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Pa’ li stradis del gno paeis

A ciaminâ par li stradis del gno paeis ’l é come remenâsse sot li cuertis in ta una dì de fiesta: te pois i oe in ziru e dut a te contenta, li ciasis i murs i arbui li mons li nulis li sisilis li machinis la zent i canaiùs… Te sos ancia tu un poc de paeis.

Per le strade del mio paese

Camminare per le strade del mio paese è come rigirarsi sotto le coperte in un giorno di festa: posi lo sguardo in giro e tutto ti piace, le case, i muri, gli alberi, le montagne, le nuvole, le rondini, le auto, la gente, i bambini. Sei anche tu un po’ di paese.

Rosanna Paroni Bertoja Comune di Montereale Valcellina e le sue frazioni

Sei itinerari alla scoperta di un territorio di grande ricchezza

MUSEO naturale e culturale ARCHEOLOGICO Comune di MONTEREALE Montereale VALCELLINA Valcellina

© 2019 Comune di Montereale Valcellina via Ciotti 122 - Montereale Valcellina (Pn) tel. 0427 798782 - www.comune.monterealevalcellina.pn.it

Redazione e coordinamento editoriale: Anna Borin, Clara Carboncich, Aldo Colonnello, Lucio De Conti, Eleonora Gobbato, Silvia Fignon, Michela Francescutto, Paolo Tomasella, Anna Turchet

Servizio fotografico: Denis Scarpante

Altre foto: Laura Ercolini, Michele Beltrame, Thomas Cantoni, Lucio De Conti, Sandra De Lorenzi, Pietro De Rosa, Cesare Genuzio, Giancarlo Mander, Museo Archeologico Montereale Valcellina, Flaviano Ossola, Marco Pradella, Sergio Vaccher, Luca Vivan, Francesco Zanet

Le illustrazioni di Giusto Almerigogna, Alessandra D’Este, Alberto Magri, Domenico Montesano e Federica Zendron sono tratte dalle pubblicazioni del Circolo culturale Menocchio

Progetto editoriale, grafica e impaginazione: Interattiva, Stampa: Tipografia Menini, Spilimbergo Svelare in modo autentico e in maniera semplice lo straordinario patri- imprese e il mondo economico, considerando che al centro di ogni sto- monio di storia, identità, cultura e tradizioni che il territorio di Monte- ria, tradizione e cultura che emerge nella guida si cela la vita pulsante reale Valcellina è in grado di offrire: questa l’aspirazione della guida del delle comunità di Montereale, Grizzo, Malnisio e San Leonardo. Tra le Comune che si presenta in una veste rinnovata. pieghe della narrazione si potranno certamente intravvedere le storie La nuova edizione appare arricchita, rispetto al passato, grazie alla di uomini e donne che quei luoghi quotidianamente vivono, di imprese riscoperta di fatti storici e tradizioni che tendono a rafforzare l’idea e prodotti artigianali ed enogastronomici tipici che vanno tutelati. dell’antico legame fra i bisogni espressi nel tempo dalla comunità lo- E sullo sfondo del racconto va considerato che ci sono anche l’Am- cale e le peculiarità sociali, economiche e culturali narrate dal territo- ministrazione comunale e gli uffici municipali che ogni giorno sono rio. La nuova guida mira quindi a rivelare luoghi e borghi presenti nella chiamati ad assumere le migliori e più lungimiranti scelte politiche per nostra comunità per proiettarli, attraverso una descrizione accessibile assicurare un futuro di crescita civile, sociale ed economica a coloro a tutti, verso opportunità di crescita e di sviluppo. L’ambiziosa sfida i quali, malgrado tutto, hanno qui deciso di vivere, lavorare, investire, è quella di creare, mediante questo agile strumento, un sistema di sperare e r-esistere. promozione dell’identità locale in modo accattivante e innovativo di- A tutte le persone che lo decideranno di fare auguriamo quindi una vulgando le storie, le radici, le caratteristiche e le vocazioni comuni al gradevole lettura e un buon viaggio nei luoghi più autentici che conno- contesto. tano il nostro Paese. Sostenendo la causa della promozione dei valori espressi dal territo- rio, questa Amministrazione vorrebbe rilanciare quella rete di alleanze Il Sindaco e la Giunta comunale di Montereale Valcellina già esistente con le associazioni locali e la società civile, i volontari, le

4 5

376 399 474 500 512 Prapiero

744 Molassa 433 St.la Sacons 816

522 837 500 589 499 811 402 653 408 Bosplans 737 T. Alba St.la Cuccetta FORC.LA DI PALLA BARZANA 494 910

FORC.LA LA CROCE Bosplans 600 St.la Ronchiat 540 FORC.LA DI 975 978 PALLA BARZANA

P.te Molassa FORC.LA LA CROCE 638 600

609 835

665 St.la Saccons 700 1066 St.la Saccons 700

373 770 800 1013

356 800

347 900 900 Malga Jouf 700 Malga Jouf

1200 1228 1105 M.ga Monte Fara 1200

M.ga Monte Fara

971 1000 600 1076 M.JOUF 400

1100 1184S.Lorenzo 1000 M.JOUF 645 1100

1100 1000 C.se di Dour 1071 1214 Romagnoi

998 I Peressini

967 1200 1100 900 1000 300 770

815 Pater Noster 955

800 800

908 1300 1034 1200 900 Russoledo 702 1243 Galleria M. FARA Case Toolo

348 Tiro a Segno 900 Siviledo 700 800 C.Dreon 988 600 500

1292 1300 400 680 300 1000 632 C.Rossa

343 1000 1342 M. FARAP.te Ravedis 1108 748 F.S. - Gemona Galleria Rugo 776

Grande 715 1100 C.lo 571 742

828

707 1200 569

Rug de Pic P.te Ravedis Gall.a Rio Stella 820 TORRENTE 343 732 548

712 1300 T. CELLINA Maniago307 Libero Castello 1330 GalleriaOst.a Nale Serb.io 390

885 326 614 434

1400 451 292 902 286 341 M.SPIA Benvenuti alla “porta” della Valcellina 1282 Foiba della Val Corona 600 Montereale S.Vigilio 505 1465 500 Allev.to del Ben Valcellina Mad.na C.lo un territorio di grande ricchezza naturale e culturale delle M. I CAMERONI 355Grazie C.Perin 747 Galleria T. CELLINA M.GLORIASSIS 308 Roggia di Maniago Rio Stella 314 334 524 C.lo 329 600 Rug Cesarile Serb.io

500 1465 350 345 S.S. N.251 925 B.go Alzetta Grizzo 346 352 400 280 545 I Santi Rug Bennata St.la di Bin 306 601 276 Montereale Valcellina è l’insieme di quattro 1436 628 M. SPIA 1422 For.ce 313 300 548 309 M. FORTEL 895 Berton frazioni: la principale che dà il nome al co- Spilungia della Vals Corona 278 Montereale T. CELLINA Mad.na 369 Cesiol del Fossal mune e, lungo via, Grizzo e Malnisio, più a Della Salute Staz.e di Valcellina Rug della Stella Montereale 1528 764 Valcellina 313 C.Colussi valle San Leonardo. È considerato la “por- 469 636 272 PALA D'ALTEI M. GLORIASSIS T O R R E N T E 309 ZUCCUL FORADOR 310 ta della Valcellina” aperta verso l’ambiente C.Tedesco 1500 Cao Malnisio 272 C.lo Malnisio Rug Cesarile 340 364 montano delle Dolomiti Friulane. 1462 1400 400 522 830 B.go Alzetta Grizzo 309 307 953 1170 312 285 309 273 C.lo Luogo del I paesi sorgono su un terrazzo alluvionale Giulio Rug Bennata 300 1300 Casera Rupeit 787 immersi nel verde paesaggio pedemonta- 1413 M. DI MEZZO C.Carafoli 299

300 no tra suggestivi corsi d’acqua e campagne 304 305 301 coltivate, protetti alle spalle dall’arco preal- 1444 P.te del 266 1200 731 Case Campagnoli 1487 360 301 Giulio 1100 pino. Chi visita queste zone passa da una 1054 868 C.lo 264 287 1000 ZUCCUL SUPIGNA Casera Valfredda natura multicolore a centri abitati dove i se- 376 302 259 1112 900 Case Dol n 800 C E L L I N A coli hanno lasciato pregevoli testimonianze 351 T O R R E N T E 299 300 storiche, artistiche e culturali. 301 Cao Malnisio 1325 293 295 996 256 1306 283 280 627 285 Montereale è discosto dalle città della COL DE SOLARIS CIMA VALFREDDA 392 287 pianura; tuttavia chiese, palazzi, opere in- 290 289 1060 Croce Cellina Casello gegneristiche imponenti e antiche costru- 282 Malnisio 279 Bivio Maniana Clap del Pisol zioni, semplici strade e ambienti naturali 595 399 C.lo 288 C.Carafoli 287 834 312 S.S. DELLA VAL DI ZOLDO E VAL CELLINA 284 incontaminati raccontano storie di un pas- Rug de Scussa

444 285 317 283 283 sato lontano e affascinante e di un presente Case Marchi 281 molto attivo e dinamico. Il calendario delle 280 287 284 251

389 277 manifestazioni è ricco di appuntamenti, di 835 432 274 Casello Case Campagnoli P.te della Cossana 304 252 iniziative e di attività che spaziano dal ricre- 324 Luogo del 276 711 516 S. Biagio Depuratore 284 905 ativo, al culturale, allo sportivo. Promosse e 273 C.lo Croce Bianca Case Dol n organizzate dal Comune e dalle numerose 418 San Leonardo associazioni con un fare che rende questi Palussa Canale Framoso 267 C. Mad.na della 266 276 340 Spiga 270 Canale L’esteso territorio formato 272 luoghi vivaci e di indubbio interesse. 275 Cellina 433 da montagna e pianura va 604 336 297 262 dai 170 metri s.l.m.Can.le a sud Cellina di 264 259 San Leonardo fino ai 1641 270 Marsure 266 330 307 della panoramica cima del 345 Discarica monte Cjastelat. 262 600 263 Staz.e di 395 332 Marsure 260 S.S. DELLA VAL DI ZOLDO E VAL CELLINA 295 Bivio Maniana 333 252 473 Selva S.S. N.251 258 6 Casello 252 258 7 Bares Glera 306 252 S.Rocco 301 Roia Riduan 252 Giais C.lo 247 254 Spirito Santo 243 C.Rossa 200 253 337 Case Marchi 248 Tezzat 306 C.Arban 305 Centrale S.S. N.251 di Giais 239 Cortina 243 Roia Prappiere 239 Roia Prappiere M.o Vecchio Serb.io

306Beorchia C. Basset 246 264 S. Biagio 297 236 Roia 236 233 Prappiere 245 245 394 C.lo 280 238 227 Casello 235 Sedrano Tezza Strizzot 230 233 S.Martino Croce Bianca Bersaglio C.Marchi 231 284 218 di 236 219 237 236 250 Tassan Mazzocco 224 224 C. Mad.na della

Canale Spiga 228

224 224 224 Cellina 215 211 223 247 249 Casello 213

218

208 218 C.Zorzetto S. Caterina Marsure 215

208 209 storia

Vista sulla pianura dal colle del castello

Come usare questa guida

Questo opuscolo è una proposta di viaggio attraverso la storia, la cul- Ti basta selezionarne uno per immergerti in un racconto che ti farà tura e la natura del comune. scoprire curiosità, conoscere personaggi passati per Montereale Val- Scegli l’itinerario che più si avvicina ai tuoi gusti: l’archeologia, gli affre- cellina, leggere storie anche dedicate ai bambini! schi nelle piccole chiese di campagna, le aree naturali protette, i luoghi Inquadra i QR code con il tuo smartphone e sfoglia le pubblicazioni in dell’energia… formato pdf per approfondire il viaggio.

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box bimbi

8 9 itinerario 1 storia itinerario 1 ...per chi ama la storia, quella di tanto tempo fa! Storie dal passato: racconti di archeologia Dalla protostoria ai giorni nostri

I reperti archeologici ci parlano della vita del passato. Permettono di datare la presenza dell’uomo nel territorio e di affermare con ragio- nevole sicurezza che, da quel momento in poi, i nostri antenati hanno abitato una certa area e ci hanno vissuto. Montereale ha avuto la fortuna di essere “casa” dei nostri avi fin dal periodo protostorico, cioè da almeno 3000 anni. Esistono infatti testi- monianze di insediamenti umani risalenti al XIII secolo a.C., alla cosid- detta “Età del Bronzo” recente e finale.

Ti proponiamo un viaggio nella storia, da fare all’aperto, lungo i sen- tieri e le aree archeologiche visitabili, e nelle stanze del MAMV, il Mu- seo Archeologico di Montereale Valcellina, a Palazzo Toffoli dove sono conservati molti pregevoli reperti: la forma espositiva – pensata anche per i bambini – è organizzata per epoche, le spiegazioni e le ricostru- zioni per immagini ti aiuteranno a “chiudere il cerchio” intorno a ciò che avrai visitato nei siti all’aperto. Gli scavi archeologici hanno avu- to una genesi fortunata e casua-

le: grazie all’interesse di alcuni La “vocazione” archeologica” di amministratori, si è iniziato a fare Montereale Valcellina ha una ge- attenzione a ciò che si rinveniva nei campi nesi abbastanza recente: è circa e nelle zone del colle del Castello. dagli anni ’80 infatti che sono sta- I primi reperti significativi sono stati tro- te avviate ricerche archeologiche vati quando in città si lavorava al rifaci- mento dell’acquedotto (nel 1983 circa) e sistematiche: le importanti testi- alla sistemazione degli assi viari principali monianze storico-archeologiche (intorno al 1988). venute alla luce hanno trovato un La storia, rimasta a lungo “sepolta”, se n’è senso, una datazione e una collo- uscita in un momento propizio: il Gruppo cazione espositiva di gran valore. Chei del Talpa di Grizzo e il Circolo cultura- le Menocchio si sono subito attivati per ri- portare alla luce e studiare le tracce delle Andiamo con ordine. antiche genti e dal 1990 i lavori di ricerca Storico, ovviamente. sono stati affidati alla Soprintendenza per i Beni archeologici del .

11 storia itinerario 1

La prima area lo didattico che puoi leggere in archeologica e il loco, il MAMV ospita una colle- Parco comunale zione di materiali rinvenuti pro- prio qui: una serie consistente L’Età del Bronzo e del di recipienti in terracotta, testi- Ferro a Montereale - dal monianza del crocevia di culture 1300 a.C. al 200 a.C. circa diverse che probabilmente han- no frequentato la zona. Infatti, La collocazione di Montereale ha dall’est e dal nord dell’Europa, avuto un’enorme importanza per dall’ovest e dal sud della peni- la sua scelta come insediamento sola italiana arrivavano cono- nell’Età del Bronzo recente e scenze e competenze per creare finale (ovvero intorno al 1300- questi manufatti. 1100 a.C.). Le sommità delle altu- re erano un ottimo punto di vista Grazie al Cellina i nostri antenati sull’imbocco della vallata, sul “comunicavano” dalla zona delle guado del Cellina e su chi pote- risorgive con l’intera alta e bassa Montereale Valcellina e il Cellina va sopraggiungere dalla pianura. pianura friulana. Una caratteri-

Grazie a questa visuale strategi- stica particolare rispetto ai ca- Perché proprio qui? ca e all’ancora più fondamentale stellieri dello stesso periodo nel tavano i suoi dintorni: sono state Oltre alla già citata collocazione presenza delle acque del torren- Friuli della sinistra Tagliamento è rinvenute diverse offerte votive strategica di accesso alla Valcelli- - te smeraldo, vennero costruite le l’assenza di tracce che rimandi- di questo periodo alle acque del na e di “controllo” sui guadi del tor prime capanne sul terrazzo allu- no a strutture di fortificazione o fiume. Probabilmente, vista la rente, per la costruzione del villaggio sono stati scelti i lati più soleggiati dei pendii vionale e sui pendii del colle del protezione: probabilmente Mon- sua natura torrentizia, servivano (quelli rivolti a sud o a est). Inoltre anche Castello e del Monte Spia. tereale era un abitato privo di per propiziarne l’attraversamen- una fascia di territorio posta alla base dei difese artificiali, magari proprio to e una sicura navigazione. rilievi venne abitata, per garantire una mi- Tra i ritrovamenti di questo pe- per la sua ottima collocazione gliore distribuzione delle risorse. riodo antico possiamo osser- geostrategica. Entriamo nella cosiddetta Età vare la cosiddetta “Struttura del Ferro: si parla circa del 700- Gamma” (conosciuta anche con Nella fase di transizione tra l’Età 500 a.C. e la nostra Montereale il nome di “Casa dell’acque- del Bronzo e quella del Ferro è una florida cittadina. L’abitato dotto”). Il pavimento di questa molti insediamenti cambiano si è ampliato, lasciando tracce abitazione è databile al XIII-XII o si riorganizzano: Montereale di una “pianificazione urbanisti- secolo a.C. Fu rifatta e riadattata continua a prosperare, con la cir- ca”: le case, sempre in legno ma più volte fino al I sec. a.C. colazione dei beni a ovest verso con decorazioni in terracotta, Era piccola, formata da uno o il Veneto e a nord ed est grazie al sono disposte lungo assi nord- due vani, con un focolare al cen- fiume. Una nota proprio sull’im- est sud-ovest; alcune infrastrut- tro, per riscaldare l’ambiente e portanza che rivestiva questo ture aiutano a incanalare acqua cucinare i cibi. Oltre al pannel- torrente per le persone che abi- e creare piccoli bacini.

