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Cremona Orchestra I Pomeriggi Musicali Cattedrale Mikaeli Kammerkör Antonello Manacorda direttore Sabato 13.IX.08 Pärt ore 21 Messiaen Bach 39° Torino Milano Festival Internazionale della Musica 01_25.IX.08 Seconda edizione SettembreMusica Arvo Pärt (1935) Passacaglia, per violino, vibrafono ad libitum e archi ca. 4 min. (prima esecuzione italiana) Olivier Messiaen (1908-1992) Trois petites liturgies de la Présence Divine per pianoforte, coro, onde Martenot e orchestra ca. 35 min. 1. Antienne de la Conversation intérieure (Dieu présent en nous) 2. Séquence du Verbe, Cantique divin (Dieu présent en lui-même) 3. Psalmodie de l'Ubiquité par Amour (Dieu présent en toutes choses) Johann Sebastian Bach (1685-1750) Magnificat in re maggiore BWV 243 per soli, coro e orchestra ca. 30 min. 1. Magnificat anima mea Dominum (coro) 2. Et exsultavit spiritus meus (aria) 3. Quia respexit humilitatem (aria) 4. Omnes generationes (coro) 5. Quia fecit mihi magna (aria) 6. Et misericordia (duetto) 7. Fecit potentiam (coro) 8. Deposuit potentes (aria) 9. Esurientes implevit bonis (aria) 10. Suscepit Israel (coro) 11. Sicut locutus est (coro) 12. Gloria (coro) Orchestra I Pomeriggi Musicali Antonello Manacorda, direttore Francesco Manara, violino* Gianmaria Romanenghi, vibrafono Elda Laro, pianoforte Bruno Terrault, onde Martenot Caterina Di Tonno, soprano Giovanna Elisa Mayol, mezzosoprano Nicola Marchesini, controtenore Juan Francisco Gatell Abre, tenore Ugo Guagliardo, basso Mikaeli Kammerkör Anders Eby, maestro del coro * Strumento vincitore del Concorso Internazionale di liuteria “A. Stradivari” e appartenente alla Collezione di Palazzo Fodri di Cremona Con il sostegno di Regione Lombardia In collaborazione con Provincia di Cremona Curia Vescovile di Cremona Fondazione Antonio Stradivari Concerto a ricordo dei 900 anni della Cattedrale di Cremona La fede in musica nel Novecento «Sono un teologo che fa il suo mestiere lavorando con la musica contempo- ranea» sosteneva, di se stesso, Olivier Messiaen, di cui MITO commemora il centenario della nascita. E in questo cammino la tappa di Cremona, in Cattedrale, è ricca di suggestioni. Innanzitutto per la presenza di Arvo Pärt, compositore cult di musica sacra, legato al minimalismo, ma anche per la poetica dei brani proposti. Messiaen è un compositore che ha vissuto, in prima persona, il Novecento, le inquietudini di molti di noi. Musica sacra nel cuore di tenebra del secolo breve, un’impresa che dà il tono del personaggio. Ha scritto Paolo Giuntella: «Provate a pregare, a meditare, con lui (Messiaen), e forse, nel silenzio e con una certa fatica a sintonizzarvi nella contemplazio- ne, ascolterete davvero la voce di Dio, potrete sentire il Mistero» (Il fiore rosso. I testimoni, futuro del cristianesimo, Paoline, 2006, p. 97-98). La musica, forse ancor più di altri linguaggi artistici, è espressione del bisogno di leggere in profondità dentro se stessi, alla ricerca della propria identità e del- le ragioni di vita. Per questo non possiamo che rallegrarci della scelta – anche coraggiosa – degli organizzatori di proporre il concerto in una rassegna come MITO, che punta a superare gli orizzonti dei circuiti tradizionali, a parlare a platee più eterogenee di quelle abitualmente impegnate a seguire gli appun- tamenti di musica colta. È un obiettivo che si è data anche la Provincia di Cremona, e che ha declinato operativamente, solo per citare un esempio, con la rassegna estiva del Festival delle Muse o, in proiezione futura, indicando la musica come linea guida ed elemento identitario del Distretto Culturale. Per molti il concerto sarà una piacevole scoperta, anche perché in Messiaen il sacro assume una rilevanza e una intensità uniche, conseguenza anche della profonda e sentita fede del musicista francese. Pensiamo, allora, al monito di San Tommaso: bisogna «contemplari, et contemplata aliis tradere». La migliore musica contemporanea religiosa perviene spesso a un efficace contemplari (e in questa tradizione a pieno titolo rientra lo stesso Pärt), ossia a una profonda e sincera meditazione mistica; ma non sempre giunge anche al tradere, ossia al comunicare. MITO ci invita a credere che non siano gli aliis a mancare, ossia la gente, il pubblico, che in molti sappiano cogliere l’occasione di un incontro tra l’uma- no e il divino, ottenuto attraverso il riverbero di luce e suoni che accompa- gnano l’opera del musicista francese. «In Messiaen – scrive l’organista cremonese Fausto Caporali – convivono tra- dizione e novità, ispirazione e tensione etica, vigore ideativo e sapere tecnico, disponibilità al senso del religioso e ricerca di statuti comunicativi inediti». Forse per questo la sua musica può essere intesa come musica eterna (fuori dalla storia) e nel contempo