Der Freischuetz

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Der Freischuetz 5 www.ferragamo.com FONDAZIONE TEATRO LA FENICE DI VENEZIA Der Freischütz Carl Maria von Weber VENEZIA Calle Larga XXII Marzo, 2093 2004 La Fenice prima dell’Opera 2004 5 FONDAZIONE TEATRO LA FENICE DI VENEZIA Paolo Costa presidente Cesare De Michelis Pierdomenico Gallo Achille Rosario Grasso Mario Rigo Luigino Rossi Valter Varotto Giampaolo Vianello consiglieri sovrintendente Giampaolo Vianello direttore artistico Sergio Segalini direttore musicale Marcello Viotti Angelo Di Mico presidente Adriano Olivetti Paolo Vigo Maurizia Zuanich Fischer SOCIETÀ DI REVISIONE PricewaterhouseCoopers S.p.A. FONDAZIONE TEATRO LA FENICE DI VENEZIA Der Freischütz (Il franco cacciatore) romantische Oper in tre atti libretto di Friedrich Kind musica di Carl Maria von Weber Teatro Malibran venerdì 28 maggio 2004 ore 19.00 turno A domenica 30 maggio 2004 ore 17.00 turno B martedì 1 giugno 2004 ore 19.00 turno D giovedì 3 giugno 2004 ore 19.00 turni E-I sabato 5 giugno 2004 ore 17.00 turni C-H La Fenice prima dell’Opera 2004 5 Caroline Bardua (1781-1864), Ritratto di Carl Maria von Weber. Berlino, Nationalgalerie. La Fenice prima dell’Opera 2004 5 Sommario 5 La locandina 7 «Umsonst ist der Tod» … di Michele Girardi 9 Der Freischütz, libretto e guida all’opera a cura di Davide Daolmi 81 Der Freischütz in breve a cura di Gianni Ruffin 83 Argomento – Argument – Synopsis – Handlung 93 Michela Garda Di selve, cacciatori, angeli e demoni. Romanticismo del Freischütz 103 Jürgen Maedher Poesia del suono e natura demoniaca. Sulla drammaturgia dei timbri nel Freischütz di Carl Maria von Weber 131 Berlioz, Boito e il Freischütz di Weber a cura di Davide Daolmi 149 Nicola Bizzarro Bibliografia 157 Online: Atto col diavolo a cura di Roberto Campanella 167 Carl Maria von Weber a cura di Mirko Schipilliti 175 Der Freischütz a Venezia Johann Friedrich Kind (1768-1843). Suoi sono anche i libretti di Der Holzdieb di Marschner e di Blanda, die silberne Birke di Kalliwoda. Il suo dramma Das Nachtlager von Granada è la fonte del libretto della quasi omonima opera di Kreutzer. Der Freischütz (Il franco cacciatore) romantische Oper in tre atti libretto di Friedrich Kind musica di Carl Maria von Weber Editore proprietario C.F. Peters, Francoforte Rappresentante per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano personaggi ed interpreti Agathe Petra Maria Schnitzer Annchen Gabriella Costa Kaspar Hartmut Welker Max Peter Seiffert Ottokar Gabriele Ribis Kuno Fernando Blanco Un eremita Volodymyr Deyneka Kilian Giulio Mastrototaro Samiel Harald Beutelstahl Quattro damigelle Nicoletta Andeliero, Andrea Lia Rigotti, Victoria Massey, Francesca Poropat (28-30/5, 1/6) Loriana Marin, Milena Ermacora, Gabriella Pellos, Manuela Marchetto (3-5/6) maestro concertatore e direttore Friedrich Haider regia Christof Nel scene Jens Kilian costumi Ilse Welter-Fuchs luci Franck Evin Orchestra e Coro del Teatro La Fenice direttore del Coro Piero Monti in lingua originale con sopratitoli in italiano allestimento Komische Oper di Berlino 6 LA LOCANDINA attori Stefano Pagin, Alessandro Bressanello, Piergiorgio Fasolo, Thomas Selmin, Enzo Turrin, Renzo Martini, Sandro Pizzolito direttore musicale di palcoscenico Giuseppe Marotta direttore di palcoscenico Paolo Cucchi responsabile allestimenti scenici Massimo Checchetto maestro di sala Stefano Gibellato altro maestro di sala Joyce Fieldsend altro maestro del coro Ulisse Trabacchin altro direttore di palcoscenico Lorenzo Zanoni assistente alla regia Bettina Giese assistente alla scenografia Tilo Steffens assistente ai costumi Bernadette Weber assistente alla drammaturgia Martina Jochen maestri di palcoscenico Silvano Zabeo Ilaria Maccacaro Raffaele Centurioni maestro rammentatore Pierpaolo Gastaldello maestro alle luci Gabriella Zen capo macchinista Vitaliano Bonicelli capo elettricista Vilmo Furian capo attrezzista Roberto Fiori capo sarta Rosalba Filieri responsabile della falegnameria Adamo Padovan coordinatore figuranti Claudio Colombini parrucche e trucco Fabio Bergamo (Trieste) effetti pirotecnici Flavio Guerini (Brescia) sopratitoli Studio GR (Venezia) «Umsonst ist der Tod» … Non appena scorge con terrore l’immagine dell’amata, Max si precipita dal- l’alto della rupe sino al fondo della Gola del lupo, dove l’attende Kaspar per forgiare le pallottole magiche. Lì, «in braccio al demonio, dove il nero della più cupa foresta di Germania si mostra, il canto, la voce del cuore, tace e non ha più suono», scrive Davide Daolmi nella guida musicale all’opera. E pro- segue: «Cantano i cori di demoni, gli alberi, le nubi e gli animali notturni, ma gli uomini no. Nella Gola del lupo gli uomini parlano». Il procedimento attuato da Weber in questa scena che, almeno sul terre- no diacronico della grandezza e dell’affinità di genere, segue quella cena di Don Giovanni con un convitato di pietra, è straordinario, l’effetto, perciò, ne risulta garantito. L’atmosfera iniziale è segnata dal canto straziato degli spiriti, che gemono («Huii!») sulla nota La, mentre è l’orchestra a dipingere