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i Concerti del Cantelli Stagione 18/19 Auditorium F.lli Olivieri

Apollo in cielo Componimento da camera di Antonio Caldara 10 novembre 2018 ore 17 in cielo

Componimento da Camera per il Nome gloriosissimo della Sac: Ces: e Catt: Real Maestà di Carlo VI Imperadore de’ Romani Sempre Augusto. L’ Anno 1720. Poesia di Pietro Pariati. Musica di Antonio Caldara.

Prima esecuzione moderna su trascrizione di Gaetano Nasillo

Presentazione, note e trascrizione del libretto: Angela Hyun Jung Oh Apollo Giulia Musuruane Clizia Pier Giuseppe Gillio Maria Pahlman Climene Giorgia Sorichetti Mercurio Luca Dellacasa Cefiso Cesare Costamagna

Ensemble Barocco del Conservatorio “Guido Cantelli” di Novara

Olivia Centurioni, Vittoria Panato, Regina Yugovich, Giulia Manfredini, Giulia Arnaud, Debora Travaini, Federica Rolli Violini Martina Raschetti Viola Gaetano Nasillo, Anna Sakharova, Angelika Zwerger Violoncelli Zofia Kozlik Cembalo Enrico Marone Organo Roberto Panetta Contrabbasso Grafica e impagnazioneCristina Mascherpa Evangelina Mascardi, Luca di Berardino Tiorba casione, e soltanto oggi, a tre secoli dal debutto, è possibile riascoltar- Apollo in cielo: un componimento lo: grazie alla partitura manoscritta ritrovata negli opulenti fondi musicali della Österreichische Nationalbibliothek nonché all’ardimento e perizia di da camera per l’imperatore Gaetano Nasillo che ne ha curata la trascrizione. Già nella seconda metà del Seicento era invalsa a Vienna la consuetudine di La composizione ha dimensioni cospicue, corrispondenti all’incirca alla eseguire melodrammi – teatrali e da camera – in lingua italiana. Della scrit- metà di quelle di un’opera seria del tempo. Infatti alla sinfonia introdutti- tura dei testi erano incaricati letterati che nel Settecento assumeranno pres- va fanno seguito cinque cori, due duetti, quindici arie inframmezzate da so la corte il titolo ufficiale di “poeti cesarei”: Silvio Stampiglia, Pietro Pariati, recitativi e due recitativi accompagnati. Limitato agli archi e al continuo Apostolo Zeno, Giovanni Claudio Pasquini e dal 1730 Pietro Metastasio. l’accompagnamento orchestrale. Nel corso del regno di Carlo VI (1711-1740) la loro attività si infoltì essendo Antonio Caldara, compositore tra i più fertili e applauditi della sua epoca, promossa dalla corte l’esecuzione di opere in tempo di carnevale, di oratorii offre in questo impegno di routine un saggio di piena padronanza della in quaresima nonché di cantate, serenate e feste teatrali per l’onomastico o scrittura, anche contrappuntistica, nonché di razionalità progettuale, con il genetliaco dei sovrani. Sedi di rappresentazione le sale e gli spazi teatrali rassegna quasi programmatica delle diverse tipologie espressive delle della Hofburg e, in estate, il giardino della residenza suburbana della Favo- arie, pur senza mai deflettere dall’impianto convenzionale della forma rita. Compositori delle musiche il maestro di cappella Johann Joseph Fux, il d’aria con da capo. vicemaestro Antonio Caldara, l’organista e tiorbista Francesco Bartolomeo Alla varietà concorre l’assortimento del cast: soprano acuto e mezzoso- Conti e, occasionalmente, celebri maestri esterni alla cappella. Sontuose le prano per le parti femminili, soprano e contralto per quelle dei castrati, scenografie realizzate dagli “ingegneri teatrali” di corte Francesco e Giusep- tenore e basso per le parti maschili. Nonché la diversa propensione dei pe Galli da Bibbiena. Frequente l’inserimento di balli e generoso il ricorso singoli cantanti per canto d’agilità, di portamento, declamatorio. Caso di al coro. Sette o otto i virtuosi cantanti solisti della cappella cui spesso si spicco l’aria di Cefiso «Per sottrarsi al suo veleno», dal ricercato accom- associavano cantanti esterni. pagnamento strumentale con effetti imitativi tra le parti, contrattempo A Vienna si pubblicava in lingua italiana persino una gazzetta: “Il Corriere dei violini secondi e intensa parte solistica del violoncello. Ordinario”. Sul numero del 6 novembre 1720 si legge:

Lunedì, 4 del Corrente, giorno festivo di S. Carlo Borromeo, fu con com- Un virtuoso novarese parsa straordinaria in Corte de’ Sig. Prencipi, Ministri, Cavallieri e Nobil- tà in pomposissima Gala celebrata la Festività del Gloriosissimo Nome alla corte imperiale dell’Augustissimo Imperatore, Re delle Spagne, d’Ungheria, &c. nostro Il repêchage novarese dell’Apollo in cielo ha per la città un valore aggiun- Clementissimo Monarca, che ne ricevé li Complimenti di Congratulazio- to. Infatti il cantante per cui fu scritta la parte del personaggio eponimo ne, & ossequiosissimi Augurii di felice Governo, &c. Per il prefato Giorno era di Novara. Festivo di S. Carlo gli Augustissimi Regnanti, e le Seren. Arciduchesse Leo- La biografia del castrato Pietro Antonio Casati è ancora fitta di zone d’om- poldine si trasferirono quell’istessa mattina circa le ore 11 con nobilissimo bra. Da un documento amministrativo della corte viennese apprendiamo accompagnamento di Prencipi, Cavalieri, Ministri, Grandi, e Nobiltà di che mancava di vita il 23 novembre 1745, all’età di 61 anni. La località Corte (fra gran Popolo concorso a veder in quel Giorno il degnissimo loro