2007-2013

PROGETTO STRATEGICO TRANFRONTALIERO RISKNAT

ATTIVITA’ B4 – C4 – PIENE E LAVE TORRENTIZIE

SCHEDA 11 – TORRENTE PISSAGLIO DI BRUZOLO

COMUNE DI BRUZOLO (TO) Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica, UOS Torino

Scheda 11

1. Il bacino del Torrente Pissaglio di Bruzolo

Localizzazione Il bacino idrografico del T. Pissaglio di Bruzolo (12.8 km2) è situato geografica nella bassa Valle di Susa sul versante sinistro della e si sviluppa sul territorio afferente a tre diversi comuni: la porzione centrale ricade nel comune di Bruzolo, parte del versante sinistro si estende nel territorio di , parte del versante destro in territorio di .

Figura 1 – Inquadramento geografico del bacino del T. Pissaglio

Contratto tra Arpa ed il CNR-IRPI di Torino per lo sviluppo di attività legate ai progetti “RiskNAT” e “MASSA” del Programma Operativo di cooperazione transfrontaliera tra Italia-Francia 2007-2013 ALCOTRA nel campo dei rischi idrogeologici Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica, UOS Torino

Caratteri Il bacino idrografico del Torrente Pissaglio si sviluppa per circa 5.3 morfometrici e km in linea d’aria tra lo spartiacque e lo sbocco in conoide. Il bacino morfologici raggiunge le quote più elevate sullo spartiacque di testata (Punta Lunella, 2703 m), oltre il quale, verso N, viene in contatto con il versante destro della Stura di Viù. La chiusura del bacino coincide con l’effettivo sbocco del corso d’acqua sul conoide a quota 520 m. Il reticolo idrografico, date le dimensioni del bacino, risulta molto complesso e si sviluppa asimmetricamente, essendo molto più denso sul versante sinistro. I segmenti di asta di primo ordine (Metodo Strahler, 1972) sono concentrati nella zona di testata del bacino; nel settore inferiore il reticolo si semplifica in due aste di terzo ordine per poi diventare un'unica di quarto ordine, ad andamento sinuoso talora interrotto da salti in roccia. All’interno del bacino, coesistono due principali tipologie morfologiche, glaciali e torrentizie. Depositi morenici e spalle glaciali sono ubicati prevalentemente nella parte superiore del bacino tra lo spartiacque e quota 2000 m s.l.m.; dopo il ritiro del ghiacciai pleistocenici si sono manifestati processi torrentizi che attualmente rappresentano i principali agenti di modellazione del terreno. Questi processi si manifestano con maggior intensità nella parte inferiore del bacino, dove l’alveo diventa ripido e incassato. Nei tratti a maggior pendenza si manifestano fenomeni di erosione di fondo e di sponda; nei tratti a minor pendenza sono presenti depositi in alveo di spessore rilevante e pezzatura molto grossolana. Accumuli morenici ubicati nella parte media del bacino sono stati erosi a formare incisioni profonde oltre 30 m, ad aumentare in modo considerevole il volume di materiale detritico in alveo.

Geologia del Il substrato è costituito generalmente da litotipi appartenenti al substrato e dei basamento pre-triassico e da unità tettonostratigrafiche di tipo depositi oceanico. superficiali La parte superiore del bacino è rappresentata da rocce appartenenti alle Unità Oceaniche di Fossa (Zona piemontese), che poggiano sul basamento pre-triassico. Più precisamente le rocce fanno parte dell’ Unità tettonometamorfica Bassa Val di Susa–Valli di Lanzo-Monte Orsiera che consiste in serpentiniti a grana fine e cloritoscisti laminati con potenza ettometrica ed estensione chilometrica, metabasiti (metagabbri e prasiniti) a struttura massiccia e tessitura originale ben preservata con minerali di bassa pressione e temperatura e infine calcescisti derivanti dalla trasformazione metamorfica dei sedimenti calcarei che ricoprivano i fondali marini. Nella parte inferiore del bacino dominano i litotipi del basamento pre- triassico, rappresentati da:

1) Complesso Polimorfico (micascisti e gneiss albitici a grana fine con intercalazioni di metabasiti in facies eclogitica). Queste rocce affiorano in una fascia estesa nella parte mediana del bacino tra le quote 1300 e 700 m;

2) Pietra di Luserna, rappresentata da gneiss leucocratico-fengitici talora occhiadini con tessitura magmatica talvolta preservata, affioranti

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al di sotto dei 750 m di quota. L’età presumibile è Permiano Inferiore (Carta Geologica d’Italia, foglio 153, , 2002).

