[email protected] La Passione Di Cristo Nella Storia Del
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_ n.3 Anno VII N. 60 | Aprile 2018 | ISSN 2431 - 6739 4 Marzo 2018: La passione di Cristo nella storia del cinema le ragioni di una Dai primi tempi della sua storia, il cinema si è interessato alla figura e alle vicende di Gesù Cri- disfatta sto: dalle riprese filmate delle prime Sacre Rappresentazioni alChristus di Giulio Antamoro, dal Giuda di Febo Mari a Il Re dei Re per quanto riguarda il muto; in epoca sonora, dal Vangelo secondo Alla domanda del con- Matteo di Pier Paolo Pasolini (considerato dalla Chiesa il miglior film sulla figura di Cristo) a Il duttore televisivo Gio- Messia di Roberto Rossellini, dai grandi kolossal epico-storici di produzione hollywoodiana al vanni Floris che le Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli, da L’ultima Tentazione di Cristo di Martin Scorsese a The Pas- chiedeva quale fosse sion di Mel Gibson, e tanti altri, fino al recentissimoMaria Maddalena di Garth Davis. In occasio- stato l’errore più grave ne della Pasqua, ecco un excursus di carattere storico sulla figura e l’immagine di Cristo nella commesso da Matteo storia del cinema, dalle origini ai giorni nostri Renzi (intervista che Diari di Cineclub ri- Fin dalla sua nascita e, un Cristo che cambia fisionomia secondo la lo- propone interamente a via via, nel corso del ro sensibilità individuale e secondo i tempi, Marco Asunis pag. 68 vedi sul suo ca- tempo, fino ad oggi, il dallo stile bizantino all’arte Romanica e Gotica, nale YouTube), la sec- cinema si è sempre ac- dal Rinascimento al Barocco, e così via via fino ca risposta di Cecilia Mangini - micidiale come costato alla figura di ai giorni nostri, in un percorso che si svolge pa- un proiettile - è stata: “Perché solo uno?”. La Cristo, anche perché - rallelamente alla storia dell’arte tout-court. L’im- straordinaria combattiva documentarista e foto- come ha avuto occa- magine più autentica di Cristo, però, dovrebbe grafa palesava così, con questa provocatoria ri- sione di affermare il essere quella che risulta indelebilmente im- sposta, il senso di un autentico disastro politico. Nino Genovese regista Damiano Da- pressa nel suo sudario, in quella Santa Sindo- E rimarcava con ciò tanti e tali deleteri errori miani - «è difficile im- ne, oggetto di tanti studi e ricerche da parte di che avevano portato alla disgregazione della si- maginare una sceneggiatura più avvincente numerosi scienziati, che costituirebbe una sor- nistra nel nostro paese, a disperderne un grande del racconto della Passione, ricco com’è di col- ta di lastra fotografica del volto e del corpo di patrimonio storico, identitario, umano e a farne pi di scena, e con un finale memorabile». Ma Gesù (almeno per chi non nutre alcun dubbio un semplice residuo rappresentativo nel Parla- qual era il vero volto di Gesù, il suo reale aspet- sulla sua autenticità). Ed eccoci al cinema, arte mento. Come risultato palese di un percorso to fisico? Chi volesse ricostruirne fedelmente visiva per eccellenza, che, sin dalle origini e dai politico e culturale che aveva allontanato la si- il viso, il colore dei capelli e degli occhi, la sta- primi tempi della sua lunga storia, si interessa nistra dalle aspirazioni tura e la corporatura, – e non avrebbe potuto essere diversamente – vere del popolo. “Per- si accorgerebbe che, alla figura di Gesù Cristo e alla narrazione degli ché solo uno?”, ha rilan- in realtà, non esisto- episodi salienti della sua vita, attraverso le fonti ciato Cecilia Mangini. no ritratti o descri- più attendibili costituite dai quattro Vangeli Se appena appena voles- zioni di Cristo che ri- canonici (ma non mancano vari riferimenti ai simo stare semplicemente salgano all’epoca in cosiddetti Vangeli apocrifi). In principio, furo- nel nostro ambito specifi- cui egli è vissuto; e no le riprese filmate delle “Sacre Rappresenta- co dell’attività culturale ci- neppure nei Vangeli zioni”, i cosiddetti “Tableaux vivents”, che si al- nematografica, come non troviamo alcuna de- lestivano in varie parti d’Europa. La prima fu la considerare ad esempio la scrizione del suo Passion du Christ realizzata, nell’estate del 1897, Legge su cinema e au- aspetto fisico. Tutta- da Albert Kirchner detto Léar, in un terreno in- diovisivo un paradigma via, anche se non esi- colto di Parigi. Poco tempo dopo, ecco La Vie et di scelte deleterie di tal stono informazioni la Passion de Jèsus Christ realizzata dai Fratelli natura, al pari di quelle dirette o documenti Lumière, che, non avendo potuto riprendere che hanno leso diritti figurativi coevi sulle “dal vero” – come avrebbero voluto - la famosa fondamentali nel mon- caratteristiche soma- Passione di Oberammergau, in Baviera, e nep- do del lavoro e della tiche di Gesù, si tratta pure quella di Horitz, in Boemia, ne fecero rea- scuola? Una Legge che “Renzi ha fatto splash” di Pierfrancesco Uva pur sempre di una lizzare un’altra, a Parigi, “spacciandola” per ha badato