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Anno VII N. 60 | Aprile 2018 | ISSN 2431 - 6739 4 Marzo 2018: La passione di Cristo nella storia del cinema le ragioni di una Dai primi tempi della sua storia, il cinema si è interessato alla figura e alle vicende di Gesù Cri- disfatta sto: dalle riprese filmate delle prime Sacre Rappresentazioni alChristus di Giulio Antamoro, dal Giuda di Febo Mari a Il Re dei Re per quanto riguarda il muto; in epoca sonora, dal Vangelo secondo Alla domanda del con- Matteo di Pier Paolo Pasolini (considerato dalla Chiesa il miglior film sulla figura di Cristo) a Il duttore televisivo Gio- Messia di Roberto Rossellini, dai grandi kolossal epico-storici di produzione hollywoodiana al vanni Floris che le Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli, da L’ultima Tentazione di Cristo di Martin Scorsese a The Pas- chiedeva quale fosse sion di Mel Gibson, e tanti altri, fino al recentissimoMaria Maddalena di Garth Davis. In occasio- stato l’errore più grave ne della Pasqua, ecco un excursus di carattere storico sulla figura e l’immagine di Cristo nella commesso da Matteo storia del cinema, dalle origini ai giorni nostri Renzi (intervista che Diari di Cineclub ri- Fin dalla sua nascita e, un Cristo che cambia fisionomia secondo la lo- propone interamente a via via, nel corso del ro sensibilità individuale e secondo i tempi, Marco Asunis pag. 68 vedi sul suo ca- tempo, fino ad oggi, il dallo stile bizantino all’arte Romanica e Gotica, nale YouTube), la sec- cinema si è sempre ac- dal Rinascimento al Barocco, e così via via fino ca risposta di Cecilia Mangini - micidiale come costato alla figura di ai giorni nostri, in un percorso che si svolge pa- un proiettile - è stata: “Perché solo uno?”. La Cristo, anche perché - rallelamente alla storia dell’arte tout-court. L’im- straordinaria combattiva documentarista e foto- come ha avuto occa- magine più autentica di Cristo, però, dovrebbe grafa palesava così, con questa provocatoria ri- sione di affermare il essere quella che risulta indelebilmente im- sposta, il senso di un autentico disastro politico. Nino Genovese regista Damiano Da- pressa nel suo sudario, in quella Santa Sindo- E rimarcava con ciò tanti e tali deleteri errori miani - «è difficile im- ne, oggetto di tanti studi e ricerche da parte di che avevano portato alla disgregazione della si- maginare una sceneggiatura più avvincente numerosi scienziati, che costituirebbe una sor- nistra nel nostro paese, a disperderne un grande del racconto della Passione, ricco com’è di col- ta di lastra fotografica del volto e del corpo di patrimonio storico, identitario, umano e a farne pi di scena, e con un finale memorabile». Ma Gesù (almeno per chi non nutre alcun dubbio un semplice residuo rappresentativo nel Parla- qual era il vero volto di Gesù, il suo reale aspet- sulla sua autenticità). Ed eccoci al cinema, arte mento. Come risultato palese di un percorso to fisico? Chi volesse ricostruirne fedelmente visiva per eccellenza, che, sin dalle origini e dai politico e culturale che aveva allontanato la si- il viso, il colore dei capelli e degli occhi, la sta- primi tempi della sua lunga storia, si interessa nistra dalle aspirazioni tura e la corporatura, – e non avrebbe potuto essere diversamente – vere del popolo. “Per- si accorgerebbe che, alla figura di Gesù Cristo e alla narrazione degli ché solo uno?”, ha rilan- in realtà, non esisto- episodi salienti della sua vita, attraverso le fonti ciato Cecilia Mangini. no ritratti o descri- più attendibili costituite dai quattro Vangeli Se appena appena voles- zioni di Cristo che ri- canonici (ma non mancano vari riferimenti ai simo stare semplicemente salgano all’epoca in cosiddetti Vangeli apocrifi). In principio, furo- nel nostro ambito specifi- cui egli è vissuto; e no le riprese filmate delle “Sacre Rappresenta- co dell’attività culturale ci- neppure nei Vangeli zioni”, i cosiddetti “Tableaux vivents”, che si al- nematografica, come non troviamo alcuna de- lestivano in varie parti d’Europa. La prima fu la considerare ad esempio la scrizione del suo Passion du Christ realizzata, nell’estate del 1897, Legge su cinema e au- aspetto fisico. Tutta- da Albert Kirchner detto Léar, in un terreno in- diovisivo un paradigma via, anche se non esi- colto di Parigi. Poco tempo dopo, ecco La Vie et di scelte deleterie di tal stono informazioni la Passion de Jèsus Christ realizzata dai Fratelli natura, al pari di quelle dirette o documenti Lumière, che, non avendo potuto riprendere che hanno leso diritti figurativi coevi sulle “dal vero” – come avrebbero voluto - la famosa fondamentali nel mon- caratteristiche soma- Passione di Oberammergau, in Baviera, e nep- do del lavoro e della tiche di Gesù, si tratta pure quella di Horitz, in Boemia, ne fecero rea- scuola? Una Legge che “Renzi ha fatto splash” di Pierfrancesco Uva pur sempre di una lizzare un’altra, a Parigi, “spacciandola” per ha badato più alla gran- persona reale, di una quella di Horitz. In effetti, nei primissimi anni cassa della propaganda elettoralistica e a striz- figura umana e quindi, come tale, rappresen- della sua vita, il cinema non si perita di effet- zare l’occhiolino all’industria audiovisiva, ri- tabile. Così, se la vera immagine di Cristo è tuare una sorta di commixtio tra realtà e finzio- ducendo il cinema a bene puramente strumentale quella spirituale, che ogni credente si porta ne, per cui, a volte, diventa “vero” non ciò che lo di interesse economico anziché di formazione nel suo animo, il desiderio di una sua visione è davvero, ma ciò che appare come tale: tant’è critica e crescita culturale. Nel dicembre del reale ben identificata si esplica nell’iconogra- che, fuori dall’Europa, a New York, nel 1898, il 2009, l’allora Presidente della Repubblica fia artistica, tant’è che l’immagine di Cristo è produttore Richard G. Hollamann gira, sulla Giorgio Napolitano inviò una lettera alla FICC stata quella che ha dominato di più la storia terrazza di un albergo, una Passione “fittizia” - Federazione Italiana dei Circoli del Cinema in dell’arte degli ultimi duemila anni: Giotto, (conosciuta come Passion Play), “lanciandola” occasione del 62° anniversario della sua nasci- Brunelleschi, Botticelli, Perugino, Tintoretto, come la “vera ripresa” della Passione di Obbe- ta, in cui sottolineava il valore “del cinema co- Leonardo, Michelangelo, ma anche El Greco, rammergau. Questi filmati erano, o appariva- me bene culturale, grande risorsa, punto di forza Memlig, Hugo Van Der Goes, Rubens, Zurba- no, “documentari”ma il “mago” Georges Méliès, segue a pag. successiva ran, Murillo e tanti altri artisti hanno raffigurato segue a pag. 3

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segue da pag. precedente per le identità e l’immagine dell’Italia in campo Ciao Franceskin, caro ex ministro dei beni internazionale”. In quella lettera evidenziò culturali inoltre quanto l’impegno della FICC, a partire dal dopoguerra, si fosse rivolto alla ‘difesa dei diritti del pubblico, a favore della libera circo- lazione delle opere cinematografiche, della promozione del cinema d’autore e della parte- cipazione anche critica del più vasto pubblico alla produzione filmica.”. Quanta acqua è pas- sata sotto i ponti da allora e quanto sono lonta- ne le parole dell’ex Presidente Napolitano dal nuovo spirito legislativo, che non considera più valore sociale e formativo il ruolo dell’associa- zionismo culturale cinematografico. Nelle ul- time elezioni del 4 Marzo è rimasto sconfitto anche il ministro dei beni culturali Dario Fran- ceschini, addirittura nella sua città di Ferrara. Fino a qualche mese fa l’ex ministro si vantava del grande successo del suo ministero, della Legge per il riordino del settore spettacolo e della Legge su cinema e audiovisivo che porta infatti il suo nome. Così mal concepita quest’ultima che, a più di un anno dall’appro- vazione, è ancora tutta da attuare, sospesa dal- le difficoltà amministrative di una Direzione Generale Cinema aggrovigliata su se stessa. Questa legge dalla FICC e da altri è stata conte- stata proprio per la sua complessa praticabili- tà, che già molti danni sta causando, oltre che per la mancanza di un respiro propriamente culturale. Cultura e diritti della società, del pubblico in quanto società, di cui quasi nessu- no ha parlato nella campagna elettorale più brutta e indigesta della storia repubblicana. Un tema, quello culturale, emerso grazie alla tenacia del regista Citto Maselli, che ne ha vo- luto esaltare la fondamentale importanza poli- Dario Franceschini visto da Pierfrancesco Uva tica attraverso un appello firmato da tantissimi rappresentanti del mondo culturale Probabil- mente bisogna scovare proprio all’interno di quella riflessione collettiva, sottoscritta da cir- ca 450 intellettuali, le ragioni principali di una disfatta elettorale che è prima di tutto sconfit- ta culturale, obbligando tutti noi a un impegno duro per ‘ricostruire un senso comune alterna- tivo al pensiero unico dominante, una nuova e diversa visione della vita e del mondo”. Marco Asunis (Presidente FICC)

Cesare Zavattini Dario Franceschini visto da Luigi Zara 2 [email protected]

segue da pag. 1 Siamo nell’ambito di quella categoria di film che fanno parte dell’immaginario collettivo della inventore del cinema di “fiction”, si accostò cristologici che Remo Romeo (nel suo libro Il gente, sono quelli di carattere «agiografico» anche lui a un famoso passo del Vangelo non Vangelo secondo il cinema, Emanuele Romeo ed «epico-storico», in cui spiccano i grandi tanto per il suo profondo significato religioso Editore, Siracusa 1995) definisce «reinterpre- “kolossal” hollywoodiani, che, in fin dei conti, quanto per la possibilità di realizzare un “ef- tativa», in cui la vicenda terrena di Gesù assu- fetto speciale” ante-litteram, uno dei suoi mira- me un valore paradigmatico, diventa quasi il bolanti (per l’epoca) trucchi di ripresa, realiz- riflesso delle idee dell’autore del film. Rientra- zando, nel 1898, Le Christ marchant sur les eaux no in questa sezione film molto diversi: ad (Cristo che cammina sull’acqua). Vi è, poi, esempio, Il figlio dell’uomo (1954) di Virgilio Sa- Ferdinand Zecca che, insieme con Lucian bel, che (anticipando Pasolini) ha per prota- Nouguet, dirige La vita di Cristo, per la Gau- gonisti i poveri e la gente umile del Gargano; mont, e poi, per la Pathè, La vita e la Passione di La Ricotta di Pier Paolo Pasolini (episodio del N.S. Gesù Cristo, conosciuto come la Passion film RoGoPaG, 1963), molto particolare ed Zecca, primo kolossal di argomento religioso estremamente interessante, sia dal punto di della storia del cinema, a cui si ispirano i suc- vista narrativo che stilistico-espressivo; un cessivi autori di film cristologici. Sempre in capolavoro dello stesso Pasolini come Il Van- Francia, Alice Guy gira, nel 1906, La Vie et la gelo secondo Matteo del 1964, a mio avviso uno Passion de Notre Seigneur Jésus-Christ e Louis dei film più suggestivi e più belli incentrati Feuillade, nel 1910, Le Christ en Croix, e così via. sulla figura di Cristo (ed è anche questa la po- Anche in Inghilterra e in tanti altri Paesi euro- sizione “ufficiale” della Chiesa, che lo conside- pei vengono realizzati diversi film aventi co- ra «il miglior film che sia mai stato realizzato me soggetto queste particolari Passioni, e – na- sulla figura di Cristo»). Infatti, nonostante turalmente – pure negli Stati Uniti (ricordiamo l’autore fosse notoriamente ateo e marxista, Passion play, 1897, di L. J. Vincent; Passion Hol- l’opera costituisce un’interpretazione corret- laman di Sigmund Lubin, The Star of Beth- ta e fedele, ma anche moderna e problemati- lehem, 1912, di Lawrence Marston, ecc.). In Ita- ca, del testo evangelico, rivisitato e trasfigu- lia, nel 1900, viene realizzato il primo (breve) rato attraverso uno stile che si avvale di film sulla vita di Cristo ad opera di Luigi Topi elementi disparati, attinti alla letteratura, alla “Gesù di Nazareth” (1977) di Franco Zeffirelli (con Ezio Cristofari), cui segue, nel 1914, la cultura cinematografica, pittorica, musicale, si prefiggono di fare “spettacolo” anche attra- Passione di Cristo realizzata dalla «Film d’Arte letteraria. Il film si configura come una gran- verso una tematica così profondamente intri- Italiana». Le riprese di “Sacre Rappresenta- de metafora del sottoproletariato mondiale, sa di religiosità e spiritualità: da Il Re dei Re, zioni” furono davvero numerose; ma - per ar- come restituzione di dignità espressiva al diretto nel 1926 da Cecil B. De Mille, che si rivare ad un film che si stacchi dalla staticità mondo dei reietti ed anche come momento di conclude con la prima scena girata in techni- dei “tableaux vivents” e dall’iconografia popo- verifica delle potenzialità liberatorie del- cri color della storia del cinema, che vede rappre- lare delle immaginette e della tradizione pit- stianesimo evangelico, contrapposto alla sentata la Passione di Cristo (e, quindi, il colo- torica, dando vita a una personale ed origina- Chiesa come struttura ed istituzione; il Cri- re assume un valore simbolico), allo stesso le rilettura dei testi evangelici – bisognerà film rifatto, nel 1961, da Nicholas Ray (King of aspettare il Christus realizzato, tra il 1915 e il the Kings, con Cristo interpretato da Jeffrey 1916, dal Conte Giulio Antamoro per la Cines Hunter) e a La più grande storia mai raccontata di Roma, sulla scorta di un “Poema iconogra- (The Greatest Story Ever Told, 1965) di George fico in tre Misteri” scritto da Fausto Salvatori, Stevens, derivato non direttamente dai Van- con l’interpretazione di Alberto Pasquali geli, ma da un romanzo americano di Fulton (Gesù) e Leda Gys (Maria). Dopo il periodo Oursler, con un Cristo cui presta il suo volto della prima guerra mondiale, risulta partico- l’attore svedese Max Von Sydow; si tratta di larmente interessante il film Giuda, diretto ed un film che non vuole in nessun modo urtare interpretato nel 1919 dal messinese Febo Mari la sensibilità dell’americano medio: così, (al secolo Alfredo Rodriguez), in cui l’autore Gesù non ha fratelli e sorelle perché ciò avreb- inventa di sana pianta una storia tutta incen- be potuto offendere i cattolici (ma questo è un trata sui rapporti tra Giuda, Maria Maddalena dato comune a molti altri film cristologici), i e Gesù, presentato per la prima volta come un miracoli sono ridotti al minimo per non infa- rivoluzionario: in questo senso, il film di Febo stidire gli agnostici, nel Sinedrio la folla che si Mari rivela la grande capacità inventiva e cre- scaglia contro Gesù è soltanto a metà per evi- ativa dell’attore e regista messinese, che è il tare l’accusa di antisemitismo, e quando Laz- primo in assoluto ad anticipare le varie inter- zaro, che Stevens identifica con il giovane ric- pretazioni “eterodosse” della figura di Cristo “La più grande storia mai raccontata” (1965) di George co, chiede se la ricchezza sia un delitto, Gesù che, nel corso del tempo, riguarderanno molti Stevens gli risponde che non lo è, anche se talvolta può libri, alcuni quadri (tra gli altri, la famosa Ulti- sto di Pasolini, interpretato dal volto “norma- essere un peso: e ciò, certamente, per non es- ma cena di Leonardo da Vinci, spunto di fan- le”, scarno e sofferto, dello studente catalano sere tacciato di idee antiamericane, dato che tasiose e fortunate invenzioni romanzesche, Enrique Irazochi, molto lontano dall’icono- sul guadagno, sul profitto, sul compenso e sul come quella di Dan Brown nel noto Il Codice da grafia tradizionale, è un Cristo combattivo, business si basa, in genere, il modus vivendi et Vinci, da cui è stato tratto il film omonimo di- radicale contestatore del potere, che risente operandi di quella società. E sono anche questi retto da Ron Howard) e – naturalmente – an- dei fermenti innovativi dell’epoca conciliare e i film in cui – guarda caso! – Gesù è quasi che diversi film: pensiamo, per esempio, a giovannea, ma che rispecchia soprattutto la sempre rappresentato con capelli biondi ed L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese, ri- stessa vocazione allo “scandalo” di Pasolini, occhi azzurri!. A questi film si può anche acco- salente al 1988, in cui il regista italo-americano si intellettuale polemico “controcorrente”. Gira- stare il Gesù di Nazareth del nostro Franco Zeffi- sofferma soprattutto sul Cristo uomo, su quella to nella stupenda cornice dei Sassi di Matera, relli (realizzato per la televisione e poi “ridotto” che avrebbe potuto essere la sua vita “normale” se vince il Premio O.C.I.C. (Office Catholique In- per il cinema, con Robert Powell nei panni di non avesse dovuto affrontare il supremo sacrifi- ternational du Cinéma) alla Mostra di Vene- Gesù), che espone i fatti evangelici secondo cio della croce per la redenzione dell’umanità. zia del 1964. Ma i film più popolari e conosciuti, segue a pag. successiva 3 n. 60

segue da pag. precedente Koster, primo film in Cinemascope; Barabba “sperimentale” The Garden (1990) di Derek Jar- le linee più care alla tradizione e all’iconografia (1962) di Richard Fleisher; due film di Luis man. Che l’interesse per questa tematica si ve- popolare, con completezza e precisione (è Buñuel (Nazarin e La Via Lattea); due film di Je- rifichi costantemente nel corso del tempo, è di- forse il film più ampio e completo incentrato an Luc Godard (Passion e Je vous salue, Marie); mostrato dall’ultimissimo film, uscito proprio sulla vita e la figura di Cristo), ma anche con il rigoroso, astratto ed essenziale Il bacio di in questi ultimi giorni, diretto dall’australiano grande sfarzo e con la presenza di quelle sce- Giuda (1988) di Paolo Benvenuti; il parodistico Garth Davis (produzione GB, Usa e Australia), ne spettacolari molto care ai film destinati a e surreale Brian di Nazareth (1980) dell’inglese dal titolo Maria Maddalena (girato anche a Na- un mercato “internazionale”; invece, Roberto poli). Ora, è vero che il regista sposta l’atten- Rossellini si cimenta, nel 1975, con Il Messia, zione su una delle figure più enigmatiche e in- film molto scarno e “poetico”, che può anche comprese del Vangelo, solo recentemente ricordare Pasolini per il modo in cui presenta riabilitata dalla Chiesa e, addirittura, santifica- l’immagine di Cristo, ma non è tra le sue mi- ta, senza essere più identificata con la prostitu- gliori opere. Da ricordare, poi, un film insolito ta che Gesù salvò dal peccato; ma è anche vero ed originale, come L’ultima tentazione di Cristo che questa giovane donna (interpretata da Ro- (The Last Temptation of Christ, 1987) di Mar- oney Mara), alla ricerca di una nuova vita libera tin Scorsese, con William Dafoe nel ruolo di dai condizionamenti della società patriarcale, Gesù, tratto dal romanzo del greco Nikos Ka- trova l’occasione per intraprendere il suo cam- zantzakis, in cui emergono i dubbi e le “tenta- mino di crescita proprio grazie al nuovo movi- zioni” del Cristo-Uomo, che immagina una vi- mento religioso e sociale fondato da Gesù di ta “normale” di sposo e padre. Al canadese “Il Vangelo secondo Matteo” (1964) da Pier Paolo Nazareth (lo interpreta Joaquin Phoenix), per Norman Jewison si deve un’altra insolita, ma Pasolini cui, anche in questo film, la figura di Cristo -as efficace e suggestiva “operazione” sulla figura Terry Jones; il divertente Il ladrone (1979) di Pa- sume una sua notevole rilevanza (sia pure di Cristo, con la realizzazione, nel 1973, del fa- squale Festa Campanile, con Enrico Montesa- maggiormente calibrata attraverso il rapporto moso “musical” Jesus Christ Superstar, tratto no nel ruolo di Caleb, il “buon ladrone” crocifis- con Maria Maddalena, che diventa il punto di dall’opera rock inglese di Tim Rice e Andrew so insieme a Gesù, che, quando quest’ultimo vista dal quale viene osservata la vicenda “ter- Lloyd Webber, con Ted Neeley nel ruolo di gli promette il Paradiso, gli risponde: «Grazie rena” di Gesù, fino alla Passione e alla Resurre- Cristo, che sarebbe poi stato il protagonista Signore, vai pure avanti Tu!»; L’Inchiesta (1986) zione, peraltro, condensate in pochi minuti e anche di una delle diverse trasposizioni tea- di Damiano Damiani, sull’immaginaria inda- in poche scene. Infine, vogliamo ricordare an- trali del messinese Massimo Romeo Piparo; gine che il romano Tauro effettua in Palestina, che quei film che tentano di ricostruire i primi un altro “musical” è il meno noto Godspell di subito dopo la Resurrezione di Cristo; Secondo anni della vita di Gesù, di cui i Vangeli non David Greene (sempre del 1973). Ed ecco il di- Ponzio Pilato (1987) di Luigi Magni, incentrato parlano: come I Giardini dell’Eden (1998) di scusso The Passion / La Passione di Cristo (2004) più sulla figura di Pilato (Nino Manfredi) che Alessandro D’Alatri, oppure – per quanto ri- di Mel Gibson, girato – come il Vangelo di Pa- non su quella di Cristo; e, infine, Su Re (2013), guarda i film televisivi – la miniserie Un bambi- solini – nella suggestiva cornice di Matera (co- scritto e diretto da Giovanni Columbu, film no di nome Gesù (1987) girato da Franco Rossi me era avvenuto, a suo tempo, per il film di straordinario, davvero poco visto, girato in per Canale 5, diviso in due parti, cui seguono, Pasolini) con James Caviezel nel ruolo del Re- Sardegna, con un Cristo (come quello di Pasoli- nel 1989, altre due parti (L’Attesa - Il Mistero). Ma dentore, molto attento al rigore filologico (è – in questa sede – non è possibile sof- parlato in aramaico e in latino), ma voluta- fermarsi sui pur numerosi (e, a vol- mente truculento e grondante di sangue, in ta, anche pregevoli) film televisivi. cui colpisce soprattutto la violenza di molte Così come, pur senza indicare i film scene: un realismo voluto, forse eccessivo, che prodotti per la TV, è ugualmente im- diventa iperrealismo e – come tale, parados- possibile citare tutti i film di caratte- salmente – finisce con il risultare meno effica- re cristologico, dato che sono circa ce di immagini più attutite e soft, come ad 200 (ma il numero – se si vuol tenere esempio quelle del film di Pasolini. E – nono- conto di tutti i film in cui la figura di stante la serietà del tema – non poteva manca- Cristo rimane sullo sfondo o costitu- re ugualmente qualche parodia, come quella isce un riferimento solo indiretto – è che il gruppo comico inglese Monty Python approssimativo per difetto)! E tutta- realizza, nel 1979, con il film Brian di Nazareth “Maria Maddalena” (2018) di Garth Davis via, dalla nostra lunga “carrellata” si (Monty Phython’s Life of Brian), diretto da può dedurre come la figura di Gesù Terry Jones: criticato dalle autorità religiose e ni) molto lontano dall’iconografia pittorica e abbia accompagnato il cinema nel corso degli censurato in alcuni Paesi (in Italia uscirà con cinematografica, le cui ultime ore sono traspo- anni, dagli albori e dai primi tempi fino ad oggi, ben 12 anni di ritardo!), è una divertente sati- ste in una dimensione onirica. Cristi “contem- introducendo nella sua rappresentazione filmi- ra non tanto della figura di Gesù quanto, poranei” sono quello interpretato da Beppe ca nuovi significati e interpretazioni dei raccon- tutt’al più, di ogni fanatismo ed integralismo Grillo (sì, proprio lui!...) in Cercasi Gesù (1982) di ti evangelici e risultando – in tal modo – uno religioso. Da notare, ancora, che - sia durante Luigi Comencini, e il Joan Lui (1985) di e con specchio, un riflesso del periodo storico in cui il periodo del muto, sia in epoca sonora – vi Adriano Celentano; ma anche il protagonista sono stati realizzati: come avviene, d’altronde, sono diversi film in cui la figura di Cristo vie- africano di Seduto alla sua destra (1968) di Vale- per qualsiasi film!... Per concludere con le parole ne vista di scorcio, sullo sfondo di altre vicen- rio Zurlini, e il Jesus of Montreal (1989) del cana- di Marco Bongioanni, possiamo anche afferma- de che assumono una maggiore rilevanza, e dese Denys Arcand; vi è anche un Gesù inter- re che «la presenza fisica e la vicenda storica di sono talmente numerosi che potrebbero co- pretato da Mino Reitano in un particolarissimo Gesù narrativamente configurabili sono, dopo- stituire un capitolo a parte. Ed ecco due episo- film di Pier Carpi dal titolo Povero Cristo (1975); tutto, aspetti secondari. Primario è l’annuncio di dei filmCivilization di Thomas Ince e Intole- ed alcuni episodi della vita di Gesù e dei suoi che dopo di lui tutto investe e purifica e per cui rance di David W. Griffith, entrambi del 1916; rapporti con Maria Maddalena, trasposti in egli è presente in ogni bellezza e verità di uomi- un film di Carl Theodor Dreyer, Pagine dal li- epoca moderna, tra hippies, prostitute e “ma- ni e cose. Sotto questo profilo, tutto l’autentico bro di Satana, del 1920; il già citato Giuda (1918) gnacci”, sono quelli raccontati nell’invisibile cinema può essere letto come parabola di Cristo, di Febo Mari; Ben Hur (1925) di Fred Niblo, poi ed introvabile Macrò - Giuda uccide il venerdì e accolto come sua parola». Aggiungiamo: an- ripreso, nel 1961, da William Wyler; Quo vadis? (1974) di Stelvio Massi; così come in epoca mo- che da parte di chi non è credente! (1951) di Melvin Le Roy; La Tunica (1953) di Henry derna agiscono la Madonna e Gesù nel film Nino Genovese 4 [email protected] Tavola rotonda: “LA RICERCA DEL DIVINO NEL CINEMA” e la presentazione del libro di padre Virgilio Fantuzzi “Luci in Sala” Fantuzzi, Bergoglio e Gelsomina Nel tardo pomeriggio libro, in un clima che di sabato 10 marzo spesso ha toccato la u.s., il freddo non invo- commozione. A me era gliava a uscire di casa. stato chiesto di accen- Eppure sono stati in nare alla “cinefilia” di tanti, da Roma e non papa Bergoglio – altro solo, a recarsi a Villa gesuita – attestata in Marco Vanelli Malta dove ha sede la più occasioni nelle in- «Civiltà Cattolica». L’oc- terviste, nei discorsi e casione era la presentazione dell’ultimo volu- perfino in un -docu me di padre Virgilio Fantuzzi, Luce in sala. La mento pontificio Amo( - ricerca del divino nel cinema1, una raccolta di ris laetitia, 2016, n. 129), saggi scritti negli ultimi anni dallo storico cri- in relazione alla sua tico della prestigiosa rivista dei Gesuiti. Ros- predilezione per La sellini, Fellini, Pasolini, Bertolucci, Olmi sono strada di Fellini, di cui La Civiltà Cattolica. Tavola rotonda “LA RICERCA DEL DIVINO NEL CINEMA” solo alcuni dei grandi registi di cui Fantuzzi Fantuzzi parla in uno Roma 10 marzo 2018. Da sx Adriano Arpà, storico del cinema; Marco Vanelli, nel libro analizza le opere, forte anche dell’a- dei saggi presenti nel direttore della rivista “Cabiria”, studi di cinema; Iacopo Scaramuzzi, vaticanista; 2 micizia con ognuno di essi che gli ha permes- libro . Perciò mi sono P.Federico Lombardi S.I., presidente della Fondazione Benedetto XVI; Paolo so di verificare, discutere e a volte anche con- lasciato condurre dai Benvenuti, regista (foto di Franco Mariotti) traddire di persona le loro intenzioni in miei ricordi personali merito alla «ricerca del sacro» nei loro film. Il intorno a quel capolavoro della storia del cine- portavano spesso al cinema3. titolo scelto per il libro è un paradosso: per ve- ma, ricordi che si intrecciano con la mia espe- dere bene un film è necessario che in sala ci rienza formativa di cristiano e di critico e che Mi tornavano alla memoria le pagine di un al- sia il buio, sì che il fascio di luce del proiettore vedono coinvolti due “Piccoli Fratelli” di Char- tro cinefilo, il grande narratore argentino Ma- investa lo schermo. Ma da lì, nuel Puig che nel suo prezioso dalle immagini del film, c’è libretto Gli occhi di Greta Garbo4 un’altra luce, riflessa, che si ri- descrive l’entusiasmo conta- versa sugli spettatori, nei loro gioso che, negli anni del dopo- visi incantati, nelle loro menti, guerra, gli immigrati italiani nel loro spirito. E spesso in dimostravano quando sugli quella luce è possibile scorgere schermi di Buenos Aires arri- un ulteriore riflesso di una luce, vavano i film neorealisti. Fra di questa volta divina, che difficil- loro c’era da immaginarsi an- mente lascia indifferenti gli ar- che il ragazzo Bergoglio che tisti, credenti o meno che siano. andava al cinema con i suoi ge- Proprio questo Fantuzzi (classe nitori e vedeva la rappresenta- 1937) in tanti anni di studio ha zione di un paese, l’Italia, se- sempre cercato di individuare midistrutto ma solidale e vivo andando al cinema: le tracce di cui in casa doveva aver senti- della vera creazione artistica to raccontare e mitizzare. Non che, spesso inconsapevolmente, mi stupiva che il papa si soffer- mostrano l’uomo come creatura masse a citare proprio La stra- bisognosa di amore umano e da: è lo stesso titolo che ho avu- trascendente, di verità assoluta to modo di sentir ripetere, da o relativa, di senso ultimo o pe- giovane, nei discorsi di molti nultimo. Per parlare di tutto Gelsomina (Giulietta Masina) in “La strada” (1954) di Federico Fellini adulti del mio ambiente par- questo era stata organizzata una tavola roton- les de Foucauld e tre membri della Compa- rocchiale: pur non essendo dei cinefili né dei da moderata dal vaticanista Iacopo Scara- gnia di Gesù. Quanto segue è, più o meno, frequentatori abituali delle sale, tutti citavano muzzi a cui erano presenti padre Federico quanto ho detto in quella sede. Leggendo l’in- sempre il “dialogo del sassolino”, cioè quel Lombardi, lo storico del cinema Adriano Aprà tervista che papa Francesco ha rilasciato ad momento in cui il Matto fa capire a Gelsomi- e lo scrivente. Ai presenti che affollavano la sa- Antonio Spadaro, direttore della «Civiltà Cat- na che se tutto ha senso nel mondo, anche una la è stato offerto a più voci un ritratto dell’au- tolica», dopo pochi mesi dalla sua elezione, la pietruzza qualunque, pure lei, apparente- tore e dell’ambiente culturale in cui si è for- prima cosa che allora mi ha colpì fu un’ina- mente inutile, deve servire a qualcosa. O a mato, grazie ai ricordi di padre Lombardi, spettata dichiarazione di interesse per il cine- qualcuno. Dice il personaggio interpretato da anch’egli gesuita, che prima di essere diretto- ma: Richard Basehart, e doppiato da Stefano Si- re della sala stampa della Santa Sede è stato baldi con forte accento toscano: «Io sono per anni una delle firme della «Civiltà Cattoli- Dovremmo anche parlare del cinema. La strada di ignorante –– ma ho letto qualche libro. Tu non ca», ma anche grazie alla memoria dell’amico Fellini è il film che forse ho amato di più. Mi identi- ci crederai, ma tutto quello che c’è a questo Aprà che, pur provenendo da un altro ambito, fico con quel film, nel quale c’è un implicito riferi- mondo serve a qualcosa. Ecco, prendi... quel ha frequentato gli stessi amori cinematografi- mento a san Francesco. Credo poi di aver visto tutti sasso lì, per esempio. Questo, uno qualunque. ci di Fantuzzi. Oltre alla stima per lo studioso i film con Anna Magnani e Aldo Fabrizi quando Beh, anche questo serve a qualcosa, anche e per il critico, emergeva di continuo dagli in- avevo tra i 10 e 12 anni. Un altro film che ho molto segue a pag. successiva terventi l’affetto dei relatori per l’autore del amato è Roma città aperta. Devo la mia cultura ci- nematografica soprattutto ai miei genitori che ci 3 A. Spadaro, Intervista a papa Francesco, «La 1 Àncora-La Civiltà Cattolica, Milano 2018, Civiltà Cattolica», 3918, 19 settembre 2013, p. 472. pp. 200, € 18,00 2 Al circo con Fellini, pp. 33-47. 4 Leonardo, 1991. 5 n. 60

segue da pag. precedente potrebbe dire, Dio interviene nella loro vita. agitata, da non lasciarmi la libertà d’interessarmi questo sassetto!». «E a cosa serve?», chiede Quel raggio di luce che scende, di notte, sulla ad altre storie. confusa Gelsomina. E lui riprende, un po’ spa- piccola pietra, mi ha sconvolto. Carlo mi mostrava la faccia di Gelsomina in quelle zientito, ma poi subito ispirato: «Serve... Ma - È il discorso che il Matto fa a Gelsomina a illustrazioni che si vedono nelle halls dei cine, come che ne so io? Se lo sapessi sarei... il Padreter- proposito del sasso: tutto deve avere un senso un documento della sua decisione. [...] Il film di Fel- no, che sa tutto: quando nasci, quando mòri... nel mondo, quindi anche quel sassolino... lini era la sua storia: mi raccontò al suo arrivo il e chi può saperlo? No, ’un lo so a cosa serve - ...anche il sassolino per terra può riflettere la contenuto del film, lo aveva impressionato molto il questo sasso, ma a qualcosa deve servire, per- luce, e quindi diventa interessante, diventa dialogo notturno di Gelsomina con il pagliaccio: ché se questo è inutile, allora è inutile tutto, qualcosa che ti parla. Io ho rivissuto questa «Vedi – dice il giovane, di cui non ricordo il nome, a anche le stelle. Almeno credo. E anche tu, an- storia in diverse tappe con una ragazza del Gelsomina – questo è un sasso della strada, nessuno che tu servi a qualcosa». Venezuela che mi ha fatto ricordare del film di lo raccoglie, nessuno si ferma a guardarlo, eppure Frequentando altri testimoni della fede nella Fellini. Mi sono detto: guarda, questa è una la luce delle stelle si posa su di lui, e allora diventa mia città, Lucca, ho avuto la fortuna di cono- Gelsomina che comincia a sentire di esistere e importante»6. scere anche Arturo Paoli (1912-2015), figura per lei questo è una sorpresa, è come una di- centrale non solo per la chiesa locale, ma per mensione che non aveva mai scoperto5. Se Arturo ne sarà sconvolto, per Carlo addirit- la comunità civile tutta, grazie al suo impegno tura La strada rappresentava «un documento e coraggio dimostrato a favore degli ebrei du- «Quel raggio di luce – dice fratel Arturo – che della sua decisione». Immaginiamo la scena rante la persecuzione nazista che lo ha porta- scende, di notte, sulla piccola pietra, mi ha di quest’uomo che arriva in un avamposto tra to a essere dichiarato Giusto fra le Nazioni. In sconvolto». Di nuovo quel passaggio, caro a le dune del Sahara e porta con sé in valigia occasione del suo centesimo compleanno, eb- tanti cristiani che, prima del Concilio, quando delle camicie multicolori e delle fotobuste con bi occasione di intervistarlo a il viso di Gelsomina, quasi mo- proposito del cinema, avendo derni santini, per far conosce- trovato spesso nei suoi testi di re al confratello la coincidenza spiritualità inaspettate citazio- tra quel film e la sua propria ni filmiche. Dopo essere stato storia: anche Carlo Carretto responsabile nazionale dell’A- doveva aver scoperto di essere zione Cattolica, per alcune di- un sassolino amato da Dio e vergenze Paoli fu poi mandato pronto a riflettere la luce della come cappellano degli emigran- luna nella notte del mondo. Ve- ti italiani in Argentina (di nuo- nendo alla mia formazione di vo...) per poi diventare un Picco- critico, devo ricordare gli anni lo Fratello, facendo esperienza di studio con padre Nazareno nel deserto del Sahara e poi in Taddei (1920-2006), il gesuita Sudamerica, prima di tornare che per primo in Italia ha af- negli ultimi anni nella sua città frontato il cinema con un ap- natale dove l’ho frequentato. proccio scientifico, mettendo Merita riportare questo passag- la sua missione presbiterale a gio della chiacchierata che ebbi servizio di uno spettatore sem- con lui: pre più consapevole di fronte allo schermo. Nei corsi che, - Tu hai conosciuto Fellini... ventenne, ho frequentato con - Sì. Fu grazie a padre René lui, La strada era una sorta di Voillaume, nostro superiore generale, che mi ancora lo sguardo della chiesa sul cinema era “libro di testo” per conoscere il linguaggio fil- chiese di prendere contatto con lui per pro- fatto più di sospetti e condanne che di dialo- mico, la struttura del racconto, la lettura che porgli di fare un film sulla vita così avventuro- go, vi hanno visto un’occasione di crescita per potevamo farne per comprendere la più inti- sa del nostro fondatore Charles de Foucauld. la loro fede offerta da un vero artista del cine- ma intenzione comunicativa di Fellini. Grazie Era un sogno di Voillaume. Allora io feci di ma anziché dalle pagine di qualche mistico. alle neonate videocassette, Taddei procedeva tutto per fissare un appuntamento. Fellini si Per Arturo Paoli l’occasione per imbattersi in inquadratura per inquadratura a mostrarci interessò molto di questa storia che non cono- quel film gli venne da un altro grande/Piccolo come Gelsomina e Zampanò fossero entram- sceva, ma mi disse che non possedeva quello Fratello, quel Carlo Carretto (1910-1988) con bi protagonisti della pellicola, come entrambi sfondo, quella cultura religiosa necessaria per cui anni dopo racconta di essersi presentato a avessero un proprio cambiamento nel corso mettere in evidenza gli aspetti di fede che per bussare alla porta di Fellini. È quanto ho sco- del racconto, un itinerario spirituale che per noi erano i più importanti. «Io vi indicherei perto attraverso una testimonianza scritta da lei passa per la consapevolezza datale dal Mat- Rossellini – ci disse – perché lui ha un tempe- Arturo per ricordare Carretto durante gli anni to grazie al sasso e per lui, misteriosamente, ramento religioso...». condivisi a El Abiodh, in Algeria, nell’espe- dal sacrificio di lei, che lo porta ad aprire gli - È vero, ma anche Fellini lo aveva... rienza di noviziato fatta nel deserto: occhi verso una dimensione della vita fino ad - Sì, il suo capolavoro mai più raggiunto è La allora del tutto ignorata. Per tornare al sasso- strada. Ricordo benissimo Carlo che appena arrivato [a lino, Taddei pur rilevandone tutta l’importan- - Ne La strada ci sono tanti temi cristiani... El-Abiodh] sfa la sua (o le sue, per essere esatto) va- za tematica evidenziava anche la minore riu- - Soprattutto l’evoluzione, la rinascita di quei ligia. Ne escono fuori delle splendide camicie di seta scita cinematografica di quel passaggio, più personaggi che appartengono a un’umanità o di nylon, che rivedo ancora nei loro colori sma- verbale che propriamente iconico, quasi po- un po’ scartata, fuori dalla normalità: i prota- glianti, e delle foto del film La strada di Fellini. sticcio pur essendo «l’apice tematico» del film: gonisti sono due persone che la società non Ignoravo il film di Fellini perché mancavo da due considera. anni dall’Italia, e la mia storia interiore era così Narrativamente la figura del Matto è perfetta- - Sono gli umili. 5 M. Vanelli, Il sasso di Gelsomina. Una con- mente sviluppata e incarnata nella struttura del film; - È sì, gli umili: è ciò che mi ha interessato versazione sul cinema con Arturo, «Oreundici», n. 9, set- segue a pag. successiva profondamente, ecco. E soprattutto la loro tembre 2015, p. 20 (l’intervista si svolse nell’ottobre 2012 6 Testimonianza di Arturo Paoli, in: Carlo presa di coscienza. Ciò che mi ricordo e sem- per far parte del video Dialogando con fratel Arturo rea- Carretto, El-Abiodh diario spirituale 1954-1955, Cittadel- pre ho tenuto presente è il momento in cui, si lizzato in occasione del suo centenario). la Editore, Assisi 1990, pp. 177-178. 6 [email protected] segue da pag. precedente merita tornare alla cinefilia di Bergoglio da Abbiamo ricevuto cinematograficamente [...] la sua resa non è altret- cui siamo partiti. Un’ulteriore bella testimo- tanto felice. Infatti la funzione tematica (e quindi nianza ce l’ha offerta anche nell’omelia della strutturale) è espressa più dalle parole che dalla Pasqua 2017 dove, guarda caso, il papa ritorna Luce in sala struttura cinematografica delle immagini. Ci rife- sulla questione del sassolino de La strada. De- riamo al discorso del sassolino (che costituisce l’api- vo dire che sulla stampa nessuno si è accorto La ricerca del divino nel ce tematico), il quale, a differenza di tutto il resto di quel riferimento9, che invece un tempo non cinema del film, rimane un discorso cinematograficamente sarebbe passato inosservato a Carretto, Paoli, appiccicato alle immagini e non fluente da esse. Se- Taddei e perfino al mio vecchio parroco, ai ca- Virgilio Fantuzzi gno evidente che Fellini lo ha inserito in un secondo techisti e animatori che ho avuto e che certo tempo quando ormai il grosso della storia era già non si occupavano abitualmente di cinema. nato, quasi a rendere più esplicito il senso tematico Dice il papa in quell’omelia mescolando la me- del film che in un primo tempo o non era esatta- tafora vetero e neo testamentaria della «pietra mente lo stesso o non era chiaramente intuito o in- scartata dai costruttori» che «è divenuta te- teso così come invece risulta ora7. stata d’angolo» (cfr. Sal 117; Mt 21,42; Mc 12,10; Lc 20,17; At 4,11) con quella offerta dal Matto: Fantuzzi, nel libro, fa leva invece sul riferi- mento francescano che il papa scorge ne La E anche noi, sassolini per terra, in questa terra di strada e ciò gli permette di creare un paragone dolore, di tragedie, con la fede nel Cristo Risorto ab- con un’altra sua stella polare nel firmamento biamo un senso, in mezzo a tante calamità. Il senso cinematografico: Roberto Rossellini. Come di guardare oltre, il senso di dire: «Guarda non c’è sappiamo Fellini è stato assistente e sceneg- un muro; c’è un orizzonte, c’è la vita, c’è la gioia, c’è giatore del fondatore del Neorealismo e con la croce con questa ambivalenza. Guarda avanti, lui ha scritto Francesco giullare di Dio, ispirato non chiuderti. Tu sassolino, hai un senso nella vita alle narrazioni dei Fioretti e della Vita di Frate perché sei un sassolino presso quel sasso, quella pie- Ginepro. Uno degli episodi più memorabili del tra che la malvagità del peccato ha scartato». Cosa film vede il semplice e sprovveduto fra Gine- ci dice la Chiesa oggi davanti a tante tragedie? pro, interpretato da un vero frate, scontrarsi Questo, semplicemente. La pietra scartata non ri- con il tiranno Nicolaio, cui dà corpo e voce un sulta veramente scartata. I sassolini che credono e navigato Aldo Fabrizi, la cui «consumatissima si attaccano a quella pietra non sono scartati, han- arte scenica, sembra tracimare al di là dello no un senso e con questo sentimento la Chiesa ripete schermo», come scrive Fantuzzi. dal profondo del cuore: «Cristo è risorto»10.

Di fronte a lui [sta] il fraticello, che non è nient’altro al di La ricerca del divino nel cinema avviene tra la fuori di quello che è, polvere e il fango. Così l’hanno intesa i maestri ed è spinto dalla sua del cinema italiano (Rossellini, Fellini, Pasoli- umiltà a farsi anco- ni...), che con le loro opere si sono chinati sulle ra più piccolo di vittime della guerra, sui derelitti, sugli esclusi. quello che può sem- L’amore di san Francesco per gli ultimi, Fellini brare. Impossibile che fruga tra gli anfratti delle notti romane per rendere qui a parole ricavarne qualcosa di prezioso, i diseredati di il senso di questo Pasolini assetati di redenzione... Bertolucci e scontro che fa gran- Bellocchio non sono da meno quando cercano de il film di Rosselli- di strappare il velo dell’ipocrisia che avvolge il ni. La finzione che si comportamento convenzionale dei ceti medi. gonfia facendo - ri Olmi e i Taviani trovano tra i carcerati la verità corso a tutti i mezzi di chi riconosce di aver sbagliato e decide di ri- Padre Virgilio Fantuzzi dell’istrionismo per partire da capo. Paolo Benvenuti, adottando apparire diversa da quello che è, e la realtà che si Più che un papa cinefilo, Bergoglio si confer- uno stile rigoroso, si lascia alle spalle tutto ciò spoglia di ogni orpello per essere uguale soltanto a ma uomo di fede e di cultura che ha saputo re- che è contingente e, sulle orme di Dreyer, se stessa. stituire al cinema la dignità della vera arte, Bresson, Bunuel, varca la soglia dell’assoluto. Nell’incontro-scontro tra Nicolaio e Ginepro, e nel- quella che parla all’uomo dell’uomo, che lo ri- «In questo ebook l’autore ha raccolto, più che la vittoria della bontà disarmata sulla violenza vela a se stesso. È anche per questo che gli so- saggi analitici su singole opere, racconti attor- gonfia e tronfia, non si può intravvedere forse la no grato e gli voglio bene. Allo stesso modo di no ad autori e film che gli sono cari; Rossellini, matrice originaria (il seme francescano) del rap- come voglio bene e sono grato a padre Fan- Fellini, Pasolini, Sergio Citti, Bernardo Berto- porto tra Gelsomina e Zampanò?8. tuzzi, instancabile ricercatore del divino nel lucci - i suoi Dante - vengono accompagnati cinema, soprattutto quello profano. verso noi lettori da una guida sicura e parteci- Ginepro come Gelsomina, Nicolaio come pe: Virgilio. Poi questa raccolta di saggi ha una Zampanò: è una tipica intuizione di Fantuzzi Marco Vanelli svolta. Negli ultimi quattro torna il piacere che riesce a percorrere il cinema dei maestri dell’analisi minuziosa: Bellocchio, Benvenuti, i legando fili nascosti a loro stessi, rivelando -fi Taviani - studiati a mezza strada fra il genere liazioni e parentele che sfuggono agli spetta- 9 Oltre al sottoscritto, che gli ha dedicato l’edi- “racconto” e il genere “analisi” - e Olmi. È dav- tori, anche ai più attenti. Ma a questo punto toriale di «Cabiria» n. 185-186, l’unico che mi risulti ne vero come se noi lettori-spettatori stessimo se- 7 N. Taddei e collaboratori, Tuttofellini. Mate- abbia scritto è stato proprio padre Spadaro che a sua volta duti in una sala a vedere il film con accanto un riali di studio (metodologia Taddei), Edizioni Edav, gli ha dedicato l’editoriale de «La Civiltà Cattolica», n. Virgilio che ci commenta in diretta le immagi- Roma 2000, p. 124. 4005, 6 maggio 2017. ni e i suoni che ci scorrono davanti» 8 V. Fantuzzi, Op. cit., pp. 34-35. 10 (il corsivo è mio). Adriano Aprà 7 n. 60 In passione domini Ho davanti a me il li- che, in battaglia, è stato ucciso il re persiano, il narrazioni. Dalle iscrizioni sulla cipria del pe- brone dei kolossal, nemico che lui amava: “Si faccia avanti chi ha sce simbolo dei cristiani, lo vediamo in Quo un’edizione Fratelli ucciso Dario e io lo innalzerò sopra tutti!”. Si vadis? di Mervin Le Roy, sino al ciclo della Fla- Fabbri che acquistai fa avanti un soldato. “Che sia crocifisso!” ordi- gellazione di Urbino di Piero della Francesca. in una bancarella vici- na Alessandro. La passione del Signore, l’in- Dalla resa, sulla croce, di Barabba (Antony no a Termini, sul fini- nalzamento della croce alla vertigine del divi- Quinn nel film di Richard Fleischer, omologa re degli anni Settanta. no, la sua resa sacrale, basa sulla terribilità di a quella di Cristo sino, come ancora in fla- C’è tutto l’immagina- quella morte seguita alla flagellazione e all’im- shback, al martirio del Battista di Caravaggio. Natalino Piras rio di cartapesta, bat- posizione della corona di spine. Lo racconta San Giovanni e il ladrone, il bandito, l’assassi- taglie, masse in movi- con estrema, documentaristica crudeltà ai li- no che su incitamento della folla viene libera- mento, eroi e templi, dame e cavalieri, guerre miti del sadismo, The Passion of the Christ di to invece che il Cristo da Pilato governatore e battaglie, in tutte le epoche storiche. Non Mel Gibson in un film interamente parlato in della Giudea, sono personaggi indispensabili manca mai la croce. Dai tempi del muto sino nella narrazione della passione. Nel film Il re ai classicissimi dei periodi aurei. La croce e dei re di Nicholas Ray, uno dei migliori per im- tutto quanto le ruota attorno, dolore e crudel- postazione e fedeltà alla narrazione della buo- tà umana, i discepoli buoni e Giuda il tradito- na novella oltre che per intensità attoriale, ci re, la tenebra squarciata dal terremoto in sono entrambi. Il Battista è Robert Ryan, Har- quell’ora nona che Gesù, chinato il capo, rese ry Guardino fa Barabba, zelota e indomito or- lo spirito. Quanta strada dal Getsemani, l’orto ganizzatore di rivolte. Dà fremito la sequenza degli ulivi, al Calvario. Siamo al tempo della del massacro dei giudei alla Torre Antonia di dominazione romana in Palestina e i soldati, Gerusalemme. Il massacro è operato da uno ufficiali e centurioni, legionari e tribuni, la lo- scorpione (un enorme giavellotto scagliato da ro presenza armata, i loro elmi, lance e spade, una balista) prima e poi dall’avanzare, coi le loro corazze e schinieri, il loro terribile e tamburi che ne ritmano il passo, dei legionari. spettacolare ordine militare, controllano la La stessa fortezza prigione, la Torre Antonia folla che assiste a tratti feroce, a tratti urlante, come simbolo del dominio romano, c’è in Ben a tratti attonita, alla via crucis di colui che ha latino. Come un richiamo al classico La tunica Hur del 1959, quello diretto da William Wyler e detto di essere figlio di Dio, addirittura il Mes- di Henry Koster. Qui un centurione (Jeff Mor- che pure recupera diverse scene madri del sia. Ma non è Dio ad essere messo a morte row) si rivolge a Marcello (Richard Burton) tempo del muto, specie la corsa delle bighe, quanto un uomo in carne e ossa. È venuto il che lo sta a sentire sgomento: “Mai piantato negli stessi giorni della Passione di Cristo. Il tempo che il figlio dell’uomo fattosi re - que- chiodi sulla carne di un condannato, tribu- film di William Wyler e quello di Nicholas Ray sto ha ripetuto Gesù a Erode e Pilato, per que- no?”. Ricordo da bambino tridui di esercizi sono due classici del genere. Ci sono attori in sto soprattutto è odiato da scribi e farisei, dai comune con diversi ruoli. Nel Re dei re, Frank sommi sacerdoti Anna e Caifa - sia innalzato, Thring, australiano, è Erode Antipa, Ponzio che muoia nella maniera più ignominiosa. Il Pilato in Ben Hur. Oltre che di intensità, la supplizio della croce i romani lo hanno appre- Passione, la sua rappresentabilità, vive di ri- so dai cartaginesi portandolo poi a crudele tualità e meccanismi, di ripetizioni e persua- spettacolo di e per le masse, riservato ai ribelli sioni, di spettacolo, come, per fare due esem- e agli schiavi, ai vinti, a coloro che opprimono. pi di ambito sardo ma riscontrabili a molte Nel Satyricon di Petronio, durante un banchet- altre diverse latitudini: S’iscravamentu, lette- to i commensali raccontano di come in un’al- ralmente lo schiodamento, del venerdì santo, tra orgia un crudele padrone fece crocifiggere e S’Incontru del giorno di Pasqua, l’incontro uno schiavo tra due cani, in tutto tre croci. Le della madre col figlio risorto. Non è tanto il migliaia di schiavi, uomini e donne, fatti cro- mistero che interessa, appunto la resurrezio- cifiggere da Crasso lungo la via Appia, lo ve- ne della carne, lo scimus Christum surrexisse a diamo in Spartacus di Stanley Kubrick, è la ter- mortuis vere della lauda, il tornare vivo dal re- ribile proiezione nell’oggi delle donne gno dei morti, quanto la messa in costume. Il crocifisse nude, e così esposte all’occhio foto- cinema non può non ripetere e amplificare, grafico, al tempo del genocidio degli armeni spettacolarizzare la Passione che basa nella (1915-1917) per mano dei turchi. Erdogan an- cultura popolare, una miriade di vangeli apo- cora docet. C’è una terribile breve sequenza crifi. Qui rispetto a tutto il resto la vera figura di un crocifisso dentro una stanza nel film del Salvatore, appunto il mistero di fede, è Quel lungo venerdì santo di John Mackenzie, do- marginale, il centro si fa periferia. Il dolore di ve un gangster irlandese, un piccolo criminale Dio è funzionale a quello degli uomini e delle (Bob Koskins) si mette senza saperlo contro donne, specie le tre pie, Maddalena, Veronica l’Ira. Il richiamo, sempre cinematografico, è a e Maria. Da Donna de Paradiso lo tuo figliolo è Attila (Jack Palance), che nel film omonimo preso nella Laude duecentesca di Jacopone sino “La madre dell’ucciso” di Francesco Ciusa diretto da Pietro Francisci assiste sgomento alla sacra rappresentazione in sardo, databile al frutto della sua stessa crudeltà. Contempla spirituali dove in termini medici e scientifici al Sei-Settecento: Nade, Segnora, pro chie mantu un uomo crocifisso. Ci sono diversi altri film ci venivano spiegati gli effetti di insopportabi- nieddu portades? (Dite Signora per chi portate dove vediamo altri schiavi, a torme, salire ver- le dolore provocato dalla crocifissione, gli il nero mantello). C’ è coincidenza tra capacità so il luogo dove è stata già fissata l’asta con il strappi e gli spasmi del corpo prima che l’infe- di evocazione della parola-scrittura, e imma- patibolo, il legno trasversale, legato sulle loro zione tetanica, una lunghissima agonia, met- gine. Qui entra il cinema. Torna sempre la spalle piagate con le stesse funi che poi servi- ta fine a tutto. La tradizione della passione di croce, il Cristo e i ladroni, Disma o Dimaco e ranno per issarli, per innalzarli. Dice Alessan- Nostro Signore tutto questo, a differenti lin- l’altro, il cattivo, l’irridente, il non perdonato, dro (Richard Burton) del film di Robert Ros- guaggi, compreso quello pittorico,contempla, il non pacificato neppure nell’ora estrema. Per sen, ai macedoni schierati davanti a lui, dopo rende arte prospettica, usa a pretesto per altre segue a pag. successiva 8 [email protected]

