Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - DCB Roma ISSN 1591-5352 Supplemento aln.1/2018 dell’Ambiente Geologia Società ItalianadiGeologiaAmbientale in un Paese fragile una effi prevenzione eprospettiveanalisi per sismico inItalia: Rischio Periodico trimestraledellaSIGEA Antonello Fiore e Vincent Ottaviani Fiore eVincent Antonello A cura di cace

Società Italiana di Geologia Ambientale Associazione di protezione ambientale a carattere Sommario nazionale riconosciuta dal Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare con D.M. 24/5/2007 e con successivo D.M. 11/10/2017

PRESIDENTE Antonello Fiore

CONSIGLIO DIRETTIVO NAZIONALE Premessa Danilo Belli, Lorenzo Cadrobbi, Franco D’Anastasio LAUDIO AMPOBASSO (Segretario), Daria Duranti (Vicepresidente), C C 5 Antonello Fiore (Presidente), Sara Frumento, Fabio Garbin, Enrico Gennari, Giuseppe Gisotti Presentazione (Presidente onorario), Gioacchino Lena (Vicepresidente), Luciano Masciocco, Michele ANTONELLO FIORE E VINCENT OTTAVIANI 6 Orifi ci, Vincent Ottaviani (Tesoriere), Angelo Sanzò, Livia Soliani 1. TERREMOTI E SOCIETÀ Geologia dell’Ambiente Periodico trimestrale della SIGEA I disastri sismici in Italia: una rifl essione Supplemento al n. 1/2018 sulle risposte sociali e culturali nel lungo periodo Anno XXVI - gennaio-marzo 2018 EMANUELA GUIDOBONI 11

Iscritto al Registro Nazionale della Stampa n. 06352 Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 229 La “prevenzione del giorno dopo” del 31 maggio 1994 e quella per il nuovo secolo DIRETTORE RESPONSABILE ROBERTO DE MARCO 19 Giuseppe Gisotti

COMITATO SCIENTIFICO La prevedibilità dei disastri sismici fra sismologia Mario Bentivenga, Aldino Bondesan, e storia Giancarlo Bortolami, Giovanni Bruno, Giuseppe Gisotti, Giancarlo Guado, GIANLUCA VALENSISE 24 Gioacchino Lena, Giacomo Prosser, Giuseppe Spilotro Moderni sistemi per la prevenzione sismica COMITATO DI REDAZIONE ALESSANDRO MARTELLI 31 Fatima Alagna, Federico Boccalaro, Giorgio Cardinali, Francesco Cancellieri, Valeria De Gennaro, Fabio Garbin, Vulnerabilità sismica e meccanismi resistenti Gioacchino Lena, Maurizio Scardella alla scala urbana REDAZIONE GIOVANNI CANGI 40 SIGEA: tel. 06 5943344 Casella Postale 2449 U.P. Roma 158 [email protected] La gestione emergenziale dei fenomeni sismoindotti: i casi dei terremoti avvenuti in Abruzzo (2009), PROCEDURA PER L’ACCETTAZIONE DEGLI ARTICOLI I lavori sottomessi alla rivista dell’Associazione, in Emilia-Romagna (2012) e nel Centro Italia dopo che sia stata verifi cata la loro pertinenza con (2016-2017) i temi di interesse della Rivista, saranno sottoposti ad un giudizio di uno o più Referees PAOLO MARSAN, ANGELO CORAZZA 45 UFFICIO GRAFICO Pino Zarbo (Fralerighe Book Farm) Quando la scienza incontra il diritto: le responsabilità www.fralerighe.it legate alla gestione del rischio tsunami STAMPA CECILIA VALBONESI 58 Industria grafi ca Sagraf Srl, Capurso (BA)

Stampato con il contributo di Fralerighe Book Farm Il ruolo delle assicurazioni nella prevenzione dei rischi: e ABEO srl Siracusa il caso dei terremoti

Questo numero è stato redatto sulla base delle DONATELLA PORRINI 64 informazioni disponibili al 15 giugno 2018

La quota di iscrizione alla SIGEA per il 2018 è di € 30 e da diritto a ricevere la rivista In copertina: Carta della pericolosità sismica dell’Italia (Fonte: INGV) e ex-voto relativo al terremoto “Geologia dell’Ambiente”. Per ulteriori informazioni di Foligno del 13 gennaio 1832, conservato nel santuario di Santa Maria delle Grazie, a Cesena. (da consulta il sito web all’indirizzo www.sigeaweb.it E-Guidoboni e J. P. Poirier, Quand la terre tramblait, Paris, 2004). Strumenti didattici per l’analisi dei fenomeni sismici FRANCESCA CIFELLI 69

Il terremoto nella mente DONATELLA GALLIANO, LUIGI RANZATO 75

Come i media raccontano un’emergenza LUCA CALZOLARI 80

2. IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI

Il monitoraggio sismico del territorio Italiano GAETANO DE LUCA, NICOLA VENISTI 85

Il Centro Allerta Tsunami (CAT) dell’Ingv ALESSANDRO AMATO E IL TEAM DEL CAT 91

Pericolosità sismica, normativa e classifi cazione sismica in Italia CARLO MELETTI, MASSIMILIANO STUCCHI, GIAN MICHELE CALVI 98

Evoluzione delle normative sismiche in Italia dal punto di vista geologico MAURIZIO LANZINI 107

La Microzonazione Sismica: prospettive e applicazioni nella pianifi cazione e progettazione SERGIO CASTENETTO, GIUSEPPE NASO 113

Le attività del Servizio Geologico d’Italia (ISPRA) a seguito della sequenza sismica del 2016-2017 in Italia Centrale GRUPPO DI LAVORO SGI SU EMERGENZA TERREMOTO 117

3. LA RICERCA SUI TERREMOTI IN ITALIA: METODI E PROSPETTIVE

I caratteri della sismotettonica in Italia: osservazioni e modelli PAOLA VANNOLI, PIERFRANCESCO BURRATO 139

La sismicità del tra eventi storici e recenti JACOPO BOAGA 148

Il rischio sismico in Toscana e la microzonazione sismica MASSIMO BAGLIONE 154

La prevenzione del rischio sismico nella pianifi cazione urbanistica: la carta di pericolosità sismica della regione Lazio EUGENIO DI LORETO 160 Pericolosità sismica e memoria storica dei terremoti in Puglia VINCENZO DEL GAUDIO 167

Storia sismica della Basilicata con particolare riguardo ai secoli XIX e XX FABRIZIO TERENZIO GIZZI, MARIA ROSARIA POTENZA 174

La sequenza sismica del Sannio-Matese 2013-2014: un esempio di intrusione attiva in Appennino meridionale FRANCESCA DI LUCCIO, GIOVANNI CHIODINI, STEFANO CALIRO, CARLO CARDELLINI, VINCENZO CONVERTITO, NICOLA ALESSANDRO PINO, CRISTIANO TOLOMEI, GUIDO VENTURA 185

4. TERREMOTI E MAREMOTI IN ITALIA: CASI DI STUDIO

Evidenze geologiche ed archeologiche di terremoti storici in Trentino-Alto Adige ALFIO VIGANÒ, STEFANO DI STEFANO, ANDREA FRANCESCHINI, CLAUDIO CARRARO, CATRIN MARZOLI, LORENZO CADROBBI 195

Il terremoto del 28 dicembre 1908: 110 anni di analisi sismologiche NICOLA ALESSANDRO PINO, VINCENZO CONVERTITO 204

Sismicità della Calabria Centro-Meridionale: dalla storia alle osservazioni strumentali e di campagna ANNA GERVASI, VÌNCENZO TRIPODI, MARIO LA ROCCA, FRANCESCO MUTO, IGNAZIO GUERRA 209

Evidenze geomorfologiche di tsunami in Italia Meridionale GIOVANNI SCARDINO, PAOLA FAGO, ARCANGELO PISCITELLI, MAURILIO MILELLA, PAOLO SANSÒ, GIUSEPPE MASTRONUZZI 217

Mitigazione del rischio sismico e vulcanico nell’area Napoletana: un piano operativo per la messa in sicurezza di Ischia GIUSEPPE DE NATALE, STEFANO PETRAZZUOLI, CLAUDIA TROISE, RENATO SOMMA 224

I terremoti di Amatrice, Visso e Norcia del 2016-2017 nel contesto sismotettonico dell’Italia Centrale: stato delle conoscenze e problemi aperti ALESSANDRO AMATO, MASSIMILIANO BARCHI, LAURO CHIARALUCE 230 Effetti geomorfologici e variazioni idrogeologiche indotti dai terremoti: esempi nell’area epicentrale della sequenza sismica 2016-2017 del centro Italia DOMENICO ARINGOLI, MARGHERITA BUFALINI, PIERO FARABOLLINI, MARCO GIACOPETTI, MARCO MATERAZZI, GILBERTO PAMBIANCHI, GIANNI SCALELLA 239

La rete accelerometrica urbana nel centro storico della città di Catania (OSU-CT) DOMENICO PATANÈ, GRUPPO DI LAVORO OSU-CT 249

5. DALLA GESTIONE DELLE EMERGENZE ALLA RICOSTRUZIONE

Earth Observation Systems: dall’emergenza alla proposta di un progetto integrato per la gestione del territorio ELENA CANDIGLIOTA, FRANCESCO IMMORDINO 261

Il ruolo del Volontariato di protezione civile per una attività di prevenzione effi cace MASSIMO LA PIETRA 272

I terremoti dell’estate-autunno 2016 in Italia centrale: nuove prospettive per la valutazione della pericolosità sismica EMANUELE TONDI, TIZIANO VOLATILI, PIETRO PAOLO PIERANTONI 276

Emergenza e ricostruzione ALFIERO MORETTI 283

Dal danneggiamento delle chiese di Amatrice spunti per prevenzione, conservazione e sicurezza del patrimonio storico-architettonico CONCETTA TRIPEPI, ELENA CANDIGLIOTA, GIACOMO BUFFARINI, GIOVANNI CARELLI, LAURA DONATI, FERNANDO SAITTA 288

La ricostruzione dei beni culturali danneggiati dal sisma: il miglioramento ANTONIO BORRI 301

Venzone: utopia o futuro? Una metodologia per la salvaguardia del nostro patrimonio FRANCESCA SARTOGO 308

Rischio liquefazione: studi e iniziative per la ricostruzione e la pianifi cazione urbanistica post sisma Emilia 2012 LUCA MARTELLI 318

La gestione dei rifi uti da disastro FRANCESCA LUCIGNANO, ROBERTO PIZZI 326 CLAUDIO CAMPOBASSO 5 Direttore Dipartimento per il Servizio Geologico Premessa d’Italia dell’ISPRA

Italia, insieme alla Grecia, è il Paese terremoto di riferimento che possiamo aspet- con il più alto livello di sismicità in tarci in ogni parte del territorio. ambito europeo e questo determina Pur essendo tuttavia ancora lontani dal un alto rischio per il nostro territorio, conoscere tutti i segreti dei fenomeni che aL’ causa della elevata vulnerabilità del pa- precedono l’enucleazione di un terremoto, trimonio edilizio e artistico-culturale, spesso la nostra capacità di monitorare il territorio fragile anche per il peso degli anni. nelle singole componenti che lo costituiscono Tale sismicità infatti, pur non essendo sta aumentando sensibilmente, grazie al mi- alta in valore assoluto (si pensi ad esempio glioramento delle tecniche di analisi sia da a quella della California o del Giappone), co- remoto (si pensi alla costellazione satellitare stituisce un potenziale pericolo per gli innu- con i relativi sensori) che in situ. merevoli e caratteristici borghi e paesi disse- L’utilizzo integrato di dati provenienti da minati lungo l’Appennino (spesso costruiti in tecniche diverse ci consente infatti di com- pietra locale), che certamente costituiscono prendere con sempre maggiore approssima- un unicum di grande valore storico, culturale zione gli eventi sismici, sia in termini geodi- ed edilizio ma che necessitano anche di no- namici che di variazione di singoli parametri tevoli interventi strutturali per la loro messa sismici e geologici. in sicurezza. Negli ultimi anni, si stanno poi sviluppan- La sequenza sismica del 2016-2017 in do gli studi di Microzonazione sismica, utili a Italia Centrale ha messo in luce proprio que- conoscere la risposta delle diverse porzioni di sta fragilità, presente, purtroppo anche in al- territorio all’input sismico e molto importanti tre zone d’Italia, come Campania, Basilicata, ai fi ni della pianifi cazione territoriale. Calabria e Sicilia orientale, dove il potenziale Gli investimenti in termini di conoscen- sismico è molto alto. za sono ovviamente il primo passo del lungo L’Italia possiede un grande patrimonio di cammino verso la messa in sicurezza del Pae- conoscenza scientifi ca, in particolare sulla se e solo partendo da solide basi scientifi che pericolosità sismica e geologica, sia per tra- conoscitive è possibile approntare le corrette dizione (la sismologia è considerata essere politiche di riduzione del rischio sismico. nata in Italia a seguito degli studi di Mallet Assume particolare importanza, a tale sul terremoto del 1857 in Basilicata) che per riguardo, la comunicazione delle conoscenze l’attività di ricerca anche applicata, ricono- acquisite ad un pubblico più vasto rispetto a sciuta a livello internazionale, che svolgono quello degli addetti ai lavori. enti come l’INGV, il CNR, il Servizio Geologico Questa iniziativa editoriale della SIGEA d’Italia dell’ISPRA, l’ENEA e molte Università. ha, pertanto, il merito di consentire alla co- Anche se in continuo aggiornamento e ap- munità di studiosi della pericolosità e del ri- profondimento, la pericolosità sismica dell’in- schio sismico di mostrare molte delle attività tera penisola, grazie agli studi sinora condotti, che vengono condotte in Italia e quindi di for- è ad oggi considerata suffi cientemente nota, nire informazioni corrette a tecnici, cittadini e in quanto sappiamo sostanzialmente qual è il decisori politici.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 6 ANTONELLO FIORE E VINCENT OTTAVIANI Presentazione Società Italiana di Geologia Ambientale

osì il Presidente della Repubblica tutto quello che è stato compreso è stato rece- particolare, dei volontari delle associazioni di inizia il suo discorso di fine anno: pito dai decisori, dagli investitori e dalla po- protezione civile. “Italiane e italiani, cari amici, vi polazione; popolazione che di questa ricerca Al di fuori della gestione dell’emergenza, confesso che ho esitato molto prima dovrebbe essere la prima a benefi ciare. però, ci troviamo a constatare una storica Cdi presentarmi dinnanzi alla televisione per Permetteteci di ringraziare prima di tutto carenza, che è quella di non essere stati in porgervi il solito saluto augurale, per il Nuovo i tanti autori che con entusiasmo hanno vo- grado di prevenire per tempo gli effetti del Anno che sta per sorgere. Ho esitato, perché luto aderire a questo progetto editoriale della terremoto, di tradurre in politiche, in norme e temo di portare nelle vostre case una nota di Sigea. Un progetto che rispecchia in pieno il regolamenti, in piani e programmi, in buone tristezza. Nel mio animo non vi è che amarez- ruolo della Sigea, associazione culturale ri- pratiche, le necessarie azioni, che avrebbero za. Penso alle vittime del cataclisma sismico conosciuta dal Ministero dell’Ambiente come potuto evitare le morti e la distruzione di interi che si è scatenato in zone dell’Italia Meridio- associazione di protezione ambientale che, borghi, la perdita irreversibile di un patrimo- nale. Io andai subito sul posto ed ho assisti- nei suoi 26 anni di attività, ha fatto della nio culturale, storico e architettonico, unico e to a scene di dolore che mai dimenticherò. E promozione della cultura geologica uno dei di inestimabile valore. penso ai sopravvissuti, che oggi ricordano i sui principali obiettivi. Sicuramente nel nostro paese c’è una loro morti e pensano al loro paese completa- Con questo volume, che affronta in chia- diffi coltà nell’intervenire diffusamente ed ef- mente distrutto e alla loro casa che è un cu- ve interdisciplinare e multi settoriale uno dei fi cacemente, per il miglioramento e per l’ade- mulo di macerie. Ebbene noi non con le parole rischi geologici più severi per la popolazione, guamento sismico, sia a causa della elevata ma con i fatti dobbiamo cercare di confortare l’edifi cato e i settori produttivi, abbiamo vo- pericolosità sismica del nostro territorio, sia e di aiutare i sopravvissuti dal terremoto. luto mettere in primo piano la consapevolezza a causa dell’enormità del patrimonio edilizio Dobbiamo al più presto cercare di ricostruire i della forza degli studi e delle ricerche, per la e, in particolare, di quello storico. L’Italia è loro paesi e le loro case con criteri antisismici. prevenzione del rischio sismico, contro ogni costellata di magnifi ci centri e borghi storici, E qui il governo dovrà vigilare perché i criteri forma di rassegnazione e fatalismo. Nello che sono realizzati in pietra naturale, spesso antisismici siano veramente osservati”. Egli stesso tempo ci sentiamo di chiedere scusa con muratura di qualità scadente, adagiati continua “Per quanto riguarda il cataclisma ai tanti ricercatori e studiosi italiani che in e integrati in un paesaggio articolato, la cui sismico, ebbene qui abbiamo avuto la prova questa fase non siamo riusciti a coinvolgere bellezza è legata alla evoluzione dinamica, della generosità del popolo italiano. Il popolo ma che potranno contribuire alle prossime geologica e geomorfologica, dello stesso. italiano, spontaneamente ha ritrovato la sua edizioni del volume; in Italia sono tanti i ricer- A maggior ragione occorre perseguire con unità nazionale e la sua concordia nazionale. catori, noti e affermati in ambito internazio- decisione una politica di intervento, fi nalizza- Spontaneamente, si sono, sono venuti aiuti nale, che studiano i rischi geologici del nostro to al signifi cativo incremento delle condizioni alla gente del Meridione vittima del terremoto. Paese, la sua fragilità, cercando di proporre di sicurezza dal punto di vista sismico e que- Volontari, si sono portati nelle zone devastate comportamenti e soluzioni nell’interesse del- sto volume vuole dare, in tale direzione, uno dal cataclisma e specialmente molti giovani. la collettività. Abbiamo più volte richiamato stimolante contributo. Vada la nostra riconoscenza all’esercito, alle gli studi e le ricerche dei nostri ricercatori in Dopo gli eventi sismici di questi ultimi an- forze dell’ordine e ai vigili del fuoco che si ambito internazionale perché leggendo il vo- ni si è assistito a repentini adeguamenti delle sono prodigati con tanta abnegazione. Questa lume e studiandolo, ci siamo resi conto dalla normative tecniche in materia di costruzioni è la generosità dimostrata dal nostro popolo.” bibliografi a che il confronto è soprattutto in- in zone sismiche, che fondano molte delle lo- Un discorso che, se si eliminasse il riferi- ternazionale, in quel contesto di paragone e ro certezze sui calcoli probabilistici, più che mento al meridione d’Italia, potrebbe essere di crescita dal quale la collettività dovrebbe sul rilevamento, sulle indagini e prove, sul attualissimo, anzi è attualissimo. Il vero di- trarre il benefi cio per il proprio benessere. progetto, sul buon senso, sulla capacità di sagio che generano queste parole lo provia- Sappiamo bene che il nostro Paese è in- realizzare le opere a regola d’arte. I modelli mo quando ci rendiamo conto che questo è superabile nella fase di emergenza, di primo di calcolo, che sono indispensabili, non po- il discorso di Sandro Pertini del 31 dicembre soccorso alla popolazione, laddove occorra tranno sostituire un buon progetto ma solo del 1980, pochi giorni dopo il terremoto del intervenire con immediatezza per salvare avere una funzione confermativa dello stesso. 23 novembre del 1980 che interessò l’Irpinia. vite umane, dopo un evento calamitoso. In Inoltre, dopo l’ultimo terremoto di Amatrice e In questo volume abbiamo voluto racco- questi momenti emerge la solidarietà del di Norcia del 2016 e 2017, abbiamo assistito gliere i contributi dei massimi esperti in tema nostro popolo, l’adeguatezza del sistema na- anche a una sovrabbondante produzione di di rischio sismico con la consapevolezza che zionale di protezione civile, la preparazione provvedimenti tecnico amministrativi, fi na- tanto ha fatto la ricerca italiana in questi ul- e la professionalità del Corpo Nazionale dei lizzati agli interventi di ricostruzione, che si timi 40 anni, affermandosi con i propri studi Vigili del Fuoco, la generosità degli uomini sono succeduti a decine, apportando spesso anche in ambito internazionale, ma che non e delle donne che operano sul campo e, in modifi che a disposizioni precedenti, creando

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 7

confusione e incertezza, generando sconforto sione e interpretazione dei fenomeni sismici frequenza di oscillazione del terreno sia com- negli operatori professionali, nelle imprese e e nel fornire prospettive e soluzioni da appli- patibile con quella degli edifi ci. nei cittadini. care, la società italiana resta imbrigliata in In conclusione, abbiamo compreso senza Se terremoto dopo terremoto, si continua- un estenuante dibattito su temi ricorrenti, equivoci che in Italia le case che crollano per no a rincorrere gli effetti imprevisti dell’ulti- quali il modello di ricostruzione (centrale ov- effetto dei terremoti, che uccidono bambini, mo, registrando accelerazioni al suolo molto vero locale) e se si debba ricostruire dov’era donne, uomini, animali, sono state costruite superiori a quelle prese a riferimento dalle com’era, ovvero delocalizzare altrove gli abi- in aree conclamate sismiche, spesso con tec- norme in vigore fi no al giorno prima, nonché tati distrutti. niche costruttive inadeguate per resistere allo danni importanti alle strutture, è verosimile Si tratta certamente di temi fondamen- scuotimento sismico, dove è necessario inda- che occorra fare una rifl essione, con la comu- tali, da valutare di volta in volta, perché non gare per conoscere nel dettaglio, sito per sito nità scientifi ca tutta, per declinare un elenco esiste un modello unico, valido per tutti i luo- ed edifi cio per edifi co (sia pubblico che pri- di azioni, il più possibile chiare e semplici, ghi e per tutte le funzioni. vato), gli effetti al suolo delle onde sismiche. prioritarie e irrinunciabili, da far recepire al In passato, la Città di Noto, capitale del Le nuove norme tecniche per le costru- legislatore, programmarle e attuarle. Barocco e Patrimonio dell’Umanità UNESCO, zioni 2018 hanno introdotto una incompren- Il volume ha la fi nalità di fornire lo stato è stata il magnifi co risultato della lunga ri- sibile duplicazione delle indagini geologiche dell’arte sugli studi condotti in questi anni in costruzione, eseguita in altro luogo e con di- e geotecniche, a nostro parere inutile se Italia ed è articolato per comodità di lettura verse modalità, rispetto all’omonimo abitato, non dannosa dal punto di vista concettua- in cinque capitoli: devastato dal terremoto del 1693. In tempi le e operativo. Duplicazione che reca anche 1. Terremoti e società moderni, l’eccellente ricostruzione di Gemo- confusione rispetto alle competenze profes- 2. Il ruolo delle istituzioni na e degli altri abitati distrutti dal terremoto sionali, nell’ambito di un approccio proget- 3. La ricerca sui terremoti in Italia: metodi e del Friuli del 1976, è stato il risultato di una tuale che, necessariamente, deve essere au- prospettive ricostruzione basata sul modello friulano del spicabilmente integrato e multidisciplinare. 4. Terremoti e maremoti in Italia: casi di studio “dov’era e com’era”, in cui gli attori principali Le stesse hanno semplifi cato le categorie di 5. Dalla gestione delle emergenze alla rico- della ricostruzione sono stati i Sindaci, mo- sottosuolo, determinando in taluni casi una struzione. dello ripreso anche dalla ricostruzione post ulteriore sottovalutazione dell’accelerazione La lettura degli articoli contenuti in questo sismica del terremoto del sismica rispetto a quella che si avrebbe tra- volume vi permetterà di analizzare e rifl ettere 1997 e 1998. La prima ricostruzione seguita mite modellazione specifi ca, e introducendo su quella che è la storia sismica del nostro pa- al terremoto dell’Aquila del 2009, invece, ha per le costruzioni esistenti la possibilità di ese, su quello che stiamo facendo, su quello visto la realizzazione delle cosi dette “new utilizzare elementi di conoscenza preesisten- che diffi cilmente potremo fare e, purtroppo, town”, operando quindi delocalizzazioni da ti con il rischio di portare sottovalutazioni e su quello che avremmo potuto fare e che non abitati distrutti o fortemente danneggiati, di danni alla collettività. abbiamo fatto. Troverete in ogni articolo rife- aree residenziali e per servizi. Nell’augurarvi buona lettura e nella spe- rimenti a ricerche passate, ma anche attività Probabilmente andrebbe standardizza- ranza che vogliate continuare a seguire e so- recenti e spunti di rifl essione per una gestione to un approccio pianifi catorio, che riesca a stenere le iniziative della Sigea, auspichiamo auspicabile del rischio sismico in Italia che, coniugare tutte le valutazioni di carattere che un giorno la comunità scientifi ca italiana, come richiama il titolo del volume, ha bisogno urbanistico ed edilizio, socio economico, am- e la Sigea con essa, possa trovare le giuste di analisi e prospettive per una prevenzione bientale e paesaggistico, geologico, sismico, soddisfazioni e poter gioire per decisori in effi cace in quello che è un “Paese fragile”. geomorfologico e idraulico. Se è di tutta evi- grado di abilitarsi, nell’interesse comune, al Un “Paese fragile” la cui fragilità è messa denza la necessità di partecipare le scelte con nobile ruolo della politica. a nudo ed evidenziata da ogni evento sismico le popolazioni coinvolte, tenendo conto della che lo colpisce, dal nord al sud. I terremoti che loro storia ed esigenze, ancora più rilevante è si susseguono nel nostro Paese sottraggano conoscere preventivamente la reale sismicità vite alla loro esistenza, spengono i sogni e del luogo, la presenza di aree suscettibili di affi evoliscono le speranze alla gente che li su- amplifi cazioni sismiche, l’ubicazione di faglie bisce, creano ripercussioni a lungo termine attive e capaci, il rischio di liquefazione dei sulla ripresa socio economica delle popola- terreni di fondazione, il rischio di coinvol- zioni colpite. gimento degli abitati e delle infrastrutture Nonostante la scienza abbia fatto passi da parte di frane sismo indotte, o a causa da gigante, anche grazie all’innovazione tec- del crollo di cavità sotterranee, il rischio di nologica di questi ultimi anni, nella compren- fenomeni di risonanza sismica, laddove la

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018

1. TERREMOTI E SOCIETÀ 6HLVPRJUDSK (&+26HLVPLF8QLWELW ‡ 6,602*5$), ‡ +965

6HLVPRJUDSK ‡ 7202*5$),$(/(775,&$ (&+26HLVPLF8QLWELW ‡ *(25(6,67,9,0(75, ‡ (1(5*,==$725,6,60,&, (&+27URPR+965ELW ‡ ,'52)21,

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$0%52*(26WUXPHQWLSHU*HR¿VLFD7HO)D[ZZZDPEURJHRHXHPDLOLQIR#DPEURJHRFRP EMANUELA GUIDOBONI 11 EEDIS- Eventi Estremi e Disastri, I disastri sismici in Italia: una Centro euro-mediterraneo di documentazione Spoleto (PG) riflessione sulle risposte sociali E-mail: [email protected] e culturali nel lungo periodo Seismic disasters in : a review of social and cultural responses in the long term Parole chiave (key words): terremoti storici (historical earthquakes), antiche teorie (ancient theories), distruzioni (destructions), ricostruzioni (reconstructions), adattamenti (adaptations)

I DISASTRI SISMICI NELLA STORIA La pericolosità sismica, o meglio l’azzar- piccoli centri delle aree interne. Il rischio è Diversamente da altre calamità natura- do sismico2, in Italia è elevata: la probabilità elevato anche per la percentuale di popola- li, come le alluvioni e le frane, le dinamiche che accada un terremoto distruttivo nell’arco zione esposta nelle aree sismiche (valutato che generano i terremoti sono indipendenti di un anno è circa del 20%. Elevato risulta secondo diversi parametri dal 10 al 30% della dall’uso antropico1 di un territorio e dalle sue il rischio sismico, per l’alta vulnerabilità che popolazione italiana) e di beni industriali e modifi cazioni nel tempo. caratterizza il costruito in ampie zone del produttivi presenti sul territorio. Dunque è un Tali grandi dinamiche fanno parte della Paese, per la tipologia e la vetustà del pa- insieme di fattori umani a fare della sismicità vita della Terra, cambiano nei milioni di anni trimonio storico-artistico, diverso fra città e naturale una grave e costante minaccia.

Figura 1 – Andamento cronologico dei 150 terremoti che hanno causato gli effetti più distruttivi (Intensità epicentrale >IX grado MCS ; Mw > 6) dal mondo antico al XX secolo. È una sintesi dello stato delle conoscenze riguardante gli ultimi 2.500 anni, una preziosità della storia italiana, pur con vuoti e perdite di informazioni. Se consideriamo solo gli ultimi cinque secoli, gli eventi distruttivi di questa grandezza sono 88, in media circa uno ogni 5 anni e mezzo (da CFTI 4Med) e non sono modifi cabili da parte dell’uomo. 2 Uso questo termine perché evidenzia in modo Dal V secolo a.C. al XX sono noti 150 forti Ciò che cambia nel tempo sono invece gli esplicito l’aspetto probabilistico del problema, come terremoti, i cui effetti epicentrali sono stati effetti dei terremoti in un mondo abitato, in nelle principali lingue europee (in inglese è seismic uguali o maggiori al grado IX MCS. Fig. 1. cui cambia la vulnerabilità dell’edifi cato e hazard, in francese alea sismique). Il termine “az- Dall’unità d’Italia (1861) ad oggi ci sono stati l’esposizione di beni e persone. zardo” deriva dalla parola araba a-zahar, che indica 36 disastri sismici3, in media uno ogni quat- il gioco dei dadi, come alea è il calco esatto del latino tro anni e mezzo Fig. 2 e 170 terremoti di in- alē ă , ossia il dado. “Pericolosità” deriva invece da perĭ cū lum̆ (peritus), termine alquanto generico per prova, pericolo, tentativo ecc. Per la maggiore pre- 3 La defi nizione di disastro sismico per l’Italia im- 1 Mi riferisco alla sismicità naturale e lascio ad gnanza e vicinanza al concetto di probabilità, penso plica effetti severi in un’area estesa, tali da causare altri il compito di trattare della sismicità indotta da che la parola pericolosità, introdotta dai sismologi anche il collasso dell’economia locale e richiedere attività antropiche, che da un punto di vista storico del Novecento, potrebbe essere sostituita con il ter- ricostruzioni sostanziali di centri abitati e spesso non esiste. mine azzardo, per comunicare meglio il concetto. anche la ridefi nizione della rete insediativa.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 12 terremoti, alle ricostruzioni e agli abbandoni4. Sorprende quindi quando si leggono afferma- zioni dubitative o negative sulla “attendibili- tà” del Catalogo storico, come se la storia, oltre al grande contributo di conoscenze che ha fornito ai sismologi e ai geologi, dovesse anche supplire alle incertezze epistemiche di altre discipline. Aggiungo che, sebbene non sempre cor- relati ai terremoti, sono avvenuti dei mare- moti, catalogati nel CFTI assieme ad alcune migliaia di altri effetti ambientali georeferen- ziati. Riguardo ai maremoti, vorrei precisare che le coste italiane sono a rischio a causa dell’elevata sismicità e della presenza di nu- merosi vulcani attivi, emersi e sommersi. Nel CFTI è descritta una decina di maremoti, solo alcuni dei quali hanno causato danni consi- stenti. Per quanto ne sappiamo oggi, le aree costiere più colpite sono quelle della Sicilia orientale, della Calabria, della Puglia (queste ultime possono essere raggiunte da maremoti generati dalle isole egee), dell’Adriatico e del Tirreno centrali. Nella conoscenza dei maremoti storici ci sono moltissime lacune, perché fi no all’inizio del Novecento le coste erano poco abitate, a esclusione delle città portuali. Le testimo- nianze dirette sono quindi scarse fi no a un secolo fa. L’incompletezza dei dati sui mare- moti, enormemente più alta di quella riguar- dante i terremoti, non consente previsioni e stime probabilistiche. A rendere abbastanza elevato il rischio attuale da maremoti si ag- Figura 2 – I disastri sismici nei primi 150 anni dall’Unità d’Italia (da Guidoboni e Valensise, 2011). Dal 2011 si sono aggiunti i terremoti dell’Emilia del 2012 e la distruttiva sequenza dell’Italia centrale del 2016. La media è di un disastro giunge, oltre all’incertezza dovuta alla scar- sismico circa ogni 4 anni e mezzo sità di informazioni, anche il fatto che l’eco- nomia turistica espone sempre più persone e tensità epicentrale e magnitudo inferiori, ma Per la costruzione del CFTI sono state beni proprio sulle coste. pur sempre causa di danni. La catena dell’Ap- reperite e analizzate, secondo il periodo e le pennino, come è noto, è la sede del 70% della aree, fonti appartenenti a un’ampia gamma LE RISPOSTE AI DISASTRI SISMICI sismicità italiana, nel complesso molto ben tipologica: dalla letteratura all’epigrafi a, Ma concentriamoci sui disastri sismici analizzata da studi storici e geologici, come dalla documentazione archivistica (ammi- storici, tema estesamente indagato e sostan- quella delle restanti aree sismogenetiche del nistrativa, giuridica, fi scale), alla memoria- zialmente ben conosciuto dal punto di vista Paese. listica, ai trattati naturalistici e scientifi ci, storico e scientifi co, sia pure solo in ambienti L’Italia, per la sua antica cultura scritta, consentendo di utilizzare e archiviare oltre ristretti di lavoro. Dopo alcuni decenni di studi per la stabilità della sua rete abitativa e per la 52 mila testi. possiamo porci domande più trasversali, che conservazione del suo patrimonio storico-do- Il Catalogo storico è uno strumento pre- non riguardano solo gli effetti macrosismici e cumentario (nonostante le perdite, il più im- zioso, che dovrebbe essere compreso e usato i loro parametri: possiamo infatti evidenziare portante del mondo per ampiezza cronologica tenendo conto del suo carattere multidiscipli- le risposte, che nel tempo le popolazioni colpi- e densità geografi ca) ha ottenuto nel settore nare e nel rispetto dei contesti storici e cul- te hanno dato ai disastri sismici e riconoscere di studi della sismicità risultati straordinari. turali che hanno conservato le tracce (il più le loro lontane radici. Diversi gruppi di lavoro dagli anni Ottanta delle volte sorprendentemente precise e com- In altre parole, abbiamo gli strumenti per del secolo scorso hanno portato avanti questi plesse) di passati disastri e terremoti minori. comprendere meglio che i disastri sismici so- studi con competenza e tenacia. Fra i risul- Le fonti selezionate e interpretate hanno no stati e sono ancora per il nostro Paese una tati che ritengo più rilevanti è il Catalogo dei permesso di classifi care gli effetti in oltre sfi da non vinta. Forti Terremoti in Italia dal V sec. a.C. al XX, 42.600 siti. Ciò che differenzia il CFTI da altri che nella versione in rete del 2007 comprende cataloghi è non solo la valutazione degli ef- anche l’area mediterranea fi no al XV secolo. fetti di cui fornisce la descrizioni e le fonti di 4 Mi scuso se qui e nel seguito farò riferimento L’esteso approccio specialistico storico ha da- informazione, ma anche la costante attenzio- quasi esclusivamente ai risultati delle ricerche sto- to luogo a una neo-disciplina, la sismologia ne ai contesti economici, demografi ci e ammi- riche condotte con il mio gruppo di lavoro per il CFTI, storica, che da quasi un decennio ha anche nistrativi, esplicitata in centinaia e centinaia dal 1987 al 2011. È stata un’esperienza privilegia- un suo manuale internazionale (Guidoboni e di “commenti” specifi ci, che evidenziano le ri- ta di ricerca tematica, che a me personalmente ha Ebel 2019). sposte umane riguardo all’interpretazione dei aperto molti orizzonti e consentito rifl essioni estese.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 Possiamo chiederci perché in questo set- le teorie dei fi losofi naturali e degli scienziati, che i disastri stimolavano nelle culture anti- 13 tore del rischio una società può fallire e un’al- fi no alla scienza di oggi. che (Plutarco, Moralia, 248 A-C). tra vincere, almeno in parte, la sfi da. Occorre, Da sempre l’umanità ha voluto capire i Il Poseidone greco divenne poi Nettuno per a mio parere, guardare proprio alle radici di terremoti e, secondo le epoche e i bisogni cul- i Romani, che interpretarono il terremoto piut- quei comportamenti. turali, darne una spiegazione entro categorie tosto come un presagio di altre disgrazie e per L’Italia ha condiviso per oltre millecinque- magico-religiose, morali, o naturalistiche e questa ragione dopo un terremoto facevano cento anni le antiche culture mediterranee, scientifi che. Spiegazioni di tipo diverso so- sacrifi ci espiatori. Ma a quale dio si rivolgeva- poi dall’età moderna le culture europee, sem- no convissute in uno stesso periodo e in una no? Dagli autori latini si rileva un’incertezza pre con forti legami con il suo passato classi- stessa società, fi no a quella oggi condivisa nel riconoscere un dio preciso (Gellio, Noctes co. È lasso di tempo impossibile da dipanare dalla comunità scientifi ca mondiale. Ma a Atticae 28; 4.6). in questa sede, ma tenterò di delineare al- differenti livelli convivono anche oggi altre Nella tradizione giudaico-cristiana il ter- cune rifl essioni su tali risposte, un semplice spiegazioni, che emergono dalla cultura dif- remoto e il maremoto furono invece un segno sguardo che aiuti a superare le strettoie del fusa dei mass-media e della rete di scambi della potenza di Dio. Nello scuotimento della presente e a dare un orizzonte alla tormen- sociali; una cultura che su questo tema non terra e del mare Dio solo è protagonista asso- tata storia italiana dei disastri sismici. Per è né scientifi ca né razionale. In una visione luto, con la sua energia e volontà travolgente, farlo, seguirò un percorso in parte cronologico storica della vita, si può dire che tutto ciò è così come lo era stato Posidone. Prima ancora e in parte tematico, uno schizzo su un tema molto simile a quanto accadeva in passato: di assumere un signifi cato simbolico di puni- non solo importante e complicato, ma anche accanto alle teorie sono sempre convissute zione morale – interpretazione che caratteriz- continuato nel tempo. La storia dei disastri anche altre spiegazioni, credenze e sentimen- zò poi l’Occidente cristiano – il terremoto fu sismici non è insegnata, e per questa ragione ti magico-religiosi. nel cristianesimo orientale l’epifania di Dio, principale non è nota agli italiani: su questo Accenno qui ad alcuni aspetti, iniziando ossia il momento del suo manifestarsi, quindi tema grava infatti un pesante e imbarazzante dai miti e dalle grandi interpretazioni religio- fenomeno di potente, divina energia. silenzio proprio nei luoghi per eccellenza della se, come radici di un passato comune. Nel nuovo testamento il terremoto è evo- formazione5. Un libro di Dorothy B. Vitaliano (1973) aprì cato nell’Apocalisse di Giovanni come even- Quando accade un terremoto distruttivo agli scienziati della Terra un ambito fi no ad to che precede il giudizio universale, ossia una società è colpita nel suo presente ed è allora assai poco noto: l’origine geologica dei la fi ne della storia. L’Apocalisse è un testo messa davanti alla possibilità o meno della miti. L’autrice delineò una sorta di geogra- complicatissimo e in parte oscuro, denso di sua sopravvivenza. Le risposte ai disastri si- fi a di grandi eventi geodinamici correlata a simbologie, fatto risalire agli anni Novanta smici viste nel lungo periodo hanno numerose miti e leggende, scoprendo tracce sedimen- del I secolo d.C. Quando l’angelo apre il costanti, pur nei differenti contesti. Nell’im- tate di un’antichissima memoria collettiva sesto sigillo, accade il terremoto: i potenti mediato la paura, la fuga, le perdite, i vuoti; religiosa. Il passaggio dal mito a un’inter- sono rovesciati e il mondo è minacciato da poi il bisogno di capire, di dare senso alle pretazione razionalistica dei suoi contenuti un ritorno alla natura. Questa visione fi nali- distruzioni e quindi di spiegare, di capire, per non è sempre accettabile né lecita. Ma non stica (di disvelamento, apocalittica appunto) riprendere a vivere: sono fasi comuni a socie- possiamo ignorare che alcuni miti lasciano ha infl uenzato per secoli le risposte dei so- tà e culture anche molto lontane nel tempo e intravvedere l’accadimento di grandi eventi pravvissuti a un disastro sismico, saldando nello spazio geografi co. naturali successi in un lontanissimo passato, il sentimento religioso ed escatologico alla Per tentare di comprendere questi intri- trasmessi oralmente e trasformati, di cui non rassegnazione. L’interpretazione religiosa cati processi sociali e culturali, penso che sono rimaste tracce nella documentazione dei disastri ha anche ostacolato o rallentato, le risposte alle calamità sismiche possano scritta. Da questo punto di vista alcuni miti secondo i periodi storici, il percorso di razio- essere raggruppate in tre grandi categorie, appaiono come una risposta di adattamento nalizzazione del terremoto come fenomeno che hanno riguardato sia le antiche culture a un carattere geologico, che faceva paura e della natura. mediterranee sia le società delle epoche suc- causava danni ricorrenti. Parallelamente alle grandi visioni religiose cessive, fi no ad oggi: La divinità principale del mondo greco, del mondo, si sono sviluppate le interpretazio- 1. la spiegazione; chiamata in causa per i terremoti e i ma- ni sulle cause del terremoto come fenomeno 2. le ricostruzioni e gli abbandoni; remoti, era Poseidon, un dio antichissimo, naturale, consolidate in teorie vere e proprie. 3. l’adattamento. chiamato «scuotitore della terra» e signore Per oltre duemila anni tali teorie non furono delle profondità marine nei poemi omerici (i mai completamente disgiunte dalla religione LA SPIEGAZIONE: DAI MITI ALLE TEORIE testi scritti risalgono al secolo VIII a.C. ma la e dalle ideologie. A volte teorie diverse si sono SCIENTIFICHE tradizione orale è molto più antica). Varie tra- mescolate fra di loro in un risultato ecclettico, La spiegazione è la prima e più plasmante dizioni scritte attribuirono a Poseidone alcuni a volte sono convissute nello stesso periodo, risposta che le culture hanno dato alle distru- terremoti e maremoti realmente accaduti. Per oppure sono decadute lasciando il posto ad al- zioni sismiche, e che ha condizionato anche esempio: il mitico maremoto che inondò la co- tre. Il grande settore di pensiero riguardante le altre risposte. Che cosa causa un forte terre- sta di Troia e l’entroterra fu interpretato in cause naturali dei terremoti iniziò in area me- moto? Perché succede un disastro? La spie- antico come l’azione diretta di Poseidone, che diterranea nel VI secolo a.C. Fu una circolazione gazione ha alle sue origini i miti e le grandi in- per vendetta rese improduttivi i campi. Ma straordinaria di idee elaborate dai fi losofi greci, terpretazioni religiose; si sono poi sviluppate questa credenza fu sottoposta a una critica che permeò poi anche il mondo latino e l’Oc- razionalista già nell’antichità. Infatti Plu- cidente cristiano. Il terremoto fu diversamente tarco (48–127 d.C.) scrive che “alcuni” già defi nito come fenomeno causato dalla pressio- 5 Fa rifl ettere che in nessuna università italiana si insegni la storia dei disastri sismici: professioni- allora avevano osservato che l’acqua rista- ne dell’acqua sotterranea (Talete di Mileto, c. sti del settore geologico, ingegneristico, restauratori, gnò, salinizzando i campi e rendendoli sterili, 625 a.C. –547 a.C.), dal fuoco (Anassagora, operatori dei beni culturali e insegnanti nel loro cur- perché la costa era più bassa del livello del 496 a.C.– 428 a.C. c.), da crolli di caverne sot- riculum di studi non sono né informati né formati su mare: ciò lascia intravvedere i diversi livelli terranee (Teofrasto, 371 a.C. – 287 a.C.), o da questo tema, cruciale e frequente per il Paese. di elaborazione, etico-religioso e razionalista, una combinazione di questi elementi.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 14 Aristotele (384 a.C.–322 a.C.) nel trattato sconvolgenti premesse di un nuovo pensiero, gia degli effetti sugli edifi ci, sulle persone e Meteorologica presenta una spiegazione ela- svincolato dalle verità di fede, sintetizzando nell’ambiente naturale; essi lasciarono anche borata entro una solida teoria, basata sull’os- le spinte più creative del naturalismo rina- dettagliate descrizioni dell’evoluzione crono- servazione diretta di fenomeni vulcanici e scimentale. La Chiesa, dopo avere bruciato logica delle scosse prima, durante e dopo un degli effetti sismici. Per questa straordinaria come eretico Giordano Bruno, continuò a op- forte terremoto, tramandando alla memoria elaborazione Aristotele usò l’analogia e la porsi alle idee che portavano un contributo informazioni oggi importantissime. deduzione e prese come modello dinamico i critico sostanziale al sistema fi losofi co della In Italia l’osservazione dei fenomeni na- grandi fenomeni meteorologici delle tempeste Scolastica, le ritenne pericolose per le verità turali, e dei terremoti in particolare, fu assai e dei temporali. Questa teoria fu nota come la di fede e ne ostacolò gli sviluppi. Ma dall’i- precoce rispetto ad altri paesi europei e fu teoria del “vento” sotterraneo, lo pneuma, de- nizio Seicento iniziò il percorso inarrestabile, costantemente in crescita. Siamo sorpresi fi nito come risultato del differenziale termico lungo e impervio dell’autonomia fra fede e dall’accurata descrizione del terremoto di fra diversi stati della materia terrestre sotter- scienza, una storia nota e studiata, di cui il Brescia del 1222 o da quelle, ancora più nu- ranea (caldo/freddo, umido/secco). La teoria caso di Galilei rimane emblematico. merose e dettagliate, del terremoto del 1456, aristotelica è quella durata in assoluto più a In quell’alveo si svilupparono teorie co- dell’Italia centro-meridionale8, o di quelle del lungo nella storia della scienza occidentale, me il fochismo, affermatasi nel XVII secolo, 1461 dell’Aquila, la prima sequenza sismica oltre due mila anni. e il vulcanesimo (sviluppata dal XVIII al XIX italiana descritta giornalmente con i relativi Epicuro (341 a.C.-270 a.C.), fi losofo scet- secolo), spiegazioni che ruotarono attorno al effetti (Guidoboni e Comastri 2005, pp. 733- tico, era contemporaneo di Aristotele, lo criticò grande tema dei fuochi sotterranei, del centro 742). Nel XV secolo iniziò veramente un’epoca e indicò il terremoto come “l’oggetto incono- o dei centri della Terra, tentando di dare una d’oro per le osservazioni dirette dei terremoti, scibile”, in quanto sfuggiva all’osservazione visione unitaria ai fenomeni sismici e vulca- in cui fu prodotta una mole enorme di descri- diretta, generandosi sottoterra. Epicuro intro- nici. Nel Settecento, riguardo all’origine dei zioni e di dati che, oltre al loro uso parametrico dusse in questo tema un’incertezza invalicabi- terremoti, ebbe grande fortuna anche la teoria in sismologia, sono preziosi per la storia delle le, che riemerse in modo consapevole solo molti dell’elettricismo (Poirier 2008), che interpre- culture e delle idee. secoli dopo, all’inizio dell’età moderna. tava le scosse sismiche e lo scotimento dei Il mondo latino dei fi losofi naturali, degli suoli come effetto di scariche elettriche, con RICOSTRUIRE enciclopedisti e dei poeti, che recepì dal mon- tanto di “prove esperimentali” pubbliche. Questo secondo punto, ricostruire o ab- do greco l’eredità culturale della spiegazione Diverse spiegazioni furono elaborate, bandonare, è un nodo storico di grande at- delle cause naturali dei terremoti, espresse convissero e furono superate, fi no alla teo- tualità, che appartiene a una storia secolare spesso perplessità ad assumere una sola te- ria attuale, dei primi decenni del Novecento, dell’Italia. È ancora nelle culture e negli autori oria e prevalse l’ecclettismo, che si protrasse che spiega con la deriva dei continenti e la antichi del Mediterraneo che affondano le ra- per tutto l’alto Medioevo. Ma dal XIII secolo la tettonica a placche la complessa dinamica dici di questo dramma contemporaneo. fi losofi a di Aristotele si saldò con l’elaborazio- sismica della Terra, entro la sua stessa storia Strabone (storico e geografo greco, 60 ne teologica e fi losofi ca della religione cristia- geologica. A fare la differenza dalle spiega- a.C.–21/24 d.C.), a proposito della persisten- na cattolica. Il pensiero geologico proveniva zioni precedenti fu il successivo supporto di za abitativa di Filadelfi a (l’attuale Alasehir, in dai trattati di Alberto Magno (1206-1280), dati empirici e strumentali. Accanto alla teo- Turchia), colpita dal grande terremoto del 17 che conosceva le traduzioni arabe di Aristo- ria della tettonica a placche, accettata dalla d.C.9 espresse alcune perplessità sul livello di tele attraverso Avicenna (980-1037, fi losofo, quasi totalità della comunità scientifi ca mon- rischio accettato da quegli abitanti, che non matematico e fi sico persiano). Questi diversi diale, coesiste, come è noto, una teoria alter- avevano voluto lasciare la città. I terremoti complessi saperi furono elaborati nel “gra- nativa, basata sulla espansione della Terra7. colpivano tanto di frequente Filadelfi a, egli nitico” sistema fi losofi co-teologico cattolico La spiegazione, vista nel lungo periodo, ricorda, da divenire una caratteristica stabile di Tommaso d’Aquino (1225–1274, allievo di è simile a un grande e affaticato percorso, e scrive: Alberto Magno). La saggia incertezza latina una risposta umana sempre ridiscussa e ri- fu accantonata dal dogmatismo ecclesiastico tentata (sempre falsifi cata), a cui la scienza I muri ininterrottamente si crepano, e ora l’u- che ne seguì. continua ad aggiungere dati strumentali di na ora l’altra parte della città subisce danni. Il Rinascimento, con il ritorno all’antichi- vario genere, applicando numerose e sempre Pertanto per questa ragione pochi abitano tà, aprì invece le porte al dubbio e all’inquie- più raffi nate tecniche di rilevamento. Ma nei la città [...]. Tuttavia ci si può meravigliare tudine della ricerca. Riguardo alle spiegazioni secoli passati, a sollecitare il procedere della anche di quei pochi, che sono così attaccati sull’origine dei terremoti, l’epoca moderna si spiegazione teorica fu soprattutto l’osserva- alla loro città, pur avendo abitazioni malsicu- aprì proprio con la critica alla teoria aristo- zione umana diretta del fenomeno sismico. re (Strabone, Geographia, XIII, 4). telica dei venti, formulata da Georg Bauer Osservare e descrivere un terremoto è sta- (1494– 1555), conosciuto con il nome latiniz- to un contributo importantissimo che spesso L’attaccamento condiziona da sempre la zato di Agricola. Egli fondò la critica basando- i sopravvissuti stessi hanno dato al pensie- risposta dei sopravvissuti verso la ricostru- si sulle sue esperienze di ingegnere minerario. ro naturalistico e scientifi co del loro tempo. zione e la convivenza con il terremoto. Ma Anche Girolamo Cardano (1501–1576), fi gura Resoconti e relazioni si rivolgevano non solo complessa del Rinascimento italiano e fonda- ai contemporanei, ma soprattutto ai poste- tore del calcolo della probabilità, aprì nuove ri. I testimoni di forti terremoti descrissero i 8 È il disastro sismico più documentato del basso medioevo italiano: in Guidoboni e Comastri (2005, 6 strade alla rifl essione sulle scienze naturali . danni nei paesi e nelle città colpite, la tipolo- pp. 625-723): per la prima volta è stato attestato per Ma fu Giordano Bruno (1548-1600) a porre le questo evento, di cui si conosceva un solo epicentro, 7 Si veda il XXXVII corso della International Scho- un cluster di quattro terremoti, che hanno messo in ol of Geophysics di Erice, 2012, a cura di Giancarlo luce un meccanismo tettonico prima sconosciuto; 6 Di Cardano vorrei ricordare qui l’enorme opera Scalera: The Earth Expansion Evidence: a Challenge sulla base di questo studio si veda Fracassi e Valen- De subtilitate, vera enciclopedia della scienza del for Geology, Geophysics and Astronomy, e relative sise (2007). XVI secolo. pubblicazioni. 9 Si veda Guidoboni et al.1994, pp.180-185.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 occorre fare i conti con l’inquilina di sempre mine? L’analisi storica delle ricostruzioni fa arabo, secondo i testi monastici sopra men- 15 delle aree sismiche, ossia l’insicurezza. Fino a emergere queste dinamiche declinate nei vari zionati, avrebbe detto: “Il Signore di tutte le che punto è accettabile l’insicurezza? contesti storici ed economici. cose è adirato contro Isernia: chi sono io per Anche oggi, a un anno dal disastro sismi- Oggi davanti a un disastro sismico siamo infi erire ancora?” Si astenne dal depredare la co di Amatrice e di Norcia e di tanti altri pae- coinvolti emotivamente, e si aderisce subito città e tornò indietro. si dell’Italia centrale, vediamo le popolazioni a una fase di grande solidarietà e parteci- Ma anche quando non c’era un’esposizio- colpite ribadire questo attaccamento ai loro pazione che ha radici profonde, ma piuttosto ne diretta alla rapina, la ripresa del sistema paesi e alle loro terre come il principio base recenti. Se ci chiediamo se i disastri sismici abitativo e della sua funzionalità sono state della ricostruzione. Lì i sopravvissuti vogliono siano stati in passato occasione di pietas per sempre diffi cili e travagliate. Dalla storia mo- ricostruire, ripartendo da quelle rovine, ossia i sopravvissuti, forse restiamo stupiti. Infatti, derna a oggi (ossia negli ultimi cinque secoli) dove già erano le loro case, in verità debolis- i disastri sismici non sollecitavano quasi mai grazie a una mole considerevole di documen- sime o mal costruite o male ammodernate. risposte di compassione e di solidarietà. Un tazione archivistica e memorialistica, possia- La ricostruzione, intesa come attacca- po’ perché i disastri erano sentiti come segni mo constatare che le ricostruzioni hanno sem- mento a un luogo, è anche un percorso psi- divini sfavorevoli, un po’ perché subentrava- pre accelerato processi sociali già in corso e cologico individuale e di relazioni interperso- no interessi e avidità. Infatti nel mondo antico mostrato, senza la copertura della retorica e nali. Forse proprio su questo si basa quella e altomedievale i sopravvissuti a un terremoto delle ideologie, come funzionava la macchina capacità di reagire che noi oggi chiamiamo erano esposti a una pratica diffusa e crude- amministrativa e di governo dell’area colpita. resilienza. Il termine infatti, come è noto, le: attacchi armati da parte di popolazioni Nuovi confl itti esplodevano fra poteri locali e non signifi ca “resistere” al disastro, quanto limitrofe, saccheggi e ulteriori devastazioni. centrali, fra diversi ambiti dei poteri istitu- piuttosto balzare su, trovare nei fi li spezzati È un’immagine piuttosto inquietante della zionali (pubblici ed ecclesiastici), fra scelte delle comunità l’energia che dà la forma nuo- persistente aggressività umana. politiche e bisogni della popolazione. Non c’è va. La parola viene dalla metallurgia e dalla I casi di rapina post sismica (che oggi, ricostruzione che non contenga questo conte- risposta dei metalli a riprendere forma dopo fortunatamente, in forme del tutto sporadiche sto confl ittuale. una prova di rottura. Ciò signifi ca, nella sce- e non tollerate, chiamiamo “sciacallaggio”) Le distruzioni e le ricostruzioni sono na della catastrofe, ricominciare con energie sono stati una costante storica nel lungo pe- state non solo uno straordinario rivelatore nuove a pensarsi nel futuro, e ciò richiede riodo, tanto da non essere nemmeno ricordati del funzionamento del potere, ma anche un anche risorse e spinte ideali dalla comunità esplicitamente nelle fonti. Piuttosto le fonti acceleratore di situazioni in corso. Diffi coltà civile nazionale. ricordano i casi in cui queste depredazioni economiche latenti esplodevano senza solu- Ma ricostruire con questo spirito e condi- non avvenivano. Per esempio, Leone Ostiense zione, iniziando decenni di miseria. Talvolta zioni, nella storia italiana non è stato quasi (o Leone Marsicano, 1046-1115, biblioteca- invece le distruzioni hanno aperto prospet- mai possibile. All’indagine storica le ricostru- rio del monastero di Montecassino, poi car- tive urbanistiche ed economiche nuove. Ma zioni del passato emergono sempre faticose, dinale) nella sua Chronica ricorda – e con per realizzare la ricostruzione di una città o tortuose, lunghissime, spesso scoraggianti e lui anche l’anonimo Chronicon Vulturnense di interi paesi è necessario un motore, per piene di soprusi e di ingiustizie infi nite. Le ri- – che nel giugno 848 un violento terremoto così dire: come defi nirlo storicamente? Sia costruzioni sono una fase di grande incertez- aveva atterrato Isernia (in Molise). Le armate che parta dalla società o da un potere cen- za e instabilità abitativa, di disagi sociali, di del condottiero arabo Abu Massar risalivano trale, qualcosa di dinamico si mette in moto, perdite assolute. Niente è più come prima, si dalla conquistata Sicilia verso l’Italia cen- una sorta di rappresentazione del futuro che è davvero davanti alla fi ne del proprio mondo. trale per depredare paesi e città. Massar fu riguarda la popolazione colpita e che viene Ma assieme a queste tante negatività e informato che le mura di Isernia erano crollate condivisa da una comunità più grande che sofferenze, ci sono anche opportunità nuove. per un terremoto e la cosa avrebbe favorito la sostiene. Come nasce tale progettualità? A vantaggio di chi? Nel breve o nel lungo ter- come d’uso la depredazione. Ma il condottiero Come emergono i nuovi protagonisti?

Figura 3 – Le tre mappe localizzano i siti che hanno subito in passato distruzioni gravi, a partire dal grado VIII MCS. Da sinistra: i siti che hanno subito effetti locali di VIII grado MCS sono oltre 2140; gli scenari di danno sono 2887, perché ci sono siti che hanno subito più di una volta tali effetti. Al centro: gli effetti locali di grado IX, che hanno interessato 1012 siti; gli scenari di effetti sono 1170. A destra: gli effetti di grado X e XI che hanno distrutto 541 siti; gli scenari sono 586. Come si può osservare gli effetti più gravi e ripetuti riguardano l’Appennino centrale e la Calabria (dati elaborati da CFTI4Med)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 16 Le ricostruzione hanno bisogno di molti realizzare e che contiene la potenzialità di anche oggi ed emerge come una pericolosa mezzi economici, di persone che scelgano e una svolta culturale straordinaria, fi nora non deriva fatalista in un contesto culturale in cui decidano, di progetti, di idee, ma soprattutto, realizzata nel nostro Paese. Ligorio scrisse: la scienza ha fatto passi da gigante. io penso, di una visione del futuro. Tuttavia, Difendersi dai terremoti è un dovere dell’intel- la maggior parte delle ricostruzioni in Italia, letto umano. Possiamo ricordare la mancata LE “CATENE” DI DISTRUZIONI E RICO- dal medioevo ai primi decenni del Novecento, applicazione di questo imperativo come una STRUZIONI non hanno avuto un progetto. Sono noti oltre grande occasione mancata per la cultura e la Alcuni decenni dopo il disastro di Lisbona 4.800 siti italiani che hanno subito effetti di- società in Italia. (1755), che aveva scosso le coscienze euro- struttivi gravissimi (dall’VIII all’XI MCS). Se Per secoli furono solo gli affreschi nelle pee, ci fu l’imponente crisi sismica del 1783 si abbassa solo di un grado l’intensità degli chiese, o le pale dipinte con le immagini dei che distrusse la Calabria centro-meridionale effetti (ossia si comprende anche i gradi VII e santi protettori, o gli ex-voto di alcuni santua- e il messinese, terre appartenenti ai Borboni VII-VIII) si aggiungono 6.640 occorrenze, por- ri a ricordare ai contemporanei e ai posteri che di Napoli. È questo un evento documentatissi- tando a oltre 11.400 le occorrenze di danni i terremoti incombono sul futuro, e che sono mo, e la sismologia storica ha potuto mettere importanti e distruzioni nei siti italiani Fig. 3. eventi da non dimenticare e da cui difendersi. in luce, attraverso un lavoro minuzioso e pa- Nella maggior parte dei casi, dopo il In passato, nel sentire comune, i terremoti ziente sulle testimonianze scritte, che le enor- disastro è prevalsa una mera ricerca di erano eventi del tutto casuali e imprevedibili, mi distruzioni furono causate da un cluster sopravvivenza nel presente, rispondendo al a cui solo la rassegnazione e il sentimento di cinque terremoti accaduti fra il febbraio e bisogno immediato di vivere giorno per giorno. religioso offrivano una risposta; quindi solo i il marzo 1783, ognuno seguito da centinaia Le tante, troppe ricostruzioni povere che hanno miracoli, il caso o la fortuna potevano essere e centinaia di forti scosse sentite con paura segnato la storia dei territori oggi italiani d’aiuto (Fig. 4). Questo “sentire” serpeggia dalla popolazione. Le rovine furono così estese non hanno avuto nei secoli mezzi economici e tutele di governo. Prevalse una situazione di indigenza e di lontananza dalle istituzioni, in cui spesso il patrimonio edilizio ricostruito era peggiore di quello precedente al terremoto. Ma alcune grandi ricostruzioni ci sono state e hanno avuto progetti o rifl essioni importanti, che hanno impresso una svolta straordinaria alla storia urbanistica delle aree colpite. Tal- volta proprio in queste fasi sono state messe le basi culturali di una possibile prevenzione o, al contrario, le premesse di successive rovine. Di questi tumultuosi post–terremoto, quando tutto sembra andare verso la fi ne e il futuro è incerto, vorrei ricordare ancora una volta il caso del terremoto del 1570, che aveva danneggiato , una delle cor- ti rinascimentali più importanti d’Europa. La ricostruzione fu realizzata in gran fretta, sotto l’urgenza del potere ducale di tenere popolata la città, in un affanno politico ed economico che non garantiva la qualità della ricostruzione. Ma quel dopo-terremoto ha la- sciato un’eredità preziosa: l’analisi dei crolli e delle rifl essioni sulla sicurezza abitativa, scritte da Pirro Ligorio (1513-1583), grande architetto della Roma papale e testimone di- retto di quell’evento. Nel suo trattato (Ligorio 1571) indicò l’alta vulnerabilità degli edifi ci di Ferrara come causa dei crolli e ne spiegò gli aspetti meccanici. Ligorio mise in eviden- za che il terremoto sempre imprimeva spinte orizzontali ai muri: lo fece usando il parago- ne dell’ariete, l’antica macchina da guerra da sfondamento. Osservò che in genere i muri erano deboli per il “nemico” terremoto, perché costruiti solo per sostenere il peso dei tetti. La sua analisi da esperto costruttore lo portò a elaborare il primo progetto di casa antisismica dell’area occidentale. Questo progetto è introdotto da un’affermazione che Figura 4 – Terremoto del 13 gennaio 1832 (Mw 6.4 Io X). A Foligno una violenta scossa di terremoto (VIII MCS) scuote la città a mio parere suona, a quasi cinquecento an- durante uno spettacolo musicale. Un tenore riesce a mettersi in salvo illeso dal teatro semi crollato. Questo suo ex-voto fissa ni di distanza, come un obiettivo ancora da nella memoria quel “miracolo” (particolare della tavoletta conservata nel Santuario della Madonna delle Grazie di Cesena).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 e irrimediabili da far scrivere ad alcuni fi losofi Ma la storia non fi nì lì, perché le ricostruzioni fu. E già nel 1927 iniziò la storia della declas- 17 del tempo sulla “bellezza della catastrofe”. sono spesso anelli in una catena di successive sifi cazione sismica, un tormentone italiano – Più la catastrofe è grande – scrivevano – più distruzioni. Nel 1783 Messina era stata molto probabilmente incomprensibile in paesi come forte e innovativa sarà la rinascita. Ma la danneggiata. Goethe (1816) la descrisse al- Giappone o Cile – risultato di un disequilibrio storia è ben più severa e drammatica degli cuni anni dopo, nel 1787, come “la città dei fra saperi tecnici e scelte politiche. assunti dei fi losofi . morti”. La ricostruzione della città fu realizzata Le ricostruzioni hanno un ruolo fonda- Ci fu un grande progetto di ricostruzio- negli ultimi decenni del Settecento con scarsis- mentale nella storia urbanistica dei siti. ne. Il governo borbonico di Napoli adottò un simi controlli e con attenzione più all’estetica Ricostruire bene assume nella storia il profi lo riformista attraverso il suo ministro e architettonica che alla sicurezza. Quella fragile signifi cato di interrompere la catena di effet- viceré Domenico Caracciolo, che intese fare di ricostruzione di Messina fu poi concausa del ti disastrosi, che hanno segnato centinaia e quel disastro un’occasione per ammodernare crollo totale della città quando, poco più di un centinaia di paesi e decine di città in Italia. l’economia calabrese, costruendo siti nuovi, secolo dopo, accadde il violento terremoto del con piante geometriche regolari e un’edilizia 1908 dello Stretto (Io XI Mw7). Quel terremoto ABBANDONARE appositamente progettata. Si voleva mirare “collaudò” la ricostruzione di fi ne Settecento: Abbandonare è l’altra faccia della rispo- non più alla città “bella” (come era stato nella nel 1908 a Messina i morti furono oltre 65.000 sta a una grave distruzione. I siti abbandonati ricostruzione dopo la catastrofe del 1693, nel- su 110 mila residenti. dopo un disastro sismico disegnano in Italia la Sicilia orientale), ma alla “città sicura”. La Solo dopo il terremoto del 1908, come è e in alcuni altri paesi del Mediterraneo un ricostruzione ebbe norme specifi che, le prime noto, iniziarono le prime normative d’Italia. paesaggio della rovina, di cui spesso si sono uffi ciali, note come Istruzioni Reali o Norme Il criterio adottato fu molto opinabile, perché perse le cause, materia di ricerca per storici Pignatelli, dal nome del generale che le di- vincolava solo i comuni che via via a parti- e archeologi del futuro. vulgò, vicario per le Calabrie. Si diffuse anche re dal 1908 subirono forti terremoti. Non era Perché si abbandona un sito? Il terremoto la casa antisismica intelaiata di legno, che fu quindi una normativa in grado di tutelare nel può diventare l’ultima e decisiva fase di una poi chiamata a torto nell’Ottocento “casa ba- breve e medio periodo. Il governo avrebbe po- crisi economica e demografi ca in corso e in- raccata”, in cui si utilizzava il traliccio ligneo tuto applicare criteri diversi? Sì, perché era durre all’abbandono totale, anche spontaneo. riempito da materiali diversi (terra cruda, già disponibile non solo una visione d’insie- Se questo è stato vero per secoli nel mondo mista o laterizio ecc.). me della sismicità italiana nel lungo periodo, antico e medievale, non lo è più in epoca mo- Ma dove prendere i mezzi economici per dovuta alla grande cultura erudita del Sei e derna e contemporanea. Infatti, in Italia, a quella vasta ricostruzione? Questo è il pro- Settecento, ma anche una mole straordinaria partire dalla fi ne del XVII secolo, furono i go- blema comune a tutte le ricostruzioni, e anche di dati sismici storici puntuali, grazie alla im- verni centrali a decidere se ricostruire i luoghi causa di fallimenti e miseria dopo un disastro portante opera di Mario Baratta, un pilastro distrutti nello stesso sito, oppure abbando- sismico. Nella Calabria post 1783 fu deciso della sismologia contemporanea. Egli aveva narli e rifondarli ex novo su terreni ritenuti che i mezzi economici dovevano essere repe- dedicato al grande tema storico-geografi co migliori o anche solo per fi ni speculativi ed riti dalla vendita delle terre requisite ai lati- dei terremoti d’Italia oltre dieci anni di ricer- economici. I progetti di nuove fondazioni di fondi della Chiesa e dei baroni. Fu un progetto che, grazie anche a una straordinaria rete di paesi hanno determinato abbandoni di nu- ambizioso, ma in gran parte inattuato per i collaboratori in tutto il Paese. merosi luoghi anche negli ultimi due secoli. forti confl itti economico-sociali che scatenò: Le prime normative italiane del 1909, ben- Leggi e decreti governativi sono alla base di i baroni e la grande proprietà ecclesiastica ché concettualmente limitate nella loro appli- abbandoni per lo più forzati: quasi sempre – contro il potere centrale. A quel contesto di cazione, avrebbero tuttavia potuto realizzare come d’altronde anche oggi – gli abitanti non confl ittualità interna si aggiunse l’invasione nel tempo una qualche forma di prevenzione, volevano lasciare il loro paese, i loro campi, francese di Napoli del 1798-99, con la fuga se ben applicate nei decenni a seguire, vista la le loro bestie, in passato dissuasi con la forza temporanea del re Ferdinando I di Borbone. frequenza dei terremoti in Italia. Ma così non militare. Una crisi politica e istituzionale fortemente destabilizzante affossò quel progetto; il ge- nerale Pignatelli, che nel gennaio 1799 aveva fi rmato con i francesi un armistizio, fu fatto arrestare dal re e incarcerare. Le normative per una nuova sicurezza antisismica, in quello sfacelo istituzionale, non furono vincolanti, né prima erano state previste azioni repressive se non seguite. Le norme, nel sentire comune, erano piuttosto dei consigli esperti. La ricostruzione proce- dette a rilento e con molte oscillazioni. Chi poteva e voleva applicava le Istruzioni. Quasi tre generazioni di calabresi visse- ro nella più totale instabilità abitativa, che causò nuovi confl itti, dispersione della popo- lazione, crisi produttive e alimentari, quindi epidemie e spopolamento. Quello fu un tra- gico dopo-terremoto, che lasciò segni pesan- tissimi nella cultura calabrese, caricando di pessimismo i tentativi di ridisegnare il futuro. Figura 5 – Precacore Samo (Calabria): gli abitanti di oggi in un ritorno rituale alle rovine del vecchio paese (foto di Vito Si poteva solo sopravvivere. Teti, gentilmente concessa)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 18 Nell’Italia del Sud, in particolare in Ca- di subire ogni volta perdite di vite umane e di la responsabilità della formazione scientifi ca labria, alcuni paesi uffi cialmente abbando- beni. Perché in un’area a rischio sismico come e umanistica, ossia la scuola e le università, nati, contro ogni apparenza, non lo sono mai l’Italia non si è formato un vero adattamento? purtroppo invece pertinacemente assenti. stati del tutto, perché gli abitanti continuano È forse solo un problema di irresponsabilità, La storia dei terremoti, al di là della sua anche oggi un rapporto simbolico con ritor- di corruzione dei costruttori, di ignoranza dif- applicazione al settore della pericolosità, ha ni collettivi rituali, come a Precacore Samo, fusa o di incapacità degli amministratori? O dimostrato che i disastri possono essere stu- nell’area sud orientale dell’Aspromonte. Co- di vetustà del patrimonio edilizio storico, a cui diati, analizzati e capiti come altri eventi della me si può vedere dalla immagine della Fig. 5 non si vuole né si può rinunciare? storia. Eppure nessun manuale di storia se ne gli abitanti di oggi, abbarbicati sulle rovine Certamente diversi elementi hanno con- occupa: anzi, dai testi scolastici sembra che i del vecchio paese abbandonato, guardano il corso nel tempo a questo risultato: debolezza disastri sismici non abbiano mai sfi orato il Pa- paese nuovo, una macchia bianca più a valle. istituzionale, oscillazioni decisionali, man- ese, persino quando i contemporanei stessi li Questa è forse un’immagine contemporanea canza di forme di controllo coercitive o, al con- defi nivano tragicamente come guerre perdute. di quell’attaccamento, già rilevato sopra da trario, premiali per l’attuazione di norme; e poi Occorre una buona conoscenza del pas- Strabone, e di cui Vito Teti (2004, 2017) ci ancora eccessi di individualismo, illegalità, sato per elaborare una vigorosa e condivisa presenta nei suoi civilissimi libri le diverse e speculazioni e si potrebbe continuare. Ma, a rappresentazione sociale del futuro, ossia per numerose connessioni. mio parere, il mancato adattamento ai terre- realizzare un futuro. Altrimenti, come tante moti – ossia sapere dare risposte adeguate a volte è già accaduto, le rovine del presente CONCLUSIONE: ADATTAMENTO E POSTERI- questa sfi da – ha all’origine una percezione diventano in poco tempo un passato, da cui TÀ, DUE NODI DA SCIOGLIERE sfocata di posterità, una sorta di irrilevanza prendere le distanze e dimenticare. Il terzo punto delle risposte ai disastri verso scelte che invece determinano il futuro sismici, elencato all’inizio, è l’adattamento. in questo settore. BIBLIOGRAFIA I terremoti sono stati, assieme alle guerre, Negli ultimi decenni in Italia, pur sotto CECERE D. (2013), “Questa popolazione è divisa il più grande rischio di distruzione nel mondo l’incalzare di imponenti disastri sismici, non d’animi, come lo è di abitazioni”. Note sui con- antico e moderno, e purtroppo lo sono anco- c’è stata una rifl essione nuova e trascinan- flitti legati alla ricostruzione post-sismica in ra nel mondo contemporaneo. Con il passare te. Il Paese stesso è sembrato incatenato a Calabria dopo il 1783, in Dimensioni e problemi della ricerca storica, 2, pp. 191-220. dei secoli, in modo generalizzato, le società un affannoso presente (crisi politiche, crisi FRACASSI U. E VALENSISE G. (2007), Unveiling the umane hanno accumulato rischi. E questo è ideologiche, crisi economiche), anche quan- sources of the catastrophic 1456 multiple vero anche per l’Italia, che pure è un paese do sarebbe stato possibile, per conoscenze earthquake: hints to an unexplored tectonic avanzato, industriale e di antica cultura. scientifi che e mezzi disponibili, imprimere mechanism in Southern Italy, BSSA, Vol. 97, no. A livello globale, gli impatti distruttivi una svolta decisiva nella cultura del Paese. 3, pp. 725-748. doi: 10.1785/0120050250. dei terremoti tendono inesorabilmente ad au- Questa particolare declinazione di futuro, GOETHE, J.W. (1816), Italiaenische Reise [1786- mentare: non solo per la crescita della scala ossia la posterità, non ha avuto, né ha oggi, 1788], Monaco (ultima edizione in it.: Viaggio demografi ca nelle megalopoli del mondo, ma una forza strutturante in grado di produrre in Italia, Milano, 2016). GUIDOBONI E., G. FERRARI, D. MARIOTTI, A. COMASTRI, soprattutto per l’aumento di aree di povertà, scelte e risposte forti e di imporle con tenacia G. TARABUSI AND G. VALENSISE (2007), CFTI4Med: quindi di costruzioni di cattiva qualità, attor- nel tempo. Sono mancate cultura, formazione Catalogue of Strong Earthquakes in Italy (461 no e dentro le grandi città del pianeta. allargata e l’idea stessa di futuro. B.C.-1997) and Mediterranean Area (760 B.C.- Conoscere il passato sismico di un Paese Mi viene in mente la lucidità con cui di- 1500), INGV, http://storing.ingv.it/cfti4med. signifi ca avere un’idea di quello che sarà il versi autori del passato descrivevano il terre- GUIDOBONI E C OMASTRI (2005), Catalogue of Earthqua- suo futuro a medio e a lungo termine. Ma non moto distruttivo vissuto, per i posteri, perché kes and Tsunamis in the Mediterranean area: basta sapere che nel lungo periodo la sismi- sapessero che quel caso poteva ancora suc- 11th-15th century, , INGV-SGA, 1034 cità ci appare come stabile e che l’ingegneria cedere. E come non ricordare ancora Ligorio pp. E. GUIDOBONI, A. COMASTRI, G. TRAINA (1994), Catalo- sa come si costruiscono edifi ci sicuri e anti- quando, introducendo il suo progetto di casa gue of Ancient Earthquakes in the Mediterrane- sismici; non basta neppure avere normative. antisismica, scriveva: “Mi faccio avanti per an area up to 10th century, ING-SGA, Bologna. Purtroppo i disastri sismici non si fermano un altro secolo”? Non quindi i soli contem- GUIDOBONI, E., AND J. E. EBEL (2009), Earthquakes solo con le conoscenze tecnico-scientifi che poranei erano i destinatari del progetto, ma and Tsunamis in the Past: a Guide to Techniques e con le leggi: è indispensabile una risposta soprattutto i posteri. in Historical Seismology. Cambridge University sociale condivisa, che implichi conoscenza Ma chi sono per noi oggi i posteri? Dove Press, 604 pp. ISBN: 978-0-521-83795-8. del problema, assunzione di responsabilità e stanno nell’orizzonte in cui si affollano rischi GUIDOBONI E. E VALENSISE G. (2011), Il peso economico soluzioni da chiedere a chi governa, per re- vecchi e nuovi, naturali e antropici? Come evi- e sociale dei disastri sismici in Italia negli ultimi 150 anni (1861-2011), Centro EEDIS- INGV, Bo- alizzare azioni concrete per il breve e medio tare una deriva fatalista, nonostante i pro- nonia University Press, Bologna, pp.552. periodo. gressi della scienza e della tecnica in questo LIGORIO PIRRO ([1571] 2006), ed. critica a cura di Sappiamo che il livello di rischio di una settore? E. GUIDOBONI: Libro di diversi terremoti, codice società sviluppata è quello che essa stessa A mio parere occorre ripartire dalla co- 28 delle Antichità Romane, Archivio di Stato di accetta di avere, facendo o non facendo pre- noscenza, dalla divulgazione della storia dei Torino, Edizione Nazionale delle Opere di Pirro venzione, costruendo e ricostruendo bene o luoghi e dei disastri accaduti, che sono, per Ligorio, Roma, De Luca Editore. male. Che cosa è dunque l’adattamento se così dire, la nostra foto di famiglia (con tutte le POIRIER J-P. (2008), L’abbé Bertholon: un électricien non il rendere operante l’attesa del prossimo sofferenze umane e i mutamenti) e nello stesso des Lumières en province, Ed. Her mann, Paris, terremoto? tempo una storia secolare, di cui prendere co- 2008. TETI V. (2004), Il senso dei luoghi. Paesi abbando- Una società sviluppata può scegliere scienza e da cui ripartire. Per questo obiettivo nati in Calabria, Donzelli, Roma. se spendere per un vantaggio futuro incer- dovrebbero agire in primo luogo, non tanto la TETI V. (2017), Quel che resta. L’Italia dei paesi, tra to (nessuno sa quando accadrà il prossimo Protezione civile, già affaticata dal suo com- abbandoni e ritorni, Donzelli, Roma. evento distruttivo, né dove esattamente col- pito primario, (l’emergenza), quanto piuttosto, VITALIANO D.B. (1973), Legends of the Earth: their pirà), oppure affi darsi alla sorte e rischiare e in modo prioritario, le istituzioni che hanno geologic origins, Indiana Univ. Press.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 ROBERTO DE MARCO 19 Geologo, già direttore del Servizio Sismico Nazionale La “prevenzione del giorno della Presidenza del Consiglio dei Ministri dopo” e quella per il nuovo E-mail: [email protected] secolo The “day after prevention” and that for the new century

Parole chiave (key words): Prevenzione (prevention), terremoto (earthquake), vulnerabilità (vulnerability), Sicurezza (safety), emergenza (emergency), sismabonus (sismabonus) ,rischio (risk), Pianificazione (planning), strategia (stretegy)

1. I TERREMOTI SEMPRE INATTESI rentorio, la promessa ambiziosa: il governo si Alla base un processo di smemorizzazione, Nel 2009, L’Aquila, dopo una lunghissi- mobiliterà affi nché queste cose non capitino complice la comunicazione; tra i cittadini ma sequenza, ha subito la scossa distruttrice più. È la prevenzione del “giorno dopo”, un prende piede la consolatoria, infondata, forse senza alcun presidio, senza qualche neces- ossimoro incredibile, ma è un comportamento inespressa ma covata convinzione che quel- saria precauzione, senza un’utile proiezione reiterato, mosso da un bel po’ di coscienza le cose che tempo fa sono successe “proprio circa l’impatto di eventi che dovevano essere opaca per avere già disatteso l’impegno as- lì” non potranno, chissà perché, tornare ad considerati possibili, in quello scenario, per la sunto la penultima volta. È la voce del Gover- accadere. Così succede, magari nel ’16 e ’17 semplice ragione che la sua storia ne è pie- no pro tempore che vuol avere una funzione ad Amatrice, a Norcia ed a Casamicciola, da na. In Emilia, tre anni dopo, è sembrato che tranquillizzante, sedativa nei confronti delle sempre aree dove il terremoto ritorna, ancora nessuno si fosse mai chiesto cosa sarebbe reazioni, delle polemiche montanti sulle ma- una volta inatteso. potuto accadere ad intere fi liere produttive, cerie. Si cerca di chi è la colpa, si denuncia Sembra a questo punto evidente che ricche quanto incredibilmente fragili, se un la lentezza dei soccorsi, il collasso di edifi ci l’atteggiamento da respingere sia proprio terremoto si fosse riproposto. che non dovrebbero subirlo: di scuole, di ospe- quello delle politiche di prevenzione dettate Nel 2016 ad Amatrice, in un’area ad alta dali, delle sedi di funzioni e servizi dai quali sopra le macerie fumanti. Dovrebbe essere sismicità, si è avuto un inequivocabile riscon- si dovrebbe muovere chi soccorre piuttosto di un problema da affrontare in assenza della tro alla ben nota incapacità dell’ultrasecolare esser esse stesse soccorse. tensione del recente disastro, della pressione azione di prevenzione di assicurare accettabi- Il mancato allarme, il “si poteva preve- per l’avvio di una diffi cile ricostruzione, della li livelli di sicurezza; così quel territorio è stato dere”, spunta quasi sempre, per ignoranza, necessità di recuperare un po’ di credibilità raso al suolo, più o meno come già successo presunzione, interessi inconfessabili ma, rispetto alla debolezza appena verifi cata del tante volte, e la giustizia ne indaga ora le cau- qualche volta, anche con una piccola ragione, fare prevenzione. Agire in tempo di quiete, se. Infi ne a Casamicciola, già distrutta nel soprattutto se il segno sulle carte del rischio insomma, nelle pause della ricorrenza degli 1883, l’ultimo terremoto ha fatto intendere aveva un colore rosso scuro e se, ogni tanto, eventi che sistematicamente colpiscono il pa- come l’abuso edilizio sia stato interpretato un terremoto cortese aveva lanciato ripetu- ese, piuttosto utilizzate invece per dimentica- per decenni come una pratica illegale per tamente qualche segnale, che non si è voluto re gli impegni presi. Promesse quasi sempre la quale, in un modo o nell’altro, si sarebbe riconoscere, del suo possibile arrivo igno- velleitarie, grandi progetti dalla vita breve o, alla fi ne trovata una soluzione e, allo stesso rando ogni principio di precauzione. Si cerca al massimo, dal futuro stentato, quelli an- tempo, come non vi sia stato alcun allarme allora di recuperare terreno nel divenire del nunciati ogni giorno dopo. per l’aumento delle condizioni di rischio che dopo disastro, prefi gurando interventi riso- Nel 2002 a San Giuliano di Puglia un pic- un’infi nità di edifi ci prodotti da quell’illega- lutivi, grandi ed impegnativi programmi che colo terremoto causò il dramma enorme della lità, mal costruiti in luoghi inadatti, andava- dovrebbero essere scritti e poi davvero realiz- perdita di un intera scolaresca, ed allora si no determinando. Insomma, un inizio secolo zati. È quella stessa politica che cercherà di varò un piano di messa in sicurezza delle eloquente, oltre 600 vittime e una sessantina mostrare grande effi cienza nell’emergenza e scuole di tutt’Italia. Certamente un impegno di miliardi di danni per ricostruzioni sempre che poi avrà a che fare per ben oltre un decen- necessario, solo che ancora oggi, quindici più costose. L’insuffi cienza di prevenzione si è nio con l’ennesima, costosissima ricostruzio- anni dopo, è lontano dal concludersi. Nel mostrata ripetutamente nella sua dimensione ne che tuttavia, nonostante il ricorso ad una 2009, con la legge n.77, con cui il Governo e rende inaccettabile il disastro che sembra solidarietà senza limiti, non riesce quasi mai avviava la tribolata ricostruzione di L’Aqui- essere sempre inatteso. ad essere davvero pronta ed effi cace. la, veniva preso un impegno ambizioso già La nozione di pericolosità sismica del Queste due fasi, emergenza e ricostru- nel titolo dell’art.11: “Piano nazionale di ri- paese è sostenuta da una robusta statisti- zione, dissipano ogni forza verso la soluzione duzione del rischio sismico”. Fu ancora una ca; uno, due millenni di storia e di cronaca almeno parziale del problema, la riduzione del volta un provvedimento tampone, il tentativo che tolgono qualsiasi speranza per un futuro rischio viene derubricata; talvolta, per altre di riparare all’evidente sottovalutazione del meno severo. È la drammatica certezza che logiche, si interviene sul territorio addirittura rischio mostrata in quell’occasione, prima capiterà ancora, che un attimo dopo la cata- in senso contrario, e si prepara in questo mo- della distruzione. Quell’articolo contemplava strofe fa esprimere allo Stato l’impegno pe- do il terreno per un futuro ancora disastroso. un fi nanziamento per l’intero territorio nazio-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 20 nale di 965 milioni di Euro, spalmato in sette Nulla di nuovo in realtà, dalla seconda Ministero dell’economia e fi nanze. La durata è annualità. A conti fatti, a ciascuno dei 3.394 metà degli anni ’90, con qualche disconti- stata prudentemente prevista in cinque anni, (O.M. 12/06(1998 n. 2788) comuni individuati nuità, si concedono tali agevolazioni, senza ma l’iniziativa si prefi gura come un interven- come a maggior rischio sul territorio naziona- che abbiano tuttavia riscosso un signifi cativo to strutturale al quale affi dare il compito di le – se questi fossero stati scelti come desti- successo. portare a compimento la tante volte richia- natari dei fi nanziamenti – sarebbero toccati Ma questa volta l’impegno fi nanziario mata ma indefi nita “messa in sicurezza del 280mila Euro, l’incredibile cifra di 40mila presunto è smisurato, come si vedrà più avan- territorio”, in un tempo anch’esso indefi nito Euro l’anno. Nonostante la sua obiettiva in- ti, e per agevolare il successo dell’iniziativa si ma certamente secolare. consistenza, quell’intervento legislativo ven- è deciso di regolare solo minimamente l’ac- Insomma, in un ambito dove lo squilibrio ne fortemente propagandato come l’ennesimo cesso all’agevolazione e di ampliarne, al di esistente tra le risorse disponibili e quelle ne- avvio di un nuovo corso. Di quel Piano non si è là di ogni necessaria considerazione, l’ambito cessarie per fare prevenzione è gigantesco, si saputo più nulla, nessun documento, nessun territoriale di applicazione. Insomma, sembra rinuncia a qualsiasi distinzione, a ogni con- atto, nessun seguito. che obiettivo del governo sia stato quello di siderazione fondata su un esame di priorità, Otto anni dopo, nel dopo Amatrice 2016, di confezionare un’offerta diffi cile da rifi utare. mettendo insieme territori ad alto rischio, quell’ambizioso impegno di ridurre il rischio Così l’iniziativa varata con la legge di stabi- dove sistematicamente gli ultimi terremoti sismico non se ne è ricordato più nessuno, lità 2017 prende direttamente il via. hanno compiuto enormi disastri, con quelli a nemmeno al Dipartimento di protezione civile Nessuna strategia è stata elaborata, bassa sismicità dove la probabilità di collas- presso cui era incardinato, così il Presidente nessun obiettivo defi nito, nessun programma so di un edifi cio, obiettivo perseguito dall’a- del Consiglio in carica ne ha proposto uno tut- e nessuno strumento di pianifi cazione viene zione di prevenzione, è davvero enormemente to nuovo dentro un più complicato impianto di ritenuto necessario. Solo delle Linee guida più bassa. Insomma gli abitanti di Amatrice problemi di varia natura. predisposte dal Consiglio superiore dei lavori o della Calabria tutta ad alto rischio, avranno Nel progetto del Presidente Renzi1 veniva- pubblici, in pratica le modalità per valuta- le stesse possibilità di accesso alle risorse di no elencati i numerosi e disomogenei obiettivi re la vulnerabilità degli edifi ci, e un decreto prevenzione di quelli di Roma o Trento. dell’iniziativa di governo, messi tutt’insieme approvativo del Ministro delle Infrastrutture. Le macroscopiche differenze tra diversi per essere spalmati in un arco temporale lun- L’edifi cio troverà posto, in base alla sua vul- contesti, la necessità di attribuire ovvie prio- ghissimo, durante il quale tre o quattro ge- nerabilità di partenza, in un’apposita griglia rità, non conta nell’astratta atmosfera in cui nerazioni si sarebbero dovute impegnare per articolata in otto classi, comprese tra la let- sembra muoversi l’accesso al bonus senza risolverli; più o meno un secolo per spendere tera A+ e la lettera G. distinzioni. una quantità enorme anche se indefi nita di Se il progetto presentato riesce a far muo- Le prospettive, quindi, per un’operazione risorse mai individuate. vere l’edifi cio di due lettere, dalla vulnerabi- a pioggia che sembra indirizzata ad ottenere Tutto questo, allo stato si è risolto in un lità E a quella C per esempio, si può ottenere il più largo consenso popolare, sono molto fi nanziamento di 25 milioni ad un gruppo di il massimo contributo al costo dei lavori pari incerte. Per il momento ha riscosso il plau- lavoro denominato G124, coordinato da Renzo all’80% della spesa sostenuta per ciascuna so incondizionato delle professioni coinvolte, Piano, per sperimentare in dieci città italiane unità abitativa o adibita ad attività produt- delle imprese, degli amministratori pubblici, metodi diagnostici e di intervento innovativi tiva (insomma tutto il resto dell’edifi cato). tutti terminali di un intervento di Stato che sulla messa in sicurezza degli edifi ci, e la co- Il contributo diventa del 70% se il salto di semplicemente promette risorse. Ma il tema stituzione di una struttura di missione deno- classe di vulnerabilità è solo di una posizione; da affrontare era quello di alleviare la dram- minata “CasaItalia” presso la Presidenza del per le parti comuni del condominio è previsto matica pressione del rischio sismico sulla po- Consiglio, che si dovrà trasformare in un nuovo un contributo, rispettivamente dell’85% e del polazione o piuttosto contribuire a rilanciare Dipartimento della Presidenza del Consiglio. 75%. Ma se anche non si riesce a ottenere l’edilizia in periodo di crisi? Niente di male, Tutto il resto, la messa in sicurezza del territo- un incremento di sicurezza, o solo per il fatto se così fosse, ma è essenziale la chiarezza rio almeno rispetto ai terremoti, è stato affi da- di aver fatto svolgere una verifi ca sismica d’intenti. to al “sismabonus, agevolazioni per la messa dell’edifi cio, si ottiene un contributo del 50% Proprio per far chiarezza, allora, è bene in sicurezza antisismica - Casa Sicura”. della spesa. In qualsiasi prospettiva si operi proporre alcune considerazioni sulle dimen- Tutto molto semplice: il cittadino vir- è fi ssato comunque un tetto invalicabile di sioni fi nanziarie dell’iniziativa, sulle diffi coltà tuoso, che percepisce il rischio di vivere in 96mila Euro per ciascuna unità. Il contributo concrete che i virtuosi cittadini dovranno af- un’abitazione non protetta, può chiedere viene erogato sotto forma di credito d’im- frontare, ma soprattutto sugli effetti collate- l’agevolazione anche solo per conoscere la posta, spalmato su cinque anni, accordato rali che potrà avere sul territorio. vulnerabilità dell’edifi cio dove abita ma poi, a chi abbia un qualche titolo, anche non di Il “sismabonus”, come tutti i progetti fon- eventualmente, anche per migliorarne la re- proprietà, indifferentemente su prime o se- dati sulla spontanea adesione degli aventi di- sistenza al sisma. conde case, ma anche per edifi ci produttivi, ritto, ha un campo di variabilità compreso tra e quindi uffi ci, negozi, supermercati, capan- zero e il 100%. Quest’ultima ipotesi, o comun- noni ed altro ancora. Enorme è l’estensione que un’altissima adesione, non è nemmeno 1 Dichiarazione del Presidente del Consiglio del progetto, la platea di potenziali adesioni ipotizzabile per l’impegno di risorse che de- Matteo Renzi all’agenzia Askanews del 29.08.2016 all’iniziativa: circa il 60% del territorio na- terminerebbe. È necessario allora attestarsi sull’attività da avviare per la messa in sicurezza del zionale. In tale dimensione sono racchiusi i su una dimensione plausibile; fare l’ipotesi, territorio nazionale comprendeva “l’adeguamento 705 comuni in Zona A (alta sismicità), i 2192 per esempio, che solo il 30% degli aventi antisismico ma anche gli investimenti sulle scuole, comuni in Zona B (media sismicità) e, davvero diritto presenti nei 3.394 comuni a rischio sulle periferie, sul dissesto idrogeologico, sulle bo- nifi che e sui depuratori, sulle strade e sulle ferro- sorprendentemente, i 2866 comuni in Zona sismico più elevato (O.M. 2788/98) – esclu- vie, sulle dighe, sulle case popolari, sugli impianti C a bassa sismicità. In tutto 5.763 comuni dendo quelli della Zona C a bassa sismicità sportivi e la banda larga, sull’effi cientamento ener- nei quali i titolari di qualsiasi diritto sull’im- – vogliano aderire all’iniziativa e che otten- getico, sulle manutenzioni, sui beni culturali e sui mobile, proprietari ma anche affi ttuari, po- gano solo il 50% dell’agevolazione massima simboli della nostra comunità”. tranno rivolgere le richieste del contributo al concedibile, cioè 43.000 Euro. Sotto queste

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 condizioni molto conservative il fabbisogno andare a cadere. Altro che riqualifi cazione potrebbe ricostruire con qualità e in sicurezza 21 sarebbe di circa 176 miliardi di Euro2. delle aree urbane, altro che ricucitura delle ciò che è invece degradato e insicuro. In que- Quindi circa 1.8 miliardi l’anno per un seco- periferie, altro che battaglie per la “messa in sto ambito, va considerato poi che benefi ciari lo o poco meno di 6 miliardi l’anno per 30 anni. sicurezza del territorio dai vari rischi che lo af- del “sismabonus” potranno essere alberghi Tanti soldi da investire dove nessuna ri- fl iggono”, piuttosto un intervento a pioggia in che sbarrano valli montane, di cui la cronaca sorsa signifi cativa è stata mai messa, trop- cui è messo al centro del problema solo l’edi- recentemente si è drammaticamente interes- pa generosità per essere credibile di questi fi cio, alcuni edifi ci. Per capire di che si tratta sata, dove se nevica moltissimo può accadere tempi. Ma comunque nessuna paura di tra- basta immaginare il paesaggio del degrado che viene giù anche una valanga mostruosa. collo fi nanziario, il rubinetto è nelle mani del infi nito di molte periferie, case e palazzotti E ancora, in qualche posto magari si cova la Ministero dell’Economia e delle Finanze che fatti di blocchetti, senza intonaco e con i ferri speranza che, prima o poi, almeno qualche attraverso ogni legge di stabilità potrà de- d’attesa sempre protesi verso il cielo, dove migliaio di metri cubi di edifi ci o di capannoni, cidere quante risorse mettere ogni anno. Per magari l’iniziativa del Governo avrà successo. da un’area esondabile, da una golena possa esempio pare ci siano stati disponibili appena E Casamicciola di agosto 2017, e la crudez- essere delocalizzato; ma si spera anche che 300 milioni di Euro per il 2017. za della vista dal cielo di Ischia con la sua un po’ di urbanizzato, a suo tempo magari Comunque, si tratta forse di cent’an- urbanizzazione selvaggia, con i suoi 28.000 condonato della iniziale illegalità, lo si possa ni e oltre 176 miliardi per proteggere nella condoni? In che modo si relazionano questi un giorno riqualifi care non dal solo punto di migliore delle ipotesi il 30% di ciò che è scenari con il “sismabonus” nei termini della vista edilizio ma anche sotto il profi lo della vulnerabile, che non è davvero tutto ciò che qualità delle soluzioni praticabili? Il depre- qualità urbana. Tutto il degrado di qualsiasi incide sull’obiettivo “messa in sicurezza del cato abusivismo dalle dimensioni enormi che specie – e il diversamente a rischio – invece, territorio”, che è cosa ben diversa. Interven- affl igge il paese, magari legalizzato ma che in assenza di una valutazione di prossimità, ti sparsi chissà dove in più di mezza Italia, è rimasto certamente insicuro, potrà avere potrà essere per sempre asseverato dalla con- senza alcuna priorità davvero dettata dalla l’agevolazione promessa. Si stenta a credere cessione di un contributo sostanzioso; perde- ricorrenza e severità degli eventi, né dalla davvero che questa sia la soluzione senza gui- rà la possibilità di venire per altre ragioni ed vulnerabilità del contesto. Insomma, non da che si propone per quasi l’intero meridione. in altri termini riconsiderato, diventerà forse una strategia ma piuttosto un’iniziativa poco Eppure il Governo appare molto determi- meno vulnerabile ai terremoti ma resterà per mirata, affatto selettiva, sulla quale è stata nato e tenta di sollecitare un favorevole acco- altre mille cause esposto al disastro. Lo Stato riversata la minima quantità immaginabile di glimento dell’iniziativa. Uno spot televisivo del ne avrà testimoniato irrevocabilmente la le- scienza e conoscenza, del cui poco uso proprio Ministero delle infrastrutture illustra cosa fare gittimità ad esistere e così, il “sismabonus” in prevenzione, da sempre, ci si lamenta. Si per avere una “Casa Sicura” e spiega i vantag- crea l’incredibile imbarazzo di fornire spunti stabilisce semplicemente un canale diretto gi di una eventuale adesione al progetto, non suffi cienti per sperare che un’iniziativa di se- tra Stato che rende disponibili risorse e il senza qualche omissione. Non c’è traccia, nel dicente messa in sicurezza, discutibilmente cittadino che tende la mano; nessun livello messaggio insistito sui canali nazionali, del confezionata, non abbia nemmeno il modesto intermedio di controllo, di verifi ca, nessun limite massimo di 96 mila Euro, quando si sot- successo a cui può aspirare. elemento di pianifi cazione; salta qualsiasi tolinea invece che il contributo potrà arrivare Ed alla fi ne un paio di inquietanti doman- ambito di sussidiarietà, qualsiasi possibi- all’85% del costo sostenuto. Parimenti nulla si de. Si è considerato l’aspetto non marginale lità di guardare dalla prossimità gli aspetti dice in tutta la comunicazione resa disponibile che nel tempo comunque secolare di attesa salienti della questione, di fare sintesi tra la sull’argomento, del fatto non trascurabile che, che l’iniziativa abbia un successo affatto ri- sicurezza sismica ed i tanti altri problemi di soprattutto per raggiungere un miglioramento solutivo, un’altra dozzina di terremoti distrut- qualità, tutela e precauzione che affl iggono di due classi di vulnerabilità, condizione ne- tivi avrà colpito il paese nei medesimi posti il territorio. La promessa di tante risorse da cessaria all’ottenimento del contributo mas- dove ripetutamente si era già proposto con spargere come capita, da spendere sulla base simo, il proprietario/inquilino dovrà mettere forza? Come si potrà gestire un altro secolo, dell’inerzia di un volano regolato solo dalla in conto la necessità di trasferirsi in altra dopo quello dominato dal binomio classifi ca- quantità di soldi che si fanno cadere nei suoi abitazione per la durata, non brevissima, dei zione/normativa, di risultati modestissimi sul ingranaggi. È previsto un monitoraggio – che lavori. Ciò che viene invece veicolato con lo piano della prevenzione accompagnati inoltre vuol dire che forse a posteriori si saprà dove spot con particolare enfasi è che il contributo dall’emersione di tante obiettive controindi- quei soldi sono caduti – ma nessuno stru- potrà essere richiesto anche da “chi abita in cazioni? Certo non si può pensare di poter mento per determinare a priori dove potranno aree a non elevato rischio sismico”. A nessuno, raccontare, alle nuove vittime e agli spaesa- evidentemente, è venuto in mente che mettere ti superstiti dei terremoti che verranno, che insieme i 700 comuni ad alto rischio con i qua- null’altro si sarebbe potuto fare di meglio di 2 Calcolo effettuato in base ai dati desunti dal si 5000 a rischio medio e basso debba essere un “non progetto” lungo cent’anni, molto co- rapporto ANCE/CRESME – 2012 “Lo stato del ter- considerato piuttosto un tragico disvalore, che stoso, distribuito sul territorio di mezz’Italia ritorio italiano” relativamente ai soli 3.394 comu- diluisce l’effi cacia dell’intervento, che sottrae con la visione strategica del “si salvi chi può”. ni a maggior rischio (non temendo conto dei 2866 progressivamente risorse dall’alto al basso ri- comuni a bassa sismicità pur inclusi nell’iniziati- schio, creando pregiudizio all’incolumità delle 2. “MILLE COMUNI”, COMINCIARE CON va) nei quali sono presenti 11.700.000 abitazioni, popolazioni più esposte. EFFICACIA DA UNA PARTE 395.000 edifi ci non residenziali, 95.000 capannoni industriali, 79.000 edifi ci commerciali. Ciascuno di Sempre nel campo delle ipotesi emerge, Insomma, ci dovrà pur essere un modo di- essi è stato ritenuto soggetto abilitato (abitazioni e secondo i parametri fi ssati dal progetto, che verso di rapportarsi con il problema sismico di edifi ci produttivi) a richiedere l’agevolazione per un per 1.000 metri quadri fatti di 10 abitazioni questo paese. Di evitare la tentazione troppo totale di 12.270.000 unità. L’adesione è stata ridotta da 80 metri quadri e 200 metri quadri di parti ambiziosa di promettere l’adeguamento o il al 30%, quindi 3.681.000 unità per le quali è stato comuni, si può arrivare con un salto di due miglioramento degli edifi ci nel 60% del terri- cautelativamente stimato un importo dell’agevola- classi ad ottenere un’agevolazione comples- torio nazionale, di spalmare i pochi soldi che zione concessa al 50% del massimo erogabile, pari siva di un milione di Euro. In certi contesti ci si forse si troveranno anche e soprattutto dove a € 48.000. Il fabbisogno necessario ad esaudire tale costruisce il nuovo; in questi stessi contesti si di rischio ce n’è poco. L’iniziativa del Governo ipotesi è di circa 176 miliardi di Euro.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 22 sembra attendere che il cittadino diventi que volte il dissesto idrogeologico, oltre 250 lacune ingiustifi cate lungo la stessa struttura improvvisamente virtuoso grazie ad un miliardi contro 60, mentre la perdita di vite sismogenetica. accattivante spot televisivo e si trasformi in umane è inconfrontabile. In defi nitiva “Mille Comuni” fa affi da- regista e interprete della soluzione definitiva Ogni scienza ha i suoi punti di riferimen- mento per la riduzione del rischio proprio sul- promessa. Una non-strategia, come si diceva, to, l’ingegneria sismica l’ha avuto a lungo la minore dimensione delle aree d’intervento, della quale dopo un tempo lunghissimo, tut- in Giuseppe Grandori3 che già negli anni ’80 sulla individuazione dei “sistemi” sensibili in ti (politica, istituzioni, scienza, professioni, scriveva “tutte le zone di alta sismicità sono cui articolare la lettura territorio, sulla possi- imprese, media, cittadini) e quindi nessuno già oggi da considerare in condizioni di emer- bilità di intervenire sugli oggetti vulnerabili ne avrà la responsabilità di fronte agli esiti genza” e poi “non è pensabile di provvedere contenuti in ciascun “sistema” per evitare ancora una volta inaccettabili dei terremoti in tempi brevi all’adeguamento antisismico che si trasformino in criticità, sul maggior che verranno. delle costruzioni esistenti in tutte le zone di impulso e controllo che si potranno esercita- Ci vuole dell’altro, allora, per non rischia- alta sismicità, si tratta in ogni caso di una re sui soggetti che detengono le necessarie re ancora un secolo di sconfi tte come è stato lotta contro il tempo con interventi guidati da competenze per intervenire. Un piano quin- il ’900, ci vuole prima di tutto il coraggio di accurati studi per la scelta delle priorità”. È di, fortemente partecipato dai cittadini, uno promettere di fare magari meno del neces- forse eccessivo dire che si dovrebbe vivere il strumento dinamico, che traccia un percorso sario, cominciando solo da una parte, ma di problema in una condizione di inquieta atte- virtuoso composto di azioni, funzioni di ve- farlo per bene. Una soluzione alternativa che sa, ma almeno, nei luoghi dove è più elevata rifi ca e quindi aggiornamento degli scenari. si proponga come una strategia concreta, la possibilità che il terremoto possa ripropor- Un’impostazione, quella qui riassunta, saldamente ancorata ad un obiettivo certo, si, sui quali si ha forse qualcosa di più che che passa attraverso l’osservazione di espe- partendo da poche essenziali considerazioni: semplici indizi, è necessario intervenire sen- rienze anche recenti. È successo ad Amatrice, • l’enorme distanza esistente tra risorse za ulteriori ritardi. Un intervento basato sulla per esempio, che l’unico ponte, quello deno- necessarie per un’iniziativa a tutto cam- individuazione di priorità presuppone, come minato “cinque occhi”, pochi giorni dopo il po e quelle realisticamente disponibili, si diceva, l’assunzione della responsabilità terremoto si è rivelato non transitabile, iso- impone di limitare l’area d’intervento, di scegliere, certamente d’ordine politico (la lando il capoluogo rispetto all’unica strada individuando quelle a rischio più elevato strategia complessiva), ma anche la necessi- statale d’accesso, la via Salaria. È successo per ordinarle quindi secondo un’apposita tà di formulare soluzioni di tipo progettuale e perché, c’è da ritenere, quell’opera non era matrice di priorità; operativo: dove iniziare, per fare cosa e come, stata verifi cata dal punto di vista sismico per • la possibilità di trovare riscontro nella in quanto tempo, a quale costo. poter resistere ad un terremoto che non ha comunità scientifica, per lo sviluppo di Per cominciare da una parte a far le cose nemmeno rappresentato il massimo storico criteri di analisi, di valutazione, di tec- per bene, bisogna scegliere la dimensione per quell’area, insomma era molto vulnera- niche d’intervento, per l’utilizzo di nuove giusta. Potrebbero essere “Mille Comuni”, un bile. C’è da chiedersi cosa sarebbe successo tecnologie allo stato certamente sottou- riferimento numericamente approssimativo se la sua impercorribilità si fosse manifestata tilizzate; una verifica della disponibilità ma utile a sottolineare le differenze rispetto contestualmente alla scossa del 24 agosto, della ricerca finalizzata a misurarsi con alla scelta di oggi, diametralmente opposta, e quindi con quanto ritardo sarebbero giun- un’azione di riduzione del rischio che esca del “sismabonus” che di comuni ne mette ti i soccorsi necessari per tirar fuor la gente dalla banalità delle generalizzazioni, che insieme seimila. dalle macerie. D’altronde quel giorno è anche accetti di affrontare puntualmente la Ma “Mille Comuni” non è, tuttavia, un accaduto che quasi tutte le infrastrutture complessità del territorio italiano e le sue numero del tutto campato in aria. Si colloca strategiche, ospedali, caserme, municipi -per enormi fragilità; tre i 705 comuni in Zona A ad alta pericolo- legge tenute non solo a resistere ma anche a • la scelta di operare una macroscopica sità della classifi cazione sismica, e i 3.394 continuare ad assicurare la loro funzionalità riduzione della scala territoriale di inter- comuni considerati a maggior rischio. All’in- sotto terremoto- sono state gravemente col- vento, che è certamente una garanzia per terno di quel numero tre-quattro aree, ognu- pite, messe in condizione di non poter funzio- ottenere maggiore incisività. Non potrà na comprendente due, trecento comuni; aree nare o collassate. Stessa sorte è toccata ad più essere solo genericamente l’edificio anche più grandi di quelle distrutte dai forti altri “sistemi”, ad “oggetti” invece sensibili al centro dell’azione della prevenzione, terremoti nostrani: 99 comuni in Friuli, 250 in al terremoto come scuole, strutture ricettive, ma piuttosto il territorio scomposto in un Irpinia, 140 tra Amatrice e Norcia. Ogni area impianti produttivi, luoghi di culto, ed anche insieme di diversi “sistemi”, popolati da delimitata dallo scenario di rifermento, dalla all’enorme patrimonio dei beni culturali. “oggetti” caratterizzati da livelli di vulne- potenzialità espressa dalle strutture sismo- Nel 2012 in Emilia fa rifl ettere quanto ca- rabilità misurabili in funzione dei valori genetiche prese in considerazione. Aree indi- pitato alle fi liere del biomedicale e soprattutto incidenti di pericolosità, delle caratteri- viduate in ragione della loro storia sismica, dell’agroalimentare (parmigiano) che hanno stiche dell’evento preso a riferimento. È dell’interpretazione geodinamica e sismotet- avuto pesantissimi danni alle strutture di pro- necessario confrontarsi con il territorio tonica, dei dati raccolti dalle reti strumentali; duzione e di stoccaggio. Insomma, rispetto ad da vicino, ponendosi l’obiettivo di inter- intuizioni legate alle frequenze con le quali i un intero “sistema che fa PIL” su cui si fonda venire puntualmente in prevenzione con terremoti si sono già manifestati e si pensa quindi buona parte della ricchezza di un‘a- l’intento di evitare che ogni significativa possano ritornare, ricorrenze signifi cative o rea, sembra che nessuno si fosse mai chiesto condizione di vulnerabilità individuata si quale sarebbe potuto essere lo scenario di un trasformi, un attimo dopo il terremoto, in terremoto, fenomeno certamente non scono- una situazione di drammatica criticità. 3 Giuseppe Grandori (1921-2011). Professore sciuto nella zona. Perplessità ancora maggiori emerito di Scienza delle Costruzioni al Politecnico Si è parlato fi n qui, in grande sintesi, delle di Milano dove ha insegnato Costruzioni di Ponti, sorgono per la produzione amatriciana di sa- patologie che continuano a condizionare l’e- Scienza delle Costruzioni, Ingegneria sismica. È sta- lumi e di formaggio pecorino, fi liera in terra sito di un confronto sempre perduto con il to Presidente dell’IAEE (associazione mondiale di in- di terremoti dove, quattro anni dopo l’Emilia, più incidente fattore di rischio “naturale”. Il gegneria sismica) e dell’EAEE (associazione europea la cronaca ha proposto immagini solo a po- terremoto è costato negli ultimi 70 anni cin- di ingegneria sismica). steriori considerate come inquietanti analogie:

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 stavolta non forme di parmigiano ma prosciutti muni non li hanno ancora predisposti), che è inutile sperare di gestirlo davvero senza una 23 appesi tra le macerie in quel poco che resta di valgono per quello che possono promettere: riformulazione strategica. Anche in questo capannoni crollati. Cambiando teatro, qualche vie di fuga, aree di ammassamento, superfi ci “Mille Comuni” è un cambiar verso, contiene mese dopo, nel tragico procedere della stessa per insediamenti provvisori, organizzazione utili spunti rispetto alla necessità di mettere crisi sismica dell’appennino centrale, è acca- di alcune iniziative locali di protezione civile. fi nalmente insieme le funzioni fondamentali duto che un probabile effetto domino indotto da Cose utili, ma davvero sembra poco per un di protezione civile. Dai tempi di Zamberletti un evento scatenante, una scossa di terremoto, paese accreditato di una dozzina di terremoti in Friuli è stata marcata una rigida separa- seguito da un evento prevedibile, una nevicata distruttivi e qualche decina con tanti danni zione tra previsione, prevenzione, emergenza, abbondantissima, ha causato un terzo evento ogni secolo, ognuno in grado di colpire una e poi infi ne anche l’avvio del ripristino di non completamente imprevedibile, una valan- o più regioni insieme. Si può pensare invece normali condizioni di vita, della ricostruzione ga precipitata da un versante incombente su ad una pianifi cazione che si faccia carico di insomma. Tutto separato, strumenti ed inter- un albergo che forse li non poteva stare. Nessu- una scrupolosa analisi per “sistemi” su cui preti diversi. È tempo di mettere in discussio- no sembra aver espresso in proposito qualche intervenire, che è complicato dire a priori ne questa lettura del fare protezione. Quale cauta considerazione, se non il giorno dopo. quanti e quali debbano essere. Saranno quelli differenza esiste tra il trattare la vulnerabilità Bisognerebbe allora chiedersi in quale necessari per scomporre le condizioni di una dentro un programma di prevenzione piutto- contesto, secondo quale logica, dovrebbero città, grande o piccola, di paesi e borghi, le cui sto che nell’emergenza, perché si teme che essere evidenziate e risolte le vulnerabilità caratteristiche possono essere molto diverse. quella stessa vulnerabilità possa trasformar- che affl iggono tanti “sistemi” e che sembrano Certamente il “sistema abitativo” sarà il più si in una devastante criticità quando la terra sopravvivere ad ogni nuova tragica esperien- impegnativo; intervenire sulla vulnerabilità comincia a tremare? E fi nanco la impossibile za maturata. degli edifi ci, magari con tecniche più leggere, previsione dei terremoti, permette qualche La vulnerabilità è un carattere latente, meno invasive e costose, sulle quali da tempo spiraglio nel senso di una “piccola previsio- che si manifesta al verifi carsi dell’evento a si sta ragionando, per il miglioramento delle ne possibile” se, escluso il dove e il quando, cui si riferisce. Così, istantaneamente, nel prestazioni sotto terremoto. Ma la capacità ci si concentra sul cosa può succedere. Una momento in cui si apre l’emergenza, ciò che di resistere va anche interpretata con una proiezione utilissima, quest’ultima, per fare era stata prima solo un’indicazione di poten- visione d’insieme dell’edifi cato, una riconsi- prevenzione perché consente di disegnare ziale fragilità diviene una drammatica critici- derazione dell’esistente in termini di assetto scenari, individuare e poi eliminare criticità. tà. Così, oggi, il terremoto cade addosso alla e qualità urbana. Tanti altri “sistemi” riferiti Tutto questo sta dentro una porzione di terri- gente. L’evento viene percepito sempre come a funzioni o contesti specifi ci: la sanità, la torio esaminata in dettaglio e può star bene inatteso, nulla o quasi è predisposto per far si mobilità, l’istruzione, la produzione, le reti e i all’interno di un piano certamente diffi cile da che la conoscenza di situazioni che per mille servizi ma anche, per esempio i beni culturali costruire (come diffi cile è anche trovargli un ragioni dovrebbero essere verifi cate, conside- o l’attività ricettiva, turistica da proteggere nome) ma indispensabile. rate, entrino in un percorso virtuoso di preven- dagli effetti del terremoto. “Mille Comuni” ha questi caratteri, si zione. Ma tutto ciò in realtà è la sintesi di ciò Ma guardar bene, nemmeno la ricostru- inserisce in quel contesto di cose diffi cili da che dovrebbe semplicemente essere una par- zione è oggetto di pianifi cazione, in nessuna fare, passibile probabilmente di forti obiezio- ticolare dimensione di pianifi cazione. Da que- delle fasi transitorie e defi nitive di cui si com- ni. Per esempio quella che imputa al cercare sto punto di vista la situazione è francamente pone e nei termini utili per comprimere i tempi di far bene da una parte, il minor impegno per paradossale: un paese che ha nei ricorrenti e ridurre i costi del ritorno ad un minimo di il resto del paese. Offre tuttavia un indiscu- terremoti la condizione di maggior rischio, non normalità. Non illazioni, ma obiettivi riscon- tibile vantaggio: la possibilità di valutarne ne ha mai davvero pianifi cato uno, da nes- tri tra evidenti carenze e giganteschi ritardi. l’effi cacia decretata inequivocabilmente dal sun punto di vista. Nella prevenzione nostra- Lo Stato centrale in questo ha responsabilità verifi carsi, si spera il più tardi possibile, dei na a costo zero introdotta dalla progressiva evidenti; i livelli di pianifi cazione dei quali terremoti che verranno. Se questi capiteranno classifi cazione del territorio, non è mai stato emerge la mancanza, in larga misura gli do- all’interno di una delle aree prescelte, il suc- defi nito il percorso, l’obiettivo da raggiunge- vrebbero competere, almeno nei termini det- cesso o meno di “Mille Comuni” sarà misurato re, né tantomeno gli strumenti, le modalità i tati dai caratteri dell’evento che deve essere dall’esito dell’impatto: se si manifesteranno tempi per conseguirlo. Insomma nulla è stato necessariamente ipotizzato, dalla sua dimen- nei limiti delle inevitabili perdite, piuttosto mai pianifi cato anche perché quell’esercizio sione territoriale. Un impegno certamente da che in quelli consueti dell’inaccettabile stra- avrebbe inevitabilmente evidenziato quell’in- sviluppare tra soggetti concorrenti, all’inter- ge, vorrà dire che ha funzionato. Se invece suffi cienza che invece si è sempre preferito no di un’operosa collaborazione rispetto ai capiteranno al di fuori delle aree prescelte, scoprire camminando sulle macerie. Ma non relativi ambiti di competenza. La tendenza ma comunque nella parte alta della lista delle si pianifi ca nemmeno l’emergenza, si organiz- invece appare quella di risolvere la questione priorità non tutte attivate, si potrà anche pen- za il soccorso anche piuttosto bene, ma ciò che con la messa a disposizione di un po’ di risor- sare di insistere e di ampliare il progetto. Se serve non si risolve solo in quanto si riesce a se e quindi delegando di fatto tutto il resto a infi ne uno o più terremoti di questo secolo col- fare “un minuto dopo”. Piuttosto la questione chiunque, fi nanco ora, nella proposizione del piranno fuori da ogni valutazione di priorità, sta nel come ci si prepara con costanza e de- “sismabonus”, al singolo cittadino virtuoso sarà un insuccesso pieno ma, ancor peggio, terminazione all’evento atteso per far si che le del fai da tè. In defi nitiva, uno scarso impegno dimostrerà che la conoscenza del fenomeno, vulnerabilità individuate nei “sistemi” siano e una scarsa responsabilizzazione nel lavoro per come si manifesta in questo paese, è depotenziate. La pianifi cazione dell’emer- essenziale ma oscuro del fare qualcosa prima ancora largamente insuffi ciente. Ma tuttavia genza stabilisce così un rapporto di diretta e del prossimo disastro. sarà anche la caduta della speranza di risol- piena conseguenzialità con l’azione di preven- È complicato spiegare la logica di “Mille vere la difesa dai sempre inattesi terremoti a zione. Non è tuttavia vero che l’emergenza non Comuni”, ancor più complicato certamente politiche d’intervento a pioggia, proposte ogni viene pianifi cata. La legge da tempo prevede organizzarla. Una modifi cazione concettuale “giorno dopo”, che si limitano, questa volta, a la predisposizione di piani d’emergenza, ma profonda, diffi coltà enormi; ma d’altronde somministrare un contributo al cittadino che solo a scala comunale (in realtà molti co- enorme è anche il problema da affrontare ed alza per primo la mano.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 24 GIANLUCA VALENSISE Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, La prevedibilità dei disastri Roma sismici fra sismologia e storia E-mail: [email protected] Forecasting earthquake disasters: a journey between seismology and history

Parole chiave (key words): pericolosità sismica (seismic hazard), rischio sismico (seismic risk), previsione dei terremoti (earthquake forecast), sismicità italiana (Italian seismicity), DISS, CFTI

1. PREVEDERE O PREVENIRE? • i caratteri di dettaglio della rottura, come nostre infrastrutture, e quindi di salvaguar- Che cosa signifi ca “prevedere”? Il ver- l’eventuale eterogeneità della dislocazio- dare l’economia che le ha fi nanziate e che ta- bo deriva dal latino praevidere, composto ne sul piano di faglia, la direttività ecc. li infrastrutture servono su base quotidiana. di prae- e videre, che si può tradurre sem- Qualunque processo di stima della peri- Per rendere meglio questo concetto basterà plicemente come “vedere prima”. Così la colosità sismica, sia che si tratti di stime pro- pensare al Ponte sullo Stretto di Messina, che pensavano i nostri avi duemila e più anni fa. babilistiche, sia che si preferisca ragionare probabilmente non si farà mai, o al MOSE, che E oggi? Secondo un noto dizionario on- in modo deterministico, richiede di prevedere invece è attualmente in costruzione, o a qua- line questo verbo transitivo ha due signifi cati le caratteristiche salienti della sismicità del lunque viadotto o grande diga o infrastruttura indipendenti e per certi versi opposti, alme- futuro, ovvero di identifi care le potenziali speciale che viene progettata in Italia. In tutti no per quanto concerne le loro implicazioni sorgenti dei futuri terremoti, di capirne le questi casi il problema del progettista non è pratiche: caratteristiche spaziali e geometriche e di mai quello di sapere quando un forte terre- 1) conoscere in anticipo o annunciare quan- caratterizzarne le proprietà di ricorrenza. Ma moto potrà mettere alla prova quella strut- to accadrà in futuro sulla base di presun- in questo percorso logico c’è una possibile tura, ma piuttosto quello di sapere qual è la te doti divinatorie; predire: prevedere il trappola lessicale, che va evitata a tutti i co- sollecitazione massima che quella struttura futuro; + che e ind. o cond.: “l’indovino sti. Sempre più spesso si sentono i sismologi quasi certamente dovrà sopportare durante ha previsto che presto ci sarà la fine del affermare che il vero problema di tutti i paesi l’arco della sua vita utile, che normalmente mondo”; con prop. interr. indir. “un mago soggetti ai rischi naturali, e se vogliamo di per opere di questo tipo è di 100 anni. Come ha previsto chi vincerà il campionato”; molte delle civiltà che si sono succedute at- è facile capire, è del tutto irrilevante se quella 2) congetturare sulla base di considerazioni traverso i millenni, non è prevedere i disastri sollecitazione avrà luogo dopo un quarto di logiche, dati tecnici o scientifici; ipotizza- – sismici, ma anche vulcanici o idrogeologici re: “prevedere i rischi di un’operazione”; – ma prevenirne gli effetti. I tanti colleghi che anche con prop. interr. indir. “prevedere affermano questo – incluso il sottoscritto – chi vincerà le elezioni”. intendono sostenere che prevenire gli effetti I terremoti sicuramente non si prevedono, dei terremoti deve necessariamente venire almeno non nell’accezione più restrittiva di prima di qualunque previsione in senso stret- questo verbo (la prima); ma quali e quante so- to, ovvero della previsione di cui all’accezione no le grandezze che possono essere “conget- (1) tra le due discusse in precedenza. Ma allo turate sulla base di considerazioni logiche, stesso tempo per prevenire gli effetti dei ter- dati tecnici o scientifi ci” (la seconda)? Tra le remoti, e quindi mitigare il rischio che essi grandezze prevedibili rientrano certamente: causano, è necessario prevedere i terremoti • dove avverranno la gran parte dei terre- nell’accezione (2), ovvero essere in grado di moti potenzialmente distruttivi (M 5.5+), prevederne la distribuzione, l’impatto territo- con incertezze di qualche chilometro, e riale e le caratteristiche di ricorrenza, anche dove invece sono altamente improbabili; in funzione della geologia delle diverse aree • la cinematica attesa, ovvero il tipo di mo- colpite. Dunque non c’è una vera alternativa vimento al fuoco del terremoto; tra queste due espressioni: prevedere è un • la magnitudo massima attesa; passaggio irrinunciabile per poter prevenire. • la distribuzione dello scuotimento atteso, Prevedere e prevenire sono quindi due incluse le eventuali amplificazioni di sito, facce della stessa medaglia. Si deve però per diversi periodi di oscillazione; fare attenzione: il problema a cui stiamo ac- • la natura e distribuzione dei possibili cennando non è solo il frutto della limitatezza effetti indotti sull’ambiente (fagliazione della nostra conoscenza e delle nostre capa- superficiale, frane, liquefazione). cità scientifi che, che oggi non ci consentono Tra le grandezze certamente non prevedi- di prevedere l’istante esatto in cui accadrà un bili, almeno ad oggi, rientrano: forte terremoto e la sua magnitudo. C’è un te- • l’istante esatto di accadimento; ma più generale, del quale si parla raramen- • la magnitudo esatta del terremoto; te perché fi no a pochi anni fa considerato in • l’eventuale innesco di scosse su faglie subordine rispetto alla semplice tutela della Figura 1 – Sintesi grafica degli elementi che determinano adiacenti; vita umana: il tema è quello di proteggere le il Rischio Sismico

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 quella vita utile, o alla fi ne del periodo con- e sociale attesa in una specifica area in storia. La tecnologia oggi disponibile porta i 25 siderato, perché l’obiettivo del progettista è un determinato intervallo di tempo. governi e gli abitanti di questi paesi – tipico è quello di fare in modo che la struttura resista Dunque Pericolosità e Rischio non sono il caso del Giappone – a ritenere che ormai gli comunque alla sollecitazione massima pre- affatto sinonimi, ma sono due termini all’e- effetti dei terremoti sul patrimonio abitativo vista dagli esperti di pericolosità sismica, in stremità di un percorso logico in mezzo al possano e debbano essere ridotti al minimo; qualunque istante essa si manifesti, senza quale c’è l’uomo, con la sua presenza, con i questo dovrebbe conseguentemente ridurre danni o con danni non strutturali riparabili, e suoi insediamenti e con le relative infrastrut- al minimo – se non azzerare – le perdite di in ogni caso salvaguardando la vita umana. ture. Si dice spesso che sul nostro pianeta vite umane, almeno relativamente alla popo- esistono luoghi in cui la pericolosità è altis- lazione che al momento del terremoto si trova 2. LA MITIGAZIONE DEL RISCHIO SISMICO: sima ma il rischio è comunque nullo, perché in edifi ci residenziali, commerciali o di culto. UNO SGUARDO AL FUTURO totalmente deserti o in mare aperto, dunque Semplifi cando al massimo, questo equivale In una disamina del dualismo prevenzio- non vi è nulla di esposto e tantomeno di vul- a dire che in prospettiva noi potremo vivere ne-previsione che tenga conto anche della nerabile. La pericolosità è una caratteristica l’esperienza di un terremoto anche forte con evoluzione più recente delle politiche di miti- intrinseca dei sistemi naturali del nostro pia- la stessa predisposizione con cui oggi vivia- gazione del rischio sismico vanno inseriti altri neta, e quindi può essere compresa e valutata mo quella di un forte temporale, che di certo elementi poco noti ai più. Ma prima di entra- ma non ridotta, mentre i nostri sforzi dovranno non ci induce a lasciare casa ma al massimo re nello specifi co è opportuno fare un passo concentrarsi sulla mitigazione del rischio, che a chiudere bene le fi nestre. Non a caso nelle indietro e defi nire in modo formale cosa è il dipende esclusivamente da noi. società più avanzate – ma anche l’Italia è in rischio sismico e quali sono le sue componenti Fatte queste doverose premesse possiamo prima fi la in questo campo – si stanno forte- (Fig. 1). Infatti, anche se può sembrare para- tornare al punto da cui eravamo partiti, ovvero mente incoraggiando gli studi sul cosiddetto dossale, la mancata comprensione della ter- il dualismo prevenzione-previsione. Come ci early-warning dei terremoti: quel complesso minologia pesa talora più della mancanza di ricorda Emanuela Guidoboni1, studiosa della di strumentazione, tecniche di elaborazione conoscenza. Termini astratti quali pericolosi- storia dei terremoti, dopo essere stato testi- e prassi operative che consente di avvertire tà, sismicità, rischio vengono a volte usati in maniera intercambiabile, fi nendo spesso per accrescere la confusione di chi legge o ascol- ta. Va detto poi che i ricercatori e i profes- sionisti utilizzano sovente espressioni del loro gergo senza aver accertato preventivamente se chi ascolta sia in grado di discriminare tra un termine e l’altro. Le quattro espressioni fondamentali da conoscere sono pericolosità, rischio, espo- sizione e vulnerabilità. Nel seguito esse verranno usate con riferimento ai terremoti, ma lo stesso formalismo viene comunemente utilizzato con riferimento a fenomeni avversi di qualunque tipo, dalle alluvioni all’attività vulcanica ai maremoti. • La Pericolosità definisce la capacità in- trinseca di un territorio di generare terre- moti, o più precisamente di causare scuo- timento sismico. È solitamente espressa in termini di probabilità che all’interno di Figura 2 – L’Arrivo dell’onda di tsunami causata dal terremoto di Honshu dell’11 marzo 2011. L’evento ha avuto una un intervallo di tempo prefissato e con- magnitudo pari a 9.0 e ha causato un’onda di tsunami che localmente ha raggiunto una altezza di 40 m venzionale si verifichi uno specifico ter- remoto, o che venga superato un valore mone dei guasti causati dal terremoto di Fer- la popolazione dell’imminenza dell’arrivo prefissato di scuotimento sismico. rara del 1570 l’architetto di orgini napoletane delle onde sismiche generate da un forte • L’Esposizione quantifica in termini eco- Pirro Ligorio sostenne che “Difendersi dai ter- terremoto, e soprattutto di attivare procedure nomici e sociali quanto un territorio o remoti è un dovere dell’intelletto umano”. So- automatiche per fermare treni, bloccare cen- una comunità sono letteralmente esposti no stati necessari quattro secoli e mezzo, ma trali, chiudere l’accesso a ponti e viadotti. In al terremoto, ed è data dalla combinazio- oggi è un fatto che nei paesi in cui la cultura breve, l’early-warning consente di prevenire ne della densità abitativa con l’eventuale sismologica è più avanzata e in cui il patrimo- tutti quegli effetti collaterali di un terremoto presenza di un patrimonio monumentale e nio edilizio e infrastrutturale è meno fragile che sono caratteristici di una società evoluta di infrastrutture critiche. la previsione in senso stretto sta perdendo e che possono andare molto oltre il crollo di • La Vulnerabilità quantifica la propensio- importanza proprio perché si è fatto tesoro di un normale edifi cio residenziale. L’idea sot- ne di una rete insediativa – o anche di una questa fondamentale lezione che arriva dalla tostante, con la quale non si può che essere singola struttura – a subire danni come d’accordo, è che nel 2018 le singole abitazioni effetto di un dato livello di scuotimento 1 E. Guidoboni, 1997, “An early project for an anti- e gli uffi ci non dovrebbero più crollare, e quin- sismico. seismic house in Italy: Pirro Ligorio’s Manuscript Tre- di ci si può e deve concentrare sulle perdite, • Infine il Rischio è rappresentato dalla atise of 1570-74. European Earthquake Engineering, umane ed economiche, derivanti da tutte le combinazione dei tre parametri già de- rivista della European Association for Earthquake altre criticità che è decisamente più diffi cile scritti, e quantifica la perdita economica Engineering, 2, 15-20. ingegnerizzare. Un concetto che potremmo

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 26 esemplifi care con un solo nome, altamente insegnano i padri della Geologia – primo lunga tradizione in questo particolare settore evocativo: Fukushima2. fra tutti Charles Lyell3 – i forti terremoti di disciplinare, che è quasi del tutto sconosciuto Va osservato che questo nuovo approccio oggi sono indubbiamente la chiave per ca- alla tradizionale formazione accademica, e si alla prevenzione degli effetti dei terremoti non pire e intepretare anche quelli del passato è spesso posta in una condizione di leadership è più appannaggio del solo Giappone, dove a nella loro distribuzione spaziale e in termi- mondiale sul tema4. La disciplina che inda- onor del vero la più che opportuna scelta di fa- ni di energia rilasciata; una volta compiuto ga sui terremoti del passato – la Sismologia re soprattutto dell’ottima prevenzione è stata questo passaggio logico i forti terremoti del storica – integra elementi di storia in senso azzoppata da una previsione sbagliata; quella passato, molto più numerosi di quelli per i stretto, di demografi a storica e di storia del- relativa alla massima magnitudo che avrebbe quali abbiamo dati strumentali, e soprattutto le tecniche edilizie, rigorosamente basati su potuto avere un terremoto che avvenisse di molto più diffusi sul territorio, possono essere fonti scritte di diversa natura, con elementi di fronte alla costa nord-orientale dell’isola di utilizzati per ribaltare il passato sul futuro, sismologia e di geodinamica. L’obiettivo ulti- Honshu. Quel valore di magnitudo a sua vol- che è quello che qualunque geologo chiamato mo è quello di documentare e quantifi care i ta permetteva di stimare quale sarebbe stata a valutare l’incidenza dei fenomeni naturali forti terremoti del passato, attraverso l’esame l’altezza dell’onda di tsunami che questo terre- avversi del futuro è chiamato a fare nel suo sistematico dei loro effetti. moto avrebbe certamente provocato (Fig. 2). Il percorso professionale. Torniamo ora all’esperimento di cui si è terremoto di Maule (Cile) del 27 febbraio 2010, Il percorso che stiamo per intraprendere parlato poco sopra. Per la precisione, tornia- con una magnitudo pari a 8.8 e circa 500 vit- parte dalla Storia, o più precisamente dalla mo per un attimo al 1995, quando ha visto time, e il recente terremoto del Messico del 19 Sismologia Storica; passa quindi per la Geo- la luce la prima versione del Catalogo dei settembre 2017, un evento di magnitudo 7.1 logia, o meglio per la Geologia dei Terremoti, Forti Terremoti in Italia o CFTI5 (Fig. 3), un avvenuto pericolosamente vicino alla capitale e infi ne approda a delle previsioni sulla si- vasto elaborato fi nanziato dall’allora Istituto federale e il cui tributo in vite umane si è ferma- smicità del futuro, avendo sempre a portata Nazionale di Geofi sica (ING; dal 1999 Istituto to a 369 vittime, sono esempi virtuosi di nazioni di mano i principi basilari della Sismologia Nazionale di Geofi sica e Vulcanologia, INGV). non ricchissime ma che hanno preso molto sul moderna. È un percorso che somiglia un po’ Si trattava di una svolta decisa che in fasi serio il tema della prevenzione. Come hanno a una indagine di polizia, in cui i diversi tas- successive, fi no al 20076, ha messo a dispo- ben documentato le televisioni di tutto il mon- selli delle prove disponibili devono essere fatti sizione decine e decine di migliaia di dati sui do, il recente terremoto del Messico non ha im- combaciare con attenzione. forti terremoti italiani (e di area euro-medi- pensierito i più alti edifi ci di Città del Messico, Il lavoro non è semplice perché si scontra terranea), organizzati su base geografi ca con nei quali vivono molti milioni di persone e che con almeno due ordini di problemi. Il primo modalità tali da consentirne un’analisi auto- quindi portano a livelli altissimi l’esposizione consiste nella diffi coltà intrinseca della inte- matica attraverso opportuni codici di calco- che caratterizza quella immensa conurbazione. razione tra sismologi strumentali, sismologi lo. Le ricerche erano cominciate nel 1983 per Questo perché molti di questi edifi ci sono stati storici ed esperti di geologia dei terremoti; iniziativa dell’ENEA e dell’ENEL, nel quadro ricostruiti o rinforzati dopo il devastante terre- fi gure professionali formate in ambiti disci- del programma nucleare italiano, in seguito moto del 19 settembre 1985, un cataclisma di plinari molto diversi, che tendono a parlare annullato come conseguenza dell’incidente di magnitudo 8.1 che aveva causato oltre 5.000 linguaggi propri e che fi no a pochi anni fa non Chernobyl del 1986. vittime. Al contrario, il recente terremoto del avevano sentito – né sviluppato autonoma- La vera novità introdotta con il CFTI era 2017 ha selettivamente distrutto gli edifi ci più mente – la necessità di dialogare intorno allo nella logica con cui i dati venivano reperiti, antichi e vulnerabili, ovvero quelli presumibil- stesso tavolo. Il secondo problema consiste presentati e discussi, e nelle nuove possibi- mente costruiti in assenza di norme sismiche nella scarsa attitudine del mondo scientifi co, lità di elaborazione che ne scaturivano. La effi caci e con tecniche costruttive obsolete e che si rifl ette poi nei meccanismi di fi nan- principale tra queste era certamente quella comunque inadeguate alla sismicità dell’area. ziamento della ricerca, a capire quanto sia che utilizzava il complesso dei dati sugli ef- Conoscere nel dettaglio la pericolosità consen- importante l’esperimento che è stato condotto fetti di ogni terremoto, località per località, te quindi di ridurre enormemente il rischio, cioè in Italia in questi ultimi due decenni nel cam- per ricavarne la localizzazione epicentrale, le perdite di vite umane e materiali, anche in po della sismologia, in un contesto culturale la magnitudo e, quando possibile, l’orienta- contesti in cui l’esposizione è altissima, come e decisionale che spesso identifi ca la ricerca zione della sorgente sismica. La magnitudo avviene in tante megalopoli del XXI secolo, di successo solo con le grandi infrastrutture veniva poi convertita in una lunghezza media agendo energicamente sulla riduzione della e con la super-specializzazione tipiche, ad della faglia responsabile del terremoto, che a vulnerabilità del costruito. esempio, della fi sica delle particelle.

