FOCUS EVENTI

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Bressanone

30 ottobre 7 novembre 2010

LL’’eevveennttoo Dal 30 ottobre al 7 novembre si è svolta a Bressanone la seconda Diverse le sezioni in cui si è articolato il edizione dell’“International Mountain Summit”, piattaforma programma dell’IMS: Congress&Talk, Walk, internazionale che consente di “esaminare, discutere e celebrare Film, Foto, Projects, Media, il Boulder sotto tutti i suoi aspetti lo spazio di vita “montagna”. La Festival ed infine gli Special Events. Tra gli manifestazione ha visto la presenza di alcuni dei più importanti eventi più significativi, si sono tenuti un alpinisti di livello mondiale: Reinhold Messner, Nives Meroi, Denis congresso sul tema “La libertà di rischiare Urubko, Hans Kammerlander, Krzysztof Wielicki, Andy Holzer, Steve – Sulla libertà in montagna”, “Il turismo House, Mick Fowler, Simone Moro, Alessandro Gogna, Jerry Moffatt, sostenibile in montagna”, “Dolomiti Silvio Mondinelli, Kurt Diemberger, Stephen Venables. Patrimonio Mondiale Unesco”, e Avrebbe dovuto essere presente anche Kurt Albert, tragicamente l’intervento di Messner su “Dolomiti – scomparso il 28 settembre in seguito alla caduta da una via ferrata. partenza per i monti pallidi”. Si è svolta Unanime il cordoglio per la perdita di questa grande personalità del anche una tavola rotonda su “Le donne e mondo dell’alpinismo. Tra gli arrampicatori invece Rudi Moroder, la montagna” con Oh Eun Sun, la prima Christian Core, Paul Robinson, Kilian Fischhuber, Nalle Hukkataival, donna ad aver messo piede sulle vette Alizée Dufraisse, Alex Puccio, Anna Stöhr, Alex Johnson, Alexandra tutti i 14 Ottomila. Alla tavola rotonda Ladurner. hanno partecipato inoltre Billi Bierling, alpinista estrema e giornalista pubblicista, Eva Bachinger, giornalista della carta stampata specializzata tra l’altro in alpinismo, Ingrid Runggaldier, traduttrice e pubblicista, inoltre membro del comitato organizzatore del Festival internazionale di film della montagna di Trento. Moderatrice dell’incontro è stata Kay Rush, giornalista, conduttrice radiofonica e autrice televisiva. All’evento sono inoltre stati proiettati i contributi video di e Reinhold Messner. Tra gli Event Partners del Summit anche il Club Alpino Italiano, presente inoltre con una “Serata CAI” sabato 6 novembre, con lo show di Lucio Gardin “Una montagna di risate”.

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Martedì 2 novembre si è tenuto un congresso sul tema “La libertà di rischiare”, preceduto da una conferenza stampa. In programma anche l’intervento di Robert Renzler, segretario generale Club Alpino austriaco, sul tema “Diritto, rischio e responsabilità personale”. Warwitz Moltissimi i relatori intervenuti e assai ampia la ricchezza degli argomenti portati nella discussione. Christian Wadsack, presidente Club Alpino Austriaco, ha svolto una breve panoramica su alcuni degli incidenti più gravi della storia dell’alpinismo, sottolineando che Aichner “occorre sempre cercare un equilibrio tra motivazione e rischio. Quando si è pronti a vivere fino in fondo la propria passione per le montagne, si è anche disposti a morire, a osare. L’alpinismo è intrinsecamente rischioso, richiede grande preparazione psico-fisica e un’assunzione di responsabilità”. Tamara Schlemmer, Kratzer vicepresidente Club Alpino tedesco, ha parlato del ruolo e dell’importanza dei club alpini come motore per promuovere la conoscenza della montagna e le attività che vi si svolgono. “Le nostre associazioni tengono corsi

di prevenzione e formazione per gli appassionati. La Wagner sicurezza è importante, e bisogna dotarsi degli strumenti per valutare correttamente il rischio, che fa parte dell’alpinismo ma può essere gestito”. Alexander Huber, famoso alpinista, ha ricordato alcune figure chiave di grandi pionieri della montagna, come Paul Preuss, Hermann Buhl, Reinhold Messner. Dopo le Mayrl imprese compiute da scalatori d’eccezione, Huber ha sottolineato che comunque l’alpinismo prosegue. “Non si tratta solo di salire le vette più alte, o di fare alpinismo estremo. Zanantoni

