Baba, Corneliu Baburen, Dirck Van Storia Dell'arte Einaudi
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B Baba, Corneliu (Craiova (Oltenia) 1906 - Bucarest 1997). Figlio del pitto- re Gh. Baba; diplomato nel 1938 all’accademia di belle ar- ti di Ias,i, dove in seguito insegnò, B pratica una pittura rea- listica «per tradizione, per temperamento e per concezio- ne». Disegnatore eccellente, ottiene nel 1960 la medaglia d’oro all’Esposizione internazionale del libro illustrato di Lipsia. Membro delle accademie d’arte dell’Urss e della Germania Est, membro corrispondente dell’accademia ru- mena (1963), insignito di numerosi premi ufficiali, nonché del titolo di «artista del popolo» (1963), può considerarsi il maestro della pittura ufficiale rumena. Dipinge soprat- tutto ritratti e scene popolari, in contraddizione con i prin- cipi del realismo socialista. (sz). Baburen, Dirck van (Utrecht 1595 ca. - 1624). Con Ter Brugghen e Honthor- st, è tra i piú celebri caravaggisti dei Paesi Bassi del Nord. Allievo di Paulus Moreelse a Utrecht, si iscrisse alla ghilda della città nel 1611. Poco dopo partí per l’Italia, accompa- gnato dal pittore David de Haen. A Roma subí l’impulso decisivo che ne orientò l’arte; e di fatto trasse da Caravag- gio le composizioni espressive, i violenti tagli di luce e so- prattutto il tipo plebeo dei personaggi, che costituisce uno dei tratti caratteristici della sua maniera. Come David de Haen, nel 1617 ca. decorò una cappella di San Pietro in Montorio con numerose composizioni: Cristo che porta la croce, Deposizione nel sepolcro; quest’ultimo dipinto, che molto riprende da quello di Caravaggio, verrà spesso co- piato, e resta una delle composizioni religiose piú celebri del xvii sec. B tornò a Utrecht nel 1620 ca. restandovi fi- Storia dell’arte Einaudi no alla morte. Mentre nel corso del suo soggiorno romano aveva eseguito soprattutto composizioni religiose, a Utre- cht dipinse soprattutto soggetti profani; come Ter Brug- ghen, si compiacque della descrizione di concerti e musici- sti; Giovane musico (1621: Utrecht, cm) e Suonatore di liu- to (1622: ivi), il Musico (Parigi, Museo Marmottan), Con- certo (1622: Boston, mfa; Leningrado, Ermitage). Nel 1622 partecipò all’esecuzione di una serie di ritratti di dodici im- peratori romani ordinata da Federico Enrico d’Orange, di- pingendo un Tito (Berlino, castello di Grünewald). Nelle espressioni spesso volgari e nelle pose retoriche dei perso- naggi, prolungò a Utrecht il caravaggismo del suo periodo romano. (jv). Bacciarelli, Marcello (Roma 1731 - Varsavia 1818). Allievo a Roma di Benefial, dovette la propria formazione agli ambienti che successiva- mente frequentò: Dresda, al servizio di Augusto III (dal 1750) e Vienna (dal 1764 al 1766), alla corte di Maria Te- resa. Si stabilí nel 1756 a Varsavia, divenendo primo pitto- re di re Stanislao Augusto Poniatowski (1764-95) e diretto- re delle iniziative artistiche della sua corte. Per acquistare opere d’arte destinate alle collezioni reali, compí un lungo viaggio in Italia, fino a Napoli, nel 1787; l’Accademia di San Luca a Roma lo accolse come socio. Fu ritrattista abile e fe- condo, nonché decoratore (soffitti e grandi pannelli per gli interni neoclassici del Castello reale e di palazzo Łazienki a Varsavia). La sua arte, di tendenza barocca e improntata dal rococò – con echi tiepoleschi e dalla pittura francese – ven- ne