Università Degli Studi Di Salerno

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Università Degli Studi Di Salerno UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO Dipartimento di Scienze Politiche, Sociali e della Comunicazione Corso di dottorato in Sociologia, Analisi Sociale, Politiche Pubbliche e Teoria e Storia delle Istituzioni XIV Ciclo TESI DI DOTTORATO Industrializzazione e deindustrializzazione nella Basilicata del secondo dopoguerra: il caso delle aziende chimiche Coordinatore: Candidato Ch. Prof. Ferrarese Giovanni Massimo Pendenza Matricola: 8886900009 Tutor: Ch. Prof. Alfonso Conte Anno Accademico 2016/2017 Indice Premessa metodologica 4 Introduzione 7 Capitolo primo. L’intervento straordinario in Basilicata nell’immediato dopoguerra (1947-1960) 1.1 Le precondizioni della Basilicata alla fine della guerra 11 1.2 Prove di industrializzazione in Basilicata. L’insediamento del Lanificio Maratea nel golfo di Policastro 17 1.3 La nuova geografia industriale della Basilicata dopo il 1957 28 1.4 La scoperta del metano in Val Basento. La scelta chimica e le lotte popolari per le industrie 33 Capitolo secondo. La “seconda fase” dell’intervento straordinario: la grande industria chimica in Basilicata (1960-1969) 2.1 I protagonisti della nuova industria chimica lucana 50 2.2 La difficile partenza 58 2.3 La costruzione degli stabilimenti 69 2.4 La nuova classe operaia lucana tra clientelismo, progetti di formazione e nuovi stili di vita 77 2.5 Rappresentare il cambiamento: la nascita e il consolidamento del moderno sindacato di fabbrica in Val Basento 89 Capitolo terzo. La crisi dell’industria chimica lucana nell’ultima fase dell’intervento straordinario (1969-1980) 3.1 Il fallimento dell’industria chimica italiana 108 3.2 La “Chimica Meridionale” di Tito Scalo e la cronaca di un fallimento annunciato 116 3.3 Il «piano chimico» nella programmazione economica: nuovi investimenti e nuovi attori 129 3.4 Il miraggio industrialista in Basilicata dopo il 1973: il progetto di produzione di bioproteine nel Metapontino 136 1 3.5 I limiti della contrattazione programmata ed il nuovo progetto per la produzione di bioproteine 156 3.6. Dopo gli «elefanti bianchi», nascono le piccole e medie industrie 173 3.7 Il crollo della Liquichimica 180 3.8. La crisi finale dell’Anic e la fine della chimica lucana 196 Conclusioni 214 Bibliografia 218 2 Sigle e abbreviazioni ACM Archivio Comunale di Maratea ACS Archivio Centrale dello Stato AGP Archivio Giulio Pastore, conservato presso la Fondazione Pastore ASCGIL Archivio Storico CGIL ASCGIL BAS Archivio Storico CGIL Basilicata AS CLS Archivio Storico Circolo Culturale “La Scaletta” di Matera ASE Archivio Storico ENI AS IMI Archivio Storico IMI AS PC BAS Archivio Storico Partito Comunista di Basilicata, conservato presso la Fondazione Basilicata Futuro FI-ASB Archivio Storico Bastogi, conservato presso la Fondazione Isec di Sesto San Giovanni b. busta fasc. fascicolo n. numero p. pagina pp. pagine (intervallo di) ss. pagine seguenti 3 Premessa metodologica La recente apertura al pubblico dell’Archivio della Cassa per il Mezzogiorno e dell’Agensud, conservato presso l’Archivio Centrale dello Stato, ha reso consultabile un’ingente mole di materiale documentario sull’industrializzazione meridionale. L’analisi dei documenti relativi alle pratiche di finanziamento dei singoli progetti industriali ha permesso di accedere ad una serie di informazioni utilissime per ricostruire i profili dei principali attori di tale processo e i costi, i tempi e i modi di realizzazione degli stabilimenti insediati sul territorio lucano. La consultazione, tuttavia, non è stata sempre agevole. La mancata corrispondenza tra l’inventario on-line e l’effettiva collocazione delle buste, nonché i lunghi periodi di chiusura del fondo, hanno notevolmente rallentato le attività di ricerca. Nella ricostruzione della vita produttiva degli stabilimenti insediati sul territorio lucano si sono riscontrate tutte le difficoltà, già evidenziate in altri studi1, derivanti dalla scarsa diffusione di una moderna cultura d’impresa che rende particolarmente problematica la conservazione e la valorizzazione di fonti primarie relative alle attività produttive del Sud. Gli archivi aziendali dei singoli stabilimenti sono andati dispersi nel corso dei frequenti passaggi di proprietà o vandalizzati dopo che il processo di dismissione industriale li ha esposti all’abbandono e all’incuria. Meno problematica è risultata la ricostruzione della storia dello stabilimento Anic di Pisticci, ottenuta integrando le fonti documentarie dell’Archivio della Casmez con quelle conservate presso l’Archivio storico Eni di Pomezia, mentre molto più complessa è risultata quella relativa agli altri stabilimenti, per i quali non è stato possibile ricorrere agli archivi dei gruppi industriali perché inesistenti o non aperti al pubblico. Nonostante