3. DALLA CONOSCENZA ALLA PREVENZIONE 4. TERREMOTI: LA STORIA INSEGNA 4 E. Guidoboni e J. E. Ebel (2009). Earthquakes Dunque conoscere per capire, capire per È arrivato il momento di introdurre il and Tsunamis in the Past, A Guide to Techniques prevedere, e prevedere per prevenire. E come grande tema di cosa è possibile imparare dal in «Historical Seismology», Cambridge University record storico della sismicità, un dato spesso Press, 2009, isbn-13: 9780521837958. considerato con suffi cienza da chi opera nel 5 Boschi E., Ferrari G., Gasperini P., Guidoboni E., 2 Tutti ricordiamo il nome della città vicino alla campo della sismologia strumentale, ma che Smriglio G. e Valensise G. (1995). Catalogo dei For- quale sorge la centrale nucleare che ha quasi cau- in effetti è solidamente alla base di quasi ti Terremoti in Italia dal 461 a.C. al 1980. I.N.G. e sato una catastrofe globale a seguito del terremoto tutte le elaborazioni di pericolosità sismica S.G.A. editori, Bologna, 973 pp., con CD-ROM. di magnitudo 9.0 che l’11 marzo 2011 ha colpito il che esistono nel mondo. L’Italia vanta una 6 Nel 2007 ha visto la luce la versione attualmente Giappone settentrionale. L’incidente della centrale di consultabile on-line del CFTI, denominata CFTI4Med Fukushima è stato causato dal fatto che le protezioni per via della sua estensione al resto del Mediterra- poste a riparo della centrale contro l’arrivo di un’on- 3 Charles Lyell (1797-1875) era un geologo scoz- neo: Guidoboni E., Ferrari G., Mariotti D., Comastri A., da di tsunami erano state dimensionate sulla base zese che nel suo “Principles of Geology” ha sviluppa- Tarabusi G., Valensise G. (2007). CFTI4Med, Catalo- di una previsione, rivelatasi tragicamente errata, to la teoria dell’uniformitarismo, inizialmente con- gue of Strong Earthquakes in Italy (461 B.C.-1997) che un terremoto in quella zona non avrebbe potuto cepita da James Hutton, ponendo così le basi della and Mediterranean Area (760 B.C.- 1500), INGV-SGA, superare una magnitudo pari a 8.0 circa. moderna Geologia. http://storing.ingv.it/cfti4med/.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 27

Figura 3 – Pagina iniziale della Versione 5 del Catalogo dei Forti Terremoti in Italia, pubblicato nel maggio del 2018. Nell’immagine appaiono selezionati solo gli oltre 250 forti terremoti italiani. http://storing.ingv.it/cfti/cfti5/ sua volta veniva mostrata nella relativa car- tografi a tematica come un rettangolo orienta- to nello spazio; una rappresentazione virtuale ma spesso piuttosto fedele della proiezione in superfi cie della faglia sismogenetica profon- da (Fig. 4). Questa tecnica consentiva dunque di ottenere delle “faglie equivalenti” a partire dai dati di terremoti anche molto antichi, il che consentiva di recuperare diversi secoli di storia sismica che in precedenza era stata utilizzata solo in modo molto qualitativo, ad esempio valutare la vocazione sismica di una regione rispetto alle altre. Negli anni seguenti questo approccio concettuale è stato affi nato ed esteso a tutta l’Italia, divenendo un riferimento per l’analisi dei dati di Sismologia storica a livello inter- nazionale. Le sorgenti sismogenetiche virtuali così ottenute sono state rappresentate insieme alla sismicità strumentale registrata dalla rete nazionale dell’ING e insieme alle sor- genti ottenute con strumenti geologici, che in quegli anni formavano l’embrione di quello che sarebbe diventato il Database of Indivi- dual Seismogenic Sources (DISS), del quale si parlerà nella sezione successiva. Si trattava di un approccio tutto italiano, ma portato da subito nelle sedi internazionali per un oppor- tuno confronto. Ad esempio, nel luglio 1999 Figura 4 – Sorgenti sismogenetiche virtuali ottenute dall’elaborazione dei dati di intensità pubblicati nel Catalogo dei Forti un gruppo di ricercatori dell’ING partecipò a Terremoti in Italia tramite il codice denominato Boxer (La figura è tratta da: P. Gasperini, F. Bernardini, G. Valensise e E. una conferenza sui terremoti presso il Centro Boschi (1999). Defining seismogenic sources from historical earthquake felt reports. Bull. Seism. Soc. Am., 89, 94-110). I rettangoli rappresentano la presumibile proiezione in superficie della sorgente posta a profondità crostale. Pur essendo Ettore Majorana di Erice. Presentavano i loro basate esclusivamente su dati storici, le sorgenti delineano chiaramente le aree a maggior sismicità della penisola, risultati più recenti in un poster nel quale, coerentemente con i principali trend geodinamici noti

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 28 dopo aver giustapposto tutte le informazio- 4. CAPIRE I TERREMOTI DALLA GEOLOGIA storica o archeologica dell’evento, ma chiama ni sismologiche, geologiche e storiche allora Molti si chiedono – e io stesso mi sono in causa la Geologia con riferimento (a) disponibili, venivano abbastanza provoca- chiesto varie volte quando ero studente: ma agli effetti sull’ambiente dello scuotimento toriamente identifi cate un certo numero di se la Geologia si esprime in migliaia e milioni stesso, come frane e liquefazioni, e (b) alla aree in cui era più probabile il verifi carsi di di anni mentre un terremoto è per sua natura eventuale disomogeneità della risposta un terremoto distruttivo nei primi decenni del istantaneo, cosa ne può capire il geologo del sismica causata dalla variabilità delle XXI secolo (Fig. 5). terremoto come fenomeno? La risposta è com- caratteristiche dei terreni di fondazione e Tra le aree individuate c’erano l’Abruzzo plessa e ovvia allo stesso tempo. Il terremoto del loro assetto geomorfologico. All’estremo centrale, poi colpito dal terremoto del 6 aprile non fa altro che “accelerare” i processi geolo- opposto troviamo la fagliazione superfi ciale 2009 e in parte dai terremoti della sequenza gici, restituendoci un’istantanea di fenomeni (schema in basso), che potrà essere dell’Appennino centrale del 2016-2017, l’area che hanno una gestazione millenaria: in altre osservata dal geologo per migliaia di anni del confi ne calabro-lucano, colpita nel 2010 parole, il terremoto è Geologia in azione sotto dopo l’evento, anche se va ricordato che da una sequenza con scosse che hanno su- i nostri occhi. Ne consegue che la conoscenza i terremoti che arrivano a interessare la perato magnitudo 5.0, e l’area della Pianura dei terremoti – recenti e storici – da un lato, e superfi cie topografi ca sono un sottoinsieme Padana meridionale, colpita dai terremoti del la comprensione globale dell’evoluzione della di tutti quelli che avvengono. Tutti i terremoti maggio 2012. Altre zone colpite da terremoti geologia recente e del paesaggio – dall’altro, causano invece deformazione superfi ciale, signifi cativi di questi anni erano evidenzia- possono consentirci di prevedere effi cace- ovvero una alterazione della topografi a con te come “aree di attenzione”. Si era trattato mente le caratteristiche dei terremoti futuri. lunghezza d’onda di molti km e con ampiezza di una previsione; probabilmente un po’ te- Gli schemi riportati in Fig. 6 mostrano variabile tra qualche centimetro e alcuni metri meraria, anche in virtù della relativamente come in effetti il geologo sia una fi gura (schema al centro): questa, sommandosi limitata esperienza di coloro che l’avevano centrale in tutte le manifestazioni di evento dopo evento lascia una fi rma indelebile formulata, ma pur sempre una previsione, un terremoto, a tutte le scale spaziali e sulla geologia e sul paesaggio della regione quantomeno nell’accezione (2) discussa in cronologiche. Lo scuotimento (schema in sovrastante la sorgente sismogenetica. apertura di questo articolo. alto) crea le premesse per un registrazione Per il geologo lo strumento principe per identifi care le faglie attive è l’osservazione diretta sul terreno. Questo approccio è in ar- monia con il carattere descrittivo della geo- logia tradizionale, ma comporta un percorso di osservazioni e inferenze che purtroppo con- tiene una forte componente di soggettività. In pratica, un esperto può considerare attiva una faglia che per un altro esperto non è attiva, o addirittura non è neppure una faglia. Questa non-oggettività delle stime degli esperti, che somiglia a una non-riproducibilità delle osser- vazioni effettuate nell’ambito delle discipline defi nite come esatte, dà una misura delle dif- fi coltà insite nella ricerca delle faglie attive. La sola identifi cazione di faglie attive costituisce inoltre un approccio fortemente inadeguato per le ricerche a carattere applicativo per due ragioni fondamentali ma distinte: a) rimanendo nel campo della pericolosità sismica, e quindi della previsione delle caratteristiche della sismicità del futuro, bisogna ricordare che un forte terremoto è generato da una sorgente sismogenetica posta a una profondità minima di 2-3 km e massima di centinaia di km, anche se i terremoti più insidiosi sono quelli che avvengono tra 3 e 20 km. Il problema che si pone quindi è quello di identificare faglie poste ad una profondità tale da renderle difficilmente identificabili dai soli elementi che si osservano in superficie. Fatte le dovute eccezioni, come le grandi faglie trascorrenti lunghe centinaia o migliaia di km (es. la Faglia di San Andreas in California e la Faglia Nord-anatolica in Turchia settentrionale), tutte le altre potenziali sorgenti di grandi Figura 5 – Articolo a firma del giornalista Franco Foresta-Martin - geologo di estrazione - sul Corriere della Sera-Scienza del 12 settembre 1999. La grande immagine centrale si basa sul modello presentato dai ricercatori dell’ING ad una conferenza terremoti sono rappresentate da sistemi svoltasi ad Erice appena qualche settimana prima (vedi testo)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 1) molte faglie sismogenetiche sono cieche, 29 ovvero sono del tutto prive di espressione superficiale diretta. Questa circostanza, che è molto di diffusa in tutto il mondo e in particolar modo in Italia, è strettamente legata alla magnitudo dei terremoti at- tesi; faglie capaci di generare terremoti di magnitudo fino a 6.0, molto numerose in Italia, hanno una probabilità bassa o bassissima di essere espresse in super- ficie, ma anche faglie capaci di terremo- ti molto più grandi, come quello che ha colpito il Nepal il 12 maggio 2015, con una magnitudo pari a 7.8, non hanno una espressione superficiale diretta. L’assen- za di evidenza di superficie rende la faglia invisibile alle normali tecniche di indagi- ne diretta; 2) molte faglie sismogenetiche si trovano al di sotto dei fondali marini. È facile com- prendere che anche questa circostanza rende la loro indagine diretta molto più difficile; Figura 6 – Sintesi degli effetti in superficie di un forte terremoto, ovvero dei diversi osservabili di cui il geologo può avvalersi 3) l’identificabilità di una faglia dotata di per identificare sul terreno le sorgenti dei terremoti passati, presenti e futuri espressione superficiale è legata al fatto che la faglia stessa abbia dislocato de- positi sufficientemente giovani da con- sentire di ipotizzare che la sua attività sia proseguita fino al presente, e dunque presumibilmente proseguirà nel futuro. È molto difficile, se non impossibile, iden- tificare con certezza lo stato di attività di faglie che dislocano solo rocce molto antiche, perché questa condizione non consente di datare l’età del movimento; si rischia quindi di considerare attiva una faglia che non lo è più, con la conseguente alterazione delle valutazioni di pericolosi- tà sismica; 4) la realtà geologica è spesso frutto di pro- cessi che si sovrappongono nello spazio e nel tempo, e non è sempre semplice iden- tificare con certezza una faglia – e ancor meno una faglia attiva – partendo dalla sola indagine di terreno. Altri processi ge- ologici, legati solo indirettamente all’at- tività geodinamica o addirittura del tutto indipendenti da essa, possono dar luogo Figura 7 – Il Database of Individual Seismogenic Sources, o DISS (http://diss.rm.ingv.it/diss/), nella sua versione 3.2.0, rilasciata nel 2015. È stata recentemente rilasciata la nuova versione 3.2.1 a forme che simulano la presenza di una faglia attiva, o che fanno apparire attiva complessi di faglie gerarchizzate, tema questo tema compare sempre più spesso una faglia che non lo è più8, introducendo sul quale torneremo nel seguito; nelle cronache e nei titoli dei giornali. nell’analisi quelli che in statistica potreb- b) in quasi tutte le applicazioni pratiche del- Ma identifi care le faglie attive sul terreno bero essere definiti dei falsi positivi; la geologia più che descrivere i fenomeni è anche e soprattutto diffi cile, a causa di 5) come si accennava in precedenza, i si- esistenti, quali frane, giacimenti di varia un intreccio di situazioni anche spinose e stemi di faglia sono per loro natura natura e – appunto – faglie attive, diventa controverse che talora non sono del tutto cruciale poterne accertare la presenza o, al evidenti persino agli addetti ai lavori, e che sources in peninsular Italy: a review. Journal of Sei- 7 contrario, escluderla. Tutti siamo consape- possiamo così sintetizzare : smology, 5, 287-306. voli dei risvolti emotivi e pratici associati 8 Si veda ad esempio: V. Kastelic, P. Burrato, M. M. all’identificazione di una grande faglia pre- C. Carafa e R. Basili (2017). Repeated surveys reveal sumibilmente attiva in una zona urbanizza- 7 Per un’ampia sintesi di queste problematiche il non-tectonic exposure of supposedly active normal ta, o in prossimità di una infrastruttura a lettore può fare riferimento a: G. Valensise, D. Panto- faults in the Central Apennines, Italy. J. Geophys. rischio, tanto che negli ultimi due decenni sti (2001). The investigation of potential earthquake Res. Earth Surf., 121, doi: 10.1002/2016JF003953.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 30 complessi, anche per la stratificazione sponiamo. Nel caso del dato strumentale vale tica. In una zona in cui esistono molte faglie, di faglie di recente formazione, faglie il principio che la durata dei cataloghi della come in ampi settori dell’Appennino centrale antiche riattivate nel campo di sforzi at- sismicità di cui possiamo avvalerci, che di e meridionale e della Calabria, l’attivazione a tuale e faglie antiche non riattivabili ma solito non supera i 30 o 40 anni – anche qui cascata di faglie adiacenti – un fatto osser- che rappresentano barriere passive per con signifi cativi problemi di completezza – è vato sperimentalmente e ben giustifi cato dal- la propagazione delle faglie attive. L’os- assolutamente insuffi ciente a illustrare in le sismologia moderna – può dare l’impres- servazione degli effetti geologici dei forti modo completo il ciclo sismico caratteristico sione che i terremoti non siano così rari: ma si terremoti mostra spesso la riattivazione di una determinata faglia o gruppo di faglie. tratta appunto di una condizione apparente, di una pluralità di faglie di superficie, Le limitazioni appena discusse prescin- dovuta all’attivazione in tempi ravvicinati di con modalità che spesso rendono possi- dono del tutto dalla qualità e densità delle faglie diverse, ognuna delle quali può avere bile gerarchizzarle – ovvero capire quali moderne reti di sorveglianza perché in questo un “tempo di incubazione” anche dell’ordine sono quelle primarie e quali invece quelle caso il problema è rappresentato dai terre- dei 1.000-2.000 anni, nell’ambito di periodi riattivate solo passivamente – solo a po- moti che non avvengono, e dei quali quindi sismici che potrebbero poi aprire la strada a steriori9. Questo rende difficile prevedere non abbiamo cognizione, ma che potrebbero periodi di totale quiescenza estesi per secoli. quante e quali faglie sono capaci di ge- avvenire in futuro. I numerosissimi piccoli Sulla base di quanto affermato dunque la nerare autonomamente un forte terremoto terremoti registrati dalle reti di sorveglianza, partita della ricorrenza dei forti terremoti si e quali invece sono solo spettatori passivi anche molte decine al giorno, sono la testimo- gioca – in Italia e altrove – in una sorta di rim- nel processo. nianza vivente dell’esistenza di un sottoinsie- pallo tra quello che ci aspettiamo che debba Il Database of Individual Seismogenic me delle strutture tettoniche attive sul territo- succedere, sulla base dell’evidenza geologica Sources, o DISS (http://diss.rm.ingv.it/diss/) rio, e in particolare di quelle attive nel periodo e geodinamica, e quello che è già successo, Fig. 7, che raccoglie l’eredità dell’esperimen- storico in cui stiamo vivendo, ma dicono poco così come ci viene documentato sia dalla sto- to descritto in precedenza (si veda la Fig. 5 o nulla su tutte le altre. I dati strumentali ria sia dal record strumentale, preziosissimo e la relativa discussione), rappresenta una peraltro portano informazioni sulla struttura ma assolutamente breve per questi scopi. sintesi di tutti i principi descritti in questo delle aree sismogenetiche, ma non sul loro Come ha suggerito recentemente Francesco capitolo. Il Database utilizza informazioni di comportamento atteso. Anche in questo caso Mulargia in un articolo signifi cativamente natura diversa – dati storici, dati strumen- resta evidentemente aperta una questione di intitolato Perché il prossimo forte terremoto tali, osservazioni di terreno, dati di sotto- completezza, per le ragioni sopra espresse. sarà verosimilmente una grossa sorpresa10, suolo forniti dalla geofi sica di esplorazione, A sua volta anche la Sismologia storica è il risultato di questo stato delle cose è che elaborazioni modellistiche – per delineare le soggetta alla lacunosità tipica della ricerca in né l’informazione geologica né quella storica sorgenti sismogenetiche che vengono ritenute campo storico, particolarmente per le epoche possono da sole aiutarci a identifi care – dun- in grado di generare terremoti di magnitudo più remote e per certe aree del nostro paese que a prevedere – tutti i probabili terremoti 5.5 e superiore. L’esperienza del DISS, iniziata in cui le fonti scritte seriali sono disponibili prossimi venturi. con prototipi già nel 1997, è stata da alcuni solo per pochi secoli. Dunque si pone nuova- È quindi inevitabile usare congiunta- anni esportata al resto d’Europa (http://diss. mente un problema di completezza, reso più mente e con saggezza le informazioni che ci rm.ingv.it/share-edsf/) nel quadro della rea- acuto dal fatto che i grandi terremoti italiani arrivano dalla storia sismica e quelle che ci lizzazione del modello di pericolosità europeo sono (fortunatamente) anche piuttosto rari, arrivano dalla storia geologica: in fondo la Ge- denominato European Seismic Hazard Model e quindi esiste una elevata probabilità che ologia è la narrazione della vita del pianeta (ESHM13: http://www.efehr.org). le faglie di cui vorremmo conoscere il poten- così come la Storia è la narrazione della vita di ziale siano state semplicemente quiescenti coloro che lo abitano. Ma a sua volta la storia 5. I TERREMOTI DEL FUTURO: STORIA E durante il periodo per il quale è disponibile dell’uomo è troppo breve – appena qualche GEOLOGIA SI INTERPELLANO l’informazione storica; una condizione che migliaio di anni – e la “geologia delle rocce Da quanto asserito discende che è diffi cile necessariamente le rende ancora più perico- dure” che formano le catene montuose trop- sapere in ogni istante se le faglie attive che lose, perché potrebbero trovarsi in una fase po lunga – si misura in milioni di anni – per conosciamo sono tutte quelle che esistono avanzata rispetto al loro ciclo caratteristico catturare tutti i processi evolutivi del piane- nell’area di nostro interesse e che sono in di produzione di terremoti. ta che minacciano il genere umano, come il grado di generare forti terremoti, e dunque La percezione della rarità dei forti terre- susseguirsi delle catastrofi naturali. Questa se il nostro insieme di dati è completo. Ma moti italiani è in effetti un’acquisizione piut- differenza nelle scale cronologiche caratteri- c’è un altro elemento che riduce la percetti- tosto recente. Fino alla fi ne degli anni ’80 del stiche della Geologia e della nostra presenza bilità macroscopica del fenomeno sismico in secolo scorso la frequenza dei terremoti era sul pianeta resta l’ostacolo principale per la vista di una sua prevedibilità: la lacunosità vista soprattutto in chiave ingegneristica, nostra capacità di prevedere effi cacemente i del record sismologico, sia strumentale sia con riferimento a “quante volte” in una data terremoti del futuro. storico, ovvero quella circostanza per cui ab- area era stato superato un prefi ssato valore di biamo notizie o dati su alcuni terremoti ma scuotimento; a questo parametro, che è alla non su altri, semplicemente perché avvenuti base della elaborazione delle moderne mappe prima dell’inizio delle osservazioni di cui di- di pericolosità sismca, è dato il nome di tempo di ritorno. Il grande sviluppo delle ricerche in campo sismotettonico avviate dopo il terre- 9 Si veda ad esempio: L. Bonini, D. Di Bucci, G. moto dell’Irpinia del 1980 ha completamente Toscani, S. Seno e G. Valensise (2014). On the com- cambiato questo paradigma, sottolineando plexity of surface ruptures during normal faulting l’opportunità di utilizzare come parametro- earthquakes: excerpts from the 6 April 2009 L’Aquila chiave anche il tempo di ricorrenza, ovvero il 10 F. Mulargia (2013). Why the next large earthqua- (central Italy) earthquake (M-w 6.3). Solid Earth, 5, tempo che intercorre tra due eventi successivi ke is likely to be a big surprise. Bull. Seismol. Soc. 389-408, ISSN: 1869-9510, doi: 10.5194/se-5-389- di attivazione della stessa faglia sismogene- Am., 103, pp. 2946-2952. 2014.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 ALESSANDRO MARTELLI 31 Ingegnere, PhD, Vice-Presidente ASSISi Moderni sistemi (Anti-Seismic Systems International Society) e già Presidente GLIS (Isolamento ed Altre Strategie per la prevenzione sismica di Progettazione Antisismica) E-mail: [email protected] Modern systems for seismic prevention

Parole chiave (key words): sistemi antisismici (anti-seismic systems), isolamento sismico (seismic isolation), dissipazione di energia (energy dissipation), nuove costruzioni (new constructions), retrofit di edifici esistenti (retrofit of existing buildings)

1. INTRODUZIONE “isolatori”. Nei ponti e nei viadotti gli isolatori è anche in grado di ovviare alle incertezze (o Numerose moderne tecnologie in grado (così come i dispositivi antisismici di diversa ti- all’ignoranza) che caratterizzano il moto si- di rendere sismicamente sicure le costruzioni pologia) sono normalmente installati alla som- smico di progetto (Martelli, 2017). (edifi ci, ponti e viadotti ed impianti), di nuova mità delle pile, sebbene esistano, ad esempio in Gli isolatori sismici ora di norma conside- costruzione o esistenti, sono disponibili e del Giappone, anche applicazioni di tali dispositivi rati devono, quindi, essere molto rigidi nella tutto qualifi cate ormai da tempo, anche in alla base, nel caso di pile molto robuste; negli direzione verticale. Si noti che, sebbene la Italia (anzi, nel nostro Paese prima di quanto edifi ci italiani essi sono usualmente inseriti funzione principale di tali dispositivi sia di avvenuto in altri, anche se ora più evoluti del prevalentemente alla base o all’interno del pia- “fi ltrare” l’energia sismica, essi devono pe- nostro). Esse si basano o sul rinforzo delle no terreno, ma esistono anche applicazioni di rò possedere anche una suffi ciente capacità strutture, o sull’uso di sistemi antisismici, o isolamento ai piani, o, pure in Italia (per edifi ci dissipativa, in modo da limitare lo sposta- su una combinazione delle due tecniche (Mar- sospesi), alla sommità (Martelli, 2017). mento orizzontale di progetto a valori accet- telli, a cura di, 2017). Pertanto, sopra gli isolatori, la struttura (se tabili (cioè, usualmente fi no a 50 cm in Italia, Nel seguito, riportando quanto illustrato non è eccessivamente fl essibile) si muove quasi ma fi no ad oltre 1 m in aree ad elevatissima nel Cap. 2 del libro «Edifi ci e impianti di nuova come un “corpo rigido” nel piano orizzontale, con sismicità, come, ad esempio, in Giappone o costruzione ed esistenti e patrimonio culturale valori molto piccoli, sia dell’accelerazione che in California). Tipicamente, è suffi ciente un protetti dal terremoto grazie a moderne tecno- degli spostamenti di interpiano, senza determi- valore del coeffi ciente di smorzamento non logie – Normativa, sperimentazione, progetta- nare un danneggiamento delle parti strutturali superiore al 15%: valori troppo elevati sono zione, realizzazione, collaudo e monitoraggio e neppure di quelle non strutturali, incluse le da evitare, per non “sporcare” il fi ltro, cau- sismico» (Martelli, 2017), sono ricordate le apparecchiature contenute nell’edifi cio. sando così amplifi cazioni locali del moto alla caratteristiche dei sistemi antisismici, sono Nei casi suddetti, per la sovrastruttura (che base della sovrastruttura isolata a frequenze riportate alcune note sui costi aggiuntivi di è la parte della struttura sorretta dagli isolatori) tipiche dei contenuti, dei tramezzi e, soprat- costruzione che il loro uso eventualmente si realizza ciò che è impossibile per una costru- tutto, delle apparecchiature. comporta, sono sottolineate le condizioni per zione fondata in maniera convenzionale. Infatti, Quando si utilizzano moderni isolatori in un’utilizzazione corretta di tali sistemi, è for- il periodo proprio della costruzione aumenta gomma naturale (Rubber Bearing o RB), la loro nito un quadro sintetico delle loro applicazioni considerevolmente nelle direzioni orizzontali e, capacità dissipativa si può usualmente ottenere: in Italia e nel mondo e sono citate le verifi che pertanto, in tali direzioni, le accelerazioni della • additivando la gomma naturale con parti- della loro effi cacia durante violenti terremoti. struttura decrescono fortemente; è vero che, in colari oli e resine (isolatori ad alto smor- Per maggiori dettagli, inclusi alcuni cenni parallelo, crescono fortemente i suoi sposta- zamento o High Damping Rubber Bearing storici, si rinvia al capitolo succitato, che riporta menti trasversali ma dette deformazioni sono – HDRB), metodo da tempo utilizzato in anche numerose immagini ed un’ampia biblio- praticamente tutte concentrate negli isolatori, Italia, oltre che in molti edifici statuniten- grafi a, nonché ai due recenti articoli di Clemente facendo si che la sovrastruttura si comporti qua- si, giapponesi e di altri paesi (si vedano, e Martelli (2017) e Martelli et al. (2017). si come un “corpo rigido”. ad esempio, le Figg. 1, 2, 3a, 4 e 5); Un altro vantaggio dell’isolamento sismi- • inserendo all’interno degli isolatori nuclei, 2. CARATTERISTICHE DEI SISTEMI DI ISO- co è che, siccome esso induce movimenti mol- usualmente di piombo (isolatori in gomma- LAMENTO SISMICO ORIZZONTALI to lenti nella sovrastruttura (che, quindi, sono piombo o Lead Rubber Bearing – LRB), I sistemi antisismici si basano, in genera- avvertiti molto meno che non in un edifi cio metodo che permette di ottenere valori del le, sulla drastica riduzione delle forze sismiche con fondazioni convenzionali), è minimizzato coefficiente di smorzamento maggiori del agenti sulla struttura, piuttosto che affi darsi anche il panico, effetto che può risultare mol- 15% e che è pure utilizzato in molti edifici alla sua resistenza. Fra tali sistemi, i principali to pericoloso in edifi ci pubblici densamente statunitensi, giapponesi, cinesi e neozelan- sono quelli di isolamento sismico nelle direzioni “popolati” (in particolare scuole, ma anche desi (si vedano, ad esempio, le Figg. 3b e 7); orizzontali e quelli di dissipazione dell’energia. chiese, centri commerciali, ecc.). Inoltre, dato • installando dissipatori di energia accanto L’isolamento sismico orizzontale consiste che un buon sistema di isolamento sismico ad isolatori in gomma a basso smorza- nel disaccoppiare il movimento trasversale elimina la necessità di duttilità da parte della mento (Low Damping Robber Bearing o della costruzione da quello del terreno, “fi ltran- sovrastruttura, questa tecnica permette di re- LDRB), od anche ad altri tipi di RB (meto- do” così le componenti orizzontali del terremoto alizzare anche edifi ci in muratura di notevole do assai utilizzato in Giappone), ovvero a (che, usualmente, sono quelle più pericolose), altezza in aree ad elevata pericolosità sismi- isolatori a scorrimento a superficie piana mediante l’inserimento di dispositivi trasver- ca, come accade da tempo, ad esempio, nella (SD), decritti nel seguito (Martelli, 2017). salmente estremamente fl essibili (per lo più in Repubblica Popolare (R.P.) Cinese. Infi ne, se Quanto agli isolatori RB, oltre a quelli in gomma armata internamente con lamine d’ac- un sistema di isolamento sismico è proget- gomma naturale suddetti, sono ancora uti- ciaio) e/o a scorrimento o a rotolamento, detti tato con adeguati margini di sicurezza, esso lizzati, in qualche caso, isolatori in neoprene

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 32

Figura 1 – La scuola elementare Francesco Jovine di San Giuliano di Puglia (CB), distrutta dal terremoto del Molise e della Puglia del 2002 (a sinistra) e ricostruita (in altra posizione), assieme ad un secondo corpo di fabbrica, su una piattaforma comune isolata sismicamente (su progetto di un team coordinato dall’ENEA), mediante 61 HDRB e 12 SD, che permettono anche di minimizzare gli effetti torsionali indotti dalla forte asimmetria della struttura in pianta (si tratta della prima delle ormai oltre 30 scuole isolate in Italia, collaudata in corso d’opera – c.o. – nel 2008 dallo scrivente e dall’Ing. G. Pasquale di Campobasso)

(Neoprene Bearing o NB) e, principalmente in quelle di modesta entità, così da impedi- numerose realizzazioni, sono ora prevalen- Armenia, isolatori in neoprene a smorzamento re continue vibrazioni, ad esempio, sotto temente accoppiati ad isolatori in gomma maggiorato (Medium Damping Neoprene Bea- l’azione del vento; (i quali forniscono la capacità ricentrante) ring o MDNB), sviluppati in quel paese. • rigidezza e smorzamento poco sensibili a per sorreggere parti di edifici che non de- Ovviamente, oltre ad essere caratterizzato effetti quali le variazioni di temperatura, vono sostenere carichi verticali rilevanti (in dalle funzioni principale e secondaria sum- l’invecchiamento, ecc. modo da non irrigidire inutilmente il sistema menzionate, un sistema d’isolamento adegua- Gli attuali isolatori in gomma ormai pos- di isolamento sismico e da poter isolare in to del tipo suaccennato deve possedere: siedono tutte queste caratteristiche. Essi, poi, modo economico anche edifici leggeri) e, so- • una buona capacità ricentrante (cioè di devono essere ovviamente protetti dal fuoco, prattutto, per minimizzare gli effetti torsio- riportare la struttura alla posizione ini- da atti di vandalismo e da altre possibili cau- nali che, in caso di fondazioni convenzionali, ziale una volta terminato il terremoto); se di danneggiamento, ove necessario (ma vi sarebbero in presenza di asimmetrie della • una vita utile sufficientemente lunga possono esserlo agevolmente). sovrastruttura in pianta (Figg. 1, 3b e 4); (almeno pari a quella della struttura), Oltre ai RB, comunque, sono utilizzati anche • isolatori cosiddetti “a pendolo scorrevole” requisito che molti dimenticano; altri sistemi di isolamento sismico, ad esempio: (Curved Surface Slider o CSS), che dovreb- • rigidezza crescente al diminuire del livel- • isolatori a scorrimento a superficie piana bero assicurare una sufficiente dissipazione lo dell’eccitazione sismica, elevata per acciaio-teflon (Sliding Device o SD), che, in di energia grazie al valore del coefficiente

Figura 2 – L’edificio principale (“Sale Operative”) del Centro della Protezione Civile di Foligno (ove sono numerosi gli edifici isolati), che poggia su 10 HDRB di 1 metro di diametro (il corpo centrale, contenente le scale di accesso, è sospeso e giuntato), progettato dal socio GLIS ed ASSISi Prof. A. Parducci (con la collaborazione dell’ENEA per la ridefinizione delle azioni sismiche di progetto) e collaudato in c.o. dallo scrivente nel 2011 (si notino l’architettura, impossibile con fondazioni convenzionali e per la quale il Prof. Parducci ha ottenuto premi, ed il fatto che l’edificio è stato dotato di un sistema di monitoraggio sismico, come raccomandato dallo scrivente nella sua relazione di collaudo, realizzato con la collaborazione dell’ENEA e che ha permesso l’ottenimento di dati di estrema importanza durante la crisi sismica iniziata il 24 agosto 2016 nell’Italia Centrale)

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Figura 3 – (a – a sinistra) Tre dei quattro edifici residenziali di 5 piani di Cerignola (FG), isolati mediante 124 HDRB, con costi aggiuntivi di costruzione nulli rispetto ad edifici fondati convenzionalmente (prima applicazione dell’isolamento nell’ambito nei cosiddetti “Contratti di Quartiere”), progettati dal socio GLIS ed ASSISi Ing. A. Dusi ed altri e collaudati in c.o. dallo scrivente nel 2009; (b – al centro e a destra) il nuovo edificio residenziale di Via Spadafora a Messina, di 8 piani (oltre al cantinato) costruito (dopo la demolizione di quello pre- cedente) su 11 LRB e 2 SD installati alla sommità dei pilastri del garage interrato, progettato dal membro del Consiglio Direttivo GLIS e socio ASSISi Ing. M. Marino e collaudato in c.o. dallo scrivente e dall’Ing. G. Camiti di Messina nel 2014 (previa installazione di un sistema che garantisca l’integrità del giunto strutturale pure nel caso di eventuali crolli dell’edificio convenzionale adiacente)

di attrito del materiale a scorrimento e il gli isolatori “a rotolamento”, quantomeno se tuato, per gli edifi ci, mediante il taglio delle ricentraggio grazie alla loro forma e che so- essi sono costituiti da sfere in acciaio. fondazioni o delle strutture portanti (pilastri no stati sviluppati e applicati inizialmente Circa, infi ne, gli isolatori a scorrimento a e pareti) del primo piano, ovvero mediante la dalla sola azienda americana EPS (Friction superfi cie piana SD, si noti che il concetto su sottofondazione (Figg. 4 e 5). Pendulum System o FPS), poi, con materiali cui si basano non è affatto nuovo: era quello Si noti che, qualora si intervenga su co- a scorrimento diversi (polietilenici), dall’a- utilizzato nelle prime antiche applicazioni, re- struzioni esistenti con l’isolamento sismico, a zienda tedesca Maurer (Seimic Isolation alizzate o proposte, dell’isolamento sismico parere dello scrivente, non ha senso limitarsi Pendulum o SIP), e, infine, anche in altri (Martelli, 2017). al solo “miglioramento”: infatti, con una spe- paesi, inclusa (dopo il terremoto in Abruzzo sa aggiuntiva limitata, non è diffi cile rinfor- del 2009) pure l’Italia (Clemente e Martelli, 3. NOTE SULL’ISOLAMENTO SISMICO TRI- zare gli elementi della sovrastruttura isolata, 2017; Martelli, 2017; Martelli et al., 2017); DIREZIONALE ad esempio, grazie a fi bre o, come mostrato • isolatori “a rotolamento” (Ball Bearing o Per quanto riguarda il fatto che l’isola- nella Fig. 4a, utilizzando il metodo denomina- BB), in particolare a sfere (Martelli, 2017), mento sismico è usualmente applicato solo to “Cuciture Attive dei Manufatti” (o CAM), in che, utilizzati in parallelo a dissipatori e nel piano orizzontale, è da ricordare che la misura tale da conseguire un effettivo ade- dispositivi ricentranti, trovano frequenti componente verticale dei terremoti è normal- guamento (Martelli, a cura di, 2017). applicazioni soprattutto in Giappone, mente inferiore a quelle orizzontali, almeno Per attuare corrette politiche di prevenzio- dove sono stati sviluppati (ad esempio al di fuori della zona epicentrale, e che le ne sismica, è ovviamente indispensabile non dall’azienda THK), per costruzioni sia strutture, per le loro caratteristiche costrut- solo intervenire (correttamente) su quanto è pesanti che anche assai leggere, come tive, resistono assai meglio alle vibrazioni già stato danneggiato da terremoti, ma, so- pure casette in legno (in conseguenza del verticali che non a quelle orizzontali; inoltre, prattutto, agire anche sull’esistente non an- loro costo significativo, in Italia questo con l’isolamento tridirezionale è spesso arduo cora da essi colpito, tramite l’installazione di tipo di isolatori ha trovato, sino ad ora, controllare i moti di beccheggio (rocking). In- sistemi di isolamento sismico in fase preven- solo poche applicazioni, come quelle al- fi ne, qualora fosse necessario proteggere al- tiva: ciò permette, fra l’altro, di limitare molto la statua del Guerriero di Capestrano a cuni componenti particolarmente delicati (ad l’interruzione dell’operatività della costruzio- L’Aquila, durante la riunione del G8 del esempio, computer) anche dalle vibrazioni ne (cosa di particolare interesse, ad esem- 2010, a teche museali al Museo di Assisi verticali, è usualmente più agevole isolare pio, nel caso degli ospedali, le cui attività non ed ai Bronzi di Riace al Museo di Reggio orizzontalmente la base dell’edifi cio che li possono essere agevolmente spostate). Calabria, anche se se ne parla pure per contiene ed isolare verticalmente solo i piani È poi da sottolineare che sistemi di isola- proteggere il David di alla d’interesse. Comunque, sono stati sviluppati mento sismico possono essere utilizzati anche Galleria dell’Accademia di Firenze). anche sistemi “anti-rocking”, in particolare per intervenire su edifi ci monumentali o, comun- Un conclamato vantaggio degli isolatori dai giapponesi per applicazioni in campo que, di interesse artistico, sebbene con partico- CSS rispetto ai RB (oltre al loro costo inferiore) nucleare (ovviamente, l’uso di tali sistemi lari accorgimenti, cioè in sottofondazione (onde è che essi sarebbero applicabili indipenden- comporta costi non trascurabili). garantire il rispetto dai requisiti del restauro), temente dalla massa della sovrastruttura e e, quindi, con costi non trascurabili (Clemente e sarebbero in grado di minimizzarne, da soli 4. ISOLAMENTO SISMICO DI COSTRUZIONI Martelli, 2017; Martelli et al., 2017). (cioè senza utilizzare i dispositivi a scorrimen- ESISTENTI, CONVENZIONALI E MONUMENTALI Comunque, anche in Italia, occorre fi nal- to SD installati in parallelo ai RB), gli effetti L’isolamento è una tecnica di agevole mente iniziare a distinguere tra l’edifi cato torsionali: di ciò molti (compreso lo scriven- applicazione nel caso di strutture di nuova realmente “antico” e quello semplicemente te) dubitano, soprattutto per quanto attiene costruzione, ma può essere utilizzato (e lo è “vecchio”, demolendo quest’ultimo e rico- all’effi cacia dei CSS qualche anno dopo la loro già stato sovente, dapprima in Nuova Zelan- struendolo in modo tale che esso garantisca installazione (allo scrivente non sono noti studi da e negli USA e da anni in Giappone, nella la sicurezza sismica (contrariamente a quan- che dimostrino tale effi cacia, contrariamente R.P. Cinese e pure in Italia) anche per l’ade- to attualmente avviene in Italia, anche per la a quanto avviene per i RB). Le summenzionate guamento (o il “miglioramento”) sismico di miopia di numerose Sovrintendenze, oltre che riserve dello scrivente non riguardano, invece, strutture esistenti: in questo caso esso è at- per leggi ormai superate).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 34

Figura 4 – (a – in alto a sinistra) Villa in c.a. di 3 piani e mansarda a L’Aquila (SS 17), fortemente danneggiata dal sisma del 2009, rinforzata con il Metodo CAM ed adeguata con 8 HDRB e 19 SD (foto a sinistra, del P.I. B. Spadoni); (b – a destra e in basso a sinistra) retrofit con l’isolamento sismico del complesso edilizio residenziale di via dei Tigli di Pianola (AQ) (42 HDRB e 62 SD, progetto dei soci GLIS Ingg. G. Mancinelli e D. Corsetti, collaudo statico in c.o. dello scrivente, in maggio 2014)

Ciò vale, per gli edifi ci “vecchi”, soprat- re, in Sicilia, a Priolo-Gargallo ed a Milazzo), si Già allora, però, l’isolamento sismico tutto (ma non solo) per quelli: defi nisca, fi nalmente, un’adeguata normativa aveva talvolta permesso notevoli semplifi ca- • strategici, come, ad esempio, gli ospeda- (questa anche per gli impianti di nuova costru- zioni, con conseguenti consistenti risparmi: li e altri rilevanti per la protezione civile zione) e si proceda, fi nalmente, ai necessari in- ad esempio, la possibilità di evitare una com- (edifici che dovrebbero restare operativi terventi di messa in sicurezza dei componenti plessa palifi cazione (sostituita da una rigida dopo un terremoto, anche forte); esistenti che lo richiedano (Martelli, 2017): a platea di fondazione) e quella di realizzare • pubblici, in particolare per le scuole, che tal fi ne l’isolamento sismico e la dissipazione edifi ci di forma particolare e con notevoli dovrebbero restare totalmente integre dopo di energia possono risultare di estrema utilità asimmetrie di rigidezza permisero di rispar- un terremoto, anche violento, perché esse (sino a ora, purtroppo, in Italia risultano allo miare addirittura il 7% dei costi di costru- contengono il futuro di ogni comunità. scrivente solo tre retrofi t con l’isolamento sismi- zione nell’edifi cazione, terminata nel 1990, Per quanto attiene a scuole, ospedali, altri co, a Priolo-Gargallo, su tre serbatoi cilindrici). del Centro Regionale della Telecom Italia di edifi ci strategici e pubblici e anche musei che , la prima grande applicazione italia- sono attualmente ospitati in edifi ci monumenta- 5. NOTE SUI COSTI DELL’ISOLAMENTO SI- na dell’isolamento alla base (Martelli, 2017). li che non sia possibile adeguare sismicamente, SMICO E SUGLI SVILUPPI DELLA NORMATIVA Quanto alle asimmetrie degli edifi ci, infatti, ad avviso dello scrivente, è indispensabile spo- Anche quando (prima dell’entrata in vigore come si è già accennato, queste risultano assai starne le funzioni in altri che siano totalmente della nuova normativa sismica nel 2003) non era problematiche per gli edifi ci con fondazioni con- sicuri (magari da costruire isolati ad hoc). ammesso trarre alcun vantaggio dall’utilizzazio- venzionali, in aree signifi cativamente sismiche, Infi ne, per quanto riguarda gli impianti ne dell’isolamento sismico, i costi di costruzione in quanto generano pericolosi effetti torsionali. chimici a Rischio di Incidente Rilevante (RIR) aggiuntivi per nuove realizzazioni erano limitati: Ecco che allora, ad esempio, per evitare forti esistenti, lo scrivente ritiene necessario che si orientativamente, per gli edifi ci, il costo di costru- asimmetrie geometriche in pianta od in alzato, valuti, con la massima urgenza, la loro vulne- zione aggiuntivo delle strutture era del 7÷10% occorre spesso separare tali edifi ci in più corpi rabilità, rispetto sia al rischio sismico che, ove (percentuale che si riduceva, molto spesso, al di fabbrica suffi cientemente simmetrici. Ciò, in- necessario, a quello da maremoto (in particola- 2÷3% del costo dell’opera completa). vece, non è necessario per le costruzioni isolate.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 35

Figura 5 – Palazzina di via Fratelli Latini a Fabriano (Ancona), che aveva riportato danni non strutturali durante i terremoti umbro-marchigiani del 1997-98 e che fu adeguata sismica- mente, per la prima volta in Europa, dal compianto socio del GLIS e dell’ASSISi Ing. G. Mancinelli, con l’isolamento sismico in sottofondazione (costituito da 56 HDRB) e fu collaudata in c.o. dallo scrivente nel 2006 (questa palazzina non ha sinora riportato alcun danno durante la crisi sismica iniziata, nell’Italia Centrale, il 24 agosto, neppure durante l’evento di Norcia del 30 ottobre 2016)

Inoltre, già prima dell’entrata in vigore del- era accaduto in alcuni edifi ci similari attigui, tualmente, il collasso della struttura o di sue la nuova normativa sismica, accadeva spesso in parte ricostruiti dopo i sismi umbro-mar- parti. I più utilizzati (anche in Italia) sono i che l’isolamento comportasse un risparmio nel chigiani del 1997-98). dissipatori di tipo viscoso, elasto-plastico, caso di adeguamento o miglioramento sismico La nuova normativa sismica, poi, oltre a viscoelastico e “a instabilità impedita”: di edifi ci esistenti: ciò, ad esempio, si verifi cò aver liberalizzato l’uso delle moderne tecno- • i dissipatori elastoplastici (Elastic-Pla- per una palazzina sita in via Fratelli Latini a logie antisismiche, lo ha reso più convenien- stic Damper, o EPD) si basano sulla capa- Fabriano, fortemente lesionata dai terremoti te, permettendo, in particolare, nel caso di cità di particolari acciai di sopportare nu- umbro-marchigiani del 1997-98 (Figg. 5). In strutture isolate, di tener conto della riduzione merosi cicli di elevate deformazioni pla- essa fu realizzato, per la prima volta in Eu- delle forze sismiche agenti sulla sovrastrut- stiche (Martelli, 2017); con essi, quindi, ropa, un intervento con l’isolamento in sotto- tura, operata dal sistema d’isolamento, e di la dissipazione energetica dipende dallo fondazione, ove furono inseriti HDRB, seguito assumere, per essa, accelerazione costante spostamento (comportamento cosiddetto (in corrispondenza degli isolatori) dal taglio (invece che crescente) dalla base alla sommi- “isteretico”, od elastoplastico); dei vecchi pali di fondazione. Il risparmio (del tà, coerentemente con il movimento di “corpo • i dissipatori viscosi (Viscous Damper o VD), 20%, che consentì il fi nanziamento dell’inter- rigido” che essa presenta. Queste semplifi - invece, si basano sulla dissipazione ener- vento di isolamento sismico invece di uno di cazioni riducono molto, e talvolta annullano, getica derivante dal passaggio di fluidi (si- tipo convenzionale) derivò dal fatto che l’iso- i costi aggiuntivi dovuti al sistema d’iso- liconici) particolarmente viscosi attraverso lamento permise di evitare il notevole irrigidi- lamento, anche per le nuove costruzioni, in stretti orifizi nel setto presente in un sistema mento della struttura (di diffi cile esecuzione, quanto questi sono compensati dai risparmi cilindro-pistone; con essi, dunque, la dissi- per la presenza di numerose aperture) e il rifa- dovuti all’alleggerimento della sovrastruttura pazione di energia dipende dalla velocità; cimento di tutte le parti non strutturali (anche (Fig. 3a). Ciò rende l’isolamento sismico una • i dissipatori viscoelastici (Visco-Elastic di quelle non danneggiate dal terremoto, come tecnica attraente non solo per la protezione Damper o VED) utilizzano particolari i pavimenti, od agevolmente riparabili, come degli edifi ci strategici e pubblici, ma pure per gomme che forniscono una dissipazione molti tramezzi), che si sarebbero resi neces- quella degli edifi ci residenziali (Figg. 3-5). di energia funzione sia dello spostamento sari con un intervento di tipo, appunto, con- Ovviamente, però, ciò signifi ca che la che della velocità; venzionale: infatti, i notevoli danni subiti dalla sicurezza sismica della costruzione è fonda- • i dissipatori “a instabilità impedita” palazzina (essenzialmente alle parti non strut- mentalmente affi data all’effi cacia del siste- (Buckling Restrained Brace o BRB), da turali, con ampie fessurazioni e crolli parziali ma di isolamento sismico, durante l’intera tempo molto utilizzati anche in Giappo- dei tamponamenti e di tramezzi interni) sono vita della costruzione stessa (Par. 8). ne e negli USA, sono costituiti da aste da ascriversi principalmente sia all’eccessiva in acciaio contenute in un involucro in fl essibilità presentata dai pilastri in cemento 6. PRINCIPALI SISTEMI DISSIPATIVI E LO- calcestruzzo, che impedisce l’instabilità armato (c.a.), che i rigidi elementi in muratura RO CARATTERISTICHE dinamica delle aste in fase di compres- non erano stati in grado di seguire, sia a pro- La dissipazione di energia consiste nell’in- sione, permettendo, così, alle aste stesse, blemi delle fondazioni. L’eccessiva fl essibilità serimento, in apposite posizioni della strut- di dissipare energia anche in questa fase, dei pilastri è una caratteristica comune a molti tura (cioè sulle diagonali, ove sono massimi oltre che in quella di trazione (Fig. 6). edifi ci esistenti in c.a., soprattutto se realizzati gli spostamenti differenziali, come mostrato, I sistemi dissipativi sono meno effi caci di in aree non classifi cate sismiche al momento ad esempio, dalla Fig. 6), di dispositivi, detti quelli di isolamento, perché lasciano entrare della loro costruzione. dissipatori (o damper). I dissipatori sono in inalterata l’energia sismica nella struttura Circa la suddetta palazzina di Fabriano, grado di “attrarre” e concentrare su se stessi e perché, per attivarsi e funzionare, hanno la che era stata collaudata in corso d’opera gran parte dell’energia trasmessa dal terreno necessità che la struttura si deformi suffi cien- (c.o.) dallo scrivente nel 2006, è da sottoline- alla struttura durante un sisma, provvedendo temente (e non possono, quindi, ridurre gli spo- are che durante un’ispezione effettuata in di- a dissiparla (cioè a trasformarla in calore), stamenti relativi nella stessa misura con cui cembre 2016 (cioè dopo il terremoto di Norcia cosa che, in assenza di essi, sarebbe operata riescono a farlo i sistemi di isolamento). Inoltre, del 30 ottobre), è stata riscontrata l’assenza dagli elementi strutturali (e non), attraverso è necessaria l’installazione di numerosi ele- di qualsiasi danno (contrariamente a quanto il danneggiamento di tali elementi e, even- menti ingombranti e sovente antiestetici, come

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Figura 6 – Il Castello di Gemona del Friuli (UD) prima dei terremoti del Friuli del 1976; crolli della sua “Torre dell’Orologio” dopo l’evento di maggio e (pressoché totale) dopo quello di settembre; ricostruzione di tale torre, ultimata nel 2015, con le pietre originarie nella parete esterna e, internamente, un telaio in acciaio che sostiene i piani e la cella campanaria, dotato di 22 dissipatori BRB e giuntato rispetto alla parete esterna, per evitare martellamento (collaudo in c.o. dello scrivente in luglio 2015)

robusti controventi, anche esterni (per riportare • la struttura è un edificio troppo flessibile; 7. ALTRI SISTEMI ANTISISMICI rigidamente, cioè senza modifi che signifi cative, • il terreno su cui la costruzione poggia è Oltre ai sistemi di isolamento e dissipa- lo spostamento di ciascun piano alla quota di troppo soffice; tivi, le moderne tecniche antisismiche inclu- quello superiore o inferiore), e anche i dissipato- • occorre adeguare o migliorare sismica- dono (Martelli, 2017): ri stessi. Infi ne, dato che i dissipatori non indu- mente un edificio che non presenta (o non • le cosiddette Shock Transmitter Unit cono un aumento del periodo di vibrazione della permette di realizzare) giunti strutturali (STU), ritegni oleodinamici provvisori, che costruzione, essi minimizzano l’effetto “panico” sufficientemente ampi, rispetto agli edifici lasciano la struttura libera di deformar- assai meno dei sistemi di isolamento. adiacenti, che permettano i necessari spo- si nel caso di deformazioni lente, come La dissipazione di energia, però, è parti- stamenti di “corpo rigido” (spostamenti quelle di origine termica, ma (analoga- colarmente utile quando l’isolamento sismico che, come si è detto, possono raggiungere, mente alle cinture di sicurezza in un’auto) non è applicabile, perché: in Italia, alcune decine di centimetri). si bloccano, irrigidendo la struttura, nel

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 caso di deformazioni rapide, come quelle Ciò è dovuto, infatti, in larga parte, 9. APPLICAZIONI DEI SISTEMI ANTISISMICI 37 indotte dal sisma; all’ampio uso che in tale paese da tempo si Da diversi anni si constata una progressi- • i dispositivi in leghe a memoria di for- fa dell’isolamento sismico e dei sistemi di va forte crescita delle applicazioni dei sistemi ma (Shape Memory Alloy Device o SMAD), dissipazione di energia (Martelli, 2017). antisismici in tutti i paesi (in particolare, ma che permettono di connettere, durante I dispositivi antisismici, però (in parti- non solo, in Giappone e nella R.P. Cinese). il sisma, elementi strutturali separati, colare quelli di isolamento), devono essere Inoltre, si dispone di sempre più numero- limitando al massimo le variazioni dei accuratamente scelti, qualifi cati sperimen- se dimostrazioni dell’effi cacia di tali sistemi carichi su di essi agenti al variare degli talmente, accettati con adeguate prove spe- durante recenti violenti terremoti (Par. 10). spostamenti relativi e che non subiscono rimentali e installati e deve anche essere Quanto alle attuali applicazioni dei siste- plasticizzazioni, bensì transizioni di fase garantito che tali sistemi mantengano la loro mi antisismici (che riguardano ormai più di del materiale che li costituisce, così da effi cacia per l’intera vita utile della costru- 30 paesi), dopo la 13a conferenza mondiale risultare ricentranti. zione. ASSISi di Sendai (Giappone) del 2013, è ormai Le prime e tuttora più numerose applica- Tutto ciò è di particolare importanza in impossibile reperire dati dettagliati aggiornati zioni delle STU riguardano i ponti e i viadotti paesi come l’Italia, nei quali la percezione sul loro numero. La Tab. 1 riporta, comunque, ed alcuni edifi ci industriali, mentre i dispo- del rischio sismico è molto inferiore a quella quelli che lo scrivente era riuscito a reperire a sitivi SMAD (ancora di costo non trascura- che caratterizza i giapponesi, e, quindi, per Sendai per quasi tutti i paesi principali e, poco bile, almeno in Italia) sono stati sviluppati, promuovere l’uso dei sistemi antisismici, la dopo, per la Turchia (dove allora era già in corso nell’ambito di progetti comunitari, per la pro- normativa permette ora di tener conto della la costruzione di molti ospedali isolati). tezione del patrimonio artistico. In Italia, però, riduzione delle azioni sismiche da essi ope- Come mostra la Tab 1 (per i grandi edifi ci, anche le STU (assieme ai dispositivi SMAD) rata sulla sovrastruttura (Par. 5). per quelli residenziali, per i ponti ed i viadotti hanno già trovato alcune importanti applica- Per quanto attiene ad un’esaustiva qua- e per le strutture industriali), già nel 2013 zioni nel restauro di tale patrimonio. Infatti, lifi cazione sperimentale dei dispositivi antisi- oltre 23.000 costruzioni erano protette da si- dopo la prima applicazione nella Chiesa di smici, occorre far uso di attrezzature in grado stemi antisismici, a livello mondiale. San Giovanni in Carife, esse sono state utiliz- di sottoporre prototipi (in scala reale) degli Il Giappone restava (e tuttora resta) il zate anche in altre opere, in primis, nel 1999, stessi anche ad eccitazioni almeno tridirezio- paese leader, a livello mondiale, per numero nella Basilica Superiore di San Francesco ad nali, simulanti terremoti reali. Tali attrezzatu- complessivo di applicazioni, con un perdu- Assisi, fortemente danneggiata dai terremoti re esistono da tempo negli USA, all’Universi- rante consistente aumento di tale numero (a umbro-marchigiani del 1997-98 (Martel- tà della California a San Diego, ed a Taiwan metà del 2012 gli edifi ci isolati giapponesi li, 2017): al suo interno, 34 STU sono state (Martelli, 2017). erano circa 6.600, incluse circa 4.000 case, installate sul cordolo posto al di sotto delle Inoltre, un’attrezzatura suffi ciente quan- e quelli protetti da sistemi dissipativi circa grandi fi nestre, in serie ad apposite travi, per tomeno per i dispositivi da utilizzare in Italia è 3.000, incluse circa 2.000 case). Però, nella realizzare, in caso di terremoto, il cerchiaggio stata inaugurata a Messina alla fi ne del 2015 R.P. Cinese, almeno nel 2013, l’utilizzazione delle pareti (quelle laterali erano assai deboli, (Martelli, 2017). Simili attrezzature sono già dei suddetti sistemi stava crescendo ancora anche a causa delle fi nestre suddette), e, sul quantomeno in fase di progetto anche in altri più rapidamente che non in Giappone, so- tetto del transetto, 47 dispositivi SMAD sono paesi (ad esempio in Giappone e nella R.P. prattutto per quanto attiene all’isolamento stati utilizzati, per la prima volta al mondo, Cinese). sismico (a metà del 2012 gli edifi ci isolati per connettere ad esso i due timpani laterali, Infi ne, occorre non dimenticare che è in- cinesi erano circa 2.500 e quelli protetti da in modo da limitare, durante il terremoto, il di- dispensabile (e il collaudatore in c.o. deve dissipatori od altri dispositivi circa 450). stacco dei timpani stessi dal transetto, senza prescriverlo) non solo che i dispositivi antisi- Il Giappone e la R.P. Cinese distanziano for- sovraccaricare la muratura, e da assicurare il smici mantengano la loro effi cacia per l’intera temente gli altri paesi. Almeno nel 2013, segui- ricentraggio (i dispositivi SMAD erano appena vita utile della costruzione ove sono installati, vano loro, per numero totale di applicazioni dei stati sviluppati nell’ambito di un progetto co- ma anche che la proprietà verifi chi periodica- sistemi antisismici (incluse quelle ai ponti ed munitario coordinato dall’ENEA). mente che, per l’intero periodo suddetto: ai viadotti), nell’ordine, gli USA, la Federazione Quanto alle leghe a memoria di forma • restino liberi e inalterati i giunti struttu- Russia e l’Italia (primo paese dell’Europa Oc- (SMA), si nota, infi ne, che con nuclei interni rali (che, nel caso di isolamento sismico, cidentale). Considerando le sole applicazioni di esse possono essere realizzati anche dis- permettono il libero spostamento di “cor- dell’isolamento sismico agli edifi ci, invece, l’I- sipatori ricentranti, utilizzandole al posto del po rigido” della sovrastruttura), e ciò an- talia superava, per numero (anche se non per piombo presente nei LRB (alcune applicazioni che rispetto a possibili crolli di strutture importanza), gli USA, paese dove la normativa di tal tipo già esistono). adiacenti (Fig. 3b); era particolarmente penalizzante per l’isola- • rimangano integre ed efficienti le coper- mento sismico di tali costruzioni, diversamente 8. CONDIZIONI PER L’USO CORRETTO DEI ture e protezioni di detti giunti; da quanto lì accadeva per la dissipazione di SISTEMI ANTISISMICI • restino integri ed efficienti anche i cosid- energia, ed era, quindi, utilizzato prevalente- Come si sottolinea nel Par. 10, utilizzando detti “elementi di interfaccia”, cioè quegli mente per le grandi costruzioni (la metà delle le moderne tecnologie antisismiche (ma cor- elementi che “connettono” la sovrastrut- quali di retrofi t, di edifi ci anche storici). rettamente, cosa che, purtroppo, in Italia e tura isolata (o la struttura protetta da Quanto all’andamento negli anni dell’ap- non solo, non sempre avviene), dal terremoto altri sistemi antisismici) con il terreno, o plicazione dell’isolamento sismico agli edifi ci ci si può proteggere, eccome. con parti realizzate in modo convenziona- italiani, si nota che, sebbene l’Italia avesse Lo dimostra, senza tema di smentita, le, o con edifici o impianti adiacenti (sca- iniziato a utilizzare l’isolamento sismico negli l’esperienza di altri paesi, in particolare del le, ascensori, cavi ed allacciamenti delle edifi ci prima del Giappone e degli USA (nel Giappone, che, pur essendo periodicamente tubazioni, specialmente di quelle rilevanti 1981), le nuove applicazioni furono pochissime colpito da eventi ben più violenti di quelli ita- ai fini della sicurezza, come le linee anti- per un decennio, quando era risultato neces- liani, ne esce quasi sempre con poche vittime incendio o del gas, o contenenti altri fluidi sario sottoporre i progetti all’approvazione del e danni limitati. pericolosi). Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (Par. 5).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 38 10. DIMOSTRAZIONI DELL’EFFICACIA DEI • numerosi ulteriori eventi che colpirono suc- ce, devastò Christchurch, causando 166 SISTEMI ANTISISMICI cessivamente il Giappone, fino ai primi an- vittime, anche perché, nonostante fosse L’effi cacia dei sistemi antisismici non è ni 2000 (da citare, ad esempio, è un edifi- stato di magnitudo inferiore al primo, stata dimostrata solo mediante analisi nu- cio in c.a. costruito a Ojiya City, protetto da ebbe epicentro più prossimo alla città meriche e prove sperimentali di laboratorio, RB in serie a SD, che resistette indenne al (al primo evento il Christchurch Women’s ma, soprattutto, grazie all’ottimo compor- terremoto di Niigata-ken Chetsu del 2004 Hospital, che era stato protetto nel 2005 tamento di un numero ormai considerevole (M = 6,6), con una riduzione dell’accelera- da isolatori LRB ed SD ed aveva subito di strutture protette da tali sistemi durante zione orizzontale massima da 0,725 g alla uno spostamento orizzontale di circa 10 violenti terremoti, in vari paesi. Ciò a iniziare, base a 0,194 g alla sommità); cm, resistette indenne, assieme ad alcu- negli USA, dal terremoto di Northridge del 17 • il terremoto del Sichuan, detto anche di ne strutture aeroportuali di Christchurch gennaio 1994 (magnitudo M = 6,7), dopo il Wenchuan (M = 8,0), che colpì la R.P. Ci- protette con dissipatori, e, anche dopo il quale, ad esempio, l’USC Hospital di Los An- nese il 12 maggio 2008 e, contrariamente secondo sisma, l’ospedale, che aveva su- geles (una struttura fortemente asimmetrica, a quanto accadde per edifici simili fondati bito uno spostamento di circa 20 cm, pari sia in pianta che in alzato, isolata con LRB ed convenzionalmente, lasciò integri i tre edi- alla metà dello spostamento di progetto appena divenuta operativa) mostrò che l’iso- fici isolati sismicamente allora presenti dei LRB, con un valore di PGA al sito pari lamento sismico aveva ridotto l’accelerazione nell’area devastata, di cui due in c.a. ed a 0,5 g, restò immediatamente operativo, alla sommità di un fattore pari a 9: l’USC Ho- uno in muratura, di ben 6 piani (che, al- nonostante l’area residenziale circostan- spital rimase integro e pienamente operativo, meno al tempo, era il più alto di tal tipo, te fosse stata praticamente distrutta); nonostante fosse a circa 30 km dall’epicentro, a livello mondiale, a non essere stato dan- • il notissimo terremoto di Tohoku dell’11 contrariamente ad altri ospedali vicini, fon- neggiato da un terremoto violento), dimo- marzo 2011 (M ≈ 9,0), con epicentro dati convenzionalmente (Martelli, 2017). strando l’efficacia dell’isolamento sismico nell’oceano al largo del Distretto di Sen- Alla suddetta prima dimostrazione di effi - anche per edifici in muratura (Par. 2); dai (seguito dall’altrettanto noto e ben più cacia dell’isolamento sismico seguirono (per • il violentissimo terremoto di Maule del funesto maremoto), che, oltre a colpire citarne solo alcune) quelle accertate in oc- 27 febbraio 2010 (M = 8,8), che lasciò tale distretto, fu risentito fino a grande casione dei seguenti eventi (Martelli, 2017): indenni, a Santiago (anche se, quindi, distanza, ad esempio a Tokyo, ed i cui ef- • il terremoto di Hyogo-Ken Nambu (ma- a notevole distanza dall’epicentro), sia fetti furono misurati in numerosi dei 180 gnitudo momento MW = 6,8), che devastò l’edificio residenziale della Comunidad edifici e dei ponti e viadotti protetti da l’area di Kobe, in Giappone, il 17 gennaio Andalucia (primo edificio isolato cileno, sistemi antisismici (in particolare di iso- 1995, cioè esattamente un anno dopo quel- protetto da HDRB nel 1992), sia il Nuevo lamento) presenti nell’area interessata e lo di Northridge, in occasione del quale, ad Hospital Militar La Reina (di 80.000 m2, comportatisi tutti egregiamente dal pun- esempio, rimase totalmente integro (pure protetto nel 2005 da 114 HDRB e 50 LRB); to di vista sismico (infatti, i successivi con una riduzione dell’accelerazione alla • i due violenti terremoti che colpirono la collassi di alcuni ponti o viadotti isolati sommità, dovuta all’isolamento sismico, Nuova Zelanda, il primo il 3 settembre furono dovuti non al sisma, bensì al solle- pari ad un fattore 9) il Ministero delle Tele- 2010, nei pressi di Christchurch (sisma vamento dell’impalcato causato dall’on- comunicazioni di Sanda City, che era pro- di Canterbury, M = 7,1), che causò dan- da di maremoto, in mancanza di disposi- tetto da isolatori LDRB in serie a dissipatori ni alla città, ma nessuna vittima, ed il tivi antisollevamento, o anti-uplift, solo ED e che, come l’USC Hospital di Los Ange- secondo il 21 febbraio 2011 (M = 6,3 ed successivamente installati); les, era anch’esso fortemente asimmetrico accelerazione orizzontale massima del • il terremoto di Lushan, che colpì nuova- sia in pianta che in alzato, nonché situato terreno – Peak Ground Acceleration o mente una parte del Sichuan, nella R.P. a circa 30 km dall’epicentro; PGA – all’epicentro = 2,2 g), che, inve- Cinese, il 20 aprile 2013 (M = 7,0).

Tabella 1 – Applicazioni dei sistemi antisismici alla fine del 2013 (dati forniti alla conferenza ASSISi di Sendai e, per la Turchia, successivamente) [n.n.= non noto; ? = da verificare] Sistema Isolamento sismico Dissipazione di energia ed altri Ponti Strutture Ponti Strutture Paese Grandi edifi ci Case e viadotti industriali Grandi edifi ci Case e viadotti industriali Oltre Oltre Giappone 3.000 5.000 1.000 Alcune 1.000 5.000 n.n. n.n. 4.000 500 R. P. Cinese (grandi edifi ci e case) 400 50 (grandi edifi ci e case) 200 50 Federazione Russa 600 0 Oltre 100 0? 8 0 Oltre 100 0? ≈250 Diverse centi- Centinaia USA (soprattutto grandi edifi ci) naia Alcune (soprattutto grandi edifi ci) n.n. n.n. Oltre 400 Italia (grandi edifi ci e case) Decine? 3 Decine? >300 0 Taiwan n.n. (>29) n.n. n.n. (>20) n.n. n.n. (>85) n.n. n.n. n.n. Armenia 43 2 ≈10 0 3000 Nuova Zelanda 15 (?) 0 (?) 3 (?) 2 (?) 2 (?) 0 (?) 1 (?) 2 (?) Turchia 18 0 11 2 2000 Decine Decine? Altri paesi (grandi edifi ci e case) n.n. Decine (grandi edifi ci e case) n.n. n.n. Oltre 14.000 Totali (grandi edifi ci e case) Ben oltre 1.500 ≈80 Ben oltre 6.500 Ben oltre 600 Oltre 50

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 Altri edifi ci, caratterizzati da terreni migliori 39 A B di quello di tipo D su cui sorge l’edifi cio citato, risultano essersi spostati meno (circa 5 cm) (Martelli, 2017). Circa il “metodo” che lo scrivente utilizzò per valutare lo spostamento dell’edifi cio suc- citato di Fig. 4b, occorre sottolineare che esso fu necessariamente assai rozzo: infatti, lo spo- stamento di 10 cm risultò dall’estensione della mancanza di polvere sulle piastre in acciaio dei dispositivi SD! D’altra parte, quell’edifi cio, C D così come la maggior parte di quelli italiani protetti da sistemi antisismici (contrariamen- te a quanto avviene in Giappone, negli USA, in Nuova Zelanda ed in altri paesi, e non solo per le strutture rilevanti), non è dotato di alcun sistema di monitoraggio sismico. Infatti, solo pochi edifi ci strategici e pub- blici italiani (come, ad esempio, quelli mostrati Figura 7 – (a) L’ospedale della contea di Lu Shan (R.P. Cinese), prima del terremoto del 2013; (b) danni agli interni di uno dei suoi due edifici che erano fondati convenzionalmente, a seguito del sisma; (c) integrità del terzo edificio, isolato nelle Figg. 1 e 2) sono dotati di sistemi di moni- sismicamente; (d) uno dei LRB che costituiscono il sistema d’isolamento alla base dell’ospedale toraggio sismico: il fatto che uno di questi sia l’edifi cio principale del Centro della Protezione Quest’ultimo evento, oltre ad aver co- te ed uno frontale isolato alla base con 83 Civile di Foligno (Fig. 2) è ovviamente risultato stituito un’ulteriore importante conferma LRB (Fig. 7), e quello di due scuole elemen- estremamente utile durante la crisi sismica dell’effi cacia dell’isolamento sismico, permi- tari in c.a., simili fra loro, ma l’una fondata che ha interessato l’Italia Centrale. se anche alcune considerazioni di carattere convenzionalmente e l’altra isolata sismica- sismologico. Infatti, l’evento (con profondità mente, ambedue strumentate. I due edifi ci 11. Conclusioni ipocentrale di 13 km ed epicentro a 150 km da dell’ospedale fondati convenzionalmente non È stato chiarito come anche in Italia siano quello del Sichuan del 2008) fu caratterizzato crollarono, ma subirono danni sia strutturali da tempo disponibili effi caci tecnologie anti- da valori dell’accelerazione orizzontale mas- che ai tramezzi, al tetto ed alle apparecchia- sismiche, in particolare, ma non solo, di isola- sima del terreno che raggiunsero 0,4 ÷ 0,6 g, ture contenute, risultando inutilizzabili dopo mento sismico e di dissipazione dell’energia. contro il valore di progetto della PGA di 0,15 il terremoto, mentre quello isolato fu l’unico Di tali sistemi sono stati illustrati tipologie, g. Quindi, pur tenendo conto delle amplifi ca- edifi cio ospedaliero della contea a restare to- ambiti applicativi, costi e problematiche. In- zioni locali, anche per questo terremoto, così talmente integro ed operativo: ciò permise di fi ne, è stato fornito un quadro sintetico delle come per altri precedenti (Martelli, 2017), il curarvi migliaia di feriti. applicazioni dei suddetti sistemi e sono state metodo probabilistico (Probabilistic Seismic Analogo fu l’effetto dell’isolamento sismi- sottolineate le prove della loro effi cacia for- Hazard Assessment o PSHA) utilizzato per de- co sulle due scuole elementari summenziona- nite dall’ottimo comportamento di numerosi fi nire il suddetto valore di progetto risultò del te. Mentre quella fondata convenzionalmente edifi ci da essi protetti durante vari violenti tutto inadeguato; inoltre, il fatto che il nuovo vide il valore della PGA di 0,2 g amplifi cato, terremoti, accaduti in diversi paesi. evento si sia verifi cato solo 5 anni dopo quello al tetto, a 0,72 g, per quella isolata il valore del Sichuan (mentre quest’ultimo era stato della PGA diminuì, invece, da 0,2 g a 0,12 BIBLIOGRAFIA preceduto da un sisma di magnitudo com- g. Per tali scuole, l’effi cacia dell’isolamento CLEMENTE P., MARTELLI A. (2017), Anti-Seismic sys- parabile quasi 80 anni prima) è una riprova sismico risultò, quindi, quantifi cabile in un tems: worldwide application and conditions for th dell’inaffi dabilità del cosiddetto “periodo di fattore riduttivo dell’accelerazione massima their correct use. Key-note lecture, Proc.16 World Conference on Earthquake Engineering ritorno”, almeno per gli eventi “rari”. alla sommità pari a 6. (16WCEE), Santiago, Cile. Il terremoto di Lushan causò oltre 200 Per concludere, circa il comportamento MARTELLI A., a cura di (2017), Moderne tecnologie di morti ed il ferimento di 250.000 persone; crol- degli edifi ci isolati italiani durante la crisi protezione dal terremoto per edifici e impianti di larono o furono lesionati circa 40.000 edifi ci sismica che ha iniziato ad interessare l’Italia nuova costruzione o esistenti e patrimonio cul- (cioè circa il 75% di quelli presenti nell’area Centrale il 24 agosto 2016, oltre a quanto già turale – Normativa, sperimentazione, proget- interessata dall’evento). sottolineato nel Par. 5 circa l’ottimo compor- tazione, realizzazione, collaudo e monitoraggio A riprova della sottostima delle azioni si- tamento della palazzina isolata di Fabriano sismico, Dario Flaccovio Editore, Palermo. MARTELLI A. (2017), Rischio sismico, prevenzione, smiche di progetto, le costruzioni fortemente durante l’evento di Norcia del 30 ottobre, si moderne tecnologie antisismiche e loro appli- lesionate annoverarono numerosi edifi ci stra- nota che il primo evento del 24 agosto fu cazione. Edifici e impianti di nuova costruzione tegici e pubblici, anche costruiti o ricostruiti avvertito anche a L’Aquila, dove numerosi ed esistenti e patrimonio culturale protetti dal dopo l’evento del Sichuan, inclusi ospedali e sono ormai gli edifi ci, ricostruiti o soggetti terremoto grazie a moderne tecnologie – Nor- scuole. ad interventi di retrofi t, protetti da moderne mativa, sperimentazione, progettazione, realiz- Però, ove era utilizzato, l’isolamento si- tecnologie antisismiche. Lo scrivente verifi - zazione, collaudo e monitoraggio sismico, a cura smico risulta aver dato ottima prova di sé. cò, durante una sua visita in settembre 2016, di A. Martelli, Dario Flaccovio Editore, Palermo, Capitolo 2, pp. 9-58. Particolarmente interessanti sono, a Lushan, che il sisma suddetto aveva provocato uno MARTELLI A., CLEMENTE P., BENZONI G. (2017), State-of- due casi: quello dell’ospedale della contea spostamento orizzontale alla base di circa the-art of development and application of anti- (una struttura in acciaio e c.a. di 6 piani fuori 10 cm in un edifi cio residenziale migliorato seismic systems in Italy. Relazione su invito, terra ed 1 interrato), costituito da due corpi sismicamente con l’isolamento (42 HDRB e Proc. Joint NZSEE / 15WCSI ASSISi Conference, di fabbrica laterali fondati convenzionalmen- 62 SD) e da lui collaudato nel 2014 (Fig. 4b). Wellington, Nuova Zelanda.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 40 GIOVANNI CANGI Libero professionista Vulnerabilità sismica E-mail: [email protected] e meccanismi resistenti alla scala urbana Seismic vulnerability and resistant mechanisms at the urban scale Parole chiave (key words): terremoto (earthquake), edilizia storica (historic building), borghi collinari (hill- top villages), archi (arches), volte (vaults), meccanismi (mechanisms)

l 26 aprile 1917 i sismografi dei princi- Questo evento, pur nella sua drammatici- della collina che si eleva sul lato opposto della pali Osservatori Geodinamici dell’Italia tà, costituisce un interessante caso di studio valle (Fig. 1). Centrale registrarono un terremoto di per le indicazioni che offre sulla comprensio- Si prende spunto da questa caratteristica eccezionale intensità nell’Alta Valle del ne del fenomeno e degli effetti prodotti dal morfologica per cogliere segni di un funzio- ITevere, fra le province di Arezzo e Perugia. Il sisma sull’edilizia storica, attraverso il con- namento meccanico che si esplica alla scala fenomeno è da inquadrare in una sequenza fronto dei danni riportati dalle costruzioni dei urbana, quando qualsiasi analisi sismica sismica iniziata con il disastroso terremoto due piccoli borghi collinari, che si distinguono viene condotta comunemente alla scala edi- di Avezzano del 1915, che colpì l’intera area per la diversa conformazione orografi ca. lizia o limitata a singole porzioni di fabbrica- della Marsica in Abruzzo e della valle del Liri, Monterchi, infatti, sorge su un piccolo ti. Dimensioni, queste, che impediscono una e conclusasi con quello del 1919 nel Mugello. colle, con batterie di case a schiera organiz- lettura critica a larga scala, dalla quale tut- L’epicentro del sisma, classifi cato al X grado zate secondo lo sviluppo circolare disegnato tavia non si dovrebbe prescindere se si vuole della scala Mercalli, fu individuato nella valle dall’andamento naturale delle curve di livello. apprezzare la visione d’insieme del problema del Cerfone, fra gli abitati di Citerna e Monterchi, Il borgo di Citerna, invece, presenta uno svi- prima ancora di scendere nei dettagli. i centri che subirono i maggiori danni. luppo lineare, essendosi formato sul crinale La chiave di lettura va ricercata nella meccanica degli archi e delle volte, la stes- sa che serve a spiegare come singole pareti rispondono alle azioni sismiche ortogonali o complanari, e come gli effetti si combinano per generare dei meccanismi resistenti sem- plici o complessi. Si tenterà di dimostrare che lo stesso ap- proccio trova evidenti riscontri alla dimensio- ne degli aggregati edilizi e di sistemi ancora più articolati. L’analisi del danno sismico manifestato- si nei due piccoli borghi collinari costituisce solo un esempio fra i tanti che si potrebbero prendere ad esempio per giungere alle stesse conclusioni. Casi particolarmente signifi ca- Figura 1 – Monterchi e Citerna: borghi collinari a sviluppo circolare e lineare colpiti dal terremoto d26 aprile 1917 tivi se si considera la diversa conformazione

Figura 2 – Citerna, abitato di crinale, sollecitato da azioni sismiche trasversali, responsabili del collasso del fronte settentrionale (convesso), mentre si riscontra la tenuta del fronte meridionale (concavo)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 planoaltimetrica dei siti su cui sorgono i due L’azione sismica, infatti, determina in l’andamento delle curve di livello, come è il 41 centri abitati. ogni aggregato edilizio l’innesco spontaneo caso dell’abitato di Monterchi. A Monterchi si verifi carono crolli e danni di un meccanismo resistente che nel caso È evidente come la risposta sismica d’in- diffusi su tutte le abitazioni ubicate lungo il migliore, con concavità a valle, si esplica at- sieme sia fortemente condizionata dalla forma perimetro del centro storico, mentre a Citerna traverso l’effetto stabilizzante generato dalla dell’aggregato oltre che dalla confi gurazione si registrarono effetti diversi sugli aggregati formazione di un arco di scarico compresso. del suolo e della natura stratigrafi ca dei ter- perimetrali del centro abitato, più accentuati Invece nel caso di aggregati con concavità a reni. Considerazione che non aggiunge nulla di sul fronte settentrionale e meno evidenti sul monte il meccanismo si innesca al contrario, nuovo rispetto a un problema che la normativa lato meridionale, che si è conservato in gran determinando la formazione di un arco teso tecnica affronta esattamente in questi termini. parte (Fig. 2). che non ha alcuna possibilità di funzionare L’aspetto nuovo, semmai, riguarda l’ap- Il fenomeno trova una spiegazione logica in modo effi cace, per cui tende a produrre il proccio analitico esteso a una scala che ge- nella diversa forma degli aggregati edilizi. distacco delle cellule murarie, causando un neralmente non viene considerata, dato che L’impianto planimetrico dell’abitato di Ci- generale allentamento delle murature e un nella maggior parte dei casi gli interventi si terna permette di cogliere immediatamente elevato rischio di collasso. concentrano su singole unità strutturali, se il motivo per cui il fronte settentrionale è Si può comprendere meglio l’effetto os- non addirittura su porzioni limitate delle stes- collassato sotto l’azione del sisma agente in servando l’impianto curvo di un aggregato se, per le quali non si ritiene indispensabile senso trasversale, mentre quello meridionale edilizio nel quale le oscillazioni prodotte dal indagare oltre l’ambito ristretto delle singole si è sostanzialmente conservato, pur avendo sisma determinano l’alternanza di stati ten- proprietà. Avere una visione più ampia aiuta caratteristiche simili. Evidentemente la con- sionali di trazione e di compressione (Figg. 3 invece a comprendere il funzionamento mec- vessità e la concavità dei fronti di valle han- e 4) responsabili di effetti devastanti se la canico d’insieme, nonché a contestualizzare no avuto un ruolo determinante sulla risposta concavità è rivolta verso monte. Situazione l’analisi locale, così da individuare eventuali d’insieme, con quello che si può defi nire tec- che si presenta comunemente nei centri sto- criticità e assumere provvedimenti adeguati, nicamente “effetto diga”. rici collinari con gli edifi ci distribuiti secondo sebbene a livello qualitativo.

Figura 3 – Aggregato edilizio sollecitato da azioni ortogonali verso monte con innesco di Figura 4 – Aggregato edilizio sollecitato da azioni ortogonali verso valle con innesco di sforzi di compressione sforzi di trazione

Figura 5 – Similitudini fra pareti isolate di campanili a vela piana, curva e d’angolo, con aggregati edilizi dall’impianto equivalente

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 42

Figura 6 – Siena, Piazza del Campo: esempio di aggregato edilizio ad impianto concavo su lato a valle e dell’”effetto diga” di contenimento che si genera spontaneamente

L’esempio dei campanili a vela piana, curva o d’angolo offre degli spunti interessanti sotto questo tipo di considerazioni (Fig. 5). Per approfondire il tema è utile portare l’esempio di realtà urbane più estese, oltre quelle da cui si è preso spunto per affrontare l’argomento. Il caso di Siena, ad esempio, appare fra i più interessanti, per le diverse situazioni Figura 7 – Il meccanismo resistente innescato da azioni sismiche agenti verso valle viene esplicato sul fronte di valle e che presenta, in una dimensione superiore all’interno del corpo di fabbrica a quella ordinaria dei piccoli borghi colli-

Figura 8 – Siena, Piazza del Mercato: esem- pio di aggregato edilizio ad impianto con- vesso sul lato a valle e schema qualitativo

Figura 9 – Provvedimenti antisismici adottati in configura- zioni simili, mediante l’inserimento di speroni e contrafforti, L’obiettivo, infatti, non è quello di effet- L’organizzazione degli aggregati e delle tiranti sbatacchi tuare una verifi ca sismica globale, che non vie cittadine apparirà così molto simile a un avrebbe alcun senso, ma piuttosto individua- apparecchio murario impostato secondo una nari, ma con caratteristiche simili, in un re le modalità di interazione fra ogni cellula precisa regola compositiva. Segno concreto di contesto edilizio e ambientale di indiscu- con quelle contigue in una visione estesa, una concezione costruttiva tradizionale affi da- tibile pregio. dalla quale non si dovrebbe mai prescindere. ta a processi spontanei, ma razionali, che si L’abbinamento di alcuni schemi qualita- La chiave di lettura per svolgere questo tipo traducono in un criterio di prevenzione sismica. tivi con situazioni reali permette di cogliere di analisi sta pertanto nel ricondurre il tessuto edilizio di un abitato alla dimensione equiva- lente di un’unità strutturale, con tutte le valu- tazioni che ne conseguono. Si potranno cogliere in questo modo segni della sua formazione e delle trasformazioni che ne hanno caratteriz- zato l’evoluzione, anche in chiave antisismica. Aggregati lineari o dall’impianto irrego- lare, adagiati sulle curve di livello dei rilievi naturali o disposti su profi li a essi ortogonali, appariranno con un aspetto simile a quello di Figura 10 – Siena: aggregato edilizio con muri isolati o di contenimento posti a contrasto corpi di contrasto collocati sul lato del pendio di terrapieni o a sostegno di terrazzamenti.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 In ogni caso è suffi ciente vedere come furo- 43 no eseguiti i consolidamenti, le ricostruzioni dei paramenti, di speroni e ripiombature, per avere conferma di quanto accaduto. Situazioni più complesse sono riconduci- bili alla stessa visione ed ai criteri di preven- zione che prima di interessare la scala edilizia e costruttiva, si devono esplicare alla dimen- sione urbana o, quanto meno, di aggregato. Quando l’azione di contenimento di spe- roni e contrafforti (Fig. 9) non è suffi ciente a dare stabilità d’insieme si ricorre alla co- struzione di vere e proprie strutture affi anca- Figura 11 – Aggiunta di cappelle laterali nelle chiese a navata unica funzionale alla stabilità delle pareti perimetrali te, in genere collocate sul lato a valle, dove contrastano meglio i fenomeni gravitativi e degli aspetti costruttivi che in genere sfug- di difesa tende a generarsi ugualmente, ma quindi destinate a funzionare come delle pun- gono all’osservazione. con qualche diffi coltà che si può intuire dal tellature (Fig. 10). Il primo è il caso di un aggregato curvo confronto fra il funzionamento di un arco e di Il criterio è lo stesso adottato in passato che prospetta sulla Piazza del Campo e che si una piattabanda. nell’edilizia di culto, in particolare nelle chie- estende in profondità fi no alla via retrostante, L’aggregato lineare o leggermente curvo è se a navata unica, dove la realizzazione di collocata ad una quota superiore (Fig. 6). assimilabile alla “piattabanda”, meno stabi- cappelle laterali, oltre a rispondere ad esi- Il meccanismo resistente che va a stringere le rispetto ad un arco. genze funzionali, serviva a dare stabilità alla le cellule l’una contro l’altra, come i conci di un Nel momento in cui il fronte di valle si costruzione (Fig. 11). arco, si esplica non solo a livello della parete di allenta e viene sottoposto a trazione le pareti Alla scala superiore la tecnica equivale valle, ma sfruttando l’intero corpo di fabbrica, esposte rischiano di distaccarsi e collassare. alla costruzione di edifi ci-sperone, costituiti coinvolgendo i muri interni, gli stessi orizzonta- Naturalmente a soffrire maggiormente que- da corpi che a loro volta sono soggetti agli menti intermedi e le coperture (Fig. 7). sta situazione sono le parti sommitali, dove stessi fenomeni di dissesto, ma che nel com- plesso conferiscono all’organismo strutturale una maggiore inerzia e stabilità d’insieme. Con lo stesso criterio in passato venivano costruiti edifi ci contigui lungo i pendii, facen- do in modo di sostenere l’uno con l’altro, fi no a scaricare alla base gli sforzi trasmessi dalle costruzioni a monte (Fig. 12). In realtà non si tratta mai di costruzioni appoggiate su piani inclinati, ma impostate Figura 12 – Siena: schema tipologico su gradoni sfalsati ed è solo in fase sismica e immagine della Contrada del Bruco, che si manifesta l’esigenza di un contrasto con gli edifici scalati lungo il pendio, in modo che ciascuna cellula vada a reciproco determinante per la stabilità d’in- sostenere quella a monte sieme. La conseguenza diretta di questi criteri costruttivi emerge nella composizione degli Appare interessante il confronto con un altro il distacco fra le cellule è più probabile e gli aggregati edilizi che di regola si sviluppano aggregato edilizio esposto sulla Piazza del Mer- effetti risultano amplifi cati. seguendo le curve di livello oppure in direzione cato, dove invece si rileva la situazione opposta, Può essere utile confrontare questo mo- ortogonale, secondo la massima pendenza, con il fronte convesso rivolto a valle (Fig. 8). dello di analisi con il rilevamento dei danni con problemi di stabilità molto diversi. In queste situazioni, caratterizzate da una prodotti dal terremoto che colpì la città nel In pratica la regola costruttiva adotta- curvatura appena accennata, il meccanismo 1798, per avere anche un riscontro concreto. ta in modo sistematico come punto di forza dell’edilizia storica è basata sul principio del- la mutua collaborazione fra edifi ci contigui, così da costituire un organismo unico, molto più stabile rispetto ad un equivalente sistema di edifi ci affi ancati ma indipendenti. Principio che viene perseguito anche con la creazione, ove possibile, di collegamenti strutturali fra aggregati allineati, mediante la costruzione di archi di sbatacchio, lanciati come ponti a cavallo delle vie (Fig. 13). Figura 13 – Citerna: sezione sche- matica trasversale dell’abitato con Un criterio che contrasta con le moder- gli edifici ai lati della via inglobati ne tecniche costruttive che privilegiano la in un meccanismo resistente globale creazione di giunti tecnici e la separazione strutturale. Soluzione che negli edifi ci in c.a. è necessaria anche per evitare dissesti lega-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 44

Figura 14 – Siena: criticità determinate dalla conformazione planimetrica degli aggregati edilizi in relazione alla configurazione di pendio (concavità e convessità del lato a valle)

Figura 15 – Effetto arco generato spontaneamente un aggregato edilizio costituito da una successione di elementi spingenti a contrasto

ti alle deformazioni termiche, problema che Come ultima considerazione va tenuto BIBLIOGRAFIA non sussiste per le costruzioni in muratura presente che i meccanismi resistenti illustra- GIOVANETTI F. (1992), Manuale del recupero di Città tradizionale. ti si esplicano al meglio solo se l’organismo di Castello, Edizioni DEI, Roma. CANGI G. (2012), Manuale del recupero strutturale Sulla base di queste elementari conside- edilizio, singolo o aggregato, è costituito da e antisismico, Edizioni DEI, Roma. razioni si possono individuare i fronti degli un sistema strutturale di elementi verticali e CANGI G., CARABONI M., DE MARIA A. (2010), Analisi aggregati più vulnerabili e riconoscere al loro orizzontali bene organizzato, in grado di as- strutturale per il recupero antisismico. Edizioni interno le unità strutturali che mostrano mag- sorbire e trasferire alla fondazione gli sforzi DEI, Roma. giore propensione al dissesto (Fig. 14). che gli derivano dai carichi statici e dall’a- GIUFFRÈ A., CANGI G. TOCCI C. (1999), Guida al proget- to di recupero antisismico, in: Codice di Pratica Operazione che è possibile condurre per zione sismica. per la Sicurezza e la Conservazione del Centro ogni borgo storico, a prescindere dalle dimen- In sostanza ogni aggregato edilizio tende Storico di Palermo, a cura di Giuffrè A., Carocci sioni, potendo così ricavare indicazioni utili a funzionare come un organismo spaziale, C., Editori Laterza, Bari. per intraprendere quel percorso di conoscenza dove i meccanismi resistenti orizzontali si CANGI G. (2009), Note sul recupero strutturale e antisismico dei centri storici, in: Centri Storici che si concretizza di caso in caso attraverso combinano con quelli verticali (Fig. 15) per Minori – Progetti per il recupero della bellezza, indagini mirate e specifi che relative alle sin- dare origine ad un meccanismo unico, come a cura di: Stabile F.R., Zampilli M., Cortesi C., gole unità strutturali. si intuisce dallo schema di Fig. 7. Cangemi Editore, Roma.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 PAOLO MARSAN 45 Dipartimento della protezione civile La gestione emergenziale dei E-mail: [email protected] fenomeni sismoindotti: i casi dei ANGELO CORAZZA Dipartimento della protezione civile terremoti avvenuti in Abruzzo E-mail: [email protected] (2009), in Emilia-Romagna (2012) e nel Centro Italia (2016-2017) The emergency management of earthquake- induced phenomena: the cases of earthquakes occurred in Abruzzo (2009), in Emilia-Romagna (2012) and in Central Italy (2016-2017) Parole chiave (key words): fenomeno sismoindotto (earthquake-induced phenomena), protezione civile (civil protection), attività tecnico-scientifiche (technical-scientific activity), mitigazione strutturale e non strutturale (structural and non-structural mitigation)

RIASSUNTO menti e tsunami) sono collegati allo scuoti- controllo, il Centro di coordinamento nazionale Nel presente articolo vengono descritte le mento provocato dalle onde sismiche anche a della gestione dell’emergenza che viene isti- attività di protezione civile, di natura tecnico- distanze di decine di km dall’epicentro. tuito dal Dipartimento della protezione civile scientifi ca, condotte per la mitigazione del ri- Le modifi cazioni del suolo indotte dallo presso i luoghi colpiti dalla calamità. schio connesso con il verifi carsi di fenomeni scuotimento sismico, oltre che alla magnitudo sismoindotti in grado di produrre signifi cative del terremoto, sono strettamente connesse al- LE ATTIVITÀ TECNICO-SCIENTIFICHE NEL- deformazioni del suolo (fagliazioni, frattura- le condizioni geologiche e morfologiche locali LE EMERGENZE NAZIONALI zioni, frane, sprofondamenti, liquefazioni). (successione dei terreni e loro caratteristiche Nel caso di eventi sismici, quali quel- Verrà dapprima descritta l’organizzazione geotecniche e idrogeologiche, presenza di li citati in premessa, ma anche di eventi di che il Servizio nazionale di protezione civile, così aree dissestate, pendenza dei versanti ecc). diversa origine, che abbiano caratteristiche e come defi nito dalla legge 225/92 e sue succes- I fenomeni sismoindotti, in particolare le impatti sull’ambiente antropico e naturale tali sive modifi che e integrazioni, prima, e dal D.lvo frane, possono provocare, localmente, danni da prefi gurare una situazione emergenziale di 1/2018 (“Codice della protezione civile”), oggi, alle cose e alle persone che superano ampia- rilievo nazionale, non fronteggiabile con mezzi mette in atto nel caso di emergenze sismiche mente quelli dovuti al solo scuotimento sismi- e poteri ordinari (riferimento: art. 2, comma 1, nazionali ovvero nel caso di terremoti che hanno co. A testimonianza del rischio della perdita lettera c) della legge 225/92 e ss.mm.ii., oggi intensità ed estensione tali da non poter essere di vita umane connesso con tali fenomeni si sostituito dall’art. 7, comma 1, lettera c) del fronteggiati con mezzi e poteri ordinari. stima che oltre il 50% delle vittime provocate D.lvo 1/2018) il Capo del Dipartimento della Verrà poi fatta una descrizione per “case da frane nel mondo sia dovuto a movimenti protezione civile convoca il Comitato Opera- history” di alcuni degli interventi non struttu- gravitativi cosismici (Petley, 2012). tivo, da lui presieduto e composto da rappre- rali (studi, indagini, monitoraggi) e struttura- Nei forti terremoti, come quelli avvenuti sentanti di Componenti e Strutture operative li (opere provvisionali) realizzati per fronteg- in Abruzzo nel 2009, in Emilia Romagna nel del Servizio nazionale della protezione civile. giare alcuni fenomeni sismoindotti avvenuti 2012 e nell’Italia Centrale nel 2016-2017, Il Comitato Operativo si riunisce presso il a seguito degli ultimi tre importanti terremoti tali fenomeni hanno aggravato lo scenario di Dipartimento della Protezione Civile (DPC) e che hanno colpito il territorio italiano: Abruzzo danno perché sono andati ad impattare prin- assicura la direzione unitaria e il coordinamen- (2009), Emilia Romagna (2012) e Centro Ita- cipalmente sulle reti viarie, strategiche per la to delle prime attività di emergenza con l’o- lia (2016-2017). gestione delle prime fasi emergenziali (attivi- biettivo di valutare le informazioni e le richie- tà di soccorso e assistenza alla popolazione) e ste provenienti dalle zone colpite dall’evento, PREMESSA secondariamente su centri abitati. defi nire le strategie di intervento e coordinare, I terremoti sono in grado di produrre signi- Per valutare il rischio post-evento (rischio in un quadro unitario, le azioni di tutte le am- fi cativi effetti, oltre che sulle strutture e in- residuo) e realizzare i necessari interventi prov- ministrazioni ed enti interessati al soccorso. frastrutture antropiche, anche sull’ambiente visionali di mitigazione e ripristino, soprattut- Tra i componenti del Comitato Operativo vi naturale (fenomeni sismoindotti). to quelli fi nalizzati a recuperare nel più breve sono anche enti tecnici e di ricerca quali l’I- I fenomeni sismoindotti possono essere tempo possibile la funzionalità delle infrastrut- stituto superiore per la protezione e la ricerca distinti in diretti e indiretti a seconda che ture danneggiate, si rende necessario svolgere ambientale, l’Istituto nazionale di geofi sica siano collegati o meno al movimento della tempestivamente rilievi, indagini, studi e mo- e vulcanologia, il Consiglio nazionale delle faglia che ha originato il sisma. nitoraggi geologici e ingegneristici. Per i tre ricerche e l’Agenzia nazionale per le nuove I fenomeni diretti comportano la deforma- eventi sismici considerati tali azioni sono state tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico zione del suolo in corrispondenza della faglia svolte nell’ambito della Funzione tecnica di sostenibile, cui spetta il compito, congiunta- (fagliazioni e fratturazioni superfi ciali) mentre valutazione e pianifi cazione attivata presso mente all’Uffi cio Attività tecnico-scientifi che quelli indiretti (frane, liquefazioni, sprofonda- la Di.Coma.C – Direzione di comando e di di previsione e prevenzione dei rischi del DPC,

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 46 di fornire analisi e valutazioni circa l’evento tri di Competenza per l’acquisizione e l’analisi di classifi care in modo omogeneo le aree dan- avvenuto e le sue possibili evoluzioni. dati satellitari e per rilievi in area epicentrale, neggiate. Il rilievo viene condotto utilizzando Nel caso di emergenze che abbiano as- indagini macrosismiche per la defi nizione del la scala Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS; Sie- sunto un conclamato carattere nazionale il quadro generale di danneggiamento sul terri- berg, 1930), seguendo la metodologia propo- coordinamento delle attività si sposta suoi torio, monitoraggio sismico del terreno e delle sta da Molin (2003 e 2009), sviluppata per luoghi colpiti dalla calamità e il Capo del DPC, strutture, rilievo degli effetti geologici indotti le fi nalità specifi che del Dipartimento della contestualmente alla chiusura del Comitato dal terremoto (faglie, fratture, frane, liquefazio- Protezione Civile. Operativo, istituisce, con propria Ordinanza ni, sinkholes, ecc.), indagini di microzonazione Di particolare importanza risultano le va- la Di.Coma.C , la Direzione di comando e di sismica, valutazione delle condizioni di rischio lutazioni del rischio residuo, ovvero del rischio controllo, cioè il Centro di coordinamento na- residuo, monitoraggio e aggiornamento relativo che permane dopo l’accadimento di un evento zionale delle Componenti e Strutture Operati- ai dissesti idrogeologici, controlli sulle dighe, calamitoso. Tali valutazioni comportano l’a- ve di protezione civile. Nel caso dei terremoti controlli sugli stabilimenti a rischio di incidente nalisi dello scenario di rischio post evento in Abruzzo del 2009, in Emilia Romagna del rilevante e rischio NATEC, previsioni meteo, sup- sulla base di rilievi in situ e di valutazioni sui 2012 e del Centro Italia del 2016-2017 la porto tecnico alle altre funzioni e agli enti locali. possibili meccanismi evolutivi del dissesto, Di.Coma.C ha avuto sede, rispettivamente, a Il rilievo macrosismico ha la fi nalità di l’individuazione preliminare dell’area inte- L’Aquila, a Bologna e a Rieti (Fig. 1) identifi care nel più breve tempo possibile e ressata dal rischio residuo e delle persone e beni esposti e l’individuazione degli interventi non strutturali (studi e monitoraggi) e strut- turali (opere) per la mitigazione del rischio. Laddove necessario, in particolare per il ritorno alle normali condizioni di vita e per la tutela dell’incolumità delle persone, vengono realizzati nella prima fase emergenziale (im- mediato post evento): • sistemi di sorveglianza e di monitoraggio strumentale, a partire dal monitoraggio speditivo, e studi e indagini utili a definire con maggiore dettaglio la pericolosità del fenomeno; • interventi strutturali di ripristino di strut- ture e infrastrutture (strade, acquedotti etc) e di mitigazione del rischio (interven- Figura 1 – Sede della Di.Coma.C a Rieti per la gestione emergenziale del terremoto del Centro-Italia del 2016-2017 (ex sede ti provvisionali/di somma urgenza) quali INPS). La Direzione è stata attiva per 223 giorni dal 28 agosto 2016 al 7 aprile 2017. La Di.Coma.C è stata sostituita da una Struttura di missione, composta da personale del DPC, al fine per garantire la continuità amministrativa e il raccordo opere di protezione e/o di consolidamento con le componenti e strutture operative a supporto dei sistemi regionali di protezione civile nel caso di frane.

L’attività della Di.Coma.C è organizzata per Funzioni di supporto, ovvero per funzioni che rappresentano l’organizzazione delle risposte operative di protezione civile distinte per settori di attività e di intervento (coordinamento, as- sistenza alla popolazione, sanità e assistenza sociale, servizi essenziali, telecomunicazioni, valutazioni tecniche e pianifi cazione, censi- mento danni e agibilità etc). Ogni Funzione ha un proprio referente ed è formata da rappresen- tanti delle strutture che concorrono, con profes- sionalità e risorse, per lo specifi co settore. Nella Di.Coma.C , per le tre emergenze nazionali di cui trattasi, è stata sempre attivata la Funzione tecnica di valutazione e pianifi cazione (FT) il cui referente è stato un dirigente del DPC e/o della Regione colpita dall’evento. Le componenti principali della FT sono strutture nazionali e regionali, enti tecnici e di ricerca e ordini professionali: DPC, Re- gione (ARPA/APPA, ASL), Province, Autorità di Distretto, Direzione Generale Dighe, Centri di Competenza del DPC (INGV, ReLUIS, EUCEN- TRE, CNR, ISPRA, ASI, Università), Consigli Nazionali degli Ordini Professionali. Figura 2 – Interferogramma ottenuto dalle immagini radar acquisite dal Satellite Sentinel 1 (ogni frangia = 2,8 centimetri). Mostra la deformazione del suolo legata agli eventi sia del 26/10 che del 30/10 (le stelle verdi sono gli epicentri delle scosse Le attività che vengono svolte nell’ambito più forti). I simboli gialli mostrano il verso dello spostamento del suolo (lungo la linea di vista del satellite). L’ellisse nera della FT sono molteplici: coordinamento dei Cen- mostra l’area di deformazione complessa, in abbassamento (da Gruppo di Lavoro INGV sul terremoto in centro Italia - 2016)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 Figura 3 – Rilievo macrosismico delle località interessate 47 dal terremoto del 6 aprile 2009 in Abruzzo (da Galli e Ca- massi, 2009). I cerchi sono proporzionali all’intensità locale Is. L’immagine a colori sottostante è un’interpolazione dei dati puntuali di intensità e suggerisce l’estensione generale del danneggiamento (vedi scala cromatica a sinistra). La stella indica l’epicentro macrosismico (in giallo l’ipocentro strumentale).

L’attività di monitoraggio si avvale an- che dell’acquisizione e analisi di immagini satellitari con l’obiettivo di studiare le defor- mazioni del suolo e delle sorgenti sismiche legate alle scosse. In particolare nel caso del terremoto del Centro Italia 206-2017 è stato attivato il Servizio Copernicus nell’ambito del programma di osservazione della Terra guida- to dall’Unione Europea in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea (Fig. 2). Immagini delle zone terremotate sono state anche ac- quisite dai satelliti COSMO-SkyMed e Senti- nel, attivati dall’Agenzia Spaziale Italiana.

TERREMOTO IN ABRUZZO DEL 2009 CARATTERISTICHE DEL SISMA Il terremoto avvenuto alle ore 3.32 del 6 aprile 2009 ha avuto una Magnitudo Richter o locale ML = 5.8; il sisma, il cui epicentro era situato vicino a L’Aquila, ha provocato 308 vittime la maggior parte delle quali nel centro storico dell’Aquila (200), ad Onna (40) ed a Villa Sant’Angelo (17). Il sisma fa parte

Figura 4 – Caduta di massi sulla strada provinciale per Ocre, sopra l’abitato di Fossa. Le aree di distacco dei massi sono situate sulle ripide pareti rocciose fratturate ed instabili lungo il perimetro dell’anfiteatro naturale, di origine carsica, sul cui fianco orientale sorge il paese

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 48 tra Paganica e Assergi, e la strada provinciale per Ocre, a monte dell’abitato di Fossa (Fig. 4). Altri fenomeni rilevati in maniera signifi - cativa sono stati gli sfornellamenti e il crollo di cavità sotterranee (5 %); meno signifi cativi sono stati tutta una serie di fenomeni di altro genere, compresi limitati casi di liquefazione rilevati solo nella valle dell’Aterno (8 %) e alcune criticità idrauliche (1%). Dal punto di vista dell’impatto sul pae- saggio effetti secondari particolari sono stati quelli relativi alle fessurazioni rilevate pres- so il Lago Sinizzo a San Demetrio De Vestini e alle valanghe di neve e detrito che hanno interrotto alcune strade utilizzate per attività zootecniche.

ESEMPI DI INTERVENTI IN EMERGENZA Acquedotto del Gran Sasso A Paganica, frazione dell’Aquila, l’emer- sione in superfi cie della faglia (F), appar- Figura 5 – Rottura dell’acquedotto del Gran Sasso a Paganica; i punti di scatto delle foto sono indicati dal simbolo rosso tenente al sistema di faglie Paganica-San Demetrio, ha dislocato in altezza un versante di una sequenza sismica attiva tra il 2008 e consistiti prevalentemente in movimenti gravi- per una decina di cm ed ha coinvolto la con- il 2009. I danni provocati dal mainshock si tativi e fessurazioni del terreno e secondaria- duttura dell’acquedotto del Gran Sasso ( = sono concentrati nei centri storici di L’Aquila mente in crolli di cavità, liquefazioni e anomalie 800 mm), con acqua in pressione a diversi e di molti paesi situati nella zona circostante idrologiche (Blumetti et al.. 2009). bar, disassandone i giunti e facendoli sfi lare, come evidenziato dai rilievi macrosismici ef- Sulla base dei sopralluoghi e dei dati rac- con conseguente allagamento dell’area sotto- fettuati (Fig. 3). colti dalla Funzione Tecnica della Di.Coma.C stante dove erano posti degli edifi ci (Fig. 5). dell’Aquila le cadute di massi calcarei (45 %) Gli interventi realizzati nella prima fase I FENOMENI SISMOINDOTTI E LA LORO GESTIONE e i dissesti di versante (41 %), in particolare emergenziali sono consistiti nel pronto ripristi- Numerosi sono stati gli effetti geologici del lungo i tagli artifi ciali delle strade, sono stati no della conduttura e nella realizzazione di un terremoto: chiare evidenze di fagliatura superfi - il tipo più comune di effetto. sottofondo con uno strato di ghiaia per assor- ciale sono state infatti riscontrate lungo la faglia A causa di tali fenomeni numerose sono bire eventuali riprese minime del movimento di Paganica (Guerrieri et al.. 2010; Vittori et al.. state le interruzioni stradali, tra le quali me- (Fig. 6). Dopo gli interventi la conduttura non 2011) e sono stati rilevati effetti secondari su di ritano menzione, per l’elevato grado di rischio ha subito danni a seguito delle scosse della un’area vasta circa 1000 km2. Tali effetti sono residuo, quelle avvenute lungo la SS 17 bis, sequenza sismica avvenute dopo l’aprile 2009.

Figura 6 – Rottura dell’acquedotto a Paganica: interventi di ripristino della conduttura posata su uno strato di ghiaia

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 49

Figura 7 – Cedimento, a causa del sisma, della strada di servizio al di sotto della quale corre la conduttura dell’Acquedotto del Chiarino, non visibile nella foto ed evidenziata in celeste (a); interventi di ricostruzione della sede stradale (b) e realizzazione delle opere di sostegno (c) e (d)

Figura 8 – Caduta di massi dal versante sovrastante l’ingresso delle Grotte di Stiffe nel Comune di San Demetrio Né Vestini (AQ): in rosso è individuata l’area di distacco; in giallo l’edifico di un ristorante distrutto da uno dei massi caduti

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 50 Acquedotto del Chiarino Grotte di Stiffe nel Comune di San Demetrio L’analisi del rischio residuo e la defi ni- Il movimento franoso provocato dal sisma Né Vestini (AQ) zione delle opere di protezione degli edifi ci ha determinato il cedimento di una strada di A seguito del sisma del 6 aprile 2009 posti a valle è stata effettuata dall’Istituto servizio per il passaggio della condotta inter- si è generato un fenomeno di caduta massi di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del rata dell’Acquedotto del Chiarino (versante N dal versante sovrastante la biglietteria delle Consiglio Nazionale della Ricerca (IRPI - CNR) del Gran Sasso) mettendone a rischio l’inte- Grotte di Stiffe. Uno dei massi ha investito anche attraverso l’utilizzo di modelli per la grità. I lavori d’urgenza realizzati nella prima l’edifi cio di un ristorante, provocandone la simulazione della caduta massi (Fig. 9). Sul- fase emergenziale sono consistiti nel ripristi- parziale distruzione. La nicchia di distacco la base degli studi e simulazioni condotti si no della strada e nella realizzazione di opere del masso che ha colpito l’edifi cio era posi- sono individuate come idonee opere di prote- di sostegno della stessa (Fig. 7). zionata circa 400 m a monte (Fig. 8). zione costituite da barriere paramassi e da

Figura 9 – Simulazioni della caduta di massi effettuate a cura dell’IRPI – CNR: restituzione grafica per l’intera area sovrastante l’abitato di Stiffe (a) e per la parte del versante incombente sull’ingresso alle grotte (b). In verde sono rappresentate le aree sorgenti più pericolose per il distacco; i pallini azzurri rappresentano i massi caduti e il rettangolo arancione indica la posizione del tomovallo a difesa degli edifici posti a valle della biglietteria delle grotte

un tomovallo (Fig. 10). Tali opere sono state progettate e realizzate a cura della Provincia autonoma di Trento.

TERREMOTO IN EMILIA ROMAGNA DEL 2012 CARATTERISTICHE DEL SISMA Il terremoto avvenuto il 20 maggio 2012, alle 4:03 del mattino, ha avuto una ML = 5,9 ed ha interessato la Pianura Padana nella provincia di , tra Mirandola e Finale Emilia, provocando 7 vittime. A distanza di 9 giorni, il 29 maggio 2012 alle 9:00, un’altra forte scossa con Ml = 5,8 ha colpito nuovamente la piana di Modena. Il nuovo terremoto ha avuto l’epicentro nei pres- si di Medolla, una decina di kilometri a ovest di quello precedente. Questo nuovo sisma ha provocato altri 19 morti. L’analisi dei danni e degli effetti osser- vati effettuati dal Dipartimento di Protezione Figura 10 – Fasi di realizzazione del tomovallo: a - scavi di fondazione con prove di caduta massi; b - realizzazione del 1° Civile-Sismico e Vulcanico (Galli et al.., 2012) livello dell’opera ; c - completamento della sommità; d - impermeabilizzazione del tomovallo e dell’Istituto Italiano di Geofi sica e Vulcano-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 intense come quella avvenuta il 29 maggio, 51 non hanno causato conseguenze signifi cati- ve, tali da produrre aggravamenti rilevabili su strutture e infrastrutture. Le forti scosse della sequenza sismica hanno inoltre causato fratture del terreno e locali fenomeni di instabilità in alcuni rilevati arginali, in particolare in località Scortichino (Comune di Bondeno, FE). Nell’ambito delle attività coordinate dalla Funzione Tecnica della Di.Coma.C di Bologna sono stati effettuati numerosi sopralluoghi sugli effetti in superfi ce del sisma. Inoltre, in ragione dell’importanza e complessità dei fenomeni di liquefazione avvenuti, la Regio- ne Emilia-Romagna e il Dipartimento della Protezione Civile hanno istituito un Gruppo di lavoro interdisciplinare costituito da geo- logi, geotecnici e ingegneri strutturisti con il compito di fare una valutazione approfondita degli effetti e facilitare il ripristino della fun- zionalità degli edifi ci e delle infrastrutture. I risultati delle indagini e degli studi ef- Figura 11 – Rilievo macrosismico delle località interessate dai terremoti del maggio 2012 in Emilia Romagna. La mappa fettuati dal gruppo di lavoro sono pubblicati è aggiornata al 15 giugno 2012. Cerchi bianchi, proporzionali al grado assegnato. La campitura a colori indica in modo qualitativo lo scuotimento areale in termini MCS. A tratteggio nero l’isosisma del VI grado MCS interpolata dai dati di nel sito web del Servizio Geologico, Sismico intensità (da Galli et al., 2012) e dei Suoli della Regione Emilia-Romagna (Gruppo di lavoro, 2012). logia-gruppo QUEST ha identifi cato gli effetti Secchia, Panaro, Reno e Po, caratterizzati da Le osservazioni effettuate durante la fa- di VII-VIII sulla scala di intensità (Fig. 11). depositi sabbiosi naturali o artifi ciali. se emergenziale nell’ambito della Funzione Particolarmente rilevanti sono stati i Tecnica della Di.Coma.C di Bologna hanno I FENOMENI SISMOINDOTTI E LA LORO GESTIONE fenomeni di liquefazione avvenuti in corri- permesso di escludere condizioni di rischio re- Gli eventi sismici succedutisi in Emilia-Ro- spondenza del paleoalveo del fi ume Reno nei siduo per gli edifi ci che non avevamo subito magna nel maggio del 2012 hanno causato vi- centri abitati di San Carlo, frazione del Comu- danni strutturali gravi a seguito dei fenomeni stosi effetti di liquefazione (vulcanelli, crateri, ne di Sant’Agostino, e di Mirabello (provincia di liquefazione e quindi consentito il rientro rigonfi amenti e rotture del terreno, cedimenti, di Ferrara) dove gli effetti di tali fenomeni delle persone nelle loro abitazioni. sollevamenti, deformazioni laterali, ecc), rile- hanno danneggiato alcuni edifi ci (rendendoli Sulla base delle risultanze del Gruppo di vati in un’area, estesa tra il settore occidentale temporaneamente inagibili), tratti di strade lavoro per la valutazione degli effetti dei feno- della Provincia di Ferrara e l’attuale corso del e reti di servizi presenti (Fig. 13). I danni alle meni di liquefazione sono stati emanati dalla fi ume Secchia, già nota per essere suscettibile infrastrutture sono stati prontamente ripara- Regione Emilia Romagna atti amministrativi alla liquefazione (Fig. 12). I fenomeni si sono ti e l’erogazione dei servizi è ripresa già nel fi nalizzati alla gestione degli effetti della li- localizzati, nella maggior parte dei casi, in cor- mese di maggio 2012. quefazione nella fase post-emergenziale: rispondenza di canali abbandonati dei fi umi Gli effetti sono dovuti alla scossa del 20 • con Determinazione n. 12418 del maggio, mentre le scosse successive, sia pur 02/10/2012 si è provveduto alla “Appro- vazione degli elaborati cartografici con- cernenti la delimitazione delle aree nelle quali si sono manifestati gravi effetti di liquefazione a seguito degli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012 e degli indirizzi per interventi di consolidamento dei ter- reni”; • con Determinazione n. 1105 del 03/02/2014 si è provveduto approvazio- ne di “Indicazioni sulla documentazione tecnica da produrre a supporto della richiesta di contributi per interventi di consolidamento del terreno di fondazio- ne in caso di riparazione, ripristino con miglioramento sismico o demolizione e ricostruzione di edifici dichiarati inagibili che abbiano riportato danni da liquefa- zione, a seguito della sequenza sismica Figura 12 – Distribuzione dei fenomeni di liquefazione (punti in rosso e verde) e loro caratterizzazione geomorfologica. Da che ha interessato la pianura emiliana nel http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/geologia-en/temi/sismica/earthquake-20-may-2012 maggio-giugno 2012” .

