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1 Umberto Andrea Chénier

Andrea Chénier Umberto Giordano tgoedOea21 2018 / 2017 d’ Stagione

Stagione d’Opera 2017 / 2018 Fondazione di diritto privato

ALBO DEI FONDATORI

Fondatori di Diritto

Stato Italiano

Fondatori Pubblici Permanenti

Fondatori Permanenti

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Fondatori Emeriti Stagione 2017 - 2018

con il sostegno di

Sponsor principale della Stagione artistica Andrea Chénier

Dramma di ambiente storico in quattro quadri

Musica di Umberto Giordano

Libretto di

Nel cinquantenario della scomparsa di Victor de Sabata

Nuova produzione Teatro alla Scala

EDIZIONI DEL TEATRO ALLA SCALA

Andrea Chénier

Dramma di ambiente storico in quattro quadri

Libretto di Luigi Illica

Musica di Umberto Giordano

PERSONAGGI

Andrea Chénier* tenore Carlo Gérard baritono Maddalena di Coigny La mulatta Bersi soprano o mezzosoprano La Contessa di Coigny mezzosoprano Madelon mezzosoprano Roucher basso o baritono Il romanziero Pietro Fléville, pensionato del Re basso o baritono Fouquier Tinville, accusatore pubblico basso o baritono Il sanculotto Mathieu, detto “Populus” baritono Un “Incredibile” tenore L’Abate, poeta tenore Schmidt, carceriere a San Lazzaro basso Il Maestro di Casa basso Dumas, presidente del Tribunale di Salute Pubblica basso

Dame, Signori, Abati, Lacchè, Staffieri, Conduttori di slitte, Ungheri volanti, Musi- ci, Servi, Paggi, Valletti, Pastorelle, Straccioni. Borghesi, Sanculotti, Carmagnole, Guardie naz ionali, Soldati della Repubblica, Gendarmi, Mercatine, Pescivendole, Calzettaie, Venditrici ambulanti, Meraviglio- se, Incredibili, Rappresentanti della Nazione, Giudici, Giurati, Prigionieri, Condan- nati, Ragazzi strilloni. Un maestro di musica, Alberto Roger, Flando Fiorinelli, Orazio Coclite, Un bambi- no, Un cancelliere, Il vecchio Gérard, Robespierre, Couthon, Barras, Un fratello servente (garzone di caffè), ecc.

L’azione si svolge in un castello della provincia francese nel 1789 e a Parigi nel 1794.

* Da H. de Latouche, Méry, Arsène Houssaye, Gautier e J. ed E. de Goncourt, ebbe l’idea di drammatizzare pel Teatro di Musica il personaggio e attinse dettagli di verità d’epoca l’Autore del Libretto. (Luigi Illica)

Prima rappresentazione assoluta: Milano, Teatro alla Scala, 28 marzo 1896

(Proprietà della Casa Musicale Sonzogno di Pietro Ostali, Milano)

5 QUADRO PRIMO Tal dei tempi è il costume! (dal giardino si avanza, trascinandosi penosa- mente, un vecchio giardiniere curvo sotto il In provincia, nel castello della signoria dei conti peso di un mobile. È il padre di Gérard. Que- di Coigny. sto gitta lo spolveraccio che tiene in mano e co rre a porgere aiuto al padre, che tutto tre- Il giardino d’inverno. La gran serra: imitazione mulo si allontana pei contorti sentieri del giar- pretenziosa di quella di Casa d’Orléans o di dino. Gérard guarda commosso allontanarsi il quella Kinsky. padre) La serra offre sul finire di una giornata d’inver- no del 1789 un curioso aspetto: sembra un Son sessant’anni, o vecchio, che tu servi! giardino colle sue statue di Bacco, di Flora, A’ tuoi protervi coll’altare di Minerva, ed è sala, talmente ovun- arroganti signori que vi sono sparsi mobili e perfino, fra vasi di hai prodigato fedeltà, sudori, piante esotiche, un clavicembalo Silbermann, la forza dei tuoi nervi, ed è campagna anche, verso l’estremo lato sini- l’anima tua, la mente… stro dove, per una mite e microscopica collinet- e quasi non bastasse la tua vita ta aprentesi ai piedi in grotte da ninfe, si sale ad a renderne infinita eternamente una casetta rustica da latteria addossata ad un l’orrenda sofferenza, infantile mulino. hai data l’esistenza “Tal dei tempi è il costume!” de i figli tuoi… (con immenso sdegno si picchia colla larga ma- All’alzarsi della tela, sotto i rigidi comandi di un no il petto sussurrando fra le lagrime) arrogante e gallonato Maestro di Casa, corrono Hai figliato dei servi! lacchè, s ervi, valletti carichi di mobili e vasi com- (poi si asciuga sdegnosamente le lagrime, torna pletando l’assetto della serra. Carlo Gérard, in a guardare fieramente intorno a sé la gran ser- livrea, entra sostenendo con altri servi un azzur- ra) ro e pesante sofà. T’odio, casa dorata! È a lui che principalmente si rivolge il Maestro L’immagin sei d’un mondo incipriato e vano! di Casa con piglio altezzoso, borioso ed ironico, Vaghi dami in seta ed in merletti, impartendo ordini. Dal giorno che Gérard fu affrettate, accelerate le gavotte gioconde sorpreso a leggere Jean-Jacques Rousseau e gli e i minuetti! Enciclopedisti, non ironia o servizio più umile o Fissa è la vostra sorte! più basso gli è risparmiato. Razza leggiadra e rea, figlio di servi, e servo qui, giudice in livrea, Il Maestro di Casa ti grido: È l’ora della morte! Questo azzurro sofà (La Contessa, Maddalena e Bersi, questa strana- là collochiam… mente vestita, appaiono al di là dell’arco d’in- (Gérard e i lacchè eseguiscono, poi il Maestro di gresso alla serra. La Contessa si sofferma a dare Casa accenna verso le sale interne e vi entra se- alcuni ordini al Maestro di Casa. Maddalena si guito da tutti i lacchè, eccettuato Gérard che, avanza lentamente con Bersi) inginocchiato davanti all’azzurro sofà, ne liscia le frange arricciatesi e ridona il lucido alla seta Maddalena rasata, sprimacciandone i cuscini) Il giorno intorno già s’insera Gérard lentamente! Compiacente a’ colloqui In queste misteriose del cicisbeo ombre, forme fantastiche che a dame maturate assumono le cose! porgeva qui la mano! Or l’anime s’acquetano Qui il Tacco Rosso al Neo umanamente! sospirando dicea: “Oritia… o Clori… o Nice… incipriate, Gérard vecchiette e imbellettate (fra sé, guardando ammirato Maddalena) io vi bramo Quanta dolcezza ed anzi sol per questo, forse, io v’amo!” ne l’alma tetra

6 per te penetra. La Contessa Anche l’idea muor, Sì, Fléville, l’Abate da Parigi. tu non muori giammai, (poi, sorpresa, osservando che sua figlia è anco- tu, l’eterna canzon! ra in vestaglia) (la Contessa entra nella serra, e coll’occhialetto, Ancor così? Maddalena! Ancor non sei vestita? e con fare altezzoso, guarda attentamente se e (Maddalena accenna a sua madre che andrà ad come è stata disposta) abbigliarsi. La Contessa l’accarezza e va ad esami- nare se nulla manca anche nelle sale superiori) La Contessa (a Gérard ed altri lacchè) Bersi Via, v’affrettate (corre a Maddalena e si accoccola grottesca- e alle lumiere mente ai suoi piedi con gesti strani e bizzarri) luce date! Sospiri? (i lacchè montano su alcuni sgabelli e comincia- no ad accendere i bracciali, i doppieri e a dar lu- Maddalena ce a tutta la serra. A poco a poco tutto sfolgora Sì; io penso alla tortura del farsi belle! di luce allegra) E, dite, tutto è pronto? Bersi (crollando la testa vivacemente) Gérard Sei tu che fai belle le vesti tue! Tutto. Io le fo’ brutte tutte! (si guarda curiosamente gualcendo le pieghe La Contessa della veste) I cori? Maddalena Gérard (si avvicina a Bersi e la calma dicendole sorri- Stanno di già vestendosi. dendo con fare d’annoiata) Soffoco… moro La Contessa tutta chiusa E i suonatori? in busto stretto a squame ombra di moro Gérard o in un corsetto, Accordan gli strumenti. come s’usa, in seta di nakàra! La Contessa (volgendogli le spalle) Bersi A momenti (la interrompe imitando il gesto caricato, il fare, arriveranno gli ospiti… il sospirare di un patito) Il tuo corsetto Maddalena è cosa rara! Uno è il signor Fléville… Maddalena La Contessa L’orribile gonnella (con grande compiacenza) “coscia-di-ninfa-bianca” Scrittore emerito… m’inceppa e stanca, mi sfianca tutta Maddalena e aggiungivi un cappello E l’altro chi è? “cassa-di-sconto” o quello alla “Basilio” od alla “Montgolfier”, La Contessa e tu sei sorda e cieca (con sussiego) e, nata bella, È l’Abatino! eccoti fatta brutta. (le lontane grida annunciano l’avvicinarsi delle Maddalena visite. Ma ecco la Contessa che rientra) Uno vien dall’Italia? Per stasera pazienza! Mamma, non odi?

7 La Contessa Maddalena Sono di già gli ospiti! Da Parigi voi venite?

Maddalena L’Abate Così mi metto: bianca vesta Sì! ed una rosa in testa! (corre via seguita da Bersi. Già si anima tutto il La Contessa castello. Gli invitati entrano nelle sale a coppie) Che novelle della Corte?

La Contessa Maddalena (alle dame) Dite? Oh! Come elegante… e voi gentil galante! La Contessa Vera galanteria! Presto! (al marchese) A ben più d’una brama Maddalena la vostra dama Noi curiose tutte siam! accender saprà l’esca! Presto! Dite, dite! (alla vecchia dama colla quale senza inchini si (l’Abate graziosamente lusingato da quella di- abbracciano, vecchia dama che ha per cavaliere mostrazione bacia molte mani e fa inchini che un grosso ecclesiastico) sembrano genuflessioni. La Contessa intanto lo Appariscente e fresca sempre! serve personalmente di una marmellata) Contessa, sempre, sempre la stessa! (sonagliera sul palcoscenico in lontananza. En- L’Abate trano i personaggi del carabas. Sono tre: uno Debole è ! avanzato in età con un esagerato manicotto, il romanziere; un giovane imberbe, Chénier; uno Fléville senza età, il musicista) Ha ceduto?

Fléville L’Abate Commosso… lusingato… Fu male consigliato! a… tanti complimenti e… a questo, più che omaggio… La Contessa (cerca la parola adatta) Necker? … amabil persiflaggio! (imbrogliato a continuare in quel silenzio, pre- L’Abate senta i due personaggi che son venuti con lui) Non ne parliamo! Ch’io vi presenti Flando Fiorinelli, (degusta la marmellata sospirando in atto di su- cavaliere italiano e musico! prema afflizione) Andrea Chénier… un che fa versi e… che promette molto. Tutti (Maddalena entra con tutta la semplicità di una Quel Necker! Noi moriamo dalla curiosità! veste bianca e una rosa tra i capelli. I valletti servono i rinfreschi. Entra l’Abate che è subito L’Abate circondato da tutti) (questa volta attacca risolutamente la marmella- ta penetrandovi con tutto il cucchiaio) La Contessa Abbiamo il Terzo Stato! L’Abate! Tutti Maddalena! Ah! Ah! L’Abate! L’Abate La Contessa Ed ho veduto offender… Finalmente! Tutti Chi?

8 L’Abate sparte, sommamente annoiato, osserva. Mad- La statua di Enrico quarto! dalena si sente attratta verso di lui, sovente essa lo guarda osservandolo profondamente. Dal Tutti fondo appare qualche volta la faccia pallida di Orrore! Gérard come una minaccia)

La Contessa I pastorelli e le pastorelle Dove andremo a finire? (imitando il sospiro dei pastori) O pastorelle, addio! Ci avviamo L’Abate verso lidi ignoti e strani! Così giudico anch’io! Ahi, sarem lungi diman! Questi lochi abbandoniamo. La Contessa Ahi, non avrà fino al ritorno Non temono più Dio! più gioie il cor! Ahi, sarem lungi diman! L’Abate O pastorelle, addio! (consegnando ad un valletto la sua tazza) (tutti applaudono mentre pastorelli e pastorelle Assai, madame belle, si ritirano) sono dolente de le mie novelle! La Contessa Fléville (avvicinandosi a Chénier) (affettatissimo in atto da ispirato) Signor Chénier? Passiamo la sera allegramente! Della primavera Chénier ai zefiri gentili Madama la Contessa? codeste nubi svaniranno! Il sole noi rivedremo e rose e viole, La Contessa e udremo ne l’aria satura de’ fior La vostra Musa tace? l’eco ridir l’egloghe dei pastori. (dal lato destro della scena entrano pastorelle e Chénier pastorelli, in vaghe pose si fanno intorno a Flé- È una ritrosa che di tacer desìa. ville che meravigliato li guarda) O soave bisbiglio! La Contessa (ironica) Alcuni invitati La vostra Musa è la malinconia. È il vento! (si allontana agitando piccata il ventaglio, di- cendo a Fléville) L’Abate Davver poco cortese! È Zefiro! Fléville Fléville È un po’ bizzarro! È mormorio di fonte! L’Abate Alcuni invitati Musa ognor pronta è donna a molti vieta! È fruscio d’ali! La Contessa L’Abate È ver! Ecco il poeta! Un ruscelletto odo mormorar! (prende il braccio dell’Abate e con lui si avvicina a Fiorinelli, inducendolo gentilmen te al clavi- Fléville cembalo. Maddalena che ha sentito la risposta (scoppiando quasi in pianto per la commozione data da Chénier a sua madre e che le amiche e per la vanità) hanno vivamente commentato, se le raccoglie È questo il mio romanzo! attorno) (le dame guardano sedute mentre dietro la se- dia di ogni dama, in piedi, stanno i rispettivi ca- Maddalena valieri. I mariti giocano nel fondo. Chénier in di- Io lo farò poetare. Scommettiamo?

