La 250 GT “Breadvan” (una 250 SWB trasformata da ) fu la sensazionale risposta di Volpi al diniego di di vendergli le sue vetture. Lo stemma della Casa, disegnato nel 1964 da Gianni Bulgari. Automobili Serenissima I dieci anni di attività automobilistica del conte Giovanni Volpi di Misurata, tra passione, competizione e realismo.

di Giuliano Silli

vent’anni corrispondenti al pe- Sud” di Mimmo Dei; la “Ital France” disponibilità economiche, non di- la bandiera della squadra. Ma il riodo 1946 – 1966 furono l’epo- di Gastone Crepaldi avrebbe fatto sgiunte da una buona conoscenza Cupido automobilistico stava per Ica d’oro per coloro che, volendo partecipare i piloti sulle piccole dell’ambiente in cui si sarebbe “ac- scagliare la sua “freccia cambia- mettersi alla prova con i piloti pro- Panhard, ma la volontà di rag- casato”, nel gennaio del 1960 deci- destini”, non senza prima aver pre- fessionisti, partecipavano, con la giungere l’assoluto imponeva l’u- se di mettere alla prova la propria parato appositamente il terreno, propria macchina e con il necessa- tilizzo delle vetture più potenti, a passione costituendo la Scuderia, che si sarebbe rivelato consistere rio per poter a rontare le spese, cominciare dalle Ferrari. Ed è pro- il nome della quale non poteva alle competizioni valide per i cam- prio con l’acquisto di queste vet- che essere un omaggio alla sua pionati u ciali allora in vigore. ture che Giovanni Volpi, conte di città: Venezia. Nei primi 12 – 15 Contro le case automobilistiche Misurata, iniziò la sua avventura di mesi di attività si dedicò alle vet- 1962, Volpi e Billi ai tempi dell'ATS. che correvano “per loro stesse”, titolare di scuderia: la Scuderia Se- ture Sport e Gran Turismo, soprat- con proprie macchine e con i pro- renissima. Il discendente diretto tutto con le GT; succes- pri piloti, c’erano le “scuderie”, en- di Giuseppe Volpi (1877-1947), sivamente, dalla primavera del tità oggi improponibili, dati gli uno dei più facoltosi personaggi 1961, portò i suoi colori anche in esorbitanti costi di esercizio, ma dei primi decenni del secolo scor- Formula Uno, sempre tramite l’ac- che negli anni immediatamente so (l’attribuzione nobiliare gli ven- quisto di vetture diverse: Cooper, successivi al termine della Secon- ne data per aver contribuito agli Lotus, Porsche, etc. Nell’insieme, da guerra mondiale erano un accordi che portarono al trattato le soddisfazioni non mancavano, obiettivo non di cilissimo da rag- di Ouchy del 1912 che pose  ne anche perché le persone che ave- giungere per i gentlemen drivers e, alla guerra italo-turca successiva va scelto, a cominciare dalla “stori- tutto sommato, a atto insosteni- alla conquista della Libia, essen- ca” prima donna ad assumere l’in- bili per i relativi proprietari, alme- done poi stato governatore dal carico di direttore sportivo, Maria no  ntantoché i costi di gestione 1921 al 1925; Misurata è, difatti, Luisa Zambrini, per proseguire lo avrebbero permesso. Tra le più una città libica), è stato sin dall’in- con piloti come Abate, Davis, Scar- famose, ricordiamo il “Gruppo In- fanzia un appassionato di auto- latti, Trintignant, Vaccarella, riusci- ter” di Bruno Sterzi o la “Centro mobilismo, e grazie alle proprie vano a tenere onorevolmente alta 14 - N. 7 - 2019 tenuto l’uso del termine “Serenis- sima” addirittura per caratterizzar- ne la ragione sociale, con il con- senso degli altri soci, lascia pochi dubbi sul “peso” dei medesimi, tecnicamente poco preparati nel sostenere le evoluzioni di una fu- tura stagione sportiva che, se ne- gativa, avrebbe inevitabilmente coinvolto anche le loro nanze. L’adesione di Volpi alla nuova so- cietà signi cò così il dover cam- biare nome alla sua scuderia, che da allora si chiamò “Scuderia SSS Repubblica di Venezia”; essa scen- derà in pista nella tarda primavera del 1962, con la garanzia del Con- te di mantenere gli impegni spor- tivi e non, soprattutto in F.1, no alla ne dell’anno: difatti, l’ultima uscita avverrà al GP d’Italia. Ricor- diamo che la Scuderia di Volpi nul- la avrà a che fare con le vicende della nuova Casa bolognese. In quest’ultima, nel tardo autunno del ’62 vengono alla luce le in- compatibilità fra alcuni personag- gi: Chiti sovrasta Bizzarrini, che se ne va; Volpi capisce che i suoi pro- grammi divergono da quelli degli altri due soci, e se ne va. A ne no- vembre del 1962 egli cede il suo 20% ai restanti soci ed esce por-