come avanguardia, come musica sacra ma capace di offrirsi a un ascolto laico, severa ma sensuale, rigida ma esplosivamente inventiva. Sono le ragioni che ci rendono orgogliosi di offrire, insieme a MITO, questo concerto. A tutti auguriamo buon ascolto. Denis Spingardi On. Giuseppe Torchio Assessore Provinciale alla Cultura Presidente della Provincia e alla Promozione del Territorio di Cremona 2 Arvo Pärt Passacaglia Verso la fine degli anni Sessanta, quando l’Unione Sovietica cominciava a smettere di credere nella retorica del progresso, Arvo Pärt diveniva uno dei paladini della riflessione sull’antico. Dopo anni di regime votato alla siste- matica repressione di ogni idea innovativa, le generazioni maturate nella seconda metà del Novecento stavano perdendo fiducia in quel miraggio di modernità che per tanti anni era stato costretto a muoversi nei sotterranei della cultura ufficiale. A cominciare era stato Šostakoviˇc nel 1951 con i 24 Preludi e fughe op. 87; da allora il mondo musicale sovietico si era sempre più interessato al linguaggio e alle forme della musica antica. Fu in quegli anni che Arvo Pärt cominciò a sentire nel repertorio del passato un’occasione di riflessione, un viaggio iniziatico da affrontare avvalendosi di una ricercata meditazione. Qualcosa che passa attraverso il silenzio, lasciando al composi- tore il ruolo di intervenire sulla scrittura solo dopo una profonda e complessa riflessione. Succedeva nel Credo per coro, pianoforte e orchestra (1968), nella Johannespassion (1981), ma succede anche in un lavoro più recente come la Passacaglia, scritta per violino e pianoforte nel 2003, e poi rivista per violi- no, vibrafono e archi nel 2007 in occasione del sessantesimo compleanno di Gidon Kremer. Una forma antica basata su un movimento ripetitivo al basso si fonde a una ricerca profondamente personale sui tesori dell’antico contrap- punto. È ascoltando lavori come questo che si può avvertire il fascino di quella «semplicità complicata», che Pärt ama leggere nella sua scrittura musicale: qualcosa che si può solo intuire a occhio nudo, ma che nasconde straordinarie articolazioni costruttive. Olivier Messiaen Trois petites liturgies de la Présence Divine Forse all’inizio del Novecento nessuno l’avrebbe mai immaginato; ma, di fatto, nel 1945 il ritorno alla melodia proposto da Messiaen nelle Trois petites liturgies de la Présence Divine fece scandalo. Ufficialmente a finire sul banco degli imputati fu l’accostamento tra il rigore della Bibbia e il surrealismo anarchico di Paul Eluard: un testo che coniuga spiritualità trascendente a enfasi sensuale. Ma in realtà a infastidire il pubblico era proprio il linguaggio diretto e immediato della composizione: qualcosa di spregiudicato negli anni della definitiva consacrazione dell’atonalità. Messiaen non si lasciò impen- sierire dalle critiche che gli piovevano addosso: quel canale espressivo gli sembrava il mezzo da privilegiare per esternare la sua spiritualità. E così, pian piano, anche il pubblico incominciò a cogliere le seduzioni trascendenti delle Trois petites liturgies. La partitura colpisce per la sua natura primitiva ma nello stesso tempo esoti- ca. L’uso delle scale ricorda il Debussy del Martyre de Saint-Sébastien, ma le tinte delle armonie sono decisamente più sgargianti: l’impressione è quella di osservare un caleidoscopio di pietre preziose. La sensibilità dell’ascoltatore è rapita dalla rivelazione di un messaggio trascendente: una spiritualità palpa- bile, che ricorda in alcuni momenti il colore strumentale dei timbri orientali. Le onde Martenot avvolgono il suono dell’intera orchestra con le loro vibrazio- ni ipnotiche, gli archi sono spesso trattati in maniera solistica, mentre il pia- noforte esibisce sonorità possenti e selvagge. Tutto il senso della composizione risiede in un’espressione privilegiata del testo cantato: «vous êtes près, / vous êtes loin, / vous êtes la Lumière et les Ténèbres, / voues êtes si compliqué et si simple» («sei vicino, sei lontano, sei la luce e le tenebre, sei così complicato e così semplice»). Una riflessione di natura teologico-surrealista, capace di accogliere sentimenti profondamente complementari alla luce di una spiri- tualità estatica e luminosa. 3 Johann Sebastian Bach Magnificat in re maggiore BWV 243 Nel 1723 Bach diventava Kantor della Thomaskirche di Lipsia. Dopo una tran- quilla esperienza vissuta nel piccolo centro di Köthen, finalmente anche per lui era arrivata la grande occasione: l’impiego stabile presso una delle capitali della cultura musicale tedesca. Nel ruolo di Kantor, Bach era tenuto a rispet- tare tutte le scadenze previste dal calendario liturgico: una cantata per ogni domenica, messe e oratori durante le festività, musiche d’accompagnamento alle funzioni religiose, le Passioni durante il periodo pasquale.