9 (Fiorinelli siede al clavicembalo e suona, poi si Maddalena ferma, guarda languidamente con un sospiro il Che parlato avria d’amor. suo pubblico, snoda le dita e attacca il pezzo nuovamente. Maddalena si avvicina a Chénier La Contessa seguita dalle amiche, mentre Fiorinelli incomin- Ebben? cia a suonare) Al mio dire perdono ed al mio ardire! Tutti Son donna e son curiosa! Ebben? (cerca un po’ l’insolenza che può colpire Ché- nier e dà una rapida occhiata alle amiche) Maddalena Bramo di udire (imita Chénier) un’egloga da voi, o una poesia, Chiamò la Musa! E la implorata Musa per monaca o per sposa. per la sua bocca ridisse la parola che a me… Le amiche (si rivolge ad un vecchio ridicolo) (con ironia) voi, Per monaca o per sposa. (a un Abate) e voi, Chénier (a un marchese grasso) Il vostro desio è comando gentil! e voi pur anco, Ma… ohimé… la fantasia (a un giovanotto strano per la sua bruttezza) non si piega a comando o a prece umile… e voi mi diceste stasera… senza Musa. è capricciosa assai la poesia… (tutti ridono. Chénier pallidissimo guarda quella a guisa dell’amor! fanciulla e stendendo la mano v erso di lei la co- (alla parola “amore” Maddalena e le ragazze stringe ad ascoltarlo) escono fuori in rumorosa risata. Fiorinelli inter- rompe; tutti si avvicinano al gruppo di Chénier Chénier e Maddalena) Colpito qui m’avete, ov’io geloso celo il più puro palpitar dell’anima. La Contessa (accenna al cuore) Perché ridete voi? Or vedrete, fanciulla, qual poema è la parola “Amor”, qui causa di scherno! Gli invitati (sorpresi all’armonia strana di quella voce dolcissi- Che c’è? Che c’è? ma, tutti, cavalieri, dame, abati, stanno ad udirlo) Un dì all’azzurro spazio Le amiche guardai profondo, (sempre ridendo. Chénier interdetto ascolta) e ai prati colmi di viole, Udite! Udite che il racconto è bello! pioveva l’oro il sole, Il poetino è caduto in tranello. e folgorava d’oro il mondo; parea la Terra un immane tesor, Maddalena e a lei serviva di scrigno, il firmamento. (rivolta alla madre) Su dalla terra a la mia fronte A tua preghiera, mamma, veniva una carezza viva, un bacio. opponeva un rifiuto… Gridai, vinto d’amor: T’amo, Allor bizzarro pensier venne a me… tu che mi baci, divinamente bella, o patria mia! Le amiche E volli pien d’amore La vendetta! pregar!… Varcai d’una chiesa la soglia; Maddalena là un prete ne le nicchie Io dissi: scommettiamo? dei Santi e de la Vergine accumulava doni… e al sordo orecchio La Contessa e tutti un tremulo vegliardo invano Di che cosa? chiedeva pane e invan stendea la mano! (l’Abatino e con lui altri Abatini si levano scan- dalizzati)

10 Varcai degli abituri l’uscio; si muor. un uom vi calunniava bestemmiando (la Contessa fa interrompere la danza, tutti pre- il suolo che l’erario a pena sazia stano orecchio al canto interno) e contro a Dio scagliava e contro a li uomini Affamati, languenti, le lagrime dei figli. morenti, (tutti gesticolano animatamente, rossi dalla col- noi cadiam sovra suoli infecondi! lera, contro Chénier. Gérard solo lo ascolta dal (all’arco d’ingresso della serra Gérard appare al- fondo della serra, agitatissimo. Chénier con ra- la testa di una folla di gente stracciata e lan- pido colpo d’occhio abbraccia tutto quel bizzar- guente) ro quadro di gaudenti che fingono non udirlo o lo ascoltano altezzosi) Gérard In cotanta miseria (tonante) la patrizia prole che fa? Sua grandezza la miseria! (a Maddalena) Sol l’occhio vostro esprime umanamente La Contessa qui un guardo di pietà, (livida dall’ira) ond’io guardato ho a voi sì come a un angelo. Chi ha introdotto costoro? E dissi: Ecco la bellezza della vita! Gérard Ma, poi, Io, Gérard! alle vostre parole, un novello dolor La Contessa m’ha colto in pieno petto… (ai suoi valletti, lacchè) (s’interrompe e guarda Maddalena con estrema Questa ciurmaglia via! dolcezza) (a Gérard) O giovinetta bella, d’un poeta E tu pel primo! non disprezzate il detto: (ma ecco accorrere il vecchio giardiniere, il pa- Udite! Non conoscete amor. dre di G érard, che si butta in ginocchio avanti Amor, divino dono, non lo schernir alla Contessa. Gérard corre sdegnato a rialzare del mondo anima e vita è l’Amor! suo padre)

Maddalena Gérard Perdonatemi! Sì, me ne vo, Contessa! (Chénier commosso si allontana e scompare) Questa livrea mi pesa ed è vile per me il pane La Contessa che qui mi sfama! (scusando Maddalena cogli invitati che si agita- La voce di chi soffre a sé mi chiama! no sdegnati) Vien, padre mio, vien con me. Creatura strana assai. Va perdonata! Perché ti curvi ai piè È capricciosa e un po’ romantichetta! di chi non ode voce di pietà? (il preludio di una gavotta viene dall’alto della (poi strappandosi la livrea di dosso) cantoria) Dalle mie carni giù, giù questa viltà! Ma udite! È il gaio suon de la gavotta. (il Maestro di Casa, i servi, i lacchè, gli staffieri Su, cavalieri! Ognun scelga la dama! respingono la folla. La Contessa si lascia cadere (i servi fanno posto e i cavalieri e le dame si pre- sul sofà ansante dalla bile che la soffoca, men- parano alla danza. Lontanissime, appena distin- tre la folla si allontana. Gérard costringe suo te, si sentono venire avvicinandosi confuse can- padre ad allontanarsi con lui) tilene. Comincia la danza) La Contessa Voci Quel Gérard!… L’ha rovinato il leggere!... (dall’interno) Ed io… che tutti i giorni facevo l’elemosina… La notte il giorno e a non fare arrossire di sé la povertà… portiamo intorno perfin m’ho fatto un abito costume di pietà… il dolore; (si lascia c adere come svenuta sull’azzurro sofà. siamo genti grame Un gran da fare in tutti!... Chi vuol sommini- che di fame strarle gocce del General Lamothe, chi d’Inghil-

11 terra, chi invece vuol slacciarle il busto. Questo QUADRO SECONDO la fa rinvenire. Il Maestro di Casa ritorna e si av- vicina) A Parigi. Son tutti andati? La scena a destra: nel primo piano un “altare” dedicato a Marat, sopportante il suo busto, Maestro di Casa Sì. avanti al quale stanno appesi collane di fiori ap- passiti, nastri, e una lampada spenta. Il dado, il La Contessa piedestallo e i gradini sono qua e là coperti di (agli invitati) cartelli appiccicativi sopra. Uno dice: Unità e In- Scusate! L’interrotta gavotta, dividualità della Repubblica! Un altro: Libertà, mie dame, ripigliamo! Eguaglianza, Fratellanza! Un terzo più terribile: Ritorni l’allegria! Così o morte! Altri sono solamente votivi e si (si dispongono nuovamente alla danza. Riattac- accontentano di un Gloria a Maria! ca la gavotta.) A sinistra: in primo piano la terrazza del Feuil- lants e il Caffè Hottot; tavolini e sedie fuori al- Fine del Primo Quadro l’aperto tra alberi e vasi enormi di fiori. Nel fondo: l’ex “Cours-la-Reine” che diagonal- mente attraversa la scena allargandosi a destra, restringendosi a sinistra, difeso dalla Senna che gli scorre parallela: da para petto, platani, lan- terne. Di scorcio, obliquamente, il ponte Peron- net che attraversa la Senna e conduce al palaz- zo dei Cinquecento.

È una giornata del giugno del 1794 nel pome- riggio. La scena è animatissima. Alla terrazza del Caffè vi è discreta affluenza di avventori. Vi si distin- gue la mulatta Bersi per l’acconciatura bizzarra in contrasto con la tinta olivastra della sua pelle e per quell’esage rato modo di vestire, che fa già qualificare la donnina elegante di allora per una Meravigliosa , prodotto voluttuoso che, da poco tempo, coll’Incredibile, nonostante il Ter- rore, osa mostrarsi in pubblico e gittare il suo lusso e la sua risata gaia come una sfida auda- ce. Infatti là vi è ascoltatissimo un Incredibile, “sbalorditivamente” elegante coll’abito a grandi risvolti, colletto nero, parrucca bionda, il randel- lo Costituzione , e il mento immerso nella im- mensa cravatta, che non lascia mai osservare attentamente tutto quanto fa Bersi e ne scruta ogni sguardo e parola. Presso all’”altare” stan- no il sanculotto Mathieu detto Populus e la car- magnola Orazio Coclite: costui forse chiamato così per una gran benda nera che di sotto al berretto frigio gli copre l’occhio sinistro. Andrea Chénier siede tutto solo a un tavolino in disparte.

Mathieu (indica a Orazio Coclite il busto di Marat che egli ha tolto dall’altare e ripulisce dalla polvere) Per l’ex inferno! Ecco ancor della polvere sulla testa di Marat!

12 (dal ponte Peronnet e dagli sbocchi del Cours- “piccolo paniere” carico di condannati condotti la-Reine, pei giardini delle Tuileries, si rovescia- alla ghigliottina) no, urlando a squarciagola, agitando alti colle le mercantine là e le pescivendole mani i giornali che vendono, dei ragazzi rivendi- e la carretta di Sanson che passa! tori di giornali, piccoli straccioni in berretto fri- (e, vuotando il bicchiere, ride. Tutti corrono via gio. Mathieu compera un giornale e siede co- dietro la carretta dei condannati che passa at- modamente col suo indivisibile Orazio Coclite traverso al fondo) sui gradini del Reposoir Marat per leggere. Lo apre, lo stende, ma a un tratto getta un grido L’Incredibile di sdegno, strappa il giornale, fa un gesto di mi- (fra sé, guard ando dietro a Bersi mentre si al- naccia, cerca con una torva occhiata il birichino lontana) del giornale, ma gli strilloni sono spariti già, chi No, non m’inganno! Era proprio con lei da una parte, chi dall’altra) la bella bionda! Ho scovato la traccia! M’ha appioppato un giornale (estrae di tasca un piccolo taccuino e vi scrive su di cinque mesi fa! rapidamente) (Le eleganti apllaudono ridendo) La cittadina Bersi, fare sospetto di corruzione non spontanea; Bersi guardò Chénier di sott’occhi. Osservarla! (all’Incredibile, accortasi di essere spiata, guar- Andrea Chénier per qualche ora in attesa dandolo fisso negli occhi) con febbril ansia evidente. Osservarlo! È ver che Robespierre allevi spie? (si allontana verso il fondo. Roucher entra dal Cours-la-Reine) L’Incredibile (alla sua volta fissando audacemente Bersi) Chénier Vuol dire, cittadina, “Osservatori (vedendolo) Roucher! dello spirito pubblico”. Roucher Bersi (con gioia) Come tu vuoi! Chénier!... Tutto il giorno ti cerco! (sottovoce) L’Incredibile La tua salvezza io tengo! Non so, né lo posso sapere! (gli mostra un foglio) (fissando ancora gli occhi ostinati in quelli della Meravigliosa) Chénier Hai tu a temere? Un passaporto?

