UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA

Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere Corso di Laurea in Scienza dei Beni Culturali

Tesi di laurea triennale

La casa volante

RELATORE CANDIDATO Prof. Denise Ulivieri Greta Petacco

ANNO ACCADEMICO 2016-17

SOMMARIO

pagina

ABSTRACT ...... III

INTRODUZIONE ...... 1

CAPITOLO 1: LA CASA ...... 7 1.1 Da dove nasce l’idea ...... 7 1.2 Costruzione e funzionamento ...... 9 1.3 La casa finita e come è oggi ...... 25 1.4 Curiosità ...... 28 CAPITOLO 2: L’INVENTORE ANNUNZIO LAGOMARSINI ...... 31 2.1 Vita ...... 31 2.2 Altre invenzioni ...... 33 2.3 Apparizioni su riviste e TV ...... 37

CONCLUSIONI...... 38

INDICE FIGURE ...... 39

FONTI E BIBLIOGRAFIE ...... 41

II

ABSTRACT

Un titolo molto particolare, tanto quanto l’opera che rappresenta: la presente tesi verte infatti sullo studio di un’abitazione piuttosto singolare nel suo genere, in grado di potersi elevare, girare su se stessa e camminare, e dell’abilità del suo costruttore Annunzio Lagomarsini, il quale, senza aiuto alcuno se non delle sue sole forze, è riuscito a realizzare un’opera d’ingegneria straordinaria, ammirata in tutto il mondo, ma che ancora nessuno è in grado di capirne il funzionamento per rimetterlo in pratica in altri edifici. A causa dell’avanzata età dell’inventore, i colloqui realizzati con lui per la redazione di questo studio sono stati integrati anche con interviste già precedentemente condotte negli anni passati. L’elaborato si compone di due capitoli: nel primo si introduce il tipo di edificio e se ne illustra la storia, o meglio l’idea che diede avvio alla realizzazione e le dinamiche costruttive; il secondo capitolo traccia invece una biografia del Sig. Lagomarsini, soffermandosi brevemente anche sulle altre invenzioni da lui realizzate, per concludersi poi con le apparizioni sui giornali/riviste e in TV, ospite di programmi Rai e non. Il capitolo introduttivo presenta un excursus sulla storia e lo sviluppo delle “case mobili”, categoria nella quale possiamo inserire il soggetto principale di questo studio, donandogli quindi un contesto esistenziale più ampio. La scelta di trattare questo particolare tema scaturisce dalla volontà di riportare in luce l’ormai dimenticata dimora “volante” e il suo singolare inventore, il quale nel corso degli ultimi anni si è ritrovato più volte a pensare di abbattere la sua creazione senza lasciarne più traccia se non qualche fotografia sbiadita o articolo di giornale ingiallito. L’obbiettivo di tale studio quindi è quello di rendere omaggio al sig. Annunzio e al suo genio e fare in modo che la casa diventi un monumento da ammirare e del quale godere.

III

INTRODUZIONE

Le case mobili La dimora che andrò ad analizzare, per quanto straordinaria e unica sia, può però essere inserita in un contesto storico e architettonico di più ampie dimensioni che è quello delle cosiddette “case mobili”. Si pensi infatti che le costruzioni in movimento sono in uso da quando l’umanità ha cominciato a costruire, ma solo recentemente si è iniziato a considerarle come architetture; infatti l’idea di movimento e nomadismo si è sempre accompagnata alla provvisorietà, alla transitorietà, alla precarietà. Non sempre questo è vero perché mobilità è progresso ed evoluzione, mentre immobilità è staticità, mancanza di comunicazione e interrelazione.1 Il moto, la mobilità e il movimento sono alla base della vita sulla terra e ciò era sostenuto anche dal geniale Leonardo Da Vinci; abitare in movimento e quindi vivere la mobilità è un concetto antico ma allo stesso tempo moderno2. Questo tipo di costruzione si sviluppò in primis nell’ambiente statunitense, ove l’architettura ha sempre avuto un carattere distintivo rispetto ad altre culture architettoniche: la casa americana infatti è da sempre più transitoria e temporanea, fino ad arrivare al concetto di mobile home o di caravan. La storia dell’architettura europea è fatta di stili litoidei, romanici, gotici, rinascimentali o barocchi, fatti di pietre, di marmi, graniti, porfidi che costruiscono imponenti cattedrali, castelli e città murate, mentre la storia architettonica americana è caratterizzata da strutture leggere di legno o di acciaio e vetro per realizzare villette monofamiliari o alti edifici, costruiti però sotto magistero dei carpentieri dei clippers3 e dell’architettura navale tradizionale4.

L’architettura tradizionale è stata rivalutata e le costruzioni che prima venivano etichettate come “primitive”, adesso vengono riconosciute come una valida risposta alle condizioni ambientali, sociali e culturali5; basti pensare come la forma più tradizionale di strutture come tende, teepee6 e

1 M. RUFFINI (prefazione), Abitare on the road, di E. Trivellin, Firenze 2003, p.10. 2 Ibidem. 3 Sono lunghi e stretti vascelli di legno con alte vele di tela, le navi più veloci al mondo che hanno dominato gli oceani dal 1843 al 1868. La parola “clipper” potrebbe trarre origine da “clip” che significa “correre rapidamente”. http://www.encyclopedia.com/history/united-states-and-canada/us-history/clipper-ships, ultimo aggiornamento 2003, consultato 23 settembre 2017. 4 M. RUFFINI (prefazione), Abitare on the road, di E. Trivellin, cit. 5 R. KRONENBURG, Portable Architecture, Berlino 2008, p.8. 6 Tenda dei Nativi Americani, generalmente realizzata con un telaio conico formato da lunghi pali, sopra il quale viene posizionata una coperta fatta di pelle animale; presenta nella parte sommitale un’apertura per la ventilazione e un’entrata a “falda”. 1

yurt7 utilizzano delle sofisticate tecniche di costruzione e complessi schemi abitativi che non solo hanno conservato la loro rilevanza per milioni di anni, ma sono anche collegate ad alcuni dei più sofisticati esempi di edifici di oggi8. Nel mondo sviluppato, i fabbricati smontabili sono già largamente usati in diversi luoghi – nel commercio, nell’industria, nell’istruzione, assistenza sanitaria, alloggio e per i militari9.

Breve storia Le più antiche civiltà di cui si abbia notizia sono quelle dei popoli nomadi. Le grandi migrazioni avvennero perché le popolazioni erano costrette a cambiare continuamente sede in cerca di luoghi ove i frutti fossero più abbondanti, il clima più temperato, la selvaggina più numerosa; furono gli intermediari della civiltà e come tali promossero il progresso umano nel mondo10. Ad ogni modo, lo spostamento attuato da queste popolazioni era periodico per garantire la sopravvivenza e la riproduzione del gruppo. Con lo sviluppo dell’agricoltura e la nascita della vita pastorale, gli uomini decisero di insediarsi stabilmente in un territorio e ciò portò ad enormi cambiamenti nel modo di vivere della maggioranza della popolazione, ma nonostante il manifestarsi di questo fenomeno, parte di essa ritenne il nomadismo come una componente fondamentale della propria cultura, come una necessita e per alcuni una scelta11. Le più tipiche dimore mobili di queste popolazioni sono le tipi, caratteristici dei primi abitanti paleolitici del Nord America, tende, proprie dei popoli nomadi del Nord Africa e beduini, yurt o ger, utilizzati dalle tribù che vanno dall’Iran fino alla Mongolia, indlu, ovvero le capanne tipiche della popolazione Zulu, ma non sono le uniche12. Queste strutture portatili vengono affiancate dalle cosiddette boat ‘dwellings’13 e wheeled ‘buildings’14; le prime sono state la più antica forma di trasporto disponibile all’uomo, in grado di attraversare grandi distanze, diventando la dimora dei marinai. In certe circostanze inusuali, la priorità delle caratteristiche della barca vengono subordinate a quelle dell’abitazione. In alcune aree del mondo, l’acqua rappresenta il posto migliore

http://www.dictionary.com/browse/teepee, ultimo aggiornamento 2012, consultato 22 settembre 2017. 7 È una dimora a tenda della popolazione Mongola e Turca dell’Asia Centrale, consistente di mura cilindriche formate da pali che creano una struttura reticolata e con un tetto conico anch’esso realizzato con pali, entrambi coperti da feltro e pelli. http://www.dictionary.com/browse/yurt, ultimo aggiornamento 2012, consultato 22 settembre 2017. 8 R. KRONENBURG, Portable Architecture, cit. 9 R. KRONENBURG, Houses in motion, Londra 1995, p.7. 10 M. RUFFINI (prefazione), Abitare on the road, di E. Trivellin, Firenze 2003, p.10. 11 R. KRONENBURG, Architeture in motion, Oxford 2014, p.16. 12 Ivi, pp.18-24 13 Letteralmente “‘abitazioni’ in barca”, ivi, p.27. 14 “‘edifici’ su ruote”, ivi, p.32. 2