segue da pag. precedente capire bisogna guardare La ricotta di Pasolini, Tre manifesti a Ebbing, Missouri inserito nella quadrilogia RoGoPag (gli altri Alla vigilia del conferi- mobilità sociale, diffusione di droga, lavori episodi sono diretti da Rossellini, Godard e mento degli Oscar il mal pagati, prospettive materiali e sociali di- Gregoretti). Il ladrone buono, il borgataro cinema arriva nelle sa- sattese. Nelle storie di vicende di un proleta- Stracci muore veramente sulla croce per una le con una potente riato bianco isolato carico di pessimismo e indigestione di ricotta e di quant’altro c’era nel rappresentazione su rabbia s’inscrive quella della protagonista del cestino per le comparse. Pasolini estremizza cosa sono oggi gli Sta- film, Mildred, una donna di mezza età, divor- tutte le desolazioni del suo Vangelo secondo ti Uniti. L’anno scorso ziata da un marito alcolizzato, che tira avanti Matteo. Nessuna pietas. Neppure quella che ri- abbiamo visto con La un’esistenza modesta con due figli. I rapporti escono a ottenere i dissacranti burlatori di La Land una società con questi sono rabbiosi, pieni di rancore e Amici miei atto II di Monicelli: alla Via Crucis, i dove il successo si pa- punteggiati da violenze verbali e insulti. La Luisa Saba compari, tutti vestiti da figuranti, chi Giuda ga con la rinuncia agli tragedia matura dopo alcuni mesi dalla morte chi altro giudeo, tirano sassi contro il Melan- affetti, con Moonlight un paese che mezzo se- della figlia... violentata e uccisa ... la polizia ha dri (Gastone Moschin) nella parte di Gesù. So- colo dopo la protesta di Martin Luther King e lasciato cadere le indagini e Mildred, senten- no questo annullamento, questa reificazione, l’elezione di un primo presidente di colore, si dosi abbandonata anche dallo sceriffo Bill questa “dissacrazione del sacro” che riportano trova ancora a fare i conti con la piaga dal costume al sentimento religioso. Più che la razzista. I Tre manifesti a Ebbing nel Natività che pure tanto immaginario globale Missouri raccontano lo sconcerto e la scatena, il mercimonio folcloristico che conti- rabbia che oggi vive l’America di Tru- nua a ingrassare il Capitale, è la passione del mp. Ebbing nel Missouri, una regio- Signore l’essenza del cristianesimo,a tutte le ne che da’ la principale chiave di let- latitudini: la sofferenza e il dolore vincono tura del film di Martin McDonagh; sempre. Dopo verrà la deposizione: dalla Pietà cinquantenne scrittore, regista e pro- di Michelangelo, a Mantegna icona anche per duttore inglese con genitori irlande- Che Guevara, passando per Memling sino alla si, fotografa una regione situata nel Madre dell’ucciso di Francesco Ciusa (vinse alla Midwest degli Stati Uniti, il Missouri, Biennale di Venezia nel 1906). Tutto materiale attraversato dai due più importanti per il cinema. Tutto torna alla croce, tutto si fa fiumi USA, Mississipi e Missouri, de- “spirito religioso” da spendere perché quadri- ve il suo nome, che significa canoa, al- no gli incassi al botteghino. Il cinema della la tribù indiana nativa del territorio. Passione è religione semplice e complessa, J. D. Vance, uno scrittore cresciuto estesa a tutti gli strati sociali, capace di dialogo tra l’Ohio e il Kentuky, in un suo re- ma pure attizzatora di polemiche e chiusure. cente lavoro, Elegia Americana, tenta Pensate a quanta guerra ha generato L’ultima di descrivere l’anima profonda del tentazione di Cristo di Martin Scorsese, Gesù popolo che ha votato Trump, raccon- che “va a letto” con la Maddalena prima di es- ta molto bene che vive nella zona dei sere innalzato sul patibolo. Crociate senza fi- grandi fiumi e dei Monti Appalachi di ne, la continuazione di quante nel Medioevo cui anche il Missouri fa parte. Si trat- spinsero molti armati dall’Occidente all’Orien- ta di popolazioni di origine scozzese te in difesa del Santo Sepolcro. Già da allora e irlandese che costituiscono comu- quanto muoveva tutto non era il misterium fidei nità tra le più caratteristiche della po- ma l’affermazione dell’interesse del tempo del polazione Usa che hanno conservato mercante. Feroci i crociati quanto e molto più una sottocultura regionale forte e degli arabi, dei maomettani del feroce Saladi- persistente, legata alle tradizioni, alle no, dell’Islam. Anche tutto questo comprende convinzioni politiche e religiose. Pri- il cinema della Passione. Della morte di Dio, ma mezzadri, minatori braccianti, in tempi Willoughby, ingaggia contro di lui una batta- della sua narrazione, il cinema continua a dare recenti meccanici e operai, i pronipoti dei co- glia pubblicitaria. Affitta tre giganteschi ma- conto, in tutti i suoi generi, dal musical Jesus lonizzatori degli Appalachi hanno visto le loro nifesti che fa appendere sull’unica strada che Christ Superstar al film, in uscita adesso, ancora fortune andare in declino già dopo Nixon, e porta a Ebbing, accusandolo di ignorare il suo su Maria Maddalena. Sulla passione del Signo- questo ha determinato il loro massiccio spo- bisogno di giustizia perché occupato a risolve- re si basa tutto quanto attiene al racconto del stamento del partito democratico al partito re solo i problemi dei neri trascurando i bian- Graal (il calice o coppa o piatto dove Giuseppe repubblicano. Oggi sono chiamati hillbilly chi. d’Arimatea raccolse il sangue di Gesù crocifis- (buzzurri, montanari), redneck (colli rossi) o so): una inesauribile miniera di racconti cine- white trash (spazzatura bianca): hanno bassa Luisa Saba matografici. La croce è la più umiliante delle morti. Il nostro tempo, questo inizio di Duemi- la succeduto al Novecento secolo breve, quello delle due guerre mondiali, di Auschwitz e di tante altre guerre, olocausti e stermini, aspetta ancora la Pasqua. Anche questo racconta il cine- ma, capace di narrare, come arte d’elite e come arte popolare, le contraddizioni dell’uomo e di Dio che si fa uomo. Pasqua ventosa che sali ai cro- cifissi, dice il poeta Andrea Zanzotto. Parole contro tutti gli Hitler, la personificazione del male nel mondo, che continuano a crocifiggere tutti i Cristòs della Storia degli uomini. Natalino Piras 9 n. 60 Ricordo di Carlo Meana L’ultimo dirigente del Circolo del Cinema “Charlie Chaplin” Carlo Ripa di Meana ci zuffe che allora punteggiavano ha lasciati e mi sono la vita universitaria in cui lo rimasti soltanto i ri- studio si saldava quasi sempre cordi che ho di lui, il con la passione politica, in un mio amico di gioventù, paese tutto da ricostruire. C’e- il nostro amico d’av- rano, in quelle situazioni, ra- ventura, mio e di Mino gazzi e ragazze come Marco Argentieri, quando al- Pannella, allora dirigente Ivano Cipriani la fine degli anni qua- dell’Unione goliardica, Luciana ranta dello scorso secolo, decidemmo di orga- Castellina, la “politica”, Nora nizzare un circolo del cinema che poi divenne Frontali, la futura scienziata, quel “Circolo di cultura cinematografica Carlo Aimonino, l’architetto, Al- Charlie Chaplin” che seppe conquistarsi un berto Caracciolo, lo storico, pubblico popolare e di élite insieme, in anni Nannie De Stefani, che aveva politicamente difficili, ma esaltanti, porta- fermato una carica di cavalleg- bandiera di un cinema nuovo, aperto al futu- geri della polizia, così narrava ro, e al tempo stesso cultore di quel cinema la leggenda, afferrando per le Carlo Ripa di Meana (1929 - 2018) che si era fatto grande, conquistatore audace briglie il cavallo dell’ufficiale di pensiero, fantasmagorie e immaginazioni che li comandava, lei che di ca- fin dai primi anni della sua vita nel tardo otto- valli si intendeva e li amava cento. Carlo faceva parte del nostro gruppo, molto, frequentatrice fin da costituito, in quella prima fase, oltre che da piccola della scuderia di fami- noi, da Sergio Proietti, un impiegato ricco di glia e c’erano infine tutti gli al- ironia e di passione, da Giorgio Guerra, uno tri che resteranno anonimi cit- studente silenzioso ma sempre opportuna- tadini o diventeranno nomi di mente documentato, dal professor Di Genova spicco nella storia della Repub- il più maturo ed anche il più saggio del grup- blica. Gli studenti, allora, gesti- po, da Giovanni Angella, figlio ribelle di una vano in totale autonomia una famiglia di imprenditori, da Sergio Angeletti serie di istituzioni universita- infine, il futuro ambasciatore italiano nei pae- rie: ad esempio il Centro delle si dell’Africa e dell’America latina. Carlo lo co- relazioni con l’estero (Crue) – noscevo da tempo perché all’Università si in qualche modo un primo pas- muoveva, come me, nell’ambito del Partito so sulla strada dell’Erasmus – Comunista e si distingueva non soltanto per quello teatrale, il Cut, che intelligenza e umanità, ma anche per quel co- operava al Teatro della Sapien- Mino Argentieri e Carlo Ripa di Meana in via delle tre Cannelle, dietro il raggio che mostrava nelle zuffe con i fascisti, za, quello radiofonico, persino, cinema Rialto di Roma con la Rai che ci dedicava un’o- ra ogni settimana, gestita libe- ramente dagli studenti, quelli musicale e sportivo e infine quello cinematografico, il Cuc, animato da una coppia di fra- telli, Marco Leto, il futuro regi- sta e Giovanni, che sarebbe di- ventato un dirigente della Rai, autore di documentari televisi- vi. Noi, Carlo, io, Giovanni An- gella, eravamo iscritti al Cuc, ma poco lo frequentavamo, es- sendo le nostre energie e atten- zioni tutte rivolte alla costruzione dell’attività del “Circolo Chaplin”, la nostra creatura, il nostro fiore Ivano Cipriani e Mino Argentieri nella trasmissione di Rai Educational “Gli all’occhiello. Carlo aveva sei anni d’oro del cinema” di Citto Maselli, tra gli intervistati, oltre che Carlo fratelli e sorelle, ma nonostan- Meana anche Callisto Cosulich. te fossimo frequentatori abi- tuali della sua casa conoscevamo bene soltan- marchese di Meana, signore di Alteretto e Lo- to il più grande, Vittorio, e la sorella Ludovica sa, nobile dei signori del marchesato di Ceva. (detta Lulli) una ragazza bellissima di cui era- Era figlio di Giulio e di Fulvia Schanzer, una vamo tutti innamorati, che diventerà poetes- donna severa, una madre di ferro, figlia del sa e scrittrice e sposerà il dantista, ma anche senatore e ministro giolittiano Carlo Schan- regista tv, scrittore e giornalista, Vittorio Ser- zer. Della sua natura di nobile, Carlo portava monti. Il nome di Carlo, detto per esteso, con la sicurezza di sé e al contempo una cortesia Caricatura d’autore di Raoul Verdin fatta per il Circolo tanto di titoli nobiliari, sarebbe stato Carlo Ri- sottile che diventava seducente gentilezza del Cinema “Charlie Chaplin” nel 1951 pa di Meana nobile dei marchesi di Giaglione, segue a pag. successiva 10 [email protected]

segue da pag. precedente entusiasmo, in quello spirito di quando incontrava delle signore, che rinnovamento di vecchie struttu- non mancava mai di salutare con un re che tutti ci guidava in un perio- profondo inchino e un perfetto bacia- do che sembrava annunciare tem- mano. Noi lo prendevamo in giro per pi straordinari. Ma così non fu. questo, ma lui non se la prendeva, Poi io interruppi la collaborazio- sorrideva e continuava a fare quello ne con la Biennale per ragioni di che la sua educazione gli dettava. lavoro che mi chiamava altrove e Carlo aveva, tuttavia, un’altra virtù ai Carlo continuò nella presidenza, nostri prosaici occhi di dirigenti di per altri tre anni che furono, gli un circolo del cinema di una settanti- ultimi due, quelli della cosiddetta na di anni fa, ovvero quella di posse- “Biennale del dissenso”, dissenso dere una potente “Harley Davidson”, nei confronti dell’Urss e dei paesi un residuato dell’esercito americano, di “democrazia popolare”. Con ammirata da tutti noi e in particolare Carlo mi rividi qualche anno do- da Sergio Proietti, anche lui un indo- po, quando dirigevo il settore cul- mabile motociclista (non userà altro turale del Teleconfronto, la mani- mezzo di trasporto se non una Guzzi 1952, Cinema Rialto, Via IV Novembre prima di una proiezione del Chaplin: sono festazione che per sei edizioni luccicante e rombante di cui era gelo- riconoscibili, sotto il manifesto, dalla parte sinistra Ivano Cipriani con il cappotto portò a Chianciano Terme i tele- sissimo). Carlo, talvolta, portava le scuro, accanto a sinistra, Mino Argentieri con il cappottone chiaro, quasi di spalle e film di tutto il mondo e, con essi, “pizze” delle pellicole in programma e accanto a Cipriani, a destra con il Montgomery, Callisto Cosulich. A destra nella foto autori, studiosi e giornalisti che talaltra dava un passaggio a chi di noi ci sono anche poliziotti in divisa (e in borghese) sempre presenti perché il Circolo dettero vita a una serie di inizia- aveva più fretta, ma io lo ricordo sem- era considerato un luogo “eversivo”. tive destinate a studiare e avan- pre nei giorni in cui, restati senza sa- zare ipotesi percorribili per un la per una delle solite vicissitudini d’affitto, ne rapporto tra cinema e televisione, tale da la- dovemmo trovare un’altra e fu un lavoro di sciare ad ambedue i mezzi di autonomia arti- non poco conto in una città grande come Ro- stica senza sovrapposizioni e invasioni di ma, che allora aveva decine di cinematografi, campo. Con Stefania Brai, che in quella, come da quelli di prima visione ai “pidocchietti” e ai in altre avventure culturali, mi fu compagna parrocchiali. E fu così che per giorni e giorni preziosa nell’ideare eventi e nel realizzare ini- lui ed io andammo in giro per la città, sull’ ziative, decidemmo di invitare Carlo Meana al “Harley”, io aggrappato alla sua casacca e lui, Teleconfronto, lui che allora era Commissario ovviamente alla guida, da un quartiere all’al- europeo alla cultura e all’ambiente (anno tro e da un cinema all’altro a chiedere ospitali- 1986). Carlo stette poco tempo con noi, quello tà (pagata) per la domenica mattina. E alla fi- di una conferenza, stretto com’era dai suoi ne imboccammo la porta giusta, quella del impegni internazionali, ma ci fu il tempo per cinema Rialto, un cinema centrale, che attra- una rimpatriata, con la stessa simpatia e lo versava un periodo difficile. Era una sala di di- stesso affetto che ci aveva sempre legati. L’ul- mensione opportuna, né troppo grande né tima volta che ci siamo visti fu una quindicina troppo piccola, facilmente raggiungibile da di anni fa, in uno studio della Rai, insieme a ogni parte della città, pulita e con un buon im- Mino Argentieri. Rai Educational, diretta al- pianto visivo e sonoro restaurato di recente, e lora da Renato Parascandolo, aveva ideato persino con un bar incorporato che dava al una trasmissione in cui si parlava tra l’altro tutto un tono un po’ mondano e soprattutto della storia dei Circoli del cinema e del gradevole, utile a un cappuccino o ad un ape- “Chaplin” in particolare. Fu un’occasione stra- ritivo, prima delle proiezioni o alla loro fine. ordinaria per riordinare davanti alle teleca- Poi Carlo ci lasciò all’improvviso: il Partito mere i nostri ricordi e io non dimenticai di Manifesto originale del Potemkin stampato nel 1905 aveva deciso, lui ampiamente consenziente, raccontare le nostre avventure, di Carlo e mie, di mandarlo a Praga, alla direzione interna- Milano e in quel periodo ci vedemmo un paio alla caccia di una sala cinematografica, a ca- zionale della “gioventù democratica”, a dirige- di volte, ma sempre di fretta, il tempo per un vallo di una “Harley Davidson”. Poi vi furono re la rivista World Student News. Facemmo abbraccio e lo scambio di qualche informazio- delle riprese esterne, con Mino e Carlo in Via festa per la partenza e non ci rivedemmo per ne personale. Poi Carlo iniziò la sua ricca car- Tre cannelle, a fianco del mitico Cinema Rial- molto tempo. Argentieri continuò ad essere il riera di uomo politico fino a diventare depu- to. Ma queste me le raccontò Argentieri in una più informato sulle vicende di Carlo: ogni tan- tato regionale, poi deputato europeo e in delle nostre lunghe telefonate. Da allora non to si telefonavano o si incontravano quando seguito dirigente ambientalista. Negli anni ho più visto Carlo. Poche settimane fa cercavo lui tornava per qualche giorno. Così sapemmo settanta ero a Milano con mia moglie e non ri- ancora il suo nuovo indirizzo romano per far- che era andato in delegazione in Indocina do- cordo in virtù di quale casualità Carlo ci invitò gli le condoglianze per la morte di sua moglie ve si combatteva contro il colonialismo e ci fa- a casa sua, dove viveva con la sua compagna e Marina, quando ho ricevuto dai giornali la no- cemmo molte risate pensando alla soldatessa fu anche quella una buona occasione per ri- tizia della sua scomparsa. Anche lui se n’è an- che gli avevano messo alle costole per prote- parlare dei tempi del Circolo del cinema, una dato, l’ultimo dei miei amici di una straordi- zione e agli improbabili baciamano del nostro memoria che restava vivissima in Carlo, come naria stagione di passioni e di avventure amico. Ma il periodo trascorso a Praga e il suo vivo era il suo rapporto con Argentieri con il politiche, culturali e umane. viaggio in Vietnam cambiarono le scelte poli- quale ancora, occasionalmente, si sentiva. Ivano Cipriani tiche di Carlo e quando tornò in Italia si stac- Poi, imprevedibilmente, ci ritrovammo a la- cò dal Pci per scegliere la strada sulla quale vorare insieme, alla Biennale di Venezia, quel- Per approfondimento vedi il video “Storia del Cinema Ita- avrebbe camminato dopo, per molti anni, la del 1974, la cosiddetta Biennale riformata, liano degli Anni d’Oro” a cura di Citto Maselli per Rai quella del Partito Socialista. Lavorò per qual- nata dalla rivolta di artisti, cineasti e giovani: Education, troverai anche Ivano Cipriani, Mino Argen- che tempo come direttore delle librerie di Fel- Carlo Presidente ed io membro di commissio- tieri, Carlo di Meana e Callisto Cosulich https://youtu. trinelli a Pisa, a Forte dei Marmi e infine a ne. Un lavoro che facemmo con grande be/WHlHHV8TONQ 11 n. 60

L’impegno trasversale, da parte di tutte le forze politiche, per promuovere il ruolo della cultura nel nostro Paese e la sua rilevanza economica e sociale. Prosegue la nostra attenzione verso la politica e gli amministratori di buona volontà che vorranno impegnarsi su “La priorità dell’azione politica nell’ambito della cultura” Lettera aperta al Sindaco di La Spezia Al sindaco della città di La Spezia Pierluigi Peracchini E, p.c.: All’Assessore alla Cultura, Cooperazione Internazionale, Promozione della Città, Paolo Asti Al Presidente del Consiglio Comunale, Giulio Guerri

Oggetto: La Spezia Short Movie – Festival Internazionale del Cortometraggio

Gentilissimi,

in qualità di direttore responsabile della rivista online di cultura cinematografica Diari di Cineclub, sostenuta da un Comitato di Rappresen- tanza composto da Luciana Castellina, Cecilia Mangini, Giulia Zoppi, Enzo Natta, Citto Maselli e dal presidente della FICC – Federazione Ita- liana dei Circoli del Cinema - Marco Asunis, dopo aver appreso dalle pagine di LaSpeziaoggi.it l’assenza dell’Amministrazione comunale all’importante manifestazione in oggetto, mi permetto di segnalarLe quanto segue.

La rivista Diari di Cineclub è Media partner di La Spezia Short Movie (festival organizzato da Paola Settimini, Daniele Ceccarini e Associa- zione B52) considerandolo un evento culturale di rilevanza nazionale, che vanta la partecipazione di personalità del cinema e di istituzioni internazionali di tutto rilievo. Quest’anno si è potuta registrare la presenza del noto regista Gianni Amelio, senza dimenticare che l’edizione appena terminata ha ottenuto, tra gli altri, il patrocinio di Rai Liguria, quale riconoscimento al valore culturale e sociale della manifestazione, e quello del Ministero della Cultura in Albania, oltre a tanti altri autori importanti e a un pubblico appassionato che ha superato la realtà ter- ritoriale di cui Lei e la Sua amministrazione siete legittimi rappresentanti. A fronte delle informazioni riportate su LaSpeziaoggi.it, mi pre- me segnalarLe quanto possa apparire strano e contraddittorio come la Sua amministrazione - che ha tra le competenze previste un Assesso- rato con delega alla ‘Cultura, Cooperazione Internazionale e Promozione della Città’ -, sia apparsa completamente indifferente a un evento così importante, che ha senza alcun dubbio dato lustro a tutta la città. Mi sarei aspettato, come si fa in tutte le manifestazioni ragguardevoli in tutti i Comuni italiani con la partecipazione di ospiti illustri, almeno una presenza istituzionale che desse il benvenuto a tutti i partecipan- ti.

Tale segnalazione vuole chiaramente essere una benevola nota critica, affinché per il futuro ci sia più attenzione rispetto a iniziative cultura- li di tal natura che creano beneficio per tutti i cittadini di La Spezia e non solo e che, pertanto, meriterebbero il massimo del sostegno e della considerazione. L’auspicio per il futuro è che le linee programmatiche della Sua amministrazione, di valorizzazione delle attività culturali ci- nematografiche e più in generale della cultura, siano coerentemente ed effettivamente intraprese a beneficio della comunità che rappresen- tate.

Grazie per la Sua cortese attenzione e per la certa disponibilità a un impegno di tal genere.

per Diari di Cineclub Angelo Tantaro [email protected]

12 [email protected] Festival La Spezia Film Festival - Short Movie 2018 Con la cerimonia della premiazione del 4 marzo si è conclusa con grande successo la terza edizione del La Spezia Film Festival - Short Movie 2018 e gli organizzatori già pensano alla IV edizione che si svolgerà nel 2019 La manifestazione ha registrato tre giornate di grande partecipazione e ospiti internazio- nali. La prima gior- nata è stata dedica- ta ad un focus sul cinema albanese con ospiti il direttore del Tirana Film Festival Agron Do- mi, lo scrittore e sceneggiatore Ylljet Alicka e il regista Gentian Koci che ha presentato il suo film Daybreak. Alle proiezioni hanno parteci- Roberto Danese Gianni Amelio Paola Settimini Daniele Il vincitore del miglior corto Ahmed Alkhudari e Daniele pato anche la comunità albanese, l’associazio- Ceccarini Ceccarini ne At. Gjergj Fishta, il console onorario di Ge- nova Giuseppe Durazzo. La seconda giornata dedicata al grande regista Gianni Amelio che nella mattinata ha incontrato gli studenti del- le scuole superiori spezzine con la proiezione del filmLamerica , nel pomeriggio ha presenta- to il suo ultimo libro in anteprima nazionale “Padre Quotidiano” e nella serata ha ricevuto il Premio alla Carriera realizzato dall’artista si- ciliana Stefania Martinico e ha presentato il film La Tenerezza e il cortometraggio A casa d’altri al Cinema Il Nuovo. La terza e ultima Premio Diari di Cineclub. Barbara Urli e Katia La Barbara Urli, Katia La Galante, Roberto Di Maio, Silvano giornata si è svolta nella Mediateca Regionale Galante dell’Associazione B52 Andreini, Elia Moutamid, Daniele Ceccarini, Paola Settimini, Sergio Fregoso con la presentazione dei corti Roberto Danese, Paolo Logli, Giovanna Servettaz, Matteo finalisti, la cerimonia di premiazione e la pro- da un triste fatto realmente accaduto, dona ad Taranto, Fulvio Wetzl iezione del corto fuori concorso Sì è sempre ognuno di noi, la possibilità di fare luce sulle fatto così con protagonista Matteo Taranto, condizioni dei lavoratori in campagna (al Ahmed Alkhudari. Kuwait. Grazie ad una delica- membro della giuria del Festival dalla prima Sud) ed in particolare alla fatica affrontata tezza d’espressione e fotografica ci porta per edizione. giornalmente soprattutto da una lavoratrice mano in una narrativa tutt’altro che scontata Ecco i premi donna. Ha ritirato il premio Lara Ghiglione composta di sguardi precisi e allo stesso tem- Premio Diari di Cineclub: The Box di Merve Segretario generale CGIL po imprevedibili. Il tutto unito ad una colon- Cirisolglu. Turchia. Per la capacità di raccon- Miglior Attore Leo Gullotta in Lettere a mia fi- na sonora che sottende e declama la parte fi- tare con efficace tecnica di animazione il te- glia di Giuseppe Alessio Nuzzo. Italia. Nono- nale: epifanica e rivelatrice del messaggio del ma del conflitto siriano con la forza dell’inno- stante il lungo piano sequenza iniziale che lo film. Ha ritirato il premio il regista Ahmed cenza e la carica espressiva dell’immaginazione. esclude alla vista dello spettatore e la difficoltà Alkhudari Ha ritirato il premio Katia La Galante dell’asso- di rendere un tema così delicato e necessaria- Menzione speciale della giuria a Lettere a mia ciazione culturale B52. mente impersonale dettato dalla scrittura co- figlia di Giuseppe Alessio Nuzzo, Italia. Ha ri- Premio della stampa: The Unmissing Part di Ah- me mezzo di comunicazione intimo e riserva- tirato il premio l’attore Roberto Bocchi. med Alkhudari. Kuwait. Ha ritirato il premio: il to, un Leo Gullotta diverso e attento si fa Miglior sceneggiatura La Barba di Alfredo regista Ahmed Alkhudari strada nello snodo narrativo del film fino ad Mazzara. Italia. Continui colpi di scena e “se- Premio miglior colonna sonora Maramandra arrivare per e con notevole presenza scenica a mine” impreviste portano lo spettatore ad una di Lele Nucera. Italia. L’incedere del ritmo so- delineare il focus stesso del film. Ha ritirato il consapevolezza e quasi ad una compresenza noro con l’ imprevedibilità delle melodie si in- premio l’attore Roberto Bocchi. con la storia stessa fino a renderne una sorta terseca alle scelte delle inquadrature, in parti- Miglior attrice Teresa Murtado in Triunfadores di unicum tra il qui di chi guarda e il ritmo del colare dei piani sequenza lunghi e delicati di Joseba Alfaro. Spagna. Laddove un testo plot osservato ed ascoltato. Insomma un qui nonché di difficile realizzazione, contribuen- tutt’altro che esiguo e tutt’altro che lento ab- ed ora intrecciati ad un fuori (appartenente do così a dare forza e corposità alla storia. Ha braccia perfettamente per intensità e ritmo le allo spettatore) e un dentro (quello della sto- ritirato il premio l’attore Matteo Taranto . capacità di questa attrice – Teresa Murtado- ria) non facili da rendere con armoniosa ele- Miglior fotografiaLa giornata di Pippo Mezza- perché la sua presenza scenica nonostante la ganza anche delle inquadrature scelte che con pesa. Italia. Ha ritirato il premio Lara Ghiglio- staticità del personaggio seduto, riesce a tra- precisione in un momento ci ricordano la “so- ne Segretario generale CGIL. valicar(la) e a renderne un cavallo al galoppo avità umana” del quadro Il Cristo morto del Miglior Regia La giornata di Pippo Mezzapesa. anche grazie all’incedere con cui esprime le Mantegna. Ha ritirato il premio lo sceneggia- Italia. Senza temere lo sguardo in camera an- battute accompagnate da espressioni mimi- tore Paolo Logli. zi facendone il leit motive e punto di forza del co-facciali per nulla ovvie e non facilmente DdC film che anche grazie a questa scelta registica e realizzabili. Ha ritirato il premio l’attrice Su- non solo per il tema, diviene così facilmente leggi- sanna Sturlese. bile come film di denuncia. La giornata partendo Miglior corto in assoluto The Unmissing part di * Le foto del servizio sono di Francesco Tassara 13 n. 60 Quello che non so di lei di Roman Polanski, Francia D’après une histoire vra- nel suo alloggio, dichiarando di essere stata Stephen King. Il film ripropone alcuni temi ie, di Roman Polanski, improvvisamente sfrattata. Da quel momen- cari a Polanski, l’isolamento, la trappola e il è un thriller psicologi- to non solo comincia una convivenza simbio- complotto e introduce altri topoi, forse me- co solido e strutturato tica tra le due donne, ma Elle inizia a pianifi- diati dalla collaborazione con Assayas: il dop- classicamente, secon- care la vita e il lavoro di Delphine, pio e le nuove forme di comunicazione e di do le migliori regole consigliandola con reiterata insistenza di memoria, attraverso PC, iPhone e appunti vo- Giovanni Ottone del genere: ricco di fi- scrivere un romanzo autobiografico spietata- cali. La messa in scena imposta e gestisce sal- ne humour nero e di efficaci colpi di scena. È mente sincero in cui racconti i suoi traumi in- damente una tensione crescente, tra insinua- un noir al femminile che adatta l’omonimo fantili e adolescenziali. Anzi esige che per po- zioni, capovolgimenti di situazioni che da pluripremiato romanzo della francese Del- ter scrivere con più tranquillità si trasferiscano prevedibili diventano imprevedibili, scarti phine de Vigan, pubblicato nel 2015, attraver- fuori Parigi e Delphine, completamente sog- improvvisi e inaspettati, provocazioni psico- so una sceneggiatura veramente ricca, scritta giogata, trova la soluzione di stabilirsi nella logiche e visive, come le inquadrature defor- a quattro mani da Olivier Assayas e dallo stes- residenza di campagna dell’assente François. mate da obiettivi grandangolari, atmosfere so Polanski, un binomio inedito in cui si intu- Ma dopo il trasferimento Delphine inizia a te- controverse e squisite oscillazioni tra realtà e isce abbia funzionato alla perfezione la colla- mere Elle, avendo scoperto che la donna le ha onirismo terrorizzante. E poi vi è una magi- borazione e lo scambio reciproco. Racconta mentito più volte, le ha sottratto note e ap- strale direzione degli attori. Ma questo ma- un confronto all’ultimo respiro tra due donne punti e la tiene in ostaggio. La loro relazione gnifico viluppo narrativo e stilistico è poi fil- forti, tra nevrosi, seduzio- ne, manipolazione dell’u- na a danno dell’altra, che è ambiguamente sottomessa e vittima (in)consapevole, furto di idee e di personalità, in una prospettiva sempre più con- torta e inquietante. L’affasci- nante cinquantenne Delphi- ne (Emmanuelle Seigner), nota scrittrice di romanzi, ne ha appena pubblicato uno, di- venuto un bestseller, in cui ha raccontato la tragica vita di una donna morta suicida, ri- ferendo più o meno aperta- mente la vicenda di sua madre. Ma, sola nel suo appartamento parigino, sta vivendo una fase criti- ca: è in piena crisi creativa e quindi incapace di ini- ziare un nuovo libro; si sente trascurata da François “Quello che non so di lei”. Emmanuelle Seigner e Eva Green (Vincent Perez), il suo com- pagno agente letterario sempre in viaggio e si complica, tra realtà e immaginazione di- trato da un’ironia sottile e da una riconoscibile ultimamente impegnato in una lunga tournée storta, velato erotismo e possibile sadismo e vis demistificante e dissacratoria, che impe- negli USA; è tormentata da una sequela di let- masochismo. Fino al coup de théâtre finale, disce qualsiasi deriva di presunzione narcisi- tere anonime velenosissime che la definisco- sardonico e spiazzante. D’après une histoire stica a favore invece di una costante attenzio- no cinica e opportunista, accusandola di aver vraie si svolge prevalentemente in interni op- ne allo spettatore. utilizzato i segreti di famiglia per ottenere fa- primenti e via via più sinistri. L’impostazione ma e denaro. Amareggiata e spossata, viene claustrofobica data dalla chiusura oppressiva Giovanni Ottone piacevolmente sorpresa dall’incontro con Elle negli spazi, la casa di Parigi e quella in campa- (Eva Green), una determinata ed estroversa gna, dove si svolge prevalentemente l’intera- trentenne che si professa sua grande ammira- zione tra le due protagoniste, e l’immobilizza- trice e assidua lettrice e che riesce a lusingar- zione fisica appartengono pienamente al E’ giornalista pubblicista e critico cinematografico, spe- la. Inizialmente diffidente, anche perché Elle cinema di Polanski. Basti ricordare alcuni cialista in cinema latinoamericano, iberico, scandinavo, è piuttosto reticente rispetto alla propria vita suoi film più recenti:Carnage (2011) e La Vénus turco, romeno e israeliano. Ha pubblicato articoli su varie (racconta di essere una ghost writer di star à la fourrure (2013). Polanski costruisce un gio- riviste di cinema e libri in Italia, in Gran Bretagna, Fran- della televisione e di altre celebrità), Delphine co perverso, beffardo e crudele richiamando cia e in Brasile. Scrive critiche cinematografiche sulle rivi- viene progressivamente conquistata dalle as- ossessioni, atmosfere e schemi narrativi del ste Vivilcinema, Cinecritica, Essere secondo natura e sul sidue attenzioni della nuova amica, attraente, suo film di esordio Nóż w wodzie (Il coltello site www.xxxinterferencexxx.com Dal 2007 al 2016 è intelligente e intuitiva al punto di rendersi nell’acqua) (1962) e disseminando riferimenti e stato membro del comitato di selezione della Mostra In- sempre più servizievole. Poco a poco la don- citazioni dei successivi: Cul-de-sac (1966) e la ternazionale del Nuovo Cinema di Pesaro . È stato mem- na si insinua nella vita della scrittrice, che non trilogia claustrofobica Repulsion (1965), Rose- bro di Giurie di vari Festival cinematografici internazio- nasconde la sua fragilità, mostrando di com- mary’s Baby (1968) e The Tenant (1976). Ma non nali: Yerevan, Vilnius, Istanbul, Vladivostok, Krakow prenderla meglio di chiunque altro. Dappri- si possono non notare anche i rimandi a What (Festival del Documentario), Toulouse (CineLatino), To- ma ottiene di poter gestire la posta elettronica Ever Happened to Baby Jane (1962), di Robert Al- rino. Ha concepito ed organizzato numerosi cicli e mostre di Delphine, con la scusa di sollevarla da una drich, a The Servant (1963), di Joseph Losey e a di cinema d’autore contemporaneo di vari Paesi. È autore gravosa incombenza e poi riesce a trasferirsi Misery (1990), di Rob Reiner, dal romanzo di o co-autore di numerose pubblicazioni. 14 [email protected] Italians! La rappresentazione dei soldati italiani nei film di propaganda americani della seconda guerra mondiale Nei film di propagan- sempre più strettamente unite, scendono oggi a lato da girati in America dell’eroico Giappone contro gli Stati Uniti d’Ameri- durante la seconda ca”. La dichiarazione di guerra, dopo lo sde- guerra mondiale la gno per l’attacco alla Francia già invasa dai te- rappresentazione del deschi e la disastrosa aggressione alla Grecia, nemico rispose a scopi fece svanire negli USA quell’effimera stima ben precisi che, oltre a che l’Italia fascista si era guadagnata con le demonizzarlo, ne ri- crociere aeree di Italo Balbo (al quale Chicago flettevano l’ideologia e aveva addirittura intitolato una strada che an- la mentalità. Tra il cora esiste), e la rapida conquista dell’Etiopia. Andrea Quinzi 1942 e il 1945 negli USA Gli italiani alleati dei kraut e dei musi gialli tor- furono realizzati circa narono al rango di mangiaspaghetti ma, sebbe- 500 war movie a sostegno dell’impegno bellico ne la propaganda mostrasse Mussolini alla del paese, e un patriottismo sincero e sponta- stregua di Hitler ed Hirohito, nei film la rap- neo attraversò Hollywood, che vide centinaia presentazione dei soldati italiani fu connota- di maestranze e di star partire per il fronte, tra ta più dalla parodia che dall’odio. A differenza cui David Niven, Clark Gable, Tyrone Power e dei tedeschi e dei giapponesi, disprezzati co- James Stewart. Nei film di propaganda della me popoli e temuti come soldati, gli italiani prima guerra mondiale i tedeschi erano stati non potevano essere odiati in una nazione degli “unni” crudeli e brutali, come l’ufficiale abitata da milioni di italo-americani, solo tedesco che in The Heart of Humanity, del 1918, Mussolini e il suo regime erano nemici dell’A- Caricatura di Arthur Szyk del 1942 gettava un bambino piangente dalla finestra e merica, mentre gli italiani, che non avevano poi cercava di violentare un’infermiera cana- voluto la guerra, sarebbero stati i primi a rin- dese. Venticinque anni dopo, al gelido milita- graziare gli Stati Uniti per averli liberati dal rismo espresso nel 1942 dal maggiore Strasser fascismo e dalla sua sottomissione al nazi- di Casablanca (interpretato dall’attore tedesco smo. Questa tesi traspare nei documentari Conrad Veidt, un antinazista emigrato negli Why we fight (Perché combattiamo) voluti dal USA con la moglie ebrea), si aggiunse la con- War Department per spiegare agli americani i notazione del fanatismo nazista, evidenziato motivi della partecipazione alla guerra, la cui dallo sguardo feroce e un po’ folle del pilota te- realizzazione venne affidata proprio ad un desco che, con la pistola spianata, minacciava italoamericano nato in provincia di Palermo: La Signora Miniver nell’omonimo film diretto Frank Capra. La vanagloria fascista e la sua nel 1942 da William Wyler (che nel dopoguer- subalternità ai tedeschi sono ben rappresen- ra girò Vacanze romane e Ben-Hur). Anche in tate nel già citato Casablanca dalla figura del questo caso, paradossalmente, il pilota era capitano italiano Tonelli, interpretato dall’ita- l’attore austriaco ebreo Helmut Guttman, che loamericano Charles La Torre, un baffuto e prima di rifugiarsi in America era stato pri- servile ufficiale che i tedeschi mostrano di gioniero in un campo di concentramento na- non tenere in alcuna considerazione e che vie- zista. Perfida invece la figura del tedesco Wil- ne sbeffeggiato anche dai francesi di Vichy: ly in Lifeboat (Prigionieri dell’oceano), diretto nel “..non siete nemmeno riusciti a conquistare la Gre- 1944 da Alfred Hitchcock. L’uomo, interpreta- cia!”. Quando il film uscì in Italia nel 1946 le to dall’attore di origine austriaca Walter Sle- scene con Tonelli furono tagliate e vennero zak, accolto in una scialuppa di naufraghi di reinserite solo nel 1973. E sarà proprio il prota- una nave affondata proprio da un U-Boot te- gonista di Casablanca, Humphrey Bogart, ad desco, ripagherà la loro bontà rubando la poca imbattersi nello stereotipo del soldato italia- acqua a bordo, uccidendo un naufrago e cer- no nel film Sahara, diretto nel 1942 da Zoltan Caricatura di guerra dei tre leader dell’Asse cando di portali verso una nave nazista. La disumanizzazione del nemico raggiunse l’a- e un prigioniero italiano, Giuseppe, interpre- pice nella rappresentazione degli odiati tato dall’attore Carrol Naish che, nonostante giapponesi, descritti sempre come crudeli le sue origini irlandesi, nella sua carriera in- “scimmie gialle”. Ci vorranno molti anni pri- terpretò moltissimi tipi latini. Gunn non vor- ma di vedere la guerra nel Pacifico dal punto rebbe portare con sé quel “carico di spaghetti” di vista giapponese in film come Tora, Tora (a load of spaghetti), ma l’uomo lo implora da- Tora (1970), fino al più recente Lettere da Iwo vanti a tutti i soldati alleati seduti sul carro, si Jima (2006) di Clint Eastwood. Pochi giorni mette in ginocchio, piange, dice di avere un dopo Pearl Harbour, con criminale leggerez- cugino a ‘Pittisburgo’, ed infine mostra la foto- za, Mussolini, nonostante le gravi sconfitte grafia della moglie e dei figli che lo aspettano subite dal nostro esercito in Francia, Grecia e a casa, a questo punto Gunn cede. Arrivati in Libia, e sebbene pochi mesi prima avesse già di- un’oasi, Giuseppe si ritrova con un prigionie- chiarato guerra all’Unione Sovietica ed avesse Carrol Naish, Giuseppe in “Sahara” ro tedesco, e qui vediamo tutta la differenza perso l’Africa Orientale, dal balcone di Piazza Ve- Korda. Il film è ambientato nel deserto della tra i due ‘alleati’. Il tedesco medita un piano nezia annunciò che: “Le potenze del Patto di acciaio, Libia dove il sergente Gunn (Bogart) raccoglie per uccidere i nemici e riunirsi ai suoi camerati, l’Italia fascista e la Germania nazionalsocialista, sul suo carro armato un pugno di soldati alleati segue a pag. successiva 15 n. 60

segue da pag. precedente tema del soldato italiano che ce l’ha con i te- l’italiano invece si lancia in un sermone con- deschi torna in A walk in the sun (Salerno ora tro la guerra e Mussolini: “Solo il mio corpo in- X) diretto da Lewis Milestone, la storia è dossa l’uniforme, non la mia anima”; e quando si quella dello sbarco a Salerno. Un plotone di rifiuta di uccidere la sentinella per evadere il americani avanza nell’entroterra ed incon- tedesco lo accusa tra due soldati italiani che vogliono arren- di tradimento, lo dersi e che, appena li vedono, li salutano fe- pugnala e fugge da stosi con i baci sulle guance. Tanto gli solo. Quando il film americani sono nobili e fieri nella loro uni- arrivò in Italia nel forme con l’elmetto, lo zaino, e il fucile, tan- 1950 la censura to gli italiani appaiono miseri e dimessi con I protagonisti di “A Walk in the Sun” 1944 pensò di tagliare l’uniforme sbottonata, disarmati e il berretto tutte le scene con in testa. Uno dei due è un caporale (ma i gradi Giuseppe, la sua fi- sulla giacca sono quelli della prima guerra gura infatti era in mondiale) e parla ininterrottamente con una stridente contrasto vocetta stridula e quasi femminea. L’altro in- con quella dei sol- vece non parla, ma fissa gli americani con uno dati italiani che in sguardo ebete pieno di stupore. Dicono di ve- Nord Africa aveva- nire da Torino ma parlano in siculo-napoleta- no combattuto con no, un fatto comprensibile nella versione ori- coraggio a Giara- ginale, affidata ad attori italo-americani, ma bub, Bir El Gobi ed assurdo in quella italiana. Il caporale ribadi- El Alamein. Ed sce di “essere del nord”, ma poi dice: “…questo qui umiliava i soldati è nato in Palermo e anche io” che, incredibilmen- italiani che si era- te, nella versione italiana viene tradotto in un no battuti contro modo che scandalizzerebbe un analfabeta: “Il Charles La Torre, il capitano gli americani in picciotto nascette a Palermo e io pure lo nacqui”. Tonelli di “Casablanca” Tunisia e in Sicilia. Sembrano due idioti. Quando gli americani Ma alla fine Giu- gli chiedono di cosa è fatto un ponte che i due seppe rimase e fu doppiato da un Alberto Sor- italiani hanno appena attraversato il caporale di non ancora famoso.Nel film Five Graves to risponde: “Questo ponte potrebbe essere di ferro, di Cairo (I cinque segreti del deserto), diretto nel legno, di cemento… Che ne so io! Ce ne sono tanti di 1943 da Billy Wilder (divenuto poi il padre del- ponti in Italia”, e poi si scaglia contro i tede- la commedia brillante americana), a rappre- schi: “Noi abbiamo sempre lavorato, io non volevo

