconducibile quasi esclusivamente al dilavamento delle aree coltivate, che contribuisce per il 91% e l’82% rispettivamente del carico totale di azoto e fosforo prodotto a scala di bacino. Il bacino del fiume San Leone ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 219 Km 2 interessando il territorio della provincia di Agrigento. Il monitoraggio della qualità delle acque ha mostrato dei valori che oscillano fra sufficiente e pessimo in funzione dei parametri presi a riferimento. Il carico organico rilevato è addebitabile in modo prevalente ai centri urbani; riguardo le sostanze dal potere eutrofizzante, l’azoto è riconducibile alle fonti diffuse relative al dilavamento dei suoli coltivati, mentre il fosforo deriva dagli scarichi domestici non sottoposti a trattamento. Il fiume Naro si sviluppa per circa 38 Km nascendo in località Serra di Cazzola e attraversando i comuni di Naro, Favara ed Agrigento. Lo stato ecologico ed ambientale del corpo idrico è risultato pessimo, secondo la classificazione di cui sopra. Il carico organico rilevato è addebitabile agli scarichi non sottoposti a trattamento. Il territorio di Porto Empedocle, per un’estensione pari a circa il 99% della sua superficie complessiva, ricade, come già descritto, all’interno dell’area territoriale compresa fra i bacini idrografici del Fosso delle Canne e del Fosso San Leone. Il settore orientale del territorio in questione è costituito in gran parte da litologie terrigene pliopleistoceniche (argille, calcareniti e terrazzi marini), mentre la porzione occidentale è costituita in modo prevalente dai litotipi gessosi della Serie Evaporitica e dai calcari marnosi dei Trubi. L’intera fascia costiera presenta una spiaggia sabbiosa, mentre il retrospiaggia è caratterizzato da una paleofalesi argillosa e calcareo-marnosa, ricoperta da un terrazzo pleistocenico di spessore variabile. La morfologia naturale costiera è interrotta e modificata dalla struttura portuale di Porto Empedocle con il

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corrispondente centro abitato. La distribuzione litologica appena riportata espone l’area a fenomeni gravitativi, in particolare lungo le paleofalesie a monte della fascia costiera.

Figura 3 - Carta della pericolosità e del rischio idrogeologico. Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico.

Relativamente all’area ubicata alle spalle della Centrale (Figura 3), si osserva la scarpata di Trubi che presenta una stratificazione a franapoggio, con strati fratturati con l’isolamento di blocchi di volume inferiore a 1 m 3. In alcuni settori questo dissesto, è in grado di interagire con porzioni del centro abitato, suscitando un grado di rischio molto elevato (R4), tale fenomeno risulta circoscritto ad aree esterne e non influenzate dalla centrale di Porto Empedocle, pertanto gli interventi previsti non avranno conseguenze sulla stabilità del versante citato.

1.2.3 CARATTERISTICHE DEL SUOLO La Sicilia è caratterizzata per la maggior parte da territorio agricolo, in seconda parte da terreno boschivo e da ambienti semi naturali. Circa il 6% del territorio regionale è interessato da superfici artificiali, zone umide e corpi idrici. Le zone vulnerabili da nitrati di origine agricola occupano una superficie corrispondente al 5,4% della superficie totale e si estendono

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prevalentemente nelle aree pianeggianti e nelle fasce costiere, laddove sono presenti anche aree irrigue investite a frutticoltura ed orticoltura intensiva. La Sicilia è una delle regioni del Mediterraneo maggiormente soggetta al rischio di desertificazione, con circa il 50% del territorio classificato a rischio medio e medio - elevato ed il 7% a rischio elevato.

CENTRALE ENEL

Figura 4 - Carta di uso del suolo.