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 52 I FENOMENI DI LIQUEFAZIONE NELLA FRAZIONE SAN CARLO DEL COMUNE DI SANT’AGOSTINO Nella Frazione San Carlo i fenomeni di lique- fazione avvenuti al di sotto degli edifi ci hanno provocato il loro danneggiamento, totale o par- ziale, a causa di perdite di portanza, cedimenti differenziali e/o basculamenti della fondazione Molto diffuse sono state anche le manifestazio- ni, in termini di fratture e fuoriuscite di sabbia, in aree coltivate, senza danni per gli edifi ci. Relativamente ai fenomeni di liquefazione e alle condizioni predisponenti per gli stessi, è utile riprendere quanto riportato nelle “Linee Guida per la gestione del territorio interessato da liquefazione” (Commissione tecnica per la microzonazione sismica, 2017): • con il termine “liquefazione” si indica- no vari fenomeni fisici (liquefazione in campo libero, mobilità ciclica, fluidifica- zione), osservati nei depositi e nei pendii sabbiosi saturi durante i terremoti forti (Mw ≥ 5), che hanno come elemento co- mune, per effetto dell’instaurarsi di con- dizioni non drenate, un incremento e un accumulo delle pressioni interstiziali che può provocare una drastica caduta della resistenza al taglio e quindi una perdita di capacità portante del terreno.; • i fenomeni di liquefazione si sviluppano in presenze di tre condizioni: 1. presenza nella successione litologica di orizzonti con terreni non coesivi Figura 13 – Effetti dei fenomeni di liquefazione: a – fratture con andamento ad enchelon in un campo coltivato; b – (limi sabbiosi, sabbie, sabbie limo- fuoriuscita di sabbia da un pozzo; c – fratturazione del terreno con lesioni strutturali ad un edificio; d – rialzamento del pavimento di un vano al piano terra; e – frattura in prossimità di un edificio senza danni per il medesimo; f – invasione se, sabbie argillose, sabbie ghiaiose, di sabbia al piano terra di un appartamento ghiaie sabbiose), saturi, posti ad una profondità inferiore a 20 m dal p.c. 2. presenza di una falda acquifera il cui livello piezometrico, nella media stagionale, è posto ad una profondità inferiore a 15 m dal p.c; 3. eventi sismici con valori di Mw >= 5 e accelerazione in superficie di riferi- mento amax >=0,1 g Dagli esiti delle attività del Gruppo di lavoro per la valutazione degli effetti dei fenomeni di liquefazione (Gruppo di lavoro, 2012) si eviden- zia come il modello geologico di San Carlo e di Mirabello sia analogo, in quanto caratterizzato da facies sedimentarie molto simili e denoti la presenza delle di condizioni geologiche, geotec- niche e idrogeologiche favorevoli per la lique- fazione. Il livello piezometrico della falda, prima del terremoto, era posto mediamente a una profon- dità di circa 3-4 m dal p.c. nelle aree di argine dei canali abbandonati e 1–2 m nella piana circostante ma durante le scosse principali tale livello ha mostrato una risalita di circa 3 metri. Nella frazione di San Carlo, sulla base delle indagini geognostiche eseguite, è stato Figura 14 – Frazione San Carlo - Sezione litostratigrafica significativa per i fenomeni di liquefazione (da Gruppo di lavoro, possibile ricostruire una sezione geologica si- 2012 - modificata). Con il puntinato rosso è indicato l’orizzonte di sabbie medie e fini che, in ragione delle caratteristiche granulometriche dei sedimenti e delle sovrappressioni indotte dal sisma sulla falda confinata da esso ospitata, ha dato gnifi cativa per la comprensione dei fenomeni luogo al fenomeno della liquefazione con risalita di sabbia lungo fratture fino in superficie di liquefazione (Fig. 14).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 interessando anche i territori delle province 53 di Perugia, Ascoli Piceno, L’Aquila e Teramo. Migliaia sono le persone coinvolte nell’evento che provoca 299 morti, numerosi feriti e gravi danni sul territorio. Il Comitato Operativo vie- ne immediatamente convocato dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile e dal 28 agosto viene istituita a Rieti la Dicomac - Di- rezione di comando e controllo. Il 26 e il 30 ottobre 2016 il Centro Italia, nella zona al confi ne tra Umbria e Marche, vie- ne nuovamente interessato da forti terremoti. La scossa del 30 ottobre – di magnitudo 6.5 (Mw) – è la più forte in Italia da oltre trent’an- ni e provoca un incremento notevole dei danni nelle zone già colpite dagli eventi precedenti ma per fortuna non provoca vittime. Il 18 gennaio 2017, quattro scosse di ma- gnitudo superiore a 5.0 (Mw), con epicentro Figura 15 – Frazione San Carlo – trincea scavata dal Dipartimento della protezione civile a Via Rossini. La trincea è tra- sversale alle fratture dalle quali sono fuoriuscite le sabbie a seguito della liquefazione. In rosso e in azzurro l’andamento, prossimo alle località di Montereale, Capiti- rispettivamente, in superficie e in profondità delle fratture gano e Campotosto (AQ) colpiscono ancora il

Oltre a indagini geognostiche, per meglio comprendere i fenomeni, sono state scavate due trincee ad opera del Dipartimento della protezione civile (Fig. 15) e del Dipartimento Scienze della Terra dell’Università di Ferrara. Le trincee sono state realizzate trasversal- mente alle fratture lungo le quali si è assistito alla risalita di sabbia ed hanno permesso di ricostruire la stratigrafi a locale (paleoargine costituito prevalentemente da limi sabbiosi con intercalazioni di livelli centimetrici e deci- metrici di sabbie fi ni), l’andamento delle frat- ture (subverticali che continuano al di sotto della base degli scavi), la granulometria delle sabbie di riempimento delle fratture (maggio- re di quella dei livelli sabbiosi di paleoargine). Grazie a tali informazioni è stato possibile individuare l’orizzonte che, con ogni probabilità, ha subito liquefazione, ovvero il deposito di fa- cies di canale costituito da sabbie fi ni e medie posto a quote comprese tra 6 e 10 slm, indivi- duato con un puntinato rosso nella fi gura 14.

TERREMOTO IN CENTRO ITALIA DEL 2016- 2017 CARATTERISTICHE DEL SISMA Il 24 agosto 2016 alle 3.36 un terremoto di ML = 6.1, denominato terremoto di Amatrice, con epicentro presso il comune di Accumoli in provincia di Rieti, colpisce il Centro Italia,

Figura 16 – Rilievo macrosismico delle località del Centro Italia interessate dalla sequenza sismica del 2016-2017. Distribuzione dei punti di intensità rilevati a seguito del terremoto del 30 Ottobre e da considerarsi come effetto cu- mulato dei tre eventi di Mw>6. I cerchi bianchi sono propor- zionali all’intensità al sito (5≤Is<11 MCS). La campitura a colori suggerisce la distribuzione areale dell’intensità (vedi legenda). Le stelle rosse sono gli epicentri strumentali del 2016-2017 con Ml>5 (ISIDe WG, 2017). I meccanismi focali sono da Geofon Program (2016). Il rombo rosso è l’epicentro macrosismico del 24 Agosto. La linea blu è la faglia attiva dei Monti della Laga (a tratteggio dove incerta). La linea bianca è il sistema di faglie del Monte Vettore, responsabile della sequenza (da Galli et al., 2017).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 54 avviata una attività di verifi ca delle criticità geologiche ed idrogeologiche create dal ter- remoto del 24 agosto e da quelli successivi. Le condizioni, del territorio, reso già vulnera- bile dagli eventi sismici, sono ulteriormente peggiorate alla fi ne di gennaio 2017 a causa del maltempo e in particolare delle abbon- danti precipitazioni nevose che hanno creato ulteriori problemi, con esiti purtroppo anche tragici come nel caso della slavina che ha colpito l’Hotel Rigopiano. La Funzione Tecnica ha svolto ininterrot- tamente, per gli 8 mesi in cui la Dicomac è stata operativa, una attività di puntuale di analisi e valutazione delle situazioni critiche di tipo geologico e idrogeologico. Le attività di sopralluogo, svolte in oltre 100 siti, han- no riguardato principalmente i dissesti di versante e secondariamente delle anomalie idrauliche e dei fenomeni valanghivi. Sulla base degli esiti dei sopralluoghi Figura 17 – Frana sulla SS 209 tra Visso e Saccovesio Il franamento di una massa di roccia fratturata e detriti (volume sono state assunte, d’intesa con le Regioni stimabile intorno a diverse migliaia di mc) ha ostruito il corso del Fiume Nera posizionato alcuni metri al di sotto del piano stradale e parte della strada stessa. Le acque del fiume, deviato dalla frana, hanno creato un laghetto a monte e con i Comuni interessati, le misure neces- dell’accumulo invadendo la sede stradale sarie per mitigare le condizioni di rischio ri- levate e realizzare le attività di prevenzione e Centro Italia, in particolare le Regioni Lazio e del fi ume Nera, provocando la deviazione del ripristino necessarie per una pronta risposta Abruzzo. A distanza di poche ore dalle scosse corso fl uviale e il conseguente allagamento emergenziale sul territorio: dalla valutazione una slavina travolge e distrugge l’Hotel Rigo- della statale (Fig. 17). dei fenomeni fi no alla evacuazione preventiva piano, situato alle pendici del Gran Sasso nel La scossa del 30 ottobre 2016, oltre a pro- della popolazione e alla realizzazione degli in- Comune di Farindola (PE). Gli eventi sismici vocare, rispetto agli eventi sismici preceden- terventi urgenti per il ripristino della viabilità. di gennaio causano purtroppo 34 morti, di cui ti, un numero maggiore di frane, ha prodotto Tra queste attività rientrano i sopralluoghi 29 a Rigopiano. anche altre tipologie di effetti geologici e idro- condotti sulle strade provinciali e comunali Se si considerano gli effetti cumulati ef- geologici quali emissioni di fango (vulcanelli) nei territori di Amatrice e Accumoli in provin- fetti dell’intera sequenza (Fig. 16), l’area di in alcune località della provincia di Fermo, cia di Rieti condotte da geologi liberi profes- danneggiamento con intensità al sito Is>VI l’aumento considerevole della portata del fi u- sionisti nell’ambito dell’accordo esistente tra MCS è rappresentata da una fascia larga me Nera e la ricomparsa nella piana di Santa Consiglio Nazionale dei Geologi e DPC. circa 20 Km che si estende in direzione NNW- Scolastica, nei pressi di Norcia, dopo decenni Inoltre, in ragione del grande numero di SSE per oltre 70 Km, da Amatrice (provincia di di assenza, del torrente Torbidone (Fig. 18). dissesti che interessavano le rete viarie nei Rieti), a sud, a Castelraimondo (provincia di Nell’ambito della Funzione Tecnica della territori delle quattro regione interessate Macerata) a nord (Galli et al.., 2017). Dicomac di Rieti è stata immediatamente dalla sequenza sismica, l’ingegner Fulvio M.

I FENOMENI SISMOINDOTTI E LA LORO GESTIONE Le scosse della sequenza sismica che ha colpito il Centro Italia tra il 2016 e il 2017 hanno prodotto notevoli effetti primari (come le rotture/scarpate lungo la faglia del Monte Vettore) e, in termini di effetti secondari, un grande numero di frane, in particolare crolli, scorrimenti in roccia e fl ussi detritici. I feno- meni franosi sismoindotti, in quasi i ¾ dei casi, sono andati ad impattare sulla rete via- ria, provocando seri disagi alla circolazione e all’espletamento delle attività emergenziali (Martino et al., 2017; Colagiacomo e Manuel, 2017). Particolarmente rilevanti da questo punto di vista sono state le frane sulla SS4 - via Sa- laria in corrispondenza di Pescara del Tronto (in provincia di Ascoli Piceno), dove il crollo di massi ciclopici di travertino ha invaso la sede stradale e quella sulla strada statale 209, tra Visso e Saccovesio (in provincia di Macerata), Figura 18 – allagamenti provocati dal riaffioramento del Torrente Torbidone di Norcia avvenuto a seguito del terremoto dove i materiali franati hanno invaso l’alveo del 30 ottobre 2016

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 55

Figura 19 – Il rischio di crolli a seguito del sisma del 24 agosto 2016 sulla SS4 Salaria sotto l’abitato di Pescara del Tronto

Soccodato di Anas è stato nominato Soggetto studiare le deformazioni del suolo e delle sor- vissimi danni e dal versante che limita a sud Attuatore di Protezione Civile (con Ordinanza genti sismiche legate alle scosse. il paese si è generata una frana che ha inte- del Capo Dipartimento della Protezione Civile ressato la sottostante strada statale Salaria, n. 408 del 15 novembre 2016), è stato affi da- INTERVENTI SULLA FRANA SULLA SS 4 – SALARIA AD determinandone la chiusura al traffi co. to all’ANAS con il compito di effettuare una ARQUATA DEL TRONTO Nell’ambito della Funzione tecnica della puntuale ricognizione del danno e realizzare A seguito del sisma del 24 agosto 2016 Dicomac sono state avviate le attività neces- un Programma complessivo di interventi di l’abitato di Pescara del Tronto ha subito gra- sarie alla microzonazione del sito, alla va- ripristino di tutta la rete stradale all’interno del cratere sismico. In totale sono stati effet- tuati 622 sopralluoghi su 124 strade insieme ai tecnici dei rispettivi enti gestori della rete viabilistica interessata. L’ANAS è stata an- che incaricata (Legge n. 229 del 15 dicembre 2016), di provvedere al ripristino ed alla mes- sa in sicurezza della viabilità delle infrastrut- ture stradali di propria competenza nonché di coordinare e supportare gli interventi su quel- le di competenza degli enti territoriali e locali. Tra le attività coordinate dalla Funzione Tecnica della Dicomac di Rieti vi è stato inol- tre il rafforzamento, in raccordo con i Centri di Competenza e con i Centri Funzionali Decentra- ti, del monitoraggio strumentale del territorio, attraverso l’installazione strumenti di misura degli spostamenti (stazioni totali, radar, esten- simetri etc) e idrometri sui corsi d’acqua per il controllo delle anomalie dei livelli idrici deter- minate dalle scosse sismiche. Il monitoraggio si è avvalso anche dell’acquisizione e dello Figura 20 – Sistema di monitoraggio del versante. Strumenti di monitoraggio (in rosso): C – Inclinometri; F – Estensimetro studio di immagini satellitari con l’obiettivo di di superficie (Crackmeter)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 56 lutazione delle condizioni di rischio residuo la presenza sul versante di un signifi cativo • sul versante erano presenti larghe frattu- post evento e alla defi nizione degli interventi rischio residuo, evidenziando anche la natura re beanti che isolavano volumi di traverti- urgenti per il ripristino della funzionalità della complessa del fenomeno franoso sismoindot- no, dell’ordine delle decine di metri cubi; struttura to, caratterizzato da fenomeni di crollo, scivo- • alcuni massi di travertino di dimensioni Gli studi di microzonazione sismica ese- lamenti superfi ciali, e la diffusa fratturazione nell’ordine dei metri fino a decine di me- guiti dall’ISPRA hanno permesso di rilevare del substrato roccioso. tri cubi risultavano praticamente isolati e che il sottosuolo dell’abitato di Pescara del I fattori che portavano a giudicare elevato incombenti sulla SS4; Tronto è caratterizzato, dall’alto verso il bas- il rischio erano che: • le reti paramassi installate in epoca pre- so, da travertino fi totermale a luoghi forte- • a seguito del movimento franoso era cedente al sisma, risultavano riempite e mente alterato, poggiante su depositi allu- venuto allo scoperto una porzione del- parzialmente divelte dai crolli verificatisi vionali di pochi metri di spessore, a loro volta le fondazioni di una piastra in cemento durante la crisi sismica (Fig. 19). sovrastanti le unità arenaceo- pelitiche della armato (denominata tra gli operatori Per monitorare l’evoluzione del versante è Formazione della Laga. “solettone”), originariamente ancorata stato istallato a cura della Regione Marche un I sopralluoghi condotti dal CNR-IRPI e con micropali al substrato in travertino a sistema di monitoraggio in real time costitu- dall’ISPRA hanno consentito di identifi care sostegno della strada di accesso al paese; ito da inclinometri ed estensimetri (Fig. 20). In caso di spostamenti al di sopra una soglia limite stabilita si sarebbe attivato un il sistema di prevedeva l’attivazione di un allarme colle- gato con apparati semaforici, presidiati H24, per bloccare il traffi co stradale. Oltre al sistema di monitoraggio, per garan- tire il transito in sicurezza lungo l’arteria strada- le, è stata realizzata a cura dell’ANAS una bar- riera costituita da una triplice fi la di container marittimi riempiti da brecciame (Fig. 21). Tale barriera ha funzionato in maniera egregia contenendo il crollo di massi ciclopici di travertino e del solettone avvenuto a segui- to del sisma del 30 ottobre 2016 (Fig. 22). La sede stradale non ha avuto ripercussioni e il traffi co ha subito interruzioni solo per attività di controllo.

CONCLUSIONI Le esperienze acquisite a seguito dei forti terremoti che hanno colpito il territorio italiano nel 2009 (Abruzzo), 2012 (Emilia-Romagna) e 2016-2017 (Centro Italia) hanno evidenziato il notevole impatto che i fenomeni sismoin- dotti determinano sul territorio, in particolare sulle reti viarie, e di come tale impatto con- dizioni, anche in maniera severa, le attività emergenziali, dal soccorso e assistenza alla popolazione fi no a quelle di avvio del ritorno alle normali condizioni di vita. Nel caso dei tre sismi sopracitati si so- no riscontrati fenomeni sismoindotti diver- sifi cati per tipologia, numerosità, intensità e complessità per la cui gestione in fase emergenziale sono state realizzate analisi e valutazioni tecnico-scientifi che fi nalizzate alla valutazione del rischio residuo, al moni- toraggio e alla defi nizione degli interventi di mitigazioni e di ripristino. Per l’espletamento delle attività tecnico- scientifi che in tempi compatibili con quelli emergenziali sono stati attivate, sotto il coordinamento della Funzione Tecnica di valutazione e pianifi cazione attivata presso la Dicomac, risorse tecniche e scientifi che provenienti da più soggetti (amministrazioni Figura 21 – Intervento di installazione in tempi rapidi di containers marittimi riempiti di pietrame a salvaguardia del pubbliche, enti tecnici e di ricerca, consigli traffico sulla SS 4 Salaria nazionali degli ordini professionali).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 effetti del terremoto aquilano del 6 aprile 2009, 57 Rapporto congiunto DPC-INGV, 12 pp. http:// www.protezionecivile.gov.it/resources/cms/docu- ments/Elenco_centri_abitati_danneggiati.pdf GALLI P., CASTENETTO S., PERONACE E. (2012), Terremoto dell’Emilia, Maggio 2012. Rilievo macrosismico speditivo. Dipartimento della Protezione Civile Nazionale, Roma. http://www.protezionecivile. gov.it/resources/cms/documents/TerremotoE- miliaMCS.pdf GALLI P., CASTENETTO S., PERONACE E. (2017), Rap- porto sugli effetti macrosismici del terremoto del 30 Ottobre 2016 (Monti Sibillini) in scala MCS. Con aggiornamenti successivi agli eventi del 18 Gennaio 2017. http://www.protezioneci- vile.gov.it/resources/cms/documents/Rappor- to_effetti_macrosismici_terremoto_30_Otto- bre_2016_18_genn__.pdf GRUPPO DI LAVORO PER LA VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DI LIQUEFAZIONE A SEGUITO DEI TERREMOTI DEL 20 E 29 MAGGIO 2012 (2012), Primo rapporto sugli effetti della liquefazione osservati a S. Carlo, frazione di S. Agostino (Provincia di Ferrara), Regione Emilia-Romagna Dipartimento protezione ci- vile. http://ambiente.regione.emilia-romagna. it/geologia/temi/sismica/liquefazione-gruppo- di-lavoro/rapporto_sancarlo.pdf/at_download/ file/rapporto_sancarlo.pdf GRUPPO DI LAVORO INGV SUL TERREMOTO IN CENTRO ITA- LIA (2016), Rapporto di sintesi sul Terremoto in centro Italia Mw 6.5 del 30 ottobre 2016, doi: 10.5281/zenodo.166019 MARTINO S., BOZZANO F., CAPOROSSI P., D’ANGIÒ D., DELLA SETA M., ESPOSITO C., FANTINI A., FIORUCCI M., GIAN- NINI L.M., IANNUCCI R., MARMONI G.M., MAZZANTI P., MISSORI C., MORETTO S., RIVELLINO S., ROMEO R.W., SARANDREA P., SCHILIRÒ L., TROIANI F., VARONE C. (2017), Ground effects triggered by the 24 th August 2016, Mw 6.0 Amatrice (Italy) earthqua- ke: surveys and inventoring to update the CEDIT Catalogue, Geog. Fisi. Dinam. Quat., 40, 77-95 MARSAN P. (2010), Le cavità di origine antropica nel sottosuolo aquilano. In: “ Microzonazione sismica per la ricostruzione dell’area aquilana”, Gruppo di Lavoro MS-AQ (2010), Regione Abruzzo - Dipar- timento della Protezione Civile, pp. 38-45. MOLIN D. (2003), Considerazioni sull’eventuale adozione in Italia della scala macrosismica europea (EMS-1998) – Atti del 22° convegno nazionale GNGTS, 11 pp. OLIN Figura 22 – Situazione dopo il terremoto M=6.5 del 30/10/2016. Si può notare l’ottimo comportamento della barriera M D. (2009), Rilievo macrosismico in emergen- provvisoria in container che ha resistito non solo al crollo del “solettone”, ma anche a quello di enormi blocchi di traver- za. Rapporto interno del Dipartimento della Pro- tino; grazie alla protezione della barriera il fenomeno franoso non ha comportato nessuna invasione della SS 4 Salaria né tezione Civile, Ufficio Valutazione, prevenzione e alcuna interruzione di traffico mitigazione del rischio sismico, 13 pp. PETLEY D. (2012), Global patterns of loss of L’utilizzo coordinato di tali risorse ha per- BIBLIOGRAFIA life from landslides. Geology, 40, 927-930. messo, in tempi brevi, di analizzare e valutare BLUMETTI A.M., COMERCI V., DI MANNA P., GUERRIERI L., QUEST WORKING GROUP (2012), Sintesi de- i fenomeni attraverso tutti gli strumenti che la VITTORI E. (2009), Geological effects induced by gli effetti del terremoto del 20 maggio 2012 tecnologia e la scienza mettono a disposizio- the L’Aquila earthquake (6 April 2009; ML_5:8) (ML=5.9; Mw=5.9) sulle località rilevate dalle on the natural environment, Preliminary Re- squadre di QUEST INGV, http://quest.ingv.it/ima- ne per le attività di protezione civile: dai dati port, 38p. http://www.apat.gov.it/site/_files/ ges/quest/Rapporto%20Terremoto%20del%20 satellitari e del monitoraggio in situ ai rilievi Inqua/2009_abruzzo_earth quake_report.pdf %2020%20Maggio% 202012%20Pianura%20 geologici e ingegneristici sui dissesti. COLAGIACOMO V., MANUEL M.R. (2017), Le frane si- Padana%20Emiliana.pdf Le attività tecnico-scientifi che svolte smoindotte innescate dai terremoti di Amatrice, SIEBERG A. (1930), Die Erdbeben, Handbuch der Ge- hanno permesso di affrontare e mitigare, Visso e Norcia del 2016, Professione geologo, ophysik 4, tab.102, Berlin, pp. 527– 686. già durante la prima fase emergenziale, le Notiziario Ordine dei geologi del Lazio, 50. VITTORI E, DI MANNA P., BLUMETTI A.M., COMERCI V., GUER- situazioni più critiche causate dai fenomeni COMMISSIONE TECNICA PER LA MICROZONAZIONE SISMICA RIERI L., ESPOSITO E., MICHETTI A.M., PORFIDO S., PIC- (2017), Microzonazione sismica. Linee guida per CARDI L., ROBERTS G.P., BERLUSCONI A, LIVIO F., SILEA sismoindotti fornendo nel contempo un ampio la gestione del territorio in aree interessate dalla G, WILKINSON M., MCCAFFREY K., PHILLIPS R.J., COWIE quadro conoscitivo sulla base del quale pro- liquefazione. http://www.protezionecivile.gov. P.A. 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Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 58 CECILIA VALBONESI Ph.D in Diritto Penale Quando la scienza incontra il Università degli Studi di Firenze Dipartimento di Scienze Giuridiche diritto: le responsabilità legate E-mail: [email protected] alla gestione del rischio tsunami When science meets law: liabilities related to the tsunami risk management

Parole chiave (key words): tsunami (tsunami), diritto penale (criminal law), gestione del rischio (risk management)

INTRODUZIONE del CAT, occorre inquadrare questo Servizio ti, su base volontaria, a effettuare i turni di Il rischio tsunami rappresenta uno fra i nell’attuale contesto ordinamentale eviden- reperibilità presso la postazione collocata nel- terreni di maggiore interesse sul quale può e ziando, in primo luogo, come l’inserimento la sala sismica della sede romana dell’Ente. deve misurarsi la disciplina delle responsa- nell’organigramma del SiAM, (Direttiva del La postazione CAT è presidiata 7/7 H24 bilità penali. Consiglio dei Ministri del 17 febbraio 2017, da soggetti i quali, debitamente formati e Il diritto penale, infatti, è chiamato pubblicata in G.U. il 5 giugno 2017), ne san- aggiornati, abbiano superato una prova se- sempre più spesso a dare una risposta alle cisca il ruolo scientifi co e la centralità nel lettiva di verifi ca del corretto apprendimento esigenze di tutela nei confronti delle nefaste sistema di allertamento. delle nozioni scientifi che e operative, impar- conseguenze derivanti dai fenomeni naturali. In particolare, la Direttiva disegna l’area tite durante i corsi organizzati dal CD del CAT. Anche in questi casi, la salvaguardia di valori di competenza del CAT cui sono affi date le I turnisti CAT costituiscono fi gure centrali primari, come la vita e l’integrità dei beni, determinazioni tecnico scientifi che del primo nella gestione del rischio tsunami: a loro è deve armonizzarsi con il rispetto dei principi segmento dell’allerta, che si concretizzano demandato il compito di verifi care l’esattezza di legalità e colpevolezza quali irrinunciabi- principalmente nella trasmissione dei mes- delle localizzazioni automatiche del terremo- li baluardi di un moderno ordinamento che saggi al DPC e nella decisone in merito alla to; di esaminare le elaborazioni provenienti rifi uta criteri oggettivi di imputazione delle conclusione dello stato di potenziale pericolo. dai sistemi di Early-Est e di Jet; di comunica- responsabilità. Il servizio si colloca, dunque, in un momento re l’allerta tsunami al DPC con il messaggio Il richiamo ai principi costituzionali che prodromico e strumentale all’avvio della com- iniziale; di curare l’evoluzione dell’allerta ag- presidiano il rimprovero penale potrebbe ap- plessa macchina di Protezione Civile. giornando o variando la tipologia dei messag- parire quasi scontato se non si assistesse, Non minore importanza assume il contesto gi. Dalla fase successiva al primo messaggio, ormai da più di un decennio, alla destruttura- sovranazionale nel quale si inquadra il CAT, il turnista è affiancato dal funzionario il quale zione dei presupposti fondamentali di ascri- accreditato dall’Intergovernamental Coordi- rappresenta una fi gura apicale nella gestione zione della responsabilità per colpa. nation Group (ICG)/NEAMTWS dell’UNESCO del rischio. Infatti, come esplicitato anche nel La colpa, infatti, rappresenta il più comu- che rappresenta non soltanto la sede depu- suo mansionario “il funzionario CAT, durante ne criterio di imputazione soggettiva dell’e- tata al confronto scientifi co internazionale il periodo di servizio di reperibilità è responsa- vento dannoso che scaturisce dalla cattiva ma costituisce, altresì, il luogo di sintesi e di bile del corretto svolgimento del turno allerta gestione di un rischio, soprattutto se di origi- validazione delle scelte tecniche adottate dai tsunami”. ne naturale. La diffusività delle conseguenze diversi centri internazionali che vi afferiscono. Al funzionario, anch’egli debitamente nefaste correlate a tali fenomeni ha spinto la Quanto all’articolazione interna del Servi- formato e costantemente aggiornato, sono giurisprudenza a offrire una risposta sempre zio, occorre ricordare in prima battuta come affi date le scelte che prevedono un maggio- più severa nei confronti dei soggetti chiamati il Comitato Direttivo del CAT sia composto re tasso di discrezionalità e di complessità a gestire le fonti di pericolo. Ne è scaturita una dalle seguenti fi gure: il Responsabile del scientifi ca. vera e propria destrutturazione del rimprovero Centro, il Direttore pro tempore del CNT (Cen- Durante il turno 7/7 H24 il funzionario è penale colposo che ha assunto sempre più i tro Nazionale Terremoti); il Responsabile pro chiamato ad affi ancare il turnista nella fa- contorni di una imputazione precauzionistica tempore dell’Unità Funzionale SSSI del CNT; se successiva alla comunicazione del primo di matrice oggettiva. il Coordinatore qualità dei dati; il Coordina- messaggio e sino alla fi ne dell’allerta. Appare quindi irrinunciabile offrire una tore sviluppi Allerta tsunami; il Coordinatore Infi ne, ai componenti del Comitato Diretti- risposta sistematica e preventiva volta a sviluppi Pericolosità tsunami; il Coordinatore vo sono affi dati compiti dai quali discendono contrastare tali derive. Il lavoro è molto com- Relazioni internazionali. obblighi di impulso, gestione e sorveglianza plesso ma è possibile e opportuno dar conto I rispettivi compiti sono defi niti dalla de- particolarmente pregnanti. Tutti insieme sono in questa sede del percorso di regolamenta- libera del CdA n. 322/2017 del 20.02.2017. chiamati ad esprimere un comune indirizzo zione iniziato presso il Centro Allerta Tsunami L’operatività del CAT è affi data ad una durante le riunioni periodiche e la loro attività dell’INGV (Valbonesi, 2018). pluralità di soggetti ciascuno dei quali, come trova un profi lo di coordinamento nella fi gura vedremo, risulta titolare di un’area di com- del Responsabile. IL CENTRO ALLERTA TSUNAMI DELL’INGV petenza cui corrispondono doveri e responsa- Per affrontare, senza pretese di esau- bilità. Distinguiamo pertanto fra turnisti CAT, LA RESPONSABILITÀ DEI MEMBRI DEL CAT: IL stività, il complesso problema delle respon- funzionari CAT e CD del CAT. CONTESTO PLURISOGGETTIVO DEL RISCHIO sabilità penali cui potenzialmente possano La delibera affi da la gestione del servizio La pur breve ricostruzione dei compiti incorrere i turnisti, i funzionari e i membri CAT a dipendenti in organico all’INGV chiama- riservati ai singoli attori della gestione del

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 rischio tsunami disegna una pluralità di nell’art. 113 del Codice penale ai sensi del condotte determina una responsabilità in 59 competenze alle quale sono riservate respon- quale “nel delitto colposo, quando l’evento è capo a tutti i soggetti che vi abbiano dato sabilità di diverso tenore. stato cagionato dalla cooperazione di più per- luogo ove queste assumano un valore cau- Non vi è dubbio, infatti, che se ai membri sone, ciascuna di queste soggiace alle pene salmente rilevante e nessuna si ponga quale del CD del CAT saranno ascrivibili eventi che stabilite per il delitto stesso”. [M. Gallo, 1957; fattore causale interruttivo idoneo, ai sensi affondano le proprie cause in scelte scientifi - Padovani, 1973; Insolera, 1986]. Ciò accade dell’art. 41 secondo comma, a elidere l’altrui che errate, trasfuse nei documenti applicativi quando più soggetti cagionano non volonta- rimprovero1. del servizio o in scelte strategiche insuffi cien- riamente un evento attraverso la violazione di Non è detto però che la compresenza di ti a fronteggiare il rischio, ai turnisti e funzio- una regola cautelare che mirava a impedirlo più soggetti nella causazione dell’evento dia nari potranno invece rimproverarsi comporta- e alla cui osservanza ciascuno di essi era luogo di per sé a una cooperazione colposa. menti attivi od omissivi nella gestione della tenuto. Ciò è possibile, come detto, quando Può infatti verifi carsi un concorso di fatti col- fase di emergenza dai quali possa scaturire sulla gestione di uno stesso rischio insistano posi indipendenti. Si ricorda infatti come “la la messa in pericolo o la lesione dei beni giu- più professionalità, come più operatori CAT o cooperazione nel delitto colposo si distingue ridici protetti. un operatore e il funzionario che lo affi anchi. dal concorso di cause colpose indipendenti Quando si voglia muovere un rimprovero In particolare, la gestione dell’allerta può in- per la necessaria reciproca consapevolezza penale nei confronti di un soggetto occorre tegrare una cooperazione colposa quando le dei cooperanti della divergenza dei rispettivi che ricorrano in modo indefettibile una se- condotte che danno luogo all’evento si realiz- contributi all’incedere di una comune proce- rie di elementi fondamentali. La mancanza zano in un contesto sincronico. dura in corso, senza che, peraltro, sia neces- anche di uno solo determina l’impossibilità Supponiamo, ad esempio, che il turnista saria la consapevolezza del carattere colposo di riconoscere la responsabilità. Questi ele- CAT non determini correttamente o non co- dell’altrui condotta in tutti quei casi in cui il menti sono: la condotta – attiva od omissiva munichi tempestivamente una stima a rialzo coinvolgimento integrato di più soggetti sia – dell’agente, l’”evento” (messa in pericolo attraverso un messaggio di aggiornamento e imposto dalla legge o da esigenze organiz- o lesione del bene protetto), il nesso di cau- correlativamente il funzionario non provveda zative connesse alla gestione del rischio o, salità fra la condotta e l’evento e infi ne la a coadiuvarlo, correggerlo, sostituirlo. Sup- quantomeno, sia contingenza oggettivamen- colpevolezza, ovvero l’attribuibilità soggetti- poniamo che siffatta condotta non consenta te defi nita dalla quale gli stessi soggetti ri- va del fatto all’agente a titolo di dolo, colpa o l’adozione di strumenti di allerta tempestivi sultino pienamente consapevoli”2. preterintenzione. e adeguati che inducano la popolazione a Dunque, il fattore discretivo che determi- A quest’ultimo riguardo dobbiamo esplici- evacuare le coste sulle quali si abbatta poi na l’applicazione della cooperazione colposa tare sin da subito che la responsabilità penale un’onda di tsunami foriera di danni a cose e risiede “nell’intreccio cooperativo fra tutti per la cattiva gestione del rischio, come detto, persone. La responsabilità ricadrà verosimil- gli imputati” e/o “in una convergenza nei ri- trova il suo terreno privilegiato nel rimprovero mente sul turnista e sul funzionario i quali, in spettivi contributi all’incedere di una comune colposo poiché la colpa identifi ca quell’atteg- concorso fra loro, hanno determinato una vio- procedura in corso “ e dunque “in un comune giamento di non volontà dell’evento nefasto lazione della regola cautelare volta a impedire coinvolgimento nella gestione del rischio”3. il quale, però, si realizza per la violazione di che si realizzassero siffatti eventi dannosi. La fattispecie non sussiste invece quando regole cautelari impeditive. Come ricorda autorevole dottrina, per l’evento fi nale sia frutto “della coincidenza Prima di addentrarci, pur sommariamen- aversi concorso colposo occorre la ricorrenza di più azioni o omissioni” riconducibili a sog- te, nella breve disamina dei singoli elementi dei seguenti presupposti: “1. La non volontà getti diversi “non collegate fra di loro da un che compongono il rimprovero penale, occor- del fatto criminoso; 2. La volontà di concor- vincolo soggettivo”.4 re sottolineare come la gestione dei rischi rere materialmente o psicologicamente alla I due diversi schemi di imputazione deter- naturali sia sovente frutto dell’interazione realizzazione della condotta (comune o altrui) minano notevoli conseguenze in termini di re- di più soggetti chiamati a offrire un proprio contraria a regole cautelari o rischiosa e cau- sponsabilità. Quando sussistono i presuppo- contributo tecnico scientifi co. La circostanza sa dell’evento; 3. La previsione o la prevedi- sti per la cooperazione colposa ex art. 113 c.p. può determinare l’applicazione del paradig- bilità ed evitabilità dell’evento criminoso” [F. possono essere attratte al rimprovero penale ma della cooperazione colposa. Certamente Mantovani, 2009]. e sanzionate alla luce del medesimo titolo di può capitare e capita spesso che un evento La cooperazione colposa nella produzione reato tutte le condotte dei partecipanti che debba attribuirsi alla condotta dannosa o dell’evento si può verifi care anche quando hanno dato un contributo causale e colpevole pericolosa di una sola persona: mi sono ad- esso deve attribuirsi a condotte ascrivibili a ancorché non del tutto tipico. Inoltre, la que- dormentato e non ho visto che c’era l’allerta soggetti esterni all’INGV. Pensiamo all’arti- rela sporta nei confronti di uno dei soggetti si in corso. Non ho mandato il messaggio al DPC, colazione del servizio SiAM, che nasce dalla la popolazione non è stata allertata e ne sono sinergia fra ISPRA, CAT e DPC: essa determi- conseguiti morti e distruzione. In questo caso na la possibilità che uno stesso evento possa 1 Gli art. 41 comma 2 e 45 c.p. regolano il con- la responsabilità sarà solo di colui che non ha causalmente ricondursi a più condotte colpo- corso di fattori causali preesistenti, concomitanti e inviato il messaggio, ma quid iuris se l’evento se, anche indipendenti fra di loro, realizzate sopravvenuti che escludono il rapporto di causalità è il prodotto di più condotte? In questo caso, in una dimensione diacronica. in quanto hanno consentito il verifi carsi di un evento i soggetti incaricati dello svolgimento della Pensiamo al caso in cui uno tsunami si il quale non era conseguenza neppure probabile del- pubblica funzione possono essere chiamati abbatta sulle coste italiane e cagioni delle la condotta. a rispondere se la loro condotta, di matrice vittime. È ben possibile che il decesso delle 2 Cass. pen. sez. IV, 18 settembre 2014, n. 14035 colposa, ha avuto un’effi cienza causale nel persone sia il prodotto di una sinergia causa- Rv. 263208. Nello stesso senso Cass. pen. sez. IV, 13 verfi carsi dell’evento. le fra fattori radicalmente diversi, come una novembre 2014, n. 49735 Rv 261183 e Cass. pen. L’attribuzione a titolo plurisoggettivo errata comunicazione del rischio, associata sez. IV, 19 marzo 2013, n. 26239 Rv. 255696 dell’evento segue lo schema del concorso di ad una omessa predisposizione della segna- 3 Cass. pen. sez. IV, 28 novembre 2016, n. 50138, persone nel reato che, nella sua fenomeno- letica da parte dell’ente locale obbligato per cit. logia colposa, trova l’ancoraggio normativo legge (il Comune). La compresenza di queste 4 Ibidem.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 60 estende in automatico a tutti i compartecipi dà luogo per lo meno a due conseguenze incontrollato l’area degli obblighi impeditivi secondo quanto stabilito dall’art. 123 c.p. rilevanti: 1. Mentre la responsabilità per la dell’evento e correlativamente a forzare il Le conseguenze dell’attrazione della con- condotta attiva può essere ascritta a chiun- paradigma scientifi co sul quale si innesta la dotta allo schema concorsuale non hanno que (reato comune) o ai soggetti indicati ricostruzione del nesso causale, specie se di luogo quando le diverse azioni o omissioni dalla norma incriminatrice (reato proprio) la natura omissiva. rimangono fra di loro indipendenti. In questo responsabilità omissiva può sussistere solo Ne discende come nel settore complesso e caso ogni compartecipe sarà sanzionato alla in capo al soggetto gravato da una posizione variegato dei rischi naturali si assista spes- luce della fattispecie incriminatrice violata di garanzia; 2. Se la verifi ca dell’attribuibi- so all’attribuzione di una responsabilità da dal proprio comportamento. lità dell’evento alla condotta attiva avviene posizione, non correlata alla sussistenza di Non è possibile stabilire a priori se una attraverso un modello di causalità attiva reali obblighi o poteri impeditivi e altresì non condotta debba essere ricondotta in uno sche- (sottraendo la condotta dall’insieme degli ascrivibile a un modello causale scientifi ca- ma di cooperazione o in un quadro di reciproca antecedenti causali verifi co che il fatto non mente fondato e ripetibile. indipendenza. È opportuno ribadire, pertanto, si sarebbe verifi cato: la condotta è condicio In ogni caso, l’accertamento della sussi- che il collegamento delle condotte dal punto sine qua non dell’evento), l’attribuibilità stenza della condotta, dell’evento e del nesso di vista soggettivo rappresenta elemento fon- dell’evento alla condotta omissiva presuppo- di causalità fra gli stessi (reati di evento), dante della cooperazione colposa nella quale ne un accertamento complesso basato un si- o dell’ascrivibilità della condotta al soggetto i partecipanti sono “reciprocamente consa- stema di c.d. doppia ipoteticità (non solo devo agente (reati di mera condotta) consente al pevoli”, come ritiene la Cassazione, di “con- sottrarre la condotta tenuta dall’agente dagli giudice di ritenere superato il vaglio di rim- tribuire con l’azione o l’omissione altrui alla antecedenti causali ma per attribuire l’even- proverabilità oggettiva. produzione dell’evento non voluto” o, come to devo altresì verifi care, in via di ipotesi, se L’accertamento delle responsabilità però meglio espresso dalla dottrina, sono dotati la condotta corretta non adottata avrebbe in non si arresta qui: sussiste infatti un altro e della coscienza e volontà di concorrere “nella concreto impedito l’evento). fondamentale profi lo che attiene alla rimpro- condotta violatrice delle regole cautelari di La bipartizione fra condotta attiva e con- verabilità soggettiva, il quale presuppone la comportamento” [F. Mantovani, 2009; Seve- dotta omissiva, apparentemente così netta, verifi ca, nel nostro caso, della responsabilità rino Di Benedetto, 1988; Cornacchia, 2004]. soffre quando viene calata nella realtà dei colposa. fatti e in particolar modo quando si devono Su questo terreno si concentra un ampio I PROFILI OGGETTIVI DEL RIMPROVERO accertare le responsabilità legate alle conse- e annoso dibattito volto a contrastare la so- La determinazione del rimprovero a titolo guenze della scorretta gestione di un evento stituzione del paradigma colposo con quello monosoggettivo o plurisoggettivo presuppone naturale. precauzionistico quale risposta maggiormen- una valutazione in termini di responsabilità I diversi ruoli dei soggetti chiamati a ge- te cogente alle conseguenze della cattiva ge- dei soggetti coinvolti nella messa in pericolo stire il rischio tsunami non consentono una stione di un rischio naturale. o nel danno al bene giuridico protetto (vita, determinazione a priori della natura delle lo- beni e ambiente). ro eventuali responsabilità. Un esempio può LINEE GUIDA E PROTOCOLLI PER LA GE- Come abbiamo visto, l’attribuzione di un chiarire meglio la diffi coltà. Supponiamo che STIONE DEL RISCHIO QUALE ANTIDOTO AL fatto a un soggetto deve superare un attento a seguito del terremoto si sia verifi cato uno PRECAUZIONISMO vaglio giudiziario che ne evidenzi, ogni oltre tsunami il quale abbia cagionato molti morti. La complessa risposta dell’ordinamento ragionevole dubbio, l’attribuibilità oggettiva Responsabile per una condotta di tipo attivo alle conseguenze del rischio tsunami, come e soggettiva all’indagato – imputato. Quanto sarà ad esempio il turnista che ha comuni- più in generale di tutti i rischi di eziologia na- al profi lo oggettivo dell’ascrizione dell’evento cato un dato sbagliato cui è stata correlata turale, conosce due momenti di fondamenta- di pericolo o di danno dobbiamo in prima bat- un’allerta insuffi ciente. Responsabile per una le importanza che coincidono con le sentenze tuta precisare che tale evento può scaturire condotta di tipo omissivo sarà il turnista che della Suprema Corte sul disastro di Sarno e da una azione o da una omissione del sog- si è addormentato e non ha comunicato il sul terremoto di L’Aquila. getto. Si ha azione quando con la condotta si messaggio d’allarme. Entrambe hanno segnato uno spartiacque cagiona direttamente l’evento (sparo a Tizio e Peraltro, come detto, la responsabilità rispetto ai presupposti applicativi del rimpro- lo uccido); si ha omissione quando, stante un omissiva si fonda sulla sussistenza di una vero colposo. dovere giuridico di impedire l’evento, l’agente posizione di garanzia quale obbligo di tutela La Suprema Corte, annullando l’assolu- non compie la condotta doverosa e possibile del bene giuridico che si radica nella legge o zione del sindaco della città di Sarno, affer- che lo avrebbe per l’appunto impedito (sono nel contratto e presuppone la presa in carico mava che “il giudizio di prevedibilità dell’e- un medico e non pratico le cure necessarie del bene. Il turnista, come il funzionario del vento dannoso … va compiuto, nel caso di per la sopravvivenza del paziente che ho in Centro Allerta Tsunami, è infatti contrattual- eventi naturali o di calamità che si sviluppino carico). L’omissione ha un fondamento nor- mente responsabile della vigilanza della fon- progressivamente, tenendo conto della natura mativo. Il combinato disposto della fattispe- te di pericolo e quando entra in turno prende e della dimensione di eventi analoghi storica- cie incriminatrice d’evento con la clausola in carico la tutela della vita e dei beni. mente già verifi catisi, ma valutando altresì se di cui all’art. 40 comma 2 c.p. determina la Non vi è dubbio che le incertezze scien- possa essere esclusa la possibilità che questi struttura del rimprovero omissivo improprio. tifi che legate ai fenomeni naturali abbiano eventi possano aver dimensioni e caratteristi- Posizione di garanzia e potere di impedimen- sensibilmente incrementato la domanda di che più gravi o addirittura catastrofi che … to rappresentano i due pilastri cardine della giustizia da parte della società innanzi a La prevedibilità dell’evento dannoso, ai fi ni responsabilità omissiva ai sensi dell’art. 40 fenomeni i quali, pur tuttavia, potrebbero es- dell’accertamento dell’elemento soggettivo comma 2 del c.p.: non impedire l’evento che sere diffi cilmente ascrivibili al soggetto re- del reato, va compiuta anche utilizzando le si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale sponsabile. La ricerca dell’attribuzione delle leggi scientifi che pertinenti, se esistenti; in a cagionarlo. responsabilità penali a un soggetto ritenuto mancanza di leggi scientifi che che consenta- Peraltro, determinare se l’evento deve garante del bene giuridico offeso conduce no di conoscere preventivamente lo sviluppo ascriversi a una condotta attiva o omissiva spesso la magistratura a dilatare in modo di eventi naturali calamitosi, l’accertamento

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 della prevedibilità dell’evento va compiuto in La Corte, in risposta alla sentenza del giu- per l’operatore del rischio spesso chiamato ad 61 relazione alla verifi ca della concreta possibi- dice di prime cure che aveva assunto a rango assumente scelte delicatissime in una condi- lità che un evento dannoso possa verifi carsi, di regola cautelare un complesso di prescri- zione di solitudine sistemica. Certo, per poter e non secondo criteri di elevata credibilità ra- zioni idonee a fondare la sussistenza della assurgere ad effi cacia cautelare la regola zionale (che riguardano esclusivamente l’ac- sola posizione di garanzia, sottolinea che le deve essere veramente impeditiva dell’even- certamento della causalità), ferma restando cautele procedimentali prescrivono per lo più to e deve costituire espressione della miglior la distinzione con il principio di precauzione, comportamenti che si pongono in relazione di scienza ed esperienza nel momento storico, che prescinde dalla certezza del rischio”5. non stretta prossimità con l’evento. Ricorda anche alla luce delle acquisizioni maturate a Contrariamente a quanto si afferma, la anche che, proprio l’attività di valutazione livello internazionale. Corte consegna il rimprovero penale colposo dei rischi, in quanto cautela procedurale ed al terreno del precauzionismo attraverso la indiretta, viene estromessa dal novero delle UN PREZIOSO AIUTO: LA DISCIPLINA DEL- destrutturazione del concetto di prevedibi- regole cautelari. LA COLPA MEDICA lità. Tutto diventa prevedibile per l’agente, Attraverso il paragone con i frattali, i È di conforto e ispirazione a questa ri- anche se non erano mai stati registrati fe- giudici evidenziano come talune “cautele costruzione la recente disciplina della colpa nomeni di tale intensità su quel territorio. Il procedurali” siano “sorvegliate” da regole medica introdotta dal legislatore con la legge sindaco modello deve assumere la decisone tecniche8. Ecco, proprio la violazione di una n. 24 del 2017 c.d. legge Gelli Bianco (Caputo, di protezione civile avendo di mira lo scenario di queste regole “è suscettibile di riverberarsi 2017, p. 293; Brusco, 2017; Risicato, 2017; maggiormente catastrofi co: ove ciò non acca- sulla cautela che tutte le contiene” e a questo De Lia, 2017; Di Florio, 2017) da, egli sarà responsabile per l’evento nefasto punto “non si può qui dubitare della relazione Per meglio comprendere l’ambito applica- che la sua condotta non ha saputo evitare. con l’evento”. tivo della legge e – di conseguenza - la sua La motivazione dei giudici appare forte- I giudici esortano a non creare caute- potenziale trasposizione nel nostro ambito di mente infl uenzata dalla giurisprudenza in te- le vuote ma a dare peso a regole dense di disciplina, occorre però supplire a un dato de- ma di danni lungolatenti per l’uso industriale aspetti tecnici, che siano per l’appunto moda- fi nitorio che è rimasto sin qui carente: occorre dell’amianto che aveva condotto a una casi- li. Regole che individuino ed esplicitino quel infatti stabilire cosa si intenda per linee guida stica epidemiologica di morti per mesotelio- comportamento dotato di effi cacia impeditiva e protocolli. ma pleurico. o contenitiva dell’evento9. Se per linee guida si intende “un insieme Nelle pronunce in tema di omicidio colpo- La Cassazione ci indica anche il criterio di raccomandazioni sviluppate sistematica- so asbesto-correlato la Corte ha riconosciuto ermeneutico in base al quale è possibile rico- mente, sulla base di conoscenze continua- la responsabilità penale degli imputati anche noscere la differenza di senso e di pregnanza mente aggiornate e valide, redatte allo scopo se le regole cautelari non osservate al tempo fra “norme di dovere” e regole cautelari: il di rendere appropriato e con un elevato stan- della condotta (rectius dell’inalazione della principio di colpevolezza. La “regola cautela- dard di qualità, un comportamento desidera- fi bra cancerogena) non erano destinate a re … è riconoscibile quando la prescrizione to” (Bove, 2015), il termine protocollo indica scongiurare l’evento morte ma solo a salva- permette di identifi care la misura avente ef- la codifi cazione di un novero di adempimenti guardare la salute dei lavoratori6. Si è detto fi cienza preventiva … e soprattutto defi nisce posti in sequenza sincronica o diacronica infatti che se era prevedibile l’insorgere di almeno nel genere l’evento da prevenire”10. che diviene regola quando le parti coinvolte una malattia avrebbe dovuto prevedersi (e Si conferisce dunque un rilievo pregante ne stabiliscono la cogenza. dunque evitarsi) anche l’insorgenza di un ri- a linee guida e protocolli quali regole pro- Si è altresì notato che “le espressioni «li- schio qualitativamente diverso qual è quello cedimentali destinate a integrare ex ante il nee guida e protocolli» indicano tanto le mo- al bene giuridico della vita. rimprovero colposo e a costituire quindi quel dalità esecutive di una certa attività, quanto In un panorama così diffi cile si è pro- terreno cognitivo comune all’operatore del ri- il documento che formalizza dette procedu- nunciata la Suprema Corte ponendo fi ne alla schio e al giudice. re”. Da ciò discende che, ai fi ni del giudizio drammatica vicenda della c.d. Commissione Certo, la soluzione interpretativa non di colpa, interesserà il profi lo contenutistico Grandi Rischi7. La sentenza, criticabile sotto sottrae lo schema dell’imputazione colposa dell’ ”agire procedimentalizzato” e non quello molti profi li, rappresenta tuttavia un concre- ai controversi profi li legati alla sussistenza formale che rileverà solo sul piano probatorio” to punto di partenza per il recupero, in via di una colpa generica, spesso utilizzata per (Giunta, 2013). interpretativa dell’ortodossia del rimprovero individuare ex post e in sede di giudizio una L’art. 6 della legge Gelli Bianco così reci- colposo attraverso una rinnovata normatività regola cautelare non osservata (perché non ta: 1. Dopo l’articolo 590-quinquies del codice della colpa, ovvero di una valutazione del rim- conoscibile dall’agente) ritenuta impeditiva penale è inserito il seguente: «Art. 590-sexies provero soggettivo legata alla violazione di re- dell’evento. (Responsabilità colposa per morte o lesioni gole cautelari per lo più scritte, conoscibili ex Pur tuttavia, linee guida e protocolli co- personali in ambito sanitario). - Se i fatti di ante dall’operatore del rischio ed applicate ex stituiscono uno sforzo di tipizzazione del rim- cui agli articoli 589 e 590 sono commessi post dal giudice. provero colposo il quale risulta integrato da nell’esercizio della professione sanitaria, si cautele scritte e conoscibili, idonee ad impe- applicano le pene ivi previste salvo quanto dire l’evento infausto. Non solo, ma le regole disposto dal secondo comma. Qualora l’e- 5 Cassazione pen. Sez. IV, 3 maggio 2010, n. protocollari garantiscono una guida preziosa vento si sia verifi cato a causa di imperizia, 16761, in www.dejure.it ed FI, 2011, II, 482. La sen- la punibilità è esclusa quando sono rispet- tenza annulla con rinvio l’assoluzione del sindaco di tate le raccomandazioni previste dalle linee Sarno. 8 Ibidem. guida come defi nite e pubblicate ai sensi di 6 Ricordiamo, ex plurimis, Cass. pen. sez. IV, 9 Si dice “quando particolari elementi la propon- legge ovvero, in mancanza di queste, le buone 17/05/06 (dep. 6/02/07), n. 4675, Bartalini; Cass. gano come misura direttamente incidente su uno pratiche clinico-assistenziali, sempre che le pen. sez. IV, 24 maggio 2012, n. 33311 su DeJure. specifi co evento pregiudizievole”. Cass. pen. Sez. IV, raccomandazioni previste dalle predette linee 7 Cass. pen. Sez. IV, 24 marzo 2016, n. 12478, in 24 marzo 2016, cit. p. 128. guida risultino adeguate alle specifi cità del DeJure. 10 Cass. pen. Sez. IV, 24 marzo 2016, cit. p.128. caso concreto». 2. All’articolo 3 del decreto-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 62 legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito, elenco istituito e regolamentato con decreto L’assenza di una norma ad hoc non ci con modifi cazioni, dalla legge 8 novembre del Ministro della salute, da emanare entro consente, come detto, di trasporre nell’am- 2012, n. 189, il comma 1 è abrogato. novanta giorni dalla data di entrata in vigore bito dei rischi naturali le stesse limitazioni di In questo processo ermeneutico dobbia- della presente legge, e da aggiornare con ca- responsabilità che la legge riserva al medico. mo muovere da un assunto chiaro: a oggi le denza biennale. In mancanza delle suddette Pur tuttavia, appare innegabile la centralità limitazioni al rimprovero colposo che la legge raccomandazioni, gli esercenti le professioni delle linee guida e dei protocolli nella deter- Gelli Bianco lega all’osservanza di linee gui- sanitarie si attengono alle buone pratiche minazione dei contenuti e dei limiti del rim- da e buone pratiche non si estendono ad altri clinico-assistenziali. provero colposo. Infatti, a parere di chi scrive, ambiti di rischio consentito, come ad esempio 2. Nel regolamentare l’iscrizione in appo- una volta riconosciuta a tali documenti una la gestione delle emergenze naturali e dun- sito elenco delle società scientifi che e delle natura consustanziale al rimprovero colposo que neppure alle attività del Centro Allerta associazioni tecnico-scientifi che di cui al sarà possibile per il giudice utilizzarli quali Tsunami. Per vero, anche nel contesto della comma 1, il decreto del Ministro della salute parametro di verifi ca del comportamento del responsabilità medica sussiste un ampio di- stabilisce: soggetto. battito sul ruolo riservato all’osservanza delle a) i requisiti minimi di rappresentatività Con maggiore sforzo esplicativo, possia- linee guida e protocolli. sul territorio nazionale; mo dire che sarà possibile per il giudice - una La giurisprudenza chiamata a pronun- b) la costituzione mediante atto pubblico volta riconosciuta la natura cautelare della ciarsi sulla colpa medica ribadisce che, nono- e le garanzie da prevedere nello statuto in ri- regola osservata, specie se espressione della stante linee guida e protocolli costituiscano ferimento al libero accesso dei professionisti miglior scienza ed esperienza, anche interna- un complesso di cautele idonee a orientare il aventi titolo e alla loro partecipazione alle zionale, del momento storico - formulare un comportamento dell’operatore e altresì a gui- decisioni, all’autonomia e all’indipendenza, giudizio di insussistenza della responsabilità dare il giudice, pur tuttavia essi “non sono in all’assenza di scopo di lucro, alla pubblica- penale dell’operatore del rischio. grado di offrire standard legali precostituiti; zione nel sito istituzionale dei bilanci preven- L’operazione ermeneutica potrebbe essere non divengono, cioè, regole cautelari secondo tivi, dei consuntivi e degli incarichi retribuiti, incentivata da una più pregnante applicazio- il classico modello della colpa specifi ca: da alla dichiarazione e regolazione dei confl itti ne nel processo penale della regola civilisti- un lato la varietà e il diverso grado di quali- di interesse e all’individuazione di sistemi di ca di cui all’art. 2236 c.c. : se la prestazione fi cazione delle linee guida; dall’altro, soprat- verifi ca e controllo della qualità della produ- implica la soluzione di problemi tecnici di tutto, la loro natura di strumenti di indirizzo e zione tecnico-scientifi ca; speciale diffi coltà, il prestatore d’opera non di orientamento li rende privi della prescrit- c) le procedure di iscrizione all’elenco risponde dei danni, se non in caso di dolo o tività propria di una regola cautelare”11. La nonché le verifi che sul mantenimento dei di colpa grave. decisione è motivata sulla base di un assunto requisiti e le modalità di sospensione o can- Lo schema normativo consente di dimo- per vero condivisibile: l’eterogeneità di linee cellazione dallo stesso. strare all’operatore del rischio che l’osser- guida e protocolli elaborati con riferimento 3. Le linee guida e gli aggiornamenti delle vanza di linee guida e protocolli attenua o alle scienze mediche non consente né una stesse elaborati dai soggetti di cui al comma elide la rimproverabilità colposa giacchè la uniformità di approccio, né la possibilità di 1 sono integrati nel Sistema nazionale per le condotta, che ha dato luogo all’evento, si è verifi care l’attendibilità tecnico scientifi ca linee guida (SNLG), il quale è disciplinato nei uniformata alla miglior scienza ed esperienza di questi documenti i quali, talvolta, hanno compiti e nelle funzioni con decreto del Mini- del momento storico. come proprio obiettivo quello di un mero ri- stro della salute, da emanare, previa intesa in sparmio di spesa. sede di Conferenza permanente per i rapporti LINEE GUIDA E PROTOCOLLI NEL CAT Per ovviare, seppur in parte, a tali incer- tra lo Stato, le regioni e le province autonome Per questo motivo, proprio con riferimen- tezze (non ancora superate dalla giurispru- di Trento e di Bolzano, con la procedura di to alla gestione di un rischio così complesso denza durante il primo anno di applicazione cui all’articolo 1, comma 28, secondo periodo, come è quello legato agli tsunami, il CAT dell’ della novella) la legge Gelli Bianco ha codifi - della legge 23 dicembre 1996, n. 662, e suc- INGV sta predisponendo i seguenti documenti cato una metodologia di raccolta e selezione cessive modifi cazioni, entro centoventi giorni (Valbonesi, 2018): delle linee guida idonee a fondare quel giudi- dalla data di entrata in vigore della presente 1. Mansionario contenente le procedure zio di non colpevolezza di cui all’art. 6. legge. L’Istituto superiore di sanità pubblica applicative che guidino l’operatore nella L’art. 5, rubricato, Buone pratiche clini- nel proprio sito internet le linee guida e gli fase di invio del primo messaggio al DPC, co-assistenziali e raccomandazioni previste aggiornamenti delle stesse indicati dal SNLG, nelle procedure di aggiornamento e chiu- dalle linee guida prevede invece che: 1. Gli previa verifi ca della conformità della meto- sura dell’allerta, nonché nella gestione esercenti le professioni sanitarie, nell’ese- dologia adottata a standard defi niti e resi dei malfunzionamenti che possano occor- cuzione delle prestazioni sanitarie con fi na- pubblici dallo stesso Istituto, nonché della rere durante lo svolgimento del servizio. lità preventive, diagnostiche, terapeutiche, rilevanza delle evidenze scientifi che dichia- 2. Mansionario delle procedure riservate al palliative, riabilitative e di medicina legale, rate a supporto delle raccomandazioni. funzionario quale soggetto titolare della si attengono, salve le specifi cità del caso 4. Le attività di cui al comma 3 sono svolte responsabilità di decisioni assunte duran- concreto, alle raccomandazioni previste dalle nell’ambito delle risorse umane, fi nanziarie e te l’evolversi delle fasi dell’emergenza. linee guida pubblicate ai sensi del comma strumentali già disponibili alla legislazione 3. Protocollo del CAT il quale, anche sulla 3 ed elaborate da enti e istituzioni pubblici vigente e comunque senza nuovi o maggiori scorta dei documenti elaborati dai centri e privati nonché dalle società scientifi che e oneri per la fi nanza pubblica. allerta tsunami europei ed internazionali dalle associazioni tecnico-scientifi che del- Ne discende come il medico che osserva maggiormente accreditati, definisca le le professioni sanitarie iscritte in apposito le linee guida e le buone pratiche scelte e procedure operative del servizio in ogni accreditate nell’osservanza delle prescrizioni sua declinazione, dalla gestione e conti- dell’art. 5 non sarà oggetto di un rimprove- nua verifica degli strumenti tecnici alla 11 Così Cass. pen. sez. IV, 29 gennaio 2013, n. ro per colpa anche qualora l’evento nefasto formazione del personale, dalle scelte 16237, Cantore, in DeJure. derivi da un errore applicativo della cautela. procedurali e scientifiche sottese alla

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 gestione dell’allerta agli strumenti idonei BIBLIOGRAFIA 63 a fronteggiare i malfunzionamenti. BOVE V. (2015), Brevi riflessioni su protocolli e li- 4. Protocollo CAT-ISPRA attraverso il quale si nee guida: è a rischio il principio di legalità? In: regolamenta la sinergia fra i due istituti www.penalecontemporaneo.it BRUSCO C., La nuova legge sulla responsabilità in ambito SiAM. professionale degli esercenti le professioni 5. Protocollo CAT – DPC attraverso il quale sanitarie. In: www.ilpenalista.it, 1 marzo 2017. si regola, in via di prima istanza, il profilo BRUSCO C., La colpa penale e civile, Milano, 2017, della comunicazione dell’esistenza di un spec. p. 233. terremoto potenzialmente tsunamigenico CAPUTO M., I nuovi limiti della sanzione penale. In: e dei messaggi relativi allo sviluppo e LOVO M., NOCCO L. (a cura di), La nuova responsa- chiusura dell’allerta. bilità sanitaria. Le novità introdotte dalla Legge Gelli, Milano, 2017, p. 26. 6. Protocollo CAT – DPC - ISPRA attraverso CAPUTO M., La responsabilità penale dell’esercente il quale i tre enti definiscono le procedure la professione sanitaria dopo la L. n. 24 del 2017 di interazione tecnico - scientifica e di co- … “quo vadit”? Primi dubbi, primi risposte, se- municazione nel caso abbia luogo un’al- condi dubbi. In: Danno e responsabilità, 2017, lerta o si verifichino malfunzionamenti. p. 293. 7. Le linee guida chiamate a descrivere, CORNACCHIA L., Il problema della c.d. causalità psi- anche a livello internazionale: le scelte chica rispetto ai condizionamenti mentali. In: CANESTRARI S., FORNASARI G., Nuove esigenze di scientifiche e procedurali maggiormente tutela nell’ambito dei reati contro la persona, idonee ad affrontare il rischio tsunami; i Bologna, p. 199 e ss., 2001. limiti delle cognizioni scientifiche attual- DE FANCESCO G., In tema di dovere terapeutico, colpa mente disponibili; il dibattito internazio- medica e recenti riforme. In: www.lalegislazio- nale sviluppatosi attorno a scelte non nepenale.eu, 2 maggio 2017. ancora frutto di piena condivisione; gli DE LIA A., La “colpa medica”: dal tramonto del mo- obiettivi della ricerca. dello “Balduzzi” all’alba di un nuovo sistema. Brevi note su di una riforma in stile “pulp”. In: Affi nché tali documenti redatti dal CAT www.archiviopenale.it, 27 giugno 2017. possano assurgere al rango di cautele, questi DI FLORIO M., Riflessioni sulla nuova fattispecie dovranno essere tradotti in lingua inglese e suc- della responsabilità colposa in ambito sanitario cessivamente sottoposti all’approvazione di un (ex art. 590 sexies c.p.) come introdotta dalla comitato scientifi co istituto a livello nazionale. legge Gelli-Bianco. In: www.archiviopenale.it, Sarà altresì necessario un processo di valida- 30 maggio 2017. zione internazionale da parte del NEAM nonché GALLO M., Lineamenti di una teoria sul concorso di persone nel reato, Milano, 1957. alla validazione da parte del ICG-NEAMTWS. GIUNTA F., Intervento. In: Protezione civile e respon- sabilità nella società del rischio, Pisa, p. 144 CONCLUSIONI e ss., 2013. Molti sono ancora gli sforzi che debbono INSOLERA G., Problemi di struttura del concorso di essere compiuti affi nché alle condivise esi- persone nel reato, Milano, 1986. genze di tutela delle potenziali vittime degli MANTOVANI F., Manuale di diritto penale. Parte gene- eventi naturali non si associ un atteggiamen- rale. Padova, 2017. PADOVANI T., Le ipotesi speciali di concorso nel reato, to di ingiustifi cato rigore sanzionatorio nei Milano, 1973. confronti degli operatori del rischio. RISICATO L., Il nuovo statuto penale della colpa me- Nel cammino verso l’equilibrio fra esigen- dica: un discutibile progresso nella valutazione ze di sicurezza ed esigenze di progresso non della responsabilità del personale sanitario. In: può perdersi di vista la regola dettata dall’art. www.lalegislazionepenale.eu, 5 giugno 2017. 27 della nostra Costituzione che pone al cen- VALBONESI C., Studio delle problematiche relative tro del rimprovero penale il principio di colpe- alle eventuali posizioni di garanzia e ai profili di responsabilità colposa, con riferimento alle volezza il quale impedisce l’ingresso a quelle attività del Centro Allerta Tsunami dell’INGV, forme di responsabilità oggettiva tanto care in corso di pubblicazione su Miscellanea INGV, al precauzionismo dilagante. 2018.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 64 DONATELLA PORRINI Professore Associato di Politica Economica Il ruolo delle assicurazioni Dipartimento di Scienze dell’Economia Università del Salento, Lecce nella prevenzione dei rischi: Email: [email protected] il caso dei terremoti The role of insurance in risk prevention: the case of earthquake

Parole chiave (key words): assicurazioni (insurance), rischi (risk), prevenzione (prevention), terremoti (earthquake)

1. INTRODUZIONE Le assicurazioni si presentano come uno In primo luogo, a causa del problema I fenomeni sismici, nella loro dramma- strumento attraverso cui attuare una sorta di dell’informazione nascosta, si potrebbe ve- ticità e gravità, da una parte provocano in- privatizzazione di fi nanziarizzazione di funzio- rifi care una crescente concentrazione di genti danni economici con la conseguente ni nel passato attribuite allo stato (Zanini et individui ad alto rischio nel mercato, come necessità di trovare le risorse fi nanziarie per al. 2015), sulla scorta dell’esperienza ormai conseguenza della decisione di quelli a basso farne fronte, dall’altra, fanno emergere l’im- consolidata di molti paesi e delle indicazio- rischio di non acquistare l’assicurazione che portanza di sviluppare adeguate politiche di ni provenienti da autorevoli studi di settore risulta per loro troppo cara (c.d. adverse se- prevenzione. (Swiss Re, 2017). lection); in secondo luogo, a causa dell’azione Purtroppo va rilevato che, anche se l’Italia In questo contributo verrà proposta nel nascosta, cioè dell’impossibilità degli assi- è un paese molto vulnerabile alle calamità prossimo paragrafo un’analisi delle caratte- curatori di osservare il comportamento degli naturali (non solo terremoti, ma anche fra- ristiche di un sistema assicurativo sui disa- assicurati, questi potrebbero comportarsi in ne, valanghe, inondazioni, incendi, siccità ed stri naturali; in seguito verranno confrontati modo scorretto (c.d. moral hazard), per esem- eruzioni vulcaniche) solo quando si verifi ca un i sistemi assicurativi di Francia, Stati Uniti e pio con l’adozione di misure di prevenzione in grave evento si accende il dibattito sulla pos- Giappone; si passerà poi all’esame della si- misura minore rispetto a quelle che sarebbe- sibilità di prevedere un sistema nazionale che tuazione italiana e verranno infi ne tratte delle ro state adottate in assenza della copertura consenta di avere le risorse per coprire i danni conclusioni sugli sviluppi futuri. assicurativa. e investire in opere che possano mitigare gli Per quanto riguarda il moral hazard, può effetti di eventi futuri. 2. ANALISI DELLE CARATTERISTICHE DI UN essere seguito un modello contrattuale che Spesso il dibattito ha riguardato l’introdu- SISTEMA ASSICURATIVO PER I DISASTRI scoraggi comportamenti scorretti. Proprio nel zione di un sistema di coperture assicurative NATURALI caso di polizze a copertura di eventi sismici, che, in particolare nel nostro paese, potrebbe Occorre prima di tutto sgombrare il cam- da una parte, può essere prevista una coper- aiutare a superare l’impronta assistenzialista po dai dubbi sull’assicurabilità dei disastri tura parziale del rischio tramite franchigie e che è stata seguita fi nora, secondo la quale naturali. Nonostante capacità previsionali scoperti; dall’altra possono essere inserite vengono erogati risarcimenti da parte dello (purtroppo) molto limitate, e nel caso dei ter- nel contratto assicurativo delle clausole che stato, fi nanziati in molti casi da una tassazio- remoti praticamente nulle, le compagnie di premino i comportamenti corretti, per esem- ne straordinaria, senza che ci sia a priori un assicurazione sono in grado di offrire polizze, pio una scontistica per chi abbia costruito criterio per la distribuzione né un ammontare sulla base della probabilità di accadimento seguendo dei criteri anti-sismici oppure di spesa massimo (Porrini, 2010). di un evento sismico in un determinato con- escludere il risarcimento in caso di false di- In verità un sistema assicurativo è in gra- testo territoriale utilizzando le serie storiche chiarazioni o comportamenti diversi da quelli do di svolgere anche una funzione di incen- disponibili, le stesse che permettono anche dichiarati. tivazione e, in parte, anche di fi nanziamento, di defi nire le zone a rischio sismico (Coviello, Per quanto riguarda l’adverse selection, per le opere di prevenzione. Come evidenziato 2013). un’ampia diffusione delle polizze, eventual- dalla Commissione Europea nel Libro Verde Al problema dell’ingente entità dei danni, mente collegata alla previsione dell’obbliga- sull’assicurazione contro le calamità naturali che potrebbe comportare difetti di solvibilità torietà, può evitare il problema che si assi- e antropogeniche (2013, p.14) “Gli assicura- per le compagnie di assicurazione, si può ov- curino solamente soggetti ad alto rischio; a tori possono offrire incentivi di mercato alla viare tramite il ricorso a un pool assicurativo ciò si aggiunge che l’offerta da parte di un prevenzione del rischio: fi ssando il prezzo in che preveda che ogni compagnia partecipi pool di compagnie può limitare il fenomeno funzione del rischio si possono motivare i al danno solo in misura della sua quota di del cream skimming e dunque che vengano contraenti ad intervenire personalmente per mercato in premi. E può essere previsto un selezionati da parte delle compagnie solo i rendere meno vulnerabile il proprio bene”. massimale per i rimborsi, oltre il quale le ca- clienti a più basso rischio (Buzzacchi e Turati, Dunque, nella prospettiva di prevedere tastrofi richiederebbero l’intervento residuale 2010). a livello nazionale un sistema di copertura dello Stato. Si è appena visto come un sistema as- ex post dei costi delle calamità naturali e di A ciò si aggiunge la capacità delle com- sicurativo obbligatorio a copertura delle trovare risorse ex ante per sviluppare un ade- pagnie, in modo analogo all’offerta di altri calamità naturali possa essere d’aiuto alla guato sistema di prevenzioni, sembra ormai prodotti assicurativi, di risolvere anche i pro- soluzione dei problemi di funzionamento del imprescindibile prevedere un ruolo del settore blemi derivanti dalle imperfezioni informative mercato. Ma rendere obbligatorie le polizze assicurativo. che caratterizzano il mercato. sulle calamità naturali comporta sia vantag- gi che svantaggi.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 Un primo vantaggio consiste nella di- con onerosi controlli da parte del regolatore delle compagnie assicurative, la presenza di 65 stribuzione uniforme del costo dei rischi con pubblico; infi ne, si diffonderebbe l’idea che il un sistema di riassicurazione e la diffusione un effetto per così dire solidaristico; a ciò si pagamento del premio sia una sorta di tassa. delle coperture assicurative. aggiunge che le tecniche assicurative con- Un sistema assicurativo a copertura dei Dall’analisi dell’esperienza dei tre paesi sentirebbero una stima equa dei danni e dei disastri naturali deve quindi essere disegnato considerati emergono alcune caratteristiche conseguenti risarcimenti; inoltre, i danni in modo tale da limitare gli effetti negativi e comuni. privati verrebbero coperti da compagnie che far fronte ai problemi informativi. È dunque Prima di tutto, è prevista una copertura operano con meccanismi di mercato, lascian- utile analizzare in questo senso l’esperienza per i danni all’edifi cio insieme al suo conte- do all’intervento pubblico le spese di primo di altri paesi. nuto e tale copertura è accessoria a un’altra soccorso e di ripristino dei luoghi pubblici; polizza (la polizza a copertura degli incendi infi ne, sarebbe nell’interesse delle compagnie 3. I MODELLI ASSICURATIVI: UN CON- oppure la generica polizza “casa”). di assicurazione ridurre i risarcimenti futuri FRONTO TRA DIVERSI PAESI In secondo luogo, in tutti i paesi il premio attraverso un’opera di monitoraggio e di in- A livello mondiale, i paesi hanno svilup- viene determinato sulla base del livello di centivo all’applicazione di misure preventive pato sistemi assicurativi per la copertura dei rischiosità, differenziando le aree del paese idonee, con un effetto di parziale privatizza- disastri naturali che si differenziano sia per a seconda della loro vulnerabilità sismica, zione dei controlli. le caratteristiche delle polizze offerte, sia per a ciò si aggiunge la previsione di rilevanti D’altro canto l’obbligatorietà può compor- il livello di coinvolgimento dello Stato. franchigie. In terzo luogo, nessuno dei tre pa- tare degli svantaggi, come il fatto di spin- Di seguito, nella Tabella 1, vengono ana- esi prevede un’obbligatorietà della polizza a gere ad attuare una scelta non consapevole lizzati i sistemi di Francia, Giappone e Stati copertura dei terremoti, anche se in Francia senza una presa d’atto della vulnerabilità che Uniti sulla base della defi nizione dei beni ne è imposta la vendita insieme a quella a co- caratterizza certe aree geografi che e certe ti- assicurabili, la tipologia di polizza offerta, pertura degli incendi. Infi ne, tutti e tre i siste- pologie di edifi ci e un conseguente scarso im- il metodo di determinazione del premio, la mi assicurativi si basano su un partenariato pegno in termini di prevenzioni; si potrebbero presenza di franchigie e/o di massimali, la pubblico-privato, nel quale lo stato svolge in poi creare delle distorsioni nei meccanismi previsione dell’obbligatorietà, la governance alcuni casi le funzioni di regolatore e in altre di formazione dell’offerta, attenuabili solo del sistema, il ruolo dello Stato e la funzione di riassicuratore (Paudel, 2012).

Tabella 1 – Confronto tra i sistemi assicurativi di Francia, Stati Uniti e Giappone FRANCIA STATI UNITI GIAPPONE Immobili e contenuto, locali com- Assicurato anche il contenuto Fabbricati residenziali e contenuto Beni assicurabili merciali/ industriali per le coperture alluvione Specifi che polizze previste per i Obbligatoriamente accessoria alla rischi sismici, offerte sia come Garanzia non obbligatoria accesso- Tipologia di polizza polizza incendio estensione della polizza sulla ria alla polizza incendio casa sia come polizza separata. In % del premio base, con tariffa Rischio sismico: tariffe risk Tariffe risk-based. Sconti su tariffa Determinazione del premio unica senza specifi che classi di based libere. Premi elevati per il base incentivano messa in sicurez- rischio rischio sismico za degli edifi ci Limite al capitale assicurabile: Bassi livelli iniziali, aumentabili per: 30-50% di quello assicurato con Franchigie/Massimali 1) rischi frequenti 2) incentivi a Previste franchigie per rischio la garanzia incendio, fi no a un investimenti delle amministrazioni sismico massimale di 435 mila euro per locali nelle opere di prevenzione l’immobile Sistema non obbligatorio, ma assicurazione collegata obbligato- Terremoto: copertura non obbli- Sistema non obbligatorio. Assicu- Livello di obbligatorietà del sistema riamente a copertura-base contro gli gatoria razione collegata a copertura-base incendi molto diffusa (contro incendi), molto diffusa Forte ruolo dello Stato, che rias- Forte ruolo regolatore dello Stato, Terremoto: Partenariato in sicura una parte del portafoglio Governance del sistema e ruolo dello Stato garanzia statale illimitata per il California Fondo CEA che gode di premi, gestiti in un fondo separato riassicuratore benefi ci fi scali e concede polizze per i risarcimenti a carico dello agevolate Stato. Deduzioni fi scali incentivanti Offerta delle coperture, gestione dei Offerta polizze in collaborazione Offerta delle coperture, gestione dei Ruolo delle compagnie risarcimenti, costituzione di riserve con le varie forme di partenaria- risarcimenti, costituzione di riserve dedicate in bilancio to, ove previste dedicate in bilancio Tutto il portafoglio è riassicurato Previsto un riassicuratore garantito Libero mercato della riassicura- presso un unico riassicuratore mo- Riassicurazione dallo Stato, con libertà di operare zione, emessi anche cat bonds nopolista (JER). In caso di sisma, per altri soggetti dal fondo CEA lo Stato paga i danni superiori a un dato ammontare Attive nel 2015 16 milioni di polizze (2,1 miliardi di euro di premi nello Diffusione delle coperture assicurative La quasi totalità degli edifi ci sono Rischi sismici: 900 mila polizze stesso anno). 30% delle abitazioni assicurati in California vendute dalla CEA giapponesi sono assicurate. Merca- to in crescita Fonte: Elaborazione propria sulla base di dati IVASS (2017, p. 148 e ss.)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 66 Per quanto riguarda poi la diffusione del- gnie a favore di un loro maggiore coinvolgi- fu mai emanato. Quel provvedimento puntava le polizze, il caso della Francia e quello del mento nei risarcimenti. a escludere, o anche ridimensionare, l’inter- Giappone costituiscono un esempio di sistemi Già nel 1995 la Commissione tecnica per vento statale e a introdurre incentivi fi scali, nei quali i contratti assicurativi a copertura la spesa pubblica raccomandava che venisse anche attraverso regimi agevolati per l’impo- di eventi sismici sono molto diffusi e costi- sviluppato un sistema di copertura assicu- sta sul premio di assicurazione. tuiscono una rilevante fonte economica per rativa. Poi la Finanziaria per il 2005, vara- Passati due anni, dopo le alluvioni che nel i risarcimenti nel caso di accadimento di un ta dall’allora ministro Domenico Siniscalco, novembre del 2014 hanno colpito la Liguria e terremoto. Il confronto con l’esperienza di aveva previsto una sorta di Rc casa per ripa- il Nord Italia, la questione è tornata d’attua- questi paesi è dunque utile per il nostro pa- rare i danni provocati da calamità naturali: lità e Graziano Delrio, allora sottosegretario ese, che risulta molto vulnerabile al rischio in pratica, all’assicurazione contro l’incendio alla Presidenza del Consiglio, annunciò che sismico, ma nel quale, come verrà analizzato dell’abitazione avrebbe dovuto essere abbi- si stava valutando di nuovo la possibilità di nel prossimo paragrafo, tale tipo di polizze nata anche un’assicurazione contro terremo- introdurre l’assicurazione obbligatoria, sia sono invece poco diffuse. ti, maremoti, frane, alluvioni e fenomeni vul- per soggetti pubblici sia per quelli privati. canici. Entrambe le proposte prevedevano un Per evitare che il costo della stipula dell’as- 4. LA SITUAZIONE IN ITALIA sistema su base sostanzialmente volontaria. sicurazione volontaria gravasse interamente In questo contesto, l’Italia si distingue per Nel corso degli anni, visto il mancato svi- sui sottoscrittori e incentivarne dunque la una gestione dei danni da calamità naturali luppo del mercato privato, si è incominciato a diffusione, si discusse anche dell’ipotesi di affi data tradizionalmente all’intervento sta- parlare dell’introduzione di un sistema assi- scaricare il costo (totale o parziale) della po- tale, per quanto riguarda la fase di ricostru- curativo di tipo obbligatorio. A questo proposi- lizza dalla dichiarazione dei redditi. Ma anche zione ex post, e una corrispondente scarsis- to si sono levate molte critiche per il fatto che in questo caso non si arrivò a nessuna deci- sima diffusione delle coperture assicurative in questo modo verrebbe affi dato il compito di sione operativa. per tali eventi. gestire questo business proprio alle assicura- Eppure il sistema italiano non è difforme zioni e sarebbe allora necessaria una corretta 4.2 LA SITUAZIONE ATTUALE da quelli degli altri paesi appena analizzati, defi nizione della cornice regolamentare e del A seguito del drammatico evento sismico in quanto le polizze offerte nel mercato as- sistema di vigilanza per garantire un’offerta del Centro Italia dell’estate 2016 e della quasi sicurativo italiano risultano essere polizze a di polizze con caratteristiche tali da seguire totale distruzione delle cittadine di Amatrice, copertura degli edifi ci, accessorie rispetto a criteri di equità (Baglioni e Grillo, 2009). Accumuli e Arquata del Tronto, è ripreso il di- quelle a copertura degli incendi, differenzia- Dunque, da anni in Italia si discute dell’in- battito sul tema dell’opportunità di sviluppa- te a seconda della rischiosità, dell’ampiezza troduzione di un sistema obbligatorio di po- re un sistema di incentivi alla prevenzione nel dell’immobile e dell’eventuale adozione di ac- lizze a copertura dei terremoti. Proprio pochi quale possano essere previste anche forme di corgimenti che limitino i danni, per esempio giorni prima del terremoto in Emilia Romagna, copertura assicurativa. nel caso di costruzioni antisismiche (Gizzi et nel maggio 2012, il governo Monti introdus- Il 15 settembre 2016 nell’audizione parla- al., 2016). se l’obbligo delle assicurazioni per gli edifi ci mentare del Ministro Graziano Delrio sul terre- privati nella bozza del decreto legislativo 59 moto è stato annunciato il rafforzamento del 4.1 L’ESPERIENZA NAZIONALE NEL PASSATO (la riforma della Protezione civile) convertito sistema di “Incentivo fi scale antisismico”. Il nostro Paese purtroppo ha una lun- dalla legge 100 del 12 luglio 2012. Nessu- Successivamente la legge di bilancio ga storia legata agli eventi sismici, come na traccia della previsione, però, rimase nel 2017 ha previsto il “sisma bonus” per inclu- riportato nella Tabella 2, la quale riepiloga testo defi nitivo della norma durante l’esame dere tra le spese per gli interventi edilizi che gli eventi più rilevanti in termini di perdite parlamentare. E anche sul fronte delle assi- danno la possibilità di detrazione Irpef anche economiche e assicurative registrati in Italia curazioni volontarie ci furono degli intoppi, in quelle fi nalizzate all’adozione di misure anti- negli ultimi 50 anni. quanto nello stesso testo erano stati previsti sismiche, potenziando il sistema di detrazioni

Tabella 2 – Perdite economiche e coperture assicurative in Italia negli ultimi 50 anni in Italia Danni economici Danni assicurativi Anno Regione (milioni di euro) (milioni di euro) 1976 Friuli (2 eventi) 16.000 4 1980 Irpinia 25.000 86 1997 Umbria 2.500 130 2002 Molise 1.000 6 2009 L’Aquila 2.700 38 2012 Emilia-Romagna 12.700 1.250 2016 Centro Italia 5.700 200

Fonte: Ania (2017, p. 231)

Come si può vedere, la quota di danni as- alcuni criteri direttivi che dovevano far parte che era già stato previsto nel Testo unico per sicurati è sempre stata estremamente bassa di un regolamento sulle coperture assicura- le imposte sui redditi (articolo 16, comma 1, e ciò ha dato origine a un dibattito circa la tive volontarie, ma il decreto attuativo che lettera i). La novità consiste nella previsione possibilità di attribuire un ruolo alle compa- avrebbe dovuto contenere il regolamento non di un aumento della percentuale di detrazio-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 ne qualora, in virtù delle misure antisismiche dio individuali, quasi il 15% a polizze globale Sud e Isole. Si può, inoltre, notare come le 67 adottate, si ottenga una riduzione del rischio fabbricati, mentre lo 0,4% è relativo a polizze polizze incendio siano meno diffuse proprio sismico. È stato perciò proposto un nuovo si- che coprono unicamente il rischio terremoto, dove sono più forti i rischi sismici. stema di classifi cazione delle abitazioni che senza la copertura del rischio incendio. I dati analizzati mostrano, dunque, una non si basa solamente sulle caratteristiche Nella Tabella 3 viene indicata la suddi- scarsa diffusione delle polizze a copertura di di sismicità della zona dove è stato costruito visione tra le diverse tipologie di polizze in eventi sismici; a ciò si aggiunge che i livelli l’immobile, ma anche sulla tipologia dell’a- percentuale, indicando anche l’ammontare e più bassi di diffusione corrispondono a quelli bitazione. la percentuale dei valori assicurati più alti di vulnerabilità.

Tabella 3 – Numero e caratteristiche delle polizze attive - Settembre 2016 Numero Distr. % Valori assicurati Distr. % Tipo di polizza polizze numero polizze (mln di euro) valori assicurati Multirischio 4.267.070 52,3 954.959 30,4 Incendio (polizza individuale) 2.618.233 32,1 527.989 16,8 Globale fabbricati 1.200.603 14,7 1.640.177 52,2 Solo rischio terremoto 36.733 0,4 12.970 0,4 Non codifi cato 41.913 0,5 5.528 0,2 Totale 8.164.552 100,0 3.141.624 100,0 Fonte: Ania (2017, p. 231)

Lo sforzo di incentivare l’adozione di mi- Dai dati riportati nella Tabella, in particola- Può essere utile analizzare le cause di sure di prevenzione va di pari passo con quel- re dalla distribuzione percentuale delle somme questa scarsa diffusione per poter prevedere lo di cercare di aumentare la diffusione delle assicurate, risulta che circa la metà del patri- interventi che incidano su questa situazione polizze assicurative a copertura degli eventi monio abitativo assicurato è relativo a polizze a livello nazionale. sismici. Infatti, la presidente dell’Ania, Maria globale fabbricati (che sono le più rilevanti in Bianca Farina, nel corso di un’audizione alla termini di valore), il 30% a polizze multirischio 5. LE CAUSE DELLA SCARSA DIFFUSIONE Camera sulla legge di Bilancio nel novem- e solo il 17% a polizze incendio individuali. DELLE POLIZZE IN ITALIA bre 2016, ha affermato “Riteniamo che fi n Un altro aspetto interessante è quello La scarsa diffusione delle polizze a co- da subito possano essere previste coperture relativo alla distribuzione geografi ca delle pertura delle calamità naturali, specie nelle assicurative per gli immobili ricostruiti e per polizze e al rapporto tra la diffusione delle zone ad alto rischio, può essere attribuita a quelli messi in sicurezza nell’ambito del piano polizze e la vulnerabilità delle aree del nostro diverse cause e costituisce un tema di ricerca Casa Italia”. paese, che viene evidenziato nel Grafi co 1. fi n dagli anni ’70. Di recente sono stati pubblicati i dati re- Risulta evidente la presenza di forti divari Kunreuther (1978), relativamente all’ac- lativi a un’indagine avviata a fi ne 2016 dall’I- geografi ci nella diffusione delle polizze, che quisto di polizze assicurative a copertura di VASS per valutare la diffusione delle polizze interessano oltre il 40% delle abitazioni del inondazioni e terremoti in California, ha di- a copertura delle calamità naturali in Italia. Centro-Nord, ma soltanto il 15% di quelle del mostrato che le persone in aree caratterizzate A questo fi ne è stato richiesto alle imprese di assicurazione di trasmettere il dato rela- Grafico 1 – Diffusione delle polizze incendio per le unità abitative – Milioni di unità abitative tivo alle coperture delle polizze incendio e/o e valori percentuali (Fonte: IVASS (2017, p. 156) terremoto attive al 30 settembre 2016 per i rischi localizzati nel territorio italiano. I rischi sono riferiti soltanto ad abitazioni o fabbricati a uso abitativo e a eventuali unità commer- ciali ancillari. Hanno aderito alla richiesta 49 imprese rappresentative di una quota di mercato di circa il 94% dei premi dell’eserci- zio 2016 del ramo incendio. Si evidenzia che l’ANIA ha poi utilizzato anche altri dati di fonte pubblica (in particolare il Censimento 2011 delle abitazioni di ISTAT) per arrivare a una stima ragionevole della diffusione di tale tipo di polizze. Secondo questa indagine, a settembre 2016 il numero di polizze attive (relative al campione di imprese partecipanti) era pari a 8,2 milioni per un valore complessivo di som- me assicurate pari a circa 3,142 miliardi di euro di queste polizze oltre il 52% è relativo a polizze multirischio, il 32% a polizze incen-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 68 da un alto livello di vulnerabilità spesso non Un’ulteriore motivazione per spiegare la be il passaggio da un regime di provvidenze conoscono il rischio a cui sono esposte e pro- scarsa domanda di polizze sulle calamità na- generiche, distribuite a pioggia su aree an- prio per questo decidono di non acquistare turali è il fatto che è previsto in ogni caso un che interessate solo marginalmente da eventi l’assicurazione anche in presenza di sussidi. sistema di aiuti economici dopo il disastro. catastrofali, gestite localmente e con criteri Al problema che le persone spesso non Infatti, se le vittime possono sempre contare difformi, ad un regime di tipo assicurativo conoscono i rischi a cui sono sottoposte, si su un risarcimento pubblico ex post, ciò riduce caratterizzato da una valutazione puntuale aggiunge un’altra motivazione collegata alla l’incentivo ad acquistare la copertura assi- e oggettiva dei danni subiti, con un servizio comprensione delle informazioni disponibili curativa. Si tratta del il c.d. charity hazard, organizzato di accertamento dell’entità dei sulla probabilità di accadimento delle cata- una sorta di moral hazard individuale, che sinistri e di risarcimento. strofi . Slovic et al. (2000) hanno dimostrato esprime la tendenza degli individui a non as- che l’acquisto di una polizza si basa tradi- sicurarsi contro i disastri naturali nella con- BIBLIOGRAFIA zionalmente sull’assegnazione di una certa vinzione che aiuti o programmi di emergenza ANIA (2017), L’assicurazione Italiana 2016-2017, probabilità al verifi carsi di eventi naturali, saranno resi disponibili dalla società o dallo Rapporto Annuale. ma il giudizio sulla probabilità è spesso in- Stato (Raschky e Weck-Hannemann, 20017). BAGLIONI A., GRILLO M. (2009), Calamità naturali e assicurazione: elementi di analisi per una rifor- fl uenzato dalla conoscenza di casi concreti e Infatti, l’analisi comparata tra i diversi ma, IEF0089 – September. recenti in cui si sono verifi cati tali eventi e il sistemi di risarcimento nei paesi europei di- BUZZACCHI L., TURATI G. (2010), Rischi catastrofali e fatto di basarsi sulla percezione del verifi carsi mostra che nei paesi dove i risarcimenti pub- intervento pubblico. Consumatori, Diritti e Mer- dell’evento porta ad errori sistematici sull’as- blici sono generosi e automatici (per esempio, cato, numero 2/2010, pp. 111-122. segnazione della probabilità. in Italia e in Germania) la penetrazione delle COMMISSIONE EUROPEA (2013), LIBRO VERDE sull’as- Altri fattori determinano la conoscenza di coperture assicurative è molto più bassa, sicurazione contro le calamità naturali e antro- un particolare rischio, primo fra tutti il mo- mentre in paesi, come il Regno Unito, dove pogeniche, Strasburgo, 16.4.2013 COM(2013) 213 final. do in cui l’evento è presentato dai media, da non c’è praticamente risarcimento pubblico COVIELLO, A. (2013), Calamità naturali e coperture gruppi di interesse organizzati e dai politici: la penetrazione è molto più alta (Porrini e assicurative. Il risk management nel governo dunque, se un particolare rischio si è mate- Schwarze, 2014). dei rischi catastrofali, Sigea, Dario Flaccovio rializzato di recente ed è stato pubblicizzato in Dunque, proprio nel nostro paese si può Editore. modo esteso, le persone sono spinte a credere rilevare una scarsa conoscenza dei rischi ai GIZZI F. T., POTENZA M. R., ZOTTA, C. (2016), The insu- in una più alta probabilità di accadimento nel quali siamo soggetti, che porta a sottova- rance market of natural hazards for residential futuro. lutare il valore economico delle prevenzioni, properties in Italy, Open Journal of Earthquake Research, 5, pp. 35-61. Esistono altre ragioni della erronea perce- sebbene ci sia una predisposizione a eventi IVASS (2017), Relazione sull’attività svolta dall’I- zione della probabilità dei rischi: in partico- di natura non solo sismica ma anche idro- stituto nell’anno 2016, Roma, 23 giugno. lare, secondo la prospect theory di Kahneman geologica e vulcanica. È quindi auspicabile KAHNEMAN, D. E TVERSKY, A. (1979), Prospect Theory: e Tversky (1979), la scelta di assicurarsi di- che si avviino iniziative per informare i privati An Analysis of Decision under Risk, in Econome- penderebbe anche da aspetti emotivi e psi- cittadini e i (pubblici) decisori sui dati circa trica, vol. 47 (2), pp. 263-292. cologici. Nel caso considerato, se la polizza le caratteristiche degli edifi ci e del territorio KUNREUTHER H. (1978), Disaster Insurance Protec- assicurativa che copre gli incendi ma non i nazionale in modo tale che da ciò possa deri- tion: Public Policy Lessons, New York, John Wiley & Sons Inc. terremoti viene presentata come una poliz- varne una maggiore disponibilità alla diffu- PAUDEL Y. (2012), A Comparative Study of Public- za a copertura completa contro lo specifi co sione delle polizze a copertura delle calamità Private Catastrophe Insurance Systems: Les- rischio di incendio oppure come una polizza naturali. sons from Current Practices, Geneva Papers on limitata rispetto al rischio globale di danni Risk & Insurance, 37, pp. 257-285. alla proprietà, la prospect theory prevede che CONCLUSIONI PORRINI D. (2010), L’assicurazione sui disastri na- la polizza apparirà molto più attraente nella Da quanto analizzato in questo contri- turali: motivi della scarsa diffusione e soluzioni prima formulazione, nella quale si offre una buto, il problema principale rimane come di politica economica, Politica Economica, n.1, aprile, pp. 123-145. protezione incondizionata contro un ristretto incentivare l’adozione di misure preventive. PORRINI D., SCHWARZE, R. (2014), Insurance models gruppo di eventi. I due autori ne derivano che Nel caso delle polizze a copertura dei danni and European climate change policies: An as- le basse probabilità generalmente sono sot- da disastri naturali, per effettuare un’offerta sessment, European Journal of Law and Econo- tovalutate e le alte sopravalutate per cui si differenziata, le compagnie di assicurazione mics, 38(1), pp. 7-28. può parlare di una “soglia di probabilità”, al calcolano il profi lo di rischio degli edifi ci da RASCHKY P. A., WECK-HANNEMANN H. (2007), Charity di sotto della quale le vittime potenziali igno- assicurare considerando anche le misure hazard—A real hazard to natural disaster insu- rano gli eventi perchè non li considerano una preventive adottate. Dunque, sono in grado rance?, Environmental Hazards, Volume 7, Issue 4, 2007, pp. 321-329 minaccia. di mettere in atto una forma di incentivazio- SLOVIC P., MONAHAN J., MAC GREGOR D. G. (2000), Vio- Un altro elemento importante è il livello ne di tipo contrattuale (assicuro un immobile lence Risk Assessment and Risk Communica- di percezione della vulnerabilità su cui si ba- solo se è a norma e prevedo degli sconti in tion: the Effects of Using Actual Cases, Provi- sa la scelta di acquistare una copertura per presenza di determinate misure preventive), ding Instructions, and Employing Probability vs. i terremoti. Le vittime potenziali non sentono alla quale si aggiunge un’azione di monito- Frequency Formats, Law and Human Behavior, la necessità di una copertura perchè conside- raggio (le misure preventive devono essere vol. 24 (3), pp. 271-296. rano il rischio troppo basso per preoccuparsi mantenute nel tempo a pena di esclusione SLOVIC, P. (2001), The Perception of Risk, London, Earthscan Pub. delle conseguenze, seguendo il principio del dai risarcimenti). SWISS RE (2017), Natural Catastrophes and Man- “non capiterà a me” (it will not happen to me È, dunque, nell’interesse delle compagnie made Disasters in 2016: a Year of Widespread attitude). di assicurazione ridurre i risarcimenti futuri Damages. Sigma, 2. Questo è particolarmente evidente in tutti attraverso un’opera di monitoraggio e di in- ZANINI M.A., HOFER L., PELLEGRINO C. (2015), Le polizze i casi di eventi caratterizzati da bassa proba- centivo all’applicazione di misure preventive assicurative come strumento finanziario per il bilità ma rilevanti conseguenze, come per i idonee con un effetto di parziale privatizza- trasferimento del rischio sismico: stato dell’ar- disastri naturali (Slovic, 2001). zione dei controlli. Ciò, infi ne, determinereb- te, Conference Paper, Andis, L’Aquila.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 FRANCESCA CIFELLI 69 Dipartimento di Scienze, Università degli Studi Strumenti didattici per l’analisi di Roma Tre dei fenomeni sismici E-mail: [email protected] Educational tools for the analysis of seismic phenomena

Parole chiave (key words): Terremoto (Earthquake), rischio sismico (seismic risk), prevenzione (seismic prevention), laboratori didattici (didactic laboratories)

INTRODUZIONE le di una certa intensità. Nella defi nizione di alla superficialità crostale dell’ipocentro, c’è Nella sua lunga storia, il territorio ita- rischio è molto importante anche la densità la scarsa resistenza degli edifi ci (quindi l’e- liano è stato profondamente infl uenzato da antropica di un’area. Un evento naturale può levata vulnerabilità), anche in relazione alle numerose vicende culturali, storiche, poli- colpire aree completamente disabitate oppu- caratteristiche dei terreni sui quali questi so- tiche e sociali che hanno dato origine a un re aree a elevata densità abitativa e infra- no stati costruiti (che verosimilmente hanno paesaggio testimone di un profondo legame strutturale. amplifi cato lo scuotimento sismico). La vul- tra uomo e natura. Tuttavia, nella sua visione La “vulnerabilità” indica la propensione a nerabilità è il fattore del rischio sismico che troppo spesso antropocentrica l’uomo mostra subire un danneggiamento da parte di cose e a Ischia, come in altre aree italiane colpite una particolare attitudine a considerarsi “al- persone nel caso si verifi chi un evento natura- nel tempo da terremoti, pesa moltissimo ed tro dalla natura” spesso dimenticando che le. La vulnerabilità è tanto più alta quanto più è il principale responsabile di morte e di- ne fa parte e che è in grado di influenzare, gli edifi ci e le infrastrutture sono costruire in struzione. Sono anni che si parla di edilizia come tanti altri fattori ambientali, le modalità modo inadeguato ad affrontare il potenziale fuori controllo, di abusivismo e di condoni con cui un fenomeno naturale si manifesta e verifi carsi di un evento atteso per quell’area. a pioggia che hanno contribuito a rendere il i suoi effetti, a volte anche accentuandone Infi ne, i danni (in termini di perdita di vite nostro patrimonio edilizio ancora più fragile la gravità. umane, di danneggiamento di beni economici e quindi più soggetto a subire danni in caso I gravissimi problemi di rischio sismico, di e patrimonio culturale) vengono quantifi cati di eventi naturali. La storia sismica di Ischia, rischio vulcanico o di dissesto idrogeologico dal “valore esposto”. come del resto quella di tutta Italia, è nota dai che affl iggono atavicamente il nostro paese L’Italia, come è noto, è ubicata in una re- cataloghi storici e dallo studio della sismici- sono emblematici dell’incapacità dell’uomo gione della Terra dove la dinamica del pianeta tà recente. Seppure quella di Ischia sia una di mettere in atto in modo sistemico una pia- si manifesta attraverso una enorme varietà di sismicità “rara” (o meglio, poco frequente), nifi cazione territoriale e urbanistica, unica fenomeni (geodiversità) come terremoti, eru- questo non signifi ca che, in caso di terremoto soluzione effi cace per la prevenzione dalle ca- zioni vulcaniche e frane su un territorio poco i danni attesi debbano necessariamente es- tastrofi . In Italia, si possono elencare nume- vasto ma densamente popolato. Attraverso sere lievi. Il terremoto di magnitudo stimata rosi disastri naturali che si sarebbero potuti lo studio dei fenomeni naturali, gli scienzia- 5.0 (ovvero con un energia rilasciata circa evitare se l’uomo avesse prestato maggiore ti possono defi nire qual è la probabilità che 30 volte superiore a quella dell’evento del 21 attenzione alla “lettura consapevole” del ter- un’area sia interessata da un certo fenomeno agosto 2017) che nel 1883 aveva già distrutto ritorio. naturale e quindi ne defi niscono la pericolo- Casamicciola, e il detto popolare “qui suc- Ciò che rende il popolo italiano meno capa- sità. Poiché i fenomeni naturali non possono cede Casamicciola”, diventato famoso anche ce di altri di tutelarsi rispetto ai danni prodotti essere evitati, l’unica strada possibile è inter- fuori dall’isola, avrebbero dovuto insegnare dai fenomeni naturali è una carenza culturale. venire per mitigarne gli effetti. ai cittadini e a chi è preposto alla pianifi ca- Questa si manifesta ogni qual volta pensiamo zione territoriale di quell’area che, anche se al bene immediato (sfruttando senza criterio LA PERCEZIONE DEL RISCHIO SISMICO IN raramente, i terremoti si verifi cano e possono le risorse naturali e il territorio) invece di ITALIA causare la morte delle persone (2313 vittime progettare e pianificare a lungo termine le Il terremoto che si è verifi cato il 21 ago- nel 1883) e ingenti danni. nostre attività e la nostra interazione con sto del 2017 ad Ischia può essere utilizzato Se il signifi cato di pericolosità, vulnera- l’ambiente che ci circonda. Quest’ultimo come esempio emblematico per comprende- bilità e valore esposto fosse profondamente aspetto è di fondamentale importanza, perché re la diffusa carenza culturale rispetto alla radicato nella nostra cultura, leggere sui spesso i fenomeni naturali, soprattutto quelli consapevolezza del rischio sismico che con- quotidiani che la casa crollata era in attesa di maggiore intensità, come per esempio i ter- traddistingue gli italiani. Un terremoto che ha di condono dovrebbe destare indignazione. Il remoti, si manifestano con tempi di ricorrenza rilasciato un’energia di modesta entità (M = condono in sé implica che la casa in oggetto piuttosto lunghi, certamente più lunghi della 4.0) ha provocato 2 morti, 40 feriti e ingenti sia stata costruita in modo abusivo, quindi vita di ogni singolo individuo. danni ad alcuni fabbricati. Il numero di morti, violando le norme costruttive previste per Per comprendere l’importanza di quanto stante l’entità dei danni, avrebbe potuto es- quell’area; un condono, quindi, non rende detto, ricordiamo brevemente come si defi ni- sere più elevato, se non fosse stato per l’in- affatto una casa più sicura. Piuttosto che sce il rischio naturale. Esso è il prodotto di stancabile e impagabile lavoro delle squadre concedere condoni, le istituzioni dello Stato tre fattori: la pericolosità, la vulnerabilità e il di soccorso e dei volontari, a testimonianza dovrebbero impegnarsi concretamente per valore esposto. La “pericolosità” defi nisce la del forte senso di solidarietà e della genero- permettere di costruire solo in modo idoneo. probabilità che in un’area si verifi chi, in un sità del popolo italiano. Tra le ragioni di tante Infi ne, ma non da ultimo, se ogni singolo certo intervallo di tempo, un evento natura- conseguenze per un evento così piccolo, oltre cittadino fosse individualmente consapevo-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 70 le e dunque sensibile ai rischi che corre, si di poter “mettere in sicurezza” l’intero paese zazione alle realtà territoriali locali al fi ne di preoccuperebbe di verifi care la solidità della ma è necessario aumentare la consapevolez- trasformare i giovani in parte di quella cit- propria abitazione. za di tutta la popolazione, soprattutto quella tadinanza consapevole che opera per il bene dell’età scolare, che è preferibile e più conve- della comunità attraverso una tutela attiva IL RUOLO DELLA SCUOLA niente intervenire prima piuttosto che dopo, del territorio. Terremoti come quello di Ischia, che in cioè prevenire piuttosto che intervenire in altri paesi dove la prevenzione è un concetto emergenza, evitando in ogni caso di costruire L’IMPORTANZA DEI LABORATORI DIDATTICI profondamente radicato nella vita culturale, in zone pericolose. ED ESEMPI DI ESPERIENZE LABORATORIALI sociale e politica dei cittadini farebbero “il La scuola rappresenta il fulcro della for- “Se ascolto, dimentico. Se vedo, ricor- solletico” ai fabbricati, in Italia continuano a mazione dei giovani che in età adulta occupe- do. Se faccio, capisco” diceva Confucio più mietere vittime e a distruggere il patrimonio ranno diverse posizioni, tra cui anche quelle di duemila anni fa. Le attività di laboratorio culturale e storico delle aree colpite. Questo ci di responsabilità nella società. La scuola deve didattico hanno un ruolo chiave nell’appren- insegna che l’unica via percorribile sia edu- assumere un ruolo fondamentale in questa dimento. Nelle Indicazioni Nazionali del MIUR care nuove generazioni alla consapevolezza educazione alla consapevolezza del territorio per le scuole secondarie di secondo grado, il del rischio. Non è facilmente immaginabile e alla prevenzione, partendo dalla sensibiliz- laboratorio è considerato “uno dei momenti

Figura 1 – Modelli meccanici di faglie. a) e b) Faglia normale prima e dopo ‘il terremoto’; c) modelli dei tre tipi faglie (normale, trascorrente e inversa) esposti durante una manifestazione di diffusione della cultura scientifica

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 più signifi cativi in cui la dimensione speri- Uno dei vantaggi delle attività che ripro- energia potenziale, in superfi cie non si hanno 71 mentale si esprime, in quanto circostanza ducono alla scala di laboratorio i fenomeni evidenze di tale deformazione. Se tali sforzi privilegiata del fare scienza attraverso l’or- naturali, è che sono esperienze facilmente superano il limite di rottura (il fi lo è tirato fi no ganizzazione e l’esecuzione sistematica di riproducibili nelle aule scolastiche o pres- a superare l’attrito che esiste tra il blocco di attività sperimentali, che possono svolger- so strutture analoghe e quindi non servono letto e il blocco di tetto della faglia), le roc- si anche sul campo, in cui in ogni caso gli laboratori attrezzati per l’allestimento di ce si fratturano e si genera (o si riattiva nel studenti siano direttamente e attivamente tali esperienze. Questo tipo di laboratorio è caso del modello) una faglia. In questa fase impegnati”. definito «povero» perché è realizzabile di rapida e brusca liberazione di energia (che Per le Scienze della Terra, i laboratori con materiali semplici, di facile reperibilità spesso produce sorpresa e sobbalzi da parte rappresentano un fondamentale strumento e non richiede strumentazioni sofi sticate. degli “spettatori”) è possibile visualizzare di trasmissione delle conoscenze scientifi - Di seguito si riportano alcuni esempi di cosa succede quando avviene un terremoto. che, poiché le attività pratiche permettono esperienze laboratoriali che possono essere Una volta che si è verifi cato il terremoto, si può la “visualizzazione” dei fenomeni naturali utilizzate come strumenti didattici per fami- osservare la nuova condizione di equilibrio al senza dover ricorrere all’astrazione. Le atti- liarizzare con i fenomeni sismici. quale il sistema faglia è tornato. Con l’espe- vità laboratoriali permettono di conoscere i rienza illustrata nel paragrafo successivo, si fenomeni naturali, comprenderne i meccani- COME SI ORIGINANO I TERREMOTI? introduce invece al concetto di ciclo sismico. smi e acquisire la consapevolezza che alcuni Un modello di faglia è uno strumento fenomeni naturali, come terremoti ed eruzioni didattico molto efficace che permette di PERCHÉ I TERREMOTI NON SI POSSONO PREVEDERE? vulcaniche, sono inevitabili ma si può lavora- comprendere, in modo semplice, come si Una delle domande che più spesso ven- re per minimizzare i danni e non trasformare originano i terremoti. In Fig. 1 è riportato un gono poste ai sismologi è “perché i terremoti ogni volta un evento naturale in un disastro. modello meccanico di una faglia normale non si possono prevedere?”. La risposta per Ad esempio, le esperienze laboratoriali sui (estensionale) attiva. Nel modello, gli sforzi in gli scienziati è ovvia ma il fatto che ancora fenomeni sismici permettono di stimolare gli atto all’interno della Terra sono riprodotti dal- oggi venga fatta con insistenza ogni volta studenti (i cittadini di domani) alla conoscen- la manopola che viene fatta ruotare durante che il Paese si trovi in emergenza sismica, fa za del fenomeno naturale “terremoto”; inoltre, la realizzazione dell’esperienza. Questi sforzi capire quanto nel nostro Paese manchi un’ap- tendono a sensibilizzarli alle conseguenze che provocano la deformazione elastica dei corpi propriata cultura scientifi ca. Per illustrare in un terremoto può avere in relazione alla tipo- rocciosi; tale deformazione nel modello è rap- modo semplice ma effi cace perché i terremoti logia dei terreni sui quali si costruisce e alla presentata dalla molla. Durante la rotazione non sono prevedibili si può utilizzare un’espe- tipologia di costruzioni edifi cate nelle zone della manopola, c’è il tempo per illustrare la rienza di laboratorio che permette anche di colpite da un terremoto. Quindi, attraverso la geometria di una faglia, il comportamento capire anche come funziona il ciclo sismico realizzazione di alcune esperienze pratiche, elastico delle rocce attraverso la molla che (Fig. 2). Il modello rappresenta la sezione di gli studenti vengono stimolati a conoscere si estende gradualmente man mano che il una faglia attiva, quindi l’analogo del con- maggiormente il territorio nel quale vivono, fi lo collegato alla manopola viene tirato. Du- tinuo e incessante movimento delle placche acquisendo una maggiore consapevolezza rante questa fase dell’esperienza (deforma- litosferiche. La carta vetrata rappresenta il del rischio sismico e del signifi cato profondo zione elastica delle rocce), si può far notare contatto tra i due lati della faglia (ovviamente della parola prevenzione. che, anche se le rocce stanno accumulando questa è una semplifi cazione perché sono rare

Figura 2 – a) Modello meccanico per spiegare il ciclo sismico; b) schema del materiale occorrente per l’esperienza; c) teoria del rimbalzo elastico; d) comportamento della maggior parte delle faglie attive

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 72 in natura piani di faglia orizzontali!) mentre il potenziale immagazzinata nell’elastico si tra- mento e il tempo trascorso tra due scorrimenti blocco rappresenta uno dei due lati della fa- sforma in energia cinetica, calore e onde sismi- successivi. A volte può succedere che il ritardo glia (un blocco di crosta). Il blocco è collegato che. Il momento nel quale le forze frizionali tra tra due terremoti sia grande ma il terremoto è a un sistema corda/elastico; come nel model- il blocco e la carta vetrata vengono superate di bassa energia. Oppure, può succedere il con- lo meccanico della faglia, l’elastico modella e il blocco scorre velocemente rappresenta il trario, cioè anche se il ritardo tra due eventi è le proprietà elastiche delle rocce che sono in movimento della Terra durante un terremoto. piccolo, il terremoto è di grande entità. L’espe- grado di accumulare energia potenziale men- Se la forza continua a essere applicata (se il rienza quindi mette in luce come le faglie non tre mi deformano. La corda è collegata a un trapano continua a girare), come succede in mostrano periodici accumuli e rilasci di ener- trapano che viene azionato a velocità costan- natura, il processo ricomincia. Il processo di gia elastica e che il tempo che trascorre tra due te e che rappresenta la forza che causa il mo- deformazione elastica delle rocce, fi no alla rotture successive, detto tempo di ritorno, non è vimento tra le placche litosferiche (Fig. 2b). rottura, e il successivo rimbalzo elastico co- costante, come previsto dalla teoria del rimbal- Quando si avvia il trapano (si applica cioè stituiscono nell’insieme il ciclo sismico. Se zo elastico (Fig. 2c). Può succedere, infatti, che una forza nel modello) il blocco inizialmente ri- durante l’esperimento si prende nota del tem- tutta la deformazione accumulata dall’ultimo mane “incollato” alla carta vetrata e l’elastico po che intercorre tra ogni singolo scorrimento terremoto non venga rilasciata completamente si estende. Quando è superata una certa soglia (ogni terremoto) e l’entità dello scorrimento del in quello successivo (rilascio parziale sforzo in (attrito statico), il blocco si muove repentina- blocco (che può essere correlata con l’energia fi gura) oppure lo sforzo su una faglia cambi mente nella direzione verso cui è tirato (attrito rilasciata durante un terremoto) si noterà che a causa di terremoti generati da faglie poste dinamico); questo succede perché l’energia non c’è correlazione tra intensità dello scorri- nelle vicinanze (Fig. 2d). L’irregolarità del ciclo

Figura 3 – Il fenomeno della liquefazione. a) l’acqua riempie gli spazi tra i granuli, l’attrito tra granelli rende compatto e resistente il sedimento; b) durante il terremoto, l’acqua circonda completamente tutti i granelli eliminando i contatti reciproci, il sedimento perde resistenza e si comporta come un fluido. c-e) riproduzione in laboratorio del fenomeno della liquefazione

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 sismico è il motivo principale per cui i terremoti neralmente non consolidati e saturi di acqua carico della sabbia sovrastante e può risalire 73 sono così diffi cili da prevedere. Questo signifi - (che è incomprimibile). Lo scuotimento lega- attraverso la sabbia “liquefatta”. ca che non è possibile sapere né quando né con to al verifi carsi di un terremoto può causare Questa esperienza permette di capire quanta energia si verifi cherà il prossimo terre- la perdita parziale o completa di resistenza quanto la geologia del sottosuolo sia impor- moto; sappiamo però dove si potrà verifi care del terreno, con gravi conseguenze in caso tante per la pianifi cazione urbanistica. con maggiore probabilità (in aree pericolose, di presenza di fabbricati al di sopra di esso con faglie sismogeniche), e quindi ci si può (Fig. 3a). La liquefazione di un deposito è il 2. La risonanza degli edifici preparare al prossimo terremoto (importanza risultato dell’effetto combinato di due fatto- Ogni edifi cio, come ogni struttura (e gli della prevenzione). ri: le condizioni del terreno, cioè terreno sab- stessi terreni su cui poggiano le fondazioni bioso saturo di acqua (fattore predisponente) degli edifi ci), è caratterizzato da una frequen- GLI EFFETTI DEI TERREMOTI SUGLI EDIFICI e il terremoto (fattore scatenante). za specifi ca di oscillazione (o da un periodo Quando si genera un terremoto lungo Attraverso un semplice modello meccanico di oscillazione) che dipende dalla sua forma un piano di faglia, le onde che si propagano è possibile visualizzare il processo di liquefa- e dalle sue dimensioni, in particolare dalla dall’ipocentro raggiungono la superfi cie ter- zione, di non immediata comprensione. Si usa sua altezza L. In particolare, il fenomeno del- restre, producendo lo scuotimento del suolo un contenitore pieno d’acqua, lo si riempie con la risonanza avviene se la lunghezza d’onda che attraversano. Se lo scuotimento avviene della sabbia fi nché l’insieme appare come un della perturbazione approssima la lunghez- in aree edifi cate (e se lo scuotimento è forte terreno solido (ma saturo di acqua). Si pone al za dell’edifi cio. Vista la relazione inversa tra abbastanza), questo si trasferirà agli edifi ci. di sopra di esso una “casa” (o due come nel lunghezza d’onda e frequenza se ne deduce Alcuni effetti indotti del terremoto (legati cioè caso dell’esempio in Fig. 3) ed eventualmente che alte frequenze, e quindi basse lunghez- alla propagazione delle onde sismiche) sono una pallina da ping pong all’interno della sab- ze d’onda, sono potenzialmente dannose per fortemente infl uenzati dalle condizioni geolo- bia (che simula un serbatoio sotterrato). edifi ci bassi, mentre basse frequenze, e quindi giche e dalla natura dei terreni superfi ciali, Inizialmente si prova a premere vertical- grandi lunghezze d’onda, sono potenzialmente e anche dalla presenza di acqua nel suolo. mente con le mani sulla casa, simulando la dannose per edifi ci più alti (Fig. 4a). La rispo- Per spiegare la risposta sismica dei terreni di pressione di un edifi cio sul terreno e si osserva sta dinamica di un edifi cio quando viene sol- fondazione, si può ricorrere ad alcune sem- cosa succede. La casa resiste alla pressio- lecitato dallo scuotimento del suolo generato plici esperienze di laboratorio che aiuteranno ne verticale grazie all’attrito esistente tra i da un terremoto è uno dei fattori più importanti a visualizzare come gli effetti di un terremoto granelli di sabbia che conferiscono resisten- che controlla i danni che gli edifi ci subiscono sulle costruzioni dipendano sia dalla tipologia za alla sabbia (Fig. 3a). Successivamente si durante il verifi carsi di un terremoto. di costruzioni che dai terreni sui quali le co- impongono ripetute sollecitazioni orizzontali Attraverso una semplice esperienza, è struzioni si fondano (geologia del sottosuolo). (nell’esempio riportato in fi gura si usa una possibile visualizzare in modo effi cace il tavola vibrante elettronica ma si può im- fenomeno della risonanza degli edifi ci as- 1. Il fenomeno della liquefazione porre una sollecitazione anche a mano) che sociando la variazione di frequenza con la Gli effetti primari dei terremoti (legati riproducono un evento sismico e si osserva il differente risposta sismica di edifi ci di altez- all’attivazione delle faglie e allo scuotimento fenomeno. L’edifi cio sprofonda parzialmente. za differente (Fig. 4b). L’esperienza consiste del terreno nella zona epicentrale), generano È successo che si è azzerata la resistenza al nell’azionare il trapano avvitatore a differenti una serie di effetti secondari legati alla pro- taglio, per il crescente aumento della pres- velocità (via via crescenti) e osservare qual è pagazione delle onde sismiche nello spazio. sione esercitata dall’acqua sulle particelle il comportamento dei singoli edifi ci. La varia- Tra questi effetti il fenomeno della liquefazio- solide che porta alla loro separazione e quindi zione di velocità corrisponde alla variazione ne è intimamente legato alla natura geologica alla completa perdita di resistenza che prima della frequenza dello scuotimento. Durante di superfi cie; in particolare questo fenomeno aveva (legata appunto all’attrito tra i grani l’esperimento sarà possibile osservare come può essere innescato da un terremoto in zone di sabbia). Il terreno non è più in grado di l’edifi cio alto (a 4 piani) vibri maggiormente i cui terreni sono costituiti da depositi sab- sorreggere il peso dell’edifi cio sovrastante a basse velocità (basse frequenze), l’edifi cio biosi e/o sabbioso-limosi (come ad esempio che “affonda”. Al tempo stesso la pallina da intermedio (a 3 piani) maggiormente a ve- le pianure alluvionali o le aree costiere), ge- ping pong (serbatoio) non è più tenuta dal locità intermedie (medie frequenze) mentre

Figura 4 – Il fenomeno della risonanza. A sinistra, il comportamento degli edifici durante una sollecitazione sismica in relazione alla loro altezza (da Ciaccio e Cultrera, 2014). A destra, l’esperienza che permette di visualizzare tale fenomeno

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 74

Figura 5 – Il fenomeno della risonanza. A sinistra, il comportamento degli edifici durante una sollecitazione sismica in relazione alla loro altezza (da Ciaccio e Cultrera, 2014). A destra, l’esperienza che permette di visualizzare tale fenomeno

l’edifi cio più basso (a 2 piani) maggiormente (risonanza) dei depositi lacustri poco conso- con rammarico, l’assenza dei temi relativi ai ad alte velocità (alte frequenze). Un esempio lidati era molto simile a quella dei palazzi di rischi naturali (ma anche alle risorse natura- reale e particolarmente impressionante di 10 piani ed è per questo che tali edifi ci risul- li) tra i contenuti irrinunciabili da affrontare questo fenomeno è quanto avvenuto a Città tarono essere i più danneggiati dal terremoto. durante il percorso curriculare. Questa defi - del Messico in occasione del terremoto del 19 Una semplice esperienza per vedere come cienza di temi così importanti nel percorso settembre 1985. Nonostante l’epicentro del i depositi inconsolidati abbiano una loro fre- formativo delle scuole è paradossale in un terremoto fosse a centinaia di km dalla città, quenza naturale di risonanza e come questo si Paese come l’Italia, caratterizzato da un’ele- questa subì danni enormi. In particolare la rifl etta sulla stabilità degli edifi ci è illustrato vata attività sismica e vulcanica e con un’e- maggior parte degli edifici che collassarono in Fig. 5. Si avvia il trapano avvitatore par- strema fragilità di fronte ai numerosi dissesti durante questo terremoto furono gli edifici tendo dalla massima velocità (alte frequen- che lo colpiscono, spesso legata alla cattiva con 10 piani. Edifi ci più alti (o più bassi), ze). La variazione di velocità corrisponde alla gestione del territorio, che aumenta in modo quindi con frequenze caratteristiche diffe- variazione della frequenza dello scuotimento. considerevole il rischio connesso ai fenome- renti, non furono distrutti, anche se ubicati Durante l’esperimento sarà possibile osser- ni naturali. Dare il giusto spazio alla cultura vicino agli edifi ci distrutti. Gli edifi ci collas- vare come, per alte frequenze l’elemento della consapevolezza nei percorsi formativi sarono proprio perché entrarono in risonanza che simula i depositi incoerenti non oscilla, delle scuole rappresenta una sfi da importan- con la distribuzione di frequenze propria del diminuendo via via la velocità (frequenza) te per garantire alle generazioni future una terremoto ed è per questo che furono distrutti. inizia a oscillare indicando che la frequenza sana gestione e il rispetto del territorio, del di risonanza del terreno è esattamente quella quale sono parte integrante. È poi altrettanto 3. L’amplificazione sismica locale raggiunta con la velocità del trapano avvita- fondamentale fornire agli studenti gli L’esempio appena citato del terremoto tore. A questo punto le oscillazioni sono molto strumenti per sviluppare una consapevolezza che colpì Città del Messico nel 1985, oltre forti a causa del forte scuotimento del terreno delle risorse naturali del nostro Pianeta e su ad essere molto didattico per spiegare la che è in risonanza. Se uno degli edifi ci al di so- come queste possano essere tutelate e gestite risonanza degli edifi ci, descrive molto bene pra avesse la stessa frequenza di risonanza, per uno sviluppo sostenibile della società. anche il fenomeno dell’amplifi cazione sismi- oscillerebbe in maniera più vistosa rispetto Le attività di laboratorio sono quindi delle ca. Come detto, in questa città, nonostante agli altri. risorse per l’insegnamento delle Scienze della la notevole distanza epicentrale, crollarono Questa esperienza dimostra come gli Terra e si rivolgono a studenti per i quali lo stu- moltissimi palazzi. Studi geologici eviden- effetti di un terremoto non dipendano solo dio di tali discipline è fondamentale per poter ziarono che buona parte di Città del Messico dall’energia liberata (magnitudo) e dalla diventare cittadini responsabili, che un giorno è costruita su di un bacino fatto di depositi distanza dall’epicentro ma anche dal tipo e potranno eventualmente prendere parte in modo poco consolidati (depositi di un antico lago). dalla confi gurazione dei materiali geologici attivo e critico a decisioni politiche che riguardi- Quando le onde sismiche, durante il loro per- attraversati. L’effetto di sito rappresenta uno no problematiche di carattere ambientale. corso passano da rocce più dure (bedrock) a dei fattori di rischio più temibili in aree carat- depositi non consolidati (come per esempio i terizzate da questo tipo di depositi in quanto LETTURE E RISORSE WEB CONSIGLIATI depositi lacustri sui quali è costruita parte di tali effetti possono ripercuotersi sulle costru- AMATO A. (2016), Sotto i nostri piedi. Storie di terremoti, Città del Messico) succede che queste onde zioni, danneggiandole gravemente. scienziati e ciarlatani, Codice Edizioni, 238 p. diminuiscano bruscamente la velocità di pro- CIACCIO M.G. & CULTRERA G. (2014), Terremoto e ri- schio sismico. Ediesse Edizioni, 212 p. pagazione ma al tempo stesso, per conservare CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE GUIDA KIT DIDATTICO SISMO-BOX https://drive.google. l’energia trasmessa, aumentino fortemente In un Paese come l’Italia la Scuola, ful- com/open?id=0B4zwxG3qCVK-RDFScUE- l’ampiezza delle loro oscillazioni, causando cro dell’educazione e della formazione delle 3ci11UXc un forte scuotimento del terreno attraversato nuove generazioni, dovrebbe dare il giusto VIDEO AMPLIFICAZIONE SISMICA https://drive.google.com/ (Fig. 5a). Quando la frequenza di risonanza spazio al rischio naturale nella programma- open?id=0B4zwxG3qCVK-NTYyMTV5YmdNdUE del terreno e quella dell’edifi cio che si trova zione didattica, al fi ne di fornire agli studenti VIDEO CICLO SISMICO https://drive.google.com/ su di esso sono uguali, si produce un’oscil- gli strumenti per sviluppare una consapevo- open?id=0B4zwxG3qCVK-cnZaamVJTEJkdHc VIDEO FENOMENO LIQUEFAZIONE https://drive.google.com/ lazione risonante accoppiata, che accresce lezza geo-ambientale. Tuttavia, se si dà uno open?id=0B4zwxG3qCVK-VkF1Zlh0WUpiaGM enormemente le sollecitazioni sull’edifi cio. A sguardo alle Indicazioni Nazionali per quel VIDEO FENOMENO RISONANZA https://drive.google.com/ Città del Messico, la frequenza di oscillazione che riguarda le Scienze della Terra, si osserva, open?id=0B4zwxG3qCVK-TXVNbnB4ekdWZE0

