Città di Studi, ricerche e redazione testi a cura di IOLANDA D’ANGELO e FABIO BRANDI

Traduzione in lingua inglese curata da Annamaria Passarelli. Traduzione in lingua tedesca curata da Rossella Landolfi.

Le cartine sono state curate da Melania Zappa

Tutte le foto inserite nella guida sono di Effatà soc. coop. e dell’Archivio della Famiglia Palumbo. Le foto in copertina della Biblioteca Diocesana e della Statua di San Marcellino in processione sono di Donato Mellucci.

Testo e grafica Effatà Società Cooperativa www.coop-effata.it [email protected]

ISBN 978-88-980-7409-9 indice Presentazione 5 Introduzione 7 1. Passeggiando con Ludovico Paterno nell’antica Piedimonte 19 2. Sulle tracce di Gianfrancesco Trutta nel cuore di Vallata 59 3. Fede tra Arte e Natura 95 Nelle storie la Storia 121 La Cooperativa Effatà ringrazia il Sindaco della Città di Piedimonte Matese, avv. Vincenzo Cappello, per l’opportunità concessa e l’Assessore all’Urbanistica, dott. Attilio Costarella, per la disponibilità dimostrata e la preziosa collaborazione nella realizzazione della presente Guida. Città di PIEDIMONTE MATESE

Sono passati ben 26 anni dalla Rivive, infatti, in questa guida, attra- prima pubblicazione di una “guida verso percorsi connotati dal simboli- turistica” (Piedimonte Matese – Im- smo proprio dei colori, quella storia magini) realizzata dall’Ammini- di Piedimonte che affonda le sue strazione all’epoca in carica (1989), radici nell’età preistorica con i resti aprendo idealmente le porte della cit- maestosi delle mura ciclopiche del tà a quanti hanno sempre avuto il de- Cila, si espande nell’età medioevale siderio di scoprire il volto millenario con la testimonianza dei bastioni che della nostra Piedimonte, attraverso la sovrastano il colle di Castello, assu- conoscenza, soprattutto per immagi- me il ruolo di sicuro riferimento per ni, dei suoi monumenti artistici più tutto l’alto casertano nell’età moder- significativi, le Chiese, le Fontane, i na e contemporanea, contrassegnata Palazzi. Oggi, quasi in continuità con dall’isolata torre campanaria elevata quel primo progetto, del quale se ne nella parte prospiciente del Monte e tradizioni, nonché all’intero civico conserva memoria nella Biblioteca Muto nell’anno 1700, le note della consesso per aver sempre testimo- Comunale, si consegna un nuovo e cui campana riecheggiano, ieri come niato leale interesse e giusta tensione diversamente articolato approccio al oggi, per tutta la vallata alifana. morale per la crescita sociale ed uma- patrimonio architettonico e cultura- Un grazie sincero, dunque, per na della comunità cittadina. le, nonché alla storia civile ed umana l’ottimo lavoro svolto, alla Coopera- A quanti verranno alla scoperta della nostra bella Città. tiva Effatà, composta da validissimi della nostra Città, pertanto, insieme La pubblicazione, particolarmen- giovani che hanno impiegato non a questa guida, diamo entusiasti il te chiara ed immediata, oltre che poche energie e professionalità per nostro più caloroso benvenuto. Ai gradevole ed interessante, è parte mettere insieme, con sapiente acu- nostri concittadini l’invito ad appro- integrante del più ampio ed ambi- me, immagini e contenuti. Altret- fondire sempre più la conoscenza del to progetto culturale che l’Ammi- tanto grazie al GAL, Consorzio Alto proprio territorio, per acquisire mag- nistrazione, nel suo insieme ed in Casertano, per il generoso contributo giore consapevolezza di vivere in un condivisione di intenti, ha da tempo finanziario assegnato nell’ambito del- angolo di terra veramente stupendo e pianificato per condurre, sia i propri la Programmazione dello Sviluppo ricco di sorprendenti esclusività. cittadini che i sempre graditi ospiti, Rurale e nel rispetto degli obiettivi alla scoperta delle considerevoli ric- individuati dalla Regione Dalla Residenza Municipale chezze custodite in uno “spazio” che, per il periodo 2007-2013. Grazie, infi- 4 ottobre 2015 sebbene in continua trasformazio- ne, ai componenti dell’Esecutivo per Avv. Vincenzo Cappello ne, riesce a mantenere inalterate nel la costante attenzione nel difendere il Sindaco tempo le testimonianze del passato. nostro patrimonio di storia, di cultura Piedimonte Matese Guida Turistica

Natura non creò più verdi poggi né valli più fiorite e colli allegri (L. Paterno 1568)

«Acquistò celebrità … per i suoi squisiti vini bianchi, e ros- si, ai quali i Napolitani danno il nome di “Pallarelli” (Castellano 1837).

«È feracissimo in granaglie di ogni specie...ortaggi, in gran copia per la abbondanza delle acque che lo irrigano... Ot- timi poi sono i vini; rarissimo è il così detto pellagrello di Piedimonte, e squisitissimo il sapore...Piedimonte è una delle città più manifatturiere del Regno. Vi sono fabbriche di varie specie, che impiegano una grande quantità di ope- raj. Dai suoi lanificii esce principalmente quel panno che dicono pelonicino... Notevoli assai più de’ lavori di lino e di lana sono quelli di cotone». (Dizionario corografico del Reame di Napoli 1852). 7 ]

La città di Piedimonte Matese suo storico più noto, Dante Mar- Piedimonte Matese è il centro (un tempo Piedimonte d’Alife) rocco, l’antico abitato detto ad più popoloso dell’Alto Casertano in provincia di , è posta a pede de monte e poi pedemonte - dai rilevamenti ISTAT del 2011 Nord di Napoli, nella zona interna nacque proprio per essere la con- risultano 11.376 abitanti - vero ca- della Campania. fluenza fra pianura e montagna, poluogo di comprensorio in cui Per la sua peculiare posizione fra l’economia della pianura del gravitano i residenti dei comuni geografica rappresenta la Porta Volturno e quella della montagna vicini. Questo ruolo centrale, svi- naturale del Matese, massiccio del Matese: «una funzione di sosta luppatosi nel corso dei secoli, è il che è parte dell’Appenino San- e scambio» che l’ha da sempre ca- nucleo intorno cui ruota il diplo- nita. Come sempre ricordato dal ratterizzata. ma emanato da Carlo VI, Impera- Piedimonte Matese Guida Turistica tore del Sacro Romano Impero e di Sottoprefettura. Trutta autore delle Dissertazione Re di Napoli, che il 23 Dicembre Il Decreto del 17 Luglio 1929, a Allifane, fecemi assaggiare un vino 1730 eleva Piedimonte alla digni- firma di Mussolini, per la conces- di quei luoghi da non cedere af- tà di Città, per interessamento di sione di un emblema civico, non fatto a’ più decantati del mondo». Nicola Gaetani. È, questo privile- teneva conto della prerogativa di Non a caso costituiva uno dei vini gio, un «segno indicatore dell’im- Città. È stato solo con Decreto favoriti dai Borbone tanto che ve- portanza economica raggiunta del Presidente della Repubblica niva offerto come regalo di pregio nel ‘700» (D. Marrocco). È scritto, Ciampi, del 28 novembre 2003, ad ai propri ospiti ed era incluso nel- infatti, che a Piedimonte c’erano essere riconosciuto a Piedimon- le carte dei vini per le occasioni otto monasteri (due dell’ordine di te il secondo privilegio di Città, importanti, insieme ai più rinoma- San Celestino e sei di istituti men- unitamente alla sostituzione dello ti vini di origine francese. Per otti- dicanti), due monasteri di vergini stemma civico errato, ed al titolo mizzarne la produzione i Borbone benedettine, un Conservatorio di concessione del gonfalone co- l’avevano fatto inserire nella Vigna per fanciulle povere, due ospedali munale, che non possedeva. del Ventaglio, nel territorio com- (uno per poveri e pellegrini e uno Nel corso dei secoli, la dimen- preso tra il monte San Silvestro e per i residenti e per i forestieri), sione economica di Piedimonte il Belvedere di San Leucio, in cui un Seminario, due Monti di Pietà, è stata contraddistinta sia dalla ogni filare a raggio era di un viti- due Sindaci-Giudici, quattro fiere sua funzione di snodo evocata dal gno diverso: due filari erano riser- annuali, un Tribunale con quattro Marrocco sia da una vivacità ma- vati al Piedimonte rosso e al Pie- consoli che si interessavano degli nifatturiera sia dalle produzioni dimonte bianco. Addirittura nel operai impegnati nella lavorazione agroalimentari. Nel Dizionario co- 1775 fecero pubblicare un divieto della lana, fabbrica di carta, la re- rografico del Reame di Napoli del di accesso a chiunque anche nei sidenza del Vescovo della Diocesi 1852 e nello Specchio geografico- vitigni di Monticello al fine di evi- di Alife, una Camera riservata etc. storico-politico di tutte le nazioni tare che si potessero danneggia- Ascesa, quindi, al rango di prin- del globo, di Pietro Castellano del re «[…] pena di ducati cinquanta cipato e ottenuto il titolo di Città, 1837, da cui sono state estrapola- per ciascheduno controveniente Piedimonte sanciva la sua centra- te le ultime due citazioni usate in tante volte quante contraveniran- lità in questa porzione del territo- apertura, alla voce “Piedimonte” no al presente banno applicandi rio campano, cui corrispondevano si celebra il PALLAGRELLO. Ne a beneficio del Regio Fisco»; così competenze di ordine ammini- parla il Giustiniani nel Dizionario si legge nella lapide apposta, oggi, strativo. Ripercorrendo, infatti, le geografico-ragionato del regno di al mulino in via Matese, manifesto fasi salenti della sua storia, specifi- Napoli (1804) scrivendo «[...] seb- permanente del volere del Re. catamente per ciò che riguarda gli ben dappertutto riesca ottima, Piedimonte si apre al territorio aspetti giurisdizionali, va ricordato pure in taluni luoghi vi si fa del per i tanti servizi che offre. È sede che nel 1816 divenne Capoluo- vino, ch’è difficile ritrovarlo altro- di uffici pubblici, scuole; numero- go di Distretto e nel 1841 sottin- ve. In Napoli i negozianti impat- si i professionisti. tendenza borbonica. Con l’Unità tano francamente a’ compratori Le SCUOLE presenti a Piedi- d’Italia perse le prerogative di un il Pellagrello di Piedimonte, [...]. monte Matese sono : tempo ma continuò ad essere sede Quel buon vecchio del canonico Scuola materna (dell’infanzia): 9 ]

Istituto Comprensivo D.D. 1 Pie- istituzione scolastica: ISISS “G. minciò a sgretolarsi quando tra il dimonte Matese ubicato in Largo Caso” in Via V. Caso. Indirizzi at- 1900 ed il 1950, per soddisfare le San Domenico; I.A.C. Ventriglia tivati per la sede ITI: Costruzioni, nuove esigenze urbane, sociali e in Via Angelo Scorciarini Coppo- Ambiente e Territorio, Elettroni- culturali, si richiese disponibilità la; “Cupa Carmine” in Via Cupa ca ed Elettrotecnica, Informatica di nuovi spazi per costruire Case Carmine; “Giovanni XXIII” in Via e Telecomunicazioni, Meccanica, Popolari e Scuole Superiori, am- Paterno; Plesso Sepicciano “F. Vi- Meccatronica ed Energia, Sistema pliare le strutture stradali, siste- sco” in Via Macchia. Moda. Indirizzo sede ITA: Agraria, mare e regimentare le canalizza- Scuola elementare (primaria): Agroalimentare e Agroindustria. zioni idriche ed altro. D.D.1 Piedimonte Matese in Lar- Istituto Professionale Alber- Nel 1946 (o 1944, secondo altre go San Domenico; Piazza V. Cap- ghiero “E.V. Cappello” in Via Sal- fonti), per interessamento dell’On. pello, Piedimonte 2, in Piazza V. vo D’Acquisto. Indirizzi: Enoga- Giovanni Caso e del vescovo Cappello; Sepicciano Pied.1 in stronomia, Servizi sala e vendita, Luigi Noviello nacque anche a Via Macchia; Madonna del Pozzo, Accoglienza turistica. Piedimonte una filiale dell’Ope- Pied. 1, in Via S. Lucia; “Ventriglia” ITCeG “De Franchis” e I.P.I.A ra Piccoli Apostoli, fondata nel in Via A. S. Coppola. “M. Bosco” in Via A. Moro. Indiriz- 1933 da Don Zeno Saltini, come Scuola media (secondaria di I zi attivati “De Franchis”: Giuridico, scuola artigianale. Nel 1954 la di- grado): “N. Ventriglia” in Via A. economico, aziendale. Indirizzi at- rezione della scuola fu affidata ai Scorciarini Coppola; “G. Vitale” in tivati I.P.I.A: Produzioni industria- Salesiani, giunti qui ancora per Via V. Caso. li e artigianali, Manutenzione e as- interessamento del senatore Caso. Presenti anche scuole paritarie. sistenza Tecnica. La donazione del suolo pubblico Scuole dell’infanzia: “La Gioiosa” Liceo Scientifico “G. Galilei” in da parte dell’amministrazione si in Via Canneto; “La Sirenetta” in Via Aldo Moro. Indirizzi attiva- perfezionò il 29 maggio 1963. Da Via G. G. D’Amore. ti: Scientifico, Classico, Artistico, allora il complesso immobiliare è Per le Scuole superiori va pre- Linguistico. stato fonte di sviluppo sociale e di messo che Angelo Scorciarini Come scuola paritaria: Liceo crescita della collettività cittadina Coppola fu promotore della istitu- Linguistico James Joyce/Liceo a fronte delle attività di socializ- zione della Regia Scuola di Agra- Scienze Umane in Via Don Bosco. zazione e di formazione prestata ria nel 1888, in seguito diventato In un paragrafo che parla della dall’Opera Salesiana.Per consen- Istituto Tecnico Agrario. Nel corso scuola non si può omettere la lun- tire la continuità di questo ruolo del XX secolo si ebbe la nascita di ga esperienza dei SALESIANI a sociale è stata avvertita come indi- tutti gli altri istituti che, grazie alla Piedimonte. Verso la fine del XIX spensabile il ritorno del comples- ricchezza di indirizzi prevista nella sec. il acquistò una serie so nella disponibilità della città di propria offerta formativa, rendono di fondi e li concesse in uso alla Piedimonte. Con atto del 12 Gen- Piedimonte una “cittadella” scola- Scuola Agraria, a tutto vantaggio naio 2011, la Città di Piedimonte stica. delle attività formative, didattiche Matese ha acquisito dall’Istituto L’Istituto Tecnico Agrario si è e sperimentali. L’unitarietà della Salesiano Sacro Cuore l’intero costituito a partire dall’a.s. 1997/98 massa fondiaria originariamente complesso, prevedendone una de- con l’I.T.I. “G. Caso” in un’unica assegnata alla Scuola Agraria co- stinazione d’uso che mantenesse Piedimonte Matese Guida Turistica vivo il ruolo sociale e formativo Consorzio Alto Casertano in Viale La Città è rientrata in possesso che storicamente ha contraddi- della Libertà, Consorzio Agrario della gestione di Bocca della Sel- stinto questo luogo grazie alla pre- Provinciale in Via Epitaffio, ASL va, località turistica nel cuore del senza dell’Opera Salesiana: Cen- Caserta Distretto 15 in Via Mate- Parco del Matese. Una delle prime tro comunale di aggregazione per se, Agenzia delle Entrate in Via iniziative approntate per il recupe- le fasce della popolazione che vi- Sannitica, sede Inps in Via G. G. ro e la valorizzazione è l’Ecovillag- vono in condizioni di disagio e un D’Amore. gioMatese - il Sentiero, progetto Centro comunale per la disabilità. Piedimonte, porta del Matese, è ideato per ridare slancio turistico Recenti disposizioni amministrati- punto di partenza di escursioni. alla località montana. ve hanno concesso ai volontari del mondo associativo impegnato nel supporto alle difficoltà legate alla disabilità l’utilizzo degli spazi di recente oggetto di ristrutturazione nell’ambito dei bandi del Gal Alto Colle, ch’udisti i miei duri lamenti; Casertano di attuazione della mi- valle, in che ‘l pianto mio scolpito stassi; sura 321 del Psr Campania. monte, ch’un’altra volta intendi e senti Nelle pagine della Guida, immer- il languir che via grave ognor più fassi; gendosi nel tessuto storico-artisti- fiume, che il tuo bel corso antico lassi. co di Piedimonte, descrivendone i monumenti, si racconterà anche Ecco a voi ritorno: amor mi mena delle ben quattro BIBLIOTECHE a l’aria che già fu pietosa e calda presenti in Città: la Biblioteca co- spesso dei miei sospiri e di mia pena. munale Aurora Sanseverino in Via Enrico Caruso, la Biblioteca Dio- cesana San Tommaso d’Aquino in Via A. S. Coppola, la Biblioteca del Questi i versi del petrarchista ne San Giovanni in cui il padre, il Convento di S. Maria Occorrevole Ludovico Paterno che descrivono notaio Giacomo Paterno, titolato in via Monte Muto, la Bibliotheca Piedimonte, il borgo in cui nacque di nobiltà equestre, possedeva un Scriptorum Loci dell’Associazio- alla metà del Cinquecento e che palazzotto, sul cui ingresso (come ne Storica del Medio Volturno in fa da sfondo al suo amore celato ricordava Dante Marrocco) è an- Via Sorgente. per Mirzia, la Lucrezia Montalto cora murato lo stemma di famiglia Piedimonte è sede di numerosi moglie del conte Luigi Gaetani o lungo le altre stradine di Piedi- Uffici: Comunità Montana del Ma- d’Aragona, a cui dedicò un canzo- monte per ammirare nelle chiese tese in Via Sannitica, Acquedotto niere. testimonianze figurative di ecce- Campano in Via Sorgente, Con- E c’immaginiamo Ludovico Pa- zionale valore. sorzio di Bonifica del Sannio Ali- terno, e noi che ne seguiamo le Il Quattrocento, intanto, aveva fano in Viale della Libertà, GAL tracce, inerpicarsi lungo quel rio- visto l’affrescatura della Cappella 11 ] di San Biagio, piccolo ambulacro sfolgorante per l’oro e lo splen- te sette-ottocentesche per le sue pensato e realizzato in funzione dore cromatico, che magnifica il cime, per le valli, per le acque e la della decorazione pittorica che, valore profetico divino, e le due ricchezza naturalistica. raccontando, edificava i fedeli. Sacre conversazioni della Madon- Quegli stessi crinali e valli sono Raccontava storie diverse che per na in trono con Gesù Bambino dimora di borghi pulsanti vita, catturare dovevano divertire, inti- tra santi. In queste rappresenta- nati lungo le strade principali, a morire, suggestionare: ammaliare zioni, l’evento sacro è umanizzato testimoniare la volontà dell’uomo e far pensare. Ancora oggi entrarvi e reso talora come dolce scambio di erigere lungo le vie di comuni- è tuffarsi in un mondo la cui po- di sguardi, intimo e familiare tra cazione, in cui scorre la vita così tenza evocativa è tale che se ne una Madre e suo Figlio o come as- come nei fiumi a scorrere è l’ac- resta rapiti. I gesti, la mimica, la sorta e mistica contemplazione del qua; o sorti intorno a chiese, cap- successione degli episodi mettono mistero divino. Le figure, pervase pelle, luoghi di relazioni e di socia- in scena un racconto che l’uomo da un delicato languore e da una lità. I nostri borghi, con i loro cen- del Quattro-Cinquecento riusciva rassegnazione melanconica, dove- tri storici sedimentati nel corso dei ad interpretare compiutamente vano fungere da esempio per il ri- secoli, sono valori complessi, non nelle sue componenti simboliche, guardante e porlo nella più giusta semplice somma delle singole par- in quelle prettamente didattiche e predisposizione emotiva. Lo stes- ti, dei singoli edifici monumentali negli aspetti strettamente stilistici so fondo d’oro, scelta antinaturali- o meno; ed è in questa complessi- quali la rappresentazione spaziale, stca, rafforza questo afflato mistico tà che si invera la identità delle co- la scelta cromatica, viatici di una ed evoca la metafisica della luce. munità che li ha abitati. Un centro profonda compenetrazione col Con questa guida abbiamo vo- storico è un crogiuolo di cultura narrato. luto raccontare Piedimonte, indi- storica e materiale, che ci serve per L’aprirsi del secolo nuovo, quel- viduando tre percorsi che si sno- i valori spirituali che tramanda, lo di Ludovico Paterno, aveva dano il primo lungo l’antica Piedi- perché testimonia l’identità stori- visto a Piedimonte attivo un pit- monte, il secondo nel quartiere di ca e la psicologia della collettività. tore caiatino, Stefano Sparano, Vallata, il terzo tirando un filo im- Ogni singolo monumento riporta che, trasferitosi a Napoli, farà ben maginario tra monumenti lontani sulla cortina muraria l’impronta parlare di sé come partecipe del- dal centro e, un tempo o ancora del passaggio del tempo; una pelle la “maniera” moderna. Al periodo oggi, immersi nella natura. che attraverso i segni, come le ru- iniziale della sua vicenda artistica, Abbiamo aperto questa introdu- ghe sulla nostra epidermide, rac- ancora vicino alla lezione del Pin- zione con il Matese e non possia- conta la Vita di ognuno di noi e di turicchio, sarebbero da ricondur- mo che chiuderla richiamando an- noi tutti. re tre tavole oggi conservate nella cora una volta Ludovico Paterno. Basilica di Santa Maria Maggiore Quell’alto Matese, à cui gelate Il nostro Matese, e con esso Pie- ma originariamente destinate ve- nevi,/ ancor, quando in Leone il dimonte, è territorio di ricchezze, rosimilmente alla chiesa di San sol alberga; / copron il mento, e la se non vogliamo smarrire la nostra Giovanni o alla vecchia chiesa di canuta testa ancora così cantato umanità lasciamoci catturare e Santa Maria, in Largo S. Maria la dal Paterno, sarà, secoli dopo am- inebriare dalla sua bellezza e con- Vecchia. Sono l’Annunciazione piamente raffigurato nelle vedu- tribuiamo a preservarlo. Piedimonte Matese Guida Turistica

Fig. 1

La VILLA COMUNALE costi- simbolo decentrato della moder- Originariamente, la Villa costi- tuisce un punto di partenza fun- na Piedimonte: città in trasforma- tuiva il parco privato di pertinenza zionale per i tre percorsi di visita zione che non dimentica le sue del Cotonificio Egg, con la pecu- individuati. Caratterizzata da varie origini e gli uomini che hanno liarità di offrire svago e diletto alla trasformazioni urbanistiche a par- contribuito a renderla il fulcro del famiglia dell’imprenditore svizze- tire dall’originario insediamento comprensorio, su cui gravitano i ro e alle maestranze della fabbrica, religioso, per passare a cittadella centri vicini. Intorno al polmone situata poco lontano da qui. Fonti industriale e giungere alla nuova verde della Villa Comunale, infatti, non ufficiali e, quindi, non do- destinazione d’uso civico, la Villa giornalmente convergono i giova- cumentate, riconducono la scelta potrebbe essere assunta quasi a ni studenti delle scuole cittadine. delle specie botaniche all’Onore- 13 ]

Fig. 2 vole Beniamino Caso, Deputato l’ippocastano e l’alloro, si scorge mase al servizio di quelle famiglie al primo Parlamento di Torino, il una certa similitudine con Vil- di operai superstiti che avevano quale fu anche esperto botanico la Luisa, l’attuale Villa comunale continuato a vivere negli alloggi e vice presidente del primo Club di S. Gregorio Matese, intitolata non abbattuti. Quando il Comune Alpino Italiano. In effetti, analiz- dall’Onorevole in memoria del- acquistò l’area dell’insediamento zandone la conformazione fatta la madre Luisa Zurlo, morta nel industriale, il giardino fu trasfor- per vialetti che si dipartono dalla 1858. mato in Villa Comunale. Qui, in vasca-laghetto centrale (fig. 1), e le Dopo il bombardamento te- memoria di alcuni illustri uomini specie botaniche ancora presenti desco del 1943, che distrusse gli piedimontesi, sono stati installate con impianto a boschetto, tra cui edifici del cotonificio, il parco ri- tre colonne affiancate e sormon- Piedimonte Matese Guida Turistica tate da altrettanti busti (fig. 2). Al fine del XVI sec. Secondo quanto Nella “cittadella industriale” trovò centro è il busto raffigurante Gio- ricorda la storiografia locale, l’edi- anche posto il Conservatorio delle vanni Petella (posizionato nel 1965) ficio di culto era corredato di set- recluse dove Giovan Giacomo fece realizzato dallo scultore romano te altari e, in controfacciata, erano ricoverare un centinaio di fanciul- Eugenio de Courten, alla sua de- collocati coro e cantoria. Alle pare- le del Real Albergo dei Poveri di stra Angelo Scorciarini senior (po- ti della Chiesa e del Convento an- Napoli. Per la maggior parte pove- sto nel 1967), a sinistra Giacomo nesso, il pittore Belisario Corenzio re e non scolarizzate, spesso senza Vitale (collocato nel 1967) al quale aveva realizzato degli affreschi, tra famiglia, rastrellate dalla Polizia è stata intitolata anche una delle cui una Madonna con Bambino nei vicoli di Napoli, venivano qui due scuole secondarie di I grado in gloria e santi e i Funerali di S. trasformate in abili tessitrici. Dopo locali, posta a confine con la stessa Martino. Il convento si sviluppava aver impiantato la filanda, nel Villa. dietro la Chiesa, era a tre piani che 1813, G. Giacomo Egg dovette far Nello spazio tra la Villa e la Scuo- si sviluppavano intorno al chiostro realizzare il cimitero per assicura- la “G. Vitale” è collocata la Biblio- centrale; nell’area delimitata dalle re alla comunità svizzera anche la teca comunale, poetessa arcade e acque del Torano e del Maretto si sepoltura, oltre che vitto, alloggio, moglie di Niccolò Gaetani, signore estendevano gli orti. istruzione e esercizio del culto pro- di Piedimonte intitolata ad Auro- Agli inizi dell’Ottocento l’ordine testante. Dopo la sua morte sarà il ra Sanseverino, . Poco distante è dei Padri Carmelitani fu soppres- nipote Gian Gaspare a seguire lo PIAZZA VINCENZO CAPPEL- so. Di conseguenza, il complesso stabilimento, rilevato poi nel 1883 LO, già Piazza del Carmine. Il vec- conventuale fu chiuso ed abban- da Amedeo Berner. Questi dopo chio toponimo ricorda un passato donato. L’incameramento dei beni aver prestato denaro a Giovan Gia- che, sia dal punto di vista religioso ecclesiastici nel demanio del Re- como Egg, figlio di Gian Gaspare, sia economico ed urbanistico, ha gno di Napoli doveva servire come che come garanzie delle sue im- connotato in maniera indelebile una via di risanamento e per que- prese (tra cui si ricordano gli sca- un’area ben precisa del territorio sto gli immobili furono destinati vi archeologici in località Conca cittadino. Due corsi d’acqua, Tora- a funzioni pubbliche o economi- d’oro presso Alife) aveva ipotecato no e Maretto, delineavano e condi- che. Fu così che, già nel 1812, nel l’azienda, la riscattò prendendone zionavano la forma di questa zona Convento si insediò l’imprendito- la gestione. Nel 1925 subentrò il della Città, occupata dalla Chie- re svizzero Giovan Giacomo Egg gruppo M.C.M. (Manifatture Co- sa di S. Maria del Carmine con il per impiantarvi uno stabilimento toniere Meridionale), finché l’ar- campanile all’angolo. Edificata nel di filatura meccanica e di tessitu- mata tedesca non ne decretò la 1538 per volontà di un certo An- ra a mano, portando con sé una fine quando, il 19 Ottobre 1943, in tonio Messere sul lato Nordest, cospicua comunità di maestran- ritirata dietro l’avanzare dell’eser- aveva l’ingresso prospiciente l’edi- ze svizzerre. Da questo momento cito degli alleati americani, fecero ficio dove oggi ci sono vari esercizi cambierà inesorabilmente la fisio- saltare in aria gli impianti e parte commerciali. In questa chiesa fu nomia architettonica e urbanistica del complesso conventuale. Tutto fondata la Reale Arciconfraterni- del luogo, con la costruzione di rimase allo stato di abbandono per ta di S. Maria del Carmine e SS. nuovi edifici per le manifatture e più di trent’anni: solo negli anni Immacolata della Misericordia alla la realizzazione di canali artificiali. Settanta del Novecento, infatti, il 15 ]

Comune intervenne radendo al suolo i ruderi e abbattendo anche la monumentale ciminiera. Ne fu ricavato uno spazio ampio adegua- to per la nuova funzione di luogo di aggregazione sociale. Circon- data da blocchi di moderni edifici civili e per la pubblica amministra- zione, l’area ha perso ogni traccia dell’antica fisionomia urbanistica, conservatasi per diversi anni uni- camente nel toponimo, fin quando ha ricevuto la nuova intitolazione a Vincenzo Cappello. Elemento di arredo del nuo- vo spazio è la fontana progettata dall’architetto Parisi, il quale in un’intervista al mensile diocesano Clarus afferma di essersi «diverti- to ad immaginare giochi d’acqua, attraverso geometrie semplificate» ispirandosi al Matese, simboleg- giato dalla struttura verticale, e alla sua ricchezza d’acqua. Dal vertice di questa struttura sgorga e scende l’acqua zampillado energicamente allo stesso modo dei torrenti che per secoli hanno connotato il ter- ritorio (fig. 3). Da qui si snodano i tre percorsi scelti per una conoscenza comple- ta ed esaustiva della Città: il primo si focalizza sul cuore storico di Piedimonte; il secondo segue la direttrice di espansione in piano e verso il Quartere di Vallata; il terzo individua e unisce i monumenti periferici, ma non certo di minore importanza. Fig. 3

1. Passeggiando con Ludovico Paterno nell’antica Piedimonte 2. Sulle tracce di Gianfrancesco Trutta nel cuore di Vallata 3. Fede tra Arte e Natura 331 IALE STRAPiedimonteDA PROV MateseINC Guida Turistica 28 26

E T N E G 27 32 R O 31 S 30 IA V 25 O 29 T 34 R E 33 P E O S A IE 40 E C Z 37 35 N L A ’AG O L GR D 36 N E E E. RA 24 A DEL L TO T A N I A ON 41 I E AD V V P VIA M 38 E 39 L A R E N E A G IL 11 IA C V IA 13 V 10 23 12 I MA L PIAZZA GIOVA RO PO NNI CASO A LU ZZ O IA RIC P DE FE IA O V ET RP TÀ O R C E S IB IA PIAZZA L V LA EL CAPPELLO D E AL VI

O V C I AR A

O M P VI I T A SA N E T T I R R O R N E FE N

I 2 N I G I 1 U L O S A VIA A C SA I O LV V Z O D EN ’AC C Q N UIS VI TO A VI 331 IALE STRADA PROVINC 28 26 1. Passeggiando con Ludovico Paterno nell’antica Piedimonte 19 ]

E T PIAZZA ROMA è il cuore pul- N E G 27 sante della Città dove si concentra 32 R O la vita amministrativa, sociale ed 31 S 30 VIA economica. Ha una forma rettan- 25 golare allungata con gli edifici mo- O 29 T numentali allineati sui lati. Questa 34 R E 33 P scelta urbanistica qualifica la città E O S A IE 40 E C Z 37 35 N L bassa ad uso commerciale. Il pri- A ’AG O L GR D 36 N E E E. RA 24 mo nucleo abitativo di Piedimonte, A DEL L TO T A N I A ON 41 I E V infatti, era costituito dal rione San AD V P VIA M 38 E Giovanni, noto come rione Terra, di 39 L A origine medioevale. Quasi contem- R E N poraneamente, si formano i nuclei E A G del rione Vallata e di Sepicciano. IL 11 IA C V Con l’espansione demografica, Pie- IA 13 dimonte si espande verso la zona V 10 23 pianeggiante. L’area su cui insiste 12 l’attuale Piazza Roma era, proba- I bilmente, il luogo usato durante la MA L PIAZZA GIOVA RO PO transumanza per la sosta delle greg- NNI CASO A LU ZZ O gi prima di salire, per mulattiere e IA RIC P DE tratturi, le pendici del Matese alla FE IA O volta del lago. Da qui i pastori si im- V ET RP mettevano nella rete dei tratturi che TÀ O R C conducevano alla Puglia. Lo svilup- E S IB IA po della nuova area come zona di PIAZZA L V LA mercato è da ritenere collegato al CAPPELLO EL D progressivo declino del mondo pa- LE storale che cominciò già dal XVIII IA V sec. Così i due mercati settimanali

O V che si tenevano presso Piazzet- C I AR A ta, alla Porta del Rivo, nell’antico O M P VI I T A SA N E borgo medioevale, furono spostati T T I R R O nella zona più centrale nota come R N E l’antica Starza. Tale toponimo era FE N

I 2 N certamente riferito, all’originaria I G I 1 funzione dell’area come luogo di U L O stazionamento oltre che di transito. S A VIA A C SA La connotazione commerciale, in Fig. 1 I O LV V Z O D EN ’AC C Q N UIS VI TO A VI Piedimonte Matese Guida Turistica effetti, è ancora quella che carat- ca più recente (2002) un cambio di neva un affresco raffigurante San terizza la piazza dove, ancora oggi, intitolazione onomastica in Via VII Marcellino patrono di Piedimonte. ogni lunedì si tiene il mercato cit- Settembre, a ricordo dell’ingresso Donato alla Diocesi, è stato sede tadino che si estende anche nelle in Napoli, il 7 settembre 1860, di dei parroci della parrocchia di S. piazze V. Cappello e G. Caso. Garibaldi e della costituzione in Maria Maggiore. Già nel Settecento si accedeva alla Piedimonte, nella stessa sera, di un Adiacente al Palazzo della Curia, piazza attraverso due vicoli, Via del governo provvisorio in nome del Re in posizione speculare rispetto al Borgo e Via della Tenta, quest’ulti- d’Italia Vittorio Emanuele II e del Palazzo Merolla, dall’altro lato della mo modificato in Vicolo I Roma e dittatore G. Garibaldi, come ricorda Piazza, si trova il palazzo che appar- ampliato in epoca fascista per con- una lapide, apposta cinquanta anni tenne ai Laurenzana (fig. 4). È un sentire l’accesso mediante le auto- dopo, lungo la antica scalinata della edificio a tre livelli di cui il primo mobili. La tipologia degli edifici era Casa comunale. animato da una teoria di cinque quella delle case terranee per uso di Nel 1907, lo spazio antistante la archi a sesto ribassato e profon- fondaci, case di abitazione e palazzi cortina di palazzi che occupa il lato di quanto la balconata del primo che dal Catasto Onciario del 1754 corto in alto fu occupato dalla Cas- piano. Di tali archi quello centrale risultano non ancora ultimati. Dalla sa armonica (fig. 2). Il podio bandi- incornicia il portale d’ingresso al stessa fonte si evince che vi erano stico è in stile liberty partenopeo. pianterreno che presenta l’em- molte attività legate alla filiera del- È a pianta ottagonale, progettato in blema gentilizio in chiave d’arco. la produzione dei panni lana. Ciò modo da amplificare e armonizzare Quest’ultimo risulta parzialmente spiega anche il toponimo della Via i suoni prodotti dai musicisti. occultato e inglobato nel sottarco della Tenta, generato dalla presenza Tra gli edifici più antichi si distin- del balcone a dimostrazione che di una tintoria di proprietà Gaetani. guono Palazzo Merolla, il Palazzo si tratta di un’aggiunta posterio- Dopo l’Unità d’Italia diventa piazza della Curia e il Palazzo Laurenzana. re. Chiude la parte alta di piazza Municipio per la sede del Governo, Il Palazzo della Curia (fig. 3) occu- Roma il Palazzo Merolla (fig. 5) che corrispondente all’attuale edificio pa tutto il lato corto della piazza a si connota come una delle dimore del Comune al quale è stata aggiunta formare l’angolo con Via Ercole di Piedimonte più significative dal una nuova ala nel XX sec. (fig. 1). d’Agnese. È citato nel Catasto On- punto di vista estetico, con la sua Fino alla fine del XIX sec. la ciario del 1754, ma nel documento facciata a bugnato liscio più marca- piazza ha avuto come elemento di non ne è precisata la funzione ed to al pianterreno, meno evidente ai arredo una fontana circolare che è è escluso che allora appartenesse piani superiori. Si caratterizza per stata poi spostata in Piazza G. Caso alla Diocesi, per cui l’appellativo l’impianto planimetrico tipico del e sostituita con l’attuale fontana di curia va inteso probabilmente palazzo a corte con giardino poste- del Cigno, collocata in asse con il come possibile sede di uffici per le riore. Qui trova posto la scenogra- vicolo I Roma, divenuta poi Vicolo attività amministrative o giudiziarie. fica fontana inserita in una nicchia I Municipio. Il cambio di denomi- L’edificio è a due livelli con al pian- ricavata nel muro di delimitazione nazione della strada è avvenuto in terreno dei locali che in passato del giardino stesso e posta in asse epoca Fascista, quando la piazza fu erano adibiti a botteghe. Su un lato con l’ingresso. Al secondo e al terzo ribattezzata Piazza Roma. Anche la della facciata del primo piano una livello della facciata principale, nel Via del Borgo ha suito, ma in epo- cornice mistilinea in stucco conte- corpo centrale, i due balconi han- 21 ] no balaustra in muratura con un di architettura in cemento armato. dato un importante contribuito alla ornamento a geometrie circolari. Anche questo edificio si caratteriz- storia di Piedimonte: Beniamino Il cornicione che delimita l’edificio za per la ricca decorazione in stile Caso e A. Scorciarini Coppola. per tutta la lunghezza è articolato liberty delle balaustre e delle fasce Salendo in direzione di Piazza dal motivo decorativo a dentelli. marcapiano. Ercole d’Agnese s’incontra la Chie- L’impianto dell’edificio, tuttaVia, Adiacente al Municipio si trova il sa, parte integrante del complesso non è originale: il palazzo, infatti, palazzo in cui dimorò prima Benia- monumentale dell’EX CONVEN- è stato ristrutturato all’inizio del mino Caso e poi Giovanni Caso, suo TO DI SAN TOMMASO D’A- Novecento e costituisce insieme al nipote (fig. 7). Sulla facciata vi sono QUINO (fig. 8). Oltrepassato il palazzo posto in fondo alla piazza due lapidi poste nel 1909 in memo- portale a sesto acuto della chiesa, (fig. 6), uno dei primissimi esempi ria dei due personaggi che hanno sormontato dall’affresco del fon-

Fig. 2 Piedimonte Matese Guida Turistica

Fig. 3

Fig. 5 Fig. 4 23 ] datore dell’ordine, ci inoltriamo in una dimensione architettonica che richiama la disadorna semplicità delle tipologie chiesastiche dome- nicane. Spazi aggiornati al gusto corrente nel corso del XVII-XVIII sec. con una serie di interventi che hanno cercato di integrarsi (ma a volte si sono sovrapposti) all’atmo- sfera gotica. La chiesa riprendeva la sempli- cità tipica dell’architettura dome- nicana ad aula unica con termi- nazione rettilinea, coperta da tetto a capriate lignee che però oggi si presenta voltato a botte. Un aggiornamento in chiave ba- rocco si ebbe nel Seicento su im- pulso di Cecilia Acquaviva, moglie Fig. 6 del duca Antonio Gaetani di Lau- renzana. Dall’ingresso, la prima cappella che si apre sul lato sinistro è quella nelle fonti ripetutamente indicata come Cappella del Presepe che attualmente si presenta con affre- schi di Belisario Corenzio e una tavola di San Pietro da (fig. 9), datata 1552 e firmata da Battista Aretino, opera non congrua con l’originale intitolazione. In effetti, nell’inventario degli oggetti d’arte sacra stilato nel 1809 all’atto della requisizione ottocentesca, a segui- to della soppressione degli Ordini religiosi, fonte utilissima poiché fotografa la dotazione della chiesa e l’ubicazione delle opere al tempo, è scritto che in quella del Presepe Fig. 7 Piedimonte Matese Guida Turistica era collocato un «quadro rispon- brerebbe esservi notizia. A favore ed affreschi nella prima metà del dente», probabilmente la trafugata di questa cappella Antonio Con- XVII sec. Nel riquadro centrale e smembrata Natività di Nicola Ma- freda nel 1590-91 stabilì vari legati Cristo, l’Eterno Padre e lo Spiri- ria Rossi. Tuttavia, va considerato testamentari; alcuni anni dopo, in to Santo sottoforma di colomba che era questa un’opera settecen- corrispondenza di questa cappella si dispongono intorno alla coro- tesca che forse andava a sostituire fu costruito il campanile. Belisario na che attende la Vergine dopo il una precedente di cui non sem- Corenzio realizzò stucchi, dorature suo transito dalle spoglie terrene.