Il suolo in gran parte gessoso e argilloso limita le possibilità agrarie siciliane, favorendo, di fatto, la vecchia economia latifondista cerealicola – pastorale, come si osserva dai campi privi di alberi ed abitazioni. Vasti terreni di natura argillosa e arenacea presentano scarsa fertilità e sono destinati al seminativo asciutto o al pascolo. Una delle maggiori risorse economiche del territorio è rappresentata dai vigneti, mentre oliveti e mandorleti occupano una buona parte dell’altopiano risalendo anche nelle zone più collinari. La siccità aggravata dalla ventosità, dalla forte evaporazione e dalla natura spesso impermeabile dei terreni, è causa di un forte degrado dell’ambiente, riscontrabile maggiormente nei corsi d’acqua che, nonostante la lunghezza, risultano compromessi dal loro carattere torrenziale. I rivestimenti boschivi sono rarissimi e spesso costituiti da eucalipti. Le colture del mandorlo, dell’olivo, del pistacchio e del seminativo ricoprono i versanti della valle mentre la vegetazione

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steppica si è sviluppata nelle zone a forte pendenza. Ampie superfici di ripopolamenti forestali ad eucalipti e pini hanno alterato il paesaggio degradando la vegetazione naturale.

2. DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO PRODUTTIVO

2.1. DESCRIZIONE FASE 1 E FASE 3 Il funzionamento del gruppo PE1 è previsto per un massimo di 1000 ore/anno con una potenza massima di funzionamento pari a 45 MWe; rispetta le emissioni massiche previste dall’attuale AIA attraverso l’uso di combustibile a basso contenuto di zolfo; inoltre il gruppo PE1 garantisce la riserva strategica in caso di manutenzione o avaria di PE3. La sezione termoelettrica PE1 adotta il seguente ciclo produttivo: l’acqua demineralizzata alimenta la caldaia per la produzione di vapore; il vapore viene poi inviato alla turbina, dove condensa in appositi condensatori raffreddati con acqua di mare; la condensa viene rinviata in calda per produrre un nuovo ciclo; l’energia meccanica, disponibile all’albero della turbina, viene trasformata in energia elettrica dall’alternatore. La sezione di generazione di PE1 è di fornitura Ansaldo ed è costituita da: • Un generatore di vapore del tipo a corpo cilindrico con camera di combustione in depressione e bruciatori frontali; • Una turbina a vapore del tipo tandem-compound a due corpi di alta e bassa pressione, con rotore di bassa pressione a doppio flusso, della potenza nominale di 70 MW; • Un alternatore della potenza nominale di 93,75 MVA, con tensione ai morsetti di 13,8 kV e con raffreddamento ad idrogeno. La sezione termoelettrica, denominata PE3, della potenzialità di 78 MWe, è costituita da un’unità turbogas in ciclo semplice alimentata a gas naturale. La turbina a gas (TG) è stata selezionata a seguito di gara a livello europea ed è di fabbricazione General Electric ed è del tipo PG6111FA. Le prestazioni dell’unità PE3 sono allineate alle BAT (Best Available Techniques) per il gas naturale. Il funzionamento del gruppo è di base load, per un massimo di 8.000 ore/anno, con possibilità di partecipare anche al carico di picco. I fumi prodotti dalla combustione nell’unità PE3 vengono direttamente convogliati in atmosfera mediante un camino di altezza pari a 77 m dal piano campagna. Il combustibile viene iniettato ad alta pressione nella camera di combustione, dove si miscela all’aria comburente, precedentemente compressa mediante compressore multistadio assiale. Nella camera di combustione avviene la reazione di combustione della miscela aria-combustibile, raggiungendo temperature massime di 1.100÷1.500°C. I gas caldi, a seguito della combustione, si

