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I TEATINI A TORINO

I. - A Torino con il P. Guarino Guarini ()

Non so con precisione chi sia stato lultimo teatino che chiuse la casa e chiesa di S. Lorenzo di Torino, dove i figli del Thiene ave- vano abitato per quasi due secoli, dal lontano 1634 in cui, essendo arcivescovo mons. Antonio Provana e duca Vittorio Amedeo di Savoia, vi si erano domiciliati. Certo dovette essere una giornata molto triste, come dovettero esserlo per tante altre famiglie religiose le giornate che seguirono allinvasione napoleonica. E, oggi, è raro il caso che un teatino si spinga fino alla capitale del Piemonte e vi soggiorni, anche solo di passaggio, come ha avuto occasione di farlo chi scrive. Eppure i teatini sono ancora vivi nel ricordo dei buoni torinesi, specie del clero e di quelli che sinteressano alle bellezze artistiche della città. E a mantenerne il ricordo contribuisce sopra tutti gli altri un nome : Guarino Guarini, il geniale architetto che, senza essere precisamente torinese — era nato a nel 1624 —, tuttavia visse lungamente a Torino e contribuì, col suo rivale, il Juvarra, a dare alla bella città del Po quel volto barocco che tuttora essa conserva. In questi giorni, poi, il Guarini è sulla cresta dellonda pubblicitaria. Lunghi e vistosi striscioni ondeggianti sulle vie invitano cittadini e turisti a visitare la « Mostra del Barocco Piemontese ». Scendendo alla stazione centrale di Portanova, voglio seguire le tracce dellinsigne mio confratello per ammirare le opere che finora non conoscevo che per sentito dire. Ecco, subito, a pochi passi, Por- tanuova con le sue arcate dalle linee caratteristiche; è la prima crea- zione che incontriamo del Guarini. Camminiamo avanti, poichè lon- data frastornante del traffico dominato dalla « Fiat » — che qui è a casa sua — non ci permette di sostare a lungo e con agio. Ecco S. Filippo Neri, una chiesa ad una sola navata, ma vasta e luminosa,

() in « La Voce di S. Gaetano », XVIII, 1963, n. 11, pp. 158-9 e p. 164.

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Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce dallornamentazione fastosa, regale; si dice che sia del Juvarra, questi, infatti, la restaurò e la rifece, ma la concezione primitiva è guari- niana. Dirimpetto è il Collegio dei Nobili, già dei gesuiti ed oggi sede dellAccademia delle Scienze, altra magnifica creazione del reli- gioso teatino e che ospita il Museo delle Antichità, il Museo Egizio e la Galleria Sabauda; purtroppo, il palazzo è attualmente in restauro e quindi ne è vietato lingresso, ma quel che ci è dato ammirare del- lampio vestibolo e del cortile, ci dà a sufficienza lidea di quel che deve contenere nelle sale superiori. Pochi passi innanzi, ed ecco unaltra stupenda opera del Guarini : il (1680). Sostiamo ad ammirare la movimentata facciata curvilinea, sulle cui masse annerite dal tempo, il sole autun- nale diffonde una patina di sogno. Entriamo. Nel salire le maestose rampe delle due scalee, la fantasia viene sopraffatta dalla folla dei nomi di quei personaggi, artefici dellUnità dItalia, che salivano alla stupenda aula, sede del primo Parlamento italiano (1861-1864). Qui, il 14 marzo 1861, fu proclamato il Regno dItalia. Oggi il palazzo è sede del Museo Nazionale del Risorgimento e dei connessi istituti spe- cializzati, larchivio, la biblioteca ed una ricca collezione di autografi e di cimeli. Siamo giunti al Palazzo Reale. Il vasto piazzale è dominato da due cupole, luna più bella dellaltra : quella di S. Lorenzo, la più bella di Torino — commenta un vecchio canonico che ho incontrato nellar- chivio arcivescovile, e quella della cappella della Santa Sindone, i] capolavoro del Guarini. S. Lorenzo fu, come ho accennato, sede della comunità teatina. Del vecchio convento nessuno mi sa dare più notizie. La chiesa, invece, rimane ed è una delle creazioni più tipicamente guariniane. Mentre la pianta rivela il virtuosismo geometrico del Guarini, la cupola a tamburi rientranti ce ne presenta la caratteristica inconfondibile. La cappella più sontuosa è forse quella di S. Gaetano, dinanzi al cui altare vedo ardere gran copia di ceri, prova anche questa — come mi assicura il parroco che mi accoglie gentilmente — che la devozione al Santo della Provvidenza è ancora viva nel cuore dei torinesi. Ma il capolavoro del Guarini — o per lo meno lopera che ha immortalato il suo nome — è la cappella della S. Sindone, addossata al Duomo e la cui costruzione fu affidata al Guarini da Carlo Ema- nuele II che lo aveva eletto suo ingegnere nel 1688. E vero, e lo confesso, che mi è difficile descrivere limpressione che si prova, non solo nel venerare lurna che contiene la santa reliquia della Sindone in cui fu avvolto il corpo del. Redentore, ma anche nellammirare larte con cui larchitetto teatino ne ha arricchito il santuario. Voglio dire che cè sempre la tentazione dello spirito di corpo che mi po-

