GAL “ESCARTONS E VALLI VALDESI”

Linee guida per la riqualificazione del paesaggio agrario e forestale Programma Leader + 2006-2013 Misura 323.2a

Relazione generale

Giulio RE, Marzia Verona, Flavio Pollano, Alessandro Amici, Valter Careglio

0

INDICE

Premessa…………………………………………………….………………………. pag. 2 Inquadramento territoriale………………………………………………………… pag. 2 Il concetto di paesaggio…………………………………………………………… pag. 2 Obiettivi del lavoro………………………………………………………………….. pag. 5

La normativa di settore …………………………………………………………….pag. 6

Gli strumenti di pianificazione………………………………,,…………………….pag. 7

Analisi e studio del paesaggio agrario e forestale………………………….…..pag. 8 Alte Valli e Susa…………………………………………………………..pag. 9 Bassa Val di Susa………………………………………………………………….. pag.16 Val Chisone e di ……………………………………………...pag.20 Val Germanasca……………………………………………………………………..pag.25 Val Sangone………………………………………………………………………...pag.30 Val Pellice ……………………………………………………………………………pag.33 Bibiana, , San Secondo di Pin. e ………….pag.41

Approfondimenti tematici Il paesaggio alpino: l’alpeggio…………………………………………..……….…pag.45 La biodiversità arborea…………………………………………..………………….pag 54 Siepi e canali irrigui………………………………………………………………….pag 60

Analisi di alcune criticità e definizione di linee guida per la risoluzione Gli incolti ……………………………………………………………………….……pag 63 Le recinzioni degli appezzamenti coltivati………………………………….…….pag 66 Le aree di pertinenza dei fabbricati …………………………………….………..pag 69 Le reti antigrandine in frutticoltura…………………………………………………pag 72 Energie rinnovabili e paesaggio……………………………………………………pag 74 La raccolta dei rifiuti ………………...………………………………………………pag.74 I fabbricati ad uso industriale e artigianale nel contesto rurale…………………pag.75

Documento esemplificativo per l’adeguamento della normativa comunale…...pag. 76

1

PREMESSA

gio” e su quali siano i fattori che lo determina- Inquadramento territoriale no. Il concetto di paesaggio risale ai primi anni del Il territorio del GAL Escartons e Valli Valdesi Novecento, quando si diffuse la tendenza alla comprende comprende le valli alpine del valorizzazione estetica di porzioni panorami- bacino pinerolese, (Pellice, Chisone e che del territorio, considerando quindi soprat- Germanasca), parte della Val di Susa e della tutto la bellezza o il carattere suggestivo dei Val Sangone, le stesse Valli che hanno luoghi. Il territorio acquista valore se è in gra- ospitato i giochi olimpici invernali del 2006. do di piacere visivamente o perlomeno di es- Complessivamente fanno parte del GAL EVV sere conforme al gusto di chi guarda. 50 comuni. Rientrano nella definizione di “paesaggio” non L’area, oltre ad ospitare la più grande solo i luoghi identificabili con determinate ca- comunità protestante d’Italia, comprende il tegorie: agreste, alpino, urbano, rurale, ecc., territorio di confine tra lingua occitana e lingua ma anche quelli che rimandano a elementi provenzale, ed è disseminata di testimonianze culturali ed emotivi decisamente soggettivi: legate alla sua storia di terra di confine tra rilassante, poetico, armonioso; o, all’opposto nazioni, tra culture, tra religioni, tra lingue. in grado di suscitare forti emozioni: malinconi- L’economia è altrettanto diversificata, più co, spaventoso, inquietante, ecc. agricola e rurale nella fascia pedemontana, Si tratta quindi sempre di definizioni riferite a più specificatamente turistica nell’alta Val di ciò che del territorio si può vedere o riprodurre Susa, produttiva nei fondovalle urbanizzati. in quadro o fotografia. Si tratta di un’area per molti versi Questa concezione di paesaggio, ancora lar- eterogenea negli aspetti percettivi del gamente e saldamente radicata nel sentire paesaggio rurale e forestale. Il notevole comune, si basa su alcuni presupposti: dislivello (dai 400 m del Comune di 1) che ci sia un “punto di vista”, cioè Bricherasio, all’imbocco della Val Pellice, sino qualcuno che considera esteticamente agli oltre 2000 m degli ultimi insediamenti (emotivamente) ciò che sta vedendo; rurali montani) determina la variazione delle 2) che ci si limiti al “visibile”, cioè a ciò specie arbustive ed arboree naturalmente che è percepibile in primo luogo con la presenti. L’attività agricola, che svolge un vista, vale a dire la superficie dei luo- ruolo preponderante nella determinazione ghi, senza considerare i processi che degli aspetti percettivi del paesaggio, lo determinano; presenta caratteri molto diversificati. Da un 3) che si prendano in considerazione lato l’area della bassa Val Pellice, che ha visto porzioni omogenee di territorio, con negli ultimi decenni un forte sviluppo della caratteristiche tali da poter essere ri- moderna frutticoltura, pur mantenendo quella condotte ad una delle categorie indica- policolturalità storicamente propria di questo te, in quanto ogni commistione è con- territorio (viticoltura, seminativi e prati legati siderata una disarmonia, una rottura all’allevamento zootecnico), dall’altro le aree nell’armonia visiva dell’insieme; delle alte valli dove l’allevamento zootecnico e 4) che il “paesaggio”, cioè ciò che viene la foraggicoltura rappresentano le attività “visto”, sia immutabile e costantemen- preponderanti, con un livello di te coerente con l’immagine codificata antropizzazione decisamente inferiore ed una e consolidata di quella particolare por- maggiore conservazione degli elementi zione di territorio. naturali. Questa concezione sostanzialmente superfi- ciale e statica del paesaggio porta con sé al- cune distorsioni anche nelle modalità di inter- vento sul territorio. Il concetto di paesaggio Infatti quando, nel secondo dopoguerra, la società rurale vive un momento di declino e Al fine di individuare corrette modalità di inter- svalutazione, sul territorio appaiono manufatti vento sul territorio per la conservazione e va- e interventi di gusto urbano, che cercano cioè lorizzazione del paesaggio, occorre prima di di cancellare almeno visivamente l’aspetto ru- tutto chiarire su cosa si intenda per “paesag- rale o tradizionale, in favore di una pretesa 2

modernizzazione dell’intero contesto territoria- destinato inevitabilmente a mutare. Questi le. cambiamenti sono determinati sia da fattori Per altro verso, quando negli anni Settanta naturali che dall’azione antropica. l’elemento tradizionale, la storia locale, Si introduce così il fattore ecologico, che l’aspetto rurale, diventano valori da preserva- diventerà sempre più importante re, si è cercato di conservare l’aspetto rurale nell’evoluzione delle definizioni, sino a portare di un luogo condannandolo artificiosamente a alla formazione della nuova disciplina restare sempre lo stesso, con un processo di dell’ecologia del paesaggio. Secondo questa imbalsamazione del territorio che, essendo un interpretazione il paesaggio viene definito processo sostanzialmente antistorico e inna- come l’insieme di ecosistemi e delle relazioni turale, si traduce nell’adozione di soluzioni er- tra gli stessi (Foreman e Godron 1986). Ogni rate, folkloriche e quasi sempre brutte anche ecosistema è a sua volta costituito dal punto di vista estetico. dall’insieme di esseri viventi e delle interazioni tra gli stessi (biocenosi) e dal luogo in cui essi Infatti, poiché il paesaggio non è solo un fatto- vivono (biotopo). In tal modo è possibile re superficiale ed estetico, ma piuttosto il risul- distinguere tra ecosistemi naturali, che tato di una complessa combinazione di ele- evolvono raggiungendo un proprio equilibrio menti umani, naturali, fisici, storici, ecc, a ma- dinamico (climax) senza l’intervento dell’uomo no a mano che nel territorio rurale l’azione ed ecosistemi artificiali o antropizzati, dell’uomo inevitabilmente muta, evolvendosi, caratterizzati dall’intervento umano che altrettanto inevitabilmente si producono muta- modifica continuamente gli equilibri naturali. zioni ed effetti sul paesaggio. Ai fini del presente studio è importante consi- La considerazione del complesso di relazioni derare essenzialmente l’ecosistema antropiz- fisiche, economiche e culturali che zato, su cui si esercita in modo determinante s’intrecciano nel territorio, e degli effetti pae- l’azione dell’uomo. saggistici di tali relazioni, cioè della stretta Mentre gli ecosistemi naturali sono caratteriz- correlazione tra ciò che si vede e ciò che suc- zati da una grande biodiversità (variabilità del- cede anche nel profondo dei meccanismi lo- le forme di vita presenti in un determinato cali, è legata alla concezione ecologica, per ambiente) ovvero da numerose specie animali cui: e vegetali, varietà che rappresenta la preroga- tiva della stabilità e della resistenza degli eco- “La caratterizzazione di un paesaggio è sistemi alle sollecitazioni esterne che possono determinata oltre che dagli elementi in sé comprometterne l’equilibrio, l’intervento uma- (climatico-fisici-morfologici, biologici, storico- no, attraverso l’economia agricola, ha inciso formali) dalla loro reciproca correlazione nel sulla formazione del paesaggio, determinando tempo e nello spazio, ossia dal fattore con le coltivazioni e l’allevamento del bestia- ecologico. Il paesaggio risulta quindi dalla me la formazione degli agrosistemi . interazione tra fattori fisico-biologici e attività umane, viste come parte integrante del L’evoluzione e la specializzazione processo di costruzione storica dell’ambiente dell’attività agricola hanno portato ad una e può essere definito la complessa riduzione della biodiversità negli agrosistemi, combinazione di oggetti e fenomeni legati tra in taluni casi raggiungendo livelli di loro da mutui rapporti funzionali, oltre che da semplificazione estremi, come nel caso della posizioni, sì da costituire un’unità organica” coltivazione intensiva del mais in alcune aree del basso Pinerolese (un’unica specie occupa Questa interpretazione introduce significativi centinaia di ettari senza soluzione di elementi di novità, individuando le diverse continuità). La fascia pedemontana e componenti che entrano in gioco e montana ha visto una minore specializzazione sottolineando l’importanza delle interazioni tra dell’attività agricola, con il mantenimento di le stesse nel determinare il paesaggio di agrosistemi ancora ricchi di biodiversità. un’area. Il paesaggio non è più inteso come Il numero e la diversificazione degli un’immagine statica, ma il risultato ecosistemi presenti in un territorio dell’evoluzione degli elementi che lo determinano diverse tipologie di paesaggio. Il compongono e delle relazioni funzionali tra gli paesaggio è ricco quando è elevato il numero stessi nel tempo e nello spazio e, come tale, di ecosistemi presenti, è povero nel caso

3

contrario. Se all’elevata numerosità di avvenute nel tempo, ad opera della natura ecosistemi si aggiunge anche una notevole e dell’uomo, che hanno modificato le diversificazione tra gli stessi (tanti ecosistemi caratteristiche dei luoghi. presenti e molto diversi tra loro) si formano Diventa quindi di particolare importanza, al paesaggi complessi, a cui si contrappongono fine della corretta descrizione e paesaggi estremamente semplificati con pochi conservazione del paesaggio, individuare e ecosistemi tra loro simili. Considerando poi la comprendere la storia di queste tipologia prevalente di ecosistema che trasformazioni. caratterizza una determinata area, possiamo Infatti, nonostante la continua evoluzione, il individuare, in ordine crescente per livello di paesaggio mantiene spesso elementi antropizzazione: tradizionali della storia passata e - il paesaggio forestale, quando è dell’evoluzione socio-culturale ed economica preponderante la presenza dei boschi, del territorio. Queste testimonianze resistono - il paesaggio agrario delle aree rurali, soprattutto nelle aree con minore - il paesaggio urbano costituito dagli antropizzazione e, con riferimento al insediamenti abitativi. paesaggio agrario, nelle zone marginali dove Questo approccio scientifico analizza il le dinamiche della modernizzazione e della paesaggio in modo oggettivo, a prescindere specializzazione dell’attività agricola sono dal soggetto che lo osserva, prendendo in avvenute più lentamente e con minore considerazione i vari elementi che lo intensità. Così proprio nella fascia montana e compongono il cui valore è legato pedemontana sono arrivati fino a noi vecchi all’importanza assunta nel mantenere gli alberi da frutto di antiche varietà locali equilibri naturali. presenti nei prati o ai margini degli Tuttavia la considerazione ecologica del appezzamenti coltivati, a ricordare la paesaggio non può prescindere dalla frutticoltura promiscua e la grande ricchezza percezione di chi lo osserva. Lo stesso di biodiversità frutticola dell’occidente significato letterale del termine inglese piemontese, mentre sono stati estirpati negli landscape , ovvero sguardo, vista sul territorio, anni ’60 e ‘70 perché sottraevano un prezioso porta a considerare anche chi guarda, spazio all’emergente frutticoltura intensiva valorizzando l’elemento visivo oltre alla specializzata. relazione tra i diversi elementi, introducendo La presenza ancora diffusa di filari di salici quindi anche un elemento di soggettività nella lungo i canali irrigui o ai bordi dei prati ci valutazione complessiva del paesaggio. ricorda quanto sia stato importante l’utilizzo La Convenzione Europea del Paesaggio dei vimini per la produzione di svariati definisce il paesaggio come “una manufatti (ceste, impagliatura delle sedie) e determinata parte di territorio, così come è per le operazioni di potatura. Le storiche percepita dalle persone, il cui carattere fontane in pietra con l’incisione della data di deriva dall'azione di fattori naturali e/o realizzazione e degli emblemi dei delfinati che umani e dalle loro interrelazioni “. si sono succeduti nella dominazione dei In effetti però, una “porzione di territorio” non territori di confine. L’origine dell’articolazione è determinabile oggettivamente a priori, geometrica di campi e poderi nella bassa Val proprio perché non si può prescindere dallo Pellice risale addirittura alle centuriazioni sguardo di chi osserva, dal punto di dell’epoca romana con la distribuzione delle osservazione. terre ai legionari che si erano distinti in Tuttavia nell’attività di analisi e studio del battaglia. paesaggio occorre partire proprio dalla Tutti questi elementi svolgono un ruolo delimitazione territoriale dell’area in oggetto e importante nel tramandare la conoscenza di dall’individuazione di aree di riferimento più o tradizioni, usi e costumi propri dei singoli meno omogenee (ambiti e unità di luoghi tra successive generazioni, e nel paesaggio). comunicare questi aspetti ai fruitori esterni, esercitano un indubbia attrattiva turistica e Alla luce di tutte queste considerazioni, si contribuiscono a consolidare il senso di può dunque affermare che: appartenenza al territorio in cui ognuno di noi Il paesaggio che noi oggi vediamo è il vive. frutto di una serie di trasformazioni

4

La continua trasformazione del paesaggio - componente visuale: si considera il può dunque essere interpretata come processo visivo dell’osservatore, come si “processo di una viva e perenne elaborazione manifesta il paesaggio all’occhio umano; in storica” (Emilio Sereni, 1961). Se è inevitabile pratica l’insieme degli aspetti esteriori che il continuo mutamento del paesaggio a opera l’uomo è in grado di cogliere. La percezione dell’uomo, diventa importante la del paesaggio è condizionata da svariati conservazione di quelle autentiche fattori: la profondità della visione, che testimonianze storiche che consentono di consente di distinguere un primo piano, un comunicare ed interpretare le trasformazioni livello intermedio ed uno sfondo, l’ampiezza che sono avvenute nel tempo, l’origine storica della campo visivo, il punto di osservazione, e le relazioni che legano i diversi elementi tra l’esposizione ed il livello di illuminazione dei di loro. luoghi. Nel determinare la qualità visiva del paesaggio intervengono elementi quali Il paesaggio visto attraverso le sue l’integrità, l’espressività (sensazioni che è in componenti grado di suscitare), la leggibilità di valori Se proviamo a unire i diversi approcci storici, l’armonia generale. utilizzati per l’interpretazione del paesaggio - componente formale-semiologica: non è individuiamo le diverse componenti che lo sufficiente l’esame dei singoli elementi del costituiscono e che devono essere prese in paesaggio, ma occorre considerare il modo considerazione nelle attività di studio ed con il quale questi sono uniti fra loro a formare indagine (Criteri e indirizzi per la tutela del paesaggi riconoscibili, con una propria paesaggio, Regione Piemonte): identità. - componente estetica: è legata alla 1) La componente naturale che comprende: concezione del paesaggio come “bellezza - l’insieme dei bacini idrografici definiti dalle panoramica, quadro naturale”; il paesaggio dinamiche di deflusso e raccolta delle acque provoca sensazioni legate al giudizio sul bello. superficiali, con la ramificazione di corsi Questo aspetto può essere pesantemente d’acqua via via più grandi, condizionato dalla soggettività e da mode - l’aspetto geomorfologico del territorio transitorie che modificano nel tempo il (pendenze dei versanti, curvature delle forme concetto della bellezza. Tuttavia alcuni aspetti naturali, natura geologica di rocce e substrati) concorrono a determinare una bellezza - la vegetazione: caratterizzata dalla estetica ampiamente condivisa e condivisibile: presenza di specie spontanee e di piante • le bellezze naturali particolarmente rare coltivate dall’uomo. Riveste grande ed eccezionali importanza dal punto di vista ecologico, ma • l’armonia generale del paesaggio, anche per il forte impatto sulla componente determinata dall’incastonarsi equilibrato di percettiva del paesaggio forme e colori - la fauna: il paesaggio è il luogo dove vivono e si riproducono le specie animali, anch’esse fondamentali nel mantenimento degli equilibri ecologici. Obiettivi del lavoro

2) La componente antropico-culturale, a sua Il presente lavoro si inserisce nel contesto volta suddivisa in: delle azioni promosse dal Gal EVV nell’ambito - componente socio-culturale, legata alle della Misura 323 del PSR, con particolare rife- tradizioni, al senso di appartenenza al rimento alla sottomisura 2.a. Principale obiet- territorio; il paesaggio visto come tivo dell’iniziativa è la definizione di indicazioni testimonianza di cultura, modi di vivere, usi e utili per il recupero del patrimonio ambientale costumi propri dei singoli luoghi e paesaggistico. - componente storico-architettonica; fa L’operazione risponde sia ai fabbisogni in riferimento agli insediamenti urbani e rurali, merito alla promozione dell’integrazione di fi- alle infrastrutture di collegamento (reti di liera (produzione di manufatti per la riqualifi- strade, percorsi, piccoli sentieri) cazione del paesaggio), sia alla diffusione di - buone pratiche conservative del paesaggio - 3) La componente percettiva, costituita da agrario e forestale, sia al sostegno delle attivi-

5

tà agricole e forestali con impatto positivo sul- bientale specificatamente rispetto al paesag- le aree ad alto valore naturalistico ed ambien- gio agrario e forestale tradizionale, indivi- tale. duando i manufatti che possono essere pro- La definizione delle linee guida tende quindi dotti dalle microimprese artigiane locali, al fine in primo luogo a sostenere la produzione a li- dell’organizzazione della filiera della manu- vello locale di tali manufatti, fornendo indica- tenzione ambientale. zioni utili sia per l’utilizzo di materiali tradizio- Lo studio è finalizzato quindi sia al sostegno nalmente reperibili in loco, sia per aumentare dell’organizzazione di filiera rispetto alla pro- la caratterizzazione e la tipicità delle lavora- duzione di manufatti destinati alle imprese lo- zioni. cali che operano nella manutenzione, sia alla L’obiettivo dell’iniziativa è quindi la definizio- definizione delle buone prassi per gli interventi ne dei modelli che, pur richiamandosi alla tra- materiali di riqualificazione, contribuendo al dizione, prevedano un’innovazione tale da ripristino del paesaggio agrario e forestale. renderli più rispondenti all’intervento di ripri- Infine l’adozione delle buone prassi nella stino e restauro del patrimonio paesaggistico. manutenzione del paesaggio agrario e fore- L’obiettivo specifico fa riferimento alla riquali- stale assume un elevato valore ambientale, e ficazione del patrimonio e al miglioramento permette di dare visibilità alle esternalità posi- dell’attrattività del territorio. tive dell’economia rurale. L’obiettivo operativo è la definizione degli e- lementi che caratterizzano il patrimonio am-

