Temi Storico-Geografici, Culturali, Gestionali
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Temi storico-geografici, culturali, gestionali 481 ARCHIVIO DEL MUSEO “SULPHUR”, PERTICARA (NOVAFELTRIA). Le strut- ture della miniera di zolfo di Perticara in un'immagine di poco precedente alla chiusura, avvenuta nel 1964. Gli impianti sono avvolti da esalazioni di biossido di zolfo, prodotto dal processo di fusione del minerale. 482 GESSI E SOLFI DELLA ROMAGNA ORIENTALE Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia s. II, 31, 2016, pp. 483-513 AREE URBANE SU GESSO DELLA ROMAGNA ORIENTALE. TEMI GEOGRAFICI STEFANO PIASTRA1 Riassunto L’articolo analizza, in una prospettiva diacronica di lungo periodo, l’evoluzione urbana e i condizionamenti ambientali di alcuni centri di origine medievale della Romagna orientale sensu GAMBI (1950; 2003) e ZANGHERI (1950), sorti su gesso primario messiniano: Montegiardino (RSM), Faetano (RSM), Gesso di Sassofeltrio (PU), Sassofeltrio (PU) e Onferno (RN). Emergono alcuni adattamenti ricorrenti, quali l’utilizzo del gesso come materiale da costruzione e, una volta cotto e macinato, come legante; la presenza di vani rupestri ricavati nel substrato selenitico; le difficoltà relative all’approvvigionamento idrico potabile e la prassi della raccolta di acque piovane in cisterne; diffusi problemi di dissesto, legati alle scadenti caratteristiche geomeccaniche e ai processi di dissoluzione del gesso. A partire dal Secondo Dopoguerra, la totalità di questi centri demici ha sperimentato fenomeni di spopolamento e marginalizzazione. Oggi, la situazione è molto diversa da caso a caso: recuperi urbani impeccabili sotto il profilo architettonico, ma meno felici sotto il profilo della residenzialità primaria (Montegiardino); stravolgimenti urbanistico-architettonici (Faetano); realtà di con- servazione discrete (Gesso di Sassofeltrio, Sassofeltrio e Onferno), ma nell’ambito delle quali una riqualifi- cazione e un recupero dell’identità urbana, fondata sul gesso, appaiono ancora possibili. Parole chiave: Gessi della Romagna orientale, geografia urbana, paesaggio urbano, approvvigionamento idrico in aree gessose, vulnerabilità urbana, rigenerazione urbana. Abstract The paper analyzes, in a long term perspective, the urban evolution and the interaction with the environment of some medieval settlements, located on Messinian Primary Gypsum, in Eastern Romagna Region (Northern Italy) as considered, in an extensive way, by geographer Lucio GAMBI (1950; 2003) and biogeographer Pietro ZANGHERI (1950): Montegiardino (Republic of San Marino), Faetano (Republic of San Marino), Gesso di Sassofeltrio (Prov- ince of Pesaro-Urbino), Sassofeltrio (Province of Pesaro-Urbino) and Onferno (Province of Rimini). Some recur- rent adaptations to the local evaporitic environment are attested, such as the use of Gypsum as building ma- terial and, once roasted and grinded, as mortar; problems in drinkable water supply, partially solved collecting rainwaters in cisterns; landslides involving the urban area, because of the poor geomechanical characteristics of Gypsum and Gypsum dissolution process. Since WWII afterwar, all these settlements experienced a process of marginalization. Currently, the conditions of these urban areas vary case by case: full restoration of the urban body, but just a few residents (Montegiardino); drastic urban changes (Faetano); average conditions of conser- vation (Gesso di Sassofeltrio, Sassofeltrio and Onferno), but in these cases a recovery of the urban identity and urban cultural values, based on the historical interaction with Gypsum, is still possible. Keywords: Gypsum Area of Eastern Romagna, Urban Geography, Urban Landscape, Water Supply in Gypsum Areas, Urban Vulnerability, Urban Regeneration. 1 Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Dipartimento di Scienze dell’Educazione, via Filippo Re 6, 40126 Bologna (BO) - [email protected] 483 In corrispondenza di epoche storiche contrad- lume, si analizzeranno. distinte da insicurezza e necessità difensive, Ma se in epoca medievale i vantaggi di una le aspre morfologie degli affioramenti gessosi, ubicazione su substrato gessoso, vitali in ter- legate al fenomeno dell’inversione del rilievo, mini di sicurezza, potevano mettere in secondo costituirono un importante fattore di attrazio- piano qualsiasi altra criticità ricollegabile alla ne per l’insediamento umano. selenite, nei secoli successivi, venute meno tali In ambito emiliano-romagnolo, una tale dina- esigenze, si palesarono in modo sempre più mica caratterizzò in modo specifico il Medioe- evidente i limiti di tale scelta insediativa, la vo: un po’ tutti gli affioramenti evaporitici re- quale condizionò e tuttora in gran parte condi- gionali ospitano infatti centri urbani arroccati ziona questi abitati, di fatto marginalizzando- sorti