per vivere poiché il valore dei terreni è eccessivamente alto da non poter essere acquistato dalla maggior parte della popolazione che detiene un infimo patrimonio. La giunca è un archetipo di casa galleggiante che contiene non solo un posto dove vivere, ma anche un luogo di lavoro. Nella gigantesca comunità galleggiante della Cina e dell’Estremo Oriente, le navi a volte sono ormeggiate una all’altra in modo da creare una piattaforma galleggiante infinita15. Moltissime forme di trasporto su ruote sono state utilizzate in tutta Europa e Asia per secoli, ma l’incorporazione di un edificio nel veicolo è un’invenzione relativamente recente; attraverso le descrizioni di Erodoto sappiamo che gli Sciti non possedevano una casa ma dei carri e probabilmente erigevano delle semplici ricoveri smontabili per ripararsi e riposarsi. Napoleone possedeva una carrozza di campagna comprensiva di servizi per cucinare, mangiare, riposarsi e lavorare, la quale è stata ampiamente documentata e portata in Inghilterra per un’esposizione al Madame Tussaud di Londra. Le carrozze dormitorio da viaggio si svilupparono maggiormente nel XVIII secolo per i gentiluomini impegnati nel Grand Tour, ma la prima vera roulotte per dormire e vivere è stata sviluppata dagli artisti di strada che portavano in giro i loro spettacoli, spesso anche con animali, all’inizio del XIX secolo16. Si è soliti pensare erroneamente che la carovana sia stata inventata dai gitani, ma in realtà la loro tradizionale dimora consisteva in una tenda o nella cosiddetta bender, una costruzione di rami piegati ad arco a creare una cupola o una semplice volta a botte che viene ricoperta con un lenzuolo. Questo popolo adottò per la prima volta la roulotte intorno al 186017.

La rivoluzione industriale ha contribuito ad aumentare la mobilità delle popolazioni sul pianeta. Le grandi invenzioni della fine dell’Ottocento e del primo del Novecento, dalla luce al telefono, dalla radio all’automobile ed all’aereo, hanno modificato la cultura architettonica tradizionale, statica, permanente, verso una concezione abitativa più flessibile e modificabile nel tempo, oppure, addirittura verso l’edilizia trasformabile con caratteri abitativi di temporaneità18. Se, con l’introduzione della stampa, come sostiene V. Hugo nel suo celeberrimo romanzo Notre- Dame de Paris, l’architettura perdeva il suo aspetto narrativo, con l’introduzione dei nuovi mezzi di trasporto connessi all’industrialismo la città perde una parte del suo carattere di immobilità; si può assumere la data 1909 come punto di svolta, poiché in quell’anno in America Burnham e Bennet cercarono per primi di interpretare e programmare gli effetti di questa grande trasformazione,

15 Ivi, pp.27-28. 16 Ivi, p.32. 17 Ibidem. 18 M. RUFFINI (prefazione), Abitare on the road, di E. Trivellin, Firenze 2003, p.11. 3

elaborando un piano cittadino che aveva come nodo di partenza Chicago e si estendeva poi su scala regionale, mentre in Italia i futuristi, i più appassionati esaltatori dei prodigi suggestivi delle macchine per muoversi, concentrarono il proprio interesse sull’oggetto dinamico e solo in un secondo momento, sugli effetti prodotti sull’ambiente19. Alla fine degli anni Venti negli Stati Uniti nasce la mobile home, concepita come una casa vacanze, ma è solo con la crisi del ’29 che produsse una grave precarietà dei posti di lavoro che venne sancita la loro fortuna di casa mobile20. La mobile home è stata capace di apparire come il simbolo dell’esistenza di due culture: una che può essere definita “moderna”, legata al progresso tecnico che ha avuto negli Stati Uniti uno sviluppo repentino anche per sopperire alla scarsità di mano d’opera, e un’altra qualificabile come “antica”, propria dei popoli nei quali è forte la cultura della mobilità, un nomadismo vero e proprio che non risente dell’influenza di entità urbane storicizzate come quelle presenti in Europa. A questi si aggiunga anche il mito della frontiera che ebbe in qualche modo una parte fondamentale nell’incentivazione della ricerca di migliori condizioni21. Può essere quindi intravisto un tipo di parallelismo tra lo stile di vita dell’americano medio degli anni Sessanta e le antiche popolazioni native del territorio. I primi modelli di edilizia trasferibile e di pronto impiego sono dovuti all’architetto e designer americano Richard Buckminster Fuller, attraverso la sua Dymaxion Deployment Unit: studiata per esigenze di tipo militare, essa doveva essere facilmente componibile, poco costosa e facilmente trasportabile, ma non vedendone un adatto uso civile, ebbe una limitatissima produzione in serie22. La mobile home americana diventa un modello di riferimento per progettare un’abitazione temporanea di qualità che potesse ridurre le fasi dell’emergenza abitativa in conseguenza di una calamità naturale, ed è proprio da questi concetti ispiratori che nacque il Progetto MAPI23 elaborato da Pierluigi Spadolini come conseguenza dei gravissimi effetti prodotti dal terremoto dell’Irpinia del 1980. Ma Spadolini seguiva anche il sogno di realizzare un nuovo tipo di abitazione, a cavallo fra l’architettura e il disegno industriale, una casa mobile interamente realizzata in officina, che non si presentasse come un container, ma che potesse ampliare la propria volumetria e diventare una vera e propria abitazione monofamiliare confortevole ed evoluta tecnologicamente24. Sicuramente la mancanza di norme regolamentari fu uno dei motivi che perlopiù ha favorito l’affermarsi e lo sviluppo delle case mobili.

19 E. TRIVELLIN, Abitare on the road, Firenze 2003, pp. 13-14. 20 Ivi, p.21. 21 Ivi, p.27. 22 Ivi, p.37. 23 Modulo Abitativo Pronto Impiego, [N.d.A.]. 24 M. RUFFINI (prefazione), Abitare on the road, di E. Trivellin, cit. 4

Oggi accanto alle classiche mobile home che hanno conservato la tipica forma a vagone, vengono costruite delle case “a sezioni” che permettono uno sviluppo planimetrico più libero25.

Lo studio di Robert Kronenburg Ho ritenuto opportuno in questa sede citare alcune delle considerazioni del professor Robert Kronenburg, docente di Architettura all’Università di Liverpool e ricercatore di forme innovative di design per l’architettura, portate alla luce attraverso i suoi studi di ricerca e le sue numerose pubblicazioni riguardo proprio le case mobili; stando a quanto lui stesso afferma, l’architettura “portabile”, termine utilizzato per quasi due secoli come descrizione generale di “edificio mobile”, consiste in strutture che sono intese per la loro facile edificazione su un sito lontano dalla loro luogo di produzione26. Kronenburg propone una divisione delle case mobili in tre tipologie specifiche, sebbene, come lui stesso afferma, alcuni di essi possiedono diverse caratteristiche che li farebbe rientrare in più di una categoria, e riguardano27:  Portable buildings (edifici portabili) sono quelli che vengono trasportati per intero e intatti. Alcuni di loro possono includere nella propria struttura lo stesso metodo di trasporto (ruote, scafo), e possono essere trainate o trasportate. Ad ogni modo la linea di divisione tra edificio e veicolo è molto labile.  Relocated buildings (edifici riposizionati) vengono trasportati in parti e assemblati presso il sito quasi istantaneamente e pronta all’uso. Queste vengono in genere trasportate, ma in pochissimi casi possono avere parte del sistema di trasporto incluso nella propria struttura. Il vantaggio principale di questa tipologia è quello di poter fornire spazio rapidamente quasi quanto l’edificio portatile senza le limitazioni di dimensione imposte dal trasporto.  Demountable buildings (edifici smontabili) vengono trasportati in un certo numero di parti per poi essere assemblate in sito; sono più flessibili in dimensione e disposizione e possono essere trasportati in spazi relativamente compatti. Presentano alcune limitazioni che la messa in opera in loco può portare ad un qualsiasi edificio convenzionale e, a seconda delle dimensioni, complessità e ingegnosità del sistema, che non sempre sono così immediatamente disponibili28. All’interno di questa classificazione generale vi è anche una vasta gamma di differenti dimensioni, forme e funzioni.