natale è taciuta e tuttavia ben nota perché, nei libretti delle opere di cui Monarca) alla Chiesa Parochiale Aulica di S. Michele de’ Chierici Regolari il cantante fu interprete, il nome è ordinariamente seguito dalla dizione di S. Paolo e v’intervennero alla Messa cantata, standovi esposte le Reli- «di Novara». Inoltre, uno spoglio di documenti dell’archivio di San Gau- quie di detto S. Carlo Borromeo. denzio, svolto da Ausilia Magaudda e Danilo Costantini, rende nota la Quindi restituiti gli Augustissimi al Palazzo Imperiale, vi pranzarono in sua introduzione nella cappella novarese, «come principiante», nel 1694 pubblico, essendovi stato grandissimo concorso di Nobiltà, e la sera si ovvero all’età di dieci anni. All’epoca la sua voce era di soprano. Assunto cantò un Componimento Musicale per la Camera intitolato Apollo in Cie- come effettivo il 1° maggio dell’anno seguente, restò in servizio fino al 25 lo: Poesia del Sig. Pariati Poeta di Sua M. Ces. e Catt. e Musica del Sig. luglio 1707, con il cospicuo onorario di 400 lire annue (per avere un ter- Antonio Caldara Vice-Maestro di Cappella della Maestà sudetta: e ciò mine di paragone, la paga del maestro di cappella e organista Vincenzo per comando dell’Augustissima Imperatrice Regnante, per festeggiar il Fasola era di 540 lire). medesimo giorno del Nome dell’Augustissimo: e cenò appresso detta Dopo il commiato dalla cappella e dalla città, mancano notizie per il Maestà dell’Imperatrice tutta l’Augustissima Padronanza. triennio successivo. Per contro, libretti d’opera certificano che la prima attività teatrale di Casati si svolgeva nei principali teatri veneziani ove Dopo avere echeggiato al cospetto di tanto insigne uditorio, l’Apollo in cielo tra l’autunno del 1710 e la primavera del 1712 sosteneva ruoli secondari cadde nell’oblio, condividendo così il destino di molte composizioni d’oc- come contralto. Cronologia dell’attività artistica di P. A. Casati data e luogo dell’esecuzione compositore, librettista, opera ruolo di casati data e luogo dell’esecuzione compositore, librettista, opera ruolo di casati

1710 (aut.) Venezia, S. Gio. Grisostomo A. Lotti/M. Noris, Isacio tiranno Corrado 1721 (4/11) Vienna, Corte A. Caldara/A. Zeno, Ormisda Cosroe 1711 (17/1) Venezia, S. Gio. Grisostomo A. Lotti/F. Silvani, Il tradimento traditor di se stesso Ariarate 1722 (29/1) Vienna, Corte F.B. Conti/P. Pariati, Archelao re di Cappadocia Quinto Fannio 1711 (11/11) Venezia, S. Cassiano F. Gasparini/P. Pariati-A. Zeno, Costantino Licinio 1722 (quar.) Vienna, Cappella cesarea G. Porsile/G. Velardi, Il zelo di Nathan Adonia 1722 (6/10) Vienna, Favorita J.J. Fux/P. Pariati, Le nozze di Aurora Imeneo 1712 (9/1) Venezia, S. Cassiano F. Gasparini/A. Zeno, Trasimede 1722 (4/11) Vienna, Corte A. Caldara/A. Zeno, Scipione nelle Spagne Luceio 1712 (maggio) Vicenza, T. delle Grazie C.F. Pollarolo/?, Peribea in Salamina Peleo 1723 (carn.) Vienna, Corte F.B. Conti/P. Pariati, Creso Solone 1712 (aut.) Genova, T. S. Agostino C.F. Pollarolo/A. Zeno, Faramondo Adolfo 1723 (28/8) Praga, Castello reale J.J. Fux/P. Pariati, Costanza e fortezza Muzio 1712 (aut.) Genova, T. S. Agostino G.M. Orlandini/A. Zeno, Teuzzone Cino 1723 (19/11) Znaim, all’aperto A. Caldara/P. Pariati, La concordia de’ pianeti Marte 1714 (06/05) Reggio, T. del Pubblico F. Gasparini/A. Zeno, Eumene Peuceste 1724 (6/2) Vienna, Corte F.B. Conti/P. Pariati, Penelope Eurimaco 1714 (26/12) Venezia, SS. Gio. e Paolo C.F. Pollarolo/A. Piovene, Marsia deluso Apollo 1724 (30/3) Vienna, Cappella cesarea F.B. Conti/A. Zeno, David Abner 1715 (4/2) Venezia, SS. Gio. e Paolo A. Lotti/A. Piovene, Polidoro Deifilo 1724 (4/11) Vienna, Corte A. Caldara/A. Zeno, Gianguir Cosrovio 1715 (Fiera) Reggio, T. del Pubblico F. Gasparini/A. Salvi, Il Tartaro nella Cina Taicungo 1725 (carn.) Vienna, Corte F .B. Conti/A. Zeno, Griselda Gualtiero 1715 (28/5) Ferrara, T. Bonacossi F. Chelleri/B. Valeriani, La caccia in Etolia Aminta 1725 (10/3) Vienna, Cappella cesarea F.B. Conti/P. Pariati, La colpa originale Adamo 1715 (1/10) Napoli, T. di Palazzo Reale F. Gasparini-L. Leo/A. Zeno, Eumene Leonato 1725 (22/2) Vienna, Cappella cesarea G. Perroni/L. Villatti, Giobbe Elifaz 1715 (19/11) Napoli, T. di S. Bartolomeo M.A. Ziani-F. Feo/F. Silvani, Il duello d’amore Evanco 1725 (28/8) Vienna, Favorita A. Caldara/A. Zeno, Semiramide in Ascalona Arbace 1715 (26/11) Napoli, T. di S. Bartolomeo A.M. Bononcini/F. Silvani?, I veri amici Lagide 1725 (4/11) Vienna, Corte A. Caldara/A. Zeno, Venceslao Casimiro 1716 (26/1?) Napoli, T. di S. Bartolomeo A. Scarlatti/G. Papis, Carlo re d’Alemagna Adalgiso 1726 (carn.) Vienna, Corte G. Porsile/G. Pasquini, Spartaco Caval. capuano 1716 (28/1) Napoli, dimora privata D. Sarro/G.G. Alberghetti, serenata 1726 (13/3) Vienna, Cappella cesarea G. Reutter/L. Villati, La morte di Abele Adamo 1716 (17/6) Firenze, T. del Cocomero G.A. Perti/A. Salvi, Astianatte Oreste 1726 (16/4) Vienna, Cappella cesarea J.J. Fux/P. Pariati, Il testamento di N.S.G.C. Gio. evangelista 1717 (9/1) Roma, T. Capranica F. Gasparini/A. Salvi, Il Trace in catena Andronico 1726 (28/8) Vienna, Favorita J.J. Fux/P. Pariati, La corona d’Arianna Peleo 1717 (23/1) Roma, T. Capranica F. Gasparini/A. Zeno, Pirro