Wally Cassell, alias Osvaldo Castello, soldato Dondaro in “Story of G.I. Joe” realtà il soldato Trenella era interpretato dall’attore Richard Benedict, alias Riccardo Benedetto, che era davvero nato a Palermo. Ma diffondere l’idea degli italiani con scarse virtù militari poteva offendere le migliaia di soldati italo-americani che in quei giorni combattevano con valore in Europa ed in Asia, e che avevano ancora molti parenti in Italia. Così, sebbene anche loro furono rap- presentati in maniera stereotipata, la caratte- rizzazione si limitò ad una benevola versione canzonatoria. Nei film i mangiaspaghetti sono irascibili e permalosi ma hanno sempre un gran cuore, ed i loro commilitoni ne ricono- scono il valore e il cameratismo. Relegati in ruoli secondari e la loro presenza serve spesso per alleggerire la storia con momenti comici. Ne è un esempio il soldato Dondaro che appa- re accanto ad un esordiente Robert Mitchum in The Story of G.I. Joe (I forzati della gloria) di- retto nel 1944 da William Wellman. Dondaro è una testa calda di Brucculino, indisciplinato, Fortunio Bonanova, generale Sebastiano, con Erich von Stroheim-Rommel in “I cinque segreti del deserto” capace di pensare alle donne anche sotto il fuoco nemico, ma dall’Algeria alla Linea Goti- sentare il soldato italiano è un imbelle generale, partire per la guerra ma i germanesi (!) ci costrinse- ca mostrerà sempre il suo valore e la sua uma- Sebastiano, interpretato dall’attore spagnolo ro a partire”. A fare da interprete con i due sol- nità. Ad interpretarlo fu l’attore Wally Cassell, Fortunio Bonanova. Con i baffi e la barba da dati da operetta è un italo-americano, Trenel- alias Osvaldo Castello, nato ad Agrigento nel alpino, Sebastiano pensa alle donne, canta la, che viene da Brooklyn, ma quando sente 1912. brani d’opera e non sopporta i tedeschi, una che sono nati a Palermo dichiara che suo pa- figura clownesca che è l’antitesi di quella seve- dre è “di quello stesso paese”, dando vita ad un ra di Rommel, interpretato nel film dal mae- comico siparietto in cui i tre parlano concita- stro del cinema muto Erich von Stroheim. Il tamente agitando di continuo le mani. Nella Andrea David Quinzi 16 [email protected] Nastri d’argento 2018 Cinquant’anni di cinema: Luigi Faccini e Marina Piperno Un meritato nastro d’argento alla carriera per il cineasta piu’ indignato e la produttrice più coraggiosa del cinema italiano Premessa tirar fuori di tasca le no- quale possedeva una ca- Ho conosciuto Luigi stre tessere del PCI - rac- sa sull’Amiata, dove vi- Faccini nell’ottobre del contarono ridendo - per veva molti mesi all’anno 1966. Avevo diciotto spiegare a quei facinoro- con la compagna della anni ed ero presidente si che non fischiavamo il sua vita, la produttrice di un circolo culturale film di Pontecorvo in Marina Piperno. Fu, giovanile, intitolato a quanto fascisti ma in quindi, a Castel del Pia- Luigi Russo e legato al quanto comunisti inna- no che - diventando Stefano Beccastrini PCI di San Giovanni morati del cinema: in amico anche di Marina, Valdarno, di cui face- quel festival, infatti, c’e- donna straordinaria - ri- vano parte vari miei amici, tutti di sinistra. Il ra in concorso anche Au allacciai, trentasette an- cinema era uno dei nostri amori e, per alcuni hasard Balthasar di Ro- ni dopo, i miei rapporti di noi me compreso, lo è rimasto. Nell’estate bert Bresson, un capola- con Luigi. Da allora, non di quel lontano anno invitammo a San Gio- voro assoluto. La battaglia li ho più interrotti: è una vanni un noto studioso dell’arte filmica, Edo- di Algeri, in confronto, era bella persona, un grande ardo Bruno, a parlarci delle metodologie, da tutto sommato mediocre cuore, un sublime cinea- lui propugnate, della nuova critica cinemato- e non meritava il pre- sta. Assieme a Marina, grafica italiana, ormai stanca del pesante ide- mio”. Passarono poi mol- hanno più che meritato ologismo e del grezzo contenutismo di Guido ti anni e non ebbi più oc- il Nastro d’Argento alla Aristarco e della sua, pur storicamente meri- casione d’incontrare Faccini ma quella sera carriera ricevuto il primo di marzo di tevole, rivista Cinema nuovo. Non potendo as- mi restò nella memoria e fui dunque felice quest’anno. sentarsi da Roma il maestro, lo sostituirono - quando il mio amico amiatino Lucio Niccolai, Il cinema della memoria indignata quando ormai era autunno inoltrato - alcuni che stava organizzando a Castel del Piano una Non so se l’arte cinematografica nel suo com- collaboratori della rivista Filmcritica, da lui di- presentazione del mio libro sulla Toscana e il plesso abbia una propria, specifica Musa e, nel retta. Vennero in Valdarno, così, Luigi Facci- cinema - era il 2003 - mi annunciò che aveva caso, se anch’ella sia, come tutte le altre, figlia ni - dei tre, quello che più mi colpì, intabarra- chiamato quale relatore anche Luigi Faccini, il di Mnemosine, dea del ricordo o meglio della to in un pesante cappotto scuro memoria. Quel che so, per cer- era il più ferrato filosoficamen- to, è che una simile Musa ce te - con Maurizio Ponzi e Gian- l’ha, quale propria sapiente franco Albano (assieme ad ispiratrice, il cinema di Luigi Adriano Aprà, di lì a poco avreb- Faccini: tutti o quasi i suoi film bero fondato la mitica Cinema & sono, infatti, dedicati a luoghi Film). Riuscirono a stupire, e o situazioni ove persiste la me- persino a scandalizzare, un moria del dolore umano. Essi uditorio tutto quanto compo- sono percorsi d’indagine sulle sto da cinefili di provincia- or tracce dell’umana sofferenza, mai abituati a spergiurare sul insomma esplorazioni d’una fatto che La corazzata Potemkin - geografia della dignità ferita, luminoso frutto artistico della da riscattare e da redimere, od gloriosa Rivoluzione d’Ottobre almeno da ritrovare, conser- - fosse il film più bello di tutti i vandone la persistenza contro tempi. Loro tre sostenevano in- l’incuria del tempo e della sem- vece che quel film - certamente “La battaglia di Algeri” (1966) di Gillo Pontecorvo, pre colpevole smemoratezza splendido e non meritevole di del mondo. Nel loro insieme, i essere considerato, come anni film di Luigi Faccini disegnano dopo affermò quel fesso del ra- una vera e propria mappa - “A gionier Fantozzi, “una boiata” - volte una mappa parla usando i era semmai paragonabile, ma termini della geografia fisica non superiore, ad altri capola- ma in altrettante occasioni in- vori della settima arte quali dugia sul terreno sconnesso del Ombre rosse di John Ford o cuore, i distanti panorami della Psycho di Alfred Hitchcock! memoria, i fantastici paesaggi Narrarono anche d’essere stati dei sogni” ha scritto il cartogra- di recente, a Venezia, per segui- fo americano Miles Harvey - re il Festival, e di aver rischiato della vita “faticosa, straziata dai d’esser menati da un gruppo di lutti, sempre generosa”. Sono giovani comunisti in quanto parole, queste ultime, di Mari- avevano sonoramente fischiato na Piperno, compagna di vita La battaglia di Algeri di Gillo di Faccini e produttrice dei suoi Pontecorvo, il film che alla fine, film, riferite alle protagoniste quel festival, lo vinse. “Ci toccò “Au hasard Balthazar” (1966) di Robert Bresson. segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente l’ultima fase del suo cinema, ormai le- del film Le mani raccontano. Donne del levante li- gato alla tecnica digitale: C’è oro in To- gure fra passato e presente, 2007, ma riferibili in scana, 2014, un atto d’amore verso la verità ai personaggi di tutti i facciniani: i vin- bellezza del paesaggio, dell’ambiente, ti, i senza potere, i non risarciti e non riconci- delle genti dell’Amiata; Diaspora, ogni fi- liati. La memoria non è ciò che, del passato, ne è un inizio, 2017: il film, un Kolossal sedimenta nel nostro ricordo, insomma ciò che potremmo definire “il Via col vento che residua dopo l’attivo lavoro dell’oblio. An- della Shoa”, che attraverso la storia della che la memoria è lavoro attivo: essa non è mai famiglia Piperno, che per le sue radici il mero ricordare ma la sua ricerca intenzio- ebraiche subì le conseguenze delle fa- nale, il mettersi sulle sue tracce, il rivisitare migerate leggi razziali, narra come in testardamente i luoghi ov’esso si è formato una vasta saga epico-lirica, il travaglio ma rischia continuamente di cancellarsi o, di un popolo perseguitato ma mai can- Luigi Faccini cellato dalla storia. In lavorazione è, at- bianco, 1969, mediometraggio tv sul caso tualmente, Radici: un nostalgico omag- Sinjavskij – Daniel. Il suo primo lungome- gio alla musica popolare italiana che parte dal traggio fu, invece, Niente meno di più, 1970, per viaggio che il grande etnomusicologo ameri- gli Sperimentali della Rai. La Filmcoop, che cano Alan Lomax compì in Italia nel 1954-55 in ha concorso a fondare per garantire la libertà compagnia di Diego Carpitella. creativa dei soci e del movimento cooperativo Conclusioni culturale, produsse poi Garofano rosso, 1975, Ho ritrovato, tra i documenti della mia biblio- ispirato liberamente all’omonimo romanzo teca, un testo che avevo scritto, e pubblicato si di Elio Vittorini, con Miguel Bosé all’esordio qualche anno fa, a proposito di un precedente da protagonista e la rentrée di Elsa Martinelli, film di Luigi e Marina,Storia di una donna ama- da Luigi - come da me, del resto - amatissi- ta e di un assassino gentile, 2009. Credo che que- ma. Da allora, nel suo curriculum di instanca- sto brano, tratto da quel vecchio testo, ben si bile film maker, son da contare più di cento presti anche quale conclusione dell’articolo titoli, tra film, documentari (brevi, lunghi e attuale, dedicato al Nastro d’Argento 2018 e lunghissimi), romanzi e saggi, laboratori di- dunque a Diaspora. che in fondo, di Storia di dattici e creativi (nella marginalità delle peri- una donna amata e di un assassino gentile è il se- ferie, sugli ospedali psichiatrici, sulle carceri), quel tematico e stilistico: “Il tempo non è mai eventi culturali, performance e reading. Tra i il fatto d’un soggetto isolato e solitario, esso è film - che sono molti di più di quelli qui di se- la relazione stessa di quel soggetto con gli al- “Le mani raccontano” un inno alle donne firmato da guito citati: costruire una filmografia comple- tri - ha scritto Emmanuel Levinas, grande filo- Faccini- Piperno ta del cinema facciniano è un’impresa che va sofo dell’ebraismo. Il film di Marina e Luigi, ben oltre lo spazio di un articolo - spiccano i nel ricercare, nel ricostruire il tempo di una ancor peggio, di essere studiatamente cancel- esistenza ricercano, ricostruiscono il tempo lato. Il cinema facciniano è tutto quanto vota- di tutti noi. Il tempo d’una nazione, la nostra. to alla missione di questa ricerca, al percorso Speriamo che essa sappia apprenderne qual- su queste tracce, all’esplorazione di una geo- cosa. Speriamo sappia tornare a essere un grafia, fatta di luoghi e persone, dell’umanità luogo di civiltà e solidarietà. Non il deserto eti- offesa. Di molti film dei nostri tempi, -ricor co, come dice giustamente Marina in una sce- diamo soltanto inquadrature, battute, spunti na del film, che è ormai diventata. Nonostante comici o drammatici, episodi più o meno di- parli anche di persecuzioni, stermini, distru- vertenti o più o meno commoventi, ma del zioni, crudeltà immani, si tratta di un film suo cinema ricorderemo, prima d’ogni altra saggio, sereno, persino luminoso. Come si cosa, luoghi d’umana sofferenza, soggetti of- può fare un simile film senza ignorare, anzi fesi ma dignitosi e spesso ribelli, persone che chiaramente denunciando, gli orrori del pas- hanno saputo fare della loro vita quotidiana sato e il fatto che anche nel presente essi av- un’umile ma grandiosa epopea di opposizio- “Storia di una donna amata e di un assassino gentile” vengono, perché il nemico, quello che fa sogni ne a come passivamente va, se lasciato spin- (2009) di Luigi Faccini. Dedicata a Marina Piperno (2009) cattivi, rinasce sempre e vince spesso? Porsi gere dai potenti, il mondo. Il cinema di Facci- questa domanda significa chiedersi da dove ni - il quale è “uomo di sinistra, incorreggibile lungometraggi di fiction e docufiction: Nella tragga origine la straordinaria bellezza, la so- ribelle ai margini dell’industria” come scrive città perduta di Sarzana 1980; Inganni, 1985, sul larità, la gioia di vivere di questo film. Essa di lui Alain Bichon - si pone, in tal senso, quale legame tra Dino Campana e Sibilla Aleramo e nasce dall’amore: quello per la vita in tutte le autobiografia alternativa dell’Italia del 900. sulla clausura del poeta nel manicomio di Ca- sue manifestazioni, quello esistente tra Luigi Con lui, il cinema italiano ritrova quell’ansia stel Pulci; Donna d’ombra, 1988; Notte di stelle, e Marina, quello che attraverso il cinema essi di conoscenza sociale - appunto, di disegno 1991; Giamaica, 1998; film bellissimo, notturno, offrono ormai da qualche decennio al resto della geografia del dolore e della dignità di chi un vero e proprio, straziante, blues metropoli- dell’umanità, quello per il cinema che entram- si ribella a esso - oltre che di ricerca stilistica tano; i romanzi: La baia della torre che vola, 1997, bi concepiscono non come puro intratteni- che fu di Roberto Rossellini e di Pier Paolo Pa- Il castello dei due mari, 2000, Un poliziotto perbe- mento ma come attenzione alla realtà. Non solini: un cinema che sappia essere, contem- ne, 2002, L’uomo che nacque morendo, 2004; sto- necessariamente (ma spesso anche) politica poraneamente, cognitivo e poetico, docu- ria vera di un ufficiale tedesco che aderisce al- ma sempre umana, non necessariamente (ma mentaristico e creativo, bello e severo, capace la Resistenza italiana e muore da partigiano: spesso anche) indignata ma sempre attenta. di farsi, in una volta, strumento di conoscen- ne nacque , nel 2010, Rudolf Jacobs, l’uomo che La memoria, l’attenzione, la bellezza: di que- za delle cose e di celebrazione - in senso rilkia- nacque morendo, sua versione cinematografica. sto è fatto il grande cinema di questi due no - del loro farsi passato e ricordo. Con Storia di una donna amata e di un assassino grandi amici”. Una lunga carriera insieme gentile, monumentale, e meraviglioso, poema La prima regia di Luigi avvenne con Il libro d’amore dedicato a Marina, sua musa, inizia Stefano Beccastrini 18 [email protected] Molière e i medici. Un drammaturgo contro i dottori Appare evidente a ragione”). Il vino emetico è un farmaco che Molière non sembra, però, essere solo. La po- chiunque come il valo- aveva avuto una vita travagliata essendo stato ca fiducia degli uomini di teatro nei confronti re scientifico della me- inizialmente bandito dalla medicina ufficiale dei dottori è confermata da un testo della dicina del 1600 dovesse prima di ottenere, dopo lunghe dispute, l’ap- commedia dell’arte, scritto tra fine Cinque- essere nettamente in- provazione della Facoltà di Medicina nel 1666. cento e primi del Seicento, dall’attore della feriore a quello dell’ar- Sia come sia, i dottori escono da queste poche compagnia dei Gelosi Francesco Andreini, Le te medica dell’epoca battute del terzo atto del Don Giovanni con le bravure del Capitan Spavento. Nei dialoghi tra il contemporanea. La sfi- ossa rotte. La scienza di Galeno riceve un col- Capitano e il suo servo Trappola si legge nel Fabio Massimo Penna ducia che uno dei più po micidiale anche in Medico per forza in cui Ragionamento Quarantesimoquarto: Trap- grandi drammaturghi Sganarello, anche qui costretto a fingersi me- pola: Quel medico Peone doveva essere un gran Fi- del XVII° secolo, Jean-Baptiste Poquelin, in dico, con un abito e pochi rudimenti di gergo losofo, essendo Medico di tutte le Deità del Cielo, e arte Molière, mostra nei confronti dei dottori medico viene scambiato per un valido e auto- non dovette fare come fanno la maggior parte dei appare ai giorni nostri assurda. La mente cor- revole dottore. L’ironia dei dialoghi della com- nostri Medici, i quali danno molti rimedi ad un in- re subito ai medici cialtroni e inetti de Il mala- media non lascia adito a dubbi sulle idee di fermo perché non ne conoscano il suo proprio medi- to immaginario (1673) Purgon e Diafoirus e alle Moliére: Sganarello: … Vi faccio sapere che vo- camento, ma dovette sanarvi alla prima (da Fer- altre opere che sin dal titolo si riferiscono alla stra figlia è muta. Geronte: Sì, ma vorrei che mi ruccio Marotti-Giovanni Romei, La professione del medicina come Medico suo malgrado teatro – La commedia dell’Arte e la so- (1666) e Il medico volante (1645). L’attacco cietà barocca, Bulzoni editore, Roma, ai dottori, però, si annida anche in opere 1991). Anche qui abbiamo il pregiudizio nelle quali uno non si aspetterebbe di secentesco per il quale si riteneva che il trovarlo, come nel caso del Don Giovan- medico prescrivesse medicine a caso, ni o il festino di pietra(1665). La pessima non avendo la minima idea delle neces- opinione che l’autore aveva della medici- sità vere del malato, nella speranza che na del suo tempo viene espressa all’ini- qualcuna di esse si rivelasse efficace. Un zio del terzo atto quando, per sfuggire i preconcetto che affondava le sue radici nemici del suo padrone don Giovanni, in tempi antichi tant’è che il massimo Sganarello è costretto a travestirsi da poeta italiano, Francesco Petrarca, tra il medico. In contrasto con il servitore, 1352 e il 1353, scriveva le Invective contra così compreso nel suo travestimento da “Bisturi - La mafia bianca” (1973) di Luigi Zampa medicum nate da una lettera nella qua- sentir di essere diventato improvvisa- le lo stesso poeta metteva in guardia pa- mente un gran signore, Don Giovanni si pa Clemente VI, all’epoca malato, dalle lancia in una severa tirata contro la me- cure somministrate da medici ignoran- dicina: “In fondo cosa credi che abbiano ti. Comunque il testo petrarchesco si a che fare i medici con la guarigione dei prefissava una polemica di portata più loro malati? Quanto te, né più né meno. ampia intendendo egli scrivere un’esal- Pura illusione. Aspettano solo che gli ca- tazione delle materie umanistiche, qua- schi addosso tutta la gloria di un colpo li la poesia, a detrimento del sapere fortunato, i medici.” (Molière, Don Gio- scientifico. Meno aggressivo nei- con vanni o il festino di pietra, in Il mito di fronti della medicina appare il cinema Don Giovanni II°, dispense a cura di poiché, essendo nato nel 1895, non è in- Guido Di Palma, Università di Roma La fluenzato dalla antica fase di diffidenza Sapienza, Dipartimento Musica e Spet- nei confronti dei dottori dei secoli pas- tacolo, 1992-1993). Non contento l’autore sati e l’arte filmica ha trionfato in un’e- parigino poco dopo rincara la dose poca che aveva constatato la elevata affi- quando Sganarello, oramai totalmente “ll malato immaginario” ( 1979) di Tonino Cervi dabilità che la medicina aveva conseguito compenetrato nel suo abito, esalta quel- nel corso dei secoli. Non mancano, però, lo che all’epoca veniva considerato un efficace diceste di dove proviene questo male. Sganarello: le critiche partendo dalla figura del medico rimedio per i malanni, il vino emetico: Sgana- Niente di più facile: proviene dal fatto che ha perdu- avido e disposto a tutto pur di veder aumenta- rello: (…) Risultati favolosi, un farmaco che ha to la parola. Geronte: Benissimo, ma, se non vi di- re il numero dei suoi mutuati interpretato, trionfato di tutti gli scetticismi. Io stesso, che spiace, quale è la causa che le ha fatto perdere la pa- con sorridente ironia, da Alberto Sordi in Il vi parlo, saranno tre settimane che ho assisti- rola? Sganarello: Tutti i nostri migliori autori vi medico della mutua (1968) di Luigi Zampa e Il to a qualcosa come un miracolo. Don Giovan- diranno che è un impedimento della lingua. (in prof. Dott. Guido Tersilli primario della clinica Vil- ni: cioè? Sganarello: Un caso disperato: un uo- William D. Howarth, Molière- Uno scrittore la Celeste convenzionata con le mutue (1969) di mo in agonia da sei giorni. Non sapevano più di teatro e il suo pubblico, Il mulino, Bologna, Luciano Salce per arrivare fino al j’accuse con- cosa dargli. Terapie di ogni tipo: tutto inutile. 1987). Secondo l’autore bastava saper usare tro i baroni della medicina di Bisturi, la mafia Alla fine, si sono decisi a somministrargli l’e- con astuzia le parole per confondere i parenti bianca (1973) di Luigi Zampa. Dalla mancanza metico. Don Giovanni: E allora ha vomitato, è dei malati e conquistare, senza alcun merito, di fiducia nei confronti della professione si così? Sganarello: No, è morto. Don Giovanni: la stima della gente. Per spiegare la fobia di passa alle accuse nei riguardi del sistema sa- Veramente efficace. Sganarello: Perché? Era- Molière per i medici bisogna andare ad ana- nitario e delle sue storture. La stima nei con- no sei giorni sani che non riusciva a morire, e lizzare i dati biografici del drammaturgo pari- fronti dei dottori presso letterati, artisti e uo- ce l’ha fatta d’un colpo, cosa volete di più? Don gino: colpito dalla tubercolosi egli fu costretto mini di spettacolo aumenta con il progresso Giovanni: Hai ragione (Molière, op.cit.). La a rendersi conto personalmente dell’inade- della scienza medica, pur inserendosi nel fulminante battuta involontaria di Sganarello guatezza delle cure alle quali veniva sottopo- quadro, sempre mutevole, dei rapporti tra fi- vale più di mille attacchi contro la medicina, raf- sto, tant’è che fu proprio la summenzionata losofia e scienza. Comunque sia, il salto dal forzata dalla chiusa rassegnata di Don Giovanni malattia (evidentemente non debellata) a uc- molieriano dottor Purgon al Guido Tersilli di che mostra di arrendersi di fronte all’assurdità ciderlo, il 17 febbraio 1673, mentre stava recitan- Alberto Sordi appare enorme. dei ragionamenti del suo servitore (“Hai do, ironia della sorte, ne Il malato immaginario. Fabio Massimo Penna 19 n. 60 Il cinema incontra i libri: Fondazione Cineteca Italiana e La Biblioteca di Morando La Cineteca Italiana è terrazza, un luogo per rilassarsi, condividere un avanzato supporto tecnologico, un paio di una prestigiosa istitu- la passione per il cinema ed assistere a proie- occhiali Smartglass Epson Moverio – messi a zione archivistica pri- zioni all’aperto. Accanto alle sale espositive il disposizione gratuitamente dall’azienda in vata che ha sede a Mi- percorso museale prosegue nell’Archivio sto- veste di partner tecnico del progetto – con cui lano. Costituitasi nel rico dei Film, il primo fondato in Italia (1947), leggere i QR Code e fruire così di contenuti ad 1947 e divenuta fonda- che conta circa 35.000 pellicole cinematogra- alta definizione, un’esperienza di realtà- au zione nel 1996 (FCI), fiche, un’ingente raccolta di sceneggiature mentata unica in Europa. L’impegno della svolge un’intensa atti- originali, più di 100.000 fotografie della storia FCI a favore della promozione della cultura ci- vità di conservazione, del cinema italiano ed internazionale ed un nematografica ha raggiunto circa un anno fa valorizzazione e dif- corpus di 15.000 manifesti del cinema muto e un importante traguardo: l’inaugurazione fusione della cultura sonoro. Presidio regionale delle immagini in della “Biblioteca di Morando”, che sorge nel cinematografica sia in pellicola, si estende per oltre 3000 metri qua- luogo che ha ospitato per tanti anni lo storico Francesca Palareti Italia che all’estero. drati sotterranei, distribuiti su due piani e archivio cinematografico. Si tratta di uno spa- Oltre a curare dal 1997 collegati con il laboratorio di restauro della zio di circa 800 metri quadrati, totalmente ri- i “Quaderni Fondazione Cineteca Italiana”, Cineteca attraverso un tunnel, le cui pareti so- strutturato ed alimentato ad energia solare, una collana editoriale dedicata alla storia del no costellate di immagini che raccontano la dove immergersi nella lettura e nello studio cinema, gestisce il Museo Interattivo del Ci- storia della pellicola, la sua morte e la sua ri- del cinema dedicato a Morando Morandini, nema (MIC) dedicato al cinema scomparso ad ottobre 2015. Critico delle origini, inaugurato nel 1985 e giornalista cinematografico dalla presso palazzo Dugnani e trasferi- poliedrica personalità, Morandini to nel 2012 insieme agli uffici della ha segnato una tappa essenziale Cineteca nella sede attuale di via nell’evoluzione linguistica dell’arte Tofane, lungo il percorso pedonale cinematografica. Nato nel 1924 a e ciclabile del Naviglio della Marte- Milano, la sua città nel 2014 lo ha sana. Il MIC è il primo museo inte- premiato in occasione dei suoi 90 rattivo del cinema in Italia: rappre- anni con l’Ambrogino d’oro, onori- senta un’esperienza innovativa ficenza prestigiosa conferita dal rivolta a tutti coloro che nutrono il Comune a personaggi segnalati per desiderio di scoprire un mondo “civiche benemerenze”. È stato uno sconosciuto e di ritrovare fram- dei pochi studiosi che ha saputo at- menti di un cinema milanese or- traversare le diverse fasi del cine- mai dimenticato. Lo spettatore ma, italiano e mondiale, elaborando può, interagendo direttamente Il critico Morando Morandini nel suo studio milanese una visione della critica come risul- con dispositivi ed applicazioni create ad hoc, nascita in digitale. Attiva non solo nella con- tato di una percezione emotiva e non sempli- realizzare un doppiaggio cinematografico, servazione, ma anche nella digitalizzazione e cemente intellettuale. Nel mondo della cultu- sonorizzare un film, modificare un manifesto nel restauro delle pellicole, che vengono pre- ra Morandini ha rappresentato un esempio cinematografico, consolidare le sue - cono sentate nelle principali manifestazioni cine- unico di competenza, passione e rigore pro- scenze cinematografiche consultando un va- matografiche internazionali e nelle sale di fessionale e morale. Critico cinematografico sto repertorio di filmati, utilizzare mappe di- proiezione della Fondazione, la FCI collabora al quotidiano “La Notte” (1952-1961), poi a “Il namiche per scovare i set dei film girati a con gli altri archivi italiani e stranieri e con la Giorno” (1965-1998), ha firmato numerose mo- Milano e le sale cinematografiche della città, FIAF (International Federation of Film Archives, nografie su celebri registi, è stato coautore anche quelle dismesse. Terminata la visita, è di cui è membro dal 1948), che ha definito la con Goffredo Fofi e Gianni Volpi di una im- possibile visionare le programmazioni che si Cineteca Italiana uno dei più importanti ar- portante “Storia del cinema” (1988) e nel 1995 svolgono presso la sala cinematografica del MIC chivi di film muti d’Europa. Durante la visita nel ha pubblicato “Non sono che un critico”, opera e, nel periodo estivo, godere della splendida nuovo archivio storico, l’utente viene dotato di segue a pag. successiva

La Biblioteca di Morando, murale dedicato al critico cinematografico 20 [email protected]

segue da pag. precedente soddisfazione per la famiglia nel sapere che Incontro con l’attore-regista Teodoro Bonci autobiografica che si configura come sintesi quei libri siano a disposizione di tutti, insie- Del Bene della sua esperienza e del suo pensiero. Dal me ai documenti, ai materiali di lavoro, alle 1999 ha curato, insieme alla moglie Laura e lettere che il decano della critica cinemato- alla figlia Luisa, il celebre “Morandini. Dizio- grafica si scambiava con attori e registi. Nel- Storia della nario dei film e delle serie televisive”, aggior- le celle delle casette bianche – occupate un compagnia teatrale nato annualmente ed arrivato già alla vente- tempo dalle pellicole – che si affacciano sul sima edizione. La sua vasta biblioteca – un dehors interno arredato con tavolini e sedie Big Action Money archivio composto da oltre 5200 volumi, let- per letture all’aria aperta, sono stati collocati Teodoro Bonci Del Bene, ri- tere, fotografie, riviste, press book, articoli, i fondi librari di proprietà di Fondazione Ci- minese, classe 1984. Nel faldoni di appunti a partire dal 1952 – è stata neteca Italiana. Di cella in cella, quindi, la bi- 2004, Teodoro viene ammes- donata dalla famiglia alla Cineteca di Milano blioteca si estende comprendendo il fondo so alla prestigiosa scuola di ed una parte considerevole del fondo è già della FIC che si aggiunge al fondo Morandi- arte teatrale fondata da K.S. consultabile nell’OPAC (Online Public Access ni, per un totale di quasi 11.000 volumi, de- Stanislavsky, la Shkola Stu- Catalogue) del Polo regionale lombardo e in stinati ad aumentare. Sono consultabili libri dia Mchat di Mosca. Dopo il SBN (Catalogo del Servizio Bibliotecario Na- di storia e teoria del cinema, volumi di anti- diploma, conseguito nel zionale); il lavoro di catalogazione per il re- quariato, edizioni storiche come il “Taccuino Irene Muscarà 2008, Teodoro torna in Ita- cupero catalografico dell’intero patrimonio dell’aiuto-regista” di Aldo Buzzi con illustra- lia. È attualmente attivo nel campo teatrale bibliografico è tuttora in corso. Tra gli obiet- zioni di Bruno Munari pubblicato da Hoepli con diversi spettacoli, regista della compa- tivi di questo ambizioso progetto – come sot- nel 1944, copioni (“Il mulino del Po” di Lat- gnia Big Action Money, sono sue le traduzioni tolineato dal direttore della Cineteca Matteo tuada, con gli appunti per il montaggio), foto italiane dal russo e le prime rappresentazioni Pavese – quello di salvaguardare i documenti (oltre 12.000), riviste, da “La vita cinemato- del drammaturgo contemporaneo, Ivan del fondo Morandini, provvedendo alla loro grafica” che usciva a inizi Novecento fino a Vyrypaev. Una storia la sua e quella della com- digitalizzazione. La conversione in digitale “Segnalazioni cinematografiche”, settant’an- pagnia che meritano curiosità e attenzione. delle pellicole cinematografiche ha implicato ni di militanza cattolica, dal 1934 al 2005, con Per questa ragione abbiamo incontrato Teo- un considerevole risparmio logistico-gestio- i consigli di visione per non turbare la mora- doro e gli abbiamo posto alcune domande. nale, che ha consentito di ridare slancio alla le. A breve la biblioteca implementerà ulte- Teodoro puoi raccontare ai lettori di Diari di Cine- lettura e alla ricerca, fornendo uno strumen- riormente la sua dotazione bibliografica club quali sono state le cose più importanti che hai to di consultazione e studio su un protagoni- ospitando un altro imponente archivio, che imparato dalla scuola teatrale russa e di cui fai frut- sta della storia dello spettacolo e divulgando, rappresenta un omaggio ad un famoso auto- to oggi? più in generale, la cultura cinematografica re televisivo da parte di Milano, la sua città - In realtà le cose più importanti le ho impara- della seconda metà del Novecento mediante natale. La grande collezione appartenuta a te negli anni successivi alla scuola. E continuo strumenti di facile accesso in grado di coin- Paolo Limiti, infatti, sarà presto trasferita ad imparare anche ora ripensando a concetti e volgere il grande pubblico degli appassiona- presso la Biblioteca di Morando per consen- principi che mi sono stati trasmessi durante ti. I locali della biblioteca che ospitano la ric- tirne la consultazione da parte del pubblico. quegli studi, ma che solo il tempo e l’esperien- ca documentazione, inoltre, sono stati impreziositi Autore sensibile e spirito brillante, Limiti ha za permettono di far maturare. I concetti ac- da un murale realizzato in omaggio a Morandini saputo cogliere nello spettacolo, sua grande quisiti sono una miniera infinita a cui attinge- dall’artista Danis (Ascanio) – pittore, murali- passione, il valore dell’evoluzione dei costu- re continuamente. Farne un elenco sarebbe sta e serigrafo italo-cubano – opera che, evo- mi, cristallizzando le tappe di una storia che impossibile. Posso affermare che il mio attuale cando scenari caraibici, rappresenta il suo rappresenta frammenti di vita condivisa da percorso come regista non sarebbe possibile amore per il cinema e per i libri, la passione per tutti noi. Raffinato conoscitore di cinema, se non avessi fatto una esperienza come attore Cuba ed anche le stellette indice di gradi- italiano ed internazionale, ha raccolto nel proprio in quella scuola. La scuola russa inse- mento dei film, introdotte proprio dal critico corso della sua vita un ricco patrimonio do- gna a mettere se stessi al centro dell’opera e i milanese. La prima sala di consultazione è cumentale, attualmente in trattamento cata- suoi protagonisti, cioè l’attore che interviene un antro di cimeli: la sua scrivania con i se- lografico da parte della FCI: quasi tremila nello spazio scenico e naturalmente il regista gni delle sigarette spente direttamente sul monografie dedicate ai protagonisti del- ci che dà l’impronta e lo stile al lavoro teatrale. In ripiano, le due macchine da scrivere, una fo- nema, innumerevoli film e serie complete di sintesi credo che la scuola russa mi abbia la- to con dedica di Alda Merini – “Ci sono ado- rare riviste straniere, oltre ad una preziosa sciato un marchio a fuoco sul fatto che non si lescenze che si innescano a novanta anni” – collezione di cimeli e memorabilia che aveva può pensare di lavorare ad uno spettacolo ri- una scultura in legno gelosamente custodita iniziato a donare alla Cineteca milanese manendone estraneo, non restando cioè coin- sul tavolo di un artista che amava molto, qualche mese prima della sua morte, avvenu- volto rispetto a quello che si fa e si rappresen- Candi, donatagli dalla moglie Laura. Nella ta il 27 giugno 2017. ta. casetta attigua, scaffali e scaffali di faldoni: i Quali sono state le difficoltà maggiori che hai incon- suoi primi articoli per “La notte negli anni Francesca Palareti trato nell’ambiente lavorativo teatrale tornando in ‘50”, i materiali che raccoglieva per scrivere Italia? critiche e recensioni, le tante diramazioni - E’ stato difficile farsi accettare da un ambien- del mestiere tra cronaca, letteratura, costu- te teatrale dal quale ero, in un certo senso, fug- me, accuratamente archiviate e classificate gito. Perché uno dovrebbe lavorare in un siste- per categorie tematiche. La figlia Luisa, in Per visitare la Biblioteca di ma teatrale dal quale non ha voluto farsi una recente intervista rilasciata a “Repubbli- Morando educare? Questa è una domanda giusta che mi ca” in occasione dell’inaugurazione della bi- pongo spesso. Vivo ora invece questa nuova blioteca, ha dichiarato come lei e la madre I locali sono aperti al pubblico il lunedì, il condizione come una opportunità, piuttosto Laura abbiano cercato di coniugare i due martedì e il giovedì dalle 10 alle 16 – accesso che come un impedimento. L’etichetta di ‘quel- amori di Morando indissolubilmente legati: con prenotazione telefonica al numero lo che ha studiato in Russia’ l’ho tenuta attaccata il cinema e i libri, personalizzati con appun- 02/66986901 e via mail all’indirizzo bibliote- alla fronte per molto tempo, e solo da poco ha ti, notazioni ai margini e sui risvolti di co- [email protected] – mentre cominciato a staccarsi. Le tracce della colla pertina. Ha aggiunto come sia sufficiente il mercoledì dalle 10 alle 16 con accesso libe- però sono ancora ben visibili. Di sicuro il per- sfogliarli per capire quanto siano stati letti ro senza prenotazione. corso personale che ho fatto mi impedisce di ed usati, sottolineando con entusiasmo la segue a pag. successiva 21 n. 60

segue da pag. precedente ognuno di loro è il protagonista del proprio Ufo, Ossigeno, Genesi n.2 quasi come se fosse un lavorare in un modo tipicamente italiano in pezzo di progetto. Rispetto ad una compagnia percorso di studi e non un cantiere produttivo cui non mi riconosco, e che non vede in me un teatrale classica, la particolarità di Big Action volto a creare prodotti teatrali da vendere. suo possibile esecutore. Per un altro verso Money sta nel ruolo centrale che ha la parte Ora, nel 2018, ci troviamo con ben 4 spettacoli però l’Italia è anche un paese artisticamente tecnica, sia per la realizzazione delle sceno- di Ivan Vyrypaev in repertorio, consapevoli aperto alle diversità e consapevole del fatto grafie ma anche per la programmazione di che la loro funzione più che altro è quella di che non esiste una sola idea di teatro. Le stra- software utili per la conduzione dello spetta- far maturare esperienza di un percorso didat- colo. Tutte le persone che partecipano al pro- tico artistico. In un certo senso Vyrypaev, o getto entrano in contatto fra loro e imparano meglio il suo linguaggio, è stato il maestro a relazionarsi con operatori di sfere diverse. di Big Action Money. Grazie e insieme a lui ab- Così, quando un attore lavora con la musica biamo formato la nostra poetica, la nostra dal vivo, ad esempio, egli acquisisce informa- identità, il nostro specifico linguaggio. Ora zioni su cosa significa suonare sul palco e, vi- stiamo andando in direzioni molto diverse e ceversa, per il musicista vuol dire avere l’op- la Russia non è più un punto di riferimento portunità di interagire con il lavoro di un attore. così importante. Ma certamente la figura di Questo processo è fondamentale per giunge- Vyrypaev è legata alla nostra storia. Oltre agli re a un linguaggio comune, per riuscire a sin- spettacoli ovviamente rimangono le traduzio- tonizzarsi, per non pensare a richieste impos- ni (ho tradotto ben 6 testi di Vyrypaev, inizial- sibili, per sfruttare al meglio le risorse che mente solo per poterli mettere in scena) che ciascuno ha e che mette a disposizione degli saranno presto pubblicate da Cue Press. Così altri. come rimangono le registrazioni degli incon- Ci parli di Vyrypaev, delle traduzioni dei suoi testi tri che in questi anni abbiamo organizzato in e degli spettacoli che poi sono nati? molte città per parlare di Vyrypaev e di dram- - Big Action Money nasce proprio da uno spet- maturgia contemporanea, grazie anche alla tacolo omonimo che ha debuttato nel 2010. collaborazione di Fausto Malcovati, Gerardo Dal 2010 al 2013 ci sono stati molti tentativi Guccini e Candida Ghidini e al supporto fallimentari nel mettere in scena progetti di L’Arboreto - Teatro Dimora di Mondaino, con completi che potessero girare nei teatri. Essi cui abbiamo creato nel 2014 il progetto Can- sono sempre finiti nel silenzio più totale. Sto tiere Vyrypaev. parlando di bellissimi lavori con budget pari a Teodoro, quali sono ora i tuoi desideri e progetti per zero che hanno incontrato qualche manciata il futuro? di spettatori entusiasti. Lavori che non hanno - I desideri sono molti e spesso dipendono dai de e le opportunità possono essere tante e di- mai avuto la forza per entrare nei teatri uffi- soldi a disposizione che, nel nostro caso, salvo verse. I luoghi (intendo luoghi precisi, teatri ciali. Nel 2013 la compagnia (allora era solo in rarissime occasioni, sono stati veramente specifici) più rispondenti alla consapevolezza una piccola compagnia teatrale) incontra pochi. Mi piacerebbe continuare ad applicare dell’importanza delle diversità delle forme del Vyrypaev e decide di mettere in scena un suo quello che ho imparato in questi anni per teatro, sono proprio i posti che mi hanno ben testo, “Illusioni”. Il processo creativo attorno aprirmi ad una visione del teatro più ampia. accolto e che continuano a dimostrarmelo. ad “Illusioni” è stato molto lungo, addirittura Oltre alle tante cose che ancora vorrei fare con Ovviamente crearsi una rete di con- il palcoscenico (vorrei prima o poi tatti, scoprire e conoscere persone, realizzare anche uno spettacolo in teatri e dinamiche rivolte a svilup- costume, cioè qualcosa di profon- pare i progetti in Italia, è stato un damente tradizionale!), mi piace- lavoro lungo e faticoso. Chi studia rebbe applicare le conoscenze ac- nel paese in cui poi lavora non deve quisite per progetti nei quali il affrontare tutto questo. Ma alla fi- teatro riesce a coinvolgere piena- ne, esaurito questo doppio percor- mente i luoghi in cui esso si mate- so, uno si ritrova più ricco perché va rializza. Intendo dire, il teatro come a conoscere a fondo due dimensio- sorta di insediamento territoriale in ni della realtà teatrale completa- cui chi entra all’interno di questo mente nuove e diverse. spazio diventa nello stesso tempo Puoi raccontarci cos’è Big Action Mo- protagonista e spettatore di quel ney? che accade, in cui oltre a lui e a quel - Big Action Money è una crew. Crew è che vive non appaia nessun altro. una parola usata nella cultura Hip Non è un’idea nuova questa. Pen- Hop per indicare un insieme di per- sando al mio percorso, così accade- sone che, usando le loro diverse ca- mico in fondo, sarebbe questo un pacità, collaborano organicamente modo per entrare in una condizio- per lo sviluppo di un’idea comune. ne di crisi rigeneratrice. Un altro Big Action Money è un gruppo di persone che due anni, durante i quali abbiamo lavorato sia desiderio è quello di coinvolgere Big Action tende a espandersi continuamente. Al suo in- nella nostra sede (un capannone industriale Money per realizzare dei film. Ma la mia idea terno ci sono un regista, un tecnico, diversi appena fuori Rimini che abbiamo trasforma- di realizzarli utilizzando solo il mio telefoni- attori, dei musicisti e dei fotografi di scena. La to in sala prove con foresteria e cucina) che in no, al momento suscita non poche perplessi- collaborazione tra loro inizia nello sviluppo di alcuni teatri sparsi nel centro Italia che hanno tà. Ah, aspetta... il desiderio più grande che ho alcuni progetti teatrali, ma poi va anche oltre. ospitato le varie fasi di lavoro. “Illusioni” da è un altro. Vorrei lavorare con la mia compa- La rappresentazione teatrale non è l’obiettivo subito ha richiamato molta attenzione e ci ha gnia tutti i giorni. Magari con degli orari di la- finale, ma solo una espressione di linguaggio permesso di debuttare in un festival interna- voro meno stressanti. Non sarebbe davvero comunicativo. Il teatro è il linguaggio in cui zionale nel 2015 e poi di girare molti teatri dediti male se questo si realizzasse. confluiscono le ricerche e le espressioni per- al teatro di ricerca. Nel frattempo Big Action Mo- Irene Muscarà sonali dei diversi operatori professionisti, e ney ha lavorato anche ad altri testi di Vyrypaev: Le foto del servizio sono di Marco Montanari 22 [email protected] I dimenticati #41 Wallace Reid Nei primi anni Venti, Il suo ingresso nella settima arte risale al 1910, Fin dal 1909 la Selig Polyscope aveva aperto quando Rodolfo Va- quando (dopo aver provato vari mestieri, tra uno studio cinematografico a Edendale, uno lentino impose a Hol- cui il giornalismo, collaborando con due te- storico quartiere di Los Angeles: prima casa di lywood il mito dell’‘a- state di New York) seguendo il padre - che s’e- produzione a trasferirsi nella California del mante latino’ (il bel ra messo a lavorare per il cinema scrivendo co- sud. Presto, come molte maestranze, Wally e il tenebroso dal fascino pioni, dirigendo e interpretando film - esordì padre si trasferirono là, ed egli, attratto, più esotico, il fisico scat- in The Phoenix, uno short di dieci minuti d’igno- che dalla recitazione, dalla ripresa e dalla regia, tante, i lineamenti per- to regista, tratto dall’omonima commedia di si servì di una sceneggiatura scritta dal genito- fetti e i capelli corvini e Milton Nobles, che ne curò l’adattamento; il re (più tardi ne avrebbe scritte anche lui) per Virgilio Zanolla brillantinati), il pub- film venne girato nei Selig Polyscope Studios proporsi come regista a un’altra casa di pro- blico femminile d’ol- di Chicago, aperti fin dal 1896 in quella che al- duzione, la Vitagraph. Ma i dirigenti di treoceano che continuava a guardare anche lora era la capitale americana del cinema. quest’ultima, colpiti dal suo fascino fisico, agli uomini di casa propria, ovvero agli attori Grazie alla sua avvenenza e alla spigliatezza l’ingaggiarono subito quale attore, accordan- dal fisico marcatamente anglo- dogli tuttavia la possibilità di sassone, aveva in Wallace Reid curare la regia di qualche short. una ‘risposta americana’ all’im- Tra il ’10 ed il ’15 Wally - spesso perante magnetismo di Rudy. accanto al padre - ne interpretò Reid, che aveva esordito nel ci- quasi centocinquanta, delle for- nema ben sei anni prima di se duecentocinquanta pellicole quest’ultimo, a dire il vero si era che gli sono accreditate in car- conquistato la popolarità pres- riera, tra cui His Only Son (’12) so le spettatrici del patrio suolo di Jack Conway e Milton H. almeno tre anni prima dell’u- Fahrney, con l’attrice Dorothy scita de I quattro cavalieri dell’A- Davenport (1895-1977), allora pocalisse, il film che, nel ’21, con- appena diciassettenne, con la sacrò a stella di prima grandezza quale si sarebbe sposato a Los Valentino.William Wallace Hal- Angeles il 13 ottobre del ’13. Ep- leck Reid, questo il suo nome poi The Picture of Dorian Gray di completo, era nato a St. Louis, Phillip Smalley, Near to Earth di nel Missouri, il 15 aprile 1891, da David Wark Griffith, accanto James detto Hal (1862-1920) e ad attori già affermati quali Lio- Bertha Westbrook (1868-1939), nel Barrymore, Mae Marsh, Do- artisti dello spettacolo: la ma- nald Crisp e Mabel Normand, dre attrice, il padre tuttofare, The Deerslayer d’ignoto regista, autore di testi, in un secondo tratto dal romanzo Il cacciatore tempo anche attore. Con siffatti di cervi di James Fenimore Coo- genitori, in movimento da un per e girato dov’è ambientata la luogo all’altro, egli respirò fin vicenda, nel lago di Otsego, da bambino l’atmosfera del pal- New York: tutti film usciti nel coscenico, giacché essi lo fecero ’13, anche se l’ultimo fu realiz- esordire con piccole parti nei zato nell’11; The Heart of the Hills loro lavori. Ma Wallace - Wally scritto e diretto dallo stesso per gli amici - non trascurò gli Wallace Reid (’14), in cui recitò studi: frequentò prima la Fre- di nuovo con la moglie, e, nel ehold Military School di Fre- ’15, The Lost House ed Enoch Ar- ehold Township, nel New Jer- den di Christy Cabanne, dove fu sey, poi il Perkiomen Seminary partner della grande attrice Lil- di Pennsburg, in Pennsylvania, lian Gish, e Carmen di Cecil B. dove si laureò nel 1909. In quel De Mille, accanto a Geraldine periodo era attratto dallo sport, Farrar. Quell’anno Griffith lo dove grazie al fisico alto e pre- volle nel ruolo del fabbro Jeff stante eccelleva in varie disci- nel suo più noto capolavoro, il pline (amava la vita all’aria controverso (perché razzista e aperta, scoperta in un soggior- storicamente discutibile) Na- no nel Wyoming), e dalla musi- scita di una nazione, e l’anno se- ca, avendo appreso senza parti- guente gli ritagliò un piccolo colari sforzi a suonare pianoforte, ruolo anche nell’episodio babi- violino, banjo e batteria; come lonese del monumentale Intole- Valentino, inoltre, possedeva rance. Passato nel ’13 a lavorare una bella voce (più tardi il cele- per la Universal, due anni dopo bre soprano Geraldine Farrar, Reid Wallace e Gloria Swanson (Dont Tell Everything, 1921) Wally firmava un vantaggioso sua partner in alcuni film, ga- contratto per la Lasky Famous rantì che come cantante avrebbe potuto svol- nel recitare, a Wallace bastarono pochi shorts Players, poi Paramount, casa di produzione gere un’ottima carriera); ma egli non amava di per imporsi come protagonista delle storie che per la quale avrebbe interpretato una sessantina meno dipingere, mostrando un certo talento. venivano sfornate a getto pressoché continuo. segue a pag. successiva 23 n. 60

segue da pag. precedente schiena. Nelle ben dodici ore di attesa per ritmi spesso massacranti del lavoro, con di film, spesso diretto da registi di vaglia co- l’arrivo dei soccorsi, anziché preoccuparsi di scarsissima coscienza medica ma chiarissi- me De Mille, William Desmond Taylor, Ja- se stesso, egli si spese per alleviare le soffe- ma logica mercantile il povero Wally venne mes Cruze, Sam Wood e Allan Dwan, accan- renze degli altri feriti. Oggi, un incidente del letteralmente imbottito di morfina. Tale as- to ad attrici quali Ann Little (la sua partner genere avrebbe costretto la compagnia a so- surda pratica si protrasse anche in seguito più frequente), Kathlyn Williams, (Reid interpretava allora non Ora Carew, Wanda Hawley, Anna meno di otto film all’anno!), Quirentia Nilsson, Grace Dar- fino a renderlo suo malgrado mond, Lila Lee, Bebe Daniels, Lois dipendente dalla droga. Ciò Wilson, Agnes Ayres, Gloria Swan- nondimeno, egli tentò di ri- son, Elsie Ferguson; molte di que- prendersi e disintossicarsi, ten- ste pellicole, purtroppo, sono an- tò stoicamente di resistere a ta- date perdute. Dando prova di le assunzione: tutto fu inutile. grande duttilità, egli impersonò Notizie sul suo abuso di que- ora un coraggioso aviatore (The sta sostanza cominciavano a Firefly of France di Donal Crisp, circolare negli ipocriti am- ’18) ora un truffatore ravveduto bienti benpensanti di Hol- (The Love Burglar di Cruze, ’19), lywood, già scossi da sequele un ballerino e business-man di scandali; tra l’altro, l’intos- (The Dancin’ Fool di Wood, ’20), sicazione di cui soffriva mi- un attivo capocantiere (The Hell nacciava di sciupargli il fisico. Diggers di Frank Urson,’21), un L’ultimo giorno di lavorazione giovane pittore di talento (Rent di Nobody’s Money di Wallace Free di Howard Higgin, ’22), un Worsley (film che uscì solo do- pugile in lizza per il mondiale po la morte dell’attore, con al- (The World’s Champion di Phil tro titolo e un nuovo protago- Rosen, ’22), un dandy catapulta- nista, Jack Holt), al termine to nel duro ambiente degl’im- delle riprese egli urtò una se- migrati italiani (Thirty Days di dia e si accasciò sul pavimen- Cruze, ’22), uno stravagante ex to, piangente; venne portato soldato suonatore di sassofono, in una clinica di Los Angeles, strumento che apprese a suona- dove un dottore tentò di cu- re davvero bene (Clarence di De rarlo sottoponendolo a un re- Mille, ’22). Ma il ruolo in cui più gime assai discutibile, che si produsse, e che gli diede la non diede buon esito: finché maggior popolarità, fu quello del dopo sei settimane, dispera- pilota automobilistico (The Roa- ta, la moglie lo fece trasferire ring Road di Cruze, 1919; Double in un sanatorio privato, dove Speed e​​ Excuse My Dust di Wood, il 18 gennaio del ’23, a soli ’20; Too Much Speed ​​di Urson, ’21; trentun anni, Wally si spense Across the Continent di Rosen, Reid Wallace con moglie e figlio (ca.1920) tra le sue braccia. Dorothy, ’22); Wally adorava le macchine: che l’adorava, reagì alla trage- gli piaceva guidarle a tutto sprint ma an- dia con rigore e dignità: non solo denun- che trafficare coi loro motori, come il più ciò alcuni presunti amici del marito che consumato meccanico. Queste interpreta- l’avevano indotto all’uso della morfina, ma zioni fecero di lui il primo ‘re di Hollywo- nelle interviste parlò senza reticenze del od’, in anticipo di oltre dieci anni su Clark grave problema di lui, e quell’anno stesso Gable. Le donne stravedevano per il suo sex coprodusse e interpretò (con James Kir- appeal (basti dire che l’allora sconosciuta kwood Sr. e Bessie Love) il film Human Clara Bow, futura diva dei tardi anni Ven- Wreckage di John Griffith Wray, storia di ti, un giorno a Brooklyn attese otto ore pur un drogato che combatte la propria di- di vederlo), gli uomini impararono dal suo pendenza, dove nella sequenza finale ella esempio a indossare camicie coi colletti si rivolse agli spettatori chiedendo loro di morbidi. Lui però era modesto e legatissi- aiutarla nella lotta contro i narcotici; per mo alla moglie, che gli diede il figlio Walla- pubblicizzare il film intraprese un tour ce Reid Jr. (1917-90); mentre della figlia che toccò varie città degli Stati Uniti; fon- adottiva Betty Mummert (1919-67), qualcu- dò inoltre un sanatorio per il recupero dei no presume fosse frutto d’una sua relazio- tossicodipendenti. Più tardi, divenne an- ne adulterina. Il 2 marzo del ’19, diretto che un’apprezzata regista; ma non si ri- nell’Oregon con la troupe per le riprese del sposò mai. Oggi, una stella sulla Walk of filmThe Valley of the Giants di Cruze, Walla- Fame ricorda Wallace Reid, il primo idolo ce rimase seriamente ferito in un pauroso di Hollywood. La sua storia, rievocata in incidente ferroviario presso la cittadina di un documentario del 1980 dove fu intervi- Arcata, in California: incredibilmente, il stata anche la sua antica partner Gloria vagone del treno su cui viaggiavano cadde Swanson, pochi anni fa ha ispirato due il- da un ponte, rotolò per una quindicina di luminanti biografie. metri e si abbatté su un lato; Wally subì una spendere la lavorazione del film, ma allora profonda lacerazione al cranio, un taglio in non funzionava così: e per farlo resistere ai un braccio fin quasi all’osso e altre ferite alla dolori lancinanti che lo pigliavano durante i Virgilio Zanolla 24 [email protected] Goksung - The Wailing: la presenza della perplessità totale La pellicola di Na senza cervello assetati di sangue. Il giappone- in film di ben altra costituzione, come “Two Hong-jin è del 2016 ed se pare essere il responsabile di tutto e uno sisters”). La scena del rituale sciamanico, ad è stata assolutamente sciamano viene ingaggiato per esorcizzarne esempio, è da antologia per quanto riguarda il ricoperta di compli- la diabolica presenza… ma il rituale magico livello filmico generale (quindici minuti filati menti e premiazioni fallisce a causa di una trovata talmente banale nei quali il bravissimo attore finisce per im- (in tutto parliamo di che mi rifiuto di descriverla qui e gli eventi personare realmente uno sciamano tradizio- ben 25 tra nomina- precipitano rapidamente mostrando allo nale, tenendo banco da solo e rischiando un tions e awards!), fi- spettatore un’ulteriore presenza sovrannatu- embolo per lo sforzo) ma dal punto di vista nendo ben presto per rale dalle dubbie intenzioni: una ragazza stilistico non va oltre il piano documentaristi- venir considerata un’o- spettrale che sembra essere contrapposta al co: mi sembrava di guardare un servizio del pera a dir poco magi- demone-pescatore. Cosa sarà mai? Un ange- National Geographic, mancava solo la voce strale dalla critica in- lo? Un fantasma? E lo sciamano sarà vera- narrante in sottofondo. Il protagonista stes- Giacomo Napoli ternazionale. Mi mente dalla parte dei buoni? Che cosa fa la so, attore certamente dotato, per qualche ra- permetto di dissentire quasi del tutto. Certo, i Chiesa davanti a questa epidemia infernale? Il gione viene ridotto ad una sorta di parodia suoi pregi, questo film definito umana per la gran parte del come appartenente al genere film e questo non giova nel horror, li ha. La fotografia, tan- tentare di prenderne sul serio to per cominciare, è di una pu- le sgangherate azioni, da rezza e al tempo stesso di una quella di nascondersi sotto la maestosità che non ha niente scrivania per la paura (sic!) a da invidiare ad un esteta come quella di organizzare una spe- Luchino Visconti. La regia è dizione punitiva sanguinaria, fluida e molto sapiente; nono- armato di pale e forconi. Cer- stante il tipico tempo dilatato tamente è chiaro che la Corea dei film orientali (si parla di cir- del Sud vede il Giappone co- ca due ore e mezza di montato) me un pericolo atavico dalla il film si lascia guardare con seconda Guerra Mondiale in una discreta attenzione com- poi (e sotto questo aspetto, la plessiva. Gli attori, per quanto pellicola ha una sapore aspra- semi-sconosciuti al di fuori del- mente politico) ma da qui a la Corea del Sud, sono impe- vedere “lo straniero” come il gnati, convincenti e molto ben diavolo in persona, in una sor- diretti. Ma non basta un im- ta di grottesca paranoia xeno- pianto visivo eccellente e un foba, il passo è lungo. Inten- grande lavoro di produzione zione del regista era di creare (con decine di ore di girato) per un’opera assolutamente origi- risollevare un’opera che do- nale; ci è pienamente riuscito, vrebbe spaventare e che invece ma a mio parere in senso non finisce per provocare a malape- positivo. Comunque, in qual- na un’indefinita angoscia, stem- siasi modo la vogliamo mette- perata più volte da cadute in- re, si tratta di un film horror comprensibili nel grottesco che non fa paura, non terro- involontario, con trovate da rizza e anzi scade spesso nel commedia demenziale che let- comico involontario (l’erbori- teralmente non si possono sta colpito dal fulmine ne è un guardare. Il titolo originale era esempio) quindi, per quanto già confuso di suo (non si sa mi riguarda, non si tratta di minimamente perché) dato che un’opera riuscita. Nel conte- alle volte appariva come “The sto di una sperduta provincia strangers” – gli stranieri, ed al- coreana forse la trama verreb- tre come The wailing – il gemito. be correttamente recepita e Nell’indecisione, a livello globale è stato rino- giovane prete nipote del collega del protago- compresa ma a livello occidentale è pratica- minato Goksung – la presenza del diavolo. La tra- nista, riuscirà nel suo intento di esorcizzare a mente incomprensibile e non bastano gli sca- ma è semplicissima quanto inspiegata: un mi- sua volta il diavolo giapponese? In un susse- denti effetti speciali della post-produzione a sterioso straniero giapponese che sembra guirsi di incongrui colpi di scena, inframez- tramutare un mascherone in un fantasma passare le giornate a pescare, appare un gior- zati da tremende cadute in un apparente cli- raccapricciante, o un vecchio travestito da no nella cittadina di Goksung. Da quel mo- ma demenziale, il film procede inesorabile diavoletto con le corna nel principe delle tene- mento comincia a diffondersi una strana pe- fino al suo incomprensibile finale, lasciandosi bre. Un consiglio: se non siete fanatici del ci- stilenza che tramuta le persone più semplici e dietro una sensazione di grande frustrazione. nema orientale evitate di sprecare due ore e insospettabili in feroci assassini-suicidi. Il Certo, bisogna dire che si tratta di una pellico- mezza cercando di capire il significato di protagonista, un poliziotto di provincia invo- la coreana; il metro di giudizio deve essere “Goksung”, ve lo suggerisco io in due righe: il lontariamente “fantozziano”, ridicolo e inca- adeguato a quella cultura e nessuno dice il male domina il mondo e si nasconde dietro pace, comincia ad interessarsi seriamente contrario, però ci sono a mio avviso delle com- molti volti, tutti brutti e tutti portatori di an- all’epidemia che infuria attorno a lui solo ponenti fisse che non vengono rispettate o sie e di instabilità. Un film che lascia estrema- quando sua figlia contrae il morbo che altro che vengono stravolte secondo una mentalità mente perplessi nel suo voler dire tutto senza non è se non una sorta di possessione diaboli- aliena persino rispetto al background animi- dire nulla. ca che tramuta gli esseri umani in zombie sta locale (che invece funzionava tanto bene Giacomo Napoli 25 n. 60

Mostre Il Trono di Spade (Game of Thrones) 7 stagioni | 67 episodi | La serie TV più seguita al mondo (e non trascurata da Pierfrancesco Uva)