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dell’Età del Ferro che possiamo Questa struttura abitativa, com- ammirare con i nostri occhi sono plessa dal punto di vista archi- la “Necropoli del Dominu” e la tettonico, frutto di influenze “Casa dei dolii”. culturali provenienti dall’ambito etrusco padano e da quello alpi- La necropoli a incinerazione, no sudorientale, era sviluppata rinvenuta in località Dominu su due livelli: uno interrato, di (tra Grizzo e Montereale) e sei metri di lato e due metri di ora visitabile nel Parco comu- profondità, e uno sopra terra, nale, è composta da una ventina difficile da ricostruire, ma con di sepolture, disposte su tre file probabilità composto da più parallele, seguendo l’andamen- vani. to del pendio del colle. Il fondo del magazzino, scava- Le fosse custodivano gli ossuari Casa dei dolii - Ricostruzione grafica di to nelle ghiaie dell’antico corso Domenico Montesano in argilla cotta con dentro fram- del Cellina, aveva il pavimento menti minimi di ossa del defunto in argilla rossa. Sotto i resti del- Necropoli del Dominu - Rituale funerario Disegno di Federica Zendron e oggetti di accompagnamento le strutture in legno di quercia, con valore e significato simbolico carbonizzate dopo un incendio, Come si faceva un funerale (fibule, perline di vetro e d’ambra 2700 anni fa? sono rimaste importanti testi- Ormai il settore settentriona- e fusaiole per le donne, anelli Il rituale prevedeva che il cor - monianze del vivere quotidiano le del terrazzo pianeggiante e di bronzo, spilloni e armi come po del defunto venisse posto su e dell’uso delle risorse dell’am- una catasta di legna (la pira funebre) e diverse zone terrazzate sui lati asce, coltelli e cuspidi di lancia - biente quali servizi da tavola e bruciato. Mentre le ceneri del rogo raf dei monti sono interamente oc- per gli uomini), alcuni resti del da dispensa di ceramica, utensili freddavano, si brindava e si festeggia- rogo mortuario e, per le sepoltu- e ornamenti di metallo, e di at- cupate dagli antichi abitanti di va. Si sceglievano poi alcuni frammenti Montereale: le altitudini degli in- re più recenti, altri oggetti rituali, minimi di ossa che, lavati, cioè purificati tività produttive, come la lavora- sediamenti variano tra i 503 e i come tazzine di terracotta usate con acqua, venivano posti nell’ossuario zione dell’argilla e dei metalli e la 548 metri sul livello del mare. nel rituale funebre. Tutti con- assieme a oggetti di accompagnamento produzione di farine dalla maci- Oltre al colle del Castello e al servati e custoditi nelle sale del che indicavano se il defunto era una don- nazione dei semi. na, un uomo o un bambino. La sepoltura Monte Spia, modesti nuclei di Museo Archeologico Montereale veniva protetta e segnalata con una pie- abitazioni si trovavano sul colle di Valcellina. tra di copertura. Grizzo e probabilmente in Plans, un prato stabile residuo che è La Casa dei dolii, grandi vasi stato anche teatro di recenti di terracotta rinvenuti dentro perti. Si trova all’incrocio tra via “battaglie“, con feriti ed eroi, tra questa abitazione, è arrivata a Roma e via Zenari, a Montereale, le bande di ragazzi di Montereale noi in seguito a un incendio, che ma non la potrai visitare perché e di Grizzo per la difesa dei rispet- la distrusse nel V secolo a.C., è stata ricoperta. Passa da quel- tivi luoghi di appartenenza. ma allo stesso tempo permise le parti e poi vai al vicino MAMV, Area dell’acquedotto Pendaglio a protome Tornando a epoche ben più lon- la conservazione di alcuni tratti dove i resti sono stati catalogati, taurina (metà VI-inizio tane, le testimonianze storiche caratteristici e di specifici re- esposti e spiegati. IV secolo a.C.)

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Molte riserve alimentari (in par- “… In hoc situ [la regione che privati, destinati ad agricoltura e te conservate nei grandi dolii) Augusto aveva chiamato “re- residenza, e in altri di proprietà attestano che gli abitanti di quel- gio X Venetia et Histria”, NdA] pubblica, usati collettivamente interiere per oram Irmene, la casa coltivassero orzo, legu- per attività come il pascolo. Pellaon, Palsicium, ex Venetis Atina et Dopo il crollo dell’Impero Ro- minose, lino e alberi da frutta, e Caelina, Carnis Segesta et Ocra, Tau- si cimentassero anche in piccoli riscis Noreia…” ecco il passo del terzo mano d’Occidente sotto le inva- interventi di lavorazione di ferro, libro della Naturalis Historia di Plinio il sioni barbariche, anche il Friuli bronzo o piombo. Vecchio dove si parla della “misteriosa” subì la sua ondata di conquista- Caelina, uno degli abitati più floridi del tori: dall’anno 569 d.C. furono territorio dei Veneti ai tempi della ro- i Longobardi a dettare legge. manizzazione. Nel I secolo d.C., quando Caelina: la città l’autore scriveva queste righe, la città Montereale Valcellina vive que- scomparsa. coglie le innovazioni e le adatta di Caelina risultava già scomparsa: non sta influenza lasciandone trac- Mons Regalis e alla propria realtà creandone di si ha la certezza della sua ubicazione, cia in alcune tombe con tipico nuove. Un luogo di gente che sa ma il toponimo, così simile al nome del corredo longobardo, costituito Calaresio: le origini torrente Cellina, e alcuni ritrovamenti in ospitare chi arriva da altrove. da pettini lavorati in osso, armil- della Montereale continuità tra l’Età del Ferro e i periodi Ne abbiamo prova da alcuni re- le, coltellini. L’area del cimitero che conosciamo successivi, danno forza all’ipotesi che sti archeologici rinvenuti a quella Caelina fosse proprio l’antenata di epoca longobarda (VII sec. L’epoca romana nord della pieve di San Rocco, della nostra Montereale. d.C.) è contigua alla necropoli e il Medioevo nei pressi della stretta del Celli- del Dominu (VII-VI sec. a.C.). na: un’abitazione sorta sulle basi La vita del villaggio proseguì at- di una più antica. Tiberio Poppaio figlio di Tiberio La nostra cittadina e i suoi tiva e prospera anche durante il Il nostro paese fu probabilmente (originario dell’Italia centrale, abitanti vivono, pacifici e “ridi- primo periodo della cosiddetta sede di un emporio, di stanzia- probabilmente dalla zona di Te- mensionati”, fino all’Età basso- “romanizzazione”, ovvero nel menti militari e di un santuario ramo), nel luogo dove le acque medievale: tra l’XI e il XII seco- II-I secolo a.C.: grazie alla posi- dove si praticava il culto del dio del Cellina escono dalla forra. lo prendono forma le signorie zione strategica lungo la strada fluviale Timavo: un richiamo al La fondazione della colonia di feudali e la nostra regione vede pedemontana, Montereale (che fiume sotterraneo che segnava Iulia Concordia (l’attuale Con- costruire molti castelli e spazi probabilmente all’epoca si chia- il confine tra i celti Carni e i fie- cordia Sagittaria) attorno alla chiusi da mura per delimitare le mava Caelina, come indicato da ri Istri. I Romani infatti si impe- metà del I secolo a.C. sposta proprietà. Riprende forza poi la Plinio il Vecchio – leggi di più nel gnarono in ben due campagne l’area di interesse delle grandi strada pedemontana: via di pel- box curiosità!) era uno snodo militari per sottomettere questi direttrici di traffico e commercio legrinaggi e collegamento com- fondamentale per il commercio ultimi e per tale ragione promos- di quello che ormai era diventa- merciale protetto alle pendici e per l’espansione, anche cultu- sero il culto del nume ancestra- to l’Impero Romano a diversi km delle alte Alpi. rale, della civiltà romana. le nelle zone limitrofe, in modo da Montereale, decentrandola Anche qui poi non manca un Possiamo immaginare l’antica da risentire della sua influenza e riducendone l’importanza. Le “castrum”, caratterizzato da un Montereale come una serie di positiva: a Montereale fu rinve- uniche indagini archeologiche possente mastio (o torrione, di- villaggi distribuiti in modo fun- nuta nel 1882 una piccola ara relative a questo periodo stori- mora dei “miles” con l’obbligo zionale sulla riva destra del Celli- votiva dedicata nel I secolo a.C. co ipotizzano che la zona fosse di controllare il territorio sotto- na e sui pendii. Un paese che ac- al dio Temavus da un mercante, divisa in piccoli appezzamenti stante) circondato da un’am-

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Lo sai chi è il Basilisco archeologo? piccolo drago gioiosamente - È la guida “simbolica” del Museo Archeologico di Montereale Valcellina. È un essere mitico legato alle acque del Cellina, un dispettoso che da una parte agisce come il tempo che scombina e rimescola le cose in modo volutamente casuale e disordinato e dall’altra pensa come un ar cheologo-scienziato che tenta di rimettere ordine, con l’umiltà e la pazienza di chi sa che non si è mai finito di capire e imparare. Nel medioevo era un serpente dalla lunga coda di uccello, larghe ali, zampe di gallo, testa di gallo con corona. Perché lui è un re, il re di tutti i serpenti. Il suo nome deriva dal greco basiliskos, diminutivo di basileus, appunto “re”. Attento, perché è davvero tanto dispettoso: ti ruba la meren- da e ti nasconde gli occhiali, appare su un albero e dopo un secondo non c’è più. Non è cattivo, ma è un gran burlone… vai con lui alla scoperta della storia di Montereale: vede anche ciò che è nascosto!

Resti del castello sul colle

pia cinta muraria, collocato nel casualmente rinvenuti fram- punto che garantiva la visibilità menti di ceramica che avviaro- gli insediamenti che conoscia- ed esempi: durante l’incursio- su tutti i possedimenti: colle del no le ricerche sui periodi più an- mo anche ai giorni nostri: Ca- ne dell’ottobre 1499, oltre a un Castello, la stessa sede degli in- tichi dell’abitato di Montereale. laresio altro non è che l’attuale numero altissimo di vittime e sediamenti più antichi. La vista che godrai da quassù Montereale, assieme a due delle di ragazze e di giovani catturati Fu chiamato Castrum montis ti farà sentire un vero signore! sue frazioni. (circa duemila da Roveredo in regalis (il monte più importan- Solo da qui sarà chiaro perché su, fino a Montereale) per essere te). Attorno al 1200 divenne questo castrum era considerato venduti nei mercati degli schiavi “feudo di abitanza”, cioè con pressoché inespugnabile. Dai Turcs tal Friùl in Oriente, i “Turchi” danneggia- obbligo di residenza stabile di Rimangono testimonianze di al- ai nostri giorni rono e saccheggiarono chiese, e un vassallo del Vescovo di Con- meno quattro falliti assedi; 1241, Una storia che continua case di interi villaggi, tra i quali cordia, governatore del “regno” 1290, 1346, 1411. Montereale, Grizzo, Malnisio e friulano e veneto. Ai piedi della collina del castello Le vicende storiche dei nostri San Leonardo. A San Leonardo, Per visitare i resti del castello si erano costituiti i nuclei abita- avi medievali hanno lasciato ad esempio, su una popolazione sali il colle, seguendo il sentiero tivi di “Calaresio”, Grizzo e Mal- altre tracce significative nell’at- di circa 500 anime, le vittime fu- storico-archeologico MV01: una nisio, come testimoniato da un tuale Montereale. Diversi fatti rono 420. mezz’ora di cammino e sarai da- documento del 1296 che li cita di quest’area si intrecciano con A Grizzo in prossimità della Chie- vanti ai sassi che costituivano la separatamente “…in tribus villis la cronaca del nostro Friuli e di setta della Fradese (cioè della cinta muraria. Montisregalis, scilicet in Calare- tutta Europa. Della devastante Confraternita) vennero date alla Nel corso degli scavi, all’interno sio, Grizzo et Malnisio”. E siamo scorreria delle truppe mercena- fiamme delle case (la “cjasa bru- della torre principale vennero ormai arrivati a quelli che sono rie turchesche rimangono cifre sada”) e un ospizio per viandanti

18 19 storia itinerario 1

IL PERSONAGGIO hanno preceduto l’Unità d’Ita- Jacopo da Malnisio detto lia, con uno dei patrioti garibal- il Mammalucco dini “figlio di Montereale”: Mar- Valoroso condottiero di caval- ziano Ciotti, uno dei Mille; lo leria, figlio di semplici contadini, nacque a Malnisio alla fine del XV secolo. Du- ricorda una lapide alla memoria rante le scorrerie dei Turchi del 1499, fu posta sulla facciata della casa fatto prigioniero e portato in Turchia. Lì paterna nel 1907 (di fronte alle venne venduto e portato in Egitto, dove ex scuole elementari): imparò con tanta maestria l’arte del “A Marziano Ciotti - dei Mille - la cavalcare e del combattimento e fu pro- sua Montereale - che con trepi- mosso cavaliere di primo grado dal Sul- tano. Conquistatosi la fiducia del sovra- do orgoglio lo vide - nel turbine no, accompagnò un suo ambasciatore, il di sei guerre garibaldine - e nei Tangavardi, a Venezia, dove si innamorò moti del Friuli - offrire la vita - per di una ragazza e poté finalmente riab- la libertà. - 1859 - 1860 - 1862 - bracciare i genitori, decidendo di affran- Parco del Dominu 1864 - 1866 - 1867 - 1870 - 1871”. carsi dal Sultano d’Egitto. Il Mammaluc- co continuò a combattere, questa volta Anche qui abbiamo subìto le due per la sua patria veneta, con immenso guerre mondiali, vivendo la Re- e pellegrini, poi ristrutturato dal- mercio. I Cigolotti crearono una coraggio ed eccezionali doti atletiche. sistenza partigiana e popolare la Confraternita di Maria. “braida” (un terreno coltivabile) Morì dopo una battaglia contro l’esercito dopo il 1943. Il castello giocò un ruolo signifi- che circondarono di mura difen- francese, nella quale combatté strenua- Anche qui abbiamo tremato per mente e senza paura. cativo e, grazie alla sua posizio- sive, con due torrette di guardia: l’Orcolàt del 1976 (il forte terre- La sua straordinaria storia ci è giunta ne strategica, fu un luogo dove una tutt’oggi visitabile nel parco per mano dell’umanista Conte Iacopo di moto che ha colpito il Friuli). rifugiarsi, abbandonato dopo il comunale, all’angolo verso Griz- Porcia (1462-1538). Anche qui, infine, vediamo i no- disastroso terremoto del 1511. zo, e una più in alto sul colle, ri- stri giovani emigrare, ma con la conoscibile solo dai resti delle speranza di vederli tornare, ec- Agli inizi del 1600 a Montereale fondazioni in pietra. Oggi parte della braida è diven- cellenti e soddisfatti, ad arricchi- presero dimora i signori Cigo- tata Parco del municipio, anche re di talenti le nostre terre. lotti. Erano mercanti di legname noto con il nome del “Parco del e provenivano dalla Val di Ledro Dominu”, in cui sono state pian- nell’Alto Garda. Il legname ta- tate alcune specie arboree ca- gliato nei boschi dell’alta valle ratteristiche del territorio che si del Cellina arrivava ai “porti” per sono affiancate alle piante spon- fluitazione libera, cioè non legata tanee del sottobosco del sovra- in zattere: Porto Pinedo, Portuz, stante colle. Porto del Giulio. Veniva tirato a riva dagli addetti alla “menada” La storia del nostro comune si e consegnato agli appaltatori è intrecciata con le vicende del del taglio. Il nostro paese era un La Torretta del Dominu fatta costruire territorio. Anche qui abbiamo a tutela della loro proprietà privata dai luogo perfetto per il loro com- signori di Montereale, i Cigolotti. vissuto i moti rivoluzionari che