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espanderanno nella turbina multistadio assiale, la quale trasmetterà energia meccanica all’alternatore ad essa collegato e trascinerà inoltre il compressore stesso producendo energia elettrica. L’accoppiamento tra turbina ed alternatore viene garantito mediante un riduttore. Il TG, così come gli skid ausiliari che necessitano di protezione, sono posizionati in apposito enclosure adattato per le installazioni outdoor. La turbina a gas, collocata all’interno di un cabinato, consente l’evacuazione verso zona una sicura di qualsiasi fuga di combustibile a bordo macchina. In questo modo si garantisce la compartimentazione antincendio necessaria per l’eventuale scarica di gas di spegnimento in caso di incendio, generando inoltre isolamento acustico. Il TG è provvisto di sistemi di lavaggio del compressore sia in fase di servizio che da fermo. L’impianto del gruppo turbogas nel suo complesso è costituito da un compressore, un combustore, una turbina a gas ed un alternatore. L’aria proveniente dal compressore e il metano in arrivo dalla stazione di decompressione sono inviati al combustore dove avviene la reazione chimica con relativa generazione dei gas compressi di combustione. L’energia termica in essi contenuta si trasforma in energia meccanica in turbina e successivamente in energia elettrica nell’alternatore (come spiegato precedentemente). La supervisione e la gestione dell’intero impianto sono affidate ad una sala controllo, costantemente presidiata dal personale di esercizio, alla quale fanno capo tutte le informazioni relative all’impianto. Il turbogas prevede un sistema di controllo e di riduzione degli inquinanti atmosferici che riduce la formazione degli ossidi di azoto (NO x) attraverso dei combustori del tipo DLN (Dry Low NO x). Questi realizzano una particolare configurazione della fiamma (fiamme premiscelate) che abbassa i picchi di temperatura, principali responsabili della produzione di NOx. I bruciatori a premiscelazione sono realizzati specificatamente per combustibile gassoso. L’utilizzo esclusivo di gas naturale elimina problematiche legate all’emissione di ossidi di Zolfo (SO 2) e di polveri prodotte dalla combustione.

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Figura 5 – Schema di funzionamento dell’Impianto Turbogas

2.2 DESCRIZIONE DELLE ATTIVITÀ CONNESSE Il processo di produzione è integrato da impianti, dispositivi ed apparecchiature ausiliarie che ne assicurano il corretto funzionamento. Nella centrale di Porto Empedocle sono state individuate le seguenti attività tecnicamente connesse.

2.1.1. Approvvigionamento, stoccaggio e movimentazione dei combustibili liquidi (AC1)

PE1 è alimentato con olio combustibile denso (OCD), con contenuto di zolfo inferiore al 1% (BTZ). Limitatamente alle fasi di avviamento, l’unità può essere alimentata con gasolio. Il rifornimento di combustibile può avvenire:  con navi cisterna fino al vicino porto e trasferito successivamente in centrale tramite un oleodotto dal diametro di 10” e della lunghezza di circa 700m, che collega il terminale marittimo di Porto Empedocle con la centrale;  con autobotti. Tuttavia dal 2016 ad oggi l’ingresso di OCD in centrale è stato nullo, data la mancata necessità di avviamento del gruppo PE1. Per consentire un’autonomia di funzionamento, il parco combustibili ha una capacità totale autorizzata dei serbatoi pari a 11.500 m3 ed è costituito da: n. 1 serbatoi fuori terra a tetto fisso per OCD, di stoccaggio, da 11.500 m 3; n. 1 serbatoi fuori terra per OCD, di servizio, da 63 m 3 ; n. 4 serbatoi fuori terra per stoccaggio gasolio.

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2.1.2. Impianto trattamento acque reflue (AC2)