Arya Stark Cersei Lannister Madre dei Draghi Targarien

Jon Snow Tyrion Lannister Una mostra in preparazione di Pierfrancesco Uva 26 [email protected] La Casa di Carta: Crimine o Resistenza? Se vi chiedessi di da una parte, e il Professore dall’altra, an- troviamo di fronte ad un’altra serie in cui pensare ad un luogo che se nel susseguirsi degli eventi diventa non prevale la lingua l’inglese, ma in questo obiettivo di una rapi- sempre più difficile distinguere i confini di caso lo spagnolo, che dona una nota roman- na probabilmente vi ciò che è bene e ciò che è male. Grazie a un tica e sensuale alla trama. Probabilmente verrebbe subito in lavoro di sceneggiatura (quasi sempre) ma- però, l’idea degli sceneggiatori era di creare mente una banca, una gistrale tòpoi visti e rivisti e poco originali qualcosa in più rispetto a quella che dopo- gioielleria o un qualsi- – rapinatori che agiscono alla Robin Hood, tutto è, a conti fatti, un’altra crime serie tra asi altro tipo di nego- l’inseguimento tra guardie e ladri, l’identi- le tante, nonostante i pregi che la distin- zio. Se vi chiedessi di ficazione dello spettatore con i criminali guono rispetto alle altre. L’eco di Bella Ciao spiegarmi anche sola- grazie alla loro inaspettata umanità – ven- suggerisce l’immagine dei rapinatori come i Ilaria Lorusso mente cosa significa il gono dotati di una sfumatura adrenalinica nuovi partigiani, una resistenza contro il si- concetto stesso di rapina, mi rispondereste nuova capace di tenerci incollati allo scher- stema economico che usa le sue stesse con- senza pensarci due volte che consiste nel mo pur di capire fin dove si spingeranno le traddizioni – la possibilità di convertire ba- rubare, appunto, oggetti nale carta in soldi, il materiali o denaro che motore del nostro mondo, non ci appartengono. So- semplicemente stampan- no concetti automatica- doci sopra – come atto non mente evocati, plasmati semplicemente criminale da quello che sentiamo ma politico, per esprimere ogni giorno al telegiorna- dissenso verso una società le, dal nostro quotidiano, corrotta e materialista. ma più di tutto dalle im- Eppure, sebbene brevi ac- magini con cui il mondo cenni a questo tema siano cinematografico ci bom- presenti, questo non viene barda sin dagli albori. Per affatto elaborato e rimane questo motivo se dovessi nell’ombra, facendo appa- consigliarvi La Casa di rire scene che potrebbero Carta, una serie tv che ha avere un grande significa- come protagonista della to all’interno della trama storia proprio una rapina, come semplici gag o inter- non ne sareste così entu- mezzi senza valore. Ciò va siasti, lì su due piedi. Il fatto è che La Casa di macchinazioni del Professore, la follia fred- attribuito ad una lacuna narrativa da parte Carta non ci racconta una rapina qualsiasi; da e paradossalmente razionale di Berlin o degli sceneggiatori? È ancora troppo presto basti pensare che l’obiettivo del colpo è la la disperazione di Tokio nel salvare il suo per dirlo, almeno per chi non ha visto la ver- Fábrica Nacional de Moneda y Timbre, la Zecca (quasi) amore per Rio. E accanto a colpi di sione spagnola della serie, malamente ma- Spagnola. Una squadra di otto rapinatori scena e scene d’azione si distenderà, man nipolata da Netflix, con tutta probabilità (Berlin, Tokio, Mosca, Denver, Nairobi, Hel- mano che la serie va avanti, una mappa geo- per questioni di marketing. Sì, perché la sinki, Oslo e Rio), guidati piattaforma streaming, dall’anonimo Professore, vi volendo forse omaggiare farà irruzione armata fino il Professore e la sua mas- ai denti senza effettiva- sima “il tempo è denaro”, mente rubare nulla nel sen- ha deciso di tagliare gli so tradizionale del termi- episodi (originariamente ne. Certo, il denaro c’entra, circa 70 minuti ciascuno) ma questo non viene sem- così da ricavare qualche plicemente prelevato da stagione in più. Se durante cassette di sicurezza e ca- tutta la serie questo strata- veau. Il piano è un altro, gemma non si avverte mini- semplice nella sua assurdi- mamente, il peso di questa tà: rimanere chiusi all’in- scelta si riversa completa- terno dell’edificio il più a mente sulla puntata finale, lungo possibile, con 67 che dovrebbe lasciare con ostaggi meticolosamente il fiato sospeso mentre in individuati e studiati in realtà è molto più scialba precedenza, per stampare di tante altre, e sull’enig- più banconote possibili, fi- matico messaggio rivolu- no ad un ammontare massimo di 2400 mi- grafica delle emozioni e dei comportamenti zionario forse latente nel testo della canzo- liardi di euro secondo i calcoli del Professo- umani, creata grazie a continui flashback ne antifascista. Per chiarire questi dubbi, re, una cifra impensabile, che nessuno di sulla vita dei rapinatori, fatti per spiegare le non ci resta che aspettare i nuovi episodi in noi avrebbe mai potuto immaginare nem- motivazioni che li hanno portati verso que- uscita il 6 aprile, sperando di non dover meno di sentire. L’edificio blindato dall’in- sta impresa monumentale e senza speran- constatare che Netflix ha davvero peggiora- terno e tempestivamente assediato dalla za, e alle scene che ci mostrano i rapporti to una delle crime serie più interessanti de- polizia diventa come un mondo parallelo, che si vengono a creare tra e con gli ostaggi gli ultimi tempi. un limbo in cui il tempo è dilatato e diventa stessi. La Casa di Carta è un prodotto che davvero denaro, mentre fuori dalle sue mu- stupisce perché ci permette di ridare vitali- ra si combatte una guerra manichea tra gli tà ad elementi televisivi scontati e banali, agenti di polizia guidati dall’ispettora Raquel, probabilmente anche grazie al fatto che ci Ilaria Lorusso 27 n. 60 Il cigno nero. Quando l’arte incontra l’arte Una splendida Natalie Portman tra drammi ed esaltazioni Le musiche di Pyotr onora l’arte. Le medesime crisi esistenziali dovrebbe essere netta, tra proiezione della Ilyich Tchaikovsky, della protagonista, che sfociano in situazioni mente, l’imago, e l’esistere che, per comodità compositore russo immaginarie vissute con angoscia, fino ad at- linguistica, potremmo definire concreto. Il dalla forte impronta ti di autolesionismo, sono la stura per intro- ritmo della sovrapposizione dei due piani, si classicheggiante, co- durre lo spettatore attraverso le pieghe più re- fa, specie sul finire, sempre più drammatico me pure le plastiche condite dell’animo, libero, nella malattia ed incalzante, in una prospettiva sostenuta movenze di ballerine psichiatrica, di produrre esso stesso scene e con sapienza e sicura tecnica dalla regia, dalla che si impegnano con situazioni che si sovrappongono al reale e, sceneggiatura e dagli attori. Tale peculiarità grazia, non sono lo quasi, lo annullano a beneficio dell’immagi- richiama un ambito, per chi è aduso a fre- Giacinto Zappacosta sfondo delle scene, nazione pura, astratta, proiettata in un conte- quentare gli autori del recente passato, trop- mero abbellimento a completare o commen- sto scevro dei condizionamenti propri della po spesso dimenticato, di chiara impostazio- tare il dipanarsi della storia, quanto parte co- vita reale. Nina, difatti, vive, nel profondo, ne pirandelliana (Sei personaggi in cerca d’autore, essenziale dell’azione filmi- per esempio), nell’incontro, o ca. Potremmo dire che senza scontro, tra i diversi piani, la quelle arie così coinvolgenti, finzione e il suo contrario, ed in mancanza di quei con- che, in fin dei conti, - com tinui rimandi alla bellezza di pongono una medesima re- corpi che occupano lo spazio altà. Addirittura, Pirandello, durante le prove o il palco- nell’opera citata, ci descrive scenico dinanzi al pubblico, un personaggio silente come Il cigno nero, di recente ripro- “scontroso” dietro la ma- posto dalla Rai, non avrebbe schera che gli nasconde il vi- quell’esito d’incanto che ha so. È la rappresentazione saputo creare il regista Dar- scenica che traspare senza ren Aronofsky. La splendida indugio e senza ostacolo ad interpretazione di Natalie incontrare la fantasia di uno Portman, che, nel fluire di spettatore che abbia l’animo svariate situazioni, dalla gio- disposto. La stessa maschera ia più infantile alla più cupa che Nina indossa e smette a infelicità, dalla illusione alla piacer suo per l’intera durata subitanea disillusione, dalla del film. Il cui sbocco, per la malattia mentale all’impe- meraviglia di chi ha suffi- gno di un’artista, così nella ciente preparazione e predi- trama, brama visceralmente sposizione a seguire una l’assegnazione della parte, si produzione di non facile adegua a situazioni opposte contenuto, è nella perfetta e mutevoli, sostenendo gran riuscita del balletto che viene parte dell’impianto del film. presentato al pubblico in un Da non sottovalutare l’ap- teatro. Ne fanno fede, come porto di Vincent Cassel, at- già detto, gli applausi a sce- tore non protagonista. L’u- na aperta tributati con con- na, la Portman, che vinzione. Quasi che l’arte interpreta una ballerina di debba necessariamente pa- danza classica vessata scersi di pazzie ed esaltazio- nell’intimo da uno sdoppia- ne, intima sofferenza, con- mento della personalità, e trasti e bassezze di ogni tipo, l’altro, Cassel, che dà vita alla queste ultime puntualmente figura del direttore artistico, evidenziate scena dopo sce- sono inseriti, assieme ad al- na. E non importa, tutto tri personaggi, all’interno di sommato, se tali bassezze si un delicato e precario equili- siano concretizzate o se sia- brio psicologico, spesso alte- no frutto delle allucinazioni rato e compromesso, in cui che accompagnano la vicen- si agitano passioni inconfes- da umana di Nina. Eccoti sabili, invidie, stati morbosi, quindi la bellezza artistica, allucinazioni e miserie umane di ogni tipo. una sorta di esistenza parallela che, traendo compendio di aggraziati gesti resi da giovani Eppure, questa umanità così variegata, così da quella effettuale, la modifica e la amplia a donne in elegante tutù e di musiche tratte da persa, riesce a produrre uno spettacolo teatra- proprio piacimento. Anzi, quando il sottile un repertorio di prim’ordine, che affonda le le che, nella scena finale del film, riscuoterà gioco psicologico, in un’abilità che potresti proprie radici nel disagio estremo. È, forse, l’applauso pieno e convinto del pubblico pre- definire manzoniana (la mente corre alle vi- volendo ampliare l’orizzonte, il dramma della sente in sala. Si fondono quindi, a dare corpo cende, in parte simili, della monaca di Mon- storia, segnata dalla sua capacità di produrre unitario alla pellicola, tratti umani disparati za), giunge alle sue estreme conseguenze, in il bello nonostante tutto. Nonostante se stes- ed in conflitto tra loro, così come ballo, sce- un susseguirsi di parvenze e di lucidità, sem- sa. neggiatura, interpretazione e musica si esal- pre più rara, lo spettatore, dinanzi allo scher- tano in un risultato finale che per davvero mo, perde il senso della alterità, che viceversa Giacinto Zappacosta 28 [email protected] A cent’anni dalla nascita Ingmar Bergman: Il silenzio di Dio e dell’uomo I grandi temi indagati dal regista svedese in una cinquantina di film. Da Il settimo sigillo a Fanny e Alexander Dio è muto. Il pastore un gruppo di giovani in macchi- luterano Thomas ce- na. Bergman, a 37 anni, fa già un lebra meccanicamen- bilancio della sua e nostra vita. te nella chiesa del vil- Nel road movie tra l’onirico e l’e- laggio, presenti poche spressionismo quotidiano, tor- persone. Si sente ab- nano i temi cari al regista: il rim- bandonato da Dio: ha pianto di una giovinezza perso la moglie e la fe- perduta, l’analisi di rapporti fa- de. Non riesce a con- miliari freddi (quello dell’autore Mario Dal Bello solare un pescatore, col proprio padre, irrisolto), la che si suiciderà, nè ad accettare un nuovo solitudine amara. Eppure, la amore. In Luci d’inverno (1962) la fotografia in presenza dei giovani è capace di bianco-e-nero dice il freddo dell’anima. E’ il ridare un soffio di speranza al “Luci d’inverno” Nattvardsgästerna (1963) sagrestano storpio che offre una luce: forse il vecchio che ora comprende ciò dolore più grande del Cristo nella Passione è che non ha mai avuto come pa- stato quello espresso nel grido di abbandono dre, cioè l’amore verso i suoi si- da Dio? Il pastore è d’accordo. Ora lui può vi- mili. Il ricordo del “posto delle vere nella luce acuta di quel grido?. Il cavaliere fragole” ossia fuor di metafora che torna dalle crociate, senza fede, nel Setti- degli anni dove credeva all’amo- mo sigillo (1957, premiato a Cannes) gioca una re, si ripresenta e alla fine la tri- partita a scacchi con la Morte. “Voglio che Dio stezza e l’angoscia lasciano il mi parli,mi tenda una mano”, chiede. E la posto ad un timido sorriso di Morte: “Il suo silenzio non ti parla?”. E’ il speranza. Bergman continua dramma del cavaliere (cioè di Bergman). L’uo- con altri film, oscillando tra liri- mo riuscirà a salvare dalla morte una gioiosa smo e un pessimismo quasi co- famiglia di saltimbanchi, ma non sè stesso: smico . E’ una poesia drammati- essa continua la sua danza macabra nel mon- ca che il regista riversa in opere do tormentato da malattie e violenze. Tra ri- come Il Volto (1959) sull’illusione cordi di arte medievale, si snoda l’inquieto dell’arte, Come in uno specchio, racconto-dramma sull’assenza di Dio e sul “Il posto delle fragole” Smultronstället (1957) Oscar 1962, formidabile indagi- tragico destino umano. Il senso angoscioso ne, attraverso la vicenda di una della vita, così attuale, viene scavato senza ri- famiglia in vacanza, sui grandi serve da un autore che lo vive in prima perso- temi dell’arte, della trascenden- na. Bergman cresce infatti in una famiglia za, la malattia e Dio, rappresen- difficile, il padre pastore luterano severo, la ta oniricamente come un ragno madre anaffettiva: a diciott’anni se ne va di gigante. Da Scene da un matrimo- casa, studia arte e letteratura a Stoccolma, in nio a Sussurri e grida (1973) sino fretta emerge come regista teatrale (i drammi all’ultimo film Fanny e Alexander psicologici di Strindberg) e cinematografico (1982), Bergman scandaglia pu- (Kris, 1946 e Prigione 1949), in cui indaga la crisi re la vita di coppia (si è sposato dei rapporti interpersonali. E’ negli anni Cin- cinque volte, ha avuto otto figli) quanta che il suo cinema si afferma a livello e quella familiare, spesso a livel- internazionale. Nel ‘58 Il Posto delle fragole ot- lo autobiografico, nel desiderio tiene l’Orso d’oro al festival di Berlino. E’ un del ritorno all’innocenza infan- lavoro che sfianca il regista: alla fine deve -ve “Il volto” Ansiktet (1958) tile, alla sua purezza di visione delle cose e del mondo. Sotto questo aspetto la sua versione de Il flauto magico (1975) di Mo- zart fa rivivere l’equilibro tra ci- nema teatro e musica nell’aneli- to verso la luce per uscire dalle “assenze” che tormentano l’uo- mo. Creatore solitario - ha vis- suto nell’isola di Faro -, di scrit- tore, regista teatrale e televisivo, Bergman, scomparso nel 2007, “Fanny e Alexander” Fanny och Alexander (1982) lascia un’arte che parla di vita e nire ricoverato in una clinica. Il motivo è chia- di morte da parte di un cercato- ro. Il film racconta la storia dell’anziano medi- re della verità. Tremendamente co Isaak che rivede la sua vita, mentre viaggia attuale. con la nuora a ritirare un premio, accogliendo “Sussurri e grida” Viskningar och rop (1972) Mario Dal Bello

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Cinema e letteratura in giallo Intrigo internazionale di Alfred Hitchcock (1959) Un uomo, l’agente pub- blicitario Roger Thor- nill mentre è nella hall di un grande albergo di New York, è avvici- nato da due uomini che in malo modo lo affrontano e lo porta- Giuseppe Previti no via in auto. Dovrà incontrare un certo Towsend che inizia a interrogarlo con l’evi- dente intento di farlo eliminare. Ma Towsend riesce a convincerli che hanno sbagliato per- sona e così viene liberato. Avverte la polizia che però sottovaluta la denuncia, oltre tutto trovando la villa apparentemente senza nien- te che possa avvalorare il racconto di Roger. Allora Thornill inizia a indagare per conto suo e trova il vero Towsend, un diplomatico dell’Onu, ma questi viene ucciso dagli uomini del misterioso personaggio che ha interroga- to Roger, facendo in modo che lui figuri come il colpevole dell’assassinio. Allora Thornill fugge in treno verso Chicago, e una donna mi- steriosa, Eva, lo aiuta a sfuggire all’FBI che gli è alla calcagna. Lei, che lui capisce implicata nel complotto, gli procura un incontro con Kaplan la mente della storia in cui si stava tro- vando implicato. Ma viene attirato in un casto campo deserto dove un aereoplanino prima di schiantarsi al suolo tenta più volte di uccider- lo. Torna in città e pedinando Eva trova Kaplan a una seduta d’asta e qui si fa talmente notare per interventi sgarbati che la polizia lo arresta, e così riesce a salvarsi. Verrà messo a contatto con un pezzo grosso della Cia che gli rivela che lui si è trovato al centro di una tra- ma ordita per smascherare un gruppo di spie, e gli rivela anche che Eva è una agente infiltra- ta della Cia. Roger capisce che la donna è in pericolo, corre alla villa per salvarla. Infatti Eva, di cui lui si è innamorato, è ormai stata scoperta e Kaplan vuole farla uccidere. I due fuggono, Eva ha con sè le prove dell’attività di spionaggio di VanDamm e i suoi uomini. E ci sarà lo “storico” finale con i due che fuggono sul monte Rushmore, dove su trovano i volti identità, ecco la figura dell’innocente inca- c’è il rapporto con le donne, l’attonita madre scolpiti dei presidenti degli Stati Uniti. Un strato in un “gioco” più grande di lui, il gioco (Sessie Royce Landis), la bella e carnale spia film che ribadisce l’importanza del regista in- dell’amore vissuto tra paura e desiderio, ecco i Eva Kendall (Eve Marie-Saint) che seduce il glese di nascita ma ormai americano di ele- giochi delle spie (i microfoni nascosti in una nostro con gesti, movimenti allusivi e doppi zione nella storia del cinema. Il titolo origina- statuetta), e poi il gioco dei suoi tipici doppi sensi in cui Alfred Hitchcock è maestro. Va le è “North by Northwest” riferendosi alle sensi sessuali. Ma il film è anche un atto di de- pure detto che in questa che dovrebbe essere varie collocazioni geografiche che caratteriz- dizione del regista inglese verso questa nuova una spy-story, il regista non ricorre al buio ti- zano la trama da New York al Nordovest al patria che lo ha accolto, ed ecco le immagini pico di queste storie, qui addirittura abbiamo Sud-Dakota dove lo sceneggiatore Ernst Leh- del Palazzo di vetro, i Grattaceli, gli aereopor- grandi spazi o spazi sempre affollati aperti. E mann rivela che Hitchcock coronò il suo so- ti, i treni, le grandi pianure sconfinate, il significativo è anche il contrasto tra le strut- gno di realizzare una scena di inseguimento monte dei Presidenti. La pellicola è una corsa ture mastodontiche messe a fuoco (le grandi tra i versanti del monte Rushmore e anzi vole- contro il tempo di un uomo qualunque scam- ville, i faccioni dei presidenti) e le piccole di- va dare al film il titolo “ L’uomo sul naso di biato per una spia, che rischierà più volte la vi- mensioni dei protagonisti. E chiudiamo con Lincoln”. Ci è sembrato necessario raccontare ta (celeberrima la scena dell’inseguimento di un altro doveroso elogio a quel grande attore la storia di questo film e anche dei suoi princi- un aereo in uno sconfinato campo di mais). che è stato Cary Grant, il “simpatico” per anto- pi ispiratori. Si può dire che forse questo è il Hitchcock è stato assolutamente un genio del- nomasia. più hitchcockiano dei film del grande regista. la macchina da presa, qui ha girato una spy- Intanto un concentrato di suspense e di mi- story con i toni più vari possibili dalla comme- stero, poi “il gioco”, ecco il gioco della doppia dia al musical alla suspense al dramma. E poi Giuseppe Previti 30 [email protected] Peppino Mendes: un illustre catanese caduto Questo film è nell’oblio comunista, non deve “Paroliere” di celebri canzoni quali Fiorin Fiorello e Tango della vincere! Lizzani, Gelosia Pratolini e il potere Giuseppe Mendes, det- DC to Peppino, era nato a Catania nel 1892. Fu Poco più di due anni fa prolifico autore di ver- si è tenuta, nella splen- si soprattutto negli an- dida cornice della Limo- ni venti/trenta del se- naia di Palazzo Strozzi colo scorso e contribuì, a Firenze, la serata con- spesso fiancheggiato clusiva di un ciclo di ce- dall’amico e collega lebrazioni dedicate a Vittorio Mascheroni, a Vasco Pratolini e la no- Orazio Leotta veicolare negli anni stra Associazione Rive antecedenti al secondo Gauche-Festival è stata conflitto bellico mondiale a melodie disincan- Marino Demata invitata con l’occasio- tate e leggere, colonna sonora di un’Italia che ne a presentare e pro- cercava di mascherare i problemi e che trovava iettare il film “Cronache di poveri amanti”, sa- rifugio in quelle canzonette che potevano ri- lutato al termine della proiezione con un lungo mandare a un amore, a un ballo appassionato o applauso. L’occasione è stata propizia per for- a ironizzare su fatti di cronaca ma anche, Ce- nire una serie di informazioni, osservazioni, lentano ante-litteram, a porre l’accento sulla spunti critici, che solo per la ristrettezza dei nostalgia verso la campagna in una società che successo strepitoso anche oltreoceano; così co- tempi non furono più ampi ed analitici. In ef- pian piano tendeva ad accentrarsi nelle città me in seguito Domenico Modugno sarà consi- fetti molto ci sarebbe stato ancora da dire e da con mire finanche di Impero (Africa Orientale derato Mr. Volare, Clerici divenne negli USA osservare e da offrire alla riflessione di un pub- e quant’altro). La sua canzone più popolare fu Mr. Fiorin Fiorello. In seguito se ne appropriò il blico attento e curioso. Stiamo parlando di una Fiorin Fiorello, pubblicata nel reuccio Claudio Villa pro- miniera di aneddoti, di riflessioni, di osserva- 1939, ma composta qualche crastinandone il successo zioni dovute ai ricordi e alla penna di Pratolini anno prima; essa è ritenuta anche negli anni successivi e dell’autore del film, un regista da noi molto tutt’ora una delle canzoni alla guerra e sul finire del amato, Carlo Lizzani. Quest’ultimo è stato non più popolari del panorama secolo scorso perfino il - te solo un grande regista ma anche un ottimo musicale nazionale etichet- nore Luciano Pavarotti la scrittore di cinema. Sotto quest’aspetto una tata nell’ambito del filone introdusse nel suo reperto- delle ultime fatiche di Lizzani è stata la organi- folk. Nata in un primo tem- rio dei suoi concerti in giro ca raccolta e la messa a punto di suoi saggi sul po come una ninna nanna per il mondo, da solo o as- cinema uscita nel 2007 con i tipi della casa Edi- fu successivamente arric- sieme a José Carreras e Pla- trice napoletana “Liguori Editore” col titolo si- chita da riferimenti alla di- cido Domingo che compo- gnificativo “Cinema, Storia e Storia del cine- sillusione dei contadini e al- nevano il celebre trio di ma”. Il libro è prezioso non solo perchè la loro delusione provata tenori. La canzone la si può contiene le osservazioni di un gruppo di studiosi dall’impatto con la città ed ascoltare anche seguendo segue a pag. successiva alla, nella fattispecie, volon- la visione di uno dei capola- tà di non spezzare un amore messo a dura pro- vori di Luchino Visconti, ovverosia Ossessione: è va (…se qualche pena l’amor ci dà, fa come il canticchiata da Clara Calamai, che ne storpia le vento che in un momento poi passa e va). Can- parole, in una scena chiave del film, facendo tata per primo da Alfredo Clerici, fu un trapelare la sua insoddisfazione di moglie e una latente ironia. Ma prima di Fiorin Fiorello, nel 1930, era stata la volta di Tango della Gelosia scritta dal nostro Mendes e musicata da Vitto- rio Mascheroni. Il successo pieno di questa no- tissima hit si ebbe più tardi, nel 1960, quando a interpretarla fu l’americana Connie Francis (ti- tolo in lingua inglese Jealous of you) tanto che ne divenne successivamente (nel 1981) un film che mutuò il titolo da quello della canzone. Prota- gonisti Monica Vitti, Jenny Tamburi, Diego Abatantuono e Philippe Leroy. Molteplici furo- no i successi di Peppino Mendes fra i quali oc- corre citare anche Come una sigaretta e Ziki-Paki Ziki Pu (musiche di Mascheroni), Un Cuore (La- to B di Buongiorno Tristezza nella versione ri- presa da Claudio Villa), Piccerella, O ciuccio e a ciuccia, Il tango delle Foglie per lo più composte nella sua seconda “patria” che fu la città di Na- poli ove si spense nel 1978. Orazio Leotta 31 n. 60

segue da pag. precedente lungometraggio, Cronache di poveri amanti, secondo film, Le ragazze di Sanfrediano per la – e direi soprattutto – perchè contiene in ap- non solo per il periodo che tratta, ma soprat- regia di Valerio Zurlini, col quale i dissapori pendice alcuni articoli e riflessioni inedite del tutto per il modo col quale viene da Lizzani durerano anni e si placheranno solo con la regista, oltre che idee e propositi, frutto di sviluppato, tanto che per molti (e siamo tra trasposizione cinematografica di Cronaca fa- una mente che non ha mai ces- miliare. In un primo tempo, sato di ideare nuovi progetti ci- poco dopo la scrittura del ro- nematografici. Tra questi - pro manzo, nel 1947 la regia del getti mi ha particolarmente film fu affidata a Luchino -Vi colpito la sua idea di girare un sconti e per questo troviamo film-collage tratto dai suoi stessi Pratolini indaffaratissimo a film, in cui descrivere la storia venire su e giù da Napoli, dove d’Italia dell’intero secolo XX. Po- viveva, a Roma, per incontrare trebbe sembrare una bizzarria, il grande regista. Che poi lo ma non lo era, perchè Lizzani portò a Parigi con sé per alcu- probabilmente sarebbe stato l’u- ni importanti sopralluoghi, al- nico regista in grado di riscrivere lorchè sembrava che il film po- cinematograficamente la storia tesse decollare grazie ad una d’Italia attraverso le sequenze produzione francese. Alla fine dei propri film, che, partire dall’i- non se ne fece nulla e il pro- nizio del secolo, senza alcuna getto fu messo nel cassetto. idea prestabilita, seguono curio- Soltanto alcuni anni dopo la samente passo dopo passo le vi- regia fu affidata a Carlo Lizza- cende del nostro Paese attraver- ni, reduce dal gran successo so personaggi di fantasia, ma del film resistenziale Achtung! talvolta anche personaggi tratti Banditi!. E dire Carlo Lizzani dalle cronache. Nella sua inter- significava anche dire “Coope- vista collegata a tale iniziativa rativa Spettatori Produttori editoriale è molto esplicito a ri- Cinematografici”, vale a dire guardo e parla di “una antologia quello strumento democrati- di sequenze tratte dai miei film co, aderente alle Lega delle attraverso la quale raccontare il Cooperative, che si poneva co- Novecento ed anche la fine me antagonista dei grandi dell’Ottocento (si potrebbe parti- produttori “capitalisti”. La Co- re da una sequenza de L’amante operativa aveva portato al suc- di Gramigna dove si intravede cesso Lizzani con Achtung! già la tematica de brigantaggio), Banditi! ed ora si trattava di poi gli anni 10 e 20”, e proprio a scegliere un secondo film su descrivere gli anni 20 “ci sono cui puntare. Fu scelto Crona- due miei film significativi, Cro- che di poveri amanti e probabil- nache di poveri amanti e Fontama- mente fu proprio questa scelta ra. Nel primo “si vedono i primi a determinare la nascita del anni del fascismo, il 1925 nel mi- film che altrimenti, probabil- crocosmo di una viuzza di Firen- mente, non si sarebbe mai fat- ze, via del Corno…” Lizzani va to. Siamo nel 1953, sei anni do- avanti e completa il suo pensiero sorretto da po la pubblicazione del romanzo e dei primi una filmografia che lo vede instancabilmente tentativi di tradurlo in film con la regia di Vi- presente in tutti gli snodi più importanti della sconti. C’è da dire che in reatà Pratolini tro- storia del nostro Paese ed anche nei fatti di verà nel mite ed equilibrato Lizzani il partner cronaca più significativi. Ricordiamo che il ideale per la regia delle Cronache. Si trattava suo primo film, Achtung! Banditi! a sua volta del primo film in assoluto tratto dai suoi ro- una raccolta di episodi tratti dal periodo della manzi, e questo offrì a Pratolini una imperdi- Resistenza e che naturalmente più che mai si bile occasione per precisare “sul campo” il re- incastra in questo progetto. Quando Lizzani ticolato dei rapporti tra letteratura e cinema: pronuncia queste parole sembra consapevole tra lui scrittore e letterato e sempre lui aman- della difficile realizzabilità di questo progetto te del cinema, da quando si arrampicava sui cinematografico, la cui prima idea era venuta tetti di un cinema periferico di Firenze per ve- a Sergio Amidei, sceneggiatore dei film dere clandestinamente i suoi film preferiti. neo-realisti di Lizzani, e che rimane – egli Precisazioni che sul piano teorico Pratolini stesso lo dice – “uno di quei sogni che tutti i aveva già abbozzato in un saggio del 1948, “Per registi hanno nel cassetto di film progettati e un saggio sui rapporti fra letteratura e cine- mai realizzati, poiché c’è difficoltà spesso ad ma.” (per inciso la bellezza e l’interesse dei ro- avere le sequenze di tutti i film a causa del fat- manzi di Pratolini oscura quella che è una in- to che spesso sono dei privati a detenerne i di- teressantissima e non sempre ben conosciuta ritti, per averli acquistati magari a delle aste o attività di saggista, nella quale lo scrittore eb- in altro modo.” Resta tuttavia questo ideale be modo di pervenire ad apprezzabilissime legame tra un film e l’altro, quale ideale- ri questi) si tratta del vero capolavoro del regi- intuizioni teoriche e ideali). Ora la lavorazio- scrittura della storia d’Italia attraverso le im- sta. E’ il primo film tratto da un romanzo di ne del film gli offriva la possibilità di confron- magini dei suoi film. In questo contesto, un Pratolini, del quale lo scrittore rimane molto tare le sue convinzioni teoriche con i fatti e i posto speciale lo ha sicuramente il suo quarto soddisfatto, al contrario di ciò che accadrà col segue a pag. successiva 32 [email protected]

segue da pag. precedente comico, che con la sua misurata recitazione di comunicare a Pratolini che il film non sa- personaggi ripresi dalla macchina da presa. dissipò ogni dubbio e perplessità di chi non rebbe stato premiato, pur meritandolo, per Quale è la forza (ed anche il limite) del cine- lo avrebbe voluto nel film per il suo non esse- non creare un incidente diplomatico. Prato- ma? Quella di “rendere assoluto, irripetibile, re fiorentino. Lizzani è bravo in questo film a lini ricorda l’episodio e soprattutto di essere e di imporre, finanche un bat- stato chiamato dal grande tere di ciglia. Ciò che la pagi- Cocteau “chère confrère”, di- na scritta affida alla capacità chiarando che a quelle parole fantastica ed emotiva del letto- così affettuose ed amicali pro- re, l’immagine sullo schermo vò solo una grandissima emo- subito materializza: ogni figu- zione e un grandissimo piace- ra, ogni ambiente, ogni ge- re, dimenticando l’amarezza sto… Il romanzo accumula fatti per un primo premio a Can- e circostanze servendosi delle nes sfumato solo per un odio- parole: ha quindi bisogno, per so intervento del potere poli- esistere, che il lettore gli presti tico. Un boicottaggio in piena la complicità della propria im- regola da parte del Governo maginazione…. Dalla descri- del Paese nel quale il film stes- zione anche più minuziosa so era stato realizzato! Ma dell’aspetto, della fisionomia non fu l’unico: il Governo im- di un personaggio, ciascun pedì l’esportazione del film lettore ne deduce…un’imma- all’estero, che viceversa era at- gine sua propria a seconda tesissimo in molti Paesi. Que- della propria capacità fanta- Anna Maria Ferrero con Marcello Mastroianni sto altro incredibile atto, de- stica, delle proprie abitudini, terminando una mancanza di della propria natura, per cui introiti sui quali si faceva affi- esistono tanti volti di Renzo e damento, fece nascere gravi Lucia quanti sono coloro che difficoltà finanziarie e in pra- ne hanno imparata la storia… tica la crisi e la fine della Coo- Al contrario il film presenta perativa dopo appena due bello e ottenuto il risultato di film. Quella cooperativa della questa mediazione…Lucia è quale Pratolini, d’accordo con questa Lucia…” E per tornare Lizzani, era orgoglioso, intra- alle Cronache, Milena ha il vedendone le grandi poten- dolce sorriso e i bei capelli zialità: in una lettera a Bilen- biondi di Antonella Lualdi”, chi, citata nella raccolta di ecc… La sceneggiatura di Cro- saggi “Cronache di poveri nache di poveri amanti fu affida- amanti. Pagine di celluloide” ta a Sergio Amidei, il miglior sce- (pag.120), Pratolini esclama neggiatore del neo-realismo e che la Cooperativa serve “pro- neo-realista è il libro e neo-rea- prio per realizzare film pro- lista è il film: i personaggi gressivi e antifascisti, ma an- sembrano a loro volta spetta- che artistici e spettacolari tori degli eventi che la realtà naturalmente! Il concetto è snoda davanti ai loro occhi. E questo, teorico ma che stiamo la realtà è quella del periodo Antonella Lualdi (Milena) e Gabriele Tinti (Mario) “Cronache di poveri amanti” (1954) di Carlo dimostrando di poter rendere del fascismo (siamo nel 1925) Lizzani pratico: staccare la cinemato- visto attraverso il microco- grafia italiana dalla dittatura smo di una piccola strada di Firenze nella zo- cogliere l’ottimismo di Pratolini, che, quan- dei produttori normali e affidarla ad organi- na di Santa Croce, ove è forte lo spirito anti- do scrisse il romanzo, nel 1947 era convinto smi che prima dell’affare pensino al contenu- fascista, che si scontra con il potere della vittoria in Italia dei progressisti e del to e al significato morale, storico e, si capi- rappresentato da personaggi che non esita- Partito Comunista. Il film è del 1954, allorchè sce, politico dei film.”Certo è che, premio o no a fare del male fino alle estreme conse- molte illusioni in tal senso erano cadute, ma non premio, Cronache di poveri amanti resta guenze. Film eminentemente politico perché Lizzani, Comunista anch’egli, volle rispetta- uno dei capisaldi della letteratura neo-reali- proprio il 1925 rappresenta per Firenze uno re del romanzo lo spirito, le idealità e il suo sta usciti dalla penna di Vasco Pratolini ed il dei periodi più difficili della sua storia, causa senso di ottimismo e di speranza. Il film fu capolavoro di Lizzani, che ne traduce in mo- l’arroganza del potere fascista, che Pratolini presentato a Cannes con grande successo, a do perfetto l’idealità e lo spirito, resterà per e Lizzani ben mettono in luce. Dice Pratolini: tal punto che Cocteau e Luis Bunuel (il primo sempre nelle storia dei migliori film italiani. “Vinsero i fascisti perché furono i più forti e i Presidente della Guria e l’altro autorevolissi- Non è un caso che uno storico del cinema ita- più decisi, ma vinsero soprattutto perché mo membro), ne avevano già decisa la vitto- liano tra i più attenti e documentati, Gian erano meglio armati e il Bargello era con loro ria finale e il primo premio assoluto. La noti- Piero Brunetta, definisce questo film come il e li lasciava impuniti…”. La crudeltà dei fasci- zia arrivò subito ai dirigenti governativi DC più maturo dei film di Lizzani, a sua volta de- sti fiorentini è stata leggendaria. D’altra par- italiani, che si recarono dal direttore del fe- finito il regista più ”Hemingwaiano del cine- te con un atto molto significativo, due anni stival Jean Cocteau, chiedendo che il film ma del dopoguerra, uno dei più duttili e ca- prima, nel 1923 il Consiglio Comunale di Fi- non venisse premiato per …non fare avanza- pace di cambiare registri e livelli”, possedendo renze aveva conferito la cittadinanza onora- re i Comunisti. Lizzani stesso ci ricorda que- “ un senso del racconto basato sulle ellissi, sul ria a Benito Mussolini, revocata poi solo sto triste e sciagurato episodio, che certo ritmo, sulla rappresentatività della azione.” (sembra impossibile un tale ritardo!) nel 2009! non fa onore al Governo italiano, nel corso (Brunetta: Cent’anni di cinema italiano, vol 2, Il film di Lizzani fu impreziosito dalla presenza del Convegno fiorentino del 1985 su Pratolini pag.124, Laterza 1991). di Marcello Mastroianni, al suo primo ruolo non e il cinema. Cocteau ebbe l’ingrato compito Marino Demata 33 n. 60

Abbiamo ricevuto Forme visuali in movimento L’arte toscana e il cinema di Stefano Beccastrini

Prefazione in molte occasioni Pasolini ci libro di Stefano Beccastrini ha ha ricordato che il suo cinema il grande pregio di offrire un deriva dalla pittura, oltre che quadro sistematico ed esau- dalla necessità di sperimentare riente del rapporto tra cinema e nuovi linguaggi e nuovi modi pittura in toscana. Ove per tale di comunicare. Infine, sempre rapporto non si intende sem- su Pasolini, molto presente in plicemente il citazionismo, che questo libro, e facendo un pas- in qualche caso rischia di di- so indietro, sono da apprezzare ventare in alcuni registi una le centratissime notazioni sorta di vezzo, oppure un dell’Autore su “La ricotta” e sul omaggio a questo o quel pitto- passaggio da quel meraviglioso re. Beccastrini in realtà si sof- “mediometraggio” a “Il Vangelo ferma maggiormente su quei secondo Matteo”. Mi permette- registi per i quali il richiamo al- rei solo di aggiungere che tra i la pittura è qualcosa di sponta- due film c’è (oltre naturalmente neo, perché essi hanno una for- a “La rabbia” e “Comizi d’amore mazione ed una sensibilità che “) un altro film, ancorchè mai gi- li spinge a girare film nei quali, rato, “Sant’Infame”. Si tratta pur se lo volessero, non potreb- dell’unico tra i film progettati e bero fare a meno di tenerla pre- poi non girato per propria scel- sente. In questo contesto assu- ta. Gli altri principali progetti ci- me un ruolo assolutamente nematografici (“San Paolo” e centrale, nel ragionamento di “Porno-Teo-Kolossal”) Pasolini Beccastrini, il modo di fare ci- avrebbe voluto fortemente gi- nema di Pasolini. Uso non a ca- rarli, ma purtroppo non riuscì so questa espressione (il modo a farlo. A mio giudizio “Sant’In- di fare cinema), con la quale, fame doveva costituire una sor- ne sono certo, l’Autore di que- ta di prosecuzione de “La ricot- sto bellissimo libro sarà d’ac- ta”, con una critica frontale cordo, perché in Pasolini l’in- all’ipocrisia del mondo borghe- fluenza della pittura, mutuata se e della Chiesa. Sembra la per tramite di qual grande ma- prosecuzione della illuminante estro che è stato il Longhi, suo scena, ben esaminata da Becca- professore all’Università di Bo- strini, della corsa dei baldanzo- logna, è stata di tale portata da informare di in poche righe è condensata una tale ricchez- si rappresentanti di una borghesia votata a sé tutte le sue opere cinematografiche. Anche za di concetti, che meriterebbero essi soli una valori individualistici e goderecci verso il ric- al di là e perfino “contro” le sue intenzioni. serie di commenti e riflessioni che andrebbe- co buffet sotto le tre croci. Pasolini stesso ci Come è il caso de “Il Vangelo secondo Mat- ro inevitabilmente ben al di là dello spazio so- fornisce il soggetto di questo film mancato, teo”. Lo confessa con grande franchezza lo litamente concesso ad una Prefazione. Ri- che è la storia di una santificazione costruita stesso regista in una bella intervista a due vo- mando alle pagine di questo libro, ove per così dire a tavolino, attraverso la simula- ci, assieme all’amico Bernardo Bertolucci, Beccastrini si sofferma con impareggiabile zione e l’ipocrisia, che porteranno alla solu- pubblicata sui “Cahiers du Cinema” n. 169 maestria congiunta a raro equilibrio, proprio zione da parte del protagonista dei problemi dell’agosto del 1965: “Nel film ci sono troppi ri- su quei concetti. In breve, Pasolini si lamenta della vita quotidiana attraverso il suo inganno ferimenti culturali alla pittura: questi riferi- con se stesso per i troppi riferimenti alla pit- di santità. Perché in questo caso Pasolini ri- menti sono miei, sono quelli di un uomo colto tura presenti ne “Il Vangelo secondo Matteo”. nunciò al progetto (che poi ritornerà sotto al- – e ho cercato di evitarli il più possibile. Ma se Quasi inevitabile, perché si tratta di un “mag- tre spoglie nel “Decameron”, nell’episodio di ne trovano lo stesso: il ricordo di Piero della ma”, patrimonio della sua formazione cultu- Ser Ciappelletto)? Secondo me perché Paolini Francesca, di Masaccio, del Pollaiolo, questo rale. Una formazione culturale che non solo aveva esaurito la fase degli attacchi frontali magma di ricordi che diventano citazioni, spinge spontaneamente il regista ai “troppi contro i suoi bersagli consueti, la società bor- dunque segni di cultura, ecc. Ma la presenza riferimenti culturali alla pittura” di cui si la- ghese e la Chiesa come istituzione e, dopo il dell’uomo del popolo, che crede, permette di menta, ma che rende diverso, originale e del soggiorno ad Assisi, ritenne probabilmente ricondurre tutti i miei riferimenti a un deno- tutto particolare il proprio modo di fare cine- che la critica più forte che si potesse rivolgere minatore comune a tutti e due: il riferimento ma in generale. Questo deve portarci a consi- al mondo borghese e alla Chiesa consisteva a Piero della Francesca è allo stesso livello di derare che per Pasolini più che per qualunque nel far rivivere in un’opera cinematografica il un riferimento a Carlo Levi, livello di un certo altro regista vale la definizione del cinema co- vero messaggio di Cristo, che di per sé rappre- sguardo realistico, semplice, idealizzato, co- me perenni “Forme visuali in movimento”, senta un indice puntato contro di essi. E qui me quello dell’eroe di un romanzo popolare per usare il bellissimo titolo di questo libro, soccorrono le belle pagine di questo libro sul nel senso in cui lo intendeva Gramsci.” Devo mutuato dalla definizione di quel grandissi- perché della scelta di Matteo, parzialmente confessare che amo moltissimo questo passag- mo appassionato di pittura e di cinema, che è disattesa solo per le bellissime sequenze del gio della bella intervista ai “Cahiers du Cinema”: stato Carlo Ludovico Ragghianti. D’altra parte segue a pag. successiva 34 [email protected]

segue da pag. precedente Discorso della Monagna, sul carattere del Cristo Pasoliniano, ove non c’è traccia – ci ricorda giustamente Beccastrini – né di de- mistificazione né di umanizzazione, ma semmai di orrore e dolore per la tragedia degli umili e degli oppressi di questa terra e ansia di riscatto e volontà di morire per es- si. Caratteri che non manca di sottolineare lo scrittore più amico di Pasolini, Alberto Moravia. Su un altro versante, non si può non sottolineare la validità della ricostru- zione fatta dall’Autore della genesi che ha portato alla realizzazione di “Senso” di Lu- chino Visconti, con il ruolo fondamentale avuto dalla Suso Cecchi D’Amico – una delle più grandi firme tra gli sceneggiatori del ci- Forme visuali in movimento nema italiano di quel tempo – che aveva in- viato a Visconti il testo della novella di Boito, L’arte toscana e il cinema nella certezza che la storia avrebbe intrigato 21 Il volume è dedicato ai rapporti tra il cinema e le arti figurative realizzate Stefano Beccastrini Stefano non poco il grande regista, da sempre impe- Stefano Beccastrini da artisti toscani (in quanto nati in Toscana o comunque “toscani di

Stefano Beccastrini, cavrigliese, ha fatto il ‘68 e non se n’è mai pentito. È laureato in medicina (con Il volume è dedicato ai rapporti tra il cinema e le arti figurative una tesi sul Morbo di Hogdin, quello di Caro diario) e pedagogia (con una tesi sull’educazione in viaggio in italia gnatoTruffaut). È cultorea di cinemadescrivere fin da bambino. Ha scritto molto (ma meno, per fortunacon sua e del passionerealizzate da artisti i toscanimomenti (in quanto nati in Toscana o comunque adozione”, quali Leon Battista Alberti e Silvestro Lega). prossimo, di quanto abbia letto): libri, saggi, articoli, testi teatral-musicali, poesie e canzoni. Su “toscani di adozione”, quali Leon Battista Alberti e Silvestro Lega). Forme visuali tanti argomenti: medicina, ecologia, formazione e comunicazione, storia della scienza (con sua moglie Paola, varie opere sui legami tra matematica e altri campi del sapere, letteratura e cinema Dal Medioevo a oggi, la Toscana ha contribuito in maniera assai compresi). Di cinema cominciò a scrivere, nel 1969, sulla mitica rivista Cinema&Film e non ha rilevante alla storia dell’arte italiana: dalla rivoluzione giottesca a Dal Medioevo a oggi, la Toscana ha contribuito in maniera assai rilevante di decadenzapiù smesso. Ha girato, per lavoro e curiosità, mezzo mondoe madi la sua Itaca restacrisi Casa Tara, una di un’epoca. La Cec- in movimento quella della prospettiva di Brunelleschi, Donatello, Masaccio, da quella

colonica nell’Aretino ove vive con moglie, figlia, genero, suocera, una nipotina (Caterina, come la movimento in Formevisuali ribelle santa senese), migliaia di libri e DVD, cinque computer e un televisore per stanza (escluso macchiaiola al Novecento di Modigliani e di Rosai. i bagni). Odia il telefono ma ama il mare e le nuvole, la trippa e il baccalà, il vino e la filosofia, alla storia dell’arte italiana: dalla rivoluzione giottesca a quella della Omero e Leopardi, Melville e Stevenson, Dante e Shakespeare, Bach e Mozart, la memoria di Il libro è suddiviso in due Parti: nella prima, Artisti, l’argomento L’arte toscana Viaggio in Italia - Collana diretta da Stefano Beccastrini chi D’amicoVittorio Foa e Salvador Allende, il cinema di Rossellini(e e Hitchcock,forse Renoir e Ford, Lang eanche Bresson. il suoriguarda le operefamoso cinematografiche che pa Antonio- Costa definisce e il cinema “Viaggio in Italia” fu l’emblematico titolo prescelto da tanti viaggiatori stranieri, quelli del Grand Biografie; la seconda, Iconologie, tratta delle opere cinematografiche Tourprospettiva sei-settecentesco e dei “viaggi romantici” dell’Ottodicento, Brunelleschi, per i resoconti dei loro peregrinaggi Donatello, Masaccio, da quella macchiaiola che si ispirano a una delle altre tipologie individuate da Costa, film formativi nel Bel Paese, così colmi di annotazioni sulle arti e sui costumi, sui paesaggi e sulle genti, sulle città e sulle campagne, sugli splendori e sulle miserie di esso. Un nome per tutti: sulla pittura o documentari d’arte (ossia opere cinematografiche dre, come ci ricorda Beccastrini) avrà un quello di Goethe, che molto capì e molto amò “la terra ove fioriscono i limoni”. incentrate su un ciclo di affreschi, un pittore, una scuola o uno stile). Loal “sguardo Novecento da lontano” che quei viaggiatori seppero posaredi sull’Italia Modigliani ha molto aiutato gli stessi e di Rosai. Titoli presenti nella collana: Il titolo del libro, Forme visuali in movimento, è un’espressione di Carlo italiani ad apprendere a guardare con una “vista nova”, più attenta e consapevole, più sapiente 1. Stefano Beccastrini Vista Nova. Il Cinema in Toscana, la Toscana nel Cinema e più critica, le proprie usanze, le proprie contraddizioni, i propri valori. Ludovico Ragghianti che tende a definire la sua idea di cinema, arte Successivamente, anche gli italiani hanno cominciato a conoscere e capire l’Italia viaggiando in 2. Stefano Beccastrini Un tessuto d’armonie profonde. L’Umbria e il Cinema ruolo primario nella sceneggiaturavisiva e molto legata alla pitturadel (da cui, film,del resto, direttamente deriva lungoIl e libroin largo: uno dei primiè a farlosuddiviso fu (anche in ciò, intellettuale modernissimo in due e di statura Parti: nella prima, Artisti, l’argomento riguarda 3. Paolo Micalizzi Al di là e al di qua delle nuvole. Ferrara nel Cinema per il tramite della fotografia).È stato scelto per rendere omaggio a un europea) Giacomo Leopardi. Insomma, si è cominciato ad avere qualche “Viaggio in Italia” fi- 4. Stefano Beccastrini Idea di un’isola. Viaggio cinematografico nell’ambiente nalmente fatto e scritto da italiani, decisi ad andare alla scoperta di un Paese ancora miscono- naturale e culturale della Sicilia profondo studioso d’arte che fu anche profondo studioso di cinema, sciuto, nelle sue luminose cime così come nelle sue profonde crepe, ai suoi stessi cittadini. Nel secondole dopoguerra, opere con il Paese da poco cinematografiche uscito da una dittatura diseducante e da una guerra che Antonio Costa definisce Biografie; la 5. Franco Vigni Come onde del mare. Siena e la sua terra nello specchio del cinema autore di indimenticabili critofilmnonché uomo civilmente impegnato assieme ad altri fior di sceneggiatori di cui de vastante, partì per un suo “Viaggio in Italia”, davvero importante affinché la nuo va Repubblica 6. Stefano Beccastrini Il messaggio incompiuto. Masaccio e il Cinema e dirigente della Resistenza in Toscana. L’artecinema il e toscana imparasse a conoscersi, Guido Piovene. Poi, subito dopo, venne il cinemato gra fico “Viaggio in 7. Umberto Guidi Questo mare infinito. La Versilia e il Cinema Italia”seconda, di Roberto Rossellini, un viaggio-film Iconologie che segnò la nascita del moderno ci,nema tratta europeo. delle opere cinematografiche che si ispirano 8. AA.VV Puccini al Cinema Questa nuova collana intende condurre i lettori dei volumi che in essa man mano saranno pubbli- 9. Franco Vigni Oltre la Porta. San Gimignano e il Cinema cati alla scoperta delle diverse regioni, città, realtà sociali e culturali del nostro Paese facendosi Visconti amava circondarsi. Il sodalizio tra guidare dallo sguardo del Cinema. Il cinema italiano non è stato solamente, fin dalla sua origine 10. Paolo Micalizzi Là dove scende il fiume. Il Po e il cinema ormaia ultracentenaria, una uno specchio delle in cui l’Italia si altreè più o meno felicemente tipologie guardata. Esso è individuate da Costa, film sulla pittura o 11. Franco Vigni Questione di sguardo. Il cinema di Francesca Archibugi stato assai di più ovverosia non uno specchio ma un punto di vista. Esso ha talora spinto l’Italia 12. Franco Vigni La maschera, il potere, la solitudine. Il cinema di a vedersi ancor più brutta di quanto in realtà fosse, talora invece l’ha spinta a guardarsi con una Visconti 13. Stefano Beccastrini Una terrae che nonla dimentica. Cecchi La Toscana, la Resistenza, il Cinema D’amico non si sciolse “vista nova” ovverosia a capirsi meglio nei suoi molteplici volti, nelle sue molteplici culture, nelle sue molteplici regioni della geografia e dell’anima. Un innovativo ap proccio metodologico alla sto- 14. Stefano Beccastrini, Franco Vigni C’era una volta il lavoro. I lavoratori di Toscana documentari d’arte (ossia opere cinematografiche incentrate su un ciclo ria del cinema: quello della cultura del territorio, che sa unire la storia con la geografia e l’estetica sullo schermo del Cinema con l’antropologia culturale e che sa andare a scoprire con il cinema italiano le tante Italie d’Italia. 15. Stefano Beccastrini, Franco Vigni Cos’è quella luce laggiù? Il viaggio in Toscana mai edei cineasti tra stranieri l’altro – sia detto per inciso - portò di affreschi, un pittore, una scuola o uno stile). 16. Stefano Beccastrini Una valle sullo schermo. Guida cinematografica

del Valdarno Superiore ISBN 978-88-7542-304-9 17. Roberto Mancini, Francesca Medioli Il costruttore di immagini. Enrico Medioli sceneggiatore Il titolo del libro, Forme visuali in movimento, è un’espressione di Carlo i due18. Stefano con Beccastrini Quel toscano grande cielo verdazzurro. Quando il cinema passione si appoggia sulle spalle a trascorrere me- degli scrittori toscani 19. Lucia Fiaschi 130 volte Pinocchio. Libri da una collezione toscana € Ludovico Ragghianti che tende a definire la sua idea di cinema, arte si in20. Franco Francia Vigni Le città visibili. Lo spazio urbano nel cinemaalla del neorealismo ricerca (1945-1953) delle 20,00 locationISSN 1724-8876 più visiva e molto legata alla pittura (da cui, del resto, direttamente deriva appropriate per realizzare il progetto del per il tramite della fotografia).È stato scelto per rendere omaggio a un film su “La recherche” di Proust. Un proget- Autore ...... Stefano Beccastrini profondo studioso d’arte che fu anche profondo studioso di cinema, Introduzioni ... Marino Demata, to, a proposito dei film sognati e mai realiz- Maria Giovanna Cutini autore di indimenticabili critofilm nonché uomo civilmente impegnato zati, a cui credevano e tenevano moltissimo Postfazione .... Francesco Galluzzi e dirigente della Resistenza in Toscana. Formato ...... cm 17x24 entrambi. L’Autore si sofferma giustamente Pagine ...... 184 con 50 immagini stampate a in b/n. sulle influenze presenti in Senso e piena- Copertina ...... stampa a colori mente percepibili sia della pittura dei Mac- plastificazione lucida Confezione ..... Brossura filorefe chiaioli, sia dell’opera di Giuseppe Verdi, Collana ...... Viaggio in Italia n. 21 poste opportunamente sullo stesso piano Argomento ..... Cinema nell’ispirazione che riescono ad offrire al Anno ...... 2018 Prezzo ...... € 20,00 regista. Infine, in queste note necessaria- Codice ISBN .... 978-88-7542-304-9 mente sparse e diseguali, mi piace ritornare Inprogress S.r.l. - Consulenza e Servizi per il Territorio indietro alla bella Introduzione di Becca- Via Nazionale 17 - Firenze - Italy strini. Allorchè molto opportunamente cita Tel./Fax 055 2654524 - [email protected] www.askaedizioni.it Antonio Costa, docente di storia del cinema all’Università di Bologna a proposito della nei mestieranti, anche se essi sono stati alla 1966, Howard Hawks, John Ford e Alfred Hi- necessità del cinema di mantenere un giu- fine “collezionisti di Oscar”, come li defini- tchcock ci appaiono i soli eredi dei segreti sto equilibrio tra “vocazione figurativa e sce un critico e poi regista che io amo mol- di Griffith.” E a proposito di Hitchcock af- una narrativa, tra la passione dell’immagi- tissimo, Francois Truffaut. Mi riferisco al ferma che è “il solo cineasta in grado di fil- ne e il gusto dell’intreccio.” Salvo, a secon- più grande libro sul cinema che mai sia sta- mare e di renderci percettibili i pensieri di da della sensibilità dei registi, far prevalere to scritto: “Il cinema secondo Hitchcock”, uno o più personaggi senza ricorrere al dia- l’uno o l’altro aspetto. Il libro di Beccastrini, cioè la famosa intervista a Los Angeles al logo.” Perché il cinema, come sostiene Rag- in tutto il suo percorso, è anche lo sviluppo grande regista inglese. C’è un passaggio nel- ghianti, è essenzialmente arte figurativa. di queste affermazioni. E in ogni caso un’o- la bellissima Introduzione particolarmente Ove io tenderei a sottolineare entrambi gli pera come questa, che ha il suo focus so- illuminante per il nostro discorso, allorchè aspetti dell’espressione: arte e figurativa. E prattutto nell’aspetto figurativo, è opportu- Truffaut sostiene che dopo il 1930 il cinema come tale non può che avere parentele mol- na perché implicitamente porta acqua al americano ha quasi del tutto disatteso la to strette con la pittura, che ritorna, al di là mulino di un dibattito che, personalmente, grande lezione proveniente dal cinema mu- delle intenzionalità e del citazionismo, nel mi appassiona molto e che viene da lontano. to, di Griffith e degli altri grandi come modo di fare cinema di tanti grandi registi. Intendo dal cinema muto, ove tutto era vo- Stroheim, Eizenstejn, Murnau, Lubitsch ed Che è poi il discorso che costituisce l’ossatu- cazione figurativa e la narrazione e l’intrec- altri ancora. Il sonoro ha fatto dimenticare ra di questo bellissimo libro, che mi è stata cio dovevano per forza di cose essere resi che sentimenti, sensazioni, moti dell’animo data la felice opportunità di leggere ancor esclusivamente attraverso le immagini. Que- possono (e preferibilmente devono) essere prima della sua pubblicazione. sto non significa che dopo l’epoca del muto la espressi anche semplicemente attraverso le narrazione si sia espressa solo attraverso la immagini, attraverso l’espressione di un vol- parola e il dialogo. Questo è avvenuto, nel ci- to, attraverso un gesto. A tal punto, dice Marino Demata nema americano, nei registi più mediocri, Truffaut, che “se guardiamo a Hollywwod nel Presidente di Rive Gauche-Festival 35 n. 60