Bersi Roucher (arrossendo, ma vedendo che l’attenzione di Qui tutto intorno è periglio per te! tutti e di tutte pesa su di lei, si rimette) La tua preziosa vita salva… parti! Temer? Perché? Perché temer dovrò? Non sono, come te, una vera figlia Chénier autentica della Rivoluzione? Il mio nome mentir… Fuggire! Amo viver così! Vivere in fretta di questa febbre gaia d’un godere Roucher rapido, acuto e quasi incosciente! Ten prego, Chénier! Qui il gioco ed il piacere… là la morte! Qui il suon de le monete e il biribisso! Chénier Laggiù il cannone e il rullo de’ tamburi! No! Credi al destino? Qui inebria il vino… laggiù inebria il sangue! Io credo! Credo a una possanza arcana Qui riso e amore; che benigna o maligna i nostri passi (indica il palazzo dei Cinquecento) or guida or svia pei diversi sentieri là si pensa e s’odia! de l’esistenza umana! Una possanza Qui la Meravigliosa che dice a un uomo: “Tu sarai poeta”. che brinda collo Sciampagna, A un altro: “A te la spada, sii soldato!” (afferra un bicchiere colmo di Sciampagna e ad- Or bene, il mio destino forse qui vuolmi! ditando verso il Cours-la-Reine di dove sbocca il Se quel che bramo mi si avvera, resto!

13 Roucher a profumo di rosa Se non si avvera? provocatore, Chénier, io non m’inganno, lo giuro, Chénier esce da un salottino (stringendogli la mano) troppo noto all’amore: Allora partirò! Chénier, te l’assicuro, (con grande dolcezza) il tuo destino E questo mio destino si chiama amore. ti ha dato il cuor… d’una Meravigliosa! Io non ho amato ancor! Riprendi il passaporto e… via la lettera! Pure sovente nella vita ho sentita Chénier sul mio cammin vicina Non credo! passar la donna che il destin fa mia. Bella, ideale, divina Roucher come la poesia; La femminil marea parigina passar con lei sul mio cammin l’amor! in onde irrequiete or qui rovescia! Sì, più volte ha parlato Io le conosco tutte! Passeranno, la sua voce al mio cuore; ed io ti mostrerò la bella misteriosa. udita io l’ho sovente con la sua voce ardente Chénier dirmi: “Credi all’amor, Chénier! (colpito) Tu sei amato!”. Una Meravigliosa (e preso sottobraccio Roucher lo allontana dal la divina creatura del mio Caffè Hottot, narrandogli confidenzialmente) pensier sognata?!... Da tempo mi pervengono strane lettere: Qui s’infrange la mia vita! or soavi, or gravi, or rampogne, or consigli! Ah, mio bel sogno, addio, Scrive una donna misteriosa ognora! addio bel sogno! In quelle sue parole vibra un’anima! Chi sia, indagato ho invano! Roucher Una caricatura! Una moda! Roucher La tua divina soave poesia Ancor? in fisciù a la Bastiglia! E con rimesse chiome, Chénier e il nero alle ciglia! Finora! Ma or guarda! (gli mostra una lettera) Chénier (lacera la lettera) Roucher Accetto il passaporto! (legge) Qui un ritrovo? Roucher (offrendogli il passaporto) Chénier È provvido consiglio! (con un grido di trasporto) Ah! La vedrò! Intanto presso il ponte Peronnet si accalca gran folla nell’atte sa dell’uscita dei Rappresentanti Roucher del palazzo dei Cinquecento. Folla varia, diversa (sempre gli occhi fissi alla lettera) e strana! Tutto il torrente dell’opinione pubbli- La misteriosa alfin solleva il velo! ca è là ad aspettare l’idolo dell’opinione pubbli- Vediam! ca, la bussola del patriottismo: Massimiliano (prende la lettera, l’esamina e sorride ironica- Robespierre. mente alla firma “Speranza”) Eccoli i Rappresentanti della Nazione! Calligrafia invero femminil! Carta elegante!… L’entusiasmo della folla è alla maggior parte di (fiuta la lettera) questi uomini indifferente; sanno che non è per Ma, ohimé, profumo alla “Rivoluzione”! loro, che un uomo solo ha ora quello che da (restituendo la lettera) tanti secoli fu un privilegio di re. Questo gentil biglietto, E Robespierre lo sa, quanto loro, ed è per que-

14 sto che egli sa essere solo in quella folla. La folla Eccolo. Procede tranquillo e borghesemente bo- – Barère! Saint-Just! Fréron! nario, con quell’enigmatico sorriso che scarna – Collot d’Herbois! David! Fouché! ancor maggiormente il suo profilo secco e pro- – Quello è Couthon! Tallien! Barras! cede, l’incorruttibile, leggermente curva la testa – Le Bas! Thuriot! Carnot! sulla spalla destra, la destra mano nascosta nel – Robespierre! suo abito bleu abbottonato, la sinistra stringe la sua canna dal pomo d’oro. Passa ed è un agita- Roucher re di fazzoletti, cappel li, coccarde, berretti frigi: (accennando a Chénier il fratello di Robespierre e un grido immenso erompe da tutti i petti. “Vi- che viene ultimo) va Robespierre!” Le Mercantine e le Pescivendo- Ultimo vedi? le spingono un bambino. Corre questi e va ad offrire un mazzo di fiori e Robespierre lo solleva Chénier e lo bacia. Le donne gli inviano sorrisi e carezze. (ironico) Robespierre il piccolo! Roucher Vedi? Dal ponte Peronnet Gérard s’agglomera la folla. (con entusiasmo) Azzurro occhio di cielo Chénier sotto una fronte candida; La eterna cortigiana! bionda la chioma con riflessi d’or; Vi si schiera una dolcezza in viso per curvare la fronte ed un sorriso al nuovo Iddio! di donna non umano; nel suo vestir modesto; La folla pudico velo Ecco laggiù Gérard! sovra il tesoro d’un seno vergineo Viva Gérard! ed una bianca cuffia sulla testa. (Gérard saluta, ma ad un cenno dell’Incredibile Dammi codesta creatura vaga! esce premuroso dalle file dei Rappresentanti e Ti dissi: Cerca! Indaga! gli si avvicina lasciandosi trarre da lui in dispar- Dinanzi mi è passata qual baleno un dì, te) ma poscia l’ho perduta! Or più non vivo, peno! Mathieu Mi salva tu da questa angoscia (vedendo comparire Robespierre) e tutto avrai! Viva Robespierre! Evviva! L’Incredibile La folla (pigliando alcune note) Viva Robespierre! Evviva! Stasera la vedrai! (l’Incredibile segue sempre con vivo interesse, L’Incredibile attaccandosi cautamente ai loro passi, Chénier (a Gérard) e Roucher. Intanto non ancora si sono allonta- La donna che mi hai chiesto di cercare, nati per il Cours-la-Reine i rappresentanti della è bruna o bionda? Nazione, che, ecco, attraverso i giardini delle Tuileries, appare una vivacissima e gaia schiera Chénier di Meravigliose… (accennando a Robespierre) Bersi viene ultima, tiene un ventaglio tr agico Egli cammina solo. detto “Sangue di Foulon”, ventaglio che è un’o- pinione. Incomincia a farsi buio) Roucher E quanto spazio ad arte Roucher fra il nume e i sacerdoti! (a Chénier) Ecco Tallien!… Eccole!... Strani tempi! Là vanno i pensatori. Qui que’ visi giocondi: di qui facile cosa Chénier scoprir la misteriosa. L’enigma!

15 Chénier Bersi Partiam! Andrea Chénier! Fra poco, a te, una donna minacciata Roucher da un gran periglio qui verrà! Guarda! (indica l’altare di Marat) Là attendi! Bersi (l’Incredibile scompare rapidamente) (a Roucher) Non mi saluti? Chénier (rapidamente gli sussurra) (trattenendola) Trattieni qui Chénier. Sono spiata! Dimmi il suo nome!

Roucher Bersi Sta ben. Il suo nome… Speranza! (L’Incredibile entra in mezzo arditamente fra Bersi e Roucher) Chénier Io là verrò! L’Incredibile (Bersi fugge via) Procace Bersi, qui sono ancor per te! Meco giù scendi? Roucher La ignota tua scrittrice? No… è un tranello! Bersi È un agguato! (sorridendo indifferente) Per poco? Chénier M’armerò! Chénier (Si allontana bruscamente da lui per l’ex Cours- Una Meravigliosa! la-Reine)

L’Incredibile Roucher Non ti chiedo che una Trenitz. (uscendo dal fondo a destra) Ah, veglierò su lui! Roucher (è già sera e col giorno l’apparenza di gaiezza è Ho indovinato? scomparsa. L’aria stessa appare livida; il ponte Peronnet assume un aspetto sinistro. Il passo ca- Bersi denzato delle pattuglie in diverse direzioni com- Perché no? pleta il terrore. Sì: è proprio la Parigi del Terrore. Alcuni accenditori pubblici corrono per diverse Chénier parti, uno accende i lampioni del ponte, un altro Che mi vuol dir? quelli dell’imboccatura dell’ex Cours-la -Reine, poi via correndo, scompaiono tutti nelle nebbie L’Incredibile dense che già si innalzano su per la Senna. Passa Scendiam? un’altra pattuglia e attraversa il ponte Peronnet, (Bersi segue l’Incredibile nei sotterranei del poscia tutto è profondo silenzio. Mathieu riap- Caffè dove si gioca e si danza) pare. Viene a dar lume alla lanterna dell’altare a Marat canticchiando la Carmagnola) Roucher (fa il gesto di fuggire) Mathieu È sera! Ora propizia! La la la la! E all’alba di domani via! In cammino! L’Incredibile Chénier (esce guardingo dal Caffè e va a porsi allo sboc- (con disperazione) co della via laterale al Caffè, nascondendosi die- O mio bel sogno, addio! tro l’angolo) (ecco infatti ritornare Bersi. L’Incredibile appare Ecco, il mio piano è fatto! Ora attendiamo! dietro un vaso di fiori e osserva e ascolta) (sul ponte Peronnet appare una forma di donna che si avanza cautamente)

16 Maddalena L’Incredibile Ecco l’altare… (Si, lei! La bionda! Or tosto da Gérard.) (si guarda intorno; è impaurita di quel silenzio) (e cautamente si allontana) Ancor nessuno… Ho paura… (l’Incredibile guarda, ritraendosi giù per l’ex Maddalena Cours-la-Reine. Infatti di là appare l’ombra di (atterrita) un uomo avvolto in un ferraiolo a pellegrina) Guardate là! Un’ombra! È lui! Andrea Chénier! Chénier Chénier (va all’angolo dove prima era l’Incredibile, ma Son io! non vede alcuno) (Maddalena tenta parlare, la commozione sua è Nessuno!… Pur questo loco è periglioso. grande e non può profferir parola) Deggio seguirti? Maddalena (Maddalena risponde con un gesto: No!) Fu Bersi che l’ha scelto. Sei mandata? Di’, chi mi brama? Se un periglio ne minaccia… Sono un’officiosa Maddalena che le viene a recar la sua mantiglia! Io! (e si appoggia tremante all’altare pubblico) Chénier La mia scrittrice?! Voi la ognor celata Chénier amica mia ognor fuggente?! (sorpreso ed ingannato dall’abbigliamento da officiosa di lei) Maddalena Tu? Ebben chi sei? Eravate possente, (l’Incredibile cautamente si porta più vicino ai io invece minacciata; due, nascondendosi dietro un albero) pur nella mia tristezza pensai sovente d’impetrar da voi Maddalena pace e salvezza, Ancor ricordi! ma… non l’osai! (e, per richiamarglisi alla mente, ricorda le paro- E ognora il mio destin le che Chénier le ha rivolto la sera del loro in- sul mio cammin contro al castello di Coigny) vi sospingea! Non conoscete amor! Ed io vi vedeva e ognor pensavo a voi Chénier come a un fratello! (a quella soavissima voce, a quel soavissimo ri- E allora vi scriveva cordo, sorpreso, si entusiasma) quanto il cuore o il cervello Sì: mi ricordo! dettavami alla mente. Nuova questa voce non mi parla. Il cuor che mi dicea che difesa avreste quella che v’ha un giorno offeso! Maddalena (C hénier, dimentico d’ogni cosa, ascolta rapito, Amor, divino dono, non lo schernir. affascinato) Al mondo Bersi sola mi vuol bene, Chénier è lei che m’ha nascosta. Ma da un mese Ch’io vi vegga! v’ha chi mi spia e m’insegue. Ove fuggir?... Fu allora Maddalena che pure voi non più potente seppi, (scostando la mantiglia e avanzandosi sotto la e son venuta. Udite! Son sola! luce della lampada che arde davanti all’altare di Son sola e minacciata! Marat) Son sola al mondo ed ho paura! Guardatemi! Proteggermi volete? Spero in voi! Chénier Ah, Maddalena di Coigny!... Voi? Voi! Chénier (con tutta l’esaltazione della sua anima)

17 Ora soave, bastone e ne sferza il viso a Gérard che dà in un sublime ora d’amore! urlo di rabbia e di dolore. Ed ecco accorrere Possente l’anima Roucher. Chénier lo vede e gli addita Maddale- sfida il terrore! na) (con grande slancio a Maddalena) Mi fai puro il cuore Chénier d’ogni viltà! (a Roucher) Bramo la vita, Salvala! e non temo la morte! Ah rimani infinita! Gérard (vedendoli allontanarsi urla all’Incredibile) Maddalena Inseguila! (sorridendogli) (sguaina la spada, si getta contro Chénier) Vicina nei perigli? Vicina nel terror? Roucher Chénier (spiana contro l’Incredibile un paio di pistole da Al braccio mio non più timore! tasca) Fino alla morte insieme? Bada!