Glaucia 1727 (6/2) Vienna, Corte A. Caldara/G. Pasquini, Don Chisciotte in corte Laurindo 1717 (29/04) Reggio, T. del Pubblico A.M. Bononcini/N. Minato, La conquista del vello d’oro Ifite 1727 (30/8) Vienna, Favorita A. Caldara/A. Zeno, Imeneo Odrisio 1718 (28/8) Vienna, Corte F.B. Conti/P. Pariati, Amore in Tessaglia Apollo 1729 (8/2) Vienna, Corte A. Caldara/G. Pasquini, I disingannati Acasto 1718 (4/11) Vienna, Corte A. Caldara/A. Zeno, Ifigenia Teucro 1729 (4/11) Vienna, Corte A. Caldara/A. Zeno, Caio Fabrizio Pirro 1719 (28/8) Vienna, Favorita J.J. Fux/P. Pariati, Elisa Acate 1731 (4/11) Vienna, Corte A. Caldara/P. Metastasio, Demetrio Olinto 1719 (30/8) Vienna, Favorita A. Caldara/A. Zeno, Sirita Iroldo 1732 (9/11) Vienna, Corte, teatro grande A. Caldara/P. Metastasio, Adriano in Siria Farnaspe 1719 (11/2) Vienna, Corte F.B. Conti/P. Pariati, Don Chisciotte in Sierra Morena Cardenio 1734 (4/11) Vienna, Corte A. Caldara/P. Metastasio, La clemenza di Tito Tito 1719 (4/11) Vienna, Corte A. Caldara/A. Zeno, Lucio Papirio Marco Fabio 1735 (quar.) Vienna, Cappella cesarea F.I. Conti/G. Pasquini, Il figliuol prodigo Figliuolo 1720 (23/2) Vienna, Cappella cesarea A. Caldara/G.A. Bergamori?, Assalonne Assalonne 1736 (13/2) Vienna, Corte A. Caldara/P. Metastasio, Achille in Sciro Ulisse 1720 (29/2) Vienna, Cappella cesarea F.B. Conti/? Mosè preservato Orompo 1736 (4/11) Vienna, Corte A. Caldara/P. Metastasio, Temistocle Temistocle 1720 (26/3) Vienna, Cappella cesarea J.J. Fux/P. Pariati, La cena del Signore Spirito profetico 1737 (6/2) Vienna, Corte G. Bononcini/A. Zeno-P. Pariati, Alessandro in Sidone Aristippo 1720 (28/8) Vienna, Favorita J.J. Fux-A. Caldara/A. Zeno, Psiche Mercurio 1737 (28/3) Vienna, Cappella cesarea N. Porpora/A. Perrucci, Gedeone Gedeone 1720 (4/11) Vienna, Corte A. Caldara/P. Pariati, Apollo in cielo Apollo 1737 (4/4) Vienna, Cappella cesarea G. Bononcini/A. Zeno, Ezechia Eliacim 1721 (carn.) Vienna, Corte F.B. Conti/A. Zeno-P. Pariati, Alessandro in Sidone Aristippo 1737 (28/8) Vienna, Favorita G. Bononcini/P. Metastasio, Zenobia Radamisto Casati fu poi attivo a Genova, Reggio, Ferrara e ancora a Venezia. Il memoria- lista Girolamo Antonio Prina rammenta la sua partecipazione alle celebrazio- Il libretto ni novaresi per la traslazione delle reliquie di S. Gaudenzio che nel giugno del Pietro Pariati –- già al servizio di Carlo d’Asburgo’ al tempo della sua residenza 1711 coinvolgevano musicisti del rango di Caldara, Lotti, Gasparini (a Venezia, a Barcellona -– fu chiamato alla corte di Vienna nel 1714 e ivi operò fino alla Casati aveva collaborato con gli ultimi due). morte che lo colse, sessantanovenne, il 13 ottobre 1733. In tale sede scrisse Nell’autunno del 1715, nel pieno della maturità artistica, giungeva a Napoli, più di cinquanta testi di opere serie -– anche in collaborazione con Apostolo scritturato al teatro di S. Bartolomeo. L’impresario F. M. Zambeccari ne riferiva Zeno –- e di generi minori, profani e sacri. Pervenne inoltre a originalità di ri- in una lettera del 24 settembre: «Il Casati ha una voce ed un cantare che mi sultati in sei ”tragicommedie”“ ,” particolare genere teatrale che supera la rigida piace infinitamente; sebbene troppo patetico». Un più tardi, verosimil- divisione tra dramma serio e intermezzi buffi. mente piccato per un mancato accordo, Zambeccari era meno benevolo: Scontata l’ambientazione mitologica di Apollo in cielo, condivisa dalle canta- «Casati è davvero insopportabile, sia per la monotonia del suo canto che te encomiastiche di tutta Europa per l’intero secolo e oltre. Il plot si fonda su per il suo smisurato orgoglio; è d’accordo con Senesino e non hanno rispetto un abusato intreccio, nutrito di amori non corrisposti e agnizioni, non molto per nessuno. Così nessuno li può vedere e quasi tutta Napoli, se non tutta, li diverso da quello dell’opera seria se non per il dispositivo finale del deus ex considera due eunuchi vanitosi». machina. Con ripetitività e artifici deplorati dallo stesso Metastasio: «Queste La supposta immodestia non recava tuttavia pregiudizio al riconoscimento picciole fanfaluche sono più difficili per l’invenzione che non le grandi; dei meriti artistici. Talché, dopo un ingaggio al Capranica di Roma per il car- nevale del 1717, il successivo 1° aprile era assunto come virtuoso della corte fra tutta l’antichità non v’è neppure una serenata, una festa, un oratorio che imperiale, al cui servizio rimase fino al 1740, con il ragguardevole compenso non sia insopportabile» (lettera del 16 dicembre 1752). Anche a paragone di di 1800 fiorini l’anno. Intensa la sua partecipazione all’esecuzione di opere altri testi di Pariati, il libretto dell’Apollo tradisce talora una certa sciattezza di serie, serenate, feste teatrali, cantate e oratorii offerti a corte sotto lo scettro lessico e di costruzioni nonché inceppi narrativi che potrebbero essere frutto di Carlo VI. di una stesura affrettata. Mende tuttavia poco evidenti in un testo destinato Apprezzamento gli fu espresso da Zeno: «Aristippo è mirabilmente rappre- alla sola esecuzione musicale e non alla pubblicazione. sentato dal Casati» (lettera dell’8 febbr. 