Abbiamo ricevuto Suspiria e dintorni. Conversazione con Luciano Tovoli di Piercesare Stagni e Valentina Valente Il libro è un viaggio. Nel caso di questo li- bro, come avviene per molte interviste, si è trattato di portare e lasciarsi portare attra- Piercesare Stagni verso persone, sguar- di, idee, immagini o, più semplicemente, storie. Luciano Tovoli ci ha condotti attra- verso quello che po- trebbe apparire come il semplice racconto della realizzazione di Valentina Valente un film, ma che si rive- di un’impronta visiva in cui il colore non fosse dominato da lampi di luce colorati di cui To- la invece come una ve- usato in senso naturalistico o di superficiale voli svela ogni mistero. “Suspiria e dintorni” ra e propria tranche de vie dell’autore e - attra- “effetto”, ma assumesse profondi significati racconta, dunque, l’avventura della luce e del verso il suo sguardo e i suoi ricordi - di chi ha psicoanalitici e forti valenze estetiche. Il rap- colore in un film intriso di passione per l’im- lavorato con lui. La realizzazione di un film, porto con la pittura, la fotografia, il colore e la magine, un’immagine che sa veicolare le forti infatti, segna un’epoca nella vita di chi vi par- sperimentazione cinematografica è definito sensazioni del cinema horror, pur mantenen- tecipa; un’epoca che dura il tempo della realiz- da Tovoli con numerosi riferimenti, da Geor- do una ricerca visiva radicata ben al di là dei zazione stessa, ma che dà anche un’impronta ge Méliès a Henri Cartier-Bresson, dai Futuri- canoni visivi del genere. Oltre ad essere illu- a ciò che direttamente la precede e che ha poi sti a Picasso, da Fritz Lang ai melodrammi in strato con fotogrammi a colori che seguono la un’onda lunga, in questo caso lunghissima. Technicolor, ma anche con riferimenti ai suoi cronologia del racconto, il libro è arricchito Un lavoro che assorbe energie e nel quale si amici fotografi di Piombino e ai luoghi in cui dalle illustrazioni della realizzazione di alcuni condensa la vita, come se i film ne scandissero l’autore si è formato e ha maturato la sua pas- strumenti e momenti di lavoro, ad opera di Si- il ritmo. I rapporti, le sinergie, le possibilità, le sione per la luce e la fotografia. Infine, l’im- mone Lucciola che con passione e studio del tensioni e le invenzioni che accompagnano portante scelta del Technicolor Process 5 per dettaglio ha elaborato immagini che costitui- questa creazione sono ciò che Lucia- scono parte integrante della lettura. no Tovoli ci ha regalato nel viaggio Una lettura che, a detta dei nostri pri- che sono state le entretiens con lui mi lettori, assomiglia ad un romanzo, (come i francesi definiscono questo ma veicola contenuti storici sul cine- ibrido fra semplici interviste e più ma, competenze e capacità inventive ampie conversazioni) e successiva- con la profondità e generosità di Lu- mente l’individuazione di una strut- ciano Tovoli. tura per il volume. Anche per noi ve- Piercesare Stagni e Valentina Valente dersi a casa di Luciano, conoscerlo e farsi conoscere per la realizzazione di Piercesare Stagni è storico del cinema e docente questo libro ha rappresentato un’e- presso il Centro Sperimentale di Cinematogra- poca. Gli appuntamenti per realizza- fia Sede Abruzzo e l’International Film- Aca re le interviste, i pranzi e le passeg- demy. Dal 2015 conduce sul canale televisivo giate parlando e discutendo ogni LaQtv la trasmissione Il cinema racconta. Ha dettaglio erano il contesto che ci ha curato diverse pubblicazioni ed è stato assisten- fatto accedere al mondo di Suspiria, te di Francesco Rosi, e attualmente di Luciano una delle opere più importanti di Ar- Tovoli, in numerose conferenze e masterclass gento, che ha visto Tovoli confrontarsi internazionali. con un genere nuovo e a lui quasi sco- Valentina Valente e fotografa freelance, dottore nosciuto: l’horror. La dimensione visiva del la stampa è analizzata a fondo per le sue pecu- di ricerca in Storia del Cinema (Universita di Padova). E film è spesso raccontata da Luciano Tovoli du- liarità e specifiche tecniche. Dopo aver attra- stata docente di Archivi cinematografici e Teorie del Cine- rante le sue generose masterclass e interventi versato tutta questa serie di riferimenti, il li- ma presso La Sapienza dove attualmente tiene un labora- sul suo lavoro da autore della cinematografia, bro procede con l’analisi delle principali torio di fotografa. Ha realizzato pubblicazioni su vari ma nel libro abbiamo realizzato una ricostru- sequenze, raccontandone le scelte cromatiche autori, saggi teorici sul cinema e sulle serie tv. Ha curato zione puntuale di ogni tappa del percorso che e compositive, nonché le modalità di realizza- seminari e convegni. ha portato a Suspiria: dal primo e stupefacente zione: la prima iconica sequenza, l’arrivo di incontro con il cinema di Argento, prima, e Susy in aeroporto e il viaggio in taxi, il primo con il regista stesso poi, fino all’eredità che il assassinio, avvenuto nel salone della scuola di Info volume: film ha lasciato nelle opere successive dell’au- danza, il dormitorio provvisorio delle allieve, Suspiria e dintorni. Conversazione con Luciano Tovoli tore della cinematografia. Abbiamo affronta- il tentativo di fuga e la terribile morte di Sa- a cura di Piercesare Stagni e Valentina Valente to molti temi storici, estetici e tecnici. Già nel rah, la scena con Flavio Bucci nella fredda (Artdigiland 2018) www.artdigiland.com racconto dei provini da mostrare ad Argento, Königsplatz di Monaco, le sequenze con la il libro è distribuito dall’editore su amazon.it eseguiti in un teatro di posa abbandonato e strega - Tovoli racconta al proposito una serie di illustrato a colori con fotogrammi del film e illustrazioni realizzati con i fedelissimi proiettori Bruti, “in interessantissimi trucchi visivi realizzati attra- di Simone Lucciola - copertina flessibile, 148 pagine solitaria”. Se ne evince la ricerca, per Suspiria, verso l’uso di cristalli e specchi - fino al finale, ISBN-10: 1909088277 - prezzo: 29.00 euro 36 [email protected] Hans Moser, il volto brillante di Vienna Grande caratterista e commediante di razza del cinema austriaco Interprete di oltre cento cinquanta film Hans Mose, austriaco di origine franco-un- gherese adorato dal pubblico per la sua co- micità irresistibile, nella sua lunga carrie- ra è riuscito a passare Pierfranco Bianchetti indenne attraverso l’an- tisemitismo e il nazismo. Nato a Vienna il 6 agosto 1880 (vero nome Johann Julier), a di- ciassette anni calca già il palcoscenico reci- tando nel cabaret, nell’avanspettacolo e nel varietà fino a entrare nella compagnia di tea- tro del grande Max Reinhardt. Anche il cine- ma muto lo attrae, ma non gli offre grandi possibilità. Poi come altri suoi colleghi si tra- sferisce nella Germania nazista, dove la possi- bilità è maggiore dopo la fuga all’estero di di- versi artisti ebrei. Attivo prima sotto la Monarchia austro-ungarica e poi nella prima sul grande schermo “l’uomo comune, reduce Repubblica austriaca, l’attore solo nel 1921 do- dalla prima guerra mondiale, piccolo di statu- po un lungo tirocinio raggiunge il vero suc- ra e modesto di ceto, pieno di preoccupazione cesso grazie alla sua verve divertente ed em- e affranto dalle delusioni, che esternava bona- patica e al suo aspetto bonario. L’avvento del riamente nei suoi borbottii con strizzante oc- sonoro non costituisce per lui un problema, chio e arguta mimica” (Ugo Casiraghi l’Unità ma anzi lo aiuta a farsi conoscere dal pubblico 28 giugno 1991). I suoi personaggi, uomini di che affolla le sale cinematografiche. Nel ’33 ot- mezza età e anziani, piccoli borghesi alle pre- tiene una particina in Angeli senza paradiso, se con le ingiustizie del mondo che sopporta- 1933, diretto dal mitico Willi Forst poi notissi- no con umorismo e buon senso, sono parte es- mo regista austriaco al suo debutto dietro la senziale del cinema austriaco dedito macchina da presa. L’avvento del nazismo esclusivamente all’evasione e all’intratteni- (Moser è sposato con una donna ebrea) che ha mento. Tra ‘49 ancora Willi Forst lo vuole per incorporato l’Austria al Terzo Reich, potrebbe Ragazze viennesi ambientato nella Vienna di creargli dei problemi, ma l’intervento diretto Strauss e girato negli ordinati studi Wien di Goebbels lo salva aiutato dall’enorme popo- Film nel sobborgo viennese di Sievering, un larità acquisita presso il grande pubblico do- musical a colori di grande piacevolezza cui se- vuta al suo stile recitativo unico e originale guiranno altre pellicole sempre a colori, Quar- basato soprattutto “su una mobilissima mi- to fanteria, 1955 di Ernst Marischka con una mica facciale, dagli occhi in particolare, e sul giovanissima Romy Schneider e tre opere di linguaggio, il famoso farfugliare, original- Franz Antel, Manovre imperiali, 1954, Il Con- mente causato da una deformazione della la- gresso si diverte, 1955 e Il ballo dell’imperatore, ringe” come scrive Giovanni Spagnoletti tra i 1956. La carriera di Hans Moser proseguirà maggiori esperti italiani del cinema tedesco praticamente fino alla sua scomparsa avvenu- nella nota di presentazione del bel ciclo televisivo dedicato da Raidue verità”, come lo ha definito Max del novembre 1990 a Hans Moser Reinhardt, si è comunque guada- a cura di Nedo Ivaldi. Nel 1940 è gnato uno spazio importante nel- protagonista di Sette anni di guai, la storia del cinema austriaco- te- di Max Marischka, il viaggio di desco. La leggenda narra, come uno scrittore ungherese convinto ricorda ancora Spagnoletti, che di essere vittima del malocchio e nel 1924 Charlie Chaplin avesse vi- del suo fedele domestico e nello sto e acquistato per gli Stati Uniti stesso anno è sul set di Caffè vien- “Quarto Fanteria” (1955) con Hans Moser e Romy Schneider di Ernst Marischka uno sketch con Moser, Il becchino, nese, storia di Ferdinand, capoca- ma che impressionato dalla sua meriere di un locale a Vienna, innamorato ta a ottantaquattro anni il 19 giugno 1964. Pur- resa scenica dubitasse di poterne eguagliare della proprietaria Christine Lachner corteg- troppo a differenza del nostro Totò valorizza- l’interpretazione. A questo grande caratteri- giata anche da un losco individuo, il barone to da Pasolini con Uccellacci e uccellini un anno sta e commediante di razza milioni di spetta- Brelowski, noto giocatore d’azzardo e casano- prima della sua morte, l’attore non avrà la tori di lingua tedesca hanno un debito di rico- va. Nel 1941 E.W. Emo lo dirige in L’ amore non possibilità di essere riscoperto da un cinema noscenza per averli fatti sorridere soprattutto paga dogana nel quale interpreta un ligio do- più colto come quello del Giovane Cinema Tede- negli anni del nazismo. ganiere incaricato di bloccare al confine un ap- sco di Alexander Kluge che a metà degli anni paltatore. Nel dopoguerra la sua popolarità è al Sessanta rivoluzionerà la cinematografia del- massimo grazie alla sua capacità di rappresentare la Germania. Hans Moser, “interprete della Pierfranco Bianchetti 37 n. 60 Festival Bari International Film Festival - Bif&st IX edizione 21 - 28 Aprile 2018 Il Bif&st si articola in Guarnieri e Dario Sansone - Hannah di An- Arte, Musica, Medicina e Scienza. Il binomio oltre 300 eventi, a par- drea Pallaoro - Figlia mia di Laura Bispuri - Il Cinema & Arte ha trovato tanti capolavori, tire da sette Antepri- contagio di Matteo Botrugno, Daniele Colucci- che hanno saputo fondere le immagini dell’ar- me internazionali, in ni - La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi - te e quelle (in movimento) del cinema. Ver- serata di gala al Teatro L’intrusa di Leonardo Di Costanzo - Sicilian ranno presentati tre film: Le Memorie Di Gior- Petruzzelli. La lista dei Ghost Story di Fabio Grassadonia, Antonio gio Vasari: Un Artista Toscano di Luca Verdone Adriano Silvestri titoli selezionati verrà Piazza - Tito e gli alieni di Paola Randi - Veleno (Anteprima Mondiale); La Ragazza con l’orec- annunciata nella conferenza stampa a Roma il di Diego Olivares. L’ultimo titolo (La Ciambra) chino di perla; e La Migliore Offerta. Cinema & prossimo 13 Aprile. La sezione “Panorama in- è in attesa di conferma. Le retrospettive dell’e- Musica: per onorare la memoria di Luis Baca- ternazionale” presenta, invece, in concorso dizione 2018 sono due: la prima dedicata a lov, che è stato anche direttore dell’Orchestra dodici film che provengono da tutto il mondo, Marco Ferreri, con la collaborazione della Ci- della Magna Grecia di Taranto, verranno pre- e che saranno proiettati ogni pomeriggio nel- neteca Nazionale del Centro Sperimentale di sentati quattro film fra i tanti da lui musicati: lo stesso Teatro. Tra le novità si segnala l’ an- Cinematografia e la seconda riservata al pro- Il Postino; Django; Il Consiglio d’Egitto. Le molte- teprima mondiale della nuova versione di Ul- duttore Franco Cristaldi, in collaborazione plici relazioni tra Cinema e Medicina hanno timo Tango a Parigi, film che è stato restaurato con la Feltrinelli. Si svolgeranno ogni pome- attraversato, da sempre, la storia della settima in 4 K dal grande autore della foto- arte: le proiezioni sono previste al grafia Vittorio Storaro, grazie al Galleria, seguite da incontri con Ni- Centro Sperimentale di Cinemato- cola Laforgia e illustri medici. Infi- grafia, e sarà proiettato il 28 Aprile ne la sezione Cinema & Scienza: è alla presenza di Bernardo Bertoluc- una rassegna di sette documentari, ci. Altro evento speciale sarà il ci- diretti dal regista tedesco Werner ne-concerto dedicato ad Armando Herzog. Margarethe von Trotta, in- Trovajoli, nel centenario della na- sieme al critico Klaus Eder, presen- scita del musicista, con una orche- terà i film, che verranno commen- stra e la voce di Peppe Servillo. Una tati dagli scienziati Enrico Alleva, produzione del Festival Creuza de Carlo Doglioni (presidente dell’IN- Mà/ Musica per Cinema, con la di- GV), Domenico Laforenza, Antonio rezione musicale di Rita Marcotul- Meloni, Massimiliano Pasqui, Gui- li. L’evento sarà introdotto da Pippo do Ventura, e dall’imprenditore Vi- Baudo. Verrà presentata, introdot- to Pertosa. Il ciclo, patrocinato dal ta dal regista, l’edizione restaurata dalla Cine- riggio incontri dedicati alla figura e al lavoro CNR, è coordinato da Orsetta Gregoretti e da teca di Bologna di Nuovo Cinema Paradiso di di Ferreri e di Cristaldi, coordinati dal critico Silvia Mattoni ed è organizzato in collabora- che – in data 29 Settem- francese Jean Gili, con la partecipazione di at- zione con l’Università Aldo Moro, con il Poli- bre 1988 - ebbe proprio a Bari (nell’ambito del tori, attrici e collaboratori. Per la retrospettiva tecnico di Bari e il Goethe-Institut. Anche Festival “Europa Cinema” ideato da Felice “La memoria, la storia: Festival Marco Ferreri” quest’anno sono in calendario – inoltre - un Laudadio) la sua anteprima mondiale, con la verranno proiettati: Lungometraggi (da El Pi- Laboratorio di direzione della fotografia cine- presenza all’epoca di Philippe Noiret, Jacques sito del 1958 a Nitrato d’argento del 1996); Film matografica, che sarà condotto dal maestro Perrin, Brigitte Fossey, Salvatore Cascio, An- Tv, Documentari, Cortometraggi. Una grande Luciano Tovoli, e un Laboratorio di Critica ci- tonella Attili e il compositore Ennio Morrico- Mostra fotografica con 90 immagini, -prove nematografica, diretto dal giornalista de “La ne. Il film poi ottenne il Premio Oscar. Due le nienti dall’Archivio della Cineteca Nazionale, Repubblica” Paolo D’Agostini. Ciascun labora- sezioni dell’Italia Film Fest: Lungometraggi e scattate sui set dei suoi film, si svilupperà torio prevede la partecipazione di trenta per- Opere prime e seconde. Tutti i registi dei film all’aperto. La retrospettiva dedicata a Franco sone (max 30 anni). Margarethe von Trotta è in concorso saranno presenti al festival, ac- Cristaldi è – invece - organizzata con la Cine- la Presidente del Bif&st. Il regista Ettore Sco- compagnati dagli attori protagonisti. La Se- teca Nazionale e la Cineteca di Bologna. Nu- la, che lo ha presieduto fino alla sua scompar- zione Lungometraggi si avvale di una giuria merosi i titoli del produttore che verranno sa, ne è il Presidente onorario. Consulente di critici aderenti al Sncci (Francesco Alò, Va- proiettati: da Le Notti Bianche del 1957 fino al della direzione artistica: Fabio Ferzetti. Diret- lerio Caprara, Paolo D’Agostini, Francesco film di Tornatore. Inoltre verrà allestita nel tore organizzativo: Angelo Ceglie. Responsa- Gallo, Alessandra Levantesi Kezich, Paolo Me- Palazzo della Area Metropolitana una mostra bile Unico Procedimento: Cristina Piscitelli. reghetti, Franco Montini, Federico Pontiggia, iconografica. Nel periodo del Festival, alcune Coordinamento: Angela B. Saponari. Project Silvana Silvestri), la quale attribuirà i ricono- personalità del cinema e della cultura terran- manager: Serge D’Oria. Il festival, posto sotto scimenti, che verranno consegnati durante le no a Bari, al termine di un film da loro diretto l’Alto Patronato del Presidente della Repubbli- serate di gala, mentre i film premiati verran- o interpretato, una Lezione di cinema. Questi ca, è promosso dalla Regione Puglia e prodot- no presentati al Multicinema Galleria. Per i gli invitati e i titoli proiettati: Pierfrancesco to da Apulia Film Commission. Organizzato lungometraggi in concorso, ogni giorno ci Favino: Acab, All Cops Are Bastard di Stefano con il sostegno di Siae, Confindustria Bari e sarà un Focus, condotto da Franco Montini al Sollima; Pippo Baudo: Alcune clips con il fa- Bat, Ance Bari e BAT. Alla presentazione han- Circolo Barion. Infine la Sezione “Italia Film moso presentatore; Micaela Ramazzotti: La no partecipato: Michele Emiliano e Loredana Fest Opere prime e seconde” in concorso. Una Prima Cosa Bella di Paolo Virzì; Antonio Alba- Capone (Regione Puglia); Antonio Decaro, giuria del pubblico - composta da trenta spet- nese: Qualunquemente; : Il Gio- Sindaco, Maurizio Sciarra (Apulia Film Com- tatori selezionati e presieduta da Giancarlo vane Favoloso; Margarethe von Trotta, con mission) e Felice Laudadio, Presidente del De Cataldo - attribuirà i riconoscimenti ai do- Gianrico Carofiglio, Giancarlo De Cataldo e Centro Sperimentale di Cinematografia e Di- dici film italiani selezionati, che sono- ise Michele Emiliano: Il Lungo Silenzio; Vittorio rettore artistico del Festival. Lo scorso anno guenti: Brutti e cattivi di Cosimo Gomez - Cuori Storaro: Il Conformista di Bernardo Bertolucci; gli spettatori sono stati 75.000. puri di Roberto De Paolis - Gatta Cenerentola di Bernardo Bertolucci: Strategia del Ragno. Le di- Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino verse sezioni annunciate per il Bif&st sono: Adriano Silvestri 38 [email protected] Convegno SIEFPP Le nuove forme del malessere e la Psicoterapia Psicoanalitica Bologna 24/25 febbraio 2018 - Convento di san Domenico, sala Bolognini La sala grande del esclusivamente sulla paro- Convento di san Do- la e sulle comunicazioni menico (1228 ), a Bolo- simboliche del sogno, pro- gna, fu commissionata dotto privilegiato dell’In- dal Giurista Ludovico conscio che, come accade Bolognini nel 1497: at- per il cinema che e’ nato tualmente l’ambiente è negli stessi anni1, procede adibito a biblioteca e e si esprime prevalente- sala convegni, con ben mente per immagini. Maria Antonietta Fenu quattrocento posti a Tale insolita terapia sedere da cui si ammira, al di sopra del tavolo non puntava alla sop- relatori, uno splendido soffitto a cassettoni, pressione esterna del raffinati stucchi barocchi e un dipinto raffigu- sintomo, come il far- rante l’estasi di San Tommaso, opera di magi- maco, ma cercava le strale classicismo eseguita da Marcantonio cause remote per ren- Franceschini. Questa sala e’ solo una piccola dere consapevole il parte del suggestivo complesso architettonico soggetto delle sua sof- - per l’occasione avvolto anche da un turbinio ferenza negata e senza di fiocchi di neve - in cui si e’ svolto, il 24 e 25 nome. Questa strada febbraio, il Convegno scientifico dal titolo: Le consentiva una guari- nuove forme del malessere e la Psicoterapia gione stabile nel tem- Psicoanalitica. L’evento costituiva il conve- po, senza dipendenze gno annuale - di volta in volta organizzato in da persone o da agenti una città italiana diversa - , a cura della Fede- esterni, rendendo libe- Sala Bolognini nel corso del convegno (foto di Paolo Benvenuti Segretario SIEFPP) razione di quindici scuole italiane di specia- ro il soggetto. Al tem- lizzazione in Psicoterapia Psicoanalitica, - po Freud invitava i suoi con mille professionisti iscritti - , denominata pazienti, - per lo piu’ SIEFPP ( Soci Italiani della European Federa- intellettuali abbienti e tion for Psychoanalytic Psychoterapy ). La Fe- con molto tempo a di- derazione e’ nata a Roma nel 1992, come sposizione - a sdraiarsi Network italiano della EFPP, (European Fede- più volte a settimana ration for the Psychoanalytic Psychoterapy in sul suo lettino per par- The Public Sector), e celebrava il venticin- lare liberamente, esplo- quennale dalla fondazione. La EFPP, la Fede- rare i propri sogni, rico- razione europea, nata a sua volta a Londra nel struire le memorie e 1990, e’ l’unica Federazione mondiale di scuo- esprimere le libere as- le di Psicoterapia Psicoanalitica, garantisce i sociazioni che affiora- migliori standard formativi, rilascia un diplo- vano loro alla mente. Di ma europeo ed e’ stata fondata da dodici pa- qui Freud deduceva esi. L’Italia in tale operazione pionieristica, collegamenti e signifi- ebbe un ruolo incisivo. cati simbolici che gli Psicoanalisi e Psicoterapia psicoanalitica consentivano l’indivi- Cosa si intende oggi per Psicoterapia Psicoa- duazione e la interpre- Tavolo relatori con il Presidente Maria Antonietta Fenu, il Dottor Stefano Bolognini, nalitica e per quali finalità e’ stata fondata la tazione del nodo cen- past President IPA, Dott.ssa Anna Molli , Segretario generale SIEFPP Federazione Europea EFPP, alla quale oggi trale del problema. Tutta afferiscono ventisette paesi con circa sedici- la tematica freudiana che ruota intorno alla Ses- le cose non vanno così avremo delle difficoltà mila psicoterapeuti iscritti? Più di cento anni sualità, aspetto storicamente criticato dai identitarie con le conseguenze del caso. Co- fa Sigmund Freud, neurologo operante a benpensanti, va intesa infatti in chiave ampia munque la metodologia usata da Freud nei Vienna, osservando le tante manifestazioni di sia sul piano pulsionale che simbolico. Ad primi decenni del novecento seguiva dei crite- disagio psicologico non determinato da cau- esempio l’ineludibile Complesso di Edipo, ri che erano anche legati alla esigenza di ela- se organiche, - Isteria e Ipocondria, Fobia, uno dei caposaldi dell’apparato teorico Freu- borare un complesso teorico molto ampio ma Sindrome ossessivo-compulsiva e così via - , diano, e’ una tappa evolutiva fondamentale lui stesso, nel 1918, esattamente cento anni fa, rivolse i suoi studi al funzionamento profon- per la definizione della identità personale e di auspico’ nel Congresso Internazionale di Psi- do della mente umana per concludere che esi- genere: il maschietto si identifica con il geni- coanalisi tenuto a Budapest, che la Psicoanali- ste una area nascosta o non riconosciuta dai tore del proprio stesso sesso e, volendo essere si potesse trovare col tempo nuove tecniche e singoli individui, l’Inconscio, dove si sedi- come lui, maschio, desidera nelle fantasie nuove regole per diventare un trattamento mentano desideri e paure, fantasie o tracce di possedere simbolicamente la madre, come fa clinico alla portata di tutti e dunque che fosse esperienze rimosse dalla coscienza, le quali il padre; viceversa accade per la bambina. Se un giorno utilizzato non solo negli studi pri- esercitano un potere determinante nella vita 1 Il 28 dicembre del 1895 i fratelli Lumiere or- vati ma anche, costantemente, nella Sanità del soggetto, nei suoi legami, nelle sue scelte, ganizzano la prima proiezione cinematografica, mentre Pubblica. In effetti in direzione di una mag- e in definitiva nella sostanziale felicità o infe- tra il 23 e il 24 luglio dello stesso anno S. Freud aveva ar- giore accessibilità rispetto a tale modello si e’ licità dell’ essere umano. Nacque dunque la ticolato la sua prima interpretazione del sogno con il co- mossa la Psicoterapia Psicoanalitica, pratica Psicoanalisi come terapia della mente basata siddetto: “Sogno della iniezione di Irma”. segue a pag. successiva 39 n. 60

segue da pag. precedente duale, e la co-creazione clinica meno intensiva della Psicoanalisi pro- di un senso dicibile che priamente detta, sebbene orientata a principi si contrapporra’ trasfor- teorici identici, e non parimenti mirata a una mativamente alle espe- rivisitazione globale della personalità. La Psi- rienze traumatiche pre- coterapia Psicoanalitica adatta la propria tec- cedenti, riducendo la nica e si modifica nel proprio assetto -ritmi causa del blocco e della co-temporale di caso in caso, anche in vista di sofferenza. L’esperienza quale lavoro psichico e’ sostenibile in quel mo- nuova, e irripetibile per mento e da quel paziente particolare, per pun- entrambe le parti, con- tare a incidere su alcune aree della mente sentirà al paziente di troppo sofferenti e danneggiate, o bloccate, chiarificare il persona- sino a condurre il paziente in cura verso una le modo di funzionare sufficiente autonomia, grazie alla capacità ac- sia emozionale sia psi- quisita di funzionare stabilmente come tera- chico, per la migliore peuta di se stesso. conoscenza dei propri Prospettive sul futuro della Psicoterapia Psicoana- punti di debolezza ma litica anche dei propri punti Tornando ora al Convegno di Bologna, l’obiet- di forza e tale modalità Biblioteca Bolognini nella pausa (foto della Dott Daniela Lucarelli, Psicoanalista tivo SIEFPP era di riflettere su una ampia ca- di percorso interiore SPI, membro del Board EFPP) sistica, di situazioni di disagio, esposta dai dovrebbe rassicurare il pa- giovani psicoterapeuti in formazione che so- ziente rispetto alle ferite no i piu’ a contatto col mondo che cambia; ta- subite e inflitte, consenten- le casistica oggi si presenta ai clinici con nuo- dogli soluzioni creative e ve caratteristiche e nuove problematiche – i evolutive. bambini e gli adolescenti, la immigrazione, il I progetti della Federazione mondo del digitale e i media, o la realtà nuova SIEFPP dei bisogni degli anziani che rappresentano A completamento dei lavori una ampia fetta della popolazione diversa, e la Presidente SIEFPP, dot- così via – ed e’ basilare per ragionare, anche toressa Maria Antonietta sulla base di quanto di nuovo succede nel Fenu, ha indicato al pubbli- mondo e su quale possano essere i futuri co di trecento e passa parte- orientamenti della Psicoterapia Psicoanalitica. cipanti, che aveva seguito e Per l’occasione, nel convegno che celebrava il applaudito con entusiasmo venticinquennale dalla fondazione, erano re- lo svolgersi dinamico e av- latori d’onore il Professore Emerito Marzio veniristico dei lavori, non Barbagli, sociologo di fama internazionale solo le molte tappe percorse esperto in migrazioni, e lo Psichiatra - Psicoa- ma anche gli obiettivi futuri Cena sociale con Dott. Stefano Bolognini e Presidente Maria Antonietta Fenu nalista Stefano Bolognini, past President IPA della Federazione. Dopo Bo- (foto di Rosetta Toscani Romano ) (International Psychoanalytical Association), logna 2018 si prevede un autore di testi di grande originalità e autore- nuovo convegno per fine febbraio 2019 - cen di Psicoanalisi, e che si avvale dell’opera raffina- volezza e reduce dalla carica più prestigiosa trato sempre sulla attualità e dunque sulla ne- tissima di Fabio Castriota, Vice Presidente nel campo della Psicoanalisi; Stefano Bolo- cessaria modernità degli interventi di Psico- SPI. Nella minirassegna SIEFPP su Le malat- gnini rappresenta oggi lo psicoanalista com- terapia Psicoanalitica: l’evento si terrà in una tie dell’Anima, sono state proposte al pubblico petente e all’avanguardia piu’ di chiunque altro. città alternativa alle precedenti - Roma, Firenze, proiezioni di opere esemplari dal punto di vi- In sintesi le idee principali del convegno han- Torino, Catania….- ancora da definire. Si preve- sta di una divulgazione di tematiche di psico- no evidenziato la necessità emergente di una de anche un impegno crescente in direzione di patologia. Primo amore e L’imbalsamatore di attenzione clinica particolare alle seconde ge- interlocutori coinvolti tra i politici, per sostene- Matteo Garrone o Grazie Zia di Samperi e Bella nerazioni degli immigrati che, come a suo re la presenza della figura dello Psicologo-Psi- Addormentata di Marco Bellocchio sono state tempo rappresentato nel film Ali’ ha gli occhi coterapeuta a orientamento Psicoanalitico proiezioni molto gradite dal pubblico, anche azzurri di Claudio Giovannesi, per citare un nella Sanità Pubblica, come esigenza impre- dei non addetti ai lavori, che ha contribuito vi- esempio recente, porteranno sulle spalle pro- scindibile della nostra società. A rinforzo di vacemente al dibattito dalla sala. Il concetto babilmente il carico generazionale di una ap- tale obiettivo c’e’ un progetto di ricerca in col- psicoanalitico di cui si parlava era quello di partenenza ancora conflittuale, irrisolta e ine- laborazione con la Direttrice della Scuola di Vincolo, ossia un tipo di legame patologico e laborata. Specializzazione della facoltà di Psicologia ( sterile che si crea a volte tra esseri umani, e Per la Psicoterapia Psicoanalitica, nata in Eu- Università degli Studi di Roma), Anna Maria che sopravanza, talvolta, l’espressione piu’ vi- ropa, si stanno aprendo oggi scenari interna- Speranza, che verterà sulla Valutazione della tale e creativa della loro meravigliosa capacità zionali imprevedibili con fenomeni di appa- personalità in età evolutiva. Vi sarà poi una di amare. rente declino in Europa e una diffusione seconda edizione della rassegna Cinemato- inaspettata in paesi di cultura molto diversa grafica Cinema e Psicoanalisi: le malattie Maria Antonietta Fenu come L’Iran e la Cina. La prospettiva della tec- dell’anima, realizzata dal Presidente SIEFPP Già Dirigente Psicologo di I livello, ASL RMA “ Colpo d’a- nica piu’ attuale e’ comunque quella di un uso lo scorso anno, in collaborazione con Il Cen- la”- Socio fondatore della Società italiana di psicoterapia sempre minore della cosiddetta Interpreta- tro Sperimentale di Cinematografia e la Cine- psicoanalitica dell’infanzia, della adolescenza e della cop- zione - delle parole, degli agiti, dei lapsus e teca Nazionale al Cinema Trevi di Roma. La pia: Membro del Comitato di Training della Associazione dei sogni - da parte di un clinico che prende- minirassegna e’ nata sulla base di una fratel- Romana per la - Psicoterapia Psicoanalitica della Adole- va la posizione onnisciente rispetto al pazien- lanza storica tra Cinema e Psicoanalisi, come scenza e del Giovane Adulto; Delegato europeo EFPP per te. L’attuale tendenza invece e’ di valorizzare attesta l’oramai tradizionale festival Cine- la Sezione Child & Adolescent Presidente SIEFPP ( Soci sempre piu’, nel processo terapeutico, la com- mente, che si tiene ogni anno al Palazzo delle Italiani European Federation for Psychoanalytic Psycho- ponente di esperienza innovativa di relazione Esposizioni di Roma, organizzato dalla Società terapy) 40 [email protected] 1908 – 2018. 110 anni di Anna Magnani Nannarella tra Vulcano, Stromboli e Carrozze d’oro Il successo ottenuto contatti con la Bergman) e l’at- con i primi, spettaco- tonita “Panaria” ed intessuta lari, documentari gi- una nuova, fulminante, storia rati nelle isole Eolie d’amore con la bella svedese nel 1946 (contenenti in (da cui sarebbero nati Roberti- assoluto le prime ripre- no e Isabella), concepì l’idea di se al mondo in mare girare proprio nelle Eolie il film aperto) spinse quattro Stromboli, promuovendo a prota- intraprendenti ram- gonista la sua nuova e pressoché Franco La Magna polli dell’aristocrazia - istantanea compagna. “Rosselli- Francesco Alliata di Vil- ni fu molto abile a rubarci, l’idea, lafranca, Renzo Avanzo, Pietro Moncada e i tempi e i luoghi”, scrive ram- Quintino di Napoli (a cui si aggiunse in seguito maricato Francesco Alliata nelle Fosco Maraini), già fondatori della “Panaria sue memorie. “Così noi, ormai Film” (nata a Palermo sempre nel ‘46), a tenta- impegnati da contratti definiti- re la grande avventura del lungometraggio, il vi (era già stato firmato il con- “grande balzo” verso il cinema di finzione. tratto con la ‘Artisti Associati’ Inizia così l’affascinante racconto della storia di Ferruccio Caramelli, n. d. a.) e cospicui in motoscafo tra i due set di Vulcano e Strom- della “Panaria Film” raccontata da Francesco esborsi con la Magnani…dovemmo precipi- boli, “contribuirono a surriscaldare il clima Alliata - duca di Salaparuta, XIV Principe di tarci a trovare un altro regista. Il prescelto fu già infuocato - ricorda Alliata - dalle passioni Villafranca e del Sacro Romano Impero - nel- l’eccellente William Dieterle, maestro del neo- personali”. Così ne racconta, con sapido gu- la sua avvincente, quasi leggen- sto, sempre l’avventuroso prin- daria, autobiografia Il mediter- cipe-produttore intervistato da raneo era il mio regno. Memorie di Raimonda Lanza di Trabia, fi- un aristocratico siciliano, pubbli- glia di Raimondo (scomparso cata da Neri Pozza poco prima tragicamente nel 1954) nel libro della sua morte avvenuta nel Mi toccherà ballare (Feltrinelli, 2015. A dirigere Vulcano, questo 2014): “Appena messo piede a il titolo del film che sarebbe di- Vulcano, Errol e Raimondo an- ventato il primo banco di prova darono sul set (evidentemente della “Panaria” (cupa storia di accolti con simpatia, n.d.a.) e, redenzione d’una prostituta, non lontano dalla Magnani in- che risulta prodotto da Alliata tenta a mandare a memoria per la “Artisti Associati”), fu una scena, cominciarono a par- chiamato Roberto Rossellini, lare tra di loro…Anna drizzò le cugino di Renzo Avanzo (auto- orecchie. Non le ci volle molto re del soggetto “Storia dell’iso- per intuire di chi stessero par- la” e anche cognato di Luchino lando quei due perdigiorno. Si Visconti), con cui Avanzo aveva alzò con passo bellicoso puntò già lavorato come aiuto regista e financo atto- realismo tedesco, invitato a Hollywood alla vi- dritto verso di loro e li sottopose a interroga- re in Paisà. Entusiasta del progetto il regista di gilia del nazismo…” (F.Alliata, Il mediterra- torio di terzo grado. Erano stati a Stromboli? Roma città aperta e Paisà (conclamati capolavo- neo…, cit., p. 190). Dieterle giunto a Vulcano Di cosa parlava il film? Com’era vestita quella ri del neorealismo) che già maturava altri in- (preferito ad altri su suggerimento di David lì? Com’era truccata quella lì? Come stava Ro- teressi - a quel tempo da poco separatosi dalla O. Selznik) e Rossellini a Stromboli dettero vi- berto? Era pallido? Emaciato? Arrabbiato? De- moglie (la scenografa Marcella De Marchis), ta così a quella disputa passata alla storia co- luso? Pentito? Quel giorno fu impossibile con- assiduo protagonista di fugaci avventure tra me la “guerra dei vulcani”, che per mesi e mesi tinuare con le riprese, tali e tanti erano i cui, sembra, anche quella con Assia Noris diva (dal febbraio del 1949 al marzo del 1950) oc- dettagli che Anna voleva conoscere e che Errol del cinema dei “telefoni bianchi” ed al mo- cupò le pagine dei giornali del mondo dive- e Raimondo inventavano di sana pianta, in- mento immerso in una burrascosa relazione nendo “il fatto più clamoroso e scandaloso tuendo d’istinto che cosa bisognava dire per con Anna Magnani - si dichiarò disponibile a della storia del cinema”. Convinta ad accetta- farla uscire dai gangheri. Il giorno appresso, dirigere il film, a patto di sottoporre la- sce re il ruolo di protagonista (a seguito del deciso sebbene riemergesse dalla sua stanza con due neggiatura alla supervisione di Sergio Ami- no della “divina” Greta Garbo), dopo aver ac- occhiaie che non lasciavano dubbi su come dei, Mario Chiari ed altri. A sceneggiatura cettato un lucroso contratto di 40 milioni e avesse passato la nottata, Anna raddoppiò quasi ultimata e pochi giorni dal ciak fu però imposto gli sceneggiatori Mario Chiari e Pie- l’impegno nella recitazione. Il girato ne risen- consegnata a Rossellini una lettera in carta ro Tellini, giunta in una primitiva ed inconta- tì positivamente e, nel suo impeto furente l’at- rosa proveniente dagli Stati Uniti a firma minata Vulcano, Anna Magnani percorreva trice trascinò con sé l’intera troupe. Lo scher- dell’attrice svedese Ingrid Bergman che, in quotidianamente il set rabbiosa, narra la leg- zo andò avanti per giorni. Errol e Raimondo rotta con Hollywood (ed anche con l’agente e genda maledicendo ogni sera la “traffichina” facevano la spola tra Vulcano e Stromboli, aiz- marito Petter Lindstrom), si offriva provoca- che le aveva rubato il compagno. L’ira dell’at- zando la competizione e contribuendo - a mo- toriamente al maestro del neorealismo non trice romana, l’improvviso e travolgente amo- do loro - alla riuscita del film…” (in F. Alliata, soltanto come attrice, ma perfino come com- re di Rossellini per la Bergman, i due film ini- cit., p. 192). L’originario soggetto (il doloroso pagna di vita. Folgorato da bruciante coup de fou- ziati quasi in contemporanea, attirarono tema dei matrimoni a distanza dei profughi) dre, Rossellini, sentimentalmente incostante e ir- anche l’attenzione, tra i molti altri, di due “di- rivisto da Chiari e sceneggiato da Tellini diven- rimediabilmente fedifrago, lasciata la Magnani sturbatori” di lusso: Raimondo Lanza di Tra- ne quindi, come è ormai noto, il filmVulcano , (a cui nascose fino all’ultimo i suoi ripetuti bia e il suo amico Errol Flynn che, pencolanti segue a pag. successiva 41 n. 60

segue da pag. precedente registrare al box-office incassi di tutto rispet- milioni di lire che spendemmo per il film, ci- fornendo a Stromboli di Rossellini - a cui Allia- to, ma non riuscì a salvare dalla debacle la “Ar- fra sbalorditiva, centoquaranta ce li fece but- ta indignato aveva vietato ogni uso di tutto tisti Associati”, già nei guai per precedenti inve- tare in mare lavorando, o meglio non lavoran- materiale di proprietà della Panaria e l’utiliz- stimenti fallimentari. La stessa interpretazione do, ma producendo soltanto…provocazioni” zo dell’isola di Vulcano (ed altre isole) per le di Anna Magnani provocò allora una congerie (F. Alliata, cit. p. 212). Coloratissimo epilogo riprese - lo spunto iniziale della storia ed altri di critiche contrastanti. Oggi, dopo la risco- dell’italiana commedia dell’arte, La Carrozza suggerimenti. Vulcano fu ultimato in poco perta e la rivalutazione della “Panaria Film”, d’oro, tratto da La Carrozza del Santo Sacra- meno di otto settimane, anticipando perfino indubbiamente il maggior tentativo di decen- mento” di Prosper Mérimée - scelto dopo aver Rossellini che aveva iniziato prima le riprese. tramento cinematografico compiuto in -Sici scartato la “Lisistrata” di Aristofane per il ti- Dieterle e la Magnani furono i soli ad essere lia, l’opera è considerata un piccolo gioiello more d’incappare nel “puritanesimo democri- alloggiati nelle case in muratura, mentre il re- d’impianto neorealistico. Alliata e i suoi soci, i stiano” - mixa con gusto realtà e finzione e sto della troupe, in un’isola pressoché deserta cosiddetti “ragazzi della Panaria” sono univer- mette in campo un’inedita Anna Magnani e priva di luce, dovette accontentarsi di tende salmente riconosciuti come gli “involontari” (qui nei panni della primadonna d’una com- e capanne. Ripetendo una precedente espe- scopritori della vocazione turistica delle Eolie. pagnia di guitti girovaghi, di cui s’invaghisco- rienza l’ardimentoso Alliata si fece calare nel- Detestabile primato ammesso dallo stesso Al- no tre uomini) e Odoardo Spadaro. Per recupe- la “camera della morte” rare parte delle ingenti dei tonni, riprendendo spese durante la lavora- anche una lotta subac- zione del film, la sera e la quea tra i protagonisti notte le stesse scenogra- del film (per la quale fie venivano utilizzate vennero usati come per girare contestual- controfigure Moncata e mente altri due film a Avanzo), servendosi d’u- basso costo: Il segreto delle na rudimentale canna tre punte (1952) di Carlo di caucciù collegata ad Ludovico Bragaglia, un una bombola d’ossige- film d’ambientazione ri- no e usando anche un sorgimentale e A fil di maglione di lana gros- Una vivace entusiasmante rivalità di due film nel Mediterraneo con Ingrid Bergman eAnna Magnani spada (1952) sempre di sa che gli permetteva Bragalia, ambientato di stare immerso anche per ore. Particolar- liata che, ricordando “…l’universo incontamina- in una colonia spagnola angariata da un pic- mente spettacolari risultano, ancor oggi, le sce- to dal turismo di massa…” scrive con raccapriccio colo dittatore. La “carrozza d’oro”, fortunosa- ne dell’eruzione. “Vulcano non ebbe un esordio della “…costa delle isole…irrimediabilmente de- mente recuperata negli immensi magazzini fortunato”, narra sempre Alliata “L’anteprima turpata dal cemento, spesso abusivo…”. Ma l’av- del palazzo del principe di Butera e letteral- per la stampa nazionale ed estera, organizza- ventura di Nannarella con la “Panaria” non ha mente ricostruita (oggi dopo una lunga fase ta a Roma il 2 febbraio 1950, fu inter- di oblìo esposta a Palazzo Reale, sede rotta quattro volte. Prima per misterio- del Parlamento regionale siciliano) sfilò si incidenti nella cabina di proiezione pomposamente anche al Lido di Vene- (si sospettò anche il sabotaggio e vi fu zia, trainata da quattro scalpitanti una denuncia finita con un nulla di fat- bianchi destrieri. All’interno, raggiante, to, n.d.a); poi dall’arrivo improvviso di la protagonista del film Camilla, Anna una notizia che svuotò di colpo la sala: Magnani, in costume di Colombina che Ingrid Bergman aveva partorito un fi- così sbarcò al Palazzo del Cinema in oc- glio di Rossellini, Robertino. Per i gior- casione della Mostra Internazionale del nalisti inizia la seconda puntata della Cinema di Venezia del 1952. Francois clamorosa love-story nata durante la Truffaut così ne dà un’entusiastica va- “guerra dei vulcani”. Per il filmStomboli lutazione critica: «La carrozza d’oro è uno fu tutta inattesa pubblicità. E noi, che dei film chiave di Jean Renoir perché ri- eravamo stati plagiati, fummo accusa- “La carrozza d’oro” (1952) di Jean Renoir, primo film europeo girato in prende i temi di molti altri, principal- ti…di plagio>> (F. Alliata, cit., p. 197). technicolor mente quello della sincerità in amore e Durante la lavorazione alcuni lieti av- quello della vocazione artistica; è un venimenti intervennero a rallegrare la troupe: termine qui. Richiamata dalla Casa siciliana film costruito secondo il gioco delle scatole ci- il compleanno di Dieterle e l’onomastico di prenderà lo stratosferico compenso di 60 mi- nesi che si incastrano le une nelle altre, un “Nannarella”, che nel frattempo aveva vinto lioni per girare La carrozza d’oro (1952) di Jean film sul teatro nel teatro. C’è molta ingiustizia anche un “Nastro d’Argento” per L’amore Renoir, coproduzione italo-francese girato a nell’accoglienza riservata dal pubblico e dalla (1948) regia di Rossellini, film in due episodi Cinecittà, originariamente concepito per la critica a La carrozza d’oro, che è forse il capola- (La voce umana, tratto da Cocteau e Il miracolo). regia di Luchino Visconti, bruscamente licen- voro di Renoir. Si tratta, comunque, del film “Al termine delle riprese, agli abitanti dell’iso- ziato - dopo un defatigante tira e molla - dallo più nobile e raffinato che sia mai stato girato. la fu mostrata una primitiva versione del stesso Alliata per l’eccessivo dispendio di de- Vi si trova tutta la spontaneità e l’inventiva del film, seguita da un lunghissimo applauso in naro durante i sopralluoghi, motivo di esecra- Renoir d’anteguerra unite al rigore del Renoir direzione di Anna Magnani” (v. Francesco zione da parte dell’intero ambiente cinemato- americano. Qui tutto è distinzione e gentilez- Torre, Il cinema delle Eolie: una storia, più storie, grafico italiano, che non perdonò mai al za, grazia e freschezza» (F. Truffaut, I film del- prefazione di Francesco Alliata di Villafranca, principe-produttore la “mortale” offesa al re- la mia vita, Marsilio, Venezia, 1978) “Jean Re- La Feluca Edizioni, Messina, 2010, puntuale gista milanese. La Carrozza d’oro fu il primo noir - ricorda ancora nelle memorie Francesco ed analitico lavoro sui film girati nell’arcipela- film in costume della Panaria. Sarebbe stato Alliata (che avrebbe voluto creare la “Cinecittà go eoliano). Vulcano comunque - del quale esi- anche il primo a colori girato in Europa, ma il di Sicilia”) - aveva realizzato un capolavoro, e ste anche un diverso montaggio americano, record ci fu soffiato da Totò a colori a causa del Nannarella ne era stata una superba interpre- doppiato dalla stessa protagonista negli studi comportamento vergognoso, ripeto vergogno- te”. della “United Artist” - nonostante le critiche so, di Luchino Visconti che ci fece perdere un negative fu venduto in tutto il mondo e fece anno in attesa del ciak iniziale. Dei seicento Franco La Magna 42 [email protected]

1908 – 2018. 110 anni di Anna Magnani 1908 – 2018. 110 anni di Anna Magnani Anna verrà Anna Magnani per sempre “Quasi emblema, in noi l’urlo della Magnani Una canzone di Pino sotto le ciocche disordinatamente assolute, Daniele del 1989 dedicata rinnova nelle disperate panoramiche, e nelle occhiate vive e mute ad Anna Magnani, si addensa il senso della tragedia. un’attrice da amare. E’ lì che si dissolve e mutila il presente, e assorda il canto degli aedi”. E noi l’amiamo Pier Paolo Pasolini

E’ stata una delle attrici italiane più amate, l’i- lon Brando. Sempre del 1959 Nella città l’infer- cona cinematografica per eccellenza del- pe no, di Castellani, nella vigorosa caratterizza- riodo neorealista, non conobbe mai il padre, zione d’una detenuta. Nel 1960 passò al cine- fu affidata alla nonna e alle cinque zie. Studiò ma brillante, con Risate di gioia, di Mario pianoforte all’Accademia di Santa Cecilia, do- Monicelli, dove la Magnani tornava a recitare ve frequentò anche dei Corsi di recitazione insieme a Totò, suo vecchio amico, maestro e con Silvio D’Amico. “Ho seguito la carriera di partner dei tempi dell’avanspettacolo. Nel attrice perché sentivo il bisogno di essere 1962 Pier Paolo Pasolini le offrì il ruolo da lei amata, di ricevere tutto l’amore che avevo reso memorabile, di Mamma Roma in cui l’at- mendicato nella vita”. Collaborò con Totò, suo trice interpretava il ruolo di una prostituta at- grande amico e talent scout; di lei il comico tempata che per amore del figlio voleva redi- napoletano aveva una grande stima, sia pro- mersi: finirà per piangere disperatamente sul fessionale, sia umana. Insieme calcarono i suo cadavere, maledicendo un mondo che Anna Magnani in “Il bandito” (1946) Regia Alberto Lattuada palcoscenici di tutta Italia portando in scena non capisce più. Nel 1965, dopo un periodo in commedie che si rivelarono sempre dei trion- cui il cinema l’aveva messa un po’ da parte, fi. Nel 1934 ebbe un discreto successo grazie tornò con successo a cimentarsi con la prosa, Anna verrà ad una parte in La cieca di Sorrento di Nunzio in un adattamento teatrale de La Lupa e con col suo modo di guardarci dentro Malasomma. L’anno successivo sposò il regi- Medea. Nel 1969 girò Il segreto di Santa Vittoria dimmi quando questa guerra finirà sta Goffredo Alessandrini, che la diresse in (The Secret of Santa Vittoria) di Stanley Kra- noi che abbiamo un mondo da cambiare Cavalleria nel 1936, un film con Amedeo Naz- mer con Anthony Quinn. Nei film americani noi che ci emozioniamo ancora davanti al zari. Nel 1941 continuò ad impegnarsi nel tea- tuttavia la Magnani sentiva di non riuscire a mare tro di rivista con Totò, ma girò anche il film dare il meglio di sé perché la sua capacità Anna verrà Teresa Venerdì di Vittorio De Sica, nel ruolo di espressiva, altamente drammatica, non si e sarà un giorno pieno di sole una cabarettista; poi, in coppia con Aldo Fa- adattava ai copioni che le proponevano: da qui e allora ti cercherei brizi, girò Campo de’Fiori e L’ultima carrozzella l’idea di tornare al cinema italiano, che però forse per sognare ancora (1943). Nel 1942, innamorata del giovane e pre- sembrava averla dimenticata. Anna Magnani ancora… stante attore Massimo Serato, lasciò il marito si ritirava intanto sempre di più dal suo am- Anna, dimmi ed ebbe, con il nuovo compagno, un figlio: Lu- biente e dalla vita sociale. Diceva: “Io e la gen- se è così lontano il mare ca. A pochi mesi di vita purtroppo il piccolo te ci capiamo pochino, alle feste preferisco la Luca venne colpito dalla poliomielite, malattia solitudine: per riempirmi la serata bastano Anna verrà che gli lascerà dei segni indelebili che intensi- due gatti che giocano sul tappeto”. Fu la Rai ad col suo modo di rubarci dentro ficheranno in modo notevole il rapporto ma- offrirle quello che sarà il suo canto del cigno: di sorridere per questa libertà dre-figlio. Nel 1955 la sua carriera ebbe una quattro film per la tv diretti nel 1970 da Alfre- noi che abbiamo un mondo da cambiare ‘svolta americana’, quando il regista Tennes- do Giannetti: La sciantosa in cui interpretava, noi che guardiamo indietro see Williams la volle per la trasposizione cine- con Massimo Ranieri, una diva decaduta del cercando di non sbagliare matografica della sua commediaLa rosa tatua- cafè-chantant; 1943: un incontro con Enrico Ma- Anna verrà ta, un film diretto da Daniel Mann, a fianco di ria Salerno: la storia di una tardona che si in- raccoglieremo i cani per strada Burt Lancaster. La sua maschera di donna me- namora durante l’occupazione tedesca; L’auto- ci inventeremo qualche altra cosa diterranea e passionale si accentuò ancor di mobile nel ruolo di una prostituta stanca che per non essere più soli più. Per questo film il 22 Marzo del 1956 rice- vuole sentirsi arrivata con l’acquisto di una Anna, dimmi vette l’ Oscar, il primo conferito ad un attrice fiammante automobile;Correva l’anno di grazia se è così lontano il mare. italiana. “Nannarella” non conosceva nemme- 1870... con Marcello Mastroianni, film che fu no una parola di inglese e per recitare nel film trasmesso dalla TV solamente dopo essere sta- Pino Daniele venne iniziata alla lingua proprio dallo scrit- to distribuito nelle sale cinematografiche e tore Tennessee Williams, durante la traversa- che, per ironia della sorte, fu trasmesso dal ta atlantica, in piroscafo. Nel 1957 l’attrice eb- piccolo schermo nel settembre 1973, proprio be la sua seconda candidatura al premio mentre Nannarella moriva di cancro. Il suo Oscar, grazie al filmSelvaggio è il vento (Wild is commiato dal cinema tuttavia fu affidato alla the Wind) diretto da George Cukor, che gli regia di Fellini, nei pochi minuti in cui appare valse anche un Orso d’argento al Festival di nel film Roma, l’anno precedente la morte, av- Berlino. Nel 1959 rifiutò il ruolo da protagoni- venuta nel settembre del 1973. Al suo capezza- sta del film La Ciociara, che avrebbe in seguito le il figlio Luca ed il vecchio amico Rossellini, premiato con un Oscar un’altra attrice italia- che la fece seppellire nella sua tomba di fami- na, Sofia Loren. Scelse invece di interpretare il glia al Verano. suo terzo film americano, Pelle di serpente (Fugitive Kind) di Sidney Lumet, con Mar- DdC 43 n. 60

44 [email protected] C‘è ancora bisogno di Cinéma Nôvo Ha conquistato prima la Giuria presieduta da Gianfranco Rosi che lo ha premiato come Miglior Documentario al Festival di Cannes 2016, poi la critica e infine dal 5 Marzo le sale italiane, con la distribuzione di Cineclub Internazionale. Eryk Rocha, figlio di uno dei grandi protagonisti del cinéma nôvo, non assembla solo la storia del movimento, ma scrive un vero e proprio saggio fatto di montaggio e dedicato al cinema, soprattut- to a quello che verrà.