20 21 itinerario 2 ...ci farà conoscere chiese, monumenti e artisti Le chiese, i monumenti e l’arte religiosa: un percorso sacro Conosciamo più da vicino il Calderari e Gaspare Narvesa

L’Italia, si sa, è il Paese delle chiese: ce ne sono più di 65 mila pub- bliche. E, nel nostro piccolo, nemmeno noi facciamo eccezione: un comune come quello di Montereale ospita ben 12 edifici religiosi diffusi in tutto il territorio. Quello di maggior interesse per gli appas- sionati di storia è la Chiesa di San Rocco, un’antica pieve situata poco prima della stretta di Ravedis, fuori dall’attuale centro abitato, con at- torno il Cimitero. È qui che, soffermandoci un po’ più a lungo, conosceremo Giovanni Maria Zaffoni detto il Calderari, pittore di scuola pordenoniana-amal- teiana. Poi ci sposteremo a visitare tutti gli altri edifici, inclusi i monu- menti ai caduti. Il nostro percorso procederà di paese in paese, per non tralasciare nulla delle piccole grandi bellezze d’arte sacra presenti: piccoli scrigni in cui sostare per ritrovare la nostra dimensione spirituale, per incon- trare e scoprire il passato della comunità, per rispondere alla nostra curiosità.

L’antica pieve di Montereale sor- ge su un luogo che già nella pro- tostoria era considerato sacro. Spesso succede che certi luoghi, come la cima di un colle o promontori in prossimità di corsi d’acqua, emanino spiri- tualità e vengano quindi identificati come aree sacre: vuoi per la posizione strategi- ca, vuoi per alcuni avvenimenti naturali che li hanno caratterizzati, vuoi appunto per questa sottesa aura mistica. Proba- bilmente avvenne così anche per questa - zona dove ora poggia la pieve e dove, infat ti, sono stati trovati i resti di una piccola ara dedicata al dio Timavo, risalente alme- A sinistra vela della volta nell’antica pieve di San Rocco (sopra) no al periodo romano.

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A Montereale Valcellina del paganesimo, anche nelle pe- Prima tappa d’arte riferie del decaduto Impero Ro- sacra mano d’Occidente. Da qui parte il nostro percor- so sulle tracce dell’arte sacra a Scopriamo Montereale e nelle sue frazioni, » Chiesa di San Rocco sia per ragioni geografiche che o del Cimitero storiche. Infatti, questa “chiesa » Chiesa di Santa Maria matrice” si trova in prossimità Assunta della stretta di Ravedis e in posi- » Oratorio di San Floriano zione decentrata rispetto all’at- » Chiesa della Madonna tuale abitato. Era una delle pievi delle Grazie più antiche e importanti della diocesi di Concordia: la trovia- mo nominata per la prima volta Interno dell’antica pieve di San Rocco La chiesa di San come Pieve di Calaresio (il pro- Rocco o del Cimitero: babile antico nome di Montere- ale) nella bolla pontificia di - Ur quella rinascimentale, d’inizio Pieve: la chiesa “del popolo” Il termine pieve deriva dal la- la “madre” di altre bano III del 1186 ma era centrale 1500, che ha determinato l’at- tino plebs, ovvero “popolo” e chiese pedemontane per l’evangelizzazione del ter- tuale configurazione dell’edificio nei primi secoli dopo Cristo fa ritorio già dal V secolo. Vista la con il presbiterio rialzato – intro- riferimento alle comunità dei battezzati L’intitolazione dell’edificio è alla sua posizione sul Cellina, non è dotto da un arco a sesto acuto –, all’interno di un’organizzazione terri- “madre per eccellenza” in senso azzardato ipotizzare che la pieve separato da una recinzione lapi- toriale. In realtà era una chiesa con un strettamente religioso: inizial- fungesse anche da presidio sul dea, e il cambio d’intitolazione, a battistero annesso, posta al centro di una circoscrizione civile e religiosa. Solo mente la chiesa era dedicata a guado e da rifugio per la gente San Rocco. alla pieve erano riservate alcune funzio- Santa Maria Assunta, proprio del villaggio in caso di pericolo. Oggi è costituita da un’aula ret- ni liturgiche, da essa dipendevano altre colei che festeggiamo ogni 15 tangolare con due ingressi, uno chiese e cappelle prive di battistero. agosto. L’assunzione della Ver- La chiesa è circondata dallo spa- sulla facciata principale e uno Le pievi però erano ben più di un centro gine in cielo, sia con l’anima che zio cimiteriale, come accadeva sul lato destro con copertura in religioso, soprattutto in seguito al disfa- cimento dell’Impero Romano. Il pievano con il corpo, è un dogma catto- agli edifici religiosi molto antichi. cotto a doppio spiovente e trava- infatti, oltre ad essere il governatore lico che richiama alla speranza Le ricerche e gli approfondimen- tura interna a vista. C’era anche delle anime, assolveva funzioni civili e della risurrezione della carne ti hanno identificato 3 fasi della un campanile, probabilmente politiche: teneva i registri delle nascite, per tutti gli uomini, dopo il gran- sua costruzione: la prima, pale- d’epoca tardo medievale, che fu custodiva i testamenti e gli atti di com- pravendita dei terreni, riscuoteva i tribu- de Giudizio Universale. Nel V se- ocristiana, risalente al V secolo, demolito nel 1983. - colo, in quello che viene definito quando fu dedicata all’Assun- Nonostante la semplicità dell’a- ti e coordinava i lavori di difesa del ter ritorio. Dal XII secolo le pievi iniziarono periodo “paleocristiano” (dei zione della Vergine; la seconda, spetto esteriore, la chiesa custo- a perdere la loro funzione e importanza primi cristiani), fu questo uno medievale, del XII secolo, della disce al suo interno un inaspet- affinandosi progressivamente al model- dei culti che iniziò a diffondersi quale rimangono i paramenti tato gioiello pittorico: si tratta lo così come oggi lo conosciamo: quello tra le genti e a occupare il posto murari della navata; per ultima, della magistrale decorazione del della parrocchia.

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coro realizzata dal Calderari, tra il 1559 e il 1563, anno della sua morte. In linea con l’originario titolo ma- riano della chiesa, gli affreschi delle pareti del coro sono dedi- cati alla vita della Madonna, la cui narrazione avrebbe dovuto concludersi in controfacciata sopra l’ingresso principale con la pala dell’Assunta, rimasta però incompiuta per la morte del pit- tore. Aguzza l’occhio! Tra i personaggi rappresen- tati nelle decorazioni del coro Per la lettura dell’impianto pitto- della chiesa di San Rocco, trova spazio il rico seguiamo lo schema tipico La Dormizione della Vergine al centro del coro ritratto di un contemporaneo del Calde- del tempo: rari. Si tratta forse di pre Stefano De- – nel fronte del coro (ai due lati, cano da Grizzo, pievano quando furono prima di entrare nell’abside) realizzati gli affreschi. storia (lo sguardo va da sinistra none) e di Pomponio Amalteo, sono raffigurati alcuni santi, tra a destra e dall’alto al basso, in- i due grandi nomi del Rinasci- cui Rocco, Sebastiano, France- fine al centro) e pone al centro mento pittorico friulano. sco a sinistra e Stefano, Antonio coro per una buona visione) vi la scena della Domizio Virginis: La sacrestia, che si trovava dalla Abate e Nicola da Bari a destra; sono scene che raccontano la la Vergine non muore, si addor- parte opposta di quella attuale, – nel sottarco, da giù a su, trovia- cristianità: i richiami al mondo menta prima della sua assunzio- è stato il luogo, dove nel 1584 fu- mo le martiri e i profeti: a sinistra, pagano con le sibille, alcuni pro- ne al cielo, anima e corpo. rono ascoltati diversi testimoni Lucia, Agata, Geremia e Barbara; feti dell’Antico Testamento, gli Dalle prime scene possiamo a eventuale carico o a discolpa a destra, Caterina d’Alessandria, evangelisti e infine i dottori della seguire la vita di Maria: la na- di Domenico Scandella detto Daniele, Apollonia e Isaia; chiesa; scita, la sua presentazione al Menocchio, il mugnaio di Mon- – nella volta a crociera (me- – il coro, dedicato a Santa Maria tempio, lo sposalizio, l’Annun- tereale sospettato di avere idee e glio posizionarsi al centro del Assunta, racconta tutta la sua ciazione, la visita a Elisabetta, comportamenti da eretico. la nascita di Gesù e i Magi, la fuga in Egitto e la disputa di Gesù con i dottori del tempio. Dopo la Dormizione, ci sarebbe Leggi il codice e sfoglia stata la pala dell’Assunta, pur- la guida “Antica Pieve di Montereale” troppo mai completata. realizzata dal Circolo culturale Menocchio Lo stile del Calderari mostra in- fluenze del suo maestro Giovan- http://bit.ly/AnticaPieveMontereale ni Antonio de’ Sacchis (il Porde-

26 27 itinerario 2 Chi era Menocchio?

Domenico Scandella, detto Menocchio (1532 ca.-1599), fu un eretico friulano del Cinquecento, bruciato sul rogo e oggi noto in tutto il mondo attraverso il libro, di Carlo Ginzburg, Il formaggio e i vermi. Il cosmo di un mugnaio del Cinquecento tradotto in 26 lingue [1]. Di Menocchio si sa ben poco al di fuori di quanto risulta dai documenti giudiziari che lo riguardano, una denuncia e due processi dell’Inquisizione, il primo iniziato a Concordia nel 1583, il secondo a nel 1596, concluso con la condanna capitale emanata l’8 agosto 1599 dal vescovo Matteo Sanudo e dall’inquisitore- fra Girolamo Asteo da Pordenone. Il rogo fu eseguito dal provveditore veneziano di Por togruaro pochi giorni dopo, probabilmente sulla piazza antistante il palazzo pretorio, a fianco della cattedrale di Sant’Andrea [2]. - Domenico Scandella era un uomo alto, ma la sua statura diventava imponente soprattut to perché si distingueva dalla massa dei contadini e discuteva apertamente di religione con il pievano di Montereale, il paese dove nacque e visse quasi sempre. Aveva una moglie e parecchi figli, faceva il mugnaio e vari altri mestieri, sapeva leggere e scrivere e lo inse- gnava agli altri. Si può dire che fosse un quasi benestante e il suo mestiere principale lo poneva in contatto continuo con molta gente.

Lo scopo principale della sua vita era capire il mondo, Dio, il senso delle cose umane, la morale, cioè le grandi questioni dell’esistenza. Di questi argomenti parlava con tutti e ave- va idee originali. Pensava infatti che il mondo materiale e gli spiriti avessero avuto origine dal caos primordiale, lo stesso Dio sarebbe stato uno spirito creato, mentre la materia sa- rebbe stata ordinata dallo Spirito Santo. Gesù Cristo, mandato da Dio a salvare gli uomini, Menocchio lettore - Illustrazione di Alberto Magri secondo lui non era figlio di Dio. Alla fine dei tempi gli uomini non risorgeranno nei loro corpi, ma tutto sarà puro spirito. Contrastava spesso con il pievano e si capisce perché, data la grande differenza di idee. Riteneva inoltre che i preti fossero degli impostori che Tornato a Montereale, con addosso il saio degli eretici condannati (un abitello croce- sfruttavano i poveri, che gli evangelisti avessero parzialmente inventato i vangeli e i preti signato di giallo), visse per alcuni anni rispettando gli obblighi impostigli. Poi però non e i frati vi avessero fatto delle aggiunte. seppe resistere e riprese a parlare delle sue idee su Dio e sul mondo. Denunciato una seconda volta nel 1596, nel 1599 fu nuovamente incarcerato, interrogato e alla fine con- Menocchio cantava in chiesa e bestemmiava, due comportamenti contraddittori, ma egli fermò le proprie colpe. Fu torturato per sapere i nomi dei suoi «complici», ma si rifiutò riteneva di rispettare pienamente la religione perché non faceva male al prossimo. Ridu- di rispondere. ceva cioè la religione alla morale. Forse per questo e per la sua opposizione ai preti era Domenico Scandella cercava spiegazioni usando la sua intelligenza ed era convinto delle benvoluto dagli abitanti di Montereale. Era considerato dalla gente un uomo di cultura, sue idee, tanto che ne parlava spesso con i compaesani e non ebbe timore di rivelarle ai perché aveva diversi libri, compresa una Bibbia in italiano e li leggeva. Una piccola parte giudici durante i due processi dell’Inquisizione. Alla fine pagò con la vita la sua ricerca delle sue idee si possono far risalire a queste letture, come emerge dai processi. Altre egli appassionata del significato delle cose, il suo coraggio e la sua coerenza, valori della ci- sostenne di averle costruite con la propria intelligenza, perché aveva «il cervel sutil». Ma- viltà occidentale secondo le concezioni odierne, ma allora atteggiamenti ritenuti contrari un’altra parte, soprattutto quella riguardante la concezione dell’uomo, composto da cor all’ortodossia religiosa e al buon ordine sociale. Il suo rogo e le sue idee sono una luce che po, anima, spirito, dove lo spirito era un angelo immesso da Dio nell’uomo, ha delle strette può rischiarare il nostro cammino. Il suo fu l’ultimo rogo acceso dal Sant’Ufficio in Friuli. analogie con le concezioni dei catari, che erano stati presenti in Friuli. Andrea Del Col Il primo processo dell’Inquisizione fu avviato in seguito alla denuncia del pievano, che ave- va cercato di insidiare ripetutamente due figlie di Menocchio, provocando il risentimento , Torino, Einaudi, 1976;Uno storico, Il formaggio e i vermi. Il cosmo di un mugnaio del ’500 del mugnaio. Interrogato dal vicario generale del vescovo e poi anche dall’inquisitore pa- [1] Carlo Ginzburg, , a cura di Aldo Colonnello e Andrea recchie volte, l’imputato manifestò con convinzione quello in cui credeva, senza timori un mugnaio, un libro. Carlo Ginzburg, Il formaggio e i vermi, 1976-2002 reverenziali, un impasto di eresie che toccava i dogmi più importanti del cattolicesimo. Del Col, Montereale Valcellina, Circolo culturale Menocchio, 2002. , a cura di Andrea Del Col, Dopo qualche mese fu costretto ad abiurare e fu condannato alla prigione perpetua, che [2] Domenico Scandella detto Menocchio. I processi dell’Inquisizione (1583-1599) in genere veniva condonata dopo due o tre anni. E così fu anche per lui. Pordenone, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, 1990. 28 29 arte sacra itinerario 2