I depositi superficiali sono rappresentati dalle coperture Plio- Quaternarie; la più ampia diffusione è ascrivibile ai depositi di ‘till indifferenziato’, di potenza plurimetrica e costituito prevalentemente da diamicton a matrice ghiaiosa-sabbiosa con ciottoli decimetrici sub- angolari, afferenti all’Allogruppo di Moncenisio, affioranti nella parte superiore del bacino e localmente lungo l’asta torrentizia nella parte mediana del bacino. Altri depositi di estensione importante sono quelli eluvio-colluviali mal stratificati originati da processi di dinamica torrentizia e di versante, che appartengono all’Unità ubiquitaria del Pleistocene Superiore- Attuale. Appartenenti alla stessa Unità ubiquitaria, ma con estensione più limitata, sono i depositi detritici di falda a grossi blocchi e gli accumuli gravitativi presenti sui versanti nella parte alta del Bacino.

Analisi Il bacino del T. Pissaglio di Bruzolo è compreso tra la quota 2703 m morfometriche della Punta Lunella e la quota 520 m della chiusura del bacino. L’escursione altimetrica è di circa 2200 m, con pendenza media di 35°. ipsografia e Le quote maggiori si trovano in corrispondenza della parte pendenze settentrionale dello spartiacque di testata e nella parte media inferiore del bacino; l’andamento delle fasce quotate diminuisce quasi uniformemente su tutto il bacino.

Valutazione del La valutazione del potenziale detritico in alveo e lungo i versanti è potenziale stata realizzata sulla base di: sopralluoghi di terreno effettuati nel detritico 2011, fotointerpretazione delle riprese aeree della Provincia di Torino del 1975, del 1979-1980 e degli ortofotogrami a colori del 2006 (WMS) disponibili sul Portale Cartografico Nazionale. Le coperture detritiche cartografabili occupano superfici non molto estese e sono ubicate nella parte medio-alta del bacino (Figura 2). La gran parte dei depositi di falda, di origine glaciale e periglaciale, è eterogenea, con clasti subarrotondati e una matrice limoso-sabbiosa. Tali depositi, di spessore plurimetrico, non sono consolidati e presentano scarse proprietà geo-meccaniche.

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Figura 2 - Elementi per la stima del potenziale detritico: il reticolo idrografico e stato diviso in vari segmenti in base al volume. detritico presente in alveo potenzialmente mobilizzabile

Il materiale presente in alveo e sulle sponde, di origine glaciale o eluvio-colluviale, è facilmente mobilizzabile dagli eventi parossistici: i tratti d’alveo incisi in depositi glaciali molto potenti determinano il trasporto a valle di grandi volumi di materiale. Per la stima del materiale detritico disponibile nell’alveo e sui versanti prossimi alle sponde (Hungr et al., 1984) sono stati considerati il canale principale e tutte le aste torrentizie tributarie identificabili al momento dell’osservazione.

Stima del potenziale detritico esistente lungo le aste torrentizie (Metodo HUNGR 1984)

NOME CLASSE POT. POT. LUNGHEZZA VOLUME VOLUME CONOIDE HUNGR MIN (m³) MAX (m³) ASTA (m) [La] MIN (m³) MAX (m³)

A 1 5 24924 24924 124620 B 5 10 8501 42505 85010 T. Pissaglio C 10 15 2688 26880 40320 D 15 30 0 0 0 E 30 200 549 16470 109800 Totale 110779 359750

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Uso del suolo Le classi d’uso del suolo costituiscono un mosaico complesso all’interno del bacino: i pascoli, le zone boschive, gli affioramenti rocciosi e la aree con detrito di falda sono ben rappresentate. Nel settore medio- superiore del bacino la destinazione d’uso del suolo è dominata da pascoli, pareti di roccia e detriti di falda, mentre la parte inferiore è dominata da coperture boschive intercalate a prati e pascoli. Il conoide ha destinazioni di uso del suolo diverse tra le zone prossime all’asta e quelle più situate in sinistra conoide. Quest’ultima, infatti, è destinata alla zona abitativa e ai terreni agricoli, mentre la parte destra, vicina al canale principale, è stata lasciata a bosco di latifoglie e prati, per gran parte abbandonati, cui si aggiungono poche unità abitative appartenenti alla frazione di Vindrolere (Figura 3).

Figura 3 - Carta dell’uso del suolo

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Aree di criticità Le aree di criticità nel bacino sono rappresentate dai versanti molto nel bacino acclivi, talvolta verticali, in depositi morenici ed eluvio–colluviali, che costringono l’asta torrentizia nella parte media del bacino (Figura 4). Questi tratti, a pendenze talvolta superiori a 30°, hanno andamento interrotto da salti in roccia, dove si manifestano attivamente processi di trasporto ed accumulo di detriti. A monte dei settori in roccia, dove l’alveo si ristringe, si formano zone di accumulo di detrito di volume rilevante, che possono essere rilasciati verso l’apice conoide in caso di eventi meteorici intensi.