«In qualunque luogo, in qualunque parte del mondo, in qualunque epoca dove ci sia un cineasta con la voglia, il desiderio morale di affrontare i problemi della sua epoca, lì c’è un seme del Cinema Novo» Glauber Rocha Forse le corse che per- creazione collettiva di una poetica comune, la (1963) di Rocha padre a O pagador de promessas vadono la prima se- produzione spalla a spalla, la crescita “l’uno di Anselmo Duarte, Palma d’Oro del 1962, da O quenza di Cinema nell’altro”. I frammenti di interviste che com- desafio (1965) di Paulo César Saraceni fino a A Nòvo non sono sem- pongono il documentario, in cui spesso l’au- grande cidade (1966) di Diegues, si insinua su- plicemente delle fu- dio viene slegato dalla sua colonna visiva, al- bito la saudade di ciò che si è spento troppo ghe: o meglio, da fughe lontanandosi dalla semplice ricostruzione presto per regime di censura, ma lascia presto esse si trasformano storica, ricordano innanzitutto la compattez- spazio a un sospetto: che il Cinéma Nôvo sia segmento dopo seg- za del movimento, che verrà sfaldata solo al- per il documentario di Eryk Rocha un mero Giulia Marras mento in un movi- cuni anni dopo il golpe del ‘64, che lentamente pretesto o solo un esempio per parlare del pre- mento frenetico di corpi che non ha nulla a li costrinse separati e in esilio. Ma prima, sente e del futuro del cinema, delle sue possi- che vedere con un’evasione bensì con un ri- qualcuno dichiara che più che con un’ideolo- bilità di sopravvivenza. Esauriti ormai gli in- torno. Anime e animi arrivano da tellettualismi delle avanguardie lontano per farsi largo nel presen- europee, consolidate le solitudini te, forse per paura di essere di- degli autori contemporanei, come menticati, forse invece richiamati i novisti forse bisognerebbe ripro- per necessità di tornare. Nella ri- vare a scendere in strada e girare petizione e nella stratificazione di senza esitazioni, lavorare in sin- immagini tramite il montaggio cronia, far coincidere l’estetica fil- serrato, Eryk Rocha trova la sua mica alla propria condizione so- chiave di scrittura ideale e lo spet- ciale, contaminare l’immagine di tatore può avere a sua volta una onirismi e poesia, dare voce a per- chiave di lettura alla sua portata, al sonaggi realmente esistiti, che di là della storia che racconta. parlino della nostra cultura e del Cinéma Nôvo non è infatti solo un nostro tempo. Ma non solo: ri- docufilm sul movimento più im- prendere in mano in prima perso- portante del cinema brasiliano che na la stessa cultura cinematogra- dagli anni Cinquanta fino ai Set- fica e la sua diffusione; i registi del tanta ne ha segnato indelebilmen- UN FILM DI ERYK ROCHA Cinéma Nôvo ci parlano anche di te la storia; è anche un dialogo con critica (“le recensioni possono l’oggi, nell’individuazione di sin- giocare un ruolo molto più com- tomi sovrapponibili e possibili so- plesso” dice de Andrade), di pro- luzioni. O semplicemente un’idea duzione (sì al low budget, no ai fi- di cinema, che romanticamente ci nanziamenti stranieri) e anche di manca e potrebbe non tornare mai distribuzione indipendente: la lo- più. Tutto cominciò dal declino ro DIFILM risolse la necessità del delle chanchadas, le commedie gruppo di autorganizzarsi per rag- popolari musicali che si imposero giungere anche le sale commercia- tra gli anni Trenta e Cinquanta, li (“ogni Stato deve avere delle sale ma soprattutto dalla voce allora libere, senza sale noi non possia- più importante del cinema brasi- mo arrivare da nessuna parte” so- liano, Humberto Mauro, che disse: stiene Rocha padre). Hanno vissu- «Il cinema è una cascata». E da qui to infine le stesse contraddizioni prese corpo il Cinéma Nôvo: Nelson che esistono tutt’ora: come risolve- Pereira dos Santos, Joaquim Pedro de re il divario tra un cinema militan-

Andrade, Ruy Guerra, Carlos Diegues, con NELSON PEREIRA DOS SANTOS, GLAUBER ROCHA, LEON HIRSZMAN, JOAQUIM PEDRO DE ANDRADE, RUY GUERRA, CARLOS DIEGUES, PAULO CESAR SARACENI, te ma popolare per ispirazione e WALTER LIMA JR., LUIZ CARLOS BARRETO, DAVID NEVES, GUSTAVO DAHL, GERALDO SARNO, ORLANDO SENNA, ARNALDO JABOR, ZELITO VIANA, MARIO CARNEIRO una produzione COQUEIRÃO PICTURES & ARUAC FILMES in associazione con CANAL BRASIL & FM PRODUÇÕES un lm di ERYK ROCHA “CINEMA NOVO” produttori associati FIL M E S DO SE RRO, FAMÍLIA ROCHA , FAMÍLIA HIRSZ MAN ricerche THIAGO BRITO, ADRIANA PE IXOTO, RE NATO VALLONE Leon Hirszman, Walter Lima Jr, Ma- coordinatori di produzione JOELMA OLIVEIRA GON Z AG A , F L ÁVIA VIA N N A s o u n d d e s i g n & m i x i n g E D S O N S E C C O m u s i che AVA R O C H A obiettivo e il gusto del pubblico s eneggiatura E RY K R OCH A, J UA N P O S A D montaggio RENATO VALLONE produttore DIOGO DAHL regia di ERYK ROCHA rio Carneiro, Anselmo Duarte, Paulo www.cineclubinternazionale.eu @CineclubIntDist www.facebook.com/cineclubintdistribuzione abituato al cinema più commer- César Saraceni, e naturalmente Glau- ciale (“la verità è che siamo contro ber Rocha si ritrovarono sugli stessi la maggioranza dei brasiliani”)? passi di una deviazione da ciò che li aveva pre- gia, si aveva a che fare con una generazione: Non ci stiamo forse facendo ancora la stessa ceduti e, risvegliati dalle visioni che arrivava- quella consapevole del terzomondismo del domanda? Dal Cinéma Nôvo, le sue voci, i suoi no da fuori, dal Neorealismo alla Nouvelle Va- proprio paese, quella che dall’intreccio dello film, i suoi personaggi, non possiamo che im- gue fino al cinema di Ejzenštejn e Ford, e stile documentaristico e finzionale, “tra realtà parare: basta “una cinepresa in mano, un’idea coscienti dell’insita forza politica dell’imma- e immaginazione, tra sacro e profano” tipico nella testa”. Perché il cinéma nôvo non è mai gine filmica, insieme cominciavano la loro ri- della tradizione narrativa brasiliana, riuscì a finito, o forse, non è mai esistito; come sostie- voluzione. Insieme, perché una delle specifi- trarne il carattere militante che il cinema or- ne infine Glauber Rocha, il cinéma nôvo non è cità del Cinéma Nôvo, diversamente dagli mai pretendeva. Ed è così che tra le pieghe dei che un’idea, e le idee, si sa, sono eterne. individualismi che emergevano dalle correnti fotogrammi cuciti insieme da Rocha figlio, da europee e che dominano ancora oggi, era la Barravento (1961) e Il dio nero e il diavolo biondo Giulia Maras 45 n. 60

Mostre Dalla sartoria al set con Maria Antonietta e la sua corte Al Museo del Tessuto di Prato in mostra i costumi con i quali Milena Canonero vinse l’Academy Award “Non immischiatevi di degli Uffizi e Museo Stibbert di Firenze e de- riversa nel cinema, nell’opera, nel balletto. Ri- politica, non curatevi dicata all’evoluzione dello stile e della moda cordiamo l’attività di personaggi quali Anna delle faccende altrui”, nel Settecento. Inoltre, la compresenza nelle Anni, costumista che ha lavorato con Orson continua a ripetere Ma- sale del Museo di abiti e tessuti originali del Wells (nel 1953 esordì creando i costumi per ria Teresa a sua figlia: XVIII secolo, accanto a quelli realizzati per il Volpone di Ben Jonson), Franco Zeffirelli (Pa- monito in fondo vano, cinema, offre un’ampia panoramica dei co- gliacci del 1982, Un tè con Mussolini del 1999, giacché per la giovane stumi dell’epoca. La mostra inoltre offre lo Callas Forever del 2002, Otello del 2006, per il Maria Antonietta nulla spunto per ampliare il discorso su Firenze co- quale sfiora l’Oscar; ma non sono i soli), Mau- Lucia Bruni a questo mondo è impor- me città dello spettacolo e ritrovare nelle sue ro Bolognini per la Tosca al Teatro dell’Opera tante fuorché il suo pia- pieghe, accanto a riferimenti teatrali, quelli di Roma nel 1987, Silvano Bussotti per Le Bal cere. Tutte le cose che esigono meditazione profonda che hanno accompagnato attività che giungo- Mirò alla Fenice di Venezia nel 1981. Ancora in o pensiero sistematico annoiano indicibilmente no fino al cinema. C’è una lunga tradizione fatto di costumi, e sempre a Firenze, ci piace questa donna giovane, innamorata di sé.” […] Con che coniuga insieme le varie forme di spetta- ricordare le sartorie teatrali Duomo e Anto- queste parole Stefan Sweig, giornalista e colo con la storia di questa città.Nel giardino nietta, le calzature Sacchi, il parruccaio Fili- scrittore austriaco, apre il quarto capitolo del di Palazzo Medici Riccardi, già nel Quattro- strucchi (bottega di padre in figlio dal 1720). suo libro (una bella pubblicazione Mondadori cento si tengono rappresentazioni che in pre- Citando solo le più visibili e non dimentican- del 1937) “Maria Antonietta”, biografia attenta cedenza -ma con temi religiosi – si erano do la collezione del Museo della Moda e del e minuziosa che ricostruisce con il gusto del svolte solo nelle chiese. E ancora nel XV seco- Costume di Palazzo Pitti. Non si può lasciare narrare e divertenti dovizie di particolari, la lo, alle sacre rappresentazioni, messe in scena Firenze senza accennare alla storica casa vita di questa ambiziosa ed elegante regina. E in occasioni di ricorrenze religiose come Epi- d’Arte Cerratelli nata nel 1914 per volontà del se scorriamo le pagine come in un romanzo, fania, Passione o Ascensione (con macchine baritono Arturo Cerratelli, con sede in un pa- ci troviamo a entrare in quel lazzo nelle vicinanze del Teatro mondo fatto di grandi scenari e della Pergola. I primi costumi di effimeri piaceri, ma soprat- furono realizzati nel 1939 per il tutto di “sciagurati” personaggi, film di Alessandro Blasetti i quali, trascurando gli impor- Un’avventura di Salvator Rosa, tanti affari di stato per capric- che apre la strada a una vasta ciosi diletti, finiranno per lascia- serie di altri film come La figlia re la testa sotto la ghigliottina. del Capitano (1947) di Mario Ca- Ed ecco il filmMarie Antoinette di merini, Il Cavaliere misterioso Sofia Coppola (2006), che mo- (1948) per la regia di Riccardo stra la corte in tutta la sua gran- Freda, La bisbetica domata (1967) diosità, riservando particolare o Romeo e Giulietta (1968) diretti attenzione ai costumi disegnati da Franco Zeffirelli, tanto per da Milena Canonero che merita- citarne alcuni. Dal 2011, la cele- rono l’Oscar nel 2007. E la città bre sartoria Cerratelli è dive- di Prato, porge omaggio a que- nuta Fondazione e ha lasciato sta prestigiosa attività con l’al- Firenze per villa Roncioni a Pu- lestimento della mostra “Marie gnano, frazione del comune di Antoinette. I costumi di una re- San Giuliano Terme (a pochi gina da Oscar”, aperta di recen- chilometri da Pisa) per farne la te al locale Museo del Tessuto e propria sede. Non vogliamo la- in essere fino al 27 maggio. In una cornice teatrali studiate dal Brunelleschi) si affianca- sciare l’argomento senza il riferimento ad al- suggestiva, sono esposti oltre venti abiti ma- no rappresentazioni laiche per un ristretto cune mostre che si sono susseguite a Firenze schili e femminili indossati dai protagonisti pubblico, che prevedono anche un minimo al- negli ultimi tempi su tutto ciò che ruota attor- del film, in particolare quelli di Kirsten Dunst, lestimento dello spazio teatrale. Successiva- no al cinema. “Tra divi e diavoli” di Silvano che impersona la regina, estremamente fedeli mente, nell’ambito delle così dette Camerate Campeggi detto Nano (Sala d’Arme di Palazzo a quelli originali del Settecento, di grande ac- musicali, è nell’anno 1600 che, in occasione Vecchio), prolifico autore di locandine per curatezza ed eleganza, di alta scuola artigia- dei festeggiamenti per il matrimonio fra Ma- film fra il 1946 e il 1969 che ha creato manifesti nale. A suo tempo, per la loro realizzazione, ria de’ Medici e il re di Francia Enrico IV si ha rimasti nell’immaginario di tutti noi, come, hanno comportato un lavoro lungo tre mesi la rappresentazione di “Euridice”, vero riferi- Via col vento, Casablanca, Cantando sotto la piog- coinvolgendo circa quattrocento maestranze; mento al recitar cantando, che costituisce il se- gia, West Side Story, ad esempio; “La rivoluzio- operazione resa materialmente possibile gra- me del successivo genere operistico. Autore ne delle immagini”, disegni del regista e dise- zie ai capitali hollywoodiani, ma innegabil- delle musiche è Jacopo Peri con testi di Otta- gnatore Sergej Ejzenštejn (Uffizi); o ancora mente legata alla capacità professionale della vio Rinuccini. Già le tante sale delle varie Ac- “Capucci dionisiaco”, costumi maschili per il sartoria romana The One e al genio creativo cademie del passato ospitavano musica (Luigi teatro del celebre stilista di moda (Andito de- della torinese Cannonero. Il percorso di mo- Cherubini, Bartolomeo Cristofori sono nomi gli Angiolini di palazzo Pitti). Cinema, arte to- stra si integra con l’esposizione (già in corso) che possono rimandare a storie particolari), tale, dunque, che somiglia a un albero prolifi- nella Sala dei Tessuti Antichi, “Il Capriccio e la dramma e commedie. Il Teatro della Pergola, co a cui spuntano sempre nuovi rami. Ragione. Eleganze del Settecento europeo” nella sua prima costruzione è datato dal 1652. organizzata in collaborazione con le Gallerie Questa lunga pratica teatrale, in senso lato, si Lucia Bruni

46 [email protected] Madame Sousatzka (1988) di J. Schlesinger; il tormento senza fine dell’artista inattuale Londra. Il giovane Ma- non dette che creano attese. L’idillio s’incrina; sua foto non ha posto – in casa Sousatzka – fra nek Sen - promessa Manek vacilla e cede alla tentazione di una quelle dei grandi del pianoforte. Intanto, in della tastiera - incontra cotta per Jenny, cantante vamp anche lei per- una scena memorabile del film,madame stem- sul suo cammino Ma- sonaggio in cerca d’autore. Madame Sousa- pera la tensione: è il suo compleanno, ed ecce- dame Sousatzka, do- tzka ne rimane stizzita. Ancora una volta il zionalmente si esibisce col suo pupillo nella cente d’eccezione. Tan- male insidia il candore di una sua creatura Fantasia in fa minore di Schubert; una fra le pa- ta è la voglia d’imparare tentando di strappargliela via. Un ex allievo gine più toccanti dell’intera letteratura piani- quanto ristrette le fi- l’ha già ferita in passato, mettendo al bando stica. Un canto sommesso e struggente si le- nanze; lui, figlio d’im- l’ideale dell’arte in cambio di un tour di con- va, come un grido di dolore che soffoca. Su un migrati e con un pa- certi. Ha preso il volo, ma non è un artista, e la prezioso letto d’avorio le membra si cercano, Demetrio Nunnari dre assente. si aspettano, si stuzzicano senza Ma la donna neppure sfiorarsi. E l’anima è nuda. (una grande Shirley MacLaine) è pe- È un meraviglioso atto d’amore - rentoria: donerà al ragazzo il suo seppur platonico e scevro d’ogni car- tempo, il suo magistero, il prezioso nalità -, ed è spesso con un atto d’a- coda in cambio d’una dedizione asso- more che si torna a far pace. Il luta e null’altro. Lo accoglie in casa sodalizio riprende e procede sereno persino durante i weekend, sottopo- finché un giorno, in casa di lei, il ra- nendolo – quasi volesse metterlo alla gazzo accoglie le pressanti richieste prova – ad uno studio implacabile. di un impresario di poterlo ascoltare. Sono momenti importanti, questi, Furibonda, la severa insegnante lo per lui, che deve decidere se seguita- apostrofa: vada pure per il mondo, e re ad essere un anonimo adolescente suoni per chiunque se proprio non o divenire un futuro, acclamato con- comprende il privilegio di “parlare” a certista. Neppure l’abito sfugge a ma- pochi eletti. Fugge via giù per le sca- dame, che a sue spese veste l’allievo le, ma l’eco dello straziante Pianto alla maniera bislacca d’un signore di d’Orfeo la pietrifica e, fra le lacrime, si mezza età. Manek inizia un percorso sofferma ad ascoltare: l’adorato Ma- gnoseologico, di scandaglio interio- nek ha sul serio un gran talento, re, urgenza di significato. Compren- mentre lei - la Divina – non è ancora de presto che l’arte è rinuncia, discipli- pronta a lasciarlo al suo destino. Per na, principio etico e, senza avvedersene, un po’ si perdono di vista, fin quando si sottrae alle “banalità” del quotidiano; giunge per il ragazzo il sospirato de- gli amici, la madre, la frivola musica butto. Tutte le personalità della mu- pop. Non teme il sacrificio, ma ha poi sica che conta sono presenti, nell’at- il sentore che qualcosa non torni. Iri- tesa di tributare il giusto merito ad na Sousatzka – nel suo delirio di per- un fanciullo benedetto dal fato. In fezione - aborrisce fama, luci della ri- sala c’è però anche Madame Sousa- balta ed applausi come fossero l’aspetto tzka. Nascosta dapprima dietro una più deteriore d’una impostura che pesante colonna, si accinge – facen- nulla spartisce con l’essenza della do violenza all’orgoglio – a prendere creatività. La bellezza è un ambizioso posto fra il pubblico. Inizia il concer- e nobile obiettivo, che tuttavia mal si to e, malgrado sia acuto il dolore coniuga con le usuali aspirazioni di dell’ennesimo tradimento, lei è lì ad un sedicenne. È l’anelito di infervorarsi al jeu perlé del suo quell’artista che solo se inattua- diletto e patire con lui ad ogni le rimane autentico; prigionie- lieve esitazione. Alla fine è un ro di una dimensione sospesa successo. Il mattino seguente, fra tempo e spazio e sorda alle dopo avergli dato la sua benedi- lusinghe di entrambi. Come zione, l’inflessibile maestra se- Irina Sousatzka, che da troppi gue da dietro l’invetriata il gio- anni ormai non varca l’uscio vane che prende la sua via. E al della propria dimora ed osserva tempo stesso, su quella strada, di sottecchi la vita da dietro una un bambino è condotto per ma- finestra, quasi temesse quel no dai genitori che osservano mondo di mera apparenza, lei fiduciosi una finestra. Golden che semplicemente “è”. Riposti Globe e Coppa “Volpi” per uno così in un cassetto i sogni di splendido omaggio alla musica gloria, Manek asseconda la tu- liberamente tratto dal romanzo trice nella spasmodica ricerca omonimo di Bernice Rubens di assoluto, impaziente ma fi- [1923-2004] e davvero diretto ed ducioso che anche per lui verrà interpretato con una mano sul il momento. Il far musica insie- cuore. me, però, è fatto di note e di pause; silenzi assordanti di cose Demetrio Nunnari

47 n. 60 Tra cinema e poesia: la “Diva” Elena Sangro Tu parli:“ io generata fui 1924 al 1933. Di questo periodo conserviamo la speranza, come lei stessa raccontò diversi diurna dal fiume che dà non solo la seducente poesia ma anche un anni dopo ad un amico, di diventare compa- il nome alla mia gente… ricco carteggio conservato presso l’Archivio gna di vita del Vate, ma l’intimo desiderio “Così d’Annunzio, nel del Vittoriale. Fu un vero amore tra di loro si trasformò in rancore per l’uomo che l’ave- Carmen Votivo, ricor- oppure solo una travolgente passione ? Dif- va sedotta e poi illusa. La giovinezza, il fa- da le origini abruzze- ficile dare una risposta chiara. Nel mondo scino di Elena Sangro avevano inebriato il si della giovane attri- affascinante che ruotava intorno all’eroe fiu- poeta che durante l’intensa e passionale re- ce. Infatti Elena, al mano non mancavano attrici che speravano di lazione amava chiamarla Ornella, come la secolo Maria Antoniet- poter avere una dedica poetica, una trama, una minore delle sorelle di Alici, protagonista ta Bartoli, nacque a Va- sceneggiatura. Sicuramente l’Avveduti coltivò della “figlia di Iorio” ma le intenzioni di sto, in d’Annunzio non andarono Antonino Orlando provin- mai oltre il coinvolgimento cia di erotico. La carriera cinemato- Chieti, il 5 settembre del 1897. grafica di Elena Sangro fu in- Il padre Avveduto Bartoli Avve- tensa e piena di riconosci- duti era discendente di una nobi- menti, partecipò a numerosi le famiglia di Chianciano mentre films, qui ne ricordiamo alcu- la madre era originaria di Ro- ni: Casa delle bambole di Febo ma. Dopo aver contratto nu- Mari nel 1919, sempre nel ’19 merosi debiti nella sua città Venere propizia di Romolo Bac- d’origine il padre, procurato- chini. Il successo arrivò nel re della famiglia D’Avalos che film Quo Vadis ? di Gabrellino aveva possedimenti a Vasto e d’Annunzio e Georg Jacoby Pescara, si trasferì con la fa- nel 1924, dove recitò nelle ve- miglia nella cittadina adriati- sti di Poppea. Poi venne la tri- ca in una palazzina di pro- logia dedicata a Maciste negli prietà dei marchesi ove anni ‘24/’26 e Addio giovinezza nacque la futura attrice. La di Augusto Genina nel 1927. fortuna però non arrise alla Dopo un periodo di inattività famiglia e dopo qualche anno durante il periodo bellico, nel il padre, nuovamente carico 1945 partecipò, per la regia di di debiti, insieme ai figli ma- Luigi Zampa, al film: L’abito schi dovette emigrare negli nero da sposa. Terminò la sua USA. La giovane e bella Maria carriera cinematografica in- Antonietta giovanissima si torno agli inizi degli anni ’50 trasferì a Roma, dove aveva con il film documentario: En- dei parenti, e lì iniziò a fre- rico Caruso, leggenda di una voce quentare la scuola di teatro di per la regia di Giacomo Genti- Santa Cecilia, divenendo al- lomo. Con la fine della sua at- lieva di Virginia Marini. Sul tività cinematografica cambiò palcoscenico interpretò vari anche nome in Lilia Flores de- ruoli tra questi quello di Elisa- dicandosi ad esibizioni con- betta nella Cena delle beffe. I certistiche. Successivamente questa occasione fu notata fu secondo regista nei films: dal regista Enrico Guazzoni La Sonnambula e Aida di Cesa- che la volle protagonista nel re Barlacchi. Inoltre nel 1945 film Fabiola. Nel 1919 incontrò fondò la casa di produzione Gabriele d’Annunzio Stella d’oro film e si che con ogni probabilità dedicò alla produzio- le diede il nome d’arte “ ne di documentari as- Elena Sangro”. L’idillio sumendo un nome però non nacque subito, d’arte maschile, Anton ma dopo 8 anni quando Bià. Negli anni ’50 si ri- l’attrice trascorse con il avvicinò al regista En- Vate un intenso periodo rico Guazzoni con cui d’amore nel Vittoriale. riprese una attività ci- Molto si è scritto su que- nematografica. Morì a sta relazione. Sta di fatto Roma il 26 gennaio del che d’Annunzio dedicò 1968. alla Piacente una poesia Antonino Orlando “Carmen Votivo” dove con riferimenti alla mitologia Biblografia di riferimento: greca e raffinatezze stili- Franco Di Tizio, Elena San- stiche ne decantò la gra- gro e la sua relazione con zia e la bellezza. Questa Gabriele d’Annunzio, Ianie- tormentata e passionale ri, Pescara, 2017 storia d’amore durò dal 48 [email protected] Mostre Cantiere Zavattini. Dalle miniere al cinema, la fabbrica di Carbonia La Fabbrica del Cine- Guareschi, Pietro Bianchi) e le passioni per il ma a Carbonia ha la giornalismo e la scrittura. Molto divertente il sua sede in un luogo, pannello che illustra l’albo di un fumetto Mon- nello stesso tempo, af- dadori degli anni trenta, quando Zavattini cu- fascinante e inquietan- rava varie testate dell’editore. Si tratta di “Sa- te: l’ex Grande Miniera turno contro la terra”, che sottolinea l’ecletticità di Serbariu. I possenti del Nostro (“Evidentemente c’era in me una macchinari rimasti nel grossa carica immaginativa”) capace di dedi- Elisabetta Randaccio sito - per chi voglia carsi a generi letterari assai diversi. Vediamo, esplorarlo c’è l’oppor- poi, attraverso le foto, i primi successi letterari tunità di interessanti visite guidate - e il sotto- (l’ancora splendido “Parliamo tanto di me”, suolo segnato dalle gallerie, dove per tanti anni 1931) e le iniziali collaborazioni cinematografi- hanno lavorato duramente i minatori, evocano che come soggettista e sceneggiatore. I pan- un mondo perduto, storicamente, socialmen- nelli riguardanti il glorioso periodo neoreali- te, economicamente finito. Mentre si cammina sta sono quelli dove il pubblico si sofferma verso l’ex Centro Direzionale, sede attualmen- maggiormente: foto e manifesti molto belli e te della Fabbrica del Cinema, che comprende intensi. Dalla locandina de I bambini ci guarda- locali molto belli, frutto di un intelligente re- no di Vittorio De Sica, 1944, alle immagini di stauro dedicati alle varie declinazioni del cine- Sciuscià, 1946, Ladri di biciclette, 1948, Miracolo a ma (biblioteca, videoteca, centro museale, sale Milano, 1951, Umberto D., 1952, capolavori cine- di uffici e riunioni, spazio espositivo), anche matografici realizzati ancora con la regia di De chi non è vissuto a Carbonia, riflette su quel Sica, che alternarono successi internazionali e luogo di lavoro così denso di ricordi, di lotte, di assurde stroncature critiche, lodi e incompren- illusioni gioiose, di delusioni drammatiche e manifesto per il neorealismo. Certo, vederlo comprende l’importanza della memoria stori- ormai anziano nelle immagini di copertina del ca e sociale. Tra le iniziative interessanti che “non libro più disco”, ci colpisce perchè Zavatti- occupano il piano espositivo, dal 16 febbraio ni, nonostante l’aspetto fisico, non ha mai var- all’11 marzo, si è tenuta la mostra “Cantiere Za- cato la linea mentale della “vecchiaia” intesa co- vattini”, omaggio a uno degli intellettuali ita- me mero ripiegamento intellettuale. Gli ultimi liani più importanti del Novecento. L’installa- pannelli ci raccontano del suo unico lungome- zione, curata anche dai ragazzi del Liceo traggio da regista: La veritàaaa, 1982, (aveva di- “Amaldi-Gramsci” di Carbonia all’interno delle retto precedentemente solo un episodio del iniziative di alternanza scuola-lavoro, in realtà film Amore in città, 1953), che aveva scritto per riprende un progetto del 2009 voluto dalla FICC (la Federazione Italiana dei Circoli del Ci- sioni. In uno dei pannelli, a questo proposito, nema) e dalla Società Umanitaria-Cineteca leggiamo un commento di Zavattini: “Il mo- Sarda per ricordare i venti anni dalla morte di mento più negativamente emozionante l’ho Zavattini. Allora l’esposizione, a cui collabora- vissuto l’indomani della prima di Miracolo a Mi- rono per la curatela Orio Caldiron e Matilde lano, leggendone la critica sui giornali: una cri- Hochkofler, autori anche del catalogo, ebbe la tica feroce, offensiva, e in certi casi velenosa”; sua sede al Palazzo di città di Cagliari con un toccante, invece, il racconto della proiezione di notevole successo di pubblico, che frequentò Umberto D. a cui partecipò Charlie Chaplin: pure una rassegna sui film sceneggiati dall’in- “Chaplin ha singhiozzato per un quarto d’ora e tellettuale luzzarese. La mostra ritorna, dun- lo giudicò migliore di Ladri e di Sciuscià. La mo- que, in Sardegna, con intatto ancora il suo in- stra di Carbonia evidenzia, inoltre, le attività di teresse e fascino. L’installazione prevede un Zavattini come artista e operatore culturale a percorso nella vita e nell’arte di Cesare Zavatti- tutto tondo: fotografia, letteratura, critica, ni attraverso splendide riproduzioni fotografi- drammaturgia. Fu un attivo esponente della che, di manifesti, di fogli di sceneggiature, divulgazione filmica attraverso i circoli del ci- quaderni e diari con una guida cronologica e nema (fu presidente della FICC nei primi anni un commento esplicativo di ogni “tappa”, che, cinquanta) considerati una delle massime spesso, dà la parola allo stesso protagonista e espressioni della giovane democrazia italiana. alle sue godibili riflessioni. Si inizia con le foto Inoltre, possiamo vedere alcuni pannelli ri- essere interpretato da Roberto Benigni. di un bel bambino, nato nel 1902, ma pure con i guardanti la sua attività internazionale, le sue Quest’ultimo, però, non potè aderire al proget- primi riferimenti allo spettacolo e al cinema, fruttuose permanenze in Messico e a Cuba. In to e, dunque, Zavattini impersonò anche il pro- che ne formarono l’immaginazione: Fregoli, il questo senso, si nota uno scatto di Zavattini a tagonista del suo “racconto morale”. Non com- grande trasformista, di cui assistette a uno colloquio con Fidel Castro: cosa effettivamente preso dalla critica, il film, invece, risulta ancora spettacolo (“l’incanto maggiore era quando si saranno detti? Nella esposizione è stata data valido e, pur con una apparente leggerezza, co- svelava al pubblico il retroscena, con quali ac- rilevanza anche alla fase sperimentale dell’in- munica riflessioni inquietanti e sovrapponibili corgimenti riusciva ad essere così fulminea- tellettuale luzzarese. In realtà, Zavattini è sem- anche alla contemporaneità. Come affermava mente presente.”) e Chaplin, “la persona che ho pre stato un artista alla ricerca di percorsi in- il geniale artista: “La veritàaaa è animata dal de- più venerato e amato del cinema.” In seguito, novativi sia nella forma sia nel contenuto, sin siderio di portare una goccia di chiarezza e di percorriamo le tappe di una giovinezza impe- dai suoi primi raccontini che ereditavano la indipendenza nel fiume crescente della confu- gnata in un precoce insegnamento (tra i suoi al- complessità della cultura italiana di inizio no- sione e della irresponsabilità.” lievi si contano Attilio Bertolucci, Giuseppe vecento, futurista e surrealista, sino al rigoroso Elisabetta Randaccio 49 n. 60 Visioni di cine(ma) indipendente # 6 Reggio Calabria L’8, 9 e 10 marzo appe- na scorsi si è svolta a Reggio Calabria la se- sta edizione della ras- segna Visioni di cine(ma) indipendente - organiz- zata dal Circolo del Cine- ma “Cesare Zavattini” e tra le iniziative nazionali della FICC-Federazio- Lidia Liotta ne Italiana dei Circoli del Cinema - che dal 2013 offre una vetrina ai nuovi registi ed auto- Sono passati sugli schermi ope- ri emergenti nel panorama cinematografico e re di pura sperimentazione vi- approfondisce le tematiche relative alle nuove siva e sonora (Luca Ferri, cane- tendenze, stili e tecnologie, alle prospettive, capovolto, {movimentomilc}), nell’ambito fiction e in quello documentario, documentari connotati da un raccogliendo grande interesse da parte della linguaggio “sovversivo” (Artu- critica e degli autori cinematografici, oltre ro Lavorato e Felice D’Agosti- che del pubblico, al quale si vuole offrire uno no, Tommaso Cotronei, Marco schermo in più per opere che restano per Perri), la fiction rappresentata troppo tempo relegate alla visione in dvd o al con la delicatezza dell’animo computer, o ai frequentatori dei festival, e la (Franco Piavoli, Jonny Costan- possibilità di incontrare autori e critici ospiti tino) e del cinema più “cono- della manifestazione. Anche quest’anno, dun- sciuto” ma in qualche modo que, caparbi e ostinati ci abbiamo riprovato meno visto (P. P. Pasolini, R. volendo realizzare - sempre con grandi diffi- Bresson). Come negli scorsi an- coltà economiche e grazie anche all’ospitalità ni la rassegna si declinerà in della Residenza di Merito dell’Università Me- due fasi. La prima, quella appe- diterranea di Reggio Calabria - la sesta edizio- na conclusasi, risponde all’im- Gaetano Crivaro, Vincenzo Caricari, Arturo Lavorato e Felice D’Agostino ne di questa iniziativa che ci appartiene forte- pegno di dare visibilità ai fil- (foto Pasquale Praticò) mente perché è nata da un’esigenza comune, makers calabresi, che oggi o scaturita dal desiderio di guardarsi intorno e già da qualche tempo si affac- di non essere mai soddisfatti e continuare a ciano al cinema per struttura- guardare per trovare quello che fino a quel re, attraverso l’immagine, una momento non abbiamo ancora visto. Visioni visione differente dei nostri di cine(ma) indipendente, è il frutto di questi tempi e della nostra storia e sguardi curiosi su quel cinema non ufficiale, proporre uno spazio di con- che racconta, a sua volta, le storie non ufficia- fronto-dibattito. La rassegna si li. In questi anni Visioni di Cine(ma) Indipen- è aperta con Essi bruciano anco- dente è stato un bacino di idee, di film, di in- ra (2017), il film presentato contri e scontri sul cinema “invisibile”, quello all’ultimo Filmfestival di Tori- inviso alla distribuzione commerciale, dando no di Arturo Lavorato e Felice voce e spazio ad autori di grande personalità. D’Agostino, già ospiti della pri- ma edizione, dei quali è stata proposta una retrospettiva dei Da sx Tonino De Pace, Gaetano Crivaro (foto Dario Condemi) lavori fondamentali, Il canto dei nuovi emigranti (2005), In ama- bile azzurro (2009) e In attesa dell’avvento (2011), pluripremia- ti al Festival di Torino e alla Mostra del Cinema di Venezia. In questi anni, infatti, abbia- mo conosciuto e atteso con grande desiderio ogni nuovo film della coppia di cugini- ci neasti, orgogliosamente origi- nari di Nicotera Marina. Artu- ro Lavorato e Felice D’Agostino, appartengono alla categoria delle “eccellenze calabresi” per- ché il loro cinema, radicato, co- me mai finora era capitato, in quella cultura calabrese che Visioni di cine(ma) indipendente (foto Antonella Nicolò) con fierezza va rivendicata, riesce a parlare Non è il loro un cinema sperimentale, ma è un linguaggio universale che racconta la un cinema in cui si riconosce lo spessore della stratificazione culturale dei nostri luoghi. segue a pag. successiva 50 [email protected]

segue da pag. precedente macchina da presa dalla ripresa storia, in cui si assiste al moltiplicarsi dei si- etnografica ad un vivace fuori gnificati tra le pieghe di una cultura che è dav- campo tra i vicoli di un paesino vero antica e consolidata. E Arturo e Felice la- della Sicilia. Good buy Roma (…) e vorano per mostrarla, per estrarla da un oblio El vagòn (…) sono due storie di ingiustificato. Un lavoro che ha il sapore emarginazione che si traducono, dell’orgoglio e della ricerca, dell’indagine sto- la prima in un entusiasmante rica e di quella più puramente letteraria. Un esperimento di costruzione di cinema colto e complesso, che attinge alle una comunità solidale nel centro molteplici vicende della storia e ai destini in- di Roma, la seconda in una speri- crociati che hanno reso vittime e carnefici i mentazione partecipata di evoca- calabresi. I (Ri)tratti - così abbiamo voluto tive tecniche di ripresa come la chiamare in questi anni queste rassegne di macchina stenopeica. Anche Vin- Visioni di cine(ma) indipendente nelle quali cenzo Caricari torna a Visioni di si è ritenuto proficuo mettere a confronto le cine(ma) indipendente, dove ave- Toni Capua, Arturo Lavorato, Natale Restuccia, Alberto Conia e Felice va presentato nel 2013 il suo se- D’Agostino (Foto Pasquale Praticò) condo documentario, con due film Pietre (2014) e Rosa (2016), due storie che danno voce a due persone, un ragazzino e una gio- vane donna, che vivono e affron- tano difficoltà, incertezze e soffe- renze in una quotidiana solitudine in un paesino dell’entroterra ca- labrese. Il suo è un cinema diret- to, vitale, che si nutre delle storie della sua Locride, che diventano, in una narrazione meditata e mai fine a se stessa, immagini- cala bresi a tutto tondo. Caricari è un Arturo Lavorato, Natale Restuccia, Felice D’Agostino, Toni Capua, Tonino regista che lavora sempre, come De Pace (foto Dario Condemi) molti altri calabresi, con difficoltà in una condizione sociale ed eco- nomica che non lo aiuta, costi- tuendo un rispettabile esempio dell’ “etica della restanza”, come la definisce l’antropologo cala- brese Vito Teti: «Restare non è un fatto di pigrizia, di debolezza: esperienze dei cineasti più anziani con quelle dev’essere considerato un fatto di dei più giovani, invitando registi il cui lavoro coraggio. Una volta c’era il sacri- non solo è consolidato, ma costituisce esem- ficio dell’emigrante e adesso c’è il pio costante per la cinematografia più giova- sacrificio di chi resta, di chi sente ne, e cineasti che pur avendo un’esperienza che possono esserci opportunità non trascurabile sono classificabili tra le pro- nuove, altri modelli e stili di vita, Arturo Lavorato e Felice D’Agostino (foto Pasquale Praticò) messe del nostro cinema a venire - sono conti- per il sud. Una scelta, ma anche nuati proponendo ancora lo “sguardo calabre- l’esperienza dolorosa e autentica se” di Gaetano Crivaro, regista trapiantato in dell’essere sempre fuori posto» un altrove altrettanto complesso quanto la Quella resistenza, quella forma di Calabria, la Sardegna - dove collabora con la silenziosa contestazione che ca- Cineteca Sarda - che sembra costituire, un po’ ratterizza molti calabresi - molti come la Calabria, non solo geograficamente meridionali -, legati ad una terra una terra a sé stante, con le sue tradizioni spesso matrigna, e per la quale ci multietniche che tradiscono un passato di in- si chiede se ancora, dopo tanti croci di culture e una babele di lingue. Crivaro anni, valga la pena di continuare riversa questa tradizione nel suo cinema, che a confidare in quella speranza sconfina nello sperimentalismo, ma resta at- che si sfilaccia e si sbiadisce ogni taccato ad una consapevolezza sociale che, volta che le rivogliamo un pensie- con molta ironia, sembra volere riversare nei ro. Speriamo di potere dare ap- suoi film. Di storie, ma soprattutto di volti è puntamento per la seconda parte pieno il cinema di Gaetano Crivaro, ritratti di di (Ri)tratti di Visioni di cine(ma) Visioni di cine(ma) indipendente (foto Dario Condemi) persone incontrate in varie città del mondo, indipendente il prossimo mag- come nel progetto Videoritratti, inteso come gio con uno sguardo tutto al femminile sul cine- www.circolozavattini.it costruzione di un’antropologia visuale speri- ma che divide, inquieta, fa pensare. Perché noi, FB | Circolo del Cinema “Cesare Zavattini” Reggio C. mentale, un archivio di ritratti filmati, una come Erri De Luca “amiamo il cinema che non ci www.ficc.it sorta di contenitore di memorie, di cui il film lascia in pace”. Diari di Cineclub | Media partner Mamihlapinatapai (2017), girato a Bogotà, fa par- Lidia Liotta scarica il catalogo sul sito del circolo te. E ancora i bambini de La processione (2015), (FICC - Circolo del Cinema “Cesare Zavattini” di Reggio così protagonisti da spostare l’attenzione della Calabria) 51 n. 60 The Nile Hilton Incident - Omicidio al Cairo di Tarik Saleh Svezia, Danimarca, Germania, 2017; 106’; Sceneggiatura: Tarik Saleh; Fotografia: Pierre Aïm; Montaggio: Theis Schmidt, Cast: Yasser Ali Maher, Tareq Abdalla, Nael Ali, Fares Fares. Produzione: Copenhagen Film Fund, Chimney, Atmo Production; Distribuzione: Movies Inspired Nonostante il titolo ita- poliziotto (sebbene la città sia in movimento (scopriremo che ha perso da poco la giovane liano riecheggi atmosfe- perpetuo), la routine di Nouredin viene spez- moglie in un incidente) in un contesto sociale, re fané appartenenti ad zata dall’omicidio di una cantante libanese di civile e politico implicato nel malaffare e nei una narrativa post colo- notevole avvenenza e notorietà, avvenuto nel- traffici a tutti i livelli, dove niente è come ap- nialista di stampo bri- la camera del Nile Hilton hotel. Ritenuto sin pare e tutti, nessuno escluso, giocano a na- tannico (Agatha Christie dalle prime battute un omicidio passionale, il scondersi, a mistificare la verità e a depistare. in primis), rafforzando delitto viene ben presto archiviato perché il Il regista riesce così a tratteggiare una realtà in me la convinzione maggior sospettato è un abile e ricchissimo immersa in forti contraddizioni, illuminata che non giova mai tra- uomo d’affari implicato in una relazione clan- da chiaroscuri che disvelano le forti iniquità durre il titolo di un destina con la vittima, ma soprattutto un che vigono in una società composta da ric- film (tantomeno -dop membro del Parlamento, tale Hatem Shafiq chezze smodate e povertà insopportabili (vedi piarlo e chissà che pri- (Ahmed Selim), personaggio molto vicino a la condizione in cui versa la comunità suda- ma o poi non si riesca Hosni Mubarak e alle alte sfere del potere, ser- nese, di cui è membro Salwa, la testimone, a farne una battaglia vizi segreti compresi. Niente sembrerebbe di- che vive prevalentemente in clandestinità, culturale), siamo alle sturbare il tran tran della polizia, oramai impiegata in lavori sottopagati e al nero) Giulia Zoppi prese con una detecti- orientata verso l’archiviazione del caso, se nell’indifferenza di tutti: dei ricchi che si spar- ve story decisamente conturbante che prende non il fatto che un’inserviente ai piani dell’ho- tiscono patrimoni e potere, dei poveri che si spunto dalla realtà, ovvero dalle prime som- tel, la sudanese Salwa (Mari Malek) sia la sola arrangiano in mille modi, cercando di evitare mosse di piazza Tahrir al Cairo, datate genna- testimone di un’accesa discussione tra Shafiq il carcere e la tortura (riservata a coloro che io 2011, a cui si intreccia un fatto di cronaca e la vittima poco prima dell’omicidio. Nono- vengono sospettati di comportamenti eversi- nera realmente accaduto nel 2008, ispirato stante Nouredin riceva nottetempo una pro- vi). Non sfuggono, in alcune scene di interni, all’omicidio della cantante libanese Suzanne mozione che ci fa intuire subito il legame di echi di un cinema lontano, prevalentemente Tamin. Insignito del premio speciale della complicità intercorso tra Shafiq e la polizia, nordico (Svezia, Norvegia, Danimarca), lì do- giuria al festival di Sundance e terzo film del ve Saleh sembra voler immortalare la solitu- regista svedese di origini egiziane Tarik Sa- dine dei cosiddetti “ultimi” (piccoli delin- leh, Omicidio al Cairo si annuncia sin dalle quenti, vittime di indagini manipolate) prime sequenze come un thriller di impianto stritolati da un sistema che non conosce il classico (alcune sequenze rimandano diret- valore della legge, per rimarcare, probabil- tamente ad Alfred Hitchcock), sapientemente mente, la distanza siderale che divide le de- calibrato tra la suspence della trama gialla e mocrazie nordeuropee dai regimi medio- il nero angosciante del sottofondo politico e rientali. Il tutto assume un’aura ancora più sociale della metropoli cairota, calato in inquietante quando, sul finire del film, sia- un’atmosfera corrotta che ha la forza di mo testimoni delle prime rivolte popolari espandersi a macchia d’olio, col risultato di che si stanno agitando in piazza Tahrir, nate proporci un’opera intensa ed originale, no- con la speranza di sovvertire il regime, cac- nostante i richiami al cinema hard boiled si- ciare Hosni Mubarak e lottare per una so- ano continui e facilmente identificabili. Il cietà più democratica e forte che garantisca film si apre con la cinepresa intenta ad inse- maggior benessere e uguaglianza. Sappia- guire freneticamente l’ufficiale della polizia mo bene quanto poco ci volle per soffocare Nouredin (un ottimo Fares Fares, volto noto la cosiddetta “primavera araba” nel sangue e in Italia per il filmJalla! Jalla! prodotto da Sa- nel fallimento: Mubarak fu cacciato ma leh e girato dal fratello Josef), al termine del- niente di ciò che quella moltitudine di gio- la giornata lavorativa, immerso tra le strade vani chiedeva, fu mai realizzato. E’ chiaro brulicanti di gente, i rumori e gli odori dei che l’indagine di Nouredin, per quanto co- banchetti ambulanti, al calar della sera. Ap- raggiosa e controcorrente, non assicurerà prendiamo subito che il poliziotto è aduso a Shafiq alla legge ed è altrettanto evidente piccole contrattazioni illecite e assuefatto ad l’ufficiale, mosso da un sentimento di giusti- che sarà ristabilito l’ordine di sempre nella un sistema di mazzette che hanno l’aria di es- zia che non ci aspetteremmo (rileviamo un al- polizia, nei servizi segreti di Stato, nel Parla- sere molto frequenti nella polizia come in altri tro elemento chandleriano nel presentarci un mento. La sequenza finale, dove una lunga ambienti istituzionali, descrivendo un humus poliziotto corrotto ma non cattivo), continua scia di gente sfila per le strade lottando per il che non aggiunge niente di nuovo rispetto ai le sue indagini seguendo una pista che non fa proprio futuro, ha un sapore catartico ed cliché…se non fosse che il Nostro è un uomo che riportarlo sulle tracce del ricco imprendi- emozionante. Sullo sfondo, tra le pieghe di solo che vive in una modesta abitazione dove tore, sebbene intorno a lui si siano insinuate quelle immagini di speranza noi, spettatori il televisore funziona a scatti (e rimanda im- le figure poco raccomandabili di Nagy (Hi- italiani, vediamo in controluce stagliarsi il magini traballanti del presidente Mubarak), chem Yacoubi) drogato e ricattatore, Gina sorriso dolce ed interrogativo di Giulio Rege- l’illuminazione è fioca, il frigo è vuoto (ma (Hania Amar) cantante libanese amica della ni, torturato ed ucciso dai servizi segreti cai- non mancano mai la birra, compagna silen- vittima e invischiata in un giro di prostituzio- roti, 5 anni dopo, nel gennaio 2016. Su questa ziosa di nottate insonni e malinconiche, né le ne (con la quale Nouredin trascorre una notte morte terribile e reale non è ancora stata fatta sigarette). In questo contesto chandleriano, di sesso) e Clinton (Ger Duany) fratello della giustizia. Questo il film, come la vita vera, non in cui ben presto si insinua un sentimento di testimone Salwa, ad intorpidire le acque. Sa- ci fornisce purtroppo, elementi sufficienti per pericolo costante, dovuto al ritmo incalzante leh è molto bravo nel mostrarci i momenti di poter immaginare un mondo migliore. della cinepresa che non si stacca mai dal vita di Nouredin, sempre più solo e desolato Giulia Zoppi 52 [email protected] Un artista al cinema: Franco Angeli Nella cinematografia a straniare da sé la casa-rifugio delle parole Vagando da un punto d’osservazione irrefre- degli anni Sessanta conosciute. Al contrario, vera dimora è il fuori. nabile e scalpitante, l’orizzonte va a spostarsi del secolo scorso l’arte Là fuori insistono regole disposte a una conti- oltre i limiti della città e ad essere iconizzato è compartecipa non co- nua confutazione mediante un approfondi- l’intero tracciato che necessariamente preve- me gemma aggiunti- mento di tipo scientifico. Là fuori la ripetibilità de lo scorrimento veloce. Ancora una volta va, quanto, piuttosto, confida in una continua prova empirica e con- privo di ripetizioni e improbabili interruzio- come scelta combina- temporaneamente accede a risvolti dai quali ni, il cinema mostra senza bisogno di astruse toria. Di fatto, in derivano ulteriori scenari da recuperare per dimostrazioni che le parole solo avviano ma quanto luogo adatto incidervi modalità originali di lettura. Simul- non traducono in arte visiva, né possano rive- alle combinazioni, il taneamente il fuori è il luogo della non-ripeti- lare per analogia. In un siffatto scenario in cinema rende possibi- bilità, ovvero quanto lo stesso Angeli rifiuta, spostamento continuo, dove tutto si profana provvedendo alla giustapposizione di segni to- in una bidimensionalità che allarga anziché Carmen De Stasio le l’incastro di imma- gini che, in una dispo- talmente urbani che all’occhio indagatore d’ar- appiattire e dove gli oggetti restano oggetti e i sizione sequenziale di tipo fumettistico, tista sono parificabili ai grandi monumenti di fatti e i personaggi si rigenerano attraverso la qualificano un ritmo concepito tanto dalla una città – Roma – che si ritrova ad essere ritmicità che traggono da se stessi rafforzati parte dell’operatore dietro la mac- dall’energia adattante dell’artista china da presa, quanto dalla parte visuale, l’arte di Franco Angeli è del pubblico, al quale spetta inter- un agire credibile e senza disso- pretare le modalità di un ritmo ciazioni: nella forma che tutto nel quale insiste la costruzione contiene a disagio, egli proclama progressiva e, a un tempo, fruita un’immaginazione che è nuova nell’immediatezza e come imme- per il fatto di essere visivamente diatezza. Per questa via, il cinema risultante di un modo aggressivo si eleva a clou topico dove l’espli- e penetrante di disporsi all’inter- citazione della modalità artistica no della realtà come fatto eviden- fluisce senza bisogno di aggiunti- te. Nel mutismo ovattato e conge- ve parole. A questo mira l’interesse niale all’assenza di comunicazione di molti artisti che in quegli anni e intraprendenza reciproca, l’arte scelgono la via del cinema per ren- visivo-cinematica accantona dun- dere maggiormente sostenibile que la natura reverenziale per l’esplorazione diretta e vivere il specchiarsi nell’esistere consueto. set come atelier mobile in cui fil- Per certi aspetti, punta a rimarca- trare il modus soggettuale in mo- re l’assurda insignificanza dei ge- dus condiviso e oggettivato. Non sti, la cui meccanicità è simbolo di di meno, dalla parte di Franco An- una realtà singhiozzata, sfrenata geli si ritiene ottimale la contami- nei suoi compartimenti e rista- nazione tra arte ferma, dotata di gnante in una nube di egoismi una distintiva sensibilità eloquen- fortemente combattuti proprio in te ma da approfondire, e arte in quegli anni di sveglia culturale. movimento. Ciascun intervento è un lavoro in Sprazzi qui e là concertano con l’espressione spostamento che consente allo spettatore di motivazionale, prima che espressiva, del Fran- concepire immagini inquiete in una concezio- co Angeli impegnato a investire le cose con la ne che unisce l’installazione e la performance devianza delle cose stesse; a imprimere l’essere come nuovi valori artistici (nuovi nel senso dell’arte alle cose che con noia o avidità ciascu- che – pur apprendendo la trama da un prece- no manipola e che detengono incisioni adden- dente cinema futurista e dada – si orientano sate di esistenze in un affollamento implicito verso il pubblico vasto e acquistano un rigore di diramazioni. La chiusura, la sfericità e l’ac- non più di nicchia, auto-destinato a pochi comodante immagine, nell’usurpare se stessa, eletti) accanto alla vulnerabilità e alla variabi- diventa pertanto il grado innominabile di vio- lità che l’artista decide di trasmettere, pur lenza. Congruo quindi pensare a un innovato senza intervenire con una modalità persona- aspetto caratteriale dell’ingegno artistico total- listica. L’effetto è un’esplicitazione intenzio- mente incline alla fattività quale risultante effi- nale che avviene in maniera indiretta e con- cace di un registro che nella Pop Art riscontra tiene, senza limiti, il problematico profilo l’abilità combinatoria e creativa di Franco An- dell’artista in una temporalità di svolta: rivo- geli nel trentennale della sua scomparsa. luzionario senza ricorrere al presunto deside- rio di distinguersi come innovatore. Inten- Ho visto i ruderi e le lapidi,simboli antichi e mo- dendo, dunque, il cinema come luogo in cui derni come aquile, svastiche, la falce e il martello, l’arte si rivela quale eponimo che si rivolge a obelischi, statue, lupe romane, sprigionare l’ener- una platea vasta, si può concludere che il van- gia sufficiente per spingermi ad affrontare l’av- taggio sia in favore di un sistema comunicati- ventura pittorica (Franco Angeli) vo originale che, a suo modo, rende tutto ciò tutt’altro che la Roma impregnata di vitalità e che mostra (anche l’immagine più ostile e re- di speranza, e che convive in un’atmosfera pe- Carmen De Stasio frattaria) come idea e miscela di idee fruibile sante e contraddittoria, incastrata e domina- e, soprattutto, possibilmente intelligibile. So- ta. Al suo cospetto lo scenario metodologico-ar- no questi gli anni di un’importante svolta esi- tistico di Franco Angeli si dispone senza sospetti * Prossimo numero: stenziale: l’adolescenza di un tempo che mira e, infine, mostra senza alterabili dimostrazioni. Come la scena di un film – Pino Pascali 53 n. 60 Cronaca sintetica di un tormentato rapporto: la letteratura e l’ultimo Pasolini “Non mi uccise la morte ma due guardie bigotte, mi cercarono l’anima a forza di botte” Fabrizio De Andrè, Un blasfemo-