Per lo svolgimento della propria attività di produzione di energia elettrica la centrale utilizza acqua di mare ed acqua di acquedotto. L’acqua di mare è utilizzata per il raffreddamento dei condensatori e dei macchinari ausiliari e viene integralmente restituita al corpo ricettore. L’acqua di mare è prelevata in un’opera di presa, a circa 500 m dalla Centrale nella zona del porto di Porto Empedocle in corrispondenza del molo di Ponente ed attraverso un canale di adduzione arriva in una vasca di sedimentazione dove deposita eventuali materiali sedimentabili. Tramite pompe viene inviata attraverso condotte forzate ai condensatori per lo scambio termico. L’impianto dispone di una fornitura di acqua di acquedotto, gestita dalla società Siciliacque S.p.A., utilizzata: per usi civili e igienici, per la produzione di acqua demineralizzata di integrazione alle caldaie e per l’impianto antincendio. Le quantità indicative di acqua prelevata da acquedotto sono in media circa 40.000 m3/anno. Le acque di scarico della Centrale possono essere suddivise in, acque di scarico non soggette a trattamento e acque di scarico soggette a trattamento; ciascuna tipologia di acqua scaricata viene raccolta in una apposita rete per essere convogliata direttamente allo scarico nel corpo ricettore o agli appositi impianti di trattamento. Le acque di scarico non soggette a trattamento sono:  Acqua condensatrice, costituita da acqua di mare quantitativamente di gran lunga più rilevante rispetto alle altre, che viene prelevata, come già detto, per la condensazione del vapore e in minima parte per il lavaggio delle griglie di filtrazione della stessa acqua di mare, e che vengono restituite tal quali, con un leggero innalzamento della temperatura, ma comunque entro i limiti previsti dalle Norme vigenti, nel corpo ricettore, attraverso un diffusore a stramazzo;  Acque meteoriche chiare, sono le acque meteoriche provenienti da aree dell’impianto non suscettibili da inquinamento da oli, da acidi e/o alcali (uffici, piazzali, strade, ecc.). Tali acque meteoriche si immettono in apposita rete fognaria e vengono poi scaricate a mare;  Acqua di falda, costituita da acqua salmastra che si raccoglie nello scantinato di sala macchine dal quale un’apposita pompa la invia alla rete fognaria delle acque meteoriche chiare e quindi allo scarico S1;  Acque sanitarie, costituite dai reflui assimilabili agli scarichi degli insediamenti civili, provenienti dai servizi igienici presenti negli edifici della centrale vengono scaricati in

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pubblica fognatura comunale; la movimentazione degli stessi avviene tramite pompe posizionate nelle vasche di rilancio;

Le acque di scarico soggette a trattamento sono costituite da:  Acque industriali inquinabili da oli, provenienti da: acque di lavaggio oleodotto, acque di drenaggio dei serbatoi di olio combustibile, condense prodotte dal sistema di riscaldamento e fluidificazione dell’olio combustibile. In detti apporti, escluse le acque di lavaggio oleodotto, la presenza di oli minerali è da considerare eccezionale. Tali acque vengono raccolte inizialmente in apposite vasche situate nelle zone in cui si formano gli scarichi, successivamente vengono inviate con apposite pompe al trattamento di separazione dell’olio dall’acqua in una vasca di decantazione;  Acque industriali acide e/o alcaline, provenienti da: reflui di rigenerazione resine a scambio ionico dell’impianto di demineralizzazione, reflui di lavaggio dei riscaldatori d’aria, dei camini e di altre apparecchiature del circuito fumi. Tutte le acque industriali acide e/o alcaline vengono raccolte in una vasca di accumulo e successivamente inviate al trattamento;  Acque meteoriche potenzialmente inquinabili da oli minerali, sono le acque meteoriche provenienti dai bacini di contenimento dei serbatoi per oli combustibili. Queste acque vengono raccolte nella rete fognaria dedicata alle acque industriali inquinabili da oli minerali ed inviate alla rispettiva linea di trattamento acque;  Acque meteoriche acide e/o alcaline, sono le acque meteoriche provenienti dai bacini di contenimento dei serbatoi di stoccaggio acido e soda e dalle zone di deposito dei rifiuti speciali. Queste acque vengono raccolte nella rete fognaria dedicata alle acque industriali acide e/o alcaline ed inviate alla rispettiva linea di trattamento acque.

L’impianto di trattamento dei reflui di Centrale è costituito da due distinte linee, descritte nel seguito, e dedicate alla depurazione delle diverse tipologie di acque reflue presenti. I reflui delle acque inquinabili da oli minerali pervengono ad una vasca di decantazione a stramazzo inverso avente una capacità totale di circa 180 m 3 realizzata con un particolare profilo di stramazzo che permette solo lo scarico delle acque fluenti a profondità intermedia e quindi impedisce il trascinamento sia di oli che di fanghi. Gli oli presenti si stratificano nella vasca e vengono parzialmente recuperati da sckimmer a cucchiaio, da uno sckimmer galleggiante a rulli con azionamento pneumatico e da un sistema tipo “DISCOIL” che

