Villa Forni Cerato
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VILLA FORNI CERATO Giacomo Picco matricola 286696 A.S. 2017/18 Corso di Storia delle Tecniche Prof.essa Anna Bedon 1 Sommario Premessa 3 La Committenza 4 Il Problema dell’Attribuzione 14 Descrizione della Villa 18 Confronti Palladiani 21 Storia 23 Bibliografia 24 2 Premessa La villa Forni-Cerato (XVI sec) situata in località Capodisotto, Comune di Montecchio Precalcino - Vicenza, è stata ed è ancora una delle fabbriche più discusse dal punto di vista critico, storico e di attribuzione tra tutte le altre ville di questo periodo. Attraverso questo scritto cercherò di giungere ad una soluzione, tale da risolvere-liberare i dubbi e i misteri che avvolgono l’edificio. Premetto che attualmente il villino si presenta in un avanzato stato di degrado, che in alcuni casi ha aiutato nelle ricerca di molti aspetti tecnici/storici ancora irrisolti. 3 1 La Committenza La storia e la formazione del suo committente presentano ancora alcune lacune che solo la scoperta di nuovi documenti d’archivio dell’epoca potranno esaurire. Per prima cosa cerchiamo di presentarlo, con la sua personalità e il rapporto con la società a lui contemporanea. Costui fu un mercante di legname, Girolamo Della Grana dai Forni, vissuto tra il 1530/35 e il 16101. I rapporti con l’alta società vicentina cinquecentesca erano molto attivi, come lo erano i suoi commerci non solo di legname per le costruzioni, ma anche di seta, come documenta uno scritto del 1557, rivolto a Losco Caldogno per alcuni commerci della stessa2. Della sua infanzia non si sa quasi nulla se non che venne affidato, insieme al fratello Isepo e alle cinque sorelle, agli zii 3 , denominati anche “dai Forni” 4 , già a quel tempo commercianti di legnami locali con alcune segherie nella zona della Valdastico ed altre proprietà presso Montecchio Precalcino5. È presumibile che gli zii lo abbiano avviato da subito ad una buona educazione e al commercio del legname. Nei documenti d’estimo di questo periodo, I Balanzoni6, quello di Thiene si protrae per un periodo molto lungo, compreso tra due campagne: una del 1541 e l’altra del 1564, e che come riferisce la stessa Battilotti, per noi è 1 La data di nascita è incerta mentre quella di morte è documenta dal suo testamento (Donata Battilotti, Il villino Forni Cerato a Montecchio Precalcino e il suo committente, in Alessandro Vittoria e l’arte della maniera veneta, a cura di Lorenzo Finocchi Ghersi, Atti del Convegno internazionale di Studi (Udine, 26-27 ottobre 2000), Udine, ed. Forum 2001, pp. 213-227). 2 ASVi, Notarile, Vincenzo Piovene, b. 6868, alla data 19 maggio 1557 (Battilotti, op. cit., ibidem, ma anche Giovanni Zaupa, Andrea Palladio e la sua Committenza, Roma, Gangemi 1990, pp. 130, 138 n. 55). 3 Il presbitero Iseppo e il mercante di legname Giampiero o Giovanni Pietro “vocatos a Furnis”, provenienti da Forni Valdastico. E’ molto probabile che anche Girolamo sia nato in questo luogo. 4 Infatti Girolamo, o meglio Gerolamo, viene chiamato in un documento del 1558, il primo dopo il testamento paterno, Gerolamo della Grana dei Forni. E’ molto probabile che questo toponimo lo abbia accompagnato per tutta la vita, sostituendosi al vero cognome paterno verso la maturità. La cosa comunque resta molto strana, perché all’epoca cambiare cognome era considerato un disonore. 5 Vicino a quelle di Antonio Brandizio e dei Nievo (ASVi, Estimo, Balanzon di Thiene, b. 30, cc. 8r, 50r, 90v.). 6 Per ulteriori informazioni sui Balanzoni, si veda D. Battilotti, I Balanzoni dell’estimo vicentino come fonti per le ville palladiane, in “Venezia Cinquecento”, XI, 22, 2001, pp. 73-87. 4 molto importante, perché permise un continuo aggiornamento sullo stato degli immobili di quel periodo7. Si riscontrano due documenti, uno del 15418 e un altro del 1564 che si riferiscono alla località di Capodisotto. Nel primo si osservano le ultime volontà del padre che affida i figli ai cognati, recitando: “Heredi de Hieronimo de la Grana, cioè Isepo, Hieronimo frateli insieme cum cinque sorelle, hanno una caseta cum una tesa cum quindese campi ut intra pretivi e arativi, computà horto et cortivo in Montechio Precalcin, li quali heredi orfani et pupilli in su questo pocho viveno, ma dui soi barba [zii] li aiuta, cioè Isepo e Zampiero da i Furni”, con una postilla finale “Signori habiati li poveri orphani per ricomandati, accioché Idio vi aiuti et mantenga le signorie vostre et ci guardi da male”. I due fratelli, anche se ancora bambini, erano quindi già in possesso di proprietà in quella zona, quindi escludo, che il villino sia un’opera degli anni quaranta del ‘500, come alcuni studiosi affermano. Nel secondo del 1564 9 , i fratelli, già maggiorenni, comprano ulteriori terreni, passando da quindici a trenta campi, e aggiungendo una Colombara ai loro possedimenti. Nel documento non è specificato nulla sulla casa domenicale, anche perché la valutazione dell’estimo è molto bassa, solo 150 ducati, quindi la villa è un’opera successiva a queste operazioni, che in caso di modifiche sarebbero state riportate sul Balanzone. A partire dagli anni ’40, i fratelli si trasferiscono a Vicenza nella casa degli zii (ricordiamo che quest’ultimi non erano particolarmente ricchi e 7 Battilotti, Il villino Forni Cerato, cit., p. 219. 