in tale periodo, solitamente di piccole o li: ci riferiamo ad esempio ai problemi relativi piccolissime dimensioni. all’approvvigionamento idrico potabile, essen- È il caso ad esempio del castello di Borzano do le acque circolanti nei gessi leggermente e del sottostante abitato, indagato archeologi- tossiche, oppure alla tendenza al dissesto degli camente in tempi recenti, nei Gessi Reggiani ammassi evaporitici. (CURINA, LOSI 2007), di parte di Castel de’ Brit- Il presente articolo, focalizzato sui vari casi ubi- ti nei Gessi Bolognesi (VIANELLI 1989, pp. 86- cati tra Repubblica di San Marino e valle del 88), di Tossignano e Brisighella nella Vena del Conca su selenite primaria (fig. 1), indagherà Gesso romagnola (PIASTRA 2007, p. 41; PIASTRA quindi, in una prospettiva diacronica di lungo 2015), oppure di diversi centri della Romagna periodo sino alla situazione odierna, il rappor- orientale sensu Zangheri e Gambi (ZANGHERI to tra aree urbane e affioramenti gessosi. 1950; GAMBI 1950; GAMBI 2003), che qui, coe- Si tratta di una relazione complessa, ricom- rentemente con l’area di studio dell’intero vo- presa nella più vasta cornice di un tema clas- Fig. 1 – Stralcio della Carta geologica del versante settentrionale dell’Appennino compreso fra i fiumi Montone e Foglia, opera di Giuseppe SCARABELLI (1880). Esso mostra le varie aree urbane ubicate su gesso analizzate in questa sede: da ovest a est, Montegiardino (RSM), Faetano (RSM), Gesso di Sassofeltrio (PU), Sassofeltrio (PU), Onferno (RN, ma ai tempi del geologo imolese posta in Provincia di Forlì). Nella carta, gli affioramenti evaporitici sono indicati col colore rosso. Riguardo a Montegiardino, nello stralcio è individuabile una delle rare inesattezze di Scarabelli: tale area urbana non è infatti riportata come collocata su selenite. 484 Fig. 2 – Il nucleo storico di Montegiardino (Repubblica di San Marino), sorto su substrato evaporitico, visto da Monte del Gesso (Sassofeltrio, Italia), in destra idrografica del Rio Marano (foto S. Piastra). sico della geografia, ovvero l’influenza dell’am- derico da Montefeltro, il Re di Napoli, il Papa biente sull’insediamento umano, i cui valori Pio II e appunto San Marino (ufficialmente, storico-culturali meritano una riscoperta: in l’ultima guerra a cui prese parte la Serenis- funzione di una maggiore consapevolezza e sima Repubblica sammarinese), esso venne in chiave identitaria presso le comunità resi- annesso, assieme ad altri centri limitrofi (tra denti, ma anche, in un’ottica applicativa, per cui Faetano), alla Repubblica del Titano come recuperi architettonici e progetti di riqualifi- ricompensa per la partecipazione alla coalizio- cazione urbanistica organici e pienamente ri- ne anti-malatestiana nel quadro dei cosiddetti spettosi del genius loci. “Patti di Fossombrone”. Lo stesso Papa avallò questo passaggio con apposita bolla. Tale fat- to, associato al formale riconoscimento papale Montegiardino dell’entità statuale sammarinese già a partire dal tardo Duecento con Nicola IV, scongiurò Il nucleo storico dell’abitato di Montegiardi- successive mire espansionistiche o tentativi no (castello della Repubblica di San Marino) di conquista da parte dello Stato della Chie- sorge ai margini sud-orientali del territorio sa a partire dalla stagione di Giulio II e della sammarinese su un modesto rilievo (a cui ri- restaurazione di un effettivo potere pontificio manda il toponimo stesso) di natura evapo- sulla Romagna agli inizi del XVI secolo. Mon- ritica (fig. 2). Menzionato per la prima volta tegiardino continuò quindi in modo indistur- nelle fonti nel 1272, nel 1362 è esplicitamente bato a far parte della repubblica sammarinese descritto come borgo fortificato («castro Mon- attraverso i secoli sino ad oggi. tis Giardini») (BOTTAZZI et alii 2010, p. 107). Il nostro borgo rappresenta, tra quelli qui ana- Già appartenente ai Malatesta, nel 1463, in lizzati, quello meglio conservato e che ha subi- seguito alla sconfitta dei Signori di Rimini da to meno trasformazioni o distruzioni recenti; parte della coalizione di cui facevano parte Fe- pur con numerose incertezze dovute all’esi- 485 N Porta Mura Fossato asciutto? 25 metri Fig. 3 – Ipotesi ricostruttiva dell’abitato di Montegiardino tra XIII secolo e la metà del XV secolo circa. La chiesa origi- naria, poi trasferita extra moenia in età moderna, doveva essere ubicata in questo periodo all’interno dell’area murata. Il fossato qui ipotizzato girava almeno lungo tre lati delle mura; resta incerta la configurazione del lato NW del borgo, dove si collocava in questa fase, sulla base delle teorie avanzate in questa sede, la porta di accesso. guità di documenti scritti editi a cui ancorarsi della cinta di mura. L’abitato fu organizzato, circa l’evoluzione urbana, è possibile un tenta- nel suo quadrante nord-orientale, in tre