LA NORMATIVA DI SETTORE

Convenzione Europea del Paesaggio esaggi; al contempo, sottolinea l’esigenza di E’ stata adottata dal Comitato dei Ministri del stabilire obiettivi di qualità paesaggistica con- Consiglio d’Europa il 19 luglio 2000 ed è stata divisi dalle popolazioni locali. ratificata a Firenze il 20 ottobre del medesimo Propone misure giuridiche volte alla formu- anno dai Ministri competenti per il paesaggio lazione di "politiche del paesaggio" e ad inco- di 18 Paesi europei, tra i quali l’Italia. raggiare la cooperazione tra autorità locali e La Convenzione si pone l’obiettivo di pro- nazionali e a livello internazionale. muovere presso le autorità pubbliche l’adozione, a livello locale, regionale, naziona- Normativa nazionale le ed internazionale, di politiche di salvaguar- Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. dia, di gestione e di pianificazione dei pae- 42 - Codice dei beni culturali e del paesag- saggi europei compatibili con lo sviluppo so- gio (con le modifiche ed integrazioni ai sensi stenibile, capaci di conciliare i bisogni sociali, del D.L. del 26 marzo 2008, n° 63). le attività economiche e la protezione Nella parte III individua i beni paesaggistici e dell’ambiente. definisce le procedure per il riconoscimento di La Convenzione sottolinea che la tutela del aree di notevole interesse pubblico, definisce paesaggio è una problematica che interessa e le aree soggette a vincolo ed i criteri per la de- coinvolge l’intera collettività di ogni nazione. finizione degli strumenti di pianificazione da Ottenere una buona qualità del paesaggio di- parte delle amministrazioni, compresa viene nel contempo un diritto ed un dovere di l’elaborazione del piano paesaggistico. Que- ognuno. sto decreto ha abrogato, recependone parte Il testo prevede un approccio operativo arti- dei contenuti, i precedenti riferimenti legislativi colato in relazione ai diversi paesaggi. nazionali quali il D.L. 490/99 e la Legge Le specifiche caratteristiche di ogni luogo ri- 431/85, meglio nota come “Legge Galasso”. Il chiedono differenti tipi di azioni che vanno dal- paesaggio viene definito dall’art.1 come “una la più rigorosa conservazione, alla salvaguar- parte omogenea di territorio i cui caratteri de- dia, riqualificazione, gestione, fino a prevede- rivano dalla natura, dalla storia umana o dalle re la progettazione di nuovi paesaggi contem- reciproche interrelazioni”. poranei di qualità. La Convenzione segnala "misure specifiche" Normativa regionale volte alla sensibilizzazione, formazione, edu- Legge regionale n. 32 del 1 dicembre cazione, identificazione e valutazione dei pa- 2008 - Provvedimenti urgenti di adegua- 6

mento al decreto legislativo 22 gennaio Attraverso la legge regionale 15 si intende 2004, n. 42 . sottolineare l’importanza di questi elementi del Recepisce il DL nazionale ed elenca gli in- paesaggio con l’attuazione di attività di pro- terventi sottoposti ad autorizzazione paesag- mozione e di collaborazione, promuovendo il gistica. Ha parzialmente abrogato la L. R. 3 censimento del patrimonio arboreo ed ero- aprile 1989, n°20-“Norme in materia di tutela gando contributi per la valorizzazione degli di beni culturali, ambientali e paesistici”, che esemplari monumentali individuati in apposito rimane in vigore limitatamente ai primi 9 arti- elenco. coli. Vengono tutelati dalla legge (in base all’art. Legge regionale 16 giugno 2008, n°14 - 2) gli alberi, i filari e le alberate monumentali “Norme per la valorizzazione del paesag- che: gio” con la quale intende intraprendere con - per età o per dimensioni possono essere maggior vigore efficaci politiche attive per mi- considerati come rari esempi di maestosità e gliorare la qualità paesaggistica attraverso il longevità; finanziamento di specifici interventi, secondo i - hanno un preciso riferimento a eventi o criteri stabiliti dalla Giunta Regionale. memorie rilevanti dal punto di vista storico o D.G.R. n° 53-11975 del 04.08.2009 – for- culturale; mazione del primo “Piano Paesaggistico - rivestono particolare pregio paesaggistico, Regionale”. Esso rappresenta lo strumento monumentale, storico-culturale. primario per fondare sulla qualità del paesag- In questi casi è la Regione (Assessorato ai gio e dell’ambiente lo sviluppo sostenibile Beni Ambientali), sulla base delle segnalazio- dell’intero territorio regionale. ni di cittadini, Organi ed Enti Pubblici o Asso- Il tema degli alberi monumentali riveste par- ciazioni, che si occupa di predisporre il cen- ticolare importanza nella storia del nostro ter- simento degli alberi e filari da tutelare; sentito ritorio e del paesaggio; la Regione ha voluto il parere della Commissione Tecnica apposi- evidenziare e richiamare il valore degli alberi tamente istituita (art. 4, L.R. 50/95), la Giunta e filari monumentali storici, con la promulga- Regionale predispone ed aggiorna periodica- zione della legge regionale 3 aprile 1995, n. mente gli elenchi degli alberi (comma 4, art. 3, 50, “Tutela e valorizzazione degli alberi mo- L.R. 50/95) per i quali è necessario adoperarsi numentali, di alto pregio naturalistico e storico per la valorizzazione e la conservazione, evi- del Piemonte”. tando interventi che ne possano inficiare le qualità paesistiche.

GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE

Il Piano Paesaggistico Regionale Al fine di aderire il più possibile alle diversità La Regione Piemonte ha avviato nel 2005 paesaggistiche e ambientali, urbanistiche e una nuova fase di pianificazione dell’intero infrastrutturali, economiche e sociali del terri- territorio regionale, che ha comportato in torio, il PPR articola le conoscenze e le valu- particolare la formazione del Piano Paesaggi- tazioni, gli obiettivi, le indicazioni strategiche e stico Regionale (PPR), ai sensi del Codice dei gli indirizzi normativi, in 76 “ambiti di paesag- Beni Culturali e del Paesaggio (D. lgs. gio” distintamente riconosciuti nel territorio re- 42/2004) e della Convenzione Europea del gionale. Paesaggio (Consiglio d’Europa, 2000). Al fine L’articolazione dei paesaggi in ambiti viene di costruire un solido quadro conoscitivo, è individuata in apposite schede con stato sviluppato un ampio ventaglio di appro- l’inquadramento dei fattori naturalistici e stori- fondimenti tematici organizzati sui seguenti co-culturali caratterizzanti ciascun ambito. In principali assi: un territorio variato e articolato come il Pie- • naturalistico (fisico ed ecosistemico); monte l’identità riconosciuta dagli abitanti è • storico-culturale; delineata da caratteri locali di maggior detta- • urbanistico-insediativo; glio e dalla loro integrazione in dimensioni ter- • percettivo-identitario. ritoriali molto più limitate rispetto agli ambiti. Quindi, per restituire uno strumento di inter-

7

pretazione utile al Piano (sia normativo che lenza ambientale da tutelare. La politica di svi- progettuale), è necessario distinguere, entro luppo territoriale promossa dalla Provincia nel gli ambiti, una disaggregazione in sub-ambiti. suo Piano Territoriale riconosce quali prioritari Soccorre a questo proposito il concetto di Uni- gli obiettivi di tutela ambientale e punta alla tà di paesaggio (UP), già frequentato dalle 'qualità' dello sviluppo, promuovendo la rea- scuole pedologiche e geografiche fin dalla fine lizzazione di opere ed attività mirate alla sal- dell’800 e rivisitato in vari modi dalle teorizza- vaguardia, ripristino e valorizzazione delle ri- zioni e dalle esperienze di pianificazione pae- sorse ambientali (acqua, aria, suolo, biodiver- saggistica più recenti. sità, ecc...) e degli ecosistemi, in modo da as- L’interpretazione cui si fa qui riferimento tie- sicurarne la conservazione e la rinnovabilità. ne conto di due criteri fondamentali: La competenza in merito alla pianificazione • la rilevanza delle percezioni e dei giudizi di paesaggistica rimane comunque in capo alla valore delle popolazioni interessate; Regione. • l’importanza del criterio di eterogeneità (anziché di omogeneità) delle risorse implica- Le commissioni locali per il paesaggio te, ai fini della costituzione dei sistemi di rela- Ai sensi della L.R. 32/2008 i comuni o le as- zioni che strutturano il paesaggio; sociazioni di comuni hanno recentemente co- stituito le “Commissioni locali per il Paesag- Piano territoriale di coordinamento della gio” con il fine di esprimere pareri vincolanti Provincia di Torino sugli interventi che comportano una trasfor- Ha come obiettivo la determinazione degli mazione del territorio in ambiti sottoposti a indirizzi generali di assetto del territorio, non- vincoli di tutela paesaggistica secondo le pro- ché l’individuazione di aree con particolare va- cedure previste all’art. 146 del d.lgs. 42/2004.

ANALISI E STUDIO DEL PAESAGGIO AGRARIO E FORESTALE

Nella fase di analisi e studio del paesaggio de agricole, elementi tradizionali caratteriz- agrario e forestale dell’area Gal Escartons e zanti l’agro-ecosistema quali la biodiversità Valli Valdesi è stata utilizzata come riferimen- agraria, (sia nei termini di presenza di varie- to iniziale la suddivisione in ambiti di paesag- tà/razze autoctone che di livello di specializ- gio elaborata per la predisposizione del Piano zazione/policolturalità dei sistemi agricoli pre- Paesaggistico Regionale. Per ciascun ambito, senti), la presenza di manufatti ed elementi dopo una descrizione generale del contesto tradizionali (muretti di contenimento a secco, ripresa dallo stesso documento programmati- staccionate, strade poderali, itinerari tematici co, sono stati analizzati i principali caratteri evidenziati sul territorio), canali e sistemi di del paesaggio agrario, con particolare riferi- irrigazione, alberate e filari storici. mento alle attività agricole presenti, alle coltu- - componente percettiva (visuale/estetica): re praticate. L’analisi verrà condotta con un elementi caratterizzanti la visione d’insieme approccio pluridisciplinare, considerando i di- del paesaggio agrario e forestale, individua- versi aspetti legati al paesaggio agrario e fo- zione di vedute panoramiche di rilevanza, in- restale: tervisibilità, attestamenti visuali, impatti, ecc.) - componente naturale: aspetti geomorfo- Per alcuni aspetti rilevanti del paesaggio a- logici del territorio, idrografia, flora spontanea, grario e forestale che interessano trasversal- fauna selvatica, con particolare riferimento al- mente più ambiti sono stati effettuati appro- la biodiversità naturale, ad emergenze natura- fondimenti tematici specifici (alpeggi, viticoltu- listiche e specie autoctone ed endemiche ra di montagna, biodiversità). - componente antropica: colture agrarie presenti, allevamenti, pertinenze delle azien-

8

1- Alte valli Susa e Chisone (Ambito 39 del PPR)

Descrizione generale abbondanti precipitazioni sul versante fran- cese. La piovosità media annua è quindi net- L’ambito comprende il territorio della Val tamente inferiore rispetto alle altre vallate a- Chisone, a monte dell’abitato di Roure, e della diacenti. Inoltre la particolare conformazione Val di Susa, a monte del comune di Susa. Si della valle favorisce molto spesso correnti di tratta di un’area molto estesa, occupata per foehn, con correnti calde e asciutte che de- gran parte della superficie da boschi e da prati terminano molto spesso condizioni di cielo se- e pascoli alpini. La Val di Susa è interessata reno e terso, valorizzando la componente vi- da diverse connessioni viarie a scala sovra siva e percettiva del paesaggio. regionale ed in particolare la direttrice transal- Tuttavia l’insieme di questi fattori provoca pina di collegamento con la vicina Francia, fenomeni di stress idrico per le piante, anche costituita dall’autostrada del Frejus. Numerosi per i boschi ed aumenta notevolmente il peri- sono anche i collegamenti intervallivi. Il pae- colo di incendi. D’altro canto però il clima par- saggio tradizionale è stato fortemente modifi- ticolarmente mite che si viene a creare ha fa- cato negli ultimi decenni a seguito vorito l’insediamento di una viticoltura di mon- dell’affermazione del turismo invernale, con la tagna (comuni di e ) di creazione di insediamenti turistici ad hoc (Se- grande rilevanza paesaggistica per forme di striere, San Sicario, Sportinia, Sauze d’). allevamento, vitigni autoctoni utilizzati e ter- Gli ultimi significativi interventi in tal senso razzamenti con muretti a secco sapientemen- sono stati realizzati con le opere funzionali al- te realizzati dall’uomo. Questa viticoltura che le olimpiadi invernali del 2006. Da segnalare ha resistito nel tempo ed è oggi oggetto di alcune particolarità climatiche dell’area, che si grande rivalutazione verrà trattata in un ap- presenta più asciutta, in quanto la posizione profondimento specifico. trasversale dell’alta valle (direzione nord-sud) E’ presente un importante sistema di fortifi- determina uno sbarramento che impedisce al- cazioni a testimonianza della storia di questa le umide correnti atlantiche di raggiungere la contesa area di frontiera (Forte di , valle, almeno non prima di aver scaricato le Forte di ).

9

Aree protette regionali, siti NATURA 2000, ZPS Sono numerose le aree tutelate all’interno di • Champlas – Colle (Sito Natura questo ambito: 2000) • Parco Naturale del Gran Bosco di Salber- • Valle Thuras (Sito Natura 2000) trand (Sito Natura 2000) • Col Basset (Sestriere) (Sito Natura 2000) • Parco Naturale della Val Troncea (ZPS) • Oasi xerotermica di Oulx – Auberge (Sito • Parco Naturale Orsiera Rocciavrè e sta- Natura 2000) zione del Leccio di (ZPS) • Oasi xerotermica di Oulx – Amazas (Sito • Les Arnaud e Punta Quattro Sorelle (Sito Natura 2000) Natura 2000) • Pendici del Monte Chaberton (Sito Natura • Oasi xerotermica di Puys (Beaulard) (Sito 2000) Natura 2000) • - Val Fredda (Sito Natura • Valle della Ripa (Argentera) (Sito Natura 2000) 2000) • Cima Fournier e Lago Nero (Sito Natura 2000)

• Stagno di Oulx (Sito Natura 2000)

Aspetti caratterizzanti il paesaggio agrario e forestale Il bosco ed i pascoli alpini l’importante popolamento di pino silvestre nel Il bosco domina il paesaggio delle vallate, territorio di Oulx. E’ soprattutto il larice, unica occupando circa il 40% della superficie. An- conifera decidua, spesso in compresenza con che nel momento in cui l’attività agricola rag- conifere sempreverdi, a determinare significa- giungeva il massimo sviluppo in montagna tive variazioni stagionali del paesaggio, in par- (seconda metà del ‘700) le formazioni forestali ticolare in autunno, virando dal verde, al giallo non sono mai scese al di sotto del 25% intenso fino al bruno a completa defogliazione dell’intera superficie. Le specie forestali più in inverno. Queste tonalità di intersecano con rappresentative sono costituite da larice ed il verde intenso dell’abete rosso e di altre co- abete rosso tra le conifere, e dal faggio. nifere sempreverdi, determinando immagini Scendendo a valle, nella parte più bassa si particolarmente suggestive dei versanti. incontrano limitati boschi di castagno e pre- senze di pino uncinato. Da segnalare anche

10

Versante posto sulla destra orografica della Dora Riparia, all’altezza di

Molti dei lariceti sono di origine antropica e Numerosi sono gli alpeggi utilizzati dagli al- in alcuni casi gestioni poco razionali dei tagli levamenti dell’area di bassa valle. La presen- hanno determinato un impoverimento dei bo- za di bovini ed ovini al pascolo costituisce un schi, con un’incidenza negativa sul paesaggio elemento importante di caratterizzazione del di alcune aree dei versanti. paesaggio montano nella stagione estiva. Le Il bosco di larice a ed il bosco di razze bovine più diffuse per la loro rusticità ed pino uncinato a Pragelato risultano iscritti nel adattabilità alle difficili condizioni montane so- Libro Nazionale dei Boschi da Seme. no la Bruna-Alpina, la Pezzata Rossa Valdo- Il bosco lascia spazio ai pascoli alpini, stana, la Piemontese. Da segnalare il recupe- dapprima incastonati tra le superfici boscate e ro di una razza minore considerata a rischio di poi estesi alla quasi totalità della superficie ol- estinzione e tipica di queste vallate, la Barà tre il limite degli alberi. Pustertaler, molto apprezzata per la rusticità e La composizione floristica risulta molto va- l’ottima duplice attitudine (buona produzione riegata, con numerose specie erbacee. di latte unita alle apprezzabili qualità delle carni).

11

Pascoli alpini in località “Il Soi” di Salbertrand

Vacche di razza “Barà” al pascolo presso l’alpeggio “Le Selle” (2000 m s.l.m Salbertrand)

12

La patata e l’orticoltura di montagna (Ratte) e Piatlina, ecotipo recuperato nel co- mune di Pragelato, per arricchire l’offerta di La coltivazione della patata è tradizional- prodotti tipici della montagna. La coltivazione mente molto diffusa in queste aree montane, di altre specie orticole è per lo più relegata ad anche a quote molto elevate (fino a 2000 m di una produzione per l’autosussistenza, con orti alcuni siti del comune di Sauze d’Oulx ), dove a dimensione familiare. Tuttavia la diffusione diventa l’ultimo baluardo dell’attività agricola. degli agriturismi ha favorito un aumento delle Si tratta per lo più di piccoli appezzamenti di superfici destinate alle colture orticole. Nono- alcune centinaia di m2, ma scendendo lungo stante le piccole dimensioni in termini di su- l’asse delle valli si rileva la presenza di azien- perficie occupata, questi orti hanno comunque de professionali con campi di ragguardevoli un importante impatto sul paesaggio delle fra- estensioni (1-2 ha a Fenestrelle, loc. Depot). zioni rurali di montagna. Sono in corso iniziative di recupero di antiche La dinamica delle popolazioni delle specie di e originali varietà di patate che tradizional- ungulati ha reso oggi indispensabile la predi- mente venivano coltivate e che hanno visto sposizione di recinzioni a protezione degli ap- una forte regressione negli ultimi 50 anni, ce- pezzamenti coltivati, con l’impiego di materiali dendo il passo ad altre varietà più produttive spesso eterogenei e talvolta con un impatto ed oggi largamente diffuse anche in pianura. decisamente negativo sulla percezione del Negli ultimi anni progetti sperimentali e azioni paesaggio. promozionali hanno favorito la ricoltivazione di varietà come Vitelotte noire, Patata del Bur

La viticoltura di Gravere e Chiomonte

Il peculiare microclima di queste aree ha fa- - i terrazzamenti sui versanti fortemente vorito il mantenimento della viticoltura su ci- declivi, sostenuti da muretti a secco sapien- glioni e terrazzi di forte valenza paesaggistica. temente realizzati dall’uomo incastrando pie- Questa viticoltura è oggi oggetto di rivaluta- tre dal profilo più o meno regolare, senza zione, grazie anche all’impegno profuso da l’impiego di malte cementanti. alcune aziende di questo territorio per la pro- - le tipologie di palificazione in legno tradi- duzioni di vini tipici, a partire da vitigni minori zionali di queste aree (pali a sezione rettango- autoctoni, in particolare Avanà. Il fulcro di lare), particolarmente evidenti nella stagione questa viticoltura di montagna è costituito so- invernale. prattutto dalla frazione Colfacero di Gravere e - le forme di allevamento della vite adottate dai terrazzamenti della frazione Ramat di - i vitigni autoctoni peculiari della zona. Chiomonte. Il ruolo di questa viticoltura nella componente percettiva del paesaggio è legato a diversi aspetti:

13

- Vigneti di Gravere (Fraz. Colfacero)

- Vigneti di Chiomonte con i caratteristici pali in legno a sezione rettangolare

La biodiversità frutticola

E’ stata rilevata la presenza diffusa di alberi coltura promiscua che caratterizzava tutta la da frutto, in particolare di antiche varietà di fascia montana e pedemontana Piemontese melo, pero e susino, ancora presenti nei prati, fino alla prima metà del secolo scorso, con la testimonianza vivente della tradizionale frutti- coltivazione di centinaia di varietà locali.

14

Meli e peri di antiche varietà a Gravere

Mentre nelle aree di pianura l’evoluzione del- re e Chiomonte e nei pressi della borgata la moderna agricoltura ha eliminato comple- Cels di Exilles. tamente la presenza di questi alberi, essi L’impatto sulla componente visuale del pae- hanno resistito nei contesti montani e pede- saggio risulta molto forte, soprattutto in prima- montani e consentono oggi una salvaguardia vera, con la fioritura, ed in autunno con la ma- di questa preziosa biodiversità. E’ stata rileva- turazione dei frutti e la grande diversificazione ta una particolare ricchezza di questa di colori e forme propria della biodiversità frut- nell’area attraversata dalla s.s. 24, tra Grave- ticola.

15

Bassa Val di Susa (Ambito 38 del PPR)

Descrizione generale importanza. I passaggi commerciali si sposta- L’ambito comprende il tratto della Bassa Val no su Bardonecchia, fallisce la ferrovia Fell, e di Susa da Sant’Ambrogio a Susa, con la così cessa anche l'attività economica per tutti i chiusura rappresentata dalla soglia glaciale di paesi su ambo i lati della frontiera. Molti abi- Gravere e comprende la diramazione della tanti dei paesi della Val Cenischia emigreran- Val Cenischia, fino al Confine di Stato con la no all'estero in cerca di lavoro. Francia. Di tale ambito fanno parte dell’area Nella bassa Val di Susa esistono anche due GAL i Comuni di Moncenisio, , Ve- collegamenti con la confinante Val di Viù, il naus, , , San Giorio di Colle del Lys ed il Colle del Colombardo Susa, Villarfocchiardo. (strada di più difficile percorrenza), mentre il Insieme all’alta valle, questo tratto ha sem- collegamento con la Val Chisone in questo pre rappresentato un’importante via di transi- tratto è garantito dal Colle delle Finestre. La to, specialmente grazie al Valico del Monceni- Val Sangone è raggiungibile attraverso il Colle sio, attualmente aperto solo nella stagione e- Braida. La morfologia della zona è disegnata stiva. in gran parte dalla morena laterale destra Fin dalla preistoria l’area del Moncenisio è dell'antico ghiacciaio valsusino e dal fondoval- stata abitata dall’uomo e, nell’epoca romana, le percorso nel senso W-E dal fiume Dora Ri- era un luogo di passaggio per le truppe. Nel paria. 774 vi transitò Carlo Magno con al seguito i I climi di montagna e di fondovalle vengono suoi eserciti. Nel 1100 il Valico del Moncenisio qui a contatto con quello della pianura torine- diventa il principale accesso per l'Italia se. I caratteri del clima padano, umido e neb- dall'Occidente, con sorti alterne nel corso dei bioso, cominciano a perdere importanza, secoli. Nel 1803 viene costruita la strada Na- mentre ne acquistano quelli vallivi e pede- poleonica e nel 1868 si inaugura la ferrovia montani: maggiore ventilazione, con brezze Fell, sul tragitto Susa-Lanslebourg, che si ri- più attive e condizioni di foehn più frequenti. velerà però un fallimento commerciale per gli Tali aspetti climatici nella stagione più secca alti costi di esercizio. favoriscono il rischio di incendi, che più volte Nel 1871, con l’apertura del Tunnel ferrovia- in passato hanno interessato i boschi di que- rio del Frejus, il Moncenisio perde tutta la sua ste aree, specialmente nel versante solatio.