Pensava di trascorrere la passato e incapace di riaffacciarsi sulla scena Tanto l’altro spiega la nostra spiegazione con la sua sua vita, dopo i ses- del mondo. Nonostante la componente squi- spiegazione. E così l’equivoco sant’anni, tutta nella sitamente privata dell’opera si affacci conti- gira in eterno. Ma questo è bene in fondo sua casa di Chia, una nuamente a far udire la propria voce, la centra- come in fondo tutto è bene (anche se specie di romitorio nell’I- lità è affidata all’argomento politico. Trasumanar Voltaire non lo sapeva) talia centrale, ancora sil- e organizzar è, fondamentalmente, un libro […] Giorgia Bruni vana per dedicarsi del “disperato”, memore della delusione di Pasoli- io rimprovero solo ME, per una cosa, e anche me, per tutto agli studi di lettera- ni che, in quegli anni, soffriva per la scarsa quella sola (ti avverto che se credi d’averla indovina- tura.1 considerazione che si aveva della sua lettera- ta ti sbagli). È la sola cosa che non c’è nel tuo libro che Nel 1971 venne pubblicata la raccolta poetica tura. L’opera non rinuncia al tono paradossale pure è un libro disperato. Disperato ma beato per- Trasumanar e organizzar. e il paradosso dimora proprio nell’accettazio- ché quella cosa non c’è (e se credi di indovinarla ti Vado scoprendo sempre più in proposito, man ma- ne e nel contemporaneo rifiuto della lettera- sbagli). Il tuo libro è disperato – beato perché si. Den- no che studio i mistici, che l’altra faccia del mistici- tura. Il suo rifiuto si colloca: tro c’è Pier Paolo c’è Ninetto e Maria e pure Elsa […] smo è proprio il fare, l’agire, l’azione. Del resto la […] in uno strato della realtà dove la re- ma tu beato vuoi che gli appartenenti a Pier Paolo prossima raccolta di poesie che pubblicherò s’intito- altà sta per perdersi e dissolversi, ma non si è anco- siano come Pier Paolo li vuole e hai ragione. BADA! lerà Trasumanar e organizzar . Con questa espres- ra persa e dissolta.4 HAI RAGIONEEE! sione voglio dire che l’altra faccia della “trasuma- La letteratura viene rifiutata prima dello smarri- ? forse il solo modo di farli esistere (gli nizzazione” (la parola è di Dante, in questa forma mento, prima della catastrofe generata dallo sgre- altri) è questo: il tuo. A ogni modo, nel libro c’è Pier apocopata), ossia dell’ascesa spirituale, è proprio tolarsi della dimensione in cui viviamo, prima della Paolo e basta (intendimi: l’esserci Pier Paolo basta l’organizzazione.2 al libro: a tutti i libri basta che ci sia Il titolo della raccolta indica due L’AUTORE). attività opposte quali la medita- […].6 zione e l’azione che l’autore perce- Negli anni settanta, si accen- pisce unite nella figura di San Pao- nava, si inaspriscono i rapporti tra lo lo.3 scrittore bolognese e l’ambiente lette- Pasolini, in un’intervista del 3 giu- rario italiano inabissandosi in una gno 1971, parla della struttura tri- profonda crisi dovuta al cono d’ombra partita dell’opera: il primo libro si spalancatosi ingiustamente sulle sue presenta come una sorta di diario opere letterarie. privato in cui egli si interroga in C’è dunque qualcosa che non merito alla possibilità di fare poe- va nell’impressione “pubblica” che si sia ritagliandosi vari spazi desti- ha del mio lavoro. Dei miei film, nati all’amore nei confronti di Ni- tutti, più o meno, male o bene, ne par- netto. Il secondo, invece, è lano; della mia letteratura no.7 interamente dedicato alla cara […] è vero che la prima edi- amica Maria Callas; per lei Pasoli- zione di Trasumanar è esaurita? E al- ni compone un vero e proprio can- lora perché non esce subito la secon- zoniere. L’ultimo è, infine, di ca- da? Perché, un successo simile, se è rattere specificatamente politico vero, non viene fatto conoscere attra- affrontando due temi principali: il verso la stampa(magari attraverso PCI e la nuova generazione dei la stampa la cui critica ha brutal- giovani, denso della polemica con- mente ignorato il libro?). È la prima tro i falsi valori e la nostalgia per volta, durante il nostro lungo rap- un modo di essere appartenente al porto, che io le scrivo una lettera da 1 P.P.PASOLINI, Lettere, II volume, cit.p. autore capriccioso […] ma sento pato- logicamente la ventura di questo mio libro […]8 CXXXIV. Si riporta un intervento di Volponi. perdita dell’orientamento e delle nostre certezze. Nell’aprile del 1972 Pasolini si dedica alla rac- 2 Ivi, p CXXXV. Pasolini risponde a Duflot […] perché Dio è la Realtà; e la realtà è colta dei suoi saggi incentrati su tre temati- in un'intervista del 1969. un Dio tirannico che del suo dispotismo fa la chiave che: la lingua, la letteratura e il cinema non di- 3 Pasolini è sempre stato stregato dalla fi- per arrivare, anche se parzialmente, a lei; e dunque menticando di sottolineare al lettore che i gura del Santo che rimane una costante delle sue bisogna adorare la Realtà, mettere l’intelligenza fra suoi scritti debbano essere considerati “work riflessioni. Principalmente in Paolo lo scrittore leg- le cose vecchie, aumentare la pietà verso se stessi e in progress” ossia frutto, ancora non piena- ge la storia di un uomo che, pur essendo nato sotto gli altri [...]5 mente maturo, di un incessante lavoro di ri- la protezione borghese di un'affermata classe socia- Gli scrisse Elsa Morante: cerca e, a motivo di ciò, scritti al di qua dello stile. le, rinuncia ad ogni suo privilegio per schierarsi Si sa che ogni spiegazione è inutile. dalla parte della fede fondando la Chiesa di Cristo. segue a pag. successiva Pasolini scrive nel 1973 una sceneggiatura che ha 4 M.A.BAZZOCCHI, Pier Paolo...cit. p 6 Ivi, pp CXXXVI-CXXXVII. per oggetto la storia di San Paolo trasposta ai nostri 192. 7 Ibidem. giorni in cui il protagonista viene rappresentato tal- 5 P.P.PASOLINI, Lettere, II volume cit.p 8 Ivi, p 695. Si riporta un frammento di volta forte talvolta debole a causa di una misteriosa 669. Si riporta un frammento di una lettera che Pa- una lettera che Pasolini scrisse a Livio Garzanti nel malattia che si rivelerà essere la sua omosessualità. solini scrisse a Mario Bianchi nel marzo del 1970. 1971. 54 [email protected]

segue da pag. precedente Anni che, purtroppo, non gli fu concesso di vi- Molti temi affrontati nel romanzo sono i me- Il titolo dell’opera è Empirismo eretico. La scelta vere. Lo scritto in questione è, ovviamente, Pe- desimi trattati negli articoli pubblicati dal po- del titolo può imputarsi alla convivenza/con- trolio. eta - regista sul Corriere della sera e raccolti, in nubio del poeta e del marxista i quali, appun- […] l’ultima volta che io l’ho visto vi- parte, in Scritti corsari. Memorabile e denso di to, operano un empirismo eretico agendo vo, poche settimane prima della sua morte, mi importanza è Il romanzo delle stragi: celeberri- all’interno del magma caotico con la speranza parlava con accenti accorati di tanti impicci, mo articolo pubblicato sul suddetto quotidia- di fare ordine. L’empirismo eretico sarà, dun- fastidi e impegni che lo distraevano dal qua- no il 14 novembre del 1974. Un anno quasi que, una conoscenza intollerante e voluta- dernetto delle poesie, anche se aggiungeva di esatto prima della morte di Pasolini. Lo scritto mente incapace di plasmare la sua essenza essere abbastanza rasserenato in termini let- si apre con una agghiacciante, coraggiosa e sulle forme del mondo neo-capitalistico. Pa- terari , e anzi stimolato da un progetto al qua- autolesionista, dichiarazione: solini, nell’opera, riguardo alla teoria cinema- le stava lavorando da alcuni mesi, e che si pro- Io so. Io so i nomi dei responsabili di tografica si domanda: poneva di portare avanti ancora per molto quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è Il passare dalla scrittura letteraria al ci- tempo: guardava quindi davanti a sé ancora una serie di golpes istituitasi a sistema di protezio- nema, è un caso di modernità estrema o di regres- con una lunga prospettiva . Questo progetto ne del potere). Io so i nomi dei responsabili della so?9 era un romanzo che aveva cominciato a scri- strage di Milano del 12 dicembre 1969. io so i nomi L’interrogativo si adegua perfettamente alla vere , con un titolo provvisorio, Petrolio, che at- dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna linea dualista che abbraccia la raccolta. traverso un arco di tempo piuttosto lungo, dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del “vertice” che Le due persone che hanno scritto questo una quindicina d’anni, doveva non dico rac- ha manovrato , dunque, sia i vecchi fascisti ideatori libro convivono in un solo autore, che piano piano contare, ma in qualche modo rappresentare, di golpes, sia i neofascisti autori materiali delle pri- tende a fare della sua ambiguità due vite10 simulare un percorso importante della nostra me stragi, sia infine, gli “ignoti”, autori mate- Il periodo di crisi con la società letteraria tut- storia di questi ultimi anni […].13 riali delle stragi più recenti [...]15 tavia non risparmia Empirismo eretico che vie- Petrolio si proponeva di riflettere la crescita Pier Paolo scrive di sapere i nomi dei vari re- ne accolto con notevole indifferenza dalla cri- dell’Italia e, nel medesimo tempo, il suo per- sponsabili delle stragi e degli attentati acca- tica italiana. Nel luglio del 1972 Pier Paolo manere in una condizione di arretratezza. duti in Italia dal 1968. Poco dopo, però, ag- scrive ad Enzo Siciliano: Avrebbe testimoniato la resistenza delle mol- giunge di non avere le prove e neppure gli Vivo ormai fuori dalla società. Non voto te contraddizioni sociali, politiche, economi- indizi. Questa sua preziosa conoscenza viene, più allo Strega. Mi sono volontariamente emargi- che, culturali. Avrebbe rappresentato la diffi- in qualche modo, giustificata con il suo me- nato. La letteratura, nel suo momento sociale, non cile evoluzione del nostro paese in cui stiere. mi interessa molto […] quanto al silenzio che c’è in- convivono situazioni avanzate domate dal […] io so. Ma non ho le prove. Non ho torno a me, mi pare solo sintomo di incompetenza, neo-capitalismo e lande abbandonate di so- nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, di vigliaccheria, ; o semplicemente di odio […] anni cietà da terzo mondo. Pier Paolo era uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succe- fa c’era un odio diverso. Un odio razziale generico, […] molto impegnato e felice, quando de, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immagi- quello che si prova per tutti i diversi, siano ebrei, si- parlava di questo progetto: mi domandava cosa ne nare tutto ciò che si sa o che si tace; che coordina fat- ano omosessuali. Questo odio andava a sommarsi pensassi, era curioso di percepire le mie reazioni. ti anche lontani, che mette insieme pezzi disorganizzati con un odio più specifico, anzi che è specifico delle Non si scopriva molto: non diceva in che modo l’a- e frammentari di un intero coerente piano politico, partite intellettuali: quello che viene dedicato a vrebbe scritto, chi ne sarebbe stato il protagonista, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare chiunque rifiuti di essere identificato con un cartel- come si sarebbe strutturato il libro, ma ne parlava l’arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte lo segnaletico preciso […] l’odio di ieri era l’odio del- con grande affetto, proprio con il sentimento di chi del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere. […] la sottocultura . L’odio di oggi è quello medesimo, vede crescere intorno e dentro a sé una credo inoltre che molti altri intellettuali e roman- travasato nella cultura.11 cosa che ama, alla quale partecipa, e che in sostan- zieri sappiano ciò che so in quanto intellettuale e ro- Pasolini, dopo l’impegnativa lavorazione di za muove [...]14 manziere […].16 Canterbury, si rifugia alla Torre di Chia: presso Il romanzo incompiuto vedrà la sua pubblica- Pasolini prosegue puntando apertamente il l’antico rudere, infatti, egli ha fatto costruire zione solo nel 1992 a cura di Maria Careri, dito contro la classe politica italiana. una casa circolare caratterizzata da grandi ve- Graziella Chiarcossi e Aurelio Roncaglia. Il ti- […] probabilmente i giornalisti e i politi- trate. Poco distante dalla dimora, immerso tolo resta Petrolio anche se Pasolini accarez- ci hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi. nella vegetazione, lo scrittore ha voluto un zasse anche l’idea di chiamarlo Vas. Vas è un Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, grande padiglione di legno in cui studiare, di- termine che rimanda sia alla cara figura di pur avendo forse delle prove e certamente degli indi- segnare, scrivere. Chia diverrà, da questo zi, non fanno i nomi. A chi dunque compete fare momento, il prezioso antro in cui è possi- questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il bile riscoprire, nella quiete della natura, la necessario coraggio ma, insieme, non è compro- passione per la poesia e per la letteratura. messo nella pratica col potere e, inoltre, non ha, […] quello che è certo, invece, è che per definizione, niente da perdere: cioè un intel- Pasolini si proponeva un rapporto con la lette- lettuale […] ma egli non ha né prove né indizi. ratura, negli ultimi tempi, molto più stretto […] ebbene proprio perché io non posso fare i no- di quello che non avesse avuto nei dieci anni mi dei responsabili dei tentativi di colpo di Sta- estremi della sua vita.12 to e delle stragi (e non al posto di questo) io non All’amico Paolo Volponi lo scrittore bolo- posso non pronunciare la mia debole e ideale gnese confessa la sua idea per un romanzo accusa contro l’intera classe politica italiana. a cui si sta dedicando pazientemente: […] sono pronto a ritirare la mia mozione di sfi- un’opera monumentale e magmatica che ducia (anzi non aspetto altro che questo) solo avrebbe ultimato nel corso di diversi anni. San Paolo (vas electionis) sia ad un oggetto mo- quando un uomo politico – non per opportunità, desto tipicamente contadino: la mangiatoia cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto 9 M.A.BAZZOCCHI, Pier Paolo...cit. p dei maiali. Entrambi fanno tuttavia riferi- per creare la possibilità di tale momento- deciderà 109. mento a qualcosa di confuso. Petrolio, in mo- di fare i nomi […].17 10 Ibidem. do particolare, allude alla sfera politica: l’Eni. 11 P.P.PASOLINI, Lettere, II volume cit.p L’ente petrolifero nato negli anni 60 è assunto Giorgia Bruni CXLIII. a simbolo della rivoluzione neo-capitalistica. 12 Pasolini nel dibattito culturale contem- 15 P.P.PASOLINI, Scritti corsari, p 88. poraneo, p 13. Si riporta l'intervento di Paolo Vol- 13 Ivi, p 12. 16 Ivi, p 89. poni. 14 Ivi, p 13. 17 Ivi, pp 90,92. 55 n. 60 I tre stakanovisti della macchina da presa? Steno, poi Festa Campanile e... Fassbinder! Mi è capitato, un paio della tabella allegata. Non mi risulta che una di mesi fa, di parteci- simile “ricerca” -nel suo assoluto, inutile esse- pare a un piccolo ma re fine a se stessa, ma trastullante- fosse già assai riuscito conve- stata tentata (anche se bisognerebbe evitare gno, organizzato dal di riscrivere libretti di melodramma che esi- Circolo del Cinema di stano già a nostra insaputa, ammoniva Vi- Nuccio Lodato Tortona, sull’opera di sconti...). Lascio il relativo commento all’im- Woody Allen, proprio probabile lettore eventualmente incuriositosi, nei giorni in cui stava riprendendo piede la e mi limito a proporre qualche mia impressio- singolare caccia alle streghe, retrospettiva e ne superficiale. Precisando ovviamente che il alla rovescia, che di quando in quando torna a tipo di indagine condotta nulla aveva a che fa- coinvolgerlo. E in cui si metteva in dubbio la re con la qualità artistica o culturale della pro- volontà stessa, da parte di Amazon, di dare ef- duzione esaminata: i suoi esiti infatti spazia- fettivamente il via alla realizzazione del suo no dai ripetuti padri di autentici capolavori a nuovo, annunciato A Rainy Day in New York realizzatori di cose che -magari a torto: oggi (non so, al momento, come si stiano metten- una rivalutazione non si nega a nessuno...- perso- do le cose). Occasione illuminata da due, co- nalmente non sarei mai entrato in sala a vedere, me sempre, magistrali relazioni degli amici neppure sotto minaccia armata. Non per stol- Pier Maria Bocchi e Luca Malavasi, che si era- to pregiudizio o ancor più stolido rifiuto a pri- no intelligentemente ripartiti i compiti, af- ori, sia chiaro: niente mi inorridisce come l’at- frontando in maniera coordinata diversi pe- teggiamento di chi se la prende con film che riodi e fasi del lavoro woodyalleniano, pur in non è andato a vedere! Ma perché nell’adole- una comune prospettiva radicalmente favore- scenza i miei sciagurati amici del sabato sera vole all’autore. Tale loro prolungato e ribadito mi ci trascinavano a forza, e talvolta il maso- atteggiamento critico, del resto (compendiato chismo mi riconduce anche oggi davanti ad l’occhio sinistro e il corrispettivo orecchio si nel magnifico libro di Pier Maria,Woody Allen. essi, sul teleschermo, quando non addirittura volgono con intermittenza a… I 4 tassisti di Quarant’anni di cinema, Le Mani 2010), aveva in streaming...[Mentre scrivo, ad esempio, Giorgio Bianchi (1963) che sta snodandosi per rappresentato il motivo per cui suo conto sul teleschermo: il presidente Roberto Santago- queste antiche brutte cose non stino e Loretta Ortolani, ideatri- erano poi così male!]. ce dell’occasione, avevano deci- I registi “veloci” sono una sorta di so di invitare proprio soltanto gruppo a sè. Contando le filmo- loro due ad alimentarla. Nel di- grafie di centinaia di loro colle- battito finale, sotto la fresca, as- ghi, ci si rende conto che il tra- sai positiva impressione de La guardo-limite che distingue gli ruota delle meraviglie, e nuova- Stakanov della mdp è quello mente a cena poco dopo, il di- dei 40 film: al di sotto, si crea scorso ricadde, quasi inevitabil- una specie di terra di nessuno, mente, anche sull’iperproduttività che relega (o distingue...) i più di Allen: quella sua necessità im- “lenti” su valori notevolmente prescindibile -preparare film e inferiori. Non ci sono, in altre girare come respirare- di met- parole, molti registi da... 39. tere fuori, in media ma anche di Chi non ha l’abitudine di sfor- fatto, un’opera l’anno, quando Convegno Woody Allen ottanta e oltre al Circolo del Cinema di Tortona (27 gennaio 2018): nare uno o due titoli annui (e, non due. Ripensandoci, mi so- da sinistra, Luca Malavasi, Nuccio Lodato e Pier Maria Bocchi (foto Roberto Santagostino) prima ancora, di trovare il pro- no poi posto la domanda se fos- duttore che glielo consenta) ha se davvero lui il più stakanovi- bisogno di assai più tempo tra sta dei registi in attività o anche una realizzazione e l’altra. Sen- del passato. Un giochetto infan- za giungere ai casi limite, come tile, se volete, ma che mi ha in- ad esempio quello di Terrence trigato. Allora, senza ricerche Malick, con soli quattro film straordinarie, semplicemente con tra l’esordio con La rabbia gio- Indici Mereghetti 2017 e Imdb alla vane del 1973 e la ripresa di The mano, mi sono divertito a censi- Tree of Life nel 2011 (i puristi tra re i cineasti col maggior numero i suoi intransigenti sostenitori di titoli all’attivo, rapportando potrebbero paradossalmente tale dato assoluto ai corrispon- dichiarare che nei sette succes- denti anni di effettiva operativi- sivi anni, fino all’imminente tà nel sonoro (il muto avrebbe Radegund, ne abbia poi fatti troppo complicato le cose...), e troppi!). Tutto questo per dire ricavando, col dividere il nume- che la rosa limitata a una qua- ro totale dei film per tale dato, la rantina di nominativi -tutti pa- rispettiva... produttività media an- dri di almeno altrettanti film- nua. Il risultato, per certi versi ovvio, Woody Allen ottanta e oltre a Tortona: il pubblico nella sala della locale Fondazione Cassa della tabella che si acclude si è, per altri sorprendente, è quello di Risparmio (foto Roberto Santagostino) segue a pag. successiva

56 [email protected]

segue da pag. precedente Tabella produttività in certo qual modo, quasi autogenerata. 2. Lavorare (tanto) stancherà, come ammonivano il CINEASTA PERIODO ANNI DI VITA ANNI DI ATTIVITA’ FILM FIRMATI MEDIA ANNUA detto popolare e Pavese, ma fa bene... all’aspettati- STENO (Stefano Vanzina) (1917‐1988) 71 32 72 2,25 va di vita. Quasi i tre quarti dei nominativi se- PASQUALE FESTA CAMPANILE (1927‐1986) 59 21 42 2 lezionati sono o sono stati almeno ottuagena- RAINER WERNER FASSBINDER (1945‐1982) 37 16 30 1,87 ri: sette di loro hanno toccato o superato MARIO MATTOLI (1898‐1980) 82 38 72 1,8 BRUNO CORBUCCI (1931‐1996) 65 28 50 1,78 quota 90! E non si obietti che sia stata pro- UMBERTO LENZI (1931‐2017) 86 31 55 1,77 prio, in sé, la lunga esistenza ha consentito il LUCIO FULCI (1927‐1996) 69 32 54 1,68 maggior numero di titoli, perché non è così: MARINO GIROLAMI (1914‐1994) 80 31 51 1,64 un’attenta disamina comparativa dei dati di- MICHAEL CURTIZ * [ + muto ] (Manò Kerstéz) (1886‐1962) 76 35 56 1,6 mostra come l’intensificazione produttiva sia CAMILLO MASTROCINQUE (1901‐1969) 68 30 44 1,46 CARLO VANZINA (n. 1951, vivente) 67 40 58 1,45 indipendente dall’età raggiunta e dalla durata GORDON DOUGLAS (1907‐1993) 86 34 45 1,32 stessa della personale permanenza sul piane- ROGER CORMAN (n. 1926, vivente) 82 35 45 1,28 ta. Pasquale Festa Campanile, secondo classi- HENRY HATHAWAY * [ + muto ] (1898‐1985) 87 40 51 1,27 ficato, ci ha lasciati decisamente troppo pre- SERGIO CORBUCCI (1926‐1990) 63 49 62 1,26 sto; l’immenso Fassbinder, terzo, è addirittura ANTONIO MARGHERITI (1930‐2002) 72 37 45 1,21 INGMAR BERGMAN (1918‐2007) 89 37 44 1,18 morto in giovanissima età. I fratelli Corbucci ALFRED HITCHCOCK * [ + muto ] (1899‐1980) 81 46 53 1,15 si sono congedati entrambi a un traguardo di HENRY HATHAWAY (1898‐1985) 93 52 56 1,15 anni, per la media odierna, davvero troppo RAOUL WALSH * [ + muto ] (1887‐1980) 93 52 56 1,12 esiguo, ma stracarichi l’uno e l’altro di lavoro JOHN FORD * (Sean A. O’Fearna) (1894‐1973) 79 50 55 1,1 pubblicato. Carlo Vanzina e Neri Parenti, che PUPI AVATI (n. 1938, vivente) 80 47 40 1,1 CLAUDE CHABROL (1930‐2010) 80 51 52 1,01 non hanno ancora raggiunto la settantina (so- DINO RISI (1916‐2008) 92 53 53 1 glia oggi non più considerata proibitiva, per la GEORGE CUKOR * [ + muto ] (1899‐1983) 84 50 50 1 fortuna anche di chi scrive, che l’ha già… ben WOODY ALLEN (n. 1935, vivente) 83 52 51 0,98 bene oltre-passata) con all’attivo filmografie LUIGI COMENCINI (1916‐2007) 91 43 42 0,97 non indispensabili, ma tendenzialmente HOWARD HAWKS * [ + muto ] (1896‐1977) 81 46 45 0,97 MARIO CAMERINI * [ + muto ] (1895‐1981) 86 43 40 0,93 sconfinate. RICCARDO FREDA (1909‐1999) 90 39 42 0,92 3. Chi ha cominciato presto... finisce tardi! La pat- MARIO MONICELLI (1915‐2010) 95 57 53 0,92 tuglia di eletti già alle prese con la regìa con SIDNEY LUMET (1924‐2011) 87 50 44 0,88 gli anni Venti (quando non addirittura Dieci) NORMAN TAUROG * [ + muto ] (1899‐1981) 82 36 41 0,87 del secolo scorso è riuscita a tirare ben in lun- JEAN‐LUC GODARD (n. 1930, vivente) 88 57 50 0,87 NERI PARENTI (n. 1950, vivente) 68 36 41 0,87 go. Scorrendo la graduatoria, Curtiz e Hi- JOHN HUSTON (1906‐1987) 81 46 40 0,86 tchcock, Walsh e Ford, Cukor e Hawks, Came- SERGIO MARTINO (n. 1938, vivente) 80 38 44 0,86 rini, Taurog e Wellman, ottimanente piazzati WILLIAM A. WELLMAN * [ + muto ] (1896‐1975) 79 42 49 0,85 già così, raggiungerebbero, sommando i loro MAURO BOLOGNINI (1922‐2001) 79 57 44 0,77 titoli muti, quote complessive e quozienti, ri- CARLO LIZZANI (1922‐2013) 91 56 40 0,71 spetto ai quali non ce ne sarebbe per nessuno. 4. C’è una ben diversa altra pattuglia, la cui incisi- risorse non secondarie anche per la copertura va presenza colpisce. Quella, per così dire, senza di imprese più nobili. spocchia o disprezzo, ma solo per brevità, de- 5. Ma la quantità non è ostile a priori alla qualità. gli artigiani o talora mestieranti del cinema Nell’elenco infatti, oltre al già rammentato e italiano. Steno ne è non a caso il grande capo- svettante Fassbinder, entrano con tutta la loro fila sia in termini di risultato quantitativo che impareggiata autorevolezza, insieme ai molti di autorevolezza rappresentativa, da Al diavolo maestri hollywoodiani di lunghissimo corso la celebrità a quattro mani con Monicelli del ’49 già rammentati al 3., anche Bergman e il suo ad Animali metropolitani del 1987. Ma dopo di in passato emulo Allen, gli ex-dioscuri della lui vengono, a fiume, con suo figlio, appunto nouvelle vague Godard e Chabrol, Huston e Lu- met, Corman e Freda, Bolognini e Lizzani, Avati oltre al già citato Camerini, e natural- Rainer Werner Fassbinder (1945 - 1982) mente la sacra trimurti della Commedia all’I- Festa Campanile e Mattoli, i citati Corbucci, taliana: in ordine alfabetico Comencini, Mo- Lenzi e Fulci, Girolami e Mastrocinque, Ser- nicelli e Risi. gio Martino (nipote di Gennaro Righelli/Ma- 6. Mi accorgo, rileggendo, di come l’unico dei 41 se- ria Jacobini, e fratello dello scomparso pro- lezionati che non sono riuscito finora a nominare duttore Luciano) e Simonelli. Non saranno neppure una volta sia Gordon Douglas. Effettiva- immortalati nella storia delle arti, ma hanno mente, ha un po’ l’aria di color che son sospe- intrattenuto milioni di spettatori e fornito si, equidistante tra l’Olimpo di 5. e l’”albergo degli assenti” (come direbbe l’amico Germani in omaggio a Matarazzo...) di 4. Ma se ripenso a certi Laurel e Hardy e ai western che mi de- liziarono l’infanzia, o a due o tre film di inve- stigatori che mi intrattennero bene tra i venti e i venticinque anni, sono contento che anche lui –peraltro andatosene carico di segreti e profondità della storia del cinema fin quasi dalle origini...- di film abbia avuto la voglia e l’opportunità di farne così tanti. “La rabbia giovane” (1973) di Terrence Malick Nuccio Lodato 57 n. 60 CONGRESSO REGIONALE E CORSO DI AUTOFORMAZIONE RESIDENZIALE F.I.C.C. SARDEGNA 2018

I Circoli del Cinema della Sardegna aderenti alla F.I.C.C. - Federazione Italiana dei Circoli del Cinema, chiamati in Congresso a Oristano / Hotel Mistral via XX Settembre 34 6/7/8 Aprile

VENERDÌ 6 APRILE 2018

17-18 > arrivi e check-in camere; 18.00 > CONGRESSO preparazione documenti e fasi preliminari; 19.45 > cena; 21.00 > PROIEZIONE apertura della retrospettiva promossa dalla F.I.C.C. nazionale dedicata al regista Karen Shakhnazarov, con la proiezione e la discussione, secondo la metodologia praticata dai Circoli del Cinema, del film Jazzmen (U.R.S.S., 1983, 87’); introduzione a cura di Galina Francis Smith.

SABATO 7 APRILE 2018

09.00 > saluti, registrazioni e consegna dei materiali; 09.30 > autopresentazioni delle/i partecipanti e dei Circoli (attività, criticità e aspettative sul corso); 11.30 > pausa caffè; 11.45 > CONGRESSO relazione della Segreteria uscente, formazione della Commissione Elettorale e della Commissione Politica; 12.15 > APPROFONDIMENTO relazione del Presidente Nazionale Marco Asunis sulla Nuova Legge Cinema e sugli sviluppi che hanno direttamente interessato la F.I.C.C. e le altre Associazioni Nazionali di Cultura Cinematografica; 12.45 > LAVORI DI GRUPPO organizzazione dei gruppi di lavoro del corso di autoformazione sul tema Il Circolo del Cinema come presidio di Resistenza: alla luce della lunga mobilitazione della F.I.C.C. contro la nuova “Legge Cinema”, approvata dal Parlamento nel 2017, che penalizza deliberatamente la Federazione e altre Associazioni Nazionali di Cultura Cinematografica e ettem a repentaglio la loro stessa sopravvivenza, nei gruppi di lavoro si approfondiranno testi e spunti che, partendo dalla specifica ondizionec attuale di crisi, consentano di allargare lo sguardo sull’intero contesto sociale e culturale in cui i Circoli operano, per elaborare riflessioni e azioni di resistenza culturale e rilanciare l’attività dei Circoli. I lavori di gruppi saranno il punto di partenza per redigere un documento politico da presentare e proporre ad altre altre realtà culturali, a livello locale e nazionale, per l’individuazione di una strategia comune. 13.30 > pranzo; 15.00 > LAVORI DI GRUPPO 17.30 > pausa caffè; 18.00 > PROIEZIONE visione e discussione, secondo la metodologia praticata dai Circoli del Cinema, di un mediometraggio; 20.00 > cena; 21.30 > analisi metodologica della discussione del film;

DOMENICA 8 APRILE 2018

09.30 > LAVORI DI GRUPPO chiusura lavori di gruppo, relazioni dei gruppi di lavoro e discussione con la proposta di un documento politico; 11.15 > pausa caffè e check-out camere; 11.45 > CONGRESSO relazione Commissione Politica e fase congressuale; 13.15 > pranzo; 15.00 > relazioni dei gruppi di lavoro, discussione con la proposta di un documento politico e chiusura dei lavori.

www.ficc70.it [email protected] Diari di Cineclub è stato gentilmente invitato e sarà presente con suoi collaboratori

58 [email protected] Radio Onda Rossa: da Visionari a Tutta Scena Attorno alla metà di febbraio, gli amanti del cinema e del teatro della capitale, tra cui molti lettori di Diari di Cineclub, hanno ricevuto una di quelle comunicazioni che suscitano un dispiacere autentico. Federico Raponi annunciava infatti la sua intenzione di chiudere l'ormai storica col- laborazione con Radio Onda Rossa, per la quale curava ben tre trasmissioni: Visionari , Radioteatro e, in collaborazione con Ottavia Monicelli, Tracce di Cinema, dedicata alle colonne sonore dei film. L’intento dichiarato era quello di concentrarsi sul proprio blog, Tutta Scena. Fortunata- mente, forte è stata la pressione per farlo tornare sui suoi passi, tanto che, in tempi abbastanza brevi, Federico ha concordato con la redazione dell’emittente antagonista il mantenimento del proprio impegno radiofonico, seppure in forme nuove rispetto al passato. Insomma, una storia a lieto fine, che abbiamo voluto approcciare intervistandone il protagonista. Il quale, passando per un bilancio della propria peculiare esperienza radiofonica, fornisce diversi spunti su come muoversi a qualsiasi operatore culturale e critico che non voglia piegarsi alle ragioni del mercato, ri- tenendo ancora prioritaria la difesa e il rilancio dell’”espressione artistica indipendente”.

Partirei dal fatto che il parliamo di qualcosa come 400 tuo annuncio ha portato persone l’anno, con una netta con sé moltissime richie- prevalenza degli artisti indi- ste di ripensamento, den- pendenti, che i media ufficiali tro e fuori la Radio… tendono ad oscurare. Sì, mi sono pervenuti Visionari, peraltro, è una tra- molti attestati di sti- smissione che, rispetto alle ori- ma e ho potuto tocca- gini, è cambiata molto… Stefano Macera re con mano quanto le E’ vero, Visionari ha vissuto del- mie trasmissioni, nel corso degli anni, siano le trasformazioni significative. diventate un punto di riferimento. Numerosi Era partita come trasmissione ascoltatori hanno espresso il loro rincresci- di critici che esprimevano, in mento per questa mia decisione, mentre la re- modo articolato, la propria opi- dazione della Radio ha sottolineato l’impor- nione sui film. Ci sono passate tanza dei miei spazi sul cinema e sul teatro, anche persone che, pur nell’at- invitandomi a non rinunciarvi del tutto pur tuale perdita di peso della criti- “prendendomi i miei tempi”. ca cinematografica, hanno poi Per quale ragione volevi rinunciare alle trasmissio- assunto un certa visibilità. Col ni? tempo, però, si è passati a una C’era un evidente problema di stanchezza. formula diversa, che s’è rivelata Per lungo tempo ho svolto tre trasmissioni in di maggior impatto sugli spet- due giorni della settimana (martedì e giove- tatori. Gli interlocutori, in tra- dì): in totale 4 ore di programmazione più il smissione, sono quelli che i film tempo impiegato per gli spostamenti e quel- li realizzano: produttori, registi, attori ecc. Il Ma se permetti, in sede di bilancio della mia lo, ancor maggiore, necessario per preparare contributo critico, da parte mia, consiste so- esperienza, vorrei segnalare che le iniziative a gli appuntamenti con gli ospiti. Tengo però a prattutto nella scelta degli ospiti, che espri- sostegno della radio coinvolgono spesso arti- precisare che, da parte mia, non vi è mai stata mono specifiche poetiche e visioni del - cine sti con cui ho interagito io. Per esempio, quel- l’idea di un abbandono dell’attivismo sul fron- ma. Io non credo alla figura del critico la svoltasi al Nuovo Cinema Palazzo lo scorso te culturale. Da non molto tempo ho aperto “maestrino” che separa per sempre i film belli 13 gennaio, pochi giorni prima ch’io annun- un blog, Tutta Scena (tuttascena1.wordpress. da quelli brutti. E una trasmissione radiofoni- ciassi di voler terminare l’impegno radiofoni- com) che, nelle mie intenzioni iniziali, avreb- ca sul cinema deve anzitutto fornire a chi co, ha visto ben 13 interventi di compagnie e be dovuto prendere il posto dell’impegno ra- ascolta degli strumenti per costruirsi un pro- di attrici e attori che hanno risposto a una mia diofonico. Però, confrontandomi con la reda- prio senso critico, senza impartire direttive chiamata. zione di Onda Rossa, ho compreso che una culturali. In questo senso, ho anche imparato Tu sei stato anche giornalista e critico per quotidia- cosa non escludeva l’altra e vi era la possibilità ad andare a braccio, evitando le domande sec- ni che oggi non ci sono più, come Liberazione, orga- di utilizzare, in radio, le interviste audio lega- che e i tempi troppo serrati. Cerco di seguire il no di Rifondazione Comunista e Terra, di orienta- te a proiezioni e spettacoli realizzate per il discorso dei miei interlocutori e mi riallaccio mento ecologista. Che differenze hai riscontrato tra blog. Di conseguenza, le due trasmissioni che a quel che dicono. Così, chi si sintonizza può il lavoro per la carta stampata e quello radiofonico? ho deciso di mantenere, Visionari e Radiotea- farsi un’idea più precisa del loro progetto cul- Guarda, la differenza principale sta nel fatto tro, hanno cambiato nome, diventando ri- turale. Diciamo che, col tempo, Visionari è di- che in quel caso ero retribuito. Ma la mia atti- spettivamente Tutta Scena Cinema e Tutta Sce- ventata una trasmissione che si fa ascoltare di vità di giornalista cinematografico e teatrale na Teatro, e sono interamente in forma più perché, a sua volta, è capace di ascoltare i per i quotidiani si è sempre fondata su quanto registrata. Ma in ogni caso, nel passaggio dal- suoi ospiti. producevo in Radio. Nel senso che le intervi- la vecchia alla nuova formula, che comporta Visto che, più o meno, siamo in tema, mi piacerebbe ste pubblicate erano, alla fine, trascrizioni di una preziosa sinergia tra due media differen- sapere se hai avuto riscontri circa la capacità delle quelle realizzate per le trasmissioni. In fondo ti, non si è perso molto tempo. tue trasmissioni di far conoscere un cinema e un te- i piani si sono sovrapposti pure nella collabo- Anche per mettere meglio a fuoco quel che rischia- atro diversi da quelli dominanti… razione con il sito FilmUp (filmup.leonardo. vamo di perdere, da quanto tempo è che svolgevi Diciamo che, nel corso degli anni, gli operato- it): è vero, era la redazione a propormi di re- queste trasmissioni? ri del settore mi hanno riferito spesso di per- censire un film o di seguire una conferenza Visionari è nata nel 2000, Radioteatro la porto sone che sono andate a vedere uno spettacolo stampa, però il materiale realizzato per Visio- avanti dal 2008, mentre Tracce di Cinema ha vi- teatrale o un film perché ne avevano sentito nari rimaneva una base di partenza. sto la luce molto più recentemente, circa tre parlare su Radio Onda Rossa. La radio, certo, Dal tuo punto peculiare punto di osservazione, qua- anni fa. Se consideriamo solo Visionari, dob- ha sempre avuto un segnale disturbato, ma ri- le valutazione dai dello stato della critica teatrale e biamo dire che la mole di materiale prodotta è esce a raggiungere tante persone anche attra- cinematografica in Italia, sui quotidiani e non solo? notevole: negli ultimi anni, vi sono stati in verso l’ascolto in streaming sul sito. Io poi ho Sui quotidiani, in verità, la critica è finita o media tra i 7 e i 12 ospiti a puntata. Calcolando sempre pubblicato il podcast delle mie tra- quasi. Lo spazio riservato alle recensioni teatrali un’interruzione estiva di sole tre settimane, smissioni, agevolando ulteriormente l’ascolto. segue a pag. successiva 59 n. 60

segue da pag. precedente altri canali, come il web. Per riaffermare Poetiche è minimo, quello dedicato al cinema è mag- il valore sociale della visione collettiva giore ma privilegia nettamente quei film che di un film occorrono proposte nuove. A si suppone possano avere grandi incassi o su- Roma, l’Apollo 11, di cui da tempo seguo e Dietro una donna scitare un po’ di dibattito mondano. Per le documento l’attività, offre spesso proiezioni opere più audaci e innovative, rimangono a alla presenza degli autori o, in ogni caso, disposizione poche righe: un andazzo che date-evento in cui la visione di un’opera si lega spinge alcuni critici alla pigrizia mentale. Al- a mostre cinematografiche e alla presentazione tri, consapevoli del fatto che, sui quotidiani, di un libro. Indicazioni utili le offre pure non si possa esprimere molto di ciò che si l’esperienza dei ragazzi del Cinema America: pensa, cercano di impe- gnarsi pure in direzioni diverse, inventandosi la- boratori per la compren- sione del linguaggio ci- nematografico, aprendo https://tuttascena1.wordpress.com/ blog dove poter parlare più liberamente del cinema che si ama o, infi- le proiezioni all’Arena di San Cosimato sono ne, collaborando alla realizzazione dei festi- state un fatto culturalmente e socialmente val. In ogni caso, rimane un problema, a mon- rilevante. E personalmente apprezzo molto te: anche se avesse un orientamento più il fatto che la loro gestione della Sala Troisi avanzato, la carta stampata sarebbe comun- rimandi a un progetto di centro culturale que in ritirata. Coloro che acquistano un quo- polivalente. Questa mi pare la vera via da tidiano sono ormai una minoranza, l’informa- zione e il dibattito si svolgono prevalentemente sul web. Ossia in un luogo virtuale dov’è salta- to ogni criterio qualitativo: tutti scrivono di tutto e moltissimi si ergono a giudici della qualità di un film o di uno spettacolo teatrale senza avere nessuna capacità analitica. In questa situazione caotica, le voci dei più pre- parati, che poi sono quelli che cercano di solle- citare riflessioni invece che emettere senten- ze, perdono visibilità. Se oggi ci fosse un critico dello spessore di Tullio Kezich, su cui Spostato su col gomito un lievito di nebbia, anch’io mi sono formato, faticherebbe non Colava biacca da una fiasca nera Apollo 11: Via Nino Bixio, 80 /A, 00185 Roma RM poco ad emergere e ad acquisire autorevolez- E a briglia sciolta nel cielo Esquilino Telefono: 06 700 3901 za. Canuto e greve caracollava fra le nuvole. Queste considerazioni, purtroppo, mi trovano d’ac- seguire per le sale classiche, che possono Nel fuso rame di case stagnate cordo. Però, certo, oggi di un rilancio della critica tornare ad essere un punto di riferimento, nei A stento si contengono i trèmiti delle vie, cinematografica ci sarebbe davvero bisogno… territori in cui si trovano, solo offrendo una Stuzzicati da un rosso mantello di lussuria, Una rinascita della critica sarebbe utile so- pluralità di strumenti culturali. La domanda I fumi diramavano le corna dentro il cielo. prattutto per sostenere lo sforzo dei nuovi au- di una cultura non mercificata, d’altra parte, Cosce-vulcani sotto il ghiaccio delle vesti, tori. Oggi, a ben vedere, è diventato più facile è ancora molto forte, soprattutto in certi Messi di seni mature già per il raccolto. realizzare un film, perché con le tecnologie di- settori giovanili. Pensa alla mobilitazione Dai marciapiedi con ammicchi malandrini gitali, le spese per produrlo si sono ridotte. Ma che si è verificata attorno alla Libreria Zalib, Frecce spuntate insorsero gelose. il problema, considerato il modo in cui fun- in via della Gatta, nel centro storico di Roma: Stormo che a un colpo di tacco ziona la distribuzione, è farlo vedere. L’attua- sfrattata dalla proprietà ha ricevuto il sostegno Si levi a volo nel cielo le prevalere dei Multiplex non coincide con di tanti studenti, che s’erano pure impegnati Preghiere di altezze presero al laccio Iddio: un’offerta cinematografica più variegata, in una raccolta di fondi. L’epilogo non è stato Con sorrisi da topi lo spennarono bensì con l’imperversare dei film di cassetta. positivo ma la battaglia è stata comunque E beffarde lo trassero per la fessura d’una soglia. Per ovviare a questa situazione, ci si sta indu- rivelatrice di energie insospettabili. L’Oriente in un vicolo le scorse, striando con soluzioni nuove, per esempio Dunque, nonostante tutto, possiamo concludere Più in alto risospinse la smorfia del cielo portando i lavori degli indipendenti in alcune questa conversazione con una nota d’ottimismo… E il sole dalla nera borsa strappato fuori sale attraverso piattaforme con cui si vendo- Sì. Ovviamente io cerco sempre di muovere da Pestò con cattiveria le costole del tetto. no i biglietti e che danno al pubblico la possi- quel punto di vista realistico che ho maturato bilità di scegliere i film che vuole vedere. In nel corso degli anni. Questo però non ha nulla a provincia, dove questi esperimenti sono me- che vedere con un atteggiamento rinunciatario no diffusi, sono spesso ancora vitali i circoli o connotato da un esagerato pessimismo. A mio del cinema. Si tratta di sacche di resistenza avviso, l’espressione artistica indipendente che, nei casi migliori, sottraggono alcune ope- continuerà ad esistere, perché connessa ad re all’invisibilità. esigenze reali. Spinte giovanili come quella Ecco, hai appena toccato un punto assai rilevante: che ti ho appena descritto mi sembrano l’affermazione dei Multiplex. Che hanno anche sottratto un’ottima base da cui partire. terreno alle sale cinematografiche classiche, luoghi di socialità e di una diversa fruizione del cinema… Per quanto concerne la crisi delle sale “tradizionali”, il punto è che il pubblico è sempre meno, perché la fruizione dei film avviene soprattutto attraverso Stefano Macera Vladimir Vladimirovic Majakovskij 60 [email protected] Sardegna e Colombia unite nel segno del cinema E’ successo all’XI edizione di “terre di confine” filmfestival svolto a marzo nel cuore dell’isola. Il più importante focus mai realizzato sulla cinematografia colombiana in un festival italiano Nel cuore della Sarde- modo diverso, da un passato e da un’attua- gna esiste un evento lità piuttosto dura da superare, da esorciz- che, nel segno del ci- zare e raccontare. Per i sudamericani c’è il nema, unisce l’isola tema della guerra. Per i sardi una rinascita con altri luoghi in ap- industriale fallimentare, cassintegrazioni, parenza molto lonta- basi militari ed emigrazione. Ma ci sono ni. Luoghi dove una anche comunanze positive, come gli effetti cinematografia emer- proficui delle rispettive Leggi sul cinema, gente traccia interes- nate entrambe sulla spinta dei lavoratori santi percorsi spesso del settore dopo i primi anni Duemila. Salvatore Taras poco conosciuti. È il Grazie a esse il comparto di entrambe le re- “terre di confine -fil altà vive un periodo fecondo, riuscendo Marco Antonio Pani con Felipe Aljure (foto di Salvatore Taras) mfestival”, importante evento culturale orga- sempre più di frequente a partecipare an- nizzato dall’Associazione “Su disterru” onlus, che ai grandi festival internazionali. Tra gli documentario. L’iniziativa è stata archiviata una rassegna che in questi anni si è ritagliata ospiti colombiani, il pubblico di Solarussa ha ad Asuni con un bilancio che ripaga ampia- un ruolo di primissimo piano nel settore cine- accolto calorosamente Jaime Manrique, diret- mente il grande impegno messo in campo da- matografico isolano, aprendo interessanti tore del festival “Bogoshorts” di Bogotà e im- gli organizzatori, per una kermesse già affer- portante distributore di cortometraggi nel mata che continua a macinare un successo paese latino, e quindi il regista Carlos Tribiño dietro l’altro. «L’auspicio per il futuro è che il Mamby con il suo El silencio del rio, Premio per “terre di confine” possa crescere ancora di più il miglior film colombiano al Cartagena Ficci. senza cambiare lo stile – ha affermato Pani – Protagonista delle giornate asunesi, assieme uno stile che non pretende di creare un evento a Tribiño, è stato invece il noto regista Felipe gigantesco e pieno di glamour, ma di portare Aljure, che ha presentato per la prima volta percorsi di confronto con realtà come l’Irlan- in Italia il suo capolavoro Tres escapularios. da, la Finlandia, Cuba, il Kurdistan, i Balcani, Aljure, promotore della Legge cinema del l’Africa, l’Argentina e la Romania, solo per ci- suo Paese, ha evidenziato le similitudini tarne alcune. La kermesse, giunta all’XI edi- culturali tra Colombia e Sardegna, sottoli- zione, nel mese di marzo ha accolto la Colom- neando l’importanza di avere una norma- bia come nuovo paese ospite, segnando un tiva adeguata sul cinema per dare slancio legame profondo tra le due comunità. Sono al settore e riuscire a dare voce a una cine- state due settimane indimenticabili, durante matografia autonoma, fondamentale per le quali è stato proposto il più importante ap- porre un argine al colonialismo culturale. profondimento a tema mai visto in un festival Ma il “terre di confine” ha offerto tanti altri in Italia. La rassegna si è svolta tra Oristano, spunti di riflessione, a partire dall’inaugura-“El Silencio del Rio” di Carlos Tribino Cagliari e Sassari, per entrare nel vivo nelle zione dell’8 marzo con un omaggio alla festa invece il cinema sardo e quello poco conosciu- due tappe principali tra il pittoresco centro di della donna: un incontro tutto al femminile to di altre “terre di confine”, come la Colom- Solarussa e l’incantevole paese di Asuni, dove coordinato dall’attrice Antonella Puddu, al bia, con i loro protagonisti, a contatto con il tutto ha preso il via nel lontano 2004. Tanta quale hanno partecipato registe, sceneggiatri- pubblico, invitandolo a spostarsi in piccole carne al fuoco: otto giornate di proiezioni per ci, casting-manager e produttrici provenienti comunità della Sardegna come Asuni e Sola- quarantanove film in totale, quindici ospiti dalla Sardegna. Durante il confronto è tra registi e produttori sardi e internazionali, emersa la complessità di un mestiere diffi- incontri a tema, laboratori, concerti e tavole cile quanto emozionante, e la straordina- rotonde. Tema principale, “il fiume e l’acqua rietà del lato umano che si instaura all’in- come luoghi di confine capaci di dividere e terno di una troupe durante le riprese. È unire popoli e terre”. Il programma è stato stata anche evidenziata la capacità multi- presentato il 2 marzo alla Cineteca Sarda di tasking delle donne, segno di un talento Cagliari dal regista Marco Antonio Pani nell’i- naturale nell’adeguarsi alle diverse esigen- nedita veste di direttore artistico, dal sindaco ze. Grande attenzione è stata rivolta anche di Solarussa, Mario Tendas e dal presidente alla tavola rotonda sull’alta formazione, al- dell’associazione “Su Disterru”, Sandro Sarai. la quale hanno preso parte Antioco Floris «La scommessa è stata quella di realizzare un per l’Università di Cagliari, Davide Bini e “Los colores de la montaña” di Carlos César Arbeláez calendario molto intenso, con tanti appunta- Lorenzo Hendel per l’Accademia delle belle menti variegati che comprendessero sia pro- arti, César Cardona Cano e Alejandro Alzate russa, dove il festival si svolge, per vedere del iezioni che incontri sul cinema, dando agli Giraldo per l’Universidad de Medellin, Danie- buon cinema ma anche per scoprire dei terri- spettatori una miriade di possibilità di scelta le Maggioni e alcuni affermati registi sardi co- tori bellissimi, con la loro gente e con le loro – ha spiegato Marco Antonio Pani –. Il timore me Enrico Pau e Salvatore Mereu. Gli esperti specificità artistiche, naturalistiche, archeolo- era che questo avrebbe potuto creare degli hanno affrontato il tema della qualità e la ne- giche, culturali e gastronomiche. Un luogo di spazi vuoti, ma il pubblico ci ha dato ragione cessità della formazione, ma anche i limiti per incontro che avvicini le culture e le persone rispondendo sempre molto bene. Siamo mol- l’ingresso reale nella professione che, nel campo nel nome del cinema». to soddisfatti». Da quanto si è visto, Colombia del cinema è davvero difficile, anche se possibilità e Sardegna appaiono accomunate, seppur in inaspettate sembrano giungere dal genere Salvatore Taras 61 n. 60 L’uovo del serpente Chiunque compia il minimo sforzo, può vedere cosa ci riserva il futuro; è come l’uovo di un serpente: attraverso la membrana si riesce a discernere il rettile perfet- tamente formato. (Ingmar Bergman, L’uovo del serpente, USA/BRD, 1977)

Che cos’è il fascismo? chiaro riferimento alla vedova Mussolini, uni- soprattutto in spregio al ruolo di promozione Bella domanda! Desti- ca persona vivente fra quelle a cui il film allu- non solo dei saperi disciplinari, ma della co- nata a rimanere senza deva. Di questi giorni è invece la decisione scienza civile, della scuola, l’unica agenzia for- risposta, almeno una della Suprema Corte di Cassazione di non mativa in grado nelle società complesse come risposta intelligente. considerare reato il saluto fascista: non è rea- le nostre di svolgere questo compito; impossi- Non esiste risposta to se il suo intento è solo commemorativo e bile per i genitori, dovere deontologico per gli secca; tutt’al più una non violento!!! Sarebbe da considerarsi una li- insegnanti di ogni ordine e grado. Se, e quan- lunga congerie quasi bera manifestazione del pensiero! Non un at- do, i giovani maggiorenni, portatori di diritto infinita di domande e tentato all’ordine democratico. Lo stabilisce la compiuto, dovessero lamentare della politica risposte più o meno Cassazione con una sentenza di assoluzione quanto c’è da lamentare, riflettano sul fatto Antonio Loru stupide. La realtà è un per due neo-fascisti che a un raduno di Fratel- che non hanno esercitato il diritto-dovere di processo dinamico: li d’Italia a Milano, nel 2014, avevano salutato voto, e dunque, per pudore, stiano zitti; ché dici gatto e quello esce dal sacco e non è più lo alzando il braccio destro, com’è nella tradizio- hanno ritenuto della massima importanza fa- stesso che un attimo prima vi era entrato. Una ne fascista. La democrazia si alimenta di co- re un viaggio che avrebbero potuto anticipare risposta banale può darla la ragazzetta/o fre- scienza civica, il serpente fascista prospera o posticipare di un giorno o due, di una setti- schi di presuntuosa maturità liceale: dicesi fa- nell’ignoranza, la viltà, la rinuncia alla parte- mana o un mese, non necessariamente nel scismo quel periodo storico che va dal 30 10 1922 al cipazione in prima persona al voto, per esem- giorno in cui si sceglie chi per 5 anni deciderà 25 07 1943, bla bla. Il fascismo è una categoria pio. Ovviamente è interesse del sistema che il le nuove regole del lavoro, i Jobs Act, che la scuola dello spirito, il climax del brodo di cultura della minor numero possibile di aventi il diritto va- deve essere Buona; se dobbiamo seguire i capi stupidità; la ruffianeria, la mediocrità, il qua- da a votare: le difficoltà create ad supremi dell’imperialismo ameri- lunquismo, l’armiamoci e partite comunque arte, ‘ndi bogat is ogus a unu tzurpu’, cano; presidenti petrolieri padri e sempre gli altri, la voglia di bastone, il disinte- (toglie gli occhi a uno zorbo) non figli, il primo di colore nella loro resse, di fatto connivenza, fino al limite del di- sono proprio quello che serve per storia, l’attuale palazzinaro Tru- sprezzo della libertà, quella vera, che non è invogliare all’esercizio democrati- mp, nelle loro politiche di domi- mai senza la giustizia; è minorità dello spirito, co un popolo stanco, confuso, nio del mondo, e altre piccolezze. bisogno di essere comandati, rinuncia all’au- spesso gabbato, a volte scippato Pare che anche qualche insegnan- dacia del pensiero critico, al ragionamento, del risultato elettorale: gli esiti de- te manchi all’appello del voto, con alla presa di coscienza personale, all’azione gli ultimi referendum, quelli sulle gli studenti viaggiano in genere comune. Incapacità di vedere nelle condizioni province, quello sul riassetto co- alcuni di loro, addirittura orga- personali, nel qui e ora la manifestazione finita stituzionale, li abbiamo già scor- nizzerebbero questi viaggi, in dell’infinita processionalità storica, nel parti- dati? Da una parte i governi dello concomitanza con l’inutile e stan- colare una casellina del puzzle universale. È Stato italiano, promuovono il voto co rituale della chiamata alle ur- delega, rinuncia a crescere, bisogno dell’uomo degli italiani all’estero, cioè di per- ne. Chi non esercita il diritto di solo al comando, del padre-padrone spirituale sone che vivono in un altro Paese, pagano le scelta in prima persona, può fare finta di per tutta la vita. Il fascista è un mediocre vi- tasse in un altro Paese, sono cittadini di un al- niente e consolarsi dicendo: io però quelli non gliacco, violento coi deboli, con gli ultimi, i tro Paese, che però, hai visto ma vinciamo un al- li ho votati, il giorno andavo per diporto. Se dannati della Terra; debole, vigliacco e ruffia- tro campionato mondiale di calcio, hanno conser- un poco di pudore è rimasto, stia zitto! Con gli no coi forti; mai forte. Oggi i deboli sono gli vato anche la cittadinanza italiana: insomma altri e con se stesso. In chiusura un invito, sot- emigrati, i ragazzi anche laureati, gli operai, il Paese che nega lo Ius Soli, conserva i Diritti tovoce, a interessarci davvero del futuro dei no- le donne dipendenti sotto il costante ricatto del Sangue (Augh!) e nega il diritto di voto e di stri figli e nipoti, a tornare a parlare con loro di dei Jobs Act, la grande riforma del governo Ren- cittadinanza a (ex)-stranieri che vivono in Ita- politica, la scienza della ricerca della felicità zi, che rende facilissimo il licenziamento sen- lia da decenni, che lavorano e pagano le tasse pubblica, come l’ottimo Aristotele la definiva, za giusta causa, in cambio dell’elemosina di sul lavoro e sul consumo in Italia, che manda- l’arte del buon vivere su questa Terra, non in un paio di mensilità; gli studenti irreggimen- no i loro figli nelle scuole italiane. E nega di un’altra improbabilissima vita in inesistenti e tati nella pessima Buona Scuola. I forti sono fatto il diritto di voto ai giovani, che per moti- vaneggiati paradisi per i buoni o inferni per i gli imperialisti americani, che in Sardegna, vi di studio o di lavoro si trovano all’estero, o malandrini. A voce invece alta e chiara l’invito a solo per fare un esempio, detengono i nostri nel nostro caso di sardi, anche in continente, prendere molto sul serio il lavoro delle persone terreni migliori per farvi i loro macabri giochi ché per poter rientrare nei paesi dove sono a cui affidiamo il compito della formazione del- di guerra, arricchendoli delle scorie velenose iscritti nelle liste elettorali, a esercitare il di- la coscienza civica e dell’autocoscienza civile di minerali impoveriti, impoverendo noi e ar- ritto di voto, devono spendere, A/R, anche 400 dei nostri giovani, compito fondamentale, irri- ricchendo i fabbricanti di armi, gli industriali euro. In sintonia coi nostri politici appaiono nunciabile della scuola. Dato per scontato, ma della morte. I militari americani e NATO do- gli studenti dell’ultimo anno delle scuole su- sempre da verificare, che il corpo docente sia vremmo cacciare dalle nostre terre, e ripren- periori che (guarda caso) sono in viaggio d’i- competente nelle discipline che insegna, in derne fiero possesso. Il fascismo in Italia non è struzione in Italia o all’estero nel giorno in cui ogni caso accedere alle informazioni oggi non mai finito. Due soli esempi: il Minculpop del sono chiamati alle urne, per la loro prima volta! è un problema: come trasformarle in cittadi- Ventennio, emanò la seguente disposizione: Possiamo ben dire che l’invito di Bettino Cra- nanza attiva è il vero compito della scuola, e de- Ignorare la pellicola propagandistica dell’ebreo xi, di qualche anno fa, di andare al mare inve- gli insegnanti, oggi come ieri, come sempre. Chaplin e anche la riedizione di The Great Dicta- ce che a votare ha fatto scuola, e a seconda del Disertare e far disertare la partecipazione alle tor del 1961: a vent’anni quasi di distanza dalla periodo dell’anno, del clima, delle condizioni urne, la più importante che si tiene in un Paese caduta del fascismo e del duce, in piena età meteo invece che al mare, in montagna, in gi- che si vuole democratico, le elezioni politiche, democratica, anzi democristiana, rimase a ro per città d’arte nostrane o straniere, piutto- non è andare esattamente in questa direzione. lungo in censura! Vennero tagliate le sequen- sto che alle urne a esercitare il laico diritto-do- ze in cui appariva la moglie di Napaloni, vere di voto. Alla faccia della democrazia e Antonio Loru 62 [email protected] Omaggio al Cinema Russo Karen G. Shakhnazarov …tra musica, storia e letteratura

In Sardegna ad Oristano il giorno 6 Aprile, in occasione dell’apertura del corso di formazio- ne/congresso del centro regionale della FICC – Federazione Italiana dei Circoli del Cinema, sarà proiettato il primo dei 10 film di una retrospettiva cinematografica del regista russo di origine armena Karen Shakhnazarov, dal 1998 Direttore Generale della prestigiosa Casa di Produzione moscovita Mosfilm. La rassegna, che ha come Media Partner anche questa rivista, è organizzata dalla FICC nazionale e dal Centro Russo in Sardegna con la collaborazione tra gli altri della Società Umanitaria - Cineteca Sarda di Cagliari e della Regione Autonoma del- la Sardegna. Il film che aprirà la rassegna, Jazzmen‘ ’ (1983), sarà presentato dalla responsabi- le del Centro Russo in Sardegna Galina Francis-Smith. La presenza a Cagliari di Karen Sha- khnazarov è programmata per il 19 Maggio, in occasione della presentazione del suo ultimo lavoro del 2017, Anna Karenina.