La chiesa L’oratorio di San San Floriano si celebra la prima parrocchiale Floriano: dove dipinse domenica di maggio; in passato dedicata a Santa il Narvesa era consuetudine far sfilare il be- stiame, spazzolato e pulito per Maria Assunta bene, nella piazza dei “Mucui”, per la benedizione del pievano. La nuova chiesa parrocchiale, La chiesa nel suo insieme è mol- costruita tra 1787 e 1812 dove to semplice: presenta una fac- sorgeva l’antico oratorio di ciata a capanna con due finestre Sant’Antonio, è un edificio in sti- che fiancheggiano l’ingresso sor- le neoclassico – insolito nell’ar- montato da un oculo. La piccola te friulana del tempo – a pianta sagrestia che si apre sul lato sini- ottagonale sormontata da una stro risale alla fine del XIX secolo cupola. così come il campanile a vela che Intitolata alla Vergine, patrona è stato restaurato nel 1978. della cittadina, la chiesa ospi- da cemento armato: 120 colori, ta un antico manufatto: l’altare 6202 pezzi di vetro, un effetto maggiore in marmo, che un tem- magico con la luce del sole. Sono po era collocato nella Chiesa di 10 finestre che raccontano, San Rocco. L’invito è a sofferma- come fece anche il Calderari in L’oratorio è un piccolo gioiello re lo sguardo sulle 10 vetrate epoche ben più lontane, alcune architettonico piuttosto recente artistiche dedicate alla vita del- scene significative dell’esistenza se paragonato ad altre strutture la Madonna, realizzate nel 1982 della Vergine, tra cui l’Annuncia- che stiamo esplorando: risale da Angelo Gonnella, specialista zione. Questo tema impreziosi- infatti “solo” al XVII secolo ma, nella tecnica a Dalles, cioè mat- sce anche il nuovo portale in come spesso accade, è sorto sui tonelle di vetro fuso opportuna- bronzo dell’ingresso principale, resti di un’antica costruzione. Il mente sagomate e trattenute realizzato da Nino Gortan, arti- santo a cui è dedicata, Floriano, sta di origine istriana vissuto a è tipico delle chiese campestri San Daniele del Friuli: con una perché è identificato come il solenne essenzialità le due figu- protettore di chi lavora la terra e re parlano il linguaggio contem- vive dei suoi frutti. Da un docu-

poraneo dell’arte, raccontando mento del 1620 risulta che que- Aguzza l’occhio! un messaggio antico di millenni. sta chiesetta fosse posta al limi- All’interno dell’oratorio, sot- Le opere recenti nella Chiesa te tra la campagna e l’inizio del to uno degli affreschi ai lati sono state commissionate in se- borgo abitato: si trattava quindi dell’altare, è ancora leggibile guito ai danni subiti dall’edificio del primo edificio che chi torna- una dedica votiva che recita “Io Ba- stian Scandella ho fatto far per mia durante il terremoto del 1976, va dai campi avrebbe incontrato devozione”. Si tratta di un’antica sisma che devastò molta parte e, per i viandanti, un buon punto testimonianza di fede che porta la del Friuli. di appoggio e ristoro. data del 1612.

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Il campanile non era crollato per La chiesa della il sisma bensì era stato sman- Madonna delle Grazie tellato nel 1928 e non perché e gli antichi graffiti pericolante: i bambini, diverten- dosi a lanciare sassi per colpire la campana, avevano finito con il Un’altra piccola chiesa che danneggiare il tetto! possiamo vedere nella strada L’interno è piuttosto sobrio, a tra Montereale e Grizzo è quel- una sola navata. A lato dell’altare la dedicata alla Madonna delle sono ancora visibili gli affreschi Grazie. La sua bellezza sta nella

di sant’Antonio Abate e dei santi semplicità: si tratta infatti di un Chiesa della Madonna delle Grazie Fortunato, Benedetto, Giovanni edificio di piccole dimensioni Battista, Valentino e Sebastiano. a una sola navata, con facciata La pala d’altare è stata dipinta a capanna, due aperture ai lati I graffiti sotto l’intonaco nel 1612 da Gaspare Narvesa al dell’ingresso e un piccolo oculo Questa piccola chiesa è stata culmine della sua carriera. Mo- incastonato al centro del fronto- restaurata più volte. In occa- stra la Madonna in gloria con ne. Risale alla fine del XVII secolo sione di alcuni lavori svolti dopo il sisma del 1976 sono state rinvenute il Bambino tra i santi Silvestro, o inizio del XVIII. La sua sobrietà alcune scritte a matita di invocazione Rocco, Bernardino e Floriano. esterna non deve tuttavia trarre alla Madonna, custodite nei secoli dagli In anni recenti l’opera ha subito in inganno: al suo interno si può strati di intonaco che vi sono stati stesi

ben due restauri, nel 1974 e nel La pala d’altare recentemente restaurata ammirare un pregevole affresco sopra. Scoperte come questa suscitano 2019, entrambi ad opera di Gian- rappresentante Maria in trono sorpresa, stupore e voglia di saperne di carlo Magri. Gli interventi hanno col Bimbo fra i santi Girolamo e più perché rappresentano un legame con la quotidianità dei secoli passati, permesso di limitare i danni del Nicolò. L’opera è anonima e tra i IL PERSONAGGIO quando uomini e donne di Montereale e tempo e di restituire all’antico Gaspare Narvesa vari autori a cui è stata attribuita non solo, frequentavano con devozione splendore e nitidezza i dettagli Nasce a Pordenone nel 1558 e si è fatto anche il nome del Cal- questi luoghi. della scena. Se si fa bene atten- muore a Spilimbergo nel 1639. derari. zione, sullo sfondo, dietro alla fi- La sua pittura si caratterizza, oltre che per riferimenti a maestri locali (tra cui gura della Vergine, è presente un Pomponio Amalteo), anche per elementi paesaggio fluviale che ricorda di ascendenza al Veronese. molto l’ambiente del Cellina. Ha lasciato numerose opere in tutto il C’è poi la predella con Maria Ver- Friuli occidentale, tra cui segnaliamo la nella gine con i Santi Rocco e Nicola pala con S. Valentino benedicente sempre attribuita a Gaspare parrocchiale di Domanins, considera- ta caposaldo della sua produzione e la Narvesa. pala della Santissima Trinità realizzata per l’omonima chiesa pordenonese e ora conservata al Museo civico d’arte di Pordenone.

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L’arte sacra a Grizzo Quella che vediamo oggi è una La chiesa della costruzione molto rimaneggiata Fradese e quella di rispetto all’originale. San Bartolomeo Tra le varie opere che si possono ammirare all’interno della chie- sa vi sono diverse tele e una pala Il nostro viaggio alla scoperta attribuita a Girolamo Brusaferro delle bellezze dell’arte sacra (artista veneziano del XVIII se- prosegue ora verso Grizzo, dove colo) raffigurante la Madonna in ci sono almeno tre edifici che trono col Bambino e santi. Molto vanno visitati. Li precede, lungo interessante è poi un affresco, la via, il Capitello del Dominu, staccato dal muro esterno della un’ancona votiva affrescata che Chiesa Madonna della Fradese Capitello del Dominu vecchia canonica nel 1986, in cui risale al XVIII secolo e lascia in- è ritratta la Madonna con il Bam- travvedere la sagoma del primo bino. Risale invece al Settecento di questi edifici: la chiesa dedica- ta meridionale – ma nei secoli A San Bartolomeo è dedicata l’ostensorio in argento sbalzato ta alla Madonna della Fradese. successivi è stata più volte ri- l’altra chiesa che incontriamo contenente una reliquia della Il nome particolare suggerisce maneggiata (ben visibili i segni a Grizzo. Di certo era esistente Santa Croce che viene portata in che la costruzione fu voluta da sulla facciata) fino ad assumere all’inizio del XV secolo, quando processione dai fedeli di Grizzo il una confraternita laica, proba- le fattezze attuali. viene nominata in un documen- Venerdì Santo. bilmente quella dei Battuti. La All’interno è custodita una pala to; tuttavia è molto probabile sia costruzione risale intorno al XIV d’altare realizzata da Giacomo precedente. secolo – è di quel periodo un Alborelli (1550-1630 ca.) che raf- lacerto di affresco della faccia- figura la Natività della Vergine. Esterno e interno della chiesa di San Bartolomeo

Sulla pala dedicata alla Nati- vità della Vergine, conservata nella chiesa della Fradese, fi- gurano anche i santi Sebastiano, Carlo Borromeo e Francesco con il lupo. Mentre i primi due santi compaiono in quanto protettori contro la peste e le epidemie, all’epoca purtroppo molto diffuse, la presenza di San Francesco e del lupo che l’accompagna è legata a un invasione di lupi che aveva afflitto Grizzo - e i paesi limitrofi, causando danni e vit time. Diverse sono le testimonianze di questi episodi, sia come documenti che ex voto artistico, come in questo caso.

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Malnisio e San Leonardo Tra tradizione e storia recente

Oratorio della Madonna della Salute Interno dell’Oratorio Chiesa di San Giovanni Battista Chiesa parrocchiale di San Leonardo

Diretti verso Malnisio, facciamo ne la pala con i santi Gottardo, i santi Osvaldo, Rocco, Valentino incontrato opere del Narvesa una sosta all’Oratorio­ della Ma- Valentino, Daniele, Floriano e Ber- e Antonio Abate mentre l’altra la che fu molto attivo in quest’area. donna della Salute. Costruito nardino da Siena di Gaspare Nar- Madonna con il Bambino in glo- Secondo la tradizione popolare, solo nel XIX secolo – ma su una vesa (1611) e una tela attribuita al ria con santa Caterina d’Alessan- una sua presenza così impor- struttura preesistente – ha pian- Calderari che oggi è conservata dria, santa Lucia, sant’Urbano tante, specie a San Leonardo, ta circolare ed è preceduto da in sagrestia. Si tratta di un dipinto papa e san Francesco. sarebbe giustificata dal fatto che un porticato che segue, nel suo raffigurante la Pietà, sullo sfondo Nel nostro viaggio alla scoperta tra il 1635 e il 1656 fu parroco del sviluppo, in buona parte il nu- del quale un corso d’acqua ricor- delle bellezze sacre del territorio paese Pré Francesco Na[e]rvesa cleo centrale. Vi è un’antica tra- da il Cellina e il suo paesaggio. di Montereale abbiamo spesso Quecchi, figlio dell’artista. dizione che vede questa chiesa Sulla controfacciata colpiscono La parrocchiale conta altre pre- protagonista: gli sposi di Monte- l’imponente struttura dell’organo gevoli opere pittoriche e lignee reale, al termine della cerimonia e la delicata decorazione pittorica Sembrerebbe che già in segui- di varie epoche, in particolare, nuziale, si recavano in questo nei toni dell’azzurro con angeli fe- to alle invasioni degli Ungari nella conca absidale, lo sceno- tempietto per deporre un mazzo stanti e motivi floreali. del X secolo, la chiesa di San grafico affresco di Tiburzio Do- di fiori e recitare una preghiera. Leonardo fosse circondata da nadon (1922) che racconta il una cortina, un recinto fortificato con al Altro edificio sacro recente è la Sempre di Gasparo Narvesa “transito” di San Leonardo. centro l’edificio religioso che, in caso di sono altre due pale d’altare che chiesa di San Giovanni Batti- pericolo, dava rifugio a donne, bambini e sta, ultimata nel 1914. Molto più possiamo ammirare spostando- oggetti di valore. La torre di accesso alla antiche sono però le opere d’arte ci a San Leonardo Valcellina, fortificazione si sarebbe trovata al posto conservate all’interno. Tra queste all’interno della chiesa parroc- dell’attuale campanile, che potrebbe es- meritano sicuramente attenzio- chiale. Una raffigura la Trinità e sere addirittura un rimaneggiamento.

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Un altro edificio sacro del pae- se è dedicato al santo comune- mente invocato contro la peste: San Rocco, grande esempio di solidarietà umana e di carità cristiana, nel segno del volonta- riato. È una chiesetta semplice e ordinata con una pala sette- centesca non attribuita e alcune opere recenti di autori locali.

Poco lontano da questa chie- setta inizia un sentiero lungo il quale sono state recentemen- Oratorio dello Spirito Santo te collocate 14 edicole votive,

opera dell’alpino Giovanni (Fran- Abside dell’Oratorio co) Cuccarollo: rappresentano le Seguendo il percorso indicato stazioni della via Crucis e sono dalle edicole, giungiamo a una realizzate in sasso con effige in chiesetta nel bel mezzo della mosaico. campagna sanleonardese. È l’Oratorio dello Spirito San- to, già conosciuto in epoca me- dievale come luogo di sosta per Chi è quel santo? San Rocco: pellegrini e viandanti, diretti o Moltissimi dei santi che vedi raffigurati nelle pareti o nei dipinti conservati appena giunti da uno dei gua- nelle chiese hanno spesso accanto un animale. di del Cellina. Una funzione di Ad esempio l’uomo sempre accompagnato da un cagnolino è quando il santo, malato di peste, venne cacciato dalla città per non conta- ospitalità e di assistenza legata giare gli altri abitanti, si rifugiò in un bosco. L’unico che non lo abbandonò al titolo stesso della struttura e gli portò regolarmente del cibo, salvandolo da morte certa, fu il suo fedele che rimanda all’omonimo ordine amico a quattro zampe che quindi viene giustamente raffigurato sempre con il suo padrone. ospedaliero a vocazione mona- Se vedi un uomo anziano con una lunga tunica e un maiale ai suoi piedi puoi stico-assistenziale. star certo si tratti di Sant’AntonioSempre. un frate, accompagnato da tanti anima- L’interno dell’edificio è arricchito li diversi o da un lupo, è San Francesco. San Giorgio invece viene ritratto molto spesso da affreschi semplici e popolare- con una bella armatura e un drago ai suoi piedi. schi datati 1620. Di santi e animali ce ne sono davvero tantissimi Qui e nei dintorni sono stati rin- e anche nel territorio di Montereale Valcellina non mancano di essere dipinti in molti luoghi. venuti oggetti di epoca romana. Divertiti a cercare tutti gli animali e a scoprire le loro antiche storie!