poi influenzata dal neoclassicismo. A Varsavia se ne con- servano numerose tele. (sk+sr). Bachaumont, Louis Petit de (Parigi 1690- 1771). Era intimo di Mme Doublet de Persan, il cui salotto fu tra i piú frequentati di Parigi. Legato a Troy, Pierre e Boucher, collaborò alla «Correspondance littérai- re» e fu autore di un Essai sur la peinture, la sculpture et l’ar- chitecture (1751), di un Mémoire sur le Louvre (1751), di Let- tres sur les peintures exposées au Salon nel 1767, 1769 e 1771, e soprattutto dei Mémoires secrets, in 36 volumi, sui salons parigini dal 1762 al 1771. (sr). Storia dell’arte Einaudi Bache, Julius Simon (New York 1861 - Palm Beach 1944). Banchiere e diretto- re della ditta J. S. Bache & Co., raccolse una collezione di primissimo ordine, che lasciò al Metropolitan Museum di New York. La maggior parte delle tele, acquistate con la me- diazione di Duveen, riguarda le principali scuole europee dal xv al xviii sec. La pittura italiana del xv e xvi sec. è la piú ricca, con Bellini, Botticelli, Crivelli (Madonna col Bambi- no), Domenico Ghirlandaio (Francesco Sassetti col figlio), Fi- lippo e Filippino Lippi, Mantegna, Signorelli, Tura (Fuga in Egitto), Tiziano. La sezione fiamminga comprende pittori primitivi: Dirk Bouts (Vergine col Bambino), Petrus Chri- stus, Gérard David (Natività), Memling (Vergine col Bambi- no), Rogier van der Weyden, cui va aggiunto Van Dyck (Au- toritratto). La scuola olandese del xvii sec. figura con Frans Hals, Ter Borch, Vermeer e Rembrandt (l’Alfiere). Citiamo pure ritratti di Dürer, Holbein, Velázquez e Goya (Don Ma- nuel Osorio de Zuñiga). Alcuni bei dipinti francesi del xviii sec. (Fragonard, il Biglietto d’amore; Boucher; Watteau, gli Attori della Comédie-Française, appartenuti a Voltaire), e ri- tratti di scuola inglese: Reynolds, Gainsborough (tre, tra cui Lady Mulgrave) completano il prestigioso complesso. (sr). Bachiacca (Francesco Ubertini, detto) (Borgo San Lorenzo 1494 - Fi- renze 1557). Figlio di un orafo, fratello di un ricamatore, B esordisce con opere, come la Deposizione dalla croce (Bassa- no, mc), che rivelano la forte influenza del Perugino, di cui, secondo Vasari, B fu allievo. La sua partecipazione alla ese- cuzione di pannelli con Storie di Giuseppe per la camera nu- ziale di Pier Francesco Borgherini, accanto ad Andrea del Sarto, al Granacci e al Pontormo, lo colloca già in primo pia- no nella Firenze allo scorcio del secondo decennio del seco- lo e nello stesso tempo rivela un nuovo orientamento della sua cultura in direzione, oltre che del Sarto, di fra Bartolo- meo e del Franciabigio. B traduce gli insegnamenti ricevuti in un contesto che era stato illuminato dalla presenza di Leo- nardo, Michelangelo e Raffaello, in un ductus minuto, in un cromatismo acceso e smaltato, in un racconto gremito che coinvolge nel suo arguto puntiglio descrittivo anche il pae- saggio. A tali risultati contribuí anche l’interesse, evidente Storia dell’arte Einaudi in B, per le incisioni di Luca di Leida e di Dürer, con con- seguenze del tutto coerenti in opere piú tarde, pur di piú lar- ga impostazione, come la Decollazione del Battista (Berlino, Bode Museum) e i Diecimila Martiri (Firenze, San Firenze). A partire dal 1539 B è attivo in particolare per la corte me- dicea (apparati per le nozze di Cosimo I con Eleonora di To- ledo; affreschi in una grotta del giardino di palazzo Pitti). Verso