25 E. TRIVELLIN, Abitare on the road, Firenze 2003, pp. 57-58. 26 R. KRONENBURG, Portable Architecture, cit. 27 R. KRONENBURG, Houses in motion, Londra 1995, pp.7-8. 28 Ibidem. 5

Come sostiene lo stesso Kronenburg, trovare una definizione di “casa mobile” non è un compito semplice e immediato. È in qualche modo legato alla definizione di architettura in rapporto a quella di edificio. Come tutte le costruzioni abitabili, queste strutture svolgono la funzione di modifica ambientale e si prestano adeguatamente allo scopo delle attività svolte all’interno del loro circondario; ma se nella loro apparenza e disposizione esse vogliono esprimere anche la manifestazione fisica delle ambizioni dei loro creatori, questo tipo di costruzione deve essere senza dubbio chiamata “architettura” 29. La costruzione mobile dovrebbe essere percepita come un importante parte di tutti gli edifici, e pertanto il suo impatto è complesso e significativo tanto quanto una qualsiasi architettura; tuttavia esistono delle aree specifiche nelle quali il suo contributo può essere considerato particolarmente significante, ovvero per quanto riguarda l’impatto ambientale dell’edificio, lo sviluppo tecnologico nella costruzione industriale e la fornitura di strutture di emergenza dopo un disastro30. È stato già suggerito come gli edifici portatili standard vengano generalmente considerati un prodotto inferiore e il loro potenziale non sia stato ancora interamente esplorato dall’industria che produce per la maggior parte una tipologia più commercialmente disponibile. Sorprendentemente però questo non è dovuto ad una mancanza di interesse mostrata in questa area dai designer, dal momento che vi furono condotti diversi esperimenti in zone relazionate all’idea di portabilità nel design architettonico, come ad esempio i “prefabbricati”; questo metodo di costruzione che comprende diverse tipologie di materiali in una moltitudine diversa di edifici è diventata una delle opzioni esplorate dagli architetti e dai designer nella valutazione di alternative per la costruzioni di un progetto31. La ricerca di soluzioni appropriate è perciò di grande importanza: una maggior comprensione della natura dell’architettura transitoria potrebbe portare ad una nuova strategia di progettazione ecologicamente consapevole, un design degli edifici che “sfiora la terra” e continua a trasmettere un senso di identità e di comunità che è necessario per una società responsabile e consolidata32.

Alla luce di quanto appena detto, la dimora “volante” del signor Lagomarsini può essere considerata come un’architettura, in quanto è manifestazione delle ambizioni del suo creatore, e rientrare nelle categorie di Portable building, poiché include nella sua struttura il meccanismo di movimento, e Demountable building, dal momento che l’intero complesso può essere stipato entro due container e trasportato altrove.

29 R. KRONENBURG, Architetture in motion, Oxford 2014, p.5. 30 Ivi, p.9. 31 Ibidem. 32 R. KRONENBURG, Houses in motion, Londra 1995, p.11. 6

CAPITOLO 1

LA CASA

1.1 Da dove nasce l’idea «Volevo vedere il mare», così esordisce Annunzio Lagomarsini quando gli viene domandato cosa lo abbia spinto a realizzare questa sua casa singolare; si tratta di una villetta di 110 m2 disposti su due piani ed è in grado di alzarsi e abbassarsi, ruotare su se stessa di 360 gradi, camminare su rotaie e persino curvare, comprendente di due ampi terrazzi che si offrono alla vista di un panorama stupendo: da una parte Marina di Carrara e il Tirreno, dall’altra il bellissimo borgo medievale di Castelnuovo Magra con le Alpi Apuane a farne da sfondo. L’abitazione si trova nella proprietà privata del sig. Annunzio, situata in Via Aurelia, nel di Castelnuovo Magra in provincia di , confinante nel lato destro con il cimitero comunale dell’Angelo. Come esplicato già in precedenza, altri prima di lui, architetti “all’avanguardia”, soprattutto appartenenti alla corrente del Costruttivismo Russo, avevano sperimentato ma solo a livello progettuale, al massimo realizzando modellini, delle strutture che si muovevano1; chiaramente l’opera al giorno d’oggi, in quanto casa mobile, non è unica nel suo genere dal momento che esistono numerosi esempi di abitazioni moventi o semimoventi, come prefabbricati su ruote, o realizzazioni di alta ingegneria come Villa Girasole2, Casa Eliotrope3, Suite Vallard4, la Scatola

1 F. RICCI (a cura di), Il sig. Annunzio e la casa mobile, articolo apparso su «Il Tirreno», p.9, 9 agosto 1994. 2 Situata a Marcellise, immersa nella campagna veronese, Villa Girasole è stata progettata tra il 1929 e il 1935 dall’ingegner Angelo Invernizzi. È la prima casa rotante che segue il moto del sole per sfruttarne l’energia termica e allo stesso tempo far godere il paesaggio collinare circostante. La villa era in grado di ruotare su se stessa compiendo un rotazione di 360 gradi seguendo il movimento del sole. Azionata da un motore a nafta, posto nella parte bassa della struttura, con un meccanismo che si basava sui principi di meccanica applicati nei treni, nelle navi, negli aerei, la casa poteva effettuare una rotazione di 4 millimetri al secondo compiendo un giro completo su stessa in 9 ore e 20 minuti. Tutto questo grazie a un perno centrale che la muoveva su binari concentrici. E. PAPA (a cura di), Ruotano, si alzano, si ampliano. 10 case che non stanno ferme., http://corriereinnovazione.corriere.it/cards/girano-seguire-sole-si-alzano-cambiare-panorama-ecco-10-case-che-non- stanno-ferme/casa-mobile_principale.shtml, 18 agosto 2016 - 11:32, consultato 14 agosto 2017. 3 Nel 1994, per mano dell’architetto tedesco Rolf Disch, viene realizzata una casa rotante a Friburgo, nel cuore della Foresta Nera. La casa è stata battezzata con il nome di Eliotrope (dal greco “esposto al sole”), ha una forma cilindrica e ruota su se stessa di 2 gradi ogni 10 minuti seguendo il percorso del sole. Dotata di colonna centrale in calcestruzzo ancorata su una piattaforma girevole e azionata da un motore elettrico, la casa in inverno si orienta verso il sole, mentre in estate verso il lato opposto. Inoltre i vetri a tre lastre della facciata possiedono una notevole capacità termoisolante. È realizzata interamente in legno con moduli standardizzati che usano materiali rigenerabili. È un eccellente esempio di uso di tecnologie innovative. E. PAPA (a cura di), Ruotano, si alzano, si ampliano. 10 case che non stanno ferme., cit. 4 Suite Vollard è un edificio situato nella città di Curitiba, Brasile del Sud, che si compone di appartamenti rotanti, i quali “girano” intorno alla metropoli. Progettato dall’architetto Franco Bruno, l’edificio ha tutti i piani che ruotano di 360 gradi, sia in senso orario che antiorario indipendentemente l’uno dall’altro. È composto da 11 appartamenti e un Executive Center. Ogni appartamento (uno per piano da 287 mq) è caratterizzato da spazi disposti a 7

Oscura5, Sharifi-ha House6 o ancora Villa Hush Hush7; a renderla straordinaria sono invece le circostanze in cui è stata realizzata: il sig. Lagomarsini la costruì interamente da solo, senza aiuto alcuno, con materiali di recupero, costruendo con le sue stesse mani anche una particolare gru atta per l’edificazione della casa e rigorosamente senza un progetto, solo idea mentale. Realizzò solo un modellino in scala che però non corrisponde in tutto all’opera finale. Non è un caso che si sia voluto specificare come solo attraverso le sue mani l’abitazione abbia preso forma dal momento che il sig. Annunzio nel 1968, mentre si trovava al lavoro, fu vittima di un incidente che gli procurò un’invalidità dell’85%8. L’opera impegnò incessantemente il suo autore per 7 anni, dal 1987 al 1994, che da precoce pensionato, decise nel 1978 di smettere di lavorare per gli altri, dedicando le energie per se stesso, mettendo in opera le sue idee. In effetti si scopre che il vero motivo di ispirazione per il quale decise di creare la sua casa mobile scaturì da una riflessione su un episodio della sua vita famigliare:

raggiera (rotanti) attorno al centro dell’edificio (parte fissa che ospita i locali dotati di impianti come cucine e bagni). Poi, con un semplice telecomando, si può decidere l’orientamento dei locali, così se un giorno può toccare al soggiorno guardare verso il tramonto, un altro potrebbe toccare alla stanza da letto. Impiega un’ora per effettuare una rotazione completa. E. PAPA (a cura di), Ruotano, si alzano, si ampliano. 10 case che non stanno ferme., cit. 5 Progettata come casa vacanze per un cineasta, l’abitazione è situata nella campagna di Asunción, in Paraguay. Probabilmente suggestionato dal tema della luce e della fotografia, l'architetto paraguaiano Javier Corvalan ha realizzato un edificio come una sorta di “camera oscura”. Eretta su due piani, la casa è circondata da mura di pietra arenaria di provenienza locale che regge il solaio in cemento armato del primo livello (con la camera da letto e il bagno), e i volumi del piano superiore che accolgono la cucina e il soggiorno. La caratteristica principale della costruzione è la mobilità del primo piano, realizzato in lamiera galvanizzata ondulata all’esterno e in pannelli di legno MDF all’interno (opportunamente coibentati) che, attraverso un argano manuale, permettono al volume di ruotare attorno a un perno e di regolare l’apertura-chiusura della “camera oscura”. Quando è chiuso lo spazio senza finestre funziona da camera oscura e, attraverso un foro stenopeico, proietta sulle pareti l'immagine capovolta del paesaggio esterno. E. PAPA (a cura di), Ruotano, si alzano, si ampliano. 10 case che non stanno ferme., cit. 6 Progettato per combattere le alte temperature dell’Iran, Sharifi-ha House porta la firma dall’architetto Alireza Taghaboni, fondatore dello studio Next Office. Si trova a Teheran e il suo nome rende omaggio alle antiche ville iraniane. Ispirandosi alla tradizionale architettura del paese, con le abitazioni dotate di due ambienti giorno, uno chiuso per l’inverno e uno aperto per l’estate, Taghaboni ha assimilato il progetto a un organismo vivente, mutante in relazione ai cambiamenti dell’habitat. Sharifi-ha è una casa che si evolve e si trasforma secondo le stagioni grazie a tre capsule che ruotano di 90 gradi determinando il cambiamento, non solo del disegno della facciata ma anche degli interni, regolando il livello di comfort termico e luminoso. I sistemi utilizzati per far ruotare i volumi sono simili a quelli dei set teatrali e consistono in tre dischi motorizzati collocati tra una stanza e l’altra. E. PAPA (a cura di), Ruotano, si alzano, si ampliano. 10 case che non stanno ferme., cit. 7 Lo studio Marks Barfield Architects progettando la Villa Hush Hush ha realizzato un’abitazione in grado di orientarsi a seconda della posizione che i proprietari preferiscono. Una casa che si nasconde fra gli alberi quando si vuole passare inosservati, e che si alza dal suolo (fino a 40 metri di altezza) quando si vuole godere della vista panoramica, il tutto con il semplice tocco di un pulsante. L'edificio è diviso in quattro zone rettangolari, due delle quali possono innalzarsi grazie alle colonne di sostegno interrate. E. PAPA (a cura di), Ruotano, si alzano, si ampliano. 10 case che non stanno ferme., cit. 8 Nel 1968, mentre lavorava assieme ad altri tre operai, si verificò lo scoppio di una caldaia, nel quale rimasero coinvolti sia lui che i tre dipendenti. F. RICCI (a cura di), La mia casa non ha ruote, eppur si muove, articolo apparso sull’«Unità», p.13, 6 agosto 1994. 8

