Rivista Di Studi Politici
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Rivista di Studi Politici Trimestrale dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V” • Anno XXXI • gennaio-marzo 2019 FOCUS - Sovranità e debito Albanese Ginammi Trionfo e nemesi della sovranità economica dello Stato nel XX secolo Conte Sovranità, globalizzazione, debito e mercato nel Mediterraneo ottocentesco Pagliarulo Sovranità e globalizzazione. L’Europa mediterranea e le sfide dell’eurocrisi EUROPA Manca Enver Hoxha e la Cina: quando Tirana guardava a Pechino MEDITERRANEI Battaglia Riflessioni critiche sul processo di Statebuilding in Libia INCONTRO DI CIVILTÀ Dursi Sulle orme di Marco Polo. Il Diritto Romano in Cina SOCIETÀ Scoppettuolo Fenomenologia del religioso in Romano Guardini Sepe Il “gambero burocratico”. A quarant’anni dal Rapporto Giannini Barcellona Il diritto al tempo della tecnoburocrazia Editrice APES 12019 Anno XXXI – gennaio-marzo 2019 Trimestrale dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V” ISSN: 1120-4036 Direttore Responsabile: Antonio Iodice Comitato di Redazione: Francesco Anghelone (coordinatore), Luca Alteri, Alessandro Barile, Luca D’Orazio Comitato Scientifico: Paolo De Nardis, presidente (Sapienza Università di Roma), Giuseppe Acocella (Università “Federico II” di Napoli), Settimio Stallone (Università “Federico II” di Napoli), Giovanni Dotoli (Università di Bari), Klaus Eder (Università di Humboldt-Berlino), Gianni La Bella (Università di Modena e Reggio Emilia), Antonio Magliulo (UNINT – Università degli Studi Internazionali di Roma), Valeri Mikhailenko (Università Federale di Ural-Yekaterinburg), Matteo Pizzigallo † (Università “Federico II” di Napoli), Gianluigi Rossi (Sapienza Università di Roma), Tilo Schabert (Università Federico-Alessandro di Erlangen-Norimberga), Juan Zabalza Arbizu (Università di Alicante). Peer Reviewed Journal La rivista adotta un sistema di valutazione degli articoli presentati basato sulla revisione paritaria e anonima (peer-review). I criteri di valutazione adottati riguardano: l’originalità del lavoro, la rilevanza scientifica, il rigore metodologico e l’attenzione alla letteratura italiana e straniera sull’argomento. Direzione e Redazione: Piazza Navona 93 – 00186 Roma Tel. 06.68.65.904 – Fax 06.68.78.252 Registrazione del Tribunale di Roma n. 459/89 del 22-7-1989 Editrice APES: Piazza Navona 93 – 00186 Roma Impaginazione e grafica: Plan.ed www.plan-ed.it Gli articoli, i saggi, le lettere, le fotografie e i disegni, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Costo di una copia: euro 12,00 (arretrati euro 24,00) Abbonamento annuale: Per l’Italia: euro 40,00 Per l’Estero: euro 80,00 Via aerea: euro 95,00 Bonifico intestato a Editrice Apes s.r.l. 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L’Europa mediterranea e le sfide dell’eurocrisi Diego Pagliarulo EUROPA 87 Enver Hoxha e la Cina: quando Tirana guardava a Pechino Lorenzo Manca MEDITERRANEI 119 Riflessioni critiche sul processo di Statebuilding in Libia e sulla qualificazione giuridica attribuibile al Paese Francesco Battaglia INCONTRO DI CIVILTÀ 139 Sulle orme di Marco Polo. Il Diritto Romano in Cina Domenico Dursi SOCIETÀ 149 Fenomenologia del religioso in Romano Guardini: il vivente e la forma simbolica Antonio Scoppettuolo 187 Il “gambero burocratico”. A quarant’anni dal Rapporto Giannini Stefano Sepe 197 Il diritto al tempo della tecnoburocrazia: la reflexive law strumento giuridico dello scientismo tecnocratico e la solitudine del giurista Giandomenico Barcellona 219 Libri consigliati 231 Note biografiche Editoriale Antonio Iodice Una Rivista come la nostra, che non ha mai nascosto il suo “tifo” – suppor- tato da considerazioni scientifiche e da motivazioni culturali – per un’Euro- pa libera, democratica e politicamente decisiva, soprattutto in un’epoca con- fusa e contraddittoria come l’attuale, non poteva esimersi dall’affrontare, con la necessaria cura, un delicato binomio concettuale, ultimamente oggetto di campagne elettorali rabbiose e contundenti: stiamo parlando del rapporto tra “sovranità” e “Unione Europea”. Gli articoli del Focus hanno il merito di problematizzare il suddetto rapporto, inserendolo nell’alveo delle relazio- ni tra gli Stati, del progressivo tentativo di definire organismi internaziona- li, infine dello sviluppo della stessa organizzazione statale – tanto nella teoria, quanto nella pratica – con il passaggio dal government alla governance. Ne deriva un quadro completo e articolato, che spazza via i triti luoghi comuni sulla sovranità popolare inficiata dal progetto europeo e sulla moneta unica come evento impoverente della popolazione continentale. Alessandro Albanese Ginammi, ad esempio, propone un excursus storico nel quale la sovranità economica viene collegata alla nascita, all’implementa- zione e al (parziale) superamento dello Stato-nazione, fino all’individuazione di percorsi comuni per superare congiunture di crisi, citando – in chiusura – una provocazione di Mario Draghi, che propone addirittura una “sovrani- tà condivisa”, avente quantomeno il merito di allargare il campo teorico che definisce la capacità decisionale, soprattutto in ambito economico, dei citta- dini e dello Stato. Giampaolo Conte si concentra sulle trasformazioni politico-economiche intercorse nell’Europa mediterranea tra la fine del Settecento e l’inizio del XX secolo, dimostrando con efficacia come l’allargamento a livello interna- zionale del mercato comporti necessariamente una ridefinizione degli stru- menti di sovranità, tanto che – come espresso dall’Autore in un’afferma- 8 Anno XXXI - gen/mar 2019 zione che ci sentiamo di condividere – «il concetto stesso di sovranità si muove nella fluidità terminologica sedimentata a partire dalla pace di Vestfa- lia (1648), trasformandosi e adattandosi all’evoluzione della legittimazione del potere statale a livello domestico e internazionale» (infra). L’analisi em- pirica svolta da Conte sottolinea come, ben prima della nascita dell’edificio europeo, gli Stati più deboli oppure sofferenti per la propria instabilità in- terna abbiano subìto imposizioni esterne che si siano configurate come con- sistente perdita della propria autorità sovrana, tanto da limitare la sincera espressione del libero scambio al solo intervallo temporale tra le rivoluzio- ni borghesi del 1848 e la depressione economica del 1873: un arco crono- logico piuttosto angusto, prima e dopo del quale il concetto di “sovranità” non può essere sganciato dalla formazione e successiva evoluzione tanto del- lo Stato-nazione, quanto dell’economia capitalistica. Con Diego Pagliarulo si entra nello specifico dell’eurocrisi e dell’Unio- ne Europea come perno, in tale contingenza, di una divisione tra paesi “nor- dici”, più propensi ai valori di solidità e rigore, e Stati mediterranei, favore- voli invece alla solidarietà e alla flessibilità. Per l’Europa del Sud la crisi ha significato la brusca accelerazione di patologie già presenti a livello naziona- le, seppur in maniera latente, e tali da suggerire a Pagliarulo un giudizio for- se troppo severo («gli ideali alla base del processo di integrazione sono stati progressivamente distorti in funzione di un progetto che ha voluto impor- re a tappe forzate e senza appello un unico modello socio-economico a delle realtà diverse in termini di produttività, governance e sistemi di welfare», in- fra), di cui però cogliamo la parte più propositiva, sulla scorta di Joseph Sti- glitz: considerare tanto l’euro, quanto l’intero processo di integrazione eu- ropea non come un fine in sé, ma come un mezzo per garantire ai cittadini europei maggiore prosperità e, aggiungiamo, una comune base valoriale che funga anche come barriera rispetto alla barbarie terroristica. Come spesso capita per la nostra Rivista, l’Europa “imperversa” anche in altri articoli: quando Lorenzo Manca toglie polvere agli studi sulla politica estera dell’Albania di Enver Hoxha colloca il pur piccolo Stato dell’Est Eu- ropa nel ruolo strategico che merita – soprattutto in riferimento ai rapporti con la Cina – e lo ripulisce di quei tratti grotteschi di cui spesso è stato am- mantato. Ne scaturisce un quadro articolato che vuole l’Albania come ulti- mo epigone di un’ortodossia marxista-leninista “tradita”, nel tempo, tanto da Kruscev, quanto dalla Cina che aveva archiviato la Rivoluzione culturale, fino all’apparente paradosso di promuovere un paese tutto sommato perife- Rivista di Studi Politici - “S. Pio V” EDITORIALE - 9 rico, nel contesto internazionale, a “nume tutelare” di regimi socialisti spar- si nel mondo. La Cina torna nel saggio di Domenico Dursi, che ne illustra il debito cul- turale nei confronti delle istituzioni di diritto romano, fondamentale per re- digere, nel 1906, il primo codice civile cinese. Perché lo sguardo fu rivolto proprio all’Antica