Fig. 8 25 ]

Il riquadro è contornato da figure canna del naso. sofferma proprio su quel Giudizio di sante all’interno dei pennacchi La Cappella del SS. Rosario, Universale scialbato alcuni decen- - partendo dalla parte bassa del centrale nelle chiese domenica- ni dopo. riquadro centrale e in senso an- ne, fu fatta edificare da Agnesella La lunetta con la Visitazione af- tiorario, Santa’Elena, Santa Lucia, Gaetani nel 1444. Tra il 1774-1780 frescata nel coro della chiesa di Santa Barabara (?), Santa Orsola (?) la cappella andò incontro ad una Santa Maria Assunta a Sermone- - e angeli musicanti; nelle lunette serie di trasformazioni: oltre alla ta, ciclo che si data ai primissimi sono raffigurati santi domenicani. sostituzione dell’altare ligneo con anni del XVII sec., 1603, mostra L’opera è stata attribuita a Belisa- uno in marmo furono scialbate al- una stringente affinità sia nelle rio Corenzio, tuttavia Bernardo De cune scene affrescate. Nel 1780 se- scelte impaginative della scena, sia Dominicis, che descrive in manie- guirono lavori per il risanamento nell’ambientazione naturalistica ra approfondita alcune opere della della cappella. Nell’elenco stilato con una delle lunette della chiesa chiesa, nella storia del pittore non nel 1809 la cappella del Rosario, domenicana (quelle con la scena cita questo ciclo, in cui sembra con il quadro rappresentante la della donna che si protende all’in- predominante la figura della don- Madonna del Rosario, è indicata di dietro mentre due uomini sorreg- na. Stilisticamente, il volto dell’E- proprietà della confraternita della gono una donna e un altro ha una terno Padre sembra accostabile a SS. Vergine. La cappella, cui si ac- lancia in mano). Lo stile è quello quello nel clipeo della volta della cede superando un cancello, con- del rinnovamento del tardo manie- cappella Medici nella chiesa dei serva un ciclo di affreschi (fig. 10) rismo con un ritorno a Raffaello. Santi Severino e Sossio a Napoli, ricondotti a Giuseppe Cesari, noto L’opera, anonima e di complessa ante 1593; tuttavia la qualità delle come il Cavalier d’Arpino (il pitto- iconografia, va ricondotta al Cesari figure nel ciclo piedimontese ap- re presso cui fu a bottega Caravag- o al fratello Bernardino. pare inferiore. gio al suo arrivo a Roma), fin dal La già citata fonte ottocentesca L’autore che firma come “Batista Settecento, quando furono ammi- faceva seguire alla Cappella di San Aretino” la tavola con San Pietro rati da Bernardo de Dominici - che Domenico, che conserva la statua da Verona, datandola 1552, non ri- ne scrive nel suo “Vite de’ pittori, del santo, l’altare in stucco, il dos- sulta documentato, né associato ad scultori ed architetti napoletani, sale ancora presente, dedicato a altra opera. Lo storico dell’arte De pubblicate tra il 1742 e il 1745 - che Sant’Anna della famiglia Potenza Castris lo identifica in via ipotetica li visitò con il pittore Nicola Maria con due quadri, uno non specifica- con un Battista, nativo di Città di Rossi «virtuoso discepolo del ce- to, ma è sicuramente la Nascita del- Castello e aiuto di Cristofano Ghe- lebre Francesco Solimena». En- la Vergine (fig. 11), e l’altro indicato rardi, detto il Doceno, e di Giorgio trambi «restarono per buona pezza come un ovale di San Carlo Borro- Vasari nel ciclo ad affresco degli ammirati … considerando in essa meo, di cui non si trova riscontro anni Trenta in Palazzo Vitelli; o il gran componimento, l’ottimo di- in chiesa. dell’aretino Bastian Flori, aiuto di segno, la stravaganza de’ concetti, Già Bernardo de Dominici nel Vasari nel 1546 nei lavori al Palazzo l’espressione mirabile degli affetti, 1742, riconduceva La Nascita del- della Cancelleria a Roma. In effetti e la bontà del tutto assieme dell’o- la Madonna al pittore napoletano sembrerebbe mostrare remine- pera». La fonte dedominiciana è Fabrizio Santafede, ammirando- scenze vasariane, ad esempio, nella ancora più significativa poiché si ne la «forza di colorito» e un «in- Piedimonte Matese Guida Turistica tendimento di chiaroscuro così scritta, è indicato di proprietà della vento stesso della Circoncisione, perfetto» tale da far pensare ad famiglia Potenza. Tale notizia non funzione durante la quale in cui al un pittore carraccesco. La novità può estendersi in maniera mecca- Bambino fu dato il nome di Gesù. introdotta da Santafede nel pa- nica alla tavola che accoglie, poiché Era questa una filiazione consue- norama pittorico coevo è proprio la proprietà (e spesso la stessa tito- ta nelle chiese domenicane che in direzione di una alternativa al larità) di un altare e di una cappella probabilmente traeva origine dalla manierismo internazionale e ad muta nel corso dei secoli. chiesa di San Domenico Maggiore un eccletismo decorativo. La sua Sulla opposta si succedo- a Napoli, dove era presente proprio proposta, che si volge verso un lin- no tre opere su tavola di pregevo- una Circoncisione dello Smet. Ul- guaggio veneto-fiorentino aderen- le fattura. La prima è l’Invenzione teriore conferma della fortuna che te alle normative controriformate, della Vera Croce (fig. 12), episo- conobbe questa opera è in un do- è connotata da una severa preci- dio della vicenda agiografica di cumento del 1580, in cui il dome- sione contenutistica che ben si ac- Sant’Elena, di cui la croce è attri- nicano Giovan Battista da Caserta corda con le richieste devozionali e buto iconografico, opera attribuita chiede al pittore proprio un qua- che nella adesione alla descrizione a Michiel Coxie. Tuttavia l’opera dro che si conformi all’esemplare minuta della quotidianità, non sca- non sembra mostrare, forse a causa napoletano. de nella ripetizione tipologica. Lo dello stato di conservazione e dei Lungo questa parete è collocato storico dell’arte Giovanni Previtali pesanti interventi di restauro, quel anche il dipinto settecentesco di ha individuato la sua pittura come tratto tipico di profondo raffaelli- San Vincenzo Ferrer. animata da uno «spirito di pulita smo interpretato in una maniera Il settecentesco altare maggiore devozione casalinga» “olandese” translucida, con personaggi che re- (fig. 14) è caratterizzato da una ricca ante litteram, vicina ai modi di cano vesti accartocciate in pieghet- proliferazione di marmi policromi. Santi di Tito. In effetti, molto sug- tature falcate tipico del fiammin- Nel paliotto è inserita l’immagine gestiva la dimensione di quotidia- go. Ulteriore dato che confligge è del santo fondatore dell’ordine nità, rafforzata da gesti semplici e l’iscrizione che reca la data 1593, che emerge con un certo aggetto. veri dei personaggi e dalla accurata mentre il pittore risulta deceduto La zona presbiteriale è arricchita descrizione degli ambienti che per un anno prima. La Trinità (fig. 13), da un coro ligneo che nelle volu- noi diventa esso stesso documento variamente attribuita a Belisario te dei braccioli mostra figurazio- storico. L’attribuzione a Santafede Corenzio o a Leonardo Castellano, ni intagliate di gusto tipicamente dovrebbe trovare conferma dall’os- mantiene un legame iconografico quattrocentesco. In alto il gruppo servazione attenta della superficie con l’archetipo masaccesco, ma ligneo del Crocifisso e due menso- dipinta che ha restituito una serie slegato dalla rigorosa definizione le che originariamente sosteneva- di lettere, individuate come mo- spaziale. La Circoncisione di - no i busti di San Floriano e San nogramma della firma, variamen- re Smet è strettamente legata alla Ercolano. te rese con «F..SFE / NP / e / P» o Congrega del Nome di Dio che Di fronte alla Chiesa di S. Tom- con «F S T F». Dall’elenco redatto ha origine nel 1608-1611, proprio maso d’Aquino si trova il palazzo all’atto della requisizione ottocen- dall’altare dedicato alla Circonci- che fu costruito appositamente tesca, l’altare dedicato a Sant’An- sione. Questa connessione tema- come EPISCOPIO, dopo che que- na, in cui trovava posto l’opera de- tica traeva origine proprio dall’e- sti abitò temporaneamente presso 27 ]

Fig. 9 Fig. 11 Fig. 12

Fig. 10 Piedimonte Matese Guida Turistica il Palazzo de Clavellis, sul ponte del Rivo. Nella nuova sede rimase fino a che non si trasferì presso l’edifi- cio del Seminario, che dal casale di Castello fu spostato nel quartiere di Vallata alla fine del XVII sec. Dell’originaria architettura, non rimane che la decorazione a rin- zaffo nell’intonaco che conferisce eleganza alla facciata. Attualmente l’edificio è sede della Guardia di Finanza. Oltrepassato il complesso dome- nicano di S. Tommaso d’Aquino, salendo verso la Sorgente, sulla destra si tova la Chiesa del SS. Sal- vatore. La prima chiesa dedicata al SS. Salvatore era ubicata nell’area at- tualmente corrispondente alla sta- zione ferroviaria ed era parte in- tegrante del monastero omonimo. Le origini risalgono all’epoca della dominazione Longobarda e, pre- cisamente, all’anno 770 quando il duca di Benevento Arechi II donò un terreno in territorio alifano e i fondi per la costruzione di una chiesa con annesso monasterium puellarum. Nel 1568, per attuazio- ne del decreto del Concilio di Tren- to che stabiliva lo spostamento dei Fig. 13 monasteri femminili all’interno del centro abitato, fu fatto costru- il loro trasferimento, posta di fron- progetto di Cosimo Fanzago, uno ire il nuovo monastero. Circa un te a quella di san Biagio. dei massimi esponenti del Barocco secolo dopo la badessa Donna Ca- L’edificio fu realizzato nel 1654 italiano e soprattutto del Barocco terina Casta Paterno fece costruire dai maestri Giacomo Ferretti e partenopeo e meridionale. Come si la chiesa che sostituiva quella più Nunzio Melone di Alfdena e Gio- evince da un documento conserva- piccola usata dalle monache dopo van Battista Scala di Napoli su to presso l’Archivio di Stato di Ca- 29 ] serta, i maestri dovevano lavorare «secondo modo e forma, disegno e misura e modani» del cavaliere. Ed effettivamente essi hanno sa- puto trasporre nella costruzione, in maniera sapiente e inequivoca- bile, la traccia stilistica del Fanzago, elaborando il dato classicista per evolvere nell’originale esuberanza barocca. La classicità fanzaghiana si riscontra principalmente nella predilezione di soluzioni a pianta centrale, nei bilanciamenti sim- metrici e nelle armonie delle pro- porzioni. Tali caratteristiche sono evidenti nella chiesa del SS. Sal- vatore di Piedimonte, che presenta un tracciato planimetrico a navata unica a croce greca. L’interno si sottrae alla ricchezza della tradi- zione barocca e si presenta carat- terizzato da una semplice e leggera decorazione in stucco; tipicamente barocca, invece, l’acquasantiera in marmi mischi addossata al muro che precede l’abside; ancora in loco il pavimento in maiolica che presenta uno stemma la cui quali- ficazione abbaziale, per la presenza di mitria e pastorale, rimanda alla badessa committente, mentre il corvo con il pane nel becco è un chiaro riferimento a San Benedet- to e al miracolo del pane avvelena- to. D’altra parte, per diversi secoli l’antico cenobio fu posto sotto la giurisdizione dell’abbazia benedet- tina di San Vincenzo al Volturno. La facciata è semplice e si svi- Fig. 14 Piedimonte Matese Guida Turistica luppa su tre livelli di cui l’ultimo sa, parte integrante del complesso requisizione ottocentesca, a segui- cela l’altana, una sorta di belvede- monumentale dell’EX CONVEN- to della soppressione degli Ordini re, con tetto spiovente a capriate TO DI SAN TOMMASO D’A- religiosi, fonte utilissima poiché (fig. 15). Solo il primo livello risulta QUINO (fig. 8). Oltrepassato il fotografa la dotazione della chiesa movimentato dalle due nicchie ai portale a sesto acuto della chiesa, e l’ubicazione delle opere al tempo, lati del portale contenenti a destra sormontato dall’affresco del fon- è scritto che in quella del Presepe la figure ad altorilievo della Fede e datore dell’ordine, ci inoltriamo in era collocato un «quadro rispon- a sinistra della Salvezza. Al di so- una dimensione architettonica che dente», probabilmente la trafugata pra della trabeazione del portale richiama la disadorna semplicità e smembrata Natività di Nicola Ma- due putti seduti su volute riverse delle tipologie chiesastiche dome- ria Rossi. Tuttavia, va considerato affiancano il medaglione che acco- nicane. Spazi aggiornati al gusto che era questa un’opera settecen- glie il Redentore. corrente nel corso del XVII-XVIII tesca che forse andava a sostituire Nella chiesa si venerava la perdu- sec. con una serie di interventi che una precedente di cui non sem- ta immagine lignea della Madonna hanno cercato di integrarsi (ma a brerebbe esservi notizia. A favore della Neve, raro esempio di scultu- volte si sono sovrapposti) all’atmo- di questa cappella Antonio Con- ra medievale che si rese protago- sfera gotica. freda nel 1590-91 stabilì vari legati nista, secondo la tradizione, di fatti La chiesa riprendeva la sempli- testamentari; alcuni anni dopo, in prodigiosi. La statua, portata a Be- cità tipica dell’architettura dome- corrispondenza di questa cappella nevento dopo il trasferimento del- nicana ad aula unica con termi- fu costruito il campanile. Belisario le monache a seguito della distru- nazione rettilinea, coperta da tetto Corenzio realizzò stucchi, dorature zione saracena, venne rinvenuta a capriate lignee che però oggi si ed affreschi nella prima metà del miracolosamente a Piedimonte la presenta voltato a botte. XVII sec. Nel riquadro centrale mattina seguente, senza che nessu- Un aggiornamento in chiave ba- Cristo, l’Eterno Padre e lo Spiri- no avesse provveduto a portarvela. rocco si ebbe nel Seicento su im- to Santo sottoforma di colomba Al fatto allude una epigrafe mura- pulso di Cecilia Acquaviva, moglie si dispongono intorno alla coro- ta all’interno dell’edificio nonché del duca Antonio Gaetani di Lau- na che attende la Vergine dopo il un’antica novena. renzana. suo transito dalle spoglie terrene. Il monastero adiacente alla chie- Dall’ingresso, la prima cappella Il riquadro è contornato da figure sa ha perso completamente la che si apre sul lato sinistro è quella di sante all’interno dei pennacchi propria funzione in quanto, dopo nelle fonti ripetutamente indicata - partendo dalla parte bassa del il trasferimento delle suore, l’edi- come Cappella del Presepe che riquadro centrale e in senso an- ficio è stato ristrutturato e adibito attualmente si presenta con affre- tiorario, Santa’Elena, Santa Lucia, a civili abitazioni. Conserva solo le schi di Belisario Corenzio e una Santa Barabara (?), Santa Orsola (?) semicolonne che sorreggono un tavola di San Pietro da Verona (fig. - e angeli musicanti; nelle lunette architrave al di sopra del quale, 9), datata 1552 e firmata da Battista sono raffigurati santi domenicani. all’interno di una nicchia, campeg- Aretino, opera non congrua con L’opera è stata attribuita a Belisa- gia la figura del Salvatore. l’originale intitolazione. In effetti, rio Corenzio, tuttavia Bernardo De Salendo in direzione di Piazza nell’inventario degli oggetti d’arte Dominicis, che descrive in manie- Ercole d’Agnese s’incontra la Chie- sacra stilato nel 1809 all’atto della ra approfondita alcune opere della 31 ]

Fig. 15 Piedimonte Matese Guida Turistica chiesa, nella storia del pittore non nel 1809 la cappella del Rosario, domenicana (quelle con la scena cita questo ciclo, in cui sembra con il quadro rappresentante la della donna che si protende all’in- predominante la figura della don- Madonna del Rosario, è indicata di dietro mentre due uomini sorreg- na. Stilisticamente, il volto dell’E- proprietà della confraternita della gono una donna e un altro ha una terno Padre sembra accostabile a SS. Vergine. La cappella, cui si ac- lancia in mano). Lo stile è quello quello nel clipeo della volta della cede superando un cancello, con- del rinnovamento del tardo manie- cappella Medici nella chiesa dei serva un ciclo di affreschi (fig. 10) rismo con un ritorno a Raffaello. Santi Severino e Sossio a Napoli, ricondotti a Giuseppe Cesari, noto L’opera, anonima e di complessa ante 1593; tuttavia la qualità delle come il Cavalier d’Arpino (il pitto- iconografia, va ricondotta al Cesari figure nel ciclo piedimontese ap- re presso cui fu a bottega Caravag- o al fratello Bernardino. pare inferiore. gio al suo arrivo a Roma), fin dal La già citata fonte ottocentesca L’autore che firma come “Batista Settecento, quando furono ammi- faceva seguire alla Cappella di San Aretino” la tavola con San Pietro rati da Bernardo de Dominici - che Domenico, che conserva la statua da Verona, datandola 1552, non ri- ne scrive nel suo “Vite de’ pittori, del santo, l’altare in stucco, il dos- sulta documentato, né associato ad scultori ed architetti napoletani, sale ancora presente, dedicato a altra opera. Lo storico dell’arte De pubblicate tra il 1742 e il 1745 - che Sant’Anna della famiglia Potenza Castris lo identifica in via ipotetica li visitò con il pittore Nicola Maria con due quadri, uno non specifica- con un Battista, nativo di Città di Rossi «virtuoso discepolo del ce- to, ma è sicuramente la Nascita del- Castello e aiuto di Cristofano Ghe- lebre Francesco Solimena». En- la Vergine (fig. 11), e l’altro indicato rardi, detto il Doceno, e di Giorgio trambi «restarono per buona pezza come un ovale di San Carlo Borro- Vasari nel ciclo ad affresco degli ammirati … considerando in essa meo, di cui non si trova riscontro anni Trenta in Palazzo Vitelli; o il gran componimento, l’ottimo di- in chiesa. dell’aretino Bastian Flori, aiuto di segno, la stravaganza de’ concetti, Già Bernardo de Dominici nel Vasari nel 1546 nei lavori al Palazzo l’espressione mirabile degli affetti, 1742, riconduceva La Nascita del- della Cancelleria a Roma. In effetti e la bontà del tutto assieme dell’o- la Madonna al pittore napoletano sembrerebbe mostrare remine- pera». La fonte dedominiciana è Fabrizio Santafede, ammirando- scenze vasariane, ad esempio, nella ancora più significativa poiché si ne la «forza di colorito» e un «in- canna del naso. sofferma proprio su quel Giudizio tendimento di chiaroscuro così La Cappella del SS. Rosario, Universale scialbato alcuni decen- perfetto» tale da far pensare ad centrale nelle chiese domenica- ni dopo. un pittore carraccesco. La novità ne, fu fatta edificare da Agnesella La lunetta con la Visitazione af- introdotta da Santafede nel pa- Gaetani nel 1444. Tra il 1774-1780 frescata nel coro della chiesa di norama pittorico coevo è proprio la cappella andò incontro ad una Santa Maria Assunta a Sermone- in direzione di una alternativa al serie di trasformazioni: oltre alla ta, ciclo che si data ai primissimi manierismo internazionale e ad sostituzione dell’altare ligneo con anni del XVII sec., 1603, mostra un eccletismo decorativo. La sua uno in marmo furono scialbate al- una stringente affinità sia nelle proposta, che si volge verso un lin- cune scene affrescate. Nel 1780 se- scelte impaginative della scena, sia guaggio veneto-fiorentino aderen- guirono lavori per il risanamento nell’ambientazione naturalistica te alle normative controriformate, della cappella. Nell’elenco stilato con una delle lunette della chiesa è connotata da una severa preci- 33 ] sione contenutistica che ben si ac- corda con le richieste devozionali e che nella adesione alla descrizione minuta della quotidianità, non sca- de nella ripetizione tipologica. Lo storico dell’arte Giovanni Previtali ha individuato la sua pittura come animata da uno «spirito di pulita devozione casalinga» “olandese” ante litteram, vicina ai modi di Santi di Tito. In effetti, molto sug- gestiva la dimensione di quotidia- nità, rafforzata da gesti semplici e veri dei personaggi e dalla accurata descrizione degli ambienti che per noi diventa esso stesso documento storico. L’attribuzione a Santafede dovrebbe trovare conferma dall’os- servazione attenta della superficie Fig. 15 dipinta che ha restituito una serie di lettere, individuate come mo- nogramma della firma, variamen- te rese con «F..SFE / NP / e / P» o con «F S T F». Dall’elenco redatto all’atto della requisizione ottocen- tesca, l’altare dedicato a Sant’An- na, in cui trovava posto l’opera de- scritta, è indicato di proprietà della famiglia Potenza. Tale notizia non può estendersi in maniera mecca- nica alla tavola che accoglie, poiché la proprietà (e spesso la stessa tito- larità) di un altare e di una cappella muta nel corso dei secoli. Sulla parete opposta si succedo- no tre opere su tavola di pregevo- le fattura. La prima è l’Invenzione della Vera Croce (fig. 12), episo- dio della vicenda agiografica di Fig. 17 Fig. 18 Piedimonte Matese Guida Turistica

Sant’Elena, di cui la croce è attri- buto iconografico, opera attribuita a Michiel Coxie. Tuttavia l’opera non sembra mostrare, forse a causa dello stato di conservazione e dei pesanti interventi di restauro, quel tratto tipico di profondo raffaelli- smo interpretato in una maniera translucida, con personaggi che re- cano vesti accartocciate in pieghet- tature falcate tipico del fiammin- go. Ulteriore dato che confligge è l’iscrizione che reca la data 1593, mentre il pittore risulta deceduto un anno prima. La Trinità (fig. 13), variamente attribuita a Belisario Corenzio o a Leonardo Castellano, mantiene un legame iconografico con l’archetipo masaccesco, ma Fig. 16 slegato dalla rigorosa definizione spaziale. La Circoncisione di Cesa- re Smet è strettamente legata alla Congrega del Nome di Dio che ha origine nel 1608-1611, proprio dall’altare dedicato alla Circonci- sione. Questa connessione tema- tica traeva origine proprio dall’e- vento stesso della Circoncisione, funzione durante la quale in cui al Bambino fu dato il nome di Gesù. Era questa una filiazione consue- ta nelle chiese domenicane che probabilmente traeva origine dalla chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, dove era presente proprio una Circoncisione dello Smet. Ul- teriore conferma della fortuna che conobbe questa opera è in un do- cumento del 1580, in cui il dome- Fig. 19 35 ] nicano Giovan Battista da Caserta In corrispondenza delle cosid- della trabeazione corre per tutto il chiede al pittore proprio un qua- dette “rampe” di s. Marcellino il perimetro della navata centrale, del dro che si conformi all’esemplare percorso si biforca, lasciando al transetto e del coro. Le navate late- napoletano. visitatore la scelta di prosegui- rali, più strette, ospitano ciascuna Lungo questa parete è collocato re in direzione del centro storico quattro cappelle con volta a crocie- anche il dipinto settecentesco di oppure di dirigersi verso la Sor- ra. La volta a botte è stata rifatta nel San Vincenzo Ferrer. gente del Torano. Percorrendo la 1935 a seguito del crollo avvenuto Il settecentesco altare maggiore salita si raggiunge la BASILICA l’anno precedente. Terminata la ri- (fig. 14) è caratterizzato da una ricca PONTIFICIA DI SANTA MARIA costruzione della volta, il vescovo proliferazione di marmi policromi. MAGGIORE (fig. 21). La prima Noviello commissionò nel 1936 a Nel paliotto è inserita l’immagine pietra per la costruzione del nuovo Gaetano Bocchetti la decorazione del santo fondatore dell’ordine luogo di culto mariano fu posta il di un ciclo di affreschi riguardanti che emerge con un certo aggetto. San Marcellino. Sulla volta della La zona presbiteriale è arricchita navata centrale quattro scomparti da un coro ligneo che nelle volu- recano ognuno una doppia rap- te dei braccioli mostra figurazio- presentazione allegorica: Tempe- ni intagliate di gusto tipicamente ranza e Fortezza, Prudenza e Giu- quattrocentesco. In alto il gruppo stizia, la Speranza e Carità e, infine, ligneo del Crocifisso e due menso- la Fede (fig. 22). In prossimità del le che originariamente sosteneva- transetto è rappresentata La luce no i busti di San Floriano e San e la grazia divina e l’Apoteosi del Ercolano. patrono di Piedimonte. Tra i santi Di fronte alla Chiesa di S. Tom- raffigurati si riconoscono Giovanni maso d’Aquino si trova il palazzo Bosco (che volge lo sguardo verso il Fig. 20 che fu costruito appositamente riguardante), Giovanni Maria Vian- come EPISCOPIO, dopo che que- ney (il santo curato d’Ars), Giovan sti abitò temporaneamente presso 7 aprile 1725 dal Vescovo Porfirio. Giuseppe della Croce. Tale scelta il Palazzo de Clavellis, sul ponte del Nonostante l’edificio di culto fos- univa la personale predilezione Rivo. Nella nuova sede rimase fino se benedetto il 7 agosto 1773 dal del presule Noviello per i primi a che non si trasferì presso l’edifi- vescovo Sanseverino, con la intito- due santi alla devozione profonda cio del Seminario, che dal casale di lazione all’Assunta e a San Marcel- che Piedimonte ha sempre nutrito Castello fu spostato nel quartiere lino, i lavori si protrassero fino alla per il complesso di Santa Maria di Vallata alla fine del XVII sec. metà del XIX secolo. La chiesa fu Occorrevole che in quegli anni Dell’originaria architettura, non consacrata nel 1860 dal vescovo Di celebrava il quinto centenario rimane che la decorazione a rin- Giacomo. dello scoprimento dell’affresco zaffo nell’intonaco che conferisce Lo spazio interno è diviso in tre mariano e il secondo della morte eleganza alla facciata. Attualmente navate separate da arcate a tutto se- proprio di San Giovan Giuseppe l’edificio è sede della Guardia di sto e scandite da pilastri ionici con della Croce. Finanza. lesene addossate. In alto la fascia Nella volta dell’abside trova po- Piedimonte Matese Guida Turistica sto l’affresco con l’Assunzione della Vergine (fig. 23), scena che comincia nella lunetta sottostante. Bocchetti sfrutta la delimitazione dello spazio pittorico staccando i due momenti terreno e divino. Questi affreschi, nella saldezza del- la composizione, nella monumen- talità delle figure, nella chiarità dei colori, nella levità dell’afflatto de- vozionale rappresentano il punto più alto dell’attività di affreschista del pittore napoletano. Il racconto sacro è traslato sul piano del fatto divino, ma diventava perscrutabile per i caratteri di indiscussa uma- nità. La prima cappella della navata sinistra, adibita a battistero, ospi- ta il Battesimo di Cristo (fig. 24) di ignoto autore ma vicino all’ambi- to stilistico del pittore napoleta- no Francesco Solimena. Si nota, infatti, una cadenza tipicamente settecentesca nella resa dei pan- neggi gonfi e nel taglio della scena, ripresa con punto di vista ribassato per accentuare la monumentalità delle figure. Il fonte battesimale in marmo scolpito presenta venature rosate che accentuano l’eleganza del manufatto. Segue la Cappella un tempo de- dicata a San Raffaele, fatta costruire dalla famiglia Pertusio. L’intitola- zione originaria di alcune cappelle non trova più corrispondenza con le opere presenti poiché per alcuni altari le tele inizialmente previste Fig. 21 37 ] sono state sostituite nell’aprile del 1934 con «5 dipinti rinascimenta- li e il martirio di San Marcellino», provenienti dalla Chiesa di San Giovanni Battista. Questo gruppo di opere testimonia l’elevato gra- do di consapevolezza, e insieme la rete dei contatti con la capitale, raggiunto dalla commitenza locale sin dai primi secoli dell’età moder- na. Ne è un esempio la Madonna con Bambino, San Giacomo Mag- giore e Santa Margherita (fig. 25) del pittore originario di , Stefano Sparano, documentato a Napoli nel 1506 e attivo fino al 1545. L’umanista napoletano Pie- tro Summonte, in una lettera del 1524 al veneziano Marcantonio Mi- Fig. 22 chiel, segnalava quali protagonisti nel panorama dell’arte napoletana del tempo «Andrea di Salerno e Stefano di Caiazza». Pittori, questi, che innestavano su un linguaggio pittorico di matrice umbro-laziale, con influenze settentrionali, una componente figurativa seguace di quella «maniera moderna» che si andava affermando a Roma con Raffaello. Le tre tavole dello Spa- rano che qui si conservano atte- stano la fase più antica del pittore, in cui gli esempi di Pinturicchio e Scacco, tradotti in una grafia “pro- vinciale”, declinano verso un clas- sicismo di sfumato peruginismo. Questa pittura, fatta di espressioni sospese e indefinite, era supporto efficace nella pratica della visua- Fig. 23 Piedimonte Matese Guida Turistica lizzazione interiore degli episodi sta meditazione sulla Pietà di An- Medici da papa Urbano VIII, che evangelici, non interferendo con nibale Carracci, attualmente con- dichiarò San Marcellino patrono un’eccessiva caratterizzazione servata al Museo di Capodimonte di Piedimonte nel 1645. Nel Sette- espressiva. (Napoli). L’opera potrebbe inserirsi cento la statua fu rifatta in argento. All’interno di una costruzione in quel filone della pittura napo- Nel febbraio 1975 furono rubate le architettonica lignea, con motivi letana che, accanto alla pittura di parti in argento pieno: la testa con decorativi di gusto anticheggiante stretta impronta caravaggesca, vide l’aureola in oro, le mani, la palma desunto dall’esempio della Do- la diffusione di forme desunte dal del martirio e la base. Il busto fu mus aurea neroniana, si stagliano classicismo bolognese, esemplato restaurato due anni dopo da Enri- su un fondo d’oro le figure che dai lavori del Domenichino nel co Manfrini di Milano, che lo rein- mettono in scena questa “Sacra duomo partenopeo. tegrò delle parti mancanti. conversazione”. Il sospeso languo- Nel transetto sinistro trova ma- Lateralmente è collocato il Mar- re della scena ritorna anche nella nifestazione la devozione della tirio di San Marcellino (fig. 29), tavola raffigurante l’Annuncia- comunità piedimontese per san dipinto della fine del XVII sec., zione (fig. 26), opera sempre dello Marcellino (fig. 28). La magnificen- opera di un ignoto seguace di Sparano, collocata nella cappella za dell’alto dossale e del busto in Luca Giordano, forse quel Giusep- dedicata originariamente alla Nati- argento testimoniano tale attacca- pe Simonelli considerato come il vità di committenza della famiglia mento. La ricca decorazione che più valente dei suoi allievi. Questa Giorgio che, probabilmente, com- si sviluppa intorno alla nicchia opera è stata portata dalla chiesa missionò al napoletano Giovanni che custodisce il busto del santo di San Giovanni Battista. L’altare d’Episcopo l’Annuncio ai pastori protettore presenta moduli tipica- attualmente posto in controfaccia- mente tardobarocchi. Tra riccioli ta. Per tornare all’Annunciazione, e volute preziosamente intagliati la resa prospettica del pavimento si innestano elementi scultorei, collega il pittore alle opere di Cri- quali in particolare i carnosi putti stoforo Scacco. Nella predella, in reggifiaccole posti al di sotto della contiguità tematica con la pala, è nicchia, vere e proprie sculture a raffigurato l’Invenzione della vera tutto tondo avvicinabili allo stile di croce, episodio legato alla conver- Matteo Bottigliero. Lo stesso gusto sione di sant’Elena, madre dell’im- decorativo informa il rivestimento peratore Costantino. a commesso marmoreo, pittorica- La quarta cappella della nava- mente composto secondo motivi ta sinistra, tradizionalmente detta floreali. La prima statua raffigu- della Pietà o del Rosario, di com- rante San Marcellino fu portata mittenza della famiglia dei Gae- nella chiesa nel giugno 1642, era in tani, accoglie uno straordinario legno dorato con testa in argento, Compianto su Cristo morto (fig. all’interno della quale fu posta una 27). Il dipinto, di anonimo maestro parte di cranio del Santo Martire. seicentesco, appare come una me- La reliquia fu donata al vescovo de’ Fig. 24 39 ]