Mio padre in vecchiaia si muoveva con molta fatica. Negli ultimi anni della sua vita abitava a mezza collina ed al mattino usciva di casa molto lentamente portandosi dietro una sedia. Cercava il sole per tutto l’arco della giornata e perciò era costretto a spostarsi per seguirlo, ma solo dopo molti sforzi riusciva nella sua impresa. Così mi ero ripromesso che avrei cercato di fare qualcosa per non avere anch’io in vecchiaia questo problema. Mi chiesi “ma perché devo essere io a seguire il sole e non farlo fare alla casa?9”.

Anche la sua attività lavorativa, in quanto ex impresario edile, contribuì al concepimento di questa casa particolare, dal momento che lungo il corso della sua vita professionale si è trovato a dover accontentare ogni tipo di richiesta da parte dei suoi clienti: chi voleva l’appartamento orientato a mezzogiorno, chi all’ultimo piano, chi ad angolo, chi con la vista panoramica. Onde evitare di ritrovarsi nella stessa condizione decise di concepire un’abitazione che comprendesse tutti questi requisiti, una casa che accontentasse tutti10.

1. La casa in posizione "base".

9 F. RICCI (a cura di), Il sig. Annunzio e la casa mobile, articolo apparso su «Il Tirreno», p.9, 9 agosto 1994. 10 S. LORENZETTO (a cura di), La casa, vola, cammina e ruota su se stessa. Ecco come ho costretto il sole a seguirmi, articolo apparso su «Il Giornale», p.16, 15 maggio 2011. 9

1.2 Costruzione e funzionamento La casa, come già accennato sopra, è priva di un qualsiasi progetto cartaceo dal momento che il metodo utilizzato da Annunzio per le sue creazioni non comprendeva mai una fase di progettazione, bensì la costruzione in opera visualizzando mentalmente la sua idea. Eseguì però 5 prototipi della casa per studiare e ideare i vari meccanismi di movimento, tutti scartati, ad eccezione di uno che ancora oggi si conserva sebbene anche quest’ultimo non sia fedele all’opera finale11: il modellino infatti disponeva di un meccanismo a cavi tiranti per il sollevamento della casa mentre da come si evince dalla casa reale, essa dispone di travi metalliche disposte a forbice12. A causa dell’incidente lavorativo di cui

2. Prototipo in legno realizzato da Annunzio. rimase vittima e che gli procurò l’85% di invalidità delle mani, prima ancora di mettersi in opera per l’abitazione, si dovette ingegnare costruendosi gli strumenti che lo avrebbero aiutato e facilitato nella composizione finale, adatti quindi anche alle sue limitazioni fisiche derivate dallo sfortunato episodio, come due piccole gru13. I materiali utilizzati per la costruzione sono per la maggior parte di recupero: putrelle, pistoni, centraline, compressori e quasi 3.000 bulloni sono stati ricavati da cantieri navali, industrie meccaniche, robivecchi; «Con quello che si trova nelle discariche si potrebbero costruire cattedrali, ma la gente non se ne rende conto»14. Di queste fanno però eccezione 12 valvole idrauliche e 23 travi di ferro fatte realizzare su misura per le quali fu necessaria una più ingente spesa15. La villetta, priva di fondamenta, poggia su una struttura di ferro riciclato all’80% che la eleva da terra circa 4,20 metri, composta da zavorre da 340 quintali16 che permettono di alzare ulteriormente la casa, 164 ingrassatori, 10 motori che realizzano i movimenti con una potenza massima di 1,5 cavalli e una serie impressionante di pistoni idraulici che permettono al sistema a forbice di funzionare e fanno da frizione durante i vari movimenti, mantenendola sempre in equilibrio17.

11 Affermato dallo stesso sig. Lagomarsini durante un’intervista apparsa su Rai 2 durante il programma “In Famiglia”, 1994. 12 M. STORNI (a cura di), La casa volante, documentario andato in onda su TV Svizzera, 2006. 13 G. CRICCA (a cura di), Una casa davvero speciale, articolo apparso su «Castelnuovo Oggi», novembre 1994. 14 S. LORENZETTO (a cura di), La casa, vola, cammina e ruota su se stessa. Ecco come ho costretto il sole a seguirmi, «Il Giornale», p.16, 15 maggio 2011. 15 Ibidem. 16 130 quintali di zavorre sono poste a sinistra, 130 quintali a destra e 80 quintali al centro, [N.d.R] 17 F. RICCI (a cura di), Il sig. Annunzio e la casa mobile, articolo apparso su «Il Tirreno», p.9, 9 agosto 1994. 10

Questa struttura a forbice senza perno centrale consente all’abitazione di elevarsi altri 4,20 metri dal terreno, per un totale di 8,40 metri dal primo solaio, più altri 2,70 metri dal secondo solaio si raggiungono gli 11,10 metri che la separano dal suolo; complessivamente, misurando dal tetto, nel momento della sua massima sospensione, la casa è alta 13,50 metri18, mentre la minore altezza nel momento in cui il congegno rimane abbassato misura 7 metri19. Il sistema gli procurò non pochi problemi e per fare in modo che i movimenti si equilibrassero e si coordinassero con il meccanismo idraulico fu costretto a fare centinaia di prove prima di raggiungere la soluzione finale20: le due forbici aperte quando il fabbricato è abbassato, chiudendosi con l’ausilio di queste zavorre laterali, la elevano, ma il momento iniziale di sollevamento è piuttosto critico poiché è necessario esercitare una maggiore forza che dia la spinta e azioni i contrappesi che issino i 1050 quintali della casa (di cui 850 della base meccanica). Installò quindi un àrgano posizionato centralmente che si attiva solo nella fase di partenza e per pochi metri21. La zavorra centrale impedisce il ribaltamento della casa e consente il sollevamento della parte mediana; vi è un gruppo di settore che funge da punto di forza per le 4 bielle facendo in modo che le travi si innalzino contemporaneamente e si bilanciano tramite due archi che le conducono durante tutto il movimento22. Una leva permette di mantenere l’abitazione in posizione orizzontale anche quando si trova al massimo di altezza: mentre la casa sale si sposta verso destra dove il peso è inferiore, per poterla equilibrare, infatti si può notare come sporga quasi un metro in più rispetto alla parte sinistra, più pesante. Quando la casa scende, la leva permette di riportarla in posizione sulla base23. Il movimento di salita impiega meno di 10 minuti per raggiungere il suo apice, ma non è l’unica azione che può compiere l’impianto: il sistema è elettrico e dotato di un unico pannello di comando con 10 pulsanti per farla salire, 2 per farla girare e 2 per farla camminare24.

18 G. CRICCA (a cura di), Una casa davvero speciale, articolo apparso su «Castelnuovo Oggi», novembre 1994. 19 T. V. ROSATI (a cura di), Dall’alto della mia casa non smetto mai di… inventare, articolo apparso su «Cronaca Vera» n.1905, pp 38-39, 11 marzo 2009. 20 F. RICCI (a cura di), La mia casa non ha ruote, eppur si muove, articolo apparso su «L’Unità», p.13, 6 agosto 1994. 21 TILLI, registrazioni documentaristiche sulla casa, 22-23 marzo 1994. 22 Ibidem. 23 Ibidem. 24 S. LORENZETTO (a cura di), La casa, vola, cammina e ruota su se stessa. Ecco come ho costretto il sole a seguirmi, articolo apparso su «Il Giornale», p.16, 15 maggio 2011. 11

3. Foto in alto e sopra:Sollevamento dei binari per permettere il camminamento della casa: le zavorre laterali agganciate ai binari, nel momento in cui la casa è abbassata, li sollevano e tramite rotazione su se stessa, i binari vengono spostati davanti ; la casa viene fatta scorrere su di essi lasciando libero12 un altro troncone di binario. Mediante la stessa operazione precedente, i binari liberi sono portati in avanti, creando così un camminamento continuo.