Una delle edicole votive

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Monumenti ai Caduti Asilo-monumento di Grizzo

Esplorate le ricchezze artisti- co-religiose del nostro territorio il percorso si conclude con uno sguardo ai monumenti ai caduti, testimonianze e importanti mo- niti del nostro passato. A San Leonardo Valcellina e a Malnisio sono ammirabili due monumenti di una certa rilevan- Cartolina illustrata degli Anni Trenta raffigurante l’Asilo-monumento ai Caduti za artistica mentre a Montereale di Montereale Valcellina e a Grizzo furono costruiti degli asili-monumento scegliendo di unire l’aspetto commemorativo accolto per decenni sia bambini a quello funzionale: si fece quin- di pochi anni sia giovani donne di spazio l’idea di costruire un che qui potevano apprendere bene a carattere educativo. l’arte del cucito e del ricamo. L’istruzione era garantita dalle Asilo-monumento suore “Figlie di San Giuseppe” di L’opera monumentale di Grizzo mondiale. Tra 1937 e 1938 l’edi- di Montereale Venezia che rimasero attive fino fu progettata, all’inizio degli anni ficio venne ampliato e adattato a al 1986 quando il servizio di pri- ’30, dal geometra locale Vittorio Scuola di Disegno, Arti e Mestieri. Il monumento di Montereale ri- ma educazione fu trasferito nel- Degan. Nel 1959, dopo la costruzione sponde, come altre strutture di la nuova Scuola Materna. La parte centrale della facciata delle due ali laterali, fu adibito ad questo tipo, alla volontà di ono- Risale invece al 2001 la “Ces- mostra tre portali ad arco in- Asilo infantile fino al 1986. rare i propri caduti attraverso sione-Donazione del fabbricato frammezzati da quattro colon- opere utili per la collettività e per Asilo Monumento e area di perti- ne, sovrastati dalla intitolazione. l’educazione delle generazioni nenza” al Comune di Montereale. Quello mediano ammette al future. Inaugurato nel 1926, l’asi- tempietto ai caduti dove, nella lo-monumento di Montereale ha parete di fondo, sono colloca- ti un altorilievo raffigurante la Patria disposta in posa di salu- to romano e ai lati due lastre di marmo con i nomi e le foto dei Leggi il codice e sfoglia 35 caduti di Grizzo della Grande il Quaderno “Asili e Monumenti ai Caduti della Guerra. Grande guerra” realizzato dal Comune di Altre due lapidi sono state ag- Montereale Valcellina http://bit.ly/AsiliMonumentiCaduti giunte in seguito per ricordare i caduti del secondo conflitto Altorilievo raffigurante la Patria

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Immagine del 1925 con il Monumento ai Monumento ai Caduti di San Leonardo Chiesetta degli Alpini Monumento ai Caduti Caduti di Malnisio a lavori appena ultimati di Malnisio Una piccola chiesetta-monu- mento, situata sul “Cuol de Miu” La struttura commemorativa Monumento ai Caduti opera del rinomato scultore ve- e completata nel 1970, onora dedicata ai caduti di Malnisio, di San Leonardo neto Vittorio Celotti. i caduti di tutte le guerre. La caratterizzata dalla presenza di La statua di coronamento, in struttura d’impianto geometri- una solenne statua rappresen- Anche San Leonardo pagò un marmo bianco di Carrara, rap- co, in calcestruzzo faccia a vista, tante l’Italia, fu inaugurata il 4 doloroso tributo alla Patria du- presenta la Vittoria nell’atto di è opera progettata dall’archi- novembre del 1925 nella piazza rante la Grande Guerra con i sostenere il corpo senza vita di tetto Isidoro Martin. All’esterno antistante la chiesa parrocchia- suoi 36 caduti che, all’indomani un soldato, simbolo del sacri- della composizione, posta su un le. Il progetto venne tuttavia del conflitto, vennero onorati e ficio supremo verso la Patria. basamento di forma quadrata, terminato con le ultime opere ricordati con un monumento. Inaugurato nel 1925, è stato re- si trova una statua realizzata d’arredo, solo qualche anno più La volontà di provvedere al centemente restaurato. dallo scultore Giorgio Igne raffi- tardi, nel 1933. più presto alla realizzazione di gurante un alpino. Sulla parete Per lasciare posto al nuovo mo- un’opera alla memoria di questi retrostante l’altare è posto un numento, si dovette procedere giovani provenne da una sotto- medaglione in rame realizzato allo spostamento dell’antica scrizione popolare e il denaro dall’artista Pierino Sam. Una fontana del paese. necessario per avviare i lavori croce realizzata con profili d’ac- fu raccolto soprattutto tra i tanti ciaio svetta possente al di sopra cuochi, camerieri e maître d’ho- della copertura. tel emigrati da questo paese. Il monumento di San Leonardo è

42 itinerario 3 ...testimonianze dal passato tra pietre, archi e palazzi Tra ville, giardini nascosti e corti tipiche Alla scoperta di un’architettura molto particolare

In questo itinerario esploreremo le vie di Montereale Valcellina e delle località limitrofe, per avvicinarci alle peculiarità dell’architettura tipica dell’area pedemontana pordenonese. Abitazioni comuni, ville e palazzi storici si affiancano a costruzioni più moderne, progettate e costruite con dettagli interessanti e degni di osservazione. Il territorio di Montereale Valcellina evidenzia una singolare compre- senza di due tipologie architettoniche della tradizione, organizzate attraverso la distribuzione orizzontale degli ambienti dell’abitazione: il primo tipo, peculiare della Valcellina, dispone di un loggiato in pietra; il secondo, di matrice pedemontana, di un ballatoio aggettante e scale esterne in legno. Al primo modello appartiene un rilevante esempio: la casa Gar- gan-Pitau, edificio seicentesco in pietra situato nel capoluogo, nei pressi della centrale piaz- za Roma, proprio in fianco alla chiesa. La seconda tipologia è invece rap- presentata, in prevalenza, dagli edifici in pietra a vista e sporgen- ze lignee che si possono ammira- re nelle corti interne delle frazioni di Malnisio e di Grizzo. A San Leonardo, inoltre, trovia- mo pregevoli costruzioni singo- lari di epoca più recente con pa- ramenti in sasso a vista e riqua- drature in pietra lavorata.

45 itinerario 3 Chi era Fiorenzo Roveredo? - Era originario di Montereale Valcellina l’architetto Fiorenzo Roveredo, scom parso prematuramente nel 1993 a soli 38 anni. - Le opere realizzate testimoniano ancor oggi la sua sensibilità per il territorio, at traverso l’uso di soluzioni tipologiche volte a valorizzarlo. Nella sua breve carriera si dedicò prevalentemente al recupero e alla riprogettazione di molti edifici tradizionali - della pedemontana, ponendo particolare attenzione al rapporto fra ambiente e architet tura. Laureatosi nel 1978 allo IUAV di Venezia svolse un iniziale praticantato presso lo stu- dio dell’architetto Italo Giorgio Raffin di Pordenone. Dopo il sisma del 1976 fu impegnato in progetti di consolidamento e recupero statico di Villa Cigolotti e il suo giardino molte strutture (tra cui la torretta del Dominu). In seguito intraprese la libera professione. Verso la fine degli anni Ottanta si occupò della ristrutturazione della ex latteria ad (ora sede del Centro Visite del Parco delle Dolomiti Friulane) e dell’ampliamento delle Questa splendida villa è inte- ex Scuole elementari (oggi Municipio) rispettando quanto già esistente e, al contempo, ramente circondata da un’alta plasmando nuove forme funzionali. Operò anche a Malnisio (ampliamento del Cimitero), muratura che nasconde, dall’e- a San Leonardo (Centro “Il Pellegrin”) e a (riqualificazione di piazza sterno, sia l’edificio che l’incan- Castello, con Aldo Bello). La relazione tra luogo e architettura, la reinterpretazione degli elementi compositivi, la tevole giardino all’italiana in cui perfetta conoscenza della tecnica costruttiva, la sapienza nell’utilizzo di materiali della il tempo sembra davvero essersi tradizione edilizia locale, rappresentano la filosofia che ispirò ogni composizione di Fio- fermato. renzo Roveredo. Egli fu anche promotore della nascita del Circolo culturale Menocchio e La famiglia Cigolotti proveniva degli scavi archeologici condotti presso i ruderi del castello. dalla Valle di Ledro, in Trentino, si stabilì a Montereale dal 1598 al fine di controllare il commercio e il trasporto verso Venezia dei le- gnami provenienti dalle foreste della Valcellina. La residenza di Montereale ven- Di fronte al Duomo si erge un ne edificata e sviluppata nel portale ad arco che raffigura, in periodo storico in cui il Friuli co- forma allegorica, le Quattro Sta- nobbe il passaggio dai castelli gioni: l’arcata chiude una grande alle case fortificate. corte sulla quale si affaccia il Nel corso del tempo la famiglia secondo palazzo anch’esso di Nel territorio di Montereale Val- portale bugnato ad arco che Cigolotti affiancò all’attività di proprietà della famiglia Cigolotti cellina è possibile ammirare al- incastona un portone in legno. commercio di legname la colti- fino ai primi anni del Novecento. cune splendide ville edificate tra Danneggiato in seguito al disa- vazione agricola: una delle brai- Destinato, in origine, ad abita- il Seicento e il Settecento. stroso terremoto del 1976, l’edi- de lavorate si trova di fronte alla zione, tra gli altri, di Giuseppe Nella parte più antica del capo- ficio principale è stato comple- villa di Montereale, lungo via Ver- Cigolotti (1797-1869) fu suc- luogo si trova Villa Cigolotti. tamente restaurato mentre l’an- di. Il terreno, di grandi dimensio- cessivamente adibito a stalla e L’accesso a questa dimora di tica stalla e l’annesso magazzino ni, è attualmente mantenuto a abitazioni per i mezzadri. L’arco, origine seicentesca avviene at- portano ancora i segni di quel giardino ed è anch’esso protetto risalente al XVIII secolo, reca in traverso un grande e maestoso terribile evento. da un muro in sasso. chiave di volta uno stemma ovale

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archeologi, la seconda dotata di un ragguardevole numero di testi anche specialistici, inserite in un complesso di origine sei- centesca, composto dalla casa padronale, dalla corte interna e dall’alta cinta muraria.

A San Leonardo la famiglia ve- neta dei Tonon, giunta qui all’i-

nizio del XVIII secolo, si fece co- Cartolina d’epoca raffigurante Villa Tonon struire una lussuosa dimora che

Palazzo Cigolotti e Arco dei Mesi porta ancora oggi il loro nome. Quello che vediamo oggi è un discosta in maniera netta dalle rifacimento datato 1905-1908 architetture rurali che la circon- raffigurante un albero con le sulla loro sommità si trovano al- mentre la struttura originale dano, non solo per gli aspetti radici e ai suoi lati presenta mo- trettanti vasi monolitici in pietra. settecentesca aveva la tipica formali ma anche per la col- tivi vegetali e floreali; il portale forma a corte che si ritrova in locazione rispetto alla strada. è protetto da una copertura in Sempre nel capoluogo, a due tutta l’area pedemontana. Le L’edificio spicca fra quelli pre- coppi, sotto la quale è presente passi dalla piazza e dal Duomo, sale interne del piano terra e del senti nel centro abitato storico una cornice con modanatura. Ai troviamo Palazzo Toffoli, oggi primo livello presentano prege- composto prevalentemente da lati dell’arco si estende un muro sede del Museo Archeo­logico e voli decorazioni floreali di chiara abitazioni rurali con murature con quattro paraste lapidee e della Biblioteca civica. Due rac- impronta Liberty. Villa Tonon si in ciottoli del torrente Cellina: colte, la prima frutto dell’inten- esse si presentano infatti soli- so lavoro di scavo di numerosi tamente chiuse verso l’esterno Un’altra delle braide che fu di e aprono, al di là delle mura di proprietà dei Cigolotti è l’at - cinta, su cortili condivisi da più tuale Parco del Dominu (lette- Palazzo Toffoli abitazioni. In prossimità della ralmente braida “del padrone”), strada erano collocate le stalle adiacente alla sede comunale del paese e i granai mentre le abitazioni si e posta ai piedi della collina di Grizzo: trovavano dalla parte opposta anche in questo caso il terreno è pro- tetto da un alto muro di cinta in sassi del cortile. Villa Tonon, invece, estratti dal Cellina, opera che ai tempi è collocata distante dalla via fungeva da struttura difensiva e di dis- principale e appare anticipata suasione per i non infrequenti furti di non da stalle e granai ma da erbaggi e verdure. A protezione delle col- un giardino che ospita diver- tivazioni fu costruita anche la Torretta del Dominu, struttura così chiamata che se essenze arboree tra le quali aveva la funzione di vigilare le proprietà una magnolia, una palma e un in direzione di Grizzo. grande albero di cachi.

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Villa Tiani in via Traiano Arco a tutto sesto in piazza Roma Schiera a San Leonardo, con arco ribassato

Sempre a San Leonardo trovia- putti e motivi floreali, momenta- Le case sono semplici, frutto di ti, molto più razionali dal punto mo un’altra villa molto impor- neamente rimossi per permet- tecniche costruttive modeste, di vista statico, entrati nell’edili- tante: Villa Tiani. terne il restauro. ma efficaci, tali da rispondere zia a partire dal secolo X. Risale al Seicento e apparteneva Lo spazio interno a brolo è rac- alle esigenze materiali delle fa- Tra gli elementi dell’arco è im- a una famiglia nobile provenien- chiuso da un muro di cinta in pie- miglie rurali: si susseguono a portante osservare la chiave di te da Gemona del Friuli. tra verso via Traiano, mentre sul festone lungo le strade, racchiu- volta, sulla quale spesso sono L’edificio si colloca vicino alla lato che si dipana lungo via Vene- dendo una corte interna con i riportate iscrizioni relative alle piazza principale ed è compo- zia permangono alcune parti in- rustici e gli orti. date di costruzione e alla pro- sto dalla parte padronale e da tonacate; in questa strada si tro- Hanno il tetto in coppi, con la lin- prietà. un fabbricato rurale che affaccia va, inoltre, un ingresso pedonale da sporgente in legno; le finestre sulla piazza. marcato da un arco a tutto sesto, sono allineate, contornate di pie- Anche questa villa, così come la la cui chiave di volta raffigura il tra o di legno. ammiriamo oggi, è frutto di un volto fanciullesco di un putto. Un po’ ovunque sono diffusi i ti- restauro ottocentesco. pici archi d’ingresso ai cortili in- La facciata presenta diverse de- I muri delle vecchie case di Mon- terni; ne esistono di diverse tipo- corazioni: la pietra di volta del tereale e frazioni, con i loro sassi, logie: archi a tutto sesto, a tutto portale è connotata da un par- le loro pietre, i loro mattoni, sono tondo (struttura per eccellenza ticolare mascherone ritraente il segno evidente della diffusione dei romani) e a sesto acuto (tipi- un volto maschile; sotto ogni fi- dell’architettura definita come co delle chiese gotiche). nestra erano presenti dei meda- vernacolare e tipica dei borghi Prevalgono però, nelle strutture glioni a bassorilievo raffiguranti rurali friulani pedemontani. rurali del paese, gli archi ribassa-

50 51 itinerario 4 ...per conoscere le bellezze naturali del territorio Alla scoperta del canyon, dei guardiani della pianura e della “steppa” friulana L’ambiente naturale: Cellina, Prealpi Carniche, Magredi

Il territorio di Montereale Valcellina offre una pluralità di paesaggi na- turali che hanno caratteristiche tipiche e presenti solo in quest’area della regione. La varietà ambientale ci regala una flora e una fauna ricchissime. Per farsi un’idea di quanto i paesaggi siano mutevoli, basti pensare che il nostro comune si estende, in altitudine, dai 170 m fino ai 1641 m s.l.m. Comprende un altopiano carsico che si apre verso la conca di e numerosi diaframmi rocciosi deviano il Cellina che, dopo la Stretta di Ravedis, scompare sotto una distesa di ghiaie del Quaternario. Questa pianura ghiaiosa – i Magredi – scende poi fino a Pordenone. Verso est, il bosco termina nella forra del Cellina, una profonda incisio- ne nella roccia di oltre 1000 m, scavata dalle acque fra la Croda del Pic e il monte Fara. Gli amanti della botanica hanno di che entusiasmarsi: nelle nostre montagne sono state individuate oltre mille specie diverse di piante, alcune di origini mediterranee, altre centro europee e alcune addirit- tura dell’area boreale. In pianura l’agricoltura ha pesan- temente modificato l’originaria La presenza di certa vegetazio- ne è già motivo di unicità ma lo prateria; bisogna salire di quota è ancora di più il luogo in cui la per trovare le tipiche piante mon- troviamo. Non è infatti scontato, - tane, alcune delle quali fortunata- ad esempio, imbattersi nell’ Aster alpi mente preservate grazie al divieto nus a soli 350 m s.l.m. (basta fare atten- di raccolta. zione per vederlo lungo la vecchia S.S. 251). Questa pianta cresce solitamente ben sopra i 1000 m di altitudine. Passeggiando per le montagne che do- minano il nostro comune poi, ci mera- viglieremo incontrando rarità come la

Saxifraga cuneifolia e l’ Aster linosyris sul Monte Fara.