Ermacora

Zeller

Simeoni

Le emozioni che si possono provare scalando per esempio nelle Dolomiti, sono qualcosa di unico. L’alpinismo riserva sempre nuove dimensioni, nuove esperienze, a chi lo pratica”. Siegbert Warwitz, psicologo sperimentale e studioso di imprese rischiose, ha invece parlato dell’equilibrio tra saper affrontare il rischio e seguire comunque comportamenti responsabili. E’ intrinseco nell’uomo il desiderio di conoscenza, di superare i limiti. E questo comporta inevitabilmente una dose di rischio. “Ciò coinvolge anche la sfera dell’apprendimento. Cercare di realizzare i propri sogni porta a volte a compiere imprese eccezionali, che producono effetti benefici su tutta la società. Il limite del rischio deve comunque sempre essere la responsabilità personale”. Christian Aichner, di “Tirol Werbung”, ha invece parlato del tema “La svendita del rischio: lo sballo come prodotto di mercato”, in rappresentanza di Thilo Bohasch, direttore marketing presso la medesima realtà. Nel mondo del business turistico è fondamentale “offrire vacanze in sicurezza”. Il rischio quindi, ove presente, va spiegato ai clienti, che sono poi liberi di scegliere se svolgere lo stesso attività che presentano rischi. “In Alto Adige abbiamo un’importante tradizione alpinistica, ha spiegato il relatore, quindi sappiamo come preparare le offerte turistiche quando si tratta di montagna, sempre avendo al primo posto la sicurezza dei clienti”. Clemens Kratzer, redattore della rivista “Alpin”, ha parlato del rapporto tra montagna, giornalismo e mass-media. “Sempre più spesso, ha spiegato, la qualità dei contenuti viene purtroppo sacrificata al sensazionalismo, l’offrire contenuti impressionanti a un pubblico che lo richiede. Questo contribuisce talvolta a restituire un’immagine negativa della montagna”. Gli stessi giornalisti andrebbero formati meglio per fornire un’informazione più obiettiva e completa, ha concluso Kratzer. Si è poi discusso di aspetti legali relativi al tema del rischio e della sicurezza.

Wolfgang Wagner, direttore del settore sport alpini DAV, ha sottolineato che le regole per la sicurezza sono fondamentali in montagna, ma chiedendosi se “sia ammissibile addirittura chiudere alcune montagne alla frequentazione. Va perciò trovato un equilibrio tra limitazioni legislative e responsabilità personali”. Hubert Mayrl, referente alpino AVS, ha evidenziato che leggi restrittive entrate in vigore anche in anni passati non hanno impedito alcuni episodi di incidenti gravi o addirittura morti, e che “dobbiamo sempre andare in montagna con responsabilità”. Carlo Zanantoni, delegato al CEN per l’Italia, CAI, ha parlato dell’importanza di rispettare le libertà degli alpinisti, sottolineando che “le associazioni alpinistiche devono essere pronte a difendere queste libertà”, posizione sostenuta tra gli altri anche da illustri scalatori. Andreas Ermacora, vicepresidente Club Alpino austriaco, ha parlato di “Responsabilità personale e giuridica nell’alpinismo sportivo”. Ha portato all’attenzione del pubblico alcuni casi di incidenti realmente accaduti nell’ambito del Club Alpino austriaco, nei quali si è dovuto procedere a un lavoro di accertamento di responsabilità, ed ha sottolineato che occorre puntare sulla “educazione e continua formazione” dei soci e degli istruttori. Karl Zeller, deputato alla Camera, ha parlato dell’importanza di vigilare sull’applicazione delle leggi, cosa che non sempre avviene, e di distinguere tra elementi oggettivi e soggettivi in caso d’incidente. “E’ importante stabilire dove vi sia dolo o colpa, e accertare tutti gli elementi importanti per chiarire la dinamica e la responsabilità dei fatti”. Georg Simeoni, presidente AVS, ha ringraziato l’International Mountain Summit per aver organizzato un dibattito su temi così importanti, legati a drammatici fatti d’attualità, e sottolineato che i club alpini “desiderano che il settore alpinistico resti libero da una legislazione eccessivamente vincolante. Sarebbe auspicabile avere meno leggi, ma farle rispettare di più. In ogni caso al rischio va sempre affiancata la responsabilità individuale”.