Si muove avanti e indietro di 12 metri su un binario sul quale è solamente appoggiata e dal momento che il suo ideatore dispone di altri tratti di rotaia, alcuni dei quali curvi, si potrebbe farla uscire dal prato verde sul quale è provvisoriamente parcheggiata e, a tappe di 12 metri, portarla da un’altra parte. Il tragitto che compie la casa può essere modificato variando l’assetto dei binari che sono solo appoggiati al terreno25,infatti quando è abbassata, le zavorre possono sollevare pezzi di rotaia e attraverso una lieve rotazione della casa spostarli e appoggiarvisi sopra per cambiare direzione; inoltre è in grado di spostarsi in tratti con una pendenza del 30%, sia in salita che in discesa e sopperire ad inclinazioni fino a 45 gradi, rendendola resistente anche ai possibili eventi tellurici26. La rotazione che compie su se stessa arriva sino a 360˚, impiegando 45 minuti per compiere il giro completo27. Durante il saliscendi o la rotazione gli abitanti non si accorgono di nulla e ogni mobile e oggetto contenuto all’interno rimane in perfetto ordine. Vi sono circa 43 gradini disposti lungo scale telescopiche, che danno la sensazione di trovarsi sulla passerella di una nave, le quali in parte si richiudono quando la casa è bassa.

4. Foto sopra e a destra: Fabbricato in costruzione a Molino del Piano, Castelnuovo Magra (SP).

25 M. LUCCHINI (a cura di), Casa mobile con l’energia solare, articolo apparso su «Il Secolo XIX», p.18, 8 aprile 1989. 26 M. STORNI (a cura di), La casa volante, documentario andato in onda su TV Svizzera, 2006. 27 M. LUCCHINI (a cura di), Casa mobile con l’energia solare, cit. 13

La villetta è dotata di luce, acqua corrente, gas, elettrodomestici, videocitofono, telefono e ogni altra comodità, a cominciare da bagno con doccia, lavabo, wc e bidet; l’unica cosa di cui è sprovvista è il termosifone, ma viene riscaldata con radiatori elettrici. Le tubazioni sono in gomma e flessibili, per le quali sfruttò il principio di Venturi28. Le pareti sono tutte prefabbricate in muratura, imbullonate tra loro, composte da due strati di laterizio forati da 8 centimetri tra i quali, in mezzo, si trova uno strato di poliuretano espanso che funge da isolante, rete metallica sia all’interno che all’esterno e intelaiatura di ferro che fa da nervatura a tutta la parete intonacata29. L’intera villetta è smontabile, dalle pareti agli arredi interni, ricavandone dei pezzi da poter stipare entro 2 container30.

5. La Villetta "volante" quasi completata.

28 L’ effetto Venturi è il principio secondo cui un fluido acquista velocità se passa attraverso una conduttura la cui sezione ad un certo punto si restringe, diminuendone quindi la pressione, e viene dimostrato attraverso l’equazione di continuità e l’equazione di Bernoulli. Ne è un esempio il tubo da giardino: se lo si strozza, il getto d’acqua sarà più potente e andrà più lontano. I.S.H.T.A.R., http://ishtar.df.unibo.it/mflu/html/venturi.html, marzo 1999, consultato 18 agosto 2017. 29 TILLI, registrazioni documentaristiche sulla casa, 22-23 marzo 1994. 30 F. RICCI (a cura di), Il sig. Annunzio e la casa mobile, articolo apparso su «Il Tirreno», p.9, 9 agosto 1994. 14

6. In alto: Meccanismo "a forbice" per sollevare la casa. Sopra: Struttura della casa ancorata al meccanismo di sollevamento.

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7. In alto a sinistra: Costruzione del meccanismo centrale che permetterà poi la Rotazione della struttura di 360°. Due foto in alto a destra Meccanismo centrale montato sul marchingegno e equipaggiato di travi che ospiteranno poi le zavorre laterali per permettere alla casa di sollevarsi. Sopra: Annunzio sulla struttura meccanica “a forbice” in posizione di chiusura, ovvero di sollevamento. A destra: Annunzio vicino alla centralina elettrica che controlla tutti i movimenti della struttura. 16

8. Sopra a sinistra: Argano centrale che aiuta durante la fase iniziale, più critica, di sollevamento e permette l’attivazione delle zavorre laterali. Foto in alto a destra e sopra a desta: Argano centrale fotografato dall’alto da due diverse angolazioni Sotto: Meccanismo completo, in posizione di “base”, dopo la manutenzione del 2012.

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9. A sinistra: Annunzio sopra la struttura sollevata, con il perimetro della casa in fase di costruzione. In alto a destra: La villetta in fase di costruzione. A destra: Foto del reticolato di ferro, strato della parete in muratura. 18

10. In alto: Abitazione in fase di costruzione. Sopra: Terrazzo primo piano in costruzione. A destra: Annunzio all’opera nel terrazzo.

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11. In alto: Interno dell’abitazione, realizzazione della scala che porta al piano superiore. Di fianco: Piano superiore, divisione delle stanze.

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12. Sopra: Divisione interna delle stanze del “piano terra”. Di lato: Mura esterne della casa in fase di montaggio.

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13. Di lato: La casa mobile in costruzione a Molino del Piano, dove originariamente era destinata. Sotto: Primo piano della gru che il sig. Lagomarsini si costruì prima di cominciare la realizzazione della villetta mobile. Qui ritratta mentre solleva una parete esterna del primo piano.

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14. A lato e sotto: La casa a Molino del Piano poggiante su binari, quasi terminata.

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15. Sopra: La casa portata in via Aurelia, nell’attuale collocazione, montata sul meccanismo di movimento. Di lato: La casa in via Aurelia ormai terminata e l’altra gru realizzata da Annunzio.

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16. La casa come si presenta adesso.

1.3 La casa finita e come è oggi Si accede all’interno della villetta tramite due rampe di scale, che diventano tre quando si trova alla sua massima altezza; è provvista di un piccolo ingresso, una camera matrimoniale con il letto in ferro battuto e pomi di ottone, fatto dallo stesso Annunzio, che ha curato anche tutti gli altri particolari dell’arredamento, come il parquet in tutte le camere eccetto nella cucina e nel bagno, una sala da pranzo e un terrazzino da cui si accede per mezzo della cucina. Una scala in legno porta al piano superiore dove si trova un salotto trasformabile in camera degli ospiti e un terrazzo panoramico coperto, utilizzabile anche come sala da pranzo esterna. Vi abitò per 13 anni, dal 1994 al 2007, poi a causa delle difficoltà motorie sopraggiunte alla sua veneranda età fu costretto a costruirsi una piccola dimora ai piedi dell’opera, ricavandola dall’officina in cui lavorava. Come tutte le opere, anche la casa ha bisogno di manutenzione, e nel settembre del 2012 il sig. Annunzio, assieme ad un aiutante, stava facendo un controllo dei pistoni idraulici; accidentalmente durante le manovre venne premuto un pulsante sbagliato che mise in moto uno dei motori. Si verificò uno scoppio dei pistoni e dei motori e a quel punto la casa cominciò a pendere da un lato; alla fine riuscì a togliere l’elettricità al meccanismo e con l’aiuto di una gru la riportò in posizione orizzontale, ma seguito di questa manovra sbagliata non è più in grado di alzarsi e attualmente la si trova in posizione di “riposo”. 25

17. Planimetria Pian terreno.

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18. Planimetria Primo piano. 27

Questione affatto marginale, è la vicenda amministrativa riguardante la regolamentazione della casa, la quale risulta piuttosto complessa: a fini legali e urbanistici, di fatto, l’opera è abusiva dal momento che non fu mai presentata alcuna pratica edilizia e risulta collocata in un’area dove vige il vincolo cimiteriale, in quanto zona di rispetto31; inoltre, la capacità di movimento sulle rotaie ove la dimora è poggiata rendono impossibile qualsiasi pratica di accatastamento32. Vi furono varie discussioni a livello comunale e contrasti all’interno dello stesso consiglio, ma il crescente interesse suscitato dall’opera, attirò l’attenzione dei media non solo nazionali, ma di tutto il mondo: orde di visitatori arrivarono a Castelnuovo Magra per poterla vedere di persona e la diatriba venne accantonata dall’amministrazione, da una parte perché vedeva in questa situazione un’ottima pubblicità per il paese, e dall’altra la questione più volte citata di come l’edificio non possedesse delle fondamenta, ma potesse muoversi a piacimento del suo inventore, la esonerava in qualche modo dalla classificazione di “bene immobile”33. Il sig. Annunzio afferma che l’unico modo per poterle dare un’identità sarebbe brevettarla, ma nonostante provò a realizzare assieme al figlio Armando, ingegnere meccanico, i disegni del progetto meccanico, abbandonò l’idea e tutt’ora non è stato ancora possibile regolamentarla.