53 bellezze naturali itinerario 4

Montereale Valcellina è una delle tappe della linea ferro- viaria storica “Pedemontana” che collega Sacile a Gemona. Venne progettata con scopi militari già prima dello scoppio della Grande Guerra e restò attiva fino al 2012, quando una frana la rese inutilizzabile. Dal 2017 è riconosciuta come ferrovia turistica e proprio quell’anno un treno storico ne ha inaugurato la riapertura fino a Ma- niago. L’anno successivo un secondo convoglio a vapore ha percorso l’intera tratta di circa 72 km e da allora sono Bacino artificiale di Ravedis Ponte molte le iniziative turistiche che vengo- della ferrovia no periodicamente organizzate per ri- sul Cellina scoprire in modo alternativo il territorio, esplorando questa zona a bordo di treni Nel percorso che ti proponiamo Percorrere a piedi o in bicicletta storici che regalano al turista l’esperien- abbiamo deciso di esplorare al- questi sentieri è un’esperienza za e il fascino di un viaggio d’altri tempi. cuni dei luoghi più significativi davvero unica, sia per la natura da un punto di vista naturalistico, in cui ci si può completamente quelli che vanno assolutamente immergere, sia per il beneficio visitati. salutare del fare movimento. Per chi ama il Nordic walking si Partendo da Montereale, si può È un territorio davvero affasci- L’Amministrazione comunale ha segnala, nel vicino comune di decidere di esplorare in biciclet- nante che vale sicuramente la individuato ben 27 percorsi con Andreis, il Nordic Life Park che ta anche la Valcellina. pena di esplorare a fondo e ciò vari gradi di difficoltà e descritti si sviluppa attorno all’abitato in Chi ama le salite, ad esempio, è piuttosto facile grazie alla fit- puntualmente nella guida “Coi 8 percorsi studiati seguendo le ha la possibilità di raggiungere ta rete di sentieri e percorsi piedi sui luoghi”: una “cura” precise indicazioni della Federa- le cime degli sciatori a Pianca- che attraversano tutta la zona. economica ed ecologica alla por- zione Italiana di Nordic Walking. vallo, passando per Barcis, op- E ce n’è per tutti, escursionista tata di tutti. pure esplorare la lunga valle alle esperto o camminatore occasio- Montereale è attraversato dall’I- spalle di alla ricerca delle nale che tu sia. tinerario pedemontano por- tracce del dinosauro o ripercor- denonese, una via ciclabile che rere i luoghi della memoria collega a Pinzano al Ta- attraverso il Passo S. gliamento, seguendo il tracciato Osvaldo fino a rag- Comune di Montereale Conoscere un luogo, ascoltarne Valcellina le voci muove verso l’armonia. COI PIEDI Un equilibrio sempre pronto per accogliere il nuovo. Invita a dare e ricevere, della linea ferroviaria Sacile-Ge- giungere la diga SUI LU GHI secondo strade sempre diverse percorsi tra storia, sport e salute finché queste diventano maestre e attorno ad esse si costruiscono le forme e i gesti dello stare MONTEREALE VALCELLINA e dell’abitare. E LE SUE FRAZIONI Leggi il codice e sfoglia mona: pedalando scopriremo del Vajont. la guida “Coi piedi sui luoghi. Percorsi borghi rurali, paesaggi suggesti- tra storia, sport e salute” realizzata vi, chiesette e corsi d’acqua in un dal Comune di Montereale http://bit.ly/GuidaPercorsiMontereale percorso lento e adatto a tutta la famiglia.

54 55 bellezze naturali itinerario 4 La vecchia strada della Valcellina

Con i suoi cinque comuni (Barcis, Andreis, Claut, ed Erto) cinti da impervie montagne, la Valcellina è stata una enclave isolata dal resto del mondo fino al 1906. L’assenza di strade impediva non solo i collegamenti carrozzabili fra comune e comu- ne, ma anche di accedervi dalla pianura pordenonese. I diecimila abitanti che popolavano la Valcellina a fine Ottocento potevano scendere in pianura solo attraverso l’aspro sentiero che valicava la Val de Crous; quindi, tutto quanto era necessa- rio per vivere e che non poteva essere prodotto all’interno della valle, dal grano ai medicinali, tessuti, utensili ecc. doveva essere trasportato dalla gente, con le gerle, le slitte, o nel migliore dei casi a dorso di mulo. Intanto, la maggior parte di città e paesi d’Italia e d’Europa erano ancora illuminati dalla tenue luce delle cande- le o delle lampade a petrolio; soltanto poche grandi città, come Venezia, godevano della illuminazione a gas. Il corso del Cellina nella Forra Ma un audace progetto, a firma dell’inge- - gner Aristide Zenari stava per essere realiz zato dalla S.I.U.F.I.V (Società del Cellina) con capitali pordenonesi e veneziani: la costruzione di un grandioso impianto La Forra del rale delle Dolomiti Friulane, ha idroelettrico che, grazie all’acqua del Cellina, avrebbe prodotto energia elettrica non solo per un’estensione di circa 304 etta- Venezia, ma anche per altre città venete e friulane, spodestando il vapore e il gas che ancora Cellina: un canyon dominavano in campo energetico. A colpi di dinamite, le barriere rocciose che si frapponevano sorprendente ri. L’acqua qui è la vera protago- al progresso furono vinte e, con una incredibile serie di opere derivatorie (un canale in pietra, nista: è una presenza costante e 57 ponti canale, arcate di sostegno, 5 gallerie, la più lunga delle quali di 1.100 metri), nel maggio Montereale viene detta “la porta il suo scorrere ininterrotto crea 1905, l’acqua fu condotta ad alimentare le turbine della grande centrale di Malnisio. Per arriva- della Valcellina” perché proprio un’atmosfera davvero emozio- re alla diga di presa (oggi chiamata Diga Vecchia) occorreva una strada di servizio che, come da qui partiva la vecchia stra- nante. Scava le imponenti for- previsto da Zenari, fu realizzata gettando al di sopra dei muri del canale una serie contigua di volte a vela in calcestruzzo, creando in questo modo un piano viabile, integrato, a lato del canale da che costeggiava la Forra del mazioni di pietra, s’insinua nelle stesso, da brevi tratti di carreggiata in sede propria. Dalla diga alla borgata Molassa – e quindi Cellina. Al momento, è aperto al grotte e cade dalle rocce for- fino alla preesistente carrareccia che portava a Barcis – il solo chilometro di strada mancante pubblico solo il tratto finale pri- mando spettacolari cascate. venne costruito da Zenari di propria iniziativa, poiché la Società del Cellina non intendeva pro- ma di Barcis, poco più di un km. La vegetazione è lussureggian- seguire la viabilità oltre la diga. - Così, nel novembre 1906, l’ingegner Zenari a bor Nella sua interezza (6 km) è una te e molto varia, proprio per le do di un calesse tirato da un baio ungherese poté spettacolare apertura nella roc- particolari condizioni micro-cli- compiere il viaggio inaugurale da Montereale cia calcarea che l’acqua del tor- matiche. a Barcis, finalmente liberata da un millenario rente ha pazientemente scavato Qui puoi vedere rapaci come l’A- isolamento. nei millenni. È un vero e proprio quila reale, il Falco pellegrino, il Negli anni successivi, fra il 1910 e il 1914, in vista del 1° conflitto mondiale, fu molto più facile per canyon ed è uno dei più impo- Gufo reale, uccelli come il Picchio il Genio Militare realizzare le strade necessarie nenti della regione e d’Italia: at- muraiolo e il Merlo acquaiolo. a dare una strategica continuità a questo primo traversa i comuni di Montereale, Quest’ultimo, come suggerisce il collegamento con i restanti paesi della Valcellina, Andreis e Barcis. nome, è specializzato nel costru- e quindi con le valli del Piave, la Val Colvera (attra- Questo luogo suggestivo, ora ire i suoi nidi vicino all’acqua. Se verso la Pala Barzana) e la Val Silisia (attraverso la Forcella Clautana). Riserva gestita dal Parco Natu- si è fortunati ci si può imbattere,

56 57 bellezze naturali itinerario 4

camminando per i sentieri, nel Casera Rupeit, Val de Salire sul monte Fara non è mai Gallo cedrone o nel Gallo forcel- la Roja, Osservatorio monotono: la camminata è al- lo, ma anche in caprioli, cervi e astronomico ternata dal chiuso delle faggete camosci che trascorrono il loro a spazi in cui la roccia è affioran- periodo di letargo nelle grotte. te e priva di vegetazione, fino ad La Riserva naturale Forra del Le montagne che dominano il arrivare alla vetta, dove un punto Cellina si può raggiungere in vari nostro comune fanno parte delle panoramico ripaga della fatica modi: oltrepassato il centro di Prealpi Carniche e sono un vero compiuta. Da qui la visuale è Montereale attraverso la “stra- e proprio paradiso per gli amanti magnifica e spazia a sud sulla da vecchia”; dalla Valcellina ar- della montagna. pianura solcata dai torrenti Cel- rivando a Barcis e seguendo le Tanti i sentieri che solcano questi lina e Meduna; verso nord invece indicazioni per la diga di Ponte monti, alcuni adatti a escursioni- si può scorgere l’invaso di Rave- Antoi. Da qui la vecchia strada sti esperti, altri accessibili anche dis e a ovest la vetta della Pala che costeggia la Forra è percor- a camminatori occasionali. d’Altei e la lunga dorsale com- ribile a piedi, in bicicletta oppure Le tre montagne principali che presa tra il monte Cavallo e il Col con il Trenino della Valcellina. puoi immediatamente indivi- Nudo. Poco prima di raggiunge- Il ponte tibetano sul Cellina A un chilometro circa dall’in- duare sono: il monte Fara (1342 re la vetta, a 954 m di altitudine, gresso si può attraversare il pon- m), il monte Raut (2025 m) e la svetta la Casera del monte Fara te tibetano a picco sul canyon. Pala d’Altei (1528 m). in cui è possibile sostare per un relax assoluto.

Montereale e il Cellina dal monte Fara

Hai mai sentito parlare delle agane? Sono creature fatate che vivono vicino all’acqua dolce. Riconoscerle è semplice: hanno l’aspetto di donne, possono essere giovani e belle oppure vecchie e bruttine, solitamente si riuniscono nelle notti di luna piena, danzando avvolte da abiti bianchi, vesti che lasciano poi asciugare al chiaro di luna. Non avrai dubbi se vedraizampa un’agana di gallina perché, e, a volte, a quanto addirittura pare, le hanno squame. i piedi Sembra a forma inoltre di che possano trasformarsi in certi animali, come le salamandre. Come lo scorrere dell’acqua, in talune circostanze sarebbero dol- cissime, in altre estremamente perfide o molte volte dispettose. Se offese porterebbero sfortuna per tutta la vita! A Montereale Valcellina c’è una grotta con l’acqua che cade dall’al- to, che in passato deve essere stata dimora di una piccola dea, la Linguano, che poi se n’è andata, forse infastidita dall’avanzare del- le case e delle costruzioni “umane”.

58 59 bellezze naturali itinerario 4

si trova a poco meno di 700 m di altitudine. Da lì si deve seguire il sentiero MV05 che, dopo poco, incrocia il sentiero MV02. All’ini- zio si passeggia senza troppo di- slivello sui prati di Confermous, poi si inizia a salire fino a un bo- schetto e a un punto di conca. Il sentiero si fa poi più ripido e a zig zag (si chiama appunto Troi dei Vols) fino a giungere, infine, a Casera Rupeit Casera Rupeit. La casera è un ot- timo esempio di restauro che ha rispettato le caratteristiche ori- Parte del Parco Naturale delle ginarie dell’architettura di questi Dolomiti Friulane, il monte Raut luoghi. Viene gestita da volonta-

è una delle più alte montagne ri, dispone di cucina con stufa a L’Osservatorio astronomico della catena delle Prealpi Car- legna e essenziali posti letto per niche; il suo nome, in friulano, il riposo; è aperta tutto l’anno. significa rododendro per la tipi- Questo percorso è lungo circa anche per raggiungere Val de la ca presenza della pianta lungo 7 km e presenta un dislivello di Roja. le sue pendici. Dalla sua vetta 600 m. Se sei un camminatore A proposito dell’Osservatorio si possono ammirare panorami Le casere come Casera Rupeit più esperto e hai piacere di allun- astronomico: è stato costrui- oggi vengono utilizzate come spettacolari sia guardando verso gare il percorso per godere mag- to tra il 1987 e il 1991 e si trova ricoveri alpini soprattutto da- le Dolomiti che verso la pianura, su un pianoro chiamato “Su- gli escursionisti ma, un tempo, giormente dell’ambiente natu-­ fino al mare. Sulla cima c’è una avevano un’altra funzione. Erano il ri- rale che ti circonda, ci sono altri cul de la Volp”. Il luogo è ideale grande croce metallica di colore covero dove il malgaro lavorava il latte sentieri che si possono intra- per l’osservazione delle stelle e rosso fuoco a segnare la fine del- del bestiame in alpeggio per produrre il prendere: portano alla Forcella l’Associazione Pordenonese di la fatica e la meritata sosta con formaggio. Forador, alla cima della Pala d’Al- Astronomia, che si occupa della Il nome casera deriva infatti dal latino meraviglioso affaccio a perdersi tei, a Casera di Giais, alla Forcella sua gestione, organizza spesso “casearius”, ovvero “del cacio”, ma pare sul panorama circostante. sia anche incrociato con la parola “casa” La Crosetta, in Val Cialdin e a Ca- eventi e incontri aperti a tutti. - Alle pendici di Pala d’Altei c’è e in effetti per noi amanti delle passeg sera Montelonga, solo per nomi- Insomma, il territorio di Mon- la salita che porta fino a Casera giate nei boschi le casere rappresentano nare alcune delle molte località tereale Valcellina offre davvero Rupeit (1275 m). dei luoghi d’appoggio e di ristoro, pro- che puoi raggiungere. Puoi arri- spettacoli della natura sia vol- Vi sono vari percorsi che puoi prio come un’abitazione. vare a Casera Rupeit anche par- gendo lo sguardo verso la terra C’è un’altra curiosità legata a questo intraprendere per arrivarci. Tra i tendo a piedi dalla località Borgo che verso il cielo. nome: il termine casera viene utilizzato più semplici e veloci vi è quello quasi esclusivamente nelle montagne Alzetta a Grizzo. che parte dal parcheggio presso del Triveneto ed è comunque una varian- Il parcheggio dell’Osservatorio l’Osservatorio astronomico, che te del più comune “malga”. è un ottimo punto di partenza

60 61 bellezze naturali itinerario 4

I Magredi: un’arida ma glaciazione, quando, circa Il nome Magredi è dovuto quin- ma brulicante prateria diecimila anni fa, le temperature di all’aspetto arido che, a colpo hanno ripreso gradualmente a d’occhio, ti si presenterà da- L’acqua – con la sua presenza salire, determinando lo sciogli- vanti. Basterà tuttavia fermarsi ma anche con la sua assenza mento dei grandi ghiacciai alpini qualche secondo a guardare, – ancora una volta è la “causa” e il conseguente ingrossamento ascoltare e anche annusare per che sta all’origine di uno dei luo- dei torrenti. Il trasporto di mate- capire che si tratta solo di appa- ghi sicuramente più particolari riale litico ha formato un deposi- renza: i Magredi sono davvero del nostro territorio: i Magredi. to alluvionale, la base di tutto il ricchi di vita, vegetale e animale. Come il nome ci suggerisce, si territorio dell’alta pianura e dei Anche qui gli amanti della natu- tratta di una terra magra, carat- Magredi che infatti partono dalla ra possono stare tranquilli: c’è La volpe, abitante delle terre magre terizzata dalla presenza di sassi montagna e si allargano, come un’infinità di flora e fauna da e prati aridi e brulli. un ventaglio, man mano che si ammirare. I Magredi sono l’ambiente ca- scende verso la pianura. Passeggiando per quest’area ratteristico della frazione di San avrai la certezza di incontrare Leonardo Valcellina ma si esten- Ma l’acqua che ruolo ha oggi? qualche tipico “abitante” della dono per diversi km quadrati da Il Cellina e il Meduna, protago- zona. Molto diffusi sono i piccoli fino a . nisti di questo territorio, spro- roditori (come le arvicole), le le- Questo territorio ha una storia fondano nella falda acquifera pri e anche le volpi. davvero antica perché si è for- e riemergono solo in pianura, mato addirittura durante l’ulti- nella zona di risorgiva appunto.