Fig. 25 Fig. 26 Fig. 27

Fig. 28 Fig. 29 Fig. 30 Piedimonte Matese Guida Turistica maggiore costituisce un pregevole destra si incontra il PALAZZO esempio di intaglio ligneo, ad imi- PIERLEONI risalente al XIV sec., tazione del marmo. che in origine si trovava all’interno La cappella del Santissimo Sa- del muraglione di cinta dell’antico cramento presenta una pala d’al- borgo. Dopo la costruzione del- tare di grande pregio, raffigurante la Basilica di S. Maria Maggiore le Tre Virtù Teologali (fig. 30). La ri- fu unito al campanile. La famiglia cerca formale, la vivacità espressiva Pierleoni, proprietaria del bene, e una certa chiarezza cromatica, era di origine ebrea e si è estinta cui si unisce eloquenza dei gesti e nel XVIII sec. Fino alla metà del mimica particolarmente comuni- XIX sec. l’edificio aveva conserva- cativa delle figure, rimandano alla to le dodici bifore con archi a sesto pittura napoletana di inclinazione acuto in stile gotico. Con la ristrut- rocaille, in particolare quella di turazione fu rifatto l’ultimo piano Francesco De Mura. e le colonnine centrali delle bifore Continuando lungo questa por- furono rimosse. zione della chiesa, nella originaria Proseguendo si raggiunge il cappella intitolata al Sacro Volto, a maestoso PALAZZO DUCALE. cui in via del tutto ipotetica può es- Il primo nucleo dell’attuale risali- sere ricondotta l’effigie sofferente rebbe al Mille circa, sorgendo sul di Cristo ora conservata in sacre- stia, trova posto una delle opere più significative che è possibile ammirare oggi a Piedimonte: il po- littico con la Madonna in trono col Bambino tra santi (fig. 31). Oggi si presenta come anonimo insieme Fig. 31 di immagini, ma un tempo, inserito in una rutilante carpenteria lignea, Gioffredo di Fondi, sulla cui stessa d’Amore in cui era verosimilmen- offriva alla devozione dei fedeli esistenza, tuttavia, continua il di- te collocata la tela con Il transito una ricca e sofisticata riflessione battito critico. di San Giuseppe, ora in controfac- sulla vicenda di Cristo. Rappre- L’ultima delle “tavole rinasci- ciata, di Vincenzo De Mita, detto sentato come bambino in un gesto mentali” trasportate dalla chiesa di il “foggiano”. La Basilica di Santa che sembrerebbe richiamare l’inti- San Giovanni Battista è una Ma- Maria Maggiore, vero Museo di arte mità filiale, in effetti allude alla sua donna con Bambino incoronata sacra, contiene altre pregevoli ope- morte, così come la evocano i santi all’interno di una cornice di nuvo- re in sagrestia, tra le quali si cita il rappresentati. La macchina d’alta- le. Questa opera trova posto nella Transito di San Francesco, vicino re è da alcuni decenni attribuita ad capella originariamente intitolata agli esempi di De Mura. un pittore indicato come Tuccio di a San Giuseppe di committenza Uscendo dalla Basilica sulla 41 ]

Fig.Fig 32. 32 Fig. 33

Fig. 35 Fig. 34 Piedimonte Matese Guida Turistica luogo in cui originariamente pare cipe Nicolò e della moglie Aurora tiva della stessa Sanseverino e del fosse ubicata una fortificazione nor- Sanseverino, il palazzo assunse consorte testimonia la tendenza manna con tre torri. La posizione l’attuale sistemazione di nobile di- ormai diffusa anche nelle periferie alla base dell’antica via per il Ma- mora “alla napoletana”. Fu realiz- del viceregno, di ospitare i primi tese, dove si erano raggruppate già zato un secondo piano fra le torri teatri stabili presso le residenze alcune abitazioni, ma comunque che vi furono inglobate; qui fu al- nobiliari. Dopo il periodo d’oro rialzata rispetto alla piana alifana, lestito il grande salone delle feste del Settecento, il Teatro continuò consentiva una visuale a largo rag- che ospitò gli esponenti della élite ad ospitare spettacoli in maniera gio e quindi di “controllo” (fig. 32). culturale della capitale del Regno; sempre più sporadica fino al com- Tra il XIV e il XV sec. ebbe una le antiche finestre a bifora furono pleto abbandono. Nella seconda prima trasformazione di cui ri- modificate in balconi; anche l’in- metà dell’Ottocento fu concesso in mane traccia nel portale in stile terno della struttura preesistente affitto e riammodernato e oggi non durazzesco-catalano (fig. 33), rivol- fu modificato e adeguato alla moda si conserva alcuna traccia dell’an- to verso Largo S. Maria Vecchia, e del tempo. Così le pareti furono tica bellezza. simbolo della moda architettonica impreziosite con dipinti e stucchi, i Il 6 aprile 1734 l’infante Carlo di del Rinascimento meridionale col soffitti con scenografiche prospet- Borbone fu a palazzo, proveniente tipico arco depresso inquadrato in tive rocaille che incorniciano sce- dalla Puglia con tutto il suo eser- una cornice rettangolare e con lo ne mitologiche realizzate, alcune di cito composto di 12.000 spagnoli, stemma gentilizio in chiave d’arco; queste, da A. Cipullo, artista nativo che si accampò lungo la via dei altra testimonianza del genere è la di Piedimonte. Per questi lavori Pioppi. Proprio durante il suo sog- bifora del Palazzo de Forma attiguo frequentarono il palazzo i grandi giorno a Piedimonte apprese del all’ala seicentesca del Palazzo du- esponenti del panorama artistico suo riconoscimento ufficiale come cale (figg. 34, 42). Dopo l’incendio napoletano, quali Francesco Soli- re, comunicatogli da un’ambasce- spagnolo del 1504, nel corso del mena, Nicola Maria Rossi, Bernar- ria di Napoli. Sembra che il letto in XVI sec., ai lavori di ristruttura- do de Dominici; una volta comple- cui dormì fu lasciato intatto fino a zione si aggiunsero anche nuove tato, il palazzo divenne luogo privi- quando il palazzo subì un incendio costruzioni di chiara connotazio- legiato di accoglienza dei migliori nel 1943. ne rinascimentale. Tra queste il interpreti della cultura letteraria e Attualmente il primo piano quarto del priore detto di S. Paolo, musicale. Annesso all’edificio era, dell’edificio appartiene all’Ente il portico con la monumentale ed infatti, il teatro a cui si accedeva Provincia di Caserta ed è chiusa elegante scala in pietra a doppia direttamente dall’interno dell’edi- al pubblico a causa del precario rampa che conduce nel Cortile ficio. Nell’inventario dei beni del stato di conservazione in cui ver- delle Aquile (fig. 35) e il secondo duca Nicolò Gaetani d’Aragona, sa; parte è di proprietà di un ramo portale di accesso al Cortile stesso, redatto nel 1742, esso viene indica- romano della famiglia Gaetani, ed su cui campeggia lo stemma dei to «luogo grande per uso di Teatro è possibile visitarlo in occasione di Gaetani Dell’Aquila D’Aragona da rappresentar comedie con due attività socio-culturali a carattere (fig. 36). Risale all’inizio del XVIII ordini di palchi, e diversi ordini e estemporaneo. sec. un’ulteriore campagna edilizia sedie […]» Il Teatro, edificato intor- Il LARGO S. MARIA LA VEC- quando, per munificenza del prin- no alla fine del Seicento per inizia- CHIA assume tale identificazio- 43 ] ne toponomastica per la presenza di una chiesa del VI secolo che qui aveva sede. Nel 1734, secondo quanto si apprende da un ricorso del clero di Vallata, l’edificio sacro appariva piccolo ed in precarie condizioni di stabilità: antiquata, rustico pariete ad intra et extra, parva et incapax populi parochiae propriae, absque architectura con- fecta cum lacunari et campanaria turri pene labentibus. Nel 1752 fu, dunque, abbattuta a favore della Basilica già in costru- zione. La piccola chiesa fu luogo di partenza per la missione crociata; qui fu innalzato il primo altare a S. Marcellino, patrono della Città, e fu ordinato sacerdote S. Giovan Fig. 36 Fig. 38 Giuseppe della Croce fondatore del convento alcantarino di S. Ma- ria Occorrevole, sul Monte Muto. La facciata della chiesa di S. Maria era rivolta verso il il palazzo del Seggio (trasformato poi nel Tea- tro Gaetani), e segnava la via per il borgo, preceduto dalla Piazzetta. Questa aveva sulla sinistra la Porta ovest, la Porta del Rivo (fig. 37). La Porta sud probabilmente era co- stituita dal doppio fòrnice che dà accesso al Largo S. Maria, dove in effetti c’era anche la sola entrata di Palazzo ducale fino al XVI sec., quando viene aperto il secondo portale sulla terrazza. Dalla Porta sud partiva il muro di cinta che giungeva fino alla chiesa di S. Lu- cia ad montes, parte del quale fu Fig. 37 Piedimonte Matese Guida Turistica abbattuto per costruire la Basilica il limite non diventasse la parete essi si vedono tracce di affreschi di S. Maria Maggiore e le cosid- della Valle dell’Inferno. Dal punto sia internamente sia all’esterno dette rampe per raggiungere la più alto del borgo, dove si ergeva la che potrebbero datarsi in via del chiesa da S. Domenico (fig. 38). La chiesa di S. Giovanni, sulla destra tutto ipotetica al XIV sec., non es- Porta Sud, in effetti, già collegava di questa, partiva il sentiero per sendoci documentazione né studi il Palazzo ducale con il Complesso raggiungere la parte più elevata scientifici al riguardo. Al visitato- conventuale domenicano attraver- dell’insediamento fortificato, an- re che sale il vicolo 1° Cila risulta so l’attuale Vico Stretto che, ancora cora oggi praticabile. ben visibile, anche se frammenta- oggi, sbuca su via E. D’Agnese, di Piazzetta era il luogo di aggre- ria, l’immagine della Madonna col fronte alla chiesa del SS. Salvatore. gazione sociale dell’abitato. Era in Bambino che occupa lo spazio di La stessa via che porta alla nuova comunicazione con lo spazio che una nicchia ad arco posta sopra Basilica in maniera più comoda e si apriva tra la chiesa di S. Maria e l’architrave di un antico portale agevole collegandosi con le rampe. il teatro attraverso dei portici, oggi tompagnato (fig. 41). Le origini del borgo fortifica- murati e adibiti a locali privati di Sempre nel borgo antico, infor- to non sono documentate, ma da deposito o abitazioni (fig. 40). Qui ma il Trutta che scrive nel 1776, studi recenti sono state ricondot- si teneva il mercato bisettimanale, esisteva il ghetto ebraico, nella te al XII sec., come conseguenza spostato nel XVIII sec. in Piazza zona delle cosiddette Logge, che dell’assemblea generale di Silva Mercato (ora Piazza Roma), quan- si affaccia sul lato sinistro della Marca (1142) in cui il re di Sicilia do l’abitato si era ormai largamen- Basilica di S. Maria Maggiore, tra stabilì la nuova divisione ammini- te esteso oltre le mura. Vi era poi il Migliarulo e il Pizzone. Secondo strativa del regno. Anche i confini un’altra piazza più piccola, non Dante Marrocco il ghetto, invece, del territorio di Alife furono rivisi- identificata, ma presumibilmen- era posizionato nella zona di S. tati e Piedimonte acquistò una sua te corrispondente con lo spazio Cristoforo, a ridosso della parroc- “indipendenza”. antistante la chiesa di S. Lucia ad chiale di S. Giovanni, e aveva una Il castrum di Piedimonte era montes, in località Pizzone, dove si porta di entrata ed una di uscita, costituito da due parti, quella di teneva il mercato giornaliero orto- presenziate da due uomini di re- Castello che serviva da difesa per frutticolo, dei formaggi, del pesce e ligione cristiana. Esse venivano eventuali attacchi provenienti dai di altri viveri. chiuse dal tramonto all’alba, perio- monti del Matese, e di cui oggi si Nel piccolo borgo c’erano nume- do in cui gli ebrei erano impossi- conservano ancora le torri e tracce rose chiese parrocchiali: S. Maria, bilitati sia ad entrare sia ad uscire. del muro di cinta, e quella con il S. Giovanni, S. Lucia ad montes, Nella Settimana Santa, poi, aveva- borgo di S. Giovanni (fig. 39) che S. Maria degli Angeli e S. Arcan- no l’obbligo di rimanervi anche di serviva evidentemente da difesa gelo presso la Porta del Torano. Di giorno, astenendosi dai festeggia- e controllo della pianura alifana, queste è ancora in piedi e funzio- menti stando chiusi in casa. con il suo probabile, ma non docu- nante solo la chiesa di S. Giovanni Oltre al castello, divenuto poi Pa- mentato, “forte”. Il borgo risultava Battista. Da ricordare è anche la lazzo ducale, alle chiese e ai palazzi delimitato naturalmente dalla valle CHIESA DI S. NICOLA, che dà pubblici, i più significativi edifi- del Rivo a sinistra, e dalle mura a il nome al rione, di cui si conser- ci erano: a Piazzetta il PALAZZO destra che si inerpicavano finché vano solo i muri perimetrali. Su di DE FORMA, di cui si conservano 45 ]

Fig. 40

Fig. 39 Fig. 41 Piedimonte Matese Guida Turistica

Fig. 42 Fig. 43 le bifore del XIV sec. (fig. 42), le- Trutta ritiene che la costruzione sia Lazzaro. L’abside conserva la strut- gato storicamente a Giovanni de del VI sec. e quindi coeva alla chie- tura gotica originale con volta a Forma che qui nacque e che fu, sa di Santa Maria che era situata crociera ogivale ed è anticipata da nel 1452, presidente della Regia giù, vicino al Palazzo ducale. un arco acuto. In questo ambien- Camera della Sommaria, il più im- La struttura della facciata è resa te trova posto l’altare ottocentesco portante tribunale di Napoli; sul originale per la posizione inusuale realizzato in legno a imitazione del Rivo il quattrocentesco Palazzo De del campanile; questo è in corri- marmo (fig. 45). Un documento del Clavellis, ora ridotto a rudere; a S. spondenza dell’ingresso principa- 1935 (Archivio ASMV) riporta la Cristoforo il Palazzo Paterno in cui le ad ogiva: una sorta di westwerk notizia del trasferimento di 5 tele nacque e risiedé il 12 febbraio 1533 (dal tedesco west, occidentale, e rinascimentali e il martirio di San il poeta Ludovico Paterno, “novel- werk, opera) tipicamente medioe- Marcellino presso la Basilica di S. lo Petrarca” di Piedimonte; il PA- vale costituito da un corpo di fab- Maria Maggiore, per la cui descri- LAZZO PIERLEONI del XIV sec. brica che si oppone all’abside, ge- zione si rimanda alla lettura del in Largo S. Marcellino (fig. 43). Su neralmente orientata a est. L’inter- testo relativo a quella chiesa. Tra il tutti, nel punto più alto della città no è a navata unica e presenta due 1934-36, Gaetano Bocchetti dipin- noto come Capo la Terra, primeg- cappelle per lato: a sinistra quella se sulla parete sinistra scene della gia la CHIESA DI SAN GIOVAN- di San Giovanni Battista cui è in- vita del Battista (fig. 46). NI BATTISTA (fig. 44) che diede titolata la chiesa; dall’altra parte, in In questo luogo sacro la prima il nome all’antico borgo. Ancora il posizione frontale, l’altare di San domenica di settembre si venera la 47 ]

Vergine della SS. Consolazione, la cui statua è stata di recente restau- rata e riportata alle sembianze ori- ginali (fig. 47). La scultura, infatti, va datata a cavallo dei sec. XIV e XV, ma nel corso del XVIII sec. fu modificata, per rispondere a nuove esigenze di culto, oltre che nell’i- conografia con l’aggiunta di abiti d’epoca e con l’applicazione di un Bambino sulle ginocchia, anche nella fisionomia del volto, ricoper- to da uno strato di stucco che ne ha fortemente alterato i lineamenti originali. Il restauro ha restituito l’iconografia della Madonna del parto o dell’Annunciazione che risponde ad una enfatizzazione del tema dell’Incarnazione. L’impor- tanza rivestita dalla statua è data sia dall’antichità dell’opera sia dal- la rarità della figura con il ventre rigonfio e seduta. Più frequente quella in piedi. Anticamente la statua doveva essere addossata al muro e pensata per una visione rigorosamente frontale, visto che presenta il retro cavo. D’altra par- te la statuaria coeva in tutta Italia ancora non si era completamente affrancata dalla sua dipendenza dalle strutture architettoniche de- gli edifici sacri, rispetto alla quale ricopriva un ruolo sostanzialmente di ornamento. La Vergine si pre- senta come esempio di sintesi dei rigidi schemi compositivi di origi- ne romanica e le soluzioni lineari di stile gotico, proponendosi come Fig. 44 Piedimonte Matese Guida Turistica riflesso di quella temperie cultu- rale e artistica codificata a Napoli intorno alla raffinata corte Angioi- na, luogo di confluenza di artisti di vario genere, tra cui anche scultori provenienti dalla Francia. E da Na- poli si diffusero poi in tutta l’Italia centro-meridionale. Attualmente la scultura, per ragioni conservati- ve e di sicurezza, si può contempla- re presso la Basilica di Santa Maria Maggiore. La ricorrenza della Madonna della Consolazione cade la prima domenica di settembre, portan- do in processione la statua dalla Basilica di S. Maria Maggiore alla chiesa di S. Giovanni Battista dove Fig. 45 si celebra la santa messa. In serata i festeggiamenti continuano con cena e musica in Largo S. Maria vecchia. Dopo una sosta sul sagrato della chiesa, ad ammirare il paesaggio che si apre tra monti che cingono e valli che si dispiegano, magnifi- co incontro tra natura e antichi insediamenti, si ridiscende in di- rezione della già incontrata Porta del Borgo su Piazzetta. Il ponte si fa belvedere sull’”orrido” del Rivo, su cui si staglia la monumentale presenza del Palazzo ducale e la- scia scorgere i ruderi del PALAZ- ZO DE CLAVELLIS. L’edificio, di proprietà di una famiglia di baroni originaria di , fu fatto co- struire da Giovan Battista De Cla- vellis al quale, già Cancelliere del Fig. 46 Fig. 47 49 ] conte Onorato Gaetani, fu conces- so dallo stesso conte, con un atto ufficiale datato 30 aprile 1459, di occuparsi e di curare i suoi affari. Dal 1561 in questo palazzo vi risie- dette il vescovo che da Alife si era trasferito a Piedimonte, e vi rimase fino a che fu costruito l’episcopio di fronte la chiesa di S. Tommaso d’Aquino. La lastra tombale di un membro della famiglia, l’arciprete Benedetto vissuto nel XVI sec., è collocata nella chiesa di S. Giovan- ni Battista. Scendendo lungo Via Cila, sul- la sinistra, si trova l’ottocentesco PALAZZO ROMAGNOLI (fig. 48), appartenuto a Pietro Romagnoli, che fu sindaco della Città nel pri- mo Risorgimento. La famiglia Ro- Fig. 48 magnoli ne detiene ancora la pro- gestiva e raffinata fontana del pa- civiche di Piedimonte, si ritorna prietà. Di seguito vi è la coeva VIL- vone, frontale al cancello d’ingres- su Piazza Ercole d’Agnese, così da LA CANDIDA (fig. 49) di proprietà so. Le rampe disegnano un’ellisse riprendere il percorso lungo la di- Capasso. Al centro di un piccolo che s’innesta nel giardino, chiara rettrice che, costeggiando la salita parco sulla destra, si erge maestosa espressione del gusto romantico di S. Maria Maggiore, conduce alla la VILLA BERNER (fig. 50), appar- ora perso totalmente a causa del- Sorgente. tenuta alla famiglia subentrata, alla lo stato di abbandono in cui versa Uno dei primi palazzi di via Sor- fine dell’Ottocento, nella gestione insieme all’edificio. La villa, acqui- gente è la sede dell’ASSOCIA- della Cotonificio impiantato nel stata dalla S.M.E. e adibita ad al- ZIONE STORICA DEL MEDIO 1812 dagli Egg, che furono anche loggi per i dipendenti, attualmente VOLTURNO, fondata dal prof. i primi proprietari della dimora, a è disabitata. Dante Bruno Marrocco nel 1965 partire da Gian Gaspare che la fece L’ingresso di Villa Berner si trova in continuità con quella voluta costruire. La struttura architettoni- in corrispondenza di uno dei luo- dal padre Raffaele nel 1915, de- ca è caratterizzata dal recupero di ghi più suggestivi di Piedimonte: nominata Associazione Storica diversi stili di epoca precedente, le Scalelle, opera urbanistica di Regionale. Nello stesso palazzo, romanico e rinascimentale, tipico epoca settecentesca (fig. 51). Di- in cui ha dimorato in uno degli della cultura Ottocentesca. Alla vil- scendendo per le scalelle e lam- appartamenti lo stesso Dante, ha la si accede attraverso una doppia bendo il Museo Civico “Raffaele sede la Bibliotheca Scriptorum rampa di scale che parte dalla sug- Marrocco”, scrigno delle memorie Loci, anch’essa erede di quella Piedimonte Matese Guida Turistica dell’A.S.R. Regolarmente aperta al la cosiddetta Forra del Torano, la come forza motrice per i macchia- pubblico, la Biblioteca rappresen- stretta gola tra alte e ripide pareti nari, sia per i processi di lavora- ta uno dei più importanti centri di rocciose, le famose pinteme jonte zione delle materie prime. Non è raccolta e produzione della cultura (rocce congiunte). Dal fondo della un caso che nel 1812 l’industriale locale che poi trova naturale sboc- forra scorreva verso la piana alifa- svizzero G.G. Egg abbia scelto Pie- co nella pubblicazione dell’An- na il «dolce e patrio Toran che per dimonte per impiantarvi una filan- nuario dell’ASMV. due strade, l’argento e l’ambra nel da, mentre nel 1882 Berner, che ne Sulla facciata dell’edificio atti- Volturno asconde»: così lo decan- prese la gestione, dotò l’impian- guo alla sede dell’Associazione tava il nostro Ludovico Paterno. È to di energia elettrica, sfruttando Storica del Medio Volturno, due la- chiaro che il poeta lo ricordi già di- appunto la forza del Torano. Non pidi ricordano che qui hanno vis- viso artificialmente in due rami, e mancava la fabbrica di ghiaccio, suto, seppure per poco tempo, due probabilmente lo fu già in età clas- impiantata nel 1922 dalla SIAGA, personaggi importanti per l’arte e sica, come suggeriscono alcuni re- Società in Accomandita Ghiaccio la musica (fig. 52). Si tratta del pit- sti di acquedotto romano rinvenuti Artificiale, fondata da un gruppo tore Francesco de Benedictis, nato tra Alife e Piedimonte. La biforca- di piedimontesi. a Piedimonte intorno al 1610, e di zione, che determinò la denomina- La suggestione di un paesaggio Enrico Caruso tenore di fama in- zione di Torano nuovo (quello che che ha preso forma dalla presen- ternazionale, nato a Napoli da ge- raggiunge Alife) e vecchio (quello za dell’acqua si è persa totalmente nitori piedimontesi. Dal Catasto che segue il percorso naturale ver- con la copertura del Torano, avve- Onciario del 1754 si evince che il so Vernelle), avvenne a valle di Pie- nuta negli anni Sessanta del Nove- fabbricato era ubicato nel luogo dimonte in località Chiusa a circa cento in seguito all’incanalamento «ove dicesi la Crocevia». Poco più due chilometri dalla sorgente, per nell’Acquedotto Campano che avanti, all’angolo della strada vi è poi sboccare nel fiume Volturno a convoglia le acque captate dalle un edificio, oggi di proprietà pri- cinque chilometri l’uno dall’altro. sorgenti del Torano e del Maretto vata, che secoli addietro costituiva La tradizione storiografica vuole nell’area di Caserta e Napoli. l’Ospizio dei padri francescani i che il nome derivi dal latino Tau- Restano a testimonianza di tanta quali, impegnati nelle missioni di ranus, derivato di taurus con riferi- fresca bellezza i disegni del pittore predicazione, lo utilizzavano per mento alla forza delle acque. Hackert di fine Settecento, le an- soste temporanee o per passarvi la La ricchezza economica e la bel- tiche cartoline. Una vaga idea di notte prima di risalire al convento. lezza del paesaggio di Piedimonte come poteva essere la zona della Al vertice di Via Sorgente vi è derivavano tutte da questo corso Sorgente è suggerita dalla cor- l’ingresso dell’acquedotto del TO- d’acqua, che in passato ha consen- tina di edifici che costeggiavano RANO (fig. 53), il più importante tito l’impianto di diverse e fiorenti il letto del fiume da ambo i lati, corso d’acqua del versante tirreni- industrie. La città, infatti, è nota ora prospicienti la strada (fig. 54), co del Matese. Ha origine dall’in- per la produzione dei panni lana, la torretta in alto addossata come giottitoio Scennerato del Lago per la presenza dei mulini, del- sospesa alla parete rocciosa (fig. Matese e, con un percorso fatto di le cartiere, delle gualchiere, delle 55), il lavatoio nella grotta natura- passaggi sotterranei, cascate e con- concerie, delle falegnamerie per le. Per raggiungere il rione di San che, risorge giù a Piedimonte nel- le quali l’acqua era necessaria sia Sebastiano c’era un ponte che at- 51 ]

Fig. 50

Fig. 51 Fig. 49 Piedimonte Matese Guida Turistica traversava il corso d’acqua di cui se ne ha memoria anche grazie ai racconti di chi, fanciullo, ricorda che si divertiva a saltare di pietra in pietra sfidando la corsa dell’acqua. È, comunque, molto suggestiva la visita (su richiesta) alle strutture di captazione delle acque (fig. 56). An- cora di più lo è l’escursione nella Valle dell’Inferno (attrezzata dal CAI con corde metalliche infisse nelle rocce nella zona del Malopas- so) che consente di attraversare le pinteme jonte, di ammirare i resti dell’antico acquedotto romano, le varie cascate, il bosco della Solitu- dine a destra sul Monte Muto, da cui scendevano i monaci di S. Ma- ria Occorrevole per attingere l’ac- qua, e infine raggiungere . Lungo la strada di collegamento tra rione S. Sebastiano e la zona della Sorgente del Torano vi è un piccolo edificio, la CAPPELLA DI SANTA MARIA DELLA PIETÀ (fig. 57), che fu probabilmente di antica pertinenza benedettina. Di tale dipendenza resterebbe me- moria nella statua di S. Benedetto collocata in una nicchia all’interno. Non a caso è ricordata dalla fonti storiche come Santu Vennittu. Fu parrocchia del rione S. Giacomo che prendeva l’indicazione topo- nomastica dalla omonima chiesa, oggi diruta, posta all’inizio della mulattiera che portava al Monte Muto (fig. 58), utilizzata dai pelle- Fig. 52 53 ]

Fig. 53 Fig. 55

Fig. 54 Fig. 56 Piedimonte Matese Guida Turistica grini che si recavano in preghiera consacrazione, i confratelli ebbe- la Santuario di S. Maria Occorre- ro il privilegio di concedere indul- vole. La piccola chiesa fu parroc- genze. Le funzioni liturgiche era- chia fino al 1497, quando il Vesco- no officiate da sei cappellani che vo Sanfelice emanò un laudo che prima stavano a S. Maria Occor- riduceva le parrocchie complessi- revole. Quando si estinse la Con- vamente a quattro, sopprimendo fraternita la gestione della chiesa questa di san Benedetto. Oltre alla passò alle Opere pie, e dal 1866 citata scultura raffigurante il santo alla Congrega di Carità. Attual- fondatore dell’ordine benedetti- mente è chiusa al culto e appar- no, oggi conserva un gruppo scul- tenente al Fondo Edifici di Culto toreo posto sull’altare maggiore (Fec) del Ministero dell’Interno. e tracce dell’antica affrescatura Nella seconda metà del Sette- che decorava l’ambiente interno. cento ricevette un ammoderna- Animano la semplice facciata due mento probabilmente in omag- portali in pietra. Sul portale di gio alle nuove mode o, forse, in sinistra, in una nicchia, è colloca- seguito ai lavori di restauro che Fig. 57 to il gruppo della Pietà da cui il interessarono molti edifici del- nome della chiesa, mentre sull’ar- la Campania dopo il terremoto chitrave un’iscrizione reca la data del 1688 con epicentro Cerreto. 16 giugno 1522, corrispondente L’interno, semplice ed armonio- al rifacimento della cappella nel- so a navata unica, fu rivestito con le fattezze attuali. La cappella è una decorazione in stucco di stile chiusa al culto. tardo-barocco ad opera di Giaco- La CHIESA DI S. SEBASTIA- mo Antonio Ricciardi. La facciata NO (fig. 59) si affaccia sul largo è semplice e classica, ad un solo omonimo, crocevia importante da registro e a salienti, scandita dalla cui si diramano le vie di collega- presenza di quattro lesene ioni- mento a quattro luoghi caratteriz- che di cui le centrali inquadrano zanti il centro antico: il borgo di S. l’unico portale d’accesso. Giovanni, lo Scorpeto, S. Rocco e Dal 1719 al 1737 nel Largo S. Monte Muto dov’è il Santuario di Sebastiano fu fatto costruire il S. Maria Occorrevole. CONSERVATORIO DELLE OR- Fu realizzata nel corso del XVII FANE per volontà e munificenza sec. dalla stessa Confraternita di di donna Aurora Sanseverino. L’i- S. Maria Occorrevole e consacra- stituto con funzione assistenziale ta dal vescovo Porfirio nel 1709. A di ricovero delle fanciulle orfane partire da questa data, ogni anno e povere di Piedimonte, fu dotato in occasione dell’anniversario di con 500 pecore e affidato anch’es- Fig. 58 55 ]

Fig. 59 Fig. 60 Fig. 61 so alla cura della Confraternita di 1528 dalla Confraternita di S. Ma- le, ogni martedì di Pentecoste, una S. Maria Occorrevole. Tuttavia, già ria Occorrevole. Il terreno per la candela di una libbra da usare per nel 1746 fu chiuso per la condotta costruzione dell’edificio di cul- la processione. eccessivamente rigida della Supe- to, situato sulla riva sinistra del L’attività principale della Con- riora; nel 1807 fu trasformato in corso del Torano, fu donato da fraternita era il servizio funerario lanificio dagli stessi Gaetani. L’e- Maria Trutta vedova di Onorato per coloro che morivano “in ab- dificio attualmente è di proprietà Contenta. Alla pia donna la stessa bandono e in povertà”. La rilevan- privata (fig. 60). Confraternità si impegnò a cele- za sociale di quest’opera di carità Proseguendo su via Generale brare una volta alla settimana una è evidente dal numero di cadaveri Petella, dal nome dell’illustre cit- messa di suffragio. Nel novembre sepolti, che nel tempo aumentò a tadino di Piedimonte che qui abi- 1611 subentrò la Confraternita di dismisura. Gli iscritti indossavano tò (fig. 61), si raggiunge la CHIE- Morte ed Orazione (fondata nel il sacco nero con cappuccio per i SA DI S. ROCCO. 1600) che si obbligava a portare al funerali, quello bianco e nero per La chiesa fu fatta costruire nel Santuario di S. Maria Occorrevo- le festività. Piedimonte Matese Guida Turistica

Nel 1743 San Rocco di che ne conserva la statua. L’altare quisiti. Per vie diverse A. Cipullo Montpellier viene elevato a san- maggiore è sovrastato dalla tela compie lo stesso percorso forma- to coprotettore dell’Università di con la Vergine e le anime pur- tivo: approdato a Napoli entra in Piedimonte insieme a San Mar- ganti (fig. 62). Segue sulla parete contatto con la cerchia di Dome- cellino. Un’effige maiolicata del destra l’altare di San Rocco con nico Antonio Vaccaro, che diven- XX secolo, ricorda il Santo sulla la nicchia contenente la statua, a ta certamente il mediatore con facciata della chiesa, al di sopra fronte di quello dell’Assunta; in- l’esperienza pretiana, dalla quale di un portale tardorinascimenta- fine l’altare dedicato a San Nico- recupera la monumentalità e le le con timpano curvilineo. G. F. la di Bari come suggerisce la tela inquadrature con punto di vista Trutta, nelle sue “Dissertazioni”, settecentesca che lo sovrasta. di sotto in sù. Così il modello di a pag. 22, testimonia che un’epi- Il dipinto raffigurante San Ni- santo da cui parte Cipullo viene grafe di epoca imperiale romana cola ad olio su tela (fig. 63) è ri- rinnovato secondo i canoni della in cui si menziona la ricostruzio- conducibile al pittore piedimon- pittura napoletana settecentesca ne, ad opera del Senatore Fabio tese Antonio Cipullo, autore degli in termini luministici e di ariosità. Massimo, delle Terme di Ercole, affreschi in A.G.P. e nel palazzo La leggerezza, i valori cromatici e in territorio alifano, tra il 352 e il ducale di Piedimonte. L’impo- la gestualità, infatti, dichiarano 357 d. C., a causa di un terribile stazione compositiva e cromatica influssi innegabilmente vaccaria- terremoto, fosse murata come ar- è accostabile al San Sisto in glo- ni. chitrave di questo portale, e poi ria, firmato da Cipullo, conservato La presenza di San Nicola non sulla facciata. presso la Cattedrale di Santa Ma- è casuale in questa chiesa in La stessa è stata rimossa e data ria Assunta in Alife e databile alla quanto il santo, oltre che essere in dono al Museo nel 1913, anno prima metà del XVIII sec. Nella ricordato per i suoi numerosi mi- della sua fondazione, dalla Con- connotazione del santo è ripreso racoli, tra cui quello dei tre bam- grega di Morte ed Orazione. È, integralmente il modello a mez- bini resuscitati dopo essere stati ora, murata nel chiostro maggio- za figura di San Nicola realizzato uccisi da un oste che costituisce re del complesso monumentale dal pittore calabrese Mattia Preti, l’oggetto della rappresentazione dell’ex convento di San Tomma- oggi conservato presso il Musee nel quadro, nei canti dei pellegri- so d’Aquino, sulla parete accanto des Beaux-Arts a Rouen in Fran- ni di qualsiasi provenienza, veni- alla scala d’ingresso che conduce cia. Il Preti nel 1653 si trasferì da va invocato come “avvocato” per al primo piano del Museo. Roma a Napoli, dove rimase fino la vita terrena e l’aldilà. L’interno a navata unica presen- al 1660, elaborando uno stile di Era anche riconosciuto come ta lungo le pareti due altari per matrice caravaggesca, mediata at- colui che portava la buona mor- lato: a sinistra, procedendo verso traverso B. Caracciolo e M. Stan- te per cui il Vangelo e il pastorale l’altare maggiore, c’è l’altare dedi- zione, e studiò l’opera napoletana che reca in mano acquisiscono il cato a San Michele arcangelo che di Lanfranco. Rimase particolar- potere di salvare o di condanna- presenta una pala a lui dedicata, mente affascinato da L. Giordano, re. A commissionare l’opera fu, del XVIII sec. e di autore ignoto; ma riuscì a mettere a punto uno dunque, probabilmente la stessa segue l’altare intitolato alla Ma- stile caratterizzato dalla libera pa- Confraternita di Morte ed Ora- donna Assunta con una nicchia dronanza dei diversi linguaggi ac- zione. 57 ]