La parte finale del convegno si è svolta in forma di tavola rotonda cui hanno partecipato lo stesso Simeoni, Michael Paus (direttore e moderatore di “Bergauf- Bergab”), Alexander Huber, Hanspeter Eisendle (alpinista e guida alpina), Christian Aichner, Christian Wadsack. Sono emersi come contenuti principali, tra gli altri, il ruolo e l’importanza dei vari club alpini per una corretta formazione e valutazione del rischio. Moderatore dell’evento Volker Steinbrecher, incaricato per la chiesa e lo sport del Land Württemberg.

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La Convenzione dei Carpazi, ha sottolineato il relatore, ha tra i propri obiettivi “lo sviluppo sostenibile, la protezione dell’ambiente, l’instaurazione di collaborazioni transfrontaliere e la promozione di questa fascia montuosa in Europa”. Un nuovo tipo di sviluppo attraverso la conservazione è possibile, ha proseguito Sandei, e vi sono diverse iniziative già messe in campo a favore dell’educazione sui temi ecologici, anche a livello scolastico. Franco Capraro, Board Member CAI, ha parlato de “Il turismo sostenibile dal punto di vista dei Club Alpini Italiani”. Tra i concetti principali del suo discorso, il diritto e la libertà di accesso alle montagne e l’importanza del ruolo svolto dal CAI nell’ambito della formazione “nell’interesse e al servizio della collettività”. Capraro ha sottolineato che è sempre stato molto forte l’impegno da parte del Club Alpino a favore di “campagne di formazione per comportamenti virtuosi”, e ha ribadito l’importanza dell’opera svolta per una corretta conoscenza e frequentazione della montagna. Mercoledì 3 novembre si è tenuto un congresso sul turismo sostenibile in montagna. Anche in questo caso, molti gli intervenuti e i contenuti discussi. Valentino Izzo, European Commission, DG ENTR, nel suo contributo ha parlato di “competitività nel comparto turistico, da gestire ispirandosi al principio di sostenibilità” come fattore cui non è possibile rinunciare. Marco Onida, Segretario Generale Convenzione delle Alpi, ha illustrato realtà e finalità della Convenzione, “trattato internazionale per lo sviluppo sostenibile del territorio alpino”. Diversi gli ambiti di competenza, da quelli economici, alla gestione del territorio, lo sviluppo sostenibile e la cultura. “Il turismo è uno degli elementi fondamentali per lo sviluppo delle regioni alpine, ha spiegato. Costituisce inoltre un fattore importante per l’intero sistema socio-economico”. Onida ha illustrato le tappe principali che hanno portato a definire e Zdenka Mihelic, coordinatrice delle iniziative internazionali del Club sottoscrivere i contenuti fondamentali della Convenzione. “Sono molti gli Alpino Sloveno, ha parlato di “Montagne vere”. aspetti contemplati, ha sottolineato. Ci Ha evidenziato che la fruizione della montagna dev’essere regolata sembra sia opportuno puntare tra l’altro per renderla più sicura possibile e che “occorre investire in sulla qualità dell’offerta, la tutela educazione e addestramento degli operatori e di tutti gli ambientale e in generale lo sviluppo appassionati”. Ha inoltre sottolineato che le Alpi sono una destinazione turistica privilegiata, tra le più importanti, anche se delle potenzialità dell’areale alpino”. Pier Carlo Sandei, dell’Unep Vienna – numerose sembrano le sfide per migliorare sempre più la qualità Convenzione dei Carpazi, ha illustrato la dell’esperienza che è possibile vivere in esse. Nazir Ahmed Sabir, realtà di questa catena montuosa situata presidente Club Alpino Pakistano, ha parlato della regione nell’est Europa. dell’Hindukusch e dell’Himalaya. “Politiche a favore dell’eco-turismo Il turismo, soprattutto legato agli sport e di uno sviluppo sostenibile del territorio sono auspicabili, ha sottolineato, anche per controbilanciare situazioni difficili che il invernali e alla scoperta delle zone rurali, sta crescendo in quella zona, ed territorio sta vivendo in questo momento”. emerge quindi “l’esigenza di renderlo Ha ricordato inoltre alcuni programmi che interessano Bhutan, Nepal, sostenibile”. Pakistan, Cina, e che hanno già prodotto risultati significativi per un turismo rispettoso dell’ambiente e la conservazione della natura.