Retrospettiva itinerante d’Autore

A cura di Centro Russo in Sardegna | F.I.C.C. – Federazione Italiana dei Circoli del Cinema | Mosfilm - Casa di Produzione

In collaborazione con Regione Autonoma della Sardegna |Centro Regionale F.I.C.C. Sardegna | Società Umanitaria – Cineteca Sarda di Cagliari Fondazione Film Commission Sardegna | Cinema Odissea Cagliari – Centro di Cultura Cinematografica Associazione Culturale L’Alambicco | Associazione La macchina cinema (F.I.C.C.) | Circolo Hermaea (F.I.C.C.) ERSU - Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario di Cagliari CELCAM - Centro per l’educazione ai linguaggi del cinema, audiovisivi e multimedialità

Media Partner

Ingresso libero Programma Inaugurazione rassegna Oristano / Hotel Mistral via XX Settembre 34 - Corso Regionale Ficc Sardegna Introduce la dott.ssa Galina Francis-Smith del Centro Russo in Sardegna - Venerdì 6 aprile, ore 21 / Proiezione del film Jazzmen (1983) 89’

Cagliari / Cineteca Sarda viale Trieste 126 - Martedi 10 aprile, ore 20.30 / Proiezione del film Winter Evening in Gagry (1985) 90’ Giovedi 12 aprile, ore 20.30 / Proiezione del filmCourier (1986) 88’

Cagliari-Pirri / Hermaea (FICC) via Santa Maria Chiara 24 - Giovedi 19 aprile, ore 20.30 / Proiezione del filmZero City (1988) 97’

Cagliari / Cineteca Sarda viale Trieste 126 Martedi 24 aprile, ore 20.30 / Proiezione del filmThe Assassin of the Tsar (1991) 98’

Cagliari-Pirri / Hermaea (FICC) via Santa Maria Chiara 24 Giovedi 26 aprile, ore 20.30 / Proiezione del filmAmerican Daughter (1995) 93’ Giovedi 3 maggio, ore 20.30 / Proiezione del film The RiderNamed Death (2004) 106’

Cagliari / Cineteca Sarda viale Trieste 126 - Martedi 8 maggio, ore 20.30 / Proiezione e discussione del film Reparto n. 6 (2009) 83’ Martedi 15 maggio, ore 20.30 / Proiezione e discussione del filmWhite Tiger (2012) 104’

EVENTO CON L’AUTORE Cagliari / Cinema Odissea viale Trieste 84 - Sabato 19 maggio, ore 18 / Il regista Karen G. Shakhnazarov incontra il pubblico a seguire la proiezione del filmAnna Karenina (2017) 98’ Tutte le proiezioni verranno introdotte e seguite dal dibattito

www.ficc.it 63 n. 60 La casa sul mare di Robert Guédiguian L’universo del regista a pezzi. Da quel momento in poi è come se sono immagini tratte da Ki lo sa (1985), terzo francese Robert Guéd- tutto dovesse ricominciare, è come se un inte- lungometraggio di Guédiguian. L’operazione iguian è facilmente ro mondo entrasse in crisi obbligando tutti a di recupero di immagini del passato per inte- identificabile. Le - im svolgere un esercizio di revisione della pro- grarle nel presente, ci avvisa che il passaggio magini del quartiere pria vita, come se fosse necessario riesamina- tra finzione e realtà è retroattivo e non smette di l’Estaque, situato al- re in toto la realtà per mostrarne le rovine e le di incombere in un film in cui le domande la periferia di Marsi- sue contraddizioni. L’infarto obbliga a far riu- fondamentali sono più numerose delle rispo- glia, si ricollegano con nire la famiglia, Angela (Ariane Ascaride), la ste. Guédiguian e i suoi personaggi tornano a quelle vecchie atmo- figliola prodiga che aveva lasciato la casa e che casa ma con la consapevolezza che non è più sfere del sud di un cer- non era più ritornata, Armand (Gérard Meylan), possibile tornare all’innocenza di un’altra to cinema francese – che invece non ha mai lasciato il piccolo posto epoca. Il tempo erode tutto. Come si può di- Àngel Quintana tipo quelle presenti e che si è occupato degli affari di famiglia, e ventare giusti in una famiglia che il tempo ha nel filmToni (1934) prodotto da Marcel Pagnol Joseph (Jean Pierre Darroussin), che cerca di lasciato indietro? È possibile continuare a lot- e girato da Jean Renoir, tanto per intenderci -, recuperare la sua gioventù perduta vivendo tare quando molti dei sogni della gioventù so- che fanno respirare un’atmosfera mediterra- con una giovane ragazza. I tre attori sono no svaniti? L’infarto subito dal padre serve nea. In questa piccola realtà troviamo tutta sempre stati i personaggi del miglior cinema perché i suoi figli provino a recuperare il suo una serie di personaggi che si passato, si interroghino sulle sforzano di rimanere coeren- cose perse, sul significato che ti con se stessi e i loro principi, la sua vita ha avuto. C’è un nella ricerca di un equilibrio chiaro desiderio in La casa sul tra il loro senso di giustizia so- mare di fare una sorta di in- ciale e i tempi difficili segnati ventario sul passato, per ca- dalla globalizzazione, i quali pire meglio il perché di alcuni mettono a dura prova le vec- elementi vitali che resistono. chie ideologie ereditate da Per rispondere alle domande una sinistra che languisce. non solo è necessario indaga- Nei migliori film di Guédig- re nella famiglia, ma anche uian, prendendo Marius e Jea- tra i loro vicini, i giovani che nette (1998) come esempio lavorano nella baia o i nuovi principale, la relazione tra visitatori della zona. In un l’ambiente e i personaggi si momento chiave del film, la cristallizza in una sorta di te- famiglia dovrà affrontare la nerezza tra le persone e le co- realtà sociale della nuova Eu- se che li circondano. Una te- ropa del XXI secolo, dopo l’ar- nerezza che sembra riportarci rivo di un gruppo di bambini a una certa idea di solidarietà migranti in cerca di rifugio. Il laica. Alcune volte, quando il Mediterraneo non è solo lo regista abbandona questo mon- spazio delle antiche tradizioni do, l’impressione appare diver- perdute, ma anche un ponte sa come se qualcosa si perdesse. marino tra diverse civiltà. Il La casa sul mare - La villa - è il ven- presente politico arriva ovun- tesimo film di Guédiguian ed è que e richiede persino il coin- un piccolo miracolo. Da un lato, volgimento di quel piccolo è un film che opera come un la- mondo che non può sfuggire voro di sintesi di trentasette an- alle contraddizioni del suo ni di cinema, dall’altro sviluppa tempo. L’esigenza di un riesa- uno sguardo crepuscolare at- me non riguarda solo i prota- torno a un piccolo mondo che gonisti del film, ma è presen- ancora resiste, ma che assume te nelle domande dello stesso le sfide del futuro con grande Guédiguian. La casa sul mare difficoltà. È un lavoro sincero, funziona molto bene come girato con semplicità, con pochi ulteriore riflessione legata al mezzi ma con un chiaro senso percorso intrapreso da tutta di verità poetica. I primi mo- la sua filmografia, ma vale menti de La casa sul mare ci mo- anche come una dimostra- strano un vecchio che guarda zione palpabile delle preoc- dal balcone della sua casa ver- cupazioni presenti in un re- so l’orizzonte marino. La casa si trova in una di Guédiguian. Nel corso degli anni essi non gista di sinistra di fronte alle problematicità piccola insenatura mediterranea, al centro hanno smesso di scambiare i ruoli, di mostra- del presente. Una casa sul mare nasce dai dubbi della quale è presente un piccolo porto per la re qualcosa di loro che è impossibile cancella- e dalle difficoltà. Per affrontarli, il regista sen- pesca. Nel piano inferiore c’è un ristorante re. In uno dei momenti più belli del film deLa te il bisogno di ritornare nell’ambito della fa- specializzato in cucina di pesce che sopravvi- casa sul mare, Guédiguian recupera un’imma- miglia per riesaminare tutto, respingendo ve attaccato ad una certa tradizione e nella gine della loro gioventù. Gli attori vivono un ogni nostalgia che possa annidarsi intorno parte superiore si vede un acquedotto con dei altro tempo ma rimangono tutti nello stesso agli eterni paradisi perduti. binari ferroviari. Il vecchio scompare dalla posto. Nella fiction l’immagine appartiene a scena vittima di un attacco di cuore e da allo- un ricordo di quando tutti erano felici e ascol- Àngel Quintana ra, simbolicamente, qualcosa inizia ad andare tavano insieme I want you di Bob Dylan. In realtà traduzione dal catalano di Marco Asunis 64 [email protected] Détournement di Massimo Pellegrinotti |Marzo 2018 65 n. 60 Ruolo del cinema di quartiere e il Comitato per la riapertura del Cinema Galaxy a Roma Il Comitato intervista Flavio Mangione, presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma Nasce a Primavalle nell’autunno 2017, in seguito alla chiusura di una storica sala di quartiere: il Galaxy, già Cinema Niagara. Col tempo amplia il suo raggio d’azione e – in alleanza con altre realtà politiche e sociali del territorio – inizia ad interessarsi della carenza di servizi culturali che caratterizza la periferia nord-ovest della capitale.

Flavio Mangione, presidente dell’Ordine degli architettonici”, è parte integrante della ripre- Architetti di Roma, era presente al Convegno sa di un serio discorso sulla città. sul destino delle sale cinematografiche svolto- Nel periodo tra le due guerre mondiali, la città si il 17 novembre nella Biblioteca Comunale non era lasciata a uno sviluppo spontaneo e Franco Basaglia (su questo evento, vedi Diari caotico, bensì veniva pensata, seppure dall’al- di Cineclub n. 56). Il suo discorso sul ruolo dei to. Subito dopo la Liberazione dal nazi-fasci- cinema di quartiere ci è sembrato di notevole smo la riflessione è proseguita su altre basi, interesse, così come le sue osservazioni sulla legandosi a tentativi di trasformazione demo- capacità della settima arte di leggere lo svilup- cratica. Nei decenni successivi, però, questo po urbano. In quanto Comitato ci siamo ri- modo di rapportarsi agli insiemi urbani è pro- promessi di contattarlo di nuovo, così da svi- gressivamente venuto meno. Lentamente s’è scerare quei temi, assai rilevanti per la nostra insinuata la crisi delle certezze, tanto di quelle Flavio Mangione, presidente ordine degli architetti di battaglia. Così abbiamo realizzato questa in- autoritarie quanto di quelle “emancipatrici” Roma tervista, che si è svolta in uno dei più straordi- dell’immediato dopoguerra. Il vuoto di “pen- nari edifici dell’Esquilino: l’ex Acquario- Ro siero urbanistico che si è determinato, è stato e, risultando attraversato da una vena di ni- mano, progettato negli anni ‘80 del XIX secolo riempito da pratiche speculative che hanno chilismo, si sottraeva alla mentalità consola- da Ettore Bernich e attuale sede della Casa prodotto quartieri amorfi, sostanzialmente toria allora dominante nella cultura cattolica dell’Architettura. privi d’identità. Oggi, bisogna tornare a pen- come in quella di sinistra... In ogni caso, Per cominciare, potresti illustrare i motivi per cui sare la città: il che vuol dire creare le condizio- quest’opera innovativa ha indicato una via sei interessato alla battaglia contro la chiusura del- ni affinché i quartieri tornino ad essere dei espressiva che oggi sarebbe etichettata come le sale cinematografiche… luoghi veramente vissuti. Per “fare comunità” multimediale o transmediale, evidenziando la Intanto va detto che molte sale testimoniano è indispensabile localizzare con precisione le necessità di un dialogo del cinema con le altre efficacemente il gusto architettonico del pro- fabbriche architettoniche caratterizzanti: e arti, anch’esse da ripensare in profondità. prio tempo, rimandando a storie rivelatrici. Si qui parliamo sia del Municipio e della Chiesa Visto che sei entrato nel merito delle tue predilezio- pensi al Cinema-Teatro Corso (poi Etoile) in che dei Cinema. ni cinematografiche... sappiamo che, alla Casa Piazza di San Lorenzo in Lucina, in cui oggi A parte il loro contributo alla creazione di una di- dell’Architettura state pensando ad un ciclo di pro- viene esposto il catalogo di Louis Vitton. Negli mensione comunitaria, cosa pensi del possibile ruo- iezioni… anni del primo conflitto mondiale, venne con- lo culturale dei cinema di quartiere? Sì, l’Ordine degli architetti di Roma ha deciso cepito da Marcello Piacentini secondo gli sti- La sala cinematografica, in un territorio, è al di mettere in cantiere, dal 21 giugno a ottobre, lemi delle più avanzate correnti artistiche tempo stesso un luogo d’incontro e un presi- una rassegna su cinema e architettura, incen- continentali, come la Secessione viennese, ma dio di cultura. Certo, come s’è detto ancora al trata in particolare su Roma. Le opere da la Municipalità rifiutò quel linguaggio troppo Convegno da voi organizzato, perché le sale prendere in considerazione sono tantissime e moderno, costringendo il celebre architetto a adempiano ora a questa funzione, occorre ri- arrivano sino ai giorni nostri: si pensi, ad modificare il progetto secondo canoni più tra- pensarle. Rendendole dei centri culturali dal esempio, a Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabrie- dizionali e a spese proprie. E’ forse a causa di carattere complessivo, che non si limitino più le Mainetti, nel cinema di finzione e a Sacro questo episodio che in Piacentini, ch’era un alle proiezioni, ma dove si propongano anche Gra di Gianfranco Rosi, nell’ambito del docu- architetto di grande talento, nacque l’osses- mostre, performance teatrali, reading ecc. In- mentario. Se poi torniamo indietro, diciamo sione per la ricerca di uno “stile nazionale”, somma, lo spazio interno delle sale va ridefi- agli anni ’50, constatiamo la grande capacità che più tardi sfociò in quel monumentalismo nito in funzione dello svolgimento di tutte del cinema di misurarsi con precisi fenomeni che gli valse il favore del regime fascista. queste attività, coordinate secondo un pro- sociali: mi viene in mente, tra i tanti titoli, Il Quindi, Piacentini fu indotto ad allontanarsi dalle getto culturale forte. Ma, se mi permettete, io tetto di Vittorio De Sica, che affronta benissi- avanguardie europee a causa del conservatorismo penso che questa riflessione non sia scissa da mo il tema dell’edilizia spontanea, legata alle delle istituzioni cittadine… quella sulla direzione che può intraprendere esigenze primarie dei più poveri. Considerata Sì, a mio avviso le cose sono andate così. Ma a la settima arte, a mio avviso anticipata da al- la vastità del materiale a disposizione, sulla parte la vicenda di Piacentini, va detto che cune opere “aperte” e di rottura realizzate sul rassegna ci stiamo ragionando parecchio. E l’architettura che si espresse nella fase totali- finire degli anni ‘60... pensiamo di fare rete, coinvolgendo nella sua taria oggi può esser considerata, al di là dell’i- Puoi fare qualche esempio? realizzazione anche altri soggetti. Del resto, deologia ad essa sottesa, come un elemento Direi in particolare Nostra signora dei Turchi di siamo sempre rimasti colpiti dall’attività svol- che conferisce profondità storica al tessuto Carmelo Bene, che è qualcosa di straordina- ta, qui all’Esquilino, dall’Apollo 11. Una realtà urbano in cui si inserisce. Mi viene in mente rio. Intanto è un lavoro di difficile inquadra- che propone opere cinematografiche di gran- la facciata del Cinema Aquila, basata sui prin- mento: un film che, facendo della performan- de valore e oscurate dal mercato, riuscendo a cipi di semplificazione del linguaggio classico ce attoriale un veicolo di libertà, propone una suscitare attorno ad esse interessanti mo- propri del movimento Novecento: di sicuro si “narrazione cortocircuitata”, come la definiva menti di discussione. E’ quello che intendiamo tratta di un elemento che contribuisce a defi- l’autore, capace di scuotere le certezze del fare pure noi e se, come auspichiamo, la rete si nire l’identità del quartiere. pubblico... All’epoca ricevette un’accoglienza crea veramente, le proiezioni potrebbero pure Queste considerazioni ci ricordano che tu, al Con- calorosa oltralpe e fu oggetto di un rifiuto iste- essere itineranti, svolgendosi non solo qui alla vegno di novembre, hai collocato la riflessione sulle rico in Italia, dove addirittura vennero dan- Casa dell’Architettura, ma anche in altre parti sale in una precisa ottica urbanistica… neggiati gli arredi di alcune delle sale che lo della città. A mio avviso, la riflessione su questi “oggetti proiettavano. Forse era troppo d’avanguardia Comitato per la riapertura del Cinema Galaxy 66 [email protected] Zerovskij. Solo per amore Ovvero Tutti gli zeri del mondo Istrionico, intelligen- che non fa parte del pacchetto. “La mia inten- può essere anche un frecciarossa ma io prefe- te, ironico, fuori dal zione è solo quella di illuminare le involuzioni risco quelli che si fanno tutte le fermate”. A coro, Renato Zero tra- della società...Zerovskij non vuole concedere chi gli chiede quali progetti ha per il futuro ri- volge il pubblico dei facili lasciapassare ma illuminare la platea sul sponde che Renato “nun s’accanna” e che vuo- giornalisti presenti al- fatto che più di qualcosa di sbagliato e perico- le i suoi spazi, tanto è vero che lascia intendere la Casa del Cinema per loso sta accadendo intorno a noi. Per essere che con Vincenzo Incenzo sta già preparando l’anteprima del suo liberi occorre essere sinceri con se stessi, non il seguito del film. Ma poi quando una giorna- spettacolo-film Zero- abusare di false identità come fanno i politici. lista dell’Ansa incalza per saperne di più ri- vskij. Solo per amo- Zerovskij è un personaggio fisiologicamente sponde che prima occorre valutare come an- Paola Dei re, un lavoro corale anarchico, che intende dare voce a chi vive drà questo progetto e non si sbilancia oltre, che mette in scena le nell’ombra e chi è onesto con se stesso, perso- anzi precisa:”La mia era solo una battuta. Non evoluzioni-involuzioni dell’essere umano at- ne che dovrebbero essere incoronate solo per si fanno le nozze con i fichi secchi. Certo vor- traverso le personificazioni di Amore, Odio, il loro coraggio di esistere”. Questo ci fa tor- rei ancora che Renato Zero si occupasse delle Tempo, Morte e Vita, che si alternano sulla nare al film quando una voce irrompe fuori vicende umane.” Renato, poeta colto e raffina- scena esprimendo il loro punto di vista. Insie- campo ed annuncia la morte della cultura, to e borgataro de Roma che unisce ombre e lu- me a loro si presentano anche curiosi perso- mentre Amore è confinato in una sedia a ro- ci, colto e popolare, sacro e profano in manie- naggi come un figlio di nessuno chiamato En- telle. Odio invece, in piedi, declama a gran vo- ra del tutto originale e unica, come tiene a ne Enne e la coppia formata da Adamo ed ce la sua esistenza. “Scrivere su questi perso- mettere in evidenza anche il paroliere Vin- Eva. Lo spettacolo è ambientato in un’impro- naggi non mi è sembrato facilissimo all’inizio, cenzo Incenzo che racconta: “Doveva venir babile stazione ferroviaria di- fuori l’odore della vita, quello retta dal misterioso Zerovskij. delle periferie, degli autobus “Ho avuto il coraggio di tentare che tornano vuoti la notte, del- una carta rivoluzionaria, ho le case popolari; ci tenevamo messo a frutto tutte le esperien- ad abbracciare la dignità degli ze che ho fatto in teatro, da Hair ultimi”. Nella versione per il ci- a Orfeo 9 di Tito Schipa Jr.”Il nema realizzata da Gaetano film, ideato, scritto e diretto Morbioli, sono state necessa- dallo stesso Renato Zero e frut- riamente sacrificate delle parti, to del compendio di 11 tappe di ma in compenso ne sono state un Tour che ha avuto il suo eso- aggiunte altre - aggiunge In- do all’Arena di Verona, ha coin- cenzo. “Ora, tanti dettagli nar- volto oltre 60 orchestrali diretti rativi, tante caratterizzazioni, dal Maestro Renato Serio, 30 impossibili a seguirsi simulta- coristi, 12 ballerini e diversi at- neamente dal vivo consideran- tori, “una compagine di profes- do distanze e postazioni, ver- sionisti di altissimo livello-ci di- ranno alla luce in maniera ce Renato Fiacchini, alias netta grazie al grande schermo Renato Zero- è stato il tour me- e ad un’attenta regia video”. no fruttuoso, ho guadagnato Hanno partecipato al progetto giusto una birra e un panino, anche Pino Insegno nella voce ma ne è valsa la pena e abbiamo di Dio e Gigi Proietti nei panni dimostrato che se si vuole la di un mendicante che vuol far- qualità, bisogna lasciare qual- si saltare in aria. Le domande cosa sul piatto”. L’opera, un dei giornalisti presenti in sala grande spettacolo che racchiu- sono curiose, incalzanti, a tratti de musical e Teatro, realtà e divertenti, una giornalista mar- fantasia, sacro e profano, sarà chigiana gli ricorda le sue ori- proiettato nelle sale cinemato- gini marchigiane da parte di grafiche nei giorni 19, 20 e 21 marzo, prodotto poi ho trovato un escamotage e ho pensato.... padre, lui risponde ironico ricordando che il da Tattica e distribuito da Lucky Red: “Voleva- come ragionerebbe la morte di fronte a que- padre aveva origini in quella regione ma che mo sfuggire dai soliti schemi e dalle solite for- sta evoluzione-involuzione...così poi è stato lui è nato in Via Ripetta, nel centro di Roma. E me della canzone, dal compiacimento e dalla per tutti gli altri personaggi....Mettere l’amo- quando la giornalista gli dice che potrebbero compiacenza di consegnare al pubblico dei re su una sedia a rotelle mi è sembrato un atto essere parenti risponde:”Può essere.so che..in fedelissimi, come dei semplici appassiona- di grande umiltà. L’amore che tutti temono, è casa mia tromb...... tanto”. La conferenza ti, sempre le solite cose. Penso a canzoni co- uno debole, fragile, non cerca nessuno. Dob- stampa si conclude ma le ultime parole non me Il cielo e Triangolo, non se ne poteva più, biamo essere noi che andiamo a cercarlo”.A potevano che essere un inno alla libertà. “So- stavolta bisognava dargli qualcosa di più e in proposito delle stazioni dell’improbabile tre- no contento di essere ancora libero di decide- questo modo la musica esce così da certi ob- no Zero sostiene:”Ci sono delle stazioni che re per la mia vita artistica e personale. Non bligati confini, dalla prospettiva di sentirsi re- non mi autorizzano nemmeno più la fermata, voglio ostacoli al mio passaggio: voglio arriva- legata nello spazio di pochi asfittici minuti”. Il nel senso che io sono uno a cui piace soprat- re alla gente fragrante, sincero e con la vitalità cantautore, regista e sceneggiatore che alla tutto ribadire. Quando si viaggia non bisogna di questi 67 anni. Io credo che tutto dipenda Casa del Cinema era accompagnato da Vin- avere la negligenza di dire che in un posto sia- dalla volontà. Se hai voglia di sperimentare, cenzo Incenzo, co-sceneggiatore, coinvolge e mo già stati o che una persona l’abbiamo già vi- non devi stare a sentire le pressioni del mer- convince e a chi gli chiede perché fra i perso- sta. Io ho bisogno invece ogni tanto di riabbeve- cato e le tendenze”. naggi non ha inserito la speranza risponde rarmi da quelle fontane....-e aggiunge- il treno Paola Dei 67 n. 60 Diari di Cineclub | YouTube www.youtube.com/diaridicineclub Ultimi programmi caricati sul canale Diari di Cineclub di YouTube mese di marzo. Inizia a seguire i nostri programmi video. Iscriviti, è gratuito Il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di Nicola De Carlo La documentarista Ce- sceneggiatori Barbaro, Fassinetti e Chia- cilia Mangini intervi- rini, l’operatore Carlo Mentuori. Pavolini stata da Giovanni Flo- dalla tribuna, lapide sul muro ; i premiati ris a Dimartedì ricevono i riconoscimenti, la platea si alza, L’intervista a Cecilia saluto fascista ; Mangini, la prima do- Mino Argentieri cumentarista donna Mostra del Nuovo Cinema - Pesaro, giu- nell’Italia del dopo- gno 1968 Nicola De Carlo guerra https://youtu.be/pfaoctHQlGE https://youtu.be/6li- ​ Girato muto realizzato dalla casa di pro- p3lT8Ppk duzione Unitelefilm a Pesaro, in occasio- Umberto Barbaro ne della IV Mostra del Nuovo Cinema, Venezia: VIII Mostra Internazionale del Cinema. svoltasi dall’1 al 9 giugno 1968. Le immagi- https://youtu.be/gJfO-SBGAOc ni documentano una discussione in assem- Premio Zavattini, rilasciate da importanti La settimana Incom 00073 del 29/08/1947 blea, alla presenza, tra gli altri, di Valentino personalità del cinema italiano. Biennale 1947 Descrizione sequenze:Vimina- Orsini, Pio Baldelli, Mino Argentieri, Lino Roberto Perpignani: il lascito di Zavattini le: intervista della Incom all’on. Andreotti ; di- Miccichè, Julio García Espinosa, Ugo Pirro, https://youtu.be/I9fjuQ1PQRg scorso di Andreotti sulle prospettive del cine- Luciano Malaspina, Francesco Maselli, Fran- Roberto Perpignani, uno dei più grandi mon- ma italiano e sulla riapertura di Cinecittà ; co Solinas, Diego Fiumani, Gianni Amico, tatori italiani (più volte vincitore del Premio Andreotti con la consorte ed altre personalità Ugo Gregoretti, Ennio Lorenzini, Adriano David di Donatello, ha lavorato tra gli altri con all’aereoporto di Venezia scende dall’aereo ; Aprà, Giuseppe Marco Bellocchio, Aggeo Sa- Amelio, Bellocchio, Bertolucci, i Taviani) rac- gli ospiti trasportati su un motoscafo ; piazza violi, Paolo e Vittorio Taviani, Cesare Zavatti- conta nella sua breve intervista il senso che ha S. Marco con manifesti della mostra ; Palazzo ni, Pier Paolo Pasolini. Si segnala, ad un certo per lui l’iniziativa lanciata dall’Aamod. ducale: sala di proiezione della mostra ; baci- punto, l’inquadratura di un cartello con la Luigi Perelli: una grande occasione no di San Marco ; sale della mostra interna- scritta: “Archivio storico audiovisivo del movi- https://youtu.be/0uGgHv_q9ec zionale della tecnica cinematografica ; primi mento operaio” Luigi Perelli, che ha al suo attivo una lunga piani di macchine da ripresa ; plastico di Ci- Premio Zavattini carriera nel cinema e nella televisione (tra i necittà ; riprese di vari ospiti della mostra del Presentazione del Premio Zavattini suoi più grandi successi, la regia di diverse cinema ; serata di inaugurazione: entrata de- https://youtu.be/0BEBnD2YJms stagioni de La piovra), sottolinea nella sua in- gli ospiti ; il console generale sovietico Grisel- Sintesi audiovisiva della Presentazione del tervista come il Premio Zavattini rappresenti ni ; il regista russo Alexandroff con la moglie, Premio Zavattini tenutasi a Roma presso l’A- una preziosa occasione per realizzare i propri l’attrice Orlova ; Umberto Barbaro in compa- pollo 11 il 13 Settembre 2016. Al Premio Cesare progetti. gnia di due signore ; Pietrangeli e Calvino ; Zavattini possono concorrere, attraverso un Antonietta De Lillo: inventare gli sguardi l’attore francese Marcel Marceau ; Andreotti bando pubblico, giovani filmmaker professio- https://youtu.be/Qp9muZn6IvQ con Barattolo si reca nei teatri Scalera alla nisti e non, di qualsiasi nazionalità, di età Antonietta De Lillo, autrice di film di finzione Giudecca ; interno di una chiesa alla Giudec- compresa tra i 18 e i 35 anni: basta presentare (come Una casa in bilico, 1985; Il resto di nien- ca: riprese del film di Cocteau Ruy Blas ; Jean il progetto di un film documentario, della du- te, 2004), di documentari e di pionieristiche Cocteau e Jean Marais ; rata massima di 15 minuti, che preveda l’uti- esperienze italiane di film partecipati (come Venezia - Cronaca della X Mostra del cinema - lizzazione del materiale d’archivio visionabile Oggi insieme, domani anche, 2015), nella sua L’arrivo del Ministro Goebbels sul canale Youtube dell’Aamod. Tra i progetti intervista invita i partecipanti al Premio Za- https://youtu.be/SmTcbdF3_3A pervenuti, una commissione composta da vattini a inventare gli sguardi che sappiano Giornale Luce C0177 del 08/09/1941 professionisti del cinema ne selezionerà pri- raccontare il presente utilizzando e confron- Descrizione sequenze:l’arrivo alla stazione di ma sei, che verranno ammessi a un seminario tandosi con gli sguardi filmici depositati nel un treno ; dal treno scende Goebbels, accolto di sviluppo, e poi sceglierà i tre finalisti che materiale d’archivio. da autorità militari e dal ministro Pavolini ; la avranno maturato i requisiti per fruire gratu- Premio ZAVATTINI 2017 stazione decorata di bandiere italiane e nazi- itamente, con licenza Creative Commons, del https://youtu.be/wliUyjBZ1pc ste ; una bambina porge dei fiori a goebbels ; materiale d’archivio e dei servizi di supporto Il promo raccoglie l’esperienza della prima soldati schierati nel cortile della stazione, il per la loro realizzazione (in produzione e edizione del Premio Zavattini UnArchive per passaggio delle autorità ; la popolazione ap- post-produzione), oltre a ricevere il premio di promuoverne la seconda il cui bando resterà plaude Goebbels, ospitato in un motoscafo ; 2.000 euro ciascuno. La scadenza per la con- aperto dal 20 marzo al 20 maggio. Goebbels scende dal motoscafo, Venezia vista segna dei progetti è il 15 Ottobre, per maggio- Il Premio Zavattini secondo Paolo Isaja dal motoscafo ; cartelloni cinematografici in ri informazioni: [email protected] - www.pre- https://youtu.be/xqESSFT7u1Y piazza San marco ; I ministri attraversano le miozavattini.it Il premio Zavattini secondo Gianfranco Pannone sale della mostra, ; sala colma di soldati, i sol- Il Premio Zavattini secondo Marco Bertozzi https://youtu.be/1VnBxNgaF2M dati si alzano in piedi all’ingresso delle autori- https://youtu.be/Nt1annyqG60 Gianfranco Pannone è garante della Fonda- tà ; il Duca di Genova si affaccia dalla galleria, Marco Bertozzi, garante della Fondazione AA- zione AAMOD, regista, saggista, autore, socio i marinai in sala applaudono ; nella sala mag- MOD, filmmaker, storico del cinema e docen- fondatore di Doc/It, insegna Cinema docu- giore del ridotto la consegna dei premi nazio- te di Cinema documentario e sperimentale mentario al Dams dell’Università degli studi nali della cinematografia per l’anno XX. Tra i all’Università IUAV di Venezia, inaugura una Roma Tre e regia al Centro Sperimentale di premiati Mario Camerini, Carlo Ninchi, gli serie di interviste audiovisive a sostegno del Cinematografia di Roma e dell’Aquila. 68 [email protected] Teatro “Cessi pubblici” di Guo Shixing e arriva in Italia il teatro cinese Se i cinesi sono nelle 1995 attraverso la descrizione minuziosa, con città italiane una pre- gli occhi della figura nodale per la vita di que- senza sempre più ri- sti luoghi, il custode, di tre giornate. La vita corrente, aprendo at- nella Pechino di quegli anni viene ripercorsa tività commerciali e in maniera impietosa, dalla rivoluzione cultu- ristorative un po’ ovun- rale al grande decollo economico in soli tre que, con l’avamposto di giorni uno nel 1975, uno nel 1985, uno, infine, Milano che nella zona nel 1995. Gli elementi che richiamano il conte- Paolo Sarpi ospita la sto cinese sono i fusti di bambù, utilizzati per seconda comunità ci- le funzioni più varie, i cappelli dell’esercito ci- Giuseppe Barbanti nese in Europa (la pri- nese dei primi anni Settanta e le marionette ma è quella parigina) tradizionali: non mancano riferimenti simbo- per numero di residenti, radicata ormai da listici come le porte che diventano ombrelli e cinque generazioni, non altrettanto si può di- molto ridimensionata, rispetto al contesto de- re per la cultura di quel Paese. Grazie a Sergio scritto da Guo Shixing, è la ricostruzione Basso, laureato in Lingue e letterature Orien- dell’ambiente con la voluta esclusione di ogni tali all’Università Ca’ Foscari e attivo come ci- riferimento greve, cui pur il testo potenzial- neasta in Cina da oltre vent’anni, con l’allesti- mente ben si prestava. Tutto diviene metafo- mento di “Cessi pubblici” di Guo Shixing, uno ra del passare del tempo, da un giorno all’altro dei più grandi autori di teatro cinesi tuttora vediamo gli sviluppi della vicenda umana di in attività, ha preso il via un progetto per dif- carrieristi e arrampicatori sociali. Alla fin fine fondere in Italia la conoscenza della dramma- l’individualismo arrivista vive la sua epopea turgia di quel Paese, allestita da una compa- nello spettacolo ideato da Sergio Basso: Il te- gnia indipendente, Teatraz. “Spesso si ha sto, già di suo complesso, articolato e mosso paura della Cina: un Paese troppo lontano da su più piani, ha nella cifra del grottesco la sua noi. Nell’affrontare la messa in scena di “Cessi più potente chiave di lettura. “Abbiamo messo pubblici” mi son chiesto come fosse possibile in scena il primo episodio della trilogia. Fra i far percepire al pubblico italiano la quotidia- nostri programmi futuri c’è l’allestimento del di diffusione della drammaturgia cinese in nità della vita cinese” spiega Basso, che dopo il secondo episodio per proseguire nel progetto Italia che abbiamo avviato con la produzione debutto poco più di un anno fa al di Teatraz del tutto indipendente Teatro dei Filodrammatici di Mi- e coraggiosa, proprio perché pri- lano del testo di Guo Shixing, lo va di sostegno pubblico – prose- ha portato recentemente a Vene- gue il regista curatore della tra- zia e Genova, mentre a Napoli ar- duzione e adattamento del testo riverà nel prossimo autunno. “Mi Sergio Basso - L’esperienza di sono reso conto che era arrivata questa ripresa di “Cessi pubblici” l’ora di finirla con l’esotismo, con ci ha confermato l’attenzione e il la Cina da museo e come, invece, seguito di cui gode un repertorio fosse necessario concentrarsi sui come questo, del tutto sconosciu- contenuti di quella cultura da far to in Occidente, presso le giovani conoscere agli italiani attraverso generazioni, penso in particolare l’allestimento del testo, cosa han- agli studenti universitari e delle no da dire ad esempio gli scrittori superiori che hanno affollato le di teatro cinesi. Ciò che del resto repliche mattutine al Teatro della da sempre accade quando una Tosse di Genova. Tralasciando la compagnia italiana si misura con questione aperta e spinosa dei ci- un testo francese o americano. nesi di generazioni successive al- Francamente non si capisce per- la prima che attraverso allesti- ché l’approccio debba essere di- menti come il nostro potrebbero verso con i testi di un paese orien- avere il primo contatto con le loro tale”. Il testo di Guo Shixing radici, al di fuori del contesto fa- ambienta una complicata vicen- miliare”. Sono bravi interpreti da in un luogo che fino agli anni dello spettacolo un nucleo di gio- Settanta in Cina aveva la stressa vani attori formato da Lidia Ca- valenza sociale dei caffè: nei “ces- stella, Cristina Castigliola, Fede- si pubblici”, infatti, ci si conosce- rico Dilirio, Eva Martucci, va e si intrattenevano relazioni, Francesco Meola, Elena Nico, vivendo momenti di “libertà col- Mathieu Pastore, Alessandra Rai- lettiva”. L’impianto della costru- chi e Lucia Messina, pure assi- zione drammaturgica consente stente alla regia. un excursus a volo d’uccello sui cambiamenti vissuti nella realtà quotidiana della Cina della se- conda metà del ‘900 nell’arco dei vent’anni che vanno dal 1975 al Giuseppe Barbanti 69 n. 60 Quell’attimo.... Il momento più bello del bacio secondo me è quando vedi il suo viso che si avvicina al tuo e capisci che stai per essere baciata. Quell’attimo...quell’attimo prima è una cosa stupenda. dal film “Ritratto di signora” di Jane Campion

“Da qui all’eternità” From Here to Eternity (1953) di Fred Zinnemann, con Burt “Lassù qualcuno mi ama” Somebody Up There Likes Me (1956) di Robert Wise, Lancaster e Deborah Kerr con Paul Newman e Anna Maria Pierangeli

“Colazione da Tiffany” Breakfast at Tiffany’s (1961) di Blake Edwards, con Audrey “Crisantemi per un delitto” (1964) di René Clément, Alain Delon e Jane Fonda. Hepburn e George Peppard

70 [email protected] Incontro a breve a Roma tra l’arte e il cinema L’associazione MetaMorfosi e il progetto “Arterama” Il progetto di Arterama, recuperato la leggibilità dell’opera e consenti- Leonardo da Vinci nei Musei Capitolini e la promosso dall’Associa- to le conoscenze sui materiali e sulle tecniche mostra sulle incisioni di Piranesi a Palazzo zione Culturale Meta- esecutive dell’artista, utili a identificare poi le Braschi. Come può svilupparsi ulteriormente Morfosi, intende pro- cause stesse del degrado delle opere. L’ultima questo progetto? L’idea base è fondata sulla porre nel cuore della collaborazione, in ordine di tempo, è stata con nuova sfida dei prossimi anni, quella dell’edu- città di Roma un gran- il prestigioso Istituto TeCIP della Scuola tainment museale, cioè dell’intrattenimento de spazio culturale che, Sant’Anna di Pisa, Centro di Eccellenza del Mi- educativo, divertendosi attraverso una oppor- accanto a grandi mo- nistero dell’Università e della Ricerca Scientifi- tunità di crescita e di nuove conoscenze cultu- stre – dall’archeologia ca e Tecnologica fondato nel 2001, che rappre- rali. La collaborazione con l’Istituto Tecip sarà al Rinascimento, dal anche per il futuro il fulcro centrale per la rea- Piero Pani barocco al contempo- lizzazione di spazi arricchiti da una realtà vir- raneo – possa offrire ai tuale, nella quale i visitatori potranno godere visitatori, alle scuole e più in generale al pub- grazie alle tecnologie più avanzate la fruizio- blico, le bellezze artistiche del passato, in mo- ne di contenuti multimediali “immersivi”. do originale attraverso l’incontro tra le grandi All’interno del progetto di Arterama, i visitato- esposizioni d’arte e il cinema. Il nome stesso, ri potranno così fruire di diversi sistemi di vi- Arterama, richiama la tecnologia del Cinerama, sualizzazione dell’arte, i quali costituiranno un sistema che rivoluzionò il modo di vivere il nel loro insieme una sorta di percorso musea- cinema e che fu brevettato nel 1946. La tecnica le virtuale coinvolgente collegato tematica- riguardava un modo multiplo e complesso di mente alla esposizione in corso. Quindi il per- fare le riprese e poi proiettarle sullo schermo, corso e il progetto varieranno nel tempo a inducendo lo spettatore a calarsi pienamente seconda della proposta culturale tematica nell’azione cinematografica. Così Arterama si presentata, che comprenderà sempre opere propone, in questo modo, di vivere in modo originali dell’autore o delle correnti culturali nuovo l’Arte, proponendo al pubblico espe- collegate. Queste caratteristiche saranno in rienze sensoriali e percettive più avanzate tra- grado di dare al progetto anche un forte valo- mite le tecnologie 3D. L’Associazione Cultura- re sociale. La diffusione più ampia della cultu- le MetaMorfosi, promotrice dell’iniziativa, ha ra tramite le nuove tecnologie è in grado di av- iniziato a svolgere la propria attività nel giu- vicinare più facilmente alla storia dell’arte e gno del 2009, con l'obiettivo di promuovere della cultura del nostro Paese settori della po- l’Arte e la Cultura italiane attraverso l’orga- polazione con diverso divario culturale o tec- nizzazione di grandi mostre ed eventi cultu- nologico. E’ perciò questo un progetto forte- rali sul territorio nazionale ed estero. L’inten- “Resurrezione di Lazzaro” è un dipinto di Caravaggio, mente orientato per le scuole e i giovani, che to dichiarato è quello di raggiungere un in olio su tela, realizzato nel 1609. L’opera è conservata potranno considerare Arterama una sorta di pubblico sempre più ampio, in particolare al Museo Regionale di Messina. Raffigura l’episodio grande spazio educativo, interessante e coin- quello giovanile su cui trasmettere importanti del Vangelo di Giovanni, 11, 1-44. volgente per l’apprendimento e che può esse- conoscenze culturali del passato. In questi an- re utilizzato nell’ambito formativo fuori dalla ni ciò è stato possibile grazie a una serie di senta una realtà affermata a livello propria scuola. Come in tutti i musei di ulti- partnership prestigiose del mondo dell’arte in internazionale sulle nuovissime tecnologie ma generazione, Arterama offrirà ai visitatori Italia, i cui tesori MetaMorfosi ha contribuito a servizi digitalizzati, a incomin- diffondere. Valgano come esempi la partner- ciare dal bookshop di nuova ge- ship esclusiva con la Fondazione Casa Buonarro- nerazione, capace di contenere ti, in forza della quale MetaMorfosi risulta con- proposte culturali di tutti i cessionaria unica del patrimonio artistico di player del settore (libri, prodotti Michelangelo Buonarroti posseduto dalla digitali, merchandising museali e Fondazione, con più di milleottocento fogli beni di consumo), legando la loro autografi di Michelangelo; così è quella col immagine esclusivamente alla Museo Civico di Bassano del Grappa, che pos- promozione dell’arte. La prospet- siede e custodisce una straordinaria collezio- tiva per il futuro è quella di crea- ne di disegni e opere grafiche del più grande re un’autentica “vetrina” inter- maestro del Neoclassicismo italiano, Antonio nazionale per l’Italia, dell’arte e Canova. Attraverso questi fondamentali colle- dell’innovazione, del bello e del- gamenti, MetaMorfosi in questi dieci anni ha la creatività, che sarà a breve potuto realizzare importantissimi eventi cul- aperta con un progetto culturale turali: da decine di Mostre in Italia e all’Estero “Codice del volo” di Leonardo Da Vinci tematico di prestigio e grande (in Europa, America e Asia) a progetti per la interesse per tutto il pubblico. valorizzazione e la tutela del patrimonio cul- della comunicazione, dell’informazione e del- turale (artistico, ma anche bibliotecario) del la percezione. In particolare, la sua mission Pietro Pani nostro paese, tra cui spicca il finanziamento comprende la ricerca su ambienti virtuali e i del restauro di uno dei più grandi capolavori sistemi robotici di interfaccia per lo studio di Caravaggio: La Resurrezione di Lazzaro. Un della interazione uomo-macchina e della per- Collaboratore dell’Associazione MetaMorfosi e referente a intervento durato otto mesi, eseguito dall’I- cezione umana. Grazie a questa particolare Roma del progetto Arterama. Cagliaritano, Laureato in SCR (Istituto Superiore per la Conservazione partnership, MetaMorfosi ha potuto realizzare Beni Culturali e dello Spettacolo. Esperienze maturate in e Restauro, struttura del MIBACT) in accordo l'apparato didattico multimediale 2D e 3D campo politico e sociale; operatore culturale nell’ambito con il Museo Regionale di Messina, che ha dell'importante mostra del Codice sul Volo di della editoria e della promozione del libro e della lettura. 71 n. 60

Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (XV) La Rai Tv, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della tv commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La Tv è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la Tv dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni.

“...Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione... “ (Profezia avverata)

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Flavio Insinna Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammucari Mara Venier Mara Maionchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 72 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappa’s Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Rocco Siffredi Iva Zanicchi

Emilio Fede Valeria Marini Alba Parietti Vladimir Luxuria Paola Perego

Morgan Marco Castoldi Flavio Briatore Antonino Cannavacciuolo Alda D’Eusanio Alessandro Sallustri

D. Parenzo e G. Cruciani Lele Mora Maurizio Belpietro Federica Panicucci Patrizia De Blank & f.

Vittorio Feltri Mario Adinolfi Piero Chiambretti Loredana Lecciso Costantino della Gherardesca Dalla TV Italiana con qualche imbarazzo

73 n. 60

Omaggio Mamma Roma (1962) di PierPaolo Pasolini Mamma Roma: Quando se semo sposati eravamo Mamma Roma: Perché la madre era ‘na strozzina, e er venti persone … Semo iti in chiesa uno alla volta, il primo padre un ladrone. è partito alle nove, e l’ultimo a mezzogiorno … Partivamo Pittorretto: Perché allora la madre era ‘na strozzina, e staccati dieci minuti uno dall’altro per nun dà nell’occhio er padre un ladrone? … Perché mi’ marito era ricercato da la Polizia … Come se Mamma Roma: Perché er padre della madre era un semo sposati nun ha fatto in tempo a dì de sì, che le guar- boja e la madre della madre ‘n’ accattona, e la madre del die l’hanno preso …So’ rimasta lì, sull’altare, vergine! padre ‘na ruffiana, e er padre der padre ‘na spia! Pittorretto: Il brutto era se rimanevi sverginata come Pittorretto: Dio liberaci dal male! Rosina! Mamma Roma: Tutti morti de fame! Ecco perché! Mamma Roma: E sai perché mi’ marito, er padre de Certo se ciavevano i mezzi, erano tutte persone Ettore, era un farabutto disgraziato? per bene! E allora de chi è la colpa? La responsab- Pittorretto: Boh, so’ cavoli sua! bilità?”

Diari di Cineclub Periodico indipendente di cultura e informazione www.cinemafedic.it www.cinecircoloromano.it cinematografica www.moviementu.it www.davimedia.unisa.it XXIV Premio Domenico Meccoli ‘ScriverediCinema’ www.giornaledellisola.it www.radiovenere.com/diari-di-cineclub Magazine on-line di cinema 2015 www.passaggidautore.it www.teatrodellebambole.it/co E’ presente sulle principali piattaforme social www.cineclubalphaville.it www.perseocentroartivisive.com/eventi ISSN 2431 - 6739 www.consequenze.org www.romafilmcorto.it Responsabile Angelo Tantaro www.educinema.it www.piccolocineclubtirreno.it Via dei Fulvi 47 – 00174 Roma [email protected] www.cinematerritorio.wordpress.com www.greenwichdessai.it www.centofiori.de www.cineforumorione.it www.sentieriselvaggi.it www.laboratorio28.it www.circolozavattini.it www.cinergiamatera.it www.facebook.com/diaridicineclub www.calamariunion.it Comitato di Consulenza e Rappresen- www.facebook.com/diaridicineclub/groups www.cineconcordia.it/wordpress tanza www.officinavialibera.it www.parrocchiamaterecclesiae.it Cecilia Mangini, Giulia Zoppi, Luciana Castelli- www.ilpareredellingegnere.it www.manguarecultural.org na, Enzo Natta, Citto Maselli, Marco Asunis www.AAMOD.it/links www.infoficc.wordpress.com www.gravinacittaaperta.it www.plataformacinesud.wordpress.com a questo numero hanno collaborato in redazione www.hermaea.eu/it/chi-siamo Maria Caprasecca, Nando Scanu www.ilclub35mm.com www.tottusinpari.blog.tiscali.it il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di www.suburbanacollegno.it Nicola De Carlo www.anac-autori.it www.alexian.it Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.asinc.it www.corosfigulinas.it www.cineclubroma.it www.usnexpo.it www.cineclubpiacenza.it La testata è stata realizzata da Alessandro Scillitani www.officinakreativa.org www.vocinellombra.com/diari-di-cineclub Grafica e impaginazione Angelo Tantaro www.monserratoteca.it www.crcposse.org La responsabilità dei testi è imputabile esclusiva- www.prolocosangiovannivaldarno.it www.cineclubinternazionale.eu mente agli autori. www.cineclubgenova.net www.sababbaiolaarrubia.blogspot.it I nostri fondi neri: www.cinemanchio.it www.quartaradio.it Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono vo- www.cineclubclaudiozambelli.org www.centroesteticolacrisalidesassari.it lontari. www.bandapart.altervista.org/diari-di-cineclub www.losquinchos.it Il costo è zero e viene distribuito gratuitamente. www.laspeziashortmovie.wordpress.com Manda una mail a [email protected] www.associazionearc.eu www.laspeziaoggi.it per richiedere l’abbonamento gratuito on line. idruidi.wordpress.com www.bibliotecaviterbo.it www.upeurope.com Edicole virtuali www.cinalmese35.com www.domusromavacanze.it (elenco aggiornato a questo numero) www.cinenapolidiritti.it www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com dove poter leggere e/o scaricare il file in formato PDF www.unicaradio.it/wp www.rivegauche-artecinema.info www.cinelatinotrieste.org www.cineclubromafedic.it www.isco-ferrara.com www.suonalaancorasam.wordpress.com www.cineclubroma.it www.lerimesse.it www.cosedaintolleranti.it www.ficc.it www.bookciakmagazine.it www.russiaprivet.org/ita www.cinit.it www.bibliotecadelcinema.it www.fedic.it www.cagliarifilmfestival.it www.cineclubsassari.com www.retecinemaindipendente.wordpress.com www-pane-rose.it www.cineforum-fic.com www.umanitaria.ci.it www.senzafrontiereonlus.it blog.libero.it/Apuliacinema www.hotelmistral2oristano.it www.ilquadraro.it www.ilgremiodeisardi.org www.cgsweb.it www.gruppofarfa.org www.sardiniafilmfestival.it www.amicidellamente.org www.babelfilmfestival.com www.carboniafilmfest.org www.lacinetecasarda.it www.focusardegna.com www.retecinemabasilicata.it/blog www.teoremacinema.com 74