La flora dei magredi è suddi- Anacamptis pyramidalis, orchidea diffusa nei Magredi I Magredi a San Leonardo Valcellina visibile in tre aree che fanno riferimento al fiume: il greto, il magredo primitivo e il magre- do evoluto. Il greto è ovviamente il letto vero e proprio del fiume e qui troverai Alzando gli occhi verso il cielo poche specie vegetali come muschi, potresti scorgere allodole, ca- Ginestrella licheni, Vedovelle celesti o landre, starne ma anche poia- sericea. Sono piante con radici molto ne, nibbi, gheppi e addirittura, lunghe perché devono insinuarsi in ogni sebbene piuttosto rara, l’aquila anfratto tra i massi per trovare acqua. Mano a mano che ci si allontana dal gre- reale. Un uccello divenuto quasi to, la vegetazione si fa più complessa e simbolo dei magredi è l’occhione varia. È la zona del magredo primitivo: la il cui piumaggio e le cui uova, de- ghiaia delle alluvioni è arida e le piante poste in nidi costruiti sul terreno, stesse, facendo cadere le foglie, creano si mimetizzano perfettamente un sottile strato di humus. Nel magredo con l’ambiente circostante. evoluto troverai invece un manto erboso vero e proprio e una varietà vegetale – e anche animale – assai più articolata.

62 63 itinerario 5 ...per scoprire i paesaggi dell’energia di ieri e di oggi D’acqua e d’energia: il Cellina, portatore di luce Una storia di comunità e di innovazione

Punto di riferimento per tutte le comunità che da secoli vivono vicino alle sue sponde, il torrente Cellina è il protagonista di questo percorso che ci porterà a scoprirne le caratteristiche e il ruolo fondamentale nella vita di tutto il territorio. Seguiremo il suo corso naturale e le sue deviazioni e lo ritroveremo nelle storie di uomini e donne che hanno saputo trarre il massimo beneficio dallo scorrere delle acque, riuscen- do a domarne l’impeto per il bene e la prosperità di tutti. Il Cellina nasce in una località del comune di Claut, a Margons. Scende lungo la Valcellina per circa 30 km, fino a scomparire in un ghiaione per riemergere, assieme alle acque del Meduna, nella zona delle risorgive, in territorio di Cordenons. Il suo scorrere tra gole, insenature e dirupi, ci permette di vedere spes- so il fondo ghiaioso, anche grazie alla limpidezza delle acque, i cui co- lori coprono tutte le sfumature immaginabili dall’azzurro al turchese, virando al verde intenso nelle conche e nei bacini più profondi.

Conosci i vecchi mestieri legati al Cellina? Fino a poco più di un secolo fa, se avessimo voluto attraversare il Cellina in prossi- mità di un guado, avremmo trovato a darci una mano un “passador” che, adsi sarebbeesempio, mettidori - caricato in spalle tutte le nostre borse e ci avrebbe accompagnato sull’altra sponda. Oggi naturalmente non esistono più persone che fannogravers questo chi erano? lavoro. Erano Ci sono gli addet tanti mestieri legati al fiume che ai giorni nostri sono scomparsi: i si occupavano del funzionamento delle rogge. E i ti alla condotta del legname che veniva tagliato nei boschi e portato fino al punto di inizio della Brentella. Da qui i tronchi venivano poi portati verso valle sfruttando proprio l’acqua del torrente.

65 acqua ed energia itinerario 5

Il Cellina: le grandi opere idrauliche

Il torrente Cellina ha sempre ri- vestito un ruolo cruciale nella vita del nostro territorio: è sta- to una fonte di vita ma anche, in certi momenti, un pericolo a causa delle sue piene devastanti. Da sempre gli abitanti della zona hanno scavato rogge e costruito canalette per condurre l’acqua fino ai centri abitati: è il caso, ad Chi era il Pellegrin? esempio, della roggia di Vivaro Il geniale contadino che portò l’acqua a San Leonardo che viene menzionata nei docu- - La comunità di San Leonardo (allora “di Campagna” oggi “Valcellina”) ha potuto dispor menti dalla metà del XIV secolo re di acqua corrente per i bisogni di persone, animali e campi solo dal 1837 grazie all’in- o quella di Montereale, sulle cui tuizione e all’opera di un contadino suo paesano: Antonio Dell’Angelo detto Pellegrin. Prima- esisteva la “laguna”, una pozza stagnante e putrida al centro della piazza alimentata dalle piog sponde sorgeva il mulino per la Il Cellina dal ponte di Ravedis follatura dei panni che nel 1595 ge che causava ricorrenti epidemie, oppure toccava andare a prendere l’acqua buona con carri venne dato in affitto a Domenico e botti giù nel Cellina o nella roggia di Aviano che scorrevano parecchio distanti. Antonio aveva almanaccato che era possibile scavare un piccolo rivolo dal Cellina che arrivasse fino al paese Scandella, detto Menocchio. superando l’alta scarpata del torrente. L’idea fu ritenuta bislacca perché, si sa, di suo l’acqua Anche il roiello di San Leonardo gnoso da G. Antonio Dell’Angelo, non va in su. Ma il disegno tanto covato era questo: “Vedo che a Montereale, il Cellina è più alto è decisamente antico e venne detto il Pellegrin. rispetto al paese di San Leonardo quindi, se individuo il punto giusto nel torrente e comincio a realizzato in modo davvero inge- Gli sforzi per piegare le forze scavare un piccolo canale, riesco a portare l’acqua proprio in piazza”. Il proposito destò sorrisi della natura – e in questo caso compassionevoli e aperto scherno nei paesani; nessuna considerazione nemmeno dal perito consultato per verificare la fattibilità del progetto: “Pellegrin! C’è una ripa di 20 metri da supe- specifico, l’impeto e la direzione rare!”. Ma lui, testardo e convinto di avere ragione, diede ugualmente mano all’opera: cominciò Storie del Cellina tra Ravedis della acque – si sono intensifi- il 1 agosto del 1835 e, dopo 27 mesi di solitario sudore, il 7 ottobre 1837 il piccolo rivolo d’acqua e Partidor cati particolarmente nel corso corrente e sana arrivava in piazza e si immetteva nella “laguna”. Camminare lungo il corso del dell’ultimo secolo. Il roiello del Pellegrin, così è chiamato in paese, rimane attivo fino ai primi anni del Novecento Cellina è come fare un vero e È infatti soprattutto nel corso quando passa per S. Leonardo un canale molto più grande: proprio tuffo nella geologia e nella storia lo scarico delle centrali idroelettriche di Malnisio, prima e del Novecento che è stata rea- - trimillenaria di questi luoghi. Quella degli Giais, poi, che va ad alimentare a sua volta quella del Par lizzata una serie di straordina- ultimi cinque secoli è ben raccontata dal tidor. Oggi, qualcosa ancora resta di quell’opera minuscola percorso “Storie del Cellina tra Ravedis rie opere idrauliche che hanno ma ingegnosa: la sua presa segnalata da un cippo alla me- e Partidor”, che si fa piedi, in bicicletta permesso di sfruttare l’energia moria e tratti di alveo che “salgono” sulla riva del Cellina. o a cavallo. Un tratto di circa 10 km che delle acque per scopi energetici. La vicenda è anche raccontata in una scultura di Ottavio presenta numerosi punti di interesse che Uno dei protagonisti della nostra Manente collocata in un apposito spazio in piazza del pa- parlano della domesticazione dell’acqua, ese, dall’albo illustrato “Una Storia” di Emanuele Bertossi, storia è Aristide Zenari, un in- della sua energia, della sua necessità. Ed. Artebambini e dall’albo a fumetti “Il Roiello” realizzato www.ecomuseolisaganis.it. gegnere pordenonese. dagli alunni della scuola primaria di Montereale Valcellina, guidati da Giulia Bier. 66 67 acqua ed energia itinerario 5

Paesaggio dalla Centrale idroelettrica di Malnisio

La portata d’acqua del Cellina “Società promotrice del Cellina”, zione delle forze idrauliche del che oggi possiamo vedere è di creata su stimolo dello stesso Veneto”. molto inferiore a quella che, nel ingegnere proprio per valutare A partire dal 1900 si sussegui- 1893, colpì l’attenzione di Zenari progetti di sfruttamento ener- rono diverse fasi costruttive: proprio a Montereale. getico del torrente, non sareb- imbrigliamento delle acque e Convinto che tutta quell’energia be stata in grado di affrontare realizzazione di canali, costru- idraulica potesse essere trasfor- le ingenti spese necessarie per zione della diga e delle centrali mata e riconvertita per scopi la realizzazione delle opere pre- di Malnisio, Giais e dell’Officina industriali, si rivolse a un gruppo viste. Venne fondata quindi la elettrica del Partidor a San d’imprenditori veneti poiché la “Società italiana per l’utilizza- Leonardo. Quest’ultima, costruita nel 1919 e oggi dismessa, rappresentava la terza tappa compiuta dalle Leggi il codice e sfoglia acque che transitavano dappri- la pubblicazione “I paesaggi dell’energia” ma per la centrale di Malnisio e realizzata dal Circolo d’arte e di cultura poi convogliavano alla centrale “Per le antiche vie” di Giais. http://bit.ly/PaesaggiEnergia Centrale idroelettrica del Partidor

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Lo scarico della diga di Ravedis verso il ponte La Centrale idroelettrica di Malnisio

Questa breve parentesi storica mirare, nella loro maestosità, nel ni del Cellina. Si decise quindi La centrale ci è utile per comprendere me- nostro percorso alla scoperta di costruire uno sbarramento, idroelettrica Pitter: glio quanto importanti siano degli aspetti più ingegneristici per regolare e sfruttare il flus- state tutte queste infrastrutture del nostro territorio. I cantieri so d’acqua ma la tragedia del una splendida che ancora oggi possiamo am- che vennero realizzati diedero Vajont dell’ottobre del 1963 con- testimonianza di lavoro a migliaia di persone, an- gelò ogni progetto fino agli anni ingegno che non della zona, tanto che si Novanta, quando vennero ripresi Pionierismo friulano dovettero realizzare degli appo- i lavori. Oggi siamo abituati a opere siti dormitori! mastodontiche, a uno sviluppo Il percorso che stiamo seguendo tecnologico cui è difficile stare Cosa resta di queste grandi ope- non può che fare una dovero- dietro e a progetti che parrebbero quasi L’opera più “recente” tra le mol- re? A parte la diga di Ravedis, sa tappa presso questo gioiello impossibili da concepire. Risulta quindi te che scopriremo è la diga di dopo un secolo di onorato servi- dell’architettura industriale. difficile, forse, comprendere appieno la Ravedis: si tratta di un ottimo zio, alcuni di questi impianti han- La Centrale ci appare davvero portata innovativa del progetto idroe- esempio di opera ingegneristica no smesso di funzionare ma non maestosa, immersa in un conte- lettrico del Cellina ma, come è sempre per questo sono stati abbando- bene fare, è importante contestualizzare finalizzata a regolare il deflusso sto ambientale in cui la natura è i fatti nell’epoca cui appartengono. Sul delle acque. La sua storia inizia nati, al contrario. ancora la protagonista. finire del XIX secolo, la potenza instal- negli anni Cinquanta quando si C’è in particolare un luogo a cui Questo edificio venne costruito lata nel “nostro” impianto era la più alta decise di porre rimedio a uno è stata data una nuova veste e a partire dal 1900 ed era uno d’Italia e addirittura di tutta Europa. L’e- storico problema di quest’a- ancor oggi è un centro pieno di dei numerosi cantieri che, come nergia elettrica che veniva poi prodotta rea: la nostra è zona piuttosto fermento e attività: la Centrale abbiamo ricordato, vennero av- in quei tempi era utilizzata solo a livello locale e non era mai stato progettato piovosa e questo ha da sempre idroelettrica di Malnisio. viati su impulso di Zenari. Porta nulla di così ambizioso. portato a periodiche esondazio- il nome di Antonio Pitter, altro

70 71 acqua ed energia itinerario 5

ingegnere non- La centrale è una delle cellule ché cognato dell’Ecomuseo Regionale delle di Aristide Dolomiti Friulane Lis Aganis. Zenari. En- Dal 2017 la Centrale ospita il trò in fun- “Malnisio Science Festival”, il pri- zione nel mo festival friulano dedicato alla maggio del scienza, aperto a tutti. 1905 e diede la prima luce a piazza San Marco. Dal 2015 la Centrale di Malnisio è inserita tra gli “anchor point” Venne dismessa 83 anni dopo, dell’European Route of Indu- nel 1988. Poi, per quasi vent’an- strial Heritage (ERIH). ni, rimase chiusa anche se già si Si tratta di un percorso tematico che co- I ponti: in principio lo distrussero. Ma alla fine della iniziava a prendere in conside- pre tutta Europa e che ha individuato ol- erano 3, ora ce ne Grande Guerra venne ricostruito razione l’ipotesi di ristrutturarla tre 1800 complessi di archeologia indu- in cemento ed è quello che an- per altri scopi. striale in tutto il continente. Gli “anchor sono altri 2 cor oggi possiamo percorrere: la point”, oltre un centinaio in totale, sono Nel 2006 l’edificio acquistato strada più breve fra Montereale siti di eccezionale importanza in termini dal Comune di Montereale è ri- di eredità industriale e che offrono anche Il nostro itinerario alla scoper- e Maniago. nato come Museo dell’energia un’eccellente esperienza per il visitatore. ta degli aspetti idrogeologici e C’è poi quello della ferrovia. Co- idroelettrica “Centrale di Malni- www.erih.net ingegneristici del territorio di struito appena dopo il Venti è sio – Nuovo Centro”. Montereale ha come perno cui tutt’ora percorso dalle agili litto- Esplorandone l’interno non si ruota tutto il torrente Cellina, rine e anche dai treni a vapore in può che rimanere affascinanti fondamentale nella vita di tutte occasioni di eventi storici perio- dagli enormi macchinari qui an- le comunità che sono sorte lun- dicamente organizzati. cora perfettamente conservati: go il suo percorso. E quando c’è Scendendo più a valle trovia- in particolare l’attenzione viene un corso d’acqua, ci sono anche mo il ponte Giulio, basso e con catturata dalle turbine tipo Fran- i ponti. struttura in ferro, a senso unico cis Riva-Monnert accoppiate ai I passaggi più antichi che colle- alternato. rispettivi alternatori. gavano le due sponde sono tre. Questi sono i collegamenti sto- Questo luogo risulta di certo en- Il primo, in ordine cronologico, rici cui si sono poi aggiunti altri tusiasmante per gli amanti della lo incontriamo nel punto più due ponti: uno porta alla galleria scienza e della tecnica ma le nu- stretto del Cellina ed è il ponte di di Fara e ci permette di arrivare merose attività che qui vengo- Ravedis. La struttura originaria in pochissimo tempo ad Andreis no periodicamente organizzate risaliva al 1878. Costruito in fer- e Barcis, mentre l’altro è il nuo- quali visite, laboratori e incontri, ro e ad una sola arcata con una vo ponte Giulio, alto e snello, e si percorsi didattici e realizzazione luce di 30 metri, mostrava una trova esattamente in mezzo tra il di materiali scolastici e divulga- linea snella ed elegante. Purtrop- suo omonimo più datato e quel- tivi sono stimolanti per un pub- po le truppe italiane, in ritirata lo della ferrovia. blico vasto e trasversale. Le turbine nella Centrale di Malnisio dopo la disfatta di Caporetto,

72 73 itinerario 6 ...il gusto di scoprire prodotti tipici e tradizioni Una terra ricca di tradizioni che scandiscono il ritmo delle stagioni Attività culturali e sportive, feste ed enogastronomia

Il fermento culturale nel territorio di Montereale è davvero tangibile e una visita in qualsiasi periodo dell’anno confermerà l’estrema vitalità di questi luoghi. Tra feste paesane, festival, incontri sportivi, celebrazioni religiose non ci si può di certo annoiare. È una terra ricca di tradizioni la nostra, tra- dizioni che vengono rinnovate costantemente dalla passione e dall’im- pegno dell’intera comunità. In questo itinerario scopriremo alcune delle numerose iniziative e feste caratteristiche e gusteremo i piatti tipici della zona.