le reiterate richieste non è stato possibile accedere neanche agli archivi dei Consorzi industriali di Potenza e Val Basento. Per quanto riguarda il primo, il materiale documentario, non riordinato, è conservato in depositi non accessibili, mentre per il secondo è in corso l’attività di riordino archivistico. La ricostruzione della particolare vicenda delle lotte per il metano è stata analizzata grazie al materiale documentario conservato presso l’Archivio di Stato di Matera. Anche gli atti prodotti dai comuni della Valle del Basento sono stati consultati presso l’Archivio 1 A. Lepore, L’intervento straordinario nel Mezzogiorno: riforme economiche e nuovi itinerari di ricerca, in La Cassa per il Mezzogiorno. Dal recupero degli archivi alla promozione della ricerca, Svimez, Roma, 2014, p. 60. 4 di Stato di Matera, in quanto la maggioranza degli archivi comunali non è aperta alla consultazione. Molti dei comuni interpellati nel corso della ricerca hanno dichiarato che gli archivi non sono ordinati, che vi è carenza di personale o assenza di locali adatti per consentire la consultazione dei documenti agli studiosi. Emblematico è il caso del Comune di Maratea, che dopo aver commissionato un lavoro di riordino dell’Archivio comunale ne ha disposto la conservazione in un deposito sotterraneo sprovvisto di impianto elettrico funzionante. In tal caso, per la ricerca delle buste si è reso necessario l’uso di una torcia elettrica. Particolarmente difficile è stato anche l’accesso ai documenti prodotti da organizzazioni sindacali e partiti politici. Per ricostruire il ruolo del sindacato e le relazioni di fabbrica è stato possibile consultare solo la documentazione prodotta dalla Cgil, sia a livello nazionale sia a livello regionale, conservata a Roma presso l’Archivio storico della Cgil, nel primo caso, e presso l’archivio della Cgil Basilicata nel secondo. Quest’ultimo è parzialmente riordinato e si trova in un deposito al di sotto dei locali della sede regionale del sindacato; questa ricerca ha rappresentato la prima occasione per una sua valorizzazione. Per quanto riguarda la Cisl, l’archivio della segreteria Confederale è custodito dalla Fondazione Giulio Pastore, ma la documentazione conservata si ferma al 1958 e pertanto è risultata di poca utilità ai fini della ricerca, mentre la documentazione prodotta dalle articolazioni regionali è andata dispersa. Lo stesso vale per i documenti prodotti dalla Uil. Per quanto riguarda il Pci, è stato possibile consultare l’archivio personale di Giacomo Schettini, segretario regionale del Pci di Basilicata negli anni in cui si consumò la vicenda della Liquichimica, conservato presso le sue abitazioni di Trecchina e Roma. Nel corso dell’attività di ricerca è stato recuperato l’intero archivio della Federazione comunista di Matera, malamente conservato in uno scantinato di un ex militante. Dopo il recupero, tale archivio è stato portato nei locali della “Fondazione Basilicata Futuro” che attraverso un progetto ad hoc provvederà al suo riordino e a renderlo consultabile. Anche l’archivio personale di Giacomo Schettini confluirà, costituendo un fondo a parte, in tale archivio. L’inesistenza di un archivio regionale della Democrazia Cristiana e l’impossibilità di consultare le carte, gelosamente custodite dalla famiglia, di Emilio Colombo, deus ex machina del processo di industrializzazione regionale, hanno rappresentato il principale limite della ricerca. Il tentativo di colmare tale vuoto documentario attraverso un’accurata rassegna della stampa locale dell’epoca ha prodotto risultati parziali, rivelandosi particolarmente utile per ricostruire le posizioni ufficiali assunte dal partito sulle singole 5 vicende o vertenze riguardanti gli stabilimenti chimici lucani, meno per quanto riguarda il dibattito interno scaturito dalle stesse. 6 Introduzione Lo sviluppo industriale in Basilicata è un processo particolarmente recente. Differentemente da altre aree del Mezzogiorno continentale, come le fasce costiere pugliesi e campane, che già nell’Ottocento conobbero esperienze di modernizzazione2, il processo di industrializzazione di tale regione si è quasi interamente consumato nella seconda metà del Novecento. Si è trattato di un processo, che secondo alcuni, potrebbe essere definito di “industrializzazione passiva”3, politicamente eterodiretto, per gran parte finanziato dalla Cassa per il Mezzogiorno e con una partecipazione marginale, almeno nella sua fase iniziale, degli attori locali. Di certo, fino al secondo dopoguerra permasero ostacoli di carattere strutturale ad uno sviluppo in senso industriale del tessuto manifatturiero lucano. I bassi livelli di consumo, anche di beni primari, limitarono pesantemente la nascita di mercati locali, mentre la scarsa dotazione di infrastrutture viarie impedì alle produzioni artigianali
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