Sopra. Dicembre 1964: la 308V alla sua Dall'alto. prima uscita. Notare il passo lungo, il La prima 308 “Spyder”. La carrozzeria, frontale spiovente senza presa d’aria e opera di Fantuzzi, è simile alle l’abbozzo di un nestrino posteriore, barchette Ferrari dell’epoca. come la Lola GT Mk6. La 358 GT “Jet” (Fantuzzi, 1966), qui Lo studio aerodinamico della 308V nella presumibile con gurazione sfrutta al meglio la “coda tronca” di “Stradale”. Rispetto alla 308V, il passo Kamm. I fanalini posteriori sono quelli viene accorciato e il frontale assume la della Maserati 3500 GT. caratteristica “bocca sdoppiata”.

Il classico V8 di Massimino denota, oltre ai 4 carburatori Weber doppio corpo, le due candele per cilindro.

La “Jet” al giorno d’oggi. Il restauro ha conservato le prese d’aria supplementari, mentre sono nella disponibilità di otto tecnici scomparsi i “ba ”- paraurti anteriori. di Enzo Ferrari, dimissionari da - ne ottobre 1961. Alcuni di loro ri- tornarono sui propri passi, ma personaggi come , , Romolo Tavoni, Girolamo Gardini, non tornarono indietro, ma si diedero da fare per convincere gli ambienti industriali che ruotavano attorno all’area to- sco-emiliana a nanziare il pro- getto di una nuova casa costruttri- ce di vetture sportive. Immagi- nando che Chiti avesse convinto il suo conterraneo Giorgio Billi, che Gardini (ex commerciale Ferrari) avesse convinto il suo buon clien- te Volpi, e che il boliviano Patino sia stato attirato avendo utato un buon a are, fatto sta che nel capoluogo emiliano nasce, nel febbraio del 1962, la “Automobili Serenissima Bologna S.p.a.”. Il fatto che Giovanni Volpi, pur essendo socio di minoranza della nuova entità (20% delle azioni), abbia ot- N. 7 - 2019 - 15 tandosi via il nome “Serenissima”, col patto di non riutilizzo no al settembre del 1963. La Casa di Pontecchio Marconi cambia de- nominazione e diventa “A.T.S. – Automobili Turismo e Sport” pro- seguendo nella sua attività che, con Chiti alla direzione tecnica, viene primariamente indirizzata alla produzione della vettura di Formula Uno e, in un ruolo subal- terno, alla produzione di vetture Gran Turismo. Da questo momento, i destini dell’ATS e di Volpi si separano de - nitivamente. Nel 1963 Giovanni Volpi fa correre qualche macchina saltuariamente, a titolo personale; a dicembre la Scuderia SSS Re- pubblica di Venezia viene de niti- vamente sciolta. Alla ne dell’an- no, però, grazie all’esperienza ac- quisita con la Scuderia e a quella, da non ripetere in tali modalità, La “Torpedo Spyder” 3,5 litri in azione alla 24 Ore di Le Mans del 1966. Per non disturbare l’aerodinamica della ancata, Fantuzzi ha con la Casa bolognese, Volpi ma- inserito le prese d’aria sul roll-bar. tura una decisione: la costruzione di una “sua” automobile. Che ov- viamente chiamerà “Serenissima”. Fu Girolamo Gardini a esortare il Conte nel perseguire quest’idea, suggerendogli, inoltre, di costrui- re una vettura completamente nuova, e non, come stava già ac- cadendo (vedi Iso Rivolta), sempli- cemente assemblando un telaio con un motore americano. Indicò anche il progettista: Alberto Mas- simino, forse un po’ anziano (nato nel 1895), ma con un prestigioso passato progettuale in Alfa Ro- meo (fu nel gruppo che progettò l’Alfetta del 1937-38), con Ferrari (suo il motore della Auto Avio Co- struzioni 815) e in Maserati (colla- borando al 6 cilindri del dopo- guerra). L‘idea prese subito corpo: Massimino progettò un V8 di 90 gradi con doppio albero a camme per bancata di 2996 cm3 con dop- pia accensione e quattro carbura- tori Weber doppio corpo; il telaio era tubolare e la carrozzeria, che si dice essere stata disegnata da Francesco Salomone (ex Pininfari- na), in alluminio, fu realizzata dalla