16

Bassa Val di Susa, panorama invernale Il paesaggio è costituito da due ambienti Aree protette regionali, siti NATURA principali, quello del fondovalle della Dora Ri- 2000, ZPS paria ed i versanti montani. A causa della Boscaglie di Tasso di Giaglione (SIC Natura morfologia spiccatamente glaciale, il fondoval- 2000 le fino a Susa è decisamente ampio: ciò a permesso lo sviluppo delle vie di comunica- Aspetti caratterizzanti il paesaggio agra- zione fin dall’antichità, che si evidenziano oggi rio e forestale con la presenza di due strade statali, Dal punto di vista forestale l’ambito si carat- un’autostrada ed una linea ferroviaria. terizza come un’area montana con ampio Nell’area sono presenti numerosi siti di im- fondovalle ed estesa zona planiziale e collina- portanza storica ed archeologica. I sistemi in- re allo sbocco, con prevalente uso agricolo ed sediativi si sono sviluppati sulle due sponde elevata incidenza di aree urbane: la superficie della Dora, tra il fondovalle ed il piede dei ver- forestale è costituita da faggete, lariceti, ca- santi. Il paesaggio è maggiormente conserva- stagneti e formazioni di invasione. I boschi to sulle parti medie ed alte dei versanti, men- presentano un notevole accumulo di biomas- tre sul fondovalle e le bassi pendici si sono sa per le scarse utilizzazioni degli ultimi de- sviluppate numerose infrastrutture artigianali cenni. ed industriali, oltre che residenziali in tempi Sul versante meridionale troviamo princi- più recenti. palmente boschi di pino silvestre e roverella, Il versante settentrionale appare compatto e mentre nel versante settentrionale prevale ripido, con un’ampia fascia boscata. In destra un’ampia fascia di castagneti, seguita dalla orografica sono riconoscibili le tipiche forme faggeta nella parte mediana che lascia il po- arrotondate della morena laterale del ghiac- sto a lariceti spontanei e da rimboschimenti ciaio che permettono un raccordo graduale alle quote maggiori. con il versante montano caratterizzato da ca- Su ambo i versanti, al bosco seguono i pa- stagneti da frutto. scoli alpini. Di particolare valore paesaggistico quelli su suolo a matrice calcarea nell’area del Moncenisio e monte di Novalesa.

17

Fioritura di Onobrychis montana su suolo calcareo all’alpe Lamet (Novalesa)

Val Cenischia, gregge all’alpe Tour Numerosi sono gli alpeggi ancora utilizzati ovicaprini. Non si segnala una razza prevalen- con un numero rilevante di capi, sia bovini che te. Molti degli animali non hanno origine loca- 18

le, bensì provengono da cascine della pianura La coltivazione dei castagneti da frutto ebbe torinese. Ancora praticata l’attività di caseifi- pertanto inizio fin dal 1200, e da allora in poi il cazione, a cui si affianca però l’allevamento castagno ricoprì un ruolo fondamentale da carne, sia ovino che bovino. nell’economia locale, poiché la raccolta delle Tra i comuni in area GAL, il maggior numero castagne garantiva un lavoro alquanto remu- di alpeggi è collocato sulle montagne di Mom- nerativo ed assicurava una fonte alimentare pantero. insostituibile. L’espansione dell’area urbana nel fondovalle L’introduzione delle piante di castagno sul ha marginalizzato le attività agricole, che at- territorio di , Comune per il tualmente sono rappresentate sotto forma di quale i Marroni sono diventati un vero e pro- colture a mais e pioppo, con buona presenza prio simbolo, pare risalga al primo millennio. di prati. Diffusa la presenza di prati arborati, Gli alberi possono superare i cinque secoli di con alberi da frutto di antiche varietà soprat- vita e le più vecchie ceppaie si trovano proprio tutto di melo e pero. nella zona tra Villar Focchiardo e San Giorio, dove, verso la fine dell’anno 1200, l’Ordine dei Il castagneto da frutto Templari possedeva il castagneto forse più Le varietà di marroni presenti in Val di Susa grande della Val di Susa. sono stati probabilmente introdotti dai monaci La denominazione “Marrone della Val di Su- fiorentini che, intorno al XIII secolo d.C., fon- sa” indica il frutto ottenuto da 5 ecotipi locali darono alcuni monasteri su quelle montagne. correntemente indicati con il nome del comu- Il marrone si è diffuso nelle zone povere di ne di provenienza, tra i quali il Marrone di San calcare ad un’altezza compresa tra i 300 e i Giorio di Susa e il Marrone di Villar Focchiar- 1000 m slm. do. Nella bassa Val di Susa troviamo castagneti a Villar Focchiardo, , Ve- naus, Novalesa.

19

3- Val Chisone e Comune di Prarostino (Ambito 40 del PPR)

Descrizione generale L’ambito della Val Chisone comprende la Come l’alta valle, anche la bassa Val Chiso- media valle, da Fenestrelle allo sbocco in pia- ne è attraversata dal transito verso le località nura, con l’elemento della montagna in comu- turistiche di alta quota (Val Germanasca, Se- ne a tutto il territorio. La strettoia di Fenestrel- striere) e rappresenta un collegamento dalla le, sui cui è collocato l’omonimo Forte, segna pianura torinese ai territori transalpini attra- anche il confine tra due distretti climatici, quel- verso il Valico del Monginevro. lo mesalpico, più fresco ed umido, da quello Le porzioni più occidentali e settentrionali endalpico dell’alta valle, maggiormente conti- hanno un’evidente origine morfologica dovuta nentale e con minori precipitazioni. all’azione glaciale: sono aree di alta quota che La fascia all’imbocco della valle è interessa- raggiungono anche i 2.500 m, con affioramen- ta da fenomeni di industrializzazione già pre- ti rocciosi alternati a scariche detritiche e pia- senti storicamente, connessi sia alle attività nori o versanti poco acclivi, ora coperti da ve- minerarie, sia metallurgiche che tessili. Per la getazione erbacea o da formazioni cespuglio- gran parte queste realtà sono state coinvolte se-arbustive. da processi di dismissione, accompagnati in Sui versanti inferiori a sud-est, compresi per seguito da tentativi di valorizzazione storica e lo più tra i 1.000 e 2.200 m, è stata l’erosione museale. a determinare il paesaggio attuale: troviamo Gli insediamenti di fondovalle hanno un ca- pertanto versanti relativamente poco pendenti rattere spiccatamente residenziale, con solo intercalati da aree alpine molto più acclive con modesto sviluppo turistico e di villeggiatura. frequenti affioramenti rocciosi e pietraie. 20

Abbondante la presenza di boschi su en- Aspetti caratterizzanti il paesaggio agra- trambi i versanti, sia di conifere, sia di latifo- rio e forestale glie. In Bassa Val Chisone si trova una leggera Nell’area di fondovalle sono particolarmente prevalenza di boschi rispetto alla superficie evidenti i segni delle recenti alluvioni, che agricola utilizzata che, a sua volta, è costituita hanno marcatamente modificato il paesaggio quasi totalmente da prati permanenti e pasco- del letto del torrente Chisone e dei suoi af- li. Ampi settori della media-bassa valle sono fluenti laterali. caratterizzati da forti estensioni di boschi di Aree protette regionali, siti NATURA latifoglie, con conifere prevalenti alle quote 2000, ZPS maggiori. Nell’ambito sono presenti porzioni del Parco Naturale Orsiera Rocciavrè (nonché SIC) e del SIC Val Troncea

Perosa Argentina, boschi e prati in veste autunnale Le formazioni forestali presenti si caratteriz- Cozie ” per il grande numero di larici di grandi zano sul versante in destra orografica per la dimensioni. “ ..non esiste altra località con lari- presenza prevalente di larice, storicamente ci di tali dimensioni…” recita un documento gestito in purezza per l’alto valore tecnologico del 1939. La Bandita è un popolamento di La- e per la possibilità di utilizzo delle risorse pa- rice al quale è stata riconosciuta, già nel pas- scolive nel sottobosco. Alle quote maggiori si sato, la funzione di proteggere l’abitato sito a segnala una certa ricomparsa del pino cem- valle, dalla caduta di massi, dallo smottamen- bro all’interno del lariceto (Fenestrelle). to del terreno e dallo scivolamento della neve. Da segnalare la cosiddetta “Selva di Cham- Le utilizzazioni in tempi più recenti, spesso bons”, detta anche “Bandita di Chambons”, poco accorte, hanno portato alla quasi totale già citata da Edmondo de Amicis nel suo “Alle scomparsa di tale risorsa, ma recentemente è Porte D’Italia” come “ la più bella delle Alpi stata intrapresa una sostanziale rivalutazione 21

della Selva, nata epoca medievale come bo- con prevalenza di pino silvestre. Da segnalare sco di protezione. Il pendio che sovrasta la alcuni rimboschimenti di pino nero e pino frazione di Fenestrelle infatti cominciò ad es- montano nell’area di Prà Martino all’imbocco sere curato in maniera mirata tagliando le della valle. Il bosco di pino silvestre di Fene- piante deboli e sostituendole con dei larici, no- strelle risulta iscritto nel Libro Nazionale dei ti per la loro forza e resistenza. Carlo Felice Boschi da Seme. nel 1822 dispose quanto segue: “…gli alberi Gli arbusti hanno avuto possibilità di ampio di qualsivoglia sorta, che sono atti a sostenere sviluppo nei boschi e nei pascoli non più uti- le nevi ed impedire le valanghe e le cadute di lizzati, assumendo carattere infestante. I più terreno, non possono essere giammai tagliati, comuni sono il rododendro, il ginepro, il lam- sotto pena di lire cinquanta e trecento cente- pone, la rosa canina. simi, oltre al risarcimento dei danni…”. Sui versanti montani più xerici è presente Quel che resta dell’antichissimo lariceto oggi un’interessante vegetazione ricca di specie svolge ancora la sua funzione protettiva, oltre tipiche di questi ambienti, tra le quali si cita la a rappresentare una risorsa turistica e pae- lavanda con le sue fioriture appariscenti. saggistica. Sono ancora presenti piante che A quote inferiori è presente il faggio, stori- superano i 300 anni e che raggiungono i 30 m camente gestito a ceduo per ottenerne carbo- di altezza. ne per uso energetico, che attualmente in al- Nel versante solatio sulla sinistra orografica cune zone sta spontaneamente convertendosi il larice presenta un areale fortemente limitato, in fustaia per la cessazione dell’utilizzo.

Ex castagneto da frutto, oggi bosco ceduo, tra Perosa e Meano

Nei bassi versanti prevalgono i castagneti, Nelle porzioni prossime al letto del torrente seguiti da relitti di querceti di rovere (da cui il Chisone la vegetazione ha avuto libero svi- toponimo Roure) e da acero-frassineti, spesso luppo, con periodiche perturbazioni dovute ai come invasione di ex prati o coltivi abbando- fenomeni alluvionali: troviamo una prevalenza nati. di saliceti e pioppeti ripari con ontani e frassi- ni, da segnalare inoltre l’olivello spinoso an- che sui versanti più secchi.

22

Pascoli d’alta quota a monte dell’Alpe Juglard I pascoli alpini più ricchi sono collocati nelle I principali alpeggi sono ancora utilizzati ed porzioni di territorio a monte di Roure e Fene- in molti di essi viene praticata l’attività casea- strelle, dove sono presenti alcuni alpeggi rap- ria. Scendendo lungo l’asse della valle, presentativi con carico bovino ed ovicaprino. l’attività agricola principale rimane quella Troviamo diverse tipologie pastorali, che si e- dell’allevamento del bestiame e la destinazio- stendono variamente a seconda della morfo- ne prevalente dei terreni agricoli è costituita logia e delle condizioni pedoclimatiche, con da prati e prati-pascoli per ottenere foraggi fioriture interessanti dal punto di vista pae- per l’alimentazione animale. saggistico. I pascoli a quote inferiori, negli al- peggi di e , hanno caratteri- stiche qualitative inferiori e presentano una maggiore invasione da parte di arbusti e ce- spugli.

23

Mandria di bovine da latte di razza Montbeliarde, Alpe Selleries Tuttavia la tendenza delle aziende verso Secondo di . Si ritrovano soprattutto i forme di filiera corta e alla conseguente diver- tradizionali vigneti plurivarietali e sono ancora sificazione delle produzioni ha favorito in al- molto diffusi i tradizionali pali in castagno; so- cune aree l’aumento delle superfici destinate no rari i vigneti in cui sono ancora presenti le alla coltivazione della patata o l’introduzione pertiche in legno disposte orizzontalmente tra della coltivazione di piccoli frutti, in particolare pali contigui in sostituzione del filo di sostegno del mirtillo. principale. Inoltre la viticoltura resiste nel ver- sante soleggiato di (che in- La viticoltura è ancora molto presente nel sieme a costituisce il territorio di territorio di Prarostino, in particolare nella co- produzione del pregiato vino Ramìe) e più siddetta “Conca verde” che scende verso San sporadicamente in quello di Pinasca.

24

4 – Val Germanasca (Ambito 41 del PPR)

Descrizione generale tre il numero di giorni piovosi varia sensibil- L’ambito della Val Germanasca è definito dal mente e conseguentemente anche l’intensità bacino del torrente Germanasca con i suoi af- media annua. La primavera e l’autunno sono i fluenti, dalle sorgenti fino alla confluenza con due momenti sicuramente più importanti sotto il torrente Chisone a Pomaretto. l’aspetto pluviometrico. Il territorio presenta una certa omogeneità L’intervento antropico influisce in forma evi- con l’elemento strutturale centrale costituito dente nei fondovalle e sulle prime pendici dei dal rilievo alpino. Solo nella porzione più me- versanti, soprattutto in quelli meno acclivi e ridionale le aree di cresta di differenziano per meglio esposti, su cui sorgono diversi piccoli forma e pendenza dai versanti sottostanti, centri abitati e dove si svolgono le principali mentre nei pressi dell’incisione del torrente attività agro-silvo-pastorali. Germanasca le pendenze sono più ridotte ed i La maggior parte della superficie agricola versanti più regolari. utilizzata è costituita da prati permanenti e In Val Germanasca la distribuzione spaziale pascoli, mentre il restante territorio è costituito della quantità di pioggia totale annua che ca- da boschi. de sul bacino è relativamente uniforme, men-

25

Alta Val Germanasca, boschi e pascoli d’alta quota (vista dalle Sellette) Il bacino della Val Germanasca, come senza di elevate praterie alpine, frequente- l’adiacente Val Chisone, presenta una buona mente rupicole. copertura forestale, posta principalmente sui Sui versanti dell’area centrale e settentriona- versanti vallivi ed alle quote più elevate si di- le, compresi tra i 1.000 ed i 2.500 metri, ab- rada sino a lasciare il posto alle praterie alpi- biamo paesaggi differenti per influenza della ne ed ancora più in alto ai macereti ed alle ru- litologia, dell’erosione e dell’apporto di mate- pi. La diversità degli ambienti favorisce una riale colluviale, con versanti meno pendenti buona presenza di varietà faunistica, tipica dove dominano i calcescisti e decisamente delle vallate alpine. più acclivi su terreni a matrice silicatica. La parte più meridionale e l’area occidentale Da sottolineare la quasi totale assenza di presentano un paesaggio ed un morfologia una piana di fondovalle attorno al corso del tipicamente da cresta alpina, con vette che ar- torrente, che continua a svolgere un’attiva o- rivano a superare i 3.000 metri di quota (Gran pera di erosione. Queyron, Brich Ghinivert). Il paesaggio è ca- ratterizzato da pareti di roccia, pietraie, inter- vallati da circhi glaciali e morene. La fascia vegetata sottostante si caratterizza per la pre-

26

Vegetazione erbacea d’alta quota nel pressi del Lago di Envie Il territorio della Val Germanasca, storica- più importanti complessi minerari d’Europa. mente nota anche con il nome di Val San L’attività mineraria e la sua storia sono valo- Martino, è profondamente legato a quello rizzate nell’Ecomuseo delle Miniere con sede dell’adiacente Val Pellice, soprattutto per ra- alla Miniera Paola di . gioni culturali. La religione valdese infatti ha L’area dell’alta valle ha una valenza turistica condizionato lo sviluppo di queste aree anche anche invernale grazie alle piste ed agli im- nelle modalità insediative e aggregative: la pianti di risalita di Prali, oggi sfruttati anche società valligiana conserva una forte identità nel periodo estivo per l’attività sportiva della ed è fortemente coesa. mountain bike da discesa (downhill), oltre che Non esistono valichi transitabili che condu- per raggiungere comodamente il punto di par- cano oltralpe, anche se storicamente il Col tenza per escursioni in quota. d’Abries ha rappresentato una via di passag- Aree protette regionali, siti NATURA gio ed emigrazione verso la Francia. 2000, ZPS Nelle aree a quote maggiori è ancora pre- SIC Val Troncea sente un sistema di strade e mulattiere militari Conca Cialancia (Parco di interesse Provin- che collegavano le strutture realizzate in quo- ciale) ta, ormai in stato di abbandono, ma di grande impatto paesaggistico e richiamo turistico Aspetti caratterizzanti il paesaggio agra- (mountain bike), si cita ad esempio la strada rio e forestale di Conca Cialancia e le infrastrutture nella Il bosco ed i pascoli alpini Conca dei Tredici Laghi. In Val Germanasca si trova un 48% di super- Sono ancora numerose le borgate storiche e ficie agricola utilizzata (costituita per lo più da le frazioni, sia nelle aree boscate che nelle prati e pascoli, e coltivazioni legnose), boschi zone pascolive di medio versante. L’attività di e a seguire un 17% di arboricoltura da legno, alpeggio e la zootecnia tradizionale permetto- percentuale nettamente superiore rispetto no il mantenimento di parte delle porzioni pa- all’Alta Val Chisone. Come nella valle confina- scolive, altrimenti territorio di colonizzazione te, domina però il lariceto, più o meno pasco- da parte di cespugli e bosco. lato, nella fascia boscata ad altitudine maggio- Sono consistenti le tracce dell’attività mine- re. Seguono le abetine di abete bianco a pre- raria di estrazione del talco, della grafite, di valente esposizione nord (Salza e ). rame ed altri minerali ferrosi che hanno carat- Il bosco di abete bianco di è terizzato la valle fin dal Medioevo. Ancora og- iscritto nel Libro Nazionale dei Boschi da Se- gi il talco viene estratto e lavorato in uno dei me.

27

Le pinete di pino silvestre, più xerofile, do- rupicole, con valori pabulari non elevati. minano i versanti esposti a sud alle quote in- L’attività d’alpeggio è presente in modo co- feriori. stante, anche se il patrimonio zootecnico sta- Le latifoglie sono presenti infine nei bassi bilmente presente in valle nel periodo inverna- declivi, in particolare con boschi di faggio e le si è drasticamente ridotto. I capi monticati castagno come specie dominante. Nel territo- provengono per lo più dal fondovalle o dalla rio di Pomaretto sono presenti alcuni nuclei di pianura pinerolese, con le principali razze bo- querceto a rovere e boscaglie pioniere, so- vine locali rappresentate (Barà Pustertaler, prattutto sui versanti rocciosi. Piemontese, Valdostana Pezzata rossa), oltre I pascoli contraddistinguono le zone a quote ad un certo numero di capi ovicaprini. maggiori ed hanno per lo più caratteristiche

Mandria di vacche piemontesi all’Alpe della Balma, Rodoretto

Laddove i pascoli non vengono adeguata- specie arbustive (rododendro, ontano verde, mente utilizzati (condizioni di sottocarico) si ginepro, mirtilli). assiste ad una progressiva invasione delle

28

Versante invaso da Ontano verde nel Vallone di Rodoretto ripidi versanti realizzando muretti a secco e Le attività agricole ricavando stretti terrazzi sui quali viene colti- Le superfici utilizzate per l’attività agricola vata la vite. Dopo una fase di ridimensiona- sono limitate e sono state oggetto di ridimen- mento delle superfici vitate che ha caratteriz- sionamento molto marcato a seguito zato la seconda metà del secolo scorso, gra- dell’abbandono dell’attività agricola, in questo zie alla tenacia e passione di alcune aziende contesto particolarmente significativa per la viticole e all’impulso dato dal riconoscimento scarsità di aree pianeggianti o poco acclive e della specifica Denominazione di Origine Con- la presenza di versanti ripidi che caratterizza- trollata Pinerolese DOC Ramìe nel 1996, so- no sia l’asse principale della valle sia le dira- no stati ripristinati muretti a secco e realizzati mazioni laterali di Massello e di Salza. Soprat- dei nuovi impianti viticoli. Per agevolare la ge- tutto in queste condizioni si è verificata stione delle operazioni colturali in vigneto è l’espansione delle aree incolte, poi diventate stata realizzata dalla Provincia di Torino una boschi. Oltre ai pascoli, sono presenti coltiva- monorotaia. La qualità del vino Ramìe, ottenu- zioni di piccoli frutti (mirtillo e fragoline di bo- to a partire da uvaggi di vitigni minori autocto- sco) intraprese da alcune aziende agricole ni locali quali Avanà, Avrengo, Neiret Pinero- soprattutto a , la coltivazione della pa- lese (Chatus) e Barbera è sensibilmente mi- tata e l’orticoltura montana, relegata alla di- gliorata e sta contribuendo ad aumentare la mensione dell’autosussistenza famigliare o fama di questo prodotto, divenuto prodotto ti- funzionale all’attività agrituristica (Borgata pico di eccellenza per i comuni di Pomaretto e Pomieri a Prali). Perosa Argentina.