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Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce trebbe trascinare allenfasi e allesagerazione... ma mi accorgo che la stessa impressione devono sentire questi visitatori che, dopo di aver sostato in preghiera, si alzano e guardano a lungo ed attoniti questa fuga di linee e di tamburi poligonali rientranti e sovrapposti così da costituire una cuspide a profilo continuo, che ti richiama al pensiero del Cielo da cui non va disgiunta la visione della Croce, mentre la scelta dei marmi neri, il dosaggio della luce piovente dallalto, la severa euritmia del disegno geometrico, tendono a mantenere quellaria quasi sepolcrale che tanto si addice ad uno dei santuari più venerabili del mondo. Non molto lontano è il santuario della Consolata, pure del Gua- rini, a pianta ellittica fiancheggiata da quattro eleganti cappelle, in un bizzarro ed armonioso complesso di linee architettoniche. Vi si venera il sepolcro di S. Giuseppe Cafasso. Al P. Guarini è dedicata tutta una sala della Mostra del Barocco Piemontese nel Palazzo Madama del quale egli stesso progettò la facciata. In ampie riproduzioni fotografiche si ha il panorama dei principali monumenti concepiti dalla sua alta mente che alla squisita sensibilità dellartista univa la consumata scienza del matematico e dellastronomo. Ne parlavo con Mons. Grosso, direttore dellarchivio arcivescovile, il quale, insieme col suo collega D. Carlo, era stato così gentile e buono nel mettere a mia disposizione i documenti che riguardavano le mie ricerche. « Ma lei, Padre, — mi dice — non ha veduto ancora topera più leggiadra del Guarini, che è la cappella ,del palazzo arci- vescovile ». Dietro suo interessamento, infatti, e con la non meno gentile condiscendenza di Mons. Cancelliere — poichè il palazzo aveva già chiuso i battenti — ho potuto, poche ore prima di lasciare Torino, vedere questaltro piccolo, ma meravigli-oso—c-aTpolaVóro guariniano. Mi congedo, ringraziando di cuore Mons. Cancelliere, il quale minforma che nel palazzo arcivescovile si conserva una quasi galleria di ritratti di cardinali e di altri illustri teatini. Chè il Guarini non è il solo teatino che abbia onorato la città che fu la prima capitale dItalia. Ma di questo ne scriveremo, se Dio vuole, in altra occasione.

Il. - S. Lorenzo ()

Allorchè nellottobre del 1622 i Padri Dionisio Dentice e Gaetano Cossa, futuro arcivescovo di Otranto, giungevano a Torino per fondarvi

(*) in « La Voce di S. Gaetano », XVIII, 1963, n. 12, pp. 174-5; XIX, 1964, n. 1-2, pp. 2-3.

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Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce una casa, lOrdine teatino contava già un secolo o quasi di storia, ed esuberante di vita, si preparava a varcare i confini dItalia in un si- curo movimento di espansione allestero. Le trattative per aprire una casa anche nella capitale del Piemon-

Fig. 1 - G. Guarini : Chiesa di 5. Lorenzo dei PP. Teatini a lorino

te erano incominciate agli inizi di quel secolo, allorchè era Nunzio Apostolico presso la corte dei Savoia il teatino mons. Paolo Tolosa, vescovo di Bovino. Dietro invito di Carlo Emanuele, vi si era recato il P. Eliseo Nar- dini Preposito generale, per la seconda volta, dal 1604 al 1607. Ma la cosa non ebbe seguito. Le trattative furono riprese nel 1614 dal P. Vincenzo Giliberti che in quellanno aveva tenuto il quaresimale nel Duomo torinese. Ma il

