Gli Italiani E Laguerra De La Independencia
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GLI ITALIANI E LA GUERRA DE LA INDEPENDENCIA: UN’INCURSIONE DI METODO NELLE CARTE DI PRINCETON DEL VICERÉ EUGENIO Silvia Bobbi Il presente saggio1 intende affrontare la dettagliata analisi di un singo- lo e circoscritto episodio tra i mille in cui si trovarono impegnate le trup- pe del Regno d’Italia nel corso della sanguinosa e traumatica campagna napoleonica di Spagna: un conflitto che, per la sua peculiarità e le ricadu- te ideologiche che ha da sempre comportato, sul piano militare, politico e istituzionale, ha anche recentemente attirato l’attenzione degli storici, dando luogo a sostanziali revisioni interpretative. Tale episodio sarà il terreno d’analisi su cui cimentarsi allo scopo di mettere in rilievo a quali risultati possa condurre la documentazione della Beauharnais Collection, conservata presso la Manuscripts Division del Department of Rare Books and Special Collections dell’Università di Princeton, nel New Jersey, ch’ebbi modo di consultare e alla cui presentazione ho già dedicato un contributo2. Tra le carte di governo e private, che il principe Eugène de Beauharnais (1781-1824), viceré d’Italia e comandante in capo dell’eser- cito italico, portò con sé in esilio in Baviera, nel 1814, interessa qui so- prattutto evidenziare la seconda sezione concernente i Reports, la più preziosa per la ricostruzione delle vicende politiche e militari del Regno, 1. Desidero innanzitutto ringraziare Vittorio Scotti Douglas per i preziosi suggerimen- ti di cui è stato prodigo, con mio grandissimo profitto. Uno stimolo ad applicare, con le dovute cautele, l’analisi di military effectiveness è stato inoltre l’intervento di Paolo Gril- lo, I comandanti degli eserciti comunali nel Duecento: uno studio della campagna di Par- ma (1247-1248), in Paolo Grillo (ed.), Cittadini in armi. Eserciti e guerre nell’Italia co- munale, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2011, pp. 9-35, che ringrazio, insieme a Davide Maffi, per gli utili consigli dispensatimi. 2. S. Bobbi, Le carte di Princeton del viceré Eugenio: una fonte documentaria quasi dimenticata per la storia militare del Regno d’Italia (1805-1814), di prossima pubblica- zione in “Società e storia”. “Spagna contemporanea”, 2011, n. 40, pp. 33-66 Silvia Bobbi che raccoglie i rapporti ufficiali e informali e le cronache di guerra dai vari fronti dell’Impero — Germania, Russia, Tirolo, Italia, isole Ionie e Spagna —, redatti da parte dei ministri, dei generali e degli ufficiali delle maggiori e minori unità organiche. Nonostante la sua notevole rilevanza, infatti, tale sezione è stata particolarmente trascurata dai pochi storici3 che hanno avuto modo di consultare le carte di Princeton. Opereremo dunque una comparazione in profondità tra le notizie attingibili da tale sezione e quelle offerte dalle fonti conservate nell’Archivio di Stato di Milano, integrata dalla memorialistica dei reduci, per mettere in luce, in negativo, quali conseguenze possa comportare il mancato confronto con la documentazione della Beauharnais Collection, soprattutto nell’ideolo- gicamente scivoloso campo della storia militare, e com’essa possa contri- buire, in positivo, a ricostruire la genesi delle varie fonti, stabilendo al contempo tra di esse una gerarchia d’attendibilità. Il metodo applicato as- sume rilievo più generale, al di là dello specifico episodio qui considera- to, in quanto la peculiarità che contraddistingue il lavoro d’analisi stori- co-militare delle campagne napoleoniche nel loro complesso è la sovrab- bondanza di memorie da parte di diretti testimoni dei fatti, viziate tuttavia da un tale grado di adesione, o viceversa, avversione ideologica al regi- me, da inficiarne in numerosi casi l’attendibilità. Sebbene anche la docu- mentazione di origine amministrativa non sia affatto immune dal diverso grado di retorica proprio dei singoli estensori, lo scopo principale per cui venne prodotta, cioè l’analisi dettagliata e realistica dell’efficacia bellica — ossia della military effectiveness, come viene attualmente definita da- gli stati maggiori — raggiunta sul campo a beneficio della pianificazione delle operazioni militari da parte di Bonaparte e dei suoi generali, ci con- 3. Segnalo in particolare, e senza pretesa di esaustività, i contributi degli studiosi sta- tunitensi: quelli ormai datati di C. Quingley, R.P. Rath e D. Koenig, e quelli più recenti di L. Sondhaus (che tuttavia si limita a segnalare la ricchezza della fonte per quanto concer- ne la storia della marina napoleonica); tra i contributi di studiosi francesi e italiani, sono: A. Pillepich, Milan capitale napoleonienne, 1800-1814, Paris, Lettrage Distribution, 2001, préface de J. Tulard; e Id., Napoléon et les italiens. République italienne et Royau- me d’Italie (1802-1814), Paris, Nouveau Monde, 2003 (ora anche nella traduzione italia- na: A. Pillepich, Napoleone e gli italiani, Bologna, il Mulino, 2005); M.G. Sandri, Gli uf- fici della Direzione provinciale delle