Christian Baumgartner, segretario generale di International Friends of Nature, vice-presidente Respect – Institute for Integrative tourism and development, coordinatore del Scientific Advisory Board dell’Austrian Development Strategy, ha parlato di progetti concreti già condotti in diverse regioni del mondo, dal Laos al Montenegro. “Sono importanti, ha spiegato, un approccio integrato che comprenda l’aspetto socio-culturale, economico, turistico; strategie definite, innovazione, capacità e know-how. Questi gli ingredienti principali dei piani di successo”. Robert Guzik, Jagiellonian University Cracovia, professore associato all’Istituto di geografia e gestione dello spazio, ha sottolineato la necessità di gestire il turismo nei Carpazi attraverso un “business responsabile, per garantire accessibilità, sviluppo locale, sviluppo economico e sociale”.

Questo come elemento importante anche per contribuire a risolvere situazioni complesse nell’areale di riferimento, e per dare nuova linfa al settore economico. Ingo Nicolay, Executive Secretary UIAA, ha parlato delle certificazioni rilasciate da questa Unione internazionale, dei label per la protezione della montagna e delle buone pratiche relative, riguardanti tra l’altro “business, ambiente, attività per tour specifici”. L’UIAA, ha sottolineato Nicolay, ha un’esperienza molto significativa nell’ambito della protezione della montagna, e intende tra l’altro mettere a frutto questo grande patrimonio contribuendo ad aumentare la qualità nel settore alpinistico. Roland Kals, OeAV, ha parlato dei villaggi dell’alpinismo, iniziativa del Club Alpino Austriaco, “in cui poter soggiornare nel rispetto della montagna. Accessibilità, qualità, tutela dell’ambiente ne fanno un luogo ideale per tutti gli amanti della montagna, ha sottolineato”. Ha spiegato inoltre che iniziative simili sono importanti per avvicinare sempre più giovani al mondo delle terre alte.

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Giovedì 4 novembre si è tenuto un congresso sul tema “Dolomiti Patrimonio Mondiale Unesco”. La relazione introduttiva sull’Unesco – Opportunità per l’Alto Adige è stata tenuta da Michl Laimer, Assessore all’urbanistica, ambiente ed energia della Provincia Autonoma di Bolzano Alto Adige. “Il 26 giugno 2009, ha spiegato Laimer, a Siviglia il comitato Unesco ha deciso all’unanimità l’inserimento delle Dolomiti nella Lista del Patrimonio Mondiale. Lo scopo fondamentale è mantenere e proteggere questi beni”. Come è noto, la Lista comprende alcuni dei più importanti siti naturali e culturali del mondo. “Oltre a conservare, ha proseguito Laimer, altrettanto importante è comunicare e valorizzare. Abbiamo già intrapreso diverse iniziative a riguardo, con strategie di marketing territoriale. Le Dolomiti sono un patrimonio naturale, ma il compito che ci spetta per valorizzarle al meglio è di tipo culturale”. Flavio Ruffini, Dipartimento all’urbanistica, ambiente ed energia della Provincia Autonoma di Bolzano Alto Adige, ha ricordato che “sono occorsi milioni di anni per formare le Dolomiti, le quali hanno sempre attratto l’uomo con il loro fascino ed ispirato sentimenti quasi mistici”. Nel tempo l’ambiente dolomitico si è trasformato, antropizzato, ma “oggi occorre ritrovare un rapporto più naturale con l’ecosistema”. E’ stato inoltre proiettato il film presentato in occasione della conferenza Unesco 2009, “Dolomites”, in cui viene sintetizzata la storia geologica di queste montagne e rievocata la loro antica bellezza.

