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“Album dei ricordi blucerchiati”: , il Pelé bianco di Claudio Nucci 20 Aprile 2021 – 13:57

Genova. Edmondo Fabbri, ala destra della Sampdoria nella prima partita della storia blucerchiata (nel lontano 1946), una decina di anni dopo, fu il principale artefice del ‘miracolo’ Mantova, portato – in quattro anni – dalla alla A… Arrivato nella massima serie, “Mondino” diede il suo assenso al tesseramento di un ventiduenne brasiliano, Angelo Benedicto Sormani, nato a Jaù (São Paulo), che in coppia con l’altro straniero, lo svizzero Anton Allemann, fece benissimo, tanto che quel Mantova, neo promosso, si classificò nono, proprio davanti alla Sampdoria (che invece aveva pescato in Jugoslavia, Vujadin Boškov e Todor Veselinović), tra l’altro sconfitta, allo stadio Martelli 2-0, proprio con una rete, di quel centravanti, che i virgiliani avevano cominciato a chiamare “Pelé bianco”…

Sormani aveva infatti iniziato a giocare nel Santos di Edson Arantes do Nascimento e siccome – per caratteristiche – ne ricopriva la medesima posizione in campo, dopo un periodo di apprendistato, come riserva della “Perla Nera”, misterLuís Alonso Pérez, meglio noto col semplice appellativo di Lula, iniziò ad utilizzarlo, in coppia con “O Rey”, come ala destra.

La sua esplosione in Italia fu repentina (29 goal in 64 partite, nel biennio ‘61/63), tanto da meritarsi l’inserimento nella rosa dei mondiali in Cile, al pari di altri tre oriundi, con credenziali ben superiori alle sue José( Altafini, campione del mondo nei precedenti Mondiali, col Brasile, oltre a ed Omar Sivori, già trionfatori della “Copa America”, con l’).

E’ una dibattuta storia, quella degli oriundi, decisivi per vincere i Mondiali del ’34 Luis( Felipe Monti, , ) e del ’38 (Miguel Ángel Andriolo),

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ininfluenti nella mancata qualificazione ai Mondiali svedesi del ’58 (in quattro in campo, seppur uno più forte dell’altro, nella sconfitta di Belfast (, , Miguel Ángel Montuori e ), tanto è vero che l’avventura cilena sancì un lungo ostracismo agli oriundi, cui si salvò proprio il soloSormani, ‘vergine’ da precedenti convocazioni con la ‘seleção brasileira de futebol’, ma anche perché, nel frattempo, come selezionatore azzurro era stato nominato il suo mentore, Edmondo Fabbri, sostituito – alla guida del team della città dei Gonzaga – dal leggendario Nándor Hidegkuti (primo ‘falso nueve’ del calcio), che completerà la crescita tattica del ‘Pelè bianco’.

La porta della Nazionale resterà chiusa, agli oriundi, per quasi quaranta anni, dopo che Sormani ebbe giocato le sue sette partite con la maglia azzurra (sei vittorie ed una solo sconfitta), segnando anche due reti, una ad Istanbul (in una partita di qualificazione per gli Europei) e l’altra in un’amichevole contro il ‘suo’ Brasile, passata alla storia non solo per il netto 3-0, ma soprattutto per la ferrea marcatura diTrapattoni su Pelé (rimasto peraltro in campo solo 25 minuti)… e sarà proprio il mitico ‘Trap’ (da c.t.) a riaprire agli oriundi, convocando quelMauro Germán Camoranesi, che poi – con – si fregerà del titolo di Campione del Mondo, in Germania, nel 2006.

Ma, tornando a Sormani, il suo boom mantovano scatenò un’incredibile asta (cui partecipò anche il Barcellona), vinta dalla Roma, con una faraonica cifra, che gli fece guadagnare un altro soprannome, “mister mezzo miliardo”.

L’esperienza nella capitale (25 presenze e sei goal), tuttavia, non fu positiva, costretto a giocare spesso fuori ruolo, con altri campioni dal ritmo compassato, comeAntonio Valentin Angelillo (anche lui un , che giocò sia conArgentina, che Italia), ‘Picchio’ De Sisti e , detto ‘il piedone’, cosicché, nell’estate del ’64, il presidente Glauco Lolli Ghetti pensò a lui per rinforzare unaSamp, che aveva mantenuto la , solo grazie allo spareggio colModena e che vedeva il miglior giocatore (Giancarlo Salvi) andare in cerca di fortuna nelMilan e – convinto di indovinare l’ambo – gli affiancò anche l’altro oriundo Ramón Francisco Loiácono…

Come andò a finire, l’abbiamo già raccontato, parlando del‘ tanguero’… un attacco ‘atomico’, che schierava Frustalupi, Lojacono, Sormani, Da Silva e Barison, segnò 19 resti, in tutto il campionato, di cui solo due l’ex riserva di Pelè… Una, ininfluente, in un 3-0 rifilato alla Fiorentina, l’altra decisiva per la salvezza, in quanto foriera di una vittoria in trasferta col Toro (un po’ come farà Loris Boni otto anni dopo)… Ma a sottolineare l’annata storta a Genova, la domenica dopo, Sormani venne iscritto nel tabellino del match casalingo, contro l’Inter, alla voce ‘autoreti’…

La colpa? Non cero dell’allenatore, Ernst Ocwirk (tra l’altro, non solo il miglior centromediano metodista del Doria, ma anche della“Wunderteam” austriaca), che si trovò a gestire un undici, con tre giocatori fotocopia (Sormani, Da Silva e Lojacono), che si schiacciavano i piedi… e non solo quando c’era una punizione da battere!

Di avere le stigmate del campione, il ‘Pelè bianco’ lo dimostrò alMilan (scelto dal d.t. Gipo Viani), giocando prima alla corte di un giovane (come mister) (con 21 goal, immediatamente l’anno dopo la negativa esperienza con la Samp), ma soprattutto col ‘Paron’ , che ne esaltò la duttilità tattica, arretrandone il raggio d’azione e trasformandolo, al pari di , in un rifornitore di palle goal per i compagni (Amarildo, , Kurt Hamrin, Nestor Combin), al punto di fare incetta di trofei: (1 , 1 scudetto, 1 Coppa delle Coppe, 1 Coppa dei Campioni, 1

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Coppa Intercontinentale) e totalizzando, col Diavolo, 45 reti in 134 partite.

Due anni a Napoli (in coppia con Josè Altafini), uno a Firenze e tre a Vicenza, chiudono la carriera … Oriundo? No, italiano e senza ‘saudade’, visto che è qui che ha messo radici… e pazienza se, in blucerchiato,Angelo Benedicto Sormani ha vissuto una stagione fatta più di ombre, piuttosto che di luci… Ha dimostrato altrove, che la nomea di “Pelè bianco”, conferitagli all’arrivo in Italia – dai media nostrani – non era immeritata…

Della stessa serie “Album dei ricordi blucerchiati”

Bruno Mora, l’ala perfetta

Trevor Francis, “the striker”

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Giovanni Guerrni, il Robot Mazinga Z

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