La Modernizzazione Militare Nella Sicilia Di Filippo II

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La Modernizzazione Militare Nella Sicilia Di Filippo II Valentina Favarò La modernizzazione militare nella Sicilia di Filippo II 10 La modernizzazione militare nella Sicilia di Filippo II V. Favarò V. Nella Biblioteca del sito www.mediterranearicerchestoriche.it sono consultabili testi dei seguenti autori (in corsivo le novità): Testi a stampa e manoscritti in edizione on line sul sito www.mediterranearicerchestoriche.it Carlo Afan de Rivera, Michele Amari, Vito Amico, Annuari dell’Università degli Studi di Palermo (1820-1968), Archivio Storico per la Sicilia Orientale (1906- • Bruno Anatra, L’India piena d’oro. Mediterraneo e Atlantico 1922-23), Maurice Aymard, Adelaide Baviera Albanese, Francesco Benigno, agli occhi degli ambasciatori veneti Paolo Bernardini, Lodovico Bianchini, Bollettino delle leggi e decreti reali del Regno di Napoli (1816, primo semestre e supplemento), Bollettino delle leggi • Giuseppe Giarrizzo, Il carteggio di Michele Amari. Indice reali del Regno di Napoli (1813), Antonino Busacca, Giovanni Busino, Orazio dell’edito Cancila, Rossella Cancila, Gaetano Cingari, CODOIN (1842-1867), Collezione delle leggi e de’ decreti reali del Regno delle Due Sicilie (1817-1860), Antonino • Alberico Lo Faso di Serradifalco, Sicilia 1718 Crescimanno, Fabrizio D’Avenia, Giuseppe De Luca, De rebus Regni Siciliae, Il terremoto di Messina del 1783 Giovanni Evangelista Di Blasi, Gioacchino Di Marzo, Girolamo Di Marzo Ferro, Salvo Di Matteo, Giacinto Dragonetti, Charles du Fresne Du Cange, Enrico Diario siciliano (1807-1840) Falconcini, Giuseppe Maria Galanti, Giuseppe Galasso, George Robert Gayre, Pietro Giannone, Giuseppe Giarrizzo, Giornale di Scienze Lettere e Arti per la • Antonino Marrone, Repertori del Regno di Sicilia dal 1282 Sicilia (1823-1842), Antonino Giuffrida, S. D. Goitein, John Goodwin, Rosario al 1377 Gregorio, Vito La Mantia, Isidoro La Lumia, Pietro Lanza principe di Scordia, Gregorio Leti, Antonino Mango di Casalgerardo, Giuseppe Marchesano, • Storici e intellettuali contro le deliranti dichiarazioni del presi- Antonio Micallef, E. Igor Mineo, Alessio Narbone, Gaetano Nicastro, Pierluigi dente della Regione Siciliana Lombardo su Garibaldi e l'uni- Nocella, Francesca [Notarbartolo] de Villarosa comtesse d’Orsay, Leopoldo tà d'Italia Notarbartolo, Giuseppe Emanuele Ortolani, Vincenzo Palizzolo Gravina, Niccolò Palmieri [recte: Palmeri], Carlo Pecchia, Ernesto Pontieri, Carlo Possenti, Giuliano Procacci, Christelle Ravier Mailly, Risposta alla petizione de’ negozianti inglesi pei zolfi di Sicilia, Rosario Romeo, Francesco Savasta, Luigi Settembrini, Siculae sanctiones, Angelantonio Spagnoletti, Giuseppe Talamo, Salvatore Tramontana, Lionardo Vigo, Jerónimo Zurita. Valentina Favarò La modernizzazione militare nella Sicilia di Filippo II 10 Quaderni – Mediterranea. Ricerche storiche 10 ISSN 1828-1818 Collana diretta da Orazio Cancila Comitato scientifico: Walter Barberis, Pietro Corrao, Domenico Ligresti, Aurelio Musi, Alessandro Pastore, Luis Ribot Garcia, Angelantonio Spagnoletti, Enrico Stumpo, Mario Tosti Favarò, Valentina <1977> La modernizzazione militare nella Sicilia di Filippo II / Valentina Favarò. - Palermo: Associazione Mediterranea, 2009. (Quaderni Mediterranea. Ricerche storiche; 10) ISBN 978-88-902393-9-7 1. Sicilia – Storia militare – Sec. XVI 945.8072 CCD-21 SBN Pal0218764 CIP – Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace” Pubblicato con il contributo della 2009 © Associazione no profit “Mediterranea” - Palermo on line sul sito www.mediterranearicerchestoriche.it PREFAZIONE Luis Ribot, nel suo fortunato studio sulla guerra di Messina, ha acutamente individuato in questo episodio della fine del XVII secolo il momento in cui venne a maturazione il processo di formazione di uno spazio italiano della Monarchia spagnola, uno spazio nel quale la Sicilia, come Napoli e Milano, senza dimenticare la Sardegna e i Presidi Toscani, dimostrarono di avere la capacità di mettere in pratica le direttive politiche di Madrid e quindi organizzarsi, agire e interagire – soprattutto, ma non esclusivamente, in campo militare e difensivo – con un certo grado di autonomia1. Se la guerra di Messina costituisce un punto di arrivo, il presente studio di Valentina Favarò individua nella modernizzazione militare della Sicilia compiutasi nell’età di Filippo II la fase decisiva dell’avvio di questo percorso, che prese le mosse con Carlo V ma che raggiunse i primi significativi risultati nella seconda metà del Cinquecento. Non vi è dubbio, infatti, che nel caso siciliano – e sempre in riferimento al contesto degli altri territori italiani della Monarchia cattolica – di una vera e propria military revolution e delle sue conseguenze si possa parlare propriamente solo a partire dalla fase compresa