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 DONATELLA GALLIANO 75 Psicologo psicoterapeuta, presidente di Psicologi Il terremoto nella mente per i Popoli-Federazione The earthquake in the mind E-mail: [email protected] LUIGI RANZATO Psicologo psicoterapeuta, presidente onorario di Psicologi per i Popoli-Federazione E-mail: [email protected]

Parole chiave (key words): psicologia dell’emergenza (disaster psychology), psicologia del trauma (trauma psychology), l’intervento degli psicologi nelle catastrofi (intervention of psychologists in disasters), geolo- gia e psicologia: uno stretto legame (geology and psychology: a close link)

PRESENTAZIONE derata. Quando il terrore è generale, quando vestire quelle di geologo prima di ritornare La storia della sismologia nel suo svi- crollano le città, i popoli sono schiacciati, la nella cattedra del maestro di fi losofi a di vita. luppo fi no ai nostri giorni rivela signifi cativi terra è scossa, che cosa c’è da meravigliarsi punti di incontro anche con l’evoluzione sto- che gli animi, abbandonati in preda al dolo- PIACCIA IL SIGNOR’IDDIO PLACARSI CON- rica della psicologia condividendo entrambe re e alla paura siano smarriti? Non è facile TRO I PECCATORI quel logos che dal mito nell’antichità approda restare in mezzo a grandi catastrofi . Perciò Come scrive Michele Dragoni (2005) “il alla scienza nella modernità. È interessante quasi sempre le menti deboli vengono prese progressivo abbandono del metodo scientifi - vedere come allo sprigionarsi delle potenti dal panico al punto da uscire da sé. Certo co nei primi secoli dell’era volgare determina energie dei grandi terremoti si liberino anche nessuno prova un grande spavento senza anche nella sismologia l’esaurirsi di sviluppi le straordinarie energie culturali e mentali pregiudicare un po’ la sua sanità mentale, e originali”. che concorrono allo sviluppo della geologia e chi ha paura è simile a un pazzo: ma la paura Dopo Seneca, sembra attenuarsi e venir della psicologia, cioè delle scienze della terra ben presto fa tornare in se stesse le persone, meno anche l’attenzione agli aspetti psico- vivente e dell’uomo pensante che la abita con alcune invece le sconvolge con più violenza e logici delle persone colpite dalle catastrofi . le sue passioni e contraddizioni. le porta alla follia”. Nel disgregarsi progressivo della civiltà Noi pensiamo che la rigorosità che guida Le osservazioni psicologiche di Seneca romana e lo sviluppo del cristianesimo, ai lo studio e le applicazioni professionali del conservano ancor oggi tutto il loro valore. De- tempi degli imperatori Massimino e Giuliano, geologo e della geologa non sia dissimile fi niscono con acume e appropriatezza qua- si utilizza il terremoto per accusare i cristiani dalla accuratezza che ispira le ricerche e gli si diagnostica la tipologia delle riposte dei o viceversa gli apostati di esserne la causa. interventi delle nostre psicologhe e psicologi. sopravvissuti al terremoto, in relazione: alla Verso la fi ne del IV secolo Filastrio vescovo Infatti dinnanzi ad entrambe le professio- potenza e vastità dell’evento (moderata per- di Brescia defi nisce una eresia lo studio del ni si pone il limite conoscitivo e la sfi da delle sonale o catastrofi ca per le città), alle reazioni terremoto. grandi profondità della terra e della psiche motorie (correre come forsennati), cognitive Il terremoto, espressione della grandezza umana, a cui attingono le rispettive ricerche (stordimento, smarrimento), emotive (dolore, e della forza onnipotente del divino, rappre- con il loro margine di incertezza e insieme di paura, terrore, panico, spavento) e mentali (le senta per i credenti e le comunità cristiane intuitiva creatività. menti sono scosse, escono da sé, sconvolte la giusta punizione per i peccati e le colpe Il compito e la responsabilità per la cul- con violenza e portate alla follia). Seneca ci commesse dagli uomini. Si tratta tuttavia di tura di una effi cace prevenzione dei rischi in anticipa anche il dato di prevalenza dei dan- una credenza che affonda le radici in tutte le un “Paese fragile” che espone la “fragilità ni (lievi o gravi) della “sanità mentale” delle culture e tradizioni non solo bibliche. Ancor delle persone” ai lutti, alle perdite materiali persone colpite, risultante dalle variabili sia oggi questo sentimento religioso riemerge, e ai traumi psichici, può trovare oggi comuni personali, che della tipologia e grandezza del seppure in forme sfumate, tra le popolazioni sinergie ed iniziative tra le due professioni. disastro: solo alcune persone infatti il terre- colpite da catastrofi come se provenisse da moto “porta alla follia”, mentre le altre “tor- un inconscio collettivo di cui alcuni termini LA PAURA CHE SCUOTE LE MENTI nano in se stesse” conclude Seneca. In questo dell’emergenza in uso riportano l’eco (disa- L’attenzione a quegli aspetti che oggi noi prezioso documento è presente anche una al- stro, apocalisse, disgrazia, sciagura). chiamiamo “psicologici” delle persone e delle lusione alla dimensione psicologica collettiva Scrive Carlo Tiberi Romano in una rela- popolazioni in emergenza non è mai venuta del danno psicologico che subiscono le comu- zione sul terremoto di Amatrice del 17 ottobre meno nel corso dei secoli. Ne troviamo prezio- nità ben rappresentata nella descrizione del 1639 sa testimonianza nella storia della letteratu- “crollo delle città e dei popoli schiacciati”. “Durò il Terremoto sino alle nove hore, e ra, delle religioni, dei miti, della medicina e Non manca, in relazione all’obiettivo che l’in- poi cessò a fatto; ma non però si assicurorno della fi losofi a antica. tera lettera si pone, il problema dell’aiuto e di entrare nelle meze disfatte Case, e habita- Il fi losofo Seneca ad esempio, nelle Natu- del conforto “Che cosa ti può essere non dico tioni: anzi furono alzate tende in campagna, rales Quaestiones (Seneca, N.Q. VI, 29) fa una di aiuto, ma di conforto, quando la paura ha dove con ogni ordine si fecero Processioni con breve e moderna trattazione degli effetti del perso ogni via di scampo?”. portare Immagini della Santissima Vergine, terremoto sulla mente degli uomini in una lun- Seneca pone nella fi losofi a stoica la ri- e altri Santi, battendosi ciascuno con ogni ga lettera che invia all’amico Lucillo a seguito sposta ma solo dopo un excursus storico per asprezza, e sino i Fanciulli esclamando mi- del terremoto della Campania (5.2.62 d.C.) conoscere le cause dei terremoti, affi dandosi sericordia si percuotevano co i sassi. Le Donne nel quale è “sprofondata” Pompei. Scrive: alla conoscenza e non alle superstizioni, se- si graffi avano il volto, si stracciavano i pan- “alcuni si sono messi a correre qua e là come condo le teorie dei sapienti antichi e contem- ni, e strappavansi i capelli. La confusione era forsennati e storditi per effetto della paura, poranei da Talete a Callistene e allo stesso grandissima spaventandosi l’un l’altro con le che scuote le menti quand’è personale e mo- Seneca che lascia le vesti di psicologo per voci, e l’esclamationi; furono però raffrenate

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 76 per la venuta del giorno, quale apportò non to di un iniziale moto spontaneo delle folle, La caratteristica psicologica più spicca- poco conforto a quei miseri, ed infelici. Si spesso addirittura in contrasto con preti e ta dei componenti il primo gruppo è l’atonia moltiplicorno i devoti Esercizi, dicendosi, e frati”. sentimentale. Si sono visti di questi uomini, celebrandosi Messe in campagna, facendosi salvati senza alcuno sforzo per parte loro, pel oratione, et esponendosi preghiere a Sua Di- IL TERREMOTO DI MESSINA DEL 28 DI- giuoco imprevedibile di circostanze fortuite, vina Maestà, parendo appunto esser giunto il CEMBRE1908: “UNA ENORME ESPERIEN- perdere nel disastro molti dei loro cari, e che fi ne del Mondo, e il giorno del Giuditio... Le Me- ZA PSICOLOGICA” non si accasciavano, non piangevano, ma retrici dicesi, che mostrandosi grandemente L’interesse e gli studi per le conseguen- apparivano appena tristi, o indifferenti, e di compunte si battevano fortemente con funi, ze psichiche provocate da eventi traumatici tratto in tratto loquaci, ma soltanto per rac- e punte di ferro, gettandosi a’ piè d’ogn’u- che riemergono non a caso alla fi ne del 1800 contare a tutti il loro “caso”. no, acciò le affl iggessero, e le calpestassero, collegati ai primi incidenti della modernità, […] se ne cerchiamo gli elementi gene- giudicandosi esser state loro motrici dell’Ira proseguono nel 1900 con osservazioni scien- tici, troviamo anzitutto la scossa emozionale di DIO”. tifi che sui sopravvissuti al grande terremoto formidabile a cui era mancata prima ogni Per molti secoli ancora, l’unico antidoto di Messina e di Reggio Calabria del 1908. preparazione adeguata, a cui mancò succes- al terremoto sarà la penitenza accompagnata Da pochi anni è rinata la “psicologia” co- sivamente (nei primi momenti almeno) ogni dai riti propiziatori. Tutta l’attenzione verrà me “scienza” con l’apertura a Lipsia del primo via di scarico, donde il risultato normale di rivolta ai comportamenti morali dei fedeli a laboratorio del prof. Wilhelm Wund nel 1879. una inibizione completa. scapito di qualunque altra responsabilità ed Nel1909 si costituisce in Italia la Società Ita- Un secondo elemento è dato dal fatto in- educazione che oggi chiamiamo prevenzione, liana di Psicologia. tellettuale della sorpresa. Per quanto per gli nonostante un grande dibattito teologico che La Rivista di Psicologia Applicata nel abitanti di Messina il terremoto sia un’espe- sul tema della “volontà di Dio” “del bene e 1909 pubblica il primo studio sistematico rienza abbastanza consueta, nessuno dei su- del male” e della “Provvidenza” prendeva le sugli effetti psicologici di questo terremoto perstiti aveva certo mai assistito ad una tale distanze dagli automatismi morali. di cui riportiamo alcuni brani da una recente convulsione della terra, ad una tale rovina. Nel ‘700, nel secolo dei lumi, in concomi- rivisitazione di Glauco Ceccarelli (2016) per […] A tutto questo si aggiunga lo shock tanza con i terrifi canti terremoti di Lisbona la Rivista di Psicologia dell’Emergenza e morale della perdita della famiglia, o almeno (1755) e della Calabria (1783) che suscita- dell’Assistenza Umanitaria, edita da Psicolo- di alcune o molte delle persone care, donde il rono una enorme emozione ed ebbero un’eco gi per i Popoli-Federazione. disorientamento affettivo, che appare in for- grandissima nella coscienza dei contempora- Si tratta della descrizione, frutto di os- ma negativa quando non abbia ancora alcun nei, si andò sviluppando una fi ttissima tra- servazioni, testimonianze, esami clinici di obbiettivo avanti a sé. ma di indagini, discussioni, polemiche sulle un evento che Giulio Cesare Ferrari, (uno dei Negli individui in cui il terremoto rivelò le cause di quegli eventi sismici, sui signifi cati primi psicologi italiani, fondatore e direttore tendenze criminogene latenti, l’orientamento fi losofi ci e simbolici, sulla loro natura fi sica anche della prima rivista di psicologia) defi - affettivo si ricostituì d’un tratto attorno al de- di portata cosmologica. Accanto ad un rinno- nisce come “una enorme esperienza psicolo- siderio di possedere, di non lasciare passare vato interesse per gli studi sul terremoto che gica”. Questo studio conserva ancora dopo un l’occasione unica di arricchire facilmente, e intrigano anche uno dei più grandi e famo- secolo un alto grado di validità diagnostica e l’apatia iniziale fu vinta (ivi, p. 92). si fi losofi come Emmanuel Kant, le ricerche prognostica: Nelle persone della seconda categoria, storiche (Placanica,1985) hanno portato alla “Il terremoto di Messina, come tutti i sulla coscienza delle quali l’idea, se non la luce il riemergere di un forte interesse sulla grandi cataclismi – gli incendi, i naufragi – paura, della morte, ha pesato per ore o per natura dell’individuo terremotato e sul corpo ha avuto due effetti principalissimi. Quello di giorni, non si trovano tracce dell’apatia, e la psiche sospesi tra “la fi ne e la trasfi gura- mostrare tutte le più svariate manifestazioni dell’atonia sentimentale […]. Vi è però qual- zione”, quasi a disvelare il “vero uomo”. Sulla della paura e quello di rivelare il fondo rea- checosa di analogo, la rapidità dell’insorgere popolazione sfi nita della Calabria approda- le, fondamentale o primitivo, della maggior della rassegnazione di fronte all’inevitabile. no studiosi da ogni parte d’Europa, “con la parte delle persone che sono state presenti a Questo stato sentimentale ha una durata li- convinzione di poter sottoporre ad analisi e quella enorme esperienza psicologica (ivi, p. mitata, perché più presto o più tardi, nei casi a studio l’uomo e i suoi comportamenti du- 90) […] se studiamo le reazioni individuali che ho osservato io, risorgeva il dolore quasi rante e dopo il terremoto, ma soprattutto con immediate degli scampati, troviamo di poter ansioso per le perdite subite. […] I fenomeni un febbrile e minuzioso lavoro d’analisi per dividere costoro in tre classi: psicologici che abbiamo isolato e descritto coglierne le caratteristiche e riferirle con am- • Una prima categoria è costituita da co- come particolarmente caratteristici dei due piezza di dettagli”. Dettagli che riguardano il loro che sono sfuggiti miracolosamente gruppi […], vale a dire l’atonia sentimentale sistema di allerta della psiche sul corpo ancor (come si dice) alla morte, senza ferite, dei primi, la rapidissima rassegnazione dei prima che il terremoto si sia dispiegato, la quasi senza rendersi conto in quel primo secondi, non potevano essere fatti psicologici morte rivissuta attraverso il dolore dei super- momento della gravità del pericolo che un preesistenti (almeno in quel grado) negli indi- stiti, la paura del terremoto e il suo antidoto istante prima poteva annientarli. vidui, e dal terremoto e dalle sue conseguenze che si diversifi cano da ogni altra situazione, • In una seconda categoria si debbono messi semplicemente in luce. Che questo sia il riemergere emancipato dell’eros in rapporto mettere quelli che, scampati all’istante ce lo dimostrano […] le storie cliniche di tre all’ethos, il ruolo aggregante delle comuni- del terremoto, per ore o per giorni sono individui, i quali, assenti dai luoghi del disa- tà raccolte attorno alle Chiese dove, scrive stati sotto l’incubo dell’idea della morte stro la mattina del 28 dicembre, vi perdettero Placanica ,“per unanime testimonianza, le che poteva colpirli da un momento all’al- tuttavia, o credettero di avervi perduto, la processioni, le benedizioni generali, i riti di tro. famiglia ed i beni. Ora, in tutti questi indivi- espiazione, le pubbliche confessioni , le pub- • In una terza categoria mettiamo i su- dui si sono avute reazioni vivacissime, e co- bliche penitenze, le prediche e tutte le altre perstiti gravemente feriti, che non hanno me ultima conseguenza, episodi psicopatici forme liturgiche, se pure alla fi ne canalizzate potuto abbandonare da sé le macerie, protratti, con grave depressione dell’animo e e organizzate dalla Chiesa, furono il risulta- specialmente i dissepolti (ivi, p. 91). allucinazioni da aspettazione, fenomeni mor-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 bosi tutti che si accentravano attorno ad un sizione reale o minacciata di morte, intrusione Conoscere le reazioni psicologiche del- 77 sentimento vivacissimo di passione pei cari di ricordi spiacevoli in sogni e fl ashback, per- le persone e delle comunità colpite da un perduti. sistente umore negativo, fenomeni dissociati- evento catastrofi co facilita l’effi cacia anche Non si sono invece avute tracce né di ato- vi dalla realtà, comportamento di evitamento degli interventi di carattere tecnico e opera- nia sentimentale, né di rassegnazione (ivi, p. da persone e luoghi collegati all’evento, rea- tivo svolti dai soccorritori dell’emergenza. Un 94). I feriti che non hanno potuto abbando- zioni di arousal. buon risultato nelle operazioni di salvataggio nare da sé le macerie e i dissepolti formano il L’ estensione della diagnosi di PTSD an- e di messa in sicurezza dipende anche dalla nostro terzo gruppo. È diffi cile parlare di uno che a tutte le persone colpite da una calami- collaborazione e dalla comunicazione che si stato d’animo comune a tutti costoro, perché tà naturale, quale il terremoto e le alluvioni, riesce a instaurare tra le persone che vengo- la reazione fu molto varia a seconda della en- dimostra ben presto alcune serie criticità a no soccorse e i soccorritori. L’Organizzazione tità delle ferite e delle condizioni in cui essi motivo di generalizzazioni che non tengono Mondiale della Sanità (OMS) nel 2007, as- passarono le ore od i giorni di seppellimento. conto della gravita e diversità degli eventi in sieme alle agenzie dell’ONU e alle più grandi In genere le fotografi a che ne furono prese ci rapporto all’esposizione della persona, della Organizzazioni non Governative internazio- mostrano delle fi sionomie sofferenti, ma liete sua storia personale, dell’aiuto familiare e nali, ha sintetizzato con chiarezza il motivo della rinascita, come di gente che si sveglias- comunitario disponibile, dei lutti e delle altre dell’intervento psicologico in situazioni di se, lieta di respirare. Ma l’angoscia di essere perdite subite, della prontezza e tipologia dei emergenza che ha come obiettivo quello di sepolti vivi deve aver determinato spesso uno soccorsi ricevuti, della cultura del paese. “garantire la salute mentale e promuovere il smarrimento mentale completo e sono stati Dalla diagnosi e cura del trauma che benessere psicosociale”. frequenti i casi di feriti gravi, che si sono tolti viene fatta dopo alcuni mesi da quando i In sintesi si afferma che: “Le catastrofi la vita appena la cosa è stata loro possibile. Il cittadini hanno subito l’evento, l’attenzione e provocano grandi sofferenze alle popolazioni sentimento dominante era la smania di fuggi- l’intervento psicologico si spostano pertanto colpite, sia sul piano psicologico che sociale. re, di abbandonare quell’ambiente di orrore. nei luoghi dell’emergenza stessa, a contat- Le conseguenze che ne derivano possono es- […] I più, però, apparivano trasognati, to con le persone e comunità colpite da una sere drammatiche a breve termine, ma pos- confusi. I tre fratelli Minissale, rimasti 18 calamità. sono a lungo termine minacciare il benesse- giorni sotto le macerie in uno spazio angustis- Sono questi gli anni di fi ne novecento, nei re psicosociale e la salute mentale. Infatti simo […], ricordavano soltanto alcuni fatti: quali prende forma la Psicologia dell’Emer- problemi sociali preesistenti (come povertà, come erano stati sepolti, come mangiavano, genza (Disaster Psychology con le varianti Di- discriminazione), attuali (perdita dei fami- come si salvarono; ma non sapevano dire saster and crisis Psychology nei paesi anglo- liari, delle casa del lavoro…) o provocati dal quanto tempo avessero passato sotto terra. foni, “Psicologia de urgenzias, emergenzias y tipo di soccorso, possono aggravare lo stato Lo valutavano dai 4 ai 5 giorni. Questa im- catastrofes” in Spagna “Notfallpsycholgie” in di salute mentale. Così come problemi di sa- pressione della brevità del tempo delle soffe- Germania, “Psychologie d’urgence” in Fran- lute mentale preesistenti (malattie mentali, renze più acute è citata da molti superstiti, e cia). alcolismo…), attuali (depressione per lutto, diffi cilmente può essere interpretata, perché, Sono questi anche gli anni nei quali si co- ansia…) o provocati dal tipo di soccorso pos- sotto qualunque aspetto la si consideri, è pa- stituiscono, a partire dagli Stati Uniti, i primi sono aggravare il benessere sociale”. (IASC, radossale (ivi, pp. 94-5). nuclei di professionisti psicologi chiamati ad 2007). intervenire negli scenari stessi delle emer- Il Consiglio dell’Unione Europea nel 2010 PSICOLOGIA DEL TRAUMA E PSICOLOGIA genze per dare il primo soccorso. è intervenuto argomentando e completando le DELL’EMERGENZA In Italia dopo sporadiche e del tutto volon- motivazioni che rendono non solo opportuno ma La comunità scientifi ca dei primi psico- taristiche presenze di psicologi nei terremoti anche necessario un intervento psicosociale logi del 1900 dovrà presto attivarsi con ben del Friuli Venezia Giulia (1975), dell’Irpinia negli eventi di emergenza da parte degli Stati altri terremoti, quelli creati dall’uomo stesso, (1980), dell’Umbria e Marche (1997) è con il membri, di cui possono essere beneficiari non che causano sofferenze inaudite alla popola- terremoto del Molise del 2002 che un team di solo gli individui, ma anche i gruppi e le co- zione. È questo il secolo della prima guerra psicologi dell’associazione Psicologi per i Po- munità, i soccorritori e l’organizzazione che mondiale (1914-1918), del genocidio degli poli, inquadrato in una colonna mobile della gestisce i soccorsi, sempre in un’ottica di armeni (1915-1916), della seconda guerra Protezione Civile della Provincia Autonoma di supporto alla “resilienza” della popolazione mondiale con i suoi lager (1939-1945), della Trento, partecipa ai soccorsi della popolazio- colpita. guerra del Vietnam (1955-1975), delle guerre ne colpita. Anche in Italia, nello scorso decennio il balcaniche (1991-1995), del genocidio rwan- Nel terremoto dell’Aquila (2009) Psicologi Governo, tramite decreti del Dipartimento dese (1994). Si tratta di eventi traumatici che per i Popoli - Federazione, con le sue squadre della Protezione Civile, ha disposto, con vari causano dolorosissimi traumi psichici ai so- di psicologi aggregate alle colonne regionali provvedimenti, l’organizzazione di una “as- pravvissuti. Le ricerche, lo studio le terapie o in autonomia, sarà continuativamente pre- sistenza psicologica” (2001) alle popolazio- di psicologi, psichiatri, psicoanalisti insigni sente in Abruzzo dal 6 aprile al 30 settembre ni colpite da calamità, da attuare tramite si concentrano sulla defi nizione del “trauma 2009, con 386 volontari operanti in 60 tendo- “equipe psicosociale per le emergenze (EPE)” psichico” e sul suo trattamento. poli con turni settimanali di circa 30 persone, (2006) e un “ambulatorio psicologico” collo- Nel 1980 nel Manuale Diagnostico e Stati- per un totale di 4.039 giornate/uomo. cato nel Posto di Assistenza Socio Sanitaria stico dei Disturbi Mentali (DSM-II) edito dalla (PASS)” (2013). American Psychiatric Association viene indi- CONTRIBUTI DELLA PSICOLOGIA DELL’E- Studi e ricerche internazionali e nazio- viduata una specifi ca Diagnosi per i disturbi MERGENZA AL SISTEMA DELLA PROTEZIO- nali (come riporta Zuliani, 2006) indugiano da eventi traumatici denominata Post Trau- NE CIVILE nel descrivere emozioni, sentimenti, paure, matic Stress Disorder, diffusa con l’acronimo La psicologia dell’emergenza offre signi- comportamenti che accompagnano la mag- PTSD. fi cativi contributi di conoscenze e di pratiche gioranza delle persone colpite da una cata- La diagnosi si fonda su sintomi, persi- al sistema della Protezione Civile quando in- strofe durante tutto l’arco temporale del suo stenti fi no a tre mesi dall’evento, quali: espo- terviene nelle situazioni di emergenza. compiersi.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 78 Queste reazioni non debbono tuttavia fanno il punto su quello che è successo, chi, apatici, disorganizzati, in collera per essere considerate una patologia, né fi sica si preoccupano della sorte dei familiari i ritardi e la burocrazia, preoccupati dalle né psicologica, ma un “modo normale di far e poi degli amici e dei vicini. Le reazioni reazioni dei figli o per problemi finanziari. fronte a situazioni che non sono normali” an- emotive si caratterizzano per sgomento, Possono essere in difficoltà per disturbi che se in certi momenti queste reazioni sem- apatia, talora per uno stato di shock, del sonno. Bisogna mettere in conto che brano dilagare. Il poter esprimere le emozioni ripiegamento su di sé, rifiuto di credere la ripresa può durare mesi o anni. su di un piano sia psicologico che fi sico può che sia avvenuto ciò che è capitato. Le essere liberatorio per le persone in pericolo, persone si sentono disorientate, alcune L’INTERVENTO DEGLI PSICOLOGI DELL’E- ma richiede sempre ai soccorritori capacità vagano senza meta. Molte persone pro- MERGENZA di lettura dei vissuti, competenze relazionali, vano sentimenti immediati di gratitudine Agli psicologi dell’emergenza si richiedo- capacità sia di mediazione che di decisione. e sollievo per essere sopravvissuti. no oltre alle proprie competenze professionali, Gli studiosi hanno individuato le seguen- • fase di salvataggio. È quella in cui si conoscenze molto accurate sul funzionamen- ti fasi che accompagnano le reazioni ad un svolgono le prime attività d’urgenza. I to della macchina dei soccorsi e della catena disastro: sopravvissuti anche se feriti si fanno di comando, una buona capacità di adatta- • fase dell’avvertimento. È il periodo nel soccorritori essi stessi nei riguardi delle mento ad una logistica di emergenza condi- quale la gente prende coscienza dell’e- altre vittime del disastro e dei feriti più visa con tutti gli altri soccorritori, attitudini al sistenza di un pericolo. Può variare gravi, prestando le prime cure, reagisco- lavoro di squadra e alla gestione dello stress da qualche minuto (per un tornado ad no positivamente allo scampato pericolo. personale, appartenenza a una associazione esempio) a qualche giorno (per inonda- Alcuni autori chiamano questa momento di buona esperienza. Si tratta di prerequisiti zioni). Le reazioni di base sono di paura la “fase eroica”. per poter esercitare al di fuori degli abituali e talora di angoscia, accompagnate da • fase di ripristino. Inizia il periodo chiama- setting psicologici, le competenze di base del- reazioni fisiologiche come tachicardia, to “luna di miele”. Dura da qualche giorno lo psicologo: valutazione dei bisogni psicolo- sudorazione, respirazione difficoltosa, a qualche settimane. La gente si dà da gici della comunità e dei singoli in rapporto contrazione dei muscoli, tremori. Ci pos- fare per riparare i danni, si riaprono le alla gravità dei lutti e delle altre perdite, pia- sono essere reazioni istintive di fuggire o abitazioni e si fanno dei piani per la rico- nifi cazione di risposte adeguate alle risorse di cercare di opporsi all’evento. Al primo struzione. Il morale sale grazie all’aiuto. disponibili per numero e per turnover degli annuncio dell’imminenza del pericolo si Man mano che si recuperano le proprie psicologi soccorritori, valutazione degli esiti può rispondere con incredulità o negan- cose comincia però ad affacciarsi la de- delle attività svolte. done la gravità. Gli avvertimenti ufficiali lusione e si fanno i conti con la dura realtà Le linee guida internazionali raccoman- tendono a essere sottovalutati. Ci si può dei fatti e delle perdite. Iniziano le prime date dall’Organizzazione Mondiale della Sani- immaginare di essere invulnerabili e di fasi del processo di lutto per le perdite tà indirizzano l’intervento verso il primo aiuto rimanere indenni. Si cercano conferme subite: negazione, collera, negoziazione, psicologico e verso le attività psicosociali e non ufficiali su quanto sta accadendo. depressione, accettazione. La negazione di promozione della resilienza delle popola- Per alcune persone prevale un senso di si può manifestare con il rifiuto di ritorna- zioni. Ridimensionata è stata l’enfasi che nel impotenza e confusione. Quando è troppo re ad abitare la casa di prima. Appaiono decennio di fi ne 900’ era stata posta sulla tardi può sopravvenire il panico. vari sintomi somatici e psicologici: inap- prevalenza delle patologie, quali il Post Trau- • fase del pericolo. A questo stadio il perico- petenza, insonnia, collera, sensi di colpa matic Stress Disorder e sulla generalizzazio- lo è imminente ed è inevitabile. Le persone nei confronti dei morti, magari si pensa ne degli interventi clinici, oggi riservati alla diventano più vigili e sono spinte ad agi- di non aver fatto tutto il possibile. Piccoli struttura denominata “Posto di Assistenza re. Diminuisce la coordinazione motoria e segnali evocano il pericolo scampato. Socio Sanitaria (PASS)” nella quale gli psico- aumenta l’agitazione. Per salvarsi si può • fase della disillusione. Trascorsi i pri- logi dell’emergenza, legittimati all’esercizio ricorrere a misure ingenue e inefficaci. Le mi giorni e superate le prime settimane della psicoterapia, vanno ad operare ad inte- persone sono prese da stupore. Possono subentra un sorta di consapevolezza grazione dei servizi psicologici della regione. manifestarsi reazioni fisiche quali tremo- che i tempi per il ritorno alla normalità In sintesi agli psicologi dell’emergenza re e brividi di freddo. Le reazioni emotive saranno lunghi, che le sofferenze patite sono richieste le seguenti attività professio- prevalenti sono quelle di spavento, an- non verranno facilmente cancellate. È il nali: goscia con sentimenti impotenza. Alcuni periodo nel quale viene meno l’attenzione • attività psicologica diretta alle persone, credono d’essere stati presi di mira da dei mass media e la presenza massiccia ai familiari e alla comunità colpita dall’e- un destino crudele o da Dio. Altri provano degli aiuti. Le persone cominciano a la- mergenza, quali: primo aiuto psicologico, sentimenti di abbandono da parte dei vi- mentarsi della lentezza degli aiuti, delle interventi di stabilizzazione emotiva, as- cini e delle autorità. promesse non mantenute, dell’abbando- sistenza ai familiari nel riconoscimento • fase dell’impatto. È la fase durante la no, delle differenze di trattamento. Sono delle salme, cura della comunicazione di quale il disastro causa distruzione con in agguato reazioni di depressione, di cattive notizie, colloqui di sostegno indi- morti e feriti. L’impatto può durare qual- ostilità, di malessere psicofisico. viduale e familiare, ascolto psicologico di che secondo (esplosione) oppure più gior- • fase di ricostruzione materiale e sociale e gruppo, iniziative di psico- educazione, ni (terremoto). Le persone sono in preda di riequilibrio delle emozioni. Il successo visita a persone e famiglie su richiesta allo stupore e provano reazioni fisiche dipende dalla possibilità che si ripeta o dei servizi. Nei Posti di Assistenza Socio di tremore, torpore, nausea. Le reazioni no il disastro, dalla messa a disposizio- Sanitaria gli psicologi psicoterapeuti pos- emotive sono quello di spavento, ango- ne di risorse economiche, dai tempi nella sono svolgere attività di psicodiagnosi, scia profonda, sentimenti di disperazione. ricostruzione, dall’appoggio fornito dai psicoterapia, riabilitazione psicologica; • fase di ricognizione. È il periodo che segue concittadini, dall’unione familiare, dalle • attività psicosociale integrata alle altre immediatamente l’impatto del disastro, convinzioni religiose. I sopravvissuti ad attività di soccorso per garantire il be- quando i sopravvissuti escono dai ripari, un disastro possono sentirsi, tristi, stan- nessere psicosociale e prevenire il disagio

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 mentale quali: la promozione di soluzioni hanno intessuto le prime relazioni. Quella ter- psicologiperipopoli.it/files/Numero%2016.pdf 79 organizzative e gestionali favorevoli al ra che raccoglie le spoglie di antenati e fami- CYRULNIK B., MALAGUTI E. (2005), Costruire la Resi- mantenimento della salute psichica nelle gliari. La terra che impregna i loro sensi, che lienza, Erickson Trento. tendopoli (tramite particolari attenzioni COUNCIL OF THE EUROPEAN UNION (2010), Council con- produce nutrimento e lavoro e che condivido- clusions on psychosocial support in the event igieniche, alimentari, ambientali ecc.); no con gli animali che la abitano, la percor- of emergencies and disasters.3018th JUSTICE la promozione e il supporto a specifiche rono, la sorvolano o la penetrano. La terra che and HOME AFFAIRS Council meeting 3 June iniziative di carattere culturale, religioso, l’acqua bagna e il sole scalda. La terra che 2010, Luxembourg. (http://www.consilium.eu- educativo, ludico e di tempo libero orien- accoglie monumenti, chiese e musei con le ropa.eu/uedocs/cms_data/docs/pressdata/en/ tate alla ripresa della quotidianità per- opere d’arti, piazze e giardini. L’attaccamento jha/114856.pdf) duta o interrotta; la collaborazione con i ai luoghi (Giani Gallino, 2007) presenta sin- DRAGONI M. (2005), Terrae Motus, Utet, Torino. Capi Campo in momenti di incontro con GALLIANO D. (2013), Le funzioni specifiche delle golari affi nità con l’attaccamento alle fi gure IASC in Rivista di psicologia dell’emergenza e gli ospiti delle tendopoli per comunica- parentali (Bowlby, 1989) che tanto infl usso dell’assistenza umanitaria n. 10 http://www. zioni e discussioni su argomenti legati ha sullo sviluppo evolutivo, la defi nizione del psicologiperipopoli.it/files/Numero%2010.pdf alla convivenza nel campo, alle iniziative sé delle persone, il grado di vulnerabilità alle GALLIANO D. e A.A. 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Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 80 LUCA CALZOLARI Direttore de Il Giornale della Protezione Civile.it Come i media raccontano E-mail: [email protected] un’emergenza As the media tell an emergency

Parole chiave (key words): terremoto (earthquake), emergenza (emergency), media (media)

oberto Ciuni. Un nome che forse a un’informazione che oggi avviene - pur non settimana (unica parziale eccezione forse il qualcuno suonerà familiare, ma che priva di difetti e sensazionalismi - in tem- sisma del Centro Italia con la sua tempesta in molti non sapranno riconoscere né po reale. L’appello «Fate presto» era inoltre perfetta rappresentata dalle incredibili nevi- collocare nel tempo. Eppure lui, cre- seguito da una declinazione necessaria: «... cate e dalla tragedia Rigopiano) qualsiasi co- Rsciuto in una famiglia di librai e siciliano di per salvare chi è ancora vivo, per aiutare chi sa accada, l’utente perde interesse e i media nascita, è l’autore di un titolo di prima pagina non ha più nulla». Un accento che si pone assecondando quella tendenza proponendo entrato nella storia. Come direttore del quo- sull’emergenza-urgenza di salvare vite uma- altri argomenti. Ricordo un articolo pubbli- tidiano “Il Mattino” scrisse quel «Fate pre- ne e sulla necessità di tendere una mano a cato da l’Espresso un po’ di tempo fa in cui sto» sulla prima pagina del giornale uscito chi, in quel momento, si scopriva all’improv- si analizzavano le ricerche su Google. Cosa in edicola mercoledì 26 novembre. Era il 1980 viso privato di ogni suo bene. emerge? Un dato inquietante: l’interesse si e quell’edizione fu venduta in trecentomila Le trecentomila copie vendute nel 1980 muove come un’onda, un picco d’attenzione e copie. Un vero e proprio record. Raccontava dimostrano quella tendenza del cittadino- poi via. E dopo dieci giorni le ricerche vanno a il disastro ancora in corso e i drammatici lettore a essere coinvolto e spinto dall’onda zero. Dai terremoti agli attentati, dalle epide- effetti del devastante terremoto di magni- emotiva. Accadeva allora e accade con ancora mie alle stragi. Non c’è nulla che sia capace tudo 6.8 che colpì l’Irpinia la notte del 23 oggi, forse con maggiore forza. Perché i canali di tenere alta la soglia di attenzione. Una ten- novembre causando migliaia di morti. I dati, di comunicazione si sono moltiplicati e l’infor- denza che non accenna a invertirsi. È anche quelli certi e verificati, si scoprirono solo più mazione si è fatta virale. Ciò che emozionava per questo che le raccolte di fondi per i terre- tardi. Quel titolo disperato - una richiesta di allora, generando una diffusa commozione e motati si concentrano soprattutto nelle ore e aiuto gridata affinché i soccorsi fossero più alimentando una sincera empatia con le vit- nei giorni successivi. Perché chi le promuove tempestivi e immediati - era però accompa- time, emoziona ancora oggi. E l’emozione, se sa bene che la ricostruzione dei paesi colpiti gnato da informazioni non del tutto corrette. tradotta in termini mediatici, signifi ca share: - quella strutturale, certo, ma anche quella «Cresce in maniera catastrofica il numero dei aumentano i telespettatori dei tg e i radioa- del tessuto sociale - durerà anni. Ma è anche morti (sono 10.000?) e dei rimasti senza tetto scoltatori dei gr, aumentano le copie vendute consapevole che è soltanto durante quella (250.000?)». È questo ciò che si leggeva so- dei giornali, crescono esponenzialmente i breve onda emotiva che il cittadino sarà così pra il titolo di apertura. Alla fine i morti furono click sugli articoli on-line, si moltiplicano i empaticamente coinvolto da essere spinto a 2.914, gli sfollati circa 280mila, i feriti 8.848. retweet e le condivisioni su Facebook. Tutto un gesto di sincera solidarietà. Ben presto ci La notte del terremoto Roberto Ciumi spedì questo, oltre al valore della cronaca, ha anche si dimenticherà di (quasi) tutto. E quei rifl et- più di cinquanta cronisti in Irpinia e quella un valore economico. tori che spesso si sono spinti con invadenza narrazione del terremoto gli valse non solo la Ma attenzione, non si tratta di una mec- e scarsa sensibilità nelle vite distrutte delle medaglia civile al valore, ma anche una cita- canica virtuosa. Queste dinamiche devono vittime si spengeranno per poi fare di nuovo zione illustre (Andy Warhol trasformò infatti essere gestite e governate con grande atten- luce (nel migliore dei casi) solo in occasione di quella prima pagina in un’opera d’arte). zione e responsabilità. Una cautela necessa- ricorrenze o anniversari. «Be’, il calo è fi siolo- Da quel sisma non sono ancora trascorsi ria e indispensabile, soprattutto quando il gico» diceva l’allora Capo dipartimento della quarant’anni. Eppure molto è cambiato. Una giornalista è chiamato a rispondere – prima Protezione civile, Fabrizio Curcio, a quasi due rivoluzione che in questi pochi decenni ha ancora che della testata per cui lavora o col- mesi dal sisma che nell’agosto 2016 colpì il coinvolto il mondo della protezione civile, che labora – al bisogno d’informazione imme- Centro Italia. «Quando si verifi ca un evento nel frattempo si è organizzato trovando confi - diata del lettore (cartaceo, digitale, social)- così tragico, nel nostro paese scatta imme- ni e strutture ben determinate. Ma soprattutto telespattore-radioascoltatore. Un’attenzione diato il meccanismo della solidarietà. Ma è si è radicalmente trasformato il metodo della che paradossalmente non dura a lungo. Non normale che dopo un po’ ci sia una fl essione narrazione. Al di là delle prime comunicazioni, importa quando drammatico sia un terremoto dell’attenzione da parte di chi non vive diret- confuse e imprecise, il racconto del 1980 si o quanto catastrofi ca sia un alluvione. Ben tamente il problema». è basato sulla testimonianza diretta di quei al di là del numero dei morti e della lista di A questo punto sarebbe necessario cre- cronisti spediti da Ciumi in Campania. Non casa crollate o allagate, ben oltre il dramma are una netta distinzione tra la comunica- stupisca, quindi, che quel «Fate presto» sia dei territori colpiti, i rifl ettori che reattivi si zione dell’emergenza e la comunicazione del uscito sulla prima pagina del 26 novembre. accendono sulle emergenze spesso si spen- rischio. I media - soprattutto quelli italiani, Ovvero tre giorni dopo il sisma. Un tempo al- gono in poco tempo con un altrettanto rapido ma non solo - tendono a lasciarsi trasportare lora necessario, ma oggi impossibile anche tempismo. È ciò che accade soprattutto da dalla prima dimenticando la seconda. Ma è solo da immaginare. Perché tre giorni sono un parte dei media mainstream generalisti, che solo grazie alla comunicazione del rischio e eternità. Lo sono pensando all’organizzazione di fatto rifl ettono quello stesso bisogno ma- alla promozione delle campagne di prevenzio- moderna dei soccorsi, ma lo sono anche per nifestato dagli utenti. Dopo poco più di una ne (e dei corretti comportamenti) che si crea

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 cultura producendo una reale informazione di «Hanno pianto un poco, poi si sono abi- zione in continuo mutamento. Una narrazione 81 servizio. D’accordo, la comunicazione del ri- tuati. A tutto si abitua quel vigliacco che è che non sempre coglie l’essenza stessa della schio non è notiziabile al pari di un improvviso l’uomo», scriveva il fi losofo russo Dostoevskij sua funzione. Basta ricordare il più recente terremoto. Ma è bene ricordare che l’Italia è un parecchio tempo fa. Una frase citata da Ac- terremoto che ha colpito l’’isola di Ischia e paese fragile e i media, così come i social net- tionaid Italia per commentare la foto di Aylan, la costa fl egrea nell’agosto scorso. Il bilancio work, sono strumenti potentissimi capaci di il bambino migrante raccolto da un soccor- fi nale sarà di due morti e quarantadue feriti, incidere sulle abitudini, sull’elaborazione del ritore quando era ormai privo di vita sulla ma il racconto emotivo si è spinto ben oltre pensiero, sulla cultura. Relegare la loro fun- spiaggia di Bodrum, in Turchia. Ebbene, ciò il necessario. L’evacuazione dell’ospedale, il zione a una mera cronaca voyeuristica tem- che la politica internazionale non era stata panico diffuso e comunicato - anche via so- poralmente limitata all’emergenza signifi ca capace di fare fi no a quel momento è stato cial - da parte dei tanti turisti presenti, i crolli, rinunciare a un importante funzione sociale. reso possibile dopo l’onda di commozione che le immagini video del neonato estratto vivo Sia chiaro: le prospettive non sono così ha è seguita alla quella fotografi a. Un’imma- dalle macerie. Quanta commozione. Ma anche nere come potrebbe sembrare. Sui giornali e gine che ha fatto il giro del mondo. Una foto quanta invadenza. Si sa, raggiungere (o eva- in televisione trovano spazio anche campa- che racconta la storia di un cucciolo d’uomo cuare) un’isola dopo un’emergenza è un’ope- gne create ad hoc, come ad esempio “Io non che ha un nome, un cognome, una famiglia. Il razione assai complessa. E in quella sera di rischio”; un’iniziativa promossa e realizzata sacrifi cio di Aylan è riuscito a creare un effetto agosto, per tutta la notte, abbiamo assistito dal Dipartimento della protezione civile insie- domino, qualcosa che neppure i grandi nume- a maratone televisive e dirette nel corso delle me ad Anpas, Ingv e ReLuis per promuovere la ri sulle migrazioni (e i conseguenti bollettini quali l’informazione aveva assunto il ruolo cultura della prevenzione e per far acquisire di morte) non erano riusciti a ottenere. Quella dell’ospite invisibile. Gli aggiornamenti erano ai cittadini un ruolo attivo nella riduzione dei storia ha infatti sortito un effetto politico con letture fedeli delle agenzie stampa. E allora rischi. Sì, è bene essere informati sui corretti la decisione della cancelliera tedesca Angela come occupare quel lungo spazio che teneva comportamenti in caso di terremoti, maremoti Merkel, che solo in quel momento decise di ugualmente i telespettatori incollati alla tv e o alluvioni. Ma la comunicazione più effi cace, sbloccare le frontiere della rotta balcanica ai social network? La risposta è ancora una quella capace di penetrare a fondo lasciando aprendo di fatto la porta a decine di migliaia volta la stessa: con la narrazione. tracce sensibili nelle coscienze e di aumen- di persone che cercarono così di raggiungere Ma il rischio di trasformare il racconto del tare la consapevolezza di ciascuno, è quella , Germania e Nord Europa. reale in una presenza ingombrante e impac- che passa (anche) dalle storie. Una narrazio- La drammatizzazione di una singola sto- ciata sui luoghi dell’emergenza è altissimo. E ne che è ormai entrata a far parte del quoti- ria ha avuto un effetto concreto su larga sca- così anche in quel caso abbiamo assistito a diano. Quasi la totalità dei media (non solo la. Un’analisi che non può - né deve - essere inviati locali (i più vicini al luogo del sisma, mainstream) utilizzando lo storytelling come interpretata con freddo cinismo. Questo epi- ovviamente) proiettati su reti nazionali ma strumento. Semmai resta da chiarire qual è il sodio ci è però utile per comprendere meglio talvolta incapaci di approcciarsi col giusto fi ne: informare, emozionare o sensibilizzare? i meccanismi e gli effetti di una comunica- rispetto all’emotività di chi in quel momento

Andy Warhol, fate presto. Foto Michele Bonuomo

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 82 era vittima. Abbiamo assistito in diretta al Se Il Giornale della Protezione civile.it è Roma come in tutta Italia, ci si rese conto di racconto del viaggio in traghetto. L’apertura diventato una fonte è per meriti, certo, ma quanto fosse grave la situazione. del portellone, lo sbarco dei mezzi, l’arrivo anche perché per i giornalisti è diffi cile iden- Cinquant’anni dopo è suffi ciente uno dei soccorritori. Uno storytelling che quando tifi care e individuare canali attendibili da cui smartphone per fi lmare, documentare e tra- faceva prevalere il voyeurismo non si face- attingere. Senza considerare poi il “rumore” smettere eventi simili. Non giorni dopo, ma in va portatore né d’informazione né di cultura, che si crea sui social ogni qualvolta si veri- tempo reale. Basta un click affi nché chiunque ma che rasentava l’intrattenimento in un fi ca un’emergenza: dagli epic fail di azien- possa effettuare una diretta video, su Face- drammatico momento di verità. Una sorta de («Paura del terremoto? Molliamo tutto e book come su Instagram. E se tutti possono di catastrofi co reality. E tutto questo solo per scappiamo a Santo Domingo» fu il tweet di raccontare, a qualcuno spetta il compito si assecondare lo stesso identico bisogno che Groupalia Italia) a quelli di presunte celebri- interpretare, tradurre e restituire. Eppure lo spettatore-utente alimenta surfando sullo ty (Justine Mattera scrisse così: «Direi che la sempre più spesso quelle impattanti imma- tsunami emotivo. scelta della scarpa è fondamentale durante gini fi lmate dai cittadini fi niscono per essere L’auspicabile auto-responsabilità del un terremoto», facendo seguire il nome dello trasmesse senza che ci sia applicato un fi ltro cittadino passa anche dall’equivalente auto- store e la conseguente foto dei suoi piedi ben interpretativo. Non ci sono più mediazioni, responsabilità del narratore, che per coprire saldati dentro un’inedita calzatura); poi ci perché il primo nemico della comunicazione quei lunghi spazi oggi è alla ricerca di infor- sono anche gli innumerevoli cinguettii che si è il tempo. Si tende a raccontare il “prima mazioni. E qui entra in gioco anche il tema limitano inutilmente a gridare “Terremoto!”, possibile”, quando il primo obiettivo dovrebbe delle fonti. Come sempre accade, in caso di “Paura!”, “Qua trema tutto!”. Ovviamente invece essere quello di una narrazione che sia emergenza la principale risorsa d’informazio- anche la Mattera fa notizia, ma questo do- la “migliore possibile”. Il mainstream asso- ne è sempre e comunque quella che si trova vrebbe farci rifl ettere su come (e quanto) so- miglia sempre di più a un aggregatore, rinun- sul territorio colpito. Ma se gli inviati di Rober- no cambiati i comportamenti dei media e dei ciando di fatto allo storytelling qualitativo e to Ciuni hanno impiegato tre giorni per rag- cittadini-utenti negli ultimi anni. responsabile. Maggiori sono le potenzialità giungere il luogo del terremoto e raccontare al Siamo ben lontani dall’alluvione che colpì offerte dalle tecnologie diffuse della comuni- paese cosa stava accadendo in Irpinia, negli Firenze ormai più di mezzo secolo fa. Un anni- cazione tanto più grande deve essere il senso anni dieci del nuovo secolo la contemporanei- versario che è stato celebrato lo scorso anno di responsabilità di chi veicola i contenuti. tà è diventata una prerogativa. Prima ancora proprio nel giorno in cui - strani destini che Ecco perché è importante la comunica- che l’agenzia di stampa lanci la notizia, su dimostrano ancora una volta l’enorme fragi- zione del rischio. Come sosteneva l’ex Capo Twitter - che di recente ha raddoppiato i 140 lità dei nostri territori - la città fu colpita da Dipartimento della Protezione civile Franco caratteri rinunciando a quella caratteristica una nuova piena dell’Arno. Ricordando però Gabrielli, oggi a capo della Polizia, per un’ef- che lo aveva reso unico (perché la sintesi, ol- l’alluvione del 1966 non possiamo prescin- fi cace informazione in emergenza «è fon- tre che una dote, è un dono raro) - gli utenti dere da un altro signifi cativo aneddoto, che damentale un costante e paziente lavoro di hanno già fatto sapere cos’è accaduto e dove. ci è utile a capire meglio come sia cambia- comunicazione del rischio in tempo di pace» Qualcuno lo defi nisce con un po’ di ambizione ta la comunicazione (pardon, la narrazione) e di «un’educazione dei cittadini, di tutte le “street journalism”. Una sorta di giornalismo dell’emergenza. A capo dell’allora redazione età, a una più corretta convivenza con i rischi partecipativo che si traduce, se approcciato regionale della Rai c’era il giornalista Mar- esistenti sul territorio. Solo comunità consa- con responsabilità, in una moltiplicazione di cello Giannini, che spedì i suoi operatori nelle pevoli, informate e formate sui comportamen- sentinelle del territorio. Le foto scattate e po- zone strategiche della città affi nché potesse- ti corretti da tenere prima, durante e dopo un state rimbalzano su giornali e tg, i racconti ro raccogliere documentazioni video dell’al- evento calamitoso possono esigere dai propri - prima stretti in 140 caratteri e ora raddop- luvione. Col peggiorare della situazione, gli amministratori l’adeguata attenzione ai temi piati - vengono rilanciati in tv, gli screenshot operatori fecero ritorno in redazione, in piazza di protezione civile e di tutela dei beni e del pubblicati on-line. Ma qual è l’attendibilità Santa Maria Maggiore, a pochi passi dal duo- territorio». di quelle fonti? Un problema che resta anco- mo. Si racconta che lì si trovarono costretti a Per quanti sforzi possano fare i canali ra senza una soluzione ben chiara. Il bollino chiudere il portone perché l’acqua stava sa- tematici, questa attenzione dovrebbe ap- blu rilanciato da Twitter certifi ca gli account lendo. E sempre lì rimasero bloccati a lungo, partenere anche – e soprattutto – alla co- ma non il contenuto. Per saperlo interpretare impossibilitati a sviluppare e a trasmettere municazione mainstream. Affi nché non si occorrono ancora una volta responsabilità e le immagini. Si limitarono a effettuare nuove racconti solo l’ultimo atto, quando l’acqua è conoscenza. Due elementi imprescindibili di riprese dalle fi nestre dei piani alti. Immagini ormai entrata ai primi piani delle abitazioni chi fa comunicazione. Con Il Giornale del- che solo giorni dopo avrebbero fatto il giro del costruite nelle aree golenali dei fi umi. Ma per la Protezione civile.it, che ho fondato e che mondo. Mentre Giannini, che utilizzò l’unico tempo, ovvero quando è necessario compiere dirigo, in collaborazione col Dipartimento di canale di comunicazione possibile (la radio) scelte e defi nire l’elenco delle priorità per le Protezione civile abbiamo avviato anni fa il per far sapere alla sede centrale Rai cosa proprie comunità. «Senza conoscenza, infatti, percorso #SocialProCiv proprio con l’obiettivo stava accadendo, si sentì rispondere così dai non potrà mai scattare la molla dell’impegno di fare chiarezza sull’uso dei social media in colleghi romani: «Nei parleremo al prossimo da parte della cosiddetta società civile». An- emergenza e sull’attendibilità delle informa- collegamento, intanto andate a prendervi un cora parole di Gabrielli, che infi ne aggiunse: zioni trasmesse. In mancanza di una fonte caffè». Ma là fuori il fi ume aveva invaso la cit- «Fortunatamente non siamo più al tempo certa e attendibile, ad esempio, grazie alla tà. Eccetto i testimoni diretti, nessuno in quel dell’accorato, quanto disarmante, “Fate pre- reputazione maturata con il lavoro di questi momento riusciva a immaginare la portata sto” urlato pochi giorni dopo il terremoto del anni, durante gli ultimi terremoti nel Centro catastrofi ca di quell’evento. Fu in quel mo- 1980. Ma vogliamo essere il servizio nazio- Italia i tweet lanciati dal nostro canale (@ mento che Marcello Giannini decise di aprire nale caratterizzato dal “Facciamo prima”...”. giornaleprociv) sono stati ripresi e trasmessi la fi nestra e di sporgere il microfono. «Ecco, Ebbene si, concordo, così dev’essere la Pro- in diretta dai principali tg (tra cui RaiNews e lo sentite? Vi giunge il rumore? Questo non è tezione civile e così dovrebbe essere anche SkyTg24) e perfi no nel corso di altre trasmis- un fi ume. È via Cerretani, è il cuore di Firenze per la comunicazione. Non facciamo presto, sione televisive (Gazebo). invaso dall’acqua». Solo in quel momento, a facciamo prima (e meglio).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 2. IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI

GAETANO DE LUCA 85 Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Il monitoraggio sismico Centro Nazionale Terremoti del territorio Italiano E-mail: [email protected] NICOLA VENISTI Università degli Studi di Bari Aldo Moro – The seismic monitoring of the Italian region Osservatorio Sismologico E-mail: [email protected]

Parole chiave (key words): sismicità (seismicity), monitoraggio sismico (monitoring), stazioni sismiche (seismic station), terremoti (earthquake)

INTRODUZIONE sismica è costituita da un sensore (geofono) sensori da pozzo migliora incredibilmen- L’Italia è un territorio geologicamente gio- capace di rilevare il moto del suolo, da un te il rapporto segnale/rumore e quindi la vane e per questo molto esposto al verifi carsi acquisitore (convertitore analogico-digitale, capacità di rilevare eventi con magnitudo dei terremoti; molteplici sono le raccolte e le ADC) che ne campiona il segnale, da un si- minori di 1.0; in alcuni casi tale scelta cronache che descrivono gli eventi sismici che stema di temporizzazione assoluta (general- può essere inevitabile quando il sito scel- si sono succeduti nel tempo, già a partire dai mente GPS) e da un vettore di trasmissione to è, per esempio, fortemente antropizzato tempi dell’Impero Romano. dati (adsl, satellitare, umts, wifi , radio, ecc). (chiaramente vicino aree metropolitane o Nel corso dei secoli nel riportare le informa- Oltre alla presenza di un numero adegua- aree con alta densità abitativa) oppure zioni legate ai terremoti la semplice descrizione to di stazioni sismiche distribuite sul territorio quando la presenza di sedimenti intro- degli effetti ha assunto sempre più connota- è necessario un centro di acquisizione dove duce nel segnale delle amplificazioni (ri- zioni scientifi che; nel contempo è maturata vengono centralizzati i dati e dove i segnali sposta di sito) ad alcune frequenze tale la necessità di monitorare il fenomeno e così, vengono analizzati in tempo reale per la lo- da alterare la qualità della forma d’onda tecnologie militari atte a localizzare le potenti calizzazione dei terremoti e la determinazione proveniente dalla sorgente sismica; cannoniere o le rampe di lancio dei missili du- dei principali parametri di sorgente come la f. presenza di altri tipi di strumenti di mi- rante la seconda guerra mondiale sono state magnitudo (Ml ed Mw), il tempo origine, lati- sura come antenne GPS, tiltmetri o dila- perfezionate dando origine ai primi sismometri. tudine, longitudine e profondità dell’evento. tometri da pozzo; Nelle nazioni esposte al rischio sismico, co- I principali criteri per ottimizzare una re- g. scelta del tipo di acquisizione del dato: minciarono a sorgere Osservatori che avevano te di monitoraggio sismico di una data area registrazione locale o centralizzata o tutte la funzione di registrare ed elaborare gli eventi possono essere condensati in: e due, in continua o in trigger o tutte e due, sismici, occupandosi solo in parte di ricerca. a. conoscenza iniziale, sia storica che stru- campionamento alto o basso; In Italia nel 1954 fu istituito l’Istituto Nazio- mentale (catalogo CSI-INGV), della sismi- h. tutte le stazioni sismiche devono avere nale di Geofi sica (oggi INGV) che cominciò una cità che si intende studiare o monitorare un tempo assoluto comune, in genere il attività di coordinamento e centralizzazione (sorveglianza); GPS è il sistema più utilizzato ma esistono delle informazioni provenienti dai 23 punti di b. la spaziatura, cioè la distanza media tra altri segnali per la sincronizzazione come osservazione presenti sul territorio nazionale. le stazioni sismiche vicine della rete deve il DCF (Digital Clock Frankfurt – Germa- La Rete Sismica Nazionale Centralizzata essere dello stesso ordine di grandezza nia), segnale emesso in onde lunghe, con (RSNC), gestita dall’ING, nasce nel gennaio della profondità media degli eventi attesi frequenza della portante pari a 77,5 kHz; 1980, contava appena 7 stazioni sismiche i cui nell’area di studio; i. scelta dei punti dove installare la stazione segnali però arrivavano in tempo reale, tramite c. definizione di una geometria attraverso sismica tali da avere un ottima risposta collegamento telefonico, all’Osservatorio Sismi- il numero dei sensori (direttamente lega- di sito cioè un ottimo rapporto segnale/ co di Monteporzio Catone a Roma. È l’inizio di un to alle dimensioni dell’area) e della loro rumore a tutte le frequenze dello spettro processo che porterà la Rete Sismica Nazionale localizzazione tale da minimizzare i resi- esaminato; a contare 53 stazioni nel 1986, 82 stazioni nel dui (incertezze sui parametri ipocentrali j. scopi principali nella realizzazione di tale 1996, 90 all’inizio del 2000 e circa 400 oggi. ed rms e quindi aumentare al massimo rete di monitoraggio sismico che influen- Le stazioni sismiche moderne montano si- il cosiddetto potere risolutivo della re- zerà le scelte ai punti (d), (e), (f), (g) ed (i); smometri digitali che misurano sia gli sposta- te sismica), massimizzare la copertura k. budget finanziario a disposizione che in- menti verticali che quelli orizzontali e trasmet- azimuthale e per definire una magnitudo fluirà pesantemente nelle scelte presenti tono i dati, non più solo su linea telefonica, ma minima rilevabile; nei punti (c), (d), (e), (f), (g) ed (i). anche via web, o tramite UMTS o con collega- d. scelta dei sensori: velocimetri o accele- I dati provenienti da una rete di monitoraggio menti satellitari. Alcune di queste stazioni sono rometri o entrambi, corto periodo o larga sismico possono essere utilizzati per: multi-parametriche, cioè caratterizzate dalla banda (broadband) o entrambi, solo com- a. supportare la Protezione Civile nazionale presenza simultanea di più strumenti quali ponente verticale o 3 D (con la presenza e/o regionale; sismometri, accelerometri e GPS di precisione. delle due componenti orizzontali che per b. caratterizzazione e studio delle sorgenti gli standard internazionali sono allineate sismiche presenti nell’area e in aree li- CARATTERISTICHE DI UNA RETE DI MONI- rispettivamente Nord-Sud e Est-Ovest do- mitrofe; TORAGGIO SISMICO ve l’impulso positivo è, per definizione, il c. studio dell’evoluzione spazio-temporale Una rete di monitoraggio sismico è un Nord per la prima componente orizzontale della sismicità; insieme di strumenti, stazioni sismiche, otti- ed Est per la seconda componente); d. calcolo dei parametri delle sorgenti si- mizzati per la registrazione delle onde elasti- e. modalità di installazione dei sensori se smiche, dei meccanismi focali, del mo- che generate da un terremoto. Una stazione in superficie oppure in pozzo; l’utilizzo di mento sismico, ecc.;

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 86 e. identificazione delle geometrie delle STORIA DELLE RETI SISMICHE IN ITALIA terrestre; furono così avviate, conformemente a strutture sismogenetiche attive e delle L’OSSERVATORIO VESUVIANO questo programma, continue osservazioni ge- possibile interferenze con le strutture Per parlare della storia delle reti sismiche ofi siche e vulcanologiche. Sotto la direzione di adiacenti; in Italia, non si può che partire dalla storia Palmieri, venne installato il primo sismografo e f. migliorare il modello di velocità dell’area dell’Osservatorio Vesuviano. La storia e l’e- si avviò un monitoraggio sismico approfondito interessata; voluzione delle reti sismiche trova difatti la che lo porterà a progettare il primo sismome- g. analisi spettrali per lo studio della rispo- sua origine nelle innovazioni e nello sviluppo tro talmente sensibile da rilevare le scosse non sta di sito; apportato dai Borboni nel campo tecnologico, percepibili dall’uomo: le scosse strumentali. h. studio della propagazione delle onde si- medico e sociale nel Regno delle due Sicilie. Con l’unità d’Italia nel 1861 comincia il pe- smiche in mezzi non omogenei, anisotropi L’attenzione dei Borboni per i terremoti riodo buio dell’Osservatorio, un declino causato con presenza di topografia attraverso mo- si riscontra nel più antico Decreto relativo la dal disinteresse dello stato italiano per le pro- dellazioni numeriche; sismica, datato 1627, dopo il terremoto che blematiche vulcanologiche e di conseguenza i. tomografia sismica per la definizione di colpì la Campania, dove vengono codifi cati per le sorti dell’Osservatorio. Il Palmieri dirige- modelli di velocità 3-D più realistici; i primi metodi costruttivi antisismici; e nella rà l’Osservatorio fi no alla sua morte nel 1896, j. microzonazione sismica (effetti di sito) Legge del Marzo 1784 emanata da Ferdinando in totale isolamento dalle istituzioni. molto utili per le definizioni dei Piani Re- II di Borbone “Istruzioni per la ricostruzione di golatori dei Comuni a elevata pericolosità Reggio”, alla luce delle conseguenze del ter- sismica; remoto del Febbraio 1783 di Messina e della k. studi di hazard; Calabria. Le eruzioni vulcaniche del 1737 e l. Early Warning; del 1794 avvieranno poi il processo che porte- m. produzione di shakemap; rà alla inaugurazione dell’Osservatorio Vesu- n. mitigazione del rischio sismico; viano, sotto la direzione di Macedonio Mello- o. della valutazione della Pericolosità sismi- ni, uno dei maggiori scienziati dell’ottocento, ca di dettaglio della regione: nel 1845 in occasione del VII Congresso degli p. possibilità di strumentare edifici a rischio scienziati italiani, tenutosi a Napoli. Nel 1847 sismico e di interesse sociale, economico, fu destituito dal sovrano che lo accusava di pubblico, monumentale e strategico qua- avere simpatizzato con i promotori dei moti li ospedali, scuole, chiese, edifici antichi, liberali del 1848. ecc. Con la destituzione di Melloni l’Osservato- Non meno importante vi è la crescita cul- rio rimase in uno stato di completo abbandono turale di popolazioni che devono e dovranno fi no al 1852, quando il fi sico Luigi Palmieri, coesistere in realtà a elevato rischio sismico, insegnante nell’allora Regia Università di Na- attraverso informazione di varia natura (pub- poli ottenne il permesso di utilizzarlo per ese- Figura 2 – Macedonio Melloni (1798-1854) Fisico e meteoro- blicazioni, pagine web, bollettini giornalieri ai guire delle ricerche in campo meteorologico. logo, fu il primo Direttore dell’Osservatorio Vesuviano Comuni interessati, alle redazioni dei giorna- Divenuto direttore nel 1857, stabilì che li locali, agli Enti locali, ecc.); resta, in ogni l’istituto dovesse essere vulcanologico e vi si caso, un potente strumento di monitoraggio dovessero eseguire anche ricerche meteoro- ambientale. logiche, sismologiche e, in generale, di fi sica

Figura 3 – Luigi Palmieri (1807-1896) Vulcanologo e Sismolo- go, fu direttore dell’Osservatorio Vesuviano dal 1855 al 1896

Alla morte di Palmieri venne nominato di- rettore nel 1903 Raffaele Vittorio Matteuc- ci, già coadiutore dell’Istituto di geologia dell’Università di Napoli. Attento studioso e osservatore del Vesuvio, viene ricordato per l’atto eroico di essere restato con alcuni suoi collaboratori, all’interno dell’Osservatorio in occasione dell’imponente parossismo del Figura 1 – Sede storica (1848) dell’Osservatorio Vesuviano 1906 e, nonostante che per alcuni giorni l’a-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 DALL’ING ALL’INGV 87 L’Istituto Nazionale di Geofi sica e Vulca- nologia (INGV) – ai sensi del decreto legisla- tivo del 29 settembre 1999, n° 381, art. 2 comma 1, lettera (c) – “ ... svolge funzioni di sorveglianza sismica e vulcanica del territorio nazionale e di coordinamento delle reti sismi- che regionali e locali.” Pertanto il monitoraggio sismico del ter- ritorio nazionale viene gestito in larga parte, ma non esclusivamente, dal Centro Nazionale Terremoti (CNT) e costituisce quindi uno dei principali compiti istituzionali dell’INGV. La RSN (Rete Sismica Nazionale) si compone attualmente di circa 400 stazio- ni sismiche (Fig. 5) che trasmettono dati in tempo reale mediante una serie di vettori di trasmissione diversi (adsl, satellitare, umts, wifi , ecc). Al monitoraggio sismico dell’intero ter- ritorio nazionale contribuiscono anche dati Figura 4 – Giuseppe Mercalli (1850-1914) Vulcanologo e Sismologo elaborò la scala di intensità dei terremoti. Fu direttore ricevuti da altre reti locali, regionali ed este- dell’Osservatorio Vesuviano dal 1911 al 1914 re, come la rete dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV-Sezione di Napoli, la rete sismica rea fosse stata investita da una nube vulcani- raggio sismico e vulcanologico. Dal 1971 al Etnea, la rete della Sicilia Orientale e delle ca, rimanendo al suo posto poté continuare a 1983 la direzione fu affi data a Paolo Gaspa- Isole Eolie gestite dalla Sezione di Catania, la diramare alle autorità i bollettini sull’attività rini, titolare della cattedra di fi sica terrestre rete VBB MedNet1 (sensori Very Broad Band), del Vulcano. L’atto coraggioso gli valse la me- nell’Università di Napoli, L’Osservatorio com- la rete dell’Italia Nord Occidentale dell’U- daglia d’oro con conferimento di onorifi cenze pie un notevole balzo in avanti rinnovandosi niversità di Genova, la rete a larga banda e la nomina a direttore fi no alla sua morte, nelle strutture, nei metodi e negli obiettivi di dell’Italia Nord-Est, la rete del Mugello, la avvenuta nel 1909. ricerca e aprendosi al confronto con i più im- rete della Regione Marche, la rete della Alta Come troppo spesso accade, quando si portanti organismi scientifi ci internazionali. Val Tiberina – AVT, la Rete Svizzera dell’ETH parla di vulcani e terremoti, l’interesse si Un nuovo edifi cio viene costruito per ospi- di Zurigo, la Rete Albanese, ed altre stazioni risvegliò soltanto dopo le eruzioni che si ve- tare moderne attrezzature. Si sviluppano i set- di altri Enti come l’Osservatorio Sismologico rifi carono tra il 1891 ed il 1899 e nel 1911 tori della vulcanologia di base, le tecniche di dell’Università degli Studi di Bari (Cattaneo diventò direttore l’abate Giuseppe Mercalli, sorveglianza e la sismologia. Si realizza una & Moretti, 2011). scienziato di notevole prestigio. rete sismica regionale centralizzata via radio Dal 2006, la politica del CNT-INGV è Mercalli, vulcanologo e sismologo noto in e registrazione su nastro magnetico. Nel 1983 quella di disporre di stazioni di rilevamento tutto il mondo, fu il quarto direttore di nomi- viene nominato direttore il professor Giusep- geofi sico di tipo multisensore. In numerosi na dell’Osservatorio. A lui si devono il primo pe Luongo, docente di fi sica del vulcanesimo siti della rete nazionale sono stati installati catalogo dei terremoti storici italiani, la carta presso l’Università di Napoli; sotto la sua di- sensori per acquisire effi cacemente tutto lo sismica della Campania e la famosa scala si- rezione l’Istituto deve affrontare l’emergenza spettro delle frequenze emesse dalle sorgenti smica, adottata come scala uffi ciale dall’Uf- del bradisismo puteolano, che serve tuttavia sismiche (utilizzo quindi sia di sensori a tre fi cio Centrale di Meteorologia. Fece parte di ad ammodernare e potenziare la rete di sorve- componenti a larga banda ma anche di an- molti congressi e sodalizi, e poco prima della glianza nell’area vulcanica napoletana. tenne GPS geodetiche per lo studio della com- sua morte avvenuta in circostanze tragiche Con la creazione dell’Istituto Nazionale ponente anelastica della sorgente sismica sia fu nominato Cavaliere della Corona d’Italia. di Geofi sica e Vulcanologia (INGV) nel 1999, cosismica sia intersismica che asismica), e Il suo improvviso decesso fece sospendere, cominciò un travagliato processo di accor- ricoprire completamente la dinamica dei se- sia pure per poco, l’attuazione di un vigoroso pamento dell’Osservatorio Vesuviano con la gnali sismici (utilizzo quindi di sensori sia piano di lavori di ristrutturazione dei locali nuova Istituzione Nazionale, conclusosi nel velocimetrici che accelerometrici triassiali dell’Osservatorio nonché di rimodernamento 2001 quando, con il D.L. n.381 del 29 set- (Fig. 6) con fondo scala a 2.5 g). dell’attrezzatura scientifi ca. Più tardi, nel tembre 1999 ha perso la personalità giuridica Lo sviluppo della rete ha portato ad avere 1928, a cura del Circolo Cattolico Universita- ed è diventato Sezione INGV di Napoli. oggi sul territorio più di 100 accelerometri, rio di Napoli, fu posta una lapide marmorea Oggi l’Osservatorio Vesuviano è diretto con una copertura maggiore nel sud della sul muro di cinta dell’Istituto scientifi co. dalla dott.ssa Francesca Bianco che da anni penisola e nella Sicilia orientale. Nella fi gura In seguito alla scomparsa del Mercalli, la si occupa dello studio sulla sorveglianza si- a lato viene rappresentata la situazione ag- direzione dell’Osservatorio fu tenuta da alcu- smologia delle aree vulcaniche attive del Sud giornata della rete di accelerometri. ni docenti dell’Università di Napoli, costituen- Italia ed è un moderno istituto di ricerca e di Il tragico terremoto dell’Irpinia del 23 ti un Comitato Vulcanologico Universitario e il sorveglianza sul territorio. Sismografi , mare- Novembre 1980 crea una specie di spartiac- l° febbraio 1927 la direzione passò ad Ales- ografi e impianto geochimico, autentiche sen- que nello sviluppo di una vera Rete Sismica sandro Malladra, a cui succedette Giuseppe tinelle del vulcano, coprono una vasta area Nazionale. Imbò nel 1935 che apportò importanti aggior- con una fi tta rete di osservazioni al Vesuvio, Nel 1954 l’ex ING (Istituto Nazionale di namenti nelle strumentazioni atte al monito- ai Campi Flegrei e nel mare di Pozzuoli. Geofi sica) aveva circa una ventina di punti di

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 88 osservazione divisi tra gli storici Osservatori fettuare sia una localizzazione rapida dell’e- Il 1982 è l’anno in cui viene istituito il e singole stazioni sismiche che in genere era- vento ma anche di valutarne la magnitudo. servizio di sorveglianza presso la sala ope- no localizzate all’interno di Università o enti Entra pertanto nel vivo il concetto di una rativa della sede dell’ING a Roma e vengono pubblici o semplicemente da privati. rete sismica centralizzata del territorio italia- installate altre stazioni telemetrate (un colle- Con il passare degli anni il numero di sta- no, in altre parole un insieme di stazioni si- gamento telefonico analogico della sola com- zioni sismiche aumentò anche in collaborazione smiche ben distribuite, soprattutto nelle aree ponente verticale del moto del suolo). con altri enti, e nonostante ci fosse un discreto ad alta pericolosità sismica, i cui segnali ar- Nel 1984 si ebbe un ulteriore incremento numero di stazioni tale da ben localizzare al- rivassero in una sede unica in modo da ridur- delle stazioni della Rete a seguito del bradi- meno i forti terremoti (magnitudo maggiore di re drasticamente i tempi di raccolta dei dati. sismo di Pozzuoli e alla sequenza della Val 4.0), non era però possibile farlo in tempi brevi. Altra caratteristica, non trascurabile, e che in Comino (maggio 1984). Il motivo principale che all’epoca non esisteva questo modo venivano azzerate le incertezze Nel 1986, in collaborazione con il Cen- un sistema affi dabile di collegamento (real sui tempi di arrivo in quanto ogni Osservatorio tro di Cultura “E. Majorana” e con lo Stato time) tra tutti i punti della rete nazionale e aveva la propria personale temporizzazione. Maggiore dell’Esercito, l’ING installò una rete l’ING ma anche perché i dati delle registrazio- Tale realtà iniziò a concretizzarsi nel 1979 sismica telemetrata con ponti radio militari ni sismiche (cosiddetti drum su carta termica, con le prime stazioni, con collegamento tele- in Sicilia e Calabria. carta affumicata o inchiostro su carta norma- fonico, che arrivavano all’Osservatorio Sismi- Alla fi ne del 1986, la Rete Sismica Nazio- le) venivano inviati alla sede centrale dell’ING co Centrale di Monteporzio Catone (RM). nale aveva 53 stazioni. Il numero di stazioni di Roma con tempestiche e modalità da non Durante il tragico terremoto dell’Irpinia nei 10 anni successivi crebbe in modo gra- permettere elaborazioni veloci. (23/11/1980) vi erano già 7 stazioni sismiche duale per arrivare alla fi ne del 1996 con 82 le Il lavoro e quindi l’impegno istituzionale centralizzate (gestite dall’ING), tutte situate a stazioni operanti nella RSNC. era di fatto quello di raccogliere tutti i dati nord dell’area epicentrale, e circa 40 gestite Durante la sequenza sismica che colpì l’Ap- disponibili ed elaborarli per la stesura del bol- da università ed enti i cui dati venivano in- pennino Umbro-Marchigiano nel 1997 furono in- lettino sismico con cadenze anche annuali e viati con scadenze prefi ssate all’Osservatorio stallate nella zona interessata una rete mobile quindi con ritardi piuttosto “imbarazzanti”. Sismico Centrale. telemetrata e altre stazioni fi sse per potenziare Questo tipo di attività è durata fi no al Anche in quell’occasione ci si rese conto la RSNC. All’inizio del 2000 le stazioni instal- 1979 quando dopo la drammatica sequenza che i dati erano fortemente insuffi cienti per una late e funzionanti erano circa 90 e tutte mono- del Friuli Venezia Giulia, iniziata nel maggio stima dell’epicentro con incertezza del km e componente (segnale verticale del movimento del 1976, si avvertì la necessità di ottenere in questo fece emergere in modo ancora più forte del suolo) in trasmissione analogica con linea tempi più rapidi possibili le informazioni degli la necessità di nuovi stanziamenti che permet- telefonica dedicata (Fig. 7, mappa di sinistra). arrivi delle onde sismiche (onde P ed onde S) tessero sia l’espansione della Rete Sismica che Agli inizi del 2000 la Rete Sismica Na- dalle varie stazioni di rilevamento e quindi ef- l’istituzione di un servizio di sorveglianza H24. zionale Centralizzata, grazie soprattutto ai

Figura 5 – Attuale configurazione della Rete Sismica Nazionale (RSN) dell’INGV Figura 6 – Attuale configurazione della Rete Accelerometrica dell’INGV http://www.gm.ingv.it/index.php/labgis” http://www.gm.ingv.it/index.php/labgis”

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 89

Figura 7 – Rete Sismica Nazionale nel 2001 e nel 2008

fi nanziamenti del Dipartimento della Prote- Oggi l’INGV gestisce circa 400 stazioni si- Tale rete permette ai sismologi, presenti zione Civile e nell’ambito di specifi ci progetti smiche su tutto il territorio nazionale, numero H24 nella Sala di Monitoraggio Sismico di nazionali, viene completamente trasformata che continuerà a crescere nel futuro. Roma, una determinazione preliminare dei (Fig. 7, mappa a destra). Si passa pertanto da sismometri che misu- rano la sola componente verticale con trasmis- sione analogica (via cavo telefonico) a sismo- metri triassiali che misurano quindi anche gli spostamenti orizzontali. Si installano stazioni sismiche estremamente più sofi sticate e tec- nologicamente più avanzate, alcune delle quali prodotte direttamente dall’INGV (Gaia e Gaia2). Si passa da dati di tipo analogico e mo- nocomponente a segnali digitali a tre com- ponenti, che permettono una migliore analisi e interpretazione dei sismogrammi. Si molti- plicano le modalità di trasmissione dei dati, non più solo su linea telefonica, ma anche via web (adsl), o tramite UMTS o con collegamenti satellitari o con wifi . Un ulteriore signifi cativo contributo allo sviluppo della Rete Sismica Nazionale in Italia centro-meridionale è avvenuto grazie al Progetto CESIS, fi nanziato dal Ministero per l’Università e la Ricerca (Legge 488/92), dal 2004 al 2008. Con tali fondi oltre a prevedere una nuova sede INGV a Grottaminarda, c’è stata una ulteriore massiccia implementazione della Rete Sismica Nazionale al centro-sud con più di 60 nuove stazioni per- Figura 8 – Distribuzione ipocentrale di circa 45000 eventi selezionati di migliore qualità nel periodo 1997-2002 (figura manenti multi-parametriche, con un sismome- estratta da: Chiarabba, C., Jovane, L. & Di Stefano, R. A new view of Italian seismicity using 20 years of instrumental tro, un accelerometro e un GPS di precisione. recordings. Tectonophysics 395, 251–268 del 2005)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 90 parametri ipocentrali dei terremoti in meno mente da collegi di università britannici sotto no della Terra (IASPEI) e della Unione Interna- di 2 minuti ed una determinazione defi nitiva la direzione di diversi professori di sismologia zionale di Geodesia e Geofi sica (IUGG). in media in 12 minuti. delle Università di Oxford e Cambridge. La necessità di un simile Centro nasce L’attuale rete consente di localizzare L’attuale International Seismological dalla consapevolezza che la regione Europea- terremoti con una soglia minima della ma- Centre si è costituita a Edimburgo nel 1964 Mediterranea è stata da sempre caratterizza- gnitudo notevolmente bassa; in alcune aree per continuare l’attività dell’International ta da una intensa attività sismica potenzial- dove la densità di stazioni sismiche è elevata Seismological Summary (ISS), che è stata mente pericolosa; di conseguenza, per motivi si riescono a rilevare eventi con magnitudo la prima raccolta di tutte le osservazioni dei di protezione civile e per studi e valutazioni negativa. terremoti a livello mondiale. della pericolosità sismica, si istituì un orga- La magnitudo di completezza è attual- nismo scientifi co che potesse determinare e mente di Mc =1.4, ovvero si stima che la fornire in tempo quasi reale i principali para- Rete sia in grado di registrare terremoti con metri caratteristici dei terremoti. magnitudo ben al di sotto di ML=1.0, ma che Il centro ha iniziato la sua attività presso i dati siano completi per i terremoti al di sopra l’Institut de Physique du Globe di Strasburgo di ML = 1.4. (IPGS) nel gennaio 1976 e si è formalmente Le incertezze sulla localizzazione (coor- costituito nel 1983. dinate ipocentrali di un terremoto e tempo L’EMSC è un’associazione internazionale, origine) sono drasticamente diminuite rag- non governativa e senza scopo di lucro la cui giungendo valori ben al di sotto del km per attività è dedicata alla promozione della ri- l’ipocentro (latitudine, longitudine e profondi- cerca sismologica. In questo contesto, l’EMSC tà) e residui sul tempo origine sotto il decimo gestisce un sistema di allarme per i terremoti di secondo. potenzialmente dannosi nella regione Euro- Nella Fig. 8 viene riportata la sismicità Nel 1970, con l’aiuto dell’UNESCO e di altri Mediterranea che consiste nella rapida de- di 7 anni (periodo 1997-2002) della penisola organismi scientifi ci internazionali, il Centro è terminazione dell’epicentro e nella diffusione italiana in funzione della profondità (scala stato ricostituito come organismo internazio- del messaggio di avviso sismico entro l’ora cromatica in basso a sinistra) e della magni- nale non governativo, fi nanziato da istituzio- successiva al verifi carsi del terremoto. tudo (scala in basso a destra). ni interessate provenienti da diversi paesi. Dopo l’Assemblea straordinaria di Roma Inizialmente sostenuto da sette paesi, oggi è nel 1993 la sede è stata trasferita al Labora- UNA BANCA DATI SISMICA MONDIALE: supportato da più di 50, e le istituzioni membri toire de Détection et de Géophysique (LDG) del L’INTERNATIONAL SEISMOLOGICAL CEN- includono accademie nazionali, dipartimenti Commissariat à l’Energie Atomique (CEA) a TRE E L’ EUROPEAN MEDITERRANEAN SEI- governativi e università. Ogni ente sostenito- Bruyères-le-Châtel (Essonne, Francia). SMOLOGICAL CENTER. re è rappresentato nel Consiglio direttivo del La necessità di uno scambio e di una con- Centro, che si riunisce ogni due anni per deci- BIBLIOGRAFIA E WEB SURFING divisione di informazioni a livello internazio- dere la politica e il programma operativo; sono AA. VV. (a cura di) CATTANEO M. & MORETTI M. (2011), Ri- nale di letture e informazioni sismologiche fu presenti anche rappresentanti dell’UNESCO e assunti estesi del I° Workshop Tecnico Monitorag- riconosciuta dal professor John Milne, padre dell’Associazione Internazionale di Sismologia. gio sismico del territorio nazionale: stato dell’arte e sviluppo delle reti di monitoraggio sismico. Miscel- della International Seismological Summary Dal 1986 la sede del Centro è a Pipers La- lanea INGV, Roma 20-21 dicembre 2010, 11-16. subito dopo la prima guerra mondiale. Dopo la ne, Thatcham, nei pressi di Newbury, e include CHIARABBA, C., JOVANE, L. & DI STEFANO, R. (2005), A new sua morte, l’International Seismological Sum- un’ampia biblioteca di bollettini sismologici, view of Italian seismicity using 20 years of instru- mary ha operato con fi nanziamenti principal- di riviste e di libri. mental recordings. Tectonophysics 395, 251-268. Nel 1997 è stata pubblicata la prima serie CIVETTA L., CUNA L., DE LUCIA M., ORSI G, Il Vesuvio di CD-ROM di Bollettini e Cataloghi ISC e del negli occhi. Storie di osservatori. Unità Fun- 1998, con l’apertura del sito web, è possibi- zionale Vulcanologia e Petrologia Osservatorio Vesuviano – INGV. le visionare i dati via Internet. All’inizio del AA.VV., Giuseppe Mercalli da Monza al Reale Osser- 2000 è stato creato un database ISC per uso vatorio Vesuviano: una vita tra insegnamento operativo e dal 2001 la raccolta dei bollettini e ricerca. Miscellanea INGV Anno 2014 Numero sismici delle stazioni di tutto il mondo è di- 24. ISSN 2039-6651 sponibile e inviato anche via e-mail. http://istituto.ingv.it/l-ingv/produzione-scientifi- Nel 1975 su volontà della Commissione ca/miscellanea-ingv/numeri-pubblicati-2011 Europea di Sismologica (ESC) viene fondato http://www.ingv.it/it/ http://info.terremoti.ingv.it/ il Centro Sismologico Europeo Mediterraneo http://iside.rm.ingv.it/iside/standard/index.jsp (EMSC); questo può essere considerato una https://ingvterremoti.wordpress.com/il-monito- commissione regionale dell’Associazione In- raggio-sismico/ ternazionale di Sismologia e Fisica dell’Inter- http://www.orfeus-eu.org/ https://www.epos-ip.org/ https://www.emsc-csem.org/ https://earthquake.usgs.gov/earthquakes/map/ http://ds.iris.edu/seismon/ http://www.geophysics.geol.uoa.gr/frame_en/in- sti/seisurf.html http://csi.rm.ingv.it/index.htm http://bollettinosismico.rm.ingv.it/ Figura 9 – John Milne (1850-1913) Geologo e sismologo http://eida.rm.ingv.it/ inglese, sviluppò la prima rete internazionale per la condi- visione di dati sismologici http://istituto.ingv.it/l-ingv/archivi-e-banche-dati/

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 1 ALESSANDRO AMATO E IL TEAM DEL CAT 91 Il Centro Allerta Tsunami (CAT) E-mail: [email protected] dell’INGV The Italian Tsunami Alert Center at Ingv 1 Il CAT-Team comprende (in ordine alfabetico): F. Bernardi, B. Brizuela, A. Cerase, L. Graziani, S. Lo- rito, F. M. Mele, A. Michelini, P. Perfetti, A. Piatanesi, Parole chiave (key words): Tsunami (Tsunami), maremoto, sorveglianza (surveillance), allerta (alert), IOC- S. Pintore, F. Romano, J. Selva, S. Stramondo, NEAMTWS(IOC-NEAMTWS), rischio (risk) R. Tonini, C. Valbonesi, M. Volpe

INTRODUZIONE dell’Indonesia del 2004 e del Giappone del nel Mediterraneo (Maramai et al., 2014). Ol- Il Bacino del Mediterraneo ha una ricca 2011, entrambi di magnitudo pari o superio- tre ai terremoti italiani, principalmente quelli storia di terremoti ed eruzioni vulcaniche, che re a 9, che hanno generato degli tsunami di intorno a Sicilia e Calabria e qualche evento si può ritenere nota a tutti: non credo ci sia decine di metri di altezza devastando le coste documentato nel Mar Ligure e in Adriatico, la qualcuno in Italia, in Grecia o in Turchia che prossime all’epicentro del terremoto e propa- maggior parte si concentra nel Mediterraneo non sia consapevole della elevata sismicità gandosi anche attraverso l’oceano Indiano e orientale, a partire dalle isole ioniche, lungo della regione dove vive. Lo stesso discorso va- il Pacifi co. A parte questi casi eclatanti, in l’arco ellenico, fi no a Cipro e lungo le coste le probabilmente per le eruzioni vulcaniche. cui sono stati stimati degli spostamenti del di Turchia, Siria, Libano, Israele, Egitto a est. Chi in Italia non ha sentito parlare dell’eru- fondale oceanico fi no a decine di metri, più Un’altra area sorgente di possibili terremoti zione di Pompei del 79 d.C., o di quelle che spesso avvengono degli tsunami meno deva- tsunamigenici è quella delle coste nordafri- avvengono frequentemente a Stromboli o stanti ma comunque dannosi. cane (Fig 1), dove nel 2003 un terremoto di all’Etna? Il discorso è ben diverso invece per Nel Mediterraneo, le zone di subduzione magnitudo 6.9 generò uno tsunami di mode- gli tsunami1 (detti anche maremoti). Si può dell’arco ellenico, di Cipro e probabilmente ste proporzioni che provocò numerosi danni ipotizzare che la maggior parte degli italia- anche quella dello Ionio sono tra le aree a alle isole Baleari. Storicamente, tsunami ben ni non conosca i precedenti storici in Italia e maggiore potenziale tsunamigenico; esisto- più grandi e devastanti si sono generati a negli altri Paesi del Mediterraneo e per questo no poi altre aree sismiche marine o costiere Creta, come quello molto noto del 365 d.C. motivo non consideri il fenomeno come un ri- che sono state in passato sede di terremoti I tempi di propagazione delle onde di tsuna- schio concreto. Probabilmente, ciò è dovuto tsunamigenici, come le coste nordafricane, il mi dalle isole dell’arco ellenico alle coste di soprattutto al fatto che gli tsunami si verifi - già citato Stretto di Messina, il basso Adria- Puglia, Calabria e Sicilia orientale sono com- cano meno frequentemente dei terremoti. In tico, il Mar Ligure (Fig. 1). Se è vero che la presi tra circa 30 e 60 minuti. Questi eventi Italia l’ultimo grande maremoto, con danni frequenza di questi eventi è minore di quella storici dimostrano che molti tsunami possono considerevoli e molte vittime, risale a oltre un dei terremoti, bisogna considerare che il loro essere generati a una certa distanza dalla co- secolo fa, in seguito al terremoto di Messina impatto può essere devastante. È perciò molto sta italiana, lasciando perciò il tempo per la e Reggio Calabria del 1908. Quando non c’è importante mettere in atto tutte le possibili diffusione di un’allerta sulle coste italiane, a la memoria diretta, è molto diffi cile traman- azioni per mitigare il rischio. patto di avere un sistema di calcolo dei pa- dare la consapevolezza di un rischio. In casi Nella mappa in Fig. 1 è possibile indivi- rametri dei terremoti suffi cientemente rapido come quello del 1908, poi, l’evento terremoto duare le sorgenti documentate degli tsunami e affi dabile. tende per la sua tragicità a oscurare l’evento tsunami. Tuttavia, basta guardare una carta che riporta il catalogo dei maremoti del Mediter- raneo per capire come la sensazione di basso rischio sia fallace. Si notano infatti decine di tsunami che sono avvenuti in molte zone del Mare Nostrum, da Gibilterra al Medio Orien- te (Fig. 1, Maramai et al., 2014). I terremoti costituiscono la principale causa di tsunami, sia a livello globale che nel Mediterraneo, con una percentuale intorno all’80% del totale dei maremoti. Meno frequenti quelli indotti da frane ed eruzioni vulcaniche, eccezionali quelli da impatto di meteoriti. In particolare, sono i grandi terremoti di subduzione quelli che hanno il maggiore potenziale tsunami- genico. Basti pensare ai due mega-terremoti

1 Tsunami è un termine di origine giapponese che signifi ca letteralmente “onda di porto” e che è ormai Figura 1 – Localizzazione delle sorgenti conosciute di tsunami nel Mediterraneo dall’anno 1630 A.C. al 2004 D.C. I simboli entrato nell’uso comune anche in Italia. sono proporzionali all’Intensità (da Maramai et al., 2014; cortesia degli Autori).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 92 IL CENTRO ALLERTA TSUNAMI ITALIANO per tutto l’Oceano Indiano fi no a colpire le (CENALT, NOA, KOERI) hanno ricevuto l’ac- Il Centro Allerta Tsunami dell’INGV (CAT- coste della Tailandia, dell’India, di Sri Lanka creditamento in ambito NEAMTWS, per settori INGV) è nato con lo scopo di contribuire alla e perfi no dell’Africa orientale, provocando mi- parziali del Mediterraneo, dell’Atlantico nord- mitigazione del rischio dovuto agli tsunami gliaia di vittime. Anche in quel caso, l’Oceano est (Francia) e del Mar Nero (Turchia). Alla indotti da terremoti sulle coste italiane e del Indiano era sprovvisto di qualsiasi sistema di fi ne del 2017 il CAT-INGV forniva il servizio di Mediterraneo. Gli tsunami di origine sismi- allerta per gli tsunami. allerta, oltre che in Italia al DPC e di conse- ca, oltre a essere i più frequenti, sono quelli In seguito a questo evento, l’Indonesia si guenza all’intero sistema di Protezione Civile che possono essere individuati più rapida- dotò di un sistema di allerta oggi operativo, e nazionale, ai quattro TSP e CTSP di Grecia, Tur- mente. Le onde sismiche, infatti, viaggiano altri centri nazionali sono nati nell’Oceano In- chia, Francia e Portogallo; a Libano, Israele, nella crosta con una velocità molto più alta diano. Non solo, l’emozione di quella immane Egitto, Germania; all’IOC dell’UNESCO e alla di quella delle onde di tsunami. Disponendo tragedia, in cui persero la vita oltre 230000 Commissione Europea (ERCC e JRC). di reti sismiche effi caci e collegate in tempo persone, determinò la nascita di un sistema Nel contesto nazionale, le attività del reale, si può quindi realizzare un sistema di di difesa dagli tsunami per il Mediterraneo e CAT-INGV si articolano oggi nel contesto “Early Warning” (o Allertamento Rapido), in l’Atlantico nord-orientale, costituito su man- del Sistema di Allertamento nazionale per i grado cioè di inviare un segnale di allerta dato dell’Intergovernmental Oceanographic Maremoti generati da sisma (SiAM), costitu- prima dell’arrivo delle onde di maremoto, al- Commission dell’UNESCO (IOC-UNESCO): il ito dall’INGV, dall’ISPRA e dal Dipartimento meno da una certa distanza in poi rispetto North-Eastern Atlantic, Mediterranean and nazionale della Protezione Civile (DPC), che alla sorgente. connected seas Tsunami Warning System ha funzioni di coordinamento e di dissemina- Il CAT-INGV ha due compiti principali. Il (NEAMTWS). zione dell’allerta sul territorio. Le attività del primo è quello di fornire l’allerta alle autorità In questo contesto internazionale, l’Italia SiAM sono disciplinate dalla Direttiva PCM del competenti in caso di terremoti potenzial- ha costruito un po’ alla volta le competenze 17/2/2017 (pubblicata nella G.U. il 5 giugno mente tsunamigenici nel Mediterraneo, at- necessarie per realizzare un sistema di difesa 2017). Dal 1° gennaio 2017 il CAT-INGV sta tuando i criteri defi niti dal Dipartimento della delle coste esposte al rischio di tsunami che svolgendo il servizio di allertamento in mo- Protezione Civile a questo scopo. Il secondo si potrebbero generare nelle aree sismiche dalità operativa, in collegamento con la Sala consiste nel realizzare gli studi necessari al- marine e costiere del Mediterraneo (Fig. 1). Situazione Italia del DPC a cui vengono inviati la defi nizione della pericolosità probabilistica Nel mese di novembre del 2013 l’INGV i messaggi di allerta. da tsunami per le coste italiane, a partire da costituì una propria struttura interna – il quelli di origine sismica (Seismic Probabili- Centro di Allerta Tsunami (CAT-INGV) – con IL SERVIZIO DI MONITORAGGIO E ALLERTA DEL CAT-INGV stic Tsunami Hazard Analysis, SPTHA). In que- il compito di realizzare e rendere operativo il Il servizio di sorveglianza del CAT-INGV sto contributo viene descritto il primo aspetto, servizio di sorveglianza per l’allerta da mare- viene effettuato nella Sala Sismica del Centro mentre la realizzazione degli studi di perico- moti e predisporre la mappa di pericolosità da Nazionale Terremoti presso la sede di Roma losità alla scala del Mediterraneo è oggetto maremoti per le coste italiane. dell’INGV in modalità H24, a opera di perso- di ricerche descritte in vari articoli recenti Nel mese di ottobre del 2014, in stretta nale specializzato, formato opportunamente e (Lorito et al., 2015; Grezio et al., 2017; Selva collaborazione con il Dipartimento nazio- coadiuvato da un funzionario esperto reperi- et al., 2017a; Selva et al., 2017b). Il progetto nale della Protezione Civile, il CAT-INGV ha bile su chiamata. TSUMAPS-NEAM, fi nanziato dalla Commissio- iniziato le sue attività di monitoraggio dei Il sistema di monitoraggio del CAT-INGV ne Europea e conclusosi alla fi ne del 2017, forti terremoti del Mediterraneo e di verifi ca si basa sul calcolo rapido dei parametri dei ha fornito la prima mappa di pericolosità per delle eventuali variazioni del livello del mare. terremoti del Mediterraneo, in un’area di com- la regione del Mediterraneo e dell’Atlantico Il CAT-INGV, oltre a monitorare i terremoti ed petenza che si estende per 100 km a ovest nordorientale (Basili et al., 2017). effettuare un’allerta rapida in caso di evento di Gibilterra e fi no al Mar di Marmara a est. sismico potenzialmente tsunamigenico, ana- Le localizzazioni ipocentrali e il calcolo della IL SISTEMA DI ALLERTA TSUNAMI: CONTESTO lizza i dati del livello del mare per la conferma magnitudo vengono effettuate in maniera INTERNAZIONALE E NAZIONALE o la cancellazione dell’allerta stessa. Per l’I- automatica con il software Early-Est (Lomax Nel mondo, il primo sistema di aller- talia, questi dati provengono dalla Rete Ma- and Michelini, 2012) che utilizza un metodo ta rapida per gli tsunami venne realizzato reografi ca Nazionale dell’ISPRA, che copre in di inversione non lineare per determinare i nell’Oceano Pacifi co nel 1948, dopo che, il 1° maniera omogenea le nostre coste; il CAT ana- parametri ipocentrali, calcolando inoltre tre aprile 1946, un terremoto di magnitudo 8.6 lizza inoltre in tempo reale, attraverso accordi tipi di magnitudo (Mb, Mwp, Mwpd), che il CAT nella zona delle Isole Aleutine aveva genera- internazionali, i dati sismici e mareografi ci utilizza secondo soglie predeterminate. Per gli to un enorme maremoto. Quest’ultimo aveva provenienti da numerosi istituti dell’area eu- eventi fi no a magnitudo (Mwp) 5.7 viene uti- provocato danni e vittime non solo in prossi- ro-mediterranea e a livello globale. lizzata come magnitudo di riferimento la Mb: mità della zona sorgente, con la distruzione di A livello internazionale, il CAT-INGV ha tra 5.8 e 7.1 si utilizza la Mwp, mentre da 7.2 enormi fari posti lungo le coste, ma anche a assunto dapprima, nel 2014, la funzione di in su viene adottata la magnitudo Mwpd (si migliaia di chilometri di distanza. La maggior CTSP (Candidate Tsunami Service Provider), veda Bernardi et al., 2015; Lomax e Michelini, parte delle vittime furono registrate infatti al- nell’ambito delle attività coordinate dall’ICG- 2012 per i dettagli su questi valori). le isole Hawaii, molto distanti dall’epicentro: NEAMTWS, iniziando così a fornire un servizio Al momento, i messaggi vengono inviati 158 persone morirono per una serie di onde di allerta sperimentale a numerosi centri e Pa- in caso di terremoti sopra magnitudo 5.5 ri- alte fi no a 17 metri che raggiunsero le isole esi dell’area mediterranea. Nel mese di ottobre cadenti nell’area di competenza, secondo tre più di 4 ore dopo il terremoto. Nessun siste- 2016 il CAT-INGV, a seguito di una procedura livelli a severità crescente (“Information”, ma di allerta esisteva in quel momento nel di valutazione internazionale delle procedure “Advisory”, “Watch”) defi niti in base a una Pacifi co. Qualcosa di simile è accaduto sfor- adottate, è stato accreditato come Tsunami “matrice decisionale” approvata in ambito tunatamente anche dopo il grande terremoto Service Provider (TSP) dall’ICG-NEAMTWS per NEAMTWS (Fig. 2), e calcolati rispetto a un in Indonesia nel 2004, di magnitudo 9.1. In l’intero Mar Mediterraneo. Allo stesso tempo, insieme di punti detti “forecast points” all’in- questo caso le onde di tsunami viaggiarono anche i centri di Francia, Grecia e Turchia terno dell’area di competenza (Fig. 3).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 93

Figura 2 – Matrice decisionale in uso al CAT-INGV.

La matrice decisionale defi nisce i livelli di no, soprattutto quella prossima alla costa. parametri sismici (ipocentro e magnitudo, allerta in base ai parametri ipocentrali e alla Pertanto, le valutazioni dei livelli di allerta meccanismo focale se disponibile) ottenuti in magnitudo del terremoto e viene utilizzata, al sui vari punti della costa, come stimate dalla tempo quasi-reale (Selva et al., 2018). Il PTF momento, per la rapidità del suo impiego. È suddetta matrice, possono essere molto di- è una previsione probabilistica della severità noto tuttavia che le caratteristiche degli tsu- verse da quelle reali. Per questo motivo, il CAT dello tsunami di fronte alla costa, basata su nami sono fortemente dipendenti anche dalle ha sviluppato e sta sperimentando un metodo tecniche di ensemble analoghe a quelle usate caratteristiche del terremoto che li genera (in alternativo alla matrice decisionale, il Proba- per le previsioni meteo. I livelli di allerta cor- particolare dal meccanismo focale e dalla bilistic Tsunami Forecast (PTF), che combina rispondenti alla distribuzione di probabilità distribuzione della dislocazione sul piano di informazioni a priori sulle caratteristiche per le ampiezze dello tsunami stimata con faglia) e dalla morfologia del fondale mari- sismotettoniche della zona sorgente con i il PTF possono essere defi niti selezionando

Figura 3 – Zona di competenza del CAT-INGV (poligono rosso) e forecast point (FP), i punti ai quali viene stimato il livello di allerta e il tempo di arrivo della prima onda di tsunami.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 94 dei quantili dalla distribuzione che descrive nee. La verifi ca delle possibili variazioni del la sorveglianza, su tutti i terremoti potenzial- l’incertezza del PTF. L’incertezza è determi- livello marino viene effettuata dal personale mente tsunamigenici a livello globale, per i nata dall’analisi dell’ensemble degli scenari in turno tramite un software sviluppato ap- quali viene seguita la procedura standard e (sorgenti) possibili, ognuno con la propria positamente all’INGV (Bono et al., in prep.), inviata la messaggistica del caso a una lista probabilità, condizionata all’accadimento di utilizzato inoltre per la creazione e la gestione interna per le opportune verifi che. Dall’ottobre un evento localizzato con un dato ipocentro e della messaggistica di allerta da inviare al 2014 a oggi sono stati trattati oltre 900 eventi una data magnitudo. DPC e agli altri Enti nazionali e internaziona- (Fig. 4), inclusi alcuni terremoti effettivamen-

Figura 4. Mappa con gli epicentri degli eventi trattati dal CAT-INGV nel mondo a scopo di training. I colori dei simboli indicano i livelli di allerta determinati in base alla matrice decisio- nale di figura 2. Per i terremoti al di fuori dell’area di competenza la procedura è identica a quella seguita per gli eventi interni al Mediterraneo ma in questo caso i messaggi di allerta vengono inviati soltanto a una lista interna per verificare la tempistica e le procedure (mappa realizzata da Maurizio Pignone).

Le procedure operative del CAT-INGV li. È importante ricordare che uno tsunami è te tsunamigenici avvenuti in Cile, Messico, prevedono che la prima allerta, basata uni- composto da una serie di onde, e che spesso Giappone, per i quali la risposta del CAT è camente sui parametri del terremoto, debba non è la prima quella più alta. Un’allerta può stata tempestiva, sia in termini di calcolo dei essere inviata al DPC e agli altri destinatari durare quindi molte ore prima di essere con- parametri ipocentrali che di invio dell’allerta entro al massimo 14 minuti dal tempo origi- siderata chiusa. rapida. In caso di eventi nel Mediterraneo, i ne dell’evento sismico, come stabilito nella messaggi di allerta raggiungono i destinatari Direttiva PCM citata. In seguito, la eventuale IL MONITORAGGIO DI TERREMOTI E TSUNAMI A SCALA elencati sopra tramite diversi canali di comu- conferma, revoca o cancellazione dell’allerta GLOBALE E ALLERTE INVIATE NEL MEDITERRANEO nicazione (email, GTS, fax). avviene in base all’osservazione del livello Il CAT-INGV opera, a titolo di esercitazione Tra il 2015 e il 2017 il CAT-INGV ha trat- del mare ai mareografi delle reti mediterra- e di formazione per il personale che effettua tato 5 eventi potenzialmente tsunamigenici in

Figura 5 – Mappa con gli epicentri degli eventi trattati dal CAT-INGV nel Mediterraneo. Per i simboli si veda la figura precedenti, per i dettagli si veda nel testo (mappa realizzata da Maurizio Pignone).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 ambito mediterraneo, tutti di magnitudo tra 6 mo messaggio di allerta è stato di 10 minuti. stata fortunatamente modesta, e nessuno ne 95 e 7 (Tab. 1). Alcuni di questi terremoti hanno Si tratta di un ottimo risultato se si considera è stato travolto, ma sarebbe bastato poco di generato degli tsunami, sia pure di modesta il limite dei 14 minuti come tempo massimo più per provocare danni seri, feriti e vittime. entità, che sono stati osservati dalle reti di di rilascio della prima allerta (stabilito dalla In effetti, sebbene le massime inondazioni monitoraggio del livello marino e in qualche “Standard Operational Procedure” con cui rilevate non abbiano superato i due metri caso hanno causato lievi danni in alcune aree il CAT-INGV è stato accreditato nell’ambito (Heidarzadeh et al., 2017), e nel porticciolo prossime all’epicentro. Nello stesso periodo, a del sistema NEAMTWS e dalla Direttiva PCM di Kos si sia appena superato il mezzo metro questi eventi vanno aggiunti, a livello infor- “SiAM”). Si consideri per esempio che, per l’e- di altezza dell’acqua, si sono viste delle auto- mativo, un terremoto profondo nel Mar Tirreno vento di Kos-Bodrum del 20 luglio 2017 (Tab. mobili parcheggiate venire spostate dall’ac- (28/10/2016, magnitudo 5.8, profondità 481 1) gli altri due TSP (Tsunami Service Provider) qua, a testimonianza della grande forza del- km) per il quale è stato emesso un messaggio operativi per quest’area (greci e turchi) hanno le correnti in un’inondazione di questo tipo. di Information, e i due eventi più forti della rilasciato la prima allerta dopo 18 e 19 minu- Sembra che a Bodrum, in Turchia, anch’essa sequenza sismica del 2016 in Italia centra- ti, rispettivamente. prossima all’epicentro del terremoto, siano le. Per questi due ultimi terremoti la matrice successi fatti analoghi. decisionale di Fig. 2 prevedeva un messaggio IL TERREMOTO E LO TSUNAMI DI KOS-BODRUM DEL Subito dopo il terremoto, il CAT-INGV ha di allerta, in quanto si trattava di eventi di 20 LUGLIO 2017 determinato i parametri dell’evento e calco- magnitudo superiore/uguale a 6 e ubicati a La notte del 20 luglio 2017 un terremoto di lato la magnitudo preliminare dopo meno di meno di 100 km dalla costa. Naturalmente magnitudo 6.6 ha colpito la zona del Dodecaneso, due minuti dal tempo origine. in entrambi i casi non era possibile la gene- in un tratto di mare costellato di isole e promonto- Il sistema utilizzato dal CAT per il calcolo razione di uno tsunami, considerata la posi- ri tra Grecia e Turchia (Heidarzadeh et al., 2017). si basa sulla tecnica di inversione non lineare zione e l’estensione limitata delle due faglie Nell’isola di Kos si registrarono i danni contenuta nel programma Early-Est (Lomax appenniniche, ma questa conoscenza non è maggiori: ci furono diversi crolli, uno dei quali and Michelini, 2012), che determina le coor- sempre disponibile immediatamente dopo un provocò la morte di due persone che erano in dinate ipocentrali e la magnitudo producendo terremoto. Questi due casi dimostrano come strada e furono travolte dalla caduta della a ogni minuto successivo una nuova localiz- sia sempre necessaria la valutazione di un facciata di un edifi cio fatiscente. L’isola in zazione, determinata con più dati e quindi più esperto: le soglie indicate nella matrice deci- quel periodo dell’anno ospita decine di mi- affi dabile. sionale sono conservative, per vari motivi (per gliaia di turisti, che si sono rivelate completa- Per ottenere i dati da comunicare all’e- l’incertezza insita nelle stime rapide, come ad mente impreparate a un evento di quel gene- sterno nel minor tempo possibile, evitando esempio la possibile sottostima delle prime re. Sembra che anche i residenti non fossero però sottostime o falsi allarmi, si deve trovare valutazioni di magnitudo, la possibilità che il consapevoli del rischio, in particolar modo di il miglior compromesso tra rapidità e stabilità terremoto generi delle frane sottomarine, un quello legato a un eventuale maremoto. È no- della soluzione. Al momento, dopo un’analisi errore di localizzazione, ecc.). Nel caso del ter- to infatti che una delle prime buone pratiche statistica di centinaia di eventi a scala glo- remoto del 24 agosto 2016 (M6.0) fu deciso di da applicare, in caso si avverta un terremoto bale, si è stabilito che la migliore soluzione non diramare alcuna allerta tsunami, mentre in una zona costiera, sia quella di allontanar- da adottare è quella che viene determinata da per quello del 30 ottobre (M6.5) fu seguito il si dal mare e portarsi in una zona rilevata. Early-Est cinque minuti dopo la prima solu- protocollo che prevedeva un’allerta per un ter- Al contrario, dopo l’evento sismico si sono zione (denominata EE05), ottenuta circa 7-8 remoto di quella magnitudo (la stima iniziale visti numerosi fi lmati e fotografi e realizzati minuti dopo il terremoto. del CAT-INGV era di Mwp 6.7). L’allerta fu poi da persone che si attardavano sulle spiag- La notte tra il 20 e il 21 luglio 2017, il cancellata pochi minuti dopo l’evento. ge e nei porti, chi per osservare lo “strano turnista CAT presente in sala sismica, dopo

Tabella 1 – Parametri dei terremoti trattati dal CAT-INGV dal 2015 al 2017 nel bacino del Mediterraneo Message Time UTC Origin Time UTC Location Mag USGS Mag rapida CAT Alert Level (delay from OT) 16/04/15 18:07 Crete (Greece) 6.4 6.4 Watch 18:16 (9’) 17/11/15 Ionian 07:10 (Greece) 6.5 6.5 Advisory 07:22 (12’) 25/01/16 04:22 Gibraltar 6.5 6.5 Advisory 04:33 (11’) 12/06/17 12:28 Greece-Turkey 6.4 6.5 Advisory 12:38 (10’) 20/07/17 22:31 Greece-Turkey 6.6 6.8 Watch 22:41 (10’)

Per gli altri cinque eventi mediterranei fenomeno” dell’allagamento progressivo, chi aver verifi cato la bontà della soluzione EE05 e (Fig. 5), uno sulle coste marocchine e gli per cercare di spostare un’automobile o uno la coerenza del messaggio di allerta prodotto altri tra Grecia e Turchia, i primi messaggi scooter parcheggiato nei pressi della spiag- in automatico dal sistema, ha inviato la prima di allerta sono stati inviati dal CAT entro un gia2. L’ingressione causata dallo tsunami è allerta. Nel caso del terremoto di Kos-Bodrum, tempo compreso tra i 9 e i 12 minuti dal tempo il primo messaggio di allerta è stato inviato origine del terremoto (Tab. 1). dal CAT-INGV a tutti i destinatari a 10 minuti In particolare, per i due eventi del 2017 2 Nel caso del terremoto di Lesvos di giugno 2017 dal tempo origine dell’evento. (entrambi localizzati nel Mar Egeo, tra la Gre- ci sono fi lmati con persone che tentano di spostare Come si vede nella Fig. 6, un livello di cia e la Turchia) il tempo di emissione del pri- barche ormeggiate in balìa della corrente. allerta viene assegnato a ciascun “forecast

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 96 point” dei Paesi presenti nell’area di compe- IL RISCHIO TSUNAMI FRA LA PREVEDIBILITÀ (altrimenti si verserebbe nel più grave ambito tenza in cui opera il CAT. Nel caso specifi co DELL’EVENTO E LE RISPOSTE DELLA SCIENZA. del dolo) cui si correla la mancata osservanza dell’evento del 20 luglio di Kos-Bodrum, per Nei paragrafi precedenti è stata già sotto- delle regole cautelari preposte alla gestione l’area in Grecia e Turchia ricadente entro un lineata la natura peculiare del rischio gestito del rischio del verifi carsi di uno tsunami, ri- raggio di 100 km dall’epicentro era stata di- dagli operatori del Centro Allerta Tsunami schio che deve essere prevedibile ed evitabile ramata l’allerta massima (livello “WATCH”, o dell’INGV. In particolare, il verifi carsi di un alla luce della miglior scienza ed esperienza rosso), mentre per le aree tra 100 e 400 km di terremoto potenzialmente tsunamigenico nel momento storico. distanza il livello di allerta era “ADVISORY”; impone l’osservanza di procedure codifi ca- La previa defi nizione delle regole cautela- “INFORMATION” nelle aree a distanza mag- te e concor date nel sistema SiAM, volte ad ri impeditive dell’evento comporta numerosi giore. I primi due livelli, WATCH e ADVISORY, attivare quegli strumenti di Protezione civile vantaggi e qualche critica. Di tali vantaggi è indicano la possibilità di un’inondazione con fi nalizzati alla riduzione o alla neutralizzazio- riprova lo statuto della responsabilità penale un “run-up” (ossia la quota s.l.m. raggiunta ne delle possibili conseguenze generate dal legata all’attività sanitaria la quale, sin dal dallo tsunami) rispettivamente maggiore o maremoto. 2012, caldeggia un sistema di regole prede- minore di 1 metro. Le modalità di gestione del rischio evi- terminate e disponibili all’operatore ex ante e Fortunatamente l’altezza massima di denziano come il turnista e il funzionario CAT al giudice ex post (Di Landro, 2013; Iadecola, inondazione non ha raggiunto valori tali da siano onerati del delicato compito di scegliere 2013; Roiati, 2013). provocare vittime; tuttavia ci sono stati danni e comunicare, nei tempi imposti dalla Diretti- In particolare, la Legge 24 del 2017 (Gelli- provocati dall’ingressione delle onde di tsu- va SiAM, un dato scientifi co dal quale dipende Bianco) agli artt. 5 e 6 disegna uno statuto nami, soprattutto la seconda, come testimo- non solo la prevedibilità di un evento futuro (lo peculiare del rimprovero colposo in base al niato dalle riprese di alcune telecamere (G. tsunami) ma altresì l’attivazione delle caute- quale la responsabilità per colpa lieve del sa- Papadopulos, comunicazione personale). le salvifi che (Oki et al., 2012; Nakayachi et al. nitario è esclusa ogni qual volta questi abbia La scelta del CAT-INGV di utilizzare per 2014; Cerase, 2016). osservato in modo pertinente linee guida e l’allerta i parametri del terremoto calcolati La delicatezza di questa sfera di compe- protocolli uffi cialmente recepiti. automaticamente, senza una revisione dei si- tenza alla quale, come evidente, si correla un I più avanzati approdi relativi al dibat- smogrammi da parte degli operatori, rappre- potenziale di rischio elevatissimo, espone gli tito sulla responsabilità colposa conducono, senta un elemento discriminante per diversi operatori a responsabilità stringenti che pos- dunque, alla codifi cazione di regole cautelari, motivi. Il primo, già accennato, è quello della sono declinarsi in modo duplice e opposto. Se linee guida e protocolli, da parte di soggetti rapidità. Il secondo è legato alla responsa- la scorretta comunicazione di un rischio ine- istituzionali particolarmente qualifi cati, l’os- bilità attribuita all’operatore che effettua la sistente o sopravvalutato potrebbe condurre servanza delle quali consente, pur in presenza sorveglianza H24. a una imputazione per il reato di procurato di un evento nefasto per il paziente (morte o

Figura 6 – Epicentro del terremoto di Kos-Bodrum del 20 luglio 2017 (stella rossa). I triangoli indicano i “forecast points” (FP) dove vengono calcolati i tempi di arrivo teorici della prima onda di tsunami e i livelli di allerta. I FP intorno all’epicentro (entro 100 km) sono rossi in quanto il livello di allerta è il massimo (WATCH); i triangoli gialli sono in stato di ADVISORY (entro 400 km), mentre i triangoli verdi sono al livello minimo (INFORMATION). Le isolinee indicano il tempo teorico di propagazione in minuti.