Piero Gianolla, professore di geologia presso l’Università di Ferrara, ha illustrato i caratteri principali che rendono le Dolomiti un bene unico per l’umanità. “Queste montagne sono molto interessanti sia dal punto di vista degli studi scientifici e geologici, ha spiegato, che da quello della sensibilità estetica. Il primo a scoprire il particolare minerale che le compone è stato Dolomieu. In suo onore fu assegnata alle Dolomiti la denominazione che conosciamo. La loro bellezza è stata determinante per la nascita dell’estetica del sublime e per definire standard universali di bellezza in natura. Ma le Dolomiti sono fondamentali anche per le scienze della terra e per la paleogeografia. Si tratta quindi di un bene di assoluto rilievo per la cultura umana”. Engelbert Ruoss, direttore Unesco Venice Office, ha sottolineato che “la maggior parte del patrimonio compreso nella Lista Unesco si trova in Europa. Ciò significa che il vecchio continente è particolarmente ricco di tesori naturali e culturali”. Tesori da valorizzare attraverso “gestioni pianificate, progetti, innovazioni, e il ruolo che può avere il settore politico”. Il relatore ha parlato inoltre di “cultura della partecipazione per favorire una gestione integrata e una cultura del rispetto. Ugualmente importante è ciò che si definisce “capacity building”, ovvero la costruzione di capacità tramite competenze, cooperazione, innovazione”. Ha sottolineato inoltre l’importanza di promuovere la cultura locale e di conservare il patrimonio mondiale a favore delle generazioni future. Renato Sascor, funzionario dell’Ufficio Parchi naturali, ha parlato dei criteri grazie ai quali le Dolomiti sono state inserite nella Lista Unesco: “l’importanza estetica, il rilievo dal punto di vista geologico e geomorfologico, ecologico e della biodiversità”. Ha parlato inoltre dell’iter seguito per ottenerne la nomina come Patrimonio Mondiale e delle politiche per migliorare la gestione complessiva e la sostenibilità del loro ambiente naturale. “Stiamo parlando di qualcosa di unico e straordinario a livello mondiale, ha sottolineato Sascor. L’inserimento delle Dolomiti nella Lista del Patrimonio Mondiale è collegato al miglioramento di strategie gestionali complessive e al miglioramento della sostenibilità delle attività umane in queste montagne”.