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convogliano l’olio raccolto nella vasca di recupero oli; le acque sottostanti che contengono oli in quantità inferiori, vengono avviate, tramite una serie di stramazzi inversi, alla vasca finale. L’acqua presente in questa vasca finale, viene inviata ad un impianto costituito da filtri a carbone attivo e quindi allo scarico. Le acque acide e/o alcaline vengono inviate in una vasca di accumulo avente una capacità di circa 100 m 3 e da questa, tramite pompe inviate nella vasca di alcalinizzazione da 80 m 3 ove viene dosata calce ventilata in polvere miscelata mediante agitazione. Il concetto fondamentale che sta alla base di questo procedimento di depurazione è che l’azione combinata del ferro trivalente, presente nelle acque di scarico e della calce aggiunta fino ad un pH di 11 ÷ 11,2 trasformano le sostanze disciolte nell’acqua in sostanze insolubili delle quali è favorita l’agglomerazione e la precipitazione. Il rendimento di questa azione depurante è praticamente totale.

Può essere affermato, per il tipo di trattamento depurante effettuato, quanto segue:  Tutti i metalli i cui idrati o ossidi sono insolubili a pH alcalino vengono precipitati; in tal modo sono rimossi l’alluminio, il cromo (III), il ferro, il manganese, il nichel, il piombo, il rame, il vanadio (come ossido o diossido a pH 10), lo zinco. Il rendimento di questa depurazione varia in funzione dei diversi valori dei prodotti di solubilità dei singoli sali, ma le quantità di ioni che rimangono in soluzione sono comunque di molto inferiori ai limiti previsti;  Il mercurio (II) ed il cadmio precipitano come solfuri, malgrado lo ione S= sia presente in quantità infinitesima (inferiore a 0,002 mg/l) grazie al bassissimo prodotto di solubilità di questi sali. Anche per questi elementi la concentrazione degli ioni in soluzione dopo la precipitazione è praticamente nulla (per lo ione mercurio non sono ammissibili concentrazioni superiori a 2•10-39 mg/l);  I solfati per la maggior parte precipitano come CaSO4; i fluoruri ed i fosfati (orto) precipitano come sali di calcio in modo pressoché totale (con pH 11 da idrato di calcio lo ione fluoro ammesso è inferiore a 0,1 mg/l e lo ione fosfato non è superiore a 0,2•10- 10 mg/l come P).  L’azione di chiari-flocculazione rimuove inoltre dal fluido anche gli insolubili organici dispersi, la depurazione è quindi totale. Tutte le acque reflue così alcalinizzate vengono inviate sempre tramite pompe in una vasca di decantazione avente una capacità di 150 m 3; durante la fase di trasferimento in tale vasca si realizza la separazione dei fanghi dall’acqua surnatante, quest’ultima viene prelevata

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superficialmente da apposite pompe ed inviata in una vasca di neutralizzazione nella quale viene regolato il pH mediante opportuno dosaggio di acido o soda e quindi, previo opportuni controlli di laboratorio, scaricate nel corpo ricettore. Qualora il controllo rilevi valori difformi dai limiti di legge, le acque non vengono scaricate ma ricircolate nella vasca di accumulo. I fanghi prodotti vengono prelevati dalla vasca di decantazione a mezzo pompe e inviati ad impianti di recupero autorizzati. Le acque reflue provenienti dalla rigenerazione delle resine, contenenti soluzioni acide ed alcaline, vengono raccolte in un serbatoio da 70 m3 nel quale viene effettuata la correzione del pH fino al raggiungimento dei valori di legge, mediante aggiunta di acido o soda. La omogeneizzazione del refluo viene attuata mediante ricircolazione all’interno dello stesso serbatoio. I reflui, neutralizzati e in linea con i limiti di legge, vengono inviati allo scarico.