Figura 4 - Versante verticale, in depositi morenici friabili che incombe direttamente sull’asta torrentizia principale. I crolli, molto frequenti, contribuiscono notevolmente ad aumentare il detrito in alveo

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2. Il conoide del Torrente Pissaglio di Bruzolo

Aspetti L’ampio conoide presenta una riduzione delle pendenze graduale verso morfologici l’unghia. Il canale principale dall’apice si dirige verso il punto di confluenza con percorso inizialmente verso il limite destro del conoide (SW), fiancheggiando il versante della frazione Vindrolere. Nella parte media e distale del conoide, a partire dall’attraversamento lungo la strada comunale di collegamento con il capoluogo di Chianocco, il percorso piega bruscamente verso S diventando subrettilineo. L’andamento generale dell’asta in conoide risulta migrare verso la destra idrografica. Il conoide è asimmetricamente diviso dal corso d’acqua in due settori nettamente differenziati per superficie, pendenza e uso del suolo. Il lato destro del conoide ha area molto ridotta e risulta più propensa ad essere interessata da processi di colata detritica e allagamenti, in quanto più depressa rispetto al resto del conoide. Questa zona, lasciata incolta, è ricoperta da ridotti prati e superfici agricole nella parte mediana e boschi e arbusteti nella parte distale. Alcune abitazioni nella frazione di Vindrolere sono ubicate in aree depresse e possono essere considerate a rischio elevato in caso di eventi parossistici. Le evidenze morfologiche (depositi caotici di blocchi, canali secondari, forme lobate parallele al canale attivo) sono poco conservate e mascherate a causa del grado di urbanizzazione. Il lato sinistro è più esteso e il settore prossimo all’apice risulta più rilevato rispetto al canale principale e al lato destro. Tuttavia anche su questo fianco del conoide esistono testimonianze di passati processi parossistici, consistenti in depositi caotici di forma lobata mal preservati (in prossimità dell’apice) e tracciati di canali secondari (Figura 5).

Figura 5 - Carta geomorfologica semplificata del conoide Pissaglio di Bruzolo

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Opere di difesa, Le opere di difesa sono presenti lungo l’asta torrentizia principale infrastrutture e all’interno del bacino e nel tratto in conoide (Figura 6). insediamenti urbani sul conoide

Figura 6 - Ubicazione delle infrastrutture, dei fabbricati e delle opere idrauliche e di difesa sul conoide del T. Pissaglio di Bruzolo

Tre briglie massicce realizzate in massi di cava annegati in calcestruzzo in buono stato di efficienza sono ubicate poco a monte dell’apice di conoide, distanti tra loro circa 50-100 m. Nella parte medio-superiore del bacino esiste un’altra briglia, costruita a metà del secolo scorso con lo scopo di contenere i depositi di frana e quelli mobilizzati dall’asta torrentizia incisa nei depositi morenici, si presenta al momento in buono stato di conservazione ed efficienza. Un’ulteriore briglia situata nella parte alta del bacino necessiterebbe di essere svuotata sistematicamente, in quanto non è in grado di contenere il materiale detritico. Nel settore mediano del conoide è stata realizzata negli anni ’90 del secolo scorso un briglia a struttura filtrante, in calcestruzzo e cilindri di ferro, che sottende una piazza di deposito munita di strada di accesso per la manutenzione. Il ruolo di quest’opera è trattenere il sedimento grossolano e ridurre la velocità dei flussi (Figura 7).

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Figura 7 - Briglia filtrante e vasca di deposito nella parte mediana del conoide nel tratto meno acclive

Lungo il canale di deflusso in conoide, tra la briglia filtrante e il punto di confluenza con la Dora Riparia, sono stati realizzati due argini in terra battuta lungo le sponde, di altezza variabile tra 1.5 e 2.5 m rispetto al piano campagna. Gli attraversamenti viari sono rappresentati da: a) un ponte ad unica campata (alto circa 5 m e con luce superiore a 15 m), situato in apice conoide sulla strada che collega il capoluogo con le frazioni ubicate nella parte alta del bacino (Figura 8); b) quattro attraversamenti sulle strade comunali.