tra la fine degli anni ’50 e la metà degli anni ’70 del XVI secolo, cioè tra il disastroso tentativo di riconquista di Tripoli del 1559, guidato dal viceré di Sicilia duca di Medinaceli, e la perdita di La Goletta e Tunisi del 1574, al termine della anch’essa sfortunata spedizione di don Giovanni d’Austria. La scelta di questi due episodi per delimitare la fase in cui più intensamente è avvertita la necessità di accelerare il processo di riforma del sistema delle difese isolane, ricorda simbolicamente quanto la Sicilia sia contemporaneamente partecipe – ben più di tutti gli altri territori spagnoli d’Italia, con la sola parziale eccezione di Napoli – di un altro contesto militare e geopolitico essenziale per la sopravvivenza della Monarchia cattolica, quello del Mar Mediterra- neo. Lo studio di Valentina Favarò sui processi di modernizzazione militare della Sicilia nell’età di Filippo II, dunque, si muove nel punto 1 L. A. Ribot García, La Monarquia de España y la guerra de Mesina (1674-1678), Actas Historia, Madrid, 2002. 6 Prefazione d’incontro dei distinti piani di analisi della politica spagnola e delle esigenze dettate dall’appartenenza dell’isola ai contesti italiano e mediterraneo. Questa scelta metodologica è peraltro esplicitata dalla presenza nel volume di un capitolo espressamente dedicato al complesso rapporto tra assetto militare della Sicilia e mantenimento dei presidi nord africani della Monarchia nella seconda metà del XVI secolo, un tema alla cui definizione questi tre piani di lettura concor- rono in eguale misura. Il lavoro, introdotto da un’analisi delle premesse alla base del cambio nelle strategie difensive, si apre con una trattazione degli aspetti più tecnici degli interventi promossi dal governo spagnolo in Sicilia per rinnovare i tradizionali apparati difensivi isolani, forte- mente decentrati e ormai obsoleti, e sostituire ad essi un sistema più moderno, centralizzato, capillarmente ispirato alla razionalità bellica sviluppatasi dalla fine del XV secolo, soprattutto in funzione dell’uso sempre più generalizzato delle bocche da fuoco. Analizzati separata- mente secondo le tre angolazioni del presidio del territorio (le torri costiere e le fortificazioni cittadine, con le relative dotazioni di arti- glieria), dell’organizzazione e armamento delle truppe (il tercio, le milizie regnicole e la cavalleria) e della difesa dal mare (le galere), questi interventi possono essere ricondotti ad unità almeno sotto tre aspetti principali. In primo luogo risalta nello studio l’importante ruolo di media- zione esercitato dai viceré nei confronti della realtà siciliana: i massimi rappresentanti della Monarchia nell’isola traducono in atti concreti le direttive del sovrano attraverso una ricognizione degli interessi che di volta in volta vengono messi in giuoco. Non si tratta soltanto di rispettare le prerogative istituzionali di ciascun corpo territoriale, come ad esempio delle città, ma anche di saper interpre- tare un sentimento di fedeltà alla Corona, non della sola aristocra- zia, che si esprime innanzitutto nel campo delle prestazioni militari e quindi della difesa dell’isola. Quanto questo ruolo di mediazione fosse essenziale rispetto al successo delle riforme e più in generale al buon funzionamento del complessivo assetto militare siciliano risultò evidente, ad esempio, quando negli anni ’70 del Cinquecento venne scelto per guidare il nuovo corpo della cavalleria leggera un nobile napoletano, Carlo d’Avalos, ad onta dell’aspirazione a questo incarico da parte di numerosi aristocratici siciliani, oltre che di comandanti spagnoli presenti nell’isola. La tensione che si generò intorno alla gestione della cavalleria leggera e i duri scontri che per questo motivo Prefazione 7 contrapposero il d’Avalos al viceré duca di Terranova minarono sin dal principio il radicamento al territorio del nuovo corpo e ne compromisero a lungo la funzionalità. In secondo luogo è importante far risaltare il parallelo che si può tracciare tra gli interventi tentati o realizzati in Sicilia e quelli che caratterizzano l’analoga azione promossa da Filippo II in altre aree della Monarchia. Un parallelo che permette di cogliere l’uniformità dei criteri ispiratori, ma anche la ricerca della formula più adatta ad ogni specifica realtà territoriale; esemplari, a questo riguardo, sono le misure adottate per migliorare l’operatività del tercio come per l’istituzione delle milizie regnicole. Infine, nel trattare ciascuno dei tre ambiti – presidio del territorio, organizzazione delle forze e protezione dal mare – Valentina Favarò non perde di vista il tema fondamentale del finanziamento della spesa militare. È certo vero che, come per la riforma degli apparati difensivi, così anche le misure di finanza pubblica si possono in parte ricon- durre all’adozione a livello locale di direttrici
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