pubbliche costruzioni attraverso la purificazione, in G. D’Amia, G. Ricci (eds.), La cultura architettonica nell’età della Restaurazione, Mila- no, Mimesis, 2001, pp. 75-84, e F. Repishti, Le fabbriche della Corona. Uffici competenti a Milano da Giuseppe II a Francesco Giuseppe I (1786-1859), ivi, pp. 107-116; e infine quelli di A. Arisi Rota, in particolare Diplomazia nell’Italia napoleonica. Il Ministero del- le Relazioni Estere dalla Repubblica al Regno (1802-1814), Milano, Comune di Milano, 1998, p. 7, nota 7 e p. 59, nota 147, e Le difficoltà della diplomazia italiana in periodo napoleonico dalla Repubblica al Regno (1802-1814), in V. Scotti Douglas (ed.), L’Euro- pa scopre Napoleone 1793-1804, 2 voll., Alessandria, Edizioni dell’Orso, 1999, I, pp. 241-249. Mancano, come si vede, gli studi di storia militare. 34 “Spagna contemporanea”, 2011, n. 40, pp. 33-66 Gli italiani e la Guerra de la Independencia sentirà, come vedremo, di ricostruire i fatti in maniera quanto più possi- bile aderente alla realtà, riguardo a mezzi impiegati, finalità perseguite, esiti raggiunti, a patto di tenere in costante, parallelo e ragionato dialogo tra loro tutte le fonti disponibili, nessuna esclusa. L’avvenimento che farà da spunto per tali brevi considerazioni di me- todo è un episodio catalano della Guerra de la Independencia, in cui fu coinvolta la divisione Pino, a Palamos, piccolo porto della Costa Brava, il 5 luglio del 1809. Non si tratta di un evento bellico che assunse grande ri- salto, come altri celeberrimi di cui furono protagonisti gli «italiani»4 — quale ad esempio l’assedio di Gerona5, per rimanere nell’ambito dello 4. Sul ruolo degli italiani (coscritti del Regno d’Italia e del murattiano Regno di Na- poli, all’epoca definiti rispettivamente «italiani» e «napoletani», per parte francese, o vo- lontari nell’esercito reale spagnolo, nelle forze armate britanniche e nelle guerrillas, per parte anglo-spagnola), in tutto più di 50.000 uomini, cfr. gli atti dei due convegni organiz- zati da V. Scotti Douglas a Novi Ligure nel 2004 e a Milano nel 2008: V. Scotti Douglas (ed.), Gli italiani in Spagna nella guerra napoleonica (1807-1813). I fatti, i testimoni, l’e- redità. Atti del IV convegno internazionale di “Spagna contemporanea” (Novi Ligure, 22-24 ottobre 2004), Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2006; Id. (ed.), Ancora sugli italia- ni in Spagna durante la Guerra de la Independencia, in “Il Risorgimento. Rivista di storia del Risorgimento e di storia contemporanea”, 2008 (LX), nn. 1-2 (numero monografico). 5. L’assedio di Gerona, la città che divenne la roccaforte della resistenza armata cata- lana, tra assalti falliti dei francesi, sortite per l’approvvigionamento dei difensori, bom- bardamenti della città, durò un anno e mezzo. L’ultima semestrale fase di tale assedio vi- de i 14.000 uomini del generale Verdier decimati dagli assalti (in quello dell’8 luglio 1809 morirono in più di mille), dalle continue azioni della guerriglia, che attaccava dall’esterno la retroguardia degli assedianti, e infine dalle malattie. L’epidemia e la fame fecero infine capitolare gli assediati, il 10 dicembre del 1809: la resistenza era costata 10.000 morti tra la popolazione civile e 5.200 tra i combattenti della guarnigione, in parte anch’essi civili prestati alla guerra perché volontari della milizia locale (ma molti erano veterani della guarnigione di Barcellona), i famosi somatenes (di cui si dirà qui appresso). Ma tra i fran- cesi (e gli italiani, la Divisione Lechi fu annientata) le perdite erano state altrettante, 15.000. Cfr. i contributi di J.-R. Aymes, V. Ilari, A. Arisi Rota, R. De Lorenzo, V. Scotti Douglas, nonché l’appendice di V. Ilari, Le truppe italiane in Spagna, in V. Scotti Dou- glas (ed.), Gli italiani in Spagna…, cit., pp. 449-481, e la ricostruzione del colonnello J.J. Sañudo Bayón, Gli italiani nella Guerra de la Independencia, in Ancora sugli italiani in Spagna…, cit., pp. 35-55. Quanto all’epidemia, Sañudo Bayón scrive fosse di peste, ma è il solo; in proposito segnalo la copia del rapporto di Pino a Caffarelli, in data Fornels, 10 novembre 1809 [in Biblioteca dell’Università di Princeton (d’ora in poi BUP), Beauhar- nais Collection, busta (d’ora in poi, b.) 39], in cui il generale scrive: «Monseigneur, ils est décidé que la Place de Gironne doit entrainer la peste d’une grande parties des nos trou- pes […] Les vivres et les fourrages nous manquent, l’air est mal-sain, et les maladies m’enlèvent journellement une grande quantité de monde. Les corps sont très faibles, mal- gré le soin que je me donne de faire traiter dans mes ambulances les malades, mesure qui m’a sauvé 4 ou 500 hommes, que j’aurais perdu dans les hôpitaux, où l’on périt de misè- re». Il termine «peste» è usato come metafora; trattandosi di una copia, è possibile che Sañudo Bayón [«uno dei più grandi esperti della storia militare della Guerra de la Inde- pendencia, argomento su cui ha pubblicato più di cinquanta lavori, e ne ha molti altri in “Spagna contemporanea”, 2011, n.