La Pentapoli Bizantina D'italia Tra Romania E Langobardia
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Ettore Baldetti LA PENTAPOLI BIZANTINA D'ITALIA TRA ROMANIA E LANGOBARDIA Estratto da Ani e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Marche n. 104 (999), Ancona 2003 PREMESSA A vent'anni di distanza dall'edizione del Codice Bavaro ("Studi e Testi" n. 13, Ancona 1983), contenente la trascrizione del Codex traditionum Ecclesiae Ravennatis, curata da E. Baldetti e A. Polverari, la Deputazione ha inteso favorirne un aggiornamento mediante la pubblicazione del saggio di Ettore Baldetti su La Pentapolt bizantina d'Italia tra Romania e Langobardia ("Atti e Memorie", 104 (999), Ancona 2003), frutto di ulteriori approfon- dimenti e di verifiche di documenti d'archivio, venuti in luce, per l'appunto, nell'arco degli ultimi due decenni. La piu recente pro- duzione di Baldetti e stata COSt tirata in un numero di esemplari sufficienti alIa realizzazione di un allegato da inserire in fondo alle ultime eopie del Codice Bavaro ancora disponibili. La decisione, risalente a parecchi mesi fa, voleva essere anche un tributo della Deputazione al ricordo di mons. Alberto Polverari, nel decennale della seomparsa, considerato il fatto ehe fu proprio lui a sollecitare, a suo tempo, l'edizione critica dell'importante documento. A Polverari dobbiamo anche gratitudine per aver inte- so segnalare, all'inizio degli anni ottanta, la presenza di un giova- ne studioso, Ettore Baldetti, per la precisione, ehe andava preso in considerazione per una promettente carriera di studioso. Invero il giovane Baldetti si presentava al mondo della ricerca storica anche con altrettante valide credenziali dei suoi maestri dell'Ateneo felsineo. Egli aveva percorso un itinerario da studente sotto la guida di docenti come Alfieri e Fumagalli, a loro volta nel frattempo scomparsi, ma ehe la Deputazione ricorderä sempre tra i principali sostenitori del progetto del convegno su Istituzioni e soctetä nell'alto medioevo marcbigiano, realizzatosi nell'ottobre del 1981, dopo un lungo lavoro preparatorio, fatto di continui scambi d'idee tra Bologna e Ancona, con esiti inattesi e dai vasti consensi nel mondo scientifico per I'originalitä e la completezza degli studi proposti dai vari studiosi. Ma durante il convegno, pur tra le tante occasioni di dibattito, si 6 GILBERTO PICCININI trovö il tempo per esaminare le prime copie a stampa, sebbene pro manuscripto, della trascrizione del Codice Bavaro, ehe Baldetti e Polverari intesero mettere a disposizione dei relatori al convegno, al fine di averne in cambio consigli e rilievi e al con tempo agevolare la consultazione dei documenti riprodotti, utili a un po' tutti gli studio- si intervenuti per predisporre i testi dei vari interventi. L'operazione ottenne I'atteso esito e i suggerimenti ricavati furono tenuti in grande considerazione nella stesura dell'edizione definitiva, apparsa, come giä si e ricordato, dopo circa un biennio. Anche sein un primo momento l'edizione del Codice di Baldetti e Polverari sembrava destinata ad essere ecJissata dalla quasi contemporanea uscita del testo dovuto al gruppo di lavoro, operante in seno all'Universitä bolognese guidato da Augusto Vasina, apparso nelle collane dell'Istituto storico italiano per il medioevo, l'impresa dei due studiosi marchigiani ha mantenuto inalterato il suo vantaggio, dovuto in primo luogo alle puntuali verifiche compiute sul territorio e alia realizzazione di cartine topo- grafiche con l'esatta localizzazione dei vari toponimi ricavati dalla lettura del Codice. Vantaggio ehe oggi si rafforza mediante il nuovo contributo di Baldetti, con aggiornate rappresentazioni cartografi- ehe dell'area marchigiana interessata dalla ricerca e le opportune localizzazioni dei diversi toponimi rintracciati. La vecchia edizione e il fascicolo di aggiornamento possono ora iniziare un percorso comune, vista la see Ita operata di riunirli in un unico cofanetto. Ciö non significa ehe un tale filone di studi pub dirsi esaurito, anzi il proseguimento della ricerca, seppure con ritmi piu blandi di un tempo, dice quanto ancora c'e da scavare nei fondi dei vari archivi. Cosi come non e certamente esaurito il lavoro di riesplo- razione del mondo medievale marchigiano, sfociato in diversi con- vegni e relative pubblicazioni, ehe in oltre un ventennio hanno seguito il soleo aperto, per il vero, proprio dal convegno del 1981 sulla societä e le istituzioni altomedievali. Nel frattempo sono venuti meno studiosi di alto profilo. come Alfieri, Allevi, Brezzi, Cagiano de Azevedo, Fasoli, Fumagalli, Panvini Rosati, Polverari, Prete e Violante, per ricordare solo aleuni di quelli ehe furono atti- vamente presenti nell'ottobre del 1981. A loro va un doveroso segno d'affetto e di stirna. Frattanto gli studi sono proseguiti e proseguono ad opera dei