31 Cfr. Piano Urbanistico Comunale (Legge regionale 4 settembre 1997, n.36), Comune di Castelnuovo Magra (SP), Norme di conformità e congruenza, Titolo VI – Vincoli e Tutela del Verde, art.13, co.1, §e). 32 Ai sensi dell'art.3 co.3 del decreto del Ministro delle Finanze del 2 Gennaio 1998, n°28, la casa mobile non è accatastabile al catasto edilizio Urbano, in quanto manufatto precario, privo di fondazione e non stabilmente infisso al suolo. 33 Ai sensi dell’art.812 del Codice Civile si individuano due tipologie di Beni Immobili: 1) beni immobili per natura: quei beni che non possono essere spostati normalmente da un luogo all'altro senza che venga alterata la loro struttura e destinazione. Tali sono secondo l'elencazione del codice «il suolo , le sorgenti , i corsi d'acqua , gli alberi , gli edifici e le altre costruzioni , tutto ciò che naturalmente o artificialmente è incorporato al suolo» (art. 812, co. 1 c.c.). 2) beni immobili per determinazione di legge: quei beni i quali, per se stessi, non sarebbero da considerare “immobili”, tuttavia tali sono reputati dalla legge: essi sono (art. 812, co. 2 c.c.) «i mulini , i bagni , e gli altri edifici galleggianti quando sono saldamente assicurati alla riva o all'alveo e sono destinati ad esserlo in modo permanente per la loro utilizzazione». L’individuazione dei Beni Mobili viene effettuata per esclusione, ovvero «sono beni mobili tutti gli altri beni» (art. 812, co. 3, c.c.). A loro volta, questi vengono distinti in due categorie: 1) beni mobili veri e propri che, per il trasferimento, non necessitano di forma scritta ad substantiam. 2) beni mobili registrati , ossia quei beni (art.815 C.C.) che sono iscritti in pubblici registri (beni di locomozione e trasporto come le navi, gli aeromobili, gli autoveicoli). 28

19. Visione posteriore della casa, inclinata a seguito della "manovra sbagliata".

1.4 Curiosità Esistono molte note interessanti che riguardano la villetta di Lagomarsini a partire dalla stessa costruzione che in origine non si trovava dove la vediamo attualmente: infatti nel 1987, quando cominciò la sua realizzazione, Annunzio possedeva un terreno nella frazione di Molino del Piano, sempre a Castelnuovo Magra, e lì aveva già predisposto un binario curvo, in modo da far percorrere alla casa anche un tratto non lineare come invece vediamo adesso nella sua attuale posizione. L’inventore però aveva da poco acquistato un appezzamento di terra vicino al cimitero dell’Angelo, poco distante dalla sua dimora in via Canale, e così decise di spostare la costruzione lì in modo da essere più vicino potervi lavorare e lasciare quindi l’altro terreno ai figli. Durante un’intervista afferma che questa casa, oltre che una sfida contro tutti e contro se stesso, è stata anche un po’ un riconoscimento nei confronti di sua moglie Emilia, poiché:

Nel corso degli anni ho costruito 12 case per noi. Ma, appena le finivo, si presentava qualcuno a chiedermi se gliele vendevo. A quel punto l’impresario edile prevaleva sul marito. Cedevo sempre. La più bella gliel’avevo tirata su a , con una spettacolare piscina a sbalzo lunga 18 metri, aggrappata alla montagna. Il colmo della vergogna l’ho toccato sulle colline di Langhirano, dove Emilia una domenica stava mettendo le tende in una villetta per le nostre vacanze appena spacchettata. Passa di lì un tizio: “Scusi, lei sa se ci sono alloggi in vendita da queste parti?”. E io: questo le potrebbe interessare? “Eccome! Ma è libero?”. No, ma glielo libero subito. Ho detto a mia moglie: chiudi la valigia, torniamo a Castelnuovo Magra34.

34 S. LORENZETTO (a cura di), La casa, vola, cammina e ruota su se stessa. Ecco come ho costretto il sole a seguirmi, articolo apparso su «Il Giornale», p.16, 15 maggio 2011. 29

Quando decise di andare in pensione aveva calcolato di aver messo da parte abbastanza soldi per campare con 5 milioni di lire al mese fino ad 80 anni e fece le prove con una bara vera per vedere se sarebbe passato dalla porta d’ingresso e dalla rampa di scale35. Particolarità della casa sono anche le ruote che le permettono di scorrere sui binari, le quali sono state ricavate dalla gru che acquistò nel 1957 per il suo lavoro di imprenditore edile36. Nel 2003 fu insignito della targa “E pur si muove” da Alberto Tognoni, allora sindaco del comune di Castelnuovo Magra, e dall’Amministrazione comunale per rendere omaggio alla sua genialità.

20. Annunzio Lagomarsini premiato con la targa "E pur si muove" dall'allora sindaco di Castelnuovo Magra, Alberto Tognoni.

Quest’opera straordinaria non è stata ancora replicata da nessuno dal momento che persona alcuna è in grado di capirne la struttura e il funzionamento meccanico: persino un docente di Ingegneria Meccanica dell’Università di Pisa, assieme a due laureandi venne fino a Castelnuovo per cercare di tradurre in un progetto quello che il sig. Annunzio era riuscito a mettere in opera, ma dopo un paio di giorni gli studenti gettarono la spugna37.

35 Ibidem. 36 TILLI, registrazioni documentaristiche sulla casa, 22-23 marzo 1994. 37 S. LORENZETTO (a cura di), La casa, vola, cammina e ruota su se stessa. [...], articolo apparso su «Il Giornale», cit. 30

CAPITOLO 2

L’ INVENTORE ANNUNZIO LAGOMARSINI

21. Lagomarsini e la sua "casa volante".

2.1 Vita Annunzio Lagomarsini nasce a Castelnuovo Magra, provincia di La Spezia, il 25 marzo 1932, terzogenito di Armando Lagomarsini e Ada Andreani. Dopo aver ottenuto la licenza media presso il collegio di Soliera, si diploma come motorista navale presso l’istituto E.N.M. di Marina di Carrara per imbarcarsi subito dopo un anno, a soli 16 anni, sul mercantile Micaela della Soarma di Genova, navigando in particolare nell’Atlantico tra nord e sud America; dopo l’interruzione per il servizio militare di leva, durante il quale si imbarcò nel sottomarino Vortice, rimanendo in immersione anche per 30 giorni, riprende a navigare fino a raggiungere il grado di ufficiale di macchina. Il 15 agosto del 1955 mentre si trovava a navigare dall’America in rotta verso la Spagna con il compito di consegnare delle macchine che sarebbero servite per costruire dei campi d’aviazione per la NATO, la nave venne investita dal ciclone Diana, riportando gravi danni e così fu costretto, assieme al resto dell’equipaggio sopravvissuto, a rimanere diversi mesi alle Bermuda per effettuare le dovute riparazioni. Tornato a casa, decide di cambiare equipaggio e salire sul Clarus, una chiatta petrolifera che navigava per la Manica e la Svezia. 31

A seguito di questi anni trascorsi in mare, si dimette dal servizio e con i guadagni realizzati entra nella “Società edile dei fratelli Lagomarsini”, prima come autotrasportatore e poi come manovale, sposandosi nel frattempo con Emilia Azzarini. Le favorevoli condizioni del dopoguerra, ma soprattutto la serietà e l'efficienza della Ditta, consentono a questa

22. Annunzio nel sottomarino Vortice - 1952 di realizzare molte opere in un'ampia zona fra Castelnuovo e S. Stefano Magra. Alla fine degli anni '60 la società viene sciolta e Annunzio si mette in proprio. Nel 1968 subisce un grave incidente sul lavoro connesso con l'esplosione di una caldaia che gli procura profonde ustioni sul corpo rendendolo inoperoso per vari mesi. Dopo il periodo di cura e convalescenza, riprende l'attività lavorativa pur essendogli riconosciuta un'invalidità del 85%, e soltanto nel 1978, fatti i dovuti conti, abbandona ogni attività imprenditoriale, decidendo di andare in pensione anticipatamente per dedicarsi a vita privata, in particolare alle sue invenzioni che lo hanno tenuto occupato fino a pochi anni fa, quando per problemi di salute fu costretto ad interrompere il suo lavoro. Annunzio, dotato di felici intuizioni nel campo meccanico e nella fisica applicata, merita a buon diritto il titolo di prosecutore di quelle capacità di inventiva già riscontrate nel padre Armando e ancor prima nel nonno Pinetto, raggiungendo livelli ancor più ampi e complessi. Già a 11 anni aveva costruito con i fratelli, pur essi molto giovani, un motoscafo in legno perfettamente funzionante fino a qualche anno fa. Durante il suo lavoro nell'impresa famigliare mette a punto un attrezzo (sul proprio camion), capace di movimentare, col solo aiuto di una persona, le 23. Annunzio ufficiale di macchina - 1955 pesanti ed ingombranti “canale” in cemento per l'irrigazione collegata al Canale Lunense. Questa ed altre invenzioni, di grande rendimento sul lavoro, consentono all'impresa di abbassare le offerte d'asta in occasione di molti appalti, e quindi di allargare notevolmente l'attività e i guadagni. Così avviene in occasione dell'allestimento di certi

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capannoni con intelaiatura in ferro della società Dalmine, commissionati dalla Ceramica Vaccari e che viene effettuato con attrezzature meccaniche rudimentali messe a punto da lui stesso1. Non gradisce essere chiamato “genio”, ma preferisce piuttosto definirsi un buon assemblatore, fantasioso e intraprendente2.