La disposizione consegnata ai turnisti di allarme di cui all’art. 658 c.p., l’intempesti- lesioni), di escludere la responsabilità penale inviare il messaggio di allerta basato sulla va comunicazione di un dato o la sottostima del medico che agisce con colpa lieve. localizzazione automatica “EE05” da un lato dello stesso, dalla quale derivi la mancata Permane, peraltro, la responsabilità le- garantisce la necessaria rapidità e dall’altro attivazione delle cautele salvifi che per la po- gata alla cattiva scelta della linea guida in allevia la responsabilità del personale in caso polazione e per i beni, conduce all’imputazio- relazione al caso concreto, nonché la respon- di errori. Per investigare i profi li di respon- ne dei più gravi delitti di lesioni, omicidio e sabilità per colpa grave che si verifi ca quando sabilità del personale che effettua la sorve- disastro, sorretti da un coeffi ciente soggettivo l’operatore sanitario si discosta in modo mol- glianza è stato effettuato uno studio apposito di natura colposa (art. 590; 589 e 449 c.p.). to ampio dalle regole, secondo un giudizio che (Valbonesi, 2018) (ndr vedi anche articolo pp. Il rimprovero colposo sarebbe qui giusti- deve essere condotto anche in relazione alla 56-61). fi cato dalla non volontà dell’evento nefasto diffi coltà della prestazione e alla prevedibilità

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 dell’evento nefasto (Valbonesi, 2013; Vallini, degli operatori incaricati del delicato compi- indcued tsunamis: accuracy and feasibiity of 97 2013). to di gestire il rischio durante un’emergenza. inundation maps. In Geophys. J. Int., 200, 574- In ogni caso, l’aver affi dato al rispetto Proprio per la natura estremamente peculiare 588, doi:10.1093/gji/ggu408, 2015. delle linee guida e dei protocolli un’area di di questo rischio (il grado di “prevedibilità” MANTOVANI, F., L’obbligo di garanzia ricostruito alla luce dei principi di legalità, di solidarietà, di non punibilità per colpa lieve rappresenta un dell’evento, la rarità del fenomeno, il forte libertà e di responsabilità personale. In Riv. it. profi lo di grande interesse anche per chi si impatto che un evento di maremoto potrebbe dir. proc. pen., p. 345 e ss., 2001. confronti con il tema delle responsabilità per avere sulle coste, ecc.), risulta fondamenta- MARAMAI A., BRIZUELA B. AND GRAZIANI L. (2014), The un rischio avulso dal settore sanitario, come le che le attività siano sorrette da una base Euro-Mediterranean Tsunami Catalogue, An- quello legato ai maremoti o ad altre tipologie scientifi ca solida e costantemente aggiorna- nals of Geophysics, 57, 4, S0435; doi:10.4401/ di rischio geologico. ta, come pure da una chiara defi nizione delle ag-6437. NAKAYACHI, K., YOKOYAMA, H. M. AND OKI, S., Public anx- Su questo profi lo pare concorde anche la procedure con le azioni di risposta da parte iety after 2011 Tohoku earthquake: fluctuation Suprema Corte la quale, nella sentenza che degli operatori. in hazard perception after catastrophe. In JRR, ha posto fi ne all’annoso processo alla c.d. p. 156 e ss., 2014. Commissione Grandi Rischi, ha valorizzato il BIBLIOGRAFIA OKI, S. AND NAKAYACHI, K., Paradoxical Effects of the ruolo delle regole cautelari di natura proto- BASILI R. E TSUMAPS-NEAM TEAM (2017), Probabi- record - high tsunamis caused by the 2011 To- collare quali elementi costitutivi del rimpro- listic Tsunami Hazard Assessment (PTHA) and hoku earthquake on public judgment of danger. vero colposo anche nell’ambito delle scienze Mapping in the NEAM region: results of the In IJDRR, p. 37 e ss., 2012. 3 TSUMAPS-NEAM Project, Convegno Nazionale PERINI, C., Il concetto di rischio nel diritto penale naturali . del GNGTS, Trieste, novembre 2017. moderno, Milano, 2010. Ecco che, dunque, la sollecitazione offer- BERNARDI F., LOMAX A., MICHELINI A., LAUCIANI V., PIATANESI ROIATI, S., Il ruolo del sapere scientifico e l’indi- ta dalla Suprema Corte non può e non deve A., E L ORITO S., Appraising the Early-est earthqua- viduazione della colpa lieve nel cono d’ombra essere ignorata soprattutto in un ambito di ke monitoring system for tsunami alerting at the della prescrizione. In www.penalecontempora- disciplina così delicato come quello relativo Italian Candidate Tsunami Service Provider, In neo.it, 2013 al rischio tsunami. Nat. Hazards Earth Syst., Sci., 15, 2019-2036, SELVA J., HOECHNER A., IQBAL S., LORITO S. E THIO H.K. Ivi, la rifl essione sulla codifi cazione di doi: 10.5194/nhess-15-2019-2015, 2015. (2017a), Managing subjectivity and elicita- CERASE, A., La comunicazione dei rischi in contesti tions in the TSUMAPS-NEAM project, Session mansionari, linee guida e protocolli deve di incertezza interpretativa: prima e dopo il 6 2.1, Convegno Nazionale del GNGTS, Trieste, muovere necessariamente dal ruolo che essi aprile 2009. In Processo alla scienza (Borsari, novembre 2017. rivestono nella valutazione in ordine alla ge- R. ed.), Padova, p. 105 e ss., 2016. SELVA J., LORITO S., BABEYKO A., BASILI R., HOECHNER A., stione del rischio. Se la defi nizione preventiva DI LANDRO, A., Le novità normative in tema di colpa MAESANO F.E., SCALA A., TARONI M., TONINI R., TIBERTI delle regole sulla base dei dettami della mi- penale (L. 189/12, c.d. “Balduzzi”). Le indica- M.M., ROMANO F., PERFETTI P. E VOLPE M. (2017b), On glior scienza ed esperienza del momento sto- zioni del diritto comparato. In Rivista Italiana di the use of faults and background seismicity in rico, orienta l’operatore verso una più chiara Medicina Legale e del Diritto in campo Sanitario, Seismic Probabilistic Tsunami Hazard Analysis p. 842 e ss., 2013. (SPTHA), Convegno Nazionale del GNGTS, Trie- ed effi cace procedura, al contempo consente Direttiva PCM 17 febbraio 2017, pubblicata nella ste, novembre 2017. di decidere, sulla base di un insieme di regole G.U. il 5 giugno 2017. SELVA, J., TONINI, R., MOLINARI, I., TIBERTI, M. M., ROMANO, predeterminate, se vi sia responsabilità per GARGANI, A., Omesso impedimento di calamità na- F., GREZIO, A., MELINI, D., PIATANESI, A., BASILI, R., E l’evento e quale grado del rimprovero colposo turali? La problematica posizione di garanzia LORITO, S., Quantification of source uncertain- la condotta esprima (Perini, 2010). posta a carico dei titolari di protezione civile. In ties in Seismic Probabilistic Tsunami Hazard I delicati compiti cui sono chiamati gli www. lalegislazionepenale.eu, 2013. Analysis (SPTHA), Geophys. J. Int., 205, 1780– operatori del rischio necessitano quindi di GEIST, E. L. E LYNETT, P. J., Source processes for the 1803, doi:10.1093/gji/ggw107, 2016. probabilistic assessment of tsunami hazards, SELVA J., LORITO S., PERFETTI P., BERNARDI F., TONINI R., un supporto tecnico scientifi co dettagliato, Oceanography, 27, 86–93, 2014. ROMANO F., VOLPE M., PINTORE S., PIATANESI A., uniforme, predeterminato e aggiornato agli GIUNTA, F., Intervento. In Protezione civile e respon- AMATO A., Towards Probabilistic Tsunami Fore- sviluppi scientifi ci (Gargani, 2013; Giunta, sabilità nella società del rischio, Pisa., p. 144 cast (PTF) in the NEAMTWS, International 2013). e ss., 2013. Symposium: Advances in Tsunami Warning to Questo complesso di regole, se non può GREZIO, A., BABEYKO, A., BAPTISTA, M. A., BEHRENS, J., Enhance Community Responses, UNESCO- IOC, mettere a riparo tout court il turnista o il fun- COSTA, A., DAVIES, G., GEIST, E. L., GLIMSDAL, S., 12 - 14 February 2018, Paris, France. zionario del Centro Allerta Tsunami dalla scu- GONZÁLEZ, F. I., GRIFFIN, J., HARBITZ, C. B., LEVEQUE, SHAW, B., The AD 365 Earthquake: Large Tsuna- R. J., LORITO, S., LØVHOLT, F., OMIRA, R., MUELLER, C., migenic Earthquakes in the Hellenic Trench. re del rimprovero penale e civile, pur tuttavia PARIS, R., PARSONS, T., POLET, J., POWER, W., SELVA, In: Active tectonics of the Hellenic subduction risulta essenziale nel percorso di creazione J., SØRENSEN, M., THIO, H. K. (2017), Probabilistic zone, Springer Theses, p. 7-28. di regole condivise e conoscibili tanto dagli Tsunami Hazard Analysis: Multiple sources and VALBONESI, C., Linee guida e protocolli per una nuova scienziati quanto dai giuristi. global applications. Reviews of Geophysics, 55. tipicità dell’illecito colposo. In Riv. it. dir. e proc. Il Centro Allerta Tsunami dell’INGV è anco- https://doi.org/10.1002/2017RG000579. pen., p. 298 e ss., 2013. ra agli inizi di un percorso di defi nizione della HEIDARZADEH, M., NECMIOGLU, O., ISHIBE, T., AND YALCIN- VALBONESI, C., Studio delle problematiche relative pericolosità da maremoto sulle coste italiane ER, A. C., Bodrum–Kos (Turkey–Greece) Mw 6.6 alle eventuali posizioni di garanzia e ai profili earthquake and tsunami of 20 July 2017: a test di responsabilità colposa, anche in prospettiva e di ottimizzazione delle modalità con cui vie- for the Mediterranean tsunami warning system. sovranazionale, con riferimento alle attività del ne effettuata la sorveglianza e la determina- Geoscience Letters (AOGS) 2017, 4:31, https:// centro Allerta Tsunami dell’INGV, comprensivo zione dei livelli di allerta. doi.org/10.1186/s40562-017-0097-0. di suggerimenti metodologici nella redazione Un’attenzione particolare è stata rivolta IADECOLA, G., Brevi note in tema di colpa medica di linee guida e di protocolli di comportamento. anche alla defi nizione delle procedure neces- dopo la c.d. legge Balduzzi. In Rivista Italiana di Miscellanea INGV, in corso di stampa. sarie per ottimizzare la risposta del sistema Medicina Legale e del Diritto in campo Sanitario, VALLINI, A., L’art. 3 del “Decreto Balduzzi” tra retag- e minimizzare al tempo stesso l’esposizione p. 549 e ss., 2013. gi dottrinali, esigenze concrete, approssima- LOMAX A. E MICHELINI A. (2012), Tsunami early warn- zioni testuali, dubbi di costituzionalità. In AA. ing within 5 minutes, Pure and Applied Geo- VV. La responsabilità medica dopo il “Decreto physics, doi: 10.1007/s00024-012-0512-6. Balduzzi”: una questione multidisciplinare, Ri- 3 Cass. sez. Un., 24 aprile 2014, 38343 con com- LORITO S., SELVA J., BASILI R., ROMANO F., TIBERTI M.M. E vista Italiana di Medicina Legale e del Diritto in menti, fra gli altri, in www.penalecontemporaneo.it PIATANESI A., Probabilistic hazard for seismically campo Sanitario, p. 735 e ss., 2013.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 98 CARLO MELETTI Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Pisa Pericolosità sismica, normativa e E-mail: [email protected] classificazione sismica in Italia MASSIMILIANO STUCCHI Eucentre, Pavia

Seismic hazard, building code and seismic zoning GIAN MICHELE CALVI in Italy Eucentre, Pavia Parole chiave (key words): Pericolosità sismica (Seismic hazard), norme tecniche per le costruzioni (building code), classificazione sismica (seismic zoning), Italy (Italy)

1. INTRODUZIONE state modifi cate varie volte, accompagnando a obiettivi per i quali si possono ipotizzare per il In questo articolo si fa il punto sulla evo- volte tali modifi che con deroghe di varie natura. futuro indicatori diversi da quelli attuali. luzione della valutazione della pericolosità si- La Regione Lombardia ha aggiornato le zone si- Nel seguito viene presentata una breve smica in Italia e del suo rapporto con la cosid- smiche nel 2014, ma ne ha rinviato l’attuazione analisi cronologica dei principali sviluppi detta “classifi cazione sismica” del territorio. I al 2015; l’ultima Regione che ha deliberato un delle elaborazioni di pericolosità sismica e di due termini sono spesso confusi e vale la pena aggiornamento è la Liguria nel 2016. classifi cazione sismica. di fare chiarezza. Occorre precisare da subi- Tuttavia, dal 2009 la nuova normativa per to che entrambi gli oggetti della trattazione le costruzioni (NTC08, 2008) stabilisce l’azione 2. PERICOLOSITÀ SISMICA sono in qualche modo legati alla normativa sismica di riferimento in un modo diverso da Nel corso degli anni sono state compilate sismica; la classifi cazione in modo diretto, prima, passando da quattro zone e quindi da varie mappe che possono essere defi nite “di pe- la pericolosità in quanto spesso valutata in quattro spettri di progetto per tutto il territorio, ricolosità”, intendendo con questo un approccio termini utili alla normativa stessa. a valori puntuali dei medesimi, tratti dal mo- quantitativo e in qualche modo “statistico” alla Per pericolosità sismica si intende la de- dello di pericolosità sismica di riferimento per descrizione della sismicità che non si limiti a scrizione, in un’area oppure in un punto, di il territorio nazionale. Di conseguenza la clas- riportare le aree colpite nel passato da terremoti. un indicatore sismologico atto a provocare, sifi cazione sismica oggi non determina più l’a- Ci piace ricordare come primo esempio la carta in concorso con altri fattori, un pericolo futu- zione sismica di riferimento, ma ha mantenuto di Torquato Taramelli (1888) che descrive le aree ro. Può trattarsi di un valore di scuotimento soltanto il compito di indirizzare controlli sui sismiche in Italia in base al numero di eventi atteso con una certa probabilità in un certo progetti e di determinare priorità di intervento, distruttivi accaduti ogni 100 anni (Fig. 1). intervallo di tempo, di un terremoto di una data magnitudo, ecc. La descrizione areale di un tale parametro può servire a molti scopi, dai regolamenti edilizi alle politiche di pre- venzione in generale; in molti paesi esiste una valutazione di pericolosità uffi ciale che viene aggiornata a cadenze regolari, per tener conto dei miglioramenti delle conoscenze. Con classifi cazione sismica, viceversa, si intende l’associazione dei vari comuni italiani a una categoria, o zona, sismica, per la conse- guente adozione della normativa sismica per le costruzioni. La classifi cazione sismica è per- tanto una operazione che, pur basata oggi su fondamenti di pericolosità sismica, tiene conto di quest’ultima – formulata secondo appositi parametri – ma soprattutto della normativa stessa per la quale è concepita. Oggi, peraltro, il termine “classifi cazione sismica” viene utilizza- to anche in relazione alla valutazione del rischio sismico di un edifi cio – per ridurre il quale si può accedere agli incentivi fi scali del Sismabonus – con evidente possibilità di confusione. Fino al 1998 la competenza in materia di classifi cazione sismica era dello Stato, con il concorso consultivo delle Regioni dagli anni ‘80. A partire dal 1998 il complesso delle com- petenze in materia di normativa sismica è stato ripartito fra Stato e Regioni; in particolare la classifi cazione sismica è stata affi data a queste ultime. A seguito dell’Ordinanza PCM 3274 del 2003, le classifi cazioni sismiche regionali sono Figura 1 – Abbozzo di carta sismica dell’Italia di Taramelli (1888)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 Una delle commissioni scaturite dal 99 terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908 redige una relazione che può essere considerata la progenitrice delle mappe di pericolosità: essa contiene la defi nizione di criteri geologici e geotecnici da applicare per la riduzione del rischio sismico, anche se non formulate nei termini che conosciamo attual- mente, e viene recepita nel Regio Decreto 193 del 18 aprile 1909. Per avere valutazioni di pericolosità si- smica di tipo moderno si deve arrivare agli anni ’70, quando il CNEN (comitato Naziona- le per l’Energia Nucleare) promosse studi e elaborazioni di vario tipo, e fra queste alcune valutazioni di pericolosità sismica di tipo sta- tistico. Nel 1976, in un periodo di ripresa della attività in questo settore a livello europeo e mondiale, dopo i terremoti del Friuli l’OGS compilò una carta di pericolosità sismica del territorio Friulano (Amato et al.; Fig. 2). Il Progetto Finalizzato Geodinamica (PFG) del CNR (1975-1981) rilasciò nel 1977 una serie di mappe di pericolosità basate su vari indicatori con approccio statistico moderno. Figura 2 – Stima di pericolosità sismica del territorio friulano prodotta da OGS (Amato et al., 1976) Una combinazione di tre di esse, denomina- ta “Carta della pericolosità sismica d’Italia, strettamente fi nalizzata alla riclassifi cazione sismica del territorio nazionale, venne com- pilata nel 1980 all’indomani del terremoto di Irpinia e Basilicata e pubblicata nel 1981 (PFG-CNR, 1981; Fig. 3). Dal 1982 il Gruppo Nazionale per la Dife- sa dai Terremoti (GNDT) raccolse l’eredità del PFG e portò avanti la ricerca su pericolosità e rischio sismico in Italia e studi di ingegneria sismica. Nel 1996, al termine di un percor- so durato alcuni anni, rilasciò una serie di prodotti fi nalizzati alla stima della pericolo- sità sismica: un nuovo catalogo dei terremoti (NT4.1; https://emidius.mi.ingv.it/NT/home. html; Camassi e Stucchi, 1997) e un model- lo di zonazione sismogenetica (ZS4; https:// emidius.mi.ingv.it/GNDT/ZONE/zone_sismo. html; Meletti et al., 2000). Con questi elemen- ti fu possibile realizzare la mappa denomina- ta PS4 (Slejko et al., 1998), che rappresentava la distribuzione del valore di PGA atteso con una probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni, ovvero il parametro usato conven- zionalmente in tutto il mondo per defi nire la pericolosità sismica in termini probabilistici utili all’ingegneria sismica (Fig. 4). Dopo che GNDT e Servizio Sismico Nazio- nale (poi confl uito nel Dipartimento della Pro- tezione Civile) avevano realizzato stime di pe- ricolosità diverse (Slejko et al., 1998; Romeo e Pugliese, 1997) si pensò di produrre una mappa congiunta per la quale raggiungere un accordo tra gli operatori coinvolti (verrà chiamata per questo “mappa di consenso”). Figura 3 – Carta di pericolosità sismica, finalizzata alla classificazione sismica del territorio, prodotta dal Progetto Fina- Utilizzando lo stesso catalogo dei terremoti lizzato Geodinamica del CNR (PFG-CNR, 1981) e la stessa zonazione sismogenetica di PS4,

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 100 sono state rivalutate le altre scelte operative (per esempio sui modelli di attenuazione del moto del suolo) e ricalcolati i tassi di occor- renza delle singole zone sorgente (Albarello et al., 2000). A seguito del terremoto di San Giuliano di Puglia del 31 ottobre 2002, e della conse- guente Ordinanza PCM 3274/2003 (GU n.108 dell’8 maggio 2003), si avviò un processo per la stima della pericolosità sismica secondo dati, metodi, approcci aggiornati, condivisi e utilizzati a livello internazionale. Per la prima volta venne delineato un percorso per il quale venivano defi nite le procedure da seguire, il tipo di prodotti da rilasciare e l’applicazione dei risultati per l’aggiornamento delle zone sismiche. Questa iniziativa portò alla realiz- zazione del Modello di Pericolosità Sismica 2004 (MPS04) che descrive la pericolosità sismica attraverso il parametro dell’accelera- zione orizzontale attesa con una probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni su suolo rigido e pianeggiante (Gruppo di lavoro MPS, 2004; Stucchi et al., 2011). Il modello MPS04 è diventato uffi cialmen- te il riferimento per il territorio nazionale con Figura 4 – Mappa di pericolosità sismica prodotta dal GNDT nel 1996 (Slejko et al., 1998) l’emanazione dell’Ordinanza PCM 3519/2006 (G.U. n.105 dell’11 maggio 2006), quale stru- mento – tuttora in vigore - per aggiornare le zone sismiche (Fig. 5). Successivamente, nell’ambito del pro- getto INGV-DPC S1 (2005-2007) [http://es- se1.mi.ingv.it/], furono rilasciate una serie di stime di pericolosità sismica per diverse probabilità di eccedenza in 50 anni, basate sullo stesso impianto metodologico e sugli stessi dati di input di MPS04, e per diverse accelerazioni spettrali. Per ogni punto della griglia di calcolo (che ha una densità di 20 punti per grado, circa un punto ogni 5 km) sono oltre 2200 i parametri che ne descrivono la pericolosità sismica. Questa informazione così dettagliata ha reso possibile la defi ni- zione di norme tecniche nelle quali l’azione sismica di riferimento per la progettazione è valutata punto per punto (non più per 4 zone sismiche, cioè secondo solo 4 spettri di rispo- sta elastica). Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici emanò nuove Norme Tecniche delle Costru- zioni (NTC08) con il D.M. del 14 gennaio 2008 (G.U. n.29 del 04/02/2008) nelle quali la defi nizione dell’azione sismica di riferi- mento si basa sui dati rilasciati da INGV e dal Progetto S1.

3. CLASSIFICAZIONE SISMICA Fino al 1974 ciascun Comune venne in- serito in zona sismica quasi esclusivamen- te dopo un terremoto che avesse provocato danni forti, più per determinare le aree per le quali richiedere risarcimenti che per spirito di Figura 5 – Mappa di pericolosità sismica MPS04, come pubblicata in GU con l’OPCM 3519/2006 prevenzione. Si deve anche ricordare che 217

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 comuni, già classifi cati come sismici, furono la conseguente accettazione da parte del Mini- sismica, anch’essa su basi parzialmente 101 declassati in diversi momenti tra il 1927 e stero dei LL.PP. Per una applicazione completa probabilistiche (Gruppo di Lavoro 1999); la il 1965, su richiesta delle Amministrazioni fu necessario attendere il 1984, dopo i pareri proposta combinava indicatori di pericolosi- comunali (Fig. 6a), con motivazioni essen- delle Regioni: la mappa di classifi cazione si- tà probabilistici (in particolare l’intensità di zialmente di carattere economico (adottare smica in vigore nel 1984 vide la istituzione Housner a 10 e 50 anni) con la mappa delle la normativa comportava un aumento di della terza categoria, limitatamente però alle massime intensità macrosismiche risentite. costi e di conseguenza le nuove costruzioni sole Regioni colpite dal terremoto del 1980, e Tale proposta, tra le altre cose, espandeva di abitazioni e soprattutto di insediamenti di cioè Campania, Basilicata e Puglia (Fig. 8). la terza categoria a tutte le Regioni, tranne impianti industriali o di attività turistiche si In totale i Comuni classifi cati come sismi- la Sardegna: i comuni classifi cati sarebbero spostavano verso comuni non sismici). ci divennero 2992: 100 in zona 3, 2524 in zona diventati 4610, vale a dire oltre la metà dei Per la situazione fi no al 1974 si riman- 2, 368 in zona 1. Oltre 5000 Comuni restarono comuni italiani (Fig. 9). da alle sintesi contenute in De Marco et al. “non classifi cati”. Questa proposta incontrò resistenze da (2000), Meletti et al. (2006), Guzzoni e Piz- Il documento del PFG aveva indicato aree parte del Ministero dei LLPP e di alcune Regio- zigoni (2014). che richiedevano approfondimenti scientifi ci. ni, proprio a causa della notevole espansione Nel 1974 entrò in vigore la legge 64/1974, Dal 1984 al 1996 gli studi della comu- delle zone da classifi care. L’aggiornamento che rinnovò il corpo della normativa sismica nità scientifi ca misero a disposizione nuove della classifi cazione non vide la luce se non rimandando a successivi decreti il compito di conoscenze che nel 1998, sotto la spinta di F. dopo il terremoto di San Giuliano di Puglia del aggiornare, tra le altre cose, la mappa della Barberi, Sottosegretario di Stato alla Protezio- 2002 (Mw5.7), in cui crollò una scuola ele- classifi cazione sismica. La mappa del 1974 ne Civile, resero possibile la predisposizione mentare provocando 27 morti. San Giuliano di (Fig. 6b) divideva i 1368 comuni classifi cati di una nuova proposta di riclassifi cazione Puglia non era classifi cato come sismico nel

Figura 6a – Comuni declassificati nel periodo 1927 – 1965 (Meletti et al., 2014b) Figura 6b – Comuni classificati sismici al 1974 (Meletti et al., 2014b)

(su un totale di oltre 8100), in due categorie (297 in zona 1; 1071 in zona 2). Alle due categorie erano associati due spettri (Fig. 7), defi niti dal Decreto Ministeria- le del 3 marzo 1975. Nel 1976 i comuni clas- sifi cati vennero estesi a seguito del terremoto del Friuli, ancora secondo i criteri precedenti. Fu solo a partire dal 1980 che la clas- sifi cazione sismica cominciò a basarsi su valutazioni di pericolosità sismica, con l’ap- plicazione della citata “mappa di pericolosità sismica” (GDL, 1980) (Fig. 3) all’elenco dei Comuni italiani da parte del Progetto Finaliz- zato Geodinamica (Gruppo di Lavoro, 1980) e Figura 7 – Spettri di risposta elastica per la progettazione in zona 1 e zona 2 secondo il DM 3.3.1975

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 102 (Tab. 1), da compilarsi entro un anno secondo determinate specifi che. Per quanto riguarda la mappa di classifi - cazione sismica, venne provvisoriamente adot- tata la proposta 1998, che non era formulata nei termini richiesti ma era quanto di meglio immediatamente disponibile, con due aggiunte: a) i Comuni non classificati in quella pro- posta, e mai classificati sismici pri- ma, vennero inseriti in una nuova zona 4, eliminando in tal modo il concetto e l’impressione che potessero esistere zone “non sismiche” (alle Regioni venne tut- tavia data la facoltà di imporre o meno la progettazione sismica in questa zona); b) i Comuni che nel 1984 erano assegnati a una zona superiore a quella prevista dal- la Proposta 1998 vennero mantenuti nella categoria originale, provvisoriamente, in modo cautelativo (Figg. 10a e 10a). Tutto il territorio italiano venne pertan- to associato a una delle 4 zone sismiche, a ognuna delle quali competeva uno spettro di progetto in accelerazione (Fig. 11), ancorato al valore di accelerazione al terreno di Tab. 1. Figura 8 – Classificazione sismica dei comuni al 1984 (N.C. = non classificato Tutte le Regioni, sulla base del D.Lgs. 112/1998, recepirono entro il 2004 le mappe previste dalla Ordinanza PCM 3274/2003, che concedeva la facoltà di aumentare o diminuire di una zona la classifi cazione sismica dei sin- goli Comuni. Si avvalsero di questa facoltà le Regioni Sicilia, Basilicata, Lazio e la Provincia Autonoma di Trento, mentre la Regione Cam- pania, che aveva aggiornato le zone sismiche prima dell’OPCM 3274 proprio sulla base della Proposta 1998, non procedette a ulteriori modi- fi che, giacché le differenze rientravano entro i margini di tolleranza. In totale per 98 comuni la zona sismica risultò diversa da quella proposta dall’Ordinanza 3274 (78 verso una zona sismi- ca meno pericolosa, 20 verso una zona più peri- colosa); la Sicilia assegnò 89 comuni alla zona 2, prescrivendo che gli edifi ci strategici fossero però progettati come se si trovassero in zona 1. Alla fi ne del 2004 la classifi cazione sismica nazionale di fatto non esisteva più, sostituita da 20 classifi cazioni regionali. Va tuttavia osservato che l’applicazione della normativa per le costruzioni introdotta con l’Ordinanza PCM 3274/2003 fu accompa- gnata da una serie di deroghe che consentirono di progettare secondo le norme precedenti. Tale Figura 9 – Proposta di classificazione sismica del 1998 (Gruppo di lavoro, 1999) possibilità, in alcuni casi, venne interpretata

2002, mentre lo sarebbe stato in forza della Tabella 1 – Valori di accelerazione che definiscono le 4 zone sismiche e relativi valori di proposta del 1998. ancoraggio dello spettro Nel 2003, con l’Ordinanza PCM 3274/2003, Zona Accelerazione con probabilità di supera- Accelerazione di ancoraggio dello spettro fu rivisto l’intero corpo normativo sismico nazio- mento pari al 10% in 50 anni di risposta elastico (Norme Tecniche) [ag/g] [ag/g] nale, che venne adeguato alla fi losofi a dell’EC8. 1 > 0.25 0.35 Per la prima volta in modo esplicito una legge dello stato defi niva le modalità di inse- 2 0.15 – 0.25 0.25 rimento dei Comuni in zona sismica sulla ba- 3 0.05 – 0.15 0.15 se di una valutazione di pericolosità sismica 4 < 0.05 0.05

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 103

Figura 10a - Classificazione sismica dei comuni al 2003, ai sensi dell’OPCM 3274/2003 Figura 10b – Comuni per i quali l’OPCM 3274/2003 non ha abbassato la zona sismica rispetto alla proposta del 1998, mantenendo la zona sismica del 1984

timento della Protezione Civile). In qualche caso (Lazio, Liguria e Provincia di Trento) le Regioni hanno ritenuto di introdurre sottozone a fi ni delle proprie politiche di prevenzione: per il signifi cato di tali sottozone si rimanda ai siti web delle Amministrazioni Regionali. Per convenienza, nelle considerazioni che seguono abbiamo accorpato tali sottozone in una delle 4 zone sismiche previste dall’OPCM 3519/2006 - nello specifi co in quella supe- riore - ottenendo così la mappa di Fig. 12b. La situazione aggiornata delle zone si- smiche è disponibile nel sito del Dipartimento della Protezione Civile [http://www.protezio- Figura 11 – Spettri di risposta per le 4 zone sismiche previsti dall’OPCM 3274/2003. Questi spettri sono riferiti a suolo rigido per edifici ordinari (es: abitazioni); le forme spettrali possono essere modificate in base al suolo, al coefficiente necivile.gov.it/jcms/it/classifi cazione.wp]. topografico e in base all’importanza dell’edificio 4. SOVRASTIME E SOTTOSTIME? anche in relazione alla classifi cazione sismica legame diretto tra classifi cazione sismica e Dopo la pubblicazione del modello MPS04, precedente, consentendo pertanto di progetta- normativa delle costruzioni. così come avvenuto in altri paesi, il modello re – nelle zone fi no al 2003 non classifi cate – Comunque, le mappe regionali di classifi - stesso è stato criticato a varie riprese: ini- senza l’applicazione di alcuna norma sismica. cazione vennero aggiornate da Friuli, Lazio, Li- zialmente è stato accusato di “sovrastima- L’eventuale aggiornamento doveva avvenire guria, Piemonte, Umbria, Molise, Valle d’Aosta re” la pericolosità sismica, in quanto avrebbe utilizzando le stesse soglie di accelerazione che e nuovamente Toscana. La Lombardia emanò, aumentato signifi cativamente il numero di defi niscono le quattro zone sismiche: rispetto nel luglio 2014, un decreto di aggiornamen- comuni in zona 2 e 3, se applicato integral- a queste soglie, l’Ordinanza PCM 3519/2006 to della classifi cazione sismica allineato con mente. Successivamente, soprattutto dopo concedeva una fl essibilità di 0,025 g. l’Ordinanza PCM 3519/2006, che inseriva tra ogni terremoto forte, è stato accusato di “sot- A seguito della pubblicazione della map- l’altro tutto il territorio del Comune di Milano in tostimare” la pericolosità sismica e pertanto pa di Fig. 5, che concedeva alle Regioni una terza categoria; l’entrata in vigore era prevista – quasi fosse automatico – di sottostimare la fl essibilità di 0,025 g, alcune Regioni (ri)ag- nell’ottobre 2014, ma fu prorogata di un anno. sicurezza degli edifi ci. giornarono la classifi cazione sismica: Molise, In totale, dall’emanazione dell’OPCM La discussione teorico-concettuale in ma- Toscana e Provincia Autonoma di Bolzano. 3519/2006 a oggi, 10 tra Regioni e Province teria è nutrita e comprende anche le modalità Come detto sopra, con il rilascio delle Autonome hanno aggiornato la propria clas- stesse di “validazione” delle stime di peri- NTC08, avvenuto nel 2008 e divenute obbli- sifi cazione sismica dopo la pubblicazione colosità sismica (vedi Albarello e D’Amico, gatorie solo il 1°luglio 2009 dopo il terremoto dell’Ordinanza PCM 3519/2006 (Fig. 12a, le 2015; Marzocchi e Jordan, 2017; Iervolino et dell’Aquila, di fatto venne a interrompersi il informazioni derivano dal sito web del Dipar- al., 2017). In particolare sembra necessario

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 104

Figura 12a – Classificazione sismica dei comuni aggiornata al settembre 2014. In alcune Figura 12b – Classificazione sismica dei comuni aggiornata al settembre 2014. Eventuali Regioni sono state definite sottoclassi (es. 2A o 2B), per il significato delle quali si rimanda sottozone sono state accorpate alla zona di maggiore pericolosità sismica. Anche il comune alle relative amministrazioni. Il comune di Roma è stato suddiviso in sotto-aree e appare di Roma è stato associato per intero alla zona a maggiore pericolosità (Meletti et al., 2014b). bianco in questa rappresentazione (Meletti et al., 2014b)

chiarire ancora una volta che, anche qualora b) gli spettri di progetto associati alle norme ticolare nel processo “Grandi Rischi” (Stucchi la PGA o meglio lo spettro di risposta del moto non derivano direttamente e unicamente et al., 2016). Per quel che riguarda il tema di del suolo in un punto superasse i valori adot- da valutazioni di carattere sismologico, questo articolo, la polemica più ostinata ri- tati dalla norma, questo non comporterebbe quanto da valutazioni in cui vengono guardò la presunta, mancata classifi cazione automaticamente il crollo delle strutture prese in considerazione contemporanea- del territorio aquilano dalla zona 2 alla zona progettate secondo le norme stesse, general- mente domanda e capacità. Teoricamen- 1 (peraltro di competenza della Regione; Me- mente protette da diversi fattori di riduzione te, la probabilità di collasso è associata letti e Stucchi, 2009). Le critiche in questione della stima della resistenza e dalla possibile al rapporto tra questi due parametri, non ignorarono che, quanto ricordato sopra in applicazione di principi di gerarchia delle re- all’uno o all’altro individualmente. In tale merito al confronto tra domanda e capacità. sistenze. I crolli di edifi ci in cemento armato contesto, non deve sorprendere che le NTC Si noti, in tale contesto, che lo spettro della analizzati a seguito di eventi sismici (conte- 2008 indichino forme spettrali meno con- zona 2 utilizzata dal 2003 al 2008 appros- nuti in frazioni modeste del costruito) sem- servative di quelle associate alla mappa sima quello attualmente associato alla zona brano generalmente indirizzare verso difetti del 2003, ovvero non considerino in modo 1. Questo argomento è stato trattato in det- di progettazione o di costruzione piuttosto che esplicito i margini di incertezza offerti dai taglio in “Progettazione Sismica” (Crowley et verso sottostime delle azioni di progetto. dati di MPS04. In un contesto ideale, si al., 2009), anche se l’atmosfera di sospetto Se si prende in considerazione l’ambiente dovrebbe partire dalla probabilità annua- non è del tutto svanita e a volte ricompare. costruito, senza limitarsi a costruzioni relati- le di collasso accettata e sulla base di vamente recenti in cemento armato, è possi- tale valore tarare i fattori di protezione di 4B. EMILIA 2012 bile esprimere ulteriori considerazioni: azione (derivata dagli spettri di progetto) Il terremoto del 2012 indusse innume- a) il patrimonio edilizio italiano soffre del e capacità (derivata dalla risposta strut- revoli critiche, di varia provenienza, relative fatto di essere stato costruito in buona turale attesa). Solo studi molto recenti, e alla presunta sottostima della pericolosità o parte in assenza di normativa (vedi l’evo- ancora in corso, hanno iniziato valutazio- addirittura del rischio (Stucchi et al., 2012). luzione della classificazione sismica) e re- ni di questo tipo. Ancora oggi politici emiliani ripetono che la lativi controlli. Questo è spesso associato zona non era considerata sismica, ignorando ai ritardi, ai rinvii, all’inerzia con cui le 4A. L’AQUILA, 2009 che la “Proposta 1998” già avrebbe inserito amministrazioni competenti (centrali Il terremoto che colpì l’aquilano nel 2009, tutta l’area colpita in zona 3 e che, utilizzando prima, regionali poi) hanno trasferito al oltre a favorire l’adozione dell’obbligatorietà i risultati del modello di pericolosità del 2004, piano applicativo le conoscenze sismolo- dell’applicazione delle NTC08 (dal momento gran parte dell’area colpita dal terremoto giche condivise e applicabili. Ciò è stato dell’emanazione convivevano con le norma- avrebbe potuto essere classifi cata in zona 2 particolarmente rilevante in territori non tive precedenti e il professionista poteva (con l’utilizzo delle tolleranze previste dalla colpiti da terremoti recenti, per i quali la scegliere quale applicare nella progettazio- OPCM 3519). scienza difficilmente è riuscita a prevale- ne), determinò una serie di critiche di vario In particolare questo evento fornì la base re sulla cronaca (a ciò vanno associate le tipo su diversi fronti, in parte sostenute dallo e lo spunto a numerosi articoli su riviste in- declassificazioni cui si è fatto cenno); sviluppo dei social media, culminate in par- ternazionali che utilizzarono questo episodio

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 per dimostrare la “fallacia” del metodo pro- fronto tra modello e registrazioni, a parità di intervento ecc.), è pensabile adottare indici 105 babilistico rispetto a quello deterministico. suolo (in questo caso B); come evidenziato in differenti da quelli attuali. La maggior parte di questi articoli, tuttavia, Meletti et al. (2014a) relativamente ai risul- Per quanto riguarda i controlli, è eseguirono dei confronti fra il valore di PGA tati del modello europeo SHARE, i modelli di interessante notare come l’azione di controllo, proposto da MPS04 e quelli registrati, dimen- attenuazione usati in MPS04 (defi niti oltre 20 sistematico o per campione, effettuata in modo ticando tra l’altro: anni fa) si stanno rivelando poco cautelativi serio e continuo per un lungo periodo di tempo, a) la non confrontabilità teorica di valori per le accelerazioni che si osservano in con- possa indurre un significativo miglioramento eventi con stime probabilistiche di pro- dizioni estreme di magnitudo elevata e picco- della pratica professionale, risultando quindi babilità (si veda Iervolino, 2013); lissima distanza dall’epicentro o addirittura in un’efficace riduzione della vulnerabilità. In b) che i valori in questione si riferissero a in corrispondenza della faglia. Utilizzando lo altre parole, un’azione di controllo in cui pre- due suoli di tipo diverso (come tali asso- stesso modello di sismicità di MPS04, ma con valga l’aspetto formativo su quello poliziesco ciati a parametri di correzione dell’azione un modello di attenuazione più recente basato può trasformarsi in un sistema di educazione molto diversi); su dati italiani (Bindi et al., 2011) si ottengono professionale permanente, di grande valore c) che il modello proponesse valori di scuoti- spettri a pericolosità uniforme compatibili con applicativo. Purtroppo, in molte amministra- mento locale associati a periodi di ritorno quanto registrato il 24 agosto 2016 (Fig. 13). zioni gli aspetti formali prevalgono su quelli fino a 2500 anni e pertanto i valori regi- L’analisi dei terremoti dell’Italia centrale sostanziali, anche a protezione delle proprie strati non dovessero essere necessaria- ha peraltro messo in evidenza fenomeni molto responsabilità. mente confrontati con quelli associati a marcati di direttività dello scuotimento in cor- Infi ne, per quanto riguarda la sensibiliz- 500 anni; rispondenza della faglia, nonché la presenza zazione delle Amministrazioni e dei cittadini d) come sia valore di accelerazione spettra- di effetti di sito che giustifi cano ulteriormente si può pensare di abbandonare le quattro zone le corrispondente al periodo di vibrazione gli alti valori di PGA verifi catesi. sismiche, che rappresentano una descrizione della struttura e non il valore di acce- decisamente semplifi cata del rischio sismico, lerazione massima al terreno (PGA) che 5. CONCLUSIONI in favore di indici più rappresentativi, quali determina la capacità di progetto della La valutazione della pericolosità sismica ad esempio mappe di rischio, mappe di de- struttura e conseguentemente la PGA viene aggiornata con cadenza variabile nel fi cit di sicurezza (che in prima approssima- non sia necessariamente un parametro mondo: negli USA ogni 6 anni, in Nuova Zelan- zione potrebbe corrispondere alla differenza di danno significativo; da ogni 10 anni, in Canada ogni 5 anni, etc. tra l’azione sismica adottata nel periodo di e) che le attività di progettazione, valutazio- L’aggiornamento del modello di pericolosi- costruzione e quella prevista attualmente), ne, adeguamento si basino su fattori di tà sismica in corso per Italia (verrà denominato o altre ancora. A titolo di esempio, vale la protezione applicati anche alla risposta, MPS18) non dovrebbe infl uenzare la classifi - pena ricordare come nel modello di pericolo- non solo all’azione attese. cazione sismica, in quanto – come detto sopra sità sismica attuale alcune aree dell’Emilia - la struttura attuale della normativa, basata (interessate dal terremoto del 2012) abbiano 4C. ITALIA CENTRALE 2016 su valori puntuali degli spettri di progetto, ha la stessa pericolosità sismica di ampie aree La sequenza che ha colpito l’Italia Cen- di fatto sottratto alla classifi cazione sismica della Maremma Toscana, ma è indubbio che trale a partire dal 24 agosto 2016 è stata ca- lo scopo storico principale di determinare le in termini di esposizione (popolazione, inse- ratterizzata da 9 eventi di Mw superiore a 5. Il azioni sismiche sulla base di classi, garan- diamenti industriali, ecc.) questa sia molto primo evento (Mw 6.0) ha prodotto danni gra- tendo una opportuna omogeneità sul territorio più elevata in Emilia. Una mappa di rischio vissimi che poi si sono aggravati ed estesi a nazionale. Le modifi che della normativa NTC enfatizzerebbe questo aspetto, richiedendo un’area più ampia con l’evento del 30 ottobre (GU Serie Generale n. 42 del 20-02-2018) non maggiore protezione laddove le conseguenze, (Mw 6.5). Il 24 agosto 4 stazioni accelerome- hanno modifi cato questa impostazione. a parità di input, sarebbero maggiori. triche hanno registrato valori di PGA superiori Per quanto riguarda le attribuzioni resi- Viceversa, gli eventuali aggiornamenti a 0.3 g, con il massimo nella stazione AMT due della classifi cazione sismica (severità della valutazione della pericolosità sismica (Amatrice) pari a 0.87 g; il 30 ottobre ben 15 dei controlli, determinazione delle priorità di potrebbero infl uire sulla determinazione degli stazioni hanno superato 0.3 g, con il massimo in una stazione temporanea (T1213) dove si è registrato un valore di PGA pari a 0.88 g. Il valore di 0.3 g è il valore massimo proposto dal modello MPS04 per il 10% di probabilità di eccedenza in 50 anni. Anche in occasione di questa sequenza si sono alzate le voci di chi ritiene che il model- lo di pericolosità sismica di riferimento per il territorio nazionale sia inadeguato a rappre- sentare i valori registrati durante la sequenza. E anche in questo caso si è ignorato il fatto che il modello di riferimento è calcolato per suolo roccioso, mentre le stazioni sono nella stragrande maggioranza dei casi poste su suoli di tipo diverso che amplifi cano l’onda sismica, e che il modello propone valori per diverse probabilità di superamento. Meletti Figura 13 – Confronto tra le componenti orizzontali registrate dalla stazione AMT in occasione dell’evento del 24/08/2016 et al. (2016) hanno analizzato in dettaglio le (Mw 6.0) e gli spettri proposti da MPS04 e dal modello MPS04 con modelli di attenuazione ITA10 (Bindi et al., 2011), per registrazioni del 24 agosto mostrando il con- il 2% e il 10% di probabilità di eccedenza in 50 anni

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 106 spettri di progetto, come illustrato da Calvi cademico, con rifl essi trascurabili sul vero sificazione sismica del territorio nazionale alle zone sismiche secondo la nuova normativa si- et al. (2014) e da Meletti et al. (2014a) con tema sociale: la riduzione del rischio. smica. In: Guzzoni D. (a cura di), Norme Tecniche riferimento ai risultati del progetto SHARE e, per le costruzioni. Il Sole 24 Ore editore, Milano, ovviamente, MPS18. BIBLIOGRAFIA E RIFERIMENTI NORMATIVI 139-160. Per quanto riguarda il presunto antago- ALBARELLO D., BOSI V., BRAMERINI F., LUCANTONI A., NA- MELETTI C., STUCCHI M. (2009), Pericolosità sismica, nismo fra approccio probabilistico e deter- SO G., PERUZZA L., REBEZ A., SABETTA F., SLEJKO D. normativa e zone sismiche nell’aquilano. http:// ministico, che secondo alcuni garantirebbe (2000), Carte di pericolosità sismica del terri- www.mi.ingv.it/docs/Pericolo_aq_090416.pdf torio nazionale, Quaderni di Geofisica 12, Roma, agli edifi ci quella “sicurezza” cui la società MELETTI C., ROVIDA A., D’AMICO V., STUCCHI M. (2014a), 7 pp., CD-ROM, 4 annexes. Modelli di pericolosità sismica per l’area ita- aspira, va osservato come non esista una ALBARELLO D., D’AMICO V. (2015), Scoring and Test- liana: “MPS04-S1” e “SHARE”. Prog. Sismica, defi nizione accettata di “massimo terremoto ing Procedures Devoted to Probabilistic Seismic 5(1), 15-25. Doi: 10.7414/PS.5.1.15-25 credibile”, se non ricorrendo all’ironia (“è l’e- Hazard Assessment. Surv Geophys. doi:10.1007/ MELETTI C., STUCCHI M., CALVI G.M. (2014b), La clas- vento che ha una probabilità di verifi carsi di s10712-015-9316-4 sificazione sismica in Italia, oggi. Progettazione appena un infi nitesimo inferiore a quella del AMATO A., BARNABA P.F., FINETTI I., GROPPI G., MARTINIS Sismica, 5(3), 13-23. DOI 10.7414/PS.5.3.13- “minimo terremoto incredibile”). B., MUZZIN A. (1976), Geodynamic outline and 23 – http://dx.medra.org/10.7414/PS.5.3.13-23 Si tratta in realtà di discutere quale pro- seismicity of Friuli-Venezia Giulia. Boll. Geofis. MELETTI C., VISINI F., D’AMICO V., ROVIDA A. (2016), Teor. Appl., 19, 217-256. Seismic hazard in Central Italy and the 2016 babilità di collasso si può ritenere accetta- BINDI D., PACOR F., LUZI L., PUGLIA R., MASSA M., AMERI Amatrice earthquake. Ann. Geophys., 59, Fast bile, fi nita per quanto bassa, e sulla base di G., PAOLUCCI R. (2011), Ground motion prediction Track 5, DOI: 10.4401/AG-7248 questo “patto sociale” defi nire i parametri di equations derived from the Italian strong motion NTC08, NORME TECNICHE PER LE COSTRUZIONI (2008), protezione da applicare a ciascuno dei lati data. Bull. Earthq. Eng., DOI 10.1007/s10518- Norme Tecniche per le Costruzioni, Decreto Mi- dell’equazione capacità > domanda. 011-9313-z. nisteriale 14/01/2008, Gazzetta Ufficiale, N. 29, I confronti svolti tra il modello MPS04 e CALVI G.M., STUCCHI M., BAZZURRO P. (2014), Aggior- 4 Febbraio 2008. stime “deterministiche” dell’azione (Peresan nare norme tecniche e mappe di pericolosità: ORDINANZA PCM 3274 DEL 20/03/2003. Primi elemen- da che parte si comincia? Prog. Sismica, 5(1), et al., 2010) rivelano come queste ultime si- ti in materia di criteri generali per la classifi- pp. 5-14. cazione del territorio nazionale e di normative ano confrontabili con quelle associate ad una CAMASSI R., STUCCHI M. (1997), NT 4.1.1, un catalo- tecniche, G.U. n.105 del 08/05/2003. stima probabilistica valutata per il periodo go parametrico di terremoti di area italiana al ORDINANZA PCM 3519 DEL 28/04/2006. Criteri ge- di ritorno di 2500 anni (Zuccolo et al., 2010). di sopra della soglia di danno. GNDT Technical nerali per l’individuazione delle zone sismiche Benissimo, si adotti questa azione, ma si Report, Milano, 66 pp. http://emidius.mi.ingv. e per la formazione e l’aggiornamento degli defi niscano anche i valori di riduzione della it/NT/home.html elenchi delle medesime zone, G.U. n.108 del capacità media stimata. CROWLEY H., STUCCHI M., MELETTI C., CALVI G.M., PACOR 11/05/2006. F. (2009), Uno sguardo agli spettri delle NTC08 ERESAN UCCOLO ACCARI ORSHKOV ANZA In fondo un’operazione di questo gene- P A., Z E., V F., G A., P in relazione al terremoto dell’Aquila. Prog. Si- G.F. (2010), Neo-Deterministic Seismic Hazard re non è concettualmente molto diversa dal smica, 1(3), 75-83. and Pattern Recognition Techniques: Time-De- passaggio da tensioni ammissibili e azioni DE MARCO R., MARTINI M.G., DI PASQUALE G., FRALLEO- pendent Scenarios for North-Eastern Italy. convenzionali con accelerazione al 12% della NE A., PIZZA A.G. (2000), La classificazione e la Pure and Applied Geophysics 168, 583–607. gravità a stime più ragionevoli di entrambi i normativa sismica dal 1909 al 1984. Rapporto doi:10.1007/s00024-010-0166-1 lati dell’equazione. interno del Servizio Sismico Nazionale. PFG-CNR (1981), Pericolosità sismica e politica di Si tratta in fondo di scegliere quale punto GRUPPO DI LAVORO (1980), Proposta di riclassificazio- difesa dai terremoti in Italia (a cura di V. Petrini. della probabilità di verifi carsi dell’azione si ne sismica del territorio nazionale. CNR – Pro- ESA Editrice, Roma, 16 pp. getto Finalizzato Geodinamica, Pubbl. 361, ESA ROMEO R., PUGLIESE A. (1997), La pericolosità sismi- vuole adottare e quale probabilità di collas- Editrice, Roma, 83 pp.. ca in Italia. Parte 1: analisi della scuotibilità. so si accetta di associarvi. Alzare la soglia GRUPPO DI LAVORO (1999), Proposta di riclassificazio- Rapporto tecnico del Servizio Sismico Nazionale. comporta ovviamente costi maggiori, fi no ad ne sismica del territorio nazionale. Ingegneria SSN/RT/97/1, Roma. arrivare a soglie insostenibili. Sismica, 16, 1, 5-14. SLEJKO D., PERUZZA L., REBEZ A. (1998), Seismic ha- E non può non sorprendere, a questo pro- GRUPPO DI LAVORO MPS (2004), Redazione della zard maps of Italy. Ann. Geofis., 41, 183–214. posito, la posizione assunta da “Casa Italia” mappa di pericolosità sismica prevista dall’Or- STUCCHI M., MELETTI C., MONTALDO V., CROWLEY H., CALVI che, nel primo documento rilasciato (http:// dinanza PCM 3274 del 20 marzo 2003. Rapporto G.M., BOSCHI E. (2011), Seismic Hazard Assess- Conclusivo per il Dipartimento della Protezione ment (2003-2009) for the Italian Building Code. www.governo.it/sites/governo.it/fi les/Casa_ Civile, INGV, Milano-Roma, aprile 2004, 65 pp Bull. Seismol. Soc. Am. 101(4), 1885–1911. DOI: Italia_RAPPORTO.pdf), oltre a proporre una + 5 allegati. 10.1785/0120100130. discutibile e riduttiva lettura del modello di GUZZONI D., PIZZIGONI G. (2014), La nuova classifica- STUCCHI M., MELETTI C., BAZZURRO P., CAMASSI R., pericolosità sismica MPS04 e della sua ap- zione sismica della Lombardia. Structural, 190, CROWLEY H., PAGANI M., PINHO R., CALVI G.M. (2012), plicazione, sostiene con forza che gli edifi ci paper n.23. DOI: 10.12917/Stru190.23 I terremoti del maggio 2012 e la pericolosità si- dovrebbero essere progettati per resistere al IERVOLINO I. (2013), Probabilities and fallacies: why smica dell’area: che cosa è stato sottostimato? massimo terremoto reale (quindi basandosi hazard maps cannot be validated by individual Prog. sismica, 4(3), 63-73. su uno scenario deterministico), mentre il earthquakes. Earthquake Spectra 29:1125– STUCCHI M., PINHO R., COCCO M. (2016), After the 1136. doi: 10.1193/1.4000152 L’Aquila Trial. Seismol. Res. Lett., 87, 591–596. modello probabilistico sottostimerebbe la IERVOLINO I., GIORGIO M., CITO P. (2017), The effect doi: 10.1785/0220150261 pericolosità sismica “perché il catalogo sto- of spatial dependence on hazard validation. TARAMELLI T. (1888), Relazione della R. Sotto Com- rico dei terremoti è incompleto”, rilanciando e Geophysical Journal International 209 (3), missione Geodinamica sulla distribuzione delle facendo propria una analisi sommaria propo- 1363-1368 aree sismiche nell’Italia superiore e media, An- sta a volte da valutazioni frettolose e di parte. MARZOCCHI, W., T.H. JORDAN (2017), Experimental nali dell’Ufficio Centrale Meteorologico e Geodi- In un paese dove regnano abusivismo, concepts for testing earthquake forecasting namico Italiano, serie II, vol.VIII (1886), parte IV, mancato rispetto delle norme, edifi ci costru- and seismic hazard models. Submitted to Bull. pp.129-154, Roma. Seismol. Soc. Am. ZUCCOLO E., VACCARI F., PERESAN A., PANZA G.F. (2010), iti prima della entrata in vigore delle norme, MELETTI C., PATACCA E., SCANDONE P. (2000), Construc- Neo-Deterministic and Probabilistic Seismic edifi ci modifi cati senza rispetto delle norme, tion of a seismotectonic model: the case of Italy. Hazard Assessments: a Comparison over the etc. la dicotomia probabilità – determinismo Pageoph, 157, 11-35 Italian Territory. Pure and Applied Geophysics, sembra assumere un sapore fortemente ac- MELETTI C., STUCCHI M., BOSCHI E. (2006), Dalla clas- 168, 69-83. doi: 10.1007/s00024-010-0151-8.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 MAURIZIO LANZINI 107 Geologo libero professionista Evoluzione delle normative Presidente Sigea Sezione Lazio sismiche in Italia dal punto E-mail: [email protected] di vista geologico Evolution of seismic regulations in Italy from a geological point of view

Parole chiave (key words): normativa sismica italiana (seismic regulations), storia (history), geologia (geology)

i ripercorre brevemente la storia delle cito pertanto che le case crollate e/o lesionate collegati in modo da formare “…. quasi un normative sismiche in Italia negli ul- sono abbandonate o demolite. telaro”. timi secoli, con riferimento prevalente Il primo decreto di cui si ha notizia è il Per comprendere il carattere empirico dei all’evoluzione del pensiero scientifico Decreto del 1627, emesso dal Regno di Na- contenuti di tali decreti è necessario conside- Se delle conoscenze geologiche. poli, dopo il gravissimo terremoto che colpì rare il periodo storico-culturale di questi secoli, la Campania con circa 4.500 vittime; in tale nei quali ancora non si aveva una chiara cono- SECOLI XVII-XVIII decreto sono, per la prima volta, date alcune scenza scientifi ca dei meccanismi sismici ed Prima del XVII secolo non si ha documen- empiriche indicazioni su metodi costruttivi erano ancora diffusi concetti mistico-religiosi tazione di normative e/o decreti e/o leggi spe- antisismici, costituiti dal cosiddetto “sistema di età medievale; in sostanza il terremoto era cifi che relative alla sismicità. Tale condizione baraccato alla beneventana” che era realiz- vissuto come punizione divina di fronte al quale è fi glia di concezioni metafi siche e religiose di zato con una armatura di pali infi ssi in un l’umanità era inerte e non poteva che subirlo. età medioevale dei fenomeni sismici che era- basamento di muratura e con pareti realiz- Pur tuttavia tali primi decreti fanno no attribuiti a una dimensione soprannatura- zate con materiali leggeri (canne, legname), emergere come siano state esaminati da vari le e come punizioni divine ai peccati umani. cementate con malta e intonacate. studiosi gli effetti di terremoti sulle strutture Si sottolinea che in epoca greco-romana si Oppure si cita la Legge del Marzo 1784 delle case crollate, anche alla luce del fatto aveva invece sostanzialmente una concezio- emanata da Ferdinando IV di Borbone, “Istru- che nei secoli XVII-XVIII iniziano a svilupparsi ne naturalistica dei terremoti, che via via si zioni per la ricostruzione di Reggio”, in cui, a concetti fi losofi ci illuministici e un approccio era persa dopo la caduta della cultura greco- seguito delle conseguenze del terremoto del scientifi co verso i fenomeni naturali. romana. Febbraio 1783 di Messina e della Calabria che Come esempio di tale complesso passag- È ovvio che In tale contesto storico- cul- aveva provocato circa 50.000 morti, veniva- gio fra concezioni religiose-metafi siche verso turale, dopo eventi sismici, si reagiva con riti no dati alcuni elementi dimensionali minimi culture scientifi co-illuministiche, si cita la e cerimonie religiose fi nalizzate a placare la delle strutture: si defi niva una altezza dello straordinaria infl uenza che ebbe in Europa il collera divina e non con editti o decreti del zoccolo di fondazione (circa 130 cm), si fi ssava grande terremoto di Lisbona del 1° Novembre potere costituito. lo spessore delle murature (circa 65 cm), si 1755 (8,7-9,0 scala Richter), che portò alla Nel XVII secolo inizia il passaggio storico- imponeva l’uso di mattoni o di pietre di piccole distruzione di almeno la metà della città, con fi losofi co verso concezioni illuministiche che dimensioni (“Abbracciabili dalla mano”). circa 70.000 morti dal Portogallo al nord- portano a concepire i terremoti come fenome- La struttura di copertura doveva poggia- africa anche per estesi fenomeni di tsumani, ni naturali e non più come soprannaturali e re su cordoli alla sommità della muratura, e che fu risentito in tutta l’Europa (Fig. 1). di origine divina; ciò si riverbera anche nei vari decreti che i vari stati, prevalentemente monarchici, hanno via via prodotto. Le prime normative sono relative a ter- remoti che si sono verifi cati XVII e XVIII che hanno interessato il sud d’Italia: terremoti della Campania del 30 Luglio 1627 (XI scala MCS) e di Messina e della Calabria del 7 Feb- braio 1783 (6,5 scala Richter). In relazione al terremoto dell’Aquila del 1703 non si ha storicamente notizia di appositi decreti da parte dello Stato Pontifi cio. In genere queste normative erano suc- cessive agli eventi sismici molto forti e con migliaia o decine di migliaia di vittime e avevano soltanto scopo prescrittivo sulle successive fasi di ricostruzione, senza alcun riferimento a problematiche di prevenzione o di carattere geologico-geomorfologiche per la scelta dei siti per le nuove costruzioni; è impli- Figura 1 – Immagine del terremoto di Lisbona (1755)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 108 L’eco dell’evento fu amplissima in tutta […] settecentesca da parte dei fi losofi W. Benjamin Europa, originando un diffuso dibattito fra Ai lamenti smorzati di voci moribonde, (1892-1940) e T. Adorno (1903-1969). pensatori e fi losofi dell’epoca in cui si scon- alla vista pietosa di ceneri fumanti, Il passaggio da una concezione sopran- trarono concezioni sulla causa divina dei ter- direte: è questo l’effetto delle leggi eterne naturale a una di carattere naturalistica si è remoti, come “punizioni” per i peccati degli che a un Dio libero e buono non lasciano la sviluppata lentamente e con interpretazioni uomini (alcuni fecero risalire la causa del scelta? anche contraddittorie; per esempio Immanuel terremoto alla punizione divina per il mas- Direte, vedendo questi mucchi di vittime: Kant raccolse tutte le informazioni disponibili sacro degli indios in Sudamerica da parte dei Fu questo il prezzo che Dio fece pagar pei lor sul terremoto di Lisbona e sviluppò, in vari gesuiti portoghesi durante le fasi di coloniz- peccati? scritti, la teoria che la causa dei sismi sia zazione), a fronte di analisi già illuministe Quali peccati? Qual colpa han commesso da addebitare alla presenza nel sottosuolo di e concezioni naturalistiche: Voltaire (1694- questi infanti gigantesche caverne riempite di gas caldi. 1778) ad esempio ne fu profondamente col- schiacciati e insanguinati sul materno seno? Questa teoria, evidentemente “fantasiosa” pito, stimolando il dibattito sull’illuminismo La Lisbona che fu conobbe maggior vizi evidenzia comunque un approccio scientifi - e inserendo l’avvenimento nel suo libro Can- di Parigi e di Londra, immerse nei piaceri? co in quanto non fa più riferimento a cause dido o l’ottimismo (1759). Sempre Voltaire […] divine e soprannaturali. Infatti secondo il fi - scrisse un famoso Poema sul disastro di Li- losofo Walter Benjamin le interpretazioni di sbona (1756; Fig. 2) con lo scopo di confutare In relazione alle cause del terremoto ci Kant sul terremoto di Lisbona «rappresentano la pretesa di “vivere nel migliore dei mondi furono accese controversie anche fra Vol- probabilmente l’inizio della geografi a scienti- possibili” e la concezione che nulla accade taire e Rousseau (1712-1778) sul tema del- fi ca in Germania, e sicuramente quello della senza decisione divina, che rappresentava il l’“ottimismo” e sul problema del “male sulla sismologia». fulcro della fi losofi a ottimistica-religiosa di Terra”, tema che suscitò numerosi dibattiti Leibniz (1646-1716). tra teologi, fi losofi e saggisti del XVIII secolo, SECOLO XIX Si riporta uno stralcio signifi cativo del fi no a Kant (1724-1804) e sino al XX secolo Le conquiste scientifi che illuministe dei Poema sul Disastro di Lisbona: con rifl essioni sulla diatriba sismico-fi losofi ca secoli precedenti portano a signifi cativi, se pur parziali, modifi che dei vari decreti, con riferimento specifi co a più precise indicazio- ni sui metodi costruttivi post-terremoto, evi- denziando una maggiore diffusione di studi e osservazioni sulla risposta sismica delle costruzioni in muratura. Nel contempo in questo secolo si realizza- no sostanziali progressi nelle Scienze geologi- che: in particolare in questo secolo ha operato Charles Lyell (1797-1875) che nel suo noto Principi di geologia (Principles of Geology), sviluppò nella sua versione defi nitiva la teo- ria dell’“attualismo” e del carattere naturale dei fenomeni tellurici, ponendo le basi della moderna geologia; anche Lyell studiò in modo analitico il terremoto di Lisbona. Per quanto riguarda l’Italia è da ricordare in questo secolo in Italia l’apporto fondamen- tale sulla comprensione dei fenomeni sismi- ci di M.S. De Rossi (1834-1898), che come geofi sico studiò il terremoto di Casamicciola (28 Luglio 1883) e si distinse nella interpre- tazione dei meccanismi sismici e nella elabo- razione e sviluppo delle scale di misurazione dell’intensità dei terremoti. Nell’ambito di tali studi arrivò alla messa a punto di una scala Rossi-Forel, sviluppata insieme allo svizzero François-Alphonse Forel, che è stata usata per circa due decenni fi no all’introduzione della scala Mercalli nel 1902. M.S. De Rossi divenne direttore della Commissione Geodi- namica, istituita da Quintino Sella e fu anche direttore, fi no alla sua morte nel 1898, dell’ Osservatorio Geodinamico di Rocca di Papa (ora Museo di Geofi sica di Rocca di Papa). Anche nel XIX secolo comunque i decreti emessi sono relativi soltanto a terremoti mol- to forti e distruttivi senza indicazioni di ca- Figura 2– Copertina del Poema sul Disastro di Lisbona (Voltaire, 1756) rattere preventivo: terremoti della Basilicata

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 del 16 Dicembre 1857 (6,9 scala Rchter) e di • limitate le altezze delle nuove costruzioni vati nei luoghi colpiti dal terremoto del 28 di- 109 Ischia-Casamicciola del 28 Luglio 1883 (5,8 a 10 m; cembre 1908 e da altri precedenti elencati nel scala Richter). • vietate le strutture spingenti; R.D. 15 aprile 1909 e ne designa i Comuni.” A Il Governo Pontifi cio di Pio IX, a seguito de- • limitati gli aggetti dei balconi a 60 cm. tale Decreto è associata una Circolare n. 2664 gli eventi sismici che colpirono il napoletano Pertanto anche nel corso del XIX secolo del 20 Aprile 1909 con “Istruzioni tecniche” che nel 1857 (con 12.000 vittime) e il territorio di non esistono classifi cazioni territoriali di li- contemplano le seguenti prescrizioni: Norcia nel 1859, emanò un regolamento edi- velli di pericolosità sismica, anche su base • divieto di strutture spingenti lizio con le seguenti indicazioni costruttive per storica, ma i vari decreti sono fi nalizzati a • esecuzione di collegamenti fra strutture le case da realizzare nel post-terremoto: dare consigli empirici sulle nuove costruzioni murarie perimetrali portanti • altezza massima del fabbricato non supe- che debbono sostituire quelle distrutte; simil- • distanza massima di 5 metri fra le strut- riore a 8,5 m mente non sono ancora segnalate condizioni ture portanti • spessore minimo delle murature perime- geologiche e geomorfologiche di pericolosità • esecuzione di murature con “armature in trali e interne di 60-65 cm sismica. legno, in ferro e con malte cementizie” per • zoccolo di fondazione di altezza non infe- edifici con più di un piano riore a 130 cm 1900-1915 • esecuzione di murature con solo pietra e/o • aperture delle porte a distanza opportuna L’inizio del XX secolo è segnato dal disa- mattoni sono per edifici di un piano dagli angoli delle murature esterne e in- stroso terremoto di Messina del 28 Dicembre Però, a differenza dei secoli precedenti, terne 1908 (7,2 scala Richter), associato a feno- oltre le suddette prescrizioni, si fa riferimento, • struttura di copertura poggiante su cor- meni di maremoto, che ha provocato più di per la prima volta, ad alcuni vincoli progettua- doli continui sulle murature 100.000 morti (Fig. 4). li di carattere, pur genericamente, geologico- A seguito del terremoto di Casamicciola A seguito di tale evento viene emesso il Re- geomorfologico, quali il “divieto di costruzione (Isola d’Ischia) del 28 Luglio 1883 (Fig. 3), gio Decreto n. 193 del 18 Aprile 1909 (G.U. n. 95 su siti paludosi e franosi”. Si inizia perciò a viene emesso il Regio Decreto n. 2600 del 29 del 22 Aprile 1909) “Norme tecniche ed igieni- comprendere, pur in maniera non sistematica, Agosto 1884. In tale decreto venivano date le che obbligatorie per le riparazioni ricostruzioni come l’entità dei danni sia conseguenza anche seguenti prescrizioni per le nuove costruzioni: e nuove costruzioni degli edifi ci pubblici e pri- del tipo di substrato geologico. Inoltre si danno per la prima volta alcune indicazioni tecnico-progettuali come quelle di considerare in maniera empirica e non quantiz- zata, nel calcolo delle strutture, una forza stati- ca orizzontale e verticale proporzionale ai pesi, per simulare gli effetti delle azioni sismiche. In tale contesto si consigliano costruzioni con si- stemi di “muratura armata”, simili al “sistema baraccato alla beneventana” del secolo XVII. Importante è invece il fatto che per la prima volta, dopo il terremoto di Messina, le norma- tive individuano due zone sismiche limitata- mente alle regioni che hanno subito il terremoto (Calabria e Sicilia), con il criterio empirico che le aree sismiche sono quelle che hanno stori- camente subito terremoti distruttivi. Inoltre iniziano qui le prime revisioni peggiorative delle normative pregresse come la modifi ca (Regio Decreto del 6 settembre 1912) di alcuni precedenti vincoli, come la possibilità di costruire strutture in sola mu- ratura anche in edifi ci a 2 piani (anziché 1 piano), purché non più alti di 7 metri. Figura 3 – Fotografia del terremoto di Casamicciola (1883) 1915-1950 In questo periodo si sono emessi norme e regolamenti, prevalentemente con riferimen- to al terremoto di Avezzano del 13 gennaio 1915 (XI scala MCS), sempre con il criterio di produrre decreti successivamente ai sismi; i decreti contemplano comunque importanti e signifi cative novità quali una prima classifi - cazione sismica del territorio italiano, oltre che indicazioni più precise in relazione agli aspetti progettuali sui nuovi fabbricati (Fig. 5). In particolare per la prima volta nel DL n. 1526/1916 vengono quantifi cate le forze oriz- Figura 4 – Fotografia del terremoto di Messina (1908) zontali per simulare le azioni sismiche sulle

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 110

Figura 5 – Fotografia del terremoto di Avezzano (1915)

strutture, utilizzando un Coeffi ciente di Sismicità e con l’obbligo per i Comuni di approntare Innanzitutto si cita la Legge n. 1684 del 25 (C) come frazione dell’accelerazione di gravità. propri regolamenti edilizi. Novembre 1962 che per la prima volta introdu- Nello specifi co si sono individuati coeffi - Un elemento peggiorativo è che nel Regio ce alcuni elementi normativi riguardo a aspetti cienti di sismicità diversi per il primo piano (C Decreto n. 2105/1935 vengono ridotti a scapi- geologici-geomorfologici (art. 5), con il divieto = 0,125) e per i successivi piani (C = 0,167); to della sicurezza i valori di legge delle azioni di costruzione sul ciglio di dirupi, su terreni inoltre per i moti sussultori si vincola un au- sismiche: C = 0,10 per la Prima Categoria e eterogenei, detritici e su versanti franosi. mento dei pesi delle murature e dei sovracca- C = 0,07 per la Seconda categoria; inoltre si Tali indicazioni sono ancora decisamente richi del 50%. sono ridotte le forze verticali di legge dal 50% generiche e non viene mai usata la parola “ge- Altro aspetto innovativo è che per la prima al 40% per le zone di Prima Categoria e dal ologia” ma si fa riferimento esclusivamente volta, nel Regio Decreto n. 705/1926 (anche a 33% al 25% per le zone di Seconda categoria. al termine “terreni”; l’aspetto più critico, che seguito dei terremoti di Siena e Grosseto del Dal 1930 al 1950 viene via via aggiornato evidenzia ancora una sottovalutazione delle 1920), si individuano 2 categorie sismiche, l’elenco dei comuni sismici a seguito di vari competenze geologiche, è che “.. il controllo con indicazioni sulle tipologie edilizie da rea- terremoti (Irpinia, Marche, Maiella, ecc) e in dei suddetti vincoli viene lasciato al costrut- lizzare nelle due zone: alcuni casi sono operate declassifi cazioni su tore, con verifi ca del Genio Civile”. • Prima Categoria: fabbricati con massimo richiesta paradossalmente degli stessi terri- Inoltre in relazione alle indagini nell’Art. 2 piani e con altezza massima di 10 m; tori colpiti. 24 si recita semplicemente che “…la rela- costruzioni in muratura ordinaria massi- Anche in questi decreti comunque non so- zione tecnica, salvo che non si tratti di edifi ci ma altezza di 8 m no date indicazioni circa gli aspetti geologici e speciali, deve anche tener conto della natura • Seconda Categoria: fabbricati con mas- geomorfologici che condizionano la sismicità geomorfologica del terreno ed essere accom- simo 3 piani e con altezza massima di locale. pagnata dai necessari profi li stratigrafi ci”. 12 m; costruzioni in muratura ordinaria Gli aspetti contraddittori della Legge n. massima altezza di 12 m 1950-2017 1684 del 1962 stanno nel fatto che prevede Nel Regio Decreto n.431/1927 inoltre le Nel dopoguerra, pur proseguendo l’uso di anche una serie di declassifi cazioni di sismi- azioni sismiche vengono differenziate a se- produrre decreti e leggi soltanto dopo il ve- cità, come nel caso di 39 comuni dell’Irpinia, conda della Categoria Sismica e dei diversi rifi carsi di terremoti, si introducono via via solo un mese dopo la loro classifi cazione av- piani del fabbricato, come segue: diverse normative che portano fi nalmente a venuta in seguito al terremoto di Ariano Irpino • Prima Categoria: C = 0,125 per il piano introdurre concetti legati a problematiche del 21 agosto 1962 (IX grado della scala MCS). terra; C = 0,167 per piani superiori; azioni geologiche, geomorfologiche e di risposta A seguito del terremoto del Belice (14 gen- verticali aumentati del 50% dei pesi sismica locale. naio 1968), un relativo miglioramento norma- • Seconda Categoria: C = 0,100 per il piano In questo periodo si sono verifi cati i ter- tivo si evidenzia nella Legge n. 64 del 2 feb- terra; C = 0,125 per piani superiori; azioni remoti del Belice (14 gennaio 1968 – Mw = braio 1974, che abroga quella precedente n. verticali aumentati del 33% dei pesi 6,4), del Friuli (6 Maggio 1976 – 6,4 scala 1684 e delega il Ministero dei Lavori Pubblici Nel Regio Decreto n. 682 del 3 Aprile 1930 Richter), dell’Irpinia (23 novembre 1980 – a emanare, con appositi decreti ministeriali, “Nuove Norme tecniche ed igieniche di edilizia 6,5 scala Richter), Marche-Umbria (Settem- le nuove norme tecniche e ad aggiornare la per le località sismiche” viene presentato l’e- bre 1997-Marzo 1998 – M = 6,1), dell’Aquila classifi cazione sismica, con l’importante col- lenco dei Comuni di 1ª e 2ª categoria in Italia e (Dicembre 2008-Marzo 2009 – Mw 6,3) e del laborazione del CNR; un aspetto importante di l’emanazione di specifi che direttive tecniche Centro Italia (2016-2017 – Mw = 5,5-6,5). questa legge è che viene sancita la possibilità

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 di aggiornare le norme sismiche in relazione Tabella 1 111 alla evoluzione delle conoscenze scientifi che, Zona Accelerazione orizzontale con probabilità Accelerazione orizzontale di ancoraggio senza approntare nuove leggi. sismica di superamento pari al 10% in 50 anni dello spettro di risposta elastico Con la legge n.64 del 2 febbraio 1974 si (ag/g) (ag/g) stabilisce il fondamentale principio che la 1 >0,25 0,35 classifi cazione sismica, che ancora fa riferi- 2 0,15-0,25 0,25 mento a due categorie sismiche, debba essere 3 0,05-0,15 0,15 realizzata sulla base di comprovate motiva- zioni tecnico-scientifi che, attraverso decreti 4 <0,05 0,05 del Ministro per i Lavori Pubblici. Comunque anche nella Legge n. 64 non Nel DM del 16 gennaio 1996 vengono sta- La nuova classifi cazione sismica è basata viene mai citata la parola “geologia” e gli biliti i seguenti aspetti di carattere progettuale: su criteri innovativi di carattere probabilistico aspetti relativi alla interazione fra opera e ter- • non si fa più riferimento al numero di pia- e con riferimento alla defi nizione dello spettro reno e alla geomorfologia vengono citati con ni, ma di altezza globale dei fabbricati; di risposta (Tab. 1). genericità, come mostrano i seguenti esempi: • nelle verifiche sismiche è possibile uti- In tale contesto il territorio italiano è stato Art. 4 -“Le caratteristiche generali e le lizzare modelli alla stato limite, oltre a articolato in una maglia con 10.751 nodi, in proprietà fi sico-meccaniche dei terreni di quello delle tensioni ammissibili come corrispondenza dei quali sono stati defi niti fondazione, e cioè dei terreni costituenti il era usuale nelle precedenti normative. i parametri che permettono di stabilire, per sottosuolo fi no alla profondità alla quale le Nel Decreto Legge n. 112 (31 marzo 1998) ogni punto tramite interpolazione, il relativo tensioni indotte dal manufatto assumano viene conferita che la competenza per stabi- spettro di risposta. valori signifi cativi ai fi ni delle deformazioni lire le zone sismiche, che fi no al 1988 era del L’OPCM 3274/2003 è importante in quanto e della stabilità dei terreni medesimi, devono Ministero LLPP, passa dallo Stato alle Regioni segna il passaggio defi nitivo tra vecchie norme essere esaurientemente accertate.” (legge Bassanini, n. 59/1997); allo Stato ri- con carattere prescrittivo verso norme caratte- “Per le costruzioni su pendii gli accertamenti mane la competenza di defi nire i criteri gene- rizzate da contenuti prestazionali dei fabbricati. devono essere estesi al di fuori dell’area edifi - rali da adottare per la defi nizione delle zone Inoltre nell’Ordinanza è prevista la rea- catoria per rilevare tutti i fattori occorrenti per sismiche e le norme tecniche per le costruzioni lizzazione di alcuni elaborati sismologici da valutare le condizioni di stabilità dei pendii in zone sismiche. parte dell’INGV: medesimi.” Il Decreto legge n. 300 del 30 luglio 1999, • mappa di pericolosità basata sui valori di ART.11 - “I calcoli di stabilità del complesso istituisce l’Agenzia di Protezione Civile, alla a-max con probabilità di superamento del terreno-opera di fondazione si eseguono con quale è assegnata la competenza per la de- 10% in 50 anni i metodi ed i procedimenti della geotecnica, fi nizione delle zone sismiche e relativi ag- • zonazione sismo genetica ZS 9, a parti- …”. giornamenti; tale competenza, nonostante il re da un sostanziale ripensamento della Intanto nella legge n. 176 del 26 aprile previsto passaggio alle regioni del DL n. 112 precedente zonazione ZS4, alla luce delle 1976, poco prima del terremoto del Friuli del erano rimaste di competenza statale sino a evidenze di tettonica attiva e delle valu- 6 Maggio 1976, viene istituito il “Servizio Si- questa data. tazioni sul potenziale sismogenetico ac- smico Nazionale”. La Legge n. 401 del 9 novembre 2001, quisite negli ultimi anni. A seguito del terremoto dell’Irpinia (23 no- sopprime l’Agenzia della Protezione Civile e Il 14 gennaio 2008 vengono emesse le vembre 1980) vengono emessi alcuni decreti la trasforma in Dipartimento della Protezione “Norme Tecniche per le Costruzioni “ (testo ministeriali (7 Marzo 1981 e 3 Giugno 1981) Civile, attribuendo a questa la competenza, unico) che sostituisce tutti di DM preceden- che presentano una nuova classifi cazione si- gestione e defi nizione delle zone sismiche. temente emessi; tali Norme sono entrate in smica del territorio nazionale basata su studi Nell’ OPCM n. 3274 del 20 marzo 2003 vigore il 1 luglio 2009 a seguito del terremoto del CNR (Progetto Finalizzato Geodinamica, vengono uffi cialmente recepiti i concetti de- dell’Aquila dell’Aprile 2009. 1980-1985) che, per la prima volta, è impo- gli Eurocodici (EC8) e, per la prima volta, si Fra gli aspetti principali di tali norme stata su analisi di tipo probabilistico (questa rendono obbligatori i modelli di calcolo se- è che nei confronti delle azioni sismiche gli classifi cazione sarà la base del successivo miprobabilistici agli stati limite e le analisi stati limite, sia di esercizio che ultimi, sono OPCM 3274 del 20 marzo 2003); inoltre viene dinamiche tramite gli spettri di risposta. individuati riferendosi alle prestazioni della introdotta per la prima volta una terza cate- Inoltre si realizza una nuova Classifi ca- costruzione nel suo complesso, includendo gli goria a minore sismicità, oltre a quelle già zione Sismica, attualmente vigente, in cui il elementi strutturali e quelli non strutturali. stabilite nel 1974, da cui emerge che il 45% territorio nazionale viene defi nito interamente Gli Stati Limite sono defi niti in base a dei comuni italiani risulta classifi cato. come sismico, introducendo, oltre alle 3 già criteri probabilistici di superamento (Tab. 2). A questo punto si ha la seguente classi- stabilite, una 4ª Classe di Sismicità, deman- Nelle Norme NTC-2008 fi nalmente si tie- fi cazione con relativi coeffi cienti di sismicità: dando alle regioni la possibilità di introdurre ne conto del fondamentale contesto geologi- • Prima Categoria: C = 0,10 vincoli di progettazione antisismica (in tale co, con la prescrizione di defi nire il “Modello • Seconda Categoria: C = 0,07 contesto il termine Classe di sismicità” viene geologico” attraverso la ricostruzione dei • Terza categoria: C = 0,04 sostituito con “Zona sismica”). caratteri litologici, stratigrafi ci, strutturali, Nel DM del 19 Giugno 1984 viene per la prima volta introdotto il concetto di vulne- Tabella 2 rabilità, con la differenziazione fra “opere Stati limite Probabilità di superamento nel periodo di riferimento strategiche” e “opere con particolare rischio Stati limite di Operatività - SLO 81% d’uso”, rispettivamente con coeffi cienti i = 1,4 e i = 1,2. Stato Limite di Danno - SLD 63% Nel DM del 9 gennaio 1996 viene consen- Stati limite di Salvaguardia della Vita - SLV 10% tito l’uso degli Eurocodoci 2 e 3. Stati Limite di Collasso SLC 5%

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 112 idrogeologici, geomorfologici e, più in gene- (2009) a Zona 3; in tale caso in ambito proget- con riferimento alla reale profondità del bed- rale, di pericolosità geologica. tuale si è optato per la situazione più critica rock; soltanto se il bed-rock è a profondità Inoltre, dal punto di vista stratigrafi co, si accettando la classifi cazione nazionale e non maggiore di 30 m, si può far ancora riferi- sottolinea che per la prima volta si fa riferi- considerando quella regionale. mento al valore Vs30. mento agli “effetti di sito” con riferimento a Dopo l’emanazione delle NTC-2008, dal fenomeni di amplifi cazione stratigrafi ca lo- 2009 al 2017 si sono verifi cati altri terremoti CONSIDERAZIONI FINALI cale, attraverso la individuazione di 5 Classi in varie parti d’Italia: Sequenza dell’Aquila – Da quanto precedentemente esposto di Sottosuolo, in base al valore Vs30 (velocità aprile-luglio 2009 (M=5,9 scala Richter), Sisma emerge come i vari decreti sui terremoti che media delle onde di taglio nei primi 30 metri dell’Emilia - maggio-luglio 2012 (M = 5,9 sca- si sono succeduti nel tempo sono stati con- di profondità). Si individuano anche due Classi la Richter), Sequenza di Amatrice – 24 Agosto dizionati dalla evoluzione delle conoscenze S1 ed S2 caratterizzate da terreni con valori di 2016-gennaio 2017 (Mw = 5,9-6,5 – magnitudo scientifi che sui meccanismi e cause dei ter- Vs30 inferiori a 100 m/s e depositi di terreni momento), Terremoto di Ischia – Casamicciola – remoti stessi, passando da interpretazioni suscettibili di liquefazione e di argille sensi- 21 agosto 2017 (M= 3,6 scala Richter). mistico-religiose a interpretazioni naturali- tive, in cui è necessario predisporre specifi che A seguito di questi terremoti che hanno stiche; inoltre il grande impatto che avevano analisi per la defi nizione delle azioni sismiche. causato alcune centinaia di vittime e note- i terremoti, soprattutto quelli di maggiore Altro elemento fondamentale è la presa d’at- voli danni ai fabbricati e alle infrastrutture, intensità, sulla vita delle persone hanno essi to della possibilità di amplifi cazioni topografi che. nell’ambito della Legge di Stabilità 2017, ap- stessi contribuito a tali cambiamenti cultu- In relazione agli effetti di sito, succes- provata il 21 dicembre 2016, si è dato il via rali e scientifi ci. sivamente si sono sviluppate la normative a un piano volontario dei cittadini, con forti Si accenna infi ne ad un aspetto poco regionali che predispongono le indagini dei 3 incentivi fi scali, di valutazione e prevenzione studiato in relazione alle interazioni fra nor- livelli di Microzonazione Sismica (Protezione nazionale del rischio sismico degli edifi ci, co- me sismiche codifi cate e cultura popolare di Civile-Servizio Sismico, Conferenza delle Re- nosciuto come “Sisma Bonus” e che rientra tradizionale “convivenza” con i terremoti, con gioni e Province Autonome, 2008). nel piano “Casa Italia” per la prevenzione riferimento, per esempio, alle complesse pro- Inoltre vengono defi nite con maggiore sismica e la cura del territorio. blematiche emerse sulla comunicazione isti- precisione le indagini geognostiche da ese- Il decreto “Sisma Bonus” (MIT - 28 feb- tuzionale del rischio nel corso della sequenza guire, le quali debbono essere modulate e braio 2017) presenta delle Linee Guida nelle sismica dell’Aquila, da parte della Protezione programmate in funzione del tipo di opera quali vengono defi niti i criteri per individuare Civile e della Commissione Grandi Rischi, che e/o di intervento, devono riguardare il volume la Classe di Rischio Sismico a cui attribuire hanno portato a contenziosi legali.

signifi cativo e devono permettere la defi nizio- i fabbricati, mediante un unico parametro Ciò a fatto emergere importanti proble- ne del “Modello Geotecnico”. che tenga conto sia della sicurezza sia degli matiche di comunicazione e gestione dei Nella parametrizzazione geotecnica si fa aspetti economici. rischi sismici, con possibili difformità di in- riferimento ai valori caratteristici delle gran- In tale contesto sono state individuate terpretazione delle norme e delicati rapporti dezze fi siche e meccaniche, che debbono es- otto classi di rischio sismico: A+, A, B, C, D, fra scienza e giurisprudenza (Ciccozzi, 2013; sere defi niti attraverso una stima ragionata E, F e G con rischio sismico crescente. Amato et al., 2015). e cautelativa del valore del parametro nello Nel decreto si fa riferimento a verifi che stato limite considerato, tale che la probabi- strutturali, come è giusto, ma, come è sta- BIBLIOGRAFIA lità di superamento del valore stesso non sia to sottolineato da alcuni Ordini Regionali AMATO A., CERASE A., GALADINI F., (a cura di) (2015), superiore al 5% (5° percentile). dei Geologi, mancano specifi ci riferimenti al Terremoti, comunicazione, diritto. Riflessioni Similmente vengono defi nite le problema- contesto geologico locale e alla interazione fra sul processo alla Commissione Grandi Rischi, tiche di stabilità dei pendii naturali attraver- terreno e fondazioni. Franco Angeli Ed. 2015. so la modellazione geologica e geotecnica del Dopo alcuni anni di verifi ca critica delle CASTANETTO S., SEBASTIANO M., PIZZARONI F., (2008), La pendio stesso. norme NTC del 2008, sopra brevemente de- gestione dell’emergenza nel terremoto calabro- In defi nitiva la normativa vigente (NTC- scritte, si è giunti ad un aggiornamento delle siculo del 28 Dicembre 1908, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento di protezio- 2008 e ss. mm. ii.) rappresenta un deciso mi- «Norme tecniche per le costruzioni» con il ne Civile, 2008. glioramento e fi nalmente viene esplicitamente Decreto del 17 gennaio 2018 e pubblicazione CICCOZZI A., (2013), Parola di scienza. Il terremoto considerata l’importanza degli aspetti geologici, sulla Gazzetta Uffi ciale n. 42 del 20 febbraio dell’Aquila e la Commissione Grandi Rischi. Un’a- stratigrafi ci, geomorfologici e geotecnici in am- 2018. L’impostazione delle NTC 2018 risulta nalisi antropologica, DeriveApprodi Ed., 2013. bito progettuale; pur tuttavia tale normativa va sostanzialmente simile alle NTC 2008, con CNR, (1985), Catalogo dei terremoti italiani considerata ancora migliorabile e meglio defi ni- modifi che che riguardano prevalentemente dall’anno 1000 al 1980, CNR, Progetto Finaliz- bile con riferimento ad alcune critiche che si so- aspetti progettuali-ingegneristici, fi nalizzate zato geodinamica, 1985. no nel tempo evidenziate da varie parti (Rigarli, a rendere più oggettive e scientifi che alcune FRANCOIS MARIE AROUET DE VOLTAIRE (1756), Poema sul disastro di Lisbona o analisi della filosofia del 2008), come per esempio la validità scientifi ca delle formulazioni empiriche in essa conte- Tutto è bene. della valutazione della Classe di Sottosuolo con nute e di migliorare l’uniformità rispetto agli PROTEZIONE CIVILE – SERVIZIO SIMICO, Microzonazione il valore Vs30 (perché solo fi no a 30 m?). eurocodici. Per esempio si sottolinea l’annul- Sismica - Conferenza delle Regioni e Province Inoltre, nell’ambito delle competenze di lamento dell’applicabilità delle tensioni am- Autonome, 2008. classifi cazione sismica passate alle regioni, missibili, fi no ad ora ammesse nelle zona a RIGARLI P., (2008), Zone, griglie... o stanze ?, www. si rilevano alcune problematiche legate ad basso quoziente sismico. castaliaweb.it alcune diverse classifi cazioni di comuni fra Per gli aspetti geologici si sottolinea una TAGLIAPIETRA A. (a cura di) (2004). Voltaire, Rousse- la normativa nazionale e quella regionale. Co- importante modifi ca riguardo ad una nuova au, Kant. Sulla catastrofe. L’illuminismo e a fi- losofia del disastro, Bruno Mondadori Ed., 2004 me esempio personale si cita un caso della formulazione nella defi nizione delle Classi di http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/leg_ri- regione Lazio in cui un comune classifi cato Sottosuolo, non più individuate direttamente schio_sismico.wp di Zona 2 nella normativa nazionale (2003) dal valore Vs30 (velocità media delle onde di http://www.ingegneriasismicaitaliana.com/it/24/ è stato declassato dalla normativa regionale taglio nei primi 30 metri di profondità), ma normative/

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 SERGIO CASTENETTO 113 Dipartimento della Protezione Civile La Microzonazione Sismica: E-mail: [email protected] prospettive e applicazioni nella GIUSEPPE NASO Dipartimento della Protezione Civile pianificazione e progettazione E-mail: [email protected] Seismic microzonation: perspectives and applications in the urban planning and buildings design Parole chiave (key words): pianificazione territoriale (land use planning), microzonazione sismica (seismic microzonation), amplificazione sismica (seismic amplification)

INTRODUZIONE I FA sono determinati tramite specifi ci abachi fenomeni cosismici per aree con previsio- La Microzonazione Sismica (MS; Gruppo di o mediante metodi avanzati, quali le simula- ni di trasformazione e per aree edificate; lavoro MS, 2008), valutando gli effetti di un zioni numeriche (Gruppo di lavoro MS, 2008). • proporre criteri generali e procedure ope- terremoto a una scala molto vicina a quella I valori dei FA forniscono indicazioni di tipo rative, in coordinamento tra lo Stato, le dei manufatti, è uno strumento utile per la ‘relativo’ nel senso che valutano l’eventuale Regioni e gli Enti Locali. valutazione del rischio sismico e la sua mi- aggravio indotto dalle condizioni locali al moto In questo articolo, dopo aver esposto sin- tigazione, attraverso lo sviluppo di opportuni sismico di riferimento atteso nelle diverse par- teticamente come sono affrontati gli studi di piani di governo del territorio, il supporto alla ti del territorio. Per moto sismico di riferimento MS in Italia, si propongono alcune modalità di progettazione anti-sismica di opere e la pia- quello dedotto dalla Carta di Pericolosità Si- utilizzo delle carte di MS e delle elaborazioni nifi cazione d’emergenza. smica Nazionale valido per un affi oramento di numeriche per il governo del territorio, ma Nei piani di governo del territorio e in fun- terreno rigido (Vs30>800 m/s) con morfologia anche in ambito di progettazione e in ambito zione delle diverse scale e dei vari livelli di piana. Nell’ambito degli studi di MS, le Carte tecnico amministrativo. intervento, gli studi di MS sono condotti sulle dei Fattori di Amplifi cazione (da qui Carte dei aree nelle quali le disposizioni normative pre- FA) rappresentano, talora, uno degli strumenti I LIVELLI DI APPROFONDIMENTO, LE ZONE vedono l’uso o la trasformazione a scopo edifi - utilizzati dalle Regioni e dagli Enti Locali per E LE CARTE DEGLI STUDI DI MS catorio, la messa in opera di infrastrutture o il la pianifi cazione territoriale. I risultati degli studi di MS sono sintetiz- dispiegamento di servizi di protezione civile. Un aspetto fondamentale nella mitigazio- zati e rappresentati su carte tematiche del Gli studi di MS, in questo ambito, sono ne del rischio sismico è, quindi, la più adegua- territorio, carte delle Microzone Omogenee in importanti al fi ne di: ta conoscenza della pericolosità locale, sia in Prospettiva Sismica (MOPS) e carte di MS, • orientare la scelta delle aree per nuovi termini di amplifi cazione del moto sismico di distinguendo: insediamenti; base, sia di deformazioni permanenti attese. • le zone stabili, nelle quali il moto sismi- • definire gli interventi ammissibili in una Negli Indirizzi e Criteri per la Microzonazio- co non viene modificato rispetto a quello data area; ne Sismica (ICMS, Gruppo di lavoro MS, 2008) il atteso in condizioni ideali di roccia rigida • programmare le indagini e i livelli di tema delle instabilità cosismiche permanenti, (una roccia lapidea e non pervasa da frat- approfondimento per una migliore cono- rappresentate da fagliazione superfi ciale, fe- ture e fenditure) e pianeggiante; scenza dei potenziali effetti sismici; nomeni di liquefazione, instabilità di versante, • le zone stabili con amplificazioni, nelle • stabilire orientamenti e modalità di di- cedimenti differenziali, è stato trattato ma in quali il moto sismico viene modificato, ri- spiegamento delle azioni finalizzate alla modo approssimativo e soprattutto, in quella spetto a quello atteso in condizioni ideali di mitigazione del rischio sismico nelle aree sede, non si è affrontato il tema delle limita- roccia rigida e pianeggiante, a causa delle urbanizzate; zioni d’uso del territorio da introdurre nelle aree caratteristiche geologiche/geofisiche/geo- • definire priorità di intervento. interessate dai fenomeni indotti. tecniche e morfologiche del territorio; Per favorire la massima diffusione degli stu- A seguito del terremoto aquilano del 2009 • le zone instabili, in cui si possono attivare di di MS, sono state defi nite procedure che, sulla e, successivamente, del terremoto emiliano (innescati dal sisma) fenomeni di defor- base di dati litostratigrafi ci (spessore e geometrie del 2012, il Dipartimento della Protezione mazione permanente del territorio come delle coperture, profondità e tipo di substrato), Civile ha costituito un Gruppo di Lavoro for- le frane, la liquefazione del terreno, la geotecnici e geofi sici (velocità di propagazione mato da esperti di varia estrazione (geologi fagliazione che rompe il piano campagna delle onde S nell’intervallo di copertura consi- del terremoto, ingegneri strutturisti e archi- e i cedimenti differenziali del terreno che derato), acquisiti con indagini di tipo corrente, tetti pianifi catori) per affrontare il problema creano gradini morfologici. permettono la caratterizzazione sismica del ter- in termini generali e defi nire le linee guida per In funzione dei diversi contesti geologico ritorio. In particolare, le elaborazioni sviluppate il trattamento della pericolosità collegata ai tecnici e dei diversi obiettivi, quindi, gli studi forniscono due tipologie di risultati attesi: fenomeni cosismici ai fi ni della MS. La sintesi di MS possono essere condotti a vari livelli di • le amplificazioni del moto sismico del lavoro svolto è stato articolato in forma approfondimento, con un impegno di risorse • i fenomeni di instabilità cosismiche per- di linee guida operative per amministratori e economiche e competenze crescenti, passan- manenti (faglie attive e capaci, frane si- pianifi catori del territorio, aventi l’obiettivo di: do da un livello 1 ai livelli 2 e/o 3. smoindotte e liquefazioni dinamiche) • definire una procedura per raccogliere I livelli di approfondimento degli studi di Le amplifi cazioni del moto sismico posso- accurate informazioni sul rischio derivato MS sono: no essere espresse con un parametro sintetico dalle deformazioni permanenti; • livello 1: livello propedeutico ai veri e propri quale il Fattore di Amplifi cazione (FA) o lo spet- • pianificare processi di mitigazione del ri- studi di MS, in quanto consiste in una rac- tro di risposta elastico calcolato in superfi cie. schio derivato dalla presenza di possibili colta di dati preesistenti (inventari) o risul-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 114 tato di specifiche campagne di indagine Dopo l’emanazione della prima ordinanza L’analisi del numero e delle dimensioni di tipo estensivo e a basso costo di esecu- di applicazione della legge 77/09, tutte le Re- delle zone evidenzia: zione per unità di area esplorata, elaborati gioni hanno legiferato per recepire nella piani- • le zone stabili suscettibili di amplificazio- al fine di suddividere il territorio in zone fi cazione urbanistica le indagini di microzona- ne sono numericamente le più rappresen- qualitativamente omogenee rispetto alle zione sismica, vincolando l’approvazione degli tate e mediamente le più estese, fenomenologie sopra descritte (amplifica- strumenti urbanistici alla preventiva realizza- • anche le zone instabili sono numericamen- zioni e instabilità cosismiche permanenti); zione e valutazione degli studi di MS. Inoltre, te significative, ma sono le meno estese il livello 1 è finalizzato alla costruzione del tutte le Regioni hanno adottato gli standard (dimensione media inferiore ai 0,04 kmq); modello geologico del sottosuolo (in pro- per le indagini di MS (il riferimento sono gli • le zone stabili sono numericamente le me- spettiva sismica) dell’area di studio “Indirizzi e criteri”, predisposti nel 2008 dal no rappresentate, con estensione media • livello 2: utilizzando ulteriori e mirate inda- Dipartimento della Protezione Civile con le Re- che varia tra 0,01 kmq e 0,18 kmq. gini di campagna e attraverso l’impiego di gioni, ICMS; Gruppo di lavoro MS, 2008) e gli metodi semplificati (abachi), vengono as- standard di archiviazione informatica defi niti I FENOMENI DI INSTABILITÀ COSISMICHE sociati valori di FA alle zone stabili soggette da una Commissione tecnica inter-istituzio- PERMANENTI ad amplificazione definite dalle indagini di nale appositamente predisposta, garantendo Come detto, il tema delle instabilità cosi- livello 1; questo livello può essere esperi- l’omogeneità e la confrontabilità dei risultati smiche permanenti, già affrontato negli ICMS to solo nelle specifiche situazioni previste sul territorio nazionale (Commissione tecnica (Gruppo di lavoro MS, 2008), è stato oggetto dagli abachi di volta in volta utilizzati MS3907, 2014). di specifi ci gruppi di lavoro il cui obiettivo è • livello 3: in tutte le condizioni escluse dal L’attività istruttoria svolta dalla Commis- stato quello di tracciare dei metodi di studio livello 2 (aree instabili o particolarmente sione Tecnica ha consentito di validare a oggi e delle procedure per l’identifi cazione e lo stu- complesse dal punto di vista sismo-stra- circa 1100 studi di MS relativi alle prime quat- dio di tali fenomeni. In Fig. 1 è rappresentato tigrafico e comunque non previste nella tro annualità. Su un campione di 532 di questi uno schema, applicabile a tutte le possibili compilazione degli abachi) e attraverso studi sono state elaborate alcune statistiche instabilità cosismiche (frane sismoindotte, l’esecuzione di nuove indagini e modella- (Commissione tecnica MS 3907, 2015 a,b,c). liquefazioni dinamiche, faglie attive e capaci zioni numeriche (mono o bidimensionali), Considerando la pericolosità sismica e cedimenti differenziali), che sintetizza le vengono definiti i valori di specifici para- locale, dall’analisi degli studi pervenuti, è attività, i risultati attesi e il tipo di zona su- metri descrittivi dell’amplificazione dello emerso che circa 64 kmq su un totale di 1.613 scettibile di instabilità nell’ambito dei diversi scuotimento sismico atteso localmente kmq circa ricadono in zone stabili, ossia meno livelli di approfondimento degli studi per la (FA o altro) e dell’instabilità cosismica. del 4%. Circa 234 kmq ricadono in zona insta- microzonazione sismica. Laddove il livello 1 è obbligatorio in tutte bile (il 14%) e circa 1300 kmq sono classifi - È da sottolineare l’importanza di aver reso le situazioni, gli altri due livelli sono local- cati come zone suscettibili di amplifi cazione, totalmente omogenea, per le diverse instabi- mente alternativi in funzione della complessi- ossia l’81% dell’intero territorio indagato. lità, l’identifi cazione, il signifi cato e la deno- tà geologico-tecnica riscontrata dalle indagi- ni di livello 1 nelle diverse parti del territorio. Quindi, sulla base del livello di approfondi- mento adottato, per uno studio di MS si potrà avere come prodotto fi nale le 2 seguenti carte: • Carta delle MOPS, per il livello 1, obbliga- toria per tutti gli studi; • Carta di MS (Carta dei FA, per i livelli 2 e 3 e Spettri di risposta elastici in superficie, solo per il livello 3).

GLI STUDI DI MS IN ITALIA Dopo il terremoto aquilano del 2009, con l’articolo 11 della legge n. 77 del 24 giugno 2009 per la ricostruzione in Abruzzo, lo Stato ha deciso di investire nella prevenzione del rischio sismico fi nanziando interventi su tutto il terri- torio nazionale, grazie a un fondo istituito nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle fi nanze. L’utilizzo di tali fondi, 965 milioni di euro ripartiti su 7 annualità, è regolamentato da ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri e, a partire dall’annualità 2012, dopo l’approvazione della legge 100/12 di riforma della protezione civile, da ordinanze del Capo del Dipartimento della Protezione Civile. Gli elementi di novità introdotti dal piano nazionale di prevenzione del rischio sismico riguardano, in particolare, gli strumenti di prevenzione individuati. Tra questi, la micro- Figura 1 – Schema illustrativo del tipo di zona di instabilità nelle carte MOPS e MS. La raccolta dati e le analisi permettono zonazione sismica. di ridurre le incertezze dal livello 1 al livello 3

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 minazione delle zone suscettibili di instabilità trovarsi sia in adiacenza a aree edifi cate, sia in In particolare tale parametro dovrà: 115 che, come si evince dallo schema in Fig. 1, contesti ancora non urbanizzati. • contenere il numero delle classi di FA sono di tre tipi: • Aree non urbanizzate a trasformabilità • permettere di stabilire una graduatoria • Zone di Attenzione (ZA): sono zone nel- limitata assoluta di pericolosità sismica le quali i dati a disposizione indicano Aree non edifi cabili o con limitate previ- • consentire la classificazione in classi la presenza di condizioni predisponenti sioni di edifi cabilità, per destinazione d’uso discrete, definite, se possibile, con rife- l’instabilità in esame ma non sono suf- (aree agricole). rimento a processi fisici osservabili. ficienti, in quantità e tipologia, per defi- La disciplina degli usi del suolo e delle Considerando le diverse procedure di uti- nire se l’instabilità possa effettivamente previsioni di trasformazione nelle zone inte- lizzo dei FA previste nelle normative regionali verificarsi in caso di evento sismico; è ressate da instabilità viene articolata in due (spettri, intervalli di periodi), affrontare la di- possibile, tuttavia, ad esempio attraverso tipi di indicazioni: sciplina d’uso in aree caratterizzate da diversi la consultazione di inventari, stabilire la • indicazioni urbanistiche, che definiscono valori dei FA implica stabilire, a monte, una presenza e/o l’accadimento di eventuali possibili regolamentazioni dallo strumen- procedura “standard” per la defi nizione di un fenomeni in occasione di eventi sismici to urbanistico anche in termini di catego- parametro di pericolosità sismica che renda passati. Resta comunque l’opportunità di rie di intervento e di destinazioni d’uso e confrontabili tali valori. In tal modo potranno produrre, anche in questa fase, dati origi- modalità attuative; essere fornite indicazioni al pianifi catore per nali in situ e in laboratorio se le informa- • indicazioni edilizie, che definiscono per l’attività edilizia e tipologia dell’edifi cato: zioni disponibili non sono sufficienti. l’edilizia esistente e di nuova costruzio- • definire priorità di intervento per la mi- • Zone di Suscettibilità (ZS): sono zone nelle ne, con riferimento alla normativa tecnica tigazione del rischio sismico, in funzione quali, a seguito di una raccolta dati specifi- antisismica, quali categorie di intervento delle categorie urbanistiche e del livello ca per l’instabilità in esame e l’applicazione sono possibili e su quali classi d’uso. di pericolosità. di metodi di analisi il più delle volte sempli- • considerare la pericolosità, alla stessa ficati (per permettere un’applicazione dei ri- LE AMPLIFICAZIONI DEL MOTO SISMICO stregua dell’attuale classificazione sismi- sultati a un’area estesa), è possibile fornire Come già esposto, i risultati di uno studio ca, per fornire una graduatoria alla quale una stima quantitativa della pericolosità. di MS possono essere sintetizzati in due modi: il decisore associa determinate procedure • Zone di Rispetto (ZR): sono zone nelle qua- • carta dei FA, nella quale ogni microzona è tecnico amministrative: esempio procedu- li, a seguito di una raccolta dati specifica caratterizzata, rispetto allo scuotimento, re di verifica e controllo sui progetti. per l’instabilità in esame e l’applicazione da fattori di amplificazione (desunti da di metodi di analisi il più delle volte avan- abachi, per le microzone analizzate con APPLICAZIONE DEGLI STUDI DI MS zati (per analizzare dettagliatamente aree studi di livello 2, oppure calcolati con con- NELL’AMBITO DELLA PROGETTAZIONE limitate e/o particolarmente importanti), fronti tra spettri di risposta in superficie Gli studi di MS di livello 3 forniscono, oltre è possibile quantificare in modo affidabi- e al substrato sismico, per le microzone alle carte dei FA, spettri di risposta elastici le la pericolosità. analizzate con studi di livello 3); le incer- in superfi cie. Se sono disponibili spettri di La differenza tra Zona di Suscettibilità e tezze sui valori di FA desunti dagli abachi risposta elastici in superfi cie è possibile un Zona di Rispetto, al termine dello studio, è data, dovrebbero essere superiori a quelli cal- utilizzo più diretto e specifi co degli studi di oltre che dall’applicazione dei metodi diversi di colati con gli studi di livello 3; MS nell’ambito della progettazione. analisi (“avanzati” in ZR), dal diverso livello • spettri di risposta sismica in superficie, L’utilizzo degli spettri caratteristici di MS di pericolosità (più elevato nella ZR), espresso solo per le microzone analizzate con studi di livello 3 per la progettazione deve essere attraverso uno specifi co parametro descrittivo di livello 3. doverosamente vincolato a una verifi ca da dell’instabilità considerata (faglia attiva e ca- Analogamente alle modalità con le quali parte del tecnico incaricato dell’affi dabilità pace, liquefazione, fenomeno franoso). è stato affrontato il tema della gestione del (grado di fi ducia riposto nelle indagini ed Lo studio dei fenomeni cosismici si tra- territorio in aree interessate da fenomeni di elaborazioni eseguite), della signifi catività duce poi in applicazioni concrete al territorio, instabilità cosismica (faglie attive e capaci, (valore che le indagini e le elaborazioni ese- con riferimento alle categorie urbanistiche. liquefazioni, instabilità di versante), nelle guite hanno per gli studi in essere) e della La pianifi cazione urbanistica e territoriale quali la pianifi cazione urbanistica e territo- rappresentatività (capacità delle indagini e è chiamata a disciplinare gli usi del suolo e le riale è stata disciplinata facendo riferimento delle elaborazioni eseguite e conseguenti ri- previsioni di trasformazione urbana, tenendo alle categorie urbanistiche (Aree edifi cate, sultati acquisiti di rappresentare al meglio le conto della relazione tra la pericolosità sismi- Aree non edifi cate con previsione di trasforma- problematiche alla base dell’amplifi cazione ca e i diversi contesti insediativi. A tal fi ne, si zione, Aree non urbanizzate a trasformabilità locale nel sito di progetto). fa riferimento convenzionalmente a tre cate- limitata) e alle condizioni di maggiore o minore Tale valutazione sarà effettuata, da parte gorie di aree urbanistiche: pericolosità (ZA, zona di attenzione; ZS, zona del tecnico incaricato, sulla base della tipolo- • Aree edificate (recenti o consolidate) di suscettibilità; ZR, zona di rispetto), deve gia degli studi effettuati e dalla distanza dal Aree urbanizzate ed edifi cate di diverso essere affrontato il tema della pianifi cazione sito di progetto, nonché dei limiti di affi dabi- livello di completamento, consolidamento e urbanistica e territoriale in zone interessate lità delle analisi eseguite ed eventualmente di stratifi cazione. Comprendono centri storici, da amplifi cazione, caratterizzate nella Carta dati pregressi sul sito di progetto, non ripor- tessuti consolidati, aree in completamento con di MS da diversi valori dei FA (Carta dei FA). tati nello studio di MS di livello 3. Solo se la usi residenziali, produttivi, a servizio o misti. I FA sono utilizzati per costruire carte di predetta verifi ca dovesse dare esito positivo, • Aree non edificate (con previsione di tra- pericolosità sismica che tengano conto di si potranno utilizzare gli spettri caratteristici sformazione) eventuali amplifi cazioni dovute alle caratte- della MS di livello 3, effettuando un confronto Aree non edifi cate, parzialmente edifi cate o ristiche geologico-tecniche del territorio. tra lo spettro di MS e quello semplifi cato delle con previsione di nuovi insediamenti - residen- I FA devono permettere di defi nire un para- NTC08 (2008) nel range di periodi propri della ziali, produttivi, a servizio o misti - di manufatti metro di pericolosità sismica che renda confron- struttura oggetto della progettazione, al fi ne edilizi, di infrastrutture e reti. Tali aree possono tabile la pericolosità sismica in aree diverse. di scegliere (in un’ottica doverosamente con-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 116 servativa) lo spettro in grado di rappresentare gole base per un corretto utilizzo degli spettri BIBLIOGRAFIA al meglio l’azione sismica di progetto. I dati caratteristici: ALBARELLO D., BAGLIONE M., BRAMERINI F., CASTENETTO S., di base e i risultati degli studi di MS, anche • si ritiene opportuno che tale approccio D’INTINOSANTE V., MOSCATELLI M., NASO G. (2016), se non ritenuti adeguati, dovranno comunque sia consentito per progetti caratterizzati Proposta di utilizzo della carta dei FA e defi- nizione del parametro HMS, in “Microzonazione orientare il progettista nella pianifi cazione di al massimo da classe d’uso II (opere ordi- sismica di livello 3: il caso del centro abitato di nuove indagini e nella valutazione dei risul- narie). Per opere caratterizzate da classe Fivizzano (MS)”. Regione Toscana, Firenze tati delle nuove elaborazioni. d’uso superiore (opere strategiche e rile- BAGLIONE M., D’INTINOSANTE V., FABBRONI P. (2015), La In particolare gli studi di MS dovranno vanti) e ricadenti in aree definite a ele- conoscenza del rischio sismico attraverso gli essere utilizzati per la defi nizione del modello vata pericolosità sismica sarà necessario studi di microzonazione sismica della regione del sottosuolo e del quadro geologico, geotec- rendere obbligatoria la stima dell’azione Toscana: risultati, strumenti e metodologie pro- nico e geofi sico areale. sismica di progetto mediante adeguate poste per la pianificazione territoriale. Atti del XXXIV Convegno Nazionale GNGTS, Trieste. analisi di risposta sismica locale; BRAMERINI F. E DI PASQUALE G. (2002), Contributo per CONCLUSIONI • l’utilizzo degli spettri caratteristici do- la definizione di una proposta di criteri generali Nell’ambito degli studi di microzonazione vrà essere vincolato alla verifica, a cura per l’individuazione delle zone sismiche. Inge- sismica, le Carte dei Fattori di Amplifi cazione del professionista incaricato della stima gneria sismica, XIX, 3, 7-12. Bologna. sismica (Carte dei FA) sono uno degli stru- dell’azione sismica di progetto, della CHERUBINI C., D’INTINOSANTE V., FERRINI M., RAINONE M.L., menti di pianifi cazione del territorio. Gli spet- conformità del modello di sottosuolo (in SIGNANINI P. E VESSIA G. (2006), Approccio multidi- tri di risposta elastici in superfi cie, oltre che termini di affidabilità, significatività e sciplinare per la valutazione della risposta sismi- ca locale nell’ambito del progetto VEL: il caso dei per il calcolo dei FA, possono essere utilizzati rappresentatività delle analisi effettua- comuni di Fivizzano e Licciana Nardi (Lunigiana). in maniera diretta e specifi ca per la proget- te) in corrispondenza del sito di progetto Giornale di Geologia Applicata 4 (2006) 169-174. tazione e verifi ca dei manufatti. con quello tipico della microzona, anche COMMISSIONE TECNICA MS3907 (2014), Microzona- Si ritiene che il progettista, sempre salva- in riferimento alla quota di riferimento zione sismica. Standard di rappresentazione e guardando la sua indipendenza ed esclusività dell’opera in progetto (quota di imposta archiviazione informatica, versione 4. 0, giugno di giudizio, debba valutare i risultati della MS delle fondazioni); 2015; Roma. secondo tre requisiti: • l’uso degli spettri caratteristici dovrebbe http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/com- missione_opcm_3907.wp] • affidabilità delle indagini, delle elabora- essere, inoltre, subordinato al rispetto COMMISSIONE TECNICA MS3907 (2015a), Commissione zioni e dei risultati; di un indice di qualità, opportunamente Tecnica per la microzonazione sismica, Microzona- • significatività delle indagini, delle elabo- definito, che valuti la qualità degli studi zione sismica, Statistiche , dicembre 2014, Roma. razioni e dei risultati che hanno valore, di livello 3 in particolare in ragione della [http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/com- rilievo e interesse per gli studi in essere; densità e qualità delle indagini geotecni- missione_opcm_3907.wp] • rappresentatività delle indagini, delle ela- che e geofisiche utilizzate per la definizio- COMMISSIONE TECNICA MS3907 (2015b), Commissio- borazioni e dei risultati che riproducono al ne del modello di sottosuolo. ne Tecnica per la microzonazione sismica, Linee guida per la gestione del territorio in aree inte- meglio le problematiche di amplificazione. L’utilizzo degli spettri caratteristici della ressate da Faglie Attive e Capaci (FAC). [http:// Se gli studi di MS rispettano i tre requisiti, MS di livello 3 a fi ni progettuali, fermo restando www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/commis- che sono in defi nitiva tre giudizi di qualità tutti i vincoli e le verifi che da effettuare pre- sione_opcm_3907.wp] sugli studi, i risultati possono anche essere liminarmente, può determinare sicuramente COMMISSIONE TECNICA MS3907 (2015c), Commissio- utilizzati in modo diretto nell’ambito della un valore aggiunto alla defi nizione dell’azione ne Tecnica per la microzonazione sismica, Li- progettazione e della verifi ca dei manufatti. sismica di progetto per opere ordinarie, poi- nee guida per la gestione del territorio in aree La corretta e completa realizzazione di ché vengono esaminati aspetti geologici s.l. interessate da liquefazioni (LQ). [http://www. protezionecivile.gov.it/jcms/it/commissione_ uno studio di MS di livello 3 permette di ac- (soprattutto in riferimento alla topografi a e opcm_3907.wp] quisire un quadro dettagliato e quantifi cato alle geometrie sepolte) in grado di contribui- D’INTINOSANTE V. E GDL FIVIZZANO (2015a), Analisi di dell’amplifi cazione locale del sito d’indagine. re, talora pesantemente, all’azione sismica di risposta sismica locale del centro abitato di Fi- Al contrario della MS dei livelli 1 e 2, l’output progetto. vizzano (MS). Atti del XXXIV Convegno Nazionale delle analisi non consiste solo in un parame- Tali aspetti non sono valutati nella nor- GNGTS, Trieste. tro stimatore dell’amplifi cazione (tipicamen- male pratica professionale (poiché richiede- D’INTINOSANTE V. E GDL FIVIZZANO (2015b), La microzona- te un fattore di amplifi cazione), ma è dato da rebbero una dettagliata parametrizzazione zione sismica nel centro abitato di Fivizzano (MS). Atti del XXXIV Convegno Nazionale GNGTS, Trieste. accelerogrammi, spettri di Fourier, spettri di dei terreni oggetto di studio e l’utilizzo di me- FAENZA L., MICHELINI A. (2010), Regression analysis risposta elastici, funzioni di amplifi cazione todologie di analisi approfondite) la quale si of MCS intensity and ground motion parameters spettrale, ecc. Pertanto, relegare l’utilizzo di basa generalmente sulla stima semplifi cata in Italy and its application in Shake Map. Geo- tali studi alla sola fase pianifi catoria sembre- dell’azione sismica mediante la defi nizione phys. J. Int. 180, 1138-1152. rebbe riduttivo, mentre al contempo sarebbe delle categorie di sottosuolo. Tale stima sem- GOMEZ CAPERA A.A., ALBARELLO D., GASPERINI P. (2007), auspicabile un utilizzo diretto, impostato plifi cata, come succede frequentemente dal Aggiornamento relazioni fra l’intensità macro- comunque su severi criteri di verifi ca, anche confronto con le analisi ad hoc, non sempre sismica e PGA. Progetto DPC-INGV S1, Deliver- able D11, http://esse1.mi.ingv.it/d11.html nella successiva fase progettuale. Il livello di corrisponde all’approccio più conservativo GRUPPO DI LAVORO MS (2008), Indirizzi e Criteri per approfondimento previsto in fase di MS di li- (Cherubini et al., 2006; Baglione et al., 2015; la Microzonazione Sismica (ICMS), Conferenza vello 3 per quanto attiene alla stima dell’am- D’Intinosante et al., 2015a, 2015b). delle Regioni e delle Province Autonome - Di- plifi cazione locale (che di norma viene deter- Di contro, non utilizzare le informazioni partimento della protezione civile, Roma. minata mediante analisi di risposta sismica derivanti da uno studio di MS di livello 3 a [http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_ in assetto 2D) porta ad una defi nizione rigo- fi ni progettuali comporterebbe stime di am- pub.wp?contentId=PUB1137] rosa e sicuramente più attinente al contesto plifi cazione sismica basate su un modello NTC08 (2008), Norme Tecniche per le Costruzioni - DM 14 gennaio 2008. Gazzetta Ufficiale, n. sismotettonico dell’area rispetto all’approc- geologico-tecnico generalmente incompleto 29 del 4 febbraio 2008, Supplemento Ordinario cio semplifi cato previsto dalle NTC08 (2008). con conseguente bassa attendibilità in ter- n. 30, www.cslp.it, Istituto Poligrafico e Zecca Tuttavia è necessario sottolineare alcune re- mini di stima dell’azione sismica. dello Stato, Roma.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 1 GRUPPO DI LAVORO SGI SU EMERGENZA TERREMOTO 117 Le attività del Servizio Geologico E-mail: [email protected]

1 Il gruppo di lavoro comprende (in ordine d’Italia (ISPRA) a seguito della alfabetico): Amanti M., Araneo F., Berti D., Blumet- ti A.M., Bonomo R., Brustia E., Calcaterra S., Campo V., sequenza sismica del 2016-2017 Campobasso C., Capotorti F., Chiarini E., Chiessi V., Comerci V., Congi M.P., D’Ambrogi C., D’Orefice M., Delmonaco G., Delogu D., Dessì B., Di Leginio M., in Italia Centrale Di Manna P., Eulilli V., Ferri F., Fiorenza D., Fumanti F., Gafà R.M., Galluzzo F., Gambino P., Graciotti R., Gua- The activities of the Geological Survey of Italy rino P.M., Guarneri E.M., Guerrieri L., La Posta E., Leo- ni G., Ligato D., Lucarini M., Lugeri F.R., Marasciulo T., (ISPRA) following the 2016-2017 seismic sequence Mariani E., Marino M., Martarelli L., Matarazzo D., Monti G.M., Muraro C., Niceforo D.M.A., Olivetta L., in Central Italy Pantaloni M., Papasodaro F., Perini P., Pirani G., Pi- Parole chiave (key words): Sequenza sismica (Seismic sequence), Italia Centrale (Central Italy), Servizio stocchi L., Policicchio R., Pompili D., Pompili R., Por- Geologico d’Italia (Geological Survey of Italy), Protezione Civile (Civil Protection), Rischio residuo fidia B., Puzzilli L.M., Quadrozzi C., Ricci V., Roma M., (Residual risk), Effetti dei terremoti sull’ambiente (Earthquake environmental effects), Microzonazione Ruscito V., Silvestri S., Spiniello O., Spizzichino D., sismica (Seismic microzonation) Traversa F., Troccoli A., Vita L., Vittori E.

RIASSUNTO sti incaricati degli studi di MS di III livello di e Controllo (Di.Coma.C.) del DPC insediata a Il Servizio Geologico d’Italia, dipartimento 30 Comuni nell’unità territoriale denominata Rieti, fi no alla sua chiusura del 7 aprile 2017. di ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione “Marche 3”. Inoltre, come Centro di Competenza del e Ricerca Ambientale), sin dal primo evento DPC, il SGI ha svolto funzioni di supporto alla del 24 agosto 2016 della sequenza sismica INTRODUZIONE Funzione Tecnica del Dipartimento nelle atti- del Centro Italia, è stato coinvolto in attività Nel 2016, l’Italia centrale è stata colpita vità sul terreno collegate al sisma, con parti- emergenziali post-sisma, in supporto al Di- da una sequenza sismica iniziata il 24 agosto colare riguardo a: partimento della Protezione Civile (DPC), per con un evento di Magnitudo momento (Mw) • valutazione speditiva della stabilità dei la valutazione del rischio residuo incombente 6,0, con epicentro ad Accumoli, in provincia versanti, al fine di supportare le decisioni su infrastrutture e centri abitati. Successi- di Rieti, a cui ha fatto seguito, nello stesso per la gestione della viabilità (chiusura vamente, in qualità di Centro di Competenza giorno un evento di Mw 5,4, con epicentro in e/o riapertura della stessa) e suggerire, del DPC, il Servizio Geologico d’Italia (SGI) è territorio di Norcia (PG); altri terremoti di ma- ove necessario, le opportune opere di mi- stato coinvolto in ulteriori attività funzionali gnitudo superiore a 5 sono avvenuti il 26 ot- tigazione del rischio; a rispondere alle esigenze che progressiva- tobre a Castelsantangelo sul Nera e Ussita, in • valutazione della compatibilità geologi- mente si manifestavano, come l’individuazio- provincia di Macerata, rispettivamente di Mw co-idraulica di siti destinati a diversi usi, ne di siti idonei alla realizzazione di Moduli 5,4 e 5,9 e il 30 ottobre, quando a Norcia (PG) quali alloggi temporanei, casette, con- Abitativi Provvisori (MAP), Soluzioni Abitative si è verifi cato l’evento più forte, di Mw 6,5. Gli tainer, depositi temporanei di macerie, in Emergenza (SAE) e Moduli ad Uso Scolasti- ipocentri individuati dalla Rete Sismica Na- attività commerciali temporanee, scuole, co Provvisorio (MUSP). La costante presenza zionale dell’INGV (ISIDe Working Group INGV, ecc.. sul territorio ha permesso la raccolta, poi si- 2010) hanno profondità comprese tra 7,5 e In queste vesti, personale del SGI (geolo- stematizzata, delle informazioni relative agli 9,2 chilometri, risultando quindi abbastanza gi, geofi sici, ingegneri ambientali e tecnici) effetti dei terremoti sull’ambiente (frane, superfi ciali e in grado di indurre forti dan- è stato presente, fi n dai momenti immedia- fratture, variazioni idrologiche, ecc.) nell’in- neggiamenti. I meccanismi focali sono stati tamente successivi al primo evento sismico, tero periodo 2016-2017 e, la mappatura, in generalmente di tipo distensivo, in accordo nei territori comunali di Amatrice e Accumoli collaborazione con INGV e altri Enti di Ricer- con il regime tettonico estensionale a cui è (RI) e in quelli di Arquata del Tronto e Mon- ca e Università, della fagliazione superfi ciale soggetta la parte della catena appenninica tegallo (AP). avvenuta a seguito degli eventi del 24 agosto sede dei terremoti. La sequenza è proseguita A seguito dei forti eventi sismici di fi ne e del 26 e 31 ottobre 2016. Tramite stazioni anche nel 2017, in particolare con quattro ottobre, a più di due mesi dal primo, le zo- GPS continue è stato condotto il monitoraggio eventi avvenuti il 18 gennaio con epicentri a ne in cui si è reso necessario un intervento geodetico cosismico nell’area della sequenza, Montereale, Capitignano, Pizzoli e Cagnano di tipo emergenziale si sono ampliate nelle ed anche post-sismico, tramite l’installazione Amiterno, tutti in provincia dell’Aquila, ri- province di Perugia e Terni, in Umbria, nelle di stazioni GPS temporanee. Per alcune frane, spettivamente di Mw 5,1, 5,5, 5,4 e 5,0. province di Teramo e Macerata nelle Marche come quella di Pescara del Tronto (AP), sono ISPRA è parte del Comitato Operativo del e nella Regione Abruzzo, coinvolgendo più di stati condotti studi di dettaglio fi nalizzati alla Dipartimento della Protezione Civile (DPC) 140 territori comunali; ciò ha richiesto un ul- relativa messa in sicurezza. Infi ne, il SGI, in e come tale ha partecipato fi n dall’inizio al teriore impegno al personale già impiegato quanto membro del Centro di Microzonazione coordinamento delle attività emergenziali nell’emergenza. Sismica (CentroMS), è stato fortemente im- post-sismiche. Inoltre, la Direzione Generale ISPRA ha pegnato nelle relative attività (con decine di In particolare, personale del Servizio Geo- deciso di sistematizzare il coinvolgimento unità di personale per molti mesi), sia rea- logico d’Italia (SGI) ha contribuito, fi n dal 24 (fi no a quel momento solo episodico), delle lizzando lavori di MS nei territori colpiti dalla agosto, alle attività del Comitato, presso la Agenzie Regionali e Provinciali per la Prote- sequenza e coordinando anche le azioni di sede in Roma della Protezione Civile e, a par- zione dell’Ambiente (ARPA-APPA) nell’ambito altri Enti e Università nella Macroarea deno- tire dal 28 agosto ha presidiato stabilmente del nascente Sistema Nazionale per la Prote- minata Arquata del Tronto - Montegallo (AP), con propri rappresentanti il Comitato Opera- zione dell’Ambiente (SNPA). È stata pertanto sia coordinando e supportando i Professioni- tivo Permanente presso la Direzione Comando chiesta alle Agenzie regionali la disponibilità

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 118 a fornire personale specializzato per offrire un fi ciale sui versanti del Monte Vettore (Fig. 1) ripetutamente a seguito di riattivazioni par- supporto più completo possibile al DPC. e Monte Bove. ziali (crolli). Il personale del SGI impegnato, in Si è sviluppata quindi, sotto il coordina- A seguito dei sopralluoghi fi nalizzati alla varia misura, nelle attività descritte è stato di mento di ISPRA, una collaborazione articolata valutazione geologico-idraulica dei siti, sono oltre 70 unità, per un totale di circa 1000 gior- tra personale delle ARPA e del SGI fi nalizzata stati redatti specifi ci Report tecnici, utilizzati ni/uomo di missione, oltre al personale che a svolgere i compiti di volta in volta richiesti dalle autorità locali e dal DPC per la scelta dalla sede centrale ha fornito la documenta- dalla Funzione Tecnica del DPC. defi nitiva dei siti stessi. zione cartografi ca e bibliografi ca, allestendo Nel periodo emergenziale, protrattosi Grazie alla costante presenza sul terri- anche un web-gis dedicato. in alcuni casi anche oltre la chiusura della torio, è stato possibile raccogliere e catalo- Le ARPA (Toscana, Liguria, Puglia e Lom- Di.Coma.C., il SGI ha effettuato più di 420 gare molti dati relativi agli effetti geologici bardia) direttamente coinvolte, come sopra sopralluoghi su altrettanti siti, di cui una sismoindotti sull’ambiente, in particolare fra- descritto, hanno messo a disposizione ulte- cinquantina in collaborazione con le Agenzie ne, variazioni idrologiche, sinkhole, vulcanelli riori 15 unità di personale, per un totale di regionali; in particolare 80 hanno riguarda- di fango. Una parte importante dell’attività è circa 90 giorni/uomo di missione. to problemi legati alla viabilità, principale e stata dedicata alla raccolta delle evidenze di Inoltre, è importante sottolineare che il secondaria, con specifi ca attenzione ai feno- fagliazione cosismica (Fig. 1), collaborando SGI è membro del Centro di Microzonazione meni di crollo di massi ed alla valutazione del con INGV, CNR e gli altri enti operativi sul ter- Sismica (CentroMS) e, come tale, ha eseguito rischio residuo; 49 sono stati fi nalizzati a va- ritorio per gli studi sulla tettonica dell’area; rilievi e studi propedeutici alla realizzazione lutare l’idoneità di siti destinati all’ubicazio- in questo ambito sono state anche installate della microzonazione sismica (MS) nei comu- ne di Tendopoli, nella fase iniziale, o Container stazioni GPS temporanee di alta precisione ni colpiti dal primo terremoto e ha coordinato ad uso abitativo; 209 hanno riguardato la va- per la misura degli spostamenti del terreno anche le azioni di 15 diversi Enti e Universi- lutazione della idoneità geo-idrologica di siti ed è continuata l’elaborazione dei dati delle tà nella Macroarea denominata Arquata del destinati a MAP (Moduli Abitativi Provvisori) stazioni permanenti già esistenti nell’area e Tronto - Montegallo (AP). o SAE (Soluzioni Abitative in Emergenza); 9 controllate dal SGI. Infi ne, nell’ambito della successiva Con- sono stati dedicati alla valutazione della ido- Su alcuni dei siti colpiti da fenomeni venzione tra Commissario del governo per la neità di siti destinati a scuole, mentre gli altri franosi di grande entità il SGI ha realizzato, ricostruzione e CentroMS, a seguito del Decre- 70 hanno riguardato tematiche che spaziano inoltre, studi di dettaglio, sempre su richiesta to Legge n. 8 del 9 febbraio 2017, che prevede dall’aumento della portata delle sorgenti del della Funzione Tecnica del DPC, per contri- di “dotare i Comuni della cosiddetta Area 1 fi ume Nera alla compatibilità geo-idrologica buire alla messa in sicurezza defi nitiva della della MS di terzo livello”, il SGI ha coordina- di siti destinati allo stoccaggio temporaneo popolazione e dei beni esposti. Rientra in que- to le attività nell’Unità Operativa Territoriale di macerie, dalla viabilità sentieristica di sta casistica la frana di Pescara del Tronto, (UOT) di 30 comuni (denominata “Marche 3”), montagna al rilievo di effetti sismoindotti e, frazione di Arquata del Tronto (AP), che ha con l’obiettivo di supportare i Professionisti in particolare, di effetti di fagliazione super- coinvolto la SS 4 - Salaria, interrompendola incaricati degli studi di MS.