il termine del suo percorso esegue cartoni per arazzi destinati a Palazzo Vecchio. (sr). Baciccio → Gaulli, Giovanni Battista Backer, Harriet (Holmestrand 1845 - Oslo 1932). Si formò a Christiania (1861-74) e compí soggiorni di studio a Berlino (1866), in Italia ed a Monaco (1874-78), ove subì l’influsso dei mae- stri olandesi, interessandosi soprattutto alla loro soluzione dei problemi della composizione di luce e colore. Con la te- la Solitudine (1878-80: coll. priv.) attirò l’attenzione al salon di Parigi, città nella quale completò la sua formazione dal 1878 al 1880 come allieva di Bonnat e di Gérôme. Fu in- fluenzata dal naturalismo francese, ma fu ugualmente at- tenta alle lezioni dell’impressionismo: Interno azzurro (1883: Oslo, ng) e A casa mia (1887: ivi). Si dedicò soprattutto al- la pittura di interni e, tornata in Norvegia (1888), scelse co- me soggetti preferiti interni di fattorie e soprattutto di chie- se medievali: Battesimo di bambino nella chiesa di Tanum (1892: Oslo, ng); Giocatori di carte (1897: ivi). La sua limi- tata produzione comprende paesaggi e nature morte, non- ché alcuni ritratti. (l°). Backer, Jacob Adriaensz (Harlingen 1608 - Amsterdam 1651). Allievo a Leeuwarden del pittore di storia Lambert Jacobsz, sin dal 1633 si stabilí ad Amsterdam, ove assai presto subí l’influsso di Rem- brandt. Fu ritrattista pieno di tatto, che ebbe successo e il cui capolavoro, il Giovane uomo in grigio (1634: L’Aja, Mau- ritshuis), talvolta venne confuso con un Rembrandt (Saskia: Tours, mba). È piú originale nelle tele religiose e mitologi- che; esse ricordano insieme Rubens, la scuola di Utrecht e precursori di Rembrandt come L. Jacobsz e Lastman, e di- fendono, ad Amsterdam, i diritti della grande pittura. I suoi Storia dell’arte Einaudi ampi disegni di nudi (Parigi, Louvre, enba; Amburgo, kh) annunciano Boucher, forse attraverso J. van Loo, sul quale B esercitò diretto influsso; e cosí pure su A. van den Tem- pel. Ebbe numerosissimi allievi. (jf). Backer, Jacob de (Anversa 1540 ca. - 1600 ca.). Pittore fiammingo di sogget- ti mitologici e religiosi, assai apprezzato ai suoi tempi, sen- sibile all’arte italiana alla maniera di Floris. Si formò a Fi- renze e a Roma, dove soggiornò tra il 1557 e il 1560; e fu probabilmente allievo di Antonio Palermo, poi di Hendrick van Steenwijk. Secondo Van Mander sarebbe morto all’età di trent’anni; ma non si fa menzione alcuna delle sue date di nascita e di morte. Si sa che dipinse, per la chiesa della Vergine di Anversa, il Trittico del Giudizio universale, tut- tora in luogo sulla tomba dello stampatore Christophe Plan- tin, morto nel 1589. Tra i suoi dipinti si possono citare il Giudizio universale (1571: Anversa), e un Trittico della pro- fezia di Isaia col Calvario e donatori (Gand, mba). (php). Backhuysen (Bachhuysen, Backhuyzen), Ludolf (Emden 1631 - Amsterdarn 1708). Formatosi presso Ever- dingen e Dubbels, deve di piú a Willem van de Velde il Gio- vane. Estremamente apprezzato ai suoi tempi, ed esagera- tamente stimato nel secolo successivo, fu pittore fecondo, esatto nelle sue descrizioni di navigli, ma alquanto monoto- no. La sua produzione si suddivide tra le vedute portuali, topograficamente precise, i grandi eventi della storia marit- tima dei Paesi Bassi, e le drammatiche Tempeste, (Greenwi- ch, nmm), opere che si adattavano al suo talento, limitato ma gradevolmente aneddotico.