LOVINO, CECI. CONFRONTO DI TECNOLOGIE DI VINIFICAZIONE IN ROSSO DI UVE NERO DI TROIA, PAG. 1 CONFRONTO DI TECNOLOGIE DI VINIFICAZIONE IN ROSSO DI UVE NERO DI TROIA R. LOVINO, G. CECI C.R.A Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura - Unità di ricerca per l’uva da tavola e la vitivinicoltura in ambiente mediterraneo - Cantina Sperimentale di Barletta Via Vittorio Veneto, 26 - 70051 Barletta E-mail:
[email protected] Introduzione Il “NERO DI TROIA ” è un vitigno autoctono maggiormente coltivato nel territorio a Nord della provincia di Bari e nella zona confinante a Sud della provincia di Foggia. I sinonimi con cui è stato indicato in passato, spesso fanno riferimento al territorio in cui era coltivato e sono: Barlettana , Uva di Canosa , Uva di Troia , Uva di Barletta , Tranese , Uva della Marina ( Calò et al., 2006 ). Questo vitigno è classificato “tardivo” come ciclo vegetativo, pertanto risulta maggiormente esposto alle influenze atmosferiche, soprattutto nell’ultimo stadio di maturazione dell’uva. In passato questo vitigno era coltivato prevalentemente con sistema di allevamento ad alberello con produzioni per unità di superficie molto basse, perciò le uve presentavano elevati contenuti glucidici, polifenolici, in particolar modo antociani e tannini e bassa acidità. Tale materia prima era ideale per elaborare i così detti “vini da taglio” (De Astis,1903). Attualmente, i sistemi di allevamento espansi, la elevata vigoria vegetativa delle piante dovute a tecniche agronomiche miranti ad aumentare la produttività per Ha e l’utilizzo di cloni ad acino grosso spesso influiscono sulla composizione chimico-fisica dell’uva rendendola molto diversa rispetto al passato; pertanto queste materie prime oggi vengono utilizzate per produrre vini con caratteristiche fisico-chimiche e sensoriali molto diverse da quelle del passato.