Beat Ruppen, direttore amministrativo della Fondazione Unesco Patrimonio Mondiale Alpi Svizzere Jungfrau-Aletsch, dirigente del Centro di gestione e membro della commissione svizzera dell’Unesco, ha parlato della realtà delle Alpi svizzere e dei progetti di management del territorio, anche in riferimento alla tutela ambientale e allo sviluppo turistico. “Per proteggere l’ambiente sono state elaborate politiche specifiche, ha spiegato il relatore. E’ stata tra l’altro creata una banca-dati per raccogliere le principali informazioni a riguardo, e sono state definite iniziative per sensibilizzare la popolazione locale sul grande patrimonio nel quale vivono”. La comunicazione, ha sottolineato Ruppen, è un elemento fondamentale sul quale puntare. “Abbiamo costruito siti internet dedicati, che forniscono sia visioni d’insieme del territorio e delle sue risorse, che focus dettagliati su singoli aspetti. E’ molto importante concentrarsi sulla cultura come elemento strategico e sulla formazione dei giovani, a partire dalle scuole, per le quali abbiamo programmi specifici di educazione”. Andreas Bass, direttore amministrativo dell’associazione Patrimonio Mondiale Ferrovia retica e manager dell’“Unesco Welterbe Rhätische Bahn in der Landschaft Albula/Bernina”, ha parlato de “La ferrovia retica come esempio di una fruizione turistica sostenibile del marchio Unesco”. La ferrovia retica è dedicata al trasporto sia di persone che di merci, ha spiegato Bass. Il suo tragitto tocca l’altitudine più alta a quota 2.200 metri, e quella più bassa a 474 metri. Vanta un secolo di storia e l’obiettivo di questa opera è “conservare il paesaggio, il patrimonio turistico e la sostenibilità dei mezzi di fruizione dell’ambiente”.

Anche nel discorso di Bass è stato dato rilievo strategico ad una “consapevolezza culturale” dell’importanza di tutelare un bene Unesco. I ponti realizzati per consentire il transito della ferrovia in particolari luoghi sono essi stessi dei veri capolavori di architettura, con meravigliose strutture ad archi. “Nostro scopo è valorizzare non solo i beni materiali, ma anche quelli immateriali, che rientrano nella ricchezza spirituale del nostro popolo e della nostra terra: cultura, lingua, religione. Lo sviluppo sostenibile e l’aggiornamento sulle nuove tecnologie sono elementi allo stesso modo importanti”. E’ stato inoltre realizzato un museo ferroviario a Bergün mentre l’apertura al futuro è testimoniata tra l’altro dalla creazione di applicazioni per i-Phone. A conclusione dell’intervento di Bass è stato proiettato un breve filmato che ripercorre la storia della ferrovia retica, in omaggio ai cento anni dalla sua costruzione. Christoph Engl, direttore dell’Alto-Adige Marketing (SMG), ha parlato sul tema “Il riconoscimento implica responsabilità: possiamo commercializzare un patrimonio mondiale?”. Il relatore ha sottolineato che il turismo “è un modo per scoprire altri popoli e altre culture” e che il marketing è “una forma di commercializzazione per rendere attraente e vendibile un prodotto o un servizio”. Ma la stessa industria turistica, fiorita anche in Alto Adige, ha appreso proprio dal turismo ad apprezzare maggiormente il valore delle Dolomiti, e i benefici dello sviluppo turistico devono andare anche a vantaggio della popolazione locale. “L’inserimento nella Lista Unesco significa tutela, mantenimento, protezione di un patrimonio, i cui frutti devono andare a vantaggio di tutte le parti coinvolte”.

Annibale Salsa, antropologo e Past-President CAI, ha parlato de “La cultura del limite in una società del no-limits: un salto di paradigma”. Ha sottolineato che “Le Dolomiti sono un unicum nel loro genere, qualcosa di straordinario che non ha paragoni altrove. E proprio questo loro carattere particolare, che le distingue da tutto il resto, contribuisce a formarne l’identità”. Un’identità che va sempre di nuovo scoperta. E uno dei modi per farlo è il viaggio. “Il vero viaggiatore è colui che conserva uno sguardo profondo su ciò che ha davanti, colui che sa cogliere l’essenza di un luogo”. Le Dolomiti sono ormai arrivate, a giudizio del relatore, alla loro massima espansione dal punto di vista della fruizione turistica. Ora, con senso del limite, occorre rispettarne il delicato equilibrio per evitare che la natura si danneggi. “Alla cultura del no-limits imperante oggi va contrapposta una cultura che invece faccia tesoro del senso del limite, tipico peraltro dell’antico sistema socio -economico montanaro. Solo così sarà possibile tutelare le Dolomiti e incoraggiare un turismo culturale, di qualità. E solo così resterà intatto il grande patrimonio morale rappresentato da queste montagne”.