Di fianco alla chiesa di San Rocco è collocata la CAPPELLA DELL’ADDOLORATA (fig. 64) in cui si conservano due scultu- re degne di nota: il Crocifisso e il Cristo deposto, entrambe colloca- bili al XVII sec. Il Crocifisso (fig. 65) è riferibile alla fine del secolo XVIII, periodo in cui va dimi- nuendo l’enfatizzazione ed il forte espressionismo rappresentativo, tipico di tanta scultura di ambito napoletano influenzata dall’ac- centuato patetismo spagnolo, a favore di un nuovo rigore e di una compostezza figurativa. Il Cristo deposto risente, invece, dell’infusso della scultura devo- zionale barocca, carica di pathos, soprattutto quando l’iconografia è legata alla Passione di Gesù e ai riti della Settimana Santa. In Fig. 62 Fig. 63 quell’occasione, infatti, sull’alta- re della cappella si costruisce un sorta di “sacro monte” che rievoca la scena del Cristo deposto dalla croce alla presenza delle statue della Vergine Addolorata, della Maddalena e di Giovanni Evange- lista, offerti alla contemplazione e alla preghiera dei fedeli. Percorrendo via Federico Lupoli che lambisce le antiche Tiratoie - toponimo legato all’industria della lana, identificandolo come luogo deputato alla stesura dei panni di lana - si raggiunge agevolmente Piazza Roma per il secondo per- corso di visita alla Città. Fig. 64 Fig. 65 50 Piedimonte Matese Guida Turistica

SE IE E A Z GN L 42 A ’A L GR . D E E E A DEL L T A N I ON E D V A MA P VI V E IA BRE L CCE A R E N A E L G 43 I A C VI A V I IA V A NN 44 14 UN Z VIA I TR A LI AT UTT M A A PIAZZA GIOVA 5 RO PO NNI CASO LU ZZA O IA RIC 45 15 4 P DE FE A VIA O VIA .S. N COPPOLA R E TÀ PAT 46 18 ER O IB IC 16 6 PIAZZA L OV LA UD CAPPELLO EL L 17 DIOCESI D IA E V V L IA ALIFE CAIAZZO IA E V LC I CO AR M VIA SA N ESE A MAT VIA VI MATESE O T T 2 I R 1 R E F

19 GI I U L SO NE A A O C G VI O E Z V N A E R C A IN I V V A 7 VI STAZIONE FERROVIARIA 8 O TE AT M V DI IA O R Z A N V CE E IN G V O IA N V E

VIA

VIA CROCE

A

47 I

S

N

E

T

R

O

A

I

V 50 2. Sulle tracce di Gianfrancesco Trutta nel cuore di Vallata 59 ]

SE IE E A Z GN L 42 A ’A L GR . D E E E A DEL L T A N I ON E D V A MA P VI V E IA BRE L CCE A R E N A E L G 43 I A C VI A V I IA V A NN 44 14 UN Z VIA I TR A LI AT UTT M A A PIAZZA GIOVA 5 RO PO NNI CASO LU ZZA O IA RIC 45 15 4 P DE FE A VIA O VIA .S. N COPPOLA R E TÀ PAT 46 18 ER O IB IC 16 6 PIAZZA L OV LA UD CAPPELLO EL L 17 DIOCESI D IA E V V L IA ALIFE CAIAZZO IA E V LC I CO AR M VIA SA N ESE A MAT VIA VI MATESE O T T 2 Fig. 1 I R 1 R E F Presso il Ponte del Carmine pliato grazie alla donazione di un le 85 opere che vennero inviate alla

19 GI I sorge la CHIESA DI S. LUCIA, terreno al vescovo Di Giacomo, of- Mostra di Hannover che sanciva la U definita AD AQUAS, per la sua ferto dall’industriale Egg. Già l’an- scelta di un fronte comune italo- L SO NE A A O C vicinanza alle acque del torrente no dopo fu consacrata con l’attuale nazista contro “l’arte degenerata G VI O E Z V N Maretto (fig. 1). Già nel XII sec. esi- intolazione la nuova chiesa, più e giudaica”, che non si confaceva A E R C A IN steva in questo luogo una cappel- grande, a una navata, quattro altari cioè alle ideologie del regime. Le I V V A VI la intitolata alla SS. Trinità in cui e con abside. pitture in questa chiesa raffiguranti 7 vi officiavano le messe i Canonici Nel 1943 fu distrutta dal bombar- il Cuore di Gesù, la Vergine Maria, STAZIONE FERROVIARIA 8 di S. Maria, la chiesetta ubicata vi- damento tedesco e rifatta nel 1956 San Marcellino, San Filippo Neri e O TE cino al Palazzo ducale e abbattuta nelle forme attuali (fig. 2). San Rocco sono rese con particola- AT M nel 1772. La chiesa di S. Lucia ad Le pareti della navata sono de- re cura dei particolari dovuta, prin- V DI IA O R Z aquas nasce, dunque, come cappel- corate con affreschi di Giovanni cipalmente, alla maturata consape- A N V CE E IN la sussidiaria, ma nel 1763 il Vesco- Misani da Cremona, noto tra le volezza dei valori di cui tali santi G V O IA N V vo Filippo Sanseverino la annetté altre cose per aver partecipato nel personaggi si fanno portavoce. Il E al seminario Alifano, divenendo da 1941 alla III edizione del Premio linguaggio pittorico si caratterizza allora pertinenza della parrocchia Cremona, ovvero il premio della per la sobrietà e la delicatezza degli VIA VIA CROCE di Ave Gratia Plena a Vallata. pittura fascista. Il suo affresco inti- accostamenti cromatici nonostante

Nel 1906 la cappella subì un am- tolato Saluto alle messi fu scelto tra la pastosa consistenza (fig. 3).

A

47 I

S

N

E

T

R

O

A

I

V Piedimonte Matese Guida Turistica

PORTA VALLATA (attuale Piaz- te si esigeva ad Alife. Il passaggio di ta costituita da un unico e ampio za A. Gaetani) era la porta di acces- consegna avvenne nel 1620, quan- fornice con copertura a timpano so al quartiere omonimo. Esistente do Francesco Gaetani acquistò la triangolare, non collegata ad edifici già prima, nel 1754, è nominata nel città alifana, insieme a quel diritto. adiacenti. Intorno sorgevano infatti Catasto Onciario nella descrizione L’esazione di esso era data in ap- le “cannavine”, la cui traccia è stata dell’asse viario che dal Ponte del palto e dal Catasto Onciario sap- cancellata con l’espansione urbana Carmine conduceva al rione oppo- piamo che nel 1754 era tenuto da in questa zona. Quando fu realiz- sto a quello di S. Giovanni, salendo un certo Antonio Farina. Nel 1792 zata la piazza, la Porta fu abbattuta per Ficolandina, davanti alla chiesa il diritto fu abolito. per creare una più ampia strada dei Celestini, ora della Madonna A Porta Vallata c’era la taverna d’accesso alla città, il cui abitato del Carmine. Oltre questa c’era la e l’osteria annessa di cui i Gaeta- oggi si estende oltre l’antico EPI- Crocevia del Vallone dove da una ni erano proprietari. Costoro, nel TAFFIO. Questo fu fatto posizio- parte si proseguiva per l’Ospe- 1584, ne cedettero la gestione ai nare nel 1711 da Niccolò Gaetani dale dell’Annunziata e, quindi, si Carmelitani, i quali la diedero in all’inizio della Strada dei Pioppi, passava davanti la Chiesa dell’An- fitto per 53 ducati l’anno a Nunzio già S. S. n. 158 Dir, ora S. P. 331, in nunziata o Ave Gratia Plena fino Gambella. In questa zona lo stori- ricordo della realizzazione dell’as- al Seminario; dall’altra parte della co Perrotti, che scrive nel 1896, ci se viario che tagliava la piana di Crocevia si girava per il Trigio di fa sapere che c’era una cappella Caiazzo, passando per Alife, verso Farfazio e Fontana e si arrivava al con annesso cimitero, di cui però Caserta. Vicinato, dov’è la chiesa di S. Anto- non sussiste traccia. Lo stesso au- In fondo alla strada L. Ferritto, nio da Padova, raggiungibile anche tore parlando della porta oltre a che conduce all’Epitaffio, si incon- attraverso il Pontone oltre gli archi definirla Ferdinandea (in onore trano la Chiesa di S. Antonio Abate del campanile dell’Annunziata. di Ferdinando II che fu in visi- e, di fronte, la Stazione Ferroviaria. Da qui, procedendo davanti alla ta a Piedimonte il 17 aprile 1841), La CHIESA DI SANT’ANTO- Chiesa di S. Filippo si raggiungeva, asserisce che di lì a poco sarebbe NIO ABATE (fig. 4) sorge nel luogo come ancora oggi, Capo Vallata. stata abbattuta. Ed effettivamente una volta chiamato largo della Pol- La Porta collegava Alife e Vallata solo due anni dopo sarà realizzata veriera. Secondo lo storico R. Mar- attraverso l’unica strada che negli l’attuale piazza intitolata ad A. Ga- rocco l’edificio originario risalireb- Statuti alifani del 1503 è denomi- etani, come ricorda la lapide che be al XIII sec. nato come commen- nata Stratella pedemontana che un tempo campeggiava isolata al da dell’Ordine Teutonico. In am- passava davanti all’antico Mona- di sopra di una delle fontane a lato bito ecclesiastico, in età medievale stero del SS. Salvatore (prima che della nuova strada, oggi inglobata e moderna, la commenda (dal lat. questo fosse spostato all’interno nel muro di un edificio costruito commendare, «affidare») costituiva del centro abitato nel 1568). Alla successivamente. Accanto a questa, l’uso di affidare a un laico o a un Porta nel 1689 fu istituito il dirit- un’altra lapide maiolicata ricorda il titolare di beneficio un altro bene- to del passo che consisteva nell’e- sacco di Piedimonte avvenuto dal ficio, da gestire non direttamente, sigere un tributo in denaro da chi 10 al 15 gennaio 1799 da parte del- ma per mezzo di un vicario. Il com- entrava nell’abitato e vi portava le truppe francesi. mendatario godeva solo dei frutti merci. Tale diritto precedentemen- Da antiche foto si vede la Por- di quel bene senza alcun obbligo 61 ]

Fig. 2

Fig. 3 Piedimonte Matese Guida Turistica d’ufficio. Nel 1756 le rendite pas- sarono al Seminario Alifano. Nel 1952 la struttura religiosa subì un ridimensionamento per la realiz- zazione della nuova strada. Ancora da Perrotti si apprende che in que- sta chiesa «è costume far benedire gli animali bruti, specie i cavalli». Dopo un secolo di abbandono la chiesa è stata restaurata e riaperta al culto riprendendo la celebrazio- ne della festività del santo, nonché la pratica, nello stesso giorno, della benedizione degli animali. Di fronte alla chiesa si trova la STAZIONE FERROVIARIA ALI- FANA (fig. 5) costruita sull’area dove si trovava l’antico monastero del SS. Salvatore. Già dalla metà dell’Ottocento si parlava della rea- lizzazione di una strada ferrata che collegasse Piedimonte con il capo- luogo campano e, nonostante vari e Fig. 4 validi progetti proposti, bisognerà attendere il nuovo secolo per vede- ferrovia divisa in due tronchi sepa- 6 ottobre 1943, fecero saltare in aria re concessa alla Societé Anonyme rati: la tratta Alifana bassa a corren- i binari in più punti. Finita la guer- des Tramway et des Chemins de te e la tratta Alifana alta, che rag- ra si creano dei comitati promotori Fer du Centre di Lione la costru- giungeva Piedimonte, a vapore. Il 5 per la realizzazione di una nuova e zione e la gestione della ferrovia ottobre 1914 fu realizzato l’ultimo più efficiente linea ferroviaria. Pie- Napoli-Piedimonte d’Alife. tronco fra Caiazzo e Piedimonte. dimonte si era ripresa, erano stati Gestione che già nel 1905 pas- Se la Prima Guerra Mondiale non istituiti numerosi istituti scolastici, serà alla parigina Compagnie des arrecò danni significativi all’Alifa- erano cominciate le trattative per Chemins de Fer du Midi de l’Italie. na bassa, se non per la difficoltà di la costruzione del nuovo Ospeda- Il 30 marzo 1913 avvenne l’inaugu- approvviggionamento del carbone le A.G.P., le attività commerciali si razione della prima tratta a trazio- che determinò la necessità di uti- erano riavviate. A Napoli, infatti, ne elettrica Napoli-Santa Maria C. lizzare la legna con conseguente c’era, oltre allo scalo passeggeri con V.-. I tratti successivi resta- rallentamento delle quattro corse capolinea a Piazza Carlo III, anche rono con la trazione a vapore, de- quotidiane, il secondo conflitto fu lo scalo merci di via Don Bosco da terminando una separazione della più disastroso: i soldati tedeschi, il cui, per lo smistamento, venivano 63 ]

Fig. 5 utilizzati mezzi a trazione animale re, con relativi ponti di attraversa- noti ai residenti come Convento e ed autocarri. Era, dunque, neces- mento dei corsi d’acqua, è ancora Chiesa dei Celestini, oggi Chiesa sario riavviare il collegamento con rintracciabile nelle campagne tra della Reale Arciconfraternita del il capoluogo e con gli altri piccoli le civili abitazioni, per quelle parti Carmine (fig. 6). I Padri Celestini centri che gravitavano nell’orbita che non sono state trasformate in effettivamente ne furono i curatori, della città matesina. Così, all’ini- strade asfaltate. La centenaria fer- ma la costruzione è precedente al zio 1955, cominciarono i lavori di rovia Alifana resta tutt’oggi attiva loro arrivo, avvenuto all’inizio degli ricostruzione della linea che fu e utilizzata soprattutto da studenti anni Sessanta del XVII sec. In quel inaugurata il 4 aprile 1963. Le cor- provenienti dai paesi limitrofi e da periodo il vescovo Dossena (m. se furono notevolmente migliorate pendolari. 1662) concesse loro di lasciare il e rese più veloci grazie all’apertu- Tornando a Porta Vallata, salendo convento situato in Alife, dove era- ra di gallerie, alla realizzazione di per via Angelo Scorciarini Coppo- no continue le incursioni di delin- curve a raggio più ampio o rettifi- la, dal nome del deputato nativo di quenti che li derubavano anche dei cando il tracciato, dove possibile. Il Piedimonte, sulla destra, si vede un viveri. Un documento del 1735 rife- vecchio binario della tratta a vapo- edificio con annessa una chiesa, risce, però, la notizia che i monaci Piedimonte Matese Guida Turistica si dovettero trasferire a Piedimonte bruciò in un incedio e fu rifatta fabbricato dell’ex Convento, dopo in seguito allo scoppio dell’epide- l’anno seguente. la soppressione, venne ceduto al mia della peste nel 1656. Lo stesso La facciata semplice e lineare, Comune con Decreto 29 giugno vescovo fece loro concessione di con un rilievo in stucco sul portale 1813 e divenne sede della Pretura. costruire un convento adiacente raffigurante la Vergine del Monte Nel 1863 fu occupato come carcere alla chiesa che avevano ottenuto Carmelo (inizi XX sec.), nasconde mandamentale per la detenzione dal Capitolo di A.G.P. All’epoca, un interno a pianta centrale con dei briganti. È noto che il vescovo essa era dedicata a S. Maria della alto tamburo, esternamente visi- Mons. Di Giacomo da qui accom- Sanità e denominata della Dottri- bile come un elemento cilindrico pagnasse i partigiani borbonici na Cristiana. Su una campana, non con copertura lineare obliqua. So- fino al luogo del supplizio, in Largo a caso, è nominata una Congrega- pravvissuti agli eventi nefasti sono della Cavallerizza (attuale Piazza G. zione sotto questo titolo e la data la mezza figura di Sant’Angelo Caso) e dopo la fucilazione fino al 1630. La presenza di tale Congre- Martire, reliquiario del XVII sec. luogo della sepoltura. Attualmen- gazione si lega alla funzione della con il saio nero e la cappa bianca te è sede temporanea dell’Istituto chiesa che fu evidentemente sede dei carmelitani, e il dipinto di ini- Comprensivo “N. Ventriglia”. per l’insegnamento e l’educazione zio XVII sec. raffigurante la Depo- Pochi metri più su, sul lato oppo- catechistica dei giovani. Il conven- sizione dalla croce e collocato in sto della via, si trovano Convento e to, una volta edificato, fu elevato ad una cornice in stucco con la tipica Chiesa di S. Benedetto (fig. 7). L’e- abbazia; agli inizi dell’Ottocento fu decorazione seicentesca a “rama- dificio originario fu fatto costrui- soggetta alle leggi di soppressione ges” floreale e putti. In assenza di re nel 1646 dalla duchessa Porzia degli ordini religiosi da parte di documenti non si può stabilire se Carafa Gaetani (m. 1652), che qui Murat. I celestini dovettero lascia- questa opera facesse parte del pa- si fece seppellire. Secondo la sto- re l’edificio e la chiesa fu chiusa al trimonio della Arciconfraternita o riografia locale, le prime ad abitare culto. Per poco tempo, però, perché se, dato il soggetto rappresentato, il monastero furono proprio le due vi si trasferì l’Arciconfraternita del potesse essere legato presenza del- figlie della duchessa. Carmine, dopo che fu soppresso la Congregazione della Dottrina L’attuale architettura è più re- anche il convento in cui era inse- Cristiana che in questa chiesa ave- cente e risale agli anni Trenta diata, situato nell’area dell’attuale va sede. L’opera è costruita geome- dell’Ottocento, quando la chiesa Piazza V. Cappello. L’Arciconfra- tricamente e trova il punto centrale subì un cambio di destinazione, ternita portò nella nuova sede le nel corpo monumentale di Cristo adibendola a parlatorio. La nuova campane, i dipinti e le statue della da cui si dipanano due direttrici chiesa (fig. 8), più grande rispetto Vergine del Carmelo, di S. Anna e che guidano lo sguardo nella par- alla precedente, fu consacrata dal di S. Angelo Martire. Di queste le te alta del dipinto. Tutta la com- Vescovo Puoti il 24 settembre 1831. prime due furono portate via dal- posizione, caratterizzata da ampie Sia la facciata, rivestita di marmo la corrente dell’acqua nel corso campiture cromatiche e figure nel 1958, sia la pianta centrale a dell’alluvione del 1857 e furono larghe, risente ancora della cultu- croce greca e cupola all’incrocio rinvenute mutile in territorio alifa- ra artistica tardomanierista che si dei bracci, costituiscono la tipica no. Nel 1957, fu realizzata la nuova avvia ad essere rinnovata dalle ri- volontà di questo periodo di recu- statua della Vergine che nel 1975 cerche della pittura seicentesca. Il perare il linguaggio classico dell’ar- 65 ]

Fig. 7

Fig. 6 Fig. 8 Piedimonte Matese Guida Turistica chitettura rinascimentale (fig. 9). Nel braccio sinistro dell’ideale cro- ce è collocata la pala raffigurante la Madonna in Gloria con San Giu- seppe a sinistra e San Benedetto a destra e, al centro, il corvo col pane in bocca in riferimento al miraco- lo del pane fatto dal santo (fig. 10). L’opera fu realizzata nel 1674 dal pittore siciliano Michele Ragolia (Palermo 1638- Napoli 1686), attivo a Napoli e province. Fu commissio- nata dalla duchessa di Laurenzana Diana de Capua, madre di Alfonso II d’Aragona, marito della stessa fondatrice del monastero. In bas- so al centro della pala campeggia lo stemma araldico della duches- sa committente. Il Ragolia riuscì a coniugare gli ultimi riflussi manie- ristici, dovuti al suo apprendistato nella bottega di Belisario Corenzio, Fig. 9 con le istanze classiciste. L’opera si colloca nell’ultimo periodo della pera a Dirk Hendricksz, noto come stesso soggetto è conservata presso carriera dell’artista, quando si avvi- Teodoro d’Errico, e la colloca alla il Convento francescano di S. Ma- cinò alla maniera di Mattia Preti e seconda metà del XVII sec., cosa ria Occorrevole di Piedimonte, sul alle influenze della cultura barocca alquanto improbabile visto il pit- Monte Muto. di tradizione napoletana. tore fiammingo (m. ad Amsterdam Il complesso monastico delle Di particolare interesse le grate nel 1618) è documentato a Napoli benedettine fu confiscato dopo lignee dorate da cui le monache fino al 1606. Più probabilmente si l’Unità d’Italia, ma fu riacquistato ascoltavano la messa, in partico- tratta di una delle tante copie del a spese di una pia donna che lo lare quella sull’altare maggiore prototipo realizzato dal pittore riconsegnò alle monache. E’ stato sembra più un classico balcone manierista spagnolo Luis de Mo- ampliato e rimodernato nel corso fiorito che il simbolo della volonta- rales, che fu donato nel 1641 dal della seconda metà del XX sec. e ria segregazione dal mondo. Sotto sacerdote Diego Di Bernardo y ospita una esigua comunità di re- di essa si trova il tondo in cornice Mendoza all’ordine dei teatini, per ligiose. dorata con la raffigurazione della l’erigenda cappella della Purità in La chiesa benedettina sorge in Madonna della Purità (fig. 11). La San Paolo Maggiore a Napoli. È da corrispondenza del Crocevia del storiografia locale attribuisce l’o- ricordare che un’altra copia dello Vallone. Da questo snodo è pos- 67 ]

Fig. 10 sibile raggiungere, continuando a salire, il Santuario di Ave Gratia Plena o dirigersi verso il Vicinato e Valle Paterno. Prima di arrivare alla Chiesa- Santuario di Ave Gratia Plena, sul- la destra, si incontra un edificio che nella prima metà del XVII sec. fu adibito ad OSPEDALE (fig. 12). Furono due abitanti del quartiere a far sì che avvenisse l’istituzione della casa di ricovero per malati: N. V. Costantini, il quale donò lo stabi- le e una rendita nel 1616, e M. An- tonio Messere che nel 1621 lasciò in eredità i suoi beni alla Confra- Fig. 11 Piedimonte Matese Guida Turistica ternita dell’Annunciata, che aveva sede in una cappella della chiesa di Ave Gratia Plena, e volle che questa provvedesse anche all’ospe- dale. Si deduce che, alla data della donazione del Messere l’ospedale, costituito di sei posti letto, fosse già operativo. Il medico era remu- nerato dall’Università e l’assistenza spirituale fu tenuta dai padri car- melitani. Nel 1879, il vescovo Pasca lasciò le sue rendite all’ospedale consentendone l’ampliamento, operato dalla Congregazione di Carità. L’ospedale, con vari reparti e pronto soccorso, fu attivo in que- sta sede fino agli anni Sessanta del Secolo scorso, quando si decise di spostarlo nell’attuale sede in via Matese, per la necessità di realiz- zare un complesso ospedialiero di maggiori dimensioni, valido ad ac- cogliere i residenti di tutto il com- prensorio matesino. Attualmente l’edificio, recentemente restaurato, Fig. 12 Fig. 13 è stato adibito prima a centro po- livalente per anziani, poi a sede fughi alifani, sfuggiti all’ultimo sac- della chiesa intera. Il nuovo tempio amministrativa polispecialistica cheggio dei Saraceni. La prova di fu consacrato dal Vescovo Pietro (poliambulatoriale) della Azienda un avvenuto ampliamento è data Paolo de’ Medici nel 1640, a lavo- Saninataria Locale Caserta. dal ritrovamento di un frammento ri ancora non ultimati: il portale Il SANTUARIO DI AVE GRA- di affresco raffigurante la Crocifis- e il campanile furono completati TIA PLENA (fig.) costituisce il sim- sione sotto la tela delle Nozze di nel 1694 e numerosi interventi di bolo della vita religiosa e popolare Cana, che fu smontata in occasio- ammodernamento si susseguirono del quartiere di Vallata. Fu eretto, ne del restauro iniziato nell’otto- fino al XX secolo. probabilmente, nella seconda metà bre del 2004. L’opera è collocabile La facciata è di impianto tardo- del XVI sec. su un preesistente al XIV-XV sec. e la sua posizione cinquecentesco, caratterizzato da edificio che risalirebbe alla fine decentrata rispetto alla parete fa un’accentuata dilatazione oriz- del IX o inizio del X sec., quando appunto pensare ad un successivo zontale, molto diffusa nell’archi- si verificò la prima ondata di pro- ingrandimento dell’area absidale e tettura religiosa napoletana coeva. 69 ]

Come all’interno anche in facciata, sull’impianto tardomanierista si sovrappone una raffinata decora- zione in stucco rocaille. Il portale centrale è barocco con una struttu- ra marmorea articolata che inqua- dra un portone in legno, esempio di fine intaglio tipicamente napo- letano. La pianta della chiesa ha i ca- ratteri tipici dell’architettura con- troriformata meridionale. Senza transetto, presenta uno schema rettangolare scomponibile in altri rettangoli: la navata principale, le laterali, l’abside, il presbiterio. Le navate laterali ospitano ciascuna cinque cappelle. Si tratta, più che altro, di altari addossati alle pareti Fig. 14 sovrastati da imponenti ancone in legno intagliato e dorato, che rical- cano il modello spagnolo del “reta- blo a parete” introdotto nel Regno di Napoli alla fine del XVI secolo. La navata centrale presenta una volta a botte movimentata da cor- nici in stucco bianco in cui trovano posto gli affreschi di G. Bocchetti (1937-45). Tutt’intorno si dispiega un’articolata decorazione in stuc- co rococò che culmina con la rap- presentazione dell’Annunciazione sull’arco che sovrasta il presbiterio (fig. 14). Il soggetto biblico si svol- ge come una scena teatrale sotto un sipario tenuto aperto da putti. Tale ideazione deriva dal reperto- rio messo a punto da D. A. Vaccaro nelle chiese napoletane durante la Fig. 15 Piedimonte Matese Guida Turistica prima metà del XVIII secolo, e ri- petuto da molti suoi allievi e colla- boratori nei lavori condotti da loro autonomamente. Le pareti dell’abside sono rico- perte da una decorazione mista ad affresco e su tela che costituisce un’autentica celebrazione della Vergine Maria, attraverso alcune immagini salienti della sua vita, dalla nascita alla morte. La deco- razione parietale, la Nascita della Vergine, parte della Visita a S. Eli- sabetta e l’Assunzione (fig. 15) nella volta son opera di Antonio Cipullo, il quale sigla e data il lavoro al 1730. Nato a Piedimonte nel 1676, della sua vita e della sua formazione ar- tistica non si sa praticamente nulla. Tuttavia dovette partecipare a quel- le sperimentazioni condotte nel campo della scenografia teatrale in area meridionale, tra la fine del Seicento e il primo ventennio del secolo successivo come dimostra l’ornamentazione che unisce ele- menti architettonici, figure uma- ne e putti resi con tonalità grigio- azzurine, alternati volute e riccioli, cartigli con maschere e conchiglie, cornici a imitazione dello stucco resi in ocra chiaro. Poiché le scene della vita della Vergine che trovano posto tra la fitta decorazione sono accomunate da un’omogenei- tà d’impostazione compositiva si è tenuti a ritenere che ci sia stata un’unica regia da riferire a Nicola Maria Rossi, autore delle Nozze di Fig. 16 71 ] Piedimonte Matese Guida Turistica

Cana (fig. 16). L’imponente opera fa ingresso in chiesa nel 1732 e si inserisce perfettamente nel ciclo di Maria, in quanto, pur trattando- si del primo miracolo pubblico di Gesù, viene esaltato il ruolo cen- trale di mediazione della Madre a far sì che l’evento miracoloso della trasmutazione dell’acqua in vino potesse verificarsi. N. M. Rossi è conosciuto per essere stato uno dei migliori allievi di Francesco Solimena, rispetto al quale si dif- ferenzia per l’uso di una cromia trascolorante e vivace unita a una teatralità delle scene dal carattere sontuoso, elegante e leggero. Le due cappelle laterali al pre- sbiterio ospitano ancora immagini mariane. In quella a sinistra tro- va posto la scultura a tutto tondo dell’Immacolata Concezione (fig. 17) realizzata nel 1763 da Gennaro D’Amore (n. 1713, Casale di Aci- gliano in prov. di Salerno), il quale acquisì una prima formazione nel- la bottega di G. Colombo, afferma- to scultore nel panorama artistico meridionale. Il simulacro ligneo dell’Immacolata, rappresentata se- condo l’iconografia della Vergine dell’Apocalisse, mostra una sensi- bilità e una vena intimistica estra- nea all’esasperazione dei modi barocchi, denunciando un allon- tanamento decisivo del D’Amore dai tipi del maestro, più espressivi e patetici, verso una piena maturità stilistica. Fig. 17 73 ]

Nella cappella a sinistra, incor- niciata dalla pregevole ancona li- gnea realizzata dall’intagliatore na- poletano G. A. de Martino, vi è la pala con l’Annunciazione (fig. 18), realizzata nel 1599 dal fiorentino G. Balducci ed eseguita insieme all’Incoronazione della Vergine po- sta nella cimasa della stessa anco- na. L’opera si pone come un gran- de esempio della capacità dell’arti- sta di fondere il lessico fiorentino della sua prima formazione con il gusto meridionale più spiccata- mente devozionale e intimo, nel rispetto dei canoni della Chiesa controriformata. Lungo la stessa navata, in quel- la che in origine era la cappella Fig. 18 Fig. 19 dell’Annunciata, si trova la pala con l’Ultima cena (fig. 19) di inizio XVII sec., attribuita al siciliano Lu- igi Rodriguez giunto a Napoli sul finire del XVI sec., allievo e col- laboratore di Belisario Corenzio. L’autore risente, evidentemente, dell’influenza della nuova corrente caravaggesca napoletana di inizio secolo. Da lì provengono i motivi dei putti svolazzanti e giocosi, del drappo rosso ad inquadrare la sce- na, la luce laterale che piove dall’al- to creando marcate zone d’ombra. Nello stesso tempo, però, c’è anco- ra la componente toscaneggiante tardomanierista, come la donna di spalle che regge sulla testa un cesto di panni, riconducibile ad artisti come Vasari o il Cavalier d’Arpino, Fig. 20 Fig. 21 Piedimonte Matese Guida Turistica attivi a Napoli nel cantiere della a sinistra della croce, e di Giovanni Certosa di San Martino sul finire Battista, a destra, si caratterizzano del XVI sec. per l’attenzione al dato naturalisti- Ancora nella stessa navata, nella co e per il forte drammatismo. prima cappella entrando, trova po- Nella quinta cappella della nava- sto la pala raffigurante la Madonna ta sinistra è collocata la pala d’al- in gloria con S. Francesco e S. Roc- tare con l’Adorazione dei pastori co (fig. 20). Autore del dipinto è il (fig. 22) realilzzata nei primi anni pittore toscano Alessandro Alberti, del XVII sec. da Girolamo Impa- originario di Borgo Sansepolcro, rato. In questa tela l’autore mostra figlio maggiore del pittore Alberto le sue dipendenze tanto da France- Alberti. L’opera è databile agli anni sco Curia, forse suo maestro, quan- 1594-95, periodo in cui l’Alberti fu to da Federico Barocci, due artisti presente a Napoli per conto di Don che hanno caratterizzato la pittura Luigi di Toledo, figlio del viceré Pe- manierista nell’Italia centro meri- dro de Toledo. Il colorito acceso dionale. Dal primo, infatti, ripren- che caratterizza la tavola è ispirato de il modo di costruire le scene per al cangiantismo di Federico Baroc- diagonali e certi tipi umani; del se- ci, ottenuto mediante una vibrante condo recupera la tendenza a ren- stesura cromatica generata da un dere i panneggi cartacei mossi da Fig. 22 gioco di luci iridescenti e ombre pieghe scheggiate, nonché la scelta profonde. di una gamma cromatica leggera tente dell’intera struttura. Altre Spostandosi nella navata op- e cangiante. Tuttavia, qui si nota opere collocate in chiesa sono nel- posta, nella seconda cappella, è un’atmosfera un po’ cupa e bru- la quarta cappella il San Girolamo situata l’opera della Crocifissione mosa in cui è immerso il paesaggio di Andrea D’aste, della prima metà (fig. 21) che si distingue per l’uso di fondo che dipende dalla collo- del Settecento; nella quinta cap- di materiali misti, legno e tela di- cazione dell’opera in un momento pella I figli di Zebedeo di Giovanni pinta, secondo un’impostazione tardo della carriera dell’Imparato, Balducci. iconografica abbastanza solita nel il quale si lascia influenzare dalla panorama artistico meridionale tra tendenza più devozionale e, quin- Sul lato destro, oltre il Santuario fine XVI e inizio XVII sec., veico- di, meno libera nelle scelte cro- di A.G.P., venendo da via A. Scor- lato attraverso la cultura artistica matiche e compositive tipica dalla ciarini Coppola, è situato il palazzo spagnola. La figura del Crocifisso è pittura controriformata. L’ancona dell’EPISCOPIO. Originariamen- caratterizzata da un forte realismo in legno presenta in basso al cen- te, fu fondato nel 1651 a Castello nella resa delle anatomie. L’autore, tro un ovale in cui si legge la data d’Alife (oggi Castello del Matese) ignoto, si è soffermato in particolar 1605 e il nome Nicolaus de Gratia. dal vescovo de’ Medici come semi- modo sulla resa della verità umana Lateralmente sono posti altri due nario di studi, poi spostato a Vallata del personaggio. Anche i perso- ovali recanti entrambi lo stemma dal vescovo Giuseppe de Lazara, naggi di Maria e della Maddalena, della famiglia de Gratia, commit- che risiedeva a Piedimonte, perché 75 ] lontano e non facilmente control- 1696 con due interruzioni. Nel biblioteca dei Cappuccini di Pie- labile. 1708-10 per le nuove fabbriche, dimonte (a cui appartengono gran L’edificio del Seminario fu am- e nel 1860, quando il vescovo Di parte delle edizioni a stampa del pliato agli inizi del Settecento, al Giacomo trasformò il seminario in XVI sec. ora presenti). La raccol- tempo del vescovo Porfirio, il quale ospedale militare, in cui furono ri- ta moderna (Sala A e C) della Bi- fece anche costruire una cappella, coverati e curati i soldati feriti bor- blioteca si è sviluppata come parte ora non più esistente; se ne con- bonici. Inizialmente servì esclu- integrante dell’attività dell’Istituto serva traccia nella decorazione in sivamente per la formazione del di Scienze Religiose. Sono, inoltre, stucco intorno alla finestra e nel- clero diocesano. Successivamente, confluiti i fondi già appartenenti o la volta di un ambiente adibito ad l’educazione fu estesa a tutta la curati da mons. Di Giacomo e al ufficio. Nel 1829 fu realizzato tutto giovane generazione locale, funzio- prof. Giacomo Vitale. A questi due il lato sinistro e una nuova cappel- nando sino al 1958. Al Seminario, fondi si è aggiunto quello intitola- la. Nel 1950 fu edificato un piano fin dall’epoca della fondazione, era to al prof. Antonio Manzo, titolare superiore e successivamente le co- annessa una biblioteca che è stata, della cattedra di Lingua e Lettera- struzioni furono estese a tutto l’e- nel corso dei secoli, punto di riferi- tura Latina all’Università Cattolica dificio. Qui fu portata la residenza mento per la cultura e la storia lo- di Milano, lasciato per sua volontà vescovile, che sussiste tutt’ora. cale. Nel XIX secolo, si arricchì del testamentaria alla Biblioteca dioce- Il seminario ha funzionato dal patrimonio librario della soppressa sana, insieme agli arredi e suppel-

