Andrea Cesolari Politiche Energetiche E Relazioni Tra Stati Uniti, Regno

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Andrea Cesolari Politiche Energetiche E Relazioni Tra Stati Uniti, Regno Università degli Studi di Cagliari DOTTORATO DI RICERCA STORIA, ISTITUZIONI E RELAZIONI INTERNAZIONALI ASIA E AFRICA MODERNA E CONTEMPORANEA Ciclo xxviii TITOLO TESI Politiche energetiche e relazioni tra Stati Uniti, Regno Unito e i paesi arabi produttori di petrolio (1973-1984) Settore/i scientifico disciplinari di afferenza …………SDD SPS/06………… Presentata da: Andrea Cesolari Coordinatore Dottorato Bianca Maria Carcangiu Tutor Christian Rossi Co-tutor Gianluca Borzoni Esame finale anno accademico 2015 – 2016 Tesi discussa nella sessione d’esame marzo – aprile 2017 1 2 INDICE Introduzione…………………………………………………………………………………...……. p. 6 1. Le dinamiche dei rapporti tra l’Europa comunitaria e gli Stati Uniti sullo sfondo della crisi energetica 1.1 L’anno dell’Europa………………………………………………………………………………p. 13 1.2 Orientamento britannico in campo energetico tra membership comunitaria e special relationship…………………………………………………………………………..p. 15 1.3 Strategia europea nel Medioriente……………………………………………………………p. 18 1.4 Approccio statunitense alla Guerra dello Yom Kippur e lo shock petrolifero…….....p. 20 1.5 Il progetto indipendenza e la reazione europea…………………………………………….p. 25 1.6 La Conferenza di Washington del 1974……………………………………………………..p. 30 1.7 Fine della crisi: le stime statunitensi……………………………………………….................p. 35 1.8 I barter deals……………………………………………………………………………………….p. 36 1.9 Strategia U.S.A in Arabia Saudita: sicurezza e approvvigionamento………………….p. 40 1.10 La vendita di armi: il caso tra Regno Unito e Iraq………………………………………....p. 42 1.11 Gli Stati Uniti alla fine degli anni 70………………………………………………………….p. 44 1.12 Politica energetica britannica alla fine degli anni 70………………………………………p. 47 1.13 Il Regno Unito e la politica energetica comunitaria………………………….…………….p. 51 2. Stati Uniti, Regno Unito e l’industria petrolifera irachena 2.1 Il graduale interesse delle potenze occidentali per l’Iraq…………………………………p. 55 2.2 L’accordo con la TPC del 1925………………………………………………………………...p. 60 2.3 L’indipendenza dell’Iraq e i nuovi diritti petroliferi…………………………………….…p. 63 2.4 La caduta della monarchia e la legge n. 80 del 1961…………………………………..…..p. 65 2.5 La fondazione dell’INOC……………………………………………………………………......p. 68 2.6 Il partito Bath al potere…………………………………………………………………………..p. 69 2.7 Atteggiamento statunitense verso l’Iraq del partito Ba’ath………………………………p. 71 2.8 Strategia irachena negli anni successivi alla crisi del 1973………………………………p. 72 3. U.S. and United Kingdom in the Iran-Iraq war 3.1 Scenario and origins of the Iran – Iraq war…………………………………………………p. 74 3.2 Saddam Hussein’s Iraq and the United States……………………………………………...p. 76 3.3 U.S. attitude at the early stage of the Iran-Iraq war……………………………………….p. 79 3.4 The consequences of the Iran-Iraq war on the oil market………………………………..p. 83 3.5 U.S. and Iraq strengthen their ties……………………………………………………………..p. 87 3.6 United Kingdom attitude towards Iraq……………………………………………………….p. 89 3.7 Army supply to Iraq by Western countries…………………………………………………..p. 92 3.8 Change in U.S. strategy in 1982……………………………………………………………….p. 93 3.9 Threat to oil supply……………………………………………………………………………….p. 97 3.10 U.S. involvement in the war……………………………………………………………………p. 100 3.11 Oil situation in 1984……………………………………………………………………………..p. 106 3.12 Final considerations on the U.S. approach to the Iran-Iraq war………………………..p. 108 3 Conclusioni………………………………………………………………………………………...p. 111 Bibliografia………………………………………………………………………………………...p. 113 4 5 Introduzione L’accesso alle fonti energetiche costituisce un aspetto fondamentale nella strategia delle potenze mondiali. Storicamente essa rappresenta una questione assolutamente prioritaria ogniqualvolta uno sviluppo tecnologico richiede un corrispettivo approvvigionamento dei rifornimenti energetici. L’importanza del petrolio nella società contemporanea va oltre il semplice coinvolgimento del settore industriale, ma abbraccia le questioni della sicurezza e della stabilità delle aree ricche di risorse. In virtù della presenza di enormi risorse petrolifere le mire dei paesi europei si indirizzarono stabilmente sulla regione mediorientale e, in particolare, su quella del Golfo Persico. Questa comprende, ai nostri giorni, l’Iran, l’Iraq, l’Arabia Saudita, il Kuwait, l’Oman, il Qatar, Bahrain, e gli Emirati Arabi Uniti (EAU)1. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, tra il 1945 e il 1970, il sistema internazionale subì notevoli cambiamenti dovuti a forze in grado di ridefinire gli assetti e creare condizioni politiche e ideologiche tali da portare i paesi produttori di petrolio a sfidare le grandi potenze e le loro rispettive compagnie petrolifere. La Decolonizzazione, la Guerra Fredda e il Movimento dei Non-Allineati furono i tre fattori decisivi per il graduale declino del sistema bipolare, in cui i poteri imperialisti erano soliti combattere per il controllo delle risorse fuori dai propri confini nazionali, e l’emergere di un sistema multipolare in cui gli stati di nuova formazione potevano contrapporsi in determinate situazioni alle superpotenze. In Medio Oriente un ulteriore fattore giocò a favore di questo cambiamento, il declino del ruolo ricoperto fino a quel momento dal Regno Unito. Prima del 1973, l’approvvigionamento di energia si riteneva a carico del settore privato, considerato il livello di sviluppo raggiunto dalle maggiori compagnie petrolifere internazionali, in termini di expertise nella locazione, produzione, trasporto, raffinazione e vendita nel mercato mondiale. Le compagnie avevano assicurato la continua fornitura di greggio a costo relativamente basso alle industrie dei paesi occidentali. Tuttavia, quando i governi dei paesi produttori acquisirono gradualmente le competenze e la coesione interna necessaria per assumere l’effettivo controllo delle proprie industrie, le ripercussioni avrebbero costretto i governi occidentali a intraprendere passi importanti nella medesima direzione. La presa di coscienza dei paesi produttori circa le potenzialità economiche e politiche in loro possesso, si concretizzò nel 1960 in Iraq, con la fondazione dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC), con quartier generale a Ginevra, poi trasferito, dal 1 settembre 1965, a Vienna. Nel 1968, in Kuwait, fu poi creata l’OAPEC, organizzazione parallela che racchiudeva i produttori di petrolio arabi. In questo modo i produttori acquisirono il potere per influenzare in misura sempre maggiore la quantità di greggio disponibile nel mercato e, conseguentemente, il suo prezzo. Nel 1973, questi paesi, per la prima volta, riuscirono a fare del petrolio un’arma potentissima da utilizzare a fini non solo economici, ma anche politici, contro i paesi occidentali, in larga parte dipendenti dalla produzione mediorientale. Un primo tentativo si era registrato in corrispondenza della guerra dei Sei giorni del 1967, ma in quell’occasione i paesi produttori non avevano mostrato la compattezza necessaria per portare avanti con successo l’iniziativa. Un piccolo trauma nel sistema di distribuzione petrolifera si era, poi, verificato in seguito all’aumento del prezzo del greggio, stabilito nel novembre del 1970 dalla Libia, che, con le petroliere piene, aveva ridotto l’immissione di petrolio nel circuito mondiale, senza causare, tuttavia, una vera e propria carenza2. L’aumento del prezzo e, soprattutto, la decisione di diminuire la quantità di greggio a disposizione del mercato, presa dai paesi produttori nel dicembre del 1973, ebbe effetti devastanti, che sorpresero i paesi consumatori, provocando nel 1 I paesi arabi della regione, Iraq in testa, rifiutavano la definizione di Golfo Persico, che dava al golfo una connotazione filo-iraniana, preferendo la definizione di Golfo Arabo o, semplicemente, Golfo. 2 F.A.M. Alting Von Geusau, Energy in the European Communities, A.W. Sijthoff, The Netherlands, 1975, p. 10. 6 mondo occidentale una scossa che avrebbe portato alla definizione di accordi e alleanze. L’azione dell’OPEC aveva inteso punire l’atteggiamento dei paesi Occidentali che si erano schierati con Israele in occasione della guerra dello Yom Kippur, aiutandola con rifornimenti di armi e sostegno finanziario. L’Occidente realizzò che le decisioni sul petrolio erano ormai completamente nelle mani dei paesi produttori, che avevano, di fatto, esautorato le compagnie. Era ora compito dei governi dei paesi consumatori reagire, indirizzando le principali politiche domestiche ed estere su questo tema e sviluppando politiche cooperative per contrastare la forza dei paesi produttori. In passato, il Regno Unito e gli Stati Uniti, erano stati in grado di giocare un ruolo determinante nell’area mediorientale e nella sua industria petrolifera e ciò si era concretizzato in un controllo dei governi sulle compagnie, cui era stato garantito il ruolo di intermediario affidabile tra paesi produttori e governi dei paesi consumatori. In particolare, Il Regno Unito godeva di legami storici nell’area mediorientale, in cui aveva giocato un ruolo fondamentale sin dall’inizio del ventesimo secolo, seguendo la volontà di Winston Churchill (al tempo Primo Lord dell’Ammiragliato, 1910-1915), la cui strategia, definita nel 1911, prevedeva il rischioso passaggio per i cacciatorpedinieri e i sottomarini della Royal Navy dal classico sistema di alimentazione della flotta navale a carbone, di cui il paese era ricco, a quello basato sul diesel, in nome della garanzia di prestazioni superiori in termini di velocità e, quindi, di pericolosità ed efficienza bellica. A questa strategia si legava la necessità di garantire forniture esterne sicure e continue di greggio. L’obiettivo
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