Edilizia Manubiale Alla Vigilia Del Principato. Intrecci Di Vita E Opere in Munazio Planco, Asinio Pollione, Statilio Tauro E Caio Sosio

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Edilizia Manubiale Alla Vigilia Del Principato. Intrecci Di Vita E Opere in Munazio Planco, Asinio Pollione, Statilio Tauro E Caio Sosio Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Scienze dell’Antichità: letterature, storia e archeologia (LM-2 Archeologia) Tesi di Laurea Edilizia manubiale alla vigilia del Principato. Intrecci di vita e opere in Munazio Planco, Asinio Pollione, Statilio Tauro e Caio Sosio. Relatore Prof.ssa Giovannella Cresci Marrone Laureanda Marta Zago 822498 Anno Accademico 2013/14 Indice Introduzione pp. 1-8 Primo capitolo: Lucius Munatius Plancus a) Il profilo biografico pp. 9-14 b) Munazio, Velleio e il “cambio di campo” pp. 14-22 c) Il tempio di Saturno a Roma pp. 23 -28 d) Il restauro di Lucio Munazio Planco pp. 29 -44 e) Il motivo del tritone e la testimonianza di Velleio (2.83.1-2) pp. 44-52 f) Macrobio, i tritoni e d il Faro di Alessandria pp. 52 -57 Secondo capitolo: Caius Asinius Pollio a) Il profilo biografico: dagli esordi alla morte di Cesare pp. 58-62 b) Il profilo biografico: il carteggio con Cicerone e la fazione antoniana pp. 62-66 c) Il profilo biografico: l’incertezza del proconsolato e il ritiro dagli impegni politici pp. 66-70 d) L’ Atrium Libertatis : la storia di un edificio pp. 70 -79 e) L’ Atrium Libertatis : il proconsolato di Asinio Pollione pp. 80-85 f) L’ Atrium Libertatis :il restauro di Asinio Pollione pp. 85 -88 g) L’ Atrium Libertatis : Pollione, Augusto e il concetto di libertas pp. 88-95 h) L’ Atrium Libertatis : un caso di antagonismo edilizio pp. 95-101 i) L’ Atrium Libertatis : le figlinae di Asinio Pollione e il santuario di Apollo sul Palatino pp. 101-16 Terzo capitolo: Titus Statilius Taurus a) Il profilo biografico pp. 117 -28 b) L’ Amphitheatrum Statilii Tauri: la breve storia dell’edificio pp. 128-33 c) L’ Amphitheatrum Statilii Tauri: il problema della localizzazione pp. 133-37 d) L’ Amphitheatrum Statilii Tauri: la distruzione dell’edificio pp. 137-45 e) Perché costruire proprio un amphitheatrum ? pp. 14 5-56 Quarto capitolo: Caius Sosius a) Il profilo biografico pp. 157 -68 b) Il tempio di Apollo in Circo nel periodo repubblicano: il racconto delle fonti pp. 169-82 c) Il tempio di Apollo in Circo nel periodo repubblicano: l’analisi dei resti archeologici pp. 182-89 d) Il tempio di Apollo in Circo : dal restauro in epoca augustea fino ai nostri giorni pp. 189-99 e) Il tempio di Apollo Sosianus : analisi delle rimanenze monumentali pp. 199-214 f) Il linguaggio trionfale della cella e la decorazione frontonale del tempio di Apollo Sosiano pp. 214-20 g) Il trionfo sull’Oriente e sull’Egitto: la prova dell’adesione di Sosio alla propaganda augustea o un motivo di fronda? pp. 221-40 Osservazioni conclusive pp. 241-50 Bibliografia pp. 251-88 Tavole delle immagini pp. 289-333 Introduzione Nel corso della storia, i grandi eventi hanno lasciato tracce palpabili non solo nelle fonti letterarie, testimoni dirette ed indirette dei fatti e, dunque, fondamentali per analizzare e ricostruire il passato, ma anche nelle attestazioni archeologiche. Anzi, talvolta, proprio l’archeologia assieme all’epigrafia, alla numismatica e ad altre discipline umanistiche ad esse associabili diventa indispensabile per approfondire ciò che è tramandato per scripta nelle pagine degli storici, degli oratori, dei grammatici, degli antiquari, consentendoci, in taluni casi, di scorgere sfumature o dettagli altrimenti non attestati. La compenetrazione tra le diverse scienze, infatti, è presupposto indispensabile per ricostruire tridimensionalmente il passato e, dunque, annullare, o per lo meno ridurre, la distanza tra la nostra era e ciò che è stato. Nel caso della storia di Roma, i grandi mutamenti sono stati spesso accompagnati da importanti atti di monumentalizzazione, le cui tracce, ancora visibili sul tessuto urbano contemporaneo, hanno permesso di studiare le dinamiche socio-politiche-economiche dalle quali essi sono scaturiti. Così ad esempio, nel Foro della capitale, è ancora possibile analizzare gli esiti del passaggio dal regime monarchico dei Tarquini alla Res Publica : a tale episodio, infatti, si può legare non solo l’edificazione ex novo di templi – come quello di Saturno, sede dell’erario di Stato - o di strutture specchio della nuova situazione politica – ad esempio il Comizio, sede delle assemblee popolari e luogo in cui si esplicavano le funzioni delle nuove magistrature – ma anche la riqualificazione funzionale di strutture risalenti al periodo precedente - come nel caso della Curia 1. 