Dolomites - il film

Le Dolomiti sono nate dallo scontro della placca tettonica africana con quella europea. Il processo che ha portato alla loro formazione è durato decine di milioni di anni. Quelle che sarebbero diventate le Dolomiti in origine erano infatti rocce oceaniche, le quali ancora oggi conservano in sé tracce di questo antichissimo passato, testimoniato da formazioni coralline e fossili. Le Dolomiti possono essere studiate e decifrate come un libro aperto della storia della Terra. Montagne nate dal mare, di “titanica bellezza”, ancora oggi affascinano chi le osserva. Le loro valli, paesaggi incantati, narrano vicende di miti e fiabe, principesse e gnomi. Nell’era della modernità, il loro fascino antico è ancora intatto.

Le donne

e la montagna

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IMS Congress. Oh Eun Sun, Billi Bierling, Eva Bachinger, Ingrid Runggaldier, Kay Rush.

©IMS – Antonia Zennaro.

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Nella giornata di sabato 6 novembre, la piattaforma della montagna dell’IMS ha accolto il tanto atteso dibattito sulle donne e la montagna. Nella tavola rotonda, moderata da Kay Rush, l’alpinista di spicco Oh Eun Sun ha discusso con giornaliste e altre alpiniste. A questo si sono aggiunti i contributi video di Gerlinde Kaltenbrunner e Reinhold Messner. Kay Rush non ha solo concentrato l’attenzione sulla sfida femminile per la conquista dei quattordici ottomila. Grazie al supporto della pubblicista italiana Ingrid Runggaldier, ha offerto inizialmente uno sguardo alla storia dell’alpinismo femminile e ha ricordato la figura delle prime alpiniste come Marie Paradis e Fanny Bullock. A quest’ultima venne rifiutata l’ammissione al Club Alpino inglese, sebbene avesse salito varie cime nelle Alpi. “L’arrampicare era allora ancora visto come un fatto politico. Le alpiniste combattevano per avere una posizione nella società”, ha affermato Runggaldier. Ancora oggi le alpiniste si devono confrontarsi con i pregiudizi. La giornalista e alpinista tedesca Billi Bierling ha precisato: “Quando una donna conduce una spedizione, deve sempre dimostrare qualcosa agli uomini.” E Oh Eun Sun ha vissuto questo in prima linea. “A volte è difficile far parte di gruppi maschili, perché loro pensano sempre che io sia più debole. Con le donne è spesso più facile.” Le alpiniste donne, oggi, sono ancora svantaggiate rispetto ai colleghi di sesso maschile. La giornalista austriaca Eva Bachinger ha parlato chiaro: “Quasi nessuna donna alpinista ha figli. Gli uomini lasciano i figli e le loro famiglie a casa. Alle donne come Ines Papert viene sempre chiesto: Come puoi fare questo? Non si può parlare di parità di diritti.” Un momento emozionante è stato quando Kay Rush ha posto la stessa domanda a due alpiniste che molti ritengono nettamente diverse. Le risposte di Gerlinde Kalterbrunner erano videoregistrate prima della manifestazione e proiettate in sala. Mentre Kaltenbrunner non riteneva la lotta alla conquista dei quattordici ottomila un argomento importante, per Oh Eun Sun la concorrenza era quasi fonte di ispirazione. “Se non avessi avuto dei concorrenti, non sarei stata motivata e forse non avrei raggiunto le mie mete. Forse avrei tentato una o al massimo due cime all’anno.” Le due alpiniste hanno invece espresso opinioni comuni per le altre domande. Portano entrambe con sé nelle loro spedizioni dei piccoli portafortuna ed entrambe hanno rinunciato di proposito ad avere bambini per poter scalare montagne, anche se Oh Eun Sun non esclude di avere bambini in futuro. Sul tema dell’etica nell’arrampicata, un filmato di Reinhold Messner lo ha visto difendere il risultato di Oh Eun Sun. “La montagna non ha niente a che fare con la morale, non ci sono regole”, ha proclamato, e ha dichiarato “Miss Oh è accusata da più parti, ma molte di queste accuse sono menzogne. Non vorrei assumere le vesti di giudice, ma in nome del fair play bisogna difenderla.” Il futuro dell’alpinismo femminile è comunque visto con molto ottimismo. “Le donne hanno oggi più possibilità e possono iniziare prima”, sono le parole di Billy Bierling. “Ho visto molte ragazze giovani arrampicare con stile alla Boulder Cup – così sarà il futuro”, ha detto Eva Maria Bachinger. L’alpinismo femminile si è sviluppato notevolmente negli ultimi anni. Sia a giudicare dagli sponsor, che dagli obiettivi raggiunti, le donne sono oggi quasi sullo stesso livello degli uomini. A testimonianza di ciò sono i successi delle grandi alpiniste come Oh Eun Sun, Gerlinde Kaltenbrunner, ma anche Nives Meroi e . La questione dello stile utilizzato, cioè l’utilizzo o meno delle bombole di ossigeno, elicotteri e numerosi sherpa, rimane una questione di preferenze, che non mette in dubbio il raggiungimento della vetta.