1721), «Pier Casati fa maraviglie» (18 nov. 1724) nonché da Metastasio: «Casati ha fatto risaltare la parte di Olinto» (10 nov. 1731). Dalle partiture superstiti emerge che Casati, a diversità di altri La trama celebri castrati, non possedeva un’agilità pirotecnica, in particolare nel canto di “sbalzo” essendo la sua gamma vocale piuttosto limitata (poco più di un’ot- Le ninfe si appellano a Giove perché conceda il perdono ad Apollo, scacciato tava nell’Apollo). Per contro, le testimonianze di Zeno e Metastasio e la fre- dall’Olimpo’ per aver sterminato i ciclopi. quenza con cui a Vienna gli si assegnarono ruoli principali lasciano intendere Sulla terra, l’unica’ consolazione del dio è l’amore della ninfa Climene; che che suoi meriti precipui erano la capacità espressiva e interpretativa nonché, tuttavia non si unisce alla preghiera delle amiche perché se Apollo ritornasse verosimilmente, l’efficacia declamatoria. allo stato divino non sarebbe più suo. La ninfa Clizia, anch’essa innamorata Casati svolse anche una modica attività di compositore. Sua l’intonazione di del nume benché non ricambiata, redarguisce Climene per il suo egoismo. Dionigi in Atene. Azione scenica rappresentata nel venerando seminario di No- Mercurio, travestito da pastore, elogia i suoi nobili sentimenti mentre il ciclo- vara, il cui libretto fu stampato nel 1706. Del periodo viennese si conservano pe Sterope, spasimante di Clizia, li schernisce. le partiture di una cantata, Il bagno, su versi di A.M. Lucchini, e di almeno due Cefiso, divinità fluviale, allerta pastori e ninfe per l’insorta minaccia di un fero- Salve regina, una a quattro voci e una a voce sola. ce drago. Si invoca la protezione di Cinzia (Artemide). Sterope si dice pronto A diversità di quel che avviene per la maggior parte dei cantanti dell’epo- a uccidere il mostro se ne avrà a ricompensa la ninfa amata. Clizia, afflitta, ca, le sole fonti librettistiche sono inadeguate a definire la sua carriera e ciò deve piegarsi alla richiesta, ma per sua buona sorte il ciclope fallisce il colpo. perché a Vienna i libretti erano pubblicati occasionalmente e oltretutto con Interviene Mercurio che restituisce ad Apollo le antiche armi: chiesta la pro- rara menzione dei nomi degli interpreti. Ben più folta la cronologia esposta, tezione e il perdono di Giove, il nume scaglia il dardo mortale. desunta oltre che dai libretti dalle partiture superstiti. Si tratta in ogni caso Ninfe e pastori esultano, mentre Climene comprende che il perdono di Giove di risultati provvisori che potrebbero essere integrati da uno spoglio siste- è imminente e che perderà Apollo. Clizia, invece, continuerà ad amarlo, seb- matico dei materiali conservati nella Musiksammlung della Österreichische bene in lontananza. E se Sterope fosse stato vincitore? In tal caso avrebbe Nationalbibliothek. donato il cuore a lui, ma dopo essersi squarciata il petto. Mercurio si svela e annuncia ad Apollo il perdono. È però volontà di Giove che sia Clizia a scegliere per lui sorte terrena o divina. La ninfa, lieta di sacrifi- carsi per la gloria dell’amato, chiede e ottiene di essere trasformata in fiore. In un’apoteosi finale i pianeti festeggiano il ritorno di Apollo in cielo. Libretto inedito tratto dalla partitura in A-Wn, Mus.Hs. 18241 6. Aria. Climene 9. Recitativo. Mercurio, Climene, Apollo, Odi quella Clizia prigioniera tortorella, Mercurio 1. Sinfonia introduttiva Apollo essa geme perché teme Sì, lo dirò, se’l vuoi. Climene sola Tal di Clizia col labbro del suo ben la libertà. parla un fedele amor. 2. Coro delle Muse tempra la pena mia. Nel suo bel volto Perché l’’ama Climene del ciel, de’ rai, del dio che a me fur tolti; seco il brama e seco il tiene Sacro di Apollo al nome Pastor gentile, mi si affaccia un’immago e il disio di sue catene il giorno a noi rïede; poco d’amor tu sai. Dinne più tosto che pietosa e gentile tutto è amore e fedeltà. né ancora in ciel si vede che tal ragiona un disperato affetto il chiaro autor del dì. fa che il senso del duolo in me s’inganni e ne la sua costanza e nel suo amore cui dà facil valor la sua sventura. Chiama ormai da l’aspro esilio, 7. Recitativo. Clizia, Mercurio, Sterope sommo Giove, il dio di Delo un ristoro ingegnoso hanno i miei danni. Clizia Non è facil valore che fra noi sin’’or languì. Clizia il lasciar con fermezza un sommo bene. (Soli) 4. Aria. Apollo Questo, Climene, è amore? Ama se stesso Rendi a te l’amato figlio chi vuole il suo diletto Climene L’infelice ha il suo riposo più che quel de l’oggetto onde arder dice. Or di’: qual danno temi e a lui rendi e’l cocchio e’l cielo se in quel volto ch’egli adora che il suo fallo a lui rapì. Capriccio è questo, non amor. L’amante, ov’ei che non ti ascolta a te si tolga? trova un’alma a lui fedel. che vago di godere (Tutti) Clizia Terger puote amor pietoso più de l’’util d’’altrui brama il suo bene, Se l’ira del Tonante Qual danno? Io tel dirò. Di chi ben ama tutto il pianto che talora facilmente lo cerca ove lo spera ancor non è placata, prima gioia è l’’amar chi merta amore, sparger fa destin crudel. e’l coglie ove lo trova. A l’incostanza legge più dispietata non lo sperar mercede. Il danno mio, un reo mai non punì. sta vicin l’interesse. Un solo passo fora il più non poter povera ninfa 5. Recitativo. Climene che faccia il proprio amor, giunge a l’oblio senza folle ardimento amar un dio. di quanto è fuor di lui né più l’’apprezza. 