Maddalena L’Incredibile Fino alla morte insieme! (arretra appigliandosi a più prudente consiglio e Ah! Ora soave, fugge) sublime ora d’amore! Alla sezione! Possente l’anima sfida il terrore! Gérard (buttandosi contro Chénier) Maddalena e Chénier Io ti rubo a Sanson! Mi fai puro il cuore, non temo la morte… Chénier fino alla morte insiem! (deridendolo nel vederlo battersi con altrettanto (Maddalena prende il braccio di Chénier, ma coraggio e slancio, quanta imperizia nelle armi) appena hanno fatto pochi passi, ecco, dietro il Tu non sei che un frate! Sei Chabot? Caffè Hottot, correre verso di loro Gérard, fati- cosamente seguito dall’Incredibile) Gérard Ah! Gérard (cade ferito sui gradini dell’altare di Marat) (sbarrando loro la strada) Sei Chénier… Fuggi! Maddalena di Coigny! (soffocato) Il tuo nome Fouquier Tinville Maddalena ha scritto… Va’… (riconosce, rischiarato come rimane, il viso di (come un rantolo) Gérard dalle lanterne del ponte Peronnet) Proteggi Maddalena! Gérard! (si sente accorrere gente e la voce dell’Incredibi- le che grida: “Al Ponte Peronnet”. Chénier fug- Gérard ge. Da tutte le parti irrompe gente. L’Incredibile A guisa di notturna io vi ritrovo… con guardie nazionali)

Chénier Mathieu (minaccioso) (riconoscendo nel ferito Gérard) Segui per la strada tua! Gérard ferito?!

Gérard Alcuni (avventandosi contro Chénier per strappargli Ferito? Maddalena) È merce proibita! L’Incredibile (Chénier leva rapidamente lo stocco dentro al Il feritore…

18 QUADRO TERZO Tutti Il feritore? La Sezione Prima del Tribunale rivoluzionario (Comitato di Salute Pubblica). Gérard (sollevandosi fa uno sforzo e guardando l’Incre- dibile trova ancora l’energia di impedirgli di par- Vasto stanzone a piano terreno ridotto per una lare) metà (quella di sinistra) a Tribunale, l’altra Ignoto!... (quella di destra), divisa durante i dibattiti del (sviene) giudizio da una opportuna sbarra divisoria, ri- servata al pubblico. Mathieu Dalle finestre e dall’arco, dietro, una larga stra- (levandosi ritto sui gradini dell’altare) da veduta di scorcio che si perde entro a fitte L’han fatto assassinare i girondini! case. (un urlo terribile di minaccia si leva. Allora Mathieu ha una grande idea: incrocia la sua All’alzarsi della tela, benché quello sia pure picca con altre di alcuni sanculotti e alcune car- giorno di dibattimento, pure tuttavia il lugubre magnole e improvvisa una barella , sulla quale locale presenta uno strano e ben diverso aspet- viene steso Gérard e portato a spalle. Intorno al to. Sulla tavola della presidenza sta collocata corpo grondante sangue si affolla quella tumul- una colossale urna di legno dipinto, imitazione tuosa folla alla strana luce sanguigna delle tor- di ara greca, con d’intorno alcuni Rappresen- ce, urlante nella notte resa più sinistra da lividi tanti del popolo dalle grandi sciarpe tricolori ai lampi che solcano un cielo nero e minaccioso) fianchi. Presso l’urna due carmagnole in berret- Morte! Morte ai girondini! to frigio e armati di p icche che vi fanno la guar- dia, uno, naturalmente, Orazio Coclite, cittadi- Tutti no benemerito. Dietro la tavola quattro soldati Morte! Morte ai girondini! Morte! Morte! della Guardia Nazionale, un sergente e un uffi- ciale. Ritto, isolato da tutti, presso all’urna, sta il Fine del Secondo Quadro sanculotto Mathieu. L’altra metà dello stanzone è stipata da gente diversa, la sbarra divisoria però non è calata; l’accesso all’urna è liberissi- mo. Si raccolgono pubbliche offe rte. Dietro la tavola un gran drappo tricolore steso su due picche portante scritto: “Cittadini, la Patria è in pericolo! La Patria, impegnata nella sua formi- dabile guerra contro l’Europa coalizzata, chiede oro e soldati”.

Mathieu (apostrofa con voce monotona il pubblico, tiene il suo abbruciagola nella mano e vi aspira, fra parola e parola, ingorde boccate) Dumouriez traditore e giacobino è passato ai nemici (il furfantaccio!); Coburgo, Brunswick (Pitt crepi di peste!) e il vecchio lupanare dell’Europa tutta, contro ci stanno! Oro e soldati! Onde quest’urna ed io che parlo a voi rappresentiam l’immagin della patria! (un gran silenzio accoglie il discorso di Mathieu, però nessuno va ad offrire) Nessun si move? Che la ghigliottina ripassi a ognun la testa e la coscienza! (alcuni vanno e gettano nella grande u rna og- getti e danari, Mathieu riprende) È la patria in periglio! Or, come già Barère, io levo il grido

19 di Louvertur: Libertà e patate! Le donne (vedendo dal fondo della via sopraggiungere (commosse, accorrono dapprima poche, poscia Gérard, s’interrompe con gioia) alla rinfusa e più rumorose, e finalmente con Ma, to’: laggiù è Gérard! grande entusiasmo, e, giunte fra i bisbigli e i Ei vi trarrà di tasca gli ex Luigi sussurri all’urna, vi gittano dentro tutto quanto con paroline ch’io non so! hanno addosso di denaro e d’ornamento) (volta le spalle al suo uditorio) – Prendi!… È un ricordo! M’infischio dei bei motti! – A te! Un anello! Ed anche me ne vanto! – È un braccialetto! (infatti appare dalla via Gérard appoggiato al – Prendi! suo ufficioso. La folla si allarga innanzi a lui. – Otto giorni di lavoro! L’aspetto suo pallido e sofferente gli desta la – Una fibbia d’argento! simpatia di tutti. Al suo apparire un affettuoso (una dà pochi soldi) grido lo accoglie) – Son due bottoni d’oro! – Quanto posseggo! A te! Tutti (una scartocciandoli di dentro a un pezzo di Cittadino Gérard, salute! Evviva! carta) – Una crocetta! Mathieu – Prendi! La tua ferita? (ma ad un tratto si ode una voce debole fram- mezzo alla folla. È una vecchia) Gérard (commosso) La vecchia Madelon Grazie cittadini! Largo… largo! (stringe la mano a molti che gliela porgono) (tutti, innanzi alla vecchia, lasciano il passo. È La forte fibra mia m’ha conservato una cieca guidata da un fanciullo di quindici an- alla mia patria ancora! ni. Essa volge intorno a sé, come per guardare, due occhi bianchi, senza sguardo, poi lenta- Mathieu mente, appoggiata alle spalle del fanciullo, si (indicandogli l’urna) avvicina alla tavola mutata in altare della patria) Ecco il tuo posto! Son la vecchia Madelon, mio figlio è morto; (con voce monotona ripete) avea nome Roger; morì alla presa Dumouriez, traditore e girondino, della Bastiglia; il primo suo figlio è passato ai nemici (muoian tutti!). ebbe a Valmy galloni e sepoltura. È la patria in pe… Ancora pochi giorni, e io pur morrò. (ma, accortosi che la pipa si è spenta conclude (spinge dolcemente innanzi a sé il fanciullo) indicando Gérard) È il figlio di Roger! L’ultimo figlio, Cedo la parola. l’ultima goccia del mio vecchio sangue… Prendetelo! Non dite che è un fanciullo! Gérard (e, preso il fanciullo pel braccio, glielo denuda, (con vero accento di dolore) mostrando agli uomini del Comitato di Difesa Lacrime e sangue dà la Francia! Udite! che è un braccio nerboruto e forte) Laudun ha inalberato È forte… Può combattere e morire! vessillo bianco! (allora un ufficiale si avvicina al fanciullo che, È in fiamme la Vandea! tutto orgoglioso, si impettisce imitando la posa E la Bretagna ne minaccia! di un vecchio soldato, lo esamina e con un ge- Ed Austriaci, e Prussiani, e Inglesi, e tutti sto rapido accenna di accettarlo) nel petto della Francia gli artigli armati affondano! Gérard Occorre e l’oro e il sangue! (alla vecchia) L’inutil oro ai vostri vezzi, Noi l’accettiamo! Dinne il nome suo. donne francesi, date! Donate i vostri figli alla gran Madre, La vecchia Madelon o voi, madri francesi! Roger Alberto. (uno scrive il nome sul registro)

20 Gérard L’Incredibile A sera partirà! No, il maschio. È al Lussemburgo! (allora la vecchia abbraccia forte il fanciullo che la bacia) Gérard Quando? La vecchia Madelon (scoppia in singhiozzi) L’Incredibile Gioia, addio! Stamattina. Portatemelo via! (balbetta con voce pietosa, non trovando essa Gérard più la forza di allargare le sue tremule braccia in E come? quell’abbraccio che essa presume ultimo. Due guardie nazionali conducono via il fanciullo. L’Incredibile Appena si sente sola, si scuote e cerca intorno Il caso! con un gesto) Chi mi dà il braccio? Gérard (da quella folla molti accorrono a lei commossi, Dove? e la vecchia Madelon, così come prima se ne è venuta, si allontana lentamente calma e fiera) L’Incredibile A Passy, presso un amico. I Rappresentanti fanno ritirare l’urna patriotti- ca e, firmati i verbali e stretta la mano a Gé- Gérard rard, si allontanano. Gérard siede al tavolo e E lei? stende il rapporto pel Comitato centrale. La folla a poco a poco dirada. L’Ufficiale dà il co- L’Incredibile mando, le Guardie Nazionali prendono il fucile Ancor nessuna traccia! e lo seguono in drappello. Mathieu con una (scherzoso) scopa si mette a spazzare il locale, che in bre- Ma tal richiamo è il maschio per la femmina ve diverrà Tribunale per trasformarsi a sera in che volontariamente (penso e credo) club. L’Incredibile entra. Intanto, appena fuori, essa a noi verrà! nel largo crocicchio avanti alla Sezione, quel pubblico patriota, che poco prima si stipava commosso intorno all’urna della Patria, appe- Gérard na all’aperto, si trasforma energicamente. (sfiduciato) Danzano tutti. La Carmagnola è l’anima della No; non verrà! strada. (lontano un gr ido acuto e confuso da ogni parte)

Voci interne L’Incredibile Amici, ancor cantiam! Beviam! Danziam ognor! Ascolta! Colmo il bicchier, allieta il cor! Cantare e ber! Gérard Viva la libertà! Viva la libertà! Grida son… Danziam la Carmagnola! (ascolta più attentamente) Evviva il suon del cannon! Monelli aizzati… (Mathieu “Populus” ripone la scopa e siede su una panca, fuori presso alla porta della Sezione, L’Incredibile a fumare) No, i soliti strilloni… (passa e lo si vede dall’arco d’ingresso della Se- L’Incredibile zione, venendo dalla via destra, uno strillone (si avvicina a Gérard) che urla a tutta gola: L’arresto importantissimo L’uccello è nella rete! d’Andrea Chénier!) Queste grida arriveranno a lei! Gérard (con un grido di gioa) Gérard Lei?!... (con un debole atto di ribellione, scostando a sé con un gesto l’Incredibile) Ebbene?