Heinrich Kaibitsch Press/Media IMS

Il Karakorum

di Nives Meroi

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Mercoledì 3 novembre Nives Meroi è intervenuta sul tema “Il diritto e il rovescio. L’altalena del Karakorum”, presentando un video che sintetizza alcune delle sue imprese con magnifiche immagini d’alpinismo estremo. “Ho sempre avuto la passione del viaggio e dell’alpinismo, ha spiegato la fortissima Nives. Il titolo che ho scelto per il mio intervento vuole esprimere la duplicità del tempo dell’anima e delle condizioni che si trovano lassù, nelle regioni estreme, rispetto alla nostra vita normale. Così attraversiamo ambienti disabitati, dove non si incontra nessuno per giorni e giorni durante le marce di avvicinamento alle montagne, e dove tante solitudini, le anime degli alpinisti, si incontrano per condividere lo stesso percorso. Un percorso comune ma individuale, perché ognuno, procedendo verso la vetta, in realtà va alla ricerca di se stesso”. Il video ha presentato alcune scalate dal 1994 al 2006, dai ai tentativi al fino al successo sulla seconda cima più alta del mondo.

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Sempre mercoledì 3 novembre si è tenuto l’intervento del famoso alpinista Hans Kammerlander su “Jasemba: una linea verso il cielo”. Kammerlander ha raccontato la propria vita alpinistica, che nasce a soli otto anni sulle montagne alto- atesine e sulle Dolomiti, e che in seguito lo porterà a scalare le montagne più alte del mondo. L’alpinista ha spiegato di essere un appassionato della montagna fin da bambino appunto, e quando un giorno gli capitò per caso di imbattersi in due turisti che stavano avviandosi verso una montagna, con piacere li accompagnò. “Arrivai a 3.600 metri di quota, e rimasi impressionato dal panorama meraviglioso che si aprì ai miei occhi. Quel giorno presi la mia decisione: avrei fatto l’alpinista nella vita”. Inizia ad allenarsi per essere sempre in forma e a correre. “Nutrivo una grande ammirazione per i pionieri dell’alpinismo, coloro che avevano compiuto imprese eccezionali spostando in avanti i limiti dell’azione umana. Ho potuto arrampicare con un personaggio del calibro di Messner ed altri”. Oggi Kammerlander è egli stesso un protagonista molto noto del mondo dell’arrampicata.

AALLPPIINNIISSTTII

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Nives Meroi

Denis Urubko

Hans Kammerlander

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Andy Holzer

Steve House Mick Fowler

Simone Moro

Reinhold Messner Alessandro Gogna

Jerry Moffatt

Silvio Mondinelli Kurt Diemberger

Kurt Albert

Stephen Venables

Reinhold Messner durante il suo intervento. © IMS – Sebastian Lindemeyer

Uomo selvatico: statua a Bressanone.

Testi e foto (ove non altrimenti indicate): Michele Mornese