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Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce tentativo, che era appoggiato da Isabella di Savoia, principessa di Modena e penitente del Giliberti, fu soffocato dal furore delle armi che in quegli anni misero a soqquadro la penisola italica. Sette anni dopo, nel 1621, avendo il P. Dionisio Dentice riscossa lammirazione del popolo e della corte sabauda con il suo quaresima- le, Carlo Emanuele scrisse a P. Giliberti, nuovo Preposito Generale del- lOrdine, manifestandogli la volontà di avere i teatini a Torino. Si dava appunto il caso che dimorava allora in Roma il cardinale Mauri- zio di Savoia, figlio di Carlo Emanuele, molto amico dei teatini e che caldeggiò vivamente limpresa. Il 14 settembre 1621 il P. Giliberti era a Torino ed il giorno suc- cessivo, festa della S. Sindone, dietro invito del duca, teneva il di- scorso commemorativo. Non rimaneva che il problema delle sede. Provvisoriamente fu scelta la chiesa di S. Giovanni, non lungi dal Palazzo poi reale. La principessa Caterina, figlia di Carlo Emanuele, si prese la cura di di- sporre per una ufficiatura degna della sua Casa la piccola chiesa che nellottobre 1622 accoglieva i fondatori della comunità teatina di To- rino, Padri Dionisio Dentice e Gaetano Cossa, entrambi napoletani ed oratori di grido. Predicarono, infatti, alternativamente la novena della Madonna del Parto nel prossimo Avvento e, dietro interessamento della duchessa Cristina di Borbone moglie di Carlo Emanuele, ebbero il privilegio di predicare nel Duomo, ogni venerdì di quaresima, alternando con i quaresimalisti di turno, per la funzione solita a farsi in venerazione della S. Sindone. Si pensava, intanto, a dare alla nuova comunità una sede più adatta. Nellanno successivo, i religiosi si trasferirono nella chiesa di S. Paolo, proprietà della confraternita della S. Croce. Ma, essendo sorte delle difficoltà con i membri della congrega, furono, non molto dopo, costretti ad abbandonare quella residenza per trasferirsi a S. Mi- chele, nella periferia della città. Sede provvisoria anche questa, non essendo affatto adatta allatti- vita apostolica dei teatini. Eccoli, quindi, di nuovo in trattative e questa volta con i membri della confraternita della SS.ma Trinità, i quali, sebbene il 6 novembre 1624, li avessero accolti nella loro chiesa, ne resero ben presto im- possibile la dimora per linevitabile collisione di diritti solita a sor- zere in simili situazioni. La soluzione per dare una sede definitiva ai teatini venne dal P. Placido Frangipane, loro preposito locale, il quale ebbe una felice idea. Espose, infatti, a Vittorio Amedeo, che era succeduto a Carlo Emanuele, di trasferire il culto del martire S. Lorenzo al quale era