21 L’Incredibile L’Incredibile (con un eloquente sguardo d’ironia) (vedendolo esitante ritorna presso a lui) Ebbene? Donnina innamorata Come vola il tempo! Affollan già le vie! che d’aspettar s’annoia, (si allontana di nuovo) se passata è già l’ora del desiato ritrovo al nido, Gérard (ch’io muoia) (riprende la penna; riflette) se la bella presaga Nemico della patria?! all’ansia vinta (ride amaramente) non ti discende per la via È vecchia fiaba così, com’è, discinta! che beatamente ancor la beve il popolo. Esce correndo… e indaga! Nato a Costantinopoli? E vola! E scruta! E spia! (riflette, poi esclama e scrive) To’! Passa uno strillone? E vocia un nome? Straniero! Oh, come tutta impallida! Studiò a Saint-Cyr?... Soldato! Ma non vacilla o china! (riflette ancora, poi trionfante d’una idea subito Possanza dell’amor! balenatagli scrive rapidamente) In quel dolor Traditore! Di Dumouriez un complice! cessa la donna ed eccola eroina! È poeta? Sovvertitor di cuori e costumi! Tutto oserà! (ma a quest’ultima accusa la penna gli sfugge Laonde, tu la vedrai! Pazienza! dalle mani, gli occhi fissi e pensosi gli si riem- A te verrà! piono di lacrime; egli si alza e passeggia lenta- (e assumendo il fare elegante delle “grandi oc- mente, con tristezza) casioni” conclude) Un dì m’era di gioia passar È questo il mio pensier. fra gli odii e le vendette, puro, innocente e forte! Incredibile: ma vero! Gigante mi credea! Son sempre un servo! Ho mutato padrone! Gérard Un servo obbediente di violenta passione! (che si è alzato e passeggia febbrilmente) Ah, peggio! Uccido e tremo, Più fortemente m’odierà! (sorride amaramente angoscioso) e mentre uccido, io piango! L’Incredibile Che importa? Nella femmina (la sua voce si fa affannosa, violenta a scatti e vi sono il corpo e il cuore! piena di entusiasmo) Tu scegli il corpo! È la parte migliore. Io della Redentrice figlio pel primo ho udito (quasi imperiosamente gli accenna di scrivere) il grido suo pel mondo Stendi l’atto d’accusa: “Andrea Chénier ed ho al suo il mio grido unito… sia tosto deferito al Tribunale”. Or smarrita ho la fede nel sognato destino? Fouquier Tinville aspetta. (si interrompe, le vecchie ricordanze tornano a Scrivi! lui, la sua voce si fa piena di tristezza, di rim- (Gérard siede per scrivere. Così quest’uomo, pianto) che, moribondo o credendosi tale, ferito dallo Com’era irradiato di gloria il mio cammino! stocco di Chénier, perdonava al suo feritore la La coscienza nei cuor ridestar de le genti, sua vita e il suo amore perduto, colle forze vitali raccogliere le lagrime dei vinti e sofferenti! sue sente rinascere soprattutto l’odio. Il corpo, Fare del mondo un Pantheon! questo adoratore della vita, si ribella sempre Gli uomini in dii mutare contro i generosi slanci dell’anima. e in un sol bacio e abbraccio L’Incredibile si allontana e va ad osservare sulla tutte le genti amar! piazza il movimento della gente e le mercantine Or io rinnego il santo grido! che ballano la Carmagnola) Io d’odio ho colmo il core e chi così m’ha reso, fiera ironia, è l’amor! Gérard (con disperazione) Esito dunque? Andrea Chénier segnato Sono un voluttuoso! Ecco il mio nuovo padrone: ha già Fouquier Tinville! Il fato suo il senso! Bugia tutto! Sol vero la passione! è fisso! Oggi o doman… (e vedendo ritornare presso di lui l’Incredibile, (deponendo la penna) firma) No! È vile! È vile!

22 L’Incredibile Gérard Sta bene.! Ove trovarti se… (con voce soffocata) Non odio! Gérard (interrompendolo) Maddalena Qui resto! Perché m’avete qui voluta? (l’incredibile si allontana affrettandosi, urtando in un piccolo ometto sudicio che entra tenendo Gérard sotto un braccio un gran fascio di carte: è il Perché ti volli qui?… Perché ti voglio! Cancelliere del Tribunale Rivoluzionario. Il picco- Perché ciò è scritto nella vita tua! lo ometto impassibile e silenzioso si avvicina a Perché ciò volle il mio voler possente! Gérard e sta in piedi innanzi a lui, attendendo- Era fatale, e vedi, s’è avverato! ne gli ordini. Gérard gli consegna altre carte e Io t’ho voluto allor con essa la nota degli accusati che appariranno che tu piccina fra poco avanti quel Tribunale, nota nella quale pel gran prato Gérard ha già scritto come ultimo il nome di con me correvi lieta in quell’aroma Andrea Chénier. L’ometto apre la piccola porta d’erbe infiorate e di selvagge rose! d’angolo e vi entra richiudendosela dietro. Lo volli il dì che mi fu detto: Ad un tratto una donna scarmigliata appare “Ecco la tua livrea!” e, come fu sera, correndo dalla via opposta a quella per la quale mentre studiavi un passo di minuetto, si è allora appena allontanano l’Incredibile. È io, gallonato e muto, Maddalena) aprivo e richiudevo una portiera… La poesia in te così gentile Maddalena di me fa un pazzo grande e vile! (a Mathieu) Ebben? Che importa? Sia! Carlo Gérard? E, fosse un’ora sola, io voglio quell’ebbrezza Mathieu dei tuoi occhi profondi! Là! Entrate. Io pur, io pur, io pur voglio affondare (Gérard al fruscio della sua veste alza il capo) le mie mani nel mare dei tuoi capelli biondi! Maddalena (con voce tremante) (audacemente levandosi ritto le chiede) Se ancor di me vi sovvenite non so! Or dimmi, che farai contro il mio amor? Son Maddalena di Coigny. (interpretando un gesto di Gérard come una re- Maddalena pulsa soggiunge con voce implorante) Io corro nella via… Il nome mio Ah, non m’allontanate! vi grido! Ed è la morte che mi salva! Se voi non m’ascoltate io son perduta! (ma Gérard, improvvisamente allontanando da sé il tavolo e rovesciando la seggiola, va a frap- Gérard porsi tra Maddalena e le due uscite) (con violenza) Io t’aspettava! Io ti volevo qui! Gérard Io son che come veltri ho a te lanciato No, tu non lo farai! No! Tuo malgrado orde di spie! tu mia sarai! Entro a tutte le vie la mia pupilla è penetrata! Maddalena E ad ogni istante! (atterrita, gittando un grido di terrore fugge ri- Io, per averti, preso ho il tuo amante! parandosi dietro la tavola dei giudici: ma poscia presa da improvvisa idea, esce dal riparo di quel Maddalena tavolo e muove risoluta verso Gérard) (sorpresa alla violenza del suo dire rimane un Se della vita sua momento atterrita, poscia vergognata di quella tu fai prezzo il mio corpo… ebbene, prendimi! sua debolezza esclama con un accento di di- (gli si avvicina lenta, sublime di quel suo sacrifi- sprezzo indicibile) cio) A voi! Qui sto! Vendicatevi!

23 Gérard gli occhi sopra. È la lista degli accusati, un no- (colpito, quasi fra sé, con dolorosa ammirazio- me gli balza subito agli occhi, quello di Chénier) ne) Perduto! Come sa amare! (esclama dolorosamente e poscia, disperata- mente camminando, agitato grida) Maddalena La mia vita per salvarlo! La mamma morta m’hanno a la porta Maddalena della stanza mia; (con immenso grido di gioia) moriva e mi salvava! Voi lo potete! Stamane Poi a notte alta io con Bersi errava, egli arrestato fu! quando ad un tratto un livido bagliore guizza e rischiara innanzi a’ passi miei Gérard la cupa via! Ma chi l’odiava per oggi Guardo! Bruciava il loco di mia culla! ha preparato il suo giudizio… la sua morte! Così fui sola! E intorno il nulla! (dalla strada viene un mormorio, un bisbiglio di Fame e miseria! folla. Egli guarda. Già nei pressi della Sezione la Il bisogno, il periglio! gente in attesa del giudizio si accrocchia) Caddi malata! La folla già, E Bersi, buona e pura, curiosa ed avida di lacrime, di sangue! di sua bellezza ha fatto (dalle stanze superiori e contigue si sente il ru- un mercato, un contratto per me! more dei fucili e delle sciabole dei gendarmi) Porto sventura a chi bene mi vuole! Udite? È il calcio dei fucili! (a un tratto nelle pupille larghe di Maddalena si Sono i gendarmi! effonde una luce di suprema gioia, una gran lu- (con accento di disperazione) ce profonda come riflesso di splendore miste- E là sta già Chénier! rioso) Fu in quel dolore Maddalena che a me venne l’amor! (con un ultimo grido dove c’è tutto quanto può Voce piena d’armonia soffrire un’anima) e dice: “Vivi ancora! Io son la vita! Salvatelo! Salvatelo! Salvatelo! Ne’ miei occhi è il tuo cielo! Tu non sei sola! Le lagrime tue Gérard io le raccolgo! Io sto sul tuo cammino La rivoluzione i figli suoi divora! e ti sorreggo! (colto da un’idea, corre al tavolo e scrive rapida- Sorridi e spera! Io son l’amore! mente un biglietto per il Presidente Dumas. Tutto intorno è sangue e fango?... Io son Mentre scrive Maddalena gli si avvicina e appe- [divino! na Gérard depone la penna essa gli afferra la Io son l’oblio! mano e gliela bacia) Io sono il dio Il tuo perdono è la mia forza! che sovra il mondo scende da l’empireo Grazie! Io l’ho perduto, difenderlo saprò! fa della terra un ciel! (ma ecco Mathieu. Gérard ha appena il tempo Ah! io son l’amor!”. di parlare a Mathieu, consegnargli il biglietto E l’angelo si accosta, bacia, e vi bacia la per Dumas e ritirarsi con Maddalena in fondo [morte! all’aula dalla parte assegnata al pubblico che Corpo di moribonda è il corpo mio! questi già vi si rovescia tumultuante, rumoroso, Prendilo, dunque! Io son già morta cosa! eccitato. Mathieu si allontana rapidamente col (il cittadino C ancelliere, il sinistro ometto, appa- biglietto, ruvidamente ributtando a spintoni la re alla porta del piccolo stanzino, muto, sempre folla che gli è intorno) impassibile si avvicina a Gérard, gli pone innanzi alcuni fogli scritti e come è venuto, muto e im- Una Mercantina passibile, ritorna al suo stanzino richiudendo (a una vecchia) ancora dietro di sé la porta) Mamma Cadet!... Presso alla sbarra, qui!

Gérard Mathieu (prende i fogli lasciati dal Cancelliere, vi butta Ohè, cittadina, un po’ di discrezione!

24 Altre Mercantine di grandiosi cappelli esageratamente piumati, (sedendo sulle panche) teatralmente ravvolti in mantelli e colle sciarpe Di qui si vede e si ode tricolori ai fianchi) a perfezione. Eccoli, i giudici.

Mathieu Le Mercantine (ad alcune carmagnole che entrano) (si levano ritte sulle panche esaminando i giudi- Oggidì grande infornata, pare. ci) Chi presiede è Dumas! Alcune vecchie L’altro è lo stampatore Qui si gode la vista d’ogni cosa! tribuno Nicolas?…

Una Pescivendola Altri Venite qua, cittadina Babet! (nominando i giudici) Vilate!... Pittore! Alcune Carmagnole (appare Fouquier Tinville) – Molti ex! – La Legray. Alcune voci – E un poeta! Ecco laggiù Fouquier…

Alcune Mercantine Tutti (bisticciandosi con alcune vecchie) L’accusatore pubblico! Venite! Più in là! (all’entrare di Fouquier Tinville la folla si restrin- ge e lascia il passo libero allo “sterminatore Alcune vecchie pubblico”, che entra con un g ran fascio di carte Sì… Voi più in là! senza guardare alcuno in mezzo a un profondo silenzio, e va a sedere al suo posto senza saluti, Mathieu e, appena seduto, si sprofonda nella esamina (vedendole bisticciare) delle sue carte, gli atti d’accusa, prendendo ra- Ohè là, quelle lingue, cittadine! pidamente alcune note) (alcune donne sedute sulle panche levano di ta- sca la calza e automaticamente lavorano, altre Maddalena levano fuori da piccoli canestri e borse di tela (stringendosi impaurita presso a Gérard) pane, cacio e salsiccie e mangiano) E gli accusati?

Alcune vecchie Gérard – Voi state bene? (indicando la porta dietro i giurati ancora chiu- – Sì, voi? sa) – Così così… Di là… presso ai giurati! – Venite dal mercato? – Io no! Dalla barriera! Maddalena – Notizie avete? (vedendo schiudersi la porta soffocando un gri- – No! E voi nulla sapete? do) – Hanno accresciuto il pane! Ecco… mi manca l’anima! – Lo so, lo so… è un tiro… (dalla porta, a un tratto violentemente aperta, – È un tiro di quel cane escono, discendendo dalle scale, otto gendar- d’inglese detto Pitt! mi, poi in mezzo a soldati e carmagnole, ad uno ad uno seguono gli accusati. Ultimo è Ché- Mathieu nier. Dopo, altri gendarmi: sono tutti armati di (fa largo nella folla per farvi passare nove indivi- fucile e di pesanti sciabole. Gli accusati sono dui dalle faccie terribili e straccioni negli abiti; fatti sedere. Chénier rimane, in quella folla, so- essi prendono posto al loro tavolo) lo, col pensiero lontano, come se tutto quell’ap- Passo ai giurati! parato di tribunale, di giustizia, di soldati, di pubblico, non lo riguardasse) Gérard Egli non guarda!… (indicando a Maddalena cinque uomini coperti Ah, pensa a me!...

25 Mathieu differente. Maddalena spaventata si serra pres- (alle Mercantine che sussurrano) so Gérard. Fouquier Tinville fa cenno a Dumas Silenzio! di continuare) (il Presidente Dumas prende una nota e legge Andrea Chénier! ad alta voce chiamando verso gli accusati: a ogni nome l’accusato si alza spontaneamente, Gérard o è fatto alzare da un gendarme o da una car- (a Maddalena) magnola) Coraggio!

