Estratti Dalla Stampa Locale 3 Maggio

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Estratti Dalla Stampa Locale 3 Maggio IL MESSAGGERO VENETO 3 MAGGIO dopo il voto di Mattia Pertoldi UDINE Si prenderà tutto il tempo necessario. Almeno tre settimane. Forse qualcosa in meno di un mese. Massimiliano Fedriga non ha fretta, alcuna, e nella predisposizione della sua prossima giunta vuole valutare ogni opzione sul tavolo prima di varare la squadra di governo che dovrà accompagnarlo nei prossimi cinque anni in Fvg.Il neo-presidente della Regione, ieri, ha cominciato a lavorare sui possibili nomi da inserire in giunta. Lo Statuto stabilisce che, compreso il governatore, l'esecutivo possa essere composto da al massimo dieci esponenti, di cui almeno tre donne. E questa è una prima certezza. La seconda riguarda la nomina - come promesso in campagna elettorale e confermato al momento dello spoglio - del forzista Riccardo Riccardi alla vicepresidenza, assieme al fatto che l'esecutivo sarà composto soltanto da non eletti. I consiglieri che vorranno entrare nella stanza dei bottoni, quindi, dovranno obbligatoriamente dimettersi. Detto questo si entra, a oggi, nel campo delle ipotesi e dei "si dice". Fedriga ieri ha spiegato che «all'interno della prossima giunta ci sarà una delega specifica per le disabilità» e che gli piacerebbe «crearne una all'agroalimentare così da unire l'agricoltura all'enogastronomia, perché penso possano essere un valore aggiunto dal punto di vista turistico ed economico per il Fvg».E in questo caso il toto-assessori quota come possibile, anche se non ancora certo, Attilio Vuga, ex sindaco di Cividale, esponente di ProgettoFvg e "sponsorizzato" da Giuseppe Ferruccio Saro. Nella civica-sorpresa di queste elezioni, inoltre, sarebbero in gioco anche il leader della stessa, cioè quel Sergio Bini che pare puntare alle Attività Produttive e Mauro Di Bert. L'ex sindaco di Pavia di Udine ha "doppiato" quanto a preferenze Bini, ha dalla sua l'esperienza amministrativa e tecnica da segretario generale nei Comuni, ma potrebbe non volersi dimettere e rinunciare alla sicurezza del posto da consigliere. Senza dimenticare come paia difficile, per quanto non impossibile, che il 6,3% (risultato comunque straordinario) raccolto dalla civica possa valere più di un assessore visto che Fedriga non applicherà il manuale Cencelli, ma un minimo di rispetto per le quote di consenso ottenuto, così come per la territorialità, dovrà comunque essere rispettato.Un discorso, questo, che se vale per ProgettoFvg, calza a pennello per Fratelli d'Italia. I patrioti, con il loro 5,5%, potrebbero doversi "accontentare" di un solo assessore. Chi ambisce, da sempre, a questo ruolo è il segretario regionale Fabio Scoccimarro - vorrebbe la delega allo Sport e non essendosi candidato non dovrebbe nemmeno dimettersi -, ma in campagna elettorale il sindaco di Pordenone Alessandro Ciriani ha più volte chiesto a Fedriga un occhio di riguardo per il suo pupillo Alessandro Basso il quale, però, avrebbe il "problema", visto il risultato ottenuto a Pordenone, di dover lasciare lo scranno di piazza Oberdan. E allora, nella Destra Tagliamento, attenzione a Dusy Marcolin che, tra l'altro, avrebbe pure il vantaggio di riempire uno slot di quota rosa.Passando a Forza Italia, gli azzurri - secondo partito della coalizione - avranno la vicepresidenza e puntano, o almeno sperano di ottenere, ad almeno altri due posti in giunta. Uno di questi, tuttavia, potrebbe essere "scambiato" con la poltrona di presidente del Consiglio regionale che pare cucita su misura per Ettore Romoli - per quanto così facendo il gruppo berlusconiano perderebbe un voto in Aula - e comunque pare assodato che a Sandra Savino verrà chiesto di trovare una donna. In calo, vistoso, invece le possibilità che in giunta possa entrarci il pordenonese Cesare Bertoia, dopo il non lusinghiero risultato elettorale, così come Mara Piccin causa spada di Damocle dell'inchiesta legata a "spese pazze". E se resta da capire il margine di manovra dell'ultimo partito della coalizione, cioè Autonomia responsabile - ci spera Alessandro Colautti nonostante la mancata elezione, ma Renzo Tondo sembrerebbe puntare su Giulia Manzan -, è chiaro a tutti come i panni del leone, in giunta, li vestirà la Lega.La logica razionale, in questo caso, direbbe che in pole position ci sarebbero almeno tre nomi: Barbara Zilli, unica consigliera riconfermata del Carroccio, Stefano Mazzolini, grazie alle oltre 4 mila preferenze raccolte a Tolmezzo, e Mauro Bordin, primo degli eletti a Udine. Tutti, però, dovrebbero accettare di dimettersi e, a ieri, non parevano avere proprio tutta questa volontà di abbandonare il Consiglio. Altri nomi? Sempre tra gli eletti attenzione a un fedelissimo di Fedriga come Pierpaolo Roberti - più propenso