il terrore: i legni (disposti su tre ottave!) fanno un balzo dal La al Fa , cioè dalla base alla cima dell’accordo di settima diminuita tenuto dall’orchestra. È uno tra i più magistrali esempi di ‘pittura sonora’ nella storia del teatro musicale (un argomento che viene qui sviscerato, nel contesto della storia dell’orchestrazione, da Jürgen Maehder), ma non è che una componente di una drammaturgia davvero geniale. Subito dopo Kaspar, infatti, ingaggia un ‘duetto’ col demone Samiel, la cui figura si proietta enorme in scena, così co- me nella coscienza: in quel frangente il cacciatore pravo riesce ancora a can- tare ma, ottenuta la temporanea salvezza in cambio dell’anima innocente del compagno Max, la sua voce non riesce più a articolare una melodia. Chi rie- sce ancora a cantare è il tenore, quando si presenta all’appuntamento sulla cima della rupe, mentre scocca la mezzanotte. Se il bianco fantasma della madre lo esorta a fermarsi, la successiva immagine di Agathe che precipita nel fiume, tra i gorghi disegnati dagli archi, lo trascina nell’abisso. Tanto può l’amore, che tutto travolge, e di tutto è più forte. Ma quando il giovane ingenuo sarà sceso (avrà, cioè, cominciato a vivere, rischiando in no- me dell’amore passionale, e contro la devozione filiale) anche lui, come il com- 8 MICHELE GIRARDI pagno, non potrà che esprimersi a parole, o gridare di terrore. Come Samiel, appunto, mentre l’orchestra dà voce ai più profondi recessi dell’inconscio. Der Freischütz abbonda di significati reconditi, che molti studiosi hanno provato a rendere manifesti. Davide Daolmi, analizzando il finale ultimo, no- ta che «nella scena precedente, un interno, c’era un coro femminile, ora il co- ro festante è, prevedibilmente, tutto maschile. Ancora una volta si conferma- no le sessualità degli spazi, legate alla distribuzione degli incarichi, ai doveri sociali, ed anche ai piaceri». Dal canto suo Michela Garda scrive: «La dupli- cità di idillio e minaccia è il contrassegno di una soggettività maschile incri- nata che ha perso la confidenza con il mondo. Nell’aria di Max del primo at- to, la dinamica drammatica ruota intorno ad una confessione di impotenza e di inadeguatezza, per la quale non v’è altra spiegazione che quella di un de- stino avverso, né conclusione diversa dalla disperazione. Risultano infranti tutti i simboli maschili (foresta, osteria, cacciatori, corni) che all’inizio aveva- no la funzione di incarnare un mondo di sicurezze nella mira, nell’amore, nel- la natura». La sezione dei documenti è arricchita, in questo numero, da un’antologia di testi curata da Davide Daolmi, dove due fra i genii più irregolari dell’Ot- tocento, Berlioz e Boito, dicono la loro sul Freischütz, un’opera decisiva per entrambi, e strettamente intrecciata alle loro sorti personali. Se il francese produsse una versione per l’Opéra rispettando, per quanto possibile, l’es- senza del capolavoro di Weber, Boito, dal canto suo, tradusse il libretto in italiano, in occasione della prima scaligera del 1872. Non è casuale che due simili eccentrici abbiano amato intensamente un’opera dove i personaggi si cimentano con l’interpretazione delle visioni (a un passo dai sogni), come fanno Ännchen e Agathe all’inizio del second’atto, quando spalancano per la prima volta allo spettatore, dopo i clamori delle dispute maschili nel prim’atto, l’interiorità del loro animo femminile. E neppure è casuale che en- trambi, sfidando ogni convenzione nel rapporto tra musica e letteratura, ab- biano messo in musica il Faust di Goethe. Il conto torna, si direbbe: inna- morato del demonio, e non poco attratto da scorci nichilisti (come il «Credo» di Jago ben dimostra), forse Boito avrebbe sottoscritto la frase che Kaspar declama, rauco, nella Gola del lupo: «Umsonst ist der Tod» … «Gra- tuita è solo la morte!». Michele Girardi Libretto di Friedrich Kind Musica di Carl Maria von Weber Edizione a cura di Davide Daolmi con guida musicale all’opera Locandina della prima rappresentazione assoluta. Der Freischütz libretto e guida all’opera a cura di Davide Daolmi Il libretto tedesco di Friedrich Kind (1768-1843) si pubblica qui sulla scorta dell’edizione critica proposta nella monografia a cura di Csampai e Holland (1981),1 che prende le mosse dallo spartito stampato in occasione della pri- ma rappresentazione (1821).2 La critica coeva, dopo qualche momentaneo disorientamento, ricondusse tutti i pregi dell’opera alla musica, opponendo più di una riserva alla stesu- ra del libretto. Kind, per difendersi dalle accuse, contestò in seguito alcuni tagli e modifiche imposti da Weber (con particolare riferimento ai tagli del- le prime due scene), e disconobbe il testo della versione operistica. Nel 1843, poco prima di morire, pubblicò quella che sarebbe dovuta essere la redazio- ne originale, testo certamente più compiuto ma se possibile meno efficace in teatro.3 Il compositore Oskar Mörike avrebbe musicato nel 1871 le parti mancanti, ma il pubblico continuò a preferire la versione di Weber (malgra- do qualche recente tentativo di recupero dell’originale di Kind).
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