Una versione intermedia dell’Agena, con i fari quadrati e l’alettone posteriore, poi eliminato.

Salone di Torino 1968: presentazione della Serenissima Ghia GT. Il corpo vettura, disegnato da Tjaarda, è armoniosamente elegante e pulito. Dietro s’intravede la Bizzarrini Manta, opera prima Il prototipo della “Jungla” è rimasto tale, essendo la vettura in seguito “scomparsa”. della Italdesign di Giugiaro. 16 - N. 7 - 2019 “Spyder” ad a rontare le prime gare, nel 1965, come ad esempio la corsa in salita di Chamrousse nella quale la macchina fu guidata da Willy Mairesse. Nel frattempo, la 308V venne trasformata in 358V “Jet”, col motore di 3,5 litri e la car- rozzeria riveduta da Fantuzzi; fu provata a Le Mans nell’aprile del ’66, ma non partecipò, due mesi dopo, alla gara. Vi partecipò la se- conda Spyder, quella col 3,5 litri e con carrozzeria anch’essa modi - cata da Fantuzzi assieme ad un “tocco di classe” di Giugiaro (le fe- ritoie/prese d’aria nei  anchi po- steriori e nel pannello porta-tar- ga): col numero di gara 24, era pi- lotata da Jean-Claude Sauer e da Jean de Montemart. Si ritirò dopo cinque ore per noie al cambio, anch’esso progettato da Massimi- no. Nel 1967, l’ingegnere entrò in di- Formigine, nei pressi della sede della Serenissima. In primo piano la Ghia GT; dietro, la Agena. A destra, il “Transit” dell’O cina. saccordo con Volpi a proposito di

Gran Sport di Modena. Ci volle meno di un anno per vedere la vettura in prova, denominata 308V, all’aerautodromo di Mode- na nel dicembre del 1964, grazie all’ ‘aggancio” che Volpi aveva con le O cine Galileo di Firenze, per i particolari meccanici di precisio- ne, alla Sasamotors dello stesso Gardini e Mario Camellini (primo dealer Ferrari a Modena), nonché all’abilità meccanica di Gianni Die- na e di Aldo Silingardi, due “ex Fer- rari” che assemblarono le parti meccaniche progettate da Massi- mino. I 307 cavalli ottenuti parve- ro incrementabili, e così venne quasi subito aumentata la cilin- drata a 3471 cm3, ma la potenza ri- mase più o meno la stessa. Poco importava: per espressa volontà di Volpi, il motore non era da con- siderarsi pensato per le corse, ma per un utilizzo stradale. Cionondimeno, fu la versione Serenissima Ghia GT. Il rosso (in due tonalità) rende la vettura piú aggressiva, accentuandone la sportività.