La rilevanza paesaggistica è legata soprat- La viticoltura del “Ramìe” a Pomaretto tutto ai terrazzamenti con i tradizionali muretti Grande rilevanza paesaggistica assumono i a secco, ma anche ad alcuni aspetti della tec- vigneti coltivati sui ripidi versanti di Pomaretto, nica colturale, quali l’uso di pali in castagno, la dal particolare microclima favorevole con e- forma di allevamento “a cerchio” con tutore sposizione a sud-est e protezione dalle cor- singolo (struttura simile all’alberello) che si ri- renti fredde provenienti dall’alta valle. Una vi- trova qui e difficilmente in altre aree. Sono ticoltura praticata da secoli (le prime testimo- ancora presenti anche alberi da frutto tra i vi- nianze storiche risalgono al 1300, dai conti gneti, in particolare peschi selvatici, che un delle Castellanie di Perosa e della Val San tempo erano molto più diffusi in prossimità ed Martino). Al fine di rendere coltivabili questi all’interno dei vigneti stessi. pendii l’uomo ha sapientemente modellato i

29

5- Val Sangone (Ambito 42 del PPR)

La Val Sangone presenta un clima più fresco Descrizione generale e adatto a specie mesofile, come il faggio, per

via delle masse di aria umida in arrivo dalla Fanno parte dell’area GAL tre comuni dei pianura che, risalendo i versanti, provocano quattro che compongono questo ambito: Co- frequenti nebbie e precipitazioni. azze, e parte del comune di , Il paesaggio della valle è ancora abbastanza a ovest del centro abitato, che costituiscono conservato, con netta predominanza dei pra- l’intero territorio con caratteristiche più spicca- to-pascoli fino al confine delle aree residen- tamente montane della vallata. ziali. La media valle è dominata dai boschi, Giaveno è il centro di rilevanza urbana del rinomati oltre che per la castanicoltura, per la territorio e ne costituisce anche il principale raccolta dei funghi, oggetto di fiere e sagre insediamento storico, a monte del quale si ar- (Giaveno). ticola il sistema vallivo con borgate alpine in Oltre la valle si dirama in più rami, area prevalentemente boschiva, connesse da salendo di quota: si alternano prato-pascoli a antichi percorsi legati allo struttamento delle boschi di faggio e boschi di neoformazione risorse territoriali forestali e pastorali. come invasione di ex coltivi o prati. Da Forno La fascia di fondovalle è interessata da forti di Coazze si raggiunge l’area più interessante fenomeni di diffusione urbana residenziale, dei paesaggi alpini a morfologia glaciale. legati alla relativa vicinanza con l’area torine- Presso la Punta dell’Aquila, vetta panorami- se, alla quale è connessa da buone vie di co- ca di rilievo a forte frequentazione turistica in- municazione. vernale (sci alpinismo e ciaspole), un tempo L’area della Val Sangone gravita sulla adia- erano attivi impianti sciistici, attualmente di- cente Val di Susa, sia attraverso il collega- smessi. Permane il piccolo impianto di Pian mento diretto con , sia per le antiche Neiretto a monte di Forno di Coazze. vie di contatto con la Sacra di San Michele In valle sono presenti numerosi siti minerari (Colle Braida). Il collegamento con il Pinerole- attivi fino alla metà del secolo scorso, dalle se avviene anche attraverso la Colletta di miniere di ferro e di talco a Forno di Coazze, . alla cava di pietra della Pradera di Giaveno Incuneata tra le Valli di Susa e Chisone, la fino alla leggendaria miniera d'oro di borgata Val Sangone si caratterizza per le precipita- Merlera di Giaveno, nella valle del Romarolo. zioni medie annue ed estive relativamente più elevate (da 1000 mm, nei settori più bassi, a valori superiori a 1500 mm in alta Valle). 30

Aree protette regionali, siti NATURA una fascia altimetrica che va da 500 a 1500 2000, ZPS m, presentano in genere una scarsa fertilità; per raggiungere quella che si può definire una La testata di valle fa parte del Parco Orsierà situazione di stabilità sia a livello si suolo, sia Rocciavrè, nonché SIC . a livello vegetazionale, necessiterebbero di Aspetti caratterizzanti il paesaggio agra- notevoli interventi. Infatti la qualità delle for- rio e forestale mazioni boscate è bassa, in gran parte deri- La Val Sangone nel suo complesso è carat- vano da vecchi castagneti da frutto in stato di terizzata da un alta percentuale si suolo bo- abbandono che, per riacquistare un valore scato (9331 ha, di cui 1526 di proprietà pub- economico, avrebbero bisogno di mirati inter- blica su una superficie totale di 20727 Ha). venti di gestione selvicolturale. Questi boschi, compresi prevalentemente in

Boschi di latifoglie e prato-pascoli a monte di Tonda

Le caratteristiche climatiche e l’elevata ne- Rovere, betulla, pioppo tremolo, costituisco- bulosità estiva favoriscono tra le specie fore- no boschi misti sui versanti più esposti. Prati stali il faggio, assai esteso come ceduo sui stabili falciati sono la coltura dominante della versanti meno esposti e diffuso ovunque nei piana di Giaveno. Verso l'anfiteatro morenico boschi di latifoglie miste. Castagneti da frutto di Avigliana il paesaggio è legato al succeder- e cedui ricoprono i bassi versanti, mentre am- si delle formazioni della Serie della rovere a pi settori sono occupati da latifoglie miste di quelle riferibili alla serie della farnia e carpino invasione su preesistenti castagneti o prati. Le bianco ed alla sottoserie termofila della rove- specie forestali che si sono affermate nell'alta rella. valle sono principalmente conifere, che meglio Il paesaggio del castagneto e della faggeta sopportano il clima alpino adattandosi a livelli sono caratterizzati dal succedersi delle “pre- estremi, fino ad assumere portamento pro- se”, antiche borgate presso i boschi comunali strato e nanizzarsi (pino mugo). oggetto di tagli di uso civico (Prese Ruffino, Prese Rossi, Prese ‘d Tista, Prese Franza…). 31

Spesso il limite superiore del bosco appare dendro, il ginepro, l’ontano, il mirtillo ed il bru- netto e ben visibile, e lascia lo sguardo aprirsi go. sulla prateria d'alta montagna, in cui punteg- Alle quote più elevate si incontrano le forma- giano alcune piante d'alto fusto sparse o in zioni erbacee, per definizione sono coperture gruppo. Ma nella zona fra prateria e bosco vi continue di specie erbacee, collocate oltre il è spesso una fascia di arbusti, a meno che i limite superiore della vegetazione forestale e pascoli ancora attivi si spingano fino alle for- sotto i macereti e i ghiaioni. Le praterie non mazioni forestali. Il competere fra foresta, ar- sono tutte uguali, a seconda dell'esposizione, busto e prateria è quindi spesso influenzato delle caratteristiche climatiche, della natura dall'intervento umano, specialmente con la del suolo prevalgono determinate specie ve- pratica dell’utilizzazione zootecnica. Tra le getali differenziando quindi le caratteristiche principali formazioni arbustive citiamo il rodo- del manto erbaceo e della qualità dei pascoli.

Alpeggio Palè, Pian Gorai Gli alpeggi della Val Sangone sono ancora prati arborati in fase di abbandono. Nell’ultimo utilizzati, prevalentemente da allevatori locali triennio, a cura dell’Ecomuseo della Resisten- che monticano per la stagione estiva. Oltre ai za dell’Alta Val Sangone e con la collabora- bovini, da segnalare una certa consistenza zione della Scuola Malva di Bibiana, sono sta- del patrimonio caprino in relazione alla produ- te avviate iniziative per il recupero di antiche zione del rinomato Cevrin di Coazze. Si se- varietà di melo storicamente diffuse sul territo- gnala però un forte abbandono delle situazioni rio, quali Fournas, Magnana, Ronzè, Pron. di mezza quota o delle realtà non adatte ad Con il finanziamento della Comunità Montana accogliere un carico di bestiame più elevato. locale una decina di aziende agricole hanno Alle quote inferiori le attività agricole princi- messo a dimora un migliaio di piante di que- pali sono costituite da prati finalizzati alla pro- ste antiche varietà, in frutteti realizzati con cri- duzione di foraggio per gli allevamenti zoo- teri moderni, ma con l’impiego di pali in casta- tecnici. Diffusa è ancora la presenza di siepi gno. Alcune aziende agricole hanno avviato la ed alberi da frutto, in particolare meli e susini, coltivazione di piccoli frutti, contribuendo al all’interno dei prati e si rileva la presenza di recupero di terreni destinati all’abbandono. 32

6 - Val Pellice (Ambito 49 del PPR)

Descrizione generale L’ambito comprende il bacino idrografico del donate. Il lariceto (con sporadiche presenze di torrente Pellice, dalla sua sorgente fino allo pino cembro) occupa la maggior parte dei sbocco in pianura tra i comuni di Luserna San versanti, saltuariamente interrotto da popola- Giovanni e Bricherasio. menti anche misti di faggio ed abete bianco. Dal punto di vista climatico, la media e alta Di elevato valore paesaggistico l’ampio piano- valle del Pellice sono ricche di precipitazioni, ro di Pian Prà, una prateria di origine alluvio- distribuite in maniera non uniforme. Il versante nale gradualmente invasa dal lariceto. sinistro è il più favorito per l’esposizione: oltre La parte più estesa, tra i 1.000 e 2.000 metri ad essere difeso dai venti del Nord da una ca- di quota, presenta versanti montani da me- tena secondaria che si mantiene ad una quota diamente pendenti a molto acclivi, con impor- abbastanza alta e costante, fruisce di un tanti valloni laterali (come il Vallone del Car- maggior numero di ore d'insolazione, sia bonieri). Sono presenti boschi di latifoglie (ca- nell'estate, sia d'inverno, mentre il versante stagneto e faggeta) che degradano verso bo- opposto d’inverno non riceve che per poche schi di conifere alle quote maggiori (larice ed ore al giorno i raggi solari. La relativa vicinan- abete bianco). In quota ritroviamo le praterie za alla pianura, la conformazione delle mon- rupicole. Sulla sinistra orografica i versanti tagne e l’orientamento della valle stessa favo- hanno maggiore pendenza. Tra le latifoglie riscono la formazione di nebbia come effetto compare anche la rovere e, tra le conifere il delle differenza di temperatura, specialmente pino silvestre. Nella bassa valle domina il ca- a quota medio-alta a ridosso delle montagne. stagno, con popolamenti da frutto ancora uti- Il territorio è connotato da una certa etero- lizzati. geneità che permette l’individuazione di tre La porzione più orientale, ridotta per esten- sotto-ambiti. La parte più elevata, in testata di sione, è compresa tra i 700 e 400 metri di valle, presenta caratteristiche di alta monta- quota ed è costituita dalle superfici pianeg- gna con evidenza di fenomeni di glacialismo. gianti di origine alluvionale intorno al Pellice. Le cime sfiorano i 3000 metri, con pareti semi- L’agricoltura tradizionale che caratterizza verticali, pietraie e, a quote inferiori, morfolo- queste aree diversifica e valorizza il paesag- gia ad elevata pendenza e praterie rupicole, gio della valle. ricolonizzate dall’ontano verde dove abban- 33

Gli abitati sono disposti sull’asse di fondoval- sole, oggi soffocate dalla vegetazione. La col- le e si fanno più dispersi nell’alta valle, in un tivazione del castagno, specie oggi dominante territorio caratterizzato dalla rilevante presen- sulle pendici a mezza quota, è stata massic- za del bosco. Lungo le pendici ed i versanti ciamente promossa dalla fine del 1.600 con il sono distribuite numerose frazioni, con una rientro dall'esilio dei Valdesi, come "albero del prevalenza nel versante solatio. pane". L’area di fondovalle tra Luserna e Brichera- All'inizio del Novecento si potevano distin- sio è quella interessata da fenomeni di indu- guere: il prato di fondo valle, il castagneto, la strializzazione, con una prevalenza dei siti re- zona delle vigne, i campi, i boschi di conifere centi di lavorazione della pietra di Luserna, e le faggete, gli arbusteti e i pascoli d'alta quo- principale attività economica di valle, le cui ta. Le vigne si trovavano in zone sassose e cave sono collocate di fronte al versante di ripide fino ai 900 metri. I filari, per lo più a Rorà. forma di croce, erano disposti su terrazze e Non è presente un collegamento viario che gradinate a mezza costa, sostenuti da muretti conduca oltreconfine, ma lo sviluppo degli in- a secco, formando spesso pergolati (le topie ), sediamenti è legato anche all’importante pre- che coprivano le mulattiere. Tale elemento del senza della comunità valdese. paesaggio è andato via via perdendosi. Gli insediamenti della bassa valle hanno ca- La zona dei campi era quella dei fourest (a- ratteristiche più prettamente residenziali, men- bitazioni estive oggi usate come tramuto tem- tre le frazioni e l’alta valle conservano peculia- poraneo verso l’alpeggio), sassosa e poco rità degli insediamenti alpini. coltivabile, dissodata per necessità dai Valde- Il paesaggio della valle è ancora profonda- si, quando si trovarono costretti a occupare le mente legato all’attività agro-silvo-pastorale zone più alte e più impervie. Oggi in queste (boschi, prati, pascoli) e mancano infrastruttu- aree, laddove l’abbandono ed il bosco non re legate agli sport invernali (l’impianto della hanno avuto la meglio, troviamo terrazzamenti Sea di Torre è chiuso da anni e quasi total- nella gran parte dei casi non più coltivati, ma mente smantellato). inerbiti. Nei pressi delle abitazioni in quota è ancora Aree protette regionali, siti NATURA possibile vedere alberi di frassino con la ca- 2000, ZPS ratteristica potatura a sgamollo, che permet- Sono due le aree tutelate all’interno di que- teva di utilizzare la frasca come foraggio per sto ambito: gli animali in caso di necessità. Bosco di Pian Pra' (Rora') (SIC Natura 2000) La bassa valle è caratterizzata da prati colti- Oasi del Pra - Barant (SIC Natura 2000), o- vati e frutteti, salici piantati dall’uomo sul bor- spitante anche il giardino botanico “Bruno Pe- do di prati e fossi, saliceti selvatici, robinie e yronel” formazioni invasive accanto ai corsi d’acqua e nelle aree abbandonate. Aspetti caratterizzanti il paesaggio agra- Le prime pendici sono caratterizzate da bo- rio e forestale schi cedui (faggete e castagneti), con presen- Il bosco ed i pascoli alpini za di ciliegi e meli nei pressi delle borgate. La superficie forestale è estesa a circa il Salendo in quota, alle latifoglie si sostitui- 50% del territorio ed è costituita in prevalenza scono i boschi di conifere, mentre i pascoli da lariceti, faggete e formazioni di invasione. abbandonati o poco sfruttati sono invasi da Attualmente la Val Pellice si caratterizza formazioni arbustive come l’ontano verde, ro- quindi come un’area abbastanza fittamente dodendri (di elevato valore paesaggistico nel boscata, ma anticamente la vegetazione d'alto momento della fioritura), ginepri, brugo, mirtil- fusto era meno rappresentata. Ne sono testi- li. monianza alcune incisioni rupestri, esposte al

34

Pascoli invasi da Calluna vulgaris (brugo) al Colle delle Vaccera Nei pressi degli alpeggi possono essere fertilità favorisce lo sviluppo di vegetazione ni- presenti aree degradate dove l’accumulo di trofila.

Festuca flavescens sotto lariceto Una formazione boschiva d’alpe è quella del glie di tale graminacea, opportunamente es- lariceto pascolato: citiamo per la Val Pellice la siccate, venivano utilizzate per il tradizionale tipologia a Festuca flavescens , poiché le fo- imballaggio del Sarass del fen .

35

Sarass del Fen all’Alpe Crosenna Tra i pascoli di alta montagna troviamo for- della stagione. Si cita a titolo di esempio la fio- mazioni diverse a seconda delle caratteristi- ritura delle diverse specie di leguminose nei che del terreno, della morfologia, delle condi- ghiaioni alluvionali della conca del Prà e, nella zioni di umidità e della quota. Le specie a fiori- stessa località le fioriture più precoci con Viola tura più evidente contribuiscono in modo rile- calcarata e genzianelle. vante all’impatto paesaggistico, a seconda

36

Fioritura di inizio stagione alla Conca del Prà (1.732m)

Eriofori al Lago Lungo (2.370m) Segnaliamo ancora, nelle zone umide, le di- In Val Pellice la totalità degli alpeggi viene stese bianche di Eriophorum scheuchzeri . utilizzata da allevatori locali, che monticano I pascoli d’alpeggio vengono utilizzati in tutta mandrie di bovini e/o greggi di ovicaprini. I la valle nella stagione che va dalla fine di pascoli meno acclivi sono destinati ai bovini, maggio/inizi di giugno fino alla fine di settem- quelli più difficili da raggiungere sono meta bre, inizi di ottobre. delle greggi. Molti allevatori posseggono abi- tazioni pascoli di famiglia a quote intermedie 37

(1000-1200 metri) denominati fourest . Questi Tra le razze bovine allevate, non abbiamo fungono da tramuto per la prima parte della una predominanza, ma troviamo principal- stagione d’alpe, in attesa di monticare verso mente Barà Pustertaler, Valdostane, Piemon- l’alpeggio, solitamente di proprietà comunale. tesi. Tra gli ovini, vi è una buona presenza di Tale sistema permette lo sfruttamento delle Biellesi e Frabosane-roaschine. Numerose le risorse pascolive a quota intermedia, con con- capre di razza Camosciata. tenimento delle formazioni boschive d’invasione.

Le coltivazioni praticate

I castagneti da frutto L’abbandono della montagna aveva provo- stagne di pregevole qualità (Gioviasca, Neira- cato un preoccupante degrado dei boschi di na, Ruiana, Primaticcia, Solenga). castagno, con la diffusione di malattie ende- Il castagneto da frutto, con la sua struttura miche. Oggi molti castagneti da frutto in val aperta nel sottobosco ed alberi di imponenti Pellice sono in fase di ripresa e la produzione dimensioni, è un elemento paesaggistico di di castagne è quadruplicata rispetto ad pochi particolare pregio. anni fa. Ciò è stato possibile attraverso inter- venti di potatura e recupero anche su vecchi Il sistema prato-pascolivo di fondovalle alberi di grosse dimensioni. Il Marrone, cultivar selezionata per la sua La diffusione dell’allevamento tra le attività prelibatezza e per la sua naturale propensio- agricole locali fa sì che venga mantenuta la ne alla trasformazione in prodotti di pasticce- cura dei prato-pascoli di fondovalle ed intorno ria, è presente in valle in due varietà, il Marro- ai centri abitati permanentemente sui versanti. ne di e il Marrone di . I prati di estensione maggiore sono solitamen- I castagneti della Val Pellice sono localizzati te di proprietà degli allevatori che posseggono nella fascia pedemontana e montana fra i 500 un maggior numero di capi bovini, mentre ap- e i 1.000 metri di quota, quasi a formare un pezzamenti più ridotti vengono gestiti da pic- anello lungo l’intero asse della Valle. Le zone coli allevatori di bovini o ovicaprini. A differen- castanicole di maggiore interesse si trovano za di altre vallate, i margari che monticano nei comuni di , Villar Pellice, sugli alpeggi della val Pellice risiedono nei , Luserna S. Giovanni e Luser- comuni di origine ed hanno le loro cascine nel netta. fondovalle, pertanto si occupano personal- La migliore testimonianza della presenza mente della fienagione, garantendo una mag- storica del castagno da frutto in Val Pellice è gior cura del paesaggio ed un migliore utilizzo fornita dalle rilevanti dimensioni dei castagneti delle risorse disponibili. presenti in valle, con circa 10.000 alberi da Il fieno viene raccolto ed imballato secondo frutto, una vasta estensione a ceduo o fustaia, le tecniche moderne, ma presso frazioni isola- un ampio e prezioso panorama varietale. Ol- te possono ancora essere ammirati dei covoni tre alle due cultivar di marroni, si coltivano ca- secondo l’antica tradizione.

38

Tradizionale fnie in borgata Saben, Val d’ (Foto F. Avondetto) I capi presenti in valle vengono messi al pa- mento delle risorse pascolive con effetti pae- scolo all’aperto sia in primavera, sia dopo la saggistici legati sia alla presenza degli animali stagione d’alpeggio, fino al completo esauri- stessi, sia alla cura del territorio.