Figura 8 - Ponte ad unica travata situato in apice conoide

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Eventi di attività Il conoide alluvionale su cui sorge l’abitato di Bruzolo si è formato torrentizia attraverso gli apporti continui di materiale detritico trasportato a valle parossistica dal torrente Pissaglio di Bruzolo e da altri torrenti minori: il Bruetto, il documentati Toassone ed il Balma Ratonera (Figura 9). dall’indagine Si ha notizia di un certo numero di eventi alluvionali, verificatesi negli storica ultimi 300 anni. I documenti storici riportano informazioni molto lacunose riguardanti eventi alluvionali con effetto al suolo negli anni: 1710, 1728, 1798, 1811, 1842, 1846, 1860, 1875, 1900 e 1957.

Figura 9 - Ubicazione e tipo di danno legato ai processi di colata detritica o piena iperconcentrata avvenuti sul conoide del T. Pissaglio di Bruzolo negli ultimi due secoli

Gli eventi più dannosi sono brevemente descritti di seguito, riportando le date, i luoghi e le informazioni legate alla dinamica dei processi così come riportate nei documenti storici. Durante l'alluvione del 1798 furono sconvolte le regioni di Campobellino e Gerbido (a Ovest di Via Umberto I). Contemporaneamente le acque dei torrenti minori e specialmente quelle del Toassone arrecarono grandi rovine fino alla regione dei Cotti. Anche le piene del 1811 e 1842 arrecarono gravissimi danni. Riferendosi a quest'ultima, scrive il prevosto Don Maggiorino Re: "danni che saranno impressi in questa popolazione e mercé a cui alcuni individui giacciono in assoluta miseria". Ma la più funesta di tutte le alluvioni è certamente quella che si verificò nella notte tra il 17 e 18 ottobre 1846, nella quale trovarono la morte dodici persone, cioè tutta la famiglia Perino, composta da sette persone tra i 16 e i 26 anni e quattro bambini in tenera età ed un certo Giovanni Battista Borla. La famiglia Perino abitava nelle case Barboj (attuale inizio di via Pratosellero) presso il torrente. Si può vedere ancora alla parete ovest della casa tuttora esistente l'intonaco di una stanza che apparteneva alla casa demolita. 1957 giugno 16 – Vedi Sezione “Evento alluvionale di riferimento”.

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Evento 1957 giugno 16 – Anche se non è l’evento più dannoso registrato sul alluvionale di conoide, poiché è trascorso solamente poco più di mezzo secolo, è riferimento stato possibile rintracciare informazioni più dettagliate e realizzare una precisa fotointerpretazione sulle riprese aeree eseguite immediatamente dopo tale evento. I giornali dell’epoca riportano notizie sul accaduto: ‘Il Pissaglio travolse l'argine minore, l'acqua si riversò lungo la Mura; precipitando dall'alveo in cui il torrente scorre abitualmente l'acqua scavava a metri di profondità ai piedi della Mura cercando di scalzarla. Tanta era la violenza della piena che gli accorsi che si trovavano sull'argine lo sentivano tremare. La fiumana si riversò verso le Rovine, scavandosi un alveo tra i boschi di acacie che popolano quella zona, allagò tutte le campagne situate a nord della ferrovia, depositando uno strato di melma dello spessore talvolta di oltre un metro’.

Punti critici I punti critici sono in prossimità del canale attivo su entrambi i lati del conoide. La parte prossima all’apice, più incisa ed incassata tra il versante e il lato sospeso del conoide, risulta meno propensa ad allagamenti ed alluvionamenti. Ciononostante non è da trascurare la situazione di criticità rappresentata dal canale secondario radiale rispetto a quello principale che si dirama poco a valle del’apice verso la parte centrale del conoide, riattivatosi durante l’evento alluvionale del 1957 con rilevante trasporto solido e deposizione sui terreni agricoli. Il tratto medio e distale del canale attivo, meno inciso, è quello più esposto a fenomeni di esondazione, come dimostra l’indagine storica e la morfodinamica degli eventi parossistici.

Valutazione della severità e della Il ricorrenza del Corso d'acqua: PISSAGLIO fenomeno atteso

Ac/Ab (Ar) Me Im CL Fa Tr

Ar3 0,63 Im3 BCM Fa3 50 parametro Rapporto tra Aree (Ar), indica la quantità di materiale detritico trasportabile dal corso d’acqua nel tempo; per il bacino del T. Pissaglio di Bruzolo assume valore 13,65, ad indicare un'alta capacità di produrre materiale trasportabile. L'indice di Melton pari a 0,63 esprime una tipologia di trasporto di tipo debris flow. I due parametri incrociati forniscono un indice morfometrico Im pari a 3. La classe litologica in cui ricade il bacino appartiene alle rocce ignee o metamorfiche massicce BCM che producono trascurabili quantità di minerali argillosi e argillosimili. La severità del fenomeno atteso è pertanto elevata (Fa3) con tempo di ritorno pari a 50 anni.

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