Alma Mater Studiorum – Università Di Bologna
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Alma Mater Studiorum – Università di Bologna DOTTORATO DI RICERCA IN ARTI VISIVE, PERFORMATIVE E MEDIALI Ciclo XXX Settore Concorsuale: Area 10/C1 - musica, teatro, cinema, televisione e media audiovisivi Settore Scientifico Disciplinare: L-ART/05 – Discipline dello Spettacolo LA FORMAZIONE TEATRALE IN ITALIA (1935-1967) Presentata da: Vittorio Taboga Coordinatore Dottorato Supervisore Chiar.mo Prof. D. Benati Chiar.mo Prof. G. Guccini Esame finale anno 2018 Indice p. 4 Introduzione » 12 Avvertenze di consultazione e ringraziamenti » 13 Premessa. La pedagogia teatrale fra Ottocento e Novecento: alcuni antefatti » 13 Le prassi ottocentesche, dai trattati alle prime scuole di recitazione » 21 Le rivoluzioni novecentesche nel rapporto fra teatro e formazione » 27 La prima Scuola di Recitazione pubblica, Firenze, 1882 » 27 Le origini e l’importante gestione Rasi » 32 L’avvicendamento di gestioni durante il Fascismo » 37 La Regia Scuola di Recitazione “E. Duse”, la preistoria dell’Accademia » 37 Le fasi discostanti dei primi trent’anni » 44 La direzione Liberati, verso una prima riforma statutaria » 52 Capitolo primo. Scuole e pedagogie teatrali al tempo del Fascismo » 52 La scuola continua: l’episodio del Teatro Sperimentale dei Guf » 52 Il teatro di Via Laura sorge a nuova vita » 58 La scuola dell’avvocato Melani » 64 La Regia Accademia d’arte drammatica: la riforma e le rinnovate pedagogie teatrali » 64 L’azione preparatoria di Silvio d’Amico » 72 La riforma della vecchia scuola di recitazione: verso la nascita dell’Accademia » 81 Prime classi, primi insegnanti, nuovi metodi didattici » 95 Il Teatro Sperimentale dei Guf e i Littoriali del Teatro. Una parentesi fiorentina » 114 La Regia Accademia d’arte drammatica: i saggi dei primi anni e la Compagnia dell’Accade- mia » 114 Le importanti prove della classe di regia » 119 La Compagnia dell’Accademia, un sogno presto infranto » 122 Rapporti Francia-Italia, parte prima. Gémier, Copeau, d’Amico, Costa » 122 I congressi europei della Société Universelle du Théâtre » 131 Il rapporto d’Amico-Copeau e l’apprendistato estero di Costa (e Brissoni) 1 » 139 Capitolo secondo. Tra formazione e teatro: le vicende di alcuni protagonisti della scena fra la Resistenza e la Ricostruzione » 139 Gassmann e il gruppo. Gli anni in Accademia e le alleanze (mancate) Roma-Milano » 139 La formazione del Gruppo e la vita dell’Accademia nei primi anni ’40 » 146 L’occupazione e il tentativo di trasferimento dell’Accademia » 149 A Milano, nel frattempo… » 152 Fisionomia di un’alleanza mancata » 159 Teatri universitari e formazione: l’esperienza padovana di De Bosio » 159 Dalla Resistenza alla nascita di un Teatro Universitario » 163 La vita e risultati della Scuola del Teatro nel suo primo anno di attività » 166 Una parentesi fisica, l’addestramento corporeo di Jacques Lecoq » 169 Seconda annata scolastica: l’incontro con BB e la partenza di JL » 175 La parabola conclusiva dell’esperienza padovana, un primo triste epilogo » 179 L’Accademia fino al ’55: gli ultimi dieci anni di Silvio d’Amico » 179 L’immediato dopoguerra e i provvedimenti necessari a ripartire: la vicenda dell’Accademia Nazionale di Danza » 182 D’Amico e l’Accademia nella scena teatrale della Ricostruzione: le iniziative teatrali e l’atti- vità “militante” » 190 L’Accademia verso la fine della gestione d’Amico, tra parziali riforme, nuovi equilibri e ul- time raccomandazioni » 200 La compagnia dell’Accademia (bis), ovvero il Piccolo Teatro di Roma » 200 Nascita e sviluppo di un’impresa singolare » 206 Il Metodo Mimico di Orazio Costa » 210 La parabola conclusiva dell’esperienza romana, un secondo triste epilogo » 212 Rapporti Francia-Italia, parte seconda. Il mondo del mimo (De Bosio, Lecoq, De- croux) » 212 L’Éducation par le Jeu Dramatique » 221 Étienne Decroux (e Marise Flach) » 226 Capitolo terzo. Da Milano a Roma, traiettorie “professionali” nelle scuole teatrali del Secondo Dopoguerra » 226 La prima “Scuola del Piccolo” 2 » 226 Il “precedente” ed i progetti iniziali » 232 La scuola nei primi anni e la fisionomia professionalizzante » 242 La breve parentesi di Étienne Decroux » 249 La Scuola nella seconda metà degli anni ’50: un’apparente stabilità » 254 La direzione Jacobbi e la crisi degli ultimi anni » 260 Una parentesi milanese lunga due secoli: l’Accademia dei Filodrammatici » 270 L’ultimo lustro dell’Accademia: la gestione di Radice e Tian » 270 Le premurose raccomandazioni di d’Amico al suo successore » 272 Tre sguardi dalla stampa, le prime crepe alla struttura didattica » 280 Le dimissioni di Radice e il subentro di Tian: vani tentativi contro l’inevitabile crisi » 292 Conclusioni » 297 Bibliografia ragionata » 309 Regesto dei fondi archivistici consultati 3 Introduzione