3. Recitativo. Apollo, Clizia Come fede ed amor vantar io posso, Apollo così potessi, Apollo, Mercurio Ah! troppo ingrato a un tanto amor son io. Apollo vantar quella beltà che aver vorrei Sensi di vero amore! Climene Datevi pace, o amiche. Il vostro zelo per farmi del tuo cor più degno oggetto. Sterope Chi mira indifferente il male o il rischio piacemi in sin che i cenni Ma se bella non son, tal tu mi fai Ciò che possa sperar non sa il mio core. di perder un amante, a noi si pregia di Giove ei non condanna. È ver. Dovea con l’onor di piacerti; Clizia di ben amar? Ciò non diria Climene. senza il mio incauto error l’alba vicina e fedele e amorosa a te mi rende Io pur, benché negletta, Apollo adoro. Clizia scritto in fronte portar di Apollo il nome: la gloria d’esser tua. Sì, tanto fida Lui seguo, ancorché ingrato, Clizia il dice e’l sostiene. e far più chiaro il giorno a te son’io che ogn’altro core amante né la sua crudeltà scema il mio affetto; Altro è l’’indifferenza che nel corso de l’anno a me sacraro offesa mi parrebbe anziché fregio, pur se Giove mi udisse, io comprerei ed altro è la costanza. Un caro amante degli astri i voti e de’ miei templi i riti; rapina anziché dono; anche a prezzo di morte il giorno estremo si perde senza duol s’ei fassi un nume. è ver, ma che? Gradi a la colpa aggiunge e più che fasto onta n’avrei. Sì, t’’amo del suo castigo e crederei che fosse Climene il folle ardir di censurar la pena. e tanto t’amo, o caro, del mio duol la sua gloria ampia mercede. Ma poi qual pro…? Argine a la clemenza che i prieghi de le muse Questo è amore, o Climene, e questa è fede. fassi l’orgoglio. Il giudice si plachi m’empion l’alma d’orror. Ciò che più temo Apollo col soffrirne il rigor. Son fuor del cielo: Non più, debbo ai tuoi voti, è il fin de la tua pena. Odio quel cielo 8. Aria. Clizia perdei l’onor della quadriga illustre, che infausto a me sarebbe. Odio quel nume bella Clizia, un cor grato; e al tuo dovrei né mi resta del nume, onde fui pieno, che mi torria l’amante. Ah! Mi perdona Svenar il suo piacer un amoroso cor. Quello a te giuro, che una misera idea. Ma in tanti mali e se nemica ai voti tuoi son’io, sol per veder goder l’amato bene, questo dar non poss’io. Climene andiamo. me consola un gran ben. Climene amata… la mia fede ne incolpa e l’amor mio. opra è di salda fè di vero amor. Già il ciel s’imbruna e tutti gli altri accende Clizia Dà un generoso cor l’astro di Citerea col suo baleno; Rivale avventurata. Apollo segui nome di godimento a le sue pene ma veggo nel tuo petto ardor più vivo. e non tolga a Climene e veste di contento il suo dolor. Climene la presenza di Clizia i vanti suoi. E il lampo de’ tuoi lumi è più sereno. Clizia Scuoton le faci per vantarne la fiamma e suoi fasti presenti son tutti un dio Mercurio Più che di gelosia, d’’amore io peno. sinché ponno sperar che si alimenti; spinto a guidar gli armenti. Pastor qual io mi son… ma che vegg’io? ma se un rigor modesto Clizia Clizia, da l’onde sue turbato in viso 10. A due. Climene, Apollo le speranze dispera, in un momento, Tanto godi in narrar di Apollo i danni? a noi viene Cefiso. qual lampo che passò, qual fuoco è spento. Clizia Ardi pure o chiara stella Sterope tanto mai non arderai Sterope D’’una giusta vendetta è dolce il senso. Leggo nel suo pallor qualche sciagura. Dissi amar senza premio? Cefiso quanto intorno a questo core Mercurio del mio amore ardon le faci. Ove non hanno affetti per affetti Ninfa, perduti siam. Vedi là dove cambian voglie ed oggetti Non serve a gli odii tuoi l’ira di Giove. Climene a sinistra il lor corso le cervette, le agnelle e le colombe. Sterope Né sarai mai la più bella piegano l’acque mie. Mira quel drago Ma serve a quel piacer che irato ei dammi. se non hai pari al mio bene Mercurio crudo, irato e feroce. Egli minaccia dolci lampi e rai vivaci. Bassi esempi per Clizia. A lei fa scorta Clizia a la Tessaglia eterno lutto e pianto. più magnanimo ardor. L’’aquila ancora Vile è’’l piacer che a gli altrui mali insulta. Apollo Clizia Né sarai mai la più bella non amata dal sole il sole adora. Sterope Ahi, quale orror m’entra per gli occhi in seno! se non hai come ha Climene Sia vil, ma sia piacere. Or odi: Apollo Cefiso dolci lampi e rai vivaci. 12. Aria. Mercurio si lasci al suo destino. Io Clizia t’amo, Vanne e armàti ver me guida i Pastori. Pago è sempre un vero amante m’intendesti. Al tuo senno ed al tuo cuore, Clizia pria che sdegno si faccia, offro il mio amore. 11. Recitativo. Sterope, Clizia, Mercurio con l’onor de la sua fede. Pastori, al fiume, al fiume. A l’armi, a l’armi. Chi ben ama un bel sembiante Cefiso Sterope nulla brama e nulla chiede 14. Aria. Sterope Cieli! D’alito infame e mortal strage Clizia vedesti? Udisti o Clizia? È tempo e’l piacer d’esser costante Per far molle quell’alma di acciaro l’’aere infetto e sparso il suol già parmi. che seguendo un ingrato serve a lui per gran mercede. fa che basti la fiamma d’amor. l’inutil fede e’l cieco amor si stanchi. O de l’’ira già’’l foco preparo 16. Aria. Cefiso Clizia 13. Recitativo. Sterope, Clizia, Mercurio e tremendo il mio braccio già stendo Per sottrarsi al suo veleno Se stancar si potesse al mortallo d’un cieco furor. vile saria la fè, debil l’’amore. Sterope quell’ameno e fresco rio M’’è ingrato Apollo. Il so, ma seguo in esso Ma chi sei tu che a mio dispetto applaudi con rauco mormorio più affretta più che la sua pietà gli affetti miei. de la bella gli affetti? 