Pascolamento primaverile in fondovalle a Bobbio Pellice

39

Pascolo autunnale a monte di Villar Pellice

40

7 – Comuni di Bibiana, Bricherasio, San Secondo di Pinerolo e San Pietro Val Lemina

Descrizione generale Questi 4 comuni sono inclusi in due diversi Aspetti caratterizzanti il paesaggio agra- ambiti del Piano Paesaggistico Regionale, Bi- rio e forestale biana e Bricherasio sono alla “Piana tra Ba- Quest’area è caratterizzata dall’elevata poli- gnolo, Barge e Cavour” (ambito 48) mentre colturalità e da un’attività agricola maggior- San Secondo di Pinerolo e San Pietro Val mente intensiva rispetto alle altre aree. Frutti- Lemina sono compresi nell’ambito “Pinerole- coltura, viticoltura, cerealicoltura e foraggicol- se” (43). Si tratta di un’area in gran parte pia- tura, si alternano nell’arco di spazi limitati, neggiante o collinare, caratterizzata da spesso presenti all’interno di una singola a- un’evoluzione molto rapida del contesto pae- zienda agricola ad indirizzo produttivo misto. sistico. La presenza di insediamenti tenden- zialmente in crescita ha ridotto gradualmente La frutticoltura le superfici destinate alle coltivazioni agrarie, Il comune di Bibiana presenta la maggiore sia per quanto riguarda l’ampliamento delle concentrazione di aziende frutticole, con una aree residenziali, sia per la realizzazione di diversificazione delle specie coltivate: melo, fabbricati per uso artigianale ed industriale. actinidia, le due specie ampiamente prevalenti Questi ultimi sono stati realizzati soprattutto per superfici investite e produzioni, pesco, al- lungo i principali assi viari. L’incremento bicocco, pero, susino, ciliegio. La rapida evo- dell’attività estrattiva della Pietra di Luserna luzione della frutticoltura che è avvenuta in nei vicini comuni di e poco più di mezzo secolo ha completamente Bagnolo ha determinato un aumento delle a- rivoluzionato il paesaggio di queste aree, con ree destinate alla lavorazione lungo anche nei rapide trasformazioni difficilmente riscontrabili comuni limitrofi. Anche l’assetto della viabilità negli altri ambiti. Tali trasformazioni hanno ri- ha subito modificazioni con la realizzazione di guardato sia la tecnica colturale che nuove arterie, tuttora in corso. L’agricoltura è l’introduzione di nuove specie frutticole. decisamente più intensiva rispetto alle aree Fino alla metà del ‘900 la frutticoltura promi- montane. scua con alberi di vigoria elevata, presenti in filari molto distanziati che lasciavano spazio a 41

fasce coltivate a cereali o senza una disposi- primi anni 2000 e la necessità di poter garanti- zione regolare nei prati e pascoli. Dagli anni re la disponibilità del prodotto in anticipo ri- ’60-’70 la prima frutticoltura specializzata, con spetto alla raccolta nella programmazione del- piante ancora vigorose, disposte in filari con le vendite, si è verificato un aumento distanze più limitate; l’appezzamento viene nell’utilizzo delle reti, soprattutto per gli im- destinato esclusivamente alla produzione frut- pianti di melo. L’introduzione dell’actinidia e la ticola per ottimizzare le rese e la meccanizza- sua rapida diffusione a partire dagli anni ’80 zione delle operazioni colturali. Negli ultimi 30 ha portato ad occupare grandi superfici, e a anni, con l’introduzione di portainnesti a bassa diventare la prima coltura per superficie inve- vigoria, è stata perseguita la riduzione della stita e produzione nel comune di Bricherasio. mole delle piante, per facilitare le operazioni Se da un lato ha comportato la riduzione delle colturali e anticipare l’entrata in produzione, superfici viticole e la riduzione della biodiversi- con distanze d’impianto sempre più limitate tà negli areali con maggiore diffusione, (elevate rese per ettaro). Diventa inoltre indi- dall’altro, a seguito dei potenziali redditi eleva- spensabile l’adozione di strutture di sostegno ti che era in grado di produrre, ha consentito il (pali e fili) a seguito dell’indebolimento degli recupero di aree collinari divenute incolte o apparati radicali. Mentre fino agli anni ‘60-’70 colonizzate da boschi invasivi (Robinia). venivano utilizzati pali in legno, soprattutto in Anche la coltivazione dei piccoli frutti, per le castagno ottenuti dai boschi cedui della fascia stesse motivazioni, ha permesso di mantene- collinare e montana, successivamente i pali in re l’attività agricola o recuperare suoli incolti in cemento hanno sostituito i primi. L’ultimo ele- aree marginali. mento introdotto che ha inciso sulla compo- Da segnalare negli ultimi 5 anni la reintrodu- nente visuale del paesaggio è stata l’adozione zione dell’olivo in alcune aree pinerolesi, tra le delle reti antigrandine. A seguito di una recru- quali spicca la collina di Bricherasio. descenza di quest’avversità meteorica nei

Meleto con copertura antigrandine a Bibiana

42

Frazione Roncaglia di Bricherasio, una delle aree con maggiore presenza della coltura del kiwi. (in alto sinistra un uliveto di recente impianto)

La viticoltura La coltivazione della vite è in continua ridu- gni minori tipici del Pinerolese: Doux d’Henry, zione, ma rimane un elemento rilevante di ca- Neiret Pinerolese (Chatus), Neretta Cuneese, ratterizzazione del paesaggio agrario in tutti e Neretto Duro, Malvasia Bianca. 4 i comuni: le maggiori estensioni sono pre- Il settore viticolo, anche per la maggiore lon- senti a Bricherasio, che ha mantenuto una gevità degli impianti, ha mantenuto maggior- buona concentrazione di vigneti soprattutto mente le caratteristiche tradizionali quali l’uso nelle località collinari particolarmente vocate di forme di allevamento peculiari (pergoletta (Rivà, Santa Caterina, Cappella Merli…) e a doppia e archetto pinerolese), l’impiego di pali san Secondo di Pinerolo. in castagno. E’ divenuto ormai sporadico l’uso Nel comune di Bibiana la viticoltura si è ri- di piantare delle rose a ridosso delle testate dotta nella parte pianeggiante soprattutto a dei filari, sicuramente pregevole dal punto di seguito dell’espansione delle coltivazioni frut- vista paesistico, ma che trovava in passato ticole, mentre a San Pietro Val Lemina sono ragioni più tecniche. La maggior sensibilità ancora presenti pochi vigneti nel versante col- all’oidio della rosa segnalava la pericolosità di linare solatio, condotti per lo più da hobbisti. questa malattia per la vite, orientando il viticol- Numerosi sono ancora i vigneti tradizionali tore nella gestione dei trattamenti fitosanitari. plurivarietali, con una grande ricchezza di viti-

43

Vigneti di recente realizzazione in località Rivà a Bricherasio

Vigneto tradizionale (Bricherasio, dicembre 2010), con pali in castagno e forma di alleva- mento a pergola doppia

44

IL PAESAGGIO ALPINO: L’ALPEGGIO

Il paesaggio del piano montano sulle Alpi è Lo sfruttamento delle risorse prative e pasco- caratterizzato dalla pratica dell’alpeggio, cioè live nel corso dei secoli ha modellato il pae- la monticazione estiva di capi di bestiame saggio, relegando il bosco nelle aree più diffi- (bovino ed ovicaprino). cilmente utilizzabili o dove era fondamentale Se nel piano alpino sono essenzialmente il per la protezione dei nuclei abitativi di fondo- clima, la morfologia territoriale e la litologia a valle. determinare le componenti paesaggistiche e vegetazionali, nel piano montano la compo- Il corretto utilizzo dei pascoli garantisce il nente antropica è ed è stata comunque de- loro mantenimento, con un elevato grado di terminante, anche laddove non vi siano inse- biodiversità vegetale ed animale, oltre a de- diamenti stabili permanenti. terminare un impatto paesaggistico positivo specialmente nel periodo di massima fiori- tura.

Pascoli in fiore all’Alpe Tour (Novalesa)

L’avanzata del bosco intorno all’antico alpeggio di Piansignore (Villarfocchiardo)

46

Oggigiorno si evidenziano chiari segni involu- quando l’abate dell’abbazia di Santa Maria tivi, con il bosco ed i cespugli che stanno del Verano di Pinerolo, nel cedere al conte riappropriandosi di spazi un tempo loro strap- Tommaso di Savoia i diritti signorili sulla Val pati dall’uomo per la coltivazione e la fiena- San Martino, riserva al monastero i diritti ec- gione alle quote inferiori e per il pascolo alle clesiastici, ma anche quelli sugli alpeggi pre- altitudini maggiori. senti sul territorio, a testimonianza di quanto Per quanto concerne la fienagione, un tempo questi fossero importanti per l’economia questa veniva praticata manualmente anche dell’epoca. In questo atto compaiono tre degli su versanti dalla pendenza elevata ad alta alpeggi esistenti ancora oggi (Pis, Lausoun e quota, mentre il pascolamento era relegato ai Rabiour). In un documento del 1159 si legge terreni di proprietà pubblica alle quote mag- invece che Guglielmo di Luserna cede ai mo- giori. naci di Staffarda i pascoli della valle del Gui- La pratica della monticazione nelle nostre val- chard (Val Pellice). li vanta origini molto antiche, come testimo- Venendo ad epoche più recenti, i pascoli ve- niano i documenti d’archivio. In alcuni casi si nivano gestiti dai valligiani, che salivano ad hanno documentazioni storiche che risalgono utilizzare con il bestiame di casa le risorse fino al Medioevo, sotto forma di atti e dona- pascolive, mentre i prati del fondovalle veni- zioni. Per quello che riguarda ad esempio la vano tagliati per avere il fieno necessario alla Val Germanasca, gli alpeggi del comune di sopravvivenza invernale. Massello vengono menzionati già nel 1275,

L’insediamento d’alpe del Gard (Val Pellice), completamente in disuso

Esistevano diverse forme di utilizzazione dare “in guardia” gli animali ad un pastore o dell’alpe, che hanno determinato la costru- un margaro, che utilizzava l’alpe con un nu- zione di differenti strutture d’alpe, di cui oggi mero di animali più elevato, facendo riferi- troviamo ancora testimonianza. Generalmen- mento ad un’unica abitazione e stalla. te comunque ogni famiglia saliva con i propri Attualmente, per ragioni sociali ed economi- animali, che erano in numero generalmente che, si assiste all’accorpamento dei territori ridotto, ed utilizzava un’abitazione. In alcune d’alpe, con greggi e mandrie di dimensioni valli si venivano a creare veri e propri nuclei sempre maggiori che vanno a fruire degli al- d’alpeggio, con un elevato numero di baite. peggi in quota. Inevitabilmente ciò ha com- Altrove invece già in passato si era soliti affi- portato un abbandono sempre maggiore delle 47

vecchie strutture e dei territori marginali che precipitazioni atmosferiche del 20% superiore non possono sostenere tali carichi, con effetti ad uno non pascolato nella stagione estiva. sul paesaggio ed anche sulla stabilità idroge- Inoltre, la coltre di erba secca, nella stagione ologica. Un terreno gestito a pascolo, se uti- invernale favorisce lo scivolamento delle va- lizzato, ha una capacità di assorbimento delle langhe.

Balmetta (Massello): pascoli non utilizzati in contrasto a versanti pascolati, con evidenti segni di sentieramento

Il mancato utilizzo degli alpeggi sfavorisce conducono alle baite ed ai pascoli in aree già anche la frequentazione turistica, venendo a marginali. mancare la manutenzione dei sentieri che

Invasione di rododendri e Vaccinium sp ., Val d’Angrogna (Val Pellice)

48

Nei territori tra il piano montano ed il piano Il passaggio costante di un gran numero di alpino la vegetazione invasiva è rappresenta- animali provoca sentieramenti con conse- ta essenzialmente da Ericaceae (brugo, ro- guente erosione e dissesto; ciò si verifica dodendro, mirtilli) e ginepro, mentre alle quo- principalmente intorno a quelle aree ad alta te inferiori sono i cespugli di ontano verde a frequentazione (zone di riposo notturno, ab- colonizzare i canaloni ed i versanti più fre- beveratoi, punti sale, passaggi obbligati). schi. Intorno alle strutture d’alpe è frequente incon- Se il sottocarico animale favorisce la vegeta- trare aree contraddistinte da invasione di ve- zione invasiva, allo stesso modo un eccesso getazione nitrofila (in particolar modo ortiche di carico ha effetti negativi sul territorio e sul e romici), dovute alla concentrazione ecces- paesaggio. Tale fenomeno si manifesta in siva di azoto. modo differente a seconda dei casi.

Zona nitrofila accanto all’alpeggio Bou du Col (Val Germanasca)

Evidenti aree di soggiorno notturno del gregge alla Conca del Prà (Val Pellice)

49

territori d’alpe caratterizzati da una minore Tale fenomeno è sempre più evidente, sia fertilità e maggiore pendenza dei versanti, i- per l’aumento dei carichi, sia per l’abbandono nizia a denotarsi un impoverimento dei pa- di certe pratiche gestionali. Un tempo infatti si scoli migliori, corrispondenti alle aree in cui gli aveva cura di spargere sui pascoli a fine sta- animali, lasciati liberi, trascorrevano le ore di gione il letame ed i liquami della concimaia, riposo notturno. Inoltre vengono frequentate manualmente o tramite fertirrigazione, mentre meno o abbandonate quelle porzioni di pa- oggi la maggior parte di questi nutrienti va a scolo dov’è più difficile gestire il gregge in concentrarsi in aree ristrette che si degrada- presenza di predatori, con conseguente a- no sempre più. vanzata della vegetazione invasiva. Mentre per l’allevamento ovicaprino ciò non si Per quanto concerne le strutture d’alpe, an- verificava se non nei parc dove le pecore ve- che se molte sono state ristrutturate ed ade- nivano confinate la sera per la mungitura, at- guate nel corso degli ultimi 10-20 anni (spe- tualmente anche negli alpeggi frequentati da cialmente se di proprietà pubblica), perman- greggi inizia ad evidenziarsi tale fenomeno, gono situazioni di grande problematicità, con con aree invase da romici, ortiche e spinaci di strutture precarie o inesistenti, prive dei prin- montagna ( Chenopodium bonus-henricus ). cipali servizi (energia elettrica, acqua corren- Ciò non è da ascrivere solo all’aumento del te, servizi igienici). In tali situazioni è comune numero di capi per gregge, ma anche alle trovare accorgimenti di cattivo impatto pae- nuove forme di gestione conseguenti la ri- saggistico utili a garantire almeno un ricovero comparsa del lupo, che rendono necessario il notturno a chi sorveglia gli animali: coperture confinamento degli animali ogni notte in nylon o lamiera, strutture rimovibili come all’interno di recinzioni mobili elettrificate. Nei roulottes o container, ecc…

Esempi di abbeveratoi in alpeggio con evidente degrado per calpestamento nell’area circostante

Anche in presenza di alpeggi in buone condi- strutture abitative, vasche da bagno utilizzate zioni, si evidenziano spesso fenomeni di cat- laddove non siano presenti abbeveratoi op- tivo impatto paesaggistico sotto forma di ma- portunamente collocati, ecc… teriale di scarto o di recupero nei pressi delle Per la corretta gestione delle risorse pascoli- Linee guida ve è fondamentale un adeguato carico di ca- Gestione dei pascoli pi, che vengano movimentati sul territorio a 50

seconda della disponibilità di foraggio, delle suo mancato utilizzo da parte degli animali. condizioni ambientali e climatiche, delle esi- Viceversa, un’utilizzazione troppo precoce genze degli animali stessi. compromette sia il cotico erboso, sia le risor- I termini per l’inizio ed il termine della monti- se per tutto il resto della stagione d’alpe. cazione sono fissati a norma di legge, salvo Un pascolo viene utilizzato in modo migliore richiesta di deroghe legate a particolari con- quando siano equamente distribuiti sulla sua dizioni climatiche stagionali. Con primavere superficie punti acqua e punti sale. anticipate e disponibilità di foraggio in quota è Le conseguenze degli errori gestionali per- auspicabile favorire un pascolamento preco- mangono anche nel corso delle stagioni suc- ce, per evitare l’invecchiamento dell’erba ed il cessive, anche per lungo tempo.

Alpeggio abbandonato in Val di Susa (Alpe Mustione), circondato da area con vegetazione nitrofi- la. sprovviste in alcune loro parti, l’abbeveratoio Abbeveratoi: è necessario affinché si garantisca la perma- Gli abbeveratoi sono fondamentali nei pressi nenza della mandria/gregge in quella porzio- dell’alpeggio, dal momento che gli animali ne di territorio, che altrimenti non verrebbe necessitano di bere dopo la mungitura. utilizzata. Qualora i pascoli non presentino fonti idriche naturali (laghi, corsi d’acqua) o ne siano

51

La medesima tipologia di abbeveratoio si evidenzia inadatta agli ovini, che rischiano di cadere all’interno (Parco Orsiera Rocciavrè, Val Chisone)

A seconda della tipologia di bestiame sono Le recinzioni mobili vengono utilizzate per il necessari abbeveratoi di forma differente: se contenimento dei capi al pascolo in assenza per i bovini sono adatte vasche anche di ele- del guardiano. Mentre per gli ovini vengono vata profondità, queste risultano inadatte per impiegati recinti mobili elettrificati solo per il gli ovicaprini, per le quali possono rappresen- riposo notturno, per i bovini recinzioni con fili tare addirittura un pericolo. e picchetti sono fondamentali per la delimita- Si consigliano abbeveratoi in cemento rivestiti zione delle aree di pascolo. in pietra, di altezza maggiore per i bovini, di Qualora queste intersechino sentieri o piste altezza minore ed estensione maggiore per sarebbe necessario predisporre appositi pas- gli ovicaprini. saggi facilitati per gli altri fruitori della monta- Recinzioni mobili gna (escursionisti, ciclisti), attraverso mani- glie apribili.

Maniglia per l’apertura in sicurezza della recinzione

52

Gregge nel recinto, Angrogna (Val Pellice)

Per quanto concerne le recinzioni per il riposo que il territorio permette tali operazioni (per notturno degli ovini, sarebbe buona pratica presenza di pietre e/o pendenze troppo ele- spostarle ogni 2-3 giorni, anche se non ovun- vate).

Area dalla quale il recinto non viene spostato per lungo tempo

53

LA BIODIVERSITÀ’ ARBOREA

I vecchi alberi da frutto assumeva quindi un significato molto più profondo della mera produttività. Nei sistemi prato-pascolivi della fascia Tutte queste componenti hanno determi- pedemontana sono ancora presenti nume- nato il mantenimento di un elevatissimo rosi alberi da frutto di antiche varietà di numero di antiche varietà locali, permet- melo, pero, susino, ciliegio, con esemplari tendone la salvaguardia ed il recupero con anche di 50-60 anni di età, che rivestono iniziative mirate di Istituzioni ed Enti di ri- grande rilevanza paesistica per molteplici cerca. Oggi alcune di queste varietà sono aspetti. Le abbondanti fioriture primaverili, oggetto di una nuova valorizzazione (Pre- la diversificazione di colori e forme dei frut- sidio Slow Food dele Vecchie Mele Pie- ti nella fase di maturazione, la ragguarde- montesi ed Associazione Antiche Mele vole mole di taluni esemplari, arricchiscono Piemontesi, inserita nel Paniere dei Pro- la componente percettiva del paesaggio dotti Tipici della Provincia di Torino). Alcu- agrario, che altrimenti sarebbe limitato alle ni frutticoltori della Bassa Val Pellice sono superfici appiattite delle colture foraggiere. tornati a ricoltivare queste antiche varietà Queste piante rappresentano però anche con criteri più moderni, accanto alle varietà testimonianze viventi della frutticoltura commerciali. E’ stata avviata anche la pro- promiscua del passato e della grande ric- duzione di succhi limpidi a partire dalle an- chezza di biodiversità che da secoli carat- tiche varietà e sono in corso iniziative per il terizza questo territorio. Alberi che hanno ritorno alla produzione del sidro di mele, resistito alla modernizzazione ed alla spe- bevanda tradizionale dell’area Pinerolese. cializzazione dell’agricoltura, fenomeni che Da segnalare anche il Progetto INFEA in altre aree ne hanno determinato la com- che in Val Sangone sta reintroducendo al- pleta scomparsa. Paradossalmente le zone beri di antiche varietà di melo storicamente che hanno visto un grande sviluppo della presenti in loco presso aziende agricole e frutticoltura hanno sacrificato questo pa- frutticoltori hobbisti. In un contesto che ve- trimonio per far posto ai frutteti specializ- de il ritorno e la rivalorizzazione delle anti- zati, con la conseguente perdita di nume- che varietà locali, risulta fondamentale an- rose antiche varietà, mentre le aree più che la salvaguardia delle vecchie piante da marginali, dove ha prevalso l’attività zoo- frutto ancora presenti, quali testimonianze tecnica con i sistemi foraggieri ad essa col- reali della presenza storica di quelle varie- legati, sono rimaste le tracce di quella frut- tà sul territorio. Anche in Valle Susa è sta- ticoltura che ha caratterizzato la fascia to realizzato nella seconda metà degli anni montana e pedemontana dell’occidente ’90 un progetto per promuovere il ritorno piemontese. Filari di alberi di grande mole alla coltivazione delle antiche varietà di (determinata dai portainnesti franchi utiliz- melo tipiche di quell’area. zati in passato) con distanze di piantagio- ne molto ampie e fasce di suolo sottostan- Alberi da frutto come specie ornamentali te coltivate a seminativi o prati, o, talvolta, alberi isolati senza una disposizione pre- Un altro importante segnale del risveglio definita. Le ragioni di questa resistenza ad dell’interesse per la biodiversità frutticola è oltranza vanno ricercate anche dato dall’impiego degli alberi da frutto nelle nell’affezione degli agricoltori per quella aree verdi private, nell’orto-giardino fami- particolare varietà, in grado di produrre gliare, con il duplice scopo ornamentale e frutti dalle ottime caratteristiche organolet- produttivo. Questo utilizzo restituisce alla tiche anche se non trattata con prodotti frutticoltura uno dei significati più remoti chimici, mele e pere che si conservavano a che essa rivestiva in passato. Fino al XIII lungo anche senza le celle frigorifere. In secolo infatti la coltivazione degli alberi da altri casi l’albero da frutto era stato pianta- frutto era relegata alle dimore nobiliari, do- to per sottolineare un particolare evento ve erano utilizzati proprio come alberi or- (es. nascita di un figlio) o comunque mes- namentali, in quanto ritenuti inadatti alla so a dimora da avi oggi non più in vita, ed coltivazione agraria (richiedevano molto spazio, il raccolto era spesso compromes- 54

so da avversità diverse e mai sicuro, la quali frassini, querce, pioppi cipressini e tecnica colturale appropriata non era così castagno, in particolare nei prati a ridosso nota), con forme di allevamento particolari. dei boschi, spesso rilevanti per età e mo- Sicuramente l’utilizzo delle antiche varietà le. Non di rado si trovano anche esemplari frutticole in orti e giardini di pertinenza del- di salici, che non essendo più potati an- le abitazioni costituisce un elemento di nualmente per l’utilizzo dei vimini, hanno grande valorizzazione del paesaggio tradi- raggiunto dimensioni ragguardevoli. Carat- zionale e di coerenza con l’agroecosistema teristico il portamento procombente dei sa- circostante. Molto spesso si assiste invece lici piangenti. all’utilizzo di essenze originarie di altre parti del mondo ed utilizzate per la loro o- riginalità di forme, strutture, colori (es. A- LINEE GUIDA PER LA SALVAGUARDIA raucaria, Cipresso dell’Arizona, …), specie E CONSERVAZIONE che nulla hanno a che vedere con l’ambiente circostante. Tradizionalmente Tuttavia si assiste ad una progressiva ri- era molto diffuso l’impiego di alberi da frut- duzione del numero di vecchi alberi da to nelle aree di pertinenza delle aziende frutto nei prati e pascoli: piante che muoio- agricole. Oltre alle specie citate, da sottoli- no e non vengono più sostituite con altre, o neare l’uso del fico come pianta da frutto a che vengono estirpate perché di intralcio ridosso delle cascine, spesso vicino a muri all’esecuzione delle operazioni di sfalcio e o in angoli riparati che proteggevano la fienagione con i mezzi meccanici o perché pianta dal rigore dei freddi invernali. limitano la produttività della coltura sotto- stante (ombreggiamento, competizione per acqua ed elementi nutritivi). Altre specie arboree Negli appezzamenti coltivati o ai margini degli stessi si ritrovano anche altri alberi

Linee guida per il recupero e la valorizzazione del patrimonio arboreo

Salvaguardia e recupero della biodiversità frutticola nell’agrosistema a) Individuazione piante ed aree di grande rilevanza paesistica Al fine di individuare alberi di particolare pregio ed aree con elevata presenza di antichi alberi da frutto, in relazione alla ricchezza di biodiversità frutticola in modo da ottenere una mappatura della biodiversità dell’area GAL quale base per successive iniziative di valorizzazione. b) Potature di ringiovanimento Sulle piante debilitate o che evidenziano una vigoria sempre più ridotta effettuare inter- venti di potatura straordinaria per favorire il rinnovo vegetativo ed il miglioramento della situazione vegeto-produttiva degli alberi, anche a vantaggio di una maggiore longevità. Effettuare tagli di ritorno sulle branche grosse per sfoltire la vegetazione, ricreare una struttura delle ramificazioni e della chioma tale da favorire la penetrazione della luce e la fruttificazione. c) Messa a dimora piante di antiche varietà Favorire la messa a dimora di piante di antiche varietà frutticole tipiche del territorio, prediligendo portainnesti di vigoria elevata (M111 per il melo, franco per il pero ed il pe- sco, mirabolano per il susino) per la maggiore rusticità ed adattabilità a situazioni più dif- ficili (la compresenza con altre colture rappresenta già un limite in questo senso) e la possibilità di adottare forme di allevamento espanse, con impalcatura delle branche principali sufficientemente alta da permettere la gestione dello spazio sottostante a prato o pascolo. d) Adozione di iniziative di informazione e sensibilizzazione nei confronti degli agricoltori e della popolazione sull’importanza di conservare la biodiversità frutticola del territorio.