Dumas Maddalena Gravier de Vergennes… (guardando Chénier) O amore! Fouquier Tinville (leggendo una nota, rivolgendosi ai giurati e ai Tutti giudici, accusando) (piano) Un ex referendario! – Ecco il poeta! (fa un rapido gesto e ripone la nota) – Fouquier Tinville attentamente legge! – Pericoloso è l’accusato! Tutti (tumultuosamente) Fouquier Tinville È un traditore! (con veemenza) (succede un silenzio profondo) Scrisse contro la Rivoluzione. Fu soldato con Dumouriez… Dumas (fa cenno all’accusato di sedere e legge un altro Tutti nome) (con un grido di orrore) Laval Montmorency… È un traditor! (si alza dal gruppo degli accusati una monaca tutta bianca di capelli) Chénier (a Fouquier Tinville) Fouquier Tinville Tu menti! (c.s.) Convento di Montmartre! Fouquier e Dumas (a Chénier) Calzettaie, Mercantine e Pescivendole Taci! (urlando) Aristocratica! Gérard (la monaca alza la mano per parlare) (fortissimo) Parla! Fouquier Tinville (con disperazione a Maddalena) Taci. Io sono che ciò feci!

Tutti Maddalena A che parlar? Sei vecchia! Taci e muori! O amore mio! (la monaca lascia cadere uno sguardo di sprez- zo, poi siede dignitosa. Il pubblico l’applaude Alcuni deridendola) Parli!

Dumas Tutti (c.s.) (interessandosi) Legray! Parli! Si discolpi delle accuse! (si leva una donna giovane che prorompendo in lagrime con voce soffocata grida verso i giudici: Chénier “Ridatemi i miei figli!”. Ma il pubblico con un (con orgoglio) urlo le impone il silenzio. La sventurata donna si Sì, fui soldato lascia cadere sulla panca. Il pubblico guarda in- e glorioso affrontato

26 ho la morte che, vile, qui mi vien data. Fouquier Tinville Fui letterato, (levandosi ritto e picchiando febbrilmente sul ho fatto di mia penna arma feroce foglio scritto da Gérard) contro gli ipocriti! Mie faccio queste accuse e le rinnovo! Con la mia voce (Gérard fa un passo minaccioso contro Fouquier ho cantato la patria! Tinville; un urlo di sdegno scoppia contro di lui (un lungo mormorio accoglie le parole di Ché- nell’aula) nier: il pubblico guarda e ascolta sorpreso. Ché- nier sta per un istante muto, come raccoglien- Gérard dosi, poi, gli occhi nel vuoto come assorto in La tua vita è una viltà! una visione esclama esaltandosi) Passa la vita mia Fouquier Tinville come una bianca vela; Tu offendi la patria e la giustizia! essa inciela le antenne al sole che le indora Tutti e affonda – Esso è un sospetto, fu comprato! la spumante prora – Taci! Alla lanterna! ne l’azzurro dell’onda… – Sì, fuori dalla legge. Va la mia nave spinta dalla sorte (ma Gérard, solo, forte, alta la fronte, pallido, a la scogliera bianca della morte? impassibile, domina tutto quel tumulto) Son giunto? Sia! Ma a poppa io salgo e una bandiera Gérard trionfale sciolgo ai venti, Qui la giustizia ha nome Tirannia! e su vi è scritto: “Patria!”. Qui è un’orgia d’odii e di vendette! (verso Fouquier Tinville) Il sangue della patria qui cola! A lei non sale Siam noi che feriamo il petto della Francia! il tuo fango! Chénier è un figlio della Rivoluzione, Non sono un traditore. l’alloro a lui, non dategli la morte! Uccidi? Ma lasciami l’onor! Tutti Fouquier Tinville – Alla lanterna! Morte! (subito) – Egli è un traditore! Fu comprato! Udiamo i testimoni! – Imponigli silenzio, o Dumas! Taci! (Mathieu e l’Incredibile, entrati già da un po’ (in quell’orrendo baccano, a un tratto, ecco lon- nell’aula, alzano subito la mano presentandosi tano rullare i tamburi e grida di entusiasmi come testimoni) guerreschi, vere grida di amor patrio, echeggia- re. Gérard le ha sentite, egli, gigante, con un Gérard gesto accenna donde avvicinandosi viene la ve- (facendosi largo nella folla) ra voce della Patria e grida con tutta la sua ani- Datemi il passo! Carlo Gérard! ma nella voce)

Fouquier Tinville Gérard Sta ben; parla! La patria è gloria! Odila, o popolo, là è la patria Gérard dove si muore colla spada in pugno! L’atto d’accusa è orribile menzogna! Non qui dove le uccidi i suoi poeti. (mostra colla mano le reclute che a bandiera Fouquier Tinville spiegata vanno alla frontiera. Avanti procedono (sorpreso, mostra il foglio) baldanzosi i “petits”, orgogliosi del loro berretto Se tu l’hai scritto?! frigio; rullano sui loro tamburi, arditi, bellicosi. Gérard allontana un gendarme che lo divide da Gérard Chénier e lo abbraccia. Fouquier Tinville fa subi- Ho denunziato il falso e lo confesso. to cenno al Cancelliere di far ritirare i giurati , i (un gran movimento e un minaccio so grido di quali al cenno eloquente di Fouquier Tinville, sorpresa) come pecore si ritirano)

27 Chénier QUADRO QUARTO (a Gérard) O generoso! O grande! Vedi? Io piango. Il cortile delle prigioni di Saint Lazare, ex con- vento di San Vincenzo da Paola ridotto a carce- Gérard re. (indicandogli Maddalena) Guarda laggiù! Quel bianco viso… È lei! Andrea Chénier è nel cortile dei prigionieri; egli Chénier sta seduto sotto alla lanterna che vi fa luce e Lei? scrive sopra una piccola assicella con una matita (guarda ansioso e la vede) fatta di un pezzo di piombo; scrive ora con fo- Maddalena! Ancor l’ho riveduta! ga, ora arrestandosi e riflettendo come in cerca Or muoio lieto! di qualche parola o rima, gli occhi larghi, isp ira- ti, luminosi. Roucher gli è vicino. Gérard È notte alta. Io spero ancor! (i giurati rientrano. Il capo presenta a Dumas, Schmidt per mezzo del Cancelliere, il verdetto. Il silenzio (entra nel cortile dei prigionieri e si avvicina a è sommo) Roucher) Cittadino, men duol, ma è tardi assai… Dumas (dà una rapida occhiata al verdetto) Roucher Morte! (indicandogli Chénier gli fa cenno di tacere, si fruga indosso e trova un po’ di denaro e lo dà a Fouquier Tinville Schmidt) (f a segno ai condannati di ritirarsi) Pazienta ancor un attimo! Morte! (Schmidt mette via il denaro e si allontana di (Gérard, che è rimasto come impietrito a quella malumore sbadigliando) condanna, si scuote. Vede Maddalena che lo implora cogli occhi, ed egli corre a lei per con- Chénier durla a Chénier perché possano parlarsi, veder- (cessa di scrivere) si, sentirsi vicini per l’ultima volta ma, giunto vi- Non più… cino a Maddalena, la folla gli si è chiusa alle spalle, cosicché quando fa per ritornare, Ché- Roucher nier sta già per scomparire su per dei Leggi! prigionieri) Chénier Maddalena Pochi versi… (gridando disperatamente) Andrea! Andrea! Roucher (la porta si chiude alle spalle di Chénier) Leggi! Rivederlo!... (Chénier si porta sotto alla gran lanterna appe- (singhiozzando balbetta la disgraziata fanciulla na accesa e vi legge declamando i versi appena a Gérard) scritti. Roucher dietro alle sue spalle ne segue cogli occhi la lettura) Fine del Terzo Quadro Chénier Come un bel dì di maggio che con bacio di vento e carezza di raggio si spegne in firmamento, col bacio io d’una rima, carezza di poesia, salgo l’estrema cima dell’esistenza mia. La sfera che cammina per ogni umana sorte

28 ecco già mi avvicina Maddalena all’ora della morte, Or bene… viver deve! e forse pria che l’ultima mia strofa sia finita, Schmidt m’annuncerà il carnefice (la guarda stupefatto, poi riflette) la fine della vita. Or come cancellare da la lista il nome suo? Sia! Strofe, ultima dea! Ancor dona al tuo poeta Maddalena la sfolgorante idea, Che importa il nome se in sua vece un’altra la fiamma consueta; per lei risponderà? io, a te, mentre tu vivida a me sgorghi dal cuore, Schmidt darò per rima il gelido spiro Sta ben! Ma, e l’altra? d’un uom che muore. (Roucher entusiasmato abbraccia Chénier. Maddalena Schmidt ritorna; i due amici si stringono la ma no (indicando se stessa) e si separano commossi. Eccola! Dietro le cancellate sonnecchiano i soldati. Lon- tano, in quel silenzio, per le vie deserte o per- Schmidt corse da pattuglie di municipali e di guardie na- (sorpreso a Gérard) zionali, si eleva sonora una voce che canta. È Lei? Mathieu che fa da usignolo della Rivoluzione e (a Maddalena) canta la sua prediletta Marsigliese, che si perde Tu, cittadina? lontanissima nella notte. Si picchia al portone (Gérard senza voce accenna angosciosamente della prigione. Schmidt ritorna in fretta e va ad di sì col capo) aprire. È Gérard e con lui è Maddalena. Gérard presenta le carte di permesso) Maddalena (a Schmidt porgendogli gioielli e una piccola Gérard borsa) (indicando Maddalena) A voi! Gioielli son! Questo è denaro. Viene a costei concesso un ultimo colloquio… Schmidt (aprendo la borsa e vedendo rilucere l’oro) Schmidt Evento strano in tempo di assegnati! (interrompendolo) (guarda avidamente gioielli e denari; poi, rivol- Il condannato? gendosi a Gérard) Io non vorrei… Capite? Gérard (fa il gesto della ghigliottina) Andrea Chénier! Io non so nulla! (a Maddalena) Schmidt Al nome della Legray… salite in fretta! Sta ben! (con comicità) Io non so nulla! Nulla! Maddalena (prende dalle mani di Maddalena la carta di (a Gérard risoluta) permesso da dare alla Legray, mette via il dena- Il vostro giuramento vi sovvengo! ro e i gioielli e va a prender il prigioniero) (Gérard fa un gesto di rifiuto, ma i suoi sguardi si incontrano in quelli pieni di disperata pre- Maddalena ghiera di Maddalena, che si rivolge a Schmidt) (si avvicina ancora a Gérard, ma questa volta è Odi! Fra i condannati di domani con slancio di riconoscenza che gli prende an- è una giovane donna. cora la mano fra le sue e gliela stringe con effu- sione affettuosa) Schmidt Benedico il destino! La Legray! Benedico la morte!

29 Gérard Chénier O Maddalena, tu fai della morte (scosso dall’entusiasmo che anima Maddalena, la più invidiata sorte! la stringe a sé baciandola nei capelli, su gli oc- (udendo avvicinarsi Schmidt con Chénier si al- chi, sulla bocca, esclamando inebriato) lontana da Maddalena e corre via verso il se- Orgoglio di bellezza! condo cortile) Trionfo tu de’ l’anima! Salvarli! Da Robespierre ancora! Il tuo amor, sublime amante, è mare, (Andrea Chénier entra dal buio corridoio: al fio- è ciel, luce di sole e d’astri… È il mondo! co lume della lampada ravvisa nella visitatrice Maddalena. Il silenzio cupo di quella prigione Maddalena dove tace ogni cosa, perfino la voce della natu- Amante! ra, li avvolge misteriosamente) (Già è il dì, rulla il tamburo, la luce si espande, i soldati si radunano, prendono le armi e si schie- Chénier rano. Schmidt va ad aprire le celle. A gruppi, Vicino a te s’acqueta impauriti, i prigionieri riempiono, nell’aspettati- l’irrequieta anima mia; va della carretta, lo stanzone. Ma pei due felici tu sei la meta tutto è felicità, tutto è poesia; abbracciati, di- d’ogni desio, mentichi, essi inneggiano all’ora che apre a loro d’ogni sogno, l’infinito e sarà eterna) d’ogni poesia! (la guarda amorosamente) Chénier Entro al tuo sguardo La nostra morte è il trionfo dell’amore. l’iridescenza scerno de li spazi infiniti. Maddalena Ti guardo: La nostra morte è il trionfo dell’amore. in questo fiotto verde di tua larga pupilla erro coll’anima! Chénier Ah, benedico la sorte! Maddalena Per non lasciarti Maddalena son qui; non è un addio! Nell’ora che si muor eterni diveniamo! Vengo a morire con te! (esaltandosi) Finì il soffrire! Chénier La morte nell’amarti! Morte! Amore! Ah! Chi la parola estrema dalle labbra raccoglie, Maddalena è lui… l’Amor! Infinito! Amore! (un raggio di sole penetra nel secondo cortile Chénier scoperto così che la carretta, che entra con (con slancio) gran fracasso dal portone dischiuso della prigio- Tu sei la meta dell’esistenza mia! ne, scortata dai ge ndarmi a cavallo, rimane av- Il nostro è amore d’anime! volta da quella luce calda di primo mattino)