Figura 1 – Porzione del versante occidentale del Monte Vettore con la rottura cosismica generata sulla sua superficie dagli eventi cumulati del 24 agosto e del 30 ottobre 2016. Fonte: Volo DPC, 30 ottobre 2016 - Foto Marco Amanti

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 1. VALUTAZIONE DELLA IDONEITÀ GEOLO- versanti/scarpate e loro caratteristiche con Per quanto riguarda i pericoli geologici e 119 GICO-IDRAULICA DI SITI DESTINATI A MO- particolare riguardo ai fenomeni di instabi- idrogeologici, nel database IFFI non sono se- DULI ABITATIVI PROVVISORI (MAP), SOLU- lità. I sopralluoghi hanno, inoltre, consentito gnalati fenomeni franosi nell’area in esame, ZIONI ABITATIVE IN EMERGENZA (SAE) E di poter effettuare una verifi ca diretta sul mentre in base al PAI della Regione Marche MODULI AD USO SCOLASTICO PROVVISO- terreno dei dati preesistenti, di segnala- (aggiornamento 2016), il sito ricade all’in- RIO (MUSP) re fenomeni gravitativi o idraulici in atto o terno di un’area classifi cata a rischio eson- A seguito dei pesanti danni procurati al pregressi non menzionati nelle cartografi e e dazione R4, essendo stata interessata nel patrimonio abitativo dalla sequenza sismica database di riferimento, di segnalare even- novembre 2013 da un evento alluvionale, per iniziata il 24 agosto 2016, in molte decine di tuali criticità (anche in relazione alla viabi- cui si sono resi necessari interventi di siste- centri abitati si è ricorso alla realizzazione di lità, presenza di interferenze, ecc.). Tenendo mazione idraulica, quali opere di regimazione SAE, MAP e MUSP. I potenziali siti da destina- conto di tutti i dati acquisiti indirettamente idraulica a monte del sito (arginature in terra re a tale uso sono stati indicati dai sindaci e direttamente, è stata poi defi nita l’idoneità sulle sponde fi no all’altezza del ponte di via tra quelli ricadenti nelle disponibilità dei Co- secondo quattro categorie: “Sito idoneo”, in Fornace), in corso d’opera al momento del so- muni e che rispondessero maggiormente ad cui non esiste alcuna forma di prescrizione; pralluogo, e, come risultato da informazioni esigenze logistiche e socio-economiche della “Sito idoneo con prescrizione”, dove occorre ricevute dal Comune, lavori di adeguamento popolazione. effettuare interventi minimi in un breve perio- della luce del ponte con la posa di tubi by- Tra questi, è stato necessario individuare, do di tempo (es. sistemi di regimazione delle pass in sinistra idrografi ca, ancora da realiz- in modalità speditiva, quelli non affetti da pe- acque superfi ciali, vincoli sulle distanze di si- zare. Il tratto del T. Fornace a valle del ponte ricolosità geologico-idrauliche. Al SGI è stato curezza da impluvi, scarpate o altri elementi presenta una sezione minore ed una quota affi dato questo compito tecnico, in qualità di morfologici critici), prima di ritenere l’area prossima alle aree esondabili attigue, per cui Centro di Competenza della Protezione Civile. idonea; “Sito non idoneo a meno che vengano sembravano persistere condizioni di rischio al Le diffi coltà che sono state riscontrate sono soddisfatte alcune specifi che condizioni”, in momento del sopralluogo. essenzialmente dovute alle caratteristiche cui sono necessari importanti interventi da Il sito è stato considerato “Non idoneo a del territorio, generalmente montano e quin- svolgere in un periodo di tempo relativamente meno di soddisfare le seguenti condizioni”: di con poche aree pianeggianti e/o non af- ampio (es. gradonatura con muri di sostegno, a) completamento dei lavori programmati fi no fette da pericolosità geologico-idrauliche. In costruzione di argini, opere di contenimento al ponte di Via Fornace; b) valutazione del ri- aggiunta, il verifi carsi di forti eventi sismici di scarpate, etc.); “Sito non idoneo”, in cui schio residuo da parte dell’Autorità di Bacino a distanza di pochi mesi uno dall’altro, ha non è possibile procedere con alcun tipo di e dell’Autorità Idraulica competente a seguito considerevolmente complicato il quadro ini- installazione. del completamento di tali lavori; c) valutazio- ziale, comportando un notevole incremento Per ogni sito è stato prodotto un parere ne del rischio idraulico nel tratto a valle del del numero di sopralluoghi da effettuare per tecnico redatto secondo modalità e standard ponte di Via Fornace da parte dell’Autorità di la valutazione dei siti, talora in aree limitrofe concordati tra Funzione Tecnica del DPC e Bacino e dell’Autorità Idraulica competente. a quelle già valutate. Centri di Competenza. Il sito 2 (campo adiacente Via Frontillo) ri- L’attività di valutazione dell’idoneità ge- Di seguito sono descritti brevemente cade in un’area a debole pendenza verso nord, ologico-idraulica è stata effettuata con una alcuni esempi di sopralluoghi effettuati nel bordata a sud da una scarpata che raccorda tempistica di estrema urgenza, con richieste Comune di Pievebovigliana, ora Comune di l’area in esame a Via Frontillo e a nord da una di sopralluogo da parte di Funzione Tecnica Valfornace (MC) e nel Comune di Amatrice scarpata, alta circa 7-8m, di raccordo all’al- del Dipartimento della Protezione Civile (DPC) (RI), rappresentativi dell’attività che è stata veo di un corso d’acqua. La porzione orientale e tempi di risposta, tramite emissione di pare- generalmente svolta dal SGI su tutto il terri- dell’area è caratterizzata verso est da un au- ri tecnici, dell’ordine di qualche giorno. Dopo torio interessato dalla sequenza sismica del mento della pendenza fi no a circa 20°. In base la valutazione tecnica effettuata dal SGI, la 2016-2017. al rilievo geologico speditivo il sito è costituito scelta fi nale dei siti è stata demandata alle Nell’ex Comune di Pievebogliana sono prevalentemente da colluvi limosi con sparsi Regioni e ai Comuni. stati effettuati, il 9 dicembre 2016, due so- clasti calcarei subarrotondati da centimetrici Preliminarmente alle attività di sopral- pralluoghi fi nalizzati alla verifi ca delle con- a decimetrici al di sopra di depositi alluvionali luogo, è stato condotto per ogni sito uno dizioni di sito per l’installazione di un MUSP terrazzati. studio della documentazione esistente (carte (sito 1) e per l’installazione dei moduli SAE Non sono stati riscontrati pericoli geologi- geologiche, carte geomorfologiche, cartogra- (sito 2) (Fig. 2). ci e idrogeologici né dal sopralluogo né dalla fi e PAI, dati IFFI, sondaggi geognostici, etc.) Il sito 1 (Fig. 2) ricade in un’area pianeg- cartografi a di riferimento (PAI Regione Mar- ricavabile dal geoportale del Dipartimento giante, interessata, a seguito degli eventi che e IFFI). Nonostante la vicinanza del corso per il Servizio Geologico d’Italia (http://sgi. sismici, da attività di rimodellamento antro- d’acqua, infatti, non si evidenziano pericoli di isprambiente.it/geoportal), dai siti regionali pico e delimitata, a nordest, da una scarpata alluvionamento data la quota dell’alveo (cir- e delle Autorità di Bacino e da dati bibliogra- antropica di raccordo alla sovrastante via ca 7-8 m più in basso) e le ridotte dimensioni fi ci. Ciò al fi ne di avere un quadro dell’asset- Aldo Moro/SP99, mentre lungo il lato sudest è del bacino idrografi co sotteso. to geologico e geomorfologico generale delle delimitata da una scarpata alta 2 metri che Il sito è stato considerato “Idoneo con aree da indagare, della pericolosità da frana degrada fi no a piano campagna all’altezza prescrizione”. Prima dell’installazione dei o alluvione in base al PAI e dei dissesti inven- dell’incrocio tra la via Fornace e la via don SAE sono state ritenute necessarie opere di tariati nel database IFFI. Luigi Orione. A valle del sito c’è la confl uenza regimazione delle acque superfi ciali sia sulla La successiva attività di sopralluogo è del torrente La Valle con il torrente Fornace. Via Frontillo, che alla data del sopralluogo consistita nel rilievo geologico e geomorfolo- In base al rilievo geologico speditivo il sito non presentava una canaletta di raccolta gico speditivo per valutare le caratteristiche è posto su depositi alluvionali terrazzati, ri- delle acque in adiacenza all’area di interes- del sito, quali la morfologia, la natura dei de- coperti da una coltre alluvionale attuale non se, sia all’interno dell’area in corrispondenza positi sui quali installare i moduli, la presenza direttamente osservabili a seguito del recente del cambio di pendenza e nella porzione più di pericoli di alluvionamento, la presenza di rimodellamento antropico. depressa dove si potrebbero verifi care rista-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 120 gni d’acqua. Inoltre, è stato raccomandato nuta al SGI il 22/09/16, sono stati effettuati, superfi cie di circa 4.150 m2, si tratta di un’a- di ubicare i SAE nella porzione pianeggiante il giorno 23/09/16, ben 14 sopralluoghi fi na- rea pianeggiante con debole pendenza verso dell’area e comunque di mantenere opportune lizzati alla verifi ca delle condizioni geo-idrolo- O-SO. In base al rilievo geologico speditivo distanze sia dalla scarpata a monte, di rac- giche di siti da valutare per l’installazione di l’area in esame è costituita da depositi allu- cordo a Via Frontillo, sia da quella delimitante moduli MAP. I relativi pareri tecnici sono stati vionali sabbiosi e sabbioso-limosi terrazzati il corso d’acqua. elaborati e consegnati in parte il giorno stesso che poggiano su un substrato costituito da Come da informazioni ricevute dal Comune ed in parte il giorno successivo. Si riportano depositi terrigeni arenacei e arenaceo-pelitici di Valfornace, viste le problematiche riscontra- due esempi, uno della frazione di S. Lorenzo e (formazione della Laga). te, il sito 1 è stato scartato ed il modulo MUSP è Flaviano e uno della frazione di Rocchetta, in Il sito per insediamento MAP nella fra- stato ubicato in prossimità del sito 2, ritenuto cui a seguito del giudizio di idoneità sono stati zione di Rocchetta (Fig. 4) ha una superfi cie idoneo, dove è attualmente in corso di realiz- successivamente realizzati i moduli abitativi di circa 5.600 m2; si tratta di un’area sub- zazione l’istallazione dei SAE (Fig. 2). (Figure 3 e 4). pianeggiante, leggermente digradante verso Nel Comune di Amatrice, a seguito della Il sito per insediamento MAP della frazio- ovest. A sud prosegue con una vasta piana, richiesta di Funzione Tecnica del DPC perve- ne di S. Lorenzo a Flaviano (Fig. 3) ha una mentre a nord, oltre la strada, è presente

Figura 2 – a) Ubicazione dei siti 1 e 2; b) ubicazione del MUSP già realizzato e perimetrazione definitiva delle aree in cui è in corso d’opera l’installazione dei SAE. Google Earth, immagini luglio 2017

Figura 3 – Frazione di San Lorenzo a Flaviano del Comune di Amatrice (RI). a) Sito oggetto di sopralluogo; b) MAP installati. Google Earth, immagini luglio 2017

Figura 4 – Frazione di Rocchetta del Comune di Amatrice (RI). a) Sito oggetto di sopralluogo; b) MAP installati. Google Earth, immagini luglio 2017

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 un’altra area digradante verso l’impluvio larga parte frane, ricadono nelle regioni Lazio, franosi sismoindotti. Una delle frane di più 121 posto a circa 80 m di distanza. In base al Abruzzo, Umbria e Marche, e sono maggior- ampie proporzioni è quella avvenuta lungo la rilievo geologico speditivo il sito è costituito mente concentrati in un’area di oltre 1.300 Valnerina e che ha anche deviato il corso del da depositi alluvionali sabbiosi e sabbioso- km2 che racchiude gli epicentri dei 5 terremoti Fiume Nera, provocando l’interruzione della ex limosi terrazzati che poggiano su un substra- di Magnitudo superiore a 5. Vista l’ampiezza S.P. 209 che collega Visso (MC) a Norcia (PG) to costituito da depositi terrigeni arenacei e dell’areale coinvolto dalla sequenza sismica, e Preci (PG) (Fig. 7). arenaceo-pelitici (formazione della Laga). i dati rappresentati in Fig. 5 pur essendo rap- In Fig. 8 viene rappresentata la distribu- Entrambi i siti non ricadono in aree peri- presentativi degli effetti indotti sull’ambiente zione statistica di tutti i 926 effetti catalogati, metrate per rischio frana e per rischio alluvio- non possono considerarsi del tutto esaustivi di cui oltre l’86% è costituito da frane. Inol- ne in base al PAI del F. Tronto e nel database (eventi minori occorsi in aree disabitate o tre, c’è da considerare che anche parte delle IFFI non sono segnalati fenomeni franosi. boscose possono essere passati inosservati). fratture e dei cedimenti delle sedi stradali Anche in base ai sopralluoghi non sono stati Nella stessa fi gura, nello zoom di sinistra so- è presumibilmente da attribuire a ulteriori evidenziati dissesti gravitativi o idraulici in no rappresentati gli effetti osservati nell’area movimenti di versante. Dalla Fig. 9 si può atto o pregressi. di Castelsantangelo sul Nera e Frontignano osservare che la maggior parte delle frane I due siti sono stati considerati “Idonei (MC), mentre in quello di destra gli effetti a avvenute sono costituite da crolli in roccia con prescrizioni” generiche, riferite ai normali Pescara del Tronto (AP). La Fig. 6 mostra una (680; 84,9%) e da scorrimenti/scivolamenti livellamenti topografi ci e alle opere di regima- porzione del versante, sopra cui sorgeva l’abi- in roccia (73; 9,1%); seguono gli scorrimen- zione delle acque superfi ciali, al fi ne di non tato di Pescara del Tronto, adiacente alla S.S. ti/scivolamenti detritici (40; 5%). Sono state instaurare condizioni di impaludamento o at- 4 Salaria e più volte interessato da fenomeni inoltre catalogate 7 variazioni idrologiche, tra tivazione di fenomeni di erosione accelerata. I moduli abitativi sono stati installati.

2. RILEVAMENTO DEGLI EFFETTI AMBIEN- TALI DEI TERREMOTI I terremoti, oltre a danneggiare diretta- mente il patrimonio edilizio, culturale ed in- frastrutturale, provocano effetti sull’ambien- te. Questi possono classifi carsi in primari e secondari. I primi consistono in deformazioni permanenti della superfi cie topografi ca come la fagliazione superfi ciale, la subsidenza o il sollevamento di porzioni di territorio. Gli ef- fetti secondari sono invece quelli legati es- senzialmente allo scuotimento, come le frane sismoindotte, la liquefazione dei terreni gra- nulari, le fratture. I terremoti generalmente inducono anche variazioni idrologiche nel re- gime delle sorgenti e possono generare onde anomale (tsunami) sia in mare che in bacini di minore dimensione. A seguito degli eventi di più alta magnitu- do occorsi in Italia Centrale nel 2016, in par- ticolare a seguito di quelli del 24 agosto, 26 e 30 ottobre, si sono verifi cati numerosi effetti sull’ambiente, sia primari (fagliazione super- fi ciale), sia secondari legati allo scuotimento. A seguito della prima forte scossa del 24 agosto e delle successive, per tutto il 2016, i ricercatori del SGI hanno eseguito sopral- luoghi per verifi care gli effetti sismoindotti e fornire supporto al DPC. Un’analoga rac- colta di informazioni sulle frane e le fratture sismoindotte è stata eseguita, oltre che da INGV, anche dal Centro di Ricerca sui Rischi Geologici (CERI) dell’Università “Sapienza” di Roma: i risultati della catalogazione sono disponibili sul sito http://www.ceri.uniroma1. it/index.php/web-gis/cedit/. I dati dei rilievi sia del SGI che del CERI sono stati raccolti in uno specifi co sistema in- formativo geografi co. Nella Fig. 5 viene ripor- Figura 5 – Distribuzione areale degli effetti ambientali indotti dalla sequenza sismica del Centro Italia nel 2016. Le stelle indicano gli eventi sismici del 2016 di magnitudo superiore a 5. In basso, gli zoom sugli effetti indotti (box di sinistra) a tata l’ubicazione di tutti gli effetti ambientali Castelsantangelo sul Nera (MC) e Frontignano (MC) e (box di destra) a Pescara del Tronto (AP). Elaborazione di dati di SGI raccolti, distinti per tipologia. Gli effetti, in e CERI (Università Sapienza)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 122 Durante un sopralluogo ISPRA effettuato il 25 novembre 2016 (Martarelli e Gafà, 2016), è stata rilevata, alla quota di 620 m s.l.m., una emergenza diffusa su un’area di circa 0,2-0,3 km2, con portata di circa 710 l/s (Fig. 10). Per ulteriori informazioni si veda Petitta et al. (2017). A seguito dell’evento del 30 ottobre si è verifi cato anche uno sprofondamento (sin- khole) nella Piana di Castelluccio di Norcia (PG), avente diametro di circa 5 m e profon- dità di circa 6 m (Fig. 11). Sempre a seguito della scossa del 30 ot- tobre, nella provincia di Fermo (Santa Vittoria in Matenano e Monteleone), si sono attivati 6 vulcanelli di fango (vulcanismo sedimenta- rio), di cui tre di neoformazione. Per altre in- formazioni: https://ingvterremoti.wordpress. com/2016/11/11/sequenza-sismica-in-ita- lia-centrale-i-vulcanelli-di-fango-in-provin- cia-di-fermo/; Maestrelli et al. (2017). Figura 6 – Fenomeni franosi sismoindotti lungo il versante in sponda destra del Rio Cavone, adiacente alla S.S. 4 Salaria Infi ne, gli eventi di magnitudo maggiore e sopra cui sorgeva l’abitato di Pescara del Tronto (frazione di Arquata del Tronto - AP) della sequenza sismica hanno indotto defor-

Figura 7 – La frana indotta dal terremoto del 30 ottobre che ha deviato il corso del fiume Nera e che ha interrotto la ex strada provinciale 209 Valnerina, che collega Visso (MC) a Norcia (PG) e Preci (PG). Foto A.M. Blumetti

cui, oltre agli incrementi di portata dell’alto nel comune di Norcia (Piana di Santa Scola- mazioni permanenti alla superfi cie topogra- corso del Fiume Nera di vari m3/s, la più im- stica), a seguito della scossa del 30 ottobre; fi ca che è stato possibile stimare tramite le portante è la riattivazione della sorgente del la sorgente aveva smesso di sgorgare dopo tecniche di interferometria satellitare (In- Torrente Torbidone, affl uente del Fiume Sordo, l’evento sismico di Norcia (Ms 5,8) del 1979. SAR). A seguito della scossa del 24 agosto,

Figura 8 – Distribuzione statistica degli effetti ambientali, indotti dalla sequenza sismica Figura 9: Distribuzione statistica delle tipologie di frane indotte dalla sequenza sismica del del 2016 in Italia Centrale. Elaborazione di dati di SGI e CERI (Università Sapienza) 2016. Elaborazione di dati di SGI e CERI (Università Sapienza)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 dall’analisi differenziale di immagini ALOS-2 123 (del 24/08/2016 e del 09/09/2016) è stata in- dividuata una deformazione areale a forma di cucchiaio con un abbassamento fi no a circa 20 centimetri nella zona di Accumoli (Gruppo di Lavoro IREA-CNR & INGV, 2016). Tale risultato è confermato anche dall’analisi di dati Sen- tinel-1 in banda C e Cosmo-Sky-Med in ban- da X effettuata da CNR-IREA e INGV (http:// www.irea.cnr.it/index.php?option=com_ k2&view=item&id=755:terremoto-di-ama- trice). L’evento del 30 ottobre ha indotto de- formazioni su un’area di circa 1.100 km2 che sono state analizzate da CNR-IREA tramite immagini rilevate dai satelliti Sentinel-1 e Co- smo-Sky-Med. Nell’area di Castelluccio è sta- ta rilevata una subsidenza di almeno 60 cm, mentre nell’area di Norcia un sollevamento di circa 12 cm. Sono stati osservati anche movi- menti orizzontali, in particolare di circa 40 cm Figura 10 – Riattivazione della sorgente del Torrente Torbidone, affluente del Fiume Sordo, nel Comune di Norcia (Piana di verso est nell’area di Montegallo (AP) e di circa Santa Scolastica; 620 m s.l.m.), a seguito del terremoto del 30 ottobre (da Martarelli e Gafà, 2016). 30 cm verso ovest nell’area di Norcia (http:// www.irea.cnr.it/index.php?option=com_ k2&view=item&id=761:nuovi-risultati-sul- terremoto-del-30-ottobre-2016-ottenuti- dai-radar-dei-satelliti-sentinel-1). Dalle immagini fornite dal satellite ALOS-2 è stato ricostruito il complesso quadro deformativo ed è stato stimato uno slip di quasi 3 m ad una profondità di circa 3 km (Gruppo di Lavoro INGV sul terremoto in centro Italia, 2016). Ad ogni grado di Intensità dei terremo- ti corrisponde un defi nito scenario di effetti ambientali. Questo è stato descritto, in termi- ni di effetti primari e secondari, nella Scala ESI – Environmental Seismic Intensity (Vitto- ri e Comerci, 2004; Guerrieri e Vittori, 2007; Guerrieri, 2015; Serva et al., 2015). Gli effetti ambientali cominciano ad essere chiara- mente apprezzabili a partire dal VI grado e si manifestano con sempre maggiore evidenza Figura 11 – Sinkhole del diametro di circa 5 m e profondo circa 6 m, formatosi a seguito della scossa del 30 ottobre nella al crescere dell’intensità. Per i gradi dall’VIII Piana di Castelluccio (PG). Foto E. Vittori al X gli effetti sull’ambiente naturale sono

Figura 12 – Rappresentazione grafica dei gradi di Intensità della Scala ESI (Environmental Seismic Intensity). Modificata, da Silva et al. (2008)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 124 una componente caratterizzante l’intensità Tronto, frazione di Arquata del Tronto (AP), alla scala di dettaglio 1:2.000 lungo le scar- dei terremoti; per i gradi XI e XII essi sono posta a ridosso della S.S.4 Salaria (Fig. 13). pate e studio dei fenomeni franosi a ridosso lo strumento più affi dabile per la valutazione Il coinvolgimento dell’infrastruttura viaria più della S.S.4 Salaria. dell’intensità. importante dell’intero comprensorio rischia- Dai rilievi svolti (maggiori dettagli sono In Fig. 12 viene riportata una rappresen- va di compromettere la viabilità dell’unica riportati nel paragrafo 4.1) risulta che una tazione grafi ca degli effetti sull’ambiente che arteria utilizzabile, mettendo in crisi l’intero parte del centro storico della frazione, per la possono essere indotti dai terremoti per diver- sistema dei soccorsi, rallentando il ripristino presenza di numerose e ingenti sorgenti ricche sa intensità. delle pur minime condizioni di vita normale, in carbonati, poggia su un plateau costituito Dal quadro complessivo degli effetti in- presupposto fondamentale per la ricostruzio- da travertini. Tale elemento risulta delimitato dotti sull’ambiente dalla sequenza sismica ne del tessuto sociale così duramente lacera- da scarpate rivolte verso la S.S.4 Salaria e la del 2016, compresi gli effetti primari come to dagli eventi. Valle del Rio Cavone, che costeggia a nord la fagliazione superfi ciale (descritta nel pa- Pertanto al fi ne di constatare le condizioni l’abitato: è proprio in corrispondenza di tali ragrafo 3.2), si evince che il massimo valore generali di stabilità ed eventuali condizioni versanti che si sono attivati i fenomeni franosi di intensità ESI raggiunto è pari al X grado, di rischio lungo la S.S.4 Salaria, su richie- che hanno investito la statale. analogo a quello raggiunto nella medesima sta della Funzione Tecnica della Direzione di Per classifi care correttamente gli eventi area in occasione di terremoti avvenuti nel Comando e Controllo della Protezione Civile franosi in studio al fi ne di pianifi care gli ido- passato (es. 1703). (Di.Coma.C), le scarpate prospicienti l’arteria nei interventi di mitigazione è stato costruito La differenza di un grado tra il massimo stradale sono state oggetto di numerose inda- il modello geologico e geotecnico della scar- valore di Intensità MCS, pari a XI secondo Gal- gini e sopralluoghi da parte del SGI, in qualità pata in frana. La successione della parete so- li et al. (2017), e di Intensità ESI (pari a X), di Centro di Competenza. vrastante la Salaria è costituita, partendo dai

Figura 13 – La frana lungo il versante incombente sulla S.S.4 Salaria e i container installati dall’ANAS a protezione della stessa

è presumibilmente dovuta sia alla non corri- Il SGI, in questa prima fase emergenziale, termini più antichi, da arenarie della forma- spondenza tra ESI e MCS per i gradi più alti ha contribuito alla defi nizione di misure di mi- zione della Laga a reggipoggio, ghiaie fl uviali (ESI è tarata sulle scale MSK e MM), sia all’ele- tigazione del rischio atte alla riapertura della eterogenee, travertini sia semicoerenti (limi vata fragilità del vecchio patrimonio abitativo viabilità, sia pure sotto condizioni di regima- e sabbie) che litoidi (in facies di cascata), in muratura, particolarmente vulnerabile alla zione del traffi co, lungo la Salaria. sovrapposti ai precedenti, fratturati e scom- sollecitazione della sequenza sismica (fattore Nel corso dei successivi approfondimenti posti in diedri di dimensioni metriche, colluvi che condiziona la scala MCS ma non la ESI, richiesti dalla Funzione Tecnica e dalla Strut- e infi ne riporti antropici eterogenei. basata solo sugli effetti sull’ambiente). tura Commissariale per la ricostruzione, è Riconosciuti i depositi e ricostruito l’as- stato sistematizzato lo studio del versante in setto, con l’ausilio di foto satellitari e ortofoto 2.1 STUDIO DELLA FRANA DI PESCARA DEL TRONTO, frana attraverso attività di maggiore detta- realizzate in tempi diversi, si è passati all’a- FRAZIONE DI ARQUATA DEL TRONTO (AP) glio e valutazioni specifi che. nalisi temporale dei fenomeni verifi catisi, Tra le centinaia di frane indotte dalla Lo studio è consistito in analisi documen- prestando particolare attenzione a tipologia sequenza sismica, una che ha destato par- tale, fotointerpretezione multiscalare e multi ed entità di ogni singola deformazione. ticolari preoccupazioni è stata quella che ha temporale, analisi dei dati topografi ci, analisi Dopo l’evento del 24 agosto la scarpa- interessato la propaggine terminale della di laboratorio per la caratterizzazione geotec- ta lungo la Salaria risultava interessata, in rupe su cui sorgeva l’abitato di Pescara del nica, rilevamento geologico e geomorfologico due parti ben distinte, da frane di crollo di

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 abbondante detrito proveniente dalla facies 125 incoerente del travertino, ecco che appa- re plausibile che le traslazioni impostatesi nella componente incoerente del travertino abbiano “indotto” e “guidato” il moto della maggior parte dei blocchi (sicuramente di quelli di maggiori dimensioni) soprastanti, i quali non sono rotolati ma hanno asseconda- to la deformazione sottostante “traslando in blocco”. Inoltre, se il rotolamento che ha inte- ressato blocchi di piccole dimensioni avesse coinvolto i blocchi di dimensioni maggiori non vi è dubbio che questi avrebbero supe- rato la barriera dei container travolgendola e raggiungendo la strada. E cosi non è stato in quanto si è trattato di un “distacco” seguito da una “traslazione in toto”, come risposta alle deformazioni che hanno interessato la Figura 14 – Sezione geologica dell’area di Pescara del Tronto (AP), da monte dell’abitato al Fiume Tronto (per ubicazione si facies incoerente sottostante. veda Figura 25). Legenda: h Riporto antropico; a Deposito di versante attuale; b Deposito alluvionale attuale e Olocenico; Al fi ne di verifi care la stabilità dell’area f1 Travertino litoide micro e fitoermale in facies di sbarramento e cascata del Pleistocene Superiore-Olocene?; f1b Travertino è stata eseguita una back analysis utilizzan- semicoerente limoso-sabbioso del Pleistocene Superiore-Olocene?; LAG4b Formazione della Laga, arenaceo-pelitica II, del Messiniano Inferiore p.p.; LAG4d Formazione della Laga, arenaceo-pelitica I, del Messiniano Inferiore p.p. do come mezzo di calcolo Optum G2®. Per dimensioni ridotte: la prima localizzata nella porzione nord-orientale del pendio, costituita da travertini litoidi, mentre la seconda, ubi- cata nel settore sud-occidentale, dove affi o- rano le arenarie della formazione della Laga. I versanti lungo il Rio Cavone, costituiti dai travertini semicoerenti, sono stati, invece, interessati da estesi e diffusi scorrimenti di tipo traslativo. In questo settore, inoltre, la rimozione di detriti e vegetazione ha messo in luce la presenza di due depositi preesistenti originatisi per debris-fl ow. A protezione della Salaria, l’ANAS ha installato, ai piedi della scarpata, una lunga fi la di container riempiti con inerti. Gli eventi sismici del 26 e 30 ottobre 2016 hanno innescato ulteriori fenomeni gravitativi che hanno coinvolto blocchi an- che decametrici del travertino litoide, sia sul versante a ridosso della Salaria che lungo il Rio Cavone. Per capire come sia avvenuta la messa in posto dei blocchi di maggiori di- mensioni sul versante a ridosso della Salaria, sono state osservate le strutture (drappeggi e festoni isoorientati) caratterizzanti i traver- tini litoidi, le quali non mostrano variazioni post-evento. Ciò signifi ca che durante il mo- vimento il blocco non è stato soggetto a rota- zioni, il che esclude si sia trattato di un crollo e/o ribaltamento. Nello stesso tempo, lungo il Rio Cavone, la componente incoerente del travertino, su cui poggia la frazione più litoi- de, è stata interessata da diffusi fenomeni di tipo scorrimento traslativo a testimonianza che questa è la tipologia di movimento con la quale questo litotipo incoerente si deforma. Se a ciò aggiungiamo che, lungo il versan- te a ridosso della Salaria, il rilevamento di Figura 15 – a) Dettaglio del meccanismo di collasso all’analisi Strengt Reduction. Il valore di FoS è 1.09. Si evidenzia la dettaglio effettuato al di sotto dei blocchi superficie a massima sollecitazione di taglio; b) Analisi Pseudostatica. Il valore di coefficiente sismico pseudo statico a franati ha messo in evidenza la presenza di collasso Kc per la cinematica evidenziata è 0.05

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 126 la valutazione delle resistenza del materiale dislocazioni cosismiche continue per almeno tate NNO-SSE che ribassano verso Ovest la roccioso (di cui, nel calcolo, si è tenuto conto 28 km con rigetti verticali medi di diverse strutture dei Monti Sibillini (Calamita e Piz- anche dell’assetto) è stato usato il Criterio decine di centimetri, localmente fi no a due zi,1994; Pierantoni et al., 2013). In Fig. 17 di Hoek et al. (2002) e per i terreni sciolti il metri (Fig. 16). è rappresentato il pattern della fagliazione criterio Mohr-Coulomb. I parametri geotec- La fagliazione superfi ciale osservata in superfi ciale 2016 nel contesto delle faglie nici dei terreni sono stati desunti da prove occasione dei terremoti del 2016 in Centro attive e capaci note in letteratura e presenti disponibili effettuate in precedenza nell’area Italia ha riattivato un sistema di faglie ca- nel database ITHACA (relativamente all’area in studio: per la caratterizzazione geotecnica paci già conosciuto e descritto nel database del Centro Italia compresa tra le città di Ca- delle rocce si è utilizzato il GSI proposto da ITHACA (ITaly HAzard from CApable faults), merino e L’Aquila). Hoek e successivi aggiornamenti di Cai et al. il catalogo delle faglie capaci che interes- La fagliazione prodotta dal terremoto del (2004) utilizzando i dati ottenuti dai rileva- sano il territorio italiano, gestito da ISPRA e 24 agosto, così come gli altri effetti ambien- menti effettuati nell’area di studio integrati consultabile tramite un visualizzatore dedi- tali cosismici, è stata rilevata in dettaglio da da prove di laboratorio. Per la valutazione del cato (http://sgi2.isprambiente.it/ithacaweb/ alcuni geologi del SGI ed è stata oggetto di fattore di sicurezza, avendo utilizzato un me- viewer/). Tale sistema di faglie è noto come un rapporto tecnico specifi co congiunto (AA. todo tensio-deformativo, si è fatto uso della sistema M. Vettore – M. Bove, è lungo circa VV., 2016) e di una pubblicazione scientifi ca “strenght reduction tecnique” (Dawson et 30 km, ed è costituito da faglie dirette orien- (Livio et al., 2016). al., 1999), che prevede di portare il pendio in una situazione di equilibrio limite, mediante la progressiva riduzione della resistenza al taglio del materiale. Il calcolo è stato effet- tuato lungo la sezione di Fig. 14, orientata WNW-ESE, redatta a seguito del rilevamento geologico. Dall’analisi elastoplastica sono emersi spostamenti nella parte bassa del versante costituita dalla facies incoerente del traverti- no ed è stato ottenuto un valore del Fattore di Sicurezza pari a 1,09 (Fig. 15a). La sezione a massima sollecitazione interessa i travertini poco coerenti. Dall’analisi pseudostatica, con un coef- fi ciente sismico critico (rapporto risultante tra le accelerazioni verticali e orizzontali) compreso tra 0,05

2.2 RILIEVO DELLA FAGLIAZIONE SUPERFICIALE COSISMICA Durante le tre scosse principali del 2016, è stata osservata la riattivazione fi no in super- fi cie del sistema di faglie attive e capaci del M. Vettore - M. Bove (Calamita e Pizzi,1994; Pierantoni et al., 2013) che ha originato l’in- tera sequenza sismica . In particolare, in occasione del terremoto di Amatrice del 24 Agosto (Mw 6,0) si è riatti- vata la porzione sud-orientale del sistema (M. Vettoretto-M. Vettore), con dislocazioni verti- cali fi no a 25 cm, più o meno continue per una lunghezza complessiva di almeno 5 km. La seconda forte scossa del 26 Ottobre, con epicentro vicino Visso (Mw 5,9), è legata alla riattivazione della porzione nord-occidentale dello stesso sistema di faglie, con dislocazio- ni verticali fi no a una decina di cm osservate nella zona di Frontignano. Figura 16 – Mappa di sintesi della fagliazione superficiale associata alla sequenza sismica del 2016 in Centro Italia. In verde sono rappresentate le rotture superficiali associate all’evento del 24 agosto (Mw=6.0), nella porzione sud-orientale Infi ne, in occasione dell’evento sismi- del sistema (M. Vettoretto-M. Vettore) con rigetti verticali fino a 25 cm. In giallo sono riportate le rotture superficiali asso- co del 30 Ottobre (Mw 6,5), con epicentro a ciate all’evento del 26 ottobre (Mw=5.9) nella zona del M. Cornaccione (Frontignano di Ussita). In rosso sono rappresentate tutte le faglie attivatesi in occasione dell’evento del 30 ottobre (Mw=6.5). Tale evento ha riattivato anche tutte le altre Norcia, si è osservata la riattivazione fi no in faglie interessate da precedenti rotture in superficie (quindi anche i tratti rappresentati in verde e giallo) producendo superfi cie dell’intero sistema di faglie, con rigetti molto maggiori che in precedenza.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 Successivamente alla scossa del 26 ot- 127 tobre, il relativo pattern di fagliazione su- perfi ciale è stato immediatamente rilevato e opportunamente documentato nella zona di Frontignano (faglia Monte Cornaccione). Dopo la scossa del 30 Ottobre (Mw 6,5) non è stato più possibile distinguere il rigetto legato alla scossa del 26 da quello, molto maggiore, di quest’ultima. Non si può quindi escludere che alcune faglie non rilevate nel periodo tra il 26 ed il 30 Ottobre (p.es. la faglia di Monte Bove), si siano riattivate in superfi cie, sia pure con modesti rigetti, anche durante la scossa del 26 Ottobre. In occasione di quest’ultimo evento si è infatti riattivato fi no in superfi cie l’intero sistema M. Vettore – M. Bove, producendo nuove rotture in superfi cie (in rosso in Fig. 16) e riattivando nuovamente le rotture già documentate in occasione delle due scosse precedenti, andando così ad aumentare no- tevolmente l’entità complessiva delle dislo- cazioni che hanno raggiunto un’estensione di circa 28 km, distribuite in una fascia ampia qualche km, in un settore compreso tra Ar- quata del Tronto e il M. Banditella (poco a Nord di Ussita). Le rotture superfi ciali hanno andamento generale circa NNO-SSE, rigetti complessivi prevalentemente verso OSO, che localmente, nella zona del Cordone del Vettore, hanno rag- giunto i due metri. Nella zona tra il bacino di Castelluccio di Norcia (PG) e Castelsantange- lo sul Nera (MC) è stata osservata anche la riattivazione per alcuni km di una struttura antitetica che ha ribassato il settore ENE fi no ad almeno 50 cm. A seguito del terremoto del 30 ottobre, in considerazione della grande estensione della fagliazione prodotta, molti tra i geologi pre- senti sul campo si sono uniti in un’unica Task Figura 17 – Pattern di fagliazione superficiale associato alle tre scosse principali della sequenza sismica del 2016 in Centro Force composta da esperti appartenenti a di- Italia (in rosso), nel contesto delle faglie attive e capaci note in letteratura e presenti nel database ITHACA, relativamente all’area compresa tra le città di Camerino e L’Aquila. Si noti come, nelle aree adiacenti l’area colpita dai terremoti del versi enti di ricerca ed università, anche stra- 2016, siano numerose le strutture tettoniche che sono potenzialmente attive e capaci di produrre fagliazione in superficie niere, che, sotto il coordinamento dell’INGV e in occasione di forti terremoti (Mw>6). su mandato del Dipartimento della Protezione

Figura 18 – Rottura superficiale multipla lungo il versante sudoccidentale del massiccio del Vettore (“Cordone del M. Vettore”). A sinistra: rottura avvenuta in occasione della scossa del 24 agosto. A destra: riattivazione in superficie dello stesso tratto rappresentato sopra, durante la scossa del 30 ottobre, con dislocazione che ha raggiunto i due metri.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 128

Figura 19 – Specchio di faglia in località Colli di Sopra prima (a sinistra) e dopo (a destra) la scossa del 30 ottobre.

Civile, ne ha effettuato il rilievo. Il risultato di tale lavoro coordinato è stato oggetto di due lavori scientifi ci in corso di pubblicazione su riviste internazionali (Civico et al., 2018; Villani et al., in stampa). Le Figure 18, 19 e 20 documentano gli effetti verifi catisi localmente in diversi siti durante la sequenza sismica. In particolare, la Fig. 18 mostra un esempio di rottura su- perfi ciale multipla in corrispondenza di una evidente scarpata di faglia in roccia posta lungo il versante sudoccidentale del massic- cio del Vettore (“Cordone del M. Vettore”). La rottura in questo tratto è stata continua per diversi km, con dislocazioni verticali fi no a 25 cm in occasione della scossa del 24 agosto (sopra nella fi gura) e fi no a due metri (sotto) a seguito della scossa del 30 ottobre. La Fig. 19 mostra uno specchio di faglia in località Colli di Sopra prima (a sinistra) e dopo (a destra) la scossa del 30 ottobre. La riattivazione cosismica è marcata da una striscia marrone (a causa del suolo trascina- to) ampia circa 60 cm, posta alla base dello specchio di faglia ed estesa per molti metri. La Fig. 20 mostra la riattivazione multi- pla della faglia di M. Cornaccione (a monte di Frontignano di Ussita), relativa alla scossa del 26 ottobre (circa 5 cm di rigetto; riquadri di sinistra) e a quella del 30 ottobre (circa 40 cm di rigetto; riquadri di destra). Si nota co- me l’entità delle dislocazioni in superfi cie sia chiaramente proporzionale alla magnitudo di ciascuna scossa. La Fig. 21, infi ne, mostra i danni prodotti dalla fagliazione superfi ciale alla strada delle Tre Valli Umbre (SS685), nel tratto in galleria tra le frazioni di Capodacqua (AP) (in prossi- Figura 20 – Riattivazione multipla della faglia di M. Cornaccione (a monte di Frontignano di Ussita), relativa alla scossa mità della Valle del Tronto) e San Pellegrino del 26 ottobre (circa 5 cm di rigetto; riquadri di sinistra) e 30 ottobre (circa 40 cm di rigetto; riquadri di destra). (PG) (nel bacino di Norcia).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 potenziale condizione di rischio. Si tratta, in 129 generale, di stazioni con una lunga serie sto- rica e, in particolare, le stazioni CATO e TERM sono funzionanti dal 2005, mentre la terza stazione fu installata immediatamente dopo il terremoto aquilano del 2009. In aggiunta alla rete di stazioni permanenti, pochi giorni dopo la scossa di agosto, si è provveduto ad infi ttire la rete di monitoraggio con stazioni temporanee, poste in corrispondenza di ca- pisaldi della rete IGM95 già occupati in pas- sato nell’ambito del Progetto “Deformazioni Appennino Centrale”. Le nuove stazioni sono state distribuite nell’intera area epicentrale e incrementate durante l’evolversi della se- quenza sismica. Nella Fig. 22 sono riportate le stazioni permanenti e temporanee installate da ISPRA. Le stazioni cGPS, sia con campionamento Figura 21 – Lavori per i danni prodotti dalla fagliazione superficiale alla strada delle Tre Valli Umbre (SS685) nella tratto a 30 sec sia in modalità High-Rate, con com- in galleria tra Capodacqua (AP) e San Pellegrino (PG). Foto: D. Spizzichino pionamento ad 1 s (1 Hz) o 0,1 s (10 HZ), sono state in grado di fornire informazioni utili per 2.3 MONITORAGGIO GEODETICO COSISMICO E POST- zione continua rispettivamente nei pressi del la ricostruzione della geometria della faglia, SISMICO lago di Campotosto (CATO), nel Comune di per la quantità di slip cosismico associato Il SGI ha contribuito alla stima della de- Cagnano Amiterno (TERM) e nel Comune di alla sequenza sismica in Italia Centrale (24 formazione cosismica e post-sismica attra- Pescorocchiano, frazione di Leofreni (LEOF). agosto, 26 e 30 ottobre) e per applicazioni si- verso l’analisi dei dati forniti dalle stazioni Già da diversi anni, ISPRA insieme a INGV e al smologiche (Avallone et al., 2016; Cheloni et GPS continue (cGPS) e temporanee installate Dipartimento della Protezione Civile (DPC) ha al., 2016; Cheloni et al., 2017). nei giorni immediatamente successivi al pri- avviato un progetto per monitorare attraverso CATO, pur essendo la stazione di ISPRA mo evento della sequenza sismica. In partico- stazioni GPS le aree dell’Appennino centrale più prossima agli epicentri dei tre eventi lare, l’Area di Geofi sica del SGI gestisce ormai interessate da sistemi di faglie attive, dove principali, dista comunque 24 km dall’epi- da diversi anni tre stazioni GPS in acquisi- l’accumulo di stress tettonico costituisce una centro dell’evento Mw 6.0 del 24 agosto, 48

Figura 22 – Ubicazione delle stazioni cGPS (azzurre SGI, magenta DPC) e temporanee di SGI e DPC (verdi). Stelle rosse - epicentri con Mw>4; Linee rosse continue - principali faglie attive. Nel box la stazione permanente CATO fotografata pochi giorni dopo gli eventi del 18 gennaio.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 130 Le stazioni GPS temporanee sono state installate dal SGI a partire dal 26 agosto (stazione di Montereale) sui punti della Rete Nazionale IGM di I ordine (punti IGM95) sele- zionati sulla base della loro posizione rispetto all’epicentro del 24 agosto e sulla base delle condizioni di stabilità nell’intorno del punto. Le misure effettuate da ISPRA hanno riguar- dato i comuni di Montereale (stazione 9614 Case Inversi), Posta (1394 Monte La Cerasa), Arquata del Tronto (1322 Spelonga) e Valle Castellana (1322 Piana Cavalieri). Anche la stazione 1322, analogamente alla stazione VETT, ubicata anch’essa sul footwall del si- stema di faglia principale, ha mostrato un sollevamento di circa 2 cm in corrispondenza dell’evento del 30 ottobre. La collaborazione tra gli Istituti di ricerca Figura 23 – Stazioni permanenti CATO e TERM: trend della variazione delle componenti dN (in rosso) e dE (in blu) della e gli Enti che hanno fornito i dati High Rate, distanza relativa durante l’intera crisi sismica. per gli eventi Mw>5, ha consentito di realiz-

Figura 24 – Mappa dei movimenti co-sismici orizzontali (vettori rossi) e verticali (vettori blu) associati all’evento del 30 ottobre (da Working Group “GPS Geodesy - GPS data and data analysis center”, 2016).

km dall’epicentro dell’evento Mw 5.9 del 26 lunghezza della base tra Campotosto (AQ) e zare un archivio di dati liberamente disponi- ottobre e 41 km dall’epicentro dell’evento Mw Termine di Cagnano Amiterno (AQ) nel perio- bili per la comunità scientifi ca (ftp://gpsfree. 6.5 del 30 ottobre. Diversamente, gli even- do aprile 2016 - ottobre 2017. Si evidenzia gm.ingv.it/amatrice2016/hrgps/data/). ti del 18 gennaio 2017 (Mw da 5.1 a 5.5) come in corrispondenza degli eventi sismici si sono verifi cati mediamente a soli 10 km principali (box rossi) la strumentazione abbia 3. LE ATTIVITÀ DI MICROZONAZIONE SI- dalle due stazioni di CATO e TERM. Tutte e registrato un allontanamento relativo tra le SMICA tre le stazioni cGPS sono monumentate su due stazioni. Nell’ambito delle attività del Centro di pilastrino autocentrante posizionato sul tetto I risultati dell’elaborazione complessi- Microzonazione Sismica (CentroMS), il SGI di strutture in cemento armato (box Fig. 22). va di tutte le stazioni GPS ubicate nell’area ha effettuato studi e rilievi propedeutici al- La strumentazione è costituita da ricevitori della sequenza sismica (Cheloni et al., 2017) la realizzazione della MS nei comuni colpiti a doppia frequenza Leica ed antenna Choke- evidenziano che lo spostamento massimo dal primo terremoto e coordinato le azioni di ring alimentati da rete elettrica o pannello orizzontale è stato registrato presso la sta- 15 diversi Enti e Università nella Macroarea fotovoltaico, e dotate di batterie tampone. Le zione di M. Vettore (VETT, 30 ottobre), pari a denominata Arquata del Tronto - Montegallo misure GPS insieme con i dati INSAR hanno circa 40 cm verso NE, con sollevamento di 5 (AP). Il SGI ha realizzato la MS degli abitati di permesso di defi nire il campo di movimento cm, mentre il movimento verticale maggiore è Arquata del Tronto, Borgo, Capodacqua, Faete, al suolo e determinare i parametri sorgente stato registrato presso la stazione di Arquata Trisungo, Tufo, Vezzano e Pescara del Tronto. associati agli eventi principali (Cheloni et (ARQT, 30 ottobre) con una subsidenza di cir- A titolo di esempio, viene di seguito illustrato al., 2017). La Fig. 23 mostra il grafi co della ca 44 cm (Fig. 24). il lavoro svolto in tale ultimo sito. Inoltre, a

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 seguito della Convenzione tra Commissario Centro di Competenza e, successivamente, degrada fi no al fi ume Tronto (circa 650 m 131 del governo per la ricostruzione e CentroMS nell’ambito della convenzione ISPRA-CNR s.l.m.). Questo versante, con acclività media e del Decreto Legge n. 8 del 9 febbraio 2017, IGAG, vari studi propedeutici alla Microzo- intorno ai 30°, è caratterizzato da un profi lo che prevede di “dotare i Comuni della cosid- nazione Sismica (MS) delle frazioni abitate longitudinale complessivamente concavo nel detta Area 1 della MS di terzo livello”, ISPRA di Arquata del Tronto. Più recentemente, a settore medio-superiore e leggermente con- ha coordinato le attività dell’Unità Operativa seguito di ulteriori approfondimenti richiesti vesso in quello inferiore. L’assetto tettonico- Territoriale (UOT) denominata “Marche 3”, dal Commissario del governo per la ricostru- strutturale è condizionato dalla presenza del composta da 30 comuni. zione nei territori interessati dal sisma del 24 sovrascorrimento dei monti Sibillini, poco a agosto 2016, il versante di Pescara del Tronto monte della frazione abitata, che provoca la 3.1 MICROZONAZIONE SISMICA DELLA FRAZIONE DI è stato zonato sulla base della suscettibilità sovrapposizione della successione carbona- PESCARA DEL TRONTO (AP) geo-idrologica e sono state individuate nuove tica umbro-marchigiana meso-cenozoica sui La frazione di Pescara del Tronto (comune aree per una possibile futura urbanizzazione, sedimenti torbiditici miocenici appartenenti di Arquata del Tronto – AP) è il centro abitato individuate escludendo tutte le zone soggette alla formazione della Laga. Il rilevamento ge- marchigiano che ha subito maggiori danni a a pericolosità geologico-idraulica. Su queste ologico e geomorfologico eseguito alla scala seguito della sequenza sismica iniziata il 24 due aree (1 e 2 in Fig. 25) si sono concentrate, 1:5.000, propedeutico agli studi di microzo- agosto 2016, sia in termini di vittime che di successivamente, indagini geofi siche fi naliz- nazione sismica, ha permesso di ricostruire in abitazioni distrutte, anche a causa dei rilevan- zate alla valutazione della Risposta Sismica dettaglio la successione stratigrafi ca dell’a- ti fenomeni franosi che si sono attivati. Nella Locale (RSL). rea (ISPRA, 2017a). fase post-evento, il SGI ha svolto una serie La frazione di Pescara del Tronto sorge nel Il substrato affi orante nella frazione di di rilievi geologico-geomorfologici, geotecnici settore inferiore del versante che dalla som- Pescara del Tronto risulta costituito da litotipi e geofi sici a supporto del DPC, in qualità di mità del monte Macchialta (1.750 m s.l.m.) appartenenti al membro pre-evaporitico della

Figura 25 – Carta della suscettibilità ai fenomeni d’instabilità geologici nell’area di Pescara del Tronto, con indicate (in nero) le due aree potenzialmente idonee alla ricostruzione.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 132

Figura 26 – Esempio di caratterizzazione geofisica - area 1. Tomografia in onde P(a), curve HVSR per differenti periodi della giornata sullo stesso sito di misura (b), risultati dell’analisi congiunta MASW HVSR per la linea 4 (c) e rappresentazione dei migliori 27 modelli Vs con misfit <5% (d).

formazione della Laga. Sul substrato torbiditi- limosa). In prossimità del fondovalle affi o- perimetrate le aree in cui questi detrattori, co miocenico si è in seguito deposta una suc- rano depositi alluvionali ghiaioso-sabbiosi e da soli o combinati, possono interferire con il cessione continentale quaternaria, in facies di sabbioso-limosi, incisi e terrazzati dal fi ume territorio. I fenomeni presi in considerazione versante e fl uviale. I più antichi sedimenti di Tronto (terrazzo di I ordine), che lungo l’alveo nella modellazione sono stati le frane di crollo, questa successione sono composti da accu- attuale deposita principalmente ghiaie e sab- le frane superfi ciali, le colate detritiche e le muli di frane inattive, come quello ubicato a bie e subordinatamente blocchi. Molto impor- frane profonde; sono stati considerati anche monte di Pescara del Tronto, oggetto di inten- tanti, soprattutto ai fi ni della microzonazione i movimenti rilevati sul versante con tecnica sa attività estrattiva. Nello specifi co si tratta sismica e della stabilità dei pendii, sono i de- InSAR (rapporto CNR-IREA, 2017). Utilizzando di depositi caratterizzati da assetto caotico e positi travertinosi, su cui sorge il nucleo stori- una matrice di confronto tra le varie tipologie costituiti da elementi eterogenei, eterometrici co di Pescara del Tronto, costituiti da differenti di detrattori presenti, il territorio della frazio- (delle dimensioni anche dei blocchi), a spigoli litofacies con caratteristiche di consistenza e ne di Pescara del Tronto è stato classifi cato vivi, sia matrix che clast supported, natural- compattezza molto variabili. in aree con differente suscettività ai fenomeni mente stabilizzati, a luoghi coperti da detriti Il rilevamento geomorfologico, integrato d’instabilità di versante e sono state quindi stratifi cati di versante ascrivibili al Pleistoce- da un’analisi fotogeologica e documenta- identifi cate le due zone indicate nella Fig. 25 ne superiore. La fascia altimetrica più elevata le, ha permesso d’individuare i principali che ricadono nelle classi di suscettività da presenta invece depositi più recenti, costituiti processi che attualmente si manifestano molto bassa a media ed hanno caratteristiche da detriti di falda, che in parte si vanno a so- nell’area, ovvero quello fl uvio-denudazionale morfologiche (pendenze medie e superfi cie vrapporre sui detriti stratifi cati di versante. I e quello gravitativo di versante. fruibile) comparabili con quelle del vecchio depositi colluviali al piede dei versanti hanno In considerazione della loro potenzia- abitato (ISPRA, 2017b). Su queste aree, oltre un’estensione modesta. Il settore medio-alto le pericolosità geo-idrologica, sono state che su quelle dell’abitato storico, sono state del versante a monte di Pescara del Tronto è, identifi cate le tipologie franose presenti sul poi concentrate le indagini geofi siche per la inoltre, attraversato da numerosi canali d’e- territorio, è stata fatta una valutazione della valutazione della RSL. rosione colmati, nella maggior parte dei casi, suscettibilità a franare sull’intero versante, Lungo il versante di Pescara del Tronto da depositi da debris fl ow (ghiaie e blocchi con l’utilizzo di idonei software di modella- sono state realizzate 23 misure di rumore poligenici subangolosi in matrice sabbioso zione (SINMAP, DFlowz, FlowR) e sono state ambientale e n. 4 stendimenti lineari di si-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 smica attiva. Le misurazioni di rumore sono 133 state effettuate con l’obiettivo di stimare la frequenza di risonanza fondamentale della copertura sedimentaria (F0) attraverso la tecnica dei rapporti spettrali HVSR-Horizontal to Vertical Spectral Ratio (Nakamura, 1989; 2000). Le acquisizioni hanno avuto durata va- riabile (minimo 30 minuti, massimo 18 ore), per consentire di investigare la possibile va- riazione dei valori di F0 in funzione del livello di rumore ambientale, per differenti periodi di misura ed in differenti periodi del giorno, nello stesso sito. Lungo il versante di Pescara del Tronto (area 1 in Fig. 1) il valore di F0 oscilla nel range 2.0÷3.9 Hz con valori di ampiezza (A0) variabili da 2.1 a 3.6, senza variazioni signifi cative in funzione della durata delle registrazioni e del periodo del giorno. In soli 4 casi le curve HVSR sono risultate caratterizza- Figura 27 – Rapporto di intensità di Housner (media delle misure) calcolato per la zona urbanizzata di Pescara del Tronto (AP). te da un secondo picco di frequenza (F1>F0). Considerato l’assetto geologico-strutturale alterate (Vp relativamente basse) al tetto accelerazione di output in un dato intervallo dell’area desunto dai dati di superfi cie, i della formazione della Laga. La caratteriz- (0.1-0.5s) e l’analogo spettro di input per il massimi a più bassa frequenza delle curve zazione del sottosuolo in termini di Vs è stata medesimo intervallo. HVSR (F0) sono stati correlati al contrasto di completata attraverso la determinazione dei In Fig. 27 si osserva l’andamento del velocità all’interno della formazione della La- profili di velocità delle onde Vs, tramite ana- rapporto FHa per la zona centrale del vecchio ga, in particolare in corrispondenza del pas- lisi della dispersione delle onde superfi ciali abitato di Pescara: i valori calcolati oscillano saggio tra le facies con differente rapporto (Park et al., 1999), utilizzando l’approccio tra 1.9 e 2.9 per il periodo 0.1-0.5, mettendo in arenaria/pelite. Il picco F1, laddove presente, Full Velocity Spectrum (FVS) descritto in Dal evidenza il rilevante effetto di amplifi cazione è stato messo in relazione al contrasto di Moro (2014) e Dal Moro et al. (2014), basato dovuto soprattutto alla coltre di depositi inco- velocità tra i depositi detritici recenti, poco sulla analisi/inversione dell’intero spettro di erenti superfi ciali che caratterizza la vecchia consolidati, in diretto contatto con la Laga a velocità, senza alcuna interpretazione del da- zona urbanizzata. consistenza litoide. Le indagini di sismica to in termini di curve di dispersione modale. I risultati delle indagini Down Hole, recen- attiva sono state realizzate a supporto della Le procedure di inversione sono state imple- temente eseguite, supporteranno le successi- modellazione geologico-tecnica del sottosuo- mentate in modalità congiunta con dati HVSR ve modellazioni 1D e 2D della RSL nelle aree lo delle aree di studio in termini di velocità e le informazioni sulle velocità delle onde di 1 e 2 di Fig. 25. delle onde di compressione (Vp) e di taglio compressione sono state utilizzate, al pari di (Vs). Lungo le 4 linee sono stati utilizzati 24 quelle sulla litologia e spessore, per vincolare 3.2 COORDINAMENTO E SUPPORTO ALLE ATTIVITÀ geofoni verticali (10 Hz) ad una distanza in- ulteriormente i modelli di velocità delle onde DI MICROZONAZIONE SISMICA IN 30 COMUNI DELLA tergeofonica variabile da 2 a 3 m. La durata di taglio (Vs) durante il processo di analisi/ REGIONE MARCHE COLPITI DALLA SEQUENZA SISMICA delle registrazioni è stata fi ssata in 2 secon- inversione. Nell’immagine di Fig. 26 viene DEL 2016-2017 di al fi ne di utilizzare i sismogrammi per le proposto un esempio di caratterizzazione ge- Il Commissario del governo per la rico- analisi delle onde di superfi cie oltre che per ofi sica realizzata per l’area 1. struzione nei territori interessati dal sisma la rifrazione. L’individuazione dei primi arrivi Attraverso l’ausilio dei codici di calco- del 24 agosto 2016 ha emanato in data 12 e l’elaborazione sono state eseguite tramite il lo LSR2D e QUAD4M (Hudson et al., 1994), maggio 2017 l’Ordinanza n. 24: “Assegna- software Rayfract (Rohdewald, 2006). Il mo- sono state effettuate analisi di RSL di tipo zione dei fi nanziamenti per gli studi di mi- dello iniziale di Vp per l’inversione è stato ri- bidimensionale, lineare equivalente, con il crozonazione sismica di III livello ai Comuni cavato, quando possibile, dall’interpretazio- metodo agli elementi fi niti. Le elaborazioni interessati dagli eventi sismici verifi catisi a ne a strati (Plus Minus), altrimenti utilizzando effettuate sono state ottenute come media di far data dal 24 agosto 2016 e proroga di ter- un gradiente 1D (Gebrande, 1986) esteso a 7 analisi lineari equivalenti, eseguite con al- mini di cui all’ordinanza n. 13 del 9 gennaio tutto il profi lo. Il modello iniziale viene poi trettanti accelerogrammi spettro-compatibili 2017”. Tale Ordinanza, all’art. 1, prevede di ottimizzato mediante l’inversione tomografi - con lo spettro su roccia con tempo di ritorno “dotare i Comuni … di studi di microzonazio- ca 2D WET (Schuster & Quintus Bosz, 1993). 475 anni (INGV, 2017). ne sismica di III livello come defi niti dagli “In- Le tomografi e in onde P hanno contribuito in Il comportamento non lineare delle al- dirizzi e criteri per la micro zonazione sismica” modo signifi cativo alla defi nizione del model- luvioni è stato simulato mediante le curve … L’attività viene svolta con il supporto ed lo geologico-tecnico del versante entro i pri- medie di variazione del modulo di taglio il coordinamento scientifi co del Centro per la mi 15-20 metri di profondità, in particolare normalizzato e del fattore di smorzamento microzonazione sismica (CentroMS) del Con- attraverso 1) defi nizione entro i primi 10-15 proposte da Rollins et al. (1998) per terreni siglio Nazionale delle Ricerche (CNR)”. metri di profondità delle geometrie sepolte ghiaiosi, quelle proposte da Seed et al. (1986) Per l’attuazione di quanto previsto nell’Or- di unità quaternarie (debris, depositi collu- per materiali sabbiosi ed un modello elastico dinanza è stata stipulata una apposita conven- viali ecc.) identifi cate in base al rilevamento per le rocce. zione tra Struttura Commissariale e CNR-IGAG geologico; 2) identifi cazione della profondità I fattori di amplifi cazione FHa (intensità in rappresentanza del CentroMS. Il SGI-ISPRA e geometria sepolta dei principali contrasti di Housner) sono stati calcolati come rap- è tra i membri fondatori del CentroMS e come di impedenza; 3) identifi cazione di porzioni porto tra l’integrale dello spettro di pseudo- tale è stato incaricato di svolgere e coordina-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 134 re le attività in una delle 6 Unità Operative progetto sono stati svolti circa 200 g/uomo per la valutazione della compatibilità geologi- Territoriali (UOT) in cui sono stati raggruppati di missione da parte del personale SGI, oltre co-idraulica di siti destinati all’installazione i 140 comuni oggetto dell’Ordinanza. Tali at- ad altrettante giornate di lavoro in sede, da di Moduli Abitativi Provvisori (MAP), Soluzioni tività hanno incluso il coordinamento generale parte di circa 30 unità di personale altamen- Abitative in Emergenza (SAE) e Moduli ad Uso e la collaborazione con altri Enti membri del te specializzato (geologi rilevatori, ingegneri, Scolastico Provvisorio (MUSP). Più di 420 so- CentroMS, ed in particolare UNIROMA1-DISG, geofi sici, geotecnici e informatici). pralluoghi sono stati eseguiti su un territorio di CNR IAMC e POLITO-DISEG. L’UOT denominata Pertanto, per ogni Comune suddetto sono oltre 140 Comuni, nelle Regioni Lazio, Umbria, Marche3 comprende i seguenti 30 Comuni: Ac- stati prodotti, in conformità con i Protocolli Marche e Abruzzo, rilasciando pareri tecnici in quasanta Terme (AP), Amandola (FM), Appi- derivanti dagli standard nazionali (ICMS Ver- pochi giorni. L’attività ha visto anche il coin- gnano del Tronto (AP), Arquata del Tronto (AP), sione 4.0b e s.m.i.): Carta delle indagini in volgimento del Sistema Nazionale di Protezione Ascoli Piceno, Castel di Lama (AP), Colli del scala 1:5.000; Carta geologico-tecnica per dell’Ambiente, coordinato da ISPRA. Tronto (AP), Castignano (AP), Castorano (AP), la microzonazione sismica (CGT) in scala Facendo parte del Centro di Microzona- Comunanza (AP), Cossignano (AP), Folignano 1:5.000; Sezioni geologico-tecniche in scala zione Sismica (CentroMS), il SGI è stato im- (AP), Force (AP), Maltignano (AP), Montalto 1:5.000; Carta delle frequenze naturali dei pegnato intensamente nella realizzazione di delle Marche (AP), Monte Rinaldo (FM), Mon- terreni in scala 1:5.000; Carta delle microzo- carte di Microzonazione Sismica. In particola- tedinove (AP), Montefalcone Appennino (FM), ne omogenee in prospettiva sismica (MOPS) re, ha eseguito rilievi e studi nei Comuni colpi- Montefortino (FM), Montegallo (AP), Montelpa- in scala 1:5.000; N. 3 Carte di microzonazione ti dal primo terremoto e ha coordinato anche ro (FM), Montemonaco (AP), Offi da (AP), Ortez- sismica di livello 3 in scala 1:5.000 per gli le azioni di 15 diversi Enti e Università nella zano (FM), Palmiano (AP), Roccafl uvione (AP), intervalli di periodo (T): 0.1-0.5 s, 0.4-0.8 Macroarea denominata Arquata del Tronto Rotella (AP), Santa Vittoria in Matenano (FM), s, 0.7-1.1 s; Relazione illustrativa; Archivio - Montegallo (AP); inoltre, nell’ambito della Smerillo (FM), Venarotta (AP). degli strati informativi. Per ogni microzona successiva Convenzione tra Commissario del I compiti legati a tale attività, che sono individuata nella carta di livello 3, sono stati governo per la ricostruzione e CentroMS, a stati regolati da apposita convenzione tra inoltre prodotti: n. 3 fattori di amplifi cazione, seguito del Decreto Legge n. 8 del 9 febbra- ISPRA e CNR-IGAG, si sono sostanziati nel uno per ognuno degli intervalli di periodo; n. io 2017, il SGI ha coordinato e coadiuvato le Supporto e Coordinamento tecnico-scientifi co 7 accelerogrammi calcolati in superfi cie, uno attività nell’Unità Operativa Territoriale (UOT) a favore dei Professionisti che, per legge, sono per ogni spettro di input; n. 7 spettri di rispo- di 30 comuni (denominata “Marche 3”), con stati incaricati dai Comuni della realizzazione sta elastici al 5% di smorzamento in superfi - l’obiettivo di supportare i Professionisti inca- della MS. Il supporto è consistito nello svol- cie, uno per ogni spettro di input; categoria di ricati degli studi di MS di livello III. gimento di attività di formazione specifi ca, sottosuolo da NTC e valore di VS30. L’impegno del SGI, così come quello degli predisposizione di una tabella di correlazione In conclusione, il lavoro svolto dal SGI e dal altri Enti coinvolti nelle attività di supporto al tra le unità geologiche e quelle litotecniche da CentroMS sulla base delle proprie esperienze DPC, si è dimostrato effi cace per rispondere utilizzare nella redazione degli elaborati, va- tecnico-scientifi che ha permesso di supporta- alle fasi emergenziali post-sismiche. Certa- lutazione delle cartografi e realizzate, affi an- re le attività necessarie a dotare (con estrema mente, nei periodi di “quiete”, l’Italia dovreb- camento nella pianifi cazione delle indagini, urgenza) i Comuni colpiti dagli eventi sismici be investire maggiormente in prevenzione in dirette, indirette e integrative, supporto alla della microzonazione sismica di livello 3, che quanto, anche se la pericolosità sismica nel modellazione 1D della Risposta Sismica Lo- sarà funzionale alle successive attività di rico- suo territorio non è tra le più elevate nel mon- cale (RSL), realizzazione delle modellazioni 2D struzione e pianifi cazione territoriale. do (si pensi al Giappone, la Cina meridionale della RSL, validazione del risultato fi nale e va- o la California), il rischio risulta alto a causa lutazione delle modalità di applicazione della CONCLUSIONI di un patrimonio edilizio e artistico-culturale MS nella pianifi cazione per la ricostruzione. Già a partire dal primo evento del 24 ago- molto vulnerabile. In particolare, tutti i bor- Il SGI, in virtù delle proprie competenze sto 2016 della lunga sequenza sismica che si ghi antichi, spesso costruiti in pietra locale, multidisciplinari, ha svolto il supporto ri- sta ancora protraendo in Italia Centrale, il SGI che costellano la catena appenninica, se da chiesto sull’intero fl usso di attività, dal rile- è stato coinvolto in molteplici attività di sup- una parte contribuiscono a rendere l’Italia un vamento geologico e geomorfologico di base porto al DPC. Ha preso parte al Comitato Ope- Paese unico al mondo per bellezza, dall’altra alle indagini geofi siche, al supporto alla mo- rativo Permanente presso la Direzione Comando costituiscono un pericolo per chi li abita, così dellazione 1D ed all’esecuzione diretta della e Controllo (Di.Coma.C.) del DPC insediata a come è stato purtroppo dimostrato durante la modellazione RSL 2D su 6 dei comuni com- Rieti, fi no alla sua chiusura del 7 aprile 2017. sequenza sismica del 2016-2017. Purtroppo, presi nella UOT. Ha inoltre curato il supporto A seguito di ognuno degli eventi di magnitudo anche altre zone d’Italia hanno un potenziale geologico su tutti gli altri comuni, mentre gli maggiore (24 agosto, 26 e 30 ottobre) il SGI ha sismico elevato, come l’Arco Alpino orientale altri Enti, ciascuno per le proprie competenze svolto sopralluoghi per valutare il rischio resi- o, ancor più, Campania, Basilicata, Calabria specifi che, hanno svolto il supporto ai rima- duo post-sismico e ha rilevato gli effetti procu- e Sicilia orientale, associato ad un patrimonio nenti Comuni sulla Geofi sica e la modellazio- rati sull’ambiente. In collaborazione con INGV e edilizio spesso sprovvisto degli adeguati re- ne RSL 1D e 2D. Le attività del SGI si sono altri enti di ricerca ed Università, ha mappato quisiti di sicurezza. Per mettere in sicurezza i svolte sia direttamente, con sopralluoghi nel- tutte le evidenze di fagliazione superfi ciale ma- centri abitati italiani è necessario un enorme le aree oggetto degli studi di MS, o comunque nifestatesi lungo la struttura del Monte Vettore investimento economico, la cui distribuzione, in sedi nel territorio delle Marche (per forma- – Monte Bove, per una lunghezza di circa 28 comunque, potrebbe essere modulata in base zione, coordinamento, contatti con Regione e km ed una ampiezza di qualche km. Il SGI ha alle buone conoscenze sulla pericolosità si- Amministrazioni Comunali, supporto tecnico svolto funzioni di supporto alla Funzione Tecni- smica in nostro possesso, che ci permettono alla defi nizione del modello geologico, inda- ca del DPC sia per la valutazione speditiva della di stimare, con soddisfacente approssimazio- gini geofi siche, etc.), sia in sede ISPRA, per le stabilità dei versanti, al fi ne di supportare le ne, qual è il terremoto di riferimento in ogni valutazioni sui materiali prodotti dagli affi da- decisioni per la gestione della viabilità (chiu- parte del nostro territorio. Pur essendo ancora tari e per le elaborazioni dirette di modellazio- sura e/o riapertura della stessa) e suggerire le lontani dal conoscere tutti i meccanismi che ne RSL 2D. Nei sei mesi di durata prevista dal opportune opere di mitigazione del rischio che precedono la generazione di un terremoto,

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 la nostra capacità di monitorare il territorio DAL MORO G., PONTA R. AND MAURO R. (2014), Unconven- MARTARELLI L., GAFÀ R.M. (2016), Relazione di so- 135 nelle singole componenti che lo costituiscono tional Optimized Surface Wave Acquisition and pralluogo nell’area della sorgente del Torrente sta aumentando sensibilmente, grazie al mi- Analysis: Comparative Tests in a Perilagoon Area. Torbidone (Norcia). ISPRA, Di.Coma.C, Funzione glioramento delle tecniche di analisi sia da Journal of Applied Geophysics 114: 158-167. Tecnica di Valutazione e Pianificazione. DAWSON E.M., ROTH W.H., DRESCHER A. (1999), Slope NAKAMURA Y. (1989), A Method for Dynamic Cha- remoto (si pensi alla costellazione satellitare stability analysis by strength reduction. January racteristics Estimation of Subsurface Using con i relativi sensori) che in situ. L’utilizzo in- 1999 Géotechnique 49(6): 835-840 Microtremor on the Ground Surface. Quarterly tegrato di dati provenienti da tecniche diverse GALLI P., CASTENETTO S., PERONACE E. (2017), The Report of RTRI, vol. 30, No. 1, 25 - 33. ci consente ormai di comprendere con sempre Macroseismic Intensity Distribution of the 30 NAKAMURA Y. (2000), Clear identification of funda- maggiore approssimazione gli eventi sismici, October 2016 Earthquake in Central Italy (Mw mental idea of Nakamura’s technique and its sia in termini geodinamici che di variazione 6.6): Seismotectonic Implications. Tectonics,36. applications. Proceedings of 12th World Confe- di singoli parametri sismici e geologici. Negli https://doi.org/10.1002/2017TC004583 rence on Earthquake Engineering, New Zeland. GEBRANDE H. (1986), CMP-Refraktionsseismik. PARK C.B., MILLER R.D., XIA J. (1999), Multichannel ultimi anni, si stanno poi sviluppando gli stu- Mintrop Seminar/Uni-Kontakt Ruhr-Universi- analysis of surface waves. Geophysics, 64, 3, di di Microzonazione sismica, descritti anche taet Bochum, Expanded abstract “Seismik auf 800–808. in questa nota, che sono molto importanti ai neuen Wegen”, p. 191-205. PETITTA M., MASTRORILLO L., PREZIOSI E., BANZATO F., BAR- fi ni della pianifi cazione territoriale. Le basi GRUPPO DI LAVORO INGV SUL TERREMOTO IN CENTRO ITA- BERIO M.D., BILLI A., CAMBI C., DE LUCA G., DI CARLO conoscitive di cui siamo in possesso e che LIA (2016), Summary Report on the 30 october, G., DI CURZIO D., DI SALVO C., NANNI T., PALPACELLI saranno certamente ampliate nel prossimo 2016 earthquake in Central Italy Mw 6.5. doi: S., RUSI S., SAROLI M., TALLINI M., TAZIOLI A., VALI- futuro, costituiscono uno strumento sempre 10.5281/zenodo.166238 GI D., VIVALDA P., DOGLIONI C. (2017), Water-table GUERRIERI L., VITTORI E. (Eds) (2007), Intensity Scale and discharge changes associated with the più utile per modulare le politiche di riduzione ESI2007. Mem. Descr. 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Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 L’esperienza e la competenza di un’azienda italiana nella strumentazione per la diagnostica ed il monitoraggio strutturale

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Parole chiave (key words): sismotettonica (seismotectonics), faglia attiva (active fault), sorgente sismogenetica (seismogenic source)

COS’È LA SISMOTETTONICA E SCOPO DEL a un terremoto. Ricordiamo che questo scuoti- secare la superfi cie topografi ca ma interes- LAVORO mento è in assoluto il principale responsabile sano un tratto di crosta che dalle profondità La sismotettonica è la disciplina delle del danneggiamento subìto dagli edifi ci, e in ipocentrali arriva sino a profondità di 2 o più Scienze della Terra che si occupa dei rapporti generale dalle opere antropiche, in occasione chilometri. Difatti un volume considerevole di intercorrenti tra la tettonica e la sismicità di di un evento sismico (Bird e Bommer, 2004). crosta in Italia è interessata da compressione un’area. In questo breve scritto proveremo a Come abbiamo visto, qualora la sorgente si- attiva, ovvero da faglie inverse e trascorrenti delineare, con la massima semplicità possi- smogenetica arrivi a intersecare la superfi cie profonde e, anche laddove è presente esten- bile, i caratteri principali della sismotettonica topografi ca genererà fagliazione di superfi cie sione attiva “superfi ciale”, l’andamento del- in Italia, con lo scopo di mostrare i caratteri di tipo primario. Ciascuna sorgente sismo- la sismicità e l’utilizzo di moderni metodi di “del primo ordine” della sismogenesi italia- genetica posta in profondità può essere o indagine consentono - più spesso di quanto na, superando le peculiarità locali. Faremo non essere collegata a una o più faglie at- usualmente ritenuto - di vincolare la profon- un percorso attraverso quei dati e quelle tive e capaci secondo una relazione di uno dità minima della struttura sismogenetica osservazioni che concorrono alla valutazione a molti. Le faglie attive/capaci e le sorgenti ben al di sotto della superfi cie topografi ca. La del potenziale sismogenetico delle strutture sismogenetiche hanno utilizzi in parte com- presenza di diffusa fagliazione cieca richiede geologiche attive, fi nalizzato alla caratteriz- plementari: entrambe vengono (o dovrebbero inevitabilmente di affi ancare, negli studi si- zazione dei principali sistemi di faglie sismo- essere) utilizzate nell’ambito della pianifi ca- smotettonici, agli usuali metodi diretti (quali genetiche presenti in Italia. In particolare, zione territoriale, inoltre le faglie capaci sono per esempio lo studio di dettaglio della scar- dettaglieremo alcuni terremoti recenti la cui indispensabili negli studi di microzonazione pata di faglia e la paleosismologia) l’utilizzo cinematica e le cui caratteristiche sono rite- sismica mentre le sorgenti sismogenetiche di opportuni metodi indiretti messi a punto di nute esemplifi cative di sistemi di faglie attive sono utilizzate nei modelli geodinamici e volta in volta a seconda del contesto geologico estesi e omogenei. nelle valutazioni di pericolosità sismica da nel quale si sta operando (quali per esempio Ma cos’è una faglia attiva? E cosa sono scuotimento. l’analisi dell’eventuale deformazione di ele- le sorgenti sismogenetiche? In letteratura nel La sismotettonica consiste, in defi nitiva, menti geologici e geomorfologici recenti, la tempo si sono susseguite numerose defi nizio- nell’individuazione e nella caratterizzazione variazione del pattern idrografi co, la presenza ni; si considera oggi “attiva” una faglia che delle strutture che generano i terremoti e il di aree in sollevamento/abbassamento rela- si è attivata almeno una volta negli ultimi conseguente scuotimento, ossia le sorgenti tivo recenti, ecc.). Ciò tenendo sempre bene 40.000 mila anni1 e si considera “capace” sismogenetiche. a mente che, viste le grandi diffi coltà insite una faglia attiva che raggiunge la superfi cie Negli studi sismotettonici usualmente si nella ricerca di oggetti sepolti dai 2 ai 20 km topografi ca, producendo una dislocazione del caratterizzano esclusivamente le faglie/sor- di profondità, solo un’analisi congiunta tra terreno. Una faglia attiva si defi nisce sismo- genti ritenute in grado di generare terremoti di le varie discipline che operano nel contesto genetica quando, muovendosi in maniera magnitudo superiore a 5.5; per due principali sismotettonico può portare a risultati soddi- improvvisa, rilascia l’energia elastica accu- motivi: 1) la magnitudo di 5.5 è considerata sfacenti. mulata nel tempo dando luogo al fenomeno il valore “di soglia” oltre il quale la faglia del terremoto. La parametrizzazione della assume dimensioni tali da poter essere iden- CONTESTO GEODINAMICO geometria e della cinematica di una faglia tifi cata attraverso le metodologie geologiche; Per parlare della sismotettonica in Italia attiva e in grado di generare terremoti rappre- 2) in Italia, per via delle tipologie costruttive non possiamo prescindere dal dare un veloce senta una sorgente sismogenetica. Dobbiamo prevalenti, lo scuotimento generato da ter- sguardo al contesto geodinamico regionale. immaginare la sorgente sismogenetica loca- remoti crostali con magnitudo superiore a Come sappiamo tutto parte dal movimen- lizzata tridimensionalmente all’interno della 5.5 può creare danni signifi cativi alle opere to delle placche; la geologia e la topografi a crosta terrestre; solo attraverso l’utilizzo di antropiche. italiana sono il risultato della deformazione, sorgenti sismogenetiche completamente pa- Un aspetto rilevante delle sorgenti sismo- nel contesto di un margine di placca conver- rametrizzate si può arrivare a una previsione genetiche italiane, spesso poco noto ai “non gente, del margine mesozoico settentrionale accurata dello scuotimento del terreno dovuto addetti ai lavori”, riguarda la loro profondità: della placca continentale africana, a sud, se prendiamo in considerazione le faglie con- che si è mossa relativamente contro la plac- tenute nel Database delle Sorgenti Sismoge- ca continentale europea, posta a nord. Da 1 Linee guida per la gestione del territorio in aree netiche Italiane prodotto dall’Istituto Nazio- questa convergenza hanno avuto origine le interessate da Faglie Attive e Capaci (FAC) pubbli- nale di Geofi sica e Vulcanologia (DISS Working due catene montuose delle Alpi e degli Ap- cate nel 2015 a cura della Commissione tecnica per Group, 2015) vediamo come la maggioranza pennini, tuttora in sollevamento e i cui fronti la microzonazione sismica (http://www.protezione- (il 63%) delle faglie che generano terremoti in compressivi esterni sono attivi coinvolgendo civile.gov.it/resources/cms/documents/Linee_Gui- Italia è “cieca”, ossia non arrivano ad inter- porzioni sempre più esterne delle rispettive da_Faglie_Attive_Capaci_2016.pdf).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 140 aree di avanpaese. Le due catene montuose più esterni attivi sono sepolti al di sotto del- ni clastiche continentali o marine; le età di sono costituite dalla sovrapposizione di uni- la coltre di sedimenti Plio-Pleistocenici della questi depositi sono progressivamente più tà tettoniche precedenti e contemporanee alla Pianura Padana, che rappresenta una regione giovani procedendo dall’interno (ovest) verso loro formazione (derivanti ad esempio dalla ancora solo moderatamente deformata (Van- l’esterno (est) della catena. Basili e Barba litosfera oceanica dell’antica Tetide e dai de- noli et al., 2015a e bibliografi a citata). La (2007) derivando i dati del coinvolgimento positi di avanfossa) che sono state coinvolte compressione attiva dell’Appennino sta pro- nella compressione dei depositi torbiditici nella deformazione compressiva e sono state gressivamente avanzando verso nordest (nel neogenici dalla consolidata letteratura (e.g. sollevate e sono ancora in sollevamento e, caso dell’Appennino settentrionale) e verso Barchi et al., 1998), mostrano che il sistema conseguentemente, hanno subìto e stanno est, ossia verso l’offshore adriatico (nel caso a pieghe dell’Appennino settentrionale sta subendo l’azione dell’erosione. Una rilevante dell’Appennino umbro-marchigiano e laziale- migrando verso est con un rateo costante differenza tra i due orogeni è rappresenta- abruzzese; Vannoli et al., 2015b; Kastelic et da circa 17 Ma (8,8 mm/a) e con un rateo ta dalla presenza, esclusivamente nel caso al., 2013 e bibliografi a citata). Non esistono di accorciamento di 2,9 mm/a; e che questo dell’Appennino, di un bacino di retroarco, ov- evidenze certe relative all’attività in tempi movimento ha determinato un raccorciamen- vero il Mar Tirreno (Malinverno e Ryan, 1986). recenti dell’Appennino meridionale, benché to cumulato di circa 45 km. L’attuale moto relativo verso nordovest l’interpretazione di alcune linee sismiche nel In defi nitiva, solo poche aree del territorio della placca adriatica (ovverosia della par- Golfo di Taranto evidenzi il coinvolgimento italiano sono al momento non coinvolte nei te più settentrionale della placca africana) nella deformazione dei depositi di avanfossa due eventi orogenetici: parte della Pianura contro la placca europea (Devoti et al., 2017) più recenti (Catalano et al., 2001). Padana, parte del Mare Adriatico (perlopiù è il motore dell’attività recente del Sudalpino, In corrispondenza della catena appen- interessato dall’avanzamento offshore del la porzione di catena retrovergente delle Alpi ninica sono presenti numerosi bacini interni sistema dinarico e dell’Appennino setten- (e.g. Doglioni e Castellarin, 1985), i cui fronti caratterizzati dalla deposizione di successio- trionale), la Puglia e gli Iblei. Mentre le Alpi

Tabella 1 – Eventi sismici con Mw ≥ 5.5 del periodo 1955-2014 rappresentati in Fig. 1 (CPTI15; Rovida et al., 2016). Per ogni evento è indicato il tempo origine (orario UTC), l’area epicentrale, la localizzazione strumentale, l’intensità epicentrale (Io), la magnitudo momento (Mw) e il dominio sismogenetico (DS; E: estensionale; C: compressivo; T: trascorrente; TR: transpressivo; S: subduzione)

Anno Mese Giorno Ora Minuti Area LAT (°) LON (°) Io MW DS 1962 8 21 18 9 Irpinia 41.248 15.069 n.c. 5.7 T 1962 8 21 18 19 Irpinia 41.23 14.953 IX 6.2 E 1963 7 19 5 46 Mar Ligure 43.34 8.12 n.c. 6.0 C 1968 1 15 2 1 Valle del Belìce 37.756 12.981 X 6.4 C/T* 1968 1 15 13 42 Valle del Belìce 37.78 12.92 n.c. 5.5 T 1971 7 15 1 33 Parmense 44.814 10.345 VIII 5.5 C 1976 5 6 20 0 Friuli 46.241 13.119 IX-X 6.5 C 1976 9 11 16 35 Friuli 46.256 13.233 VII-VIII 5.6 C 1976 9 15 3 15 Friuli 46.285 13.203 n.c. 5.9 C 1976 9 15 9 21 Friuli 46.3 13.174 VIII-IX 6.0 C 1977 12 30 17 35 Tirreno meridionale 39.98 15.449 n.c. 5.9 S 1978 4 15 23 33 Golfo di Patti 38.385 15.086 VIII 6.0 T 1978 12 27 17 46 Tirreno centrale 41.078 13.557 n.c. 5.9 S 1979 9 19 21 35 Valnerina 42.73 12.956 VIII-IX 5.8 E 1980 5 28 19 51 Tirreno meridionale 38.483 14.27 V-VI 5.7 TR 1980 11 23 18 34 Irpinia-Basilicata 40.842 15.283 X 6.8 E 1984 4 29 5 2 Perugino 43.262 12.525 VII 5.6 E 1984 5 7 17 50 Monti della Meta 41.667 14.057 VIII 5.9 E 1990 5 5 7 21 Potentino 40.738 15.741 n.c. 5.7 T 1990 12 13 0 24 Sicilia sud-orientale 37.306 15.429 n.c. 5.6 T 1994 1 5 13 24 Tirreno meridionale 39.163 15.177 n.c. 5.8 S 1997 9 26 0 33 App. umbro-marchigiano 43.022 12.891 VII-VIII 5.7 E 1997 9 26 9 40 App. umbro-marchigiano 43.014 12.853 VIII-IX 6.0 E 1997 10 14 15 23 Val Nerina 42.898 12.898 n.c. 5.6 E 1998 4 12 10 55 occidentale 46.31 13.63 VIII 5.6 T 1998 9 9 11 28 Appennino lucano 40.06 15.949 VI-VII 5.5 E 2002 9 6 1 21 Tirreno meridionale 38.364 13.687 VI 5.9 C 2002 10 31 10 32 Molise 41.716 14.893 VII-VIII 5.7 T 2002 11 1 15 9 Molise 41.741 14.843 VII 5.7 T 2006 10 26 14 28 Tirreno meridionale 38.761 15.395 n.c. 5.8 S 2009 4 6 1 32 Aquilano 42.309 13.51 IX-X 6.3 E 2009 4 7 17 47 Aquilano 42.303 13.486 n.c. 5.5 E 2012 5 20 2 3 Pianura emiliana 44.895 11.263 VII 6.1 C 2012 5 29 7 0 Pianura emiliana 44.841 11.065 VII-VIII 5.9 C 2012 5 29 10 55 Pianura emiliana 44.865 10.979 n.c. 5.5 C * Presenza di meccanismi focali sia trascorrenti sia compressivi in letteratura

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 e gli Appennini sono costituiti da catene a e all’apertura del bacino di retroarco tirreni- depresse che si sono venute a creare durante 141 pieghe e sovrascorrimenti, le aree di avam- co (e.g. Smeraglia et al., 2017). L’eventuale la costruzione a falde della catena appenni- paese sono considerate aree prevalentemente relazione di causa-effetto tra il sollevamento nica (e.g. Valensise e Pantosti, 2001). Coloro non deformate al più soggette a fenomeni di regionale e l’estensione è da tempo argomen- che collegano la presenza dei bacini all’atti- subsidenza o sollevamento connessi alla con- to di discussione (Westaway, 1993; Bartolini vità dell’estensione usualmente concordano tinua migrazione dei fronti delle due catene et al., 2003). In ogni caso la sismicità in atto nel ritenere le faglie normali affi oranti lungo (Carminati et al., 2010 e bibliografi a citata). ci documenta come nella parte interna - e più i versanti dei rilievi, dove sono spesso presenti Durante l’ultima fase contrazionale la porzio- elevata - dell’Appennino le vecchie strutture i cosiddetti “nastrini di faglia”, ossia scarpa- ne subdotta della Piattaforma Apula è stata compressive siano interessate da più recenti te di faglia in roccia di altezza generalmente coinvolta nella compressione e raddoppi di faglie estensionali (Elter et al., 1975). L’età al massimo di pochi metri che presentano crosta apula si sono formati al di sotto della di inizio dell’estensione, e della conseguente una direzione parallela alla linea di cresta catena appenninica (Menardi Noguera e Rea, fagliazione normale, in Appennino è usual- principale e una geometria ad alto angolo. 2000). mente datata al Pleistocene Medio (Hippolyte Coloro che ritengono la formazione dei ba- I caratteri della sismotettonica recente et al., 1994; Galadini et al., 2012). Per via cini intramontani precedente e indipendente quaternaria, sui quali vogliamo focalizzare dei moderati ratei dell’estensione e dell’inizio dall’estensione trovano a loro supporto i valori l’attenzione, sono pertanto impostati all’in- così recente della sua attivazione, possiamo molto bassi della profondità dei riempimenti terno – o al di sotto – dell’assetto compres- affermare che il paesaggio italiano è stato dei bacini, che molto raramente supera i 200 sivo dovuto alla formazione dei due principali creato primariamente dalla compressione e m. Da osservare infatti che, in base ai principi orogeni. successivamente molto subordinatamente comunemente accettati del modello di dislo- Attualmente le aree di maggior solleva- modifi cato dall’estensione (e.g. Valensise et cazione elastica, una faglia estensionale crea mento dell’Appennino sono contrassegnate al., 2016). subsidenza e, a fronte di un’area subsidente da distensione con direzione nordest-sudo- I bacini continentali intrappenninici ci- profonda 200 m, una faglia normale dovreb- vest dell’ordine dei 3 mm/a (e.g. Devoti et tati in precedenza hanno anch’essi origine be creare un’area in sollevamento relativo al., 2017). Tale distensione viene da alcuni dibattuta; secondo numerosi autori i bacini elevata di solo circa 70m. Queste diverse collegata al collasso dell’orogene, da altri al sono bordati da quelle faglie normali che ne ipotesi sulla genesi e il signifi cato dei bacini risultato del sollevamento di parte del cuneo controllano la presenza e l’evoluzione (vedi bi- e dei “nastrini di faglia” hanno importanti di accrezione, al rollback della cerniera della bliografi a all’interno di Vannoli et al., 2012); ricadute in termini di valutazioni di tassi di subduzione della litosfera adriatico-ionica secondo altri autori la loro creazione è mera- movimento ed età di inizio dell’attività delle (e.g. Malinverno e Ryan, 1986; Doglioni, 1991) mente da imputare alla presenza delle aree faglie estensionali. In ogni caso, nella valu- tazione del tasso di movimento (slip rates) di una faglia affi orante in superfi cie, non si può mai trascurare l’entità dell’imprescindibile erosione (Kastelic et al., 2017). Indipendentemente dalla natura dei ba- cini intramontani, è assodato che l’evoluzio- ne tettonica dell’Appennino è caratterizzata dalla contemporanea attività, e conseguente migrazione verso est, di compressione (ester- namente) ed estensione (internamente; Do- glioni, 1991). Sia le strutture compressive sia le struttu- re estensionali sono segmentate da faglie tra- sversali alle catene; l’origine, il ruolo e la ca- pacità sismogenica di queste strutture sono ancora dibattuti. Ciononostante in Italia set- tentrionale alcuni terremoti sia strumentali sia storici (per via della loro posizione, piano quotato delle intensità macrosismiche e, se noti, profondità e meccanismo focale) sono stati associati all’attività di queste strutture trasversali (vedi Vannoli et al., 2015a). In Italia meridionale importanti terremo- ti, sia strumentali sia storici (vedi Fracassi e Valensise, 2007), sono localizzati a est della catena in estensione; nel caso dei terremoti recenti i dati strumentali attestano la loro ci- nematica trascorrente (Vallée and Di Luccio, 2005; Di Luccio et al., 2005; Di Bucci et al., 2010). L’eventuale limite tra la trascorrenza e l’estensione non è noto ed è usualmente Figura 1 – Eventi sismici con magnitudo maggiore o uguale a 5.5 in Italia nel periodo 1955-2014 (CPTI15; Rovida et al., ritenuto correre a est delle massime cime 2016; Tab. 1). Per ogni evento è indicato l’anno di accadimento e la sua magnitudo; sono rappresentati in rosso i terremoti crostali, in grigio i terremoti profondi dovuti alla subduzione della litosfera ionica al di sotto dell’Arco Calabro. In questo del rilievo appenninico (DISS Working Group, scritto ci interessiamo esclusivamente di strutture crostali. 2015). Nell’Appennino meridionale i terremo-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 142 ti strumentali caratterizzati da cinematica glie che solo molto raramente corrispondono a attualmente deformando il paesaggio italia- trascorrente interessano generalmente uno faglie attive. Se prendiamo in considerazione no; ciononostante numerosi fattori rendono spessore sismogenetico più profondo (ca. 15- l’ultima versione del Catalogo Parametri- molto complessa questa individuazione: 1) 30 km di profondità; e.g. Di Bucci et al., 2006) co dei Terremoti Italiani (CPTI15; Rovida et la presenza di numerose faglie preesistenti, dei terremoti con cinematica estensionale che al., 2016), che copre una fi nestra temporale oggi inattive, che non dobbiamo confondere caratterizzano esclusivamente i primi chilo- dall’anno Mille al 2014, vediamo che nell’ul- con le odierne sorgenti sismogenetiche; 2) metri di spessore crostale (ca. 0-15 km di timo sessantennio rappresentato nel catalogo problemi di convergenza morfologica, non è profondità; Vannucci e Gasperini, 2004). Non (anni 1955-2014) si sono verifi cati 35 eventi raro, ad esempio, confondere una scarpata di è noto se, ed eventualmente in quale misura, sismici con M ≥ 5.5 in Italia (Tab. 1; Fig. 1). faglia o delle faccette triangolari con morfolo- i due regimi siano sovrapposti in profondità Tra questi l’unico terremoto che ha dato luogo gie dovute alla normale erosione fl uviale; 3) la in corrispondenza della zona assiale della ca- a manifesta e condivisa fagliazione superfi - presenza di un’articolata topografi a eredita- tena appenninica (come alcuni recenti lavori ciale (la faglia dell’Irpinia del 23 novembre ta dalle fasi tettoniche precedenti, che “ma- ipotizzano: Adinolfi et al., 2015; Vannoli et al., 1980, Mw 6.8) è stato generato da una faglia schera” le deformazioni oggi in atto; 4) l’età 2016; Ferranti et al., 2017; De Matteo et al., non rappresentata nelle carte geologiche; al- recente di inizio dell’attuale regime tettonico 2018). tri due eventi hanno generato rotture cosismi- (per il regime distensivo che caratterizza l’as- In defi nitiva ogni terremoto, sia storico sia che superfi ciali dalla genesi non condivisa e/o se della catena appenninica successiva a 800 strumentale, ci fornisce preziose informazio- non rappresentate nella cartografi a geologica ka; Galadini et al., 2012); 5) i bassi tassi di ni sul contesto geodinamico regionale e sui uffi ciale (sequenza dell’Umbria-Marche del deformazione in atto (per le zone in estensione meccanismi che guidano l’evoluzione della 1997 e il terremoto de L’Aquila del 6 aprile ca. 3 mm/a; Devoti et al., 2017); 6) la presen- geologia recente. 2009); e la restante trentina di eventi è stata za di prevalente fagliazione cieca (e.g. DISS generata da faglie cieche o profonde, o co- Working Group, 2015; per una approfondita PRINCIPALI DATI DI BASE DEGLI STUDI munque da faglie non presenti nella carto- review di questi argomenti si veda Valensise SISMOTETTONICI grafi a geologica tradizionale. e Pantosti, 2001). DATI GEOLOGICO-GEOFISICI I dati geologici sono insostituibili ma Uno studio che consenta l’individuazione I classici dati geologico-geomorfologici debbono essere adeguatamente interpretati di sorgenti sismogenetiche in un contesto di base sono informazioni indispensabili, nell’ambito dell’analisi sismotettonica. La così complesso quale quello italiano richiede frutto di almeno un secolo di rilevamenti di conoscenza della geologia può consentirci di inevitabilmente l’utilizzo di un approccio non campagna, tuttavia hanno la caratteristica comprendere la posizione e le caratteristiche convenzionale, con l’applicazione delle me- di contenere un numero assai elevato di fa- di quelle sorgenti sismogenetiche che stanno todologie e delle tecniche della Geologia del terremoto e della Tectonic geomorphology.2 Per esempio, l’applicazione di queste tecni- che ha consentito di individuare, nel 2000, la faglia cieca responsabile del terremoto dell’Emilia del 29 maggio 2012 attraverso lo studio di anomalie del drenaggio posizionate in corrispondenza di un’anticlinale profonda in un’area pianeggiante priva di sismicità storica e strumentale nota (Burrato et al., 2003; 2012; https://ingvterremoti.wordpress. com/2012/06/19/terremoto-in-pianura- padana-lindividuazione-geologica-delle- sorgenti-sismogenetiche/). Come visto nel caso dell’individuazione della faglia di Mirandola del 2012, i dati geologico-geomorfologici sono, se possibile, sempre affi ancati dai dati ottenuti attraverso le più recenti tecniche geofi siche. Di fatto è in- dispensabile ricorrere all’integrazione dei da- ti geologici di superfi cie con i dati provenienti da metodi geofi sici specifi ci, come lo studio di anomalie gravimetriche, magnetiche, dei dati relativi al fl usso di calore e di profi li sismici. Sappiamo che i risultati dei metodi geofi sici indiretti devono sempre essere “tarati” da altri dati (normalmente da perforazioni), per- tanto ogni risultato geofi sico è il frutto di una sorta di interpretazione integrata.

2 In questo breve scritto non abbiamo modo di Figura 2 – Carta dell’orientazione dello stress orizzontale minimo (Sh; Montone e Mariucci, 2016). Sono rappresentati in approfondire questo affascinante argomento; per colori diversi i dati di Sh ottenuti dalle diverse fonti: in rosso dai meccanismi focali, in verde dai breakouts, in blu dalle una review si veda il testo Tectonic Geomorphology inversioni, in arancione dalle faglie. Si può osservare come lo stress orizzontale minimo sia ortogonale all’asse della catena appenninica (indicativo di estensione con direzione anti-appenninica) e parallelo al margine meridionale delle Alpi e al di Burbank e Anderson, edito nel 2012 da Wiley- margine dell’Appennino (indicativo di compressione ai fronti alpino e appenninico) Blackwell.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 Le anomalie gravimetriche rivelano in sulle deformazioni in corso alle diverse scale utilizzati supera la profondità di 4 km). In ogni 143 superfi cie le variazioni di densità in profon- (dal movimento delle placche sino alla scala caso l’insieme di questi dati (Fig. 2) mostra la dità; una forte anomalia positiva, ad esempio, regionale e locale). In Italia sono preponde- presenza di 1. stress orizzontale minimo pa- caratterizza il bacino tirrenico per via della ranti quelle eterogeneità dello stress a scala rallelo al margine meridionale delle Alpi e al presenza di crosta oceanica sottile mentre locale (Pierdominici e Heidbach, 2012) che margine padano e adriatico dell’Appennino, anomalie regionali negative possono indicare possono essere determinate dalla presenza relativo alla tettonica a thrust compressiva la presenza di bacini sedimentari. di fagliazione attiva. Pertanto identifi care e 2. stress orizzontale minimo ortogonale Due potenti metodi di studio della par- le variazioni di stress consente una migliore all’asse della catena appenninica relativo te profonda della crosta sono rappresentati comprensione dei meccanismi di fagliazione. al regime estensionale (Montone e Mariucci, dalla sismica a rifrazione e dalla sismica a Diverse indagini possono contribuire al 2016 e bibliografi a citata). rifl essione. La sismica a rifrazione ha fornito riconoscimento del campo di stress attivo, La geodesia spaziale e lo sviluppo di reti dati fondamentali, come l’andamento delle quali per esempio le analisi geologico-strut- GNSS (Global Navigation Satellite System) discontinuità principali (la Moho fra crosta turali su unità di età recente, le osservazioni negli ultimi anni hanno avuto grande sviluppo e mantello, la Conrad fra crosta inferiore e di allineamenti di bocche vulcaniche, e l’am- e diffusione, consentendoci di avere misure superiore) e la velocità delle onde sismiche. pia tipologia di misure di stress in situ; le sempre più accurate e signifi cative dei movi- La sismica a rifl essione è stata utilizzata nella indagini che vengono utilizzate nella mappa menti della superfi cie terrestre e dei tassi di sismica di prospezione per ottenere rifl essioni dello stress italiana sono le determinazioni deformazione in corso (strain). profonde fi no alla base della crosta; in Italia dei meccanismi focali dei terremoti (indica- La deformazione in atto rappresenta il Programma CROP (CROsta Profonda; CNR- tori in realtà dello strain e per questo motivo l’evidenza che si sta accumulando energia AGIP-ENEL) ha fornito risultati che hanno inseriti con basso fattore di qualità in accordo elastica che potrebbe essere rilasciata da profondamente modifi cato e incrementato con la World Stress Map; http://www.world- eventi sismici. La presenza di una fi tta rete le conoscenze geologico-geodinamiche (e.g. stress-map.org/; rappresentano il 46% dei di stazioni operanti in Italia e ai suoi confi ni Barchi et al., 1998). dati totali) e le analisi di breakouts in pozzo da più di dieci anni ci permette di disporre di La prospezione sismica ci fornisce ine- (che rappresentano il 49% dei dati totali). dati omogenei con una decorosa risoluzione guagliabili e preziose informazioni su aree Questi ultimi consistono nella misura delle spaziale e tempi di osservazione “signifi ca- inaccessibili al rilievo geologico diretto, quali perturbazioni indotte dallo stress sulla sezio- tivi”. In Italia l’Istituto Nazionale di Geofi sica le aree offshore o le aree sepolte al di sotto ne trasversale di un pozzo alle modeste pro- e Vulcanologia (INGV) è il principale ente di della coltre dei depositi padani. Oltre 70 anni fondità attraversate (soltanto il 17% dei pozzi ricerca che si occupa anche della raccolta, di dati (sia prettamente sismici sia relativi a perforazioni) fi nalizzati all’esplorazione per ricerca idrocarburi ci consentono da un lato di avere una valida ricostruzione della crosta più superfi ciale, ad esempio, dell’avampae- se adriatico (e.g. Fantoni e Franciosi, 2009), dall’altro di poter vincolare la geometria e gli slip rates di lungo termine di faglie attive (e.g. Maesano et al., 2015). Due rilevanti limitazioni di questa tipolo- gia di dati sono: 1. la limitata profondità di penetrazione dei profi li commerciali; usual- mente permettono di indagare sino a circa 5 km di profondità e la maggioranza delle faglie italiane responsabili di eventi con magnitudo superiore a 5.5 è localizzata anche - o esclu- sivamente - al di sotto di questa profondità; e 2. la risoluzione non sempre adeguata per gli scopi della sismotettonica; per esempio la già citata faglia responsabile del forte terre- moto dell’Irpinia del 23 novembre 1980 non è visibile attraverso questo metodo di indagine (vedi sezioni geologiche in Menardi Noguera e Rea, 2000).

DATI DI STRESS E STRAIN In Italia disponiamo di un’aggiornata mappa del campo di stress attivo. Ricor- diamo che lo stress è una grandezza fi sica defi nita come la forza applicata per unità di area; e che una roccia sottoposta a stress differenziale subisce delle deformazioni o cambiamenti della sua forma defi niti strain. Figura 3 – Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI15) contenente dati parametrici omogenei, sia macrosismici Conoscere il campo di stress attuale della li- sia strumentali, relativi a terremoti con intensità massima ≥ 5 o magnitudo ≥ 4.0 d’interesse per l’Italia nella finestra tosfera ci fornisce delle preziose informazioni temporale 1000-2014 (Rovida et al., 2016).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 144 smicità, sull’energia sprigionata dagli eventi sismici e, talvolta, anche su alcune caratteri- stiche delle faglie che li hanno generati, come la loro profondità e la loro direzione rispetto al nord geografi co. L’utilizzo di informazioni sulla sismicità storica non consente l’individuazione della cinematica della faglia e può essere reso particolarmente complesso dalla presenza di aree necessariamente prive di effetti (quali, ad esempio, il mare o aree disabitate perché montuose o paludose) o, al contrario, di aree in cui si sommano gli effetti di danno di di- versi terremoti vicini nel tempo e nello spazio. Dal punto di vista strumentale oggi in Ita- lia abbiamo a disposizione una rete di moni- toraggio con strumentazione all’avanguardia (ad esempio sismometri con tre componenti a banda larga) che ha avuto grande sviluppo soprattutto negli ultimi quindici anni. L’INGV ha installato e gestisce circa 400 stazioni sismiche su tutto il territorio nazio- nale; si tratta delle postazioni fi sse della Rete Sismica Nazionale, dotate di strumenti che rilevano ogni minimo movimento del suolo e che inviano tale informazione in tempo reale alla Sala Operativa di Monitoraggio Sismico di Roma. Qui, per 365 giorni l’anno, 24 ore su 24, i dati vengono analizzati da sismologi esperti e, in caso di terremoto, le informazioni fondamentali sull’evento (localizzazione ipo- centrale, magnitudo e paesi vicini all’epicen- Figura 4 – Carta sismica d’Italia redatta da Torquato Taramelli nel 1886, pubblicata negli Annali dell’Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica del 1888. La carta, che segue di tre anni un’analoga mappa pubblicata da Giuseppe Mercalli, tro) vengono trasmesse in pochi minuti alla delinea aree che hanno sperimentato terremoti da forti a distruttivi a partire dal 1300. Protezione Civile. Il monitoraggio del territorio non si limi- gestione e analisi di misure GPS e sta archi- Disponiamo di almeno un millennio di affi da- ta al controllo dell’attività sismica in tempo viando tutti i dati disponibili a livello naziona- bili fonti scritte e iconografi che che ci docu- reale ma è un insostituibile strumento di co- le, provenienti da più di 760 stazioni. Circa un mentano gli eventi sismici del nostro recente noscenza della sismicità italiana. Disporre quarto di queste stazioni GPS appartengono passato e che, sapendo bene come la geo- di dati sismici di elevata qualità consente di all’infrastruttura realizzata e messa a punto dinamica possa essere considerata “stabile” avere immagini ad alta risoluzione di faglie dall’INGV nel corso degli ultimi anni (Rete In- nella scala del tempo storico, saranno molto attive (Chiaraluce et al., 2014) e di osservare, tegrata Nazionale GPS; INGV RING WG, 2016). simili a quelli del nostro prossimo futuro. Per perfi no in tempo reale, il comportamento di Nel tempo sono stati pubblicati numerosi poter confrontare i terremoti a partire dall’ul- un sistema di faglie durante una sequenza lavori con dati di movimenti crostali orizzon- timo quarto dell’Ottocento è stata ideata da (ad esempio la migrazione della sismicità e tali e verticali che vincolano sempre meglio Mercalli, e perfezionata nel tempo, la ben nota l’attivazione di segmenti di faglia adiacenti; la convergenza tra Africa ed Eurasia e confer- scala di intensità, che consente di attribui- e.g. Valoroso et al., 2013). mano la presenza di estese aree in estensione re agli effetti sismici osservati in una data Anche questa tipologia di analisi richie- e in compressione in Italia (Devoti et al., 2017 località un determinato grado di intensità. de particolare attenzione, per esempio talora e bibliografi a citata). L’applicazione di un criterio qualitativo fi sso proprio l’area della faglia principale è com- per la valutazione degli effetti ha reso pos- pletamente priva di sismicità minore e, in DATI SISMOLOGICI STORICI E STRUMENTALI sibile delineare aree omogenee dal punto di ogni caso, per ottenere l’”immagine” della Poter disporre di validi cataloghi di ter- vista dell’intensità macrosismica e avere una faglia principale è necessario studiare esclu- remoti è il primo fondamentale passo per sorta di quadro della sismicità italiana e delle sivamente la sismicità molto vicina nel tempo qualsiasi studio sismotettonico. In Italia di- caratteristiche dei vari terremoti che si sono all’evento da analizzare. sponiamo di ottimi cataloghi sia storici (e.g. succeduti nel tempo e nello spazio (in Fig. 4 Ricordiamo che le cosiddette “repliche” Guidoboni et al., 2007; Rovida et al., 2016; una delle prime “Carte Sismiche d’Italia”). dell’evento principale usualmente si protrag- Fig. 3) sia strumentali (ISIDe working group, Studiare i dati macrosismici di eventi del gono per molti anni (o decenni, a seconda 2016). passato, alla luce delle attuali conoscenze della magnitudo e della cinematica del ter- Grazie al nostro passato e alla nostra geodinamiche, può consentire di “illumina- remoto) nelle aree limitrofe. cultura negli studi sismotettonici possiamo re” la conoscenza di aree sismotettoniche In occasione di un evento sismico stru- avvalerci dell’impagabile ausilio dei migliori altrimenti oscure per via dei lunghi tempi mentale con magnitudo “signifi cativa” pos- – più documentati e più estesi temporalmen- di ritorno. I dati macrosismici sono preziosi siamo rapidamente disporre del quadro degli te (25 secoli) – cataloghi sismici al mondo. nel fornirci informazioni sulla presenza di si- effetti near fi eld dell’area colpita attraverso

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 il rilievo macrosismico sul terreno fornito dal terremoti recenti la cui cinematica e le cui 4) sono prive di espressione geomorfologica 145 gruppo di esperti denominato QUEST (QUick caratteristiche possono essere ritenute esem- di lungo termine, l’attività di taluni splays Earthquake Survey Team; www.questingv.it/ plifi cative di sistemi di faglie attivi più estesi. della faglia principale arriva persino a “in- index.php) e contemporaneamente abbiamo vertire” il rilievo topografico, ossia contri- a disposizione il quadro degli effetti nel far DOMINIO DISTENSIVO buisce ad abbassare i rilievi montuosi; fi eld ottenuto in tempo reale attraverso la Il più recente e forte evento estensionale 5) l’antitetica attivatasi a 40 sec è una faglia raccolta online di questionari macrosismici in Italia è quello dell’Irpinia del 23 novembre cieca mentre le altre due strutture hanno (www.haisentitoilterremoto.it/). 1980, Mw 6.8 (Tab. 1), superiore come magni- permesso il riconoscimento, per la prima Queste informazioni ci consentono di tudo anche ai recenti eventi estensionali del volta in Italia, di fagliazione superficiale analizzare come si propaga l’energia sismi- 2016 (Mw max 6.5). cosismica. Quest’ultima caratteristica ha ca, evidenziare aree di risentimento anomalo La sorgente sismogenetica responsabile determinato lo sviluppo della paleosismo- (e.g. Sbarra et al., 2012) e di reinterpretare del terremoto del 1980 è una della faglie ita- logia in Italia; lo studio delle trincee pale- i terremoti del passato confrontandoli con il liane più studiate (vedi DISS Working Group, osismologiche ha individuato la ripetuta quadro territoriale di risentimento di terremo- 2015 e bibliografi a citata) e ha creato i pre- attivazione sincrona delle due strutture ti recenti. supposti per l’inizio dei numerosi studi di responsabili degli eventi a 0 e a 20 sec, I recenti sviluppi nelle tecniche di ela- geologia del terremoto in Italia. con un periodo di ricorrenza medio pari a borazione delle forme d’onda ottenute dai L’evento sismico del 1980 è il frutto di un circa 2000 anni (Pantosti et al., 1993). sismogrammi hanno permesso di ottenere processo di rottura multipla con tre sub-even- Indipendentemente dalle numerose com- meccanismi focali anche per terremoti di ti attivatisi nell’arco temporale di 40 secondi; plessità del fenomeno, l’evento estensionale magnitudo relativamente bassa (e.g. http:// esiste un generale consenso relativamente ai del 1980 si è verifi cato in prossimità della cnt.rm.ingv.it/tdmt) e anche per terremoti del parametri geometrici delle tre faglie attivate- cresta appenninica, analogamente a tutti gli passato relativamente recente (e.g. Vannoli et si nei 40 secondi; le tre strutture: altri eventi strumentali con medesima cine- al., 2015b). 1) hanno tutte cinematica normale; matica (Tab. 1; Fig. 1). Anche i recenti eventi Disponiamo oggi di talmente tanti stru- 2) hanno tutte direzione appenninica (nor- sismici del 2016 sono dovuti all’attivazione menti di analisi - diretta o indiretta - della dest-sudovest); di un sistema di faglie normali con direzione sismicità in corso che il verifi carsi di ogni 3) immergono verso nordest nel caso delle appenninica e immersione verso sudovest terremoto “signifi cativo” aumenta enorme- faglie responsabili dei primi due sub- localizzato al di sotto delle massime cime mente le conoscenze sismotettoniche del no- eventi (verificatisi a 0 e 20 sec) e verso dell’Appennino Centrale. Sappiamo inoltre stro territorio. I terremoti estensionali italiani sudovest nel caso della faglia del terzo che un gran numero di terremoti storici si con- più recenti hanno fornito una moltitudine di sub-evento; centra lungo la dorsale appenninica (Fig. 3) dati da approfondire e riservato sorprese sfa- tando diversi luoghi comuni, quali ad esem- pio l’elevato angolo di immersione (rispetto all’orizzontale) del piano di faglia delle faglie estensionali. I dati geodetici e satellitari ci hanno fornito preziose informazioni relative al movimento di deformazione cosismica. Questi dati sono utilizzati sia per caratterizzare la sorgente sismogenetica attraverso il con- fronto con i risultati della teoria della dislo- cazione, sia per interpretare l’evoluzione del paesaggio ottenuta dal succedersi di ripetuti eventi sismici. In particolare i recenti eventi sismici hanno evidenziato quanto può essere complessa l’associazione diretta tra: 1. fratture cosismiche e fagliazione cosi- smica primaria; 2. fagliazione superficiale e sorgente sismo- genetica profonda; 3. sorgente sismogenetica estensionale e “bacino” o per meglio dire “depocentro” associato.

DOMINI SISMOTETTONICI IN ITALIA Abbiamo visto i principali dati utilizzati nell’ambito degli studi sismotettonici che concorrono alla valutazione del potenziale si- smogenetico delle strutture geologiche attive, vediamo adesso la caratterizzazione dei prin- cipali domini sismotettonici presenti in Italia e condivisi dalla comunità scientifi ca. Per Figura 5 – Principali domini sismotettonici italiani. In rosso il dominio compressivo, in blu il dominio estensionale, in verde defi nire meglio le strutture sismogenetiche quello trascorrente. I quadrati colorati rappresentano gli eventi sismici di Fig. 1 e Tab. 1 differenziati per cinematica. Sono crostali possiamo far riferimento ad alcuni mostrati i meccanismi focali dei terremoti descritti nel testo.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 146 che i dati geologici e di deformazione attiva fronti più arretrati (Vannoli et al., 2015a, b; destra, del 5 maggio 1990 (Mw 5.7; Tab. 1). confermano la presenza di questo ben loca- Fig. 3); i dati geologici e di deformazione at- Gli studi successivi alla sequenza del 2002 lizzato dominio estensionale e che nel tempo tiva confermano la presenza di questo molto hanno contribuito a fornire un quadro sismo- sono state enunciate diverse interpretazioni ampio dominio compressivo. Un’ulteriore am- tettonico all’evento potentino e ad alcuni ter- di questo fenomeno (Fig. 2) (vedi § “Contesto pia fascia compressiva si estende al di sotto remoti storici localizzati tra le massime vette geodinamico”). In Fig. 5 sono rappresentati in del Mar Tirreno, dal Canale di Sicilia alle Isole dell’Appennino meridionale e la costa adria- blu gli eventi sismici estensionali contenuti Eolie, parallelamente alla costa della Sicilia tica fi no allora non adeguatamente compresi nell’ultima versione del CPTI15 (Tab. 1) e l’a- settentrionale, contribuendo ad “accomo- e privi di un’interpretazione sismotettonica rea interessata da sistemi di faglie, paralleli dare” la convergenza tra Africa ed Europa. (Fracassi e Valensise, 2007; DISS Working tra di loro, che coinvolgono i primi 15 km di Interpretazioni derivanti dai profi li sismici ci Group, 2015). crosta e appartengono al dominio estensio- consentono di ipotizzare che tale movimento In Fig. 5 sono rappresentati in verde i nale appenninico. riattivi le strutture a falde della catena siculo- recenti eventi sismici trascorrenti contenuti maghrebide, ossia del margine settentrionale nell’ultima versione del CPTI15 (Tab. 1) e le DOMINIO COMPRESSIVO africano. In Fig. 5 sono rappresentati in rosso aree del dominio trascorrente interessate da Il più forte e più recente evento compres- i recenti eventi sismici compressivi contenuti sistemi di faglie che si estendono sino a 20- sivo in Italia è quello del Friuli del 6 maggio nell’ultima versione del CPTI15 (Tab. 1) e l’a- 30 km di profondità. 1976, Mw 6.5 (Tab. 1), ben superiore come rea interessata da sistemi di faglie inverse In generale il quadro sismotettonico si- magnitudo agli eventi compressivi del 2012 che coinvolgono i primi ca. 10-20 km di cro- nottico che si ottiene prevede la presenza di (Mmax 6.1). Nel 1976 si è verifi cata una com- sta e appartengono al dominio compressivo una delimitata fascia estensionale lungo la plessa sequenza sismica, in cui l’evento di italiano. cresta appenninica, la presenza di un’area maggio è stato seguito da numerose altre ampia in compressione a est dell’Appenino scosse, le due più forti delle quali (Mw 5.9 e DOMINIO TRASCORRENTE e in Pianura Padana, l’indentazione di Adria 6.0) si sono verifi cate il 15 settembre (Tab. 1). I due più recenti eventi trascorrenti in Italia nelle Alpi orientali, la fl essione della litosfera Le strutture tettoniche responsabili dei si sono verifi cati nell’ottobre-novembre 2002, adriatica sotto gli Appennini e la subduzione principali eventi del 1976 sono i thrust ciechi entrambi con Mw 5.7 (Tab. 1). I due terremoti della litosfera ionica sotto l’Arco Calabro. del Sudalpino, osservati nei profi li sismici e sono molto simili in termini di meccanismo fo- oggetto di numerose pubblicazioni (vedi DISS cale e profondità ipocentrale e hanno attivato BIBLIOGRAFIA Working Group, 2015 e bibliografi a citata). due segmenti limitrofi dello stesso sistema di ADINOLFI G.M., DE MATTEIS R., OREFICE A., FESTA G., ZOLLO Queste strutture sismogenetiche sono vin- faglia (vedi DISS Working Group, 2015 e bi- A., DE NARDIS R., LAVECCHIA G. (2015), The Septem- colate dall’andamento della sismicità, dalla bliografi a citata). Le profondità ipocentrali dei ber 27, 2012, ML 4.1, Benevento earthquake: a distribuzione spaziale degli aftershocks, dai due eventi sono intorno ai 20 km; i meccanismi case of strike-slip faulting in Southern Apen- nines (Italy), Tectonophysics, 660, 35-46, doi: dati provenienti dai meccanismi focali, dal- focali e l’analisi degli aftershocks indicano un 10.1016/j.tecto.2015.06.036. le ripetute misure di livellazione e dai dati movimento di trascorrenza destra lungo piani BARCHI M.R., MINELLI G., PIALLI G. (1998), The CROP 03 geologici. sub-verticali con direzione est-ovest. Entram- profile: A synthesis of results on deep structures L’evento del 6 maggio e i principali after- bi gli eventi presentano una evidente propaga- of the northern Apennines, Mem. Soc. Geol. It. shocks sono stati generati da thrust ciechi zione della rottura verso l’alto con forte effetti 52, 383-400. a basso angolo, sud-vergenti, relativamente di direttività. BARTOLINI C., D’AGOSTINO N., DRAMIS F. (2003), Topog- superfi ciali (2-7 km di profondità) mentre Il verifi carsi di questi due eventi ha sor- raphy, exhumation, and drainage network evolu- tion of the Apennines, Episodes, 26, 3, 212-216. l’evento più forte del 15 settembre è stato preso la comunità scientifi ca in quanto si so- BASILI R., BARBA S. (2007), Migration and shortening generato da una struttura compressiva più no verifi cati in un’area, lontana dalla cresta rates in the Northern Apennines, Italy: implica- profonda (6-11 km) localizzata a nord delle appenninica e dai fronti dei thrust attivi, in tions for seismic hazard, Terra Nova, 19; 462- strutture precedenti e ritenuta un segmento cui non erano noti terremoti storici e strumen- 468, doi: 10.1111/j.1365-3121.2007.00772.x. del thrust Periadriatico (Burrato et al., 2008). tali e non erano state identifi cate faglie attive. BASILI R., VALENSISE G., VANNOLI P., BURRATO P., FRACASSI Le livellazioni geodetiche hanno mostrato il Le sorgenti sismogenetiche responsabili di U., MARIANO S., TIBERTI M.M., BOSCHI E. (2008), The sollevamento cosismico cumulato dovuto questi due eventi sono allineate tra loro e si Database of Individual Seismogenic Sources (DISS), version 3: summarizing 20 years of ai principali eventi della sequenza, per una trovano circa 50 km ad ovest di una struttura research on Italy’s earthquake geology, Tec- lunghezza di circa 20 km, localizzato in corri- geologica ben nota ed evidente nel paesaggio, tonophysics, 453, 20-43, doi:10.1016/j.tec- spondenza delle aree di massimo danneggia- la Faglia della Mattinata. Quest’ultima faglia to.2007.04.014. mento. All’epoca della sequenza sono state è un’importante struttura crostale trascorren- BIGI G., BONARDI G., CATALANO R., COSENTINO D., LENTINI F., descritte delle fratture cosismiche dovute a te, con direzione est-ovest e con una lunga PAROTTO M., SARTORI R., SCANDONE P., TURCO E. (Eds.) frane e/o a deformazione di estradosso. storia tettonica (Di Bucci et al., 2010), la cui (1992), Structural Model of Italy 1:500,000, CNR La presenza di compressione attiva al riattivazione come trascorrenza destra è ci- Progetto Finalizzato Geodinamica. BIRD, J.F., BOMMER, J.J. (2004), Earthquake losses fronte delle Alpi meridionali e al fronte appen- nematicamente consistente con l’estensione due to ground failure, Engineering Geology. 75, ninico (quest’ultima testimoniata dagli even- appenninica e la spinta verso NW della placca 2, 147-179. ti emiliani del 2012 e dall’evento parmense africana. Prima della sequenza del 2002 era BURRATO P., CIUCCI F., VALENSISE G. (2003), An inven- del 1971; Tab. 1) determina la crescita delle noto il suo prolungamento offshore (a est), tory of river anomalies in the Po Plain, northern anticlinali - con conseguente deformazione ossia la struttura attiva della Gondola (e.g. Italy: evidence for active blind thrust faulting, delle superfi ci recenti e genesi di peculiari Ridente et al., 2008), e non esistevano dati Annals of Geophysics, 46, 5, 865-882. anomalie del drenaggio - ed è dovuta ai pro- per poter presupporre un suo proseguimen- BURRATO P., POLI M.E., VANNOLI P., ZANFERRARI A., BA- SILI R., GALADINI F. (2008), Sources of Mw 5+ cessi in corso di convergenza regionali (vedi to verso l’Appennino (a ovest). Gli eventi del earthquakes in northeastern Italy and western § “Contesto geodinamico”). Numerosi eventi 2002 hanno avuto notevoli analogie con l’e- Slovenia: an updated view based on geological storici e strumentali sono localizzati presso vento localizzato a circa 16 km di profondità and seismological evidence, Tectonophysics, il fronte più esterno dell’Appennino e i suoi presso Potenza, con cinematica trascorrente doi: 10.1016/j.tecto.2007.07.009.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 BURRATO P., VANNOLI P., FRACASSI U., BASILI R., VALENSISE FANTONI R., FRANCIOSI R. (2009), Mesozoic extension ne activity of the Gondola Fault Zone (Southern 147 G. (2012), Is blind faulting truly invisible? Tec- and Cenozoic compression in Po Plain and Adriatic Foreland): deformation of a regional tonic-controlled drainage evolution in the epi- Adriatic foreland, Rendiconti online Soc. Geol. shear zone and seismotectonic implications, central area of the May 2012, Emilia-Romagna It., 9, 28-31. Tectonophysics, 453, 110-121, doi:10.1016/j. earthquake sequence (northern Italy), Annals FERRANTI L., MILANO G., PIERRO M. 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Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 148 JACOPO BOAGA Dipartimento di Geoscienze, Università degli Studi La sismicità del Veneto di Padova tra eventi storici e recenti E-mail: [email protected] The seismicity of the Veneto Region: historical and recent earthquakes

Parole chiave (key words): Sismicità (Seismicity), Veneto (Veneto), terremoti storici (historical earthquakes)

RIASSUNTO et al. 2000). I principali lineamenti che ca- strati dalle reti di monitoraggio strumentali. I La Regione Veneto è interessata da una ratterizzano le Prealpi venete centrali sono il dati di base della sismicità nazionale vengo- relativamente intensa attività tettonica, prin- sovrascorrimento del Montello (Benedetti et no raccolti ed elaborati dall’Istituto Nazionale cipalmente legata alla dinamica post-oligo- al. 2000) e alcune strutture minori, con orien- di Geofi sica e Vulcanologia (INGV, www.ingv. cenica del dominio Sudalpino orientale. Dal tamento OSO-ENE, come i sovrascorrimenti it). Studi sismologici di dettaglio vengono punto di vista sismico il territorio regionale Bassano-Cornuda e Thiene-Bassano (Fig. 1). anche eseguiti da altri Enti di Ricerca quale è stato teatro di eventi sismici storici anche Le provincie più meridionali della Regione Ve- l’Istituto Nazionale di Oceanografi a e di Geo- importanti, e risente, come molto recente- neto, pur non ospitando strutture tettoniche fi sica Sperimentale di Trieste (OGS, www.ogs. mente dimostrato, della rilevante sismicità esposte, risentono sismicamente delle attività trieste.it). INGV prevede alla compilazione proveniente dalle zone limitrofe. Focalizzan- dei sovrascorrimenti sepolti del fronte appen- dei cataloghi sismici nazionali, tra i quali il dosi sul territorio regionale, si descrivono i più ninico settentrionale (Boccaletti et al. 1985), Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani accreditati studi riguardanti i terremoti sto- con indizi di paleosismicità che interessano (Rovida et al. 2016), che raccoglie tutti gli rici rilevanti per poi analizzare la più recente anche i settori centrali (Martin et al. 2017). eventi noti storici e strumentali, riferendosi attività tellurica registrata strumentalmente. ai dati aggiornati di intensità macrosismica La sismicità viene quindi correlata alle zone 2. LE SISMICITÀ DEL TERRITORIO VENETO (DataBase Macrosismico Italiano DBMI, Lo- potenzialmente sismogenetiche che interes- Per defi nire la sismicità di un territorio è cati et al. 2016). La Fig. 2 illustra le intensità sano il Veneto e ne determinano il grado di necessario valutare sia i terremoti del passa- macrosismiche massime osservate (Imcs) nel pericolosità. to, di cui si valutano intensità e localizzazione territorio veneto a seguito degli eventi sismici dalle fonti storiche, che quelli più recenti regi- della fi nestra temporale 1000-2014. 1. INQUADRAMENTO TETTONICO Il territorio veneto insiste, dal punto di vi- sta tettonico, sul fronte plio-quaternario del Alpi Meridionali orientali (Sudalpino orienta- le). Il settore compreso tra i monti Lessini e il confi ne con il territorio friulano, rappresen- tata dalle pre-Alpi Venete, è schematizzabile come un sistema di sovrascorrimenti (thrusts in Fig. 1) a basso angolo con vergenza S-SE di età principalmente neogenica (Galadini et al. 2005; Doglioni 1990, Poli et al. 2008). La catena neogenica è dovuta alla convergenza Adria-Europa, la cui velocità è stata stimata in 2-3 mm/anno (D’Agostino et al. 2005, Caporali A. and Martin S. 2000; Grenerczy et al., 2005; Serpelloni et al. 2005; Scissiani e Calamita 2009). Il settore veneto centrale è dominato dal sovrascorrimento sud-vergente “Bassa- no-Valdobbiadene” (Doglioni, 1992), limitato a ovest dal di faglie trascorrenti (strike-slip) della linea Schio-Vicenza, che rappresenta la giunzione cinematica del settore orientale con il Sudalpino centrale (Sauro e Zampieri 2001; Zampieri et al. 2003). Il settore più occidentale confi na con il sistema tettonico delle Giudicarie (Vigano et al. 2013; Caporali et al. 2003), mentre il settore orientale confi na con le complesse strutture del fronte friulano, Figura 1 – Schema strutturale delle Alpi Meridionali orientali da Poli 2008, mod. 1. Austroalpino; 2. Sudalpino orientale; 3. dove si concentra il maggior raccorciamento Avampaese sudalpino-appenninico; 4. Fronte appenninico settentrionale; 5. Regione a prevalente deformazione dinarica. In corsivo i principali lineamenti veneti: SV Schio-Vicenza; BC Bassano-Cornuda; TB Thiene-Bassano; MT Montello; BD della propaggine meridionale del Sudalpino Linea Monte Baldo; BL Linea di ; VS Linea della Val Sugana; PE Thrust periadriatico. Le frecce indicano le direzioni (Poli et al. 2008; Slejko et al. 1999, Aoudia di convergenza della placca Adriatica secondo D’agostino et al. 2005 (blu) e Grenerczy et al. 2005 (rosso)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 928 località che hanno risentito degli effetti 149 di terremoti, con dati provenienti dal cata- logo ASMI (Archivio Storico Macrosismico Italiano, emidius.mi.ingv.it/ASMI), l’associa- to catalogo DBMI (DataBase Macrosismico Italiano, Locati et al. 2016) e l’importante catalogo CFTI Med 4.0 (Catalogue of Strong Earthquakes in Italy and Mediterranean Area 760-1500; Guidoboni et al. 2007). Delle 928 località sono state estratte le 177 che hanno storicamente subito Intensità macrosismiche (Imcs) di grado ≥ 7, ovvero che hanno subito considerevoli danni dagli eventi tellurici. Si sono poi analizzati i terremoti responsabili delle Imcs ≥ 7. Sono stati quindi individuati un totale di 27 eventi storici, di cui 17 prove- nienti dal catalogo ASMI e DBMI e ulteriori 10 riportati nel catalogo CFTI-Med 4.0. La Tab. 1 riporta i dati relativi ai forti terremoti storici accorsi in Veneto e zone adiacenti, con il re- lativo posizionamento, la massima Intensità (Imax) e la stima della magnitudo equivalente (Me) con relativa incertezza (ove riportata). Le località che hanno risentito di eventi con Imax ≥ 7 sono state suddivise per pro- vincia (Fig. 3). Dalla fi gura si evince che la provincia storicamente più colpita risulta es- sere la Marca Trevigiana, seguita da Belluno, Figura 2 – Intensità macrosismica del Veneto come ricavata dal Database macrosismico Italiano 1000-2014 (DBMI, Locati Verona e Vicenza. Anche 3 località provincia et al. 2016). La dicitura HD (Heavy Damage) indica danni rilevanti di Rovigo sono state storicamente interessate

Si può notare come tutto il territorio ve- Tabella 1 – Eventi che hanno causato Imax ≥ 7 accorsi nel territorio Veneto. Agli eventi catalogati neto abbia risentito, con diverse intensità, dal catalogo ASMI-DBMI15 si associano quelli aggiuntivi inseriti nel catalogo CFTI –Med 4.0 dell’attività sismica delle zone limitrofe. Con- Terremoto Data Lat. Lon. Imax Me siderando solo gli eventi in grado di generare Eventi provenienti da Catalogo DBMI15 e ASMI rilevanti danni (Imcs ≥ 7), si osserva come Verona 1117 03 01 1117 45.367 11.167 9.1 6.8 quest’ultimi insistano nelle aree tettonica- Verona 1183 00 12 1183 45.433 11 6.5 4.9 mente attive descritte sopra, ovvero lungo Bresciano/Veronese 1222 25 12 1222 45.533 10.623 7.5 5.68 ± 0.36 la fascia prealpina dei sovrascorrimenti a Alpi Giulie 1348 (?) 25 01 1348 46.504 13.581 9 6.63 ± 0.10 basso angolo con direttrice OSO-ENE, la zona Ferrarese 1570 17 11 1570 44.824 11.632 7.5 5.44 ± 0.17 di svincolo del Garda orientale, e le parti più Asolo 1695 25 02 1695 45.8 11.95 10 6.5 meridionali della regione che risentono gli ef- Pordenonese 1812 25 10 1812 46.027 12.589 7.50 5.62 ± 0.25 fetti dei sovrascorrimenti appenninici. Le in- Asolano 1836 12 06 1836 45.803 11.825 8 5.53 tensità più rilevanti sono associate ad eventi Prealpi Trevigiane 1860 10 03 1860 45.889 12.146 6.5 4.92 ± 0.36 con magnitudo momento Mw ≥ 5.5 storica- Monte Baldo 1866 11 08 1866 45.737 10.797 7 4.96 ± 0.39 mente occorsi in Veneto e, più recentemente, /Cansiglio 1873 29 06 1873 46.167 12.383 9.5 6.3 nei territori limitrofi quali Emilia e Friuli. Per Val Illasi 1891 07 06 1891 45.564 11.165 8.50 5.87 i terremoti storici i livelli di incertezza nella Garda Occidentale 1901 30 10 1901 45.584 10.49 7.5 5.44 ± 0.10 Garda Orientale 1932 19 02 1932 45.632 10.729 5.5 5.16 ± 0.34 quantifi cazione del danno, e quindi dell’ener- Cansiglio 1936 18 10 1936 46.089 12.38 9 6.06 gia liberata, sono evidentemente proporzio- Feltrino 1943 24 07 1943 45.986 11.883 7 5.07 ± 0.13 nali alla accuratezza delle fonti (Guidoboni Prealpi Vicentine 1989 13 09 1989 45.87 11.172 6.5 4.99 ± 0.10 e Ebel 2009); per le misurazioni strumentali Eventi provenienti da Catalogo CFTI-Med 4.0 sono invece relativi alla distribuzione ed alla Treviso 778 ? ? 778 45.667 12.25 8.5 5.8 effi cienza delle stazioni sismometriche. Per Media Valle dell’Adige valutare la sismicità del Veneto dobbiamo 1046 09 11 1046 45.83333 11.067 9 6 considerare sia gli eventi storici più signifi - Trevigiano 1268 04 11 1268 45.733 12.083 8 5.4 cativi riconosciuti, sia la sismicità recente co- Venezia 1284 17 01 1284 45.433 12.333 7 4.7 me strumentalmente misurata dalle stazioni Trevigiano 1859 20 01 1859 45.883 12.1 7.5 5.2 sismometriche locali. Monte Baldo 1876 29 04 1876 45.75 10.783 7.5 4.9 Monte Baldo 1877 01 10 1877 45.767 10.8 7 4.6 2.1 SISMICITÀ STORICA Monte Baldo 1882 18 09 1882 45.717 10.767 7 5 Per analizzare la sismicità storica del Salò 1901 30 10 1901 45.583 10.5 8 5.7 Veneto sono state dapprima selezionate le Monte Baldo 1932 19 02 1932 45.633 10.733 8 5.1

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 150

Figura 3 – Numero di località venete che hanno risentito storicamente di Imax ≥ 7 suddivise per provincia sulla base del catalogo DBMI15. Le città di Venezia, Padova e Piove di Sacco sono segnalate per gravi danni (HD) con intensità stimate > 7 a seguito dell’evento del 1117.