Fig. 23 Fig. 24 Piedimonte Matese Guida Turistica lettili che costituivano il suo studio privato. Nella sala, un tempo adibita a dormitorio per i seminaristi, dove oggi è allestito il fondo antico della biblioteca (Sala B), si conservano i dipinti provenienti dal convento dei Cappuccini di Piedimonte. Poco oltre l’Episcopio sorge il CASINO SCORCIARINI COP- POLA oggi abbandonato all’incu- ria, ma un tempo residenza di una delle famiglie più importanti di Piedimonte. Tra cespugli e piante rampicanti si scorge ancora l’ori- ginaria bellezza dell’architettura ottocentesca (fig. 23). La localizza- zione del casino è legata al ritorno Fig. 25 della moda del “vivere in villa”, che fra la fine del Settecento e la metà orizzontale. Alla linearità e mas- 24). L’edificio pare sia stata la can- dell’Ottocento promosse la co- sività della facciata prospiciente tina dove si produceva il PALLA- struzione di ville sub-urbane con la strada, segnata dalla bugnatura GRELLO, vino autoctono della visuali d’eccezione. Tale doveva regolare e animata dal monumen- contrada Monticello. essere un tempo la vista che si go- tale portale ad arco a tutto sesto e Storicamente, la dimora è lega- deva dal Casino Scorciarini, com- strombato, si contrappone la fac- ta in particolare al nome di Nicola pletamente libero da abitazioni ciata sul giardino che, con le arcate Coppola, uno dei primi proprieta- intorno e da cui si poteva abbrac- ribassate del piano terra e la loggia ri del Casino, che nel 1864, in una ciare con lo sguardo da lontano il del primo piano, si integra bene sera di marzo, di ritorno a casa in- centro abitato di Piedimonte. La con il paesaggio naturale che vi si campagna davanti era utilizzata per apre di fronte. Il secondo piano è la produzione vinicola, non a caso scandito da balconi inseriti tra sot- internamente la dimora conserva tili semicolonne ioniche sovrastate ancora il ciclo a tempera realizzato da cornici ad arco. Caratteristico il da Gaetano Bocchetti intorno agli fabbricato ad ovest con la torre co- anni Quaranta del Novecento che lombaia avente cupola maiolicata e sviluppa il tema del vino. una parete con tracce di affreschi La dimora Scorciarini si artico- che riproducono un finto loggia- la su una pianta regolare di forma to aperto con archi acuti verso un rettangolare e dilatata in senso ideale e limpido cielo azzurro (fig. Fig. 26 77 ] sieme ad un domestico, fu rapito a scopo di estorsione dalla banda di briganti che faceva capo a Libero Albanese. Don Nicola, del resto, ol- tre che ricoprire la carica di giudice regio, era ricco proprietario e facol- toso membro di una delle famiglie più importanti di Piedimonte. Il ri- scatto chiesto era di 80.000 Ducati. Pur non avendo ottenuta tutta la somma e dopo scontri armati con i militari della truppa di stanza nel- la Città, con le Guardie Nazionali, le Guardie di Pubblica Sicurez- za e i Reali riuniti dal Sottoprefetto Dainelli, i briganti rilasciarono don Nicola sulle mon- tagne del Circondario di Isernia, dopo due mesi di sequestro. A cau- sa delle precarie condizioni in cui era stato costretto a vivere perse la vista ad un occhio, ma riuscì a tor- nare a casa con le proprie gambe, mente nulla si seppe dell’Albanese e dei briganti superstiti. Ritornando su via Luigi Noviello, Vescovo di Alife dal 1930 al 1947, che conduce nel cuore di Vallata, svoltando sotto l’arco del campani- le di A. G. P., dove comincia via An- nunziata, si raggiunge la CHIESA DI S. FILIPPO. Posta all’incrocio tra via L. Pater- no e via Annunziata, la chiesa (fig. 25) fu fondata nel 1661 da alcuni devoti del santo come chiesa ricet- tizia, al tempo del Vescovo Dossena (1659-1662). Le chiese ricettizie eb- bero un ruolo primario nella storia Fig. 27 Piedimonte Matese Guida Turistica del clero e nella storia della società Beatissima Vergine dei sette dolori. tuttavia cancellato importanti te- meridionale. Erano associazioni di L’anno successivo, il maestro Ric- stimonianze artistiche per la com- preti locali che gestivano in massa cardo Giacom’antonio fu pagato prensione dell’evoluzione socio- comune un patrimonio di natu- per averne realizzato l’altare. Nel culturale e religiosa del territorio. ra laica, che poteva derivare o dai 1758-59 la chiesa fu nuovamen- Dopo la soppressione delle chie- beni delle famiglie private o dalle te ampliata con la costruzione di se ricettizie, essendo rimasta pri- università, e ciò era consentito solo un ambiente per il coro, dove ora va di chierici che vi officiassero dai preti nativi del luogo che aves- si trova l’altare, e della sacrestia le messe, vi si trasferì nel 1875 la sero avuto il privilegio di diventare dopo aver acquistato “due porzio- Confraternita di Santa Maria della “partecipanti” o “porzionari”. La ni di orto, una dai coniugi Nicola Libera, recentemente rifondata, la nomina dei partecipanti era di na- de Cristofano e Maria Montanaro, quale aveva sede originariamente tura laicale e spettava o ai comuni, e l’altra da Giuseppe Boggio”. La nella chiesa parrocchiale dell’An- e in questo cui le ricettizie erano volta della sacrestia presenta una nunziata. Qui era stata fondata dette anche “comunie”, o a fami- decorazione realizzata presumibil- nel corso del XVII sec. svolgendo glie locali per cui erano dette “fa- mente tra la fine del XVIII e l’ini- per secoli un ruolo fondamentale miliari”. Solo dopo l’avvenuta de- zio del XIX sec. È caratterizzata da nell’adempimento di opere di ca- signazione interveniva l’ordinario motivi vegetali e finte cornici entro rità, di assistenza ed anche di ab- diocesano che controllava l’idonei- cui trovano posto dei clipei con bellimento artistico della chiesa tà dei prescelti sotto il profilo spi- raffigurazioni bicrome (bianco su stessa. Alla Confraternita si deve rituale. In base alle indicazioni sta- fondo blu) di soggetto naturalistico l’esecuzione degli stalli lignei del tuarie vi erano ricettizie numerate, o paesaggistico (fig. 26). coro. Alla fine del XVIII o inizio le cui ascrizioni erano a numero Lo stesso maestro Giacom’anto- XIX sec. appartiene la tela nel coro chiuso, e ricettizie innumerate, il nio fu incaricato di realizzare l’al- con la Glorificazione di san Filippo cui numero di sacerdoti e chierici tare in stucco di San Gaetano e e la tela raffigurante San Giusep- era illimitato e aperto. La chiesa di tutta la decorazione in stucco della pe con Gesù bambino, per l’altare San Filippo era, dunque, ricettizia chiesa, decorazione oggi non più omonino. Le due opere si presen- innumerata e sussidiaria della vi- esistente; perdute sono anche le tano di modesta qualità legata sicu- cina parrocchia dell’Annunziata o pitture della volta del coro realiz- ramente alla mano di artisti locali. Ave Gratia Plena. zata nel 1775 da Marcellino Cipul- Ben conservati il busto-reliquia- Tra il 1752 e il 1754 furono fatti lo e Gioacchino Montanaro, artisti rio settecentesco di S. Filippo Neri vari lavori alla struttura architetto- locali, così come la decorazione e la statua lignea della Madonna nica, in particolare si intervenne dei pennacchi della cupola con i della Libera. Di particolare pregio spesso per il consolidamento della Quattro Evangelisti, eseguita dal è la tela laterale nella campata so- cupola. La riapertura solenne ci fu solo Gioacchino Montanaro nello vrastata dalla cupola, raffigurante il 10 maggio 1754 con la benedizio- stesso periodo. Al loro posto oggi la Madonna delle grazie con San ne del Canonico Rossi. Nel 1755 sono visibili quattro angeli eseguiti Filippo Neri e san Gaetano da fu fatta realizzare la statua dell’Ad- dopo i restauri effettuati nel 1931, Thiene (fig. 27). L’opera è attribu- dolorata. In questa chiesa, infatti, che, pur se necessari per assicura- ibile a Francesco de Mura (1696- fu fondata la Congregazione della re la stabilità dell’edificio, hanno 1782); dello stesso autore esiste un 79 ] dipinto da cavalletto di analogo soggetto nella collezione privata del celebre direttore d’orchestra Francesco Molinari Pradelli (1911- 1996), a . Si tratta di un di- pinto di piccole dimensioni, 62x49 cm., che potrebbe anche essere il bozzetto per l’opera conservata in San Filippo, o, semplicemente un dipinto eseguito per devozione pri- vata. Dal confronto con altre opere del de Mura si è portati a conside- re la pala d’altare come autografa del pittore napoletano, il quale fu attivo a Piedimonte per i Gaetani. Il dipinto è da assegnare al perio- do maturo dell’artista, che accanto alla profonda assimilazione del lin- guaggio pittorico del maestro Soli- mena, dimostra una sensibilità più moderna, espressa in più delicati termini classicistico-rococò. A con- ferma di ciò, sul taglio del libro po- Fig. 28 Fig. 29 sto tra i due santi si legge il nome del committente, Marzio Trutta, che La chiesa è stata riaperta al culto CHIESA DI S. ANTONIO DI PA- fu canonico della Colleggiata di nel 2005, riprendendo regolarmen- DOVA, infatti, nacque come chie- A.G.P., e la data 1760. te la celebrazione della festività del sa sussidiaria e fu voluta da quella Di elevato livello esecutivo ed ar- Santo titolare, il 26 maggio, e della parte della religiosità popolare che, tistico è la scultura raffigurante S. festa di Santa Maria della Libera l’8 evidentemente, alla chiesa parroc- Luigi Gonzaga (fig. 28) fatta realiz- settembre. chiale, preferì manifestarsi in un zata nel 1909 dallo scultore napo- Per raggiungere la chiesa di S. tempio “minore”. I fedeli ne cura- letano Gennaro Cerrone, specializ- Antonio da Padova ci si immerge rono la costruzione, la manuten- zato in scultura a soggetto sacro. È nel vivo del rione Vicinato, caratte- zione, le trasformazioni nel rispetto evidente che l’artista, dovendo rap- rizzato da un’edilizia compatta in della normativa ecclesiastica. La presentare un santo morto a soli 23 cui si aprono vicoli e cortili, tipici prima fondazione risalirebbe alla anni, abbia scelto come modello di un’architettura minore ma cari- metà del XVIII sec. di cui rimar- un giovane napoletano, come sug- ca di vissuto e di religiosità auten- rebbe soltanto il portale d’ingresso geriscono i freschi tratti somatici tici. (fig. 29). In epoca di totale abban- tipici della città partenopea. Situata lungo via G. Trutta, la dono fu adibita a luogo di pascolo Piedimonte Matese Guida Turistica e deposito di fieno, finché agli inizi sita nicchia. La scultura realizzata decorativo del palazzo le lunette del XX sec. alcune famiglie resi- da V. Rolli alla metà dell’Ottocen- sovrapporte con soggetto paesaggi- denti in questa zona si interessaro- to, proveniva dal vicino convento stico. In una di queste è raffigurata no della ricostruzione. Fu così cre- delle suore delle Figlie della Carità una città animata da figurine, che ata un’abside in cui fu posto l’al- dell’ordine di S. Vincenzo de Paoli, potrebbe essere una riproduzione tare maggiore e creata una nicchia dove si ospitavano le bambine or- ideale della Piedimonte dell’epoca. per contenervi la statua del Santo fane. La chiesa viene aperta al culto Annessa al palazzo è la cappella (fig. 30). La precedente scultura di in occasione della celebrazione in di S. Gaetano. Prospiciente la stra- dimensioni inferiori rispetto allo onore di S. Antonio. da, ad essa i proprietari potevano spazio della nicchia, fu sostituita e In questa zona vi sono anche accedere da un passaggio interno. nel 1911 fece ingresso nella chiesa testimonianze architettoniche Non mancano a Piedimonte per- il nuovo simulacro di S. Antonio. che recano decorazioni di un cer- sonalità la cui memoria si traman- A partire dal primo interven- to gusto. È il caso del PALAZZO da attraverso indicazioni topono- to ad arrivare all’ultimo, la chiesa TRUTTA (fig. 31), risalente al mastiche che vanno a designare ha visto ampliarsi notevolmente XVIII sec., in cui visse lo storico luoghi strettamente legati al per- con la realizzazione, nel corso del Gianfrancesco Trutta. Le volte del sonaggio stesso cui si riferiscono. 2007, di una nuova sacrestia e di palazzo sono decorate con affre- È il caso, in particolar modo, della una seconda navata laterale, resa schi realizzati da Girolamo, fratello VALLE PATERNO, una delle tre possibile grazie alla donazione di di Gianfrancesco, il quale, secon- valli, insieme a quella del Torano e un ambiente attiguo alla chiesa da do le poche informazioni fornite del Maretto, che disegnano la geo- parte della famiglia Pascale, che ne da Bernardo De Dominicis nelle grafia della Città di Piedimonte. possedeva la proprietà. Vite dei pittori, scultori ed archi- La denominazione di Valle Pater- Nel 1977 furono donati due di- tetti napoletani edite nel 1744, fu no non trae origine dall’elemento pinti che raffigurano S. Antonio allievo di Solimena e pur dimo- naturale – che contraddistingue in segno della profonda devozione strando buona disposizione nella le altre due Valli, definite dai corsi verso il santo taumaturgo. Proprio pittura lasciò questa pratica per d’acqua del Torano e del Maretto alla sua opera taumaturgica si lega «esercitare la carica di Maestro di – ma dal poeta petrarchesco Lu- la tradizione della distribuzione del Cerimonie degli eletti della Città». dovico Paterno che nei suoi scritti pane benedetto, nonché la parteci- I soggetti mitologici degli affreschi decanta le bellezze di questi luoghi. pare dei bambini alla processione si inseriscono all’interno di motivi La zona ha subito modifiche che del 13 giugno, indossando l’abito ornamentali di gusto archeologiz- ne hanno stravolto l’originale sug- del frate a ricordo del miracolo del zante con figure antropomorfe ed gestività, in seguito alla realizzazio- bambino guarito dopo la richiesta elementi vegetali e fantastici; l’ico- ne dell’impianto del primo salto di una madre disperata che, in se- nografia è, comunque, sulla linea della Centrale idroelettrica e della gno di gratitudine per la grazia con- della tradizione settecentesca e si strada carrabile (fig. 33). cessale, avrebbe poi donato pane ai ricollega a quella delle decorazioni La Centrale idroelettrica di Pie- poveri. Di recente, nella chiesa è sul tema dei miti greci, diffusa in dimonte (fig. 34) fu realizzata dal- stata portata la statua dell’Immaco- molti palazzi di Napoli e periferia la Società Meridionale Elettrica lata per la quale fu creata un’appo- (fig. 32). Fanno parte dell’apparato tra il 1919 e il 1923, che acquistò 81 ]

Fig. 30 Fig. 31 Fig. 32 terreni e diritti sul Lago Matese necessità industriali. tese passò all’ENEL. dal Credito Ticinese. All’epoca era L’illuminazione della Città dal L’impianto di Piedimonte, cono- proprietario del Cotonificio, si- 1855 avveniva con fanali ad olio e sciuto oggi col nome Luigi Vanvi- tuato nell’area centrale della Città a petrolio che venivano accesi dal telli, sfrutta le acque del Lago Ma- corrispondente all’attuale Piazza lampista munito di asta e stoppino; tese che vengono convogliate in V. Cappello, l’imprenditore Berner lo stesso era anche addetto a spe- una galleria sotterranea artificiale, che ebbe un ruolo fondamentale gnere i lampioni. Nel 1906 finiva in due salti successivi, uno posto in nella creazione dell’Impianto idro- l’epoca di questa figura perché an- Valle Paterno con ingresso in Piaz- lettrico poiché finanziò in parte che Piedimonte fu dotata di ener- za G, Caso (fig. 35), l’altro più giù l’impresa, avendo necessità di rin- gia elettrica mediante una cabina a ridosso del Monte Cila. Da qui novare le macchine a forza idrauli- alla Chiusa, sul Torano, alimenta- partono due linee di cui una diret- ca con quelle a vapore. In realtà il ta da un impianto idroelettrico di ta a Napoli e l’altra a Benevento. Il Cotonificio già dal 1898 era dotato piccola potenza. Nel 1962 ci fu la secondo salto fu minato e raso al di una piccola centrale sul Torano nazionalizzazione della S.M.E. e la suolo il 19 settembre 1943 dai tede- che, però, non era più adeguata alle gestione dell’impianto piedimon- schi in ritirata, pensando in questo Piedimonte Matese Guida Turistica

Fig. 33 modo di rallentare l’avanzata degli tesco complesso della CHIESA E trasanta (meglio nota ai cittadini Alleati. Per la stessa ragione ugua- CONVENTO DELLA CONCE- come Chiesa della Madonna delle le sorte subì il Cotonificio, il pon- ZIONE DI MARIA(fig. 36), realiz- grazie), ed il fabbricato con desti- te Margherita a , di epoca zati sul luogo in cui sorgeva una nazione a convento. Col consenso ottocentesca, e la vecchia ferrovia cappella di fine XV sec. Sul finire del Capitolo di S. Maria Maggiore, a vapore Napoli-Piedimonte, di cui del Quattrocento, infatti, l’Arci- e con un contributo di 400 duca- fu interrotto il binario in più punti prete Crisostomo de Parrillis fece ti da parte dell’Università, furono della corsa. Tra il 1947 ed il 1948 si costruire a sue spese una cappelli- entrambi offerti ai Padri dell’Ordi- provvide alla ricostruzione dell’e- na alle falde del Cila, raggiungibile ne di S. Francesco di Paola, con la dificio del secondo salto dell’im- dal ponte di Valle Paterno. Nel 1710 clausola che essi vi avessero curato pianto idroelettrico. la Principessa Aurora Sanseverino, l’educazione e formazione del po- Unico elemento distintivo del moglie di Niccolò Gaetani, edificò polo. I Padri, eremiti e mendicanti, passato di Valle Paterno, conserva- la chiesa superiore sotto il titolo rifiutarono l’offerta e il complesso to pressoché intatto, è il settecen- della SS. Concezione o della Pie- fu dato nel 1711 a P. Federico Coz- 83 ]

Fig. 35 zani dei Chierici Regolari Minori. L’edificio rientrò, poi, in posses- so dei Gaetani per effetto di una clausola contenuta nel citato istru- mento, secondo cui in caso di sop- pressione, effettivamente avvenuta nel 1777, il convento dovesse ritor- nare ai concedenti con l’obbligo di mantenere la chiesa e d’istituire maritaggi per le fanciulle povere di Piedimonte. Nel 1923, la chiesa inferiore fu restaurata dal prof. G. Vitale, il qua- le fece sostituire il dipinto sull’alta- Fig. 34 Piedimonte Matese Guida Turistica re con la Vergine del Magnificat af- Speleologico del Matese, la sorgen- c’è il parcheggio. Rimane il lavatoio fiancata dalle figure di S. Francesco te si alimenta dal settore centro (fig. 37), recentemente restaurato, a e S. Caterina realizzate dal pittore meridionale del Matese. Delle due ricordo di un paesaggio naturale napoletano Nicola Fabbricatore. principali e indipendenti direttrici che si può godere solo in qualche Queste opere furono rubate nel di drenaggio, una ad ovest e l’altra cartolina e foto d’epoca . 1999 insieme ad altre suppelletti- ad est del contrafforte San Grego- Originariamente, alla Piazza si li. Si è provveduto, allora, a porre rio-Castello Matese, quella ad ovest accedeva dal primo crocevia del in loco una copia della Vergine del immette nella sorgente Maretto, quartiere Vallata, detto appunto del Magnificat. mentre quella a est alimenta il To- Vallone, raggiungibile dal ponte del La chiesa superiore, cui si accede rano. Carmine o da Porta Vallata. Suc- tramite una doppia rampa di scale, Fin dai tempi antichi si pensava cessivamente, fu realizzata l’attuale fu restaurata nel dopoguerra dal che il Maretto non fosse altro che Via Tenente A. de Cesare e il ponte, conte Raffaele Gaetani. La cappel- un ramo del Torano il quale, per dal momento che nell’Ottocento lina è attualmente chiusa, mentre vie sotterranee, prendeva un cor- furono costruiti alcuni importanti la chiesa superiore viene aperta so alternativo per venire poi alla edifici in questa zona. Tale via, oggi, in occasione della novena alla Ma- luce in questa parte del territorio permette di raggiungere la Piazza donna, nell’ultima decade di mag- pedemontano, tant’è che veniva agevolmente da Piazza Roma o da gio. Qui è sepolta Aurora Sanseve- erroneamente chiamato Toranello. Piazza V. Cappello. Agli inizi del rino, committente del complesso Attraverso delle prove scientifiche Novecento, poi, fu realizzata la via conventuale, che morì nel 1726 a si è potuto verificare che, al con- D. Alighieri che collegava Piazza A. soli 57 anni. trario, si tratta di due corsi d’acqua Gaetani (ex Porta Vallata) con il Val- Da qui si raggiungono i resti distinti. Secondo lo storico Trutta lone, modificando notevolmente dell’antico insediamento Sannitico dal Maretto e dal Torano partivano l’assetto urbano e architettonico di (v. box di approfondimento). i due acquedotti di epoca romana questa zona della Città. L’attuale PIAZZA GIOVANNI di cui, però, in area pedemontana Elementi di arredo di Piazza G. CASO, che deve il nome all’illustre non rimangono tracce evidenti, se Caso sono la fontana in traver- personaggio, in passato era deno- non una parte di tubo in creta ve- tino che un tempo era ubicata in minata Largo del Vallone o della nuto alla luce nella Valle dell’Infer- Piazza Roma e il Monumento ai Cavallara, poi della Cavallerizza. no in seguito al crollo naturale di Caduti (fig. 38) realizzato nel 1925 Dal 1959 divenne Piazza Europa parte della parete rocciosa. dal poliedrico artista napoletano fino alla nuova intitolazione. Tutta- Prima che avvenisse la messa in Ennio Tomai che fu attore, regi- via, ancora oggi, a distanza di secoli opera della captazione delle acque sta, fotografo, nonché inventore rimane nella memoria collettiva il del Maretto nell’Acquedotto Cam- di obiettivi fotografici, cesellatore, toponimo Vallone che trae origi- pano, avvenuta nel corso degli anni scultore. Nella scultura unì la per- ne dal vallone del Monte Cila. Da Sessanta del XX sec., il Vallone fezione dell’arte greca e il realismo qui sgorga la sorgente del Maretto, era caratterizzato dalla suggestività di quella romana, rinnovandole se- seconda a quella del Torano per delle acque che scorrevano libere condo una visione e una linea mo- quantità di portata d’acqua. Secon- in cascate veloci a ridosso del lava- derne e personali pur accostandosi do la ricognizione fatta dal Gruppo toio, occupando lo spazio dove ora ai grandi scultori italiani come G. 85 ]

Fig. 36 Piedimonte Matese Guida Turistica

Fig. 37

Manzù, M. Martini, M. Mazzacurati. 40), ora di proprietà dell’E.N.E.L. Questa tendenza era testimoniata L’edificio è un bell’esempio di dalla figura del soldato in bron- eclettismo ottocentesco che uni- zo che occupava la sommità della sce insieme diversi stili in maniera stele marmorea del monumento e fantasiosa e creativa. In particolare rappresentata all’assalto, nell’atto si nota il recupero dell’architettura di scavalcare la propria trincea per gotica per l’utilizzo dell’arco a se- lanciarsi contro il nemico. La sta- sto acuto, nonché degli elementi tua nel 1942 subì il destino di tutti romanici nei pilastri con capitelli gli altri metalli, e fu donata alla Pa- a palmette stilizzate e negli archet- tria per essere fusa. Attualmente il ti pensili che decorano in alto l’e- monumento è sormontato da una dificio. Segue la Villa il TEATRO copia dell’originale (fig. 39). MASCAGNI (fig. 41), storico pal- Oltrepassato il ponte, all’ango- coscenico per rappresentazioni te- lo tra Via Cila e Via Tenente A. de atrali e spettacoli cinematografici, Cesare si trova la VILLA EGG (fig. utilizzato in passato anche come Fig. 38 87 ]

Fig. 39 luogo di aggregazione popolare per le campagne elettorali dei po- litici piedimontesi. Proprio mentre vi svolgeva un comizio, nel maggio 1958, l’illustre Giovanni Caso fu stroncato da un infarto. Fig. 40 Interessante testimonianza di ar- chitettura in stile liberty costruita nel 1928 , è da decenni chiuso al pubblico e se ne attende il restauro e la riapertura. Di fronte al Teatro, si trova l’edifi- cio che fu realizzato appositamente come alloggio per gli operai della Manifattura Egg. Data la destina- zione, il fabbricato non presenta elementi decorativi e risulta strut- turato secondo i canoni architet- tonici sviluppatisi nell’Ottocento nelle regioni d’oltralpe (fig. 42). At- tualmente appartiene alla famiglia Petella. Raggiungendo la Villa Comuna- le, attraversando Piazza V. Cappello, si può partire alla volta del terzo percorso di visita. Fig. 41 Piedimonte Matese Guida Turistica

Fig. 42 89 ]

LE CINTE MEGALITICHE DEL MONTE CILA ne panoramica, spaziano sulle piana sottostante e controllano i passi e le vie di comunicazione, anche Data la finalità della presente Guida, scopo del presente attraverso il contatto con altri insediamenti. lavoro è la descrizione dei circuiti murari pressochè com- Sul Cila c’è uno dei più estesi insediamenti con tre pleti, leggibili e/o percorribili, così da stimolare i lettori semicircuiti murari pressoché completi. Per sinteti- alla visita di questi luoghi. cità editoriale, e in ossequio alle finalità indicate, si omette di trattare del breve tratto di struttura mu- Il monte Cila (AKILA) - che come gran parte del raria (circa 58 m.) a doppia cortina posto a quota Matese, riassume in acqua e pietra tutta la sua storia 260, di difficile lettura a causa degli smottamenti e - è parte rilevante della antica Allifae (o Alliba) san- degli interventi antropici, che forma un terrapieno nitica, una delle zone archeologiche più importanti tra gli 8 ed i 12 m. con altezza fino a quasi 5 m., qua- dell’Appennino meridionale, la cui città romana fu lificata da autorevoli studiosi come prima cinta. Pa- preceduta da un insediamento di epoca sannitica, rimenti non viene considerata, ai fini della presente massima espressione del quale sono le cinte mega- descrizione, come cinta muraria il breve tratto al di litiche del Cila. sotto della strada che conduce al Matese, a destra Come gran parte dei centri italici, anche Alife viene del punto di intersezione con i tubi della forzata romanizzata e di tale egemonia conserva resti di età ENEL, essendo superata l’identificazione con una repubblicana ed imperiale. Con la definitiva scon- terza cinta; secondo altri si tratterebbe della base di fitta dei Sanniti, la maggior parte della popolazione un tempio. La zona apicale sarà di seguito trattata. ridiscese a valle finché, in età sillana, con la dedu- Poiché formavano sbarramento verso l’altopiano e zione di una colonia, la città si dotò della cinta mu- la capitale Bojano, tali cinte fortificate costituivano raria ancora ben conservata, come di un anfiteatro il principale nucleo difensivo della Allifae pentra, e di un criptoportico. insieme alla fortezza satellite di Castello del Ma- Già dalla lontana valle del Volturno si staglia incon- tese, ove si rinvengono resti di murazioni ai piedi fondibile la sagoma del Cila, vero e proprio scrigno del castello e lungo la mulattiera che sale da Piedi- della civiltà pentra, che conserva, come pochissimi monte, con cui formano un blocco a testa di pon- altri luoghi del mondo italico, strutture megalitiche te per controllare e difendere il territorio. La co- estese per circa 7.000 metri. Nel tempo il Matese, munità dell’Allifae sannitica era costituita da genti vera sentinella, silente ed immobile, ha assistito al di lingua osca appartenenti alla tribù dei Pentri di passaggio dagli antri primordiali alle costruzioni, cui si possono ammirare, coi ritmi dell’antichità, dal recinto dei pastori al recinto sacro, dalle grotte le imponenti opere del V sec. a. C., in particolare al tempio, dalle coltivazioni degli uomini del neoli- la cinta doppia di circa 1.500 m che costituisce la tico al giardino-orto medievale col ciclico passag- prima linea di fortificazione. Tale circuito in opera gio dalle rupi alla città e viceversa, adempiendo ad poligonale - o meglio, megalitica per la tecnica uti- efficace ruolo difensivo, per la posizione strategica lizzata - si diparte dalla strada Madonnelle (verso tra la pianura campana ed il versante adriatico. Per il Torrente Rivo), punto ove anticamente partiva la il controllo del territorio vi furono erette fortifica- cinta doppia, per giungere al Vallone Paterno dal zioni con imponenti cinte murarie nei punti più ap- lato opposto del monte. Il percorso coincide con la

propriati allo scopo. Tali cinte, in eccellente posizio- strada vicinale Cila e, per una completa fruizione, Cila Le cinte megalitiche del Monte Guida turistica del Matese

Fig. 1 Fig. 2

Fig. 3 91 ] se ne consiglia la risalita dall’incrocio posto tra via sti ad incastro, senza legante, e con zeppe a riempire Madonna delle Grazie e Via Alto Cila. Un altro per- i vuoti interstiziali. Il calcare locale delle mura non corso ha inizio dalla sede del Parco Archeologico rende agevole una datazione diretta ma è probabile col teatro di nuova costruzione. che le cortine sannitiche, funzionali a sbarramento, Risalendo il monte, dopo un primo tratto con bloc- vedetta e camminamento militare, siano state erette chi di piccole dimensioni, si notano i megaliti che su altre più antiche. risaltano per proporzioni e imponenza, immersi ne- In una prima visita Amedeo Maiuri le datò tra il VII gli uliveti sui terrazzamenti recenti. Seguendo l’an- ed il V sec. a.C., periodo dei reperti provenienti da tico camminamento nella doppia cinta di mura, si necropoli alle pendici del monte, materiale conser- giunge quindi all’incrocio con la Via Vicinale Casi- vato al Museo Civico Raffaele Marrocco, la cui visita no Martini, punto di confluenza usato sin dall’anti- può fornire un completo inquadramento storico-ge- co per condurre genti e greggi ai pascoli posti più in ografico. Tuttavia, stante l’utilizzo intensivo durante il alto. La ricchezza di acque e le prime piste seguite periodo delle guerre sannitiche, è usuale datarle tra dagli animali alla ricerca di vegetazione e cibo, in IV-III sec. a.C. conseguenza dei mutamenti climatici dettati dalle Il Cila presenta una linea di fortificazione a quota glaciazioni, hanno permesso il passaggio di uomini variabile tra i 423 m. (41 21 46,4 N - 14 22 26,3 E) ed ed armenti; tali piste, trasformatesi in tratturi, han- i 516 m. al di sopra del vallone Paterno in un pun- no segnato il paesaggio perché funzionali all’acci- to a strapiombo che non necessitava di difesa alcu- dentato territorio appenninico. L’escursione sul na. Questo circuito è costituito da una sola cortina Cila, infatti, permette di viaggiare nel tempo attra- muraria, con una altezza di rado superiore ai 3 m. versando un insediamento che dalla grotta del pale- nei punti più alti ed è caratterizzato da tratti molto olitico è passato ai primi agricoltori del neolitico ed ben conservati. Nell’area apicale insistono strutture ai pastori che ancora oggi, in misura di gran lunga ampiamente costituite da mura di dimensioni più minore, lasciano le loro impronte sui nostri rilievi. contenute, stradine, vicoli ed ambienti, tali da aver La cinta doppia è stata riportata in evidenza dalle fatto pensare alla presenza di un’acropoli. Queste te- associazioni Cuore Sannita e Gu.pa.nà., attraverso stimonianze furono in passato identificate col locus un meticoloso lavoro di manutenzione del cammi- altus ac munitus, di cui parla Tito Livio, dal quale nel namento italico. Nel punto oggi maggiormente fru- 217 a.C. Fabio Massimo avrebbe controllato le mosse ibile, è possibile osservarne la cortina inferiore per di Annibale, accampato nella piana di Alife. circa 280 m. e quella superiore, in blocchi più mas- Al Cila è collegata un’area sacra. Le terrecotte archi- sicci ed in alcuni punti meglio lavorati, per oltre 118 tettoniche, il materiale votivo fittile e bronzeo (Zeus m. In tale punto (41 21 33 N/14 22 06E), centrale per e Corridore del Cila), la lastra tufacea scritta in osco chi osserva dal Volturno, le mura appaiono più im- e gli altri materiali provenienti dall’area indicano ponenti (h. 6,35 m.) non solo per necessità difensive la probabile presenza del più importante santua- ma anche a dimostrazione della potenza dei costrut- rio dell’area alifana, almeno dal V secolo a. C. Vista tori Pentri. Le cortine murarie sono costituite da dall’alto, la zona, per la peculiare disposizione delle blocchi calcarei cuneiformi, di dimensione variabile, tre cime, presenta una forma triangolare. Il panora- di cui il più grande supera i 2 m. per 0,90, grossola- ma, unitamente alla presenza dello specchio d’acqua namente levigati e dai contorni irregolari, sovrappo- del bacino ENEL, rende piacevolissima la visita. Guida turistica del Matese

Sul lato Nord del Cila, sopra Castello del Matese, in direzione della piana del Lago, corre una ulteriore linea di fortificazione quasi completa, costituita da un muraglione a cortina singola, sbarramento per chi proveniva da Bojano o comunque dall’altopia- no. Essa si sviluppa attorno ai 550 m. di quota, per una lunghezza di circa 1.000 m. con blocchi in vari punti di notevoli dimensioni (41 22 03,8 N/ 14 21 55,9 E) ed altezza sino ad oltre 3 m. Questo punto è raggiungibile seguendo il sentiero C.A.I. 149/15C che porta all’apicale (quota 667 s.l.m.), caratterizza- to da una vista mozzafiato. Si consiglia la visita an- che del sentiero 149/15 B. I due sentieri seguono in parte quelli più antichi che da valle e dalla terrazza a Nord conducevano al Cila collegando i semicircu- iti murari. Ai fini della comprensione della funzione di tali testimonianze archeologiche, è da considerare che Fig. 4 gli Italici non sempre usavano a monte dei sempli- ci accampamenti temporanei ma, come nel caso di Terravecchia di Sepino, anche grandi insediamenti stabili per comunità numerose o per la necessità di rimanervi a lungo. Data la struttura dei muraglio- ni che cingono il Cila, non sembra che questi sia- no stati costruiti da piccoli gruppi di transumanti; peraltro il sito era strategico perché controllava la valle e il passaggio verso Bojano, capitale della tribù Pentra. La conformazione megalitica trova, quindi, la propria ragion d’essere nelle esigenze di difesa e raccolta del bestiame, inducendo la popolazione a edificare recinti fortificati, spesso di grandi dimen- sioni, nell’ottica di un sistema di comunicazioni tra alture, nel periodo in cui non si era ancora passati a veri insediamenti urbanizzati. Alle cinte fortificate, infatti, corrispondeva a valle una distribuzione di nuclei abitativi con opportunità produttivo-com- merciali (vici); quindi fattorie, gruppi di abitazioni o capanne sparse, necropoli, collegamenti viari e Fig. 5 93 ] santuari, a cui erano legate agricoltura ed attività di difesa, legate ai grandi spazi fortificati descritti. artigianali, mentre la rimanente e maggior parte del Era questa la classica forma di insediamento vica- territorio era certamente destinata al pascolo ed alla no-paganico. silvicoltura. Pur non avendo una grande organizzazione sociale © CUORE SANNITA e vivendo perlopiù in gruppi di abitazioni o capan- Per approfondimenti e bibliografia: ne sparse, gli Italici solevano riunirsi per la celebra- www.cuoresannita.it, [email protected] zione di culti in occasione di feste e per le esigenze