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Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce dedicata la cappella del palazzo ducale in memoria della vittoria di S. Quintino riportata da Emanuele Filiberto in una chiesa da erigersi di sana pianta nel centro della capitale. Lidea fu accolta con entusiasmo dal duca che destinò alleffetto larea occupata dal palazzo del cardinale Maurizio, nelle adiacenze del palazzo ducale. I teatini ne presero possesso 18 febbraio 1634. Con straordinaria solennità e alla presenza del duca Vittorio Amedeo, della consorte Cristina di Borbone e della famiglia sabauda, larcivescovo mons. An- tonio Provana gettava la prima pietra del tempio il 6 giugno 1634. La chiesa, di cui con tanta solennità si era iniziata la costruzione, rimase alle fondamenta per molti anni. Causa ne furono, da una parte, la morte del duca Vittorio Amedeo, avvenuta il 7 ottobre 1637, poichè egli ne finanziava la fabbrica, e dallaltra, le guerre che ne seguirono in quegli anni. I teatini, intanto, continuarono ad ufficiare la piccola chiesa, « assai devota e comoda », che sorgeva sotto i portici, nei pressi di piazza Castello. Verso il 1670 si iniziarono i lavori per lattuale, magnifico tem- pio di S. Lorenzo (fig. 1) architettato dal celebre teatino P. Guari- no Guarini. Fiorenti furono, fin dagli inizi, i tre sodalizi che i Padri vi isti- tuirono per il bene spirituale delle diverse classi di fedeli che lo fre- quentavano. Il sodalizio dei Servi o Schiavi della Madonna, istituito dal P. Gaetano Guindaci (o Guindazzo) napoletano, nel 1624, e che fu accolto con entusiasmo dalla famiglia sabauda, essendo stato il primo ad ascriversi il cardinal Maurizio, seguito poi da quasi tutti i mem- bri della famiglia ducale. Il voto di schiavitù mariana del quattordicenne principe Carlo Emanuele, figlio di Vittorio Amedeo, è del 6 aprile 1649. La devozione della schiavitù mariana di cui furono propagatori, come è risaputo, i teatini si rivelò feconda di sincere conversioni. Gli associati avevano un oratorio proprio, ricco di indulgenze e favori spirituali. Fra le reliquie caratteristiche erano quelle della Scala Santa, fac-simile assai riuscito di quella di Roma e del presepio di Nostro Si- gnore avuta dal cardinale A. Barberini. Laltro sodalizio era quello femminile della Madonna delle Gra- zie, istituito il 7 aprile 1630 da P. Filingeri senior e la cui presidenza era tenuta dalla duchessa ,di Savoia. Le associate vestivano abito bianco con pazienza turchina e cintola di metallo. Infine, per i fedeli di ambo i sessi, sorse il 5 gennaio 1650 e per opera del bergamasco P. Guido M. Benagli, lAssociazione della Buo- na Morte sotto il patrocinio di S. Giuseppe e dei SS. Gaetano Thiene

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Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce e Andrea Avellino, e che aveva per oggetto lassistenza spirituale degli agonizzanti; altra caratteristica, questultima, della spiritualità tea- tina, perlomeno nei suoi inizi, come sappiamo da altre istituzioni del genere. Le fonti sono concordi nelladditare S. Lorenzo come la chiesa in cui i Savoia celebravano le loro ricorrenze religiose. I teatini erano i predicatori della casa regnante. Vittorio Amedeo si servì del P. Cos- sa per delicate missioni personali presso la corte di Madrid. Più tardi, Vittorio Emanuele I, con decreto del 14 febbraio 1917, destinava la chiesa alle funzioni ufficiali dellOrdine Militare dellAnnunziata e nominava il P. Gaetano Donaudi Cappellano regio. Fra i teatini che illustrarono la comunità torinese, oltre i citati, vanno ricordati i Padri Agostino Bozomo, Preposito Generale dellOr- dine, e Stefano Pepe, oratore, scrittore e confessore della famiglia ducale. Al di lui prestigio presso la corte sabauda, si deve, in gran parte, la fondazione della casa di Monaco di Baviera, dove i teatini fu- rono invitati da Adelaide di Savoia, moglie dellElettore Ferdinando, e alla cui protezione si deve lessersi affermato lOrdine teatino nel- la Germania. Torino ed il Piemonte hanno poi dato allOrdine parecchi Prepo- siti Generali, quali Emanuele Ricci di Asti, Giambattista Gazzelli to- rinese, Francesco Mazzetti di Casale Monferrato, che riordinò il gran- de archivio teatino di Roma, Vittorio Amedeo Tarino e Gaetano M. Giu- siana, torinesi. Scrittori pure torinesi furono i Padri : Marchisio, autore di un trattato sulla grazia e la predestinazione, G. A. Perini, primo a cal- deggiare ledizione delle opere di S. Andrea Avellino, Tommaso Schiara, procuratore generale, consultore dellIndice ed autore, poi, con altre opere, di un trattato sulla morale militare. Menzione a parte merita il P. Paolo M. Paciaudi (1710-1785) ce- lebre erudito, archeologo e storico, che, sotto i duchi Filippo e Fer- dinando di , creò quella Biblioteca, dove ancor oaai si vede il suo busto; pur connivente alla politica anticurialista del Du Tillot, egli tenne alti gli studi del ducato di Parma, e fu lamico e mecenate del tipografo G. Bodoni. Oggi della casa teatina di Torino non restano, forse, che le mura; rimane però la chiesa di S. Lorenzo, creazione eccelsa di quellarte che i figli del Thiene vollero far servire egregiamente allo splendore dei culto divino.

D. FRANCESCO ANDREU C. R.

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