L’attenzione per il territorio che si traduce nelle molteplici attività dell’Amministrazione comunale e delle varie associazioni culturali del luogo denota un profondo legame con le proprie radici e le tradizioni. A Montereale Valcellina e nelle sue frazioni vengono celebrate diver- se feste che hanno una storia molto antica e vengono tenute in vita con partecipazione. Tutto l’anno è denso di appuntamenti che, a volte, sono comuni ad altri luoghi del Friuli Venezia Giulia, altre sono tipici del nostro territorio. A gennaio si inizia subito con l’usanza di accendere un falò Oltre agli abitanti “ufficiali”, la sera che precede l’Epifania: Montereale Valcellina, vanta è il “fogaròn” e sulla cima della dei cittadini illustri. Si tratta di catasta a cui viene appiccato il personalità legate a diverso tito- fuoco c’è il fantoccio della “ve- lo al nostro territorio che hanno ricevuto cia”. Si tratta di un rito a cui, con la cittadinanza onoraria. Tra questi vanno ricordati Claudio Magris (la cui famiglia moltissime varianti, si può as- - è originaria di Malnisio), Predrag Mat sistere in tantissimi paesi della vejevic (per la sua azione a favore della nostra regione, una tradizione pace), Pino Roveredo (per i meriti cultu- legata al mondo contadino e di rali e sociali ma anche per le origini della origine pagana che vuole esse- sua famiglia) e Carlo Ginzburg (per gli re di buon auspicio per il nuovo studi più volte ricordati sul Menocchio).

75 tradizioni ed enogastronomia itinerario 6

anno. Il fogaròn più famoso è A luglio, presso la centrale idro- probabilmente quello di Grizzo elettrica di Malnisio, si celebra ed è una vera e propria festa che uno dei prodotti più diffusi e coinvolge tutto il paese e chiun- amati del territorio, ovvero il for- que accorra per condividere la maggio. celebrazione: ci si ritrova al calo- Legata al mondo dell’agricoltu- re del fuoco, si mangia la pinza, ra e in particolare agli abitanti di si beve vin brulè e si riceve il ca- Malnisio era la festa chiamata “La ratteristico “Lunare de Gris”, un fusina” che si tiene solitamen- calendario davvero particolare te nella seconda metà di agosto con aneddoti, vecchie foto e cu- quando si raccolgono le prime Il passaggio del Giro Rosa a Montereale nel 2017

riosità. Il Carnevale dei Ragazzi pannocchie e si mangiano abbru- Anche il Carnevale è molto sen- stolite in località Cuol de Miu. tito e la tradizionale sfilata dei Con l’autunno arrivano anche le Anima di tutte queste manife- carri di Montereale Valcellina è della Madona de Agost a Monte- ricorrenze legate alla tradizio- stazioni sono le numerose asso- un evento che va assolutamente reale o quella di San Rocco a San ne contadina: la più celebrata, ciazioni culturali e di volontaria- visto: richiama turisti da tutta la Leonardo; in Val de la Roja, sopra Porco in piazza, si tiene a metà to che operano con dedizione e provincia per la sua lunga storia Grizzo, si tiene annualmente la novembre a San Leonardo Val- continuità nel capoluogo e nelle e bellezza. Festa de la Mont in cui è possibi- cellina. frazioni durante tutto l’anno. L’estate poi è la stagione che le degustare i prodotti tipici della A dicembre, naturalmente, nu- forse maggiormente si presta a nostra cucina in un contesto na- merosi sono gli appuntamenti in Anche lo sport è cultura e a celebrare le feste. Vi sono le ri- turale davvero affascinante. attesa del Natale con i suoi riti e Montereale coltiviamo questo correnze religiose come la festa la sua atmosfera magica. settore con passione e interes- Anche gli alpini, gruppo molto se. Varie associazioni sportive e importante nel nostro territorio, impianti qualificati permettono sono soliti riunirsi per festeg- di svolgere attività diversificate giare per stare insieme. Il luogo e di coinvolgere anche atleti da prediletto è Cima Plans, sopra altre località in occasione di gare Grizzo, dove si trova un cippo de- e manifestazioni. dicato ai caduti di tutte le guerre. Calcio, pallacanestro, pallavolo, Cosa ci lascerà San Niccolò? atletica, canoa, judo, ciclismo,

La sera della vigilia di San Niccolò a Montereale è usanza “battere i bandons” bocce, tiro a volo ma anche cac- ovvero percuotere oggetti come bidoni in latta o barattoli per annunciare festosa- cia e pesca: sono davvero molte mente, l’arrivo del santo, carico di doni per i più piccoli. le discipline che si possono svol- Il corteo chiassoso si snoda lungo le vie del paese e termina in piazza Roma dove tutti si scaldano con una buona cioccolata calda, the e dolciumi. gere e che vengono celebrate I bimbi più piccoli lasciano sull’uscio di casa o nei cortili biscotti, latte caldo e del nell’annuale festa dello sport che fieno per il santo e il suo asinello. Di certo San Niccolò apprezza questi doni perché si tiene ogni anno, alla conclusio- la mattina dopo non ce n’è più traccia ma, al loro posto, si trovano dei regali per i ne della stagione agonistica. piccini.

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Il gusto della La Pitina buona cucina: Chiunque visiti la Pedemontana pordenonese, deve assolutamente assaggiare la Pitina, un prodotto tradizionale antico di origini molto povere che, a seconda del paese in cui lo si gu- i prodotti tipici sta, può assumere varie denominazioni: in Valcellina Peta ad Andreis e Petuccia nell’area di Barcis, Pitina in Val Tramontina e nel Maniaghese. Perché così tanti nomi diversi? Di base Il nostro territorio, l’abbiamo vi- la Pitina ha ovunque la forma di una polpetta, quello che varia da paese a sto, è davvero ricco in termini di paese sono le sue dimensioni e, so- arte, storia, cultura e ambienti prattutto, le tipologie e la quantità di naturali. Non meno importante carne impiegata. è l’aspetto enogastronomico. In tutte le sue varianti la componente La cucina del territorio è assai Una delle qualità di fagioli della Valcellina principale è la carne magra di capra, varia e parte da una base molto pecora o montone (un tempo si usava anche quella di ungulati selvatici: cer- semplice ma gustosa. vo, daino, capriolo) tritata e impastata Si tratta di piatti legati alle sta- Le carni sono quelle tipiche del con una concia di sale, pepe, finocchio gioni e a quanto offre l’ambiente cortile (pollame, maiale, coni- selvatico o altre erbe, che viene pres- circostante. Ci sono certamen- glio) ma anche selvaggina deri- sata a forma di polpetta, passata nella te piatti tipici ma molto spesso vante dalla caccia e il maiale. farina di mais (quella da polenta) e quindi fatta affumicare; un tempo nel incontriamo varianti locali di Vengono consumate in diversi camino di casa (il fogher o fogolar), oggi in appositi affumicatori dove rimangono 3-4 giorni. pietanze consumate tradizional- modi: cotte o bollite ma anche La Pitina costituiva un tempo la “riserva” di carne, un modo per farla durare anche per mesi mente in molte zone del Friuli e in dopo esser state seccate o affu- per tutta la famiglia. particolare in tutta la Valcellina. micate. Oggi può essere mangiata cruda o cotta accompagnata dall’immancabile polenta. Le zuppe di legumi sono molto Nel passato queste ultime due Ricercata dai buongustai è stata fatta conoscere al grande pubblico, che la sta decisamente apprezzate e derivano da una tipologie rappresentavano uno apprezzando, solo negli ultimi anni, diventando Presidio Slow Food nel 2000 e guadagnando- si la denominazione IGP nel 2018. È un piatto davvero unico nel suo genere che non ha eguali tradizione contadina povera – i dei modi più efficaci di conser- né in Italia né nel resto del mondo. legumi, come spesso e a ragione vazione per mesi quando i frigo- si dice, erano la carne dei poveri riferi e i congelatori non erano – a cui, nei momenti di festa, ve- ancora stati inventati. nivano aggiunti cotenna di maia- Il nostro territorio, inoltre, è ric- le, salsiccia o trippe. co di salumi molto vari e gustosi, Nelle osterie tipiche di Monte- in contenitori di legno o di vetro spesso lavorati con erbe tipiche reale e frazioni nel periodo delle e poi cotte in soffritto e servite del luogo. Ceneri potrete gustare anche la con la polenta calda. A piaci- renga (aringa affumicata). mento si possono aggiungere Oltre ai tradizionali brovada e salsiccia, salame o “musetto”. muset (rape macerate nella vi- Il formaggio è un altro alimento Leggi il codice e sfoglia naccia e cotechino) diffusi an- che da sempre ha fatto parte i ricettari “La Pitina, prodotto culturale” che in tutto il Friuli, un piatto della dieta degli abitanti della realizzati dall’Ecomuseo Lis Aganis tipico della Valcellina è il pestith, zona ed è così importante che, un pesto di rape sbollentate, la- come ricordato, è il protagoni- http://bit.ly/PitinaRicettariLisAganis sciate macerare per alcuni mesi sta di una festa che si svolge nei

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molte altre della zona, viene Storie di cuochi e di viaggi utilizzata in molte varianti: ne L’area della Pedemontana occidentale in cui si trovano anche Montereale Valcellina e le esiste una versione dei fiori in sue frazioni è stata per secoli caratterizzata da un’economia di sussistenza. Gli abitan- agrodolce che si sposa perfetta- ti di questi luoghi, come di molte altre zone del Friuli, sono quindi sempre stati abituati mente con gli affettati. a muoversi per lavorare. Altra erba assai presente nella Un fenomeno particolarmente intenso e caratteristico è quello dell’emigrazione alberghiera cucina della Valcellina e non solo che ha origine addirittura nelle seconda metà dell’Ottocento. Si tratta di una forza lavoro non indifferente, per quantità e qualità, che nei decenni ha abbandonato la propria terra per lavo- è lo sclopit, ovvero la Silene, che rare in alcune delle strutture più importanti del mondo, ottenendo sempre riconoscimenti e viene impiegata nella realizza- meriti. zione del risotto o delle frittate. I ragazzi che partivano da questa terra erano sempre molto giovani e inesperti, consci solo Anche il luppolo, solitamente as- del duro lavoro che li avrebbe aspettati. Iniziavano la loro gavetta dalle mansioni più umili e sociato alla produzione della bir- faticose come lavare e lucidare le pentole e pulire la cucina. Viaggiavano moltissimo perché si spostavano con il lavoro Formaggi freschi e stagionati ra, è una pianta che non manca che era perlopiù stagionale. nella cucina del nostro territorio La loro dedizione e deter - e ben si presta alla creazione di minazione li ha portati, nella mesi estivi a Malnisio con tanto primi piatti. quasi totalità dei casi, a fare di gara e riconoscimento per il ben presto carriera e ad es- sere richiesti nelle strutture più buono. Uno dei formaggi più Poiché quella della Valcellina alberghiere e nei ristoranti particolari che si possono gusta- nasce come una cucina povera, più famosi del mondo. La de- re nel nostro territorio è il formai i dolci non sono molto diffusi cisione di lasciare la propria dal cit. La sua origine è davvero ed elaborati ma non per questo casa per lavorare in questo curiosa: quando il formaggio si sono assenti nelle tavole del no- settore pur non avendo al- gonfiava per naturale processo stro territorio. I più amati sono cune pregressa esperienza nasceva quasi sempre con il di fermentazione veniva rifran- quelli creati con i frutti che cre- passaparola che coinvolgeva tumato, reimpastato e collocato scono nella zona: oltre alle frit- anche intere borgate. Il lavo- poi in un apposito contenitore telle, sono deliziose le crostate, ro in cucina era – ed è tuttora Brigata di cucina del primo Novecento (Collezione privata in pietra, detto appunto “cit”. Si spesso farcite con varietà an- – molto duro ma, all’epoca, Luisa-Nicoletta Bosser) presenta come un formaggio tiche di mele o con fichi, quan- l’alternativa era trovare im- piego come operaio, mano- molle, da gustare al cucchiaio. do è stagione. Immancabile, a vale o come minatore. Gli emigranti che si proponevano per il servizio di sala dovevano avere Non va confuso con il formai fine pasto, è la grappa. una certa predisposizione con l’ospite nonché conoscere una lingua straniera. Nelle testimo- frant che ha un processo Semplice o aromatiz- nianze di alcuni concittadini emigrati sono riscontrabili tratti comuni: praticamente tutti hanno produttivo in parte simile zata con diverse erbe, iniziato a lavorare quando erano ancora ragazzini, svolgendo inizialmente le mansioni più umili ma che ha una consisten- frutti o radici, rap- ma progredendo in fretta, a seconda delle capacità e della buona volontà, fino a raggiungere i za solida. presenta la tap- gradi più alti della brigata da cucina. Tale espressione, per chi non è abituato al gergo di questo affascinante mondo, designa l’intero gruppo di professionisti che operano all’interno di una pa conclusiva chef de cusine. cucina, dal semplice “lavapiatti” fino allo Ottimi con i formaggi di ogni de- Moltissimi di questi professionisti sono tornati al loro paese natio una volta giunto il tempo sono lo sciroppo e i fio- gustazione della pensione. Alcuni sono rimasti all’estero ma tutti hanno in comune un bagaglio di ricordi ri caramellati di taras- della nostra ed esperienze da tramandare ricchissimo: dalla vita quotidiana nelle cucine dei ristoranti più saco. Questa pianta, come cucina. in voga agli incontri con personalità famose fino alle stranezze ed eccentricità dei ricevimenti di un tempo ormai lontano.

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Presentazione...... p. 4 architettura » itinerario 3

Benvenuti alla “porta” della Valcellina Tra ville, giardini nascosti e corti tipiche un territorio di grande ricchezza naturale e culturale...... » 7 Alla scoperta di un’architettura molto particolare...... » 45 Come usare questa guida...... » 8

bellezze naturali » itinerario 4

storia » itinerario 1 Alla scoperta del canyon, dei guardiani della pianura e della “steppa” friulana Storie dal passato: racconti di archeologia L’ambiente naturale: Cellina, Prealpi Carniche, Magredi...... » 53 Dalla protostoria ai giorni nostri ...... » 11 La Forra del Cellina: un canyon sorprendente...... » 57 La prima area archeologica e il Parco comunale...... » 12 Casera Rupeit, Val de la Roja, Osservatorio astronomico ...... » 59 Caelina: la città scomparsa. Mons Regalis e Calaresio: le origini della Montereale che conosciamo ...... » 16 I Magredi: un’arida ma brulicante prateria...... » 62

Dai Turcs tal Friùl ai nostri giorni...... » 19 acqua ed energia » itinerario 5

arte sacra » itinerario 2 D’acqua e d’energia: il Cellina, portatore di luce Una storia di comunità e di innovazione...... » 65 Le chiese, i monumenti e l’arte religiosa: un percorso sacro Il Cellina: le grandi opere idrauliche...... » 66 Conosciamo più da vicino il Calderari e Gaspare Narvesa...... » 23 La centrale idroelettrica Pitter: una splendida testimonianza A Montereale Valcellina. Prima tappa d’arte sacra...... » 24 di ingegno...... » 71 La chiesa di San Rocco o del Cimitero: I ponti: in principio erano 3, ora ce ne sono altri 2...... » 73 la “madre” di altre chiese pedemontane...... » 24 La chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria Assunta...... » 30 tradizioni ed enogastronomia » itinerario 6 L’oratorio di San Floriano: dove dipinse il Narvesa...... » 31 La chiesa della Madonna delle Grazie e gli antichi graffiti...... » 33 Una terra ricca di tradizioni che scandiscono il ritmo L’arte sacra a Grizzo...... » 34 delle stagioni. Attività culturali e sportive, feste La chiesa della Fradese e quella di San Bartolomeo...... » 34 ed enogastronomia...... » 75 Il gusto della buona cucina: i prodotti tipici ...... 78 Malnisio e San Leonardo...... » 36 » Tra tradizione e storia recente...... » 36

Monumenti ai Caduti...... » 40 Asilo-monumento di Montereale...... » 40 Asilo-monumento di Grizzo...... » 41 Chiesetta degli Alpini ...... » 42 Monumento ai Caduti di Malnisio...... » 42 Monumento ai Caduti di San Leonardo...... » 43

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