2.1.3. Impianto antincendio (AC3)

Lo stabilimento è dotato di due impianti fissi di estinzione incendi, interconnettibili a miglioria del grado di sicurezza dell’intero complesso:

1) Impianto a difesa dei grandi serbatoi, denominati parco nafta; 2) Impianto a difesa dei gruppi trasformatori, turboalternatori e caldaie. Il collegamento è garantito da una valvola (saracinesca a volantino) di collegamento tra i due impianti, apribile agevolmente da un addetto della squadra antincendio, posizionata in un luogo a cielo aperto con una distanza di sicurezza di circa 5 metri da un trasformatore di macchina. L’impianto a difesa del serbatoio fuori terra di stoccaggio olio combustibile da 11.500 m3 si compone di due parti:  Impianto di raffreddamento con acqua di mare alimentato con apposita elettropompa, intercettabile e connettibile con l’impianto a difesa dei trasformatori;  Impianto antincendio con produzione di schiuma-acqua, alimentato con apposita elettropompa di mandata al premescolatore, per l’invio alle condutture ed ai terminali dell’impianto costituiti dai generatori e versatori di schiuma. L’approvvigionamento idrico dell’impianto, può essere alimentato con elettropompa di mandata acqua di mare e/o con le riserve idriche d’acqua dolce di cui all’impianto dei trasformatori. La rete idrica è del tipo differenziata con sezioni a scalare dal diametro DN 300 ad 1” in tubi d’acciaio collegata ad una elettropompa di mandata con portata di 15 m3/1’ ed una pressione d’esercizio pari a 10 Atm. Le varie parti dell’impianto sono interconnesse da apposito collettore principale. Gli elementi di manovra relativi agli impianti a difesa dei serbatoi di OCD, rispondenti

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alla normativa vigente di riferimento (D.M. 31 luglio 1934), sono ubicati in un locale sottostante il piano stradale tra i serbatoi e le pompe acqua condensatore, raggiungibile da due ingressi di cui il più vicino si trova a più di nove metri dal muro in cemento armato di recinzione dei serbatoi. In caso di mancato avvio della pompa acqua di mare, aprendo la valvola di collegamento posta in prossimità dei trasformatori lato strada e quindi ad una distanza di sicurezza di oltre cinquanta metri dai serbatoi, è sempre garantita la presenza di acqua nel circuito di raffreddamento e nella rete di idranti perimetrali il muro di recinzione dei serbatoi, con una pressione di circa 5 atm elevabile a 9 con l’intervento della motopompa di servizio all’impianto ad acqua dolce. L’impianto acqua dolce serve:  i gruppi trasformatori ad alta tensione per l’invio alla sottostazione di smistamento;  i gruppi trasformatori a bassa tensione;  il deposito bombole di idrogeno;  serbatoi di stoccaggio gasolio;  le casse d’olio dei turboalternatori e lo stoccaggio di riserva.

Tutte le valvole idropneumatiche in caso di mancato intervento automatico possono essere messe in funzione manualmente alterando l’equilibrio aria/acqua o acqua/acqua rispettivamente per i trasformatori ad alta tensione e per i gruppi trasformatori bassa tensione e serbatoi di stoccaggio gasolio. Inoltre tutte le valvole, pur se collocate in prossimità delle apparecchiature, sono tutte poste in ambienti a cielo aperto facilmente identificabili e raggiungibili. Di questa parte di impianto le zone ad intervento manuale sono relative alle casse e al deposito olio dei turboalternatori. Infatti in caso di emergenza il sistema di protezione dovrà essere azionato manualmente aprendo le valvole poste sul piano turbine e mezzanino dell’edificio macchine facilmente raggiungibili dagli operatori. Lo stabilimento, inoltre, è dotato dei seguenti mezzi di estinzione:  idranti antincendio UNI 70 con custodia delle bocche d’incendio, ubicati sul piazzale interno lungo i muri dei bacini di contenimento del parco nafta, con dotazione di manichetta e lancia regolamentare, di cui dotati di naspo;  idranti antincendio UNI 45 con custodia delle bocche d’incendio e dotati di manichetta e lancia regolamentare, ubicati: - sul piazzale ed in posizione gemellata agli idranti di cui al punto precedente; - in prossimità dell’edificio quadri; - i rimanenti all’interno dell’edificio macchine;

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 monitori carrellati con serbatoio schiumogeno (portata 400 l/1' pressione 5 bar);  estintori a CO2;  estintori a polvere di varia dimensione e dei tipi portatili o carrellati, secondo giusti ed adeguati criteri di dislocazione per un primo intervento di protezione;  Attrezzatura per lancio acqua–schiuma a difesa del terminale a mare dell’oleodotto dal pontile ai serbatoi del parco nafta, costituita da una pompa con alimentazione a benzina ed una del tipo diesel, con utilizzo di acqua di mare.