8 ASVi, Estimo, b. 30, cc. 8 r., databile intorno al 1541-42, in Battilotti, Il villino Forni Cerato, cit., p. 219. 9 Zaupa, op. cit., Roma 1990, pp. 79, 94 n. 26; ma anche ASVi, b. 30, c. 90v. Anche per la Battilotti (Il villino Forni Cerato, cit., p. 219) la ristrutturazione dell’edificio deve essere successiva a questa data, perché l’estimo di 150 ducati, come compare anche a c. 50r dello stesso, è una cifra troppo modesta per come il sito appare oggi. 5 possedevano un carico fiscale minimo10) lungo l’odierno corso Fogazzaro11 e già dai primi anni ’50, dopo la morte degli zii12, si nota dai documenti, che Girolamo ed il fratello Isepo iniziano ad aver incarichi per la fornitura di legnami a varie fabbriche del capoluogo, come il Palazzo della Ragione (1549)13, e ad entrambi sono attestati nel 1550/51 pagamenti per la fornitura al cantiere di Palazzo Chiericati14. Il contatto quindi con il Palladio è molto presente in questo periodo come anche con la nobiltà vicentina. Questo portò ad un’ascesa economica15 e sociale che li indusse a comprare una casa nel 1559 in Strà Grande 16 . Dal 1563 Girolamo compare da solo nei documenti, forse per morte del fratello. Oltre però alla sua carriera di abile commerciante sappiamo che si dedicava alla pittura e al collezionismo di opere d’antiquariato17: amico di Bernardino da Parma 18 , pittore vicentino locale, situato in Borgo Pusterla, ma 10 Giampiero risulta allibrato per cinque soldi nel 1537 e poi ancora nel 1547 (ASVi, Campioni d’Estimo 1537 e 1547, b. 4, c. 81r-88r); nel 1552, con il fratello Isepo defunto, passa a dieci soldi, assorbiti dai nipoti Isepo e Girolamo (ASVi, Campione d’Estimo 1552, b. 5, c. 131v) e nel 1558, con la morte di Giampiero è la vedova ad essere allibrata per cinque soldi (ASVi, Campione d’Estimo 1558, b. 5, c. 101v, in Battilotti, Il villino Forni Cerato, cit., p. 221). 11 Vicino a San Lorenzo e quello che sarà poi Palazzo Valmarana (Zaupa, op.cit., pp. 130, 138-139 n. 56 e Battilotti, Il villino Forni Cerato, cit., p. 213). 12 Lo zio Isepo nomina i fratelli suoi eredi universali nel suo testamento del 5 marzo 1551 (ASVi, Notarile, Gio. Batta Valenti, b. 7343, alla data), mentre Giampiero lascia una segheria e diritti d’acque a Velo in Valdastico in cambio di un vitalizio (atto del 13 novembre, ASVi, Notarile, Gio. Batta Valenti, b. 7343, alla data); Giampiero muore entro il 1558. 13 Isepo compare prima da solo e poi con Girolamo (si veda H. Burns, Building and Custrution in Palladio’s Vicenza, in Les Chantieres de la Reinassance, a cura di J. Guillaume, Parigi, 1991, pp. 191-225, in particolare pp. 203, 207-208 n. 133. Anche se Burns ritiene i due fratelli padre e figlio; Battilotti, Il villino Forni Cerato, cit., p. 222). 14 Ma anche per altri committenti palladiani come Losco Caldogno e Iseppo Porto (ibidem, ma vedi anche Zaupa, op. cit., pp. 130, 138-139 n. 56). 15 Da una cifra d’estimo di cinque soldi degli del 1547, passano a dieci nel 1552 (vedi nota 8), dodici e sei marchetti nel 1558 (ASVi, Campione d’Estimo 1558, b. 5, c. 101v); poi dal 1565 Girolamo da solo con una lira, nel 1579 con due lire, nel 1590 con due lire e dieci soldi e infine nel 1605, con due lire, diciassette soldi e due marchetti (ASVI, b. 6, c. 3r; b. 7, c. 2r, c. 9r; b. 8); Battilotti, Il villino Forni Cerato, cit., p. 223. 16 Comprata per 1800 ducati da Michele Caldogno, già appartenuta ai Thiene (ASVi, Archivio privato Caldogno, Memorie di Michele Caldogno dal 1552 al 1572, c. 20v; Battilotti, Il villino Forni Cerato, cit., p. 223). 17 Ivi, p. 219-220, ma anche E. Bordignon Favero, Il Collezionismo, in Storia di Vicenza, a cura di F. Barbieri e P. Pretto, Vicenza, 1990, pp. 327-346, in particolare p. 320. 18 Zaupa, op. cit., pp. 128, 138-139 n. 46, 56. Il pittore era figlio di Pietro Donnini da Parma, amico di Michele e Losco Caldogno, e si ritiene allievo di Bartolomeo Montagna. Il primo incontro con il Forni è documentato alla data 6 aprile 1551. 6 soprattutto di Alessandro Vittoria e Vincenzo Scamozzi19. Del Forni pittore possiamo ricordare alcuni dipinti come il Ritratto di Isabella Valmarana Thiene del 1594, e il Ritratto di Giovinetto ora presenti nella collezione del Museo Civico di Vicenza.