2.2 Altre invenzioni Sebbene la casa mobile sia la sua invenzione più conosciuta, non fu la sola opera che scaturì dalla sua fervida immaginazione; realizzandole in solitario, presero vita diverse attrezzature innovative, alcune anche utilizzate durante la sua attività di impresario edile, come ad esempio due torri dotate di vele in acciaio inox, simili a quelle del porto di Genova, con un complicato sistema di rotori che catturano l’energia del vento e la immagazzinano sotto forma di aria compressa, create molto prima che venissero inventate le pale eoliche3; per appagare il suo animo sensibile, una giostra formata da 160 storni meccanici che svolazzano, planano, becchettano nel prato come fossero reali, «uno stormo di uccelli finti che mi dava allegria, adesso è da un po’ che non lo metto in funzione perché qui in giardino vengono a trovarmi alle 13 in punto centinaia di tortore dal collare, mi costano 20 euro a settimana di granaglie»4. Altra opera sensazionale è un robot realizzato a sua immagine e somiglianza, ritraendosi allo specchio con la tecnica del Caravaggio o del Parmigianino, che grazie a dei minuscoli motori si anima: gli occhi verdi si accendono, il braccio sinistro si alza e con le due dita prende il cappello e se lo toglie dalla testa in segno di saluto, mentre con l’altra offre dolciumi alle signore, dando però un’inaspettata prova di virilità quando le incaute ospiti accettano il bonbon; possiede inoltre una radio nella pancia e il tutto è comandato da un piccolo telecomando sempre da lui prodotto. Ama lavorare l’acciaio inox a freddo, sebbene lui stesso ammetta la difficoltà che porta il martellare e l’attaccare pezzo per pezzo senza l’utilizzo della fiamma ossidrica, infatti per realizzare la testa del suo sosia impiegò 3-4 mesi5. Alcuni dei congegni che realizzò non furono finalizzati solamente al soddisfacimento personale, ma ne beneficiò anche l’intera comunità castelnovese: infatti lanciò nell’estate del 2008 una macchina “pulisci mitili” e all’avvicinarsi del natale mise a punto un apparecchio che incide e cuoce le

1 Castelnuovo Magra Memorie, http://www.castelnuovomemorie.com/lagomarsini.php, consultato 20 agosto 2017. 2 M. MERLUZZI (a cura di), The house that flies, articolo apparso su «VOGUE CASA» n.27, p.180, aprile 2007. 3 S. LORENZETTO (a cura di), La casa, vola, cammina e ruota su se stessa. Ecco come ho costretto il sole a seguirmi, articolo apparso su «Il Giornale», p.16, 15 maggio 2011. 4 Ibidem. 5 T. V. ROSATI (a cura di), Dall’alto della mia casa non smetto mai di… inventare, articolo apparso su «Cronaca Vera» n.1905, pp 38-39, 11 marzo 2009. 33

castagne, tutto in acciaio, nominato dallo stesso inventore “La mondina del Lago”, in grado di cuocerne 80 chili in un’ora; venne invitato a fiere e mercati del paese e dintorni per la gioia dei visitatori, «senza compenso, ma solo per la soddisfazione di dimostrare le mie invenzioni»1. Non ha mai voluto brevettare o vendere nessuna delle sue creazioni perché «Tutto quello che ho costruito l’ho costruito per me2». L’ultima invenzione che purtroppo per motivi di salute del sig. Lagomarsini rimase incompiuta riguardava un forno rotante nel quale, secondo il suo progetto mentale, si sarebbero potuti cuocere fino a 400 panigacci3 l’ora inserendo semplicemente la pastella4.

24. Vele per l'aria compressa

1 M. MERLUZZI (a cura di), Professione? Pensionato inventore, articolo estratto da «La Nazione» , p.XII, 23 dicembre 2008. 2 “La mia casa accontenta tutti: ruota e si solleva” parola di Annunzio Lagomarsini, http://www.cittadellaspezia.com/Val-di-Magra-Val-di-Vara/Cultura-e-Spettacolo/-La-mia-casa-accontenta-tutti-ruota-e- 50299.aspx, 13 settembre 2009 – 09:00, consultato 20 agosto 2017. 3 Il PANIGACCIO DI PODENZANA, o più semplicemente panigaccio, è uno dei prodotti tipici della Lunigiana, un tipo di pane rotondo, non lievitato, che si prepara amalgamando la farina di grano con sale e acqua, fino a ottenere un impasto denso, che viene quindi messo in testi di terracotta, impilati gli uni sugli altri e fatti arroventare. Si consuma ancora caldo, accompagnato da salumi e formaggi, pesto, sugo di funghi, marmellata, nutella o condito con olio extravergine di oliva e formaggio grattugiato [N.d.R.]. 4 “La mia casa accontenta tutti […], cit. 34

25. Sopra: Annunzio con il suo sosia robotico in azione. Sopra a destra: Il robot meccanico A lato: Fotografia dell’automa a mezzo busto.

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26. A sinistra e sotto: Macchina per tagliare e cuocere le caldarroste. Sopra: Foto apparsa in un articolo di giornale nel quale è mostrato Annunzio vicino alla sua invenzione per le castagne.

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2.3 Apparizioni su riviste e TV La casa volante suscitò l’interesse di quotidiani nazionali, riviste di architettura e di tantissime emittenti televisive e non solo italiane, che vennero a riprenderla in ogni suo movimento. Lagomarsini fu più volte ospite in trasmissioni televisive Rai presso “Rai 1 Mattina”, su Rai 2 a “Piazza Grande”, intervistato da Fabrizio Frizzi e da Giancarlo Magalli e sempre su Rai 2 anche a “In Famiglia” portando a conoscere a tutta Italia il suo ingegno, non solo facendo dimostrazioni tramite il modellino, ma anche presentando le altre sue invenzioni. La notizia di questa straordinaria costruzione, dopo il reportage mandato in onda da Tele Monte Carlo e il servizio a cura di Ugo Gregoretti apparso sul suo “Sottotraccia”1, toccò anche gli altri continenti e con entusiasmo dal Giappone arrivarono nel settembre del 1994 tecnici e giornalisti della Nippon Television (una sorta di Fininvest del Sol Levante) incaricati di effettuare delle riprese per lo spettacolo «Show by-Shobai2» («I lavori insoliti»)3, mentre dagli Stati Uniti giunse Joseph Holtzman in persona, editore e direttore del periodico «Nest», rivista statunitense di riferimento per quanto concerne l’architettura e l’arredamento, che dedicò alla casa-mobile un servizio accurato e ben documentato nonché la copertina dello stesso giornale, affidando al fotografo sarzanese Massimo Angei il compito di catturarne ed esaltarne ogni minimo particolare4. Infine nel 2009 gli venne dedicato anche un documentario di 25 minuti circa da TSI – televisione Svizzera – a cura di Mirto Storti. Fino a tre anni fa le televisioni e i giornalisti hanno continuato per molto tempo a chiamare casa Lagomarsini, interessati a produrre ancora articoli e interviste riguardo la straordinaria opera, ma a causa della malattia che ha colpito Annunzio, Emilia fu costretta a chiedere di non essere più disturbati.