1 LA ROCCA 1990, pp. 293-94. Come suggerito dal titolo della tesi, d’altra parte, l’attenzione di tale elaborato sarà rivolta soprattutto alla fase di passaggio dal regime repubblicano a quello imperiale, altra tappa centrale nella millenaria storia di Roma, avvenuto sul finire del I secolo a.C. per opera del figlio adottivo di Cesare, ossia Ottaviano Augusto. L’inizio del Principato segnava, infatti, la fine delle guerre civili, le quali si erano caratterizzate non solo per gli scontri armati e fratricidi tra viri militares alla ricerca del primato personale, ma anche per quella che poteva essere definita come una <<lotta per immagini>>, nella quale i singoli contendenti miravano ad edificare strutture sempre più eleganti e lussuose anche nei materiali impiegati 2. In effetti, nel periodo successivo al sacco gallico del 390 a.C., la necessità di ricostruire la città devastata aveva spinto i Romani di allora ad emanare leggi che autorizzassero ovunque l’attività edilizia 3. Tuttavia, in tale contesto cronologico, le attività connesse alla costruzione di nuovi edifici o alla ristrutturazione di quelli fatiscenti non furono espletate esclusivamente dai membri della censura, organo statale preposto all’amministrazione delle imposte e dei canoni previsti sull’ ager publicus , in quanto a tale sistema se ne affiancò uno alternativo, già attestato nel corso del V secolo a.C. 4 ma preponderante a partire dal IV-III a.C., e fondato su quella che si è solita definire come ‘edilizia manubiale’. Si trattava di una forma di monumentalizzazione nella quale il generale, prima di partire per la propria campagna militare, era solito votare ad una divinità tutelare uno specifico edificio templare, la cui costruzione avveniva, in caso di vittoria, ex manubiis , 2 LA ROCCA 1990, p. 360. In ZANKER 1989, pp. 18-19 si parla di <<forme di esibizionismo eccessive>> e di <<febbrile dimostrazione di ricchezza e di successo>>, di cui rimangono tracce evidenti soprattutto nel contesto privato. 3 Liv. 5.55: 4 Si ricorda ad esempio la dedica del tempio di Apollo Medicus da parte del console del 433 a.C. Cnaeus Iulius (Liv. 4.29.7), per la quale si rimanda al quarto capitolo di tale elaborato. ossia mediante l’impiego dei bottini di guerra. Se, dunque, già agli esordi del IV secolo a.C., l’attività edilizia dei viri triumphales doveva, forse, <<rispondere ad esigenze di lotta politica tra le gentes che detenevano il potere>> 5, tale connotazione propagandistica si accentuò notevolmente negli ultimi due secoli della Repubblica, quando, in seguito al processo di ellenizzazione e all’introduzione della luxuria asiatica 6, gli ottimati sfruttarono il potere comunicativo e suggestivo associato alle imagines nel tentativo di aumentare il proprio potere personale nei confronti degli avversari, non più esterni bensì interni 7. Si trattava, dunque, di una competizione elettorale realizzata non più per verba ma per imagines , dove i singoli contendenti, soprattutto nell’ultimo secolo della Repubblica, tendevano ad associare alla singola struttura da loro costruita o restaurata un significato politico/sociale ben definito: molto spesso, infatti, la scelta di un generale vittorioso di costruire ex novo o di 5 LA ROCCA 1990, p. 324. Nelle pagine che seguono, inoltre, lo studioso fornisce un elenco delle strutture edificate dai viri triumphales e dai censori entro la fine del III secolo a.C. 6 Famoso il motto di Orazio (Hor. Ep. 2.1.156): Graecia capta ferum victorem cepit et artis intulit agresti Latio. Tra gli strenui oppositori della luxuria, causa della degradazione dei mora maiorum , vi era Catone, il quale nel 195 a.C. poteva affermare (Liv. 34.4.4): infesta, mihi credite, signa ab Syracusis inlata sunt huic urbi. iam nimis multos audio Corinthi et Athenarum ornamenta laudantes mirantesque et antefixa fictilia deorum Romanorum ridentes. 7 ZANKER 1989, p. 23 parla di un <<sistema di comunicazione visiva, in grado di influenzare anche a livello inconscio per il fatto stesso della sua continua presenza>>. Cfr. HÖLKESKAMP 2006, pp. 319-23 e 335-47. Qui lo studioso parla di <<politica della pompa e dello spettacolo>> ed attribuisce alle processioni - tra cui anche la pompa triumphalis - elementi propri sia dei rituali sia delle cerimonie, tra i quali <<stereotipia, formalità, ripetibilità e ripetitività>>, nonché un medesimo scopo, ossia la trasmissione di <<messaggi simbolici>>. La cerimonia trionfale permetteva al trionfatore di ottenere un notevole prestigio personale e, inoltre, costituiva un <<investimento duraturo di grande valore per il capitale simbolico della famiglia>>, da utilizzare soprattutto nel contesto della competizione elettorale. In effetti, all’agonismo tra i nobili e alla spirale dell’autoesaltazione si deve connettere anche quel <<dinamismo nell’amplificazione costante dell’opulenza>> proprio dei trionfi, soprattutto, nell’ultimo secolo della Repubblica (HÖLKESKAMP 2006, p. 352). restaurare un edificio piuttosto che un altro non era determinata dallo stato di decadenza in cui versava tale struttura, quanto dalla necessità di sfruttare a fini politici ed elettorali l’edificio, solitamente connesso simbolicamente alla gens di appartenenza 8. Dopo la morte di Cesare, i due contendenti, ossia Antonio ed Ottaviano, avevano sfruttato qualsiasi elemento inerente al campo delle imagines a loro disposizione per fini propagandistici: infatti, la stessa mitologia era stata costretta a piegarsi ai due triumviri, i quali, dopo aver indossato le maschere rispettivamente di Eracle e di Apollo, modellarono su di esse non solo la proprio ideologia privata ma anche il loro modo di comportarsi 9. Tuttavia, il periodo compreso tra le idi di marzo del 44 a.C.
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