loro allievi, tra i quali non manca chi come Baldetti, continua a tro- PREMESSA 7 vare elementi nuovi e preziosi per la migliore conoscenza del medioevo marchigiano. Ancona, dicembre 2003 GILBERTO PICCININI Presidente della Deputazione di Storia Patria per le Marcbe LA PENTAPOLI BIZANTINA D'ITALIA TRA ROMAMA E LANGOBARDIA· La pubblicistica storica sulla Pentapoli e piu ricea e articolata da quando le recenti edizioni critiche del cosiddetto "Codice Bavaro" - una registrazione dei beni ecclesiastici ravennati nel territorio pentapolita- no' - hanno sottoposto alIa rinnovata attenzione degli studiosi' una fonte coeva ehe, considerata anehe la carenza documentaria', costitui- see, per taluni aspetti diplornatistici, un unicurn nel suo genere. In occasione delle due pubblicazioni paleografiche sono state altresi dedi- cate alIa stessa docurnentazione altrettante serie di studi'; i lavori, data •11presente testofu sostanzialmente jormulato nel1997 per un 'edizione della rioi- sta "Civilta Padana ': pubblicata dalla Deputazione di Storia Patria per le Provincie Modenesi, da dedicare al compianto maestro Nereo Alfieri, ma in segui- to non realizzata per ragioni impreoedtbili ed indipendenti dalla oolontä dello scrivente e degli stessi editori. Con questo laooro, cbe costituisce una riuisitazione aggiornata e sintetica dei miei studi topografieo-stortet sulla toponomastica di area pentapolitana, intendo idealmente ringraziare e ricordare i docenti cbe banno guidato le mie prime ricercbe di tal genere, presso /'ateneo felsineo, per la realiz- zazione della tesi di laurea nell'a.a. 1978-79, poi pubblicata net 1988 dalla CLUEB di Bologna, con la prejazione di Giouan Battista Pellegrini: il relatore Nereo Alfieri ed i correlatori Vito Fumagalli, precocemente scomparso, e Franco Violi. •CB; Breviarium 1985. Il codice papiraceo, stilato nel secolo X, e conservato pres- so la Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera, Clm 44. Z In precedenza erano state curate due edizioni complete del codice, dal FANTUZZI (1801, I, pp. 1-84) e dal BERNHART (Codex traditionum, 1810). 'Per altri modemi repertori di documenti archivistici relativi alI'Esarcato ed alIa Pentapoli, v. TJÄDER 1955e CAVARRA 1991;suI ducato di Spoleto v. i lavori di BRÜHL(CDL, 1973, 1981) e ZlruNSKI (ib., 1986). Esdudendo le testimonianze isolate, le fonti narrati- ve si riducono sostanzialmente al Liber Pontificalis di AGNEUO per l'area bizantino- ravennate (lP) ed alI'Historialangobardorum di PAOLODIACONO(Hl), per la storia degli insediamenti longobardi. Sugli ulteriori documenti e sui relativi studi, v. nota 36. 4 Istituzicnt 1983, con gli studi di Alfieri, Baldetti, Bemacchia, Cagiano de Azevedo, Carile, Cherubini, Chiavari, Fasoli, Fumagalli, Galetti, Montanari, Panvini Rosati, Pasquali, Pellegrini, Polverari eVasina; Ricerehe 1985, con quelli di Andreoli, Bacchi, Carile, Fumagalli, Galetti, Gorini, Lazard, Montanari, Pasquali e Vasina. 10 ErrORE BALDETTI l'identitä dell'oggetto, hanno ripercorso analoghi indirizzi euristici, maggiormente approfonditi ed aggiomati nelle successive rielaborazio- ni critiche, ad eccezione di un solo ambito di ricerca, totalmente assen- te: il topografico-storico. La seconda edizione critica, pubblicata nella collana "Fonti per la storia d'Italia", non presenta l'ubicazione dei topo- nimi. L'equipe di esperti ehe, per le stesse edizioni dell'Istituto Storico Italiano per il Medioevo, ha eseguito una nuova serie di saggi sull'ar- gomento, non comprendeva infatti specialisti di topografia storica. Tale carenza ha condizionato la saggistica successiva, al punto ehe l'argomentazione topografico-storica, anche sulla base di una margina- le verifica di Augusto Vasina', e stata generalmente liquidata in poche righe ed ancor oggi gli unici studi di tal genere sull'area pentapolitana restano quello introduttivo basilare di Nereo AIfieri ed il successivo contributo dello scrivente, frutto di un'analisi topografica e storica sulla toponomastica del codice e delle fonti coeve", AI di la delle differenze di giudizio sulla natura e sull'origine del "Codice Bavaro", e infatti indubitabile ehe gli atti ivi registrati si collo- cano nello spazio-tempo pentapolitano, doe nell'area della Romagna meridionale, delle Marehe centro-settentrionali e dell'Umbria orientale, in un periodo compreso fra la fine del VI secolo e la fine del X. Le 187 5Augusto Vasina, in margine ad un suo pregevole saggio di storia politico-istitu- zionale sui possessi ravennati, datato 1967, ha inserito una incompleta analisi topografico-storica sui toponimi pentapolitani divisi per territori cittadini e localiz- zati in modo approssimativo (VASINA,1967, pp. 353-367), deducendone l'opinione, poi confermata in seguito (VASlNA,1985, pp. XV-XVI e passim, 1985 (11), pp. 16-17 e passim), ehe non offrissero un quadro intelligibile.