a entrare nell'esecutivo senza il "paracadute" dell'Aula -, al segretario della Destra Tagliamento Stefano Zannier (capace di raccogliere oltre 2 mila preferenze), all'ex assessore provinciale di Udine Leonardo Barberio e, come donna, a Maddalena Spagnolo, mentre qualcuno, inoltre, fa pure il nome dell'ex sindaco di Marano Graziano Pizzimenti. Si vedrà. In fondo siamo soltanto all'inizio delle trattative. E Fedriga deve ancora sedersi attorno a un tavolo, assieme agli alleati, per trovare la quadratura del cerchio. Si è dato almeno tre settimane e ha tutto il tempo del mondo. Perchè in fondo conta il risultato finale. E come insegna la politica recente del Fvg, la fretta è sempre nemica del bene. l'intervista Feltrin: il M5s ha perso voti perché non conosce le regole di Maurizio Cescon UDINE Un candidato presidente «poco noto», un rifugio nell'astensione, un'avversione dell'elettorato del Nord a un partito identificato come troppo meridionalista e anche una conoscenza sommaria delle regole, in particolare quella che non assegna alla lista il voto dato solo al leader. Ma il politologo e sociologo Paolo Feltrin non giudica disastroso l'esito, per il Movimento Cinque Stelle, del voto di domenica in Friuli Venezia Giulia. «In realtà il M5s - spiega - ha preso circa il 12 per cento, cioè i voti ottenuti dal candidato alla presidenza, non il 7 per cento della lista. Quello è il dato politico su cui fare le valutazioni. Rispetto al 4 marzo il partito ha perso circa la metà dei consensi, non i due terzi. Il voto di protesta contro il Governo nazionale è rimasto a casa. E hanno giocato un ruolo anche le preferenze, utilizzate pochissimo dai militanti grillini. La politica dei due forni di Di Maio, invece, secondo me non ha influito».Il professor Feltrin analizza a 360 gradi la consultazione che ha visto il trionfo di Massimiliano Fedriga. E secondo lui la Lega ha sì vinto, ma non ha "cannibalizzato" la coalizione di centrodestra. «Il risultato leghista è in linea con quello delle Politiche - afferma -. È il primo partito della coalizione, ma gli equilibri con Forza Italia non sono peggiorati. Salvini è trainante, ma non asso pigliatutto. Se sommiamo le varie liste di centro e le rapportiamo alla Lega, vediamo che il Carroccio vince 35 a 22, non 50 a 10». E il ruolo di Fedriga? «Ha superato l'esame da valido politico - sostiene il docente - grazie all'esperienza accumulata a Roma dove, in cuor suo, avrebbe sperato di restare, anche se non lo ammetterà mai, nemmeno sotto tortura. Ma i presidenti di Regione non hanno una gran bella vita, c'è tanto lavoro da sbrigare e tante incombenze da risolvere. Adesso dovrà dimostrare di poter affrontare la prova amministrativa. Gli esami, è il caso di dire, non finiscono mai».E veniamo al Partito democratico, che sostanzialmente ha retto l'urto del vento contrario. «Bolzonello ha fatto un miracolo - sostiene Feltrin -, si sapeva in partenza che avrebbe perso. Tutti si aspettavano però un tracollo del Pd, come è avvenuto in Molise, invece ha dimostrato di poter tenere. E la coalizione ha raggiunto più del 26 per cento, con dentro anche la sinistra di Leu, non è una cosa di poco conto, non è un risultato scontato. È una base da cui ripartire? Mah, il Friuli Venezia Giulia è un caso un po' curioso. In tutte le elezioni regionali ha sempre cambiato pelle, alternando ogni volta gli schieramenti al governo. Non sappiamo ovviamente chi ci sarà a palazzo Chigi tra 5 anni, nè se il clima attorno al centrodestra, oggi molto favorevole, sarà simile o contrario nel 2023. Se il giudizio su Fedriga fosse così così e il centrodestra non godesse dei favori della gente, anche in Friuli potrebbe rivincere il centrosinistra».Secondo il professore la sorpresa maggiore delle elezioni del 29 aprile è stato il risultato della lista Progetto Fvg di Sergio Bini, mentre per Cecotti il giudizio è in chiaroscuro. «A me ha stupito moltissimo Bini più che Cecotti - osserva -, soprattutto perchè i voti presi da Bini sono spendibili all'interno del centrodestra, mentre quelli di Cecotti sono semplice testimonianza. È un 4 per cento privo di capacità estensiva, una sorta di "zoccolino" duro dell'autonomismo, ma nulla di più. Va dato atto a Cecotti che comunque è sempre difficile prendere voti, anche l'1 per cento, però sarebbe stato più interessante vederlo dentro una coalizione». Infine le ripercussioni del voto friulano a Roma. «Sì può avere un significato nazionale - conclude Feltrin -, anche se mi sarei aspettato un'interpretazione della Lega meno negativa nei confronti del centrosinistra. Il Nord ha fatto capire che non ne vuole sapere dei Cinque Stelle, la Lega dovrebbe guardare con attenzione al Pd. E finora non lo sta facendo». Oggi la proclamazione dei consiglieri. 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