2.1.4. Generatori energia elettrica d’emergenza (AC4)

I due diesel di emergenza di cui dispone l’impianto hanno la possibilità, in caso di anomalia delle unità di produzione, di essere avviati senza ricorrere a fonti di energia elettrica proveniente dall’esterno; l’energia prodotta alimenta i servizi ausiliari necessari per la fermata in sicurezza delle due unità di produzione.

2.1.5. Impianto per la produzione di acqua demineralizzata (AC5)

La centrale è dotata di un impianto di demineralizzazione dell’acqua da utilizzare per il reintegro del ciclo termico; il processo di demineralizzazione sfrutta la capacità di determinate resine di scambiare i propri ioni con quelli presenti nell’acqua. La caratteristica primaria è che le resine sono insolubili e rimuovono i costituenti dissociati dalla soluzione formando un sale anch’esso insolubile, producendo nello scambio acidi e basi che rimangono in soluzione. L’impianto di demineralizzazione è costituito da due linee ognuna delle quali è composta da scambiatore a resina cationica, degassatore, scambiatore a resina anionica e scambiatore a letto misto; ciascuna linea è in grado di produrre circa 10 m3/ h di acqua demineralizzata. La rigenerazione periodica delle varie sezioni dell’impianto, con acido cloridrico prediluito dal 32% al 5% per le resine cationiche e soda caustica prediluita dal 48% al 5% per le resine anioniche, viene effettuata circa ogni 10 ore per gli scambiatori cationici ed anionici e circa ogni 12 giorni per i letti misti. La periodicità delle rigenerazioni dipende, comunque, dalle caratteristiche dell’acqua in ingresso all’impianto di demineralizzazione. Durante l’operazione di rigenerazione vengono asportati dalle resine i sali contenuti nell’acqua industriale da trattare.

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2.1.6. Attività manutentive (AC6)

Per garantire l’efficienza e la sicurezza dei vari componenti d’impianto, oltre alla manutenzione corrente, effettuata con impianto in servizio, periodicamente vengono effettuate manutenzioni programmate con fermata dell’unità. Nel corso di dette attività si rileva la produzione di rifiuti non legati al ciclo produttivo. Gli interventi di manutenzione, i controlli e le attività di manutenzione programmata, vengono effettuate con personale Enel e con Terzi.

2.1.7. Approvvigionamento combustibili gassosi, stazione di compressione e rete di distribuzione del gas naturale (AC7)

Il gas naturale viene consegnato alla centrale Vigata da una diramazione della linea proveniente dalla rete nazionale di SNAM RETE GAS ed è fornito ad una pressione di circa 55 bar. Per l’utilizzo del prodotto alle condizioni di esercizio necessarie è dedicato un apposito impianto per la compressione del gas. L’impianto è dotato inoltre degli opportuni servizi ausiliari e dei misuratori di portata fiscali previsti.

2.1.8. Utilizzo acque di mare per il raffreddamento (AC8)

La centrale preleva acque di mare sia per alimentare l’impianto DEMI sia per il raffreddamento del gruppo PE1. Dal 2016 ad oggi, il Gruppo PE1 non è mai stato avviato per la produzione di energia elettrica, quindi la portata di prelievo delle acque di mare per il raffreddamento di PE1 è pari a 0.Alla capacità produttiva invece, tale portata equivale a circa 5.700.000 m3/anno. Le acque di mare, a valle della fase di raffreddamento, vengono inviate allo scarico SF1 senza il bisogno di fasi di trattamento in ITAR.

2.1.9. Deposito rifiuti (AC9)

Il deposito temporaneo dei rifiuti speciali è suddiviso in:  Deposito temporaneo dei rifiuti speciali non pericolosi;  Deposito temporaneo dei rifiuti speciali pericolosi; Il deposito temporaneo dei rifiuti speciali non pericolosi occupa una superficie di circa 300 m2 e garantisce un volume di deposito pari a 450 m3.

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