Fig. 6 N A MO TE UOV A N M VI U T O

Piedimonte Matese SANTA MARIA OCCORREVOLE Guida Turistica 49

O 331 UT IALE M STRADA PROVINC E T

N

O

M

A

E V T

N O E

G U R N

O

A S I

A I V V V I A

O T N R U E O 36 P VA SE O IE 40 E C A M Z GN O L O RA ’A N L N G . D A E T E E R E DEL L TO T NA A M I A ON I E D V V U A MA P VI T E O L A R E N A E L G I A C VI IA V

I MA L 22 PIAZZA GIOVA RO PO NNI CASO A LU ZZ O IA RIC P DE TO FE E A RP IA A.S VI O V . CO LA SC PPO A TÀ I R V E IB PIAZZA L LA CAPPELLO EL DIOCESI D 3 LE ALIFE CAIAZZO IA V V IA CO N AR U M O V V IA SA N A M V O 9 IA N O N T U E T O T V M I 2 A U R M TO R 1 O E N F T I E

G VI M I A S U A I U LV T L O N O O D S ’A N A A C I Q E C U V IS N O T Z O N O E R

C T

N E

I I V P IA TRA V A S ZA V.II I IA TAR

V V

20 IA CH 21 VIA M AC

V IA L IA IM ROCEV A VIA C T

E

A

I

S

N

E

T

R

O

A

I

V

O V C I

S A

O S Q O B L U I L E E S N I T D R R N A R U D A E IS A V P M M R O I O A R V G D E P IN O N E C N L I O A N A L D N E E I A L C S I L I A V E V N IA N V IT IC A

O C PIZZONE 48 S VIA O

B

I

N

N

A V

V V I

O A I I

A T

G O

O R N

R E O L T L

D E E

N A

I S

V

I A 3. Fede tra Arte e Natura 95 ]

Nel terzo percorso sono descritti cini che arrivarono a Piedimonte A seguito delle soppressioni andò quei monumenti la cui dislocazio- nel 1577. Essi furono chiamati dalla dispersa sia la quadreria sia la bi- ne all’esterno dell’immediato cen- Duchessa Cassandra De Capua Ga- blioteca. Parte del ricco patrimonio tro urbano ne rende poco agevole etani, sorella del duca di Termoli, bibliografico confluì in seguito nel- il raggiungimento a piedi. Sono le che a sue spese fece innalzare la la Biblioteca Diocesana, così come stesse ragioni storiche della loro chiesa e il convento sul territorio probabilmente alcuni dipinti tutto- fondazione all’origine dell’ubica- detto “Petrara”. La prima pietra del- ra ivi conservati. zione periferica, un tempo rispon- la chiesa fu benedetta «dal vescovo La pianta della chiesa di San dente alla loro peculiarità di luogo alifano, monsignor Giambattista Francesco riprende una tipologia di fede e spiritualità. Santoro». diffusa tra le chiese dell’Ordine Il primo monumento che si in- Nel 1772, periodo della massima cappuccino: ad aula unica, cappel- contra e che desta una certa curio- espansione numerica della rifor- le laterali introdotte da archi a tut- sità nel visitatore per l’inaspettata ma cappuccina, P. Lucio da Napoli, to sesto e il coro in controfacciata, ubicazione è il Il CIMITERO DE- autore di una statistica sul numero a cui corrispondeva all’esterno un GLI SVIZZERI. Originariamente dei frati cappuccini presenti nei pronao, poi abbattuto per creare fu costruito all’interno del parco conventi napoletani, registrava in la facciata dell’edificio scolastico. Il delle manifatture Egg, una parte Piedimonte la presenza di 2 sacer- rigore che caratterizza l’architettura del quale corrisponde oggi all’at- doti e 2 laici. Nel 1809 risultavano cappuccina connota anche l’inter- tuale Villa comunale. Campeggia presenti 6 tra sacerdoti e chierici, no della chiesa (fig. 2), che si segnala nella piccola area la piramide (fig. 1) 2 laici. Con la prima soppressione per la sobrietà degli elementi deco- sotto la quale, nel 1843, vi fu sep- ottocentesca il convento, affidato al rativi. In tale purezza e essenzialità pellito G. Giacomo, che morì il 18 Comune nel 1813, conobbe diverse di forme risaltano alcuni ornamen- agosto in seguito ad un malessere destinazioni: inizialmente lanificio, ti, quali le due volute che fungono accusato mentre si era intrattenuto in seguito Gendarmeria Reale e poi da supporto alla balaustra lignea nella campagna piedimontese a di- “Burò di registratura”. I Cappuccini del coro e le rosette che scandi- segnare. Sono note, infatti, alcune vi tornarono nel 1820, prendendo- scono il cammino lungo l’aula, ele- suggestive vedute della Piedimonte ne possesso con una solenne pro- menti introdotti probabilmente tra dell’epoca di mano dell’imprendi- cessione. Furono costretti a lasciar- XVII e XVIII secolo. A quest’epo- tore. Oggi, inseguito all’espansio- lo nel 1866-67; ma nel 1881 padre ca, del resto, risalgono sia le opere ne in piano della Città, il Cimitero Feliciano fece riaprire il convento pittoriche sia quelle lignee, come la costiuisce una piccola cellula a se di Piedimonte che vide per l’ulti- balaustra che delimita il presbiterio, stante inserita nell’agglomerato ur- ma volta la presenza dei frati fino voltato a crociera. bano. al 1893. Questa lunga fase di transi- Nella prima cappella, la statua Salendo e immettendosi su via zione, dalla originaria destinazione rappresentante San Francesco (fig. G. Giuseppe D’Amore si raggiun- religiosa alla nuova rifunzionaliz- 3) dovrebbe essere coeva al resto ge Piazza S. Francesco che prende zazione “civile” del convento, ebbe dell’arredo ligneo, mantenendo il nome dalla CHIESA DI SAN sostanziale conclusione con l’istitu- quelle stesse caratteristiche di ri- FRANCESCO, parte del comples- zione, il 12 luglio 1888, della Regia gorosa sobrietà cromatica, che, so conventuale dei Padri Cappuc- Scuola pratica di Agricoltura. tuttavia, si carica in questa opera Piedimonte Matese Guida Turistica di un acceso patetismo. Questa esaltazione espressiva viene confe- rita dall’intaglio, che incide in pro- fondità il volto scavato del santo, e dalla componente pittorica. Questa tipologia artistica trova nuovo vigo- re a partire dal XVII sec. sulla spin- ta dell’esigenza di un’arte carica di forza persuasiva, richiesta avanzata dalla Chiesa controriformata. La seconda cappella accoglie il santo taumaturgo più caro alla de- vozione popolare, Sant’Antonio, rappresentato con il noto corredo iconografico del giglio, simbolo di purezza, e del Cristo Bambino se- duto sul Vangelo. L’opera appare di epoca più recente rispetto alle altre, sicuramente a sostituzione di quella un tempo presente. Una fonte otto- centesca, di cui si dirà, così decri- ve la statua di Sant’Antonio allora presente in chiesa: «Santo di legno, vestito coll’abito, e con diadema in testa di ramo cipro in argentato, e Bambino in catapista in braccia, guarnito egualmente al primo». Nella terza cappella un’ancona lignea simile a quella della prima cappella, conserva la tela raffigu- rante la Madonna con Bambino e San Felice da Cantalice di Nicola Malinconico (fig. 4). L’opera è firma- ta ma il mediocre stato di conserva- zione, e la difficoltà di interpretazio- ne degli esili segni, ha fatto cadere nell’oblio tale paternità, di cui in effetti non è stata data mai notizia. Sono, comunque, dati interni all’o- Fig. 1 97 ] pera che rendono manifesto tale volumi, per gli stacchi netti tra luci scomparto a sinistra è raffigurato accostamento. Ricorrono, infatti, in ed ombre. Questa esuberanza di or- San Bonaventura da Bagnoregio, in questo dipinto, che è inedito negli nato si accompagna ad una severità quello di destra San Ludovico da studi sul pittore, elementi stilistici coloristica, per la prevalenza della Tolosa. È ignoto l’autore delle tre comuni con altre opere di Nicola tonalità bruna del noce. tele che, da un punto di vista stili- Malinconico. Nella Madonna del La grande ancona a retablo set- stico, si mostra vicine a talune scel- Rosario di San Gregorio Armeno tecentesca, tipologia molto diffusa te proprie dell’ambito giordanesco ritorna la stessa tipologia del volto nelle chiese dell’Ordine, è articolata ma non in maniera esclusiva per e il movimento del Bambino che in tre scomparti, separati dalle se- una certa compostezza, un’armonia nel dipinto napoletano si protende micolonne scanalate che staccano di proporzioni e una composizione verso un santo domenicano; acco- e magnificano il riquadro centrale. semplificata ridotta solo ai protago- stabili tra i due dipinti, per le signi- L’artista, in questo gusto libero e na- nisti della scena. ficative assonanze, gli angioletti che turalistico dell’intaglio volumetrico, Nella sala del Fondo Antico della assistono alla sacra rappresentazio- inserisce cartigli, riccioli e elementi Biblioteca Diocesana S. Tommaso ne. Un dato stilistico presente in fogliacei, tra i quali affiorano putti, i d’Aquino è conservata una serie entrambe le pale è la presenza negli cui volti ricordano la fisionomia di di quadri che presentano delle af- sfondi di figure appena accenna- quelli di tradizione berniniana, resi finità con le tele qui presenti, tanto te e orlate di luce, scelta figurativa con un vigore espressivo vernaco- da far ritenere che la loro origina- desunta dal maestro Luca Gior- lare (fig. 6). Al centro dell’altare è il ria collocazione fosse proprio nel- dano. Il pittore si segnalò nell’arte ciborio-reliquiario. la chiesa cappuccina. Il loro arrivo del tempo per il tentativo riuscito In basso è presente la data 1693 e nella nuova destinazione sarebbe di unire la pennellata libera e lu- una firma, composta da due gruppi storicamente legato al periodo del- minosa e l’impasto ricco di colore, di tre lettere sovrapposte: “F B M F le soppressioni ottocentesche. Tale elementi desunti da Giordano, con A D” che andrebbero interpreta- ipotesi è stata confermata dalla scelte compositive ed iconografiche to «F[ra] B[ernardino] [da] M[assa] consultazione di una fonte preziosa: vicine al Solimena maturo. Il pit- F[ecit] A[nno] D[omini]». È noto l’«Inventario degl’arredi … al servi- tore riconduceva, in questo modo, agli studi Fra’ Bernardino da Mas- zio del Culto del Soppresso Moni- nell’alveo stilistico giordanesco le sa Lubrense, attestato a Nola nella stero de’ P.P. Cappuccini di Piedi- formule compositive ricorrenti ne- chiesa di Santa Croce. L’ancona monte, sotto il titolo di S. France- gli ambienti classicistici. conservata a Nola, successiva di sco», stilato il 12 Giugno 1811. Tale Uno dei pregi della chiesa di San alcuni decenni, presenta la stessa fonte documenta la presenza di tre Francesco è aver conservato note- struttura architettonica e decorati- altari a stucco lungo la parete destra voli testimonianze artistiche dell’in- va, ma con un linguaggio scultoreo dell’ingresso, recanti i seguenti di- taglio ligneo cappuccino. L’apice è che sembra preludiare a leggerezze pinti: «S. Felice da Cantaligio ... S. raggiunto nell’altare maggiore (fig. rocaille. Giuseppe da Leonessa … S. Fedele 5) che si inserisce pienamente nel- Ogni scomparto dell’altare mag- da Sigmarica». Il terzo dei tre dipin- la tradizione della scultura barocca giore accoglie un dipinto. Al centro ti è conservato proprio nelle sale napoletana per la ricchezza delle è collocata una Madonna col Bam- della Biblioteca Diocesana, men- forme metamorfiche, l’evidenza dei bino e san Francesco (fig. 7), nello tre gli altri due, come si dirà, sono Piedimonte Matese Guida Turistica tuttora al Museo Civico. La fonte fa rimodernare la cappella. Interna- sione il gruppo scultoreo (figg. 11- riferimento alle tre cappelle laterali, mente è conservata un’epigrafe che 11bis) che, secondo lo storico locale anche se al posto di quello con la ricorda appunto l’impegno nella Marrocco, fu fatto realizzare dall’ul- statua di San Francesco, menziona costruzione del nuovo tempio (fig. timo cappuccino del Convento di una Maddalena. L’inventario testi- 8). Per la struttura architettonica e San Francesco, fra Isidoro, che lì monia della presenza di numerosi per l’intitolazione alla Madonna, rimase fino al 1893. Come il dipinto altri dipinti in chiesa - tra i quali i l’edificio si connota come chiesa nell’abside, anche le due cappelle sei attualmente alla Diocesana che rurale. Questa tipologia di edifici ricavate nei muri della navata sono mostrano stringenti affinità con il sacri generalmente era a singola anticipate da una fitta decorazione dipinto del Malinconico – a testi- aula e quasi sempre aveva il tetto a in stucco di stampo settecentesco monianza della ricchezza del patri- doppio spiovente e copertura con con ornamenti vegetali. La prova di monio storico-artistico della chiesa coppi tradizionali; su uno dei muri un intervento di ammodernamento dei Padri Cappuccini, oggi depau- perimetrali veniva elevato un cam- avvenuto nel corso del XVIII sec. perato. panile ad unica luce. Questi piccoli è data dallo stemma inserito nella La parete di destra della chiesa è e semplici edifici di culto venivano pavimentazione accompagnato dal- contigua al chiostro interno a pianta eretti per consentire alle famiglie la data 1787. Sotto il pavimento vi quadrata, la cui corte è attualmente residenti che lì avevano anche il era la cripta adibita a cimitero che, adibita a esposizione permanente proprio lavoro, lontano dal centro in seguito al decreto di Ferdinando di antichi attrezzi da lavoro dell’Isti- urbano, la partecipazione al rito re- II che stabiliva la sepoltura fuori dal tuto Agrario. ligioso senza farli allontanare. centro abitato per il pericolo del co- La Piazza è punto di snodo per Suggestiva la posizione della lera, dal 1873 al 1841 divenne cimi- raggiungere altrettante località par- chiesa che guarda verso l’antico tero comunale. Oltre alla ricorrenza ticolarmente significative di Piedi- borgo di San Giovanni, con la sua del due luglio, la chiesa è aperta monte: lo Scorpeto, il Monte Muto, facciata semplice ma elegante. In- tutto il mese di maggio per il mese Sepicciano. ternamente presenta, dunque, una mariano. Poco dopo aver imboccato via sola navata con abside (fig. 9). Qui Da qui si può raggiungere a piedi Monte Muto, sulla sinistra, un’erta è collocato il dipinto raffigurante il Santuario di S. Maria Occorrevo- salita conduce al piccolo borgo che la Visita a Sant’Elisabetta che va le, percorrendo un lungo tratto del- si svela improvvisamente con la so- datato al pieno Settecento. Nell’in- la strada asfaltata, oppure, ritornare lenne immagine della CHIESA DI contro tra le due sante donne è evi- sulla via Monte Muto e salire con S. MARIA DI COSTANTINOPO- dente il ricorso ai motivi tipici della l’automobile. LI, meglio nota come chiesa dello pittura tardobarocca di tradizione La realizzazione della Via Monte Scorpeto. napoletana: leggerezza, pennellate Muto ha reso più agevole e veloce il Le sue origini risalirebbero alla sciolte e larghe, linee compositive raggiungimento del SANTUARIO fine del XVI sec. quando fu realiz- ampie (fig. 10). La presenza di que- (fig. 12). Il percorso tradizionale per zata una cappella rurale dedicata a sto soggetto nella chiesa è legato arrivarci, invece, parte dalla piazzet- S. Maria di Costantinopoli. Nel 1626 alla celebrazione della Visitazione, ta di San Sebastiano (come già visto fu fondata la Confraternita sotto che avviene il due luglio. In questa nel primo percorso). Da qui comin- tale intitolazione che si adoperò per occasione viene condotto in proces- cia l’antica mulattiera che conduce 99 ]

Fig. 2 Fig. 3

Fig. 4 Fig. 6 Piedimonte Matese Guida Turistica

Fig. 5 Fig. 7 al convento francescano, realizzata rio. L’ultima cappella introduce al pletamente spoglia. verso la fine del XVII sec. grazie al pianoro dominato dalla imponen- Secondo un’antica leggenda il contributo offerto dalla confrater- te presenza della torre campanaria Santuario sorgerebbe laddove, nel- nita di S. Maria Occorevole e del (fig. 13), edificata fino al primo arco la Quaresima del 1436, un pastore popolo di Piedimonte. Lungo il a spese del duca Francesco Gaetani trovò una sua pecora smarrita da- sentiero si scorgono ancora i resti di Laurenzana all’inizio del XVIII vanti ad una raffigurazione della delle sei cappelle fatte costruire ad secolo e terminato dal figlio Giu- Madonna su un muro. La figura fu ogni tornante. Qui sostavano, per la seppe Antonio nel 1753 con una chiamata S. Maria Occorrevole per recita del Rosario, i fedeli che si re- cupola maiolicata che, distrutta da il gesto a braccia aperte, protese ad cavano in pellegrinaggio al Santua- un fulmine, oggi si presenta com- accogliere i fedeli. 101 ]

Al Convento si accede mediante un’ampia scalinata che si conclude in alto con un affresco raffigurante la Madonna incoronata da Angeli (fig. 14). L’affresco, di autore ignoto, fu eseguito probabilmente verso la fine del XVI secolo. Presenta nella parte bassa i membri della “Confra- ternita di santa Maria Occorrevole”: a sinistra gli uomini che indossano un cappuccio, a destra le donne che forse avevano l’obbligo del solo velo. La Confraternita ebbe la ge- stione del luogo fino al 1611 quan- do, su istanza probabilmente della casa feudale, passò ai Servi di Maria che in seguito, per vicende storiche non favorevoli, abbandonarono il luogo. Sul lato destro della stessa scali- nata è presente il portone di acces- Fig. 8 so al convento, ovvero al corpo di fabbrica corrispondente al primo piccolo piazzale dove trova posto la Al centro, nella parte inferiore del nucleo conventuale, costruito tra il fontana con la statua bronzea raf- ciclo, sta l’immagine di Santa Ma- 1436, l’anno della scoperta dell’af- figurante S. Pasquale Baylon, del ria Occorrevole (fig. 16), raffigurata fresco ed il 1487, data a cui risale il 1662. Presenta una semplice fac- secondo l’iconografia della Vergine Breve di Innocenzo VIII, da cui si ciata a salienti con un portale sor- orante, la madre che prega e che evince che su istanza di Onorato montato da un’edicola contenente intercede per i figli con le braccia Gaetani e dell’Università, quest’ul- un piccolo affresco rappresentante protese ad accoglierli, facendo da tima tramite la Confraternita che Santa Maria Occorrevole. L’inter- mediatrice tra il cielo e la terra, gra- intanto si era istituita, fu creato un no basilicale a tre navate divise da zie alla misericordia concessa agli governo che utilizzava dei sacerdoti pilastri quadrangolari con archi uomini dal grande sacrificio del secolari per amministrare il luogo. leggermente acuti, presenta nel ca- figlio. Intorno, in finte cornici mo- Dunque, il nucleo quattrocentesco tino absidale una serie di affreschi. saicate, ci sono altri otto santi: da è relativo al lungo corridoio che si Questi per il loro carattere stilistico, sinistra San Filippo, Santa Elena, sviluppa a destra dell’effigie e alla sono tra le opere più significative la Madonna del Latte, Santa Ca- chiesa che ha inglobato l’abside af- del Quattrocento campano, ricon- terina d’Alessandria, Santa Maria frescata preesistente. ducibili al pittore Ferrante Maglio- Maddalena, la Madonna del Giglio, La chiesa (fig. 15) si affaccia sul ne o comunque alla sua cerchia. San Giacomo Minore e la Madon- Piedimonte Matese Guida Turistica na del Melograno. In alto, in corri- furono eliminate con il restauro a ricordo dell’accaduto. Altre cap- spondenza con la Vergine Orante, è del 1934 che riportò l’ambiente alla pelle sono sparse nel bosco, tutte raffigurato Cristo Pantocrator nella semplicità originaria. facilmente raggiungibili a piedi at- mandorla sostenuta da tre angeli in Sul lato destro della chiesa si tro- traverso sentieri. volo per lato (fig. 17). va la parte del convento più recente, Prima di avviare i lavori di costru- Nell’unica nicchia della navata di edificata dagli Alcantarini, i quali, zione dell’eremo, i frati non sapeva- destra è collocata la scultura che tra il 1674 fino al 1680, vollero rea- no che quel luogo era denominato raffigura San Giovan Giuseppe del- lizzare una nuova struttura di rico- Monte Muto. Dopo averne avuto la Croce. Nelle nicchie della navata vero più umile e severa, giudicando conoscenza, dovettero sentire che di sinistra si trovano, entrando, la la precedente non confacente allo si trattava di un segno divino aver- recente statua del Beato Modestino, spirito di semplicità e povertà carat- lo scelto come posto dove praticare San Francesco d’Assisi e San Pa- terizzante la Regola francescana. il silenzio. Fu allora costruito un squale Baylon. Queste ultime due Anche la costruzione dell’ere- piccolo convento con una piccola e quella di San Giovan Giuseppe mo della Solitudine, cui si accede chiesa dedicata a S. Maria degli An- sono state eseguite probabilmente passando attraverso il cancello po- geli che fu consacrata dal Vescovo dopo la seconda metà del Sette- sto all’estremità destra del piazzale di Alife, Giuseppe Lazzara, il 2 ago- cento. Presentano, infatti, i caratteri (fig. 18), è dovuta agli alcantarini. sto 1679. tipici della statuaria lignea di ambi- Esso fu costruito nei pressi di una Un ruolo fondamentale per la to napoletano, rintracciabili nelle cappella dedicata a S. Michele Ar- costruzione lo ebbero il ministro forme plasticamente definite, e nei cangelo, edificata laddove si era provinciale alcantarino, padre Gio- motivi di eleganza e sinuosità delle verificato un fatto miracoloso: in vanni di santa Maria, ed il cardinale linee dei panneggi larghi e mossi. quel luogo sgorgava dell’acqua che protettore Francesco Barberini, ol- Secondo quanto riferisce p. Anto- un giorno fu bevuta da una donna tre allo stesso san Giovan Giuseppe nio Chiacchio, definitore provincia- indemoniata venendo immediata- della Croce. Il modello dell’eremo le, nella pubblicazione fatta in oc- mente liberata da quella presenza fu il ritiro del Pedroso che san Pie- casione del quinto centenario della negativa. È per questa ragione che tro d’Alcantara edificò nell’Estre- scoperta degli affreschi dell’abside la cappella fu intitolata a S. Michele madura in Spagna. All’interno della (1936), al soffitto a capriate lignee Arcangelo, trionfatore sul demonio. chiesa si conservano dei manufatti nel XVIII sec. fu applicata una tela Sul viale d’accesso, subito dopo il lignei databili alla prima metà del «decorata dal medesimo artista conventino, vi è la cappella che ri- Settecento, eseguiti probabilmente decoratore delle sale dei duchi di corda il miracolo del “sasso”. Qui da artigiani locali; le fonti storiche Laurenzana, di stile barocco, [...]. San Giovan Giuseppe della Croce riportano la notizia che le sculture Infatti le fughe di colonne che era- era in preghiera, quando si stac- in ceroplastica contenenti le reli- no dipinte si conformavano a quelle cò un enorme masso dal pendio quie di San Petronio e di San Vin- delle sale del grande palazzo ducale roccioso e fu salvato da una forza cenzo furono donate dal sovrano di Piedimonte». Questa tela, come soprannaturale; sulla roccia, che re- Carlo III agli alcantarini. Ciò sem- le altre decorazione barocche che stò come sospesa, fu costruita una bra confermato dal livello stilistico erano state eseguite per adeguare cappella che conserva al suo inter- elevato, caratterizzato dall’accu- l’edificio sacro allo stile corrente, no un originale dipinto su ardesia ratezza nella resa formale e delle 103 ]

Fig. 9 Fig. 10

Fig. 11 Fig. 11bis Piedimonte Matese Guida Turistica

Fig. 12

Fig. 13 Fig. 14 Fig. 18 105 ] espressioni languide dei volti. A sinistra sull’altare è visibile la Madonna della Purità (fig. 19) co- pia dell’originale che si trova in una cappella del noviziato. Il cul- to e l’iconografia della Madonna della Purità deriva dalla chiesa di san Paolo Maggiore a Napoli, dove si conserva il prototipo del pittore manierista spagnolo Luis de Mora- les. Da lì si irradiò, poi, in tutto il Regno, a partire dalla fine del XVI sec. Lo storico D. Marrocco riferi- sce come autore del tondo un certo Nicola de Fario, datandolo al 1762. Da ricerche effettuate non risulta alcuna notizia che riporti l’esistenza di tale artista. È attestata la presen- za a Napoli di un pittore Nicola de Fazio “regolatore” anche di presepi, Fig. 15 ma anche in questo caso non esi- ste documentazione che permetta il Il percorso si conclude con una stinguevano per cultura e prestigio confronto e il relativo accertamento visita alla Biblioteca antica (fig. 20) dotò nel tempo la biblioteca di testi che si tratti della stessa persona. anch’essa nata con l’arrivo della di varia tematica e di notevole va- Il luogo risulta al visitatore par- comunità alcantarina, ricevendo ri- lore. Nel convento della Solitudine, ticolarmente suggestivo oltre che conoscimento ufficiale dalla Santa da parte di frate Gaspare Munoz de per lo spirito meditativo e di ascesi Sede nel 1679. Nello stesso anno, Valeria, fu tradotta l’opera La misti- che infonde, anche per la bellezza presso il convento fu creata una ca città di Dio della Suora spagnola del paesaggio: grazie ad un fenome- Scuola di Spiritualità che ebbe un Maria de Agreda, che fu in seguito no di inversione termica, favorito riconoscimento ufficiale con la Bol- proibito dall’Inquisizione. Oltre dall’esposizione di questo versante la Esponi Nobis di Innocenzo XI. al fondo del Convento di S. Maria del monte che guarda verso il mas- Localizzata al piano superiore del Occorrevole, dunque, vi è un se- siccio del Matese, in basso, ad un’al- convento seicentesco, la biblioteca condo fondo di spiritualità e asce- tezza di poco superiore ai 600 m. si antica conserva ancora la scaffa- tica costituito di oltre cinquecento trovano faggi secolari, mentre più latura in legno originaria. In essa volumi (seicentine, e settecentine), in alto oltre il conventino, il bosco furono raccolti testi di ascetica e proveniente dal conventino della è dominato da splendidi esemplari teologia spirituale secondo quanto Solitudine. di leccio, presenza tipica della mac- prevedeva la rigida regola france- Negli anni ottanta la comunità chia mediterranea. scana. La presenza di frati che si di- conventuale, dopo un periodo di Piedimonte Matese Guida Turistica decadimento, ha avuto un nuovo impulso con la riapertura del no- viziato. Da allora la Biblioteca si è arricchita di nuove opere (diziona- ri, enciclopedie, collane teologiche, opere di dottrina sociale, periodici) ed è attivamente curata dai frati re- sponsabili. Ritornando su Piazza S. France- sco e imboccando Via Pietro Nenni, si raggiunge la borgata di Sepiccia- no, dove è la Chiesa di San Marcel- lo e San Michele Arcangelo (fig. 21). Precedentemente a questa, nella stessa località e precisamente dove ora si trova il salone parrocchiale, sorgeva la chiesa dedicata a San Pietro, come luogo di aggregazione dei fedeli del posto. Probabilmente si tratta della stessa chiesa che Sve- va Sanseverino fece erigere nuova- mente dopo l’abbattimento del pic- colo sacello di S. Pietro, posto nel luogo dove la nobildonna volle far costruire il complesso monumenta- le di S. Tommaso d’Aquino. Nel 1696 i residenti chiesero di Fig. 17 farla divenire parrocchia perché rocchiale. La cappella fu voluta da che, se avesse costruito una chiesa alcuni defunti non avevano potuto Clemente Onoretelli (1669-1729) in in suo onore, il patto sarebbe sta- ricevere i Sacramenti a causa del onore di San Michele Arcangelo. to annullato e sarebbe diventato il tragitto isolato e poco sicuro che i Secondo una leggenda di famiglia, suo protettore e di tutta la famiglia. parroci della parrocchia di Santa il marchese, ossessionato dal vizio Don Clemente fece, allora, costrui- Maria Maggiore, da cui dipendeva del gioco d’azzardo, aveva fatto un re la cappella sul versante opposto la chiesa di Sepicciano, dovevano patto col diavolo in modo che non al suo palazzo, con la facciata orien- percorrere per arrivarvi. Successi- potesse mai perdere. Tuttavia, que- ta verso di esso. Essa fu semidi- vamente, essendo divenuta angusta sto patto lo aveva reso ansioso e agi- strutta dal bombardamento del 15 e decadente si decise di utilizzare tato tanto da non riuscire a dormi- ottobre 1943, di conseguenza la co- la cappella gentilizia della famiglia re, così una notte, gli apparve San pertura e il registro superiore della Onoratelli come nuova sede par- Michele Arcangelo assicurandogli facciata sono stati rifatti rispettando 107 ] l’impianto originario. Sul piano sti- listico, la facciata, seppur realizzata nella seconda meta del Settecento, appare legata a quella cultura che nella prima metà del XVIII sec., incrociò le esperienze declinan- ti del tardo barocco romano, con quelle di provenienza meridionale e soprattutto napoletana. L’archi- tetto, forse memore dell’esempio dell’altare Filomarino realizzato da F. Borromini, protagonista del ba- rocco romano insieme a G. L. Ber- nini, mette in opera una comples- sa macchina sviluppata nelle linee spezzate che guidano le strutture nel gioco del concavo-convesso. Caratteristico il timpano a pagoda costituito da archi inflessi uniti ver- Fig. 19 so l’alto. L’interno è a navata unica con abside (fig. 22) in cui trova po- sto il dipinto raffigurante San Mi- chele Arcangelo (fig. 23). Il Santo è presentato frontalmente nel pieno della maestà e della fierezza di chi è consapevole della prodezza che ha compiuto. I dati stilistici portano a considerare l’opera coeva alla cap- pella omonima, così come lo è l’ele- gante decorazione in stucco che si dispiega lungo le pareti dell’unica navata. Sei nicchie a mezza altezza custodiscono altrettante sculture, tra cui di particolare pregio è il si- mulacro ligneo del XVIII sec. raffi- gurante San Bartolomeo, di recente restaurato (fig. 24). Il culto del santo è legato probabilmente al fatto che è indicato come protettore dei ma- Fig. 20 Piedimonte Matese Guida Turistica cellai ed è di conseguenza associato si pensò di realizzarvi una chiesa al bestiame e al relativo allevamen- sotto lo stesso titolo, conservando to. Nella borgata di Sepicciano, non l’edicola, tutt’ora esistente. L’ope- a caso, in occasione della festività in ra di costruzione fu avviata con il onore del Santo, che ancora oggi contributo dei fedeli, ma si protras- si celebra la seconda domenica di se per lungo tempo restando allo settembre, aveva luogo la fiera del stato rustico. Non essendo ancora bestiame nota come “fiera della stata consacrata, durante la Secon- starza”. da Guerra mondiale, il comando Nel lontano dalla chiesa, tra i vi- militare americano la utilizzò quale coletti, appena si scorge il settecen- deposito per le munizioni. Diversi tesco Palazzo Onoratelli (fig. 25), fatti negativi, tra cui il terremoto del incassato e arretrato rispetto agli 1980, avevano danneggiato grave- edifici adiacenti. Una volta scoperto mente la struttura della chiesa, mai si rimane meravigliati di fronte alla veramente completata. Per interes- particolarità della facciata ricca di samento degli agricoltori residenti stucchi con volute, maschere e fregi e dei proprietari di terreni adiacenti che decorano anche l’arioso porti- la chiesa, nel 1992 cominciarono i co. Sull’ingresso principale cam- lavori di ristrutturazione e due anni peggia lo stemma di famiglia, sem- dopo fu consacrata. Fig. 21 pre realizzato in stucco, che sembra essere esposto alla pubblica visione da due putti in posizione fronta- le (fig. 26). A Clemente Onoratelli, proprietario della dimora, come già detto, si deve la realizzazione nel 1740 della cappella di San Michele Arcangelo. In campagna, al limite del confi- ne parrocchiale di Sepicciano, sor- ge la piccola Chiesa della Madon- na di Loreto (fig. 27). Fu edificata laddove, in un tempo non definito, apparve l’effige della Madonna di Loreto a due giovinetti della fami- glia Dell’Ungaro, proprietaria del fondo. Lì fu costruita inizialmente un’edicola a ricordo del miraco- loso evento. Agli inizi del XX sec. Fig. 22 109 ]

Fig. 24 Fig. 26

Fig. 25 Fig. 27 Piedimonte Matese Guida Turistica

by the remarkable historical and side in the monastery were in fact TRANSLATION artistic evidence scattered through- the Duchess’ two daughters. The out the local territory and whose church, which we see today after The town of Piedimonte Matese visit will unveil true treasures. the changes made in the ‘30s of (once Piedimonte d’Alife) in the the nineteenth century, is central , is situated to The Church of the Royal Arch- plan in the form of a Greek cross; the north of , in the inland confraternity of Our Lady of Car- in the left wing we find the altar- area of the Campania region. Given men, known also as the CHURCH piece depicting the Madonna in its particular geographical position OF THE CELESTINES, was built Gloria with St. and St. Ben- at the foot of Mount Cila and on in the 17th century with an an- edict, produced in 1674 by the Si- the southern slopes of the Matese nexed convent. The façade is sim- cilian painter Michele Ragolia and mountain range which is part of the ple and linear and is livened up commissioned by the monastery’s Samnite Apenines, it is the starting by the relief in stucco on the por- founder. Of special interest are the point for naturalistic excursions tal depicting the of Mount gilded wooden gratings from which to discover numerous animal and Carmelo; the interior is central the nuns listened to . Beneath plant species. plan with a high tambour. Among the one at the main altar we find Piedimonte Matese is the most the objects which have survived the tondo in a gilded frame with the densely populated centre of the the tragic events which have taken seventeenth century representation Alto Casertano area, true district place over the centuries is the 17th of the Madonna of Purity. capital into which the residents of century half-length figure reliquary the nearby towns flow as it is the bust of St. Angelus Martyr, and the The CONVENT and the location of schools of every kind, painting depicting the Deposi- CHURCH of ST. THOMAS AQUI- of public offices and of numerous tion from the Cross, set in a stucco NAS were built at the end of the businesses which testify the cul- frame with typical 16th century 14th century for want of Sveva tural vivacity of the ‘matesina’ town. decoration of floral “ramages” and Sanseverino, St.’s Archeological finds and the re- little angels. The convent, after the great niece. It rose on the site on mains of the Megalithic walls testify suppressions of the religious orders which in the 6th century A.D. a Ro- the presence of humans in the area by Murat, was given to the Munici- man temple was transformed into from the Neolithic age and above pality in 1813 and became the seat the Church of St. Peter. Over the all in the Samnite period. With the of the Magistrates’ court. In 1863 17th-18th centuries changes were definitive defeat of the Samnites, it was occupied as a prison for the made in the Baroque style to the Alife became a Roman municipium detention of bandits. It is currently original Gothic decor. The Church and today still preserves imposing the temporary seat of the “N. Ven- has a single nave with side chap- remains of a glorious past. triglia” Comprehensive School. els on the left-hand side and al- Over the centuries, the progres- tars placed against the walls on the sive decline of Alife counterbal- The CHURCH OF ST. BEN- right-hand side. In the first chapel anced the growth of Piedimonte EDICT, with the annexed monas- we find frescoes believed to be by which over time reached a position tery, was commissioned in 1646 by Belisario Corenzio and a painting of preeminence in comparison to the Duchess Porzia Carafa Gaetani. depicting St. Peter from Verona the other centres, as demonstrated It is believed that the first to re- dated 1552 and signed by Battista 111 ]