55

Le stesse aree di cui alla linea A potrebbero essere messe a disposizione per attività di- dattiche da parte delle scuole o inserite in percorsi tematici rivolti al turismo sostenibile. e) Promuovere iniziative per l’utilizzo dei frutti nella trasformazione La possibilità di utilizzare i frutti prodotti dai vecchi meli, senza eccessivo dispendio di manodopera (raccolta dei frutti a terra) per ottenere prodotti trasformati con significativo valore aggiunto consentirebbe di dare nuovi stimoli al mantenimento dei vecchi alberi da frutto, determinando un’integrazione al reddito dell’azienda, anche attraverso filiere vir- tuose che si possono innescare con la cessione del prodotto in conto lavorazione ai la- boratori autorizzati ed il ritiro del prodotto trasformato commercializzato in proprio. I pro- dotti che già vengono ottenuti sono il succo limpido ed il sidro.

Utilizzo di alberi da frutto di antiche varietà nella realizzazione di giardini ed aree verdi a) Antiche varietà nei giardini privati Utilizzo di piante di antiche varietà frutticole, preferibilmente tradizionali del territorio. Utilizzare portainnesti di media o elevata vigoria tali da garantire una sufficiente rusticità della pianta. b) Alberi da frutto nel verde urbano Nella realizzazione e riqualificazione di aree verdi pubbliche o di altri spazi comuni (par- cheggi, aree giochi, aree pic-nic) promuovere l’utilizzazione di alberi da frutto di antiche varietà locali.

Elenco antiche varietà di alberi da frutto storicamente presenti nell’area GAL

MELO (In grassetto le varietà oggetto di programmi di valorizzazione) Varietà Areale di riferimento Aosta Val Chisone Azzurra Tron Val Chisone Baussan Val Pellice Bessè Val Pellice Cantin Val Sangone Caporal Val di Susa Carla Valli Pellice, Chis one Cionet Val Pellice Clot Val Pellice Comba Val Pellice Cossa Val Pellice Dominici Val Chisone e Val Pe llice Furnas Val Sangone Galubria Val Pellice Gamba fina lunga Val Chisone e Val Pellice Gamba fina pia tta Val Pellice Garola Val Chisone Gian d'André Val Chisone e Val Pellice Giaun Val Chisone Grassi vino cotto Val Chisone 56

Varietà Areale di riferimento

Grigia di Torri ana Val Pellice Gris Canavoeit Val Sangone Gris d'la composta Val Chisone Liscio di Cumiana Val Sangone Long I Val Chisone Losa Val Chisone e Val Pellice Losa di Giaveno Val Sangone Lusin Val Chisone Lusot Val Pellice Magnana Bassa Val Pellice Matan Val Chisone Mela Cono Val Pellice Pasarot Val Pellice Porta Val Chisone Pron Val Chisone, Valli Pellice e San- gone René inverso Val Chisone Ronzè Val Pellice Rosin bleu Val Pellice Rosso del povero Val Sangone Rosso jahier Val Chisone Rosso Tumasin Val Pellice San Gervasio Val Sangone Savoia Val Pellice Sconosciuta Benech Val Pellice Soelie Val Pellice Susin Val Pellice Turbul Val Sangone Val di Susa Verde di Val Sangone

Antiche varietà di PERO storicamente presenti nell’area GAL Burè Roca Ciat Supertino Madernassa Martin Sec Drupacee Ramassin Regina Claudia Persi d’la vigna

57

Tavole illustrative- Biodiversità arborea (1)

Fig. 1-Numerosi vecchi alberi di melo in prati della Val Fig.2- Meli in fiore sulla collina di Luserna San Giovan- di Susa (a ridosso della ss 24 (pressi di Gravere) ni

Fig.3- Melo nei pascoli declivi a Villar Pellice (Indiritto) Fig.4- Vecchi alberi da frutto resistono anche nei sistemi col- turali più intensivi della Bassa Val Pellice (Bibiana)

Fig.5- Melo della varietà locale Ronzè utilizzato come pianta Fig.6-Albero di susinoa ridosso delle abitazioni nel cen- ornamentale (B.ta Inverso-Cognetti, Villar Pellice) tro abitato di , in Val Chisone 58

Tavole illustrative- Biodiversità arborea (2)

Fig.1- Prati di Villar Pellice con abbondante presenza di Fig.2- Prato-pascolo con diversi alberi di noce (Villar alberi (Noci, frassini, salici,..) Pellice)

Fig.3- Pioppi cipressini di notevole mole a ridosso della Fig.4- Imponente esemplare di pioppo cipressino (Bi- strada panoramica di Luserna San Giovanni biana)

Fig.5- Castagno nei prati di Villar Pellice Fig.6- Alberi da frutto nell’area verde a ridosso della fra- zione Cels di Exilles 59

SIEPI E CANALI IRRIGUI

La presenza di formazioni arboree ed arbu- Un’altra tipologia di siepe, di origine antropi- stive di tipo lineare costituisce un elemento ca, che invece caratterizza il bordi dei canali tradizionale del paesaggio agrario. Queste secondari ( bealere ) è costituita soprattutto dai siepi si sono formate naturalmente a ridosso filari di salici. Le bealere spesso erano poste di canali irrigui, bordi delle strade, scarpate lungo i confini degli appezzamenti, la piantu- ripide, difficili da coltivare, oppure, meno fre- mazione dei salici costituiva un riferimento quentemente, sono di origine antropica. certo per l’individuazione dei limiti di proprietà Nel primo caso si tratta della colonizzazione e garantiva il mantenimento della posizione degli spazi non gestiti dall’uomo da parte del- del canale sull’esatta linea di confine evitando la flora spontanea, in particolare frassini, on- controversie e discussioni tra i proprietari dei tani, aceri, pioppi, robinia, con sottobosco co- fondi attigui. Si tratta di una specie che tollera stituito da arbusti diversi. La presenza di que- bene il ristagno idrico e l’apparato radicale ste formazioni vegetali riveste molteplici ruoli: contribuiva al consolidamento delle sponde costituiscono aree di rifugio per gli organismi dei canali. La propagazione era estremamen- utili, (particolarmente preziosi nei sistemi a- te facilitata, a seguito della spiccata attitudine gricoli intensivi di fondovalle) limitano alla radicazione per talea, per cui era molto l’erosione delle sponde dei canali, arricchi- facile per l’agricoltore sostituire eventuali scono la biodiversità degli agrosistemi, con- piante morte. tribuiscono a ridurre i fenomeni di inquina- Venivano potati annualmente a fine inverno, mento delle acque da fertilizzanti e fitofarmaci rigorosamente in luna calante, con la capitoz- utilizzati nei vicini appezzamenti coltivati, zatura ed il taglio completo della vegetazione svolgono funzione di frangivento limitando i dell’anno e si determinava negli anni un in- danni alle colture ed arricchiscono il paesag- grossamento della sommità del tronco (“testa gio agrario aumentandone la complessità e la di salice”) da cui in primavera ricacciavano i diversificazione dei colori della vegetazione (il nuovi germogli. I rami potati venivano minu- verde glauco delle foglie spicca rispetto alle ziosamente selezionati dall’agricoltore per ot- tonalità del manto erboso di prati e pascoli e tenere i vimini da utilizzare per svariate finali- delle altre colture). Negli ultimi decenni le la tà. Quelli con minor dimetro e lunghezza era- tendenza alla realizzazione di canalizzazioni no utilizzati per le operazioni di legatura del con manufatti in cemento armato (canalette) capo a frutto in vigneto, fase conclusiva della e alla intubazione dei canali a cielo aperto per potatura invernale. Erano inoltre impiegati per ridurre le perdite idriche, aumentare la produzione di ceste, sedie ed altri manufat- l’efficienza dell’irrigazione e semplificare la ti. Con l’adozione di legacci in fili metallici o di manutenzione delle canalizzazioni, ha di fatto plastica i vimini hanno perso importanza in ridotto la presenza di queste siepi naturali. A viticoltura e con il ridimensionamento del loro questo danno ecologico e paesistico si vanno utilizzo per gli altri manufatti citati hanno per- ad aggiungere conseguenze negative legate so buona parte della loro utilità. alla regimazione delle acque in eccesso. Gli Tuttavia in molte aree pedemontane, tradi- stessi canali a cielo aperto usati per zionalmente policolturali, è rimasta una pre- l’irrigazione spesso svolgono anche la fun- senza significativa dei salici, talvolta sola- zione di raccolta e sgrondo delle dell’acqua mente più come piante isolate, in altri casi piovana che satura gli appezzamenti coltivati ancora in formazioni lineari. Esempi significa- in pianura o che giunge dai canali naturali tivi si ritrovano in Val Pellice, in particolare da che scendono dalla montagna (nelle fascia Luserna San Giovanni a Villar Pellice, nella pedemontana) in occasione delle forti precipi- media Val Chisone. Tuttavia queste piante tazioni che possono verificarsi in primavera e costituiscono sempre un intralcio alle opera- in autunno. Con le canalizzazioni interrate zioni colturali e sono in continua riduzione; le questa funzione viene meno e sono più fre- piante che muoiono progressivamente quasi quenti fenomeni di allagamento di coltivi e mai vengono sostituite. strade.

60

Linee guida per il recupero e la salvaguardia delle siepi a) Mantenere le canalizzazioni a cielo aperto

b) Mantenere le formazioni arboree lineari lungo strade e canalizzazioni

c) Incrementare la biodiversità e la valenza paesistica delle siepi naturali lungo ripe e c a- nali con l’introduzione di specie arbustive del sottobosco appartenenti alla flora spon- tanea locale

d) Mantenimento dei filari di salici e recupero degli usi tradizionali dei vimini

e) Favorire la ricostituzione delle siepi arboree in aree con attività agricola intensiva , c a- ratterizzate da un modesto livello di biodiversità

61

Tavole illustrative- Tradizionali siepi di salici nei sistemi prativi

Figg. 1-2-Siepi di salici lungo le bealere nei prati di Luserna San Giovanni , elemento prezioso nel diversificare il pae- saggio altrimenti molto semplificato. Riscontrabile in diradamento delle piante con frequenti ed estese interruzioni

Fig 3- Siepe di salici lungo le bealere a Bricherasio Fig. 4- Strada secondaria costeggiata da siepi di betulle (a sx) e salici (a dx). Via S. Bernardo, Bibiana

Fig 5- Salici subito dopo la potatura invernale e Fig.6- Ampie superfici prative dove sono ormai scom- l’asportazione dei vimini (Luserna, pressi loc. Cartera) parsi siepi ed alberi da frutto (paesaggio povero, estre- mamente semplificato) 62

ANALISI DI ALCUNE CRITICITA’: GLI INCOLTI

Le dinamiche di spopolamento ed abbando- saggio antropico preesistente, caratterizzato no dell’attività agricola che hanno interessato dall’alternarsi di boschi, prati, seminativi a soprattutto la fascia montana e pedemontana, vantaggio della nuova espansione del bosco. in particolare negli ultimi 50 anni, hanno de- L’aumento dell’estensione dei boschi a ri- terminato l’espansione degli incolti. Molte aree dosso delle aree coltivate ha favorito inoltre che sono dapprima state messe a coltura, anche l’incremento delle popolazioni di ungu- modificate dall’uomo per ottenere produzioni lati e dei danni che gli stessi arrecano alle col- agricole per il proprio sostentamento e reddi- tivazioni. to, oggi vengono abbandonate e ritornano ad essere colonizzate dalle specie arbustive ed Anche l’attività agropastorale che ha con- arboree spontanee. sentito la razionale utilizzazione dei pascoli L’espansione degli incolti è stata determina- alpini di alta quota sta subendo dei mutamen- ta da un’insieme di fattori concomitanti: ti. L’aumento delle dimensioni degli alleva- - l’acclività dei versanti che impedisce una menti ed il conseguente carico di bestiame ri- razionale meccanizzazione delle operazioni spetto alla superficie, se non accompagnato colturali, anche quando siano stati ricavati da un razionale spostamento degli animali de- piccoli terrazzamenti; termina zone di eccessivo calpestamento con - l’estrema frammentazione della proprietà la perdita del cotico erboso e la comparsa di fondiaria che impedisce la coltivazione di su- specie infestanti più resistenti. La reintrodu- perfici tali da garantire la sostenibilità econo- zione del lupo in alcune aree (es. Val Chiso- mica delle colture; ne) sta costringendo i malgari alla predisposi- - la reticenza da parte dei proprietari a con- zione di recinzioni elettrificate per la difesa cedere gli appezzamenti abbandonati in affitto dalla predazione. In questo modo si escludo- ad aziende agricole che sarebbero anche di- no però le zone particolarmente ripide o poco sposte a utilizzare i terreni, al limite come pa- accessibili per l’uomo, praticamente impossi- scoli. bili da recintare, che diventano così oggetto di sviluppo di cespugli ed arbusti peggiorativi del I timori di vedersi vincolare questi appezza- pascolo. menti per più anni e di non poterne disporre liberamente determinano la preferenza per si- Le aree montane non sono le sole ad essere tuazioni di degrado, con perdita di fertilità e di interessate dal fenomeno. Anche nelle zone di valore economico degli appezzamenti stessi media e bassa valle si incontrano terreni agri- rispetto ad una più razionale utilizzazione che coli abbandonati, molto spesso ex vigneti ter- andrebbe a vantaggio anche degli stessi pro- razzati o declivi, con una serie di problemati- prietari. La ricolonizzazione dei suoli abban- che legate alla diffusione di pericolose malat- donati da parte della flora spontanea, seppur tie (Flavescenza dorata) ma nella maggior tendente nel lungo periodo a ripristinare bo- parte dei casi le aree incolte sono limitate alle schi in equilibrio con l’ambiente naturale, av- fasce dell’appezzamento più scomode da ge- viene inizialmente con lo sviluppo di vegeta- stire. Esempi significativi sono costituiti dalle zione arbustiva, con gli immancabili rovi che scarpate che separano i prati dalle strade. tendono a coprire l’intera superficie, soprattut- Non si riescono a sfalciare con le macchine to nei versanti più soleggiati. Oltre ai risvolti operatrici, ma occorre intervenire con la tradi- negativi sull’assetto idrogeologico e zionale falce o il decespugliatore, con tempi di all’aumento dei rischi di incendio, è indubbio il lavoro molto lunghi rispetto alla quantità di fo- pesante effetto negativo sulla componente vi- raggio che si ricava. In passato ogni metro suale del paesaggio che queste situazioni de- quadro del prato veniva sfalciato, perché il fo- terminano, trasmettendo anche segnali di de- raggio era considerato prezioso per grado ed incuria per il territorio. Questo de- l’allevamento, non si doveva sprecare nulla e termina una profonda modificazione del pae- la disponibilità di manodopera era elevata. 63

Lasciare aree non sfalciate o lo sviluppo di - adottare iniziative di sensibilizzazione dei cespugli di rovi nel proprio appezzamento era proprietari nei confronti di forme di cessione considerato un’onta rispetto ai proprietari con- degli appezzamenti ad aziende agricole di- tigui. Oggi le dinamiche dell’agricoltura mo- sposte a coltivarli. Occorre riunire più proprie- derna, con la necessità di velocizzare le ope- tari per superare il problema della frammenta- razioni della fienagione e sfalciare grandi su- zione fondiaria ed ottenere così superfici più perfici determinano l’espansione di questi “in- congrue. E’ da sottolineare che in molte aree colti lineari”, che diventano l’area di confine marginali è tornata a crescere la domanda di tra il ciglio della sede stradale, di competenza terreni coltivabili da parte di una nuova classe dell’Ente proprietario della strada stessa e la di imprese agricole condotte da giovani intra- superficie pianeggiante del prato o del semi- prendenti che alla luce dei nuovi orientamenti nativo gestita dall’agricoltore. sulla multifunzionalità, filiera corta, colture di elevato reddito (es. piccoli frutti), cercano su- Esiste ancora un’altra tipologia di incolti, che perfici da affittare. seppur destinati a risolversi in tempi limitati, determinano un grave danno al decoro paesi- Le amministrazioni locali devono svolgere stico del territorio. Si tratta di terreni agricoli l’importante ruolo di intermediazione tra le che destinazione d’uso diventando parti, cercando di sostenere le iniziative delle aree edificabili, vengono venduti a soggetti di- imprese e favorire la disponibilità dei proprie- versi ed in alcuni casi passano anni prima del- tari. Tale ruolo può rilevarsi particolarmente la costruzione dei nuovi edifici. In questo peri- efficace nei piccoli Comuni, dove spesso c’è odo di transizione il terreno viene completa- ancora un rapporto molto diretto e concreto mente abbandonato, con lo sviluppo di rovi e tra amministratori e proprietari dei terreni. arbusti. Esperienze positive sul territorio dell’area GAL Escartons e Valli Valdesi sono state ef- fettuate dal Comune di Massello, con azioni finalizzate al recupero del paesaggio antropi- LINEE GUIDA PER IL RECUPERO co. Di grande impatto l’iniziativa dei comuni di Chiomonte, Giaglione ed Exilles per il recupe- ro della viticoltura (Progetto Vigne) che nei L’effetto lesivo degli incolti sul paesaggio primi anni ’90 ha coinvolto circa 120 proprieta- permane per molti anni a partire ri che hanno affittato i loro appezzamenti di dall’abbandono della coltivazione. Il recupero terreno alla comunità montana per 25 anni. di queste aree va effettuato nelle fasi iniziali, Sono stati ripristinati i vigneti, gestiti da una in quanto la comparsa degli alberi, che avvie- cooperativa Locale (La Clarea). ne successivamente, farà attribuire a queste aree la qualifica di bosco, ambito tutelato da Per quanto riguarda invece le fasce abban- specifiche normative, oltre che dal Codice dei donate a margine di prati e coltivi, alcuni Co- Beni culturali e del Paesaggio (D.L. 42/2004), muni hanno elaborato e reso esecutivo un re- anche se si tratta di successioni secondarie in golamento di polizia rurale che prevedeva an- evoluzione con presenza di rovi. che un’attenzione alla cura degli appezza- Per razionalizzare il recupero degli appez- menti, bordi delle strade, ecc. . Tuttavia non zamenti vengono individuate le seguenti linee sono sempre di facile applicazione queste guida: forme coercitive. Potrebbero essere proposte - Favorire il pascolamento di queste superfi- iniziative quali concorsi o premi da conferire ci, soprattutto nelle fasi di monticazione e di alle borgate più virtuose nella cura del territo- discesa dagli alpeggi, quando greggi e man- rio, in modo da stimolare anche la formazione drie percorrono spesso sentieri che attraver- di quella cultura del paesaggio che difficilmen- sano prati ormai abbandonati, ma con i pro- te si ottiene con l’imposizione, spesso anche prietari restii a permetterne il pascolo. Questa deleteria in questo senso. forma di utilizzazione non determina alcun vincolo poliennale, consente il mantenimento e la rinnovazione del cotico erboso mante- nendo la destinazione agricola dell’appezzamento.