Tabella 2 – Città con più di 10.000 abitanti che hanno storicamente risentito di Imax ≥ 7 e del CRS-OGS con magnitudo locale Ml ≥ 3 relativo evento sismico più significativo degli ultimi 20 anni (1997-2017). Città Evento più signifi cativo Anno Come si può notare eventi sismici di de- Verona Terremoto di Verona 1117 bole entità interessano tutto il territorio regio- Belluno Terremoto delle Alpi Giulie 1348 nale, tuttavia essi sono particolarmente con- Padova Terremoto di Verona 1117 centrati lungo il sistema dei sovrascorrimenti Venezia Terremoto di Verona 1117 pre-alpini con direzione OSO-ENE. Si registra- Bassano del Grappa Terremoto di Asolo 1695 Piove di Sacco Terremoto di Verona 1117 no solo 3 eventi con Ml ≥ 4 avvenuti rispettiva- Conegliano Terremoto di Asolo 1695 mente nelle prossimità del M.te Baldo (2011), Terremoto di Asolo 1695 Grezzana (2012) e nel Golfo di Venezia, a mare Feltre Terremoto di Cansiglio 1873 (1997). Nessun evento strumentalmente regi- Asolo Terremoto di Asolo 1695 strato in Veneto ha superato, negli ultimi 20 Valdobbiadene Terremoto di Asolo 1695 anni, la Ml di 4.4.

dagli effetti di eventi distruttivi, aventi però epicentri nel territorio emiliano. Nel catalogo DBMI15 risultano colpite da gravi danni (HD: Heavy Damage) a seguito del terremoto del 1117 anche le città di Venezia, Padova e Piove di Sacco come descritto in Guidoboni et al. 1995 e Guidoboni et al. 2015. La tabella 2 elenca i centri abitati con più di 10.000 abitanti che hanno risentito stori- camente di Imax ≥ 7, con il relativo evento più signifi cativo. Come si può notare anche capoluoghi come Venezia, Verona, Padova e Belluno hanno in passato subito eventi di- struttivi legati alla attività tellurica.

2.2 SISMICITÀ STRUMENTALE La rete sismica nazionale (www.cnt. ingv.it) in Veneto è integrata da effi cienti reti sismometriche locali, gestite dal Centro di Ricerche Sismologiche (CRS) dell’Istitu- to Nazionale di Oceanografi a e di Geofi sica Sperimentale di Trieste (OGS, www.crs.inogs. it). La rete registra, localizza e analizza tutti gli eventi tellurici del Nord-Est, pubblicando i propri database (e.g. Priolo, 2008). La Fig. 4 mostra tutti gli eventi registrati Figura 4 – Eventi sismici strumentalmente registrati in Veneto nel periodo 1997-2017 dalla rete sismometrica del CRS-OGS nel territorio veneto dalla rete sismometrica con Ml ≥ 3 (www.crs.inogs.it)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 3. EVENTI PIÙ SIGNIFICATIVI Grappa con distruzioni gravissime in più Nord-Orientale e leggeri danni furono re- 151 Sulla base dell’analisi della sismicità di 30 centri abitati. La scossa fu avverti- gistrati anche in distanti capoluoghi come storica e di quella strumentale, sono stati ta anche da territori emiliani e lombardi Bolzano e Venezia (Guidoboni et al. 2007). individuati gli eventi più signifi cativi che sino a Varese. Provocò centinaia di morti, • Terremoto del Friuli 1976; il più forte even- hanno interessato il territorio Veneto. La Fig. 5 acuendo una crisi economica già in corso to strumentalmente registrato dell’Italia mostra i terremoti più signifi cativi dell’area e causando lo spopolamento di diversi Nord-Orientale. La sequenza comprende- veneta e immediate vicinanze e il relativo centri (Guidoboni et al. 2007). va 6 scosse principali, di cui 3 con ma- anno di accadimento limitatamente ai terre- • Terremoto di Asolo 1836; non causò vit- gnitudo ≥ 5.5. Avvertito con forza in tutto moti con Magnitudo stimata (o registrata) ≥ time ma danni gravi agli abitati dell’a- il Nord-Italia, causò 990 vittime, più di 5.5 e con accreditati riferimenti incrociati nei solano e risentimenti forti a Bassano del 100.000 sfollati e decine di migliaia di database nazionali. Grappa (Guidoboni et al. 2007). crolli (Boschi et al. 2000; Aoudia et al. 2000; Peruzza et al. 2002). • Terremoto d’Emilia 2012; importante se- quenza sismica che ha recentemente in- teressato il territorio di Modena-Ferrara, con forti risentimenti in tutto il Nord-Ita- lia. Si sono susseguite decine di scosse con magnitudo ≥ 4 tra maggio e giugno causando 27 vittime e ingenti danni. Nel territorio veneto le 2 scosse principali, con magnitudo di 5.9 e 5.8 rispettivamente, hanno generato forti risentimenti e danni nella provincia meridionale di Rovigo (An- zidei et al. 2012).

4. LE ZONE SISMOGENETICHE VENETE Sulla base della sismicità storica e stru- mentale, integrata con le conoscenze tettoni- che, possono essere identifi cate le strutture re- sponsabili dei terremoti di maggior intensità. Il gruppo di lavoro del Database of Individual Sei- smogenic Sources dell’INGV ha individuato su scala nazionale le zone sismogenetiche capaci di terremoti con magnitudo > 5.5 (Basili et al. 2008; Diss working group 2015). Si considera- no qui le zone sismogenetiche che interessano Figura 5 – Terremoti con M ≥ 5.5 che hanno interessato il territorio Veneto e zone limitrofe con relativo anno di accadimento più specifi catamente il Veneto (rappresentate in Fig. 6, sovrapposte allo schema strutturale Si possono individuare 10 forti terremoti • Terremoto dell’ Alpago/Cansiglio 1873; di Fig. 1) relative a sistemi di faglie profondi che hanno avuto effetti distruttivi sul territo- l’area più colpita comprendeva la zona del ritenuti in grado di liberare energie rilevanti. rio veneto (si rimanda alla letteratura citata Lago di Santa Croce e la conca dell’Alpa- Ai fi ni della pericolosità locale sarà necessario per approfondimenti): go, danneggiando in maniera anche rile- valutare anche i sistemi di faglie attive mino- • Terremoto di Verona 1117; si tratta dell’e- vante il capoluogo Belluno. Il terremoto ri nonché le faglie superfi ciali capaci, ovvero vento più forte avvenuto nel Nord Italia provocò diversi crolli e causò 80 morti e faglie attive in grado di produrre una signifi - (Guidoboni et al. 2005). È un terremoto la decine di feriti (Guidoboni et al. 2007). cativa deformazione tettonica permanente in cui localizzazione è ancora dibattuta (Bo- • Terremoto della Valle dell’Illasi 1891; in- superfi cie (IAEA 2010). schi et al. 1995, 1997; Giorgetti and Iac- teressò tutta l’area dei Lessini con effetti Nel territorio veneto sono state identifi cate carino 1997) che ebbe effetti devastanti in gravi nella zona prealpina veronese e vi- e classifi cate 8 principali zone sismogenetiche tutta l’area raggiungendo magnitudo per centina. Diversi crolli furono registrati a capaci di generare forti terremoti (si rimanda alcuni autori prossime a 7 (Bernardis et Castelvero, mentre danni minori coinvol- alla letteratura citata per approfondimenti): al. 1977). Approfonditi studi recenti hanno sero anche Verona (Guidoboni et al. 2007). • Area Veronese. È considerata la zona si- verificato come gli effetti siano dovuti alla • Terremoto di Salò 1901; generò danni mo- smogenetica del terremoto del 1117. Si concomitanza di più eventi (Guidoboni e derati ma diffusi in tutta l’area gardesa- tratta di una zona anomala ed in fase di Comastri 2005). Esso venne avvertito an- na (Camassi et al. 2011). intenso studio poiché potrebbe non essere che in buona parte dell’Europa centrale e • Terremoto del Cansiglio 1936; ebbe i associata nè ai noti sistemi di sovrascor- fu causa di sconvolgimenti economico/ suoi massimi effetti a sud dell’altopiano rimento sepolti delle strutture appen- sociali (Guidoboni e Boschi 1991). del Cansiglio con numerosi crolli totali e niniche nè a quelli dei sovrascorrimenti • Terremoto del Bresciano/Veronese 1222; diffusi crolli che resero gran parte degli frontali delle Alpi Meridionali (Vannoli et evento localizzato nella zona occidentale edifici inabitabili. Gravissimi danni furono al. 2015, Burrato et al. 2003). del Lago di Garda di cui risentì il territorio registrati nella conca d’Alpago: dal 50 al • Monte Baldo. La zona appartiene al fronte veronese (Guidoboni et al. 2007). 70% delle case divennero inabitabili nei più esterno dei sovrascorrimenti del si- • Terremoto di Asolo 1695; il terremoto in- centri di Puos d’Alpago, Cornei e Villa. stema delle Giudicarie. Questa sorgente è teressò l’alto trevigiano a sud del Monte La scossa fu avvertita in tutto il distretto ipotizzata su un piano di sovrascorrimen-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 152 to con vergenza S-SE, ed è considerata suggeriscono che il sovrascorrimento del del sovrascorrimento (Benedetti et al. 2000), essere stata la causa di almeno 9 eventi Montello possa essere un’unica grande sor- mentre alla parte più orientale in direzione con Mw compresa tra 4.6 e 5.2 negli ultimi gente silente capace però di generare forti Conegliano non sembrano attribuibili eventi 2 secoli (Castaldini and Panizza, 1991). terremoti (Galadini et al. 2005, vedi cap. 4.1) tellurici (Galadini et al. 2005). Rimane quin- • Thiene-Cornuda. La zona è il segmento • Cansiglio. A quest’area sismogenetica di complesso valutare se la sorgente sia da più occidentale del complesso sistema di è attributo l’evento sismico di Bosco del ritenere composta da più segmenti, oppure sovrascorrimenti delle Alpi Meridionali che Cansiglio del 1936. Le medesime zone sono quanto la struttura sia in grado di accomoda- accomodano la convergenza N-S tra micro- state interessate anche dal forte terremoto re asismicamente gli stress di convergenza. placca adriatica e della placca europea. bellunese del 1873, la cui localizzazione è più Nella prima ipotesi la sorgente sismogene- La sua attività è testimoniata da evidenze incerta. L’area del Cansiglio è ritenuta essere tica del Montello sarebbe caratterizzata da geomorfologiche e strutturali (Galadini et un segmento dell’esteso sistema di sovra- terremoti di media entità più frequenti, che al. 2005); si stima che questo sistema di scorrimenti delle Prealpi friulano-venete suggeriscono una rottura parziale della strut- faglie sia capace di terremoti con Mw > 6 (Galadini et al. 2005; Peruzza et al. 1989). tura. In alternativa il sovrscorrimento princi- (Castaldini and Panizza 1991). pale Montello-Conegliano rappresenterebbe la • Thiene-Bassano. La zona sismogenica 4.1 LA ZONA SISMOGENETICA DEL MONTELLO struttura silente più importante del Nord-Est, Thiene-Bassano è un segmento del lungo La zona sismogenetica del Montello rap- ovvero un importante sistema sismogenico sistema di sovrascorrimenti che borda l’al- presenta una delle strutture principali del set- con tempi di ricorrenza molto lunghi (Bene- ta pianura veneta e friulana, ed è interrotta tore orientale delle Alpi Meridionali (Galadini detti et al. 2000; Burrato et al. 2009; Ferrarese ad est da strutture trasversali. Diverse evi- et al. 2005, 2008). Il rilievo del Montello è di- et al. 1998; Danesi et al. 2015; OMBRA 2011). denze geomorfologiche testimoniano l’atti- fatti una struttura di origine tettonica, tuttora vità della zona come il sollevamento di ter- attiva, come dimostrano numerose evidenze 5. CONCLUSIONI razzi fluviali, valli abbandonate e scarpate geomorfologiche e geodinamiche. Il rilievo si Dall’analisi dei terremoti storici e stru- di natura tettonica (Galadini et al. 2005) estende per circa 15 km in lunghezza e 5 km di mentali si evince come il territorio veneto sia • Bassano-Cornuda. Alcuni autori (Poli et al. larghezza con orientamento NE-SO. Si tratta di da considerarsi sismico nella sua interezza. 2008, Galadini et al. 2005) considerano la una anticlinale generatasi per deformazione La sismicità più intensa si registra nel set- zona sismogenica Bassano-Cornuda come lungo un sistema di sovrascorrimento sud- tore pre-alpino in direzione OSO-ENE dove si responsabile del terremoto di Asolo del vergente, legato alle spinte della microplacca concentrano gli scorrimenti sud-vergenti delle 1695. La zona è in linea con la zona Thiene- adriatica. Simili strutture tettoniche sono già Alpi Meridionali orientali, ma gli effetti dei forti Bassano e appartiene al sistema di sovra- note in aree di convergenza al piede di catene terremoti storici sono stati risentiti ovunque, scorrimenti con orientazione OSO-ENE. montuose in Asia e in America (Benedetti et comprese le principali città. Il territorio vene- • Bassano-Vittorio Veneto. Questa zona si- al. 2000). Lo studio cronologico di numerosi to è stato infatti direttamente interessato nel smogenetica comprende il fronte di faglie ordini di terrazzi fl uviali pleistocenici, sup- passato da forti terremoti che, come riportato che si estende al margine delle Prealpi portato da datazioni al C14 (Benedetti et al. da diverse fonti storiche, hanno provocato in- sino a Belluno, con orientamento parallelo 2000), e associato a misurazioni geodetiche genti danni in tutta la regione. In tempi più alla catena (Basili et al. 2008). delle deformazioni (Burrato et al. 2009; Danesi recenti il territorio Veneto non è stato scosso • Montello. Si tratta di una struttura tettoni- et al. 2015) hanno quantifi cato i tassi di sol- da forti eventi tellurici aventi epicentro nel camente attiva a cui sono stati attribuiti di- levamento e scorrimento in 0.5-1 mm/anno e proprio territorio, ma ha subito gli effetti dei versi terremoti storici con Mw > 5 (Benedetti 1.8-2 mm/anno rispettivamente. Alla crescita terremoti accaduti nei territori limitrofi , quali et al. 2000). La scarsa sismicità espressa dell’anticlinale è attribuita la deviazione del le crisi sismiche del Friuli e dell’Emilia. Sulla e le forti incertezze degli eventi del passato fi ume Piave (Comel 1955), che percorreva il base delle conoscenze tettoniche acquisite si versante occidentale della collina (con eviden- stima l’esistenza in Veneto di diverse strutture ze, secondo certi autori, ancora in Età Romana sismogenetiche capaci di magnitudo > 5.5, a - Benedetti et al. 2000). Alcuni autori consi- cui appartengono faglie in grado di liberare derano il sovrascorrimento del Montello come forti energie caratterizzate da tempi di ritorno separato in più segmenti (DISS v3.02) mentre medio-lunghi. In questo contesto appare pale- altri (Galadini et al. 2005) lo considerano come se come le politiche di prevenzione del rischio una sorgente potenzialmente unica, colloca- vadano intese sia come interventi di corretta bile a 11km di profondità, capace generare progettazione e messa in sicurezza degli edi- eventi di magnitudo sino a 6.7. Benedetti et fi cati esistenti, spesso vulnerabili, sia come al. (2000) attribuiscono al sovrascorrimento supporto al monitoraggio dell’attività sismica del Montello gli importanti terremoti storici del e agli studi sismologici in grado di meglio in- 778, del 1268 e le del 1859 (Tab.1 dal cata- quadrare la pericolosità regionale. logo CFTI-med 4.0). Considerando un tasso di scorrimento di 1.8-2 mm/anno e la struttura RINGRAZIAMENTI della sorgente, eventi di magnitudo 5.5- 6.5 Un ringraziamento particolare al prezioso suggerirebbero periodi di ritorno compresi tra lavoro degli Enti di Ricerca preposti al mo- i 500 e i 1000 anni, compatibili con gli eventi nitoraggio ed allo studio della sismicità in descritti. Tuttavia le signifi cative incertezze Italia quali INGV e OGS che, spesso grazie al e la scarsità documentale degli eventi citati fondamentale contributo di ricercatori preca- Figura 6 – Le principali zone sismogenetiche del territo- rendono molto diffi cile la loro corretta attribu- ri, forniscono quotidianamente strumenti di rio Veneto sovrapposte allo schema strutturale di Figura zione alla sorgente principale del Montello. In elevata qualità al mondo della ricerca e della 1 (Poli 2008 mod.). 1) Area Veronese; 2) Monte Baldo, 3) Thiene-Cornuda; 4) Thiene-Bassano; 5) Bassano-Cornuda; particolar modo questi terremoti con Mw > 5 professione. Ringrazio inoltre S. Martin, A. Vi- 6) Bassano-Vittorio Veneto; 7) Montello; 8) Cansiglio sono stati attribuiti alla parte più occidentale gano e M. Garbin per le costruttive indicazioni.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 CASTALDINI, D., PANIZZA, M. (1991), Inventario delle Paleotectonics in the Euganean Hills (Venetian BIBLIOGRAFIA 153 faglie attive tra i fiumi Po e Piave e il Lago di Region), Prooceding of Gruppo Italiano di Geolo- ANZIDEI M., MARAMAI A., MONTONE, P. (Eds.) (2012), Como (Italia settentrionale). Il Quaternario, 4, gia Strutturale - GIGS annual conference 2017, Special Issue on “The Emilia (northern Italy) sei- 333-410. Padova 10-13 July 2017. smic sequence of May–June, 2012: preliminary D’AGOSTINO N., CHELONI D., MANTENUTO S., SELVAGGI G., OMBRA PROJECT GROUP, CAVALIERE, A., DANECEK, P., data and results”, Ann. Geophys., 55, 515- 842. MICHELINI A. AND ZULIANI D. (2005), Strain accumu- SALIMBENI, S., DANESI, S., PONDRELLI, S., SERPELLONI, AOUDIA A., SARAÒ A., BUKCHIN B., SUHADOLC P. 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Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 154 MASSIMO BAGLIONE Geologo, Regione Toscana – Settore sismica, Ufficio Il rischio sismico in Toscana Prevenzione Sismica e la microzonazione sismica E-mail: [email protected] PIERANGELO FABBRONI Geologo, Regione Toscana – Settore sismica, Ufficio Seismic hazard and microzonation in Tuscany Prevenzione Sismica E-mail: [email protected]

VITTORIO D’INTINOSANTE Geologo, Regione Toscana – Settore sismica, Ufficio Parole chiave (key words): microzonazione sismica (seismic microzonation), fattore di amplificazione Prevenzione Sismica (amplification factor), analisi di risposta sismica (ground response analyses), rischio sismico (seismic E-mail: vittorio d’[email protected] hazard), spettro di risposta elastico (elastic response spectra)

PREMESSA Il principio ispiratore di tali norme è ga- di suolo promuovendo il suolo multifunzionale La previsione di un terremoto, allo stato rantire la maggiore sicurezza delle persone e del territorio rurale, e lo sviluppo della par- delle conoscenze attuali, non è un obiettivo dei beni, mediante un insieme di interventi tecipazione come componente ordinaria delle perseguibile. atti a eliminare o ridurre il livello di rischio procedure di formazione dei piani. Per la riduzione degli effetti distruttivi sismico del territorio. All’interno dei contenuti previsti dalla che un terremoto produce sulla popolazione Un’importante attività che contribuisce al presente legge, vengono introdotte una serie e sul patrimonio edilizio esistente, è invece raggiungimento delle fi nalità della legge è lo di indicazioni specifi che rivolte alla formazio- indispensabile attuare un’adeguata politica studio, l’analisi e la ricerca sul rischio sismico. ne dei piani strutturali e dei piani operativi di prevenzione del rischio sismico, basata su Tale attività, che ai sensi dell’articolo 3 in merito alla prevenzione e mitigazione dei una strategia che tenga conto delle priorità, della l.r. 58/2009 è effettuata dalla struttura rischio idrogeologico e sismico. Si prevede dei fi nanziamenti disponibili e che miri alla regionale competente, consiste nel: inoltre che il piano di protezione civile costi- defi nizione di un quadro conoscitivo suffi cien- a) monitorare il livello di sismicità del terri- tuisca parte integrante del piano operativo temente approfondito sia sui terreni che sul torio regionale e i parametri precursori a comunale. patrimonio edilizio presente. essa connessi, attraverso la realizzazione In merito alla prevenzione del rischio Inoltre, qualsiasi strategia di prevenzione e il monitoraggio continuo di reti di tipo sismico, all’art.104 vengono enunciate le del rischio sismico non potrà essere completa sismometrico, accelerometrico, geodetico disposizioni per la valutazione, nell’ambito senza una adeguata campagna di informa- e geochimico; della predisposizione degli strumenti urba- zione rivolta alla popolazione e una politica b) compiere indagini e analisi di microzona- nistici, della pericolosità sismica, del rischio formativa rivolta alle scuole, ai tecnici, ai zione sismica per la valutazione degli ef- sismico e delle misure di mitigazione del ri- professionisti. fetti locali nei centri urbani e sugli edifici schio stesso. La Regione Toscana ormai da numerosi strategici e rilevanti; Si prevede, infatti, come il piano struttu- anni attua una serie di iniziative di preven- c) compiere indagini e studi di valutazione rale sia uno strumento di verifi ca della peri- zione sismica che la pongono all’avanguardia sulla vulnerabilità sismica dei centri ur- colosità del territorio per gli aspetti sismici, nel panorama nazionale in questo settore. bani e, in particolare, sugli edifici strate- al cui interno debbano essere evidenziate le L’obiettivo generale che la Regione To- gici e rilevanti. aree che risultano esposte al rischio con par- scana si prefi gge è quello di proseguire con Tali attività sono riassunte nel Documen- ticolare riferimento alle aree urbanizzate, alle l’attuazione di una politica di prevenzione to Conoscitivo del Rischio Sismico, aggior- infrastrutture e alle trasformazioni. Inoltre il sismica mediante una serie di attività spe- nato con Deliberazione di G.R.T. n. 1271 del Piano Operativo diventa lo strumento utile per cifi che volte: 12/12/2016 che contiene la sintesi dello stato la defi nizione delle condizioni di fattibilità de- • all’aggiornamento del quadro delle co- di conoscenze sul rischio sismico in Toscana gli interventi di trasformazione e delle moda- noscenze sul rischio sismico, mediante e sulle attività di prevenzione sismiche rea- lità di attuazione delle misure di mitigazione lo studio e il monitoraggio dell’attività lizzate e in corso. dei rischi in funzione delle trasformazioni sismica, la classificazione sismica del Sulla base dei contenuti e delle criti- previste. territorio e l’effettuazione di indagini cità evidenziate all’interno del Documento In sintesi quindi si parla per la prima volta conoscitive e verifiche sui terreni e sugli conoscitivo, la Giunta Regionale approva di “gestione del rischio sismico” e non più edifici; annualmente il Documento Operativo per la solo di pericolosità sismica. • al miglioramento del patrimonio edilizio Prevenzione Sismica (DOPS), che rappresenta Nell’ambito del Regolamento regionale, esistente, affinché non subiscano danni lo strumento di programmazione economica- in corso di redazione, previsto dal precedente in caso di terremoto, mediante indicazio- fi nanziaria all’interno del quale sono contenu- art.104 nel rispetto dei criteri defi niti nel pre- ni, regolamenti tecnici e linee guida di te le risorse per la realizzazione delle attività sente articolo, saranno defi niti in dettaglio i progettazione; di prevenzione sismica. criteri per la stima della pericolosità sismica, • all’informazione alla popolazione e a i criteri per la stima del rischio sismico e le campagne di formazione, mediante pub- IL RISCHIO SISMICO IN TOSCANA modalità di utilizzo di tali strumenti nell’am- blicazioni e corsi specifici per studenti e La Regione Toscana con le nuove “Norme bito della pianifi cazione territoriali con il operatori del settore. per il governo del territorio”, approvate con duplice obiettivo di aumentare il livello di Con la Legge Regionale n° 58 del 16 otto- L.R. 5/2014, si pone come obiettivo prioritario conoscenza del rischio sismico sul territorio bre 2009, la Regione Toscana ha approvato le la valorizzazione del patrimonio territoriale e e programmazione azioni di mitigazione del “Norme in materia di prevenzione e riduzione paesaggistico per uno sviluppo regionale so- rischio sismico nell’ambito della pianifi cazio- del rischio sismico”. stenibile e durevole, il contrasto del consumo ne territoriale.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 LA MICROZONAZIONE SISMICA PER LA del quale sono state migliorate e/o sviluppate • il livello 1 è un livello propedeutico ai 155 PIANIFICAZIONE E LA PROGETTAZIONE metodologie di valutazione degli effetti locali successivi studi di MS, che consiste EDILIZIA basate su misure sistematiche delle velocità esclusivamente in una raccolta organica Gli studi di microzonazione sismica ven- delle onde sismiche trasversali effettuate con e ragionata di dati di natura geologica, gono realizzati sulla base delle indicazioni varie tecniche (sismica a rifrazione e rifl essio- geofisica e geotecnica e delle informa- fornite dagli Indirizzi e Criteri di Microzona- ne con onde di taglio, prove down-hole, etc...). zioni preesistenti e/o acquisite apposita- zione Sismica (di seguito ICMS), approvati Nei citati ICMS vengono defi nite le pro- mente al fine di suddividere il territorio dalla Conferenza delle Regioni in data 13 cedure, le metodologie di analisi al fi ne di in microzone qualitativamente omogenee novembre 2008. Gli ICMS hanno il merito di individuare e caratterizzare le zone stabili, dal punto di vista del comportamento si- aver omogeneizzato le metodologie di studio le zone stabili suscettibili di amplifi cazione smico. Tale approfondimento è finalizzato e le procedure (sia sotto il profi lo formale sia locale del moto sismico e le zone suscettibili alla realizzazione della carta delle “Mi- sostanziale), creando un modus operandi di instabilità. crozone Omogenee in prospettiva sismica condiviso nel panorama nazionale di settore. Nello specifi co la MS individua e carat- (MOPS)”; Tale documentazione nazionale rappre- terizza: • il livello 2 è un livello successivo in cui senta un utile documento per gli studi e le • le “Zone Stabili”: aree nelle quali non si si introduce l’elemento quantitativo as- analisi relative alla microzonazione sismica ipotizzano effetti locali di alcuna natura sociato alle zone omogenee mediante (MS), applicabile ai settori della programma- (litotipi assimilabili al substrato sismico metodologie di analisi numerica di tipo zione territoriale, della pianifi cazione urbani- in affioramento con morfologia pianeg- semplificato (abachi regionalizzati, mo- stica, della pianifi cazione dell’emergenza e giante o poco inclinata) e, pertanto, gli dellazione 1D, leggi empiriche) e l’ese- della normativa tecnica per la progettazione. scuotimenti attesi sono equivalenti a cuzione di ulteriori e più mirate indagini. La MS è recepita a livello normativo da quelli forniti dagli studi di pericolosità di Tale approfondimento è finalizzato alla tutte le Regioni, che vincolano l’approva- base; realizzazione della “Carta di Microzona- zione dei piani alla preventiva realizzazione • le “Zone stabili suscettibili di amplifica- zione Sismica”; e valutazione degli studi di MS; sono state zione sismica”, in cui il moto sismico vie- • il livello 3 rappresenta il livello più appro- predisposte o si stanno predisponendo linee ne modificato a causa delle caratteristi- fondito che permette di giungere a una guida specifi che per la gestione del territorio che litostratigrafiche e/o geomorfologiche microzonazione approfondita del territo- in aree interessate da instabilità cosismiche del territorio; rio basata su metodologie analitiche di (fagliazione superfi ciale, fenomeni di lique- • le “Zone suscettibili di instabilità”, ov- analisi di tipo quantitativo. Tale appro- fazione, instabilità di versante) condivise e vero zone suscettibili di attivazione dei fondimento è finalizzato alla realizzazione approvate dalla Conferenza delle Regioni e fenomeni di deformazione permanente della “Carta di Microzonazione Sismica Province autonome. del territorio indotti o innescati dal sisma con approfondimenti”. Infi ne, sono state sviluppate applicazioni (instabilità di versante, liquefazioni, fa- A oggi, mediante i fi nanziamenti nazio- della MS per la riduzione del rischio per fi na- gliazioni superficiali). nali di cui alla Legge n. 77/2009 art. 11 (e lità di protezione civile, come l’analisi della Gli studi di MS rivestono una notevole im- stanziati con successive ordinanze a partire Condizione Limite per l’Emergenza (CLE) e la portanza nella pianifi cazione territoriale, for- dal 2010 e fi no al 2017), la diffusione degli microzonazione sismica compare tra gli ele- nendo una base conoscitiva della pericolosità studi di MS è in costante ascesa su tutto il menti considerati fondamentali, a livello na- sismica locale, al fi ne di stabilire gerarchie panorama nazionale. zionale, nei programmi standard di riduzione di pericolosità utili per la programmazione La Regione Toscana ha potuto benefi ciare, del rischio sismico. di interventi di riduzione del rischio sismico come le altre regioni e province autonome, dei La Microzonazione Sismica permette di a varie scale, orientare la scelta di aree per fi nanziamenti di provenienza statale (previsti valutare in forma qualitativa e/o quantitativa nuovi insediamenti, defi nire gli interventi am- dall’art.11 della legge 77 del 24 giugno 2009 le modifi cazioni apportate allo scuotimento missibili in una determinata area, program- e suddivisi in 7 annualità) che disciplinano i del suolo dalle condizioni geologico-tecniche mare le indagini e i livelli di approfondimento, contributi per gli interventi di prevenzione del locali e dalle condizioni topografi che locali. stabilire orientamenti, modalità e priorità di rischio sismico, tra cui un canale specifi co fi - Tale attività rientra in un quadro più generale intervento nelle aree urbanizzate. nalizzato agli studi di microzonazione sismica nei programmi di prevenzione e di mitigazione In generale la realizzazione di una stu- a livello comunale. degli effetti di un terremoto, in cui è neces- dio di MS può essere affrontata con diversi Tali fi nanziamenti nazionali, unitamente sario individuare in via preliminare con criteri livelli di approfondimento che vengono det- agli studi di MS che i Comuni hanno realizza- speditivi le zone a più elevato rischio sismico tati dalle fi nalità (pianifi cazione territoriale, to autonomamente ai sensi del Regolamento da sottoporre a studi particolareggiati. pianifi cazione per l’emergenza, progettazione Regionale 53R/2009, hanno permesso alla A tale riguardo, la normativa di riferi- delle opere), dalle necessità intrinseche del Regione Toscana di poter disporre a oggi di mento consente di valutare gli effetti locali di sito (caratteristiche geomorfologiche, impor- numerosi studi di microzonazione sismica, amplifi cazione del moto sismico sia in modo tanza delle opere da realizzare) e dei livelli di prevalentemente di Livello 1, già realizzati semplifi cato, sia con modalità analitiche più pericolosità. su oltre il 65% dei comuni toscani, come è rigorose (RSL). Uno degli aspetti più impor- In relazione ai diversi contesti geologico- possibile evincere in Fig.1 e Tab.1. tanti di queste normative è quello di defi nire tecnici, alla pericolosità sismica di base ed Si tratta, per la maggior parte di essi, di e di valutare l’amplifi cazione sismica dei ter- in funzione dei diversi obiettivi degli studi di comuni ubicati nelle zone a maggior pericolo- reni sulla base della defi nizione del parametro MS, possono essere effettuati n. 3 livelli di sità del territorio regionale. Inoltre, per 12 di Vs, cioè della velocità delle onde di taglio. approfondimento, con complessità e impegno questi comuni è già stato realizzato anche lo In questa direzione già da diversi anni economico crescente. studio di microzonazione sismica di terzo li- (Ferrini et al., 2007) si è mossa la Regione In particolare possono essere predisposti vello (MS3) per il capoluogo ed eventualmente Toscana attraverso il Programma di Valuta- i seguenti livelli: le principali frazioni (Baglione et al., 2015). zione degli Effetti Locali (VEL), nell’ambito

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 156

Figura 1 – Stato di avanzamento degli studi di microzonazione sismica in Toscana

Tabella 1 – Stato di realizzazione degli studi di MS in Toscana. Nella colonna del totale in output (PSAout) e l’analogo integrale per lo comuni, i numeri tra parentesi indicano i comuni classificati in zona sismica 2 spettro in input (PSAin). Prov. Totale Comuni Comuni La Fig. 3 illustra, invece, lo stralcio di Comuni (*) con MS approvata con MS in corso carta di MS3 realizzata per la medesima area. AR 37 (24) 26 9 Preme sottolineare come la realizzazione FI 42 (13) 27 5 di studi MS3 per i suindicati comuni sia stata PO 7 (4) 7 - possibile grazie alla non trascurabile quantità di PT 20 (6) 12 4 indagini geologiche s.l. (cartografi e geologiche, LU 33 (22) 13 15 indagini geognostiche, geotecniche e geofi si- MS 17 (14) 9 8 che) realizzate nel corso degli ultimi vent’anni LI 20 (0) - - nelle aree a maggior pericolosità sismica del PI 37 (0) 15 - territorio regionale (area appenninica e Amiata) SI 35 (4) 12 13 nell’ambito del Programma Regionale VEL. GR 28 (2) 8 - Tale livello di indagine è disponibile per Totale 276 (89) 129 (47%) 54 (20%) molti altri comuni, già dotatisi di studio di

La Fig. 2 riporta una sezione geologico- tecnica relativa all’area di Case Caldeta nel comune di Vicchio (FI); tale sezione è stata una delle sezioni sottoposte a analisi di ri- sposta sismica 2D a cura del DICEA dell’Uni- versità di Firenze; nel grafi co in alto è visibile l’andamento del parametro FHa0105, utiliz- zato per la stima dell’amplifi cazione locale e descritto nell’equazione:

. ଴ ହ ( ) ݋ݑݐ ܶ ݀ݐܣܵܲ ׬଴.ଵ ܨܪܽ(଴.ଵି଴.ହ) ୀ . ଴ ହ ( ) ݐ݀ ܶ ݊݅ܣܵܲ ׬଴.ଵ

dove il parametro viene stimato mediante il rapporto tra l’integrale tra i periodi di 0.1sec Figura 2 – Evoluzione spaziale del fattore di amplificazione (FHa0105) in riferimento alla sezione geologico-tecnica n.1 e 0.5sec dello spettro in pseudoaccelerazione nell’area di Case Caldeta nel comune di Vicchio (FI)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 le aree per le quali sono stati previsti feno- 157 meni di instabilità (fenomeni di liquefazione dinamica, fenomeni gravitativi attivi o faglie attive e capaci). A ogni classe di pericolosità corrispondono poi, nell’ambito del Regola- mento Urbanistico, specifi che prescrizioni in termini di approfondimenti di studio da at- tuare in fase di Piano Attuativo o nella suc- cessiva fase progettuale. È in corso, in ambito regionale toscano, una revisione delle norme relative agli stru- menti geologici a supporto della pianifi cazio- ne urbanistica. Tale revisione discende dalle novità introdotte nella recente L.R. 65/2014 che introduce all’art.104 alcuni elementi di novità nell’ambito della prevenzione e mitiga- zione dei rischio, tra cui quello sismico. In riferimento a quest’ultimo aspetto, all’interno della revisione della norma, sarà prevista la possibilità di utilizzo diretto dei risultati della microzonazione sismica di terzo livello per la progettazione di opere ordinarie. L’esecuzione di studi di MS3 prevede, in- fatti, per la stima delle amplifi cazioni locali, la realizzazione di adeguate analisi di rispo- sta sismica locale. Il prodotto di output per tali analisi è solitamente costituito oltre che Figura 3 – Stralcio della carta di MS3 per l’area di Case Caldeta nel comune di Vicchio (FI) da fattori di amplifi cazione, utilizzati per la quantifi cazione della minore o maggiore pre- microzonazione sismica di livello 1, per i possibile estrarre le curve di decadimento disposizione dei terreni indagati all’amplifi - quali nelle prossime annualità sarà possibile del modulo di taglio normalizzato (G/G0) e di cazione locale, anche da spettri di risposta l’implementazione a livelli superiori di mi- incremento del rapporto di smorzamento (D) elastici (caratterizzati tipicamente da uno crozonazione sismica, sulla base di quanto sia relative alla singola prova sia in termini di smorzamento del 5%). previsto dagli ICMS. curve medie selezionabili in funzione delle li- Sulla base dell’esperienza fi nora matura- La banca dati VEL (consultabile sul porta- tologia, formazione geologica e/o area di pro- ta in regione Toscana è possibile affermare le http://www.regione.toscana.it/speciali/ri- venienza selezionata (Baglione et al., 2015). come un completo e dettagliato studio di MS3 schio-sismico mediante una pagina web-gis Il principale utilizzo di uno studio di micro- possa restituire microzone stabili con ampli- dedicata, realizzata mediante collaborazione zonazione sismica è da ricercare, nella fase di fi cazione (solitamente di limitata estensione scientifi ca con il Dipartimento di Scienze della pianifi cazione urbanistica, come defi nizione areale) in cui è possibile (in aggiunta a quan- Terra dell’Università di Firenze) comprende: di livelli o classi di pericolosità sismica, da to previsto dagli ICMS) fornire strumenti utili • 1355 linee di sismica a rifrazione con on- realizzare sulla base delle normative vigenti a rappresentare in quel determinato ambito de P e SH; nella regione di interesse (in Toscana è vi- areale l’azione sismica di progetto. • 39 linee sismiche a riflessione HR (High gente il Regolamento 53R/2011) e derivanti In Fig. 4 sono illustrati per l’area di Ca- Resolution); dall’acquisizione del quadro conoscitivo ot- se Caldeta gli spettri di risposta medi per • circa 567 sondaggi geotecnici (con più di tenuto dagli studi di microzonazione sismica. ognuna delle microzone stabili suscettibili 1400 prove SPT) con prove down-hole; Le classi di pericolosità sismica sono di amplifi cazione, individuate sulla base del • più di 500 campioni indisturbati su cui quattro: dalla pericolosità sismica S1 (attri- valore del parametro FHa0105, da allegare sono state eseguite prove di laboratorio buibile alle zone stabili) alla S4, che riguarda allo studio di MS3 come previsto dagli ICMS. (statiche e dinamiche). I dati possono essere ricercati, selezio- nati e visualizzati mediante criteri di ricerca geografi ci per provincia, area geografi ca, co- mune, località. In alternativa i dati possono essere ricercati interattivamente dall’utente. Inoltre, per ogni sondaggio selezionato si possono consultare ed estrarre i dati diretti (stratigrafi e) e quelli indiretti relativi (prove geofi siche in foro, prove SPT e/o report delle analisi di laboratorio sui campioni eventual- mente prelevati). Infi ne, per i campioni indisturbati, per i quali sono state effettuate analisi geotec- Figura 4 – Spettri medi per le microzone stabili suscettibili di amplificazione nell’area di Case Caldeta nel comune di niche di laboratorio in campo dinamico, è Vicchio (FI)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 158

Figura 5 – Confronto tra spettro caratteristico e spettri di risposta elastici semplificati (NTC08) per la microzona E nell’area di Case Caldeta nel comune di Vicchio (FI)

La proposta verte, quindi, sulla defi nizione di • ricavati tali valori si determinerà l’esten- Questo spettro si riferisce a un periodo una procedura fi nalizzata alla defi nizione di sione del plateau (tratto dello spettro con di ritorno di 475 anni e, pertanto, può essere spettri di risposta elastici, direttamente de- accelerazione costante) tenendo conto paragonato allo spettro semplifi cato di nor- rivanti dagli studi di microzonazione sismica, che Tc = 2π*(SV/SA) e Tb = 1/3Tc. Noti i mativa relativo all’azione sismica per lo Stato da utilizzare nelle fasi progettuali successive parametri indipendenti dalle condizioni di Limite di Salvaguardia della Vita (SLV) per un a quella pianifi catoria. sito (ag e Td) è possibile, infine, ricavare edifi cio “ordinario” (Vita nominale VN = 50 Effettuate le analisi di risposta sismica il parametro S come amax/ag dove amax anni e Classe d’uso CU = II). locale (tipicamente per un Tr=475 anni) è è calcolata da analisi di risposta locale. Oltre all’analisi “uffi ciale” della MS3, possibile, realizzata la carta di microzona- Il parametro F0, indipendente dalle condi- caratterizzata da un periodo di ritorno tipi- zione sismica di terzo livello, pervenire alla zioni sismostratigrafiche del sito secondo camente di 475 anni, mediante una modesta defi nizione di spettri “caratteristici”, preve- l’approccio semplificato delle NTC2008, implementazione d’indagine, si potrà preve- dendo i seguenti passi: nel presente metodo viene reso, invece, dere la realizzazione di analoghe analisi im- • raggruppare per ogni microzona indivi- dipendente dalle condizioni geologiche ponendo come input sismico accelerogrammi duata (caratterizzata da un valore omo- locali con valore pari al rapporto tra SA e spettro-compatibili e sismo-compatibili per geneo del fattore di amplificazione) tutti amax (accelerazione di ancoraggio dello periodi di ritorno propri dello Stato Limite di gli spettri di risposta elastici di output spettro caratteristico). Esercizio (di solito Stato limite di Danno, SLD), ricadenti in essa, ricavandone lo spettro Lo spettro così regolarizzato è visibile in che nel caso specifi co corrispondono ad un medio (Fig. 5); blu nell’esempio di Fig. 5, dove è messo a con- Tr=50 anni, operando con la medesima pro- • operare la regolarizzazione dello spettro fronto con gli spettri semplifi cati di normativa cedura precedentemente illustrata. medio. Questa operazione permette di (relativi alle categorie di sottosuolo B ed E) In Fig. 6, invece, sono rappresentati tutti definire sia uno spettro di forma similare più attinenti alle condizioni sismostratigrafi - gli spettri caratteristici (Tr=475 anni) com- a quelli semplificati di normativa sia, di che della microzona individuata nell’esempio. putati per le microzone stabili desunte dallo conseguenza, i suoi parametri dipenden- ti (S, Tb e Tc), mentre i parametri indi- pendenti sono fissati, come noto, dalla localizzazione del sito e dalle scelte pro- gettuali alla base funzione della proget- tazione. La regolarizzazione dello spettro viene effettuata secondo le procedure il- lustrate negli ICMS 2008 e meglio speci- ficate da Pergalani e Compagnoni (2013) e da D’Intinosante et al. (2015b). In sin- tesi, secondo tale metodo, dallo spettro medio si ricavano i valori di TA (periodo per il quale è massimo il valore in acce- lerazione), SA (valore medio dello spettro in accelerazione per periodi compresi tra 0.5TA ed 1.5TA), TV (periodo per il quale è massimo il valore in pseudovelocità), SV (valore medio dello spettro in pseudove- locità per periodi compresi tra 0.8TV ed Figura 6 – Rappresentazione di tutti gli spettri caratteristici (Tr=475 anni) nell’area di Case Caldeta nel comune di 1.2TV); Vicchio (FI)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 studio di MS3 dell’area di Case Caldeta, uti- rigorosa e sicuramente più attinente al con- tuali comporterebbe stime di amplifi cazione 159 lizzata come esempio nel presente articolo. testo sismotettonico dell’area rispetto all’ap- sismica basate su un modello geologico- L’utilizzo degli spettri caratteristici di proccio semplifi cato previsto dalle NTC08. tecnico generalmente incompleto con conse- MS3 per la progettazione deve essere dovero- Tuttavia è necessario sottolineare alcune guente bassa attendibilità in termini di stima samente vincolato a una verifi ca da parte del regole base per un corretto utilizzo degli spet- dell’azione sismica. tecnico incaricato dell’affi dabilità (grado di tri caratteristici: fi ducia riposto nelle indagini ed elaborazioni • si ritiene opportuno che tale approccio BIBLIOGRAFIA eseguite), della signifi catività (valore che le sia consentito per progetti caratterizzati BAGLIONE M., FABBRONI P., D’INTINOSANTE V., VANNUCCHI indagini e le elaborazioni eseguite hanno per al massimo da classe d’uso II (opere ordi- G., MADIAI C., FACCIORUSSO J & GARGINI E. (2014), gli studi in essere) e della rappresentatività narie). Per opere caratterizzate da classe Dalla microzonazione sismica di livello 1 alle (capacità delle indagini e delle elaborazioni d’uso superiore (opere strategiche e rile- analisi di modellazione di livello 3: il comune di eseguite e conseguenti risultati acquisiti di vanti) e ricadenti in aree definite a ele- Barberino di Mugello (FI). Atti del XXXIII Conve- gno Nazionale GNGTS, Bologna. rappresentare al meglio le problematiche al- vata pericolosità sismica sarà necessario BAGLIONE M., D’INTINOSANTE V., FABBRONI P. (2015), La la base dell’amplifi cazione locale nel sito di rendere obbligatoria la stima dell’azione conoscenza del rischio sismico attraverso gli progetto). sismica di progetto mediante adeguate studi di microzonazione sismica della regione Tale valutazione sarà effettuata, da parte analisi di risposta sismica locale; Toscana: risultati, strumenti e metodologie pro- del tecnico incaricato, sulla base della tipolo- • l’utilizzo degli spettri caratteristici do- poste per la pianificazione territoriale. Atti del gia degli studi effettuati e dalla distanza dal vrà essere vincolato alla verifica, a cura XXXIV Convegno Nazionale GNGTS, Trieste. sito di progetto, nonché dei limiti di affi dabi- del professionista incaricato della stima BRAMERINI F., CAVINATO G.P., FABIETTI V. (a cura di) lità delle analisi eseguite ed eventualmente di dell’azione sismica di progetto, della (2013), Strategie di mitigazione del rischio si- dati pregressi sul sito di progetto, non ripor- conformità del modello di sottosuolo (in smico e pianificazione. CLE: Condizione Limite per l’Emergenza. Dossier Urbanistica, Urbani- tati nello studio di MS3. termini di affidabilità, significatività e stica Informazioni, a. XVII, n. 130, INU edizioni. Solo se la predetta verifi ca dovesse dare rappresentatività delle analisi effettua- CHERUBINI C., D’INTINOSANTE V., FERRINI M., RAINONE M.L., esito positivo, si potranno utilizzare gli spettri te) in corrispondenza del sito di progetto SIGNANINI P., VESSIA G. (2006), Approccio multi- caratteristici della MS3, effettuando un con- con quello tipico della microzona, anche disciplinare per la valutazione della risposta fronto tra lo spettro di MS e quello semplifi - in riferimento alla quota di riferimento sismica locale nell’ambito del progetto Vel: il cato delle NTC2008 nel range di periodi propri dell’opera in progetto (quota di imposta caso dei comuni di Fivizzano e Licciana Nardi della struttura oggetto della progettazione, al delle fondazioni); (Lunigiana). Giornale di Geologia Applicata 4 fi ne di scegliere (in un’ottica doverosamente • l’uso degli spettri caratteristici dovrebbe (2006) 169-174. conservativa) lo spettro in grado di rappre- essere, inoltre, subordinato al rispetto CIRCOLARE NTC (2009), Circolare n. 617 del 2 feb- sentare al meglio l’azione sismica di progetto. di un indice di qualità, opportunamente braio 2009 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti approvata dal Consiglio Superiore I dati di base ed i risultati degli studi di definito, che valuti la qualità degli studi dei Lavori Pubblici “Istruzioni per l’applicazione MS, anche se non ritenuti adeguati, dovranno di livello 3 in particolare in ragione della delle nuove norme tecniche per le costruzioni di comunque orientare il progettista nella pia- densità e qualità delle indagini geotecni- cui al D.M. 14 gennaio 2008”. nifi cazione di nuove indagini e nella valuta- che e geofisiche utilizzate per la definizio- D’INTINOSANTE V. E GDL FIVIZZANO (2015a), Analisi di zione dei risultati delle nuove elaborazioni. In ne del modello di sottosuolo. risposta sismica locale del centro abitato di Fi- particolare gli studi di MS dovranno essere L’utilizzo degli spettri caratteristici della vizzano (MS). Atti del XXXIV Convegno Nazionale utilizzati per la defi nizione del modello del MS3 a fi ni progettuali, fermo restando tutti GNGTS, Trieste. sottosuolo e del quadro geologico, geotecnico i vincoli e le verifi che da effettuare prelimi- D’INTINOSANTE V. E GDL FIVIZZANO (2015b), La microzo- e geofi sico areale. narmente, può determinare sicuramente un nazione sismica nel centro abitato di Fivizzano (MS). Atti del XXXIV Convegno Nazionale GNGTS, La corretta e completa realizzazione di valore aggiunto alla defi nizione dell’azione Trieste. uno studio di microzonazione sismica di terzo sismica di progetto per opere ordinarie, poi- D’INTINOSANTE V. (2016), Dalla carta geologico- livello permette di acquisire un quadro det- ché vengono esaminati aspetti geologici s.l. tecnica per la definizione del modello di sot- tagliato e quantifi cato dell’amplifi cazione (soprattutto in riferimento alla topografi a e tosuuolo agli studi di microzonazione sismica; locale del sito d’indagine. alle geometrie sepolte) in grado di contribu- un contributo importante per la pianificazione Al contrario dei livelli 1 e 2 di MS, l’output ire, talora pesantemente, all’azione sismica e la progettazione: l’esempio di Fivizzano (MS). delle analisi non consiste solo in un parame- di progetto. Atti del XXXV Convegno Nazionale GNGTS, Lecce. tro stimatore dell’amplifi cazione (tipicamen- Tali aspetti non sono valutati nella nor- FERRINI M., BAGLIONE M., CALDERINI F., D’INTINOSANTE V., te un fattore di amplifi cazione) ma è dato da male pratica professionale (poiché richiede- DANISE S., DI LILLO R., FABBRONI P., IACOMELLI S., ROSSI M., STANO S., CALOSI E. (2007), Le attività della accelerogrammi, spettri di Fourier, spettri di rebbero una dettagliata parametrizzazione Regione Toscana per la valutazione degli effetti risposta elastici, funzioni di amplifi cazione dei terreni oggetto di studio e l’utilizzo di me- locali dei terreni: il programma regionale V.E.L. spettrale, etc.. todologie di analisi approfondite) la quale si XII Congresso Nazionale “L’ingegneria Sismica Pertanto, relegare l’utilizzo di tali studi basa generalmente sulla stima semplifi cata in Italia”, Pisa 10-14 giugno 2007. alla sola fase pianifi catoria sembrerebbe ri- dell’azione sismica mediante la defi nizione GRUPPO DI LAVORO MS (2008), Indirizzi e criteri per duttivo, mentre al contempo sarebbe auspi- delle categorie di sottosuolo. la microzonazione sismica. Conferenza delle re- cabile un utilizzo diretto, impostato comun- Tale stima semplifi cata, come succede gioni e delle Province autonome. Dipartimento que su severi criteri di verifi ca, anche nella frequentemente dal confronto con le analisi della protezione civile, Roma. 3 vol. e Dvd. successiva fase progettuale. ad hoc, non sempre corrisponde all’approc- NTC08 (2008), Norme Tecniche per le Costruzioni. Decreto 14 gennaio 2008 del Ministero delle In- Il livello di approfondimento previsto in cio più conservativo (Cherubini et al., 2006; frastrutture. Supplemento Ordinario della G.U. fase di MS3 per quanto attiene alla stima Baglione et. al, 2014; Baglione et. al, 2015; n. 29 del 4.02.2008. dell’amplifi cazione locale (che di norma viene D’Intinosante et al., 2015a, 2015b). PERGALANI F. E COMPAGNONI M. (2013), Microzonazione determinata mediante analisi di risposta si- Di contro, non utilizzare le informazioni sismica di Umbertide: analisi numerica. Atti del smica in assetto 2D) porta ad una defi nizione derivanti da uno studio di MS3 a fi ni proget- XXXII Convegno Nazionale GNGTS, Trieste.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 160 EUGENIO DI LORETO Sigea Sezione Lazio La prevenzione del rischio E-mail: [email protected] sismico nella pianificazione urbanistica: la carta di pericolosità sismica della regione Lazio Seismic risck prevention in urban planning: the seismic hazard map of Latium region

Parole chiave (key words): pericolosità sismica (seismic hazard); regione Lazio (Latium region)

PREMESSA della pericolosità sismica integrata con ele- base (Livello “0”), da cui partire per la predi- Nella pianifi cazione urbanistica uno tra menti geologici e morfologici”. Al suo interno sposizione di più dettagliate Indagini e Carte gli aspetti più rilevanti è costituito dalla sono contenute ulteriori cartografi e che danno di microzonazione sismica a livello comunale. conoscenza della realtà territoriale e delle utili informazioni relative alla: distribuzione Gli studi di risposta sismica locale e condizioni di rischio naturale presenti. Tutti del risentimento sismico dei terremoti storici; zonazione sismica del territorio sono uno gli interventi sul territorio hanno effi cacia pericolosità sismica di base; zonazione sismi- degli strumenti più rilevanti per un’effi cace ed effi cienza solo se si dispone di una buona ca regionale; individuazione di gruppi di Unità strategia di riduzione del rischio sismico, conoscenza tecnica e scientifi ca dei caratteri Amministrative Sismiche U.A.S. a pericolosità permettendo l’individuazione cartografi ca fi sici e dei fenomeni naturali che vi si veri- sismica omogenea. delle aree a maggiore pericolosità sismica e fi cano. Il Rischio sismico di un territorio è il La Carta è stata pubblicata dalla Regione quindi la scelta delle aree urbanizzabili con risultato dell’azione che un evento sismico Lazio e presentata al Convegno “La perico- minore rischio e degli interventi ammissibili (fattore naturale) produce sui beni antropici, losità sismica nella Regione Lazio: attività (L. Martelli, M. Filippini, S. Bagli, P. Severi & in particolare nelle aree critiche dal punto di svolte e prospettive future”, tenutosi a Roma F. Tomasetti , 2006) vista della concentrazione urbana, del patri- il 15 marzo 2012 (G. Catalano, A. Colombi, monio artistico o delle attività industriali. A E. Di Loreto, A. Gerardi & A. Sericola, 2012). LA CARTA DELLE MASSIME INTENSITÀ partire dal terremoto di Messina del 1908 lo La suddetta Carta rappresenta il primo STORICHE IMAX (FIG. 1) Stato ha avviato la politica di riduzione degli passo per la defi nizione del quadro conosciti- La distribuzione geografi ca delle mas- effetti delle scosse sismiche sui centri abita- vo del territorio a scala regionale, come dati di sime intensità storiche degli eventi sismici ti attraverso la classifi cazione del territorio e l’applicazione di norme per le costruzioni. L’Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28 aprile 2006 (OPCM 3519/2006) ha illustrato i criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e la for- mazione e l’aggiornamento degli elenchi delle aree sismiche, di competenza delle Regioni, consentendo a queste ultime di adeguare criticamente la classifi cazione sismica del territorio di competenza. Nell’ambito di tali compiti istituzionali la Regione Lazio ha prov- veduto, con la Delibera di Giunta Regionale n. 387 del 22 maggio 2009 (D.G.R. 387/2009) e con le ss.mm e ii, alla riclassifi cazione sismi- ca del territorio laziale. Tale classifi cazione è stata conseguita attraverso la collaborazione con i ricercatori dell’ENEA e dell’Università di Roma Sapienza che hanno sviluppato di- versi studi per l’analisi della sismicità del territorio, predisponendo alcune cartografi e tematiche. Di seguito sono illustrate alcune cartografi e sperimentali, ottenute mediante elaborazioni con sistemi G.I.S., raccolte in una mappa di sintesi denominata “Carta Figura 1 – Massime intensità storiche locali - IMAX

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 sono disposte, concordemente con l’assetto probabilità di eccedenza del 2% in 50 anni, La possibilità di esprimere da parte del- 161 strutturale e sismotettonico dell’Italia Cen- corrispondenti a un tempo di ritorno di 2475 le Regioni una classifi cazione più attinente trale, in fasce parallele alla dorsale appen- anni. Dal confronto è stato possibile dimo- alla situazione del rischio sismico regiona- ninica, con massimi localizzati nel Reatino e strare che i valori più elevati delle massime le, consente di elaborare diversi scenari di nel Lazio meridionale (INGV 2004). Un’ampia intensità storiche forniti dalla presente ana- riclassifi caz ione, passando da quelli meno fascia a intensità intermedia, tra VI-VII e VIII lisi per il settore appenninico del reatino e nel restrittivi, in termini di rischio, a quelli più MCS, occupa l’area centrale della Regione, Lazio meridionale, concordano con i livelli di cautelativi. Le Regioni, infatti, devono tenere inglobando il territorio Viterbese e quello pericolosità calcolati per una probabilità di in considerazione sia i livelli di incertezza cui dei Colli Albani, includendo i centri locali di eccedenza del 2% in 50 anni (tempo di ri- fanno esplicito riferimento l’OPCM n. 3519/06 Monterotondo e dei Monti Simbruini. Lungo il torno di 2475 anni) e, quindi, dovrebbero es- e il Decreto Ministeriale Infrastrutture del 14 litorale laziale invece si rilevano intensità più sere rappresentativi delle massime intensità gennaio 2008 e della relativa Circolare ap- basse, appena sopra della soglia del danno, potenzialmente osservabili in queste aree. Si plicativa 617/2009, sia la rappresentazione ad eccezione dei Comuni interessati dal cen- può quindi affermare che i valori di massima della pericolosità non più espressa come tro sismico del Litorale Romano. intensità storica ottenuti nel presente lavoro classe unica ma suddivisa eventualmente in Particolari situazioni non omogenee, re- possono essere considerati rappresentativi sottozone sismiche. lative ad aree comunali molto estese rispetto dei massimi livelli di pericolosità macrosi- Per arrivare a un ulteriore accrescimen- alle variazioni di intensità locali con le distan- smica attesi nei Comuni del Lazio. to delle conoscenze sismiche e sismologiche ze epicentrali, si riscontrano per il Viterbese del territorio laziale, tali da permettere di ag- dove, nei Comuni di Viterbo, Tuscania, Tar- LA CARTA DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA giornare la classifi cazione sismica del Lazio, quinia e Tolfa, l’andamento delle isosisme DI BASE (FIG. 2) come disposto dalle normative nazionali e dei terremoti storici mostra decadimenti che La Pericolosità sismica di base è defi nita regionali in materia, la Regione Lazio ha av- possono raggiungere anche i due gradi di in- calcolando il valore atteso di uno o più parame- viato nel 2007 una Convenzione di studio con tensità all’interno dello stesso Comune. Ana- tri che descrivono il terremoto su terreno rigido l’ENEA. A tal fi ne la Regione Lazio ha utilizzato logamente nel Comune di Rieti, la porzione e compatto (accelerazione del moto del suolo, come base di lavoro la Carta di Pericolosità si- del territorio comunale a ridosso della Catena intensità al sito, spettro di sito), attraverso i smica nazionale all’84esimo percentile, per- del Terminillo presenta un’intensità maggiore quali è possibile predisporre una zonazione ché maggiormente attinente alla situazione rispetto a quella sud-occidentale. sismica del territorio, fi nalizzata alla pianifi - del rischio sismico regionale derivante dalle Per verifi care l’attendibilità dei risultati cazione territoriale e/o dell’emergenza e alla classifi cazioni precedenti. ottenuti, sono stati confrontati i valori del- programmazione dell’attività di prevenzione. L’attività Regione-ENEA ha avuto l’o- le massime intensità storiche assegnate ai Con l’OPCM n. 3519/06 l’intero territorio biettivo principale di defi nire la Pericolosità Comuni del Lazio con i corrispondenti livelli nazionale è stato suddiviso in quattro zone sulla sismica di base del territorio regionale per di pericolosità sismica calcolati secondo la base di un differente valore dell’accelerazione garantire una migliore, corretta e moderna procedura descritta nei documenti prodot- di picco ag su terreno a comportamento rigido, zonazione sismica tesa al buon governo del ti dal Progetto S1 (INGV-DPC, 2004-2006). derivante da studi predisposti dall’INGV-DPC. territorio e alla migliore sicurezza sismica ai Sono state calcolate, utilizzando il codice di Gli intervalli di accelerazione in ag con proba- fi ni amministrativi. È stata messa a punto calcolo SASHA, le intensità con probabilità bilità di superamento pari al 10% in 50 anni una metodologia fi nalizzata alla selezione di di eccedenza del 10% in 50 anni, corrispon- sono stati rapportati alle quattro zone sismiche accelerogrammi di input su roccia per cia- denti a un tempo di ritorno di 475 anni e con indicate dall’OPCM n. 3519/06. scun comune del Lazio, basata sia sull’analisi della sismicità storica regionale sia sullo stu- dio statistico degli spettri ad hazard uniforme e alla generazione delle times histories e al calcolo dell’intensità. In questo modo, per ogni comune è sta- ta attribuita una terna di registrazioni, da poter utilizzare come input sismico di base, non comprensivo di eventuali effetti locali di amplifi cazione sismica, ai fi ni della pianifi ca- zione territoriale e delle indagini di microzo- nazione sismica. (G. Catalano, F. Colasanto, A. Colombi, E. Di Loreto, A. Gerardi, G. Martini, A. Orazi, A. Paciello, A. Pugliese, D. Rinaldis, & A. Zini, 2009). Nella Carta sono state individuate nove fasce di accelerazione di picco su suolo rigido con intervalli di 0.025ag, partendo da valori <0.075ag fi no a valori maggiori di 0.25ag. Le fasce si distribuiscono parallelamente alla catena appenninica con i valori maggiori in corrispondenza del reatino e del frusinate, con un’intrusione dei valori di media alta perico- losità (0.15-0.175ag) dalla zona pre-appen- ninica fi no al Tirreno passando per l’area dei Figura 2 – Pericolosità sismica di base Colli Albani.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 162 la scomparsa della Zona Sismica 4. È stata inoltre istituita l’Unità Amministrativa Sismi- ca U.A.S., coincidente con il territorio ammini- strativo dei Comuni. In questo modo tutti i 378 Comuni del Lazio sono stati trattati, dal punto di vista esclusivamente sismico, come Unità Amministrative Sismiche (denominate UAS). Solo per il territorio del Comune di Roma, data la sua vastità sono state individuate 19 UAS, corrispondenti ai 19 Municipi (attualmente ridotti a 15) nei quali è suddiviso il territo- rio comunale. Sono state inoltre classifi cate separatamente alcune aree corrispondenti a isole amministrative di 5 Comuni di Rieti, Colfelice, Vejano, Nepi e Pescorocchiano, per un totale di 402 UAS individuate. Nella Zona Sismica 1, quella più gravosa in termini di pericolosità sismica corrispondente al settore appenninico del Lazio, ricadono le UAS con i valori di ag superiori a 0,25g. Per le zone sismiche 2 e 3 è stata prevista la suddivisio- ne in quattro sottozone sismiche (dalla 2A, 2B, 3A e 3B). La sottozona 2A (ag compresa Figura 3 – Zonazione sismica tra 0,20 e 0,25) rappresenta una sorta di zo- na cuscinetto in cui si è voluto evidenziare LA CARTA DELLA ZONAZIONE SISMICA RE- valori di accelerazione di picco su suolo rigido l’esigenza di calibrare nel futuro le indagini GIONALE – DGR LAZIO N. 387/09 (FIG. 3) (ag), non più come classe unica ma suddivisa di Microzonazione Sismica sugli strumenti La nuova zonazione sismica della Regione in sottoclassi per ogni zona sismica con inter- urbanistici analogamente ai Comuni (UAS) Lazio (DGR 387/2009), adottata ai fi ni della valli di 0,025 g. inseriti in Zona Sismica 1. Nella Sottozona prevenzione del rischio sismico, si basa su Nel territorio regionale i valori di accele- 2B, che presenta valori di ag compresi tra una fi losofi a innovativa, con la istituzione di razione ag sono compresi fra 0.278g e 0.065g. 0,15g e 0,20g, ricadono la gran parte dei Co- sottozone sismiche, che permettono di defi - Partendo dall’elaborato di riferimento INGV- muni del Lazio. Nella sottozona 3A ricadono i nire aree intermedie di pericolosità sismica, DPC all’84esimo percentile si è suddiviso il comuni con valori di ag compresi tra 0,10g e attraverso le quali si possono calibrare diffe- territorio regionale in fasce di accelerazione 0,15g. La Sottozona 3B rappresenta, invece, renti livelli di studi di Microzonazione Sismica per intervalli di 0,05g. La nuova zonazione ha un’area, con valori di ag compresi tra 0,10g e su base locale. I Criteri di Zonazione sismica individuato tre Zone Sismiche a differenza 0,065g, nella quale i risentimenti sono bas- stabiliti dall’OPCM n. 3519/06 hanno per- delle quattro della precedente classifi cazione si e gli eventuali danni dovrebbero essere, messo di esprimere la pericolosità sismica in del 2003 (D.G.R. 1 agosto 2003 N. 766), con in linea teorica, di modesta entità. Rispetto alla precedente classifi cazione sismica, in linea con quanto indicato dai dati sismolo- gici, si evidenzia una sostanziale crescita della pericolosità sismica nel Frusinate e nel Reatino, con un aumento dei Comuni (UAS) ad alto rischio sismico fra la Zona Sismica 1 e la sottozona 2. Le UAS dell’alto Viterbese presentano una pericolosità più elevata con conseguente aumento del numero di Comuni ricadenti in Zona Sismica 2. I comuni della Provincia di Latina vengono declassati, a fronte di una reale bassa sismicità dell’area. Anche parte del territorio del basso Frusina- te viene declassato, rispetto alla precedente sovra stima della sismicità. Signifi cativo è anche il risultato ottenuto per il Comune di Roma Capitale, dove i Municipi della parte orientale della Città, che avvertono maggior- mente gli effetti dei terremoti con epicentro nel limitrofo Centro sismico dei Colli Albani, sono classifi cati in Zona sismica 2B, mentre i rimanenti Municipi sono classifi cati in Zona 3A. Questo risultato conferma la validità della scelta eseguita nell’individuare e classifi care Figura 4 – Gruppi di UAS a pericolosità sismica omogenea le UAS.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 LA CARTA DEI GRUPPI DI UAS A PERICO- camente omogenei, dei Comuni della Regione una data area, possono dare luogo a possibi- 163 LOSITÀ SISMICA OMOGENEA (FIG. 4) Lazio. In base all’esame delle forme spettrali li amplifi cazioni sismiche locali, tenuto conto Per meglio analizzare l’andamento degli per ogni gruppo, l’ENEA ha individuato sei della scala di studio, si è scelto di elaborare effetti generati dagli eventi che producono raggruppamenti principali con caratteristi- le informazioni litologiche disponibili me- danneggiamenti, sono stati identifi cati undici che spettrali omogenee, cioè con uno spettro diante un approccio qualitativo-descrittivo. Centri sismici per i quali possono essere ri- principale che si elegge a rappresentante I dati di base sono stati ottenuti attraverso conosciute caratteristiche sismologiche omo- delle forme spettrali defi nite per ogni singolo l’analisi delle singole 46 formazioni geolito- genee. I diversi Centri sismici si differenziano Comune appartenente al gruppo medesimo. logiche individuate nella Carta Geolitologica sia per i livelli di magnitudo, sia per la forma I sei raggruppamenti evidenziano la Perico- della Regione Lazio a scala 1:25.000. Ad ogni e l’estensione areale dei risentimenti. Sotto losità attraverso un metodo squisitamente classe litologica è stato assegnato un corri- quest’ultimo aspetto si riconoscono Centri statistico-induttivo, defi nendo pericolosità spondente valore del coeffi ciente di Suolo Ss sismici con un’infl uenza areale a carattere diverse e proprie di una zona, agganciate indicato dalla normativa. Qualora una speci- regionale, provinciale e locale. Gli 11 Centri direttamente a uno spettro-tipo. I sei Gruppi fi ca litologia, per caratteristiche litologiche, sismici sono così raggruppati: omogenei, da quello a maggiore pericolosità poteva afferire a più classi di suolo, è sta- 1 Viterbese, caratterizzato da eventi con sismica fi no a quello a minore pericolosità, ta sempre scelta la classe con coeffi ciente magnitudo tra 5.0 e 5.5, intensità epi- sono: 1) Reatino, Val Comino, Mainarde, Val di suolo Ss più scadente, in modo di tener centrali tra VII e VIII MCS. Roveto; 2) Sabina-Frusinate; 3) Viterbese; 4) conto degli aspetti legati alla sicurezza. Una 2 Umbro-Reatino, con eventi con magnitu- Colli Albani; 5) Lazio Meridionale; 6) Litorale situazione emblematica di tale situazione è do tra 6.0-6.5, ma caratterizzati sempre da Laziale, Catena dei Volsci, Sabatini rappresentata dalla formazione geolitologica intensità epicentrali elevate tra X e XI MCS del travertino, che a luoghi si può presentare e influenza a carattere regionale. In questo CARTA DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA compatto e litoide, e quindi assimilabile alla centro sismico sono avvenuti i recenti ter- INTEGRATA CON ELEMENTI GEOLOGICI E Classe di suolo di tipo A, oppure si rinviene remoti di Amatrice dell’agosto 2016. MORFOLOGICI (FIG. 5) poco compatto sino ad assumere un aspetto 3 Reatino, i cui eventi presentano magni- Partendo dai dati di Pericolosità Sismica terroso e con caratteristiche geomeccaniche tudo 5.5-6.0 e intensità epicentrali tra di base, è stato eseguito un procedimento più scadenti di quello litoide (assimilabile a VII-VIII e VIII-IX MCS. sperimentale per stimare la Pericolosità Si- un suolo di Classe C). Poiché non è stato pos- 4 Avezzano e 5 Aquilano, centri sismici smica integrata con il contributo dei singoli sibile defi nire in Carta con certezza, alla scala fuori regione, caratterizzati da eventi con fattori geologici e morfologici, attraverso lo utilizzata, le due diverse classi litologiche, si magnitudo 6.5-7.0 e intensità epicentrali sviluppo di modelli (mediante l’uso di stru- è preferito assegnare, cautelativamente, a tra IX-X e XI grado MCS. menti GIS) per l’individuazione di scenari tutto il travertino la classe C. 6 Lazio meridionale, con magnitudo 6.0- geologici e morfologici. L’analisi è stata con- Gli strati informativi degli elementi sopra 6.5 ma intensità epicentrali tra IX-X e dotta prendendo in esame gli elementi che descritti, ossia il Coeffi ciente topografi co ST e X MCS e tendenza a una maggiore atte- si ritiene possano infl uenzare la pericolosità il Coeffi ciente di suolo Ss, sono stati trasfor- nuazione delle intensità con la distanza sismica locale di un sito. Necessariamente la mati da formato vettoriale a formato raster epicentrale, cui corrisponde una distribu- scelta degli elementi utili alla comprensione (GRID) e, mediante una semplice operazione zione a carattere provinciale. del comportamento sismico di un sito dipende di Map Algebra, è stato calcolato il Fattore S 7 Colli Albani, i terremoti di questo Centro dalla scala dello studio, in altre parole, dal che è stato poi moltiplicato per i dati della sismico presentano magnitudo moderate dettaglio con il quale si vuole operare (G. Di Pericolosità Sismica di base (cfr Fig. 2). Il ri- tra 5.0 e 5.5 e intensità epicentrali tra Capua, S. Peppoloni & F. Pergalani , 2004). sultato ottenuto è la carta della Pericolosità VI-VII e VII-VIII MCS. In particolare, si è notato (R. Zecchi, 1980) Sismica integrata con elementi morfologici e 8 Sannio-Basilicata-Irpinia, con eventi a che i fenomeni di esaltazione o attenuazione litologici del Lazio. elevati valori sia di magnitudo (6.5-7.0), degli effetti di un terremoto in superfi cie sono Nella Carta, le aree del territorio regiona- sia d’intensità epicentrale (tra X-XI MCS). soprattutto legati alla morfologia (irregolarità le sono rappresentate con diverse tonalità di 9 Litorale Romano, caratterizzato da eventi topografi che, morfologie superfi ciali, versanti colore, passanti dal blu (bassa pericolosità con una magnitudo tra 5.0 e 5.5, mentre instabili o aree in frana) e alla litologia dei sismica) al rosso scuro (elevata pericolosità le intensità sono comprese tra VI-VII MCS. terreni più superfi ciali (scadenti qualità geo- sismica), tenendo conto delle zone sismoge- 10 Monterotondo e 11 Monti Simbruini, sono meccaniche o contatti stratigrafi ci tra litotipi netiche e dei principali eventi sismici con ma- due Centri sismici a carattere essenzial- a diverso comportamento geotecnico).Tutte gnitudo superiore a 4. Data l’incertezza della mente locale, con eventi di magnitudo 5.0 queste condizioni possono favorire la focaliz- metodologia utilizzata, strettamente legata circa e intensità epicentrali tra VI-VII MCS. zazione delle onde sismiche con effetti ampli- alla scala di lavoro, si è scelto di utilizzare I Centri sismici 1 e 7, coincidenti con i di- fi cativi locali delle azioni sismiche trasmesse una campitura di tipo sfumato evitando di stretti vulcanici del Lazio, sono caratterizzati al terreno. associare un valore numerico di pericolosità da un elevato fl usso di calore. Tali settori so- Nel caso in esame, tra i fattori ritenuti per non indurre il lettore a una applicazione no caratterizzati da una sismicità diffusa ma signifi cativi sono stati scelti: 1) specifi ci ele- dell’informazione cartografi ca a scala regio- con moderato rilascio di energia, con pochi menti topografi ci e morfologici (creste, dor- nale in ambiti di dettaglio e sottolineando il eventi a magnitudo più elevata. sali morfologiche e scarpate); 2) determinate fi ne sperimentale del presente lavoro (G. Ca- Nella Fig. 4 sono rappresentati, oltre a litologie (categorie dei suoli delle NTC 2008). talano, A. Colombi, E. Di Loreto, A. Gerardi & tutti i 103 eventi sismici che hanno prodotto Per individuare le aree di cresta e le A. Sericola, 2009). danneggiamenti sulle strutture edilizie, anche dorsali con forte acclività si è fatto ricorso Prendendo in esame la zonazione sismo- i sei Gruppi sismici individuati dall’ENEA per a specifi ci modelli DEM (Digital Elevation genetica nazionale, indicata dal Progetto ZS9 rappresentare omogeneamente la pericolosi- Model), applicando ad esso diverse elabo- (C. Meletti & G. Valensise, 2004) possono es- tà sismica regionale. Dai risultati dello studio razioni avvalendosi dell’ausilio del software sere riconosciute le seguenti zone sismoge- ENEA sono scaturiti i raggruppamenti, sismi- GIS. Per la individuazione delle rocce che in netiche che interessano il territorio regionale:

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 164

Figura 5 – Carta della pericolosità sismica della Regione Lazio combinata con elementi geologici morfologici

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 165

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 166 • La n. 927, nella quale seppur ricadono utili indicazioni per la redazione degli Studi di ne nell’ambito del rilascio del parere ai sensi eventi sismici al di fuori dei confini am- Microzonazione Sismica nel Lazio, resi obbliga- dell’art. 89 del DPR del 6 giugno 2001 n. 380. ministrativi del Lazio, è rappresentativa tori nella documentazione progettuale neces- Modifica alla DGR 545/10.” Bollettino Ufficiale dell’area a massimo rilascio di energia saria per l’acquisizione del parere geomorfolo- Regione Lazio n. 43 del 21 novembre 2011. DELIBERA GIUNTA REGIONALE 2 novembre 2012 n. 535, dell’Appennino meridionale legata a una gico sui piani urbanistici di cui all’art. 89 del “Modifiche alla DGR Lazio n. 545 del 26 novem- tettonica di tipo distensivo. D.P.R. 380/01 e della DGR 2649/99. Aver reso bre 2010 e alla DGR Lazio n. 490 del 21 ottobre • La n. 923, descritta come l’area a mag- obbligatorio la presenza di entrambe le analisi 2011” BUR Lazio n. 64 del 15 novembre 2012. giore rilascio di energia dell’Appennino nel processo di pianifi cazione ha permesso alla G. DI CAPUA, S. PEPPOLONI & F. PERGALANI (2004), “Ef- centro-settentrionale e caratterizzata da Regione Lazio di proseguire il percorso di atti- fetti locali nei centri storici: la scheda per valu- importanti faglie primarie cui corrispon- vità di prevenzione sismica iniziato nel 1999. tazioni qualitative sui siti di edifici strategici e dono le più estese sorgenti sismogeneti- monumentali.” In Atti del Convegno Nazionale “Rischio Sismico, territorio e centri storici. che e i terremoti a magnitudo più elevata. BIBLIOGRAFIA Salvaguardia dei beni culturali e ambientali. • La n. 920, che è descritta come coinci- G. CATALANO, F. COLASANTO, A. COLOMBI, E. DI LORETO, Azione di prevenzione e mitigazione del rischio”. dente con il settore tirrenico a tettonica A. GERARDI, G. MARTINI, A. ORAZI, A PACIELLO, A. PU- INGV (2004), Mappa della pericolosità sismica del distensiva, caratterizzato da una sismi- GLIESE, D. RINALDIS, & A. ZINI (2009), “Un esempio territorio della nazionale – All. 1.b alla OPCM del di zonazione sismica: la nuova mappa sismica cità a bassa energia con sporadici eventi 28 aprile 2006 n° 3519. della Regione Lazio”. In Energia Ambiente e L. MARTELLI, M. FILIPPINI, S. BAGLI, P. SEVERI & F. TO- a magnitudo relativamente elevata. Innovazione. Rivista Bimestrale di ENEA, n. 3 • La n. 921, corrispondente all’area del La- MASETTI (2006), “Riduzione del rischio sismico maggio-giugno2009. Roma. nella pianificazione territoriale ed urbanistica zio settentrionale. G. CATALANO, A. COLOMBI, E. DI LORETO, A. GERARDI & A. SERI- in Emilia-Romagna: definizione e rappresenta- • La n. 922, comprendente l’area dei Colli Al- COLA (2009), “Esempi di cartografia sulla pericolo- zione della pericolosità sismica locale. L’esem- bani fino alla costa a sud di Roma, che com- sità sismica locale” In Professione Geologo, Notiz. pio della cartografia per il quadro conoscitivo prende sia il Centro sismico direttamente Ordine dei Geologi del Lazio. n° 20, pp. 10-13. del PTCP di Rimini.” Il Geologo Boll. Uff. d’in- G. CATALANO, A. COLOMBI, E. DI LORETO, A. GERARDI & A. legato al distretto vulcanico sia quello con- formazione dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia SERICOLA (2012), Capitolo 2 “Pericolosità sismica Romagna, Anno VI n. 24, pp. 7-17. nesso ad alcuni eventi con carattere locale, combinata con elementi geologici e topografici e con epicentri più spostati verso la costa. C. MELETTI & G. VALENSISE (2004), “Zonazione sismo- carta delle aree con probabilità di accadimento di genetica ZS9. In Gruppo di Lavoro per la redazio- La metodologia qualitativa scelta, con- fenomeni di liquefazione” del Volume “La Perico- ne della mappa di pericolosità sismica prevista sente di individuare, nelle linee generali, losità sismica nel Lazio” – Italian Journal of En- dall’OPCM 3274 del 20 marzo 2003. Rapporto su apposite cartografi e il quadro conosci- gineering Geology and Environment. pagg. 55-65. conclusivo per il DPC.” pp. 65 + 5 appendici. CIRCOLARE 617 del 2 febbraio 2009, “Istruzioni per tivo delle diverse situazioni di pericolosità ORDINANZA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI del l’applicazione delle nuove Norme tecniche per le sismiche esistenti sul territorio regionale, 28 aprile 2006, numero 3519, “Criteri generali costruzioni di cui al D.M. 14.1.2008”, in Gazzetta per l’individuazione delle zone sismiche e per propedeutico per poi pianifi care, e realizzare Ufficiale, n. 47 del 26/02/2009, Suppl. Ord. N. 27. cartografi e a scala di maggior dettaglio. Gli la formazione e l’aggiornamento degli elenchi DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 6 giugno delle medesime zone”. Gazzetta Ufficiale n. 108 studi fi nalizzati agli strumenti urbanistici che 2001, n. 380, “Testo unico delle disposizioni dell’11 di maggio 2006. investono piccole aree (Varianti a PRG, Piani legislative e regolamentari in materia edilizia”. ZECCHI P. (1980), “Guida per la realizzazione di una Particolareggiati e attuativi) infatti si basano Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 245 del Carta sismotettonica e del rischio sismico”. – su un differente approccio, di tipo quantita- 20 ottobre 2001 - Supplemento Ordinario n. 239 Pitagora Ed. (Rettifica G.U. n. 47 del 25 febbraio 2002). tivo - deterministico, che presuppone analisi DECRETO MINISTERIALE INFRASTRUTTURE 14 gennaio 2008, complesse e multidisciplinari per la redazione “Approvazione delle Norme tecniche per le costru- degli sutdi di Microzonazione sismica, quali: zioni”, in Gazzetta Ufficiale, n. 29 del 4/02/2008. a) esecuzione di prove geognostiche per co- DELIBERA GIUNTA REGIONALE 28 maggio 199 n. 2649, noscere la litostratigrafia del sito e poter “Linee guida e documentazione per l’indagine eventualmente individuare la profondità geologica e vegetazionale. Estensione dell’ap- del bed-rock sismico; plicabilità della L. 2.2.1974, n. 64.” - B.U.R. Lazio 20/09/1999, n. 26. b) esecuzione prove di laboratorio per la DELIBERA GIUNTA REGIONALE 1 agosto 2003 n. 766, “Ri- caratterizzazione geotecnica dei terreni; classificazione sismica della Regione Lazio, in caratterizzazione geomeccanica degli applicazione della O.P.C.M. n. 3274/2003. Prime ammassi rocciosi; disposizioni”. Suppl. Ord. al B.U.R.L. n. 28 del c) indagini geofisiche per la definizione 10/10/2003. della velocità di propagazione delle On- DELIBERA GIUNTA REGIONALE 22 maggio 2009 n. 387, de S (Vs) all’interno dei terreni e per la “Nuova classificazione sismica del territorio del- la Regione Lazio, in applicazione della O.P.C.M. n. ricostruzione della geometria delle unità 3519/2006 e della D.G.R. Lazio 766/03”. B.U.R.L. litotecniche; n. 24 del 27 giugno 2009, Supplemento 106. d) misure di microtremori per caratterizzare DELIBERA GIUNTA REGIONALE 26 novembre 2010 n. 545, il periodo fondamentale di vibrazione; “Linee guida per l’utilizzo degli indirizzi e dei cri- e) prove per la caratterizzazione dei terreni teri generali per studi di Microzonazione Sismica in condizioni dinamiche; nel territorio della Regione Lazio, di cui alla DGR f) redazione di Carte di Microzonazione si- Lazio n. 387 del 22 maggio 2009. Modifica della DGR n. 2649/1999”. BURL n. 48 del 28 dicembre smica con individuazione delle MOPS; 2010. Supplemento 212. Successivamente alla Delibera di appro- DELIBERA GIUNTA REGIONALE 21 Ottobre 2011 n. 490, vazione della nuova classifi cazione sismica “Approvazione degli Abachi Regionali per gli del territorio, la Regione Lazio ha approvato studi di Livello 2 di Microzonazione Sismica ai specifi che Deliberazioni (DGR 545/2010; DGR sensi della DGR Lazio n. 545 del 26 dicembre 495/2011; DGR 535/2012), che hanno fornito 2010 e delle relative procedure di applicazio-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 VINCENZO DEL GAUDIO 167 Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali Pericolosità sismica e memoria - Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” storica dei terremoti in Puglia E-mail: [email protected] Seismic hazard and historical memory in Apulia

Parole chiave (key words): pericolosità sismica (seismic hazard), sismicità storica (historical seismicity), sorgenti sismogenetiche (seismogenic structures), tassi di sismicità (seismicity rates), Puglia (Apulia)

RIASSUNTO 1. INTRODUZIONE storia sismica pregressa del territorio in esa- La principale linea di difesa adottata at- La difesa dagli effetti di futuri terremoti in me. In particolare, occorre individuare le aree tualmente per la mitigazione degli effetti dei Italia è attualmente affi data principalmente sorgente dei terremoti pericolosi, capaci di terremoti si basa su un approccio preventivo a un quadro normativo che prescrive l’adozio- produrre danni nell’area di studio, defi nendo che dispone, nella progettazione di opere in- ne di criteri di progettazione delle opere di in- una suddivisione in zone sismogenetiche. Per gegneristiche e nella pianifi cazione territoriale, gegneria civile, fi nalizzati a dotare tali opere ciascuna di queste zone vanno calcolati i tas- misure atte a rendere il territorio in grado di della capacità di rispondere alle sollecitazioni si di sismicità, cioè il numero di terremoti di sopportare l’impatto di eventi sismici futuri, sismiche in modo da conseguire defi niti obiet- diversa magnitudo attesi per unità di tempo. contenendone i danni. Ciò richiede una stima tivi di operatività e sicurezza. A tale scopo, L’analisi della storia sismica di una qual- della pericolosità sismica del territorio, cioè dei occorre determinare, per il sito dove l’opera è siasi regione mostra che i terremoti perico- livelli di scuotimento attesi, rispetto ai qua- ubicata e per l’arco di tempo in cui se ne pre- losi presentano una distribuzione nel tempo li occorre predisporre azioni di protezione. Il vede l’utilizzo, livelli di sollecitazione che l’o- alquanto irregolare, con eventi di elevata calcolo della pericolosità è effettuato su base pera deve essere in grado di sopportare e che energia che si addensano in periodi relativa- statistica analizzando le serie storiche dei ter- hanno probabilità accettabilmente basse di mente brevi, alternati a fasi di quiescenza a remoti, ma l’affi dabilità di queste stime dipen- essere superate (“probabilità di eccedenza”). volte anche molto lunghi. Per questa ragione, de fortemente dalla ricchezza di informazioni In tal modo si ottiene il risultato di contenere un’affi dabile parametrizzazione del modello disponibili sugli eventi sismici del passato. Ciò entro tale probabilità il rischio che si verifi chi statistico di ricorrenza degli eventi sismici rende più incerte questo tipo di stime per re- un evento per il quale le prescritte condizioni richiede l’accumulo di osservazioni su tempi gioni, come quella pugliese, dove, in presenza di operatività e sicurezza non sono assicurate. molto lunghi e, in particolare, molto più lunghi di lunghi tempi medi di ritorno dei terremoti a I livelli di scuotimento sismico che hanno dell’intervallo medio di ricorrenza dei terre- elevata energia, la base di dati è più povera. probabilità di eccedenza così defi nite forni- moti pericolosi. In Puglia, infatti, eventi che hanno prodotto un scono la base per il calcolo delle cosiddette Da ciò deriva il ruolo centrale svolto dai numero di vittime nell’ordine delle centinaia o “azioni sismiche di progetto”, cioè un model- dati di sismicità storica. Questi, pur scontan- delle migliaia si sono verifi cati in più occasioni, lo schematico delle sollecitazioni rispetto alle do una maggiore incertezza nella defi nizione ma, a parte un caso isolato (Ascoli Satriano, quali la progettazione deve tutelare l’opera delle caratteristiche dei terremoti, legata 1361), tutte concentrate in un arco di circa in modo da ridurre entro limiti accettabili il all’assenza di osservazioni strumentali, pre- 120 anni dal 1627 al 1743. Quasi tutti i mag- rischio di lunghe interruzioni del suo utilizzo senta il vantaggio di coprire un arco di tempo giori terremoti hanno interessato il nord della ed in modo da garantire un elevato livello di molto più esteso di quello delle osservazioni regione, ma l’ultimo evento di questa serie ha sicurezza rispetto al rischio di compromet- strumentali. Queste ultime, infatti, sono state colpito il Salento, pur essendo la sorgente loca- tere l’incolumità degli utilizzatori. Il calcolo acquisite in quantità e con qualità adeguata lizzata al largo delle sue coste, con un pesante dei livelli di scuotimento da cui far derivare solo per un periodo inferiore ai 100 anni, lad- bilancio di vittime prodotto da fenomeni di le azioni sismiche di progetto è il principale dove la ricorrenza temporale di forti terremoti amplifi cazione locale degli scuotimenti, legati obiettivo delle stime di pericolosità sismica è a intervalli quanto meno di svariati decenni, alla particolare geologia di questo territorio. È ed è condotto con una procedura che prevede, quando non plurisecolare. È evidente, quindi, quindi essenziale non dimenticare che tutto il in prima battuta, di fare riferimento a scuo- che solo il record storico, eventualmente in- territorio pugliese non può essere considerato timenti attesi in condizioni di sito standard, tegrato da studi paleosismologici delle tracce al sicuro dagli effetti dei terremoti e che mi- caratterizzate da superfi cie piana e affi ora- geologiche di terremoti molto antichi, può for- sure di prevenzione dal danno sismico vanno mento di suoli rigidi. A partire da questa “pe- nire una base statistica robusta per le stime comunque previste, con il supporto di indagini ricolosità di base”, si procede a valutare l’ef- probabilistiche di pericolosità. fi nalizzate a migliorare la conoscenza del terri- fettiva pericolosità locale tramite indagini di Nell’applicazione di questa procedura di torio e a colmare le lacune presenti nella base microzonazione sismica, nel corso delle quali calcolo, l’Italia presenta nel complesso condi- di dati attualmente disponibile. Coltivare la si valutano fattori locali di incremento della zioni favorevoli dal punto di vista della dispo- memoria storica dei terremoti del passato è pericolosità, associati a possibili fenomeni di nibilità di dati, per il fatto di essere un’area di perciò essenziale per non indurre atteggiamen- amplifi cazione di sito o di instabilità dei suoli antica civilizzazione, con un ricco e ben docu- ti di sottovalutazione e trascuratezza rispetto (cedimenti differenziali, liquefazione, frane) mentato record storico dei terremoti che vi si alla necessità di una più attenta valutazione indotti dagli scuotimenti sismici. sono verifi cati. Tuttavia, questa condizione di del rischio sismico presente sul territorio e per La procedura standard per il calcolo della ricchezza documentale non è condivisa da tutte promuovere, nella progettazione degli edifi ci e pericolosità sismica di base utilizza un mo- le regioni italiane, soprattutto in relazione alle nella pianifi cazione territoriale, l’adozione di dello statistico della ricorrenza temporale dei differenti caratteristiche della sismicità nelle cautele che ne tengano conto. terremoti, parametrizzato sulla base della diverse parti del paese. Infatti, se per le aree

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 168 2. DATI DI SISMICITÀ STORICA Una mappa degli scuotimenti sismici do- cumentati storicamente per il territorio pu- gliese, anche in una forma grezza come quella dei massimi di intensità (Fig. 1), evidenzia una considerevole eterogeneità delle carat- teristiche di sismicità del territorio pugliese, con un andamento tendenzialmente decre- scente dell’energia degli scuotimenti da nord a sud, passando dall’area della Capitanata, alle Murge ed al Salento, sia pure articolato dalla presenza di rilevanti massimi locali nel territorio salentino. Questo trend appare correlato con il qua- dro tettonico-strutturale che individua nella Puglia un lembo emerso di una piattaforma carbonatica al margine della microplacca Adriatica. Svariati dati di geodinamica con- vergono nell’attribuire a tale microplacca un moto di rotazione antioraria, sotto la spinta contrapposta delle macro-placche Africana ed Euroasiatica. Trattandosi di una micro- placca rigida circondata su tre lati da domini strutturali più deformabili, essa condiziona la sismicità di questi ultimi, scaricando su di essi gli stress tettonici accumulati lungo i suoi margini, in corrispondenza di strutture orogeniche che vanno dalla catena appenni- nica a quella alpina ed alle catene costiere della penisola balcanica (Fig. 2). In questo contesto, l’allungamento della Puglia lungo una direzione obliqua rispetto al confi ne strutturale che separa la placca Adriatica dalla fascia orogenica appennini- ca, implica la presenza di un gradiente degli stress tettonici, che si rifl ette anche nel dif- Figura 1 – Mappa delle massime intensità macrosismiche documentate per eventi tra il 1000 e il 1992 (da Camassi et al., 2000) ferente livello di sollevamento dei blocchi in cui è segmentata la piattaforma carbonatica di maggiore pericolosità sismica (per esempio diverse generazioni può indurre a una scarsa (dal Gargano, alle Murge ed al Salento: vedi la fascia appenninica centrale e meridionale, considerazione del problema. L’assenza di Doglioni et al., 1994), a cui è associato un l’arco calabro e la Sicilia orientale) il catalogo esperienze dirette o di testimonianze di pri- correlato decremento della sismicità. dei terremoti storici riporta un elevato numero ma mano sugli effetti dei grandi terremoti del Di seguito si richiamano i principali dati di eventi con effetti di danno importanti, per re- passato può portare a pratiche che, sulla base di sismicità storica relativi alle tre parti prin- gioni dove i terremoti forti hanno una ricorrenza di valutazioni poco meditate e di interessi di cipali della regione pugliese. più bassa, i dati disponibili sono alquanto più breve termine, creano i presupposti perché, al limitati. prossimo verifi carsi di un forte terremoto, ne 2.1 CAPITANATA Quest’ultimo è appunto il caso della re- conseguano effetti disastrosi. Da questo pun- La mappa di Fig. 1 mostra come la parte gione pugliese, dove la maggior parte dei ter- to di vista, i recenti eventi sismici dell’Italia della Puglia che storicamente è stata interes- remoti storici di maggiore impatto si concen- centrale costituiscono una lezione che non va sata dai terremoti più distruttivi, con effetti tra in un arco di tempo di poco più di secolo dispersa. È perciò essenziale coltivare la me- fi no al X grado MCS, è quella settentrionale, tra il 1627 e il 1743. La presenza di un record moria storica della sismicità di una regione, storicamente denominata Capitanata e com- storico più povero di eventi non deve però in- per rendere diffusa la consapevolezza dell’e- presa entro i vecchi confi ni della provincia durre a ritenere che la regione pugliese non sistenza di un rischio da non sottovalutare, di Foggia, fi no al fi ume Ofanto. Benché sia sia esposta a terremoti potenzialmente disa- sollecitando un atteggiamento più attento opinione diffusa che i maggiori fenomeni si- strosi: una mappa dei massimi scuotimenti e responsabile rispetto alla prevenzione dei smici pugliesi si siano localizzati nell’area del sismici documentati in Italia, per esempio in rischi naturali. promontorio del Gargano, la suddetta mappa termini di intensità macrosismica secondo la In considerazione di ciò, questa nota ri- mostra che effetti sismici altamente distrut- scala MCS (Mercalli-Cancani-Sieberg), mo- chiama i dati fondamentali della storia sismi- tivi si sono verifi cati in passato praticamente stra che questi massimi sono del tutto con- ca della Puglia, evidenziando l’eterogeneità in tutto il territorio della Capitanata, nel Sub- frontabili con quelli relativi alle aree italiane delle caratteristiche sismiche del territorio appennino Dauno come nel Tavoliere. di maggiore pericolosità (Fig. 1). pugliese e alcune problematiche relative ai Il più antico terremoto per il quale ci sono Il fatto che in una data area forti terremo- rifl essi che la limitatezza del record storico circostanziate testimonianze coeve circa la ti si ripresentino a intervalli che scavalcano ha sulle incertezze di stima della pericolosità. presenza di un numero rilevante di vittime è

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 sismica della storia pugliese, nonché inizio di 169 un periodo di intensa sismicità durato circa 30 anni. L’evento del 1627 fu caratterizzato da un mainshock di magnitudo stimata Mw = 6.7 ± 0.1, verifi catosi intorno a mezzogiorno del 30 luglio, e seguito da almeno tre aftershock di magnitudo considerevole, il primo un quarto d’ora dopo la scossa principale (Mw = 5.8) e gli altri nelle date del 7 agosto (Mw = 6.0) e 6 settembre (Mw = 5.8). L’area epicentrale è sta- ta individuata nel Tavoliere settentrionale, tra San Severo, Apricena e Serracapriola e la distri- buzione spaziale degli aftershock suggerisce un’evoluzione del processo di rottura lungo un allineamento approssimativamente Nord-Sud. Il numero di vittime riportate in cronache diver- se è molto variabile, ma un’analisi critica delle fonti porta a ritenere come più attendibile una cifra intorno alle 5000 vittime, principalmente concentrate negli abitati di Apricena, Lesina, San Paolo di Civitate, San Severo, Serracaprio- la e Torremaggiore (Boschi et al., 2000). Di questo terremoto esistono diverse cro- nache e relazioni contemporanee, come quelle di Giovanni de Poardi (1627) e di Giovanni An- tonio Foglia (1627) ed esiste persino quella che si può considerare uno dei primissimi esempi di ‘carta macrosismica’ (Fig. 3), redatta da Matthäus Greuter, un incisore alsaziano che operava a Roma. In tale carta è adottato un Figura 2 – Eventi di magnitudo maggiore di 2.0 registrati nell’area della placca Adriatica dal 1975 al 2016 (dati del USGS simbolismo per rappresentare diversi livelli di - National Earthquake Information Center, fino al 2005, e dell’INGV, per il periodo successivo) danneggiamento dei centri abitati («città ro- il terremoto del 17 luglio 1361, che colpì prin- cipalmente l’abitato di Ascoli Satriano, nel Sub-appennino Dauno. Cronache dell’epoca riportano che 4000 persone perirono per effet- to di crolli diffusi in tutto l’abitato, ma l’area di danneggiamento severo si estese almeno fi no a Canosa di Puglia dove crollarono parte delle mura e molti edifi ci (Boschi et al., 2000). L’area per la quale sono riportate indicazioni di danneggiamenti per questo terremoto non è però molto ampia. Se questo dipenda dal fatto che si siano perse nel tempo le testimonian- ze relative agli effetti del terremoto in altre località, o invece da una effettiva limitata estensione dell’area colpita, non è possibile accertarlo allo stato attuale delle conoscenze. Sulla base delle caratteristiche complessive del campo macrosismico, la più recente stima della magnitudo di momento sismico di que- sto terremoto (Lovati et al., 2015, Rovida et al., 2016) gli ha attribuito un valore Mw = 6.0 ± 0.5. Il numero di vittime riportato ad Ascoli Satriano appare anormalmente elevato per un terremoto di simile energia, ma è possibile, Figura 3 – Mappa degli effetti del terremoto del 1627, redatta da Matthäus Greuter (modificata dalla riproduzione riportata data l’ubicazione dell’abitato alla sommità di da Molin e Margottini, 1982), con sovrapposti, in rosso, la localizzazione dell’epicentro (marcata da una stella) e i valori un rilievo collinare, che gli effetti di danneg- di intensità macrosismica MCS secondo le stime del catalogo DMBI15 (Locati et al., 2015) giamento siano stati aggravati da fenomeni di amplifi cazione e/o dalla induzione di movi- Dopo questo terremoto, per oltre 250 anni vinata distrutta», «la magior parte rovinata», menti franosi che hanno destabilizzato i suoli non sono riportati per la Puglia eventi con Mw ≥ «la metà rovinata», «parte rovinata o danegia- di fondazione dell’edifi cato. 6.0 fi no al 1627, anno della peggiore catastrofe ta»), cui si possono far corrispondere diversi

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 170 valori di intensità macrosismica, dedotti dalla loghi sismici, avvenuto circa 10 anni dopo patto paragonabile a quello dei terremoti av- descrizione dei danneggiamenti. in un’area in parte sovrapponibile a quella venuti tra il ’600 e il ’700. Tra le testimonianze degli effetti di que- del terremoto del 1627. L’area epicentrale è sto terremoto appare di particolare interesse stata individuata nei pressi di Lesina, con un 2.2 PUGLIA CENTRALE quanto riportato, tra gli altri, da Foglia (1627) mainshock avvenuto il 29 gennaio 1657, forse Nell’area compresa tra l’Ofanto e la peni- circa il fatto che «... il mare della riviera di preceduto da una scossa minore il 17 ottobre sola salentina i cataloghi storici riportano un Fortore e di S. Nicandro si ritirò indietro due dell’anno precedente e seguita da alcuni af- solo evento sismico noto per aver causato vit- miglia e poi uscì fuori li suoi confini oltre tershock nel febbraio del 1657. Testimonian- time, sia pure in numero limitato. Si tratta del due miglia ...». Si tratta chiaramente della ze coeve riportano che il terremoto, produsse terremoto di magnitudo 5.6 ± 0.5 verifi catosi descrizione di uno tsunami, di cui Gianfreda danni, oltre che a Lesina, anche a San Severo, l’11 maggio del 1560, con effetti dell’VIII grado et al. (2001) hanno ritrovato anche alcune Torremaggiore, Apricena e Monte Sant’Angelo MCS a Barletta e Bisceglie, dove si ebbe un tracce geologiche, sotto forma di depositi di e che fu avvertito sino a Napoli. Le caratte- numero imprecisato di vittime, e del VII grado età cronologicamente compatibile, associati ristiche del campo macrosismico hanno por- a Giovinazzo, dove crollò uno delle due torri a una violenta ingressione marina entro il tato a attribuire alla scossa principale una campanarie della cattedrale. La localizzazio- bacino lacustre. È da sottolineare che lo stu- magnitudo di momento pari a 6.0 ± 0.2. ne epicentrale di questo terremoto è incerta e, dio citato ha anche evidenziato depositi della L’ultima crisi sismica di dimensione re- dato che tutte le località che lo hanno maggior- stessa natura datati a circa 1000 e 2000 anni gionale si ebbe nel 1731 e colpì il Tavoliere mente risentito sono in zona costiera, è stato prima, che suggeriscono il ripetersi di eventi centro-meridionale. La scossa principale si anche ipotizzato che la sorgente fosse in mare o tsunamogenici, sia pure a intervalli di tempo verifi cò intorno alle quattro (ora solare lo- persino lungo le prospicienti coste balcaniche. molto lunghi. cale) del 20 marzo e causò gravi distruzioni Ci sono tuttavia evidenze sia storiche sia Un altro fenomeno di interesse è riferito soprattutto a Foggia e a Cerignola. In par- strumentali di un’attività sismica, sia pure di nella cronaca di de Poardi (1627), il quale, ticolare, a Foggia ci furono 500 vittime, ma bassa energia, endogena nell’area dell’alto- citando abbazie e chiese danneggiate, riporta che «... quella di Ripa Alta si dice sia stata inghiottita dalla voragine.». Questa descri- zione potrebbe riferirsi allo sprofondamento dell’abbazia, di cui oggi rimane solo la chiesa ricostruita dopo il terremoto, per effetto della liquefazione di terreni alluvionali, essendo l’abbazia ubicata in prossimità della riva sinistra del fi ume Fortore. Ciò richiama nuo- vamente l’attenzione sul fatto che il danneg- giamento prodotto dagli scuotimenti sismici trasmessi dal suolo agli edifi ci può essere aggravato da fenomeni di deformazione e in- stabilità dei suoli su cui essi poggiano. Diciannove anni dopo questo terremo- to, il 31 maggio 1646, un altro evento colpì pesantemente il promontorio del Gargano, e in particolare gli abitati di Ischitella, Vico del Gargano, Vieste e Peschici. Danni molto Figura 4 – Localizzazione epicentrale dei terremoti storici documentati nella Puglia centrale (stelle rosse). Le intensità gravi furono però riportati anche a notevole epicentrali indicate derivano dai cataloghi CPTI (Rovida et al., 2016) e dal catalogo del progetto Finalizzato Geodinamica distanza dall’area epicentrale, in particolare, (Postpischl, 1985) ancora una volta, a Canosa di Puglia, forse per effetti di amplifi cazione di sito, e le onde il bilancio complessivo, che, secondo diverse piano murgiana (Del Gaudio et al., 2005). La sismiche furono avvertite distintamente al- fonti, oscilla tra 1200 e 3600, fu reso incerto Fig. 4 riporta una mappa degli eventi sismici meno fi no a Napoli (Camassi et al., 2008). Il dalla presenza nelle campagne dei pastori avvenuti nella Puglia centrale, di cui si ha complesso dei dati macrosismici ha portato abruzzesi impegnati nella pratica della tran- notizia storica. a valutare per esso una magnitudo simile sumanza. Questi pernottavano in fabbricati La diffi coltà di una accurata localizzazio- a quella dell’evento del 1627 (Mw = 6.7 ± rurali di scadente qualità che crollarono dif- ne di tale attività, per quel che riguarda la 0.3), tuttavia il numero di vittime, per quanto fusamente, ma di tali vittime, trattandosi di sismicità storica, è legata a due circostanze. più incerto, fu stimato nell’ordine di alcune residenti temporanei, non fu possibile otte- La prima è che tutti i maggiori centri abitati centinaia, e quindi molto al di sotto della nere un censimento completo (Boschi et al., dell’area murgiana sono distribuiti o in pros- precedente crisi sismica. Ciò è da mettere 2000). Ci furono crolli diffusi e vittime anche simità della costa o verso la valle del Brada- in relazione con la minore densità di popola- a Cerignola e danni gravi con vittime furono no, mentre sono assenti nella parte centrale zione del promontorio garganico rispetto alla registrati anche a Molfetta. La magnitudo dell’altipiano, il che ha indotto ad identifi care piana del Tavoliere ed evidenzia l’importanza stimata dai dati macrosismici è di 6.3 ± 0.1. le aree sorgente dei terremoti risentiti in que- che, nel quadro di danneggiamento, hanno le Dopo di questo terremoto, anche se scosse sta regione verso l’esterno dell’area murgia- caratteristiche dell’insediamento della popo- con effetti di danno e qualche vittima sono ri- na, o in corrispondenza dell’area adriatica o lazione nei territori colpiti da eventi sismici. portati dai cataloghi storici (per esempio una di quella appenninico-bradanica, a seconda Un recente studio (Camassi et al., 2008) scossa di magnitudo 5.4 ± 0.2 il 10 agosto di quali fossero i centri per i quali sono stati ha richiamato l’attenzione su un altro ter- 1893, che fece quattro vittime a Mattinata), riportati i maggiori risentimenti. A ciò si ag- remoto, sottovalutato dai precedenti cata- non si hanno notizie di crisi sismiche di im- giunge il fatto che, in molti casi, i terremoti

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 di area murgiana si sono verifi cati nella coda di energia limitata, capaci al più di produrre localizzate all’interno del Salento sono molto 171 di crisi sismiche maggiori verifi catesi in aree qualche danno, ma non crisi sismiche di ele- scarsi, in accordo con le osservazioni di si- contigue sismicamente più attive (catena vato impatto. Ne consegue che la pericolosità smicità strumentale che indicano un’attività appenninica o Capitanata), andandosi così sismica di quest’area è principalmente legata sismica piuttosto debole (Pierri et al., 2013). a confondere con gli aftershocks di quelle al risentimento di forti terremoti di area ap- Il catalogo CPTI (Rovida et al., 2016), riporta sequenze sismiche. Per esempio, scosse con penninica o nord-apula, che localmente può solo due eventi all’interno della penisola sa- effetti del VI-VII grado hanno interessato gli produrre scuotimenti potenzialmente perico- lentina, con magnitudo modesta (4.2 - 4,5) abitati di Andria e Barletta tra il 21 e il 22 losi, quando sussistono condizioni di amplifi - nel 1710 e nel 1909 e con effetti massimi del settembre 1689, a poco più di un anno dal for- cazioni di sito. Questo può essere, per esem- V grado MCS, rispettivamente localizzati in tissimo terremoto di magnitudo 7.1 ± 0.1 che pio, il caso di Canosa di Puglia, che ha spesso prossimità di Manduria e di Nardò (Fig. 5). causò estese devastazioni e circa 10000 vitti- mostrato risentimenti di intensità superiore Rispetto a questo quadro c’è però una vi- me nel Sannio. Analogamente, dopo un altro rispetto a ad altri siti meno distanti dall’area stosa eccezione rappresentata da un terremo- fortissimo terremoto di analoga magnitudo, epicentrale, come nei casi del terremoto dauno to di incerta localizzazione che il 20 febbraio che causò circa 20000 vittime in Val d’Agri il 16 dicembre 1857, all’interno della serie di aftershock vennero rilevate, tra gennaio e maggio dell’anno successivo, alcune scosse con probabile localizzazione murgiana, che produssero i massimi risentimenti a Canosa di Puglia, Matera e Spinazzola. A proposito di questo tipo di eventi è stata avanzata l’ipotesi che rotture di grandi faglie al margine della placca adriatica in occasione di forti terremoti possano aver indotto una re- distribuzione degli stress tettonici anche all’in- terno della placca, con riattivazione di faglie preesistenti (Del Gaudio et al., 2005). Questa interpretazione è supportata dall’osservazione di eventi strumentali, sia pure su una scala energetica più ridotta. Meno di un anno dopo il terremoto di magnitudo 5.0 del 5 maggio 1990 nel potentino, una sequenza sismica compren- Figura 5 – Eventi sismici dell’area salentina riportati nel catalogo CPTI (Rovida et al., 2016). Il diametro dei cerchi è pro- dente una ventina di scosse venne registrata porzionale alla magnitudo stimata (vedi legenda). I cerchi in rosso si riferiscono a eventi la cui magnitudo è stata ricavata nell’area di Castel del Monte. La più forte scossa da dati di intensità macrosismica, mentre i cerchi in blu identificano magnitudo ricavate da registrazioni strumentali della sequenza, avvenuta il 25 febbraio 1991, ebbe magnitudo 3.1 e, nell’insieme, la distri- del 1361 e di quello garganico del 1646. 1743 causò un considerevole numero di morti buzione degli ipocentri suggerisce un’origine in alcuni centri del Salento, in particolare tra associata a una faglia diretta che delimita una 2.3 SALENTO 120 e 400 nella sola Nardò, e altri, in numero struttura a graben nelle Murge alte. Fissando il limite geografi co della peni- più limitato, tra Brindisi, Francavilla Fontana, Non mancano, per altro, casi di eventi si- sola salentina in corrispondenza della de- Galatina e Taranto (Boschi et al., 2000; Galli & smici che non sono collegati a forti terremoti pressione Taranto-Brindisi, anche nota come Naso, 2008). A questo terremoto è stata attri- di regioni contigue, come il terremoto del 12 “Soglia Messapica” (Pieri et al., 1997), i dati buita, su base macrosismica, una magnitudo maggio 1856, di cui è citato un mainshock di sismicità storica riconducibili a sorgenti di 6.7 ± 0.1 (Rovida et al., 2016) ed ebbe con intensità epicentrale VI-VII MCS, seguito da due aftershocks, che causarono lievi danni nella parte settentrionale della provincia di Bari. Così pure, il più forte terremoto mur- giano registrato dalle reti strumentali è una scossa isolata di magnitudo 3.4 avvenuta il 26 giugno 1988, con epicentro pochi chilome- tri a sud-est di Altamura. È inoltre degno di nota che i dati delle maggiori scosse strumen- tali (come il mainshock della sequenza del 1991 e l’evento del 1988) indicano profondità ipocentrali relativamente elevate (intorno ai 20 km), che collocano le associate rotture di faglia a livello della crosta inferiore Nel complesso, i dati storici e strumentali indicano che l’area centrale della Puglia non è da considerarsi totalmente asismica ed epi- sodi di rilascio di stress tettonici si verifi cano occasionalmente, anche se lungo strutture di Figura 6 – Campo macrosismico del terremoto del 20 febbraio 1743 (dati da Locati et al., 2015). Le intensità sono riportate dimensioni ridotte, che generano terremoti secondo la scala di colori in legenda. La stella rossa indica la localizzazione epicentrale riportata da Rovida et al., 2016

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 172 un’area di risentimento molto estesa: danni li dove il bedrock carbonatico affi ora e dove responsabili dei maggiori terremoti infl uen- e vittime vennero riportate in alcune isole sono quindi assenti effetti di amplifi cazione: za la defi nizione della geometria delle zone greche dello Ionio (Lefkada, Corfù, Zante) e ciò può spiegare la irregolare distribuzione sismogenetiche, che, a sua volta, condiziona la scossa venne avvertita in località molto di- di intensità osservate per questo terremoto considerevolmente gli esiti dei calcoli di peri- stanti, da Malta a Napoli, Roma, Milano e Ve- attraverso tutto il territorio salentino. colosità. La zonazione sismogenetica attual- nezia (Boschi et al., 2000). La localizzazione Questi dati evidenziano, quindi, che la mente utilizzata per le stime di pericolosità epicentrale di questo terremoto è resa incerta pericolosità sismica del Salento è legata associa quasi tutti i maggiori terremoti della dalla irregolarità del campo macrosismico che principalmente a una attività sismica che ha storia pugliese (1361, 1627, 1731, 1560) a mostra una dispersione di effetti di intensità origine esternamente al territorio salentino. strutture di tipo trascorrente con sviluppo est- molto variabile entro brevi distanze (Fig. 6), Gli effetti di questa sismicità possono es- ovest (vedi DISS Working Group, 2015). Non sicché risulta diffi cile individuare un’area ri- sere fortemente risentiti localmente, sia per essendo state trovate evidenze superfi ciali stretta di massimo risentimento. Attualmen- la maggiore effi cienza della propagazione delle rotture di tali faglie, cronologicamen- te l’ipotesi maggiormente accreditata colloca dell’energia sismica attraverso la Placca te compatibili con i terremoti storici, è stato la sorgente nel Canale d’Otranto in un’area Adriatica, sia per effetti di amplifi cazione lo- ipotizzato che questi abbiano avuto origine da dove in tempi più recenti è stata registrata cale che, date le diversifi cate caratteristiche faglie cieche relativamente profonde, la cui da reti strumentali una certa attività sismica della risposta di sito, determinano un quadro rottura non ha raggiunto la superfi cie. Tutta- (vedi anche Fig. 5). Va osservato che il forte di forte variabilità locale del quadro di dan- via, tali ricostruzioni sono ancora affette da risentimento di questo terremoto può essere neggiamento. ampi margini di incertezza e non individuano stato favorito dalla ridotta attenuazione delle l’origine di alcuni terremoti importanti (1646, onde sismiche che si propagano attraverso la 3. PROBLEMATICHE NELLE STIME DI PERI- 1657). struttura rigida della Placca Adriatica, il che COLOSITÀ SISMICA Non mancano, inoltre, dati discordanti accentua sistematicamente il risentimento di L’affi dabilità delle stime di pericolosità con questo modello e ipotesi alternative cir- terremoti di area greco-ionica anche relativa- sismica e, conseguentemente, quella della ca l’ubicazione delle faglie responsabili di mente distanti (Pierri et al., 2013). defi nizione delle azioni sismiche di progetto, tali terremoti, per cui la questione non può Il fatto che in Salento le intensità mas- dipende dalla adeguatezza dei modelli sta- considerarsi defi nitivamente risolta e merita sime non siano state risentite nelle località tistici nel rappresentare l’evoluzione futura senz’altro di essere ancora oggetto di investi- più prossime all’epicentro, ma a Nardò (IX-X) della sismicità e da quanto siano affi dabili gazioni, data l’importanza che riveste ai fi ni e Francavilla Fontana (IX), trova spiegazione le stime dei tassi di sismicità dedotti dall’a- di una corretta valutazione della pericolosità. come il risultato di amplifi cazioni di sito le- nalisi della sismicità storica. Rispetto a ciò, Un secondo aspetto critico, oltre alla de- gate alla geologia locale, caratterizzata dalla l’uso dei dati di sismicità storica per il cal- fi nizione della geometria delle zone sismoge- presenza di depositi sabbioso-argillosi plei- colo della pericolosità sismica della Puglia netiche, è quella della defi nizione dei relativi stocenici sovrapposti a rocce carbonatiche presenta alcuni problemi che richiamano la tassi di sismicità. Come precedentemente più rigide (Galli & Naso, 2008). Questi depositi necessità di un approfondimento degli studi riportato, il numero di forti terremoti verifi ca- riempiono bacini associati a bassi strutturali, sulla sismicità di questa regione. tisi in Puglia (e in particolare nella sua parte con spessori dell’ordine dei 20 m, una situa- Un primo problema è rappresentato dal- settentrionale) è piuttosto ridotto, a causa zione che induce amplifi cazioni a frequenze la identifi cazione delle sorgenti dei maggiori dei tempi medi di ritorno alquanto lunghi dei di risonanza proprie delle costruzioni di pochi terremoti storici, in particolare di quelli che maggiori terremoti. Ciò comporta elevate in- piani, tipiche dell’edilizia tradizionale locale. hanno interessato la Capitanata. La iden- certezze nelle stime dei parametri statistici Questi bacini si alternano con alti struttura- tifi cazione delle strutture sismogenetiche necessari al calcolo dei tassi di sismicità.