Guardando alla Storia del Teatro e dell’Attore nel corso del Novecento italiano, uno dei feno- meni di maggior impatto sul mondo della scena fu il passaggio tra due sistemi, due società teatrali, due modi di produzione spettacolare estremamente diversi: dal “Teatro all’antica”, improntato sul Grande Attore e le famiglie d’arte, si passò al modo di produzione registico e dei Teatri stabili. Questa transizione comportò notevoli modificazioni sia a livello strutturale – la composizione e la durata delle compagnie, il numero di spettacoli in repertorio, nuove condizioni economiche e contrattuali e, in generale, il mutamento dell’intero mercato teatrale italiano – sia a livello artistico – i nuovi autori rappresentati, un modello attorico più disciplinato alla guida del regista “demiurgo”, l’abbandono del sistema delle parti, l’importanza dell’apparato scenografico. Relativamente alla formazione attoriale, il passaggio comportò il graduale affiancamento e, infine, superamento, fra due modalità pedagogi- che: dalla trasmissione diretta dei saperi, usualmente racchiusa all’interno della vita delle compagnie, l’ago della bilancia si spostò sempre più a favore della pedagogia “moderna” propagandata prevalen- temente da scuole ed accademie di recitazione ma, in parte, ritrovabile anche nel ruolo pedagogico svolto dai nuovi registi. Questo spostamento del baricentro, comportò, di conseguenza, una complessa riorganizzazione dell’intero sistema di formazione dell’attore in Italia che pose le basi dell’odierna offerta formativa teatrale. Tale fenomeno, però, ad oggi, non è ancora stato oggetto di uno studio organico volto ad analizzare le teorie attoriche via via emerse o la stessa evoluzione delle strutture. Se è vero, ad esempio, che esistono volumi e studi dedicati alle figure di primo piano della regia del Novecento teatrale italiano, manca, forse, uno studio complessivo sulle pedagogie attoriali attuate dagli stessi. La situazione, poi, si fa ancor più rarefatta guardando alle ricerche in merito alle istitu- zioni scolastiche, dove, ad eccezione dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “S. d’Amico” – che, comunque, conta soltanto un volume ad essa dedicato – mancano studi relativi, ad esempio, alle scuole nate in correlazione agli Stabili durante il secondo dopoguerra, o, sempre restando nel campo degli esempi possibili, uno studio complessivo sulla Civica Scuola di Teatro “P. Grassi” di Milano. Partendo da questi presupposti, la presente ricerca si propone di ripercorre la storia e le vi- cende di alcuni istituti ed enti italiani che si sono occupati, a vario modo, della formazione di attori – ma anche di registi e, in parte, di autori. Il periodo oggetto di studi, su cui verterà gran parte della ricerca, si situa tra la metà degli anni ’30, frangente storico estremamente denso di iniziative in campo teatrale, per arrivare fino ai tardi anni ’60 – al 1967 per la precisione, data simbolica sia per il celebre Convegno di Ivrea ma anche per la cessione della scuola da parte del Piccolo Teatro di Milano alla gestione comunale meneghina. Si è scelto questo arco temporale perché, a suo modo, rappresenta un 4 periodo definito, per certi aspetti omogeneo, che si stacca dalle vicende prettamente Ottocentesche e dalle loro “code” di inizio Novecento e, ancor più, si separa da quelli che saranno i fenomeni teatrali post ’68, con l’irruzione sulla scena del Nuovo Teatro e delle relative controparti pedagogiche che esso ha comportato. Si è però dovuto operare una scelta in merito ai casi da analizzare, non potendo compiere in maniera organica un lavoro che prendesse in esame tutte le possibili modalità formative operanti nel predetto periodo. La selezione ha dovuto perciò tenere conto di diversi fattori; da un lato, la mancanza di studi di settore, poneva la necessità di compiere un’azione che partisse dai casi più importanti ed evidenti, cioè quelle scuole ed istituzioni di cui è rimasta testimonianza maggiore, o per merito di studi che se ne sono occupati ad altro titolo, o grazie alla loro attività continuativa fino ad oggi – caratteristica che ne ha preservato parte della documentazione di cui ci si è avvalsi per lo studio –; dall’altro, proprio per la necessità di dover operare una scelta, si è reso necessario provare ad indi- viduare dei casi esemplari che potessero dar conto delle dinamiche più rilevanti globali e che avessero esercitato una significativa influenza all’interno del panorama teatrale italiano. In primo luogo, pur essendo già oggetto di un volume, non ci si è potuti sottrarre dal trattare dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, quale episodio di frattura rispetto al sistema Ottocentesco e quale maggiore isti- tuzione dedicata all’insegnamento teatrale – ad oggi, è l’unica scuola il cui titolo rilasciato risulti equipollente a quello di una laurea