Maddalena Chénier Il nostro è amore d’anime! (additandola a Maddalena) (stringendosi a lui, narra l’idea balenatale du- È la morte! rante la seduta del Tribunale per morire con lui se condannato) Maddalena Salvo una madre! Maddalena all’alba È la morte! ha nome per la morte Idia Legray! (guardando nel cortile) Chénier Vedi? La luce incerta del crepuscolo Ella vien col sole! giù pe’ squallidi androni già lumeggia. Abbracciami! Baciami! Amante! Maddalena (e colle braccia avviluppando stretto a sé Ché- Ella vien col mattino! nier gli si abbandona tutta sul petto)

30 Chénier Maddalena Ah! Viene come l’aurora! (si fa arditamente innanzi) Son io! Maddalena (e passa altera, trionfante; la vera Legray guar- Col sole che la indora! da incosciente la donna che va a morire per lei. È proprio allora che entra Gérard. Ogni speran- Chénier za lo ha abbandonato. Maddalena lo scorge e Ne viene a noi dal cielo, lo addita a Chénier che lo saluta. Gérard vor- entro ad un vel di rose e viole! rebbe stringergli la mano, scambiare un’ultima parola, ma le forze lo abbandonano e appog- Maddalena e Chénier giandosi ad una parete, si copre il volto colle Amor! Infinito! Amor! mani e singhiozza) (salgono intanto i condannati ad uno ad uno, tutti rassegnati, impassibili, calmi, quasi desiosi. Maddalena e Chénier Solo la Legray accasciata, le mani agli orecchi Viva la morte insiem! nel terrore di udire il suo nome, si impicciolisce (la carretta s’avvia. I gendarmi a cavallo le fanno e raggomitolata dietro la gradinata, vi si na- largo. E il portone le si richiude dietro. sconde) Nella prigione di San Lazzaro, sbigottiti, in silen- zio, stanno i prigionieri, e in mezzo a loro Schmidt quell’uomo della Rivoluzione che piange, ten- Andrea Chénier! dendo gualcita febbrilmente nella mano una lettera; è la lettera laconica or ora scrittagli, per Chénier non riceverlo, da Robespierre, che alle preghie- Son io! re per la vita di un poeta ha risposto: “Anche Platone bandiva i poeti dalla sua Repubblica”. ) Schmidt Idia Legray! Fine del dramma.

31 Il soggetto

Claudio Toscani*

Quadro primo Castello della signoria dei conti di Coigny

Alla vigilia della Rivoluzione francese, la nobiltà continua a condurre la sua solita vita. Al castello di Coigny sono in corso i preparativi di una festa. Il gio- vane domestico Carlo Gérard, che vede il vecchio padre impegnato in un du- ro lavoro, manifesta il suo disprezzo per i nobili, compiangendo la sorte degli umili. Giungono la contessina Maddalena, di cui Gérard è segretamente in- namorato, e gli invitati, per nulla turbati dalle notizie dei disordini che giun- gono da Parigi. Tra gli ospiti è presente il giovane poeta Andrea Chénier. La contessa di Coigny lo sollecita a improvvisare dei versi, ma Chénier declina l’invito; alle parole di scherno della contessina e degli altri invitati, il giovane risponde difendendo con forza i suoi id eali e invitando a rispettare un senti- mento gentile come l’amore, pur nella decadenza morale della società. Mad- dalena è colpita dalle sue parole. Mentre gli ospiti si preparano alla danza, la festa è interrotta da un gruppo di straccioni, che Gérard ha introdotto nel castello. La contessa rimprovera il suo domestico per l’irruzione; questi, per tutta riposta, si strappa di dosso la livrea e se ne v a, portando il padre con sé. La festa riprende: gli invitati danzano la gavotta.

Quadro secondo Parigi, un giorno di giugno del 1794

A Parigi, all’epoca del Terrore, Chénier è sospettato dal governo rivoluziona- rio e sorvegliato da un “Incredibile” agli ordini di Gérard, che nel frattempo è divenuto uno dei capi della rivoluzione. Una donna misteriosa scrive da tempo al poeta, sollecitando il suo aiuto: è la contessina Maddalena, che ha perduto la madre uccisa dai rivoluzionari ed è costretta a vivere nascosta. Chénier è invitato dall’amico Roucher, che è riuscito a trovargli un passapor- to, a fuggire per evitare l’arresto; ma il poeta, pur consapevole del pericolo, vuole prima scoprire l’identità della sconosciuta. L’antica cameriera di Mad- dalena riesce a trasmettere a Chénier un messaggio, con il quale la contessi- na gli dà appuntamento per quella sera stessa. I due giovani s i incontrano e Chénier riconosce Maddalena, che nel frattempo ha perduto la vecchia alte- rigia ed è molto cambiata. Tra i due si accende l’amore. Ma Gérard, avvertito dall’Incredibile, li sorprende e ingaggia un duello con Chénier, che lo ferisce gravemente. Gérard invita generosamente il rivale a fuggire portando con sé la donna amata, prima che lo sorprendano i rivoluzionari dai quali è ricerca- to ; ai soccorritori, dichiara di non conoscere l’uomo che lo ha assalito.

32 Quadro terzo Prima sezione del Tribunale rivoluzionario

La Francia è minacciata: il sanculotto Mathieu chiede ai cittadini soldati e de- naro per le spese di guerra. Le sue parole suscitano scarso entusiasmo; inve- ce Gérard, guarito nel frattempo dalla ferita, accende la folla con i suoi di- scorsi patriottici. Madelon, un’anziana cieca, gli affida l’unico, giovanissimo nipote perché vada sotto le armi. Mentre dall’esterno arriva il canto della Carmagnola, l’Incredibile informa Gérard che Chénier è stato arrestato. Gé- rard, invitato a firmare l’atto d’accusa, esita in preda al rimorso per un atto così vile; ma infine inserisce il nome del poeta nella lista degli accusati. Mad- dalena gli offre se stessa in cambio della vita di Chénier: Gérard, commosso, le promette che farà di tutto per salvare il giovane. Ritratta la denuncia e di- fende Chénier con foga in tribunale, ma ciò non basta ad evitare al poeta la condanna a morte.

Quadro quarto Cortile delle prigioni di San Lazzaro

Chénier riceve la visita di Roucher mentre scrive i suoi ultimi versi, che legge all’amico. Dopo che i due si sono separati giunge Maddalena, che con l’aiu- to di Gérard ha potuto ottenere un colloquio con il prigioniero. La giovane corrompe il carceriere perché le consenta di sostituirsi a un’altra prigioniera, una madre condannata alla pena capitale. Gérard si allontana, per recarsi da Robespierre e supplicarlo di salvare la vita di Chénier. Rimasti soli, Ché- nier e Maddalena si fanno coraggio e vanno incontro con dignità al loro de- stino: all’alba salgono sul carro dei condannati e si avviano, abbracciati, al patibolo.

* Claudio Toscani (1957) ha compiuto gli studi musicali e musicologici presso i conservatori di Par- ma e di Milano e la Hochschule fur Musik und darstellende Kunst di Vienna, e ha conseguito il dottorato di ricerca in Musicologia presso l’Università di Bologna. Ha preso parte a numerosi con- vegni musicologici internazionali e ha pubblicato saggi sulla storia del teatro d’opera italiano del Settecento e dell’Ottocento. Ha curato, tra le altre, l’edizione critica dei Capuleti e i Montecchi di Bellini e della Fille du régiment di Donizetti; è membro dei comitati scientifici per l’edizione delle opere di Bellini, Pergolesi e Rossini. È direttore dell’Edizione Nazionale delle Opere di Giovanni Bat- tista Pergolesi. Ha fondato e dirige il Centro Studi Pergolesi. È docente di Storia del melodramma e di Filologia musicale all’Università degli Studi di Milano.

33 Synopsis

Act One The castle of the Counts of Coigny

On the eve of the French revolution, the nobility continue to lead their usual lifestyle. Preparations for a ball are underway at the castle of Coigny. A young servant, Carlo Gérard, whose father is employed in heavy labour, shows his contempt for the nobles, pitying the fate of the lower classes. He is, however, secretly in love with the Countess’ daughter, Ma ddalena, who arrives with the guests who are totally unperturbed by the news of riots in Paris. Among the guests is a young poet, Andrea Chénier. The Countess of Coigny asks him to improvise a poem, but he declines the request. Maddale- na and the other guests mock him and the young poet replies defending his ideals strongly and inviting those present to respect such a noble sentiment as love in the mor al decline of society. Maddalena is struck by his words. While the guests prepare for the ball, the party atmosphere is dampened by the appearance of a group of beggars, introduced into the castle by Gérard. The Countess confronts her servant over the intrusion. He reacts by stripping off his livery and leaving, taking his father with him. The ball continues with the guests dancing a gavotte.

Act Two Paris, one day in June 1794

In Paris, at the time of the Terror, Chénier is suspected by the revolutionary government and kept under surveillance by an incroyable under the com- mand of Gérard, who has meanwhile become one of the revolutionary lead- ers. For some time, a mysterious woman has been writing to the poet, ask- ing for his help. The woman in question is Maddalena, who has lost her mother , murdered by the revolutionaries, and is forced to live in hiding. Chénier is invited by his friend Roucher, who has found him a passport, to escape in order to avoid arrest. Still, despite being fully aware of the danger, Chénier wants to discover the identity of the unknown woman. Maddale- na’s former maid manages to bring a message to the poet arranging a meeting with Maddalena that very evening. T he two young people meet and Chénier recognises the young Countess, who, since they last met, has lost her air of superiority and is greatly changed. The two fall in love with each other. But Gérard has been warned by the incroyable, and he surprises them. He challenges the poet to a duel during which Chénier inflicts a seri- ous wound on him. Gérard generously allows his rival to escape taking his beloved with him before the revolutionaries can find him. When help arrives, Gérard declares that he does not know the man that has assaulted him.

36 Act Three The Revolutionary Tribunal, first section

France is under threat and the sans-culottes Mathieu asks citizens for re- cruits and money to cover military expenses. His words rouse little enthusi- asm, but Gérard, who has recovered from his wound, sets the crowd alight with his patriotic speeches. Madelon, an old blind woman, gives him her on- ly young grandson as a soldier. While outside the song of the Carmagnole can be heard, the incroyable informs Gérard that Chénier has been arrested. Required to sign the bill of indictment, Gérard hesitates out of remorse for such a cowardly action, but in the end enters the name of the poet on the list of the accused. Maddalena offers herself to him in exchange for Chénier’s life; moved by her act, Gérard promises her to do all he can to help the young man. He retracts the charges and passionately defends Chénier in court. But this is not enough to save the poet from being sen- tenced to death.

Act Four The courtyard of the prison of St Lazare

Chénier is visited by Roucher while he is writing his last verses, which he reads to his friend. Once they have parted, Maddalena arrives: thanks to the help of Gérard, she has been able to obtain permission to see the prisoner. The young woman bribes the jailer into letting her take the place of another prisoner, a mother who has already been sentenced to death. Gérard goes to see Robespierre to beg him to spare Chénier’s life. Alone, the poet and Maddalena hearten one another and prepare to meet their destinies with dignity. At dawn they climb onto the cart of the condemned and set off, clasping each other, for the guillotine.