Aretino. The artist, for whom there the Vallata quarter, was constructed Gennaro D’Amore dated 1763 is is no certain information, appears on a building of the Romanesque strong. The apse is decorated with akin to the painting style of the period. The façade is in the late frescoes with scenes of the Life of Florentine artist Giorgio Vasari. The sixteenth century style based on a Mary, believed to be by the painter Chapel of the Holy Rosary, com- very widespread typology of Nea- from Piedimonte Antonio Cipullo, missioned by Agnesella Gaetani in politan religious architecture of the active during the eighteenth cen- 1444, preserves an important series same period. Both on the façade tury. Nicola Maria Rossi is the artist of frescoes which have been at- and internally, a refined rocaille of the magnificent painting of the tributed to Giuseppe Cesari, better decoration in stucco was placed on Wedding at Cana. known as the “Cavalier d’Arpino” top of the late Mannerist structure. (the painter whose workshop Cara- Along the side aisles we find altars Work to build the PONTIFICAL vaggio worked in upon his arrival in placed against the walls which are BASILICA OF MARY MA- ). The painting with the Birth dominated by carved and gilded JOR began in 1725 and continued of the Madonna, by the Neapolitan wood ancones, which trace the until the middle of the 19th century. artist Fabrizio Santafede, is an ex- Spanish model of the retablo. The In 1935 the vault was restructured ample of late sixteenth-early seven- central nave vault is decorated and Gaetano Bocchetti was com- teenth century painting following with frescoes by Gaetano Boc- missioned to produce the series rules established by the Counter- chetti (1937-45). The stucco deco- of frescoes concerning the patron Reformation. On the opposite wall ration in Rococo style, dating back saint of Piedimonte, St. Marcelino, there is a sequence of three works to around the first half of the 18th and the Assumption of the Virgin of art on wood of exquisite work- century culminates with the rep- in the apsidal area. The Basilica manship: the Invention of the True resentation of the Annunciation presents itself as a true museum Cross, episode of St. Helen’s Hagi- on the arch which dominates the of religious art as it houses works ographic story, believed to be by presbytery. The religious subject is which are older than its founding Michiel Coxie, the Trinity, believed represented as if it were a theatre and transported here from other to be by Belisario Corenzio or scene, below a curtain which is held places of worship. This is the case Leonardo Castellano, and the Cir- open by angels. The church houses with the five Renaissance panels, cumcision by Cesare Smet. Along valuable paintings. Among these dating back between the fifteenth this wall there is also an eighteenth- the following, above all, should be and sixteenth century, from the century painting of St. Vincent Fer- noted: the Madonna in glory with Church of St. John. Three are by rer. The main eighteenth-century St. Francis and St. Roch by the an artist born in Caiazzo, Stefano marble altar frontal bears the image Tuscan painter Alessandro Alberti, Sparano, who became very well of the saint, founder of the order. In the Last supper believed to be by known in Naples in the first dec- the presbytery area of the church Luigi Rodriguez, the St. by ades of the sixteenth century: the there are antique wooden choir Andrea D’Aste, the paintings by Madonna with Child, St. James pews with fifteenth century style the Tuscan Giovanni Balducci and Major and St. Margaret, the An- carvings. the Adoration of the shepherds nunciation and the Madonna with by Girolamo Imparato dated 1605. Child, St. Anthony the Abbot and THE SHRINE OF AVE GRA- The citizens’ devotion to the statue St. . The other TIA PLENA, which is located in of the by two are the Madonna with Child Piedimonte Matese Guida Turistica encircled within a frame of clouds ternity built the CHURCH OF ST. reveals strong similarities with figu- and one of the most important ROCH. The Confraternity guaran- rative examples of the Umbrian and works of art that can be admired teed a decent burial for those that Marche regions. today in Piedimonte: the polittico died «abandoned and poor». The The CHURCH OF ST. FRAN- with the Enthroned Madonna and single-naved interior has two altars CIS was part of the convent com- Child among , once placed on each side and houses paintings plex of the Capuchin Fathers which in a lavish wooden frame. Christ, of St. , St. Nicho- came to Piedimonte in 1577. In the depicted as a child in an act which las of Bari and the Virgin and the first chapel, the drawn face of the would seem to evoke filial intimacy, souls of Purgatory and the statues statue of St. Francis is truly piti- in fact alludes to his death, just as of the Madonna of the Assumption able, conforming to the requests the saints depicted evoke it. Inside and of St. Roch. Next to the Church of the Counter-Reformed Church a lavishly decorated tall dossal, we of St. Roch we find the CHAPEL for works of art full of persuasive find the silver bust of St Marcelino, OF OUR LADY OF SORROWS power. In the third chapel there is while to the side there is a painting in which two important sculptures an innovative painting by Nicola of the Martyrdom of St. Marceli- are kept: the Crucifixion and the Malinconico: Madonna with Child no, of the Giordano school. In the Deposition of Christ, both dating and St. Felix of Cantalice. The church there are many other im- back to the 17th century. eighteenth century painter com- portant works of art: the Baptism bined stylistic choices inspired by of Christ, the Lamentation over the The series of frescoes of the Luca Giordano with iconographies dead Christ, which is based on the CHURCH OF ST. BLAISE rep- similar to those of Francesco Soli- Pietà Annibale Carracci, the Three resents an example of late-Gothic mena. The high altar is an exquisite Theological Virtues a work of art culture, widespread also in Piedi- example of Capuchin carved wood, which is similar in style to the ex- monte in the fifteenth century. Its a work of art by a of the Or- amples by Francesco De Mura. construction is probably tied to the der: Friar Bernardino of Massa Lu- presence in Piedimonte of a guild brense who crafted it in 1693. The In the Vallata quarter, near the of artisans dedicated to the produc- altar frames a Madonna with Child Church of St. tion of wool fabric. The building and St. Francis and paintings of (possibly built in the 18th century), with a single nave is divided into two St. and St. Ludwig of we find PALAZZO TRUTTA, dat- aisles with cross vaults and is en- Toulouse. ing back to the 18th century and tirely decorated with frescoes. Four In what was once the convent, decorated with frescoes of mytho- themes open out onto the walls: the on the 12th of July 1888 the Royal logical subjects and ornamental dé- Stories of Christ’s Childhood, the School of Agriculture was estab- cor in archeological style. The his- Stories of the life of St. Blaise; the lished and this use has been main- torian Gianfrancesco Trutta, author Annunciation on the back wall of tained to the present day. of the History Dissertations of the the altar and the Stories of the Old Antiquities of Alife, lived here. Testament. The series is completed Passed the Dominican complex by figures and floral decoration, of St. Thomas Aquinas, heading to- In 1528 at the entrance to via Pe- representations of Virtue, Saints, wards the Spring, we encounter the trara, today via Alfonso Costantini, Prophets, Apostles and Scholars of CHURCH OF THE HOLY SAV- the St. Mary Occorrevole Confra- the Church. The pictorial language IOUR. The building was construct- 113 ] ed following the plans by Cosimo Paul, the portico with double ramp is single naved and features the Fanzago, one of the most important staircase which leads to the Cortile chapels of St. and representatives of Baroque archi- delle Aquile (Eagles Courtyard) and the altar of St. Lazarus. The apse tecture in the south. Fanzago’s ar- the second entrance portal to the preserves the original Gothic struc- chitectural language can be found courtyard itself. In the 18th cen- ture with ogival cross vault and is in the choice of the central plan de- tury a further building campaign preceded by an acute arch. The sign and in the harmonic propor- was promoted by Nicolò Gaetani works of art transferred to the Basil- tions. The inside is characterized and his wife Aurora Sanseverino ica of Saint Mary Major come from by a simple and light stucco deco- to transform the palace into the this church and the wooden statue ration; the font of mixed marble current layout of a noble dwelling of the Virgin of the Holy Consola- placed against the wall is truly Ba- “Neapolitan style”. The towers were tion, dating back to between the roque. The floor in majolica is orig- incorporated into the second floor, fourteenth and fifteenth century inal and bears an emblem which the great ballroom was fitted out to but greatly transformed during the refers to the mother superior who receive the representatives of the course of the 18th century. Recently commissioned the work of art. The cultural elite of the Kingdom’s cap- restored it has regained its original façade develops on three levels, the ital; the ancient mullioned windows appearance, restoring the iconogra- last of which enshrouds the turret, were modified into balconies. On phy of the Virgin of Childbirth. The a sort of belvedere. In the church the inside the walls were adorned statue is an example of the ability to the lost wooden image of the Ma- with paintings and stuccoes, the bring together the rigid composi- donna of the Snow is venerated, a ceilings with scenographic rocaille tion schemes of Romanesque ori- medieval sculpture which accord- decoration which frame mythologi- gin and the linear solutions of the ing to tradition was the protagonist cal scenes. The palace received the Gothic style. of prodigious events. most important representatives of literary and musical culture. At- The CHURCH OF THE SCOR- According to different recon- tached to the building was, in fact, PETO, from the place name of the structions, the first nucleus of the the theatre which was accessed di- site on which it stands, and named current PALAZZO DUCALE dates rectly from the inside of the build- after St. Mary of Constantinople, is back to around the year 1000, on ing. located in an enchanting position the site on which it seems a Nor- which looks towards the old hamlet man fortress was located. Between The CHURCH OF ST. JOHN of San Giovanni. Built at the end of the 14th and 15th century it under- THE BAPTIST stands on the high- the 16th century as a rural chapel, went a first transformation of which est point of the city known as Capo it was modernised in 1626 by the a trace remains on the portal in Du- la Terra. The eighteenth century Confraternity named after the Vir- razzo-Catalan style and in the mul- historian Trutta believes that the gin of Constantinople. The archi- lioned window which is still intact construction is of the 6th century, tectural structure characterises it in the part of the façade of Palazzo coeval with the ancient church of as a rural church, a type of church de Forma, adjacent to the ducal Saint Mary, located near the Palazzo built for those families living in ru- dwelling. Further transformations Ducale. The façade features the bell ral areas, far from the urban centre. date back to the 16th century, with tower, placed in the centre and level The inside, single naved with the prior’s quarters known as St. with the main entrance. The inside apse, houses the painting depict- Piedimonte Matese Guida Turistica ing the Visit to St. Elizabeth which tion is the sculpture of St. Louis ter the small convent, we find the dates back to the middle of the Gonzaga, created in 1909 by the chapel that commemorates the eighteenth century and hangs in a Neapolitan Gennaro Cerrone. miracle of the “rock”. Here St. John stucco frame which follows its up- THE SHRINE OF SAINT MARY Joseph of the Cross was praying per contour. The two chapels built OCCORREVOLE can be reached when an enormous mass of rock in the walls of the nave are pre- both along the vehicle accessible broke away from the rocky hill side ceded by a rich stucco decoration road and along the old mule track and was saved by a supernatural of the sixteenth century type with which begins in the small square force; on the rock, which remained plant motifs. Below the floor was of St. Sebastian. Along the path the as if suspended, a chapel was built. the crypt which was used as a cem- remains of the six chapels, where On the site named Mount Muto, the etery: following the decree issued the devotees who made the pil- chose to build a small con- by Ferdinand II which established grimage to the shrine stopped to vent with cloister in which to prac- that burials were to take place out- recite the Rosary, can still be seen. tice silence. The annexed church, side urban centres due to the risk The bell tower was built in the dedicated to St. Mary of the Angels, of cholera, from 1873 to 1841 it be- 18th century at the expense of the was consecrated by the Bishop of came a municipal cemetery. Dukes Gaetani di Laurenzana. Ac- Alife, Giuseppe Lazzara, on the 2nd cording to an ancient legend the of August 1679. Inside the church In the Vallata neighbourhood Shrine is said to stand where, dur- there are wooden artifacts dating stands the CHURCH OF ST. ing Lent of 1436, a shepherd found back to around the first half of the PHILIP, founded in 1661 by devo- one of his sheep in front of an im- eighteenth century and sculptures tees of the saint. In 1755 the statue age of the Madonna. The image was in ceroplastic, containing the rel- of Our Lady of Sorrows was com- named St. Mary Occorrevole due ics of St. Petronius and of St. Vin- missioned. In this church, in fact, to the gesture of the open arms, cent, donated by the sovereign the Congregation of the Blessed reaching out to welcome the faith- Charles III to the Alcantarini. The Virgin of the seven sorrows was ful. The expansion of the S.M.O. Madonna of Purity is a copy of the founded. The sacristy vault features complex took place with the arrival seventeenth century original which decoration carried out between the of the Alcantarini, from 1674, with is in a chapel of the novitiate. The 18th and 19th century. Of particular the building of the small convent cult and the iconography of the Ma- value is the painting depicting the on the left side of the Church of donna of Purity originated in the Madonna of Graces with St. Philip Solitude. The inside of the church church of St. Paul Major in Naples, Neri and St. Cajetan of Thiene. Giv- is subdivided into three naves and where the prototype by De Morales en the high quality, the work of art in the apse there are frescoes of the is housed, and spread throughout is attributed to Francesco de Mura. early fifteenth century by artists of the Kingdom from the end of the On the edge of the book placed the Campania region; in the niches 16th century. between the two saints the name which open up along the side naves The visit to the S.M.O. complex of the commissioner can be read, we find Franciscan saints. is particularly suggestive given the Marzio Trutta, canon of the Col- The hermitage of the Solitude meditative and ascetic spirit which legiate church of A. G. P., and the was built near a chapel dedicated it instills and the beauty of the pan- date 1760. to St. Michael Archangel. Along orama. Of a high level of artistic execu- the entrance path, immediately af- 115 ]

Vorrang vor anderen Zentren des Klosters waren die beiden ÜBERSETZUNG erreichte wie von den bedeutenden Töchter der Herzogin . Die Kirche, historischen und künstlerischen die sich huete nun nach dem Piedimonte Matese (einmal Schätze der Stad beweisst . Umbau der dreißiger Jahre des Piedimonte d’Alife) in der Die Kirche der Königlichen neunzehnten Jahrhunderts zeigt Provinz von Caserta, befindet Bruderschaft des Carmine, auch , hat einen zentralen Grundriss sich in North Neapel. Für der als die CELESTINI bekannt, in der Form eines griechischen eigenartigen geographische wurde im siebzehnten Jahrhundert Kreuzes;im linken Arm befindet Lage, am Fuße des Monte Cila mit dem angrenzenden Kloster sich die Darstellung des Altarbild und am Südfuß des Matese die gebaut. . Die Fassade ist einfach der Madonna in der Glorie mit St. Stadt ist der Ausgangspunkt für und linear durch Stuckrelief auf Joseph und St. Benedikt, im Jahre Ausflüge zur Entdeckung der dem Portal der Jungfrau vom Berge 1674 von dem sizilianischen Maler zahlreichen endemischer Tier und Karmel animiert; Die Kirche hat Michele Ragolia erbaut und durch Pflanzenarten. Piedimonte Matese einen zentralen Grundriss mit die Klostergründerinn in Auftrag ist das bevölkerungsreichste hohe Trommel. Überlebende der gegeben. Von besonderem Interesse Zentrum von Süd Caserta eine tragischen Ereignisse, die im Laufe sind die goldenen Holzgitter, aus wahre Hauptstadt des Bezirkes in der Jahrhunderte stattgefunden dem die Nonnen Messe hörten. der die Bewohner der umliegenden haben sind die Reliquienbüste in Unter dem Hochaltar sehen wir Gemeinden strŏmen weil die Stadt Halbfigur von Sant’Angelo Märtyrer die Runde in goldener Rahmen zentrum Schulen aller Stufen ist , des siebzehnten Jahrhunderts mit die Darstellung der Madonna es ist ein zentrum von öffentlichen das Gemälde mit die Darstellung der Reinheit des siebzehnten Ämtern und Handelsaktivităten des Kreuzabnahme in einem Jahrhunderts. die die kulturelle Vitalität der Stadt Rahmen mit Stuckdekoration Die Kirche und das Kloster St. bezeugen. typischen siebzehnten Jahrhundert Thomas D’Aquino wurden in den Archäologischen Funden und zu “Ramages” floral und Putten späten vierzehnten Jahrhundert die Ruinen der megalithischen platziert. Das Kloster nach der auf Geheiß des Sveva Sanseverino Mauern beweisen die menschliche Unterdrückung der religiösen gebaut, Urenkel des heiligen Präsenz in der Region seit der Orden von Murat wurde an Thomas von Aquin. Es wurde an Jungsteinzeit und insbesondere die Gemeinde im Jahre 1813 der Stelle gebaut , wo im sechsten in der Samnite Zeit . Mit der übergeben und wurde Sitz des Jahrhundert nach Christus ein endgültigen Niederlage der Amtsgerichts. Im Jahre 1863 wurde römischer Tempel in der Kirche von Samniten Alife wurde ein es als Gefängnis für Räubern St. Peter verwandelt wurde .An die römisches Municipium und behält besetzt. Es beherbergt derzeit die Gotische Atmosphäre überlappt heute noch die beeindruckenden Gesamtschule “N. Ventriglia”. eine Aktualisierung für Barock- Überreste einer früheren Größe. Die Kirche des Heiligen Stil während des siebzehnten Im Laufe der Jahrhunderte den Benedikt, mit dem angrenzenden und achtzehnten Jahrhundert. allmählichen Niedergang von Kloster wurde im Jahre 1646 von Die Kirche hat ein einziges Alife war das genaue Gegenteil der Herzogin Carafa Portia Gaetani Kirchenschiff mit Seitenkapellen zum Wachstum von Piedimonte, gebaut .Es wird angenommen, dass auf der linken Seite und Altäre die schließlich eine Position der die ursprünglichen Bewohnerinnen an den Wänden auf der rechten Piedimonte Matese Guida Turistica

Seite entlang. In der ersten Kapelle Presbyterium wird das antiken und die “Anbetung der Hirten von befinden sich Fresken die zu Holzchor erhalten mit geschnitzten Girolamo Imparato 1605. Stark Belisario Corenzio zurückzuführen Figuren des IV Jahrhundert Stil. ist die Anhänglichkeit der Bürger sind und eine Malerei, die St Peter Das Heiligtum Ave Gratia Plena, für die Statue der Unbefleckten von Verona darstellt , 1552 datiert das im Bezirk Vallata sich befindet Empfängnis von Gennaro D’Amore und von der Baptist Aretino signiert. wurde auf einem Gebäude der 1763. Die Apsis ist mit Fresken mit Der Autor, von denen wir keine Romanik Ära erbaut .Die Fassade Szenen aus dem Leben Mariä, bestimmte Informationen haben hat eine künstlerische Einstellung dem Maler Antonio Cipullo aus , ist in der Nahe der Florentiner die in dem späten sechzehnten Piedimonte zugeschrieben aktiv Malerei von Giorgio Vasari. Die Jahrhundert weit verbreitet an der Strecke des achtzehnten Kapelle des Heiligen Rosenkranzes in religiöse neapolitanische Jahrhunderts. Nicola Maria Rossi von Agnesella Gaetani im Jahre Architektur war. Auf der Fassade ist der Autor von dem großartige 1444 erbaut, bewahrt einen und im Inneren des Heiligtum Gemälde der Hochzeit zu Kana. wichtigen Freskenzyklus, der an uberlagert sich eine raffinierte Die Arbeiten am Bau der Giuseppe Cesari zurückgebracht Stuck Dekoration. Entlang der päpstlichen Basilika Santa Maria wurde, besser bekannt als der Seitenschiffe gibt es Altäre an den Maggiore begann im Jahre 1725 Cavalier d’Arpino.Das Gemälde Wänden von geschnitzten und und dauerte bis zur Mitte des der Geburt der Jungfrau Maria, vergoldeten Altar gekrönt, die neunzehnten Jahrhunderts. Im von den neapolitanischen Maler das spanische Modell des Altars Jahr 1935 wurde das Gewolbe Fabrizio Santafede ist ein Beispiel genau verfolgen. Das Gewölbe des wiederaufgebaut und am Maler für die Malerei von Ende ‘500 und Kirchenschiffes trägt Fresken von Gaetano Bocchetti wurden die frühen’ 600 der Gegenreformation. Gaetano Bocchetti (1937-1945). Fresken des Schutzpatron von Auf der gegenüberliegenden Wand Die Stuckdekoration der Rokoko- Piedimonte St. Marcellin und der folgen drei Kunstwerke aus feiner Stil, aus der ersten Hälfte des ‘700 Himmelfahrt der Jungfrau in der Verarbeitung. kulminiert mit der Darstellung Apsis beauftragt. Die Basilika sieht Die Erfindung des heiligen der Verkündigung auf dem Bogen aus wie ein echtes Museum für Kreuzes, hagiographischen Episode über dem Presbyterium. Das sakrale Kunst, weil es die ältesten der Geschichte von St. Helena an religiöse Thema entfaltet sich Werke von seiner Stiftung behält Michiel Coxie zugeschrieben, die als Theaterszene unter einem und hier von anderen Kultstätten Dreifaltigkeit, an Belisario Corenzio Vorhang geöffnet von Engeln transportiert zugeschrieben oder Leonardo gehalten. Die Kirche behält Dies ist der Fall der fünf Castellano, und die Beschneidung wertvolle Gemälde. Dazu gehören Renaissance Tafeln , aus den des Caesar Smet. . Entlang dieser vor allem die Madonna in der fünfzehnten und sechzehnten Wand sehen wir auch das Gemälde Glorie mit St. Franziskus und St. Jahrhundert, von der des achtzehnten Jahrhunderts von Rocco vom toskanischen Maler Johanneskirche. Drei sind ein St. Vincent Ferrer. Alessandro Alberti, das Letzte Maler aus Caiazzo, Stefano Sparano, Der Marmoraltar des Abendmahl von Louis Rodriguez, der auch in Neapel in den ersten achtzehnten Jahrhunderts trägt in der heilige Hieronymus von Jahrzehnten des sechzehnten dem Antependium das Bild des Andrea D’Aste, die Gemälde des Jahrhunderts bekannt wurde heiligen Gründer des Ordens. Im toskanischen Giovanni Balducci Die Madonna mit Kind, St. Jakob 117 ]

Major und Sankt Margherita, die Historiker Gianfrancesco Trutta Kindheit Christi, die Geschichte Verkündigung und die Madonna Autor von Istoriche Dissertationen des Lebens von St.Biagio und die mit Kind, Heiligen Antonius und der Altertümlichkeiten von Alife. Verkündigung an der Rückwand St. Johannes der Evangelist. Im Jahre 1528 der Eingang zur des Altars die alttestamentlichen Die anderen beiden sind die Via Petrara, heute Via Alfonso Geschichten. Dann finden wir den Madonna mit dem Kind in einer Costantini,die Bruderschaft Zyklus von Blumen und Figuren, Kulisse aus Wolken und einer der St.Marien Occorrevole errichtet die Darstellungen von Tugenden, bedeutendsten Werke, die heute die Kirche von San Rocco. Die Heilige, Propheten, Apostel und in Piedimonte zu bewundern Bruderschaft bot anständiges Lehrer der Kirche. Die Bildsprache ist: Das Altarbild der Madonna Begräbnis zu denen, die “in der zeigt tiefe Verwandtschaft mit mit Kind auf dem Thron mit Verlassenheit und Armut” starben figurativen Erfahrungen von Heiligen, einmal zu einem . Das Kirchenschiff hat zwei Umbria-Marche. reichen Holzschreinereiarbeiten Seitenaltäre und hält die Gemälde Die Kirche des Heiligen aufgenommen: Christ als Kind von St. Michele Archangelo, Franziskus war Teil des Klosters der dargestellt erinnert an die Intimität St. Nikolaus von Bari und der Kapuziner, die in Piedimonte im des Sohnes, in der Tat bezieht Jungfrau Maria und die Seelen im Jahr 1577 ankamen .In der ersten sich auf seinen Tod, als auch die Fegefeuer und die Statuen von Kapelle, die Statue des heiligen Heiligen evozieren. In einem Mariä Himmelfahrt von St. Rocco. Franziskus zeigt ein glühender Hochaltaraufsatz, reich dekoriert, Neben der Kirche von San Rocco Pathos im Gesicht wie von der Kirche wird die Silberbüste von San befindet sich die ADDOLORATA der Gegenreformation erforderlich Marcellino platziert während Kapelle wo zwei Skulpturen war. In der dritten Kapelle, hängt lateral wird das Martyrium von bewahrt werden : die Kreuzigung ein unveröffentlichtes Gemälde St.Marcellin platziert, Darstellung und die Ablagerung von Christus, von Nicholas Malinconico: Maria aus der Schule von Giordano. In beide aus dem siebzehnten mit Kind und St. Felix Cantalice der Kirche gibt es viele andere Jahrhundert. Der Freskenzyklus .Der Maler des achtzehnten bemerkenswerte Arbeiten: Taufe in der Kirche von St. Biagio ist Jahrhunderts vereinigte Christi, Beweinung, der die ein Beispiel der spätgotischen stilistischen Elemente von Luca Barmherzigkeit Annibale Carracci Kultur, auch in Piedimonte im Giordano und Ikonographie in der läuft die drei theologischen fünfzehnten Jahrhundert weit der Nähe von Francesco Solimena Vorzüge Darstellung in der Nähe verbreitet. Wahrscheinlich diese abgeleitet .Der Hauptaltar ist ein der Beispiele von Francesco De Konstruktion ist mit der Präsenz wertvolles Muster von Kapuziner Mura. in Piedimonte von Handwerker Holzschnitzerei Die Arbeit ist von Im Bezirk Vallata , in der die auf die Produktion von ein Bruder des Ordens Bruder Nähe der Kirche des heiligen Wollstoffen gewidmet, verbunden. Bernardino von Massa Lubrense, Antonius von Padua (vielleicht im Das Gebäude hat ein einziges der es im Jahre 1693 realisierte. achtzehnten Jahrhundert gebaut.) Schiff und in zwei Spannweiten Der Altar zeigt eine Madonna mit befindet sich Palazzo Trutta aus mit Kreuzgewölben aufgeteil es ist Kind und Heiligen Franziskus und dem achtzehnten Jahrhundert vollständig mit Fresken bemalt. Gemälde von St. Bonaventure und mit mythologischen Themen und An den Wänden entfalten vier St. Louis von Toulouse. In dem, Motive lackiert. Hier wohnte der Themen: die Geschichten der was einmal das Kloster war, , am Piedimonte Matese Guida Turistica

12. Juli 1888 wurde die Königliche Palastes, neben dem Fürstenpalast. Glockenturm als Herzstück für den Landwirtschaftsschule eingerichtet Weitere Änderungen werden in Haupteingang .Der Innenraum . dem sechzehnten Jahrhundert hat ein Kirchenschiff und stellt Nach Überquerung der datiert die Veranda mit eine die Kapellen von St. Johannes der Dominikanischen Komplex von Doppeltreppe, die in den Hof der Täufer und der Altar des heiligen St. Thomas Aquinas, gegenüber Eagles führt und das zweite Tor Lazarus. Die Apsis bewahrt die der Quelle , findet sich die Kirche zum Hof selbst. Im achtzehnten ursprüngliche gotische Bauwerk SS. SALVATORE. Das Gebäude Jahrhundert wurde eine weitere mit Gewölbe und wird von einem wurde von Cosimo Fanzago Baukampagne Nicolo Gaetani und Spitzbogen erwartet. Von dieser konzipiert einer der größten seine Frau Aurora Sanseverino Kirche sind die Arbeiten an der Exponente des SüdlicheBarock gefördert um den Palast in der Basilika Santa Maria Maggiore und . Die Architektursprache findet aktuellen Anordnung einer dem Holzstatue der Jungfrau der SS sich in der Wahl einer zentrale neapolitanischen Adelsresidenz zu übergeben. Consolation, zwischen Grundriss und in die Harmonie verwandeln. Die Türme wurden im dem vierzehnten und fünfzehnten der Proportionen. Der Innenraum Hintergrund aufgenommen Jahrhundert datiert. aber schwer wird durch einen einfachen Es war das große Ballsaal das die während des achtzehnten und leichten Stuckdekoration Repräsentanten der kulturellen Jahrhunderts verwandelt. Vor gekennzeichnet voll Barock im Elite der Hauptstadt des kurzem renoviert wurde um das gemischten Marmor gegen die Königreichs veranstaltet eingestellt ursprüngliche Erscheinungsbild Wand. Der Fliesenboden ist sehr die alten Sprossenfenster wurden wieder hergestellt .Die Statue wird original und das Wappen das in Balkonen modifiziert die als ein Beispiel der Synthese von mann dort sehen kann erinnert die Wände wurden mit Malereien starren Umrisse der romanischen Äbtissin die es in Auftrag gegeben mythologischen Szenen dekoriert. und gotischen lineare Lösungen hatte .Die Fassade hat drei Ebenen Das Gebäude war die Heimat vorgestellt. der letzte verbirgt die Dachterrasse, der größten Exponenten der Die Kirche von SCORPETO, der eine Art Aussichtspunkt. Die literarischen und musikalischen Name des Ortes wo es steht, widmet Kirche verehrte das verlorene Holz Kultur mit dem Gebäude sich St. Maria von Konstantinopel Bild Unserer Lieben Frau vom verbunden gab es das Theater, wird in einer eindrucksvollen Schnee, mittelalterliche Skulptur, das direkt aus dem Inneren des Position, die das alte Dorf San die der Überlieferung nach war Gebäudes zugegriffen wurde. Giovanni zugewandt ist. In den Protagonist von wunderbaren Die Kirche des Heiligen späten sechzehnten Jahrhundert Ereignisse. Der erste Kern des Johannes des Täufers steht auf als ländliche Kapelle wurde im Herzogspalast stammt aus das Jahr dem höchsten Punkt der Stadt, Jahre 1626 von der Bruderschaft Tausend.Auf dem Platz wurde eine als Capo della Terra bekannt. der Jungfrau von Konstantinopel normannischen Festung gefunden. Nach der Ansicht des achtzehnte Bruderschaft renoviert. Die Zwischen dem vierzehnten und Jahrhundert Historiker Trutta die architektonische Struktur fünfzehnten Jahrhunderts hatte Konstruktion des VI Jahrhunderts charakterisiert sie als eine ländliche mann eine erste Transformation von sei gleichzeitig mit der alten Kirche Kirche, Kirchentyp für Familien in der im katalanischen Stil Spuren von Santa Maria neben dem Palazzo ländlichen Gebieten errichtet, weit bleiben und die in der Fassade des Ducale .In Fassade präsentiert den vom Stadtzentrum entfernt Das 119 ]

Innere, mit einem Kirchenschiff und Apsis bewahrt die Malerei der Visitation von St. Elizabeth am achtzehnten Jahrhundert datiert in einem Stuckrahmen bewahrt .Die beiden Kapellen in den Wänden des Kirchenschiffs werden aus einem dicken Stuckdekoration von Schimmel erhalten mit pflanzlichen Ornamenten des achtzehnten Jahrhunderts. Unter dem Boden gab es eine Krypta als Friedhof genutzt: Nach dem Erlass von Ferdinand II, der die Beerdigung außerhalb die Stadt wegen der Gefahr von Cholera die Stadt festgelegt, ab 1873 bis 1841 wurde es Stadtfriedhof In der Gegend Vallata steht die Kirche St. Filippo , im Jahre 1661 von einigen Anhängern des Heiligen gegründet. Im Jahre 1755 wurde die Statue Addolorata in Auftrag gegeben. In dieser Kirche wurde die Kongregation der Heiligen Jungfrau der sieben Schmerzen gegrundet . Die Decke der Sakristei präsentiert eine Dekoration zwischen dem achtzehnten und neunzehnten Jahrhundert gebaut. Von besonderem Wert ist das Gemälde der Madonna delle Grazie mit St. Philip Blacks und St. Gaetano von Thiene. Für hohe Qualität der Arbeit kann zu Francesco de Mura zugeschrieben werden von Marzio Trutta augetragen , Canon der Stiftskirche von AGP, und das Datum 1760.Aus Exekutive und Foto: D. Mellucci künstlerischen hohem Niveau Kappelle die zur Erinnerung an Skulpturen aus Wachs und die ist die Skulptur des St. Aloysius das Wunder der “Stein”bringt Reliquien San Petronio und San Gonzaga am 1909 von Gennaro .Hier St. John Joseph vom Kreuz Vincenzo bewahrt von König Cerrone gebaut. war im Gebet, als ein riesiger Karl III zu Alcantarini gespendet . Das Heiligtum Santa Maria Felsbrocken sich löste von der Unserer Lieben Frau von Reinheit Occorrevole kann von San felsigen Hang und wurde von einer ist die Kopie des Original des Sebastian Platz erreicht werden übernatürlichen Kraft gerettet; auf siebzehnten Jahrhundert und liegt und von der Auffahrt des alte Weg dem Felsen, die als suspendiert in einer Kapelle des Noviziats Der . Entlang des Weges kann man blieb wurde eine Kapelle gebaut. Kult und die Ikonographie der noch die Reste der sechs Kapellen In dem Platz Monte Muto genannt Madonna der Reinheit kommt aus sehen an denen die Gläubigen die Mönche bauten ein kleines der Kirche San Paolo Maggiore in den Rosenkranz beteten. Kloster mit Kreuzgang wo sie die Neapel.Der Besuch in der Komplex Der Glockenturm wurde im Stille übten.Die angrenzenden von S.M.O ist besonders auffällig achtzehnten Jahrhundert gebaut Kirche, St. Maria von den Engeln für den Geist der Meditation und von den Herzöge Gaetani von wurde durch den Bischof von Askese die durchdringt und für die Laurenzana. Der Legende nach das Alife, Giuseppe Lazzara, den 2. Schönheit der Landschaft. Heiligtum liegt dort wo während August 1679 geweiht. Im Inneren der Fastenzeit 1436, ein Hirte seine der Kirche sind die Holzartefakten Piedimonte Matese ist die Schafe vor einer Statue Unserer aus dem ersten Halbjahr des Partnerstadt von Seligenstadt Am Lieben Frau fand .Die Figur wurde achtzehnten Jahrhunderts und Main. Santa Maria Occorrevole genannt für die Geste mit offenen Armen ausgestreckt um die Gläubigen zu begrüßen.Die Erweiterung des komplexen S.M.O kam mit der Ankunft der Alcantarini, ab 1674 und mit dem Bau des Klosters an der linken Seite der Kirche der Einsamkeit .Das Innere der Kirche besteht aus drei Schiffen, die Apsis und Fresken aus dem frühen fünfzehnten Jahrhundert;in dem Nischen, die durch die Gänge sich öffnen befinden sich Fresken Franziskaner Heiligen . Die Einsiedelei von Solitude wurde neben der Kapelle zu dem Erzengel Michael gewidmet. Auf die Auffahrt,unmittelbar nach dem Kloster,befindet sich die