15. Recitativo. Clizia, Sterope, Cefiso l’’onde. Mercurio Spaventato l’usignolo Sterope Clizia apre il volo e a noi si toglie Sei qual ape ostinata Stranier pastor cui trasse a queste rive Da Ciclope favelli de la ninfa e di Apollo il cuore e il nome e tutto nelle foglie il fior s’asconde. che a steril fior dimanda minacce a me? So che il tuo braccio è forte; de l’alba rugiadosa i dolci umori. (così ascondo il mio nume). ma de l’’acciar più saldo 17. Recitativo. Sterope, Cefiso, Clizia. Clizia Sterope un’’alma ch’’è fedele ha miglior tempra. Che? Tu amante di lei? Sempre l’ape non muove Sterope Sterope speranza di ristoro. Essa talvolta Mercurio Orsù, quando poss’’io sperar che mi ami? Se avvien che il nuovo mostro vola ad un fior non già per trarne il cibo, Io tentar non saprei la sua costanza. l’erbe avveleni e i fiori, Clizia ma perché se n’compiace e perché l’’ama. Sterope povere agnelle, onde trarrete il latte? Quando da tue fucine uscir vedrai Sterope Dunque amico di Apollo? Onde il miele trarrete, api innocenti? Misero amor! freschi ruscelli e quando l’atro fumo Mercurio di lor t’imbianchi il volto. Cefiso Mercurio Tale; e più che di lui de la sua gloria. Scherza sui nostri mali Sterope, taci. È frale Sterope chi ne piange il minor. Se il mostro vive Sterope Lo scherno ancor? quell’affetto cui nutre esca soave Qual gloria ha l’infelice? di voi pastori e ninfe e dov’esca non trova ivi non posa. L’ara in Delfo? È negletta e senza voti. Mercurio che sarà mai? De l’’acque mie che fia? Clizia La cortina di Dilo? Essa è già muta. D’’un folle il premio è questo Clizia Tali in Tessaglia e molti Il regno su le muse? A lui si tolse. Sterope Consolati, Cefiso. A noi già scende vani amori vegg’io. Il bel cocchio del giorno? Ei già ne cadde Tant’osa un vil Pastore? dal vicin colle amica schiera e folta. Sterope Sterope Sterope Mercurio Non si tema ove io son. Clizia, tu sola Infausti auspici. Il voto errasti e’l colpo. Datemi un arco. Vedi quest’arco e quest’aurea faretra. per uccider quel mostro ardir puoi darmi. Mercurio Eccomi a l’opra. Or viva Clizia e’l ferro, Apollo Clizia Strisciò però quel ferro se mi assiste Vulcan, colpisca il segno. Armi per me già un tempo illustri e forti. Pastori al fiume, al fiume: a l’armi, a l’armi. su le squame del drago Clizia Mercurio Apollo, Cefiso, Sterope e a lui passerà il cor colpo migliore. Infausti auspici! Il voto errasti e’l colpo. Prendi, fanne buon uso, ardisci e spera. Al fiume, a l’armi, a l’armi. Clizia Sterope Apollo Apollo mi perdona O stral fallace! O sventurato impegno! Sterope Ma da qual man si rende a me un tal dono? se il tuo nome invocato io profanai E a me non si risponde? Apollo Mercurio col mio error, ben lo so, colpo felice, Deh! L’alba a noi vicina Clizia Tutto saprai quand’’io dirò chi sono. amante o arciera a me sperar non lice. vivo non vegga il Drago. Chi ha valor senza Clizia, aver può ardire. Tu, Dïana, a me suora Eccoli già vicini. Ancor rimane 24. Recitativo accompagnato. Apollo 20. Aria. Clizia diletta, or che risplendi a la nostra Tessaglia un qualche nume. chiara così che a la presente notte Apollo Pastori a l’armi, al fiume. Son del pari sventurati il mio braccio ed il mio amor. poca invidia fa il giorno, il pregar nostro Grand’arbitro del mondo, eterno Giove, Apollo, Cefiso, Sterope Egualmente disperati cortese ascolta e fa che pera il mostro. di un reo che già ti offese e ch’or ti onora Pastori a l’armi, al fiume. con il mostro i dardi miei pietoso ascolta i prieghi. Io non ti chieggo e i miei voti col tuo cor. 22. Aria. Apollo né del dì la carriera a me vietata 18. Coro di Ninfe e di Pastori né il ciel dond’’io cadei né il dio che fui. 21. Recitativo. Sterope, Cefiso, Climene, Senz’arco e senza stral Sol disìo che tu miri e che tu regga Dal periglio e dal terror, tu puoi gran dea se vuoi Clizia, Apollo la destra e i colpi miei, sicché trafitto salvi o Cinzia il tuo favor cambiar i raggi tuoi cada il mostro crudel. Con questo voto questo suol ch’’è sacro a te. Sterope in tanti dardi. tento la grande impresa e nel tuo nome In mercé di tua pietà, Or convien ch’io ripari Per far restar di gel glorïoso, possente ed immortale serti e voti a te darà l’altrui rossore. A voi nel drago ucciso quel mostro a noi fatal al colpo che si vuol spingo lo strale. il dover di nostra fè. basta che dal tuo ciel giuro salvezza e solo Climene de l’opra illustre una mercé vi chieggo. tu irata il guardi. O bel colpo! 