64

Tavole illustrative: alcuni esempi di aree incolte nella Bassa Val Pellice

Fig.1- Prati abbandonati e colonizzazione da par- Fig.2- Colonizzazione dei prati abbandonati da te dei rovi (Bassa Val Pellice) parte della robinia

Fig.3-Le aree che cambiano destinazione d’uso Fig.4 –Terreno abbandonato, con sviluppo di rovi rimangono spesso abbandonate per anni, con e robinia colonizzazione di rovi e degrado generale

65

ANALISI DI ALCUNE CRITICITA’: LE RECINZIONI DEGLI APPEZZAMENTI COLTIVATI

Le recinzioni rappresentano comunque all’impiego di pali in castagno per il fis- un elemento perturbante del paesaggio saggio ed il sostegno delle stesse con- agrario e vengono realizzate allo scopo sente una mitigazione dell’impatto, (rete di delimitare e soprattutto protegge- quasi invisibile a distanza) rispetto a re: pali in cemento e recinzioni metalliche con rivestimento in plastica colorata. - appezzamenti coltivati L’effetto più lesivo del paesaggio è sta- - l’area di prati e pascoli destinati to osservato nei casi in cui le reti di ma- a pascolo turnato teriale plastico, di colore arancione, im- - fabbricati e loro pertinenze piegate per delimitare i cantieri edili, siano impropriamente utilizzate per re- Nel primo caso la finalità è quella di cintare piccoli appezzamenti o proteg- proteggere le coltivazioni dai potenziali gere singole piante (shelter). Se queste danni arrecati dalla fauna selvatica, in sono poi utilizzate in contesti poco an- particolare dagli ungulati quali il cin- tropizzati come pascoli alpini o aree di ghiale, per le coltivazioni erbacee, e alta montagna, compromettono orizzonti capriolo e cervo particolarmente danno- di vista anche molto ampi, a seguito si per i giovani frutteti e vigneti. Nelle della colorazione assolutamente innatu- aree montane e negli appezzamenti lo- rale che spicca anche a notevole di- calizzati nelle vicinanze di boschi o in- stanza. Per la recinzione di piccoli ap- colti, ovvero proprio nei contesti meno pezzamenti si impiegano anche le reti antropizzati, è diventata indispensabile metalliche elettrosaldate utilizzate in la posa in opera di recinzioni per difen- edilizia, arrugginite, con un impatto ne- dere le coltivazioni agrarie da questo gativo, la percezione visiva soprattutto fenomeno, in particolare i piccoli orti in prossimità delle stesse. Per le recin- familiari e gli appezzamenti coltivati a zioni funzionali alla gestione degli ani- patata nelle aree di alta montagna ed i mali nel pascolamento di prati e pascoli frutteti nelle aree di media e bassa val- si veda lo specifico approfondimento le. Le soluzioni tecniche adottate so- sugli alpeggi. no costituite dalla recinzione elettrifica- Le recinzioni utilizzate per delimitare i ta, utilizzando 3-4 fili o bande di lar- fabbricati e le aree di pertinenza sono ghezza variabile, oppure dalla rete me- realizzate con diverse tipologie di mate- tallica. Oltre alla tipologia dei materiali riali (ferro battuto, elementi prefabbrica- utilizzati, è stata rilevata una grande ti in cemento, staccionate lignee). varietà nei colori, spesso volutamente Si rimanda alle schede tecniche dei molto diversi da quelli dell’ambiente cir- manufatti per le realizzazioni, mentre si costante allo scopo di segnalare agli riportano di seguito alcune linee guida animali selvatici la presenza stessa del- generali da seguire, sia per gli appez- le recinzione, fungendo da primo deter- zamenti che per le aree di pertinenza rente. L’uso di alcune tipologie reti me- dei fabbricati. talliche, in acciaio zincato e non verni- ciato, a maglie differenziate, abbinate

66

LINEE GUIDA

Realizzazione di recinzioni Recinzioni degli appezzamenti coltivati a) Realizzare le recinzioni solo nei casi in cui siano strettamente indispensabili b) Evitare l’impiego delle “reti da cantiere”, delle reti elettrosaldate utilizzate per l’edilizia e di ogni altro materiale improprio c) Evitare l’uso di materiali dai colori innaturali ed in contrasto con il contesto esistente . Utilizzare reti di colore verde o di acciaio zincato. d) Evitare l’utilizzo dei pali in cemento per il fissaggio ed il sostegno delle reti, ma privile- giare l’impiego dei pali in legno di castagno o di conifere e) Evitare la realizzazione di recinzioni con muretti in cemento o pietrame alla base e col- locazione della recinzione metallica superiormente. La presenza della doppia barriera lineare (rete e muretto alla base) aumenta l’impatto complessivo della recinzione.

Recinzioni di fabbricati e loro pertinenze a) evitare l’impiego di recinzioni in elementi prefabbricati di cemento ed in particolare l’uso di motivi e decorazioni di fantasia ad imitare aspetti naturali (rami, piante) con i quali i materiali usati non hanno nulla da spartire; b) evitare nelle recinzioni in ferro motivi troppo complessi e decorazioni troppo ricche, privilegiando forme più semplificate c) privilegiare l’utilizzo del legno con staccionate essenziali d) utilizzare tipologie di recinzione coerenti con il contesto esistente, evitando la prolife- razione delle più svariate forme di recinzioni (non di rado si osservano nelle borgate ed in particolare nelle zone di recente edificazione recinzioni con forme, motivi, mate- riali e colori estremamente diverse l’una dall’altra, nello spazio di poche decine di me- tri, creando mosaici disarmonici); e) Evitare la realizzazione di recinzioni con muretti in cemento o pietrame alla ba- se e collocazione della recinzione metallica superiormente. La presenza della doppia barriera lineare (rete e muretto alla base) aumenta l’impatto complessivo della recinzione.

67

Tavole illustrative: Recinzioni a protezione di orti, piante ed appezzamenti coltivati

NO NO Fig.1- Uso improprio della rete da cantiere per la Fig.2- Reti da cantiere utilizzate come shelter per delimitazione di appezzamenti coltivati la protezione di singole piante

Fig 3- Piccoli appezzamenti recintati con pali in Fig 4- Campo di patate delimitato da rete di pla- legno e diverse tipologie di reti verdi, con mode- stica verde (Sestriere, Champlas Janvier) sto impatto (Prali, fraz Pomieri)

Fig. 5 -Recinzione tradizionale con paletti e tra- Fig. 6- Recinzione con pali in castagno e rete zincata verse in legno (Massello, pressi loc. Balziglia) per la protezione dalla fauna selvatica (Lusernetta). Im- patto modesto e rete quasi impercettibile a distanza.

68

ANALISI DI ALCUNE CRITICITA’: LE AREE DI PERTINENZA DEI FABBRICATI

Le aree di pertinenza dei fabbricati rurali in contesti paesistici di pregio, compromet- sono utilizzate dall’agricoltore per svariati fini, tendone significativamente la rilevanza. Que- quali deposito temporaneo di attrezzi e mac- ste osservazioni vanno estese ad eventuali chine agricole, formazione di cataste di legna altre attività produttive presenti nel contesto in attesa della successiva lavorazione, ecc. rurale, che determinino l’accumulo disordina- Molto spesso queste pertinenze determinano to di rottami o materiali diversi, tali da costitui- situazioni gravemente compromissorie del re elementi perturbanti del paesaggio circo- contesto paesistico delle aree agricole. Di stante e comunicare degrado ed incuria. seguito vengono approfonditi a titolo esempli- ficativo due dei principali aspetti che compor- tano spesso un impatto negativo sul paesag- Le legnaie gio. Da sempre la legna da ardere rappresenta il principale combustibile utilizzato per il riscal- Il deposito di macchine ed attrezzi agri- damento dei fabbricati rurali, in particolare coli nella fascia montana e pedemontana. Il le- gname, dopo l’esbosco, viene accatastato In alcuni casi si tratta di situazioni tempora- nelle aree circostanti i fabbricati aziendali, per nee che si creano nei momenti dell’anno in favorirne l’essicazione, e vi staziona per al- cui è particolarmente frequente l’impiego di cuni mesi. L’impatto sulla componente per- macchine agricole (es. in estate le macchine cettiva del paesaggio è legata ad alcuni a- per la fienagione) per cui anziché riporle nei spetti: fabbricati adibiti al ricovero vengono collocati all’esterno o lasciati nei prati. In altri casi gli - la necessità di riparare le cataste di legna attrezzi rimangono in queste aree per gran dalle piogge determina la copertura delle parte dell’anno, con un abbandono della ma- stesse con diversi materiali, (ondulati, lamiere nutenzione delle aree stesse ed il conse- diverse di recupero, film plastici o teloni in guente sviluppo di erbe infestanti e rovi. Inol- tessuto sintetico), con colorazioni ed aspetto tre la consuetudine radicata in molti agricolto- estetico molto eterogenei; ri del “non buttare mai via niente” determina l’accumulo anche di vecchie macchine agri- - la cura con cui viene realizzata la catasta, cole, ormai non più utilizzate e spesso arrug- talvolta ordinata e precisa, in altri casi un cu- ginite, che vengono tenute nelle aree esterne, mulo raffazzonato di tronchi e rami, che favo- in quanto non trovano più spazio nei locali di risce poi lo sviluppo di rovi ed altre specie in- ricovero occupati dalle nuove macchine agri- vasive ai margini della legnaia o tra i tronchi cole acquistate. Si determina così nel com- stessi; plesso una percezione visuale molto negati- va, segno di degrado, incuria e scarso rispet- to per l’ambiente. Questo fenomeno appare più diffuso nella fascia di bassa e media valle ed appare particolarmente grave se inserita

69

LINEE GUIDA

Gestione razionale delle aree di pertinenza

a) La gestione di macchine ed attrezzi agricoli

- le macchine agricole devono essere riposte nei fabbricati aziendali adibiti al ricovero delle stesse e non collocate all’esterno;

- evitare assolutamente il deposito di vecchie macchine agricole non più in uso ed ar- rugginite nelle aree esterne;

- qualora si ricorra al temporaneo deposito degli attrezzi in aree esterne, cercare di di- sporle con un certo ordine ed evitare il ricorso a coperture estemporanee con lamiere o teli plastici di colori evidenti;

- valorizzazione di eventuali macchine agricole legate alle epoche passate, con un’adeguata esposizione. Anche queste macchine costituiscono una memoria storica dell’evoluzione della tecnica agricola e del paesaggio. Antichi aratri o macchine per la fienagione a trazione animale, opportunamente riverniciate per prevenire la ruggine, con colori tenui, possono essere esposte nelle aree circostanti le azienda a testimo- niare la lunga tradizione agricola dell’azienda stessa, contribuendo a valorizzarla nel complesso. b) Legnaie

- evitare coperture raffazzonate con ondulati, teli ed altri materiali di recupero;

- mitigare l’effetto delle coperture sovrapponendovi una piccola parte del legname.

- ricercare una disposizione ordinata delle cataste e curare l’area interessata evitando la proliferazione di rovi ed altre specie invasive

c) Azioni di informazione e sensibilizzazione

Occorrono campagne di informazione degli imprenditori agricoli sull’importanza di una razionale gestione delle aree di pertinenza dei fabbricati aziendali. La tendenza delle piccole e medie aziende agricole a sviluppare forme di filiera corta ristabilendo un rap- porto diretto con il consumatore, con la vendita diretta in azienda nonché la diffusione di agriturismi ed altre opportunità di sviluppo proprie della multifunzionalità richiede una gestione razionale delle aree di pertinenza, quale fondamentale biglietto da visita. La dif- fusione di comportamenti virtuosi potrà contribuire un gradevole contesto paesistico, a vantaggio delle sinergie tra turismo sostenibile e settore agricolo.

70

Tavole illustrative- aree di pertinenza dei fabbricati

NO NO

Fig.1- Legnaie coperte con ondulati ed altri lamiere Fig.2 -Legnaia ricoperta con ondulati ed altri materiali di re- cupero più o meno arrugginiti

NO NO Fig.3- Coperture arrugginite e mal posizionate Fig.4- Macchine agricole e pneumatici abbandonati ai margini di un prato, nei pressi del centro aziendale

Fig.6 Legnaia coperta da ondulato, reso quasi impercettibile Fig.5 - Legnaia ordinata e coperta con laminato, so- dalla sovrapposizione di parte del legname a Villar Pellice vrastato da tronchi di larice (Alta Val Chisone), (netta mitigazione dell’impatto) 71

ANALISI DI ALCUNE CRITICITA’: LE RETI ANTIGRANDINE IN FRUTTICOLTURA

Nell’area frutticola della bassa Val Pelli- perti. Per il sostenere la rete si rendono ce si è diffuso l’impiego delle reti anti- necessarie strutture robuste e complesse, grandine in frutticoltura, favorito soprattut- con pali di diametro ed altezza più elevati, to dalle frequenti grandinate che hanno più frequentemente in legno di conifere o interessato la zona nei primi anni 2000 e in cemento, ancoraggi esterni con tiranti dal sostegno economico alla realizzazio- in acciaio. ne degli impianti derivanti da PSR e spe- cifiche Leggi Regionali. Questo sistema di Anche quando i pali siano quelli in legno difesa attivo ha ridotto il ricorso di castagno grezzo, del luogo, la perce- all’assicurazione, che consente di tutelare zione complessiva determinata dalla co- il reddito, ma non di proteggere la produ- pertura con la rete finisce col vanificare zione in caso di grandinate. questi elementi tradizionali. L’impatto vi- sivo colpisce chi percorre le strade se- Questo determina difficoltà nel consoli- condarie che costeggiano gli appezza- damento di rapporti commerciali di lungo menti, ma appare ancora più lampante periodo con gli acquirenti e di fidelizza- quando l’area frutticola viene osservata zione degli stessi, aspetto sempre più im- da punti panoramici sulle vicine propag- portante a seguito del crescente orienta- gini collinari, con l’orizzonte di vista carat- mento verso forme di filiera corta e vendi- terizzato da un mosaico eterogeneo che ta diretta al consumatore. La diffusione rende il paesaggio artefatto. Queste co- delle reti antigrandine, soprattutto nei me- perture costituiscono quindi un “male ne- leti, ha determinato una profonda tra- cessario”, prezioso strumento per garanti- sformazione del paesaggio dell’area frut- re una continuità della produzione e del ticola, con un impatto visivo molto forte, in reddito ai frutticoltori, ma, nel contempo, netto contrasto con gli elementi naturali elemento di forte alterazione del paesag- del frutteto. Le reti più diffuse sono bian- gio agrario tradizionale. che, per il minore ombreggiamento ed il conseguente minor effetto negativo sulla Difficile proporre soluzioni al problema, colorazione dei frutti (soprattutto su Gol- se non attraverso azioni di sensibilizza- den delicious), ma su alcune varietà di zione dei frutticoltori sull’impatto paesisti- melo a buccia rossa (Red delicious) si uti- co di questi interventi ed una riflessione lizzano quelle nere, per la maggiore resi- più approfondita sulla frequenza e diffu- stenza e durata. Le reti di colorazione sione degli eventi grandinigeni sull’area verde, che risulterebbero meno impattanti frutticola in oggetto che negli ultimi 7-8 visivamente, si sono diffuse poco, avendo anni si è ridotta notevolmente. SI ritiene un ombreggiamento lievemente superiore opportuno quantomeno di preservare a quelle bianche e non presentando alcun quelle aree ancora caratterizzate dalla vantaggio rispetto a queste ultime. conservazione degli elementi tradizionali della frutticoltura, in particolare all’interno Recentemente hanno fatto la loro com- di contesti paesistici ancora poco antro- parsa anche impianti con rete antigrandi- pizzati. ne di colore blu, a rendere ancora più va- riopinto il mosaico prodotto dai frutteti co-

72

Tavole illustrative: Reti antigrandine nei frutteti della bassa Val Pellice (Bibiana)

Fig.1- Reti antigrandine bianche in meleto, si- Fig.2- Reti antigrandine nere, con impianto mono- stema più utilizzato filare e reti bianche in secondo piano (a sx)

Fig.3- Unico impianto antigrandine con colora- Fig.4- Impatto delle reti in presenza di sistemi col- zione blu rilevato sul territorio turali complessi (vista frontale)

Figg. 5-6 Area frutticola bibianese, con le ampie superfici monocromatiche delle coperture antigran- dine (Viste panoramiche dalla collina di S. Bernardo) 73

ANALISI DI ALCUNE CRITICITA’: IMPIANTI FOTOVOLTAICI

La crescente diffusione dei pannelli fotovol- Per la natura stessa di questi impianti che taici ha interessato dapprima i tetti di abita- devono essere completamente esposti alla zioni e fabbricati diversi (aspetto approfondito radiazione solare, diventa molto difficile la mi- nel manuale relativo agli edifici) ma, negli ul- tigazione dell’effetto sulla componente visua- timi anni, si è assistito alla comparsa anche le del paesaggio e non è proponibile la coesi- degli impianti “a terra”. L’impatto sul paesag- stenza con l’attività agricola a causa gio dell’area interessata è legato a diversi a- dell’ombreggiamento del suolo sottostante. spetti: Se le dimensioni dell’impianto sono elevate - la colorazione dei pannelli e la superficie ri- si verificano ripercussioni negative anche flettente, quasi sempre in netto contrasto sull’assetto idrogeologico, i pannelli intercet- con i caratteri morfologici dell’esistente; tano l’acqua piovana e ne terminano il rapido - le dimensioni dell’impianto deflusso; nell’area interessata non possono - la necessità di opere accessorie, quali re- essere presenti alberi o coltivazioni che om- cinzioni, basamenti in cemento per il soste- breggerebbero i pannelli e viene quindi a gno dei pannelli,ecc) mancare quell’azione di consolidamento del Queste installazioni, se realizzate in are col- suolo esercitata dagli apparati radicali. Questi linari e montane, possono compromettere elementi determinano un aumento dei feno- ampie viste panoramiche. Inoltre, interessan- meni erosivi, soprattutto nelle aree più decli- do ovviamente i versanti più assolati, sottrag- ve. gono all’attività agricola i terreni più vocati, In linea generale è quindi opportuno evitare già ridimensionati dal continuo consumo di la realizzazione di impianti fotovoltaici a terra, territorio provocato dall’edificazione spesso soprattutto quando questi si inseriscano in irrazionale, aggravando il fenomeno contesti paesistici rilevanti (paesaggi agrari dell’abbandono dell’agricoltura nelle aree tradizionali o naturali). montane. .

ANALISI DI ALCUNE CRITICITA’: LA RACCOLTA RIFIUTI

Le aree destinate alla collocazione Possono essere adottate soluzioni per dei contenitori per la raccolta dei rifiuti, mitigare l’impatto visivo, con la scelta delle hanno aumentato nel tempo la presenza aree che tenga conto anche dell’impatto e sul territorio, a seguito del continuo in- della necessità di preservare vedute panora- cremento di rifiuti prodotti. La raccolta miche significative. Anche la delimitazione differenziata, assolutamente auspicabile, dell’area con siepi o staccionate lignee per- ha moltiplicato il numero di contenitori, mette di ridurre l’impatto visivo. Rimangono ampliando le superfici necessarie ed au- però prioritari una razionale ed efficiente ge- mentando l’impatto visivo. Spesso ven- stione della raccolta rifiuti da parte delle im- gono adottate colorazioni diverse, spesso prese addette ed un corretto comportamento molto nette. e contrastanti, in funzione all’atto del conferimento dei rifiuti da parte dei della tipologia di rifiuto, mentre in altri ca- cittadini. Cassonetti stracolmi e debordanti si la differenziazione è data solo dalle di sacchi, rifiuti ingombranti abbandonati alla specifiche diciture riportate sui cassonetti base degli stessi comunicano fenomeni di stessi, con un impatto più modesto. grave incuria e mancanza di rispetto per l’ambiente.