(Traduzione di Chris Owen)

37 L’opera in breve

Claudio Toscani

Sotto l’etichetta di “opera verista” si tende ad assimilare tutta la produzione melodrammatica di fine Ottocento, caratterizzata da drammi a forti tinte, da soggetti ambientati negli strati più umili della società, da una spiccata ten- denza alla gestualità vocale e strumentale “urlata”. È indubbio che Andrea Chénier condivida, con questa tendenza, alcuni tratti: l’opera di Giordano presenta infatti passioni violente, facili effetti drammatici e persino particola- ri truci, oltre a un’enfasi tutt’altro che dissimulata. Ma il rapporto con il suo tempo va ricercato altrove. Il “dramma storico” Andrea Chénier, il cui libret- to era stato preparato per che l’aveva poi generosamente ceduto al più giovane collega, condivide con l’opera di quegli anni lo scrupo- lo dell’esattezza storica, l ’ambientazione accurata, i numerosi particolari che ricreano il colore, il suono e l’atmosfera dei tempi passati. Protagonista del- l’opera è un personaggio realmente vissuto: Andrea Chénier, il poeta marti- rizzato dal Terrore a soli trentadue anni, riscoperto dai romantici che a suo tempo ne avevano fatto un vero eroe byroniano, un alfiere degli ideali di li- bertà e giustizia. Il soggetto è perfet to per il mondo del melodramma: non solo perché si presta a una trasfigurazione ideale delle vicende e dei perso- naggi reali, ma soprattutto perché permette di raggiungere un’alta tempera- tura, sia dal punto di vista lirico sia da quello drammatico. Il libretto di Luigi Illica reca didascalie dettagliatissime, frutto delle accurate letture effettuate dal suo autore, che voleva essere certo di restituire fedel- mente il quadro storico in tutti i suoi particolari. Per questo Illica inserisce nella trama, tra gli altri, anche personaggi storici come Robespierre; ma dal canto suo pure Giordano va nella stessa direzione, inglobando nella partitura dettagli sonori che rimandano agli anni della Rivoluzione francese: le danze aristocratiche, i rulli di tamburo, i canti patriottici, i temi dell’epoca che v en- gono direttamente citati, come quello della Carmagnola, o accennati, come quello della Marsigliese. Eppure, non ci si può sottrarre all’impressione che per Giordano il quadro storico e il motivo sociale-politico non siano che un pretesto per mettere in scena una romantica storia d’amore. L’idea di fondo, il motivo che governa la trama non potrebbe essere più esplicito: le aspira- zioni e il destino degli individui soccombono nel momento in cui entrano in contrasto con le ragioni della storia, che nella loro logica inesorabile non la- sciano scampo. I grandi ideali della Rivoluzione, i valori morali vengono mes- si in secondo piano; l’aspirazione alla giustizia sociale – che il poeta manife- sta chiaramente nel primo quadro, con il suo Improvviso – cede a ciò che conta veramente: la forza metafisica d ell’amore, che finisce per mutare il tra- gico destino dei due amanti in un lieto fine rinviato all’aldilà. Giordano articola il discorso narrativo eliminando ogni brusca soluzione di continuità: il recitativo, luogo deputato degli episodi narrativi e dei momenti drammatici, tende a fondersi con le espansioni liriche, conferendo molta flessibilità a tutto l’insieme. Ciò non impedisce, però, che emer gano qua e là momenti di vero e proprio canto liricamente spiegato, insomma aree d’allar-

48 gamento melodico assimilabili a numeri chiusi. Questa modalità della tradi- zionale espressione melodrammatica è riservata soprattutto a Chénier, e in misura minore a Gérard e a Maddalena; gli altri personaggi si esprimono tra- mite il declamato, mentre l’orchestra fa da tessuto connettivo e supplisce all’espansione lirica quando le parti vocali vi rinunciano. L’abbandono al liri- smo vocale, in ogni caso, è sempre drammaturgicamente giustificato: si ve- dano, per esempio, l’Improvviso di Chénier nel primo Atto o la sua perora- zione davanti al tribunale, i momenti cioè nei quali il poeta parla sull’onda dell’esaltazione, dell’ispirazione poetica, di un’immagine che infiamma la sua mente. È allora che il personaggio si concede al canto puro. Alla fluidità del discorso narrativo contribuisce grandemente anche la scrittu- ra orchestrale. L’orchestra sostiene la gestualità dei personaggi e la narrazio- ne del dramma; punta infatti all’illustrazione precisa dell’azione scenica, al- l’immediatezza dell’effetto e della comunicazione, molto più che all’intro- spezione o all’approfondimento psicologico. Questa adesione intensa e na- turale alle immagini e agli stati emotivi, questa connessione costante c on l’a- zione (che richiede a volte passaggi strumentali sofisticati, con accostamenti inattesi di una tonalità all’altra o modulazioni rapidissime), accrescono la for- za comunicativa dell’opera di Giordano e manifestano nel suo autore un senso molto vivo del teatro. Andrea Chénier andò in scena per la prima volta al Teatro alla Scala il 28 marzo 1896. Alla prima rappresentazione si arrivò tra pareri di scordi: il con- sulente e braccio destro di Casa Sonzogno, Amintore Galli, aveva giudicato l’opera “irrappresentabile”, e del medesimo avviso era il direttore della Scala (che per quella stagione era lo stesso Sonzogno), orientato a toglierla dalla programmazione. Fu Mascagni, supportato anche da Franchetti, a insistere perché l’opera fosse rimessa in programma. Nonostante la defezione, all’ulti- mo momento, del principale interprete (il protagonista avrebbe dovuto esse- re Alfonso Garulli; fu sostituito da , un tenore a inizio car- riera), la prima riscosse un successo unanime. Persino Galli fece un disinvolto dietrofront e ricoprì il nuovo lavoro di Giordano di elogi sperticati. Nel no- vembre dello stesso anno l’opera debuttò a New York, accolta da uguale en- tusiasmo; ebbe poi inizio un tour trionfale nei principali teatri europei e ame- ricani. Le melodie espansive, la grande cantabilità dei momenti lirici cattura- rono subito il favore degli interpreti, oltre che del pubblico internazionale; tra i grandi tenori che fecero di quest’opera un cavallo di battaglia si conta- no , Giacomo Lauri-Volpi, , Mario Del Mo- naco, . Andrea Chénier resta ancor oggi il maggior successo di Giordano e la sua opera più popolare.

49 La musica

Maurizio Giani*

Accingendoci a delineare il profilo musicale di un’opera tra le più conosciute e amate è forse opportuno proteggersi con un anticlimax , e prendere le mosse da un’anonima recensione, apparsa sul “Musical Times” il 1° maggio 1903, della prima rappresentazione inglese andata in scena a Manchester. Dopo aver dichiarato che “il libretto acquista un vero interesse drammatico solo negli ultimi due Atti”, il critico proseguiva: “Vi sono alcune belle pagine di musica, e tuttavia nell’insieme essa non mostra i segni di una forte perso- nalità. C’è molto Sturm und Drang all’italiana, pennellate wagneriane nella musica e nell’orchestrazione, e anche riflessi naturali di vari compositori mo- derni”. Certo, si tratta di pareri vecchi di oltre un secolo; ma significativo non è tan- to il giudizio restrittivo sulla vena melodica di Giordano, quanto l’accusa di mancanza di drammaticità nei primi due quadri. In realtà la prospettiva può essere agevolmente rovesciata, se si considera la cooperazione della ricca se- rie di registri stilistici mobilitati nella partitura di Giordano a sostegno delle voci, e il modo in cui nelle parti vocali sono mescolati il nuovo e l’antico nel flusso durchkomponiert dello strumentale. Il nuovo è soprattutto evidente nelle intrusioni della parola non cantata nel mezzo del canto operistico, tipiche della temperie dei primi anni Novanta dell’Ottocento: l’“urlo” autentico, nelle interiezioni di vari personaggi sino all’“Arresto importantissimo di Andrea Chénier” dello strillone nel III Qua- dro, e il parlato, spesso riaffiorante anche nelle prescrizioni esecutive in più punti della scrittura vocale. Nella declamazione intonata abbiamo anzitutto, al livello di quello che potremmo definire il suo “grado zero”, il cosiddetto parlante, in cui il canto insiste su una sola nota ribattuta, talora sostenuta da nude masse accordali (un esempio sono le parole di Chénier nel Quadro II: “Da tempo mi pervengono strane lettere”): una forma estrema di recitativo che trascorre poi in quello più articolato, aperto al melodizzare verista con accompagnamento autonomo (già nella scena citata, con la prosecuzione di Chénier “Scrive una donna”), sino all’arioso e agli squarci lirici più o meno estesi. In questi ultimi, i celebrati punti di forza dell’opera – “Un dì all’azzur- ro spazio”, “Nemico della patria”, “La mamma morta”, “Come un bel dì di maggio” –, tra le melodie slanciate ricompaiono di continuo lacerti di decla- mazione; e chi indovina nella loro struttura i relitti della “solita forma”, li ve- de assumere ora un profilo del tutto insolito e un’altrettanto insolita pre- gnanza drammatica. Sia l’ Improvviso sia “Come un bel dì di maggio” hanno un’articolazione sostanzialmente tripartita. Il primo presenta due “inni all’a- more” (all’inizio del secondo, sulle parole “Ecco la bellezza della vita” com- pare l’unico vero Leitmotiv dell’opera, che tornerà più volte in seguito), in- frammezzati da una sezione narrativa (“E volli pien d’amore pregar”), libera e in tempo mosso; “Come un bel dì di maggio” segue invece nel percorso tonale il genere della romanza, dallo sconsolato fa diesis minore dell’Andan- tino iniziale al luminoso sol bemolle maggiore del più animato conclusivo,

50 con un Più mosso centrale che garantisce il passaggio tra le due situazioni antitetiche. In “Nemico della patria” abbiamo due ampi declamati all’inizio e alla fine, che incorniciano un’oasi lirica articolata in più sezioni, dall’arioso si- no alla piena espansione del canto: una ben diversa, ancor più significativa simmetria, dal momento che nel declamato melodicamente più prosaico si delinea la turpe passione di Gérard per Maddalena, mentre l’intensa paren- tesi centrale dà voce agli ideali rivoluzionari per cui egli ha combattuto e al rimorso che ora lo lacera. Si potrebbe dire che sulle macerie della lyric form Giordano trasferisca all’aria le fattezze della “prosa musicale”. Su un altro versante, è degno di nota l’interessante esperimento attuato da librettista e compositore per accrescere la “v erosimiglianza di secondo gra- do” delle scene che coinvolgono le masse corali, con un esito drammatico- musicale che conduce talora a veri ingorghi polifonici. Si pensi al passaggio dei Rappresentanti della Nazione nel II Quadro, in cui Giordano musica su uno stesso sfondo sonoro i tre gruppi distinti assiepati da Illica – la folla, Chénier e Roucher, l’Incredibile e Gérard: ne risulta perfettamente r ealizzato il carattere furtivo dei colloqui tra le due coppie, in un contesto di eccitazio- ne generale per la presenza di Robespierre e degli altri capi rivoluzionari, ma al prezzo – calcolato – della comprensione delle parole, dato che certi detta- gli del colloquio tra Gérard e la sua spia, un punto nodale nella rappresenta- zione dei sentimenti che egli nutre nei confronti di Maddalena, vanno prati- camente perduti, anche per la veste musicale qui di necessità non eccelsa. Qualcosa di simile accade nel III Quadro, durante il concitato dialogo in tri- bunale che vede protagonisti Chénier, Gérard, Fouquier-Tinville e Dumas, punteggiato dagli schiamazzi della folla e dalle violente figurazioni a note ri- battute e sincopate di ottoni e percussione. Se dunque i presunti limiti dell’inventiva musical e del compositore si possono spiegare con precise scelte volte a dare il primato alle ragioni drammaturgi- che, va anche detto che proprio per la loro relativa rarità le melodie memo- rabili assumono nell’Andrea Chénier una forza irresistibile; e non sarà inop- portuno sottolineare l’acume di Giordano nel cercare le proprie fonti di ispi- razione per alcune invenzioni, da quel poco di Wagner (dal loheng riniano “Racconto del Graal”) che aleggia sull’Improvviso, alla dolcezza del sinuoso “Vivi ancor! Io son la vita!” di Maddalena, in cui Chopin, più che evocato, è quasi letteralmente citato (Trio dello Scherzo nella Sonata in si bemolle mi- nore: un caso di criptomnesia?). Sotto questa multiforme realtà vocale si distende un tappeto orchestrale continuamente cangiante, che muta con estrema flessibilità tono e colore per adeguarsi agli eventi, annunciandoli, duplicandoli o commentandoli co- me – lo si è scritto – una sorta di colonna sonora. Armonia e timbri strumen- tali funzionano insomma da coefficienti atti a rafforzare i contrasti o a inten- sificare la tensione del canto, e in questa dimensione del suono si coglie uno degli aspetti più affascinanti della scrittura orchestrale di Giordano. Emble-

51 matico in tal senso è il I Quadro, che nell’offrire uno scenario dell’agonizzan- te ancien régime fa storia a sé, anche per la presenza di settecentismi fittizi – le figurazioni affidate all’arpa per imitare in qualche modo la spinetta suona- ta in scena dal musico Fiorinelli, la gavotta che accompagna il ballo –, in un’epoca in cui non si dice la Aufführungspraxis , ma la stessa musica del XVIII secolo era in gran parte ignota. Nei quadri successivi Giordano rinuncia in gran parte alla strumentazione leggera e luminosa del primo (eccezion fatta per la caratterizzazione della folla parigina), scurisce i timbri (già con i tromboni e i fagotti all’inizio del II Quadro), inserisce autentici canti rivoluzio- nari (la Carmagnola, la Marsigliese); e reinventa a suo modo, con esiti emo- zionanti, scelte dei p recursori. L’idea di ripresentare in orchestra il “motivo d’amore” dell’Improvviso sempre affidandolo a strumenti solisti (violino, vio- loncello, corno inglese), ha precedenti illustri, dal Wagner della Walkiria al Verdi del Don Carlo; e ancora nel segno di Wagner possiamo concludere ri- cordando il piccolo colpo di genio nel III Quadro, insieme omaggio a un maestro ineschivabile e sofisticata mossa m etalinguistica: quel brivido trista- niano, con tanto di Tristanakkord, che percorre l’orchestra subito prima che Gérard indichi a Chénier la presenza di Maddalena nell’aula del tribunale.

* Maurizio Giani (1948) ha studiato filosofia e musica a Firenze. Dal 2002 è professore associato di Estetica musicale all’Università di Bologna. Si occupa dei rapporti tra musica, filosofia e letteratura, con particolare attenzione alla cultura tedesca dell’Otto e Novecento e all’opera di Wagner. Tra le sue pubblicazioni Un tessuto di motivi. Le origini del pensiero estetico di Richard Wagner (1999), l’ampia monografia Johannes Brahms (2011) e la traduzione commentata del trattato wagneriano Opera e dramma (2016).

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