19. Recitativo. Apollo, Sterope, Climene, Cefiso Clizia Cefiso, Clizia, Mercurio. Qual fia? 23. Recitativo. Mercurio, Cefiso, Climene, O contento! Sterope Clizia Tutti Apollo Di Clizia il core. Foss’’io qual già fui pria, vedreste amici Mercurio Viva il nome di Giove! Il mostro è spento. tosto atterrato il drago. Climene Cinzia invano s’implora. L’avrai. Ben dee la bella 25. Coro di Ninfe e Pastori Sterope a la patria tal dono, Cefiso Inutil vanto! Nei ciclopi uccisi Tien tutti sordi a prieghi nostri i numi! tal premio a te. Mercurio di ben colpir l’arte perdesti e’l pregio. Clizia Climene Quando è saggio, quando è pio, Climene Climene, a costo mio Tanto in odio al destin son queste spiagge? il desio, Freme il mostro. Io a voi chieggo tu sei ben generosa. Ah, venga il mostro Clizia è felice anche il valor. l’onor del primo colpo. A te Diana e la patria distrugga e me divori Tolta a noi di sperar fors’’è la speme? Tutti lo consacro e in tuo nome pria che il mio cor sia del ciclope un vanto. Mercurio Viva il nome che invocò sciolta da l’arco mio va la saetta. Mercurio No. Vi ode il ciel, vi ama il destino e a voi per dar forza a sua virtù Cefiso Ma che dirà Tessaglia? È per te colpa ancor lice sperar; ma dal funesto l’’umiltà di un dio pastor. Andò per noi lo stral primiero a vuoto. il negar dal suo rischio a lui lo scampo. rischio che sì vi affanna, Mercurio Clizia Clizia sol può trarvi un pastore e Apollo è questo. La virtude e non la sorte Ecco il secondo. Io per Apollo il prendo Qual forza non intesa ha in me quel labbro? Apollo rende forte e invocando il suo nome il vibro al segno. Che farò? Ben pensai. Va, il serpe atterra Io sì felice? E come? e fa illustre un vincitor. e tuo fia questo cor. Tutti e congedi de l’amor. Pastor, fosse pur ver ciò che di Apollo Clizia Lode al nume che guidò sperar mi fai. Di quel bel che m’’invaghì il bel colpo che già fu 28. Recitativo. Clizia, Climene, Sterope Climene la perduta deità di quel mostro l’uccisor. Qual frutto indi ne avresti? sia mia brama e mia speranza. Clizia Mercurio Mercurio 26. Recitativo. Mercurio, Apollo, Clizia, Io non amo così. Nobil cimento Non è lieve l’’onor di amar un nume. Di quel bel che t’’invaghì Sterope, Cefiso, Climene parmi di un fermo amor la lontananza; la perduta deità e so che la costanza Climene sia tua brama e tua speranza. Mercurio da un cor crudel molto di gloria acquista. Arderà per un dio povera ninfa? Clizia Vanne Apollo; e a noi traggi Climene 32. Recitativo. Apollo, Mercurio, Cefiso Non il grado, ma il cor premian gli dei. in trionfo la preda. Ecco un amar per fasto. Climene Apollo Apollo Clizia Quale premio da lui sperar ti lice? Ecco il mostro svenato. Andiam, ma sia Fasto di ben amar piuttosto il chiamo. tutta la gloria mia gloria di Giove. Clizia Mercurio Sterope Scema il merto a l’amor chi amando spera. In questa sponda Clizia Ma del tuo amor tant’or fastosa andresti? Vincitor ch’’è modesto di lui s’erga un trofeo. Mio, s’’io colpìa quel mostro, era il tuo core. Climene fa sempre autor di sue vittorie il cielo. La speranza però regge l’’affetto. Apollo Clizia Sterope E vi scriva mia destra: Negar nol posso ed io fede ad Apollo Clizia Di vergogna e d’invidia avvampo e gelo. «Apollo il pastorello al sommo Giove». e a te serbato avrei. Fora sommo mio bene un sol suo sguardo. Cefiso Climene Mercurio Sterope Or gioite o mie sponde, Stanca il disio quel ben che troppo è lungi. Lodo il tuo zelo. Ma come mai? or andate, acque mie, limpide e liete. Clizia Apollo Clizia Mercurio Me non rende infedel la lontananza. A te, pastor, degg’io Tutto lice sperar. Quei primi albori, Sterope ascolta: il petto un colpo sì felice. io squarciarmi volea; poi col mio sangue Climene L’aurea faretra, ond’io lo trassi, or prendi. che fan gl’astri languir, forse giuliva Eh! Ben tosto languir potria il tuo fuoco. promettono l’aurora e forse adorno scriver così: «Premio di un folle amore Mercurio del suo nume smarrito il vicin giorno. al ciclope si dia di Clizia il cuore». Clizia Serbala come tua. Poi dimmi: questa Non cerca eterno ardore esca presente. Climene Sterope non è l’’alba foriera Forse il mio Apollo in ciel? E questo è dar il cor. Credete, o amanti, Mercurio che il dì sacro al tuo nome a noi rimena? a le ninfe superbe. Inganni e frodi Serba, Clizia, di questo Apollo Clizia raro amor la virtù. Quando ciò fosse, son le promesse lor. Pur non dispero, È ver, ma per mia pena. men saresti amorosa o men costante? ma nulla più domando. Apollo ingrato Clizia Mercurio serva a Sterope amante. Io so che un giorno, Saranno eterne Me, ben guarda, a te rendo ed a voi dono Climene disperata da lui, con caldi prieghi mie brame insin ch’io viva; e spenta ancora, Non lo voglia il destin; ma, se il volesse, l’onor di ravvisarmi. Il dardo mio mi porterai quel cor ch’ora mi nieghi. la parte che di me rimanga in vita già fatto è caduceo. Mercurio io sono. nuove brame trarrei da nuovo stato. a questo cor non sarà mai ribelle. A sé presente e grato Clizia vuol l’oggetto il mio amor ed ugualmente 29. Aria. Sterope Mercurio O ventura! Forse l’alma presaga in te favella. può far me indifferente e me infedele Vidi una cerva altera ed ostinata Climene un amante lontano ed un crudele. vaga di ber nel mar sprezzar un fonte. O portento! 