74

ANALISI DI ALCUNE CRITICITA’: I FABBRICATI DESTINATI ALLE ATTIVITA’ PRODUTTIVE

La realizzazione dei fabbricati destinati alle complesso degli edifici funzionali all’attività attività produttive determina un forte impatto agricola (stalle, celle frigorifere, magazzini e sull’armonia del paesaggio rurale preesistente, ricovero attrezzi) sono spesso utilizzate le a causa di alcune caratteristiche delle tipolo- stesse tipologie costruttive (capannoni in ele- gie costruttive di norma utilizzate: menti prefabbricati). Questi, per la maggiore - grandi volumetrie, spesso fuori scala funzionalità e praticità, hanno sostituito i rispetto al complesso dei fabbricati fabbricati tradizionali, spesso affiancandoli a preesistenti; ridosso della cascina preesistente creando for- ti discontinuità. - coperture piane o inclinazione delle Se la costruzione di nuovi fabbricati è segnale falde minore rispetto ai fabbricati pre- di crescita delle attività produttive e contri- esistenti; buisce a creare nuovi posti di lavoro a van- taggio della popolazione locale con risvolti - colori chiari che accentuano la rifles- ovviamente positivi per l’economia del terri- sione della luce e che mal si integrano torio, queste dinamiche non possono tradursi con gli elementi naturali circostanti; nella continua compromissione dell’armonia Molto spesso rimane il colore grigio del paesaggio, anch’esso risorsa importante chiaro degli elementi prefabbricati; nell’ambito del complesso delle attrazioni tu- - estese aree di pertinenza (parcheggi, ristiche che il territorio offre. viabilità di servizio,..) spesso asfaltate Diventano quindi fondamentali alcuni inter- o con pavimentazione in cemento. venti di mitigazione per attenuare l’effetto vi- sivo dovuto all’inserimento di questi edifici La maggiore concentrazione di questi edifici nel contesto preesistente. si rileva lungo le direttrici principali dei fon- Occorre inoltre preservare contesti rurali di dovalle, in un contesto perturbano. In questo particolare rilevanza paesistica ancora “in- caso l’impatto disarmonico sul paesaggio è contaminati” dalla presenza di questi fab- legato alla visione dall’alto, dai punti pano- bricati, valutando, a fronte di richieste spe- ramici situati sulle prime propaggini collinari cifiche, tipologie costruttive più consone a quelle tradizionali e volumetrie tali da non o sui versanti più in quota, con il netto pas- determinare il marcato effetto fuori scala. saggio dalla trama costituita da coltivi, prati e Se può apparire di non facile soluzione siepi naturali alle estese coperture piane degli l’individuazione del giusto compromesso tra imponenti edifici industriali. crescita l’esigenza di ampliare l’attività produttiva ed dell’attività economica richiede la costruzio- il negativo impatto che ne deriva per il pae- ne di nuovi fabbricati ad hoc, saggio, è necessario quantomeno porsi il pro- Non mancano però anche fabbricati simili in- blema, cosa che in molti contesti non avviene, seriti in contesti rurali o montani, in forma considerando come unico e fondamentale a- più isolata, funzionali all’espansione di attivi- spetto la funzionalità del fabbricato alla speci- tà un tempo realizzate su scala minore (seghe- fica attività produttiva. rie, attività commerciali diverse). Anche nel

75

LINEE GUIDA

Fabbricati per le attività produttive ed aree di pertinenza a) Per le nuove realizzazioni valutare l’impatto dell’inserimento non solo limitat a- mente al contesto attiguo, ma anche le modificazioni indotte sul paesaggio per- cepito da punti panoramici circostanti; b) Utilizzare colorazio ni più scure delle facciate, che riducono la riflessione della l u- ce e si integrano maggiormente con i colori naturali del paesaggio circostante (tonalità dal bruno al rosso, complementari al verde) c) Realizzare siepi miste (essenze arbustive ed arboree ) a delimitare e schermare la vista del fabbricato dall’esterno. Utilizzare essenze vegetali autoctone. La forma della siepe va apportata al contesto paesistico circostante: un andamento lineare è opportuno in presenza di analoghe formazioni nel paesaggio rurale (siepi natu- rali lungo strade e canali rettilinei), altrimenti preferire un andamento più irrego- lare se il territorio è caratterizzato da macchie di vegetazione arbustiva ed arbo- rea senza alcuna geometria d) Utilizzare specie ornamentali rampic anti per il rivestimento delle facciate più e- sposte. e) Nei fabbricati situati nei i fondovalle trasformare le ampie coperture piane in “te t- ti giardino”. La presenza della vegetazione, oltre a mitigare la percezione delle coperture dall’alto, svolge altre importanti funzioni ecologiche (riduce il deflusso dell’acqua verso le reti di smaltimento assorbendo in parte le precipitazioni, ridu- ce le elevate temperature estive grazie all’evapotraspirazione. Con le tecniche at- tuali è possibile la realizzazione di questa soluzione con sovraccarichi molto ridot- ti. e) Maggiore utilizzo del legno nel rivestimento esterno delle facciate, soprattutto nelle aree montane. f) Nelle aree di pertinenza adibite a parcheggio utilizzare pavimentazioni drena n- ti, quali parcheggi rinverditi, di aspetto molto più rurale e meno urbano del ce- mento o dei classici masselli autoboccanti; diversificare la natura delle pavimen- tazioni evitando ampie superfici monocromatiche e monomateriche;

76

DOCUMENTO ESEMPLIFICATIVO PER L’ADEGUAMENTO DELLA NORMATIVA COMUNALE

La salvaguardia degli elementi tradizionali Edilizi Urbani, analogamente agli interventi del paesaggio agrario e forestale trova ri- relativi alla ristrutturazione dei fabbricati. e scontro in diversi strumenti normativi dei Come già sottolineato nello spazio relativo Comuni. agli approfondimenti normativi, questo Il Piano Regolatore Generale è il fondamen- strumento definisce soprattutto aspetti rela- tale strumento di pianificazione del territorio, tivi al dimensionamento degli interventi che individua le aree edificabili e le diverse (rapporti volumetrici, altezze, ecc) e alle di- destinazioni urbanistiche (residenziale, in- stanze minime da tenere rispetto ai confini dustriale, ecc). Troppo spesso è stata ripo- con le proprietà di terzi, alle strade, ma for- sta una scarsa attenzione alla conservazio- nisce poche indicazioni sulla qualità degli ne del paesaggio, con un’espansione delle interventi e sulla necessità di preservare il aree fabbricabili che ha ridotto la superficie paesaggio agrario e naturale. Se la continua agricola utilizzata per le coltivazioni. Questa modificazione del paesaggio da parte competizione ha interessato soprattutto ap- dell’uomo è assolutamente inevitabile, oc- pezzamenti di terreno localizzati nei versanti corre impedire la realizzazione di interventi più assolati, privilegiati dall’edilizia residen- che determinano forti discontinuità nel con- ziale per la favorevole posizione, ma, nel testo preesistente, con una maggiore atten- contempo, maggiormente vocati anche per zione ai materiali impiegati, ai colori, alle fi- le produzioni agricole. Questo fenomeno niture. La realizzazione di un eventuale in- ha determinato un’alterazione diretta del tervento di ristrutturazione o ripristino viene paesaggio agrario, con l’introduzione di tipo- considerato come intervento singolo, se ne logie abitative diversificate e non tradizionali valuta la coerenza con la normativa urbani- in aree essenzialmente rurali, ed ha aggra- stica, soprattutto in termini di dimensioni, vato la già consistente frammentazione fon- volumi, rispetto delle distanze, senza consi- diaria, incentivando ulteriormente derare però il contesto in cui questo è inseri- l’abbandono dell’attività agricola, soprattutto to e l’impatto sul medesimo, se non in ter- nelle aree montane. Il Piano di Coordina- mini molto generici. mento Territoriale della Provincia di Torino Il primo passo per consentire una ha comunque posto un freno al consumo in- razionale conservazione del paesaggio a- discriminato di suolo agricolo grario è costituito dalla conoscenza del terri- In merito al recepimento delle linee guida torio e degli elementi paesaggistici che lo per la realizzazione degli interventi per la caratterizzano. conservazione ed il ripristino degli elementi I manufatti e le linee guida riportati nel tradizionali del paesaggio, occorre distin- presente manuale rappresentano numerosi guere diverse tipologie di interventi proposti, esempi finalizzati a riproporre realizzazioni in relazione agli strumenti normativi che i coerenti con gli elementi tradizionali rilevati Comuni possono utilizzare. sul territorio. Tuttavia non hanno la pretesa di essere esaustivi di tutte le tipologie effet- A) INTERVENTI PER IL RECUPERO E tivamente presenti sulla vasta ed eteroge- RIPRISTINO DI MANUFATTI TRA- nea area del Gal Escartons e Valli Valdesi. DIZIONALI (fontane, recinzioni, Ogni comune deve avviare delle indagini fi- manufatti per l’arredo degli spazi nalizzate ad evidenziare gli elementi carat- comuni…) terizzanti il paesaggio, eventualmente sud- Questi interventi sono comunque as- dividendo il territorio di competenza in sot- soggettati alle prescrizioni dei Regolamenti toaree per la presenza di specifiche caratte- 77

ristiche da salvaguardare. Questa attività - utilizzare additivi specifici per le mal- consentirebbe anche l’individuazione di zo- te impiegate, tali da ridurre l’impatto ne di particolare valenza paesaggistica, do- visivo delle malte stesse e renderne ve si sono conservati elementi di grande il colore più simile a quello della pie- pregio, che dovrebbero essere le prime ad tra che costituisce il manufatto stes- essere tutelate, rispetto ad altri contesti già so; fortemente alterati. - nel ripristino di muri di contenimen- Solo in questo modo diventa possibile to di scarpate e versanti, oltre a privi- una valutazione dell’impatto paesaggistico legiare l’utilizzo di pietra di prove- dei singoli interventi sul contesto ambientale nienza locale, ove questo sia possibi- dell’area, non più considerati solo nella loro le, rispettare le inclinazioni e le altez- singolarità, ma valutati anche in relazione ze dei manufatti preesistenti, onde all’effetto che determinano sul contesto. evitare brusche interruzioni disar- Considerata la complessità e moniche lungo il medesimo tratto; l’eterogeneità dei manufatti tradizionali pre- - laddove si renda necessario senti sul territorio appare comunque assai l’impiego di malte nel ripristino o ri- arduo ricondurre tutti i possibili interventi costruzione di muri di contenimento, che vengono effettuati all’interno di un evitare l’impiego di cemento “a vista” quadro normativo puntuale ed articolato che o ridurne comunque l’impatto visivo tenga conto dell’esigenza di salvaguardare con opportuni accorgimenti (impiego gli elementi tradizionali del paesaggio. Pe- di additivi che inducano una colora- raltro la già complessa normativa edilizia zione molto simile alla tipologia di viene percepita come un pesante vincolo ed pietra utilizzata) ostacolo per numerosi interventi. Tuttavia, oltre agli esempi rappresentati dalle schede 2) Recinzioni: tecniche del presente manuale, possono Ridurre il ricorso alle recinzioni solo ai essere introdotte alcune norme generali fi- casi di effettive e motivate esigenze nalizzate alla conservazione del paesaggio: 2.1 Appezzamenti coltivati - Evitare l’uso di materiali dai colori in- naturali ed in contrasto con il conte- 1) Ripristino/realizzazione di manufatti sto esistente. Utilizzare reti di colore fontane e lavatoi in pietra: verde o di acciaio zincato. - utilizzare pietra di provenienza locale - Evitare l’utilizzo dei pali in cemento dove questo sia ovviamente possibile per il fissaggio ed il sostegno delle - evitare il ricorso alle lastre di pietra reti, ma privilegiare l’impiego dei pali levigata o lucida, che crea una netta in legno di castagno o di conifere contrapposizione con i materiali più - Evitare l’impiego delle “reti da can- grezzi utilizzati in passato e con i tiere”, delle reti elettrosaldate utiliz- manufatti preesistenti. Se è vero che zate per l’edilizia e di ogni altro mate- inevitabilmente il manufatto nuovo ha riale improprio sempre un impatto forte sul contesto - Evitare la realizzazione di recinzioni preesistente, è opportuno ridurre con muretti in cemento o pietrame questo effetto; alla base e collocazione della recin- - per nuove realizzazioni rispettare le zione metallica superiormente forme e le proporzioni delle fontane tradizionali esistenti;

78

2.2 Fabbricati e loro pertinenze appezzamenti coltivati e degli allevamenti esercitata dagli agricoltori. La moderniz- - evitare l’impiego di recinzioni in e- zazione della tecnica colturale con le lementi prefabbricati di cemento ed continue innovazioni introdotte in termini in particolare l’uso di motivi e de- di meccanizzazione, introduzione di nuo- corazioni di fantasia ad imitare aspet- ve colture, specializzazione delle azien- ti naturali (rami, piante) con i quali i de, prima orientate ad una produzione materiali usati non hanno nulla da assai diversificata per l’autosussistenza, spartire; hanno comportato e continuano a deter- - evitare nelle recinzioni in ferro motivi minare tuttora grandi mutamenti nel pae- troppo complessi e decorazioni saggio agrario. Dalla metà del secolo troppo ricche, privilegiando forme più scorso si è verificato un abbandono delle semplificate attività nelle aree marginali più “scomo- - privilegiare l’utilizzo del legno con de”, dove si assiste ad una proliferazione staccionate essenziali di incolti ed un’espansione graduale del - utilizzare tipologie di recinzione coe- bosco che torna a colonizzare aree che renti con il contesto esistente, evi- l’uomo aveva prima reso coltivabili, con tando la proliferazione delle più sva- grandi lavori di dissodamento e spietra- riate forme di recinzioni (non di rado mento. La minore specializzazione ed si osservano nelle borgate ed in par- intensificazione dell’attività agricola ri- ticolare nelle zone di recente edifica- spetto alle aree di pianura ha consentito zione recinzioni con forme, motivi, una maggiore conservazione di elementi materiali e colori estremamente di- tradizionali, ma nel contempo la diffusio- verse l’una dall’altra, nello spazio di ne spesso irrazionale dell’edilizia resi- poche decine di metri, creando mo- denziale, in particolare nelle aree con e- saici disarmonici); levati flussi turistici, ha creato un pae- saggio fortemente disarmonico. Nella fa- 3. Criticità diverse scia di bassa valle si è verificata invece - evitare la realizzazione di impianti fo- un’intensificazione dell’attività agricola (in tovoltaici a terra particolare nella Bassa Val Pellice) con - quando vengano realizzati fabbricati una rapida evoluzione del paesaggio che destinati ad attività produttive in con- ha lasciato poco spazio alla conservazio- testi rurali, adottare gli accorgimenti ne degli elementi più tradizionali. Così, previsti dalle linee guida definite nel nell’arco di pochi decenni le imponenti presente manuale chiome di meli e peri di tantissime varietà diverse, coltivati con sesti molto ampi in promiscuità con le colture erbacee, han- no ceduto il passo alle perfette geometrie dei moderni frutteti, i pali in legno di ca- B) INTERVENTI PER LA SALVA- stagno nei vigneti gradualmente sostituiti GUARDIA ED IL RIPRISTINO DI da quelli in cemento, canali irrigui prima a ELEMENTI NATURALI TRADIZIO- cielo aperto ora per ampi tratti da tuba- NALI DEL PAESAGGIO AGRARIO zioni interrate, introduzione di nuove col- ture ad occupare grandi superfici senza Questi aspetti esulano dal contesto della soluzione di continuità (actinidia). In pra- normativa edilizia comunale, ma rivesto- tica si assiste ad una continua riduzione no grande importanza interessano diret- degli elementi naturali che caratterizza- tamente la normale attività di gestione di vano le aree rurali in passato a favore di

79

un paesaggio sempre più artefatto e Il codice di buone pratiche potrebbe di- semplificato. Tutto questo determina la ventare parte integrante del Regolamen- perdita di un’importante memoria storico- to di Polizia Rurale che disciplina molte- culturale, e l’impossibilità di tramandare plici aspetti dell’attività agricola, con alle generazioni future i segni tangibili l’obiettivo di favorire la corretta applica- dell’evoluzione del territorio, con una for- zione di norme emanate da diversi Enti e te erosione dell’identità dei territori stessi di coniugare l’attività agricola con gli altri e delle popolazioni che vi abitano. ambiti, nel rispetto delle proprietà private, dei diritti di terzi e dell’ambiente. In al- cuni regolamenti modificati ed approvati Codici di “buone pratiche” per la con- negli ultimi anni si fa riferimento anche a servazione del paesaggio agrario finalità tese al mantenimento della cultura e delle tradizioni dell’agricoltura locale Le linee guida proposte dal manuale (es. Comune di Giaveno). Proprio in per la conservazione ed il ripristino di e- quest’ultimo ambito si rileva la coerenza lementi naturali tradizionali nel paesaggio tra questo Regolamento ed il codice pro- rurale possono essere recepite nella for- posto. ma di un “codice di buone pratiche per la L’aspetto critico riguarda poi conservazione degli elementi naturali del l’applicazione del regolamento stesso. paesaggio agrario”, individuando gli in- L’imposizione coercitiva di ulteriori vincoli terventi prioritari in relazione al contesto rispetto alle già numerose normative vi- paesistico dei diversi comuni. genti nel settore agricolo rischia di de- Il codice di buone pratiche sarà costi- terminare atteggiamenti di netto rifiuto tuito dalle linee guida elaborate nel pre- nel mondo agricolo, se non, nelle aree sente manuale, relativamente ai seguenti marginali più svantaggiate, un ulteriore ambiti: scoraggiamento, favorendo così - conservazione/reintroduzione della l’abbandono dell’attività agricola. Queste biodiversità arborea ed arbustiva nei dinamiche finiscono per ostacolare la sistemi colturali formazione di quella “cultura del paesag- - conservazio- gio”, indispensabile per cambiare le cose ne/ripristino/reintroduzione di siepi ed ottenere un miglioramento del conte- arbustivo-arboree lungo canali, ripe, sto paesistico nel mondo rurale. In strade poderali queste situazioni appare prioritario il - contenimento del fenomeno degli in- mantenimento dell’agricoltura, quale fon- colti damentale attività per il presidio del terri- - utilizzo di paleria in legno di castagno torio. per frutteti e vigneti Si rendono quindi necessarie campagne - gestione delle aree di pertinenza dei di informazione e sensibilizzazione sul fabbricati rurali e non territorio dirette ai proprietari di fondi ed edifici, agli agricoltori, primi soggetti cu- Questo strumento consente di fissare alcuni stodi del paesaggio agrario e, nel con- principi fondamentali per la conservazione tempo, artefici delle profonde mutazioni del paesaggio agrario tradizionale. indotte dalla continua evoluzione della tecnica colturale. L’introduzione di queste Il recepimento normativo e le iniziative di nuove disposizioni non deve essere per- sensibilizzazione cepita come l’ennesima complicazione legislativa piena di vincoli, ma come op-

80

portunità per valorizzare meglio il territo- attrattiva per scuole di vario ordine e gra- rio e gli insediamenti che vi insistono. do. Diverse sono le leve che possono essere utilizzate per favorire questo progresso La politica agricola comunitaria sempre culturale e diversi anche i soggetti attivi più attenta al paesaggio nella realizzazione (gli assessori comu- Un altro strumento efficace è costituito da nali, la commissione agricoltura, i tecnici specifiche misure del PSR che prevedo- agricoli che operano sul territorio). Di se- no il sostegno economico ad interventi guito si riportano alcuni spunti di rifles- non produttivi che hanno la principale fi- sione per incentivare la formazione di nalità di reinserire elementi naturali negli una cultura del paesaggio. agro ecosistemi (siepi, fasce tampone, ….). L’incentivo economico ha in alcuni Il paesaggio come prezioso elemento per casi favorito il mantenimento di siepi la multifunzionalità dell’azienda agricola spontanee lungo ripe e canali ad opera di più aziende con fondi attigui, mantenendo Spesso l’agricoltore esercita inconsape- corridoi ecologici dalle molteplici funzioni. volmente questo ruolo o considera di se- E’ ampiamente prevedibile che nella condaria importanza le modificazioni del prossima programmazione della PAC ver- paesaggio che induce con l’esercizio rà data ancor più importanza al paesag- dell’attività agricola, anteponendovi, co- gio. me ovvio, la massimizzazione della pro- Queste misure vanno però opportuna- duzione ottenibile dal proprio fondo. Tut- mente presentate ed illustrate, altrimenti tavia il riconoscimento del ruolo multifun- sono spesso poco considerate dagli agri- zionale dell’azienda agricola ha aperto la coltori, viste le prescrizioni che escludono strada ad una serie di attività connesse qualsiasi intervento a fini produttivi. alla produzione (vendita diretta e trasfor- mazione dei prodotti, attività didattiche, Gratificare i soggetti più virtuosi agriturismo, agriasili, ecc) per le quali il contesto paesaggistico in cui l’azienda La realizzazione di concorsi o l’istituzione opera assume notevole importanza, e- di riconoscimenti per chi si impegna a re- sercitando una maggiore o minore attra- alizzare interventi di ripristino o a man- zione nei confronti dei consumatori che tenere gli elementi tradizionali del pae- ricercano i prodotti direttamente presso il saggio agrario potrebbe essere di incen- centro aziendale e dei potenziali fruitori tivo per il perseguimento degli scopi di dei servizi offerti. Alla valenza del pae- questo lavoro. Nell’ambito delle numero- saggio come bene collettivo per il territo- se manifestazioni enogastronomiche che rio si aggiunge dunque un plusvalore che hanno nelle produzioni tipiche e tradizio- può avere importanti risvolti economici nali il loro punto di forza, si potrebbero i- anche per la singola azienda agricola e, stituire anche concorsi finalizzati al mi- questo secondo elemento di concretezza glioramento del paesaggio, coinvolgendo diventa sicuramente una leva più efficace frazioni e borgate, che non prevedano so- nel promuovere una maggiore attenzione lo l’estemporanea collocazione di fiori in per il paesaggio stesso. L’apertura prossimità delle abitazioni, ma anche il dell’azienda agricola alle attività di for- recupero ed il mantenimento di elementi mazione (fattorie didattiche) vede poi nel- tradizionali del paesaggio agrario. la biodiversità e negli elementi tradiziona- li del paesaggio un ulteriore elemento di

81

Definizione di linee guida per la riqualificazione ed il ripristino di elementi tradizionali del paesaggio agrario e forestale: dallo studio preliminare all’applicazione

Obiettivo: promuovere la conservazione ed il

ripristino del paesaggio agrario e forestale tradizionale

Indagine sul territorio e individua- zione elementi caratterizzanti del paesaggio tradizionale

IL MANUALE: Linee guida per il ripristino e la

conservazione di manufatti ed ele- menti naturali tradizionali

RECEPIMENTO NELLA NORMATIVA COMUNALE (vincolante ai fini della possibilità di utilizzare le risorse che il GAL EVV metterà a disposizione con speci- fici bandi per il ripristino di elementi tra dizionali del paesaggio )

MANUFATTI ELEMENTI NATURALI DEL (muretti di contenimento, recinzio- PAESAGGIO ni, fontane, lavatoi, forni di borga- (biodiversità arborea, siepi natu- ta…) rali, …)

REGOLAMENTO EDILIZIO codice di buone pratiche per la con- COMUNALE servazione del paesaggio (linee guida proposte dal manuale)

Regolamento di Polizia Rurale

Informazione e sensibilizzazione sul territorio

applicazione delle nuove disposizioni

82