1 Cfr. Piace ai giapponesi la casa su rotaia, estratto da «Il Secolo XIX» Sarzana/Val di Magra, p. 16, 17 settembre 2017. 2 Show by-Shobai è una miscela di documentari e quiz televisivi trasmesso su NTV dal 1988 al 1996 al quale partecipavano, in qualità di concorrenti, 8 personaggi legati al mondo dello spettacolo, dello sport e della televisione. Questo show venne preso come format per la creazione del programma televisivo italiano «Il Quizzone», andato in onda su Canale 5 dal 1994 al 1997. https://it.wikipedia.org/wiki/Il_Quizzone, ultimo aggiornamento 17 agosto 2017 – 10:53, consultato 22 agosto 2017. 3 F. RICCI, La casa mobile a Nippon TV, articolo de «Il Tirreno», p.15, 17 settembre 1994. 4 M. MERLUZZI, La casa mobile entusiasma gli Usa e finisce in copertina su «Nest», articolo estratto da «La Nazione» SARZANA, p.XII, 21 settembre 2003. 37

CONCLUSIONI

Oggi Annunzio ha ottantasei anni; sono passati già quattro anni dall’intervento che gli ha permesso di essere ancora qui e raccontare la sua impresa, benché le previsioni dei medici al tempo furono poco rassicuranti. Ha difficoltà motorie e spesso mentre parla perde il filo del discorso, ma non ha comunque smarrito il suo straordinario senso dell’umorismo che lo contraddistingue e che lo rende simpatico e geniale. Purtroppo in questi ultimi anni si è ritrovato molto spesso a pensare di demolire la sua opera poiché non è più in grado di salirvi e d’altra parte gli stessi figli non sono interessati ad averla; la casa è praticamente abbandonata, ma Emilia continua comunque a prendersene cura. All’interno è sempre amabilmente arredata, tanto da far credere che sia ancora abitata benché oramai non sia più utilizzata da nessuno. Quale sarà il futuro di questa casa? Sarà demolita essendo abuso edilizio, o sarà donata al comune? Il sig. Lagomarsini vorrebbe cedere alla sua morte il terreno, e di conseguenza la dimora, al comune di Castelnuovo Magra, il quale con molta probabilità la smantellerebbe, ma auspicherei che la stessa amministrazione comunale si interessasse a valorizzare in qualche modo l’opera, la monumentalizzasse, o magari la destinasse a sede museale per le opere realizzate dal suo creatore, o più in generale, archivio storico del piccolo paese ligure; inoltre, se dovesse diventare di proprietà pubblica, in futuro si potrebbe avviare la pratica di “verifica dell’interesse culturale” attuata dagli organi del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e disporre la “casa volante” sotto la tutela delle leggi che regolamentano i Beni Culturali, ma ciò sarà possibile solamente dopo cinquant’anni dalla realizzazione e a seguito della scomparsa del suo autore1.

1 Cfr. art.10 c. 5; art.12 cc.1-10 e art.13-14 del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio, DL 22 gennaio 2004, n.42. 38

INDICE FIGURE

La maggior parte delle fotografie provengono dagli album fotografici del sig. Annunzio Lagomarsini e della moglie Emilia Azzarini, salvo diversa dicitura.

Figura 1: La casa in posizione "base", 5 marzo 2011, Castelnuovo Magra (SP), p.9. Figura 2: Prototipo in legno realizzato da Annunzio, anni ’90, Castelnuovo Magra (SP), p.10. Figura 3: Sollevamento dei binari per permettere il camminamento della casa: le zavorre laterali agganciate ai binari, nel momento in cui la casa è abbassata, li sollevano e tramite rotazione su se stessa, i binari vengono spostati davanti; la casa viene fatta scorrere su di essi lasciando libero un altro troncone di binario. Mediante la stessa operazione precedente, i binari liberi sono portati in avanti, creando così un camminamento continuo, 5 marzo 2011, Castelnuovo Magra (SP), p.12. Figura 4: Fabbricato in costruzione a Molino del Piano, Castelnuovo Magra (SP), Polaroid®9, 1986, località Molino del Piano, Castelnuovo Magra (SP), p.13. Figura 5: La Villetta "volante" quasi completata, anni ’90, Castelnuovo Magra (SP), p.14. Figura 6: Meccanismo "a forbice" per sollevare la casa, anni ’90, Castelnuovo Magra (SP); Struttura della casa ancorata al meccanismo di sollevamento, anni ’90, Castelnuovo Magra (SP), p.15. Figura 7: Costruzione del meccanismo centrale che permetterà poi la Rotazione della struttura di 360°, Polaroid®5, 1988, località Molino del Piano, Castelnuovo Magra (SP); Meccanismo centrale montato sul marchingegno e equipaggiato di travi che ospiteranno poi le zavorre laterali per permettere alla casa di sollevarsi, anni ’90, Castelnuovo Magra (SP); Annunzio sulla struttura meccanica “a forbice” in posizione di chiusura, ovvero di sollevamento, anni ’90, Castelnuovo Magra (SP); Annunzio vicino alla centralina elettrica che controlla tutti i movimenti della struttura, anni ’90, Castelnuovo Magra (SP), p.16. Figura 8: Argano centrale che aiuta durante la fase iniziale, più critica, di sollevamento e permette l’attivazione delle zavorre laterali, 5 marzo 2011; Argano centrale fotografato dall’alto da due diverse angolazioni, anni ’90, Castelnuovo Magra (SP); Meccanismo completo, in posizione di “base”, dopo la manutenzione del 2012, Foto di Greta Petacco, 26 luglio 2017, Castelnuovo Magra (SP), p.17. Figura 9: Annunzio sopra la struttura sollevata, con il perimetro della casa in fase di costruzione, anni ’90, Castelnuovo Magra (SP); La villetta in fase di costruzione, Polaroid®9, 1988, località Molino del Piano; Foto del reticolato di ferro, strato della parete in muratura, Polaroid®9, 1988, località Molino del Piano, Castelnuovo Magra (SP), p.18. Figura 10: Abitazione in fase di costruzione, Polaroid®9, 1988, località Molino del Piano, Castelnuovo Magra (SP); Terrazzo primo piano in costruzione, Polaroid®4, 1988, località Molino del Piano, Castelnuovo Magra (SP); Annunzio all’opera nel terrazzo, Polaroid®4, 1988, località Molino del Piano, Castelnuovo Magra (SP), p.19. Figura 11: Interno dell’abitazione, realizzazione della scala che porta al piano superiore, Polaroid®4, 1988, Molino del Piano, Castelnuovo Magra (SP); Piano superiore, divisione delle stanze, Polaroid®4, 1988, Molino del Piano, Castelnuovo Magra (SP), p.20.

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Figura 12: Divisione interna delle stanze del “piano terra”, Polaroid®4, 1986, località Molino del Piano, Castelnuovo Magra (SP); Mura esterne della casa in fase di montaggio, Polaroid®4, 1988, località Molino del Piano, Castelnuovo Magra (SP), p.21. Figura 13: La casa mobile in costruzione a Molino del Piano, dove originariamente era destinata, Polaroid®4, 1988, località Molino del Piano, Castelnuovo Magra (SP); Primo piano della gru che il sig. Lagomarsini si costruì prima di cominciare la realizzazione della villetta mobile. Qui ritratta mentre solleva una parete esterna del primo piano, Polaroid®4, 1988, località Molino del Piano, Castelnuovo Magra (SP), p.22. Figura 14: La casa a Molino del Piano poggiante su binari, quasi terminata, Polaroid®4, 1988, località Molino del Piano, Castelnuovo Magra (SP), p.23. Figura 15: La casa portata in via Aurelia, nell’attuale collocazione, montata sul meccanismo di movimento, Polaroid®3, 1988, Castelnuovo Magra (SP); La casa in via Aurelia ormai terminata e l’altra gru realizzata da Annunzio, febbraio 1994, Castelnuovo Magra (SP), p.24. Figura 16: La casa come si presenta adesso, Foto di Greta Petacco, 26 luglio 2017, Castelnuovo Magra (SP), p.25. Figura 17: Planimetria Pian terreno, planimetria realizzata da Greta Petacco con “Floor Planner” https://it.floorplanner.com/projects/50178988-casa-volante-lagomarsini/editor, 7 settembre 2017; Fotografie degli ambienti interni di Greta Petacco, 7 settembre 2017, Castelnuovo Magra (SP), p. Figura 18: Planimetria Primo piano, planimetria realizzata da Greta Petacco con “Floor Planner” https://it.floorplanner.com/projects/50178988-casa-volante-lagomarsini/editor, 7 settembre 2017; Fotografie degli ambienti interni di Greta Petacco, 7 settembre 2017, Castelnuovo Magra (SP), pp.26-27. Figura 19: Visione posteriore della casa, inclinata a seguito della "manovra sbagliata", foto di Greta Petacco, 14 settembre 2012, Castelnuovo Magra (SP), p.28. Figura 20: Annunzio Lagomarsini premiato con la targa "E pur si muove" dall'allora sindaco di Castelnuovo Magra, Alberto Tognoni, 5 giugno 2003, Castelnuovo Magra (SP), p.29. Figura 21: Lagomarsini e la sua "casa volante, foto di Maurizio Doni, «il Giornale», p .16, 12 maggio 2011, Castelnuovo Magra (SP), p.31. Figura 22: Annunzio nel sottomarino Vortice – 1952, anno 1952, p.32. Figura 23: Annunzio ufficiale di macchina – 1955, anno 1955, p.32. Figura 24: Vele per l’aria compressa, 5 giugno 2003, Castelnuovo Magra (SP), p.34. Figura 25: Annunzio con il suo sosia robotico in azione, 5 giugno 2003, Castelnuovo Magra (SP); Il robot meccanico, 5 giugno 2003, Castelnuovo Magra (SP); Fotografia dell’automa a mezzo busto, foto di Greta Petacco, 26 luglio 2017, Castelnuovo Magra (SP), p.35. Figura 26: Macchina per tagliare e cuocere le caldarroste, 17 luglio 2007, Castelnuovo Magra (SP); Foto di Annunzio con la sua invenzione, Massimo Merluzzi, «La Nazione», Sarzana, p.XII, 23 dicembre 2008, p.36.

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FONTI E BIBLIOGRAFIE

BIBLIOGRAFIA

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ARTICOLI

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SITOGRAFIA

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DOCUMENTARI

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