31. A due. Clizia, Mercurio Ma poi trovando in quello un’onda ingrata Apollo 27. Aria. Climene chinar la vidi a questo il labbro e’l fronte. Clizia O mie speranze! Lontananza e crudeltà Sì, pastor, sì, immortale in me sarà Cefiso la mia fè, il mio amor, la mia costanza. metter ponno in libertà 30. Recitativo. Clizia, Climene, Mercurio Mercurio in queste rive. Olà, beate il più fido amante cor. Mercurio sorgete, o ninfe mie. Di verdi ulivi L’una o l’altra son per me Clizia Sì, ninfa, sì, immortale io spero in te quel caduceo si adorni; e rose e gigli disimpegni de la fè Lusingati, ma taci. la mia fè, il tuo amor, la tua costanza. sovra il nume spargete. Ei di un gran bene, se non erra il disio, nuncio a noi viene. sta l’amore in gran periglio Cefiso di Apollo a la sua sfera e languendo al fin si muore. Ecco già s’’apre ogn’astro che ne spera 33. Aria. Cefiso la porta d’Orïente. più forza e più splendor. Se godranno quel gaudio ch’io sento, 36. Recitativo. Clizia, tutti, Apollo Mercurio E il suolo che festeggia E su le sfere, del suo gran nome il giorno per contento, Clizia non più di mirti e fiori così nel ciel gareggia anche i sassi fiorir scorgerò. Per servir al tuo amore, ma di rai cinto il sen, cinto le chiome, nel zelo e ne l’amor. E se in loro il mio zelo si spande, Climene, oppormi a Giove io non saprei. sfavilla Apollo e lieto il ciel festeggia in [verdi] ghirlande, Né per giovar al mio potrei d’’Apollo di sua fortuna il giorno e del suo nome. mirti e lauri piegarsi vedrò. tradir la gloria. Al ciel bel nume al cielo, 43. Licenza. Recitativo vanne felice ˂e balenar si vegga 39. Recitativo accompagnato. Clizia [soprano] 34. Recitativo. Mercurio, Clizia, Climene, il tuo nome e il tuo volto Quanto in pregio sovrasta Apollo sul carro luminoso; il primo giorno Godi felice Apollo e più non turbi a le menzogne il ver, tanto in valore che a noi tu riconduca, la tua luce serena acerbo fato. prevale a quel di Apollo Mercurio sia quel che spunta a te già sacro. Piacque Ma del mio sventurato, estremo affetto, de l’austriaco monarca il nome Augusto. Serba a nume più degno al tuo rigor far me infelice e piace pietà ti giunga in petto. Ebbi virtute Colà favole e sogni questi onori, o Cefiso. È spenta, Apollo, a la bella mia fede il farti un dio. per voler la tua gloria e la tua pace; il capriccio inventò: storie famose l’ira di Giove. Egli a te rende il cielo, Ecco Giove, ecco Apollo, il voto mio. ma per soffrire i danni e i mali miei qui ammira lo stupor. Quel falso dio con quel dio che pria fosti; e te richiama Tutti virtù non ho. Fa per mercé che tolto cingea lauro profano; e sacro alloro a ricondurre il dì. Ma la tua sorte O magnanima fede! O raro amore! il vivere mi sia. Tu già mi udisti, cinge in questi le tempia a un vero eroe. sta di Clizia in poter. Vuole il Tonante pietoso nume. Già cambiarsi io sento Ei de le muse ad esso ancelle è il nume: ch’ella sola a te fausta o a te nemica Apollo Tua mercé già mi sento in radici le piante. Il sen mi veste de’ nemici ei la tema ed il terrore, il decreto confermi o lo cancelli. colmo del primier nume. È mio rossore fronda improvvisa. Un nuovo fior son fatta dei vassalli ei l’amore e la speranza. Clizia la tua pietade; e vinto sotto gli auspici tuoi. Deh! Fa che passi Non sparge tanta luce Apollo in cielo Io l’arbitra del ben che a lui si rende? da sì gran fede è il mio rigor. L’ingrato la mia fè nel mio stelo ed il mio amore quant’ei d’alta virtù diffonde i rai; Apollo del generoso è un bel trofeo. Climene, e tua sia Clizia ninfa e Clizia fiore. né tanto mai di gioia empie le sfere, Teme in lei la nemica Apollo ingrato. che vuol presenti a l’amor suo gli oggetti, fulgido il sol col lume suo giocondo, Climene più non merita il mio. Clizia n’’è degna 40. Aria. Clizia quanto di Carlo il nome Deh! Pietosa al mio amore, e Clizia ne godrà. Quando un mio raggio Per te mio nume amabile con il suo grande empie di gaudio il mondo. o saggia per il tuo, niega l’assenso. giunga a toccar te, bella ninfa, in volto, in fiore ancor cambiata 44. Aria. Soprano Apollo di’ pur che a te rivolto d’un’alma innamorata Me in ciel non ameresti? ti onora Apollo e di’ che del tuo amore le brame io mostrerò. Grande fan quel nome altero tarda mercé, ma eterno è il mio favore. Climene E con il genio stabile di più regni e di un impero dei voti miei costanti la grandezza e la possanza. Perdonami. Ad un nume 37. Aria. Apollo culto dessi e rispetto, ancor le fronde amanti E lo fanno ancor maggiore non già tenero amor. Due cori amanti Dove tu rivolga il piede a te rivolgerò. di quell’alma e di quel core bramano fra di loro del mio lume e del mio affetto la fortezza e la costanza. le reciproche gare e i cambi eguali sempre un raggio scenderà. 41. Recitativo. Mercurio E sarò con mio diletto 45. Coro di proteste, di voti e di speranze: Oggi sereni e lieti e di pianti talvolta e di sospiri; grato amante di tua fede Di Carlo al nome invitto se nol fui di tua beltà. festeggiano i pianeti il nostro Apollo e in sì dolci vicende di nuovi raggi e nuove glorie adorno; s’inchina riverente la catena de l’’un l’’altro più stringe e un sì bel dì ne fa più chiaro il nome: ogn’alma che ne sente e de l’’uno l’’ardor l’’altro più accende. 38. Recitativo. Climene, Cefiso, Mercurio e fasti aggiunge un sì gran nome al giorno. la gloria ed il poter. Suo nume ogn’or lo chiama Climene la terra e n’’è felice, 35. Aria. Climene Vedi, Clizia, l’aurora 42. Coro ascolta la sua fama Se non parla ciglio a ciglio, come giuliva infiora oltre l’usato il cielo e n’ha piacer. labbro a labbro e core a core, la strada al dì che nasce. Applaude al bel ritorno

FINE ISSM Conservatorio “Guido Cantelli” di Novara via Collegio Gallarini, 1 0321 31252 www.consno.it Conservatorio Guido Cantelli di Novara