più alla gran- persona reale, di una quella di Horitz. In effetti, nei primissimi anni cassa della propaganda elettoralistica e a striz- figura umana e quindi, come tale, rappresen- della sua vita, il cinema non si perita di effet- zare l’occhiolino all’industria audiovisiva, ri- tabile. Così, se la vera immagine di Cristo è tuare una sorta di commixtio tra realtà e finzio- ducendo il cinema a bene puramente strumentale quella spirituale, che ogni credente si porta ne, per cui, a volte, diventa “vero” non ciò che lo di interesse economico anziché di formazione nel suo animo, il desiderio di una sua visione è davvero, ma ciò che appare come tale: tant’è critica e crescita culturale. Nel dicembre del reale ben identificata si esplica nell’iconogra- che, fuori dall’Europa, a New York, nel 1898, il 2009, l’allora Presidente della Repubblica fia artistica, tant’è che l’immagine di Cristo è produttore Richard G. Hollamann gira, sulla Giorgio Napolitano inviò una lettera alla FICC stata quella che ha dominato di più la storia terrazza di un albergo, una Passione “fittizia” - Federazione Italiana dei Circoli del Cinema in dell’arte degli ultimi duemila anni: Giotto, (conosciuta come Passion Play), “lanciandola” occasione del 62° anniversario della sua nasci- Brunelleschi, Botticelli, Perugino, Tintoretto, come la “vera ripresa” della Passione di Obbe- ta, in cui sottolineava il valore “del cinema co- Leonardo, Michelangelo, ma anche El Greco, rammergau. Questi filmati erano, o appariva- me bene culturale, grande risorsa, punto di forza Memlig, Hugo Van Der Goes, Rubens, Zurba- no, “documentari”ma il “mago” Georges Méliès, segue a pag. successiva ran, Murillo e tanti altri artisti hanno raffigurato segue a pag. 3 [email protected] n. 60 segue da pag. precedente per le identità e l’immagine dell’Italia in campo Ciao Franceskin, caro ex ministro dei beni internazionale”. In quella lettera evidenziò culturali inoltre quanto l’impegno della FICC, a partire dal dopoguerra, si fosse rivolto alla ‘difesa dei diritti del pubblico, a favore della libera circo- lazione delle opere cinematografiche, della promozione del cinema d’autore e della parte- cipazione anche critica del più vasto pubblico alla produzione filmica.”. Quanta acqua è pas- sata sotto i ponti da allora e quanto sono lonta- ne le parole dell’ex Presidente Napolitano dal nuovo spirito legislativo, che non considera più valore sociale e formativo il ruolo dell’associa- zionismo culturale cinematografico. Nelle ul- time elezioni del 4 Marzo è rimasto sconfitto anche il ministro dei beni culturali Dario Fran- ceschini, addirittura nella sua città di Ferrara. Fino a qualche mese fa l’ex ministro si vantava del grande successo del suo ministero, della Legge per il riordino del settore spettacolo e della Legge su cinema e audiovisivo che porta infatti il suo nome. Così mal concepita quest’ultima che, a più di un anno dall’appro- vazione, è ancora tutta da attuare, sospesa dal- le difficoltà amministrative di una Direzione Generale Cinema aggrovigliata su se stessa. Questa legge dalla FICC e da altri è stata conte- stata proprio per la sua complessa praticabili- tà, che già molti danni sta causando, oltre che per la mancanza di un respiro propriamente culturale. Cultura e diritti della società, del pubblico in quanto società, di cui quasi nessu- no ha parlato nella campagna elettorale più brutta e indigesta della storia repubblicana. Un tema, quello culturale, emerso grazie alla tenacia del regista Citto Maselli, che ne ha vo- luto esaltare la fondamentale importanza poli- Dario Franceschini visto da Pierfrancesco Uva tica attraverso un appello firmato da tantissimi rappresentanti del mondo culturale Probabil- mente bisogna scovare proprio all’interno di quella riflessione collettiva, sottoscritta da cir- ca 450 intellettuali, le ragioni principali di una disfatta elettorale che è prima di tutto sconfit- ta culturale, obbligando tutti noi a un impegno duro per ‘ricostruire un senso comune alterna- tivo al pensiero unico dominante, una nuova e diversa visione della vita e del mondo”. Marco Asunis (Presidente FICC) Cesare Zavattini Dario Franceschini visto da Luigi Zara 2 [email protected] segue da pag. 1 Siamo nell’ambito di quella categoria di film che fanno parte dell’immaginario collettivo della inventore del cinema di “fiction”, si accostò cristologici che Remo Romeo (nel suo libro Il gente, sono quelli di carattere «agiografico» anche lui a un famoso passo del Vangelo non Vangelo secondo il cinema, Emanuele Romeo ed «epico-storico», in cui spiccano i grandi tanto per il suo profondo significato religioso Editore, Siracusa 1995) definisce «reinterpre- “kolossal” hollywoodiani, che, in fin dei conti, quanto per la possibilità di realizzare un “ef- tativa», in cui la vicenda terrena di Gesù assu- fetto speciale” ante-litteram, uno dei suoi mira- me un valore paradigmatico, diventa quasi il bolanti (per l’epoca) trucchi di ripresa, realiz- riflesso delle idee dell’autore del film.