Piedimonte Matese Guida Turistica

Nell’introduzione a questa Gui- sate Del Balzo, Del Tufo, Del Pezzo, cui si aggiunse in seguito il Ducato da è stato dato spazio alla lirica de- Longo, Milano, e Somma. Nel 1642 di Milano – per diventarne infine scrizione di Piedimonte da parte si rinvenne nell’antica chiesa di S. Presidente. Fu anche Vice Proto- di Ludovico Paterno, il cui nome Maria una tomba appartenente a notario del Regno. Dallo stesso ritorna nel titolo del primo per- questa famiglia, ormai estinta. re spagnolo fu fatto duca di Torre corso; così come per il secondo Orsaia e cavaliere di Santiago de la itinerario di visita è stato evoca- Espada. to lo storico locale settecentesco JACOBUCCIO DE FRANCHIS Autore delle Decisiones sacrii Gianfrancesco Trutta. Piedimonte Nato a Piedimonte, fu professore regi Consili neapolitani divise in è stata la patria di numerosi per- di Diritto civile e feudale, rettore quattro parti, “enciclopedia” di di- sonaggi celebri, anche solo in una della cattedra dei feudi all’uni- ritto che riscosse grande favore in dimensione locale, la cui operosità, versità di Napoli. Verso il 1505 si tutta Europa, tanto che se ne fece- il cui impegno, la cui cultura han- trovava ambasciatore presso Re ro numerose edizioni (ne sono do- no lasciato tracce giunte fino a noi. Ferdinando il Cattolico; intorno cumentate ben dodici dal 1580 al Ricordarne le “gesta”, o meglio, al 1513 risulta essere ambasciato- 1708). L’opera gli valse tanta fama raccontarne episodi salienti della re straordinario di Papa Leone X «che la sua effigie in quadro, è stata vita, è cogliere come nella Storia presso Carlo V. Il pronipote Vin- posta nel famosissimo Tempio di S. plurisecolare di un luogo conflui- cenzo nelle Decisiones dà la data Lorenzo nell’Escurial d’Ispagna, il scono le singole storie di qualcuno della morte, 27 Agosto 1517 e ne che non si concede se non a perso- che ha vissuto quel luogo, ha vissu- pubblica i Preludia. naggi insigni e celeberrimi», dalle to in quel luogo. parole dello storico caiatino Carlo Marocco. Il De Franchis morì in VINCENZO DE FRANCHIS Napoli il 3 aprile 1601, e fu sepolto GIOVANNI DE FORMA Nato a Piedimonte nel 1530, fu nella Chiesa di S. Domenico Mag- «Joanne de Forma de Pedemon- dottore in giurisprudenza e eser- giore, nella cappella gentilizia. te», come risulta indicato nelle citò la professione di avvocato a fonti, nato sul finire del XIV seco- Napoli per tredici anni. Si distinse lo. Insigne giureconsulto, fu Vice ben presto per la sapienza e l’elo- LUDOVICO PATERNO Protonotario del Regno nel 1442, quenza che gli valse l’incarico rice- Nacque il 12 febbraio 1533 da poi Presidente della Regia Camera vuto dalla contessa di Alife Corne- Giacomo, notaio, nel Rione S. Gio- della Sommaria dal 1452 al 1454. lia Piccolomini, quale procuratore vanni, presso il vico S. Cristoforo. Nel 1458 fu nominato Governato- della contessa presso il Viceré. Di piccola nobiltà, in gioventù fu re di Sulmona da Re Alfonso che Filippo II lo nominò Consigliere cavaliere e servì il marchese di lo chiamò Nobilis et egregius vir e poi Reggente del Supremo Con- Cardines. Fu allievo di Francesco miles. siglio d’Italia – organo collegiale Filippo che ricordò col nome uma- Il palazzo della famiglia De For- dei regni spagnoli competente per nistico di Pedemontio. Continuò ma si trovava nel Largo Piazzetta, il governo degli stati italiani uniti gli studi in Napoli e abitò il palazzo vicino al palazzo dei Gaetani. Si dinasticamente alla Corona d’Ara- di famiglia in Piazza S. Giovanni imparentò con esponenti delle ca- gona: i Regni di Sicilia e di Napoli, a Carbonara. A Piedimonte ebbe 123 ] una villetta presso Monticello. Da FRANCESCO d’arte di assoluto valore: i cicli af- ragazzo, s’invaghì della gentildon- DE BENEDICTIS (1607-1678) frescati forse da Belisario Corenzio na Lucrezia Montalto, maritata al Potrebbe essere lui il grande ar- e dai fratelli Cesari a San Dome- Conte Luigi Gaetani e poi, morto tista che manca nel novero dei per- nico, il chiostro del Convento dei questi, moglie di Cesare Cavaniglia sonaggi illustri a cui Piedimonte domenicani; a Vallata, le opere di conte di Troia e Montella.. Ne can- ha dato i natali, avendo affrescato Giovanni Balducci e di Girolamo tò, secondo lo stile neopetrarche- un monumento di committenza Imparato. E soprattutto poteva ve- sco, l’amore irraggiungibile e tra- vicereale nel cuore della Napoli dere i dipinti di Fabrizio Santafe- sfigurante e le virtù dell’amata, che seicentesca. È, però, ancora lungi de. Piedimonte risplendeva d’arte chiamò Mirzia, indi Filli, mentre dal completarsi la piena individua- pittorica. egli si qualificò per il pastore Lidio. zione del suo corpus pittorico che Tra le fonti, la più significativa è In età matura entrò, sembra, fra i si dispiega nel secolo d’oro della la Vita redatta nel 1742 da Bernar- Domenicani, e morì nel 1575, a soli pittura napoletana. Mancano, in- do de Dominici, che però lo indica 42 anni, nel convento di . fatti, quelle testimonianze del suo come “Domenico de Benedictis”, Compose, oltre le « Rime », le « linguaggio pittorico che indussero in cui si legge che fu allievo pro- Nuove Fiamme » ed i « Trionfi », la Contessa di Castrillo a sceglie- prio di Santafede e poi di Guido poemi ammiratissimi, stampati a re il piedimontese per decorare la Reni: «Domenico de Benedittis è Venezia. Ebbe relazione con nu- volta della Nuova Chiesa di Santa nato circa il 1610, nella Terra allo- merosi letterati del tempo, quali: Maria di Donnaregina. ra, ora città di Piedimonte d’Alife, Bernando Tasso, Costanzo, Tansil- Francesco de Benedictis nacque sentissi da fanciullo inclinato al di- lo, Rota, Terracina, Terminio, Var- il 17 marzo 1607, da un’antica fami- segno, laonde in Napoli ebbe i pri- chi, Orlandini, Massolo, Carbone, glia piedimontese che abitava «ove mi rudimenti dell’arte da Fabrizio Turbolo, Ricci, Giordano, Porzio, dicesi la Crocevia», attualmente Santafede, indi passato in Roma Minutolo ed altri. La sua produzio- lungo la Via Sorgente. Raffaello con un suo congiunto in tempo ne poetica fu in auge fino a tutto Marrocco, a conferma di questa che vi fiorivano tanti valenti Pitto- il XVIII sec. Da studi comparati indicazione, ha addotto la notizia ri, s’invaghì dell’elegante manie- condotti tra la quinta satira di Lu- della presenza di una Vergine del ra di Guido Reni, onde volle suo dovico Ariosto, dedicata al tema Rosario, affrescata all’interno di un discepolo divenire, e con la scorta matrimoniale, e la satira del Pater- palazzo, che pare recasse la firma di quel raro maestro, valentuomo no “Al S. Antonio Rota. Mostra a del pittore. L’osservazione dell’o- divenne». Trasferitosi a Napoli, costui come et quando moglie ha pera non dà conforto alla tesi, poi- probabilmente vi lavorò molto e, da prendere, et che bisogna fare ché, come già notato dallo stesso si immagina, con un discreto suc- poiché gli s’è condotta a casa”, ne storico piedimontese, la figura ha cesso se arrivò la committenza per è risultata una lettura rovesciata subito pesanti ridipinture che ne affrescare un ciclo che si estende del modello ariostesco, che vede il mascherano l’originaria (eventua- per la volta della chiesa di Donna poeta di Piedimonte assumere un le) qualità d’esecuzione. Regina Nuova, in cui compare la «atteggiamento concreto, pratico e Gli anni della sua infanzia sono sua firma nella scena dell’Assun- intriso di cinismo» (R. Cacho Casal quelli in cui vedono a Piedimon- zione. Ancora continuando da de 2004). te appena concluse manifestazioni Dominici: «[valentuomo] come si Piedimonte Matese Guida Turistica vede nella volta della Chiesa di questo importante “piedimontese come copia tarda, datata 1841, del D. Regina dipinta a fresco, ove in illustre”. canonico don Pasquale Sanillo. Il quadri ripartiti fra cornici di stuc- Nei pressi dell’abitazione è sta- riferimento alle Dissertazioni fa co dorati, ha espresso la Vita della ta murata una lapide nel 1933, datare questa opera tra il 1776 e B. Vergine, con altre belle figure, e con iscrizione dettata da Corrado il 1786. Altra sua opera è la Platea virtù simboliche della gran Madre Ricci. o sia inventario, notamento e de- del Salvatore; quali pitture ebbero scrizione del Venerabile Seminario molta lode dagl’intendenti, essen- Alifano (1761). do condotte su lo stile di Guido, GIANFRANCESCO TRUTTA Non tralasciò la composizione che vale a dire, ma con perfetta ma- La famiglia Trutta, originaria di poetica con proprie poesie inserite niera». In effetti la scarsità d’infor- Napoli, arrivò a Piedimonte negli nella raccolta de Il Caprario, con mazioni emerge dalla stessa fonte: anni di chiusura del XVII secolo le quali partecipava alle accademie «Dicesi, che Domanico dipingesse con il sacerdote Gaetano e il fra- poetiche del Capraio che si riuniva altre opere per lo Regno, e per vari tello Valenzio. Da questi e da Rosa a , col nome di Montano particolari, delle quali non avendo di Grazia nacque il 14 agosto 1669 del Matese. Conobbe Raimondo noi niuna notizia, passaremo a far Gianfrancesco, secondogenito di Sangro, principe di Sansevero, parola». Gli ultimi anni della vita di di una numerosa prole che abitò figlio di Cecilia Gaetani dell’Aqui- de Benedictis sono narrati in chiu- nell’attuale Palazzo Trutta, edifica- la d’Aragona, ispiratore del Cristo sura del breve medaglione biogra- to nel ‘700, e affrescato dal fratello velato nella Cappella Sansevero in fico: «come allettato dall’amor per Girolamo. Ordinato sacerdote, fu Napoli. la Patria, e dei congiunti, si ritirò precettore in casa Gaetani d’A- a Piedimonte, ove essendo ben ragona per Raimondo di Sangro, agiato de’ suoi averi, attese a dar- Principe di Sansevero. A Palazzo NICCOLÒ GAETANI si diporto, dipingendo per genio, e Ducale entrò in contatto con Au- Nato nel 1663, primogenito di per alcun suo conoscente, finché rora Sanseverino, la poetessa àr- Antonio, conte d’Alife e duca di giunto all’età di 68 anni, lasciò di cade. Fu canonico di A.G.P., per Laurenzana, e Cecilia Acquaviva vivere circa gli anni 1678». Altrove passare poi a S. Maria Maggiore, dei duchi d’Atri, compì gli studi si apprende che fu a causa della divenendone arciprete nel 1776. presso l’Università di Napoli. Se peste del 1656, che falcidiò intere Fu, inoltre, rettore del Seminario. è probabile la sua frequentazione generazioni di artisti (e non solo, Impegnato a lungo negli studi presso Giambattista Vico, è ancora chiaramente) nel Viceregno, che archeologici, pubblicò le Disser- in dubbio se ne fu discepolo. Spo- fece ritorno nella natìa Piedimon- tazioni istoriche delle antichità sò Aurora Sanseverino dei principi te, per rifugiarsi in una masseria alifane (edito nel 1776) a cui do- di Bisignano, militò nell’esercito di presso Sepicciano; alla morte, fu veva seguire la storia ecclesiastica Carlo II, re di Spagna e di Napoli, sepolto nella Chiesa di S. Dome- di Piedimonte nell’opera Cronaca raggiungendo il grado di tenente nico. È da dire, tuttavia, che il Mar- di quattro secoli, ma mai data alle generale e dal 1700 fu insignito del rocco non conferma né la data del- stampe. Dante Marrocco ritrovò titolo di cavaliere gerosolimitano. la morte né la sepoltura: ulteriore tale opera in un volume mano- Ottenne il titolo di «Principe di conferma della nebbia che avvolge scritto di Santa Maria Maggiore, Piedimonte» il 2 settembre 1715 125 ] dall’imperatore Carlo VI d’Austria, pe di Bisignano e Maria Fardella, dell’antico palazzo in una suntuo- re di Napoli. Conseguì le più alte principessa di Paceco, nacque a sa dimora nobiliare affrescata da onorificenze da Sovrani ed Acca- Saponara (Grumento Nova, Po- illustri pittori, tra i quali spicca il demie e fu anche Giustiziere di tenza) il 28 aprile del 1669. Sin da nome di Francesco Solimena, sia Terra di Lavoro. bambina, la sua personalità spiccò alla trasformazione di una casa co- Fu iscritto all’Arcadia col nome per vivacità e intelligenza, qualità lonica in un Casino di delizie, nella di Elviro Triasio e due suoi com- senz’altro apprezzate dai suoi ge- contrada Squedre. ponimenti furono pubblicati tra nitori che la spinsero a compiere Vanno altresì ricordate le sue le Rime degli Arcadi. In vecchiaia studi umanistici. Fu istruita, così, opere di bene, dettate dalla sua compose due trattatelli morali (i in latino, in filosofia, in pittura e in fede cristiana: nel 1711 fu fondato cui manoscritti, secondo Bene- musica, ma la sua vera passione fu il Conservatorio delle orfane (largo detto Croce, furono «riscritti da da sempre l’ars poetica. Nel 1680, San Sebastiano), affidato alla con- cima a fondo» da Giovan Battista all’età di 11 anni, sposò Girolamo fraternita di S. Maria Occorrevole; Vico): Degli avvertimenti intorno Acquaviva di Conversano, il qua- il 14 maggio dello stesso anno fu alle passioni dell’animo, nel 1732, le morì nel 1681; nel 1686, sposò donato il Convento e la Chiesa e nel 1738 La disciplina del cava- Nicola Gaetani d’Aragona, conte della Madonna delle Grazie (pres- lier giovane. Nel primo, indirizzato di Alife e di Laurenzana, anch’egli so monte Cila), presso cui fu sep- ai nipoti, per ammaestrare le loro uomo di cultura. Ebbe due figli, pellita alla morte, avvenuta a Piedi- giovani menti, non proponeva ri- Cecilia e Pasquale ma entrambi monte d’Alife il 2 luglio del 1726. flessioni teoriche ma esempi di morirono presto. Ai duchi di Laurenzana (Niccolò vita vissuta reperiti tra le opere Nel 1691 fu accolta nell’Acca- e Aurora) va riconosciuto il merito della classicità latina. Per ottenere demia dell’Arcadia di Roma, col di aver voluto riportare la corte dei la vera felicità è necessario, asseri- nome di Lucinda Coritesia, e nel Gaetani al pairi delle altre casate va, «piegare le principali passioni 1703 entrò nella Colonia arcadi- aristocratiche e che si sostanzia in alle leggi della ragione». Con la ca napoletana Sebazia; in seguito, un’attività di mecenatismo artisti- Disciplina del cavalier giovane si entrò a far parte anche dell’Acca- co e di collezionismo di altissimo rivolgeva ai giovani esponenti del demia degli Spensierati di Rossa- profilo (gli inventari settecenteschi ceto nobiliare per non far disper- no e di quella degli Innominati di attestano opere di Correggio, Tizia- dere «l’antico splendor del sangue Bra. La sua vita si alternò tra Na- no, Rubens, Vasari, Salvator Rosa) e la gloria ereditaria degli avoli». poli, dove nella casa dei Gaetani a di cui beneficiò anche Piedimonte. Morì nel 1741 senza lasciare eredi Port’Alba ospitò vari poeti, musici- (Testo di Beniamina Izzo) diretti. sti e pittori, dando vita a un salotto letterario, ed il palazzo Ducale del- la famiglia Gaetani a Piedimonte ERCOLE D’ANGNESE AURORA SANSEVERINO d’Alife, vicino al quale fu costruito (1745-1799) GAETANI (1669-1726) un piccolo teatro per sua stessa vo- La famiglia napoletana d’Agne- Poetessa, mecenate, cacciatrice lontà. Fu proprio in questo feudo se, ascritta al Seggio di Portanova, e appassionata di teatro, Aurora che spiccò il suo mecenatismo che si trasferì a Piedimonte nel corso Sanseverino, figlia di Carlo princi- si rivolse sia alla trasformazione del XVII sec. Ercole, nato il 3 mag- Piedimonte Matese Guida Turistica gio 1745, fu letterato, giureconsul- secolo di distanza fu commissio- tà di Medicina, fu partecipe degli to ed uomo politico. Entrò nel col- nato allo scultore Enrico Mosutti avvenimenti del 1848 napoletano. legio dei domenicani e fu allievo di un busto da collocare accanto alla In seguito, abbandonò gli studi di Padre Ottavio Chiarizia, precurso- casa natìa. medicina per dedicarsi interamen- re, secondo la definizione di Dante te alla vita politica, divenendo sin- Marrocco, dell’idea di un’Europa daco di San Gregorio fino al 1853, Unita Cristiana. Dopo la morte BENIAMINO CASO quando venne sospeso. del padre, Ercole fu affidato allo (1824-1883) In pieno clima di insurrezione, zio Marcantonio arciprete di Santa Liberale, uomo d’azione, fulcro Caso non perse tempo a tessere Maria Maggiore, con il quale entrò dell’insurrezione locale, Beniami- rapporti con i liberali dei vari pae- presto in contrasto, tanto che fuggì no Caso nacque a San Gregorio si dell’alto casertano e, non appena a Napoli. Alcune fonti fanno risali- nel 1824. Figlio di Giovanni Caso, gli giunse la notizia dell’imminen- re il suo trasferimento in Francia appartenente a una ricca famiglia te caduta borbonica, allestì la Le- nel 1774, a seguito di una denun- locale che aveva tratto profitto gione del Matese, da lui finanziata. cia delle zio sacerdote. Lì, sotto il dall’allevamento di bestiame, e di Essendo stato rimosso dall’inca- nome di Hercule Giraud, insegnò Luisa Zurlo, molisana, figlia del rico di Sotto Intendente (1860), filosofia e diritto, avendo tra i suoi noto Biase Zurlo, il giovane Caso si spostò su Napoli e ricevette dal allievi personaggi di spicco. Parte- crebbe in un ambiente familiare marchese Villamarina, ambasciato- cipò ai moti rivoluzionari del 1789 “dominato” dai principi etici del re sabaudo, le armi e la bandiera e fu chiamato ad amministrare nonno materno. Don Biase Zurlo, della Legione del Matese (la qua- il dipartimento del Rodano e fu infatti, personaggio di primo piano le marcerà su Benevento liberata membro del Direttorio. Quando nelle vicende storiche molisane, dal dominio pontificio). Nel 1861, fu affidato al conte Abrial di orga- svolse un ruolo di innovazione e fu nominato membro del Gover- nizzare la Repubblica Napoletana miglioramento delle condizioni no Provvisorio di Piedimonte, ma, Ercole d’Agnese, che ne aveva spo- della regione: a lui si deve la na- dopo l’unità d’Italia, restò tagliato sato la nipote, fu nominato presi- scita di quel movimento riforma- fuori dai primi incarichi governa- dente del Direttorio civile e della tore che aveva scardinato l’orga- tivi. Tuttavia, Caso fu amato dal Commissione Esecutiva e si sforzò nizzazione feudale nel tentativo popolo e venne eletto sia per il di conciliare gli interessi dei fran- di realizzare un equilibrio sociale Collegio di Caserta che per quel- cesi e dei napoletani e impegnan- tra classi agiate e contadine. Poi- lo di Piedimonte alle elezioni per dosi a salvaguardare l’autonomia ché il padre morì nel 1829, spettò la Camera dei Deputati. Rifiutò il della Repubblica e della Chiesa. alla madre badare alla crescita dei secondo seggio, per accettarne il La conclusione dell’esperienza re- figli: Beniamino, insieme ai fratelli primo: ciò fu la sua condanna po- pubblicana napoletana fu segnata Francesco e Federico, studiò pres- litica; infatti, fu sconfitto sia nel anche per lui con la condanna a so il Real Collegio di , 1867 che nel 1876 dai fratelli Del morte quale traditore e collabora- mentre Michele, il più piccolo, Giudice (tra i Caso e i Del Giudice tore degli invasori stranieri: fu im- frequentò il seminario. Gli studi vi erano vecchi conflitti familiari, piccato nella Piazza del Carmine del giovane Beniamino prosegui- ma anche ideologici: Gaetano Del a Napoli il 1° ottobre 1799. Ad un rono a Napoli; iscrittosi alla facol- Giudice era progressista, mentre 127 ]

Beniamino Caso filogovernativo). rendere Piedimonte centro pro- coltura la fondazione della Scuo- La sua visione politica si incen- pulsore del Medio Volturno, a due la Agraria rientrava nei piani di trava sulla questione sociale: per anni dalla laurea iniziò il suo im- Scorciarini per la trasformazione lui, il compito dei pubblici ammi- pegno pubblico, con un incarico dell’agricoltura. nistratori consisteva nella realizza- municipale. Attuò due importanti A dieci anni dalla morte fu ap- zione di uno Stato che fa il benes- sistemazioni: quella dei boschi de- posta a Piazza Roma una lapide e sere della popolazione. Caso prese maniali per un migliore utilizzo e il 10 Aprile 1967 il Comitato per le a cuore le vicende dello smembra- la soluzione della controversia sul Civiche Onoranze dava l’incarico mento del Distretto di Piedimonte, Torano nei confronti del cotonifi- di eseguire un busto in bronzo allo opponendosi all’annessione di al- cio Berner. Fu sindaco dal 1888 al scultore Eugenio de Courten di cuni territori alla nuova provincia 1890, anni durante i quali si pas- Roma e indiceva per il 17 Settem- beneventana, ma invano. sò dalla nomina regia all’elezione. bre la Giornata Scorciarini. Dopo esser stato isolato politi- Fu deputato alla Camera dal 1904 camente, Caso fece ritorno a San al 1913. Nella XXII legislatura fu Gregorio (1865), dedicandosi alla primo firmatario di un progetto di GEN. GIOVANNI PETELLA realizzazione di un giardino bo- legge per la separazione di Pratel- (1857-1935) tanico e alla tutela dell’ambiente la dal comune di , di Figlio di Pasquale, liberale che (fondò il Comizio Agrario di Pie- cui era frazione. Nella stessa legi- nel 1848 aveva combattuto sulle dimonte; scrisse diversi saggi sulla slatura e nella seguente si impe- barricate a Largo Carità e nel ‘60 flora alpina). Il suo impegno per gnò in iniziative parlamentari su aveva aderito al Comitato insurre- la povera gente lo spinse ad esse- “Strade rurali”: le vie del Matese, zionale, nel 1880 veniva inquadra- re uno dei fondatori della Società di e di Gallo-. to come medico nel Corpo militare Operaia del Mutuo Soccorso. Nel Si impegnò per la realizzazione di sanitario. Si apriva per lui quella 1875, fu eletto Consigliere Provin- opere pubbliche per lo sviluppo carriera militare che gli permise di ciale grazie agli elettori di Capriati di questi territori. Tra le numerose viaggiare – «chi non è mai partito a Volturno; nello stesso anno, fon- iniziative di cui si rese protagoni- per lontani lidi non può intende- dò l’Osservatorio Meteorologico di sta è da ricordare la sistemazione re l’emozione di quel giorno soa- Monte Muto. Morì nel 1883. delle valli pedemontane con le di- vemente triste, né la forte stretta (Testo di Beniamina Izzo) ghe della Sorgente del Torano, di al cuore che si prova nel separarsi Valle Paterno e del Rivo nel 1910. dalla patria diletta» – e mettere in- Contraddistinse la sua vita lo stre- sieme una significativa collezione ANGELO SCORCIARINI nuo impegno per una maggiore di storia naturale, di etnografia e di COPPOLA (1852-1939) efficienza dell’agraria nel territorio archeologia precolombianee che Angelo Pasquale Filomeno, nato del Medio Volturno e fondò molti poi donerà al Museo intitolato a il 1852, laureatosi in medicina nel consorzi cooperativi agrari. Una Luigi Pigorini, con il quale aveva 1876, fu molto vicino a Beniami- classe di tecnici del lavoro agra- avuto una diretta corrisponden- no Caso che gli instillò l’amore rio non poteva sorgere senza una za. Nel 1890 rappresentò i medici per l’agricoltura e il Matese. Da formazione scolastica specifica. La italiani al X Congresso internazio- sempre animato dalla volontà di prima cattedra provinciale d’Agri- nale di Berlino, dove propose che Piedimonte Matese Guida Turistica gli articoli addizionali della Con- ENRICO CARUSO bro d’onore della nostra Società venzione di Ginevra per la Croce (1873-1921) Operaia (1909)». Rossa fossero applicati anche alla Nacque a Napoli tre mesi dopo Nel 1904 a Lastra a Signa (prov. guerra marittima. Seguiranno ul- che i suoi genitori, Marcellino e di Firenze) fece costruire Villa Bel- teriori partecipazioni a Congressi Giovanna Baldini, vi si erano tra- losguardo; oggi è sede del primo internazionali e l’organizzazione sferiti lasciando Piedimonte. L’in- Museo italiano dedicato ad Enrico dell’XI Congresso internazionale fanzia e la prima adolescenza del Caruso. svolto a Roma. Nel 1903 diven- celeberrimo tenore furono nel ne Libero Docente in Patologia e segno del lavoro ma anche della Clinica oculistica all’Università di progressiva scoperta del dono che FRANCESCO VISCO Torino. Nel 1911, durante la guerra aveva avuto in sorte. Nell’oratorio (1875-1963) di Libia, sarà chiamato a dirigere la di don Giuseppe Bronzetti fece le Libero docente di pediatria Sanità marittima di Napoli, che già sue prime esperienze vocali nel all’Università di Napoli. Nel 1912 aveva creato apposta per lui un re- coro e ben presto il canto diven- istituì a Napoli il Pro Infantia, il pri- parto oftalmico. Fu nominato nel ne una seconda attività. La bella mo istituto di igiene infantile con 1920 Capo dell’Ispettorato di Sa- voce e quel timbro particolare, suo corsi di puericultura e assistenza nità. Autore di 105 pubblicazioni tratto distintivo, gli consentirono pratica, elevato ad ente morale con che testimoniano una vasta cultura di esibirsi in maniera sempre più decreto del 28 ottobre 1917. Tra le e di un impegno verso la ricerca frequente nelle case private, nei sue pubblicazioni sono da segna- che contraddistinse ogni fase della caffè con un repertorio di canzo- lare la prolusione al corso di con- sua vita, diresse per anni gli Anna- ni napoletane. È con il 1895 che ferenze tenutesi, per incarico del li di Medicina Navale e Coloniale. inizia la sua carriera musicale che Ministero della Pubblica Istruzio- Allo studio sistematico nel campo lo porterà a solcare i teatri di tutto ne, in Piedimonte d’Alife nel 1914 medico aggiunse anche interes- il mondo. Egli seppe cantare e ri- dal titolo Obbligatorietà dell’inse- si pedagogici con risvolti sociali. cordare la patria àvita agli italiani gnamento e della pratica dell’igie- Si impegnò alla piena integrazio- che all’inizio del Novecento emi- ne nelle scuole e la relazione alla ne dei non vedenti. Il necrologio grarono alla ricerca di una miglior commissione tecnica in qualità di dell’Accademia di storia dell’arte sorte. Nelle sale del Metropolitan rappresentante del Consorzio Pro- sanitaria lo commemorava quale Theater essi «trovavano quel sole vinciale Antitubercolare di Caser- «autentico rappresentante di quel- e quel tepore di Napoli che tanto ta, dal titolo Ricerche e studi per la la schiera ormai sempre più esigua bene riusciva a descrivere la voce scelta di una località adatta alla co- di medici umanisti». di Enrico Caruso» (F. Russo 2007). struzione di un sanatorio monta- Il 21 Maggio 1965, il Comita- Fu sempre forte l’attaccamento del no regionale sul Matese, del 1948. to per le Civiche Onoranze dava tenore alle proprie radici. Narra Ha fondato e diretto il periodico l’incarico di eseguire un busto in Dante Marrocco che Piedimonte scientifico «Pro Infantia». A lui è bronzo allo scultore Eugenio de «era il suo rifugio ... [qui] commet- intitolata la scuola dell’infanzia nel Courten di Roma. teva bizzarrie, come il cantare di plesso di Sepicciano. notte al Mercato. Accettò colla sua solita effusione la nomina a mem- 129 ]

GIACOMO VITALE (1883-1947) la sua idea di cristiano si ergeva su spedale di Piedimonte (1944). Sacerdote austero e studioso Dio come amore. Pertanto, egli ve- Nel 1946, don Giacomo fu colpi- solenne, Giacomo Anna Armando deva nelle occasioni ambientali la to dal papilloma vescicale: coscien- Vitale nacque a San Gregorio Ma- causa degli errori dei credenti, che te della gravità del male, affrontò la tese il 26 luglio 1883 da Carmelo considerava come azioni semico- malattia con dignità, sopportando Pasquale - originario di Avellino e scienti dettate da ribellione o sem- l’estenuante dolore fino a quando, trasferitosi presso la casa del sena- plice capriccio. Il ragionamento, il cinque aprile del 1947, la mor- tore Achille Del Giudice, dove pre- basato sullo scambio tu per tu, la te sopraggiunse, sottraendolo alle stava servizio - e da Maria Filome- stessa “tecnica” che utilizzò come sofferenze. na De Lellis. Rimasto orfano all’età insegnante, serviva a indirizzare (Testo di Beniamina Izzo) di diciassette anni trovò conforto ogni colpa verso un “ordine” di nella vita spirituale e tale propen- convinzione sia logico che emoti- sione allo spirito si accentuò anche vo. Anche il suo ruolo di docente GIOVANNI CASO (1896-1958) a seguito di una malattia che ebbe si risolse, infatti, in una missione: Docente universitario e uomo come conseguenza l’amputazione non soleva prepararsi alcuna lezio- politico, Giovanni Caso nacque delle falangi. ne; tutto era dettato dall’occasione, a Piedimonte il 10 ottobre 1896. Ordinato sacerdote, si iscrisse dall’improvvisazione, dalla lettura. Laureatosi in Medicina e Chirur- all’Università di Napoli per poi tra- Le sue lezioni erano vive e comu- gia nel 1921, fu dapprima assisten- sferirsi nel 1907 a Pisa, dove inse- nicava passione, più che le idee. te del professor Giuseppe Moscati, gnava il professor Toniolo (docente Passione, critica, riflessione co- poi lavorò presso l’Istituto di Me- di Economia Politica) che fu suo stante si animavano in uno spirito dicina del Lavoro di Napoli; nel mentore e suo consigliere. Laure- puro, “romantico”, che sublimava 1932, conseguì la docenza in Me- atosi nel 1910, fece ritorno a Pie- nel bello naturale più che nel bello dicina del Lavoro. Arruolatosi per dimonte e fu nominato canonico artistico (come testimoniano le sue la guerra del 1915 e richiamato alle dell’AGP. poche poesie a noi pervenute). armi nel 1940, in qualità di Capita- Dedicò la sua vita al seminario, Il suo magistero si esplicitò, al- no Medico (fu, poi, congedato nel prima come professore di lettere tresì, nell’, da lui 1942), Caso iniziò proprio a cavallo classiche e, poi, come preside. La fortemente voluta in diocesi: con- tra le due guerre la sua carriera po- sua attività di sacerdote e profes- siderando la Chiesa come vita so- litica, con la nomina di sindaco nel sore fu una missione, che don Gia- ciale, egli pensò all’Azione Cattoli- 1924 per il Partito Popolare Italia- como basò sull’analisi. Attento alle ca come cooperazione di laici all’a- no. La sua visione politica si fondò dinamiche sociali, acuto osserva- postolato del clero. Il suo impegno sul concetto di rispetto e di altru- tore del suo tempo, sostenitore di sociale si manifestò in diverse oc- ismo, dedicandosi completamente una giustizia sociale da attualizzare casioni: nel primo sciopero orga- al suo partito, la Democrazia Cri- attraverso la cultura, pensò la sua nizzato a Piedimonte dai cotonieri, stiana. Il 2 giugno del 1946, Gio- “missione” pastorale come “con- nella realizzazione di una Cassa vanni Caso fu eletto deputato alla tatto” con l’anima del popolo.Sulla rurale, al fine di impedire lo stroz- Costituente e fu membro del Se- scorta dell’insegnamento di San zinaggio a danno dei lavoratori, nato dal 1948 al 1953. Nel 1954, fu Paolo, San Francesco e Don Bosco, nell’incarico di commissario all’O- nominato Commissario Nazionale Piedimonte Matese Guida Turistica della Coltivatori Diretti, una nuo- e dei genitori». Lo spirito che lo ta allo studio del Medio Volturno. va associazione di categoria. Nel animava traspare da questo “ma- Tra le sue numerose pubblicazioni 1955, la Democrazia Cristiana di nifesto programmatico”: «sentirò vanno ricordate le tre edizioni di Fanfani osteggiò la sua elezione: la volontà degli studenti per mol- Piedimonte Matese che si dipa- Giovanni Caso fu costretto a la- te scelte che li riguardano e voglio nano lungo un periodo di quasi sciare la Capitale, per far ritorno far entrare le famiglie nella scuo- quarant’anni: il 1961 per la prima, a San Gregorio (dove visse con la la». Dal 1949 ha rivestito il ruolo di il 1999; La guerra nel Medio Vol- sua famiglia); decise, quindi, di ispettore onorario ai Monumenti e turno nel 1943 del 1974; Il vesco- dedicarsi alla docenza universita- Direttore del Museo Civico. vato alifano nel Medio Volturno ria. Lasciato all’improvviso solo, Il 12 settembre 1915, nella sala del 1979, inizialmente pensato si vede costretto a presentarsi del consiglio comunale di Piedi- come il primo dei volumi dedicati candidato nelle liste del Partito monte, si riunivano «in unico fa- ai quattro vescovati del Medio Vol- Monarchico di Lauro e Covelli, scio tutti i cultori delle discipline turno; la Guida del Medio Voltur- scelta che farà fatica a sopporta- storiche, archeologiche, artistiche no del 1986; le serie dei Quaderni re. All’indomani dell’inizio dei numismatiche della regione»: na- di cultura, dei Documenti per la comizi elettori, 9 aprile 1958, sceva così l’Associazione Storica storia dei Paesi del Medio Voltur- Giovanni Caso morì improvvisa- Regionale, il cui promotore era no. Come «biografo delle Civiche mente, lasciando la popolazione Raffaele Marrocco (1875-1949), Onoranze», è stato l’estensore del- sgomenta. Regio Ispettore Onorario dei Mo- le “Vite” di illustri personaggi del (Testo di Beniamina Izzo) numenti e Scavi di Piedimonte. nostro territorio. Con Re Carlo Nel 1965 il figlio, Dante Marrocco, III di Angiò Durazzo del 1967 si è l’artefice della rinascita dell’As- è confrontato con un’opera di più DANTE MARROCCO sociazione Storica, a cinquant’an- ampio respiro, tratteggiando il re- (1915-2006) ni di distanza dalla prima fonda- gno del nipote di Sveva Sanseve- Laureato in Lettere e in Filoso- zione e come sua «derivazione li- rino. fia presso l’Università di Napoli, la neare», con l’intento di «illustrare Dante Marrocco, «quest’uomo sua lunga carriera di insegnante è e valorizzare l’ampia vallata del sacrato alla cultura» che per lui culminata nel 1968 con la nomi- Volturno». Dell’Associazione Sto- rappresentava «una fanciulla bel- na a preside incaricato del Liceo rica del Sannio Alifano, dal 1974 lissima, dagli occhi azzurri,... in- Scientifico di Piedimonte con le denominata Associazione Storica cantevole libertà spirituale sulla sezioni staccate di Caiazzo e di del Medio Volturno, è stato pre- istintiva schiavitù della materia», . Nel suo diario, sidente, riuscendo a convogliare muore nel 2006. Nel suo Diario, espliciterà il suo rifiuto di sentirsi intorno al laboratorio di idee, che in data 12 Gennaio 1971, scriveva, un mero burocrate e l’intenzione la sua abitazione ha rappresenta- in risposta alla proposta ricevuta di dedicarsi in particolar modo to, un lungo stuolo di ricercatori, d’essere inserito tra «gli Italiani «all’attività parascolastica», sostan- studiosi, appassionati. La dona- illustri»: «il ricordo vero - per chi ziata in «giornale degli studenti, zione all’A.S.M.V. del suo Palazzo merita - verrà dopo la morte, quan- annuario del liceo, mostre didat- ha rappresentato l’atto formale, e do non si può più brigare per esser tiche, associazione degli studenti suggello, di una vita intera dedica- ritenuto “grand’uomo” a forza». 131 ] Finito di stampare per i tipi di IKONE srl Piedimonte Matese nel mese di novembre 2015 La presente guida è stata realizzata con il contributo del GAL Consorzio Alto Casertano nell’ambito dell’ASSE IV del PSR Regione Campania 2007/2013. MISURA 41 Strategie di sviluppo locale. Sottomisura 413 Azione 1 MISURA 313 “Incentivazione di attività turistiche”. Progetto “Piedimonte Porta del Matese”

Fondo europeo agricolo Assessorato Agricoltura per lo sviluppo rurale: ACG Sviluppo Attività l’Europa investe nelle zone rurali Settore Primario ISBN 978-88-980-7409-9