Il gruppo motore-cambio della “Ghia GT”. Le caratteristiche tecniche erano quelle del 3,5 litri Formigine. Il telaio scatolato della Serenissima-McLaren. precedente, salvo le teste con tre valvole per cilindro. N. 7 - 2019 - 17 alcune soluzioni tecniche, certa- mente migliorative, ma che avreb- bero richiesto molta sperimenta- zione per metterle in pratica: in breve, Massimino chiuse il rappor- to, e al posto suo subentrò Alf Francis, inglese di origine polacca, ma più famoso per il contributo meccanico manuale dato a Stir- ling Moss. Forse anche a causa di tale sostituzione, e certamente per gli aumentati costi di parteci- pazione alle gare, venne ripreso l’obiettivo originario della Sere- nissima: la costruzione in piccola serie di vetture sportive GT com- pletamente originali. Il primo pro- totipo fu la Jungla (1966), dalla carrozzeria disegnata dal francese Bernard Quentin; seguì l’Agena (1967), col motore 358 di Massimi- no montato posteriormente e con una piacevole carrozzeria, a cui sembra non sia estraneo Tom Serenissima-McLaren (1968). La prima versione del prototipo con telaio McLaren e motore a tre valvole per cilindro ebbe questa Tjaarda, che nel corso del tempo carrozzeria, con portiere apribili ad ala di gabbiano. subì lievi cambiamenti ai fari e alla coda. Venne in ne la Serenissima Ghia GT (Tjaarda, 1968), un ottimo esempio di pulizia e semplicità di linee, con la caratteristica vetratu- ra a piena ampiezza dei nestrini posteriori già vista nella “Thor” e nella “Simun” di Giugiaro. La vettura fu inizialmente equi- paggiata col V8 3,5 litri di Massimi- no che, grazie a Francis e al meno citato Franco Lambertini, ebbe una nuova testata comprendente tre valvole per cilindro (due di am- missione e una di scarico). Questo nuovo motore venne an- che montato sull’ultima vettura costruita dalla Serenissima “motu proprio”: il prototipo Can Am “Avional” del 1969, ancora un’au- tomobile da corsa ma basata su un telaio McLaren; pilota-costrut- tore col quale Volpi mantenne sempre buoni rapporti, iniziati tre anni prima, quando Bruce McLa- In occasione di “Retromobile”, a Parigi, Giovanni Volpi metteva all’asta le sue tre vetture: l’Agena, in primo piano, la Ghia GT (dietro) e la Torpedo Spyder del ’66, a destra. ren utilizzò un motore Serenissi- ma 308V per la sua monoposto M2B di Formula Uno. Con quella macchina guadagnò uno dei tre punti iridati della stagione 1966, arrivando sesto al gran premio d’Inghilterra, prima e dopo aver corso con i motori Ford, all’epoca ancora poco performanti, sebbe- ne già nelle mire dei team della massima formula. Questo fu uno dei motivi che spin- se Giovanni Volpi a chiudere l’a- zienda: l’entrata in gioco del gi- gante industriale americano avrebbe a poco a poco spazzato via i piccoli costruttori “tuttofare”. I tempi stavano rapidamente cam- biando e il conte Volpi, rendendo- sene saggiamente conto, nel 1970 pose ne alla sua Serenissima av- ventura automobilistica. 

Serenissima-McLaren “Avional” (1969). Detta anche “Can Am”, fu l’ultima vettura prodotta dalla Casa del conte Volpi. Dietro, Alf Francis (occhiali scuri) e l’immancabile Transit aziendale. 18 - N. 7 - 2019 Vendere e acquistare veicoli storici è facile: gli abbonati a epocAuto pubblicano gratis gli annunci con foto sul giornale e sul sito

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