Figura 7 – Grafico rappresentativo dei tassi di sismicità di una zona sismogenetica, in cui, secondo la legge di Gutenberg-Richter (1944), il logaritmo del numero di terremoti di magnitudo maggiore o uguale a M decresce linearmente con il valore di M. Nel grafico sono combinati dati relativi ad eventi di bassa magnitudo registrati strumentalmente (in rosso) con eventi maggiori riportati in cataloghi storici (in blu)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 Rispetto a questo problema, però, un in grado di identifi care aree potenzialmente Crisis in the Gargano Area: Its Implications on 173 supporto alla riduzione delle incertezze può esposte a fenomeni di questo tipo. Si tratta, the Understanding of Local Seismicity. J. Earthq. derivare dall’acquisizione continua di dati naturalmente, di avere la lungimiranza di in- Eng., 12, 1223-1245. strumentali di bassa energia. Il numero dei vestire risorse adeguate per l’applicazione di DEL GAUDIO V., PIERRI P., CALCAGNILE G., VENISTI N. (2005), Characteristics of the low energy seis- terremoti di diversa magnitudo che si veri- tali pratiche, senza attendere la spinta emo- micity of central Apulia (southern Italy) and fi cano per unità di tempo in una data regio- tiva della prossima catastrofe sismica, con la hazard implications. J. Seismol., 9, 39-59. ne segue una ben nota legge di dipendenza consapevolezza che le risorse investite nella DE POARDI G. V. (1627), Nuova relatione del grande log-lineare dal valore della magnitudo (Gu- prevenzione degli effetti futuri si risolverà in e spaventoso terremoto successo nel Regno di tenberg e Richter, 1944). È quindi possibile un risparmio sia in termini economici che di Napoli, nella provincia di Puglia, in venerdì alli defi nire il numero atteso di forti terremoti lutti e devastazioni. 30 di Luglio 1627, Roma. individuando i parametri di tale legge attra- DISS WORKING GROUP (2015), Database of Individual Seismogenic Sources (DISS), Version 3.2.0: A verso l’integrazione dei dati relativi al numero 3. CONCLUSIONI compilation of potential sources for earthquakes di piccoli terremoti registrati, con quello, più Coltivare la memoria storica dei terremoti larger than M 5.5 in Italy and surrounding areas. incerto, dei terremoti maggiori (vedi esempio che hanno colpito una regione è particolar- http://diss.rm.ingv.it/diss/, Istituto Nazionale di Fig. 7). Dato che i terremoti di bassa ener- mente importante lì dove i terremoti di elevata di Geofisica e Vulcanologia; doi:10.6092/INGV. gia sono molto più frequenti, il tasso con cui energia avvengono a intervalli di tempo che IT-DISS3.2.0. il loro numero si riduce al crescere della ma- coprono multiple generazioni. La mancanza DOGLIONI C., MONGELLI F., PIERI P. (1994), The Puglia gnitudo può essere defi nito anche attraverso di esperienze dirette di eventi sismici, o al- uplift (SE Italy): an anomaly in the foreland of the Apenninic subduction due to buckling of a thick osservazioni condotte in un numero relativa- meno di una memoria trasmessa oralmente continental lithosphere. Tectonics 13, 1309-1321. mente ridotto di anni. Ciò fornisce un vincolo da una generazione alla successiva, tende a FOGLIA G. A. (1627), Historico discorso del gran più stringente alla defi nizione di tale tasso produrre una sottovalutazione del problema e terremoto successo nel regno di Napoli, nella anche per eventi di energia maggiore. una scarsa attenzione rispetto all’adozione di provincia di Capitanata di Puglia, nel corrente Un ultimo aspetto che merita approfondi- misure di prevenzione del rischio. anno 1627 adì 30 di luglio à hore sedici, Napoli. menti è rappresentato dall’infl uenza che, su- Il territorio pugliese si trova appunto in GALLI P., NASO G. (2008), The ‘Taranta’ Effect of the gli effetti dei terremoti risentiti in una regione, questo tipo di situazione. I dati di sismicità 1743 Earthquake in Salento (Apulia, Southern Italy), Boll. Geofi. Teor. Appl., 49 (2), 177-204. deriva dalla presenza di condizioni geologiche storica indicano che terremoti di magnitudo GIANFREDA F., MASTRONUZZI G., SANSÒ P. (2001), Im- locali tali da produrre effetti di amplifi cazione pari o superiore a 6.0 hanno avuto luogo in più pact of historical tsunamis on a sandy coastal degli scuotimenti sismici. occasioni nel nord della Puglia, causando un barrier: an example from the northern Gargano Come rilevato da Galli e Naso nel loro numero di vittime nell’ordine delle migliaia, coast, southern Italy, in Natural Hazard and studio sul terremoto che interessò il Salento ma il più recente di questi eventi risale al Earth System Science, 1, 213-219. nel 1743, le intensità macrosismiche dei ter- 1731. Inoltre, gravi effetti sono stati riscon- GUTENBERG B., RICHTER C.F. (1944), Frequency of remoti storici possono registrare le differenze trati in Salento almeno in una occasione nel earthquakes in California. Bulletin of Seismo- logical Society of America, 34, 185-188. di risposta di sito associate alle condizioni 1743, per effetto di un forte terremoto che, LOCATI M., CAMASSI R., ROVIDA A., ERCOLANI E., BER- geologiche locali. Questo può infl uenzare pur avendo avuto origine al di fuori del ter- NARDINI F., CASTELLI V., CARACCIOLO C.H., TERTULLIA- considerevolmente la defi nizione del campo ritorio regionale, ha causato devastazioni e NI A., ROSSI A., AZZARO R., D’AMICO S., CONTE S., macrosismico e la stessa individuazione dei un considerevole numero di vittime, proba- ROCCHETTI E. (2015), DBMI15, the 2015 version parametri dei terremoti storici (coordinate bilmente per effetto di amplifi cazioni locali of the Italian Macroseismic Database. Istituto epicentrali e magnitudo) che poi si rifl ettono del moto sismico, prodotte dalla particolare Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, http:// anche nella defi nizione dei tassi di sismicità conformazione geologica del Salento. La di- doi.org/10.6092/INGV.IT-DBMI15. MOLIN D., MARGOTTINI C. (1982), Il terremoto del 1627 usati per il calcolo della pericolosità di base. stanza temporale di questi eventi può indurre nella Capitanata settentrionale. Contributo alla È quindi di grande importanza approfondire a far ritenere il rischio sismico un problema caratterizzazione della sismicità del terremoto le caratteristiche della risposta sismica di secondario cui non è necessario prestare par- italiano. Memorie presentate al Convegno an- sito su tutto il territorio, sia per “fi ltrare” e ticolare attenzione. nuale del Progetto Finalizzato Geodinamica del correggere i dati di sismicità storica, ai fi ni di I recenti eventi sismici dell’Italia centrale CNR sul tema: “Sismicità dell’Italia: stato delle una più corretta defi nizione della pericolosità devono oggi essere colti come monito circa le conoscenze scientifiche e qualità della norma- di base, sia perché tali caratteristiche vanno disastrose conseguenze che possono deriva- tiva sismica”, Udine, 12-14 maggio 1981, Com- missione ENEA-ENEL per lo studio dei problemi tenute in conto per una valutazione della ef- re dall’abitare un territorio senza conoscerlo sismici connessi con la realizzazione di impianti fettiva pericolosità locale. approfonditamente e avendo cancellato dal- nucleari, Roma, 251-279. Diversi esempi tratti dalla storia sismica la memoria la lezione degli eventi sismici del PIERI P., FESTA V., MORETTI M., TROPEANO M. (1997), tratteggiata nel precedente capitolo, eviden- passato. Quarternary Tectonic Activity of the Murge area ziano che rilevanti effetti di danno possono (Apulian Foreland-Southern Italy),” Ann. Geo- verifi carsi anche in aree non interessate da phys., 40 (5), 1395-1404. BIBLIOGRAFIA IERRI E ORENZO ALCAGNILE una signifi cativa sismicità autoctona, in oc- P P., D L S., C G. (2013), Anal- BOSCHI E., GUIDOBONI E., FERRARI G., MARIOTTI D., VALEN- ysis of the Low-Energy Seismic Activity in the casione di forti terremoti che si verifi cano a SISE G., GASPERINI P. (2000), Catalogue of strong Southern Apulia (Italy), Open Journal of Earth- distanze apparentemente di sicurezza, quan- Italian earthquakes from 461 B.C. to 1997. Ann. quake Research, 2, 91-105. do sussistono condizioni di amplifi cazione lo- Geofis., 43, 609-868. POSTPISCHL D. (ed.) (1985), Catalogo dei terremoti cale o suscettibilità a fenomeni deformativi CAMASSI R., ERCOLANI E., MIRTO C., STUCCHI M. (2000), italiani dall’anno 1000 al 1980. CNR-Progetto del suolo indotti dalle onde sismiche. Analisi e confronti verso la nuova mappa delle Finalizzato Geodinamica, Quaderni della Ricer- Rispetto a questo problema, per altro, non massime intensità macrosismiche osservate. ca Scientifica, 114 2B, Bologna, pp.239. In: Le ricerche del GNDT nel campo della perico- è necessario attendere l’osservazione diretta ROVIDA A., LOCATI M., CAMASSI R., LOLLI B., GASPERINI P. losità sismica (1996-1999), a cura di F. GALADINI, (editors) (2016), CPTI15, the 2015 version of the di tali effetti di sito in occasione di forti terre- C. MELETTI, A. REBEZ. CNR-GNDT, 345-355. Parametric Catalogue of Italian Earthquakes, moti, dato che esiste un complesso di pratiche CAMASSI R., BERNARDINI F., CASTELLI V., MELETTI C. Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, investigative di natura geologica e geofi sica, (2008), A 17th Century Destructive Seismic doi:http://doi.org/10.6092/INGV.IT-CPTI15.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 174 FABRIZIO TERENZIO GIZZI Storia sismica della Basilicata E-mail: [email protected] MARIA ROSARIA POTENZA con particolare riguardo ai E-mail: [email protected] Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali, secoli XIX e XX Consiglio Nazionale delle Ricerche (IBAM, CNR) Tito Scalo (PZ) Seismic history of Basilicata with special regard to the 19th and 20th centuries Parole chiave (key words): terremoto (earthquake), Appennino meridionale (Southern Apennines), distribu- zione del danno (damage pattern), ricostruzione (rebuilding)

INTRODUZIONE seguenze socio-economiche con distruzioni Partendo da questa premessa, il contri- La fragilità del territorio italiano riguardo di contesti produttivi e compromissione delle buto analizza brevemente la sismicità che ai rischi naturali, segnatamente quello si- interrelazioni sociali, mutamenti nel contesto ha interessato la Basilicata nel corso degli smico e idrogeologico, è un aspetto ben noto. territoriale indotti, ad esempio, dagli effetti ultimi mille anni. A tal fi ne sono stati estratti Questa problematicità ha condotto la comuni- secondari di eventi sismici come i fenomeni dal CPTI15 i terremoti di cui in Tabella 1. Tale tà nazionale ad affrontare, dal 1944 al 2012, franosi (Gizzi et al., 2014; Gizzi et al., 2016b). elenco, che include circa 60 eventi, è stato costi complessivi pari a circa 242.5 miliardi In questo ambito si colloca la Basilicata costruito selezionando i terremoti, o in taluni di euro, 181 dei quali per danni provocati da che è stata soggetta a terremoti che hanno casi le loro sequenze, per i quali in almeno eventi sismici e 61.5 per quelli legati ad eventi avuto origine sia in aree interne alla regione o una località della Regione sono stati osser- idrogeologici, per un costo medio annuo di 3.5 al confi ne con la Campania (ad esempio la se- vati effetti riconducibili a un’intensità macro- miliardi di euro (ANCE-CRESME, 2012). quenza sismica dei mesi di luglio-agosto 1561, sismica uguale o superiore al grado 6 MCS. In quest’ottica, la conoscenza degli eventi terremoto del 14 agosto 1851 e del 16 dicembre Nel prosieguo dell’articolo saranno discussi naturali estremi che hanno storicamente in- 1857) sia in aree a essa esterne, ubicate pre- più in dettaglio, ma senza alcuna pretesa di teressato un determinato territorio e l’analisi valentemente in Irpinia (ad esempio i terremoti esaustività, i terremoti che hanno causato le delle conseguenze sul tessuto antropico e ter- dell’8 settembre 1694 e del 23 novembre 1980). maggiori conseguenze nel territorio lucano. ritoriale sono un tassello imprescindibile per Il quadro sismico della Basilicata è, tutta- la messa in campo di strategie mirate sia alla via, più complesso sia per quanto riguarda l’ar- LA CRONISTORIA SISMICA previsione sia alla prevenzione. Ciò è partico- ticolazione delle aree di origine degli eventi si- TERREMOTO DEL 18 DICEMBRE 1273 (POTENZA) larmente vero in un territorio come quello ita- smici (Fig. 1), sia per quanto attiene gli impatti Analizzando la storia sismica della Ba- liano caratterizzato da un’importante attività degli effetti diretti (a breve termine) o indiretti silicata attraverso il CPTI15 emerge come il sismica e nel contempo da scarsa percezione (a lungo termine) che si sono verifi cati nel tes- primo terremoto verifi catosi dopo l’anno Mille del rischio da parte della popolazione, fattore suto antropico-insediativo nel corso dei secoli. sia quello occorso nel 1273. L’evento determinò questo che tende ad aggravare gli esiti di un evento naturale estremo (Gizzi et al., 2016a). Nel contesto dei paesi del Mediterraneo, l’Italia è un territorio caratterizzato da sismi- cità medio-alta: in media ogni 100 anni si verifi cano più di 100 terremoti di magnitudo compresa tra 5.0 e 6.0 e dai 5 ai 10 terremoti di magnitudo superiore a 6.0. Le aree sedi dei terremoti sono quelle dell’intero arco appenni- nico, della parte orientale delle Alpi e quelle in prossimità delle aree vulcaniche. Sofferman- dosi più da vicino sulla storia sismica dell’Ita- lia, una rapida analisi del Catalogo Parametri- co dei Terremoti Italiani 2015 (CPTI15, Rovida et al., 2016) mette in evidenza come il Paese sia stato teatro di numerosi ed energetici eventi. Per avere un quadro statistico di rife- rimento dei forti terremoti basta ricordare che nel corso degli ultimi mille anni circa quaran- ta terremoti con magnitudo (Mw) maggiore o uguale a 6.5 hanno colpito l’Italia, con specifi - co riguardo alla fascia assiale appenninica tra l’Umbria e la Calabria. Questi terremoti hanno determinato profondi cambiamenti nel tessuto Figura 1 – Terremoti in Basilicata e nelle aree contermini nel corso degli ultimi mille anni. Una selezione di tali eventi è urbano con abbandoni di località, ricostruzioni riportata in Tab. 1. Gli eventi sismici più significativi per la Regione e oggetto di trattazione specifica nel testo sono segnalati in sito o delocalizzazioni di centri demici, con- nella figura con l’anno (e eventualmente il mese) di occorrenza (da Rovida et al., 2016, modificato)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 Tabella 1 – Terremoti che hanno determinato danni in Basilicata dall’anno 1000 in poi. Sono elencati gli eventi sismici per i quali in almeno 175 una località regionale sono documentati effetti riconducibili ad un’intensità macrosismica uguale o superiore al grado 6 MCS (grado da cui inizia il danneggiamento lieve, ma esteso). I dati identificativi del terremoto (data, orario, area epicentrale, intensità epicentrale- Io- e magnitudo-Mw-) derivano da CPTI15 (Rovida et al., 2016). Nell’ultima colonna è aggiunto il settore della Regione interessato dalle conseguenze dell’evento sismico, considerando la distribuzione geografica delle località con intensità macrosismica pari o superiore al grado 6 MCS. Quando il terremoto ha coinvolto una sola località, la stessa è riportata. Tra parentesi quadre è indicata la provincia della località, tra parentesi tonde il valore più elevato dell’intensità macrosismica (MCS) tra le località regionali coinvolte nel terremoto. DS=Terremoti descritti nell’articolo (l’ubicazione di questi ultimi è evidenziata in Fig. 1) Porzione della Anno Mese Giorno Ora Min Area epicentrale Io Mw Regione o località coinvolta 1273 12 18 DS -- Potenza 8-9 5.80 Potenza (8-9) 1353 04 22 -- -- Vulture - - Melfi [PZ] (“gravi danni”) 1456 12 05 -- -- Appennino centro-meridionale 11 7.19 Vulture-Melfese (8-9) 1466 01 15 02 25 Irpinia-Basilicata 8-9 5.98 Nord-occidentale (8) 1561 07 31 DS 19 45 Vallo di Diano 9 6.34 Centro-occidentale (9) 1561 08 19 DS 15 50 Vallo di Diano 10 6.72 Nord-occidentale (10-11) 1625 08 ------Vulture 8-9 5.80 Venosa [PZ] (8-9) 1634 11 10 -- -- Matera 6-7 4.86 Matera (6-7) 1638 03 27 -- 15 05 Calabria Centrale 11 7.09 Maratea [PZ] (6) 1688 06 05 -- 15 30 Sannio 11 7.06 Vulture (8) 1692 03 04 -- 22 20 Irpinia 8 5.88 Muro Lucano [PZ] (8) 1693 01 08 -- -- Pollino 7 5.27 Anglona e Pedali (“danno”) 1694 09 08 DS 11 40 Irpinia-Basilicata 10 6.73 Centro-settentrionale (10) 1708 01 26 -- -- Pollino 8 5.56 Pollino (8-9) 1731 03 20 -- 03 Tavoliere delle Puglie 9 6.33 Vulture (7) 1732 11 29 -- 07 40 Irpinia 10-11 6.75 Vulture (6-7) 1743 02 20 -- -- Ionio settentrionale 9 6.68 Matera (7) 1783 03 28 -- 18 55 Calabria centrale 11 7.03 Trecchina [PZ] (6-7) 1805 07 26 -- 21 Molise 10 6.68 Melfi [PZ] (6) 1807 11 11 -- -- Val d’Agri 6-7 4.87 Val d’Agri (7) 1826 02 01 DS 16 Potentino 8 5.74 Sud-ovest di Potenza (9) 1831 01 02 -- 14 07 Appennino lucano 8 5.53 Lagonegrese [PZ] (8) 1836 04 25 -- 00 20 Calabria settentrionale 9 6.18 Craco-Peschiera [MT] (6-7) 1836 11 20 DS 07 30 Appennino lucano 8 5.86 Sud-occidentale (9) 1845 08 10 -- -- Materano 5 4.51 Matera (6) 1846 08 08 -- -- Potentino 6-7 5.18 Potentino (6-7) 1851 08 14 DS 13 20 Vulture 10 6.52 Settentrionale (10) 1851 08 14 -- 14 40 Vulture 7-8 5.48 Melfi [PZ] (8-9) 1857 12 16 DS 21 15 Basilicata 11 7.12 Val d’Agri e intera regione (11) 1857 12 26 -- 05 Basilicata 7-8 5.33 Montemurro [PZ] (7-8) 1858 03 08 -- 04 -- Vibonati 5-6 4.40 Lagonegro [PZ] (”danno”) 1885 12 24 -- 10 50 Basilicata 6-7 5.09 Centro-orientale (7) 1894 05 28 -- 20 15 Pollino 7 5.01 Pollino (7) 1905 06 29 -- 19 49 Brienza 5-6 4.14 Brienza [PZ] (6-7) 1910 06 07 DS 02 04 Irpinia-Basilicata 8 5.76 Nord-occidentale (8) 1917 10 13 -- 16 04 Val d’Agri 6 5.46 Pollino (6) 1923 11 08 -- 12 28 Appennino campano-lucano 6 4.73 Nord-occidentale (6) 1930 07 23 DS 00 08 Irpinia 10 6.67 Vulture e centro-sett. (9) 1934 07 03 -- 16 11 Castelsaraceno 6 4.55 Meridionale (6) 1935 12 03 -- -- Calvello 5 4.15 Calvello [PZ] (6) 1948 08 18 -- 21 12 Gargano 7-8 5.55 Vulture (6) 1954 08 06 -- 19 21 Potentino 5-6 5.18 Potenza (6) 1956 01 09 -- 00 44 Materano 6 4.72 Ovest città di Matera (7) 1962 08 21 -- 18 19 Irpinia 9 6.15 Montemilone [PZ] (6) 1963 02 13 -- 12 45 Potentino 7 5.19 Potentino (7) 1978 09 24 -- 08 07 Materano 6 4.75 Matera (6) 1980 03 09 -- 12 03 Pollino 5-6 4.71 Viggianello [PZ] (6) 1980 05 14 -- 01 41 Alta Val d’Agri 5-6 4.83 Paterno [PZ] (6) 1980 11 23 DS 18 34 Irpinia-Basilicata 10 6.81 Prov. PZ e parte Prov. MT (9) 1980 12 03 -- 23 54 Irpinia-Basilicata 6 4.83 Nord-occidentale (6-7) 1982 03 21 -- 09 44 Golfo di Policastro 7-8 5.23 Maratea/lagonegrese (7) 1986 07 23 -- 08 19 Potentino 6 4.61 Ovest di Potenza (6) 1988 01 08 -- 13 05 Pollino 7 4.70 Pollino (6-7) 1988 01 12 -- 23 01 Cilento 6 4.52 Limit. porzione Val d’Agri (6) 1990 05 05 -- 07 21 Potentino - 5.77 Centro-settentrionale (7) 1990 08 26 -- 13 41 Potentino 6 4.03 Savoia di Lucania [PZ] (7) 1990 08 28 -- 19 02 Potentino - 4.21 Sarconi [PZ] (6) 1991 05 05 -- 17 16 Val d’Agri 5-6 4.00 Sarconi [PZ] (6) 1991 05 26 -- 12 25 Potentino 7 5.08 Centro-settentrionale (7) 1991 06 20 -- 11 32 Potentino 5-6 3.71 Rapone [PZ] (6) 1996 04 03 -- 13 04 Irpinia 6 4.90 Sasso di Castalda [PZ] (6) 1998 09 09 -- 11 28 Appennino lucano 6-7 5.53 Meridionale (6-7) 2012 10 25 -- 23 05 Pollino 6 5.31 Piano dell’Incoronata (6 EMS)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 176 gravi danni agli edifi ci del capoluogo regionale, devastante evento sismico che determinò la area centro-occidentale si ebbero i maggiori unica località per la quale è disponibile, se pur distruzione e il grave danneggiamento di mol- esiti. Le conseguenze riguardarono anche la sommariamente, il quadro degli effetti ricon- teplici località poste in un’area a cavallo tra limitrofa provincia di Salerno, con particolare ducibile a un’intensità del grado 8-9 MCS, uno la Campania e la Basilicata, tra le province riguardo a Sala Consilina ed Atena Lucana dei più forti terremoti nella storia sismica os- di Avellino e Potenza, con effetti più rilevanti (7-8 MCS). servata per Potenza (Locati et al., 2016). nell’alta valle dell’Ofanto. Effetti di danneg- Tra le località lucane più colpite ricordia- Le conseguenze del terremoto sono rin- giamento si ebbero anche in numerose loca- mo Tito (9 MCS), dove vi furono 7 morti e 4 feri- tracciabili in un’unica fonte archivistica, lità sia della costa tirrenica, come Napoli e ti. Secondo il Lombardi (1829), ripreso dal Ba- presa come riferimento e riportata dal Bonito Salerno (7 MCS), sia di quella adriatica, come ratta (1901), crollò la Chiesa Madre, caddero (1691) relativa ad un documento della can- Barletta e Bari (6 MCS). oltre 60 case, alcune crollarono parzialmente, celleria angioina. Si tratta, in particolare, di Quattordici località furono quasi comple- molte rimasero crollanti e tutte furono forte- una missiva datata Corato 18 dicembre 1273 tamente rase al suolo (10 MCS), equamente mente lesionate. Secondo un’altra fonte il pa- nella quale il re di Napoli Carlo I chiede al suddivise tra la provincia di Avellino e Poten- ese fu reso inabitabile “[…] per crollamento giustiziere di Basilicata, suo locale rappre- za, come Atella (PZ), Bella (PZ), Cairano (AV), di circa tre quarti delle abitazioni, ed il resto sentante, di relazionare circa i reali danni Calitri (AV), Carife (AV), Castelgrande (PZ), lesionato […]” (ASNa, Relazione del sottoin- prodotti dal terremoto che aveva colpito la Guardia Lombardi (AV), Muro Lucano (PZ), Pe- gegnere…). La stessa fonte riporta anche che città di Potenza. scopagano (PZ), Rapone (PZ), Ruvo del Monte due quartieri in particolare (“San Nicola” e Il documento riferisce danni gravissi- (PZ), Sant’Andrea di Conza (AV), Sant’Angelo “La Piazzolla”) furono pressoché distrutti. Il mi alla maggior parte degli edifi ci oltre che dei Lombardi (AV) e Teora (AV), mentre all’in- Lombardi ricorda anche alcuni effetti al suolo, perdite relative a oggetti di arredo sia nelle circa altri quattordici paesi patirono distru- come l’intorbidamento dell’acqua dei pozzi, case sia nei luoghi di culto. L’impossibilità di zioni diffuse interessanti circa la metà dei frane di crollo e la comparsa di sorgenti. precisare i danni nella città e eventualmente rispettivi abitati. Si verifi cò anche l’innesco di Anche Potenza subì conseguenze impor- in altre località deriva essenzialmente dal- frane in otto località (Esposito et al., 1998). tanti con il crollo di sole due o tre case, ma con la circostanza che il prezioso resoconto del In particolare ad Atella morirono 160 per- lesioni diffuse al patrimonio abitativo e gravi giustiziere di Carlo I circa gli effetti prodotti sone, a Castelgrande le abitazioni che furono danni agli edifi ci pubblici (Lombardi, 1829). Il dal terremoto non è disponibile per la con- risparmiate furono meno di 10, a Pescopaga- grado di danneggiamento va comunque letto sultazione. no quasi tutti i palazzi residenziali e di edilizia sulla base dell’effettivo stato di conservazio- religiosa crollarono, causando la morte di 200 ne del patrimonio immobiliare che può essere TERREMOTO DEL 31 LUGLIO 1561 (VALLO DI persone. Spostandoci più a sud, anche Poten- compreso leggendo quanto relazionato dalla DIANO) E DEL 19 AGOSTO 1561 (VALLO DI DIANO) za (8 MCS) subì gravi conseguenze con circa Deputazione comunale incaricata di verifi care Il 31 luglio ed il 19 agosto 1561 si verifi - 300 case che crollarono totalmente o parzial- i danni post-sisma:“[…] in generale tutte (le carono due eventi sismici di magnitudo (Mw) mente e con la morte di 5 persone. Per quanto case) sono state affette da qualche lesione, superiore a 6 nell’area sud-orientale della attiene l’edilizia religiosa, fu danneggiata la sebbene si fa avvertire ch’essendo molto an- regione Campania, al confi ne con la regione cattedrale di San Gerardo e crollarono la chie- tico il fabbricato del paese, così molte lesio- Basilicata. La scossa di fi ne luglio (Mw=6.34) sa e il campanile della SS. Trinità, crollarono ni esistevano, e perciò nella circostanza del causò gravissimi effetti a Buccino (SA), con il quasi integralmente il Palazzo Vescovile e il tremuoto si sono rese più sensibili” (Sannino crollo di 200 abitazioni, la morte di circa 100 Seminario. Effetti riconducibili ad un’intensi- A., 1990). Danni di una certa gravità furono persone e danni alle località del Vallo di Dia- tà del grado 8 MCS sono accertati anche per registrati anche agli edifi ci pubblici o religiosi no ed ebbe effetti più contenuti in Basilicata. alcune località del Vulture. A Melfi crollarono come il Palazzo dell’Intendenza, l’Episcopio, il L’evento più energetico di agosto (Mw=6.72) più di cinquanta abitazioni con gravi danni monastero dei Riformati e l’Ospedale civico, colpì particolarmente la Valle del Tanagro e alle rimanenti, oltre a conseguenze importan- mentre il campanile della cattedrale perse la quella del Calore e produsse danni di rilievo ti patite dall’edilizia monumentale e religio- sua verticalità (Lombardi, 1829). anche in Basilicata. sa, come il Castello, la Chiesa Madre ed il L’esame della documentazione archivi- Castelli et al. (2008) analizzando fonti Convento degli Agostiniani (Vera, e distinta stica che preserva il carteggio prodotto dalle primarie e indipendenti hanno esaminato Relatione del Terremoto…;Vera, e distinta istituzioni in seguito al terremoto, con parti- separatamente da un punto di vista ma- Relatione dello spaventoso…; Pacichelli, colare riferimento al lavoro delle commissioni crosismico i due eventi. Per quanto attiene 1695; ADPR, Lettera del Governatore…). L’a- stabilite per il rilievo del danno, ha consentito il contesto regionale lucano, il terremoto di rea del Vulture-melfese sarà il settore lucano di redigere la cartografi a della distribuzione agosto causò danni molto ingenti nelle loca- interessato, anche se marginalmente, da due spaziale del danno nel centro storico di Po- lità ubicate a ovest e nord-ovest della città terremoti di circa quaranta anni dopo, quel- tenza. Questa evidenzia effetti maggiori sul di Potenza. Tra le località più colpite ricordia- lo del Tavoliere delle Puglie del marzo 1731 fi anco occidentale del centro storico e in minor mo Tito (10-11 MCS), Balvano (9-10), Muro (Mw=6.33) e quello dell’Irpinia del novembre misura nella sua porzione centro-orientale Lucano (9), Picerno (9), Pignola (9) seguite, 1732 (Mw=6.75) che produssero effetti mas- (Gizzi & Masini, 2007). ad esempio, da Potenza e Ruoti (8), Bella e simi nell’area nord-orientale lucana parame- Altre località colpite dal sisma, con dif- Castelgrande (7-8). trizzabili rispettivamente con il grado 7 MCS ferente grado di severità, sono individuabili (Barile, Melfi e Leonessa) e il grado 6-7 MCS più a sud della Regione, nella Val d’Agri, co- TERREMOTO DELL’8 SETTEMBRE 1694 (IRPINIA- (Barile, Melfi e Ruvo del Monte). me Tramutola (8 MCS), dove crollarono le torri BASILICATA) dell’ex Badia dei Benedettini, della cappella Sei anni dopo il terremoto del 5 giugno TERREMOTO DEL 1 FEBBRAIO 1826 (POTENTINO) del Soccorso e del soppresso convento degli 1688 (Sannio), che ebbe conseguenze anche Il primo terremoto del XIX secolo che ha Osservanti oltre a lesioni a tutte le abitazioni, nella porzione nord-orientale della Basilicata interessato la Basilicata con effetti rilevanti Marsico Nuovo (7-8 MCS), dove caddero una (Atella, grado 8 MCS; Venosa, 7-8 MCS), l’Irpi- accadde il 1 febbraio del 1826. L’epicentro parte del campanile e un muro della chiesa S. nia e la Basilicata furono coinvolte in un altro del sisma (Mw=5.74) fu il potentino nella cui Maria delle Grazie, oltre a un muro della chie-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 sa di S. Gianuario e Montemurro (7 MCS) dove Per quanto concerne Melfi , il terremoto del rimasero feriti. La maggior parte delle case 177 subì danni la porzione superiore del campa- 1851 rappresenta il più forte (10 MCS) evento crollarono o furono ridotte in uno stato crol- nile della chiesa (Lombardi, 1829; Racioppi, nella storia sismica della città (Locati et al., lante o subirono gravi lesioni. La parte dell’a- 1858; Baratta, 1901). 2016). In conseguenza del terremoto persero la bitato più colpita fu quella posta nella porzio- vita tra 444 e 1000 persone, mentre circa 100 ne sommitale. Per quanto concerne l’edilizia TERREMOTO DEL 20 NOVEMBRE 1836 (APPENNINO rimasero ferite, su un totale di 9130 abitanti. monumentale e religiosa, crollò la Cattedrale, LUCANO) L’abitato fu quasi completamente distrutto già fortemente danneggiata, specie nel cam- Il 20 novembre 1836 l’area sud-occiden- sia nell’edilizia pubblica e monumentale sia panile, dal terremoto dell’8 settembre 1694, tale della Regione fu interessata dagli effet- in quella residenziale. Particolarmente colpi- insieme ad altre tre chiese, la Casa Vescovile, ti di un terremoto di magnitudo (Mw) 5.86. ta, con crolli totali degli edifi ci, fu la porzione la Chiesa ed il Convento dei Minori Osservanti L’area più colpita fu il Lagonegrese, coinvolto dell’abitato compresa tra la chiesa Sant’Ago- e il Palazzo baronale. In prossimità della chie- cinque anni prima da un altro evento di ma- stino e la Porta Bagno:” […] dalla Chiesa S. sa del Crocifi sso si aprì una frattura piuttosto gnitudo inferiore (Mw=5.53), ma danni im- Agostino […], dietro alla quale erano le pri- ampia nel terreno similmente a quanto si veri- portanti tra il grado 7 e il grado 8 MCS furono gioni, sino alla porta che dicesi Bagno, tutto fi cò lungo una strada dove si aprirono fessure registrati anche in alcune località della Val è rovesciato e pareggiato al suolo […]” (Pa- tali da non renderla più percorribile (Arabia, d’Agri (Montemurro e Corleto Perticara) e del ci, 1853, p. 49). Per quanto attiene l’edilizia 1852; Echaniz, 1852; Palmieri & Scacchi, Pollino (Latronico, Castelsaraceno, Carbone monumentale crollarono 22 chiese, tra cui le 1852; Paci, 1853). e Chiaromonte) oltre che della provincia di quattro chiese parrocchiali in cui era divisa la In Rionero in Vulture (9 MCS) si registra- Salerno. Città, cioè quella di San Teodoro, San Nicola, rono 63-64 morti su 10193-13000 abitanti Per quanto attiene la località di Lagone- San Lorenzo e del Carmine. Il campanile della totali oltre a 98 feriti. Si verifi cò il crollo di un gro, il terremoto causò il crollo di numerose Cattedrale crollò nella sua porzione superiore terzo degli edifi ci mentre la restante parte subì case e gravi danni a quasi tutte le altre che sfondando la copertura del sottostante Duo- lesioni più o meno gravi. Anche per Rionero in furono rese inabitabili o dovettero essere mo che a sua volta subì lesioni nelle mura- Vulture, come per le altre località sopra esa- abbattute. In totale furono danneggiate 804 ture non così gravi però da compromettere la minate, il danno non fu localizzato egualmente abitazioni per complessive 2385 stanze, del- staticità della facciata. Il Palazzo Vescovile nel tessuto urbano, ma prevalse in particolare le quali 311 (13%) crollarono, 589 (24.7%) crollò in gran parte come pure il Seminario e nel Rione dei Morti e in quello gravitante attor- dovettero essere abbattute e 1485 (62.3%) le carceri, dove morirono 18 persone, la casa no la chiesa Collegiale. Crollarono o furono rese furono lesionate. Fu danneggiato anche il comunale e il monastero di San Bartolomeo. crollanti tutte le chiese, tra cui la chiesa madre palazzo della Sottintendenza. I morti furono Gravi danni soffrì anche il castello. Lo scuo- di San Marco, oltre a un piccolo convento (Ara- 10 e i feriti 50 su un totale di quasi 5000 abi- timento sismico determinò anche l’innesco di bia, 1852; Echaniz, 1852; Palmieri & Scacchi, tanti (Guidoboni et al., 2007). Lesioni diffuse frane e fratture nel suolo. A Porta Calcinara 1852; Paci, 1853) (Fig. 2). al patrimonio edilizio furono registrate anche si osservò un’apertura del terreno pari a oltre L’ultima località che ricordiamo è quella in quasi tutte le altre località coinvolte, con un metro e mezzo, coinvolgendo direttamente di Venosa (8-9 MCS), dove su 6533 abitanti vi il crollo degli edifi ci più vulnerabili (Baratta, nel crollo gli edifi ci sovrastanti e causando, furono 2-4 morti e si verifi carono “non pochi 1901). Si verifi carono anche effetti al suolo in tal modo, un incremento locale del danno. danni” (Palmieri & Scacchi, 1852 p. 138). Se- quali fratture e frane (Porfi do et al., 1988). Nel complesso, le tecniche costruttive locali condo Echaniz (1852) e Paci (1853) gravi lesio- non avevano ancora assimilato l’esperienza ni e crolli interessarono molti edifi ci pubblici e TERREMOTO DEL 14 AGOSTO 1851 (VULTURE) di terremoti del passato. Le murature, infatti, privati, mentre secondo Arabia (1852) le case Il terremoto del 14 agosto 1851 fu con- erano realizzate con pietra non squadrata e furono tutte lesionate con differente grado di traddistinto da due forti scosse, la prima l’uso di leganti di scarsa qualità. La presen- severità. Crollarono parzialmente i due cenobi alle 13:20 GMT di magnitudo (Mw) 6.52, la za, inoltre, di strutture spingenti costituite e il Convento dei Riformati; gravi lesioni o crolli seconda un’ora e venti minuti più tardi di ma- da pesanti volte realizzate in pietra locale, si verifi carono nel Regio Giudicato, nella casa gnitudo (Mw) 5.48. Il sisma colpì fortemente determinarono un ulteriore aggravio di carico comunale, nell’Episcopio e Seminario e nelle un’area piuttosto circoscritta della provincia dinamico sui muri perimetrali, peraltro non di Potenza gravitante attorno al Monte Vul- interconnessi (Arabia, 1852; Echaniz, 1852; ture, mentre conseguenze di minore entità si Palmieri & Scacchi, 1852; Paci, 1853). ebbero nella provincia di Foggia, dove tra le A Barile (10 MCS), su un totale di 4065 abi- località più danneggiate ricordiamo Ascoli tanti si ebbero 105-120 morti e 196-250 feriti. Satriano, Candela e Canosa di Puglia (7-8 Nell’abitato, dove la parte più colpita fu quella MCS) e in Irpinia dove Monteverde e Aqui- più elevata (Arabia, 1852), “[…] Non vi sono lonia Vecchia (Carbonara) patirono danni più strade, perché tutte ingombre di monti di riconducibili rispettivamente al grado 7-8 e rottami e di macerie […] non una casa, per- 7 MCS. I danni furono maggiori nei paesi posti ché tutte crollate, e se qualche muro è peranco in posizioni topografi camente più elevata e in piedi, è crollante […]” (Paci, 1853, p. 43). all’interno di essi la parte più colpita fu quella Anche l’edilizia palazziata e monumentale posta in pendio o nella loro porzione sommita- fu coinvolta nelle distruzioni come il palazzo le, in corrispondenza delle alture degli abitati baronale del Principe di Torella, le due chiese (Arabia, 1852; Palmieri & Scacchi, 1852). parrocchiali della Madonna delle Grazie e di Melfi , Barile, Rapolla e Rionero in Vulture San Nicola e quella della confraternita di San in provincia di Potenza furono le località più Rocco che crollarono (Arabia, 1852; Echaniz, colpite sia in termini di perdita di vite umane 1852; Palmieri & Scacchi, 1852; Paci, 1853). Figura 2 – Lapide posta nella chiesa di San Marco di Rionero sia in termini di effetti sull’edilizia residen- Per quanto attiene Rapolla (9-10 MCS) su in Vulture (PZ) che ricorda l’occorrenza del terremoto del ziale e monumentale. 3200-3500 abitanti, 37-70 morirono e 40-50 Vulture del 1851 (foto F. Gizzi)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 178 ci giorni dopo da una scossa di magnitudo (Mw) 5.33. Comunque questi due eventi più energetici si inserirono in un periodo sismico caratterizzato da un centinaio di scosse di differente magnitudo (Magri & Molin, 1979). Il sisma causò danni ingenti in un’ampia porzione della Basilicata ed in minor misura nella limitrofa regione Campania, nella sua porzione meridionale. Le conseguenze furo- no concentrate nella dorsale appenninico- potentina, con particolare riguardo alla Val d’Agri e agli abitati dell’area centro-orientale della provincia di Salerno. L’esame del campo macrosismico del CPTI evidenzia come circa una trentina di località furono pressoché distrutte. Saponara (oggi Grumento Nova) e Montemurro furono completamente rase al suolo (11 MCS), ma ben altre sedici località subirono danni pari al grado 10 MCS tra cui Brienza, Tito, Calvello, Viaggiano e Marsico Nuovo. Numerosi furono anche gli effetti al suolo, consistenti in frane e fratture, come quelli verifi catesi a Viggiano, Bella, Tito, Tramutola, Montemurro in provin- cia di Potenza e Padula e Polla in provincia di Salerno (Esposito et al., 1998). Il terremoto causò, secondo le fonti uffi - ciali, 9732 morti nella sola provincia di Po- Figura 3 – Campo macrosismico del terremoto del 16 dicembre 1857 tenza e 1207 nella provincia di Salerno per un totale di circa 11000 morti, con un forte chiese di San Rocco e della Trinità. Lesioni non liana, il terzo per magnitudo dopo il sisma impatto demografi co specie per alcune locali- gravi si ebbero, invece, nel castello (Arabia, della Sicilia orientale del 1693 (Mw=7.32) e tà come Montemurro e Saponara dove nell’in- 1852; Palmieri & Scacchi, 1852; Paci, 1853). quello dell’Appennino meridionale del 1456 sieme persero la vita circa 7000 persone, pari (Mw=7.19) che pur vide conseguenze nella rispettivamente a circa i tre quarti e la metà TERREMOTO DEL 16 DICEMBRE 1857 (BASILICATA) porzione settentrionale della Basilicata (Ro- dei abitanti. Peraltro stime non confermate Nel mese di dicembre del 1857 la Ba- vida et al., 2016) (Fig. 3). uffi cialmente farebbero ascendere il numero silicata fu sede di uno dei più violenti ter- L’evento principale del giorno 16 dicem- dei morti a circa 19000, circa il doppio di remoti (Mw=7.12) della storia sismica ita- bre, di magnitudo (Mw) 7.12, fu seguito die- quelli ricavabili dai dati formali. Per quanto riguarda l’impatto sul costruito, una stima complessiva riferisce circa 3300 case crolla- te e circa 2800 quelle pericolanti e inabitabili (Guidoboni et al., 2007). I danni al patrimonio monumentale furono ingentissimi. Secondo studi in corso da parte degli Autori di questo contributo oltre 350 furono le strutture edilizie storiche danneggiate con differente severità includenti principalmente chiese, campanili, cappelle, monasteri, conventi e castelli. Come detto in precedenza, il terremoto causò la completa distruzione dell’abitato di Saponara (Grumento Nova), con grave danneggiamento anche del Castello Giliberti mentre solo lungo il fi anco orientale del paese si scorgeva ancora qualche muro non crol- lato completamente. Furono registrate 2000 vittime, numero così elevato probabilmente perché la popolazione nel tentativo di sfug- gire ai crolli rimase intrappolata nelle strade aventi larghezza limitata, e 70 feriti su una popolazione complessiva di 4010 abitanti. In Figura 4 – Mappa rappresentante le rovine di Saponara, distrutta dal terremoto del 16 dicembre 1857 (area individuata seguito alla distruzione dell’abitato il gover- dalle lettere “A B C D E”). La cartografia include anche il rilievo topografico del sito ipotizzato per la ricostruzione dell’abitato (area individuata dalle lettere “M M M M”). Mappa redatta dall’Ing. Francesco Pagliuca. Potenza, 3 gennaio 1859 (Archivio no borbonico diede mandato all’ingegnere di Stato di Potenza, Consiglio d’Intendenza, mappa n. 19) Francesco Pagliuca di predisporre il piano di

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 trasferimento del sito nella porzione a valle esiti scientifi ci delle sue osservazioni furono Tra le varie località che Mallet visitò ci fu 179 (Fig. 4). L’ipotesi progettuale, tuttavia, non poi pubblicati, nel 1862, nella sua opera in anche Potenza per la quale l’ingegnere riferi- incontrò i favori del governo post-unitario per due volumi: “Great Neapolitan Earthquake. sce che: “[…] Tutta la città in generale aveva cui il trasferimento del sito non fu più perse- The First Principles of Observational Seismo- sofferto danni gravissimi, anche se le zone guito (Verrastro, 2004). logy” che può considerarsi come la pietra maggiormente colpite erano i fi anchi liberi Per quanto riguarda Montemurro, la lo- miliare che pone le basi della sismologia est, ovest e NO dove moltissimi edifi ci erano calità registrò approssimativamente 5000 come scienza (Ferrari & McConnel, 2004). La crollati o lesionati…” (Guidoboni & Ferrari, vittime e circa 900 feriti su un totale di 7000 monografi a include oltre 150 fotografi e sia 1987, pag. 296). In base a queste informazio- abitanti. Dalla distruzione furono risparmiati monoscopiche sia stereoscopiche scattate ni, ma soprattutto all’esame del corredo do- un palazzo e il convento dei Frati Minori che da Alphonse Bernoud e da tal Grellier [Gril- cumentario disponibile nel Fondo Intendenza comunque subirono serie lesioni oltre a tre let] (quest’ultimo incaricato direttamente dal di Basilicata, preservato presso l’Archivio di campanili crollati solo parzialmente (Guido- Mallet) che ritraggono sia interi paesi nel loro Stato di Potenza, Gizzi & Masini (2007) han- boni et al., 2007). quadro complessivo di danneggiamento sia no analizzato in dettaglio gli effetti in ambito Il terremoto del 1857 rappresentò un la- soggetti individuali come edifi ci e porzioni di urbano, redigendo così la mappa del danno boratorio a cielo aperto per l’ingegnere irlan- muri lesionati o crollati, di specifi co interesse (sintesi in Fig.10). Altre elaborazioni sono tut- dese Robert Mallet che il 27 gennaio 1858 su per il Mallet per documentare le direzioni di tora in corso da parte degli autori del presente fi nanziamento della Royal Society di Londra caduta o spostamento co-sismico (Becchetti contributo per esaminare la distribuzione del partì alla volta delle aree più disastrate dal & Ferrari, 2004). La monografi a include, inol- danno causata dal terremoto nelle località più sisma per sperimentare sul campo e verifi care tre, corredi informativi sul quadro geologico, danneggiate della Basilicata. Questi studi, l’applicazione delle sue teorie per lo studio dei urbanistico, sulle tipologie costruttive e sulla come si dirà più innanzi, potranno essere fun- terremoti. Il Mallet giunse a Napoli il 5 febbra- loro potenziale vulnerabilità, oltre ad analisi zionali alle analisi di microzonazione sismica. io 1858 e qui rimase una settimana circa in del quadro sociale dei centri visitati. Fu pro- attesa delle autorizzazioni allo spostamento prio l’esame dell’aspetto costruttivo che portò TERREMOTO DEL 7 GIUGNO 1910 (IRPINIA- verso le aree colpite dal terremoto. La sua il Mallet ad attribuire alla vulnerabilità del BASILICATA) missione in queste aree durò circa tre setti- costruito l’esito del maggiore danneggiamen- Il sisma di magnitudo Mw=5.76 interes- mane e fu caratterizzata da diffi coltà imputa- to in alcune porzioni dei centri abitati, come sò un’ampia area dell’Appennino meridionale bili a motivazioni sia logistiche sia climatiche nel caso di Tramutola:” […] si trovano case situata al confi ne irpino-lucano. Le località legate, queste ultime, al rigido inverno delle crepate e crollate un po’ dappertutto, ma il più danneggiate furono quelle situate in as- aree interne (Becchetti & Ferrari, 2004; Fer- danno maggiore si è avuto nei quartieri sud se con la catena appenninica. Si registrarono rari & McConnel, 2004). Nonostante tali dif- ed est del paese dove si trovano gli edifi ci più complessivamente circa 50 morti, la maggior fi coltà il Mallet effettuò una notevole mole di vecchi e peggio costruiti […]” (Guidoboni & parte dei quali (40) nella sola Calitri che ebbe rilievi nelle località danneggiate (Fig. 5). Gli Ferrari, 1987, p. 273). le conseguenze più rilevanti, con il crollo di circa il 30% delle case e lesioni in quasi tutti gli edifi ci. I danni si concentrarono soprat- tutto nella parte alta del paese (Guidoboni et al., 2007). Per quanto attiene l’area lucana i paesi più colpiti furono quelli localizzati nell’area nord-occidentale della provincia di Potenza, tra cui Rapone e San Fele, per i quali i dan- ni registrati riconducono a un’intensità del grado 8 MCS. Rapone subì lesioni in tutte le abitazioni e alcuni crolli. Danni in particolare si ebbero in Via Garibaldi. Nell’abitato di San Fele diverse case fu- rono lesionate e alcune crollarono. I rioni più colpiti furono quello Pergola e Santa Lucia. A Balvano (7 MCS) le richieste indirizzate al Consorzio per le Sovvenzioni Ipotecarie provennero principalmente da proprietari di abitazioni site nella porzione occidentale del paese. Potenza (6 MCS) subì danni nella porzione occidentale del centro storico (Gizzi, 2010; Gizzi et al., 2012).

TERREMOTO DEL 23 LUGLIO 1930 (IRPINIA) Il sisma (Mw=6.67) colpì alle ore 00:08 GMT un territorio dell’Italia meridionale este- so circa 6500 kmq con conseguenze più rile- vanti nell’area appenninica inclusa tra Melfi (PZ) ed Ariano Irpino (AV). Il sisma causò la Figura 5 – Località colpite dal terremoto del 16 dicembre 1857 visitate da Robert Mallet, dal fotografo Grillet (su incarico morte di 1404 persone e circa 4600 feriti. La dello stesso Mallet) e dal fotografo Bernoud (da Becchetti e Ferrari, 2004, p. 77) maggioranza delle vittime fu registrata nella

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 180 MorƟ FeriƟ 1465, rispettivamente pari al 21% e il 73% 160 del patrimonio edilizio (Alfano, 1931, Gizzi, 2010). Secondo Majo (1931) le case crollate 140 furono invece il 22% dell’intero abitato e le case lesionate furono il 72%. L’analisi degli 120 effetti a scala urbana effettuata da Gizzi et al. (2010a) per Melfi , così some per tutte le altre 100 località gravitanti attorno al Monte Vulture, evidenzia una concentrazione di effetti in par- 80 ticolare nell’area sud-occidentale dell’abita- to e in altre limitate porzioni del centro storico

Persone coinvolte 60 (Fig. 7). I maggiori danni, almeno in una parte dell’abitato, sono probabilmente imputabili a 40 fenomeni di amplifi cazione sismica, all’inne- sco di fenomeni franosi cosismici, oltre che 20 alla presenza di cavità antropiche non con- solidate (Gizzi, 2004; Gizzi & Masini, 2004; 0 Parisi et al., 2010). Danni importanti si ebbero Mel Į

Barile anche al patrimonio monumentale, come alla Atella Venosa Rapolla Monte Rionero San Fele Ruvo delRuvo Cattedrale, con gravi danni alla cupola cen-

Ripacandida trale minacciante crollo e danni ulteriori alla Figura 6 – Dato epidemiologico relativo ai danni diretti del terremoto del 23 luglio 1930 nei comuni della provincia di restante porzione dell’edifi cio, mentre nessun Potenza (da Gizzi, 2010) danno di rilievo fu registrato nel campanile peraltro consolidato poco prima del sisma. Il provincia di Avellino, dove vi furono 1052 mor- si registrarono effetti ascrivibili a variazioni castello subì danni in particolare nella Torre ti, mentre nella provincia di Potenza persero idrologiche (Esposito & Porfi do, 2010). dell’Orologio, nella Torre dell’Imperatore, nei la vita 214 persone. Le altre vittime si ebbero In Basilicata i danni maggiori si ebbero perimetrali del Baluardo del Leone e in alcu- nelle province di Foggia, Benevento, Salerno a Melfi (9 MCS), dove i morti furono 144, le ne volte dove si registrarono dei crolli. Nel e Napoli. Per quanto attiene la provincia di case crollate furono 415 e quelle lesionate complesso, comunque, i danni furono non Potenza, e in particolare l’area del Vulture che fu la più colpita, il numero maggiori di morti si ebbero a Melfi e Rionero in Vulture e in minor misura negli altri paesi (Fig. 6) (Spadea et al., 1985; Gizzi, 2010). Particolarmente devastanti furono le con- seguenze per Aquilonia Vecchia, Scampitella e Villanova del Battista, in provincia di Avel- lino, che subirono conseguenze riconducibili al grado 10 MCS. Ad Aquilonia, in particola- re, si ebbe la distruzione pressoché completa dell’abitato con 281 morti pari a 8.2% della popolazione mentre le case crollate furono 600 e quelle lesionate 200, pari al 75% e il 25% dell’edilizia residenziale (Alfano, 1931). Il danno fu dovuto anche all’attivazione di un fenomeno franoso che coinvolse l’abitato (Esposito & Porfi do, 2010). Il terremoto determinò effetti geologici sia primari, come la fagliazione superfi ciale, sia secondari quali, ad esempio, fratturazioni, fe- nomeni gravitativi, costipamenti e variazioni idrologiche. In particolare, fenomeni di faglia- zione superfi ciale fi sicamente non continui si verifi carono tra Ariano Irpino (AV) e Aquilonia (AV). Fenomeni franosi interessarono numero- se località, tra le quali l’abitato di Aquilonia (AV), che come ricordato precedentemente fu coinvolto parzialmente nelle conseguenze di una frana cosismica e un’area posta a sud dell’abitato di San Giorgio la Molara (BN). Anche a Melfi (PZ) e Acerenza (PZ) si inne- scarono fenomeni franosi o fratture nel suolo Figura 7 – Distribuzione degli effetti di danneggiamento nell’abitato di Melfi (PZ) in conseguenza del terremoto del 23 mentre ad Atella (PZ), come a Venosa (PZ), luglio 1930 (da Gizzi et al., 2010a)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 frane di Santa Sofi a e San Giovanni, già mobi- 181 lizzate prima del sisma (Gizzi, 2004; Gizzi et al., 2010a). Danni importanti si ebbero anche al patrimonio monumentale, tra cui la Cattedrale. La località di Barile, dove si ebbero 10 morti e 50 feriti, fu colpita anch’essa da ef- fetti di valutazione incerta (8-9 MCS). Secon- do Alfano (1931) le case crollate furono 75 pari all’8% del costruito mentre la rimanente porzione fu lesionata. Secondo Majo (1931) le case crollate furono l’8% dell’intero abitato a cui si aggiunsero il 58% delle case lesionate. Il danno fu concentrato nella porzione sud- orientale e settentrionale nell’abitato (Gizzi et al., 2010a). Le altre località del Vulture subirono dan- ni riconducibili al grado 8 MCS. Per queste località recenti studi hanno consentito, ana- logamente ai siti prima discussi, di delineare la distribuzione spaziale degli effetti in ambi- to urbano (Gizzi et al., 2010a). Anche il capo- luogo lucano fu colpito pur se non gravemente dall’evento (6-7 MCS) (Gizzi & Masini, 2007). All’indomani del sisma il governo intra- prese azioni miranti oltre che alla ricostruzio- ne dell’edilizia privata e pubblica, alla costru- zione dei “ricoveri stabili” per i senzatetto, le cosiddette “casette asimiche”. Furono inoltre progettati e attuati i Piani Regolatori di spo- stamento dei centri abitati, tesi ad accogliere gli edifi ci non ricostruibili in sito per motiva- zioni di carattere geologico-tecnico. Entrambi questi interventi rappresentano ancora oggi elementi di persistenza e caratteri urbanistici distintivi degli abitati del Vulture così come di parte dell’Irpinia (Gizzi et al., 2010b; Gizzi et al., 2016b).

IL TERREMOTO DEL 23 NOVEMBRE 1980 (IRPINIA- BASILICATA) Il sisma del 23 novembre 1980 (Mw=6.81) causò gravissimi danni al tessuto insedia- Figura 8 – Distribuzione degli effetti di danneggiamento nell’abitato di Rionero in Vulture (PZ) in conseguenza del terremoto del 23 luglio 1930 (da Gizzi et al., 2010a) tivo di una vasta porzione dell’Appennino meridionale, con specifi co riferimento alle ingenti, anche grazie agli effi caci interventi ticolazione di blocchi tufacei che in seguito province di Avellino, Potenza e Salerno. L’a- di riparazione e consolidamento effettuati in al sisma causarono instabilità fondazionale rea dei massimi effetti fu quella gravitante seguito alla riparazione dei danni post-sisma degli edifi ci (Gizzi, 2004; Gizzi & Masini, 2006; nelle alte valli dell’Ofanto e del Sele (Fig. 9). del 1851 (Masini, 2010). Parisi et al., 2010). Il sisma determinò mutamenti nel contesto In Rionero in Vulture (8 MCS) si ebbero 24 A Rapolla (8-9 MCS) si ebbero circa venti territoriale, con effetti primari come la faglia- morti e 43 feriti. Secondo Alfano (1931) le ca- morti e trenta feriti. Secondo Alfano (1931) le zione superfi ciale estesa per circa 40 km in se crollate furono 150 e quelle lesionate 2800, case crollate ammontarono a 50, le lesionate lunghezza, ed effetti secondari, con l’innesco rispettivamente il 5% e il 93% del costruito 800, rispettivamente il 6% e il 100% dell’e- o la rimobilitazione di numerosi fenomeni fra- mentre secondo Majo (1931) le case crollate difi cato, mentre secondo Majo (1931) le case nosi come a Senerchia, Caposele e Calitri in furono il 6% dell’intero abitato e le case lesio- lesionate furono il 54% del totale. I maggiori provincia di Avellino, San Giorgio La Molara nate furono il 70%. L’analisi degli effetti nel danni nell’abitato si concentrarono nel Rione in provincia di Benevento e Grassano in pro- panorama urbano evidenzia i maggiori danni Santa Sofi a, San Giovanni e Castello. vincia di Matera (Cotecchia, 1986; Esposito in particolare nel Rione Costa (Fig. 8). Anche Le condizioni di stabilità dell’abitato de- et al., 1998; Blumetti et al., 2002). I morti in questo caso i più intensi danni possono in stavano preoccupazione già prima del sisma. accertati uffi cialmente furono 2735 dei quali parte essere ricondotti a fenomeni di ampli- Si ebbero maggiori danni negli immobili co- 1762 in provincia di Avellino, 674 in provincia fi cazione sismica, alla presenza di una fi tta struiti sul ciglio di strapiombi formati da tufi di Salerno, 153 in provincia di Potenza, 131 in ed interconnessa rete di cavità che può aver vulcanici disarticolati e/o attraversati da diffu- provincia di Napoli, 12 in provincia di Caserta agito come fattore predisponente per l’incre- si sgrottamenti. Molte case furono fortemente e 3 in provincia di Benevento. Si contarono, mento locale del danno sismico, alla disar- danneggiate perché situate in prossimità delle invece, 8848 feriti distribuiti principalmente

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 182 giate con differente grado di severità. Nella sola provincia di Potenza furono colpiti 350 beni con livelli di danno variabili da lesioni lievi a crolli, mentre circa 100 furono quelli colpiti, con gli stessi livelli di danno, nella provincia di Matera. Gli effetti sul patrimonio culturale delle regione Basilicata comporta- rono interventi di restauro per una spesa complessiva, sostenuta negli anni Ottanta o preventivata come ulteriore fabbisogno agli inizi degli anni Novanta, stimabile in oltre 700 miliardi di lire. Per contro, le spese soste- nute o preventivate per i restauri nelle cinque province della regione Campania ammonta- rono a circa 4700 miliardi di lire (Frattani, 1982; Proietti, 1994). Per questo evento sismico è stata effet- tuata un’analisi sistematica degli effetti di danneggiamento prodotti in ambito urbano per l’intera regione Basilicata attraverso l’au- silio di documentazione inedita quale le sche- de di rilievo danno, elaborati tecnici a corredo dei piani di recupero dei centri storici redatti in base alla legge 219/81, foto aeree dell’Isti- tuto Geografi co Militare scattate nell’imme- diato post-sisma, riprese fotografi che aeree e terrestri reperite presso la Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici di Potenza, Figura 9 – Campo macrosismico del terremoto del 23 novembre 1980 elaborati relativi alla microzonazione sismica commissionata dalla Regione Basilicata per nelle provincie di Avellino, Salerno e Napoli. Campania, Laviano, Lioni, Sant’Angelo dei alcuni dei comuni più colpiti dal sisma, te- Tra i 687 comuni colpiti, 37 furono dichiara- Lombardi e Santomenna (10 MCS) mentre state giornalistiche nazionali e locali (Gizzi ti disastrati, 314 gravemente danneggiati e crolli e gravi lesioni nel costruito si ebbero et al., 2012). 336 danneggiati (Commissione parlamenta- a Balvano, Calabritto, Caposele, Guardia Le località della provincia di Potenza più re d’inchiesta, 1991). Su un totale di circa Lombardi, Pescopagano, San Mango sul Ca- danneggiate furono Balvano e Pescopagano 1850000 abitazioni, 75000 furono distrutte, lore, Senerchia, Teora e Torella dei Lombardi (9 MCS). Nell’intero territorio comunale di 275000 gravemente danneggiate e 480000 (9 MCS) (Rovida et al., 2016). Ingenti furono Balvano 1388 unità edilizie furono distrutte o lievemente danneggiate. anche i danni al patrimonio culturale, con danneggiate più o meno gravemente mentre Subirono distruzioni pressoché complete circa 2000 tra chiese, campanili, castelli, si registrarono 73 morti e 41 feriti (Proietti, i paesi di Castelnuovo di Conza, Conza della palazzi e emergenze archeologiche danneg- 1994). Nel centro abitato 492 case subirono danni di entità variabile da grave a crollo to- tale (Gizzi, 2010). Per quanto attiene l’edili- zia religiosa, la chiesa madre di Santa Maria Assunta subì il crollo della facciata e delle coperture. Anche la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli crollò pressoché completa- mente. Danni gravissimi si ebbero ad almeno altri due edifi ci religiosi, mentre il castello registrò crolli diffusi nelle strutture edilizie (Frattani, 1982). Per quanto attiene Pesco- pagano, in tutto il territorio comunale i morti furono 20 e i feriti 45 mentre 1844 furono le unità edilizie distrutte o danneggiate con differente grado di severità (Proietti, 1994). Nel centro abitato 589 case patirono danni di entità variabile da grave a crollo totale. Crolli parziali si ebbero in Via Nazionale, Piazza XX Settembre e Via San Giacomo, oltre che nelle vie Tullio, dove peraltro si ebbero anche crolli totali di 13 abitazioni (Gizzi, 2010). Molti edi- Figura 10 – Centro storico di Potenza. Aree maggiormente danneggiate in conseguenza dei terremoti del 1857, 1910 e 1980 fi ci monumentali subirono gravissimi danni. (aree evidenziate con tratteggio): l’area occidentale del centro storico ha storicamente subìto effetti di maggior entità. Gli areali di danneggiamento sono sovrapposti alla mappa delle amplificazioni sismiche relative. La mappa mostra un Il Castello, che già versava in precarie con- discreto accordo tra le aree più danneggiate in occasione di terremoti del passato e l’amplificazione (da Gizzi et al., 2012) dizioni di manutenzione, subì lesioni di varia

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 aree colpite dal sisma hanno comportato un microzonazione sismica, cioè proprio quegli 183 onere di spesa pubblica pari a 34.3 miliardi importanti strumenti funzionali alla preven- di euro. L’ambiziosa progettualità e la sua at- zione del rischio. tuazione concreta presentano, tuttavia, luci e ombre legate, queste ultime, essenzialmente BIBLIOGRAFIA DELLE OPERE CITATE NEL alla discussa effi cacia del processo di indu- TESTO strializzazione nel contesto e nel quadro di DOCUMENTI ARCHIVISTICI riferimento storico nel quale maturò (Gizzi et ADPR (Archivio Doria-Pamphilj, Roma), Corrispon- al. 2016b). denza da Napoli e Melfi, Scaffale 19, Busta 4 (agosto-dicembre 1694), Lettera del governa- CONCLUSIONI tore dello Stato di Melfi Antonio Maria Maineri al principe Giovanni Andrea III Doria, Melfi 11 Il contributo ha analizzato concisamente settembre 1694. la storia sismica della Basilicata, discutendo ASNa (Archivio di Stato di Napoli),Amministrazione gli effetti causati dai terremoti più signifi cati- generali di Ponti e Strade, Fascio 575, Fascicolo vi che hanno coinvolto la Regione negli ultimi 5612.Relazione del sottoingegnere Luigi Ciofi al Figura 11 – Terremoto del 23 novembre 1980: crollo del mille anni circa. La disamina sinottica dei ter- Direttore generale di Ponti e Strade di Napoli in Palazzo Bollettino nella città di Potenza (Fonte: Soprinten- remoti evidenzia come le aree di origine della merito ai danni del terremoto del 1826 a Potenza denza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Basilicata, e Tito. Potenza, 7 febbraio 1826. Potenza) sismicità siano localizzate sia entro i confi ni regionali, come la Val d’Agri, il settore posto VOLUMI, ARTICOLI E RISORSE WEB (CATALOGHI E entità. Danni signifi cativi si ebbero anche ai al confi ne campano-lucano, l’area del Vultu- palazzi storici, come il Palazzo Scioscia e Tul- re, il Potentino, il Lagonegrese, il Pollino, sia DATABASE) ALFANO G.B. (1931), Il terremoto irpino del 23 lu- lio. Per quanto attiene l’edilizia ecclesiasti- in aree esterne identifi cabili principalmente glio 1930, Pubblicazione dell’Osservatorio di ca, la chiesa madre di Santa Maria Assunta nell’Irpinia e in subordine nel Sannio e nel Pompei. soffrì il crollo delle volte, del muro perime- Tavoliere delle Puglie. ANCE-CRESME (Rapporto) (2012), Lo stato del ter- trale dell’abside e del campanile, con danni Nello studio dei principali eventi sismici ritorio italiano 2012 – Insediamento e rischio gravissimi alle restanti porzioni dell’edifi cio. si è soffermata l’attenzione principalmente sismico e idrogeologico, Roma. Anche la chiesa di San Giovanni, la chiesa sulle conseguenze dirette e a breve termine, ARABIA F.S. (1852), Relazione storica del tremuoto del Convento di Sant’Antonio e la chiesa di come i danni fi sici all’edilizia residenziale, al di Basilicata nell’anno 1851 (letta nella tornata del 14 dicembre dell’Accademia Pontaniana), San Leonardo subirono crolli parziali mentre patrimonio culturale e alle infrastrutture e in Napoli. la chiesa dell’Incoronata collassò completa- minor misura alle conseguenze indirette e a BARATTA M. (1901), I terremoti d’Italia. Saggio di mente (Frattani, 1982). lungo termine come quelle legate alla fase di storia, geografia e bibliografia sismica italiana Il capoluogo lucano soffrì danni impor- ricostruzione. (ristampa anastatica, Sala Bolognese 1979). tanti (7 MCS): considerando l’intero terri- L’analisi degli effetti prodotti dai terremo- BECCHETTI P., FERRARI G. (2004), Fotografia e osser- torio comunale di Potenza le unità edilizie ti, unitamente a una disamina della risposta vazione scientifica. Robert Mallet e il reportage danneggiate più o meno gravemente furono messa in campo dalle istituzioni per fronteg- fotografico nelle aree del terremoto del 16 di- 9484, mentre i senzatetto furono 3990 (6%) giare l’impatto di un evento naturale estremo, cembre 1857, in Viaggio nelle aree del terremoto del 16 dicembre 1857. L’opera di Robert Mallet su un totale di circa 64000 abitanti. Si regi- è utile sia in chiave di prevenzione sismica sia nel contesto scientifico e ambientale attuale del strarono anche 7 morti e 47 feriti. Nella par- per valutazioni più mirate nelle fasi ricostrut- Vallo di Diano e della Val d’Agri, (a cura di) G. te più elevata del centro abitato 842 unità tive da intraprendere in seguito al verifi carsi Ferrari, pp. 63-92, SGA, Bologna. immobiliari subirono danni da grave a crollo di futuri eventi sismici. Per quanto attiene in BLUMETTI A.M., ESPOSITO E., FERRELI L., MICHETTI A.M., totale (Gizzi, 2010). La porzione occidentale particolare il primo aspetto, gli Autori di que- PORFIDO S., SERVA L., VITTORI E. (2002), Ground ef- del centro storico fu la più danneggiata, si- sto contributo hanno intrapreso un’attività fects of the revisited: milmente a quanto accaduto anche per altri di ricerca mirata all’esame dettagliato degli evidence for surface faulting near Muro Lucano, terremoti, come quello del 1 febbraio 1826 e effetti causati da forti terremoti del passato in F. Dramis P., Farabollini, Molin P. (eds) Large- scale vertical movements and related gravita- del 16 dicembre 1857 (Fig. 10). Per quanto nei centri urbani, con specifi ca attenzione tional processes, Studi Geol Camerti, pp. 19–27. attiene il patrimonio culturale, gravi conse- ai centri storici. Il target territoriale di tale BONITO M. (1691), Terra Tremante. Ristampa ana- guenze si ebbero alla chiesa di San Michele studio è l’Italia meridionale, con particolare statica (ristampa anastatica, Sala Bolognese Arcangelo e alla chiesa di San Francesco dove riguardo alla porzione appenninica campano- 1980). tra i danni si constatarono anche inneschi di lucana. Per quanto attiene l’arco cronologico CASTELLI V., GALLI P., CAMASSI R., CARACCIOLO R. (2008), cinematismi nelle facciate principali, mentre di riferimento l’interesse è rivolto allo studio The 1561 Earthquake(s) in Southern Italy: New alla cattedrale di San Gerardo lesioni gravi dei terremoti occorsi nel XIX-XX secolo per i Insights into a Complex Seismic Sequence, J. Earthquake Eng., 12, pp. 1054-1077. si registrarono alle volte (Frattani, 1982). quali, grazie a una migliore qualità e com- COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA… (1991), Danni di varia entità si ebbero anche all’edi- pletezza delle documentazioni, è mediamen- Commissione parlamentare d’inchiesta sulla lizia palazziata, dalle lesioni lievi del Palazzo te maggiore la probabilità di attingere dati attuazione degli interventi per la ricostruzione Bonifacio sino al crollo del Palazzo Bollettino storici utili a redigere dettagliate cartografi e e lo sviluppo dei territori della Basilicata e del- (Fig. 11). tematiche del danno. L’insieme di queste ela- la Campania colpiti dai terremoti del novembre All’indomani del sisma fu intrapreso un borazioni macrosismiche costituiranno la ba- 1980 e febbraio 1981, Relazione conclusiva e ampio progetto volto non solo alla ricostruzio- se informativa del WebGIS ALDASS, l’AtLante propositiva, Vol. I, Tomo I. ne dei territori colpiti, ma anche allo sviluppo dei DAnni Sismici Storici a scala urbana, in COTECCHIA V. (1986), Ground deformations and slope instability produced by the earthquake of delle aree colpite. Provvedimenti in tal senso corso di strutturazione (www.aldass.it). I dati 23 November 1980 in Campania and Basilicata, furono codifi cati principalmente attraver- contenuti nell’Atlante, pur non avendo alcun in Proceedings of the International Symposium so la legge 219 del 14-05-1981. Le attività carattere di previsione di futuri effetti, po- Engineering geology problems in seismic areas, complessive di ricostruzione e rinascita delle tranno essere utili per supportare gli studi di 5, pp. 31-100,Bari.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 184 ECHANIZ F. (1852), Relazione del tremuoto del giorno 266, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli. ISBN Familiari, Istoriche, & Erudite, tratte dalle 14 agosto 1851 nelle prossimità ed adiacenze 978-88-495-2050-7. Memorie Recondite dell’Abate D. Gio. Bat- del Monte Vulture al Segretario perpetuo del- GIZZI F. T., POTENZA M.R., ZOTTA C. (2012), 23 No- tista Pacichelli in occasione de’ suoi Studj, la Reale Accademia delle Scienze di Napoli,in vember 1980 Irpinia–Basilicata earthquake Viaggi, e Ministeri, ed. D.A.Parrino, vol.2, “Giornale Economico-Letterario della Basilica- (Southern Italy): towards a full knowledge of pp.353-363, Napoli. ta”, fasc.1,Potenza. the seismic effects, in Bulletin of Earthquake PALMIERI L., SCACCHI A. (1852), Della regione vul- ESPOSITO E., GARGIULO A., IACCARINO G., PORFIDO S. 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Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 FRANCESCA DI LUCCIO 185 Istituto Nazionale di Geofisica, Sezione di La sequenza sismica Sismologia e Tettonofisica, Roma E-mail: [email protected] del Sannio-Matese 2013-2014: GIOVANNI CHIODINI Istituto Nazionale di Geofisica, Sezione di Bologna un esempio di intrusione attiva E-mail: [email protected] STEFANO CALIRO in Appennino meridionale Istituto Nazionale di Geofisica, Sezione di Napoli Osservatorio Vesuviano, Napoli E-mail: [email protected] The 2013-2014 Sannio-Matese seismic sequence: CARLO CARDELLINI an example of active intrusion in southern Dipartimento di Fisica e Geologia, Università di Perugia Apennines E-mail: [email protected] VINCENZO CONVERTITO Parole chiave (key words): intrusione attiva (active intrusion), catene montuose (mountain chains), Istituto Nazionale di Geofisica, Sezione di sismicità (seismicity), Appenino meridionale (southern Apennines) Napoli Osservatorio Vesuviano, Napoli; E-mail: [email protected] NICOLA ALESSANDRO PINO Istituto Nazionale di Geofisica, Sezione di RIASSUNTO anche numericamente, e sono stati proposti Napoli Osservatorio Vesuviano, Napoli Le intrusioni si trovano anche in prossi- due meccanismi principali (Petford et al., E-mail: [email protected] mità di catene montuose e testimoniano la 2000; Cao et al., 2016): (i) risalita di magma CRISTIANO TOLOMEI presenza di magma in profondità. La com- attraverso fessure riempite di fl uidi (dicchi) e Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, prensione dei meccanismi di formazione e (ii) risalita diapirica. Indipendentemente dal Sezione Centro Nazionale Terremoti, Roma sviluppo delle intrusioni, come risalita diapi- meccanismo proposto, le intrusioni aumen- E-mail: [email protected] rica o di tipo dicco è fondamentale per capire tano con successivi episodi di alimentazione GUIDO VENTURA Istituto Nazionale di Geofisica, Sezione di l’evoluzione e la struttura della crosta terre- (impulsi) (Annen, 2009). Tuttavia, anche se i Sismologia e Tettonofisica, Roma stre. I dati geologici e petrologici consentono processi di trasferimento di magma in super- E-mail: [email protected] di ricostruire i percorsi del magma e i pro- fi cie durante le eruzioni vulcaniche sono rela- cessi di differenziazione e assemblaggio del tivamente ben conosciute, quelli legati alla magma a lungo termine. Tuttavia, la nostra risalita di corpi intrusivi in catene montuose trappolata nella crosta in zone dove si hanno capacità di rilevare e ricostruire le dinami- rimangono ancora sconosciuti, per la scarsità i danni maggiori causati dai terremoti, ha gio- che delle intrusioni attive a breve termine di segnali geofi sici e geochimici. La sismicità cato un ruolo importante nell’evoluzione tem- in aree montuose è ancora all’inizio a causa in prossimità di catene montuose è comune- porale e spaziale di alcune sequenze sismiche della mancanza di segnali geofi sici. In questo mente spiegata come dovuta esclusivamente (Chiodini et al., 2004; Miller et al., 2004; Di studio analizziamo una sequenza sismica av- allo stress tettonico e/o a cambiamenti nella Luccio et al., 2010). venuta in Appenino meridionale tra il 2013 e il pressione dei fl uidi (Brooks et al., 2011; Miller, In questo lavoro, dati sismologici e geo- 2014 (massima magnitudo 5), caratterizzata 2013). chimici dimostrano la presenza di intrusioni da profondità focali anomale e basso conte- L’Appennino Meridionale (AM) è associato attive all’interno della crosta sottostante la nuto in frequenza dei segnali sismici. Inoltre alla subduzione verso sud-ovest della placca catena appenninica, analizzando la sequenza max dimostriamo il coinvolgimento di fl uidi nel Adriatica e separa una zona occidentale ca- sismica (Mw = 5) avvenuta il 29 dicembre processo di nucleazione degli eventi e iden- ratterizzata da rilascio di CO2 profonda (2 x 2013 nella regione Matese (Fig. 1). In par- tifi chiamo un’anomalia termica nei vicini 1011 mol anno− 1) da un’area di avampaese ticolare analizziamo l’evoluzione spazio- acquiferi dove è dissolta anidride carbonica ad est, dove non si registra degassamento temporale della sequenza e la composizione di origine magmatica. Sottolineiamo che in- (Chiodini et al., 2004). La catena appenninica geochimica della sorgenti nell’area, inoltre trusioni di tipo dicco nelle catene montuose è attualmente interessata da delaminazione calcoliamo l’attenuazione sismica nell’area possono dar luogo a terremoti con magnitudo crostale, con materiali fusi provenienti dal ipocentrale, modelliamo la pressione dei fl ui- signifi cative per la valutazione della perico- cuneo del mantello che alimentano il Vesu- di a profondità sismogenetiche e deriviamo il losità sismica. I risultati mostrati in questo vio, i Campi Flegrei e i vulcani attivi di Ischia, fl usso di calore geotermico. I risultati trovati studio forniscono una nuova prospettiva sui lungo la costa tirrenica (Fig. 1A) (De Astis et evidenziano le caratteristiche geofi siche e meccanismi delle intrusioni magmatiche in al., 2006). Intrusioni mafi che sono state tro- geo chimiche del magma che risale nella cro- aree non vulcaniche e sull’interpretazione vate in alcuni pozzi situati a oltre 100 km di sta e ne rivelano il meccanismo di formazione. della sismicità in aree montuose. distanza dai vulcani, a una profondità tra 2 e I nostri risultati possono aprire nuove pro- 5 km all’interno dei carbonati che ricoprono il spettive sui processi di innesco dei terremoti INTRODUZIONE E INQUADRAMENTO TET- basamento cristallino, ma la loro età e il volu- in zone non-vulcaniche e sulla valutazione TONICO me occupato rimangono sconosciuti (Improta della pericolosità sismica in aree montuose. L’intrusione di magma e di fl uidi associati et al., 2014). In AM, terremoti con magnitudo nella crosta svolge un ruolo importante nel fi no a 7 si sono verifi cati nei primi 15 km di LA SEQUENZA SISMICA DEL MATESE 2013- controllare la crescita, l’evoluzione e la com- crosta. Questi terremoti e le associate faglie 2014 posizione della litosfera (Keller et al., 2015; normali sismogenetiche formano una fascia Il 29 dicembre 2013 alle ore 17:08 UTC Bachmann and Huber, 2016; Kelemen and di deformazione Nord-Ovest / Sud-Est (NO- viene registrato un terremoto di magnitudo Behn, 2016). La dinamica dei corpi intrusivi è SE) parallela all’asse della catena (Ventura momento (Mw) pari a 5 sotto il massiccio del stata studiata oltre che a livello sperimentale et al., 2007). Il rilascio cosismico di CO2 in- Matese in AM (Fig. 1A). Nei successivi 50

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 186 giorni, ~350 aftershock sono registrati dalla ghezza pressoché asismica che ha la tipica bilità che la variazione di attenuazione con la rete sismica dell’Istituto Nazionale di Geofi - forma di un dicco (Fig. 1B). Il trend delle pro- distanza sia dovuta a stratifi cazione orizzon- sica e Vulcanologia (http://iside.rm.ingv.it; fondità ipocentrali nei primi 28 giorni dopo tale, perché la crosta superiore risulta molto ultimo accesso, novembre 2016). Abbiamo l’evento principale (Fig. 2A) indica un proces- eterogenea in questo settore dell’AM (Fig. 1) rilocalizzato la sequenza con un metodo no- so di rottura tipo “burst” (impulso) simile a (Improta et al., 2014). to in letteratura (Waldhauser and Ellsworth, quello osservato nel caso di iniezione di fl uidi Per meglio comprendere i segnali registra- 2000), ottenendo 216 eventi ben localizzati in sismicità indotta (Talwani et al., 2007; ti in termini di contenuto in frequenza, abbia- a fronte degli oltre 300 iniziali. Le soluzioni Shapiro and Dinske, 2009; Ingebritsen and mo calcolato gli spettrogrammi della velocità focali dell’evento principale e della replica più Manning, 2010). Di conseguenza, riteniamo del suolo per il mainshock (20131229) e l’af- forte (avvenuta il 20 gennaio 2014 con Mw = che i fl uidi abbiano avuto un ruolo importante tershock più energetico (20140120) a stazioni 4.2) indicano meccanismi di faglia normale nel processo sismogenetico che ha prodotto la entro 60 km dall’epicentro. Vengono usate le NO-SE con una componente di dipolo lineare sequenza del Matese. tre componenti normalizzate delle forme d’on- (CLVD) del 14 e 29%, rispettivamente (http:// Per valutare le proprietà dispersive delle da. Gli spettrogrammi sono stati calcolati su cnt.rm.ingv.it/tdmt; ultimo accesso, novem- rocce, abbiamo determinato l’attenuazione fi nestre di 4s con sovrapposizione del 50% bre 2016; Fig. 1A). come l’inverso del fattore di qualità Q0 che non nell’intervallo di frequenze 0-10 Hz e sono La sequenza del 2013-2014 si concentra dipende dalla frequenza in funzione dell’azi- mostrati in Fig. 3 insieme alle componenti tra 10 e 25 km di profondità nel basamento mut e della distanza per il mainshock, utiliz- verticali dei due eventi principali. In Fig. 3 si cristallino della catena esattamente sopra il zando il dataset di Convertito et al. (2016). In osserva che sia il mainshock che l’aftershock cuneo del mantello, mentre la sismicità pre- pratica abbiamo calcolato gli spettri in spo- hanno un contenuto in frequenza al di sotto cedente nella stessa zona era generalmente stamento delle fasi S, assumendo il modello di 3 Hz, raggiungendo 6 Hz in pochi casi. Lo meno profonda (Fig. 1, C e D), come del resto iniziale di Boatwright (1980) e applicando la stesso si osserva per altri eventi registrati tutta la sismicità presente lungo l’AM (Ven- tecnica utilizzata da Convertito et al. (2016). dalla rete sismica nazionale nel 2014 e 2016 tura et al., 2007). L’evoluzione della sequen- Abbiamo dimostrato che 1/Q0 non dipende nella stessa area e qui non riportati. Questi za mostra che gli aftershock migrano verso dall’azimut delle stazioni ma solo dalla di- eventi a bassa frequenza differiscono signi- sud-est già dopo pochi minuti dall’occorrenza stanza (Fig. 2B). A distanze ipocentrali infe- fi cativamente dagli eventi slow-slip registrati del mainshock (Figg. 1B e 2A). Gli ipocentri riori a 30 km, i valori di attenuazione sono nelle zone di subduzione, perché questi ultimi defi niscono due cluster, con gli eventi più ≥0.0016, mentre a distanze più grandi, sono sono più profondi e associati a tremore, oltre forti alla base di ogni cluster (stella nera e per lo più inferiori a questo valore. Questo ri- al fatto che gli ipocentri defi niscono strati rombo nero in Fig. 1B); gli eventi che sono sultato indica una zona delimitata dagli ipo- sismogenetici sub-orizzontali (Ide, 2016). avvenuti dopo la replica di Mw=4.2 si trova- centri caratterizzata da elevata attenuazione, Invece, il contenuto in frequenza degli eventi no nel cluster più meridionale. I due cluster che probabilmente testimonia la presenza di del Matese è simile a quello dei terremoti re- della sequenza del Sannio-Matese circondano fl uidi e/o materiale più caldo in profondità gistrati in aree vulcaniche, dove la sismicità un’area ~ 8 km x ~2.5 km x ~1.5 km di lar- (Artemieva et al., 2004). Escludiamo la possi- è generalmente associata a crack riempiti di

Figura 1 – A. La sismicità crostale dal 1990 al 2016 con magntudo maggiore di 2 è graficata in giallo in A. Gli altri punti colorati identificano diverse sequenze sismiche avvenute nell’area negli ultimi 20 anni come mostrato nel riquadro a sinistra; in particolare la sismicità del 1997-1998 (punti neri) e del 2001 (punti arancioni) sono presi da Castello et al. (2005). In rosso sono riportati gli epicentri del 2013-2014 rilocalizzati e analizzati in questo studio. I meccanismi focali riportati sono presi da http://cnt.rm.ingv.it/tdmt. Le linee nere tratteggiate rappresentano i due profili sismici rappresentati in B (NO-SE) e in C (SO-NE). La linea bianca rappresenta il confine orografico da Vezzani et al. (2010). Le faglie sono prese da Comerci et al. (2013). I triangoli neri sono le stazioni sismiche. CF=Campi Flegrei; Ve=Vesuvio; Is=Ischia; Rm=Roccamonfina. B. Profilo NO-SE. I colori corrispondono all’evoluzione temporale della sequenza secondo la barra colorata. L’area in grigio rappresenta il “dicco” asismico derivato in questo studio. C. Profilo SO-NE in cui la sismicità è colorata secondo i colori indicati nella mappa A. La sezione geologica è modificata da Improta et al. (2014): le linee rosse sono le faglie normali attive, le faglie inverse sono rappresentate da linee grigie, mentre la linea continua rappresenta la Moho tirrenica. D. Istogramma del numero di eventi in funzione della profondità. Le barre rosse si riferiscono agli eventi del 2013-2014, mentre le barre grigie al resto della sismicità rappresentata in A .

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 187

Figura 2 – A. Distribuzione nel tempo delle profondità e delle distanze dal mainshock. In rosso è graficata la sismicità registrata nei primi 28 giorni dopo il mainshock indicato con la stella nera. L’aftershock del 20 gennaio 2014 è indicato con il rombo nero. B. Distribuzione dei valori di attenuazione in funzione dell’azimut (in basso) e della distanza ipocentrale (in alto) per 34 stazioni sismiche (vedi Convertito et al., 2016, per i dettagli). Il valore medio di Q0 è 616±128.

fl uidi (McNutt, 2005). Di conseguenza, i no- più negativi di 13C, che rappresentano le ac- viene disciolta dagli acquiferi vicini (Fig. 4A). stri dati sono coerenti con il coinvolgimento que infi ltranti (punti verdi in Fig. 4B). Questo Questi risultati indicano che la CO2 di origine di fl uidi nella sequenza del Sannio-Matese e trend caratterizza le acque sotterranee il cui magmatica raggiunge la superfi cie nell’area suggeriscono rotture tensili intorno a un’area carbonio è di origine biogenica. Quando viene del Matese. asismica, che potrebbe rappresentare un cor- aggiunta CO2 di origine profonda, si osserva- po magmatico. Per verifi care se questi fl uidi no valori più alti di 13C e concentrazioni più FLUSSO DI CALORE profondi risalgono in superfi cie e per stabi- elevate del carbonio disciolto (punti rossi nel- I gas rilasciati da una intrusione mag- lirne la natura, analizziamo la composizione la Fig. 4B). La CO2 profonda che penetra nella matica potrebbero essere l’origine della CO2 delle sorgenti d’acqua e le emissioni di gas falda acquifera, come si evince dal carbonio profonda delle falde acquifere nel Matese nella zona del Matese. disciolto nelle sorgenti, è molto simile a quella (Fig. 4A). Per verifi care se esiste un’ano- delle emissioni di gas ricche di CO2 localiz- malia di temperatura correlata a magma, EMISSIONI DI CO2 zate nell’area (quadrati gialli nella Fig. 4B). facciamo riferimento al campione 1612 Gli epicentri della sequenza del 2013- Pertanto, consideriamo i valori 13C vicini a (Fig. 4A), che contribuisce per circa il 50% 2014 si trovano all’interno dell’area interes- 0 ‰ per la componente profonda disciolta al bilancio del carbonio. Gli isotopi stabili sata dalla falda dell’acquifero del Matese, nelle sorgenti vicine (punti rossi in Fig. 4B). indicano chiaramente un’origine meteorica che copre una superfi cie di 812 km2 (Fig. 4A), In particolare, 13C ~ 0 ‰ caratterizza le per quest’acqua (Minissale, 2004). La tem- e scarica 22900 l s-1 di acqua (Boni et al., emissioni di gas nei sistemi magmatici del peratura dell’acqua del campione 1612 non 1986). Le acque che circolano nelle falde ac- Vesuvio e di Roccamonfi na, che si trovano a è molto alta (12,4 °C), ma è 2 °C superiore quifere dissolvono la maggior parte del gas 60-70 km di distanza dalle falde acquifere del a quella prevista per l’acqua che si infi ltra sotterraneo, poiché la CO2 è relativamente Matese (Minissale, 2004; Caliro et al., 2005). a 1300-1400 m di altitudine, considerando solubile in acqua. Abbiamo stimato la quan- La massa totale di CO2 di origine profonda anche il riscaldamento dovuto alla dissipa- tità di CO2 profonda che entra nelle falde trasportata in soluzione dalle acque sotterra- zione di energia potenziale gravitazionale -1 acquifere defi nendo Cext, che è la frazione nee, Cdeep, è 380 t d , mentre una quantità di (Manga and Kirchner, 2004; Chiodini et al., di carbonio disciolto nelle acque sotterranee ~ 570 t d-1 è stimata per l’intero acquifero del 2013). Il fl usso di calore della sorgente 1612 derivate da fonti di carbonio esterne alle fal- Matese, considerando che abbiamo campio- è stimato in ~ 242 mW m-2, un valore che de acquifere. L’origine del Cext disciolto dalle nato il 66% della portata totale dell’acqua. La evidenzia il ruolo primario delle falde acqui- -1 acque sotterranee è stata investigata utiliz- maggior parte di questa CO2 (283 t d ) viene fere nel nascondere il reale fl usso di calore 13 zando la composizione isotopica di Cext,  C, scaricata dalle sorgenti la cui area di ricarica in regioni montuose e permeabili, perché è 5 e l’inverso della concentrazione (Fig. 4B). Nel è vicina ai terremoti del 2013-2014 (campioni volte superiore al fl usso di calore conduttivo diagramma, un gruppo di dati è caratterizzato 1612, 1617,1618 e 1628 in Fig. 4A). Simile, stimato per il Matese (40-50 mW m-2) (Della da un più basso contenuto di Cext e da valori e anche maggiore, è la quantità di CO2 che Vedova et al., 2001). Questo calcolo indica

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 188

Figura 3 – Spettrogrammi della componente verticale della velocità del suolo per il mainshock (20131229) e l’aftershock (20140120) alle stazioni sismiche indicate, la cui posizione è indicata nella mappa. Ogni forma d’onda è normalizzata alla massima ampiezza.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 che la CO2 profonda è associata alla risalita DISCUSSIONE E CONCLUSIONI La distribuzione insolita di eventi a bassa fre- 189 di fl uidi caldi. Sebbene la stima del fl usso Le nostre analisi sismologiche e geo- quenza (Fig. 1B, C & D e Fig. 3) e l’evoluzione di calore della sorgente 1612 sia infl uenza- chimiche e i risultati della modellazione del nel tempo delle profondità degli eventi di ti- ta da incertezze di diffi cile quantifi cazione fl usso di calore dimostrano che la sequenza po ”burst” come nella sequenza del Matese a causa dell’anomalia a bassa temperatu- del 2013-2014 nel Sannio- Matese si è ve- (Fig. 2A) sono caratteristiche trovate anche ra delle acque, la presenza di un’anomalia rifi cata in un’area dell’AM caratterizzata da in Giappone a distanze dai vulcani superiori termica legata alla risalita di fl uidi ricchi di un’anomalia geotermica. Gli eventi sismici a 50 km, prodotti da fl uidi in sovrappressione CO2 è confermata dalle vicine sorgenti ter- hanno una distribuzione tipo dicco intorno a (Vidale et al., 2006). mali ricche di CO2 con portata inferiore (ad un’area asismica e mostrano rotture di tipo Questo processo può spiegare la sequen- esempio, campioni 1617, 1618 e 1628 con tensile innescate da fl uidi in sovrappressio- za sismica del Matese, suggerendo che la so- temperature di 20.7 °C, 20.6 °C e 22.3 °C, ne. La zona ad alta attenuazione centrata vrappressione dei fl uidi può essere associata rispettivamente, Fig. 4A). Per meglio vinco- nell’area epicentrale del Matese, il volume a magma che alimenta un’intrusione con lare questo risultato, esaminiamo le acque di asismico delineato dagli ipocentri, l’anoma- meccanismo a “impulso o burst”. L’allinea- questo settore dell’acquifero del Matese trac- lia del fl usso di calore e il rilascio di CO2 di mento NO-SE degli epicentri 2013-2014 del ciando il contenuto di sodio (Na) delle acque, origine profonda rifl ettono una condizione Matese e le soluzioni dei meccanismi focali Cext e l’entalpia rispetto al contenuto di cloro frequentemente osservata in aree vulcaniche dei terremoti indicano piani di rottura NO-SE (Cl) (Fig. 5). La Fig. 5 mostra che il campione attive (Scandone and Malone, 1985; Sanders (Fig. 1A), che si verifi cano in risposta a un’e- 1612 (la più grande sorgente con una portata et al., 1995; Della Vedova et al., 2001; De Gori stensione regionale NE-SO dell’AM. Per aprire

Figura 4 – A. Posizione delle sorgenti nell’area del Matese, acquiferi, acque che degassano CO2 e punti di emissione di gas ricchi di CO2. I cerchi rossi sono gli epicentri della sequenza sismica del Matese. B. Diagramma di Cext in funzione di 1/Cext. Il campionamento e l’analisi dei gas e delle acque sono stati eseguiti tra settembre 1999 e maggio 2000. di 5500 litri al secondo, Fig. 4A) è una misce- et al., 2011). Di conseguenza, quanto dedot- crack e consentire la migrazione dei fl uidi, la la di normale acqua freatica e acqua termale to dai dati geochimici e geofi sici potrebbe pressione di fl uido Pf deve essere maggiore relativamente ricca di Cl, Na e CO2. Il dato indicare la presenza di magma caldo che del minimo stress orizzontale regionale 3. fornisce anche un’indicazione indipendente alimenta un’intrusione preesistente e gene- Assumendo una rottura tensile e applicando il dell’anomalia termica del campione 1612 ra una sovrappressione di fl uidi nella crosta criterio di Griffi th (Sibson, 2000), la relazione che risulta essere di circa 2 °C (sorgente a dell’AM. Il serbatoio magmatico tipo dicco e Pf ≥ 3 + T, dove T [20MPa (Perras and Die- T=12,4 °C). Ciò implica che, nel modello di l’alto contenuto di fl uidi spiegano l’elevata derichs, 2014)] è la resistenza tensile delle miscela illustrato in Fig. 5, la componente di attenuazione sismica subverticale intorno rocce, deve essere soddisfatta (per i calcoli acqua freatica della miscela 1612 dovrebbe al cluster di ipocentri. Queste caratteristiche dettagliati, vedi Di Luccio et al., 2018). Ipotiz- essere caratterizzata da una temperatura di non si possono spiegare solo con un input di ziamo che la sorgente di pressione sia a una ~10,4 °C, cioè da un’entalpia di 43,7 J g-1. gas perché l’ascesa del gas in generale pro- profondità di 15 km, vale a dire nella parte su- Questo calcolo conferma l’affi dabilità delle duce sciami sismici subverticali e non zone periore del “dicco” asismico. Per le rocce del nostre stime del fl usso di calore. di elevata attenuazione a scala chilometrica. basamento cristallino otteniamo Pf = 308 ±

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 190 22 MPa e 3 = 290 ± 20 MPa a una profondità and Vezzani, 2002), dimostrando che, quan- da quelli osservati in aree vulcaniche. Tutta- di 15 km. Questi valori indicano che, entro le do presente in AM, materiali fusi e fl uidi in via, in quest’ultimo caso, i terremoti sono ge- incertezze legate ai valori di T e 3, la condi- sovrappressione si concentrano nella crosta a neralmente distribuiti in sciami o occorrono in zione per l’apertura di un crack è soddisfatta profondità tra 10 e 15 km all’interfaccia fra il maniera continua prima di un’eruzione a poca (Sibson, 2000). Gli ipocentri del 2013-2014 basamento cristallino e gli strati sovrastanti. profondità, nei primi strati di crosta superiore si concentrano a profondità tra i 10 e 25 km, Proponiamo che la sorgente magmatica pro- (McNutt, 2005). L’attività sismica durante la all’interno del basamento cristallino dell’AM fonda che alimenta l’intrusione nel Matese è sequenza del Matese non è continua, ma di al di sopra del cuneo del mantello e sotto i car- il cuneo del mantello al di sotto dell’AM, dove tipo “burst” e più profonda (Fig. 2A). Queste bonati dell’Apula (Fig. 1C). Suggeriamo che materiali fusi si accumulano sotto la litosfera differenze nei segnali sismici tra i processi

Figura 5 – Variazione del contenuto di cloro con il sodio (A), Cext (B) ed entalpia (C) nelle sorgenti del Matese e fit calcolati (linee tratteggiate). La sorgente più grande dell’area (campione 1612, 5500 litri al secondo) è una miscela composta dal ~15% di acqua termale (1628) e 85% di acqua normale; la temperatura di 10.4°C, ottenuta sulla base del contenuto di deuterio, è una stima ragionevole del limite inferiore nella miscela che compone la sorgente 1612 (quadrato azzurro in C). La posizione delle sorgenti è mostrata nella Fig. 4A.

l’interfaccia basamento cristallino-carbonati appenninica (Fig. 1) (De Astis et al., 2006; vulcanici e intrusivi attivi ci permettono di in AM è una zona di densità e/o discontinuità Ventura et al., 2007; Improta et al., 2014; concludere che i terremoti del Matese nel meccaniche, dove il deposito e l’accumulo di Ghisetti and Vezzani, 2002). Secondo i dati 2013-2014 sono legati a un impulso di mag- magma sono possibili perché tale interfaccia geochimici disponibili, questa sorgente è la ma dalla crosta inferiore sotto l’AM e non rap- può rappresentare il livello dove la densità stessa che alimenta i vicini vulcani di Roc- presentano un processo di accumulo costante. del magma è uguale a quella delle rocce in- camonfi na, Campi Flegrei e Vesuvio, situati a La scala temporale per generare sovrappres- cassanti (Burov et al., 2003) e/o una barriera circa 100 km a ovest (De Astis et al., 2006). sioni legate a questi impulsi di magma sono di rigidità all’interno della crosta (Menand, Abbiamo mostrato che i segnali sismici dell’ordine di 50 giorni, che coincide con la du- 2011). Questa conclusione è validata da dati derivati da intrusioni magmatiche in catene rata della sequenza sismica. Supponendo che sismici e geochimici indipendenti (Ghisetti montuose non differiscono qualitativamente il “dicco” asismico delineato dalla sequenza

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 del Matese sia occupato da un corpo intrusivo signatures of groundwater. App. Geochem. 20, in the very low frequency band: Application to 191 parzialmente fuso, si stima che questo corpo 1060–1076. the Cascadia subduction zone. J. Geophys. Res. abbia un volume di circa 30 km3. CAO, W., KAUS, B. J. P., PATERSON, S. (2016), Intrusion 121, 5942–5952. Facciamo notare che la sismicità ap- of granitic magma into the continental crust IMPROTA, L., DE GORI, P., CHIARABBA, C. (2014), New facilitated by magma pulsing and dike-diapir insights into crustal structure, Cenozoic mag- penninica è generalmente interpretata come interactions: Numerical simulations. Tectonics matism, CO2 degassing, and seismogenesis in dovuta a stress tettonico o all’interazione di 35, 1575–1594. the southern Apennines and Irpinia region from stress tettonico con serbatoi di CO2 sovrap- CASTELLO, B., SELVAGGI, G., CHIARABBA, C., AMATO, A. local earthquake tomography. J. Geophys. Res. pressurizzata situati nella crosta superiore (2005), Catalogo Della Sismicità Italiana—CSI 119, 8283–8311. (Chiodini et al., 2004; Chiarabba et al., 2005; 1.0,1981–2002 (Centro Nazionale Terremoti, INGEBRITSEN, S. E., MANNING, C. E. (2010), Permeabi- Miller, 2013). I nostri dati mostrano che una Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) lity of the continental crust: Dynamic variations sismicità profonda associata al rilascio di fl u- Chiarabba, C., Jovane, L., Di Stefano, R. (2005) A inferred from seismicity and metamorphism. new view of Italian seismicity using 20 years of Geofluids 10, 193–205. idi da corpi intrusivi deve anche essere presa instrumental recordings. Tectonophysics 395, MANGA, M., KIRCHNER, J. W. (2004), Interpreting the in considerazione. Come nel caso del Sannio- 251–268. temperature of water at cold springs and the Matese, se presenti, intrusioni attive possono CHIODINI, G., CARDELLINI, C., AMATO, A., BOSCHI, E., CA- importance of gravitational potential energy. innescare terremoti più profondi rispetto alla LIRO, S., FRONDINI, F., VENTURA, G. (2004), Carbon Water Resour. Res. 40, W05110. sismicità di fondo, che è più superfi ciale e di dioxide Earth degassing and seismogenesis in MCNUTT, S. R. (2005), Volcanic seismology. Annu. magnitudo anche maggiore di 5. Di conse- central and southern Italy. Geophys. Res. Lett. Rev. Earth Planet. Sci. 33, 461–491. guenza, i terremoti associati alle intrusioni 31, L07615. MENAND, T. (2011), Physical controls and depth of CHIODINI, G., CARDELLINI, C., CALIRO, S., CHIARABBA, C., emplacement of igneous bodies: A review. Tec- attive devono essere considerati nella valuta- FRONDINI, F. (2013), Advective heat transport tonophysics 500, 11–19. zione della pericolosità sismica delle catene associated with regional Earth degassing in MILLER, S. A., COLLETTINI, C., CHIARALUCE, L., COCCO, montuose. Questa sismicità dovrebbe anche central Apennine (Italy). Earth Planet. Sci. Lett. M., BARCHI, M., KAUS, B. J. P. (2004), Aftershocks essere analizzata nel tempo con l’obiettivo di 373, 65–74. driven by a high-pressure CO2 source at depth. rilevare una potenziale ricorrenza nel proces- COMERCI, V., BLUMETTI, A. M., DI MANNA, P., FIORENZA, Nature 427, 724–727. so di formazione del serbatoio di magma. Per D., GUERRIERI, L., LUCARINI, M., SERVA, L., VITTORI, MILLER, S. (2013), The role of fluids in tectonic and identifi care le sequenze sismiche tipo “burst” E. (2013), ITHACA Project and capable faults in earthquake processes. Adv. Geophys. 54, 1–46 the Po Plain (northern Italy). Ingegneria Sismica MINISSALE, A. (2004), Origin, transport and dischar- caratterizzate da basse frequenze, altre cate- 30, 36–50. ge of CO2 in central Italy. Earth Sci. Rev. 66, ne montuose come l’Himalaya, la Cordillera CONVERTITO, V., PINO, N. A., DI LUCCIO, F. (2016), 89–141. in nord America, le Ande e Zagros potrebbero Investigating source directivity of moderate PERRAS, M. A., DIEDERICHS, M. S. (2014), A review of essere studiate. Questi segnali sismici, se earthquakes by multiple approach: The 2013 the tensile strength of rock: Concepts and te- identifi cati, fornirebbero informazioni impor- Matese (southern Italy) Mw = 5 event. Geophys. sting. Geotech. Geol. Eng. 32, 525–546. tanti sui meccanismi di innesco dei terremoti J. Int. 207, 1513–1528. PETFORD, N., CRUDEN, A. R., MCCAFFREY, K. J. W., VIGNE- legati a episodi di intrusioni e sulla dinamica DE ASTIS, G., KEMPTON, P. D., PECCERILLO, A., WU, T. W. RESSE, J.-L. (2000), Granite magma formation, (2006), Trace element and isotopic variations transport and emplacement in the Earth’s crust. di risalita del magma nella crosta terrestre. from Mt. Vulture to Campanian volcanoes: Con- Nature 408, 669–673. straints for slab detachment and mantle in flow SANDERS, C. O., PONKO, S. C., NIXON, L. D., SCHWARTZ, BIBLIOGRAFIA beneath southern Italy. Contrib. Mineral. Petrol. E. A. (1995), Seismological evidence for mag- ANNEN, C. (2009), From plutons to magma cham- 151, 331–351. matic and hydrothermal structure in Long Val- bers: Thermal constraints on the accumulation DE GORI, P., CHIARABBA, C., GIAMPICCOLO, E., MARTINEZ- ley Caldera from local earthquake attenuation of eruptible silicic magma in the upper crust. ARÈVALO, C., PATANÈ, D. (2011), Body wave atte- and velocity tomography. J. Geophys. Res. 100, Earth Planet. Sci. Lett. 284, 409–416. nuation heralds incoming eruptions at Mount 8311–8326. ARTEMIEVA, I. M., BILLIEN, M., LEVEQUE, J.-J., MOONEY, W. 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Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 Laboratorio 1086, Geotecnica, Strutture, Bitumi, Rilievi, UNI EN 1090, Tarature Ci occupiamo di vulnerabilità sismica dal 1984 Laboratorio autorizzato con D.M. n°54345 del 27.01.2006, e successivi a - rinnovi, ad eseguire prove geotecniche sui terreni (settore Circolare 349/99) ai sensi dell’art.59 D.P.R. 380/01 LABORATORIO PROVE MATERIALI ”‰ƒ‹•‘‘–‹Ƥ ƒ–‘λ͚͞͠͞’‡”Žƒƒ” ƒ–—”ƒ†‹’”‘†‘––‹†ƒ ‘•–”—œ‹‘‡ǡƒ—–‘”‹œœƒ–‘†ƒŽ‹ ‘λ’”‘–Ǥ͛͘͜͠͞͡͠†‡Ž͘͟Ǥ͙͙Ǥ͚͙͘͞ Laboratorio autorizzato con D.M. n° 25364 del 19.10.84, e successivi rinnovi, ai sensi Art. 20 della Legge 1086/71

Il CCME, dal 1984 in prima linea nella promozione della sicurezza e della salvaguardia del patri- monio architettonico, fa della diagnostica strutturale volta al miglioramento sismico, il proprio ƒ˜ƒŽŽ‘†‹„ƒ––ƒ‰Ž‹ƒǡ‘ơ”‡†‘—ƒ‰ƒƒ ‘’Ž‡–ƒ†‹’”‘˜‡•–—†‹ƒ–‡ƒ†Š‘ Ǥ

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www.swsglobal.com ALFIO VIGANÒ 195 Servizio Geologico, Provincia Autonoma di Trento Evidenze geologiche ed E-mail: [email protected] archeologiche di terremoti STEFANO DI STEFANO Se. Arch. Srl, Bolzano storici in Trentino-Alto Adige E-mail: [email protected] ANDREA FRANCESCHINI Servizio Geologico, Provincia Autonoma di Trento Historical seismicity in Trentino-Alto Adige: E-mail: [email protected] geological and archaeological evidence CLAUDIO CARRARO Parole chiave (key words): sismicità storica (historical seismicity), rock-avalanches (rock-avalanches), Ufficio Geologia e prove materiali, Provincia archeologia (archaeology), paleosismologia (palaeoseismology), Trentino-Alto Adige (Trentino-Alto Adige) Autonoma di Bolzano E-mail: [email protected]

CATRIN MARZOLI RIASSUNTO si riferisce ad un suolo cosiddetto rigido (in Ufficio Beni Archeologici, Provincia Autonoma di Bolzano Sono qui presentati due casi studio sulla prima approssimazione assimilabile a roc- E-mail: [email protected] sismicità di epoca storica per il territorio del cia) ed in assenza di topografi a. È tuttavia Trentino-Alto Adige. Il primo riguarda l’ana- noto che la presenza di terreni (per i quali la LORENZO CADROBBI lisi di alcune grandi frane del Trentino, in velocità di propagazione delle onde sismiche Geologia Applicata, Mezzocorona relazione al loro probabile innesco sismico è minore rispetto alla roccia) e di topografi a E-mail: [email protected] durante l’importante terremoto (sequenza accentuata provoca potenziali amplifi cazioni, sismica) della Media Val d’Adige del 9 no- anche rilevanti, del moto del suolo. vembre 1046. Il secondo descrive le deforma- Le stime probabilistiche di pericolosità ralanstalt für Meteorologie und Geodynamik zioni tettoniche, quali evidenze di terremoti sismica, come appunto quelle utilizzate per (ZAMG) ed altre reti regionali limitrofe. di epoca storica, presso il sito di Egna in Alto il territorio nazionale, sono ottenute tenendo La Provincia Autonoma di Trento gestisce Adige, dove un evento distruttivo fu respon- in considerazione la distribuzione e l’entità la rete sismica del Trentino, installata ed sabile nel terzo secolo d.C. della distruzione della sismicità sul territorio. In particolare, attiva dall’anno 1981. Essa possiede sigla e dell’abbandono di una casa romana. Tali vengono considerate sia la cosiddetta sismi- internazionale ST e codice doi:10.7914/SN/ evidenze geologiche, archeologiche e paleosi- cità “strumentale”, quella cioè localizzata ST (Digital Object Identifi er), essendo regi- smologiche di terremoti in epoca storica sono ed analizzata attraverso gli strumenti di strata presso lo International Federation of descritte e discusse anche in relazione alla registrazione (sismometri), sia la cosiddetta Digital Seismograph Networks (FDSN, www. sismicità più recente, nel contesto geologico sismicità “storica”, ossia quella identifi cata fdsn.org). Attualmente (fi ne 2017) la rete è e sismotettonico di riferimento. tramite tecniche differenti in quanto avvenu- costituita da 8 stazioni velocimetriche e da 20 ta in tempi precedenti l’avvento della stru- stazioni accelerometriche; molte di queste ul- ABSTRACT mentazione. È infatti fondamentale cercare di time sono installate in prossimità delle grandi Two case studies of Trentino-Alto Adige conoscere se si sono verifi cati terremoti rile- dighe del Trentino. La rete sismica del Trentino historical seismicity are presented. In the vanti in epoca pre-strumentale, ossia prima elabora i dati sismologici al fi ne di caratte- fi rst one, we discuss about large landslides in degli ultimi 100 anni circa, dal momento che rizzare la sismicità regionale (http://www. Trentino probably triggered by the 9 November i tempi di ritorno degli eventi sismici (perio- protezionecivile.tn.it/territorio/Sismologia/- 1046 earthquake (seismic sequence) in the do che intercorre tra un terremoto ed il suc- Classifi cazioni/pagina14.html) e localizzare Middle Adige Valley. In the second case, tec- cessivo della medesima magnitudo, in una altri eventi naturali e antropici, quali grandi tonic deformations due to past earthquakes in certa area) sono generalmente molto lunghi. frane e scoppi/esplosioni (http://www.pro- Egna (Alto Adige) are analysed. In this area, In Italia, relativamente a terremoti di massi- tezionecivile.tn.it/territorio/evid_territorio/ during the Third Century a Roman building ma magnitudo, questi tempi di ritorno sono pagina56.html). was destroyed by a seismic event. Geologi- dell’ordine delle diverse centinaia di anni. La Provincia Autonoma di Bolzano gesti- cal, archaeological and palaeoseismological Per quanto riguarda la sismicità stru- sce la rete sismica dell’Alto Adige, installata evidence is described and discussed with mentale, il Trentino-Alto Adige dispone di ed attiva dall’anno 2006. Attualmente (fi ne reference to recent seismicity, geology and due reti per il monitoraggio e lo studio locale 2017) essa è costituita da 10 stazioni velo- seismotectonics. della sismicità, pensate e gestite a scopi di cimetriche e/o accelerometriche. La rete ha protezione civile. Entrambe le reti sono carat- permesso, durante gli ultimi dieci anni, di INTRODUZIONE terizzate da strumentazione sismologica con registrare un notevole numero di terremoti La Mappa di pericolosità sismica nazio- caratteristiche idonee agli attuali standard anche di bassa magnitudo, contribuendo a nale prevede, per il territorio del Trentino-Alto sismologici, da registrazione in continuo e da meglio defi nire il quadro dell’attività sismica Adige, massima accelerazione al suolo infe- trasmissione dei dati in tempo reale. Le reti locale e di altre possibili sorgenti quali esplo- riore a 0,18 g (g è l’accelerazione di gravità), sismiche del Trentino e dell’Alto Adige scam- sioni durante attività di scavo o importanti considerando un tempo di ritorno pari a 475 biano tra loro le registrazioni digitali delle eventi franosi. anni, ossia una probabilità di eccedenza del rispettive stazioni di misura, oltre ad essere Per quanto riguarda invece la sismicità 10% in 50 anni (Gruppo di lavoro MPS, 2004). interconnesse con la rete sismica nazionale storica, le informazioni disponibili in Trenti- Tale moto del suolo, la cui stima tiene conto dell’Istituto Nazionale di Geofi sica e Vulca- no-Alto Adige non sono molto ricche. Questo non solo della sismicità all’interno dei con- nologia (INGV), la rete dell’Istituto Nazionale a motivo non tanto di assenza di sismicità fi ni regionali ma anche di terremoti esterni di Oceanografi a e di Geofi sica Sperimentale signifi cativa nel corso dei secoli, come invece ad essi ma risentiti in Trentino-Alto Adige, (OGS), la rete sismica Austriaca dello Zent- lascerebbe supporre la sismicità registrata ai

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 196 giorni nostri, quanto piuttosto di alcune pos- ne interna della catena, a nord della Linea più estesamente, interessa la Alpi centro- sibili limitazioni, intrinseche nel metodo di Insubrica, affi orano estesamente rocce meta- orientali tra la Lombardia orientale ed il Friuli indagine o specifi che del territorio, che non morfi che appartenenti alle falde Austroalpina Venezia Giulia, in accordo all’attuale modello hanno permesso alle informazioni sui terre- e Penninica. A sud della Linea Insubrica, il sismotettonico delle Alpi centro-orientali (Vi- moti passati di giungere fi no a noi. Sudalpino delle cosiddette Alpi meridionali, ganò et al., 2015). In questo lavoro sono raccolte e descritte caratterizzato da rocce del basamento, grandi Il database nazionale delle cosiddette alcune evidenze in campo geologico ed arche- corpi di rocce intrusive ed importanti copertu- “sorgenti sismogenetiche” (DISS Working ologico-paleosismologico, a supporto dello re sedimentarie. Group, 2015) prevede stime di magnitudo studio della sismicità storica in Trentino-Alto Tale diversifi cazione litologica è accom- massima attesa di poco inferiori a 6, per i Adige. I risultati, derivanti dallo studio di pagnata da un complesso sistema di faglie, settori appartenenti alle Giudicarie meridio- importanti eventi franosi di epoca storica e organizzate in sistemi alla scala regionale. nali e alla zona del Lago di Garda. I settori di un sito archeologico relativo ad una casa Tra essi, a nord i sistemi che bordano la fi ne- attualmente più sismici comprendono il Tren- romana distrutta da un evento sismico pas- stra dei Tauri, tra cui spicca per importanza tino meridionale, inclusa l’area gardesana, e sato, sono una fonte di informazione preziosa la faglia del Brennero, e quelli relativi all’En- l’Alto Adige occidentale (Viganò et al., 2015). al fi ne di defi nire con maggiore dettaglio ed gadina. Nelle Alpi meridionali, i sistemi delle Tra i terremoti recenti, meritano partico- accuratezza la storia e la pericolosità sismica Giudicarie, della Valsugana e della Schio- lare attenzione quello di Riva del Garda (13 di quest’area montuosa delle Alpi. Inoltre, i Vicenza che si intersecano in maniera com- dicembre 1976, magnitudo locale ML = 4,3), metodi di analisi utilizzati ed i risultati ot- plessa proprio in area trentina (Castellarin et della Val di Terragnolo (13 settembre 1989, ML tenuti possono rappresentare un riferimento al., 2006; schema in Fig. 1). = 4,7), di Merano (17 luglio 2001, ML = 5,3) e allo scopo di migliorare lo studio della sismi- Tale eterogeneità litologica e strutturale di Avio (29 ottobre 2011, ML = 4,4). cità storica anche in altre aree del territorio è propria non solo della geologia di superfi - L’evento di Riva del Garda è stato recente- nazionale con analoghe caratteristiche. cie ma anche dell’intero spessore crostale, mente oggetto di revisione da parte dei tecnici determinando così le caratteristiche proprie della Rete Sismica della Provincia Autonoma INQUADRAMENTO GEOLOGICO E SISMO- della sismicità in questo settore alpino. La di Trento, che lo hanno meglio localizzato con TETTONICO distribuzione degli ipocentri sismici degli epicentro nella vicina Val di Ledro, dove nel Il Trentino-Alto Adige appartiene al set- ultimi decenni, localizzati sulla base delle 2015 è avvenuta una breve sequenza sismica tore centro-orientale delle Alpi ed è caratte- registrazioni strumentali disponibili, mostra con magnitudo massima ML pari a 3,8. Proprio rizzato da una geologia piuttosto articolata, infatti un’ottima correlazione con le faglie a seguito di quel terremoto nel 1976, mede- per quanto riguarda sia le litologie che le geologiche note e la loro attivazione a segui- simo anno del più noto e forte terremoto del strutture tettoniche (Fig. 1). Alla piccola sca- to delle spinte tettoniche regionali (Viganò et Friuli (6 maggio 1976, ML = 6,4), la Provincia la, il territorio compete a due macro-domini, al., 2008; 2015). La sismicità strumentale Autonoma di Trento diede inizio al monitorag- tra loro a contatto lungo l’importante limite del Trentino-Alto Adige è comunque di gra- gio sismico e allo studio degli effetti sismici tettonico dalla Linea Insubrica. Nella porzio- do medio-basso ed appartiene a quella che, locali in Trentino.

Figura 1 – Mappa geologica semplificata delle Alpi centro-orientali. In colore blu scuro i confini amministrativi del Trentino e dell’Alto Adige. In alto a sinistra, schema tettonico delle Alpi meridionali

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 In Alto Adige, il terremoto di Merano causò 197 due morti (uno dei quali per una frana sismo- indotta), lesioni sia ad edifi ci storici che altre strutture non portanti, e black-out delle tele- comunicazioni su rete mobile. Questo evento sta a dimostrare come, anche al di fuori delle aree ritenute essere sismicamente più peri- colose, siano comunque possibili terremoti di bassa o moderata energia. A seguito di questo evento sismico, il primo fortemente risentito in un settore fi no ad allora comunemente ri- tenuto a bassa sismicità, la Provincia Auto- noma di Bolzano diede inizio al monitoraggio sismico dell’Alto Adige.

I TERREMOTI DEL PASSATO Lo studio della sismicità per via strumen- tale permette di stimare i cosiddetti “parame- tri sorgente” del terremoto (tra questi, la loca- lizzazione in termini di posizione epicentrale e Figura 2 – Schema descrittivo delle relazioni tra la sismicità ed i processi che avvengono alla superficie terrestre. Sono messe a confronto due diverse procedure di analisi (diretta ed inversa), caratterizzate da differenti incognite oggetto di profondità) e, se sono disponibili stazioni di di studio. Nel pannello di destra sono stilizzati un deposito di frana (in colore marrone) ed una dislocazione co-sismica misura in prossimità dell’epicentro, di valu- (fagliazione superficiale; in colore blu) tare lo scuotimento avvenuto. Inoltre, i model- li sismologici permettono anche di calcolare sul suo territorio, soprattutto fonti scritte e le aree montuose, è comunque particolar- i possibili scuotimenti in superfi cie (moto del documentali ed informazioni architettoniche/ mente diffi coltosa. Le fonti storiche risulta- suolo) al verifi carsi di eventuali futuri terre- strutturali derivanti dall’edifi cato storico, l’I- no infatti poco numerose, frammentarie e di moti di magnitudo ed ipocentro dati (Fig. 2, talia dispone di cataloghi storici molto ricchi non facile utilizzo. Per questo è necessario pannello di sinistra). e sviluppati. Tra questi, il Catalogo dei forti sviluppare studi dettagliati, fi nalizzati alla Lo studio della sismicità storica valuta terremoti in Italia (461 a.C.-1997) e nell’area revisione sia dei cataloghi a scala regionale invece gli effetti dello scuotimento sismico Mediterranea (760 a.C.-1500) (Guidoboni et (es. Albini et al., 1996; Stucchi et al., 2008) sull’ambiente antropico e/o naturale, per ri- al., 2007), e il Catalogo parametrico dei ter- sia dei singoli eventi sismici (es. Guidoboni et cavare la posizione approssimata e le carat- remoti italiani (Rovida et al., 2016). al., 2005; Hammerl, 2015 e 2017). teristiche dei terremoti passati. Data la gran- L’analisi dei terremoti storici in aree relati- Per cercare di ampliare l’orizzonte tem- de disponibilità delle informazioni storiche vamente poco antropizzate, quali tipicamente porale entro cui disporre di informazioni sui

Figura 3 – a) Distribuzione degli epicentri dei terremoti storici in Trentino-Alto Adige, nel periodo temporale 1000-2014, per magnitudo momento (Mw) maggiore o superiore a 4,0 (i numeri in colore che indicano gli eventi corrispondono agli ID in Tabella 1). Dati dal Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI15; Rovida et al., 2016) e da Guidoboni and Comastri (2005; evento del 9 novembre 1046, stella in colore rosso). La stella in colore fucsia indica la posizione del sito di Egna, per cui sono riportate le due età approssimative delle deformazioni cosismiche discusse nel testo (circa 2000 a.C. e 250 d.C.). b) Distribuzione degli epicentri dei terremoti storici in Trentino-Alto Adige, nel periodo temporale 1000-2013, per magnitudo (M, non specificata) maggiore o superiore a 4,0. Dati relativi al progetto HAREIA (Rebez et al., 2010). Le linee tratteggiate limitano l’area dove il catalogo sismico è completo. Stelle in colore rosso e fucsia come in “a”. In grassetto i limiti amministrativi del Trentino e dell’Alto Adige

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 198 terremoti del passato è utile affi darsi alle os- tecnica per la microzonazione sismica, 2015). nel settore frontale della catena alpina, dove servazioni geologiche in merito agli indizi di Questa defi nizione si riferisce al piano di rot- la deformazione è attualmente maggiore, e cosiddetta neotettonica, ossia la branca della tura principale della faglia, ovvero quel piano nella pianura padano-veneta (avanfossa geologia che studia i processi deformativi che lungo cui avviene la maggiore dislocazione. alpina). Anche la sismicità storica è quindi interessano la superfi cie terrestre a seguito di Anche se in aree montuose è spesso diffi - localizzata in corrispondenza delle strutture attività tettonica. Nel caso di forti terremoti si cile distinguere in maniera inequivocabile gli tettoniche regionali attualmente attive, in verifi cano infatti elevati livelli di scuotimento effetti deformativi della gravità (deformazioni accordo al modello sismotettonico regionale alla superfi cie, talvolta accompagnati anche gravitative) da quelle meramente neotettoni- (Viganò et al., 2015). da vere e proprie deformazioni permanen- che, in Trentino-Alto Adige sono stati condotti Il terremoto del 9 novembre 1046 (stella ti dei terreni. In Fig. 2 (pannello di destra) alcuni studi di questo tipo, che hanno mostra- rossa in Fig. 3a) rappresenta uno degli even- è schematizzato l’effetto in superfi cie di un to la presenza di probabile fagliazione super- ti sismici più signifi cativi dell’intera catena terremoto con intensità elevata, in grado cioè fi ciale nei settori delle Giudicarie meridionali, alpina (intensità IX MCS, Mercalli-Cancani- di provocare effetti disastrosi alla superfi cie del Lago di Garda e dei Monti Lessini (Galadini Sieberg; Guidoboni and Comastri, 2005; Gui- (es. caduta di frane, dislocazione/fagliazione et al., 2001; Sauro and Zampieri, 2001; Scar- doboni et al., 2007) insieme al più famoso del terreno). dia et al., 2015). e studiato terremoto del 3 gennaio 1117 nel In merito alla fagliazione superfi ciale, La Fig. 3a mostra la distribuzione degli Veronese (intensità IX MCS; Guidoboni et al., è bene specifi care che una faglia è defi nita epicentri relativi ai terremoti avvenuti tra 2005; Rovida et al., 2016). In Tab. 1 sono “attiva e capace” se si è attivata almeno una il 1000 ed il 2014, così come riportati nel elencati gli eventi più importanti dell’area, volta negli ultimi 40.000 anni e raggiunge la Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani per intensità epicentrale decrescente. superfi cie topografi ca producendo una frat- (CPTI15; Rovida et al., 2016). I terremoti più Per confronto, in Fig. 3b sono rappresenta- tura/dislocazione del terreno (Commissione forti (quadrati in colore rosso) si concentrano ti gli epicentri dei terremoti storici selezionati dal progetto Interreg HAREIA (Historical and Tabella 1 – Elenco dei principali terremoti storici che hanno interessato il Trentino-Alto Recent Investigation in Italy and Austria) (cfr. Adige, ordinati per intensità epicentrale MCS (Mercalli-Cancani-Sieberg) decrescente Rebez et al., 2010). Tra i prodotti del progetto, (cfr. Figura 3a). In grassetto gli eventi con epicentro all’interno dei confini del Trentino- la realizzazione di un nuovo catalogo dei ter- Alto Adige, o immediatamente prossimi ad essi. I0, intensità epicentrale; Mw, magnitudo remoti storici nell’arco alpino centro-orientale momento; CPTI15, Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani versione 2015 (Rovida et al., dall’anno 1000 al 2013. In esso sono confl u- 2016); GC05, Guidoboni and Comastri (2005) ite le informazioni dei cataloghi precedenti, Data Area Latitudine Longitudine IO ID (a. m. g.) epicentrale (°N) (°E) (MCS) MW Fonte anche recenti; particolare attenzione è stata riservata alla verifi ca delle fonti. Nel catalogo 1 1695 Feb 25 Asolano 45,861 11,910 X 6,4 CPTI15 sono stati evidenziati gli eventi con eventuali 2 1976 Mag 06 Friuli Venezia Giulia 46,241 13,119 IX-X 6,5 CPTI15 segnalazioni multiple e sono stati seleziona- 3 1873 Giu 29 Alpago-Cansiglio 46,159 12,383 IX-X 6,3 CPTI15 ti quelli con caratteristiche maggiormente 4 1046 Nov 09 Media Val d’Adige 45,900 11,017 IX - GC05 attendibili. In Fig. 3b sono riportati solo gli 5 1348 Gen 25 Alpi Giulie 46,504 13,581 IX 6,6 CPTI15 epicentri dei terremoti considerati attendibili. 6 1117 Gen 03 Veronese 45,267 11,015 IX 6,5 CPTI15 Il Database Macrosismico Italiano (DBMI15; Locati et al., 2016) riporta i mas- 7 1511 Mar 26 Friuli Venezia Giulia 46,209 13,216 IX 6,3 CPTI15 simi effetti da terremoto per le varie località 8 1936 Ott 18 Alpago-Cansiglio 46,089 12,380 IX 6,1 CPTI15 italiane; in Fig. 4 le storie sismiche delle cit- 9 1891 Giu 07 Valle d’Illasi 45,564 11,165 VIII-IX 5,9 CPTI15 tà di Trento e Bolzano, in termini di intensità 10 1670 Lug 17 Tirolo, Hall 47,293 11,493 VIII 5,7 CPTI15 macrosismica MCS. Quest’ultima è riferita 11 1836 Giu 12 Asolano 45,803 11,825 VIII 5,5 CPTI15 per defi nizione alle “località”, intese come 12 1222 Dic 25 Bresciano-Veronese 45,533 10,623 VII-VIII 5,7 CPTI15 “nuclei abitativi di una certa dimensione, 13 1901 Ott 30 Garda occidentale 45,584 10,490 VII-VIII 5,4 CPTI15 indipendentemente dal ruolo amministrativo che rivestono o hanno rivestito nella storia” 14 1932 Feb 19 Garda orientale 45,632 10,729 VII-VIII 5,2 CPTI15 (Locati et al., 2016). Le massime intensità 15 2004 Nov 24 Garda occidentale 45,685 10,521 VII-VIII 5,0 CPTI15 risentite nei due capoluoghi di provincia si 16 1622 Ago 03 Engadina, Ftan 46,820 10,230 VII 5,4 CPTI15 attestano attorno al grado VII/VIII MCS per il 17 1876 Apr 29 Monte Baldo 45,749 10,785 VII 5,1 CPTI15 terremoto del 25 gennaio 1348 con epicentro 18 1882 Set 18 Monte Baldo 45,710 10,770 VII 5,1 CPTI15 nelle Alpi Giulie, noto anche come terremoto di 19 1943 Lug 24 Feltrino 45,986 11,883 VII 5,1 CPTI15 Villach (cfr. Tab. 1). In tre occasioni sono state 20 1866 Ago 11 Monte Baldo 45,737 10,797 VII 5,0 CPTI15 raggiunte a Trento intensità pari al grado VI MCS: (i) 12 dicembre 1719, terremoto delle 21 1976 Dic 13 Garda settentrionale 45,894 10,799 VII 4,9 CPTI15 Valli Giudicarie; (ii) 29 giugno 1873, terremo- 22 1924 Mar 26 Tirolo 46,930 11,320 - 5,2 CPTI15 to dell’Alpago-Cansiglio; (iii) 1976, sequenza 23 1892 Gen 05 Garda occidentale 45,592 10,471 VI-VII 5,0 CPTI15 sismica del Friuli Venezia Giulia (cfr. Tab. 1). 24 1902 Giu 19 Alpi Retiche 46,823 11,257 VI-VII 5,0 CPTI15 L’evento sismico del 1719, benché non parti- 25 1989 Set 13 Prealpi Vicentine 45,882 11,264 VI-VII 4,9 CPTI15 colarmente energetico (MW = 4,2; Rovida et 26 1968 Giu 22 Vallagarina 45,879 10,996 VI-VII 4,7 CPTI15 al., 2016), fu risentito nel capoluogo trentino 27 1851 Ago 03 Valli Giudicarie 45,941 10,559 VI 4,9 CPTI15 anche in ragione della sua relativa prossimi- tà. Va infi ne evidenziato come il forte terremo- 28 2001 Lug 17 Val Venosta 46,697 11,074 V-VI 4,8 CPTI15 to del 9 novembre 1046 (Tab. 1; cfr. paragrafo 29 1913 Ago 24 Tirolo, Tux 47,110 11,680 V 5,0 CPTI15 seguente) con epicentro in Trentino non è ri-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 frane in roccia, dette rock-avalanches, che 199 caratterizzano il territorio trentino. Le rock- avalanches sono movimenti di massa molto rapidi, turbolenti e simili a fl ussi, caratterizza- ti da lunghi percorsi e derivanti da importanti frane di scivolamento o crollo in materiali roc- ciosi. In Trentino sono state sinora studiate e quindi datate le rock-avalanches dei Lavini di Marco, delle Marocche di Dro e di Castelpietra (Martin et al., 2014; Ivy-Ochs et al., 2017a e b). Queste grandi frane, ed in particolare quelle delle Marocche di Dro, sono tra le più spettacolari e famose delle Alpi intere. I volumi in metri cubi di questi depositi di frana sono stimati in circa 200 milioni (Lavini di Marco, LdM), 1 miliardo (evento Marocca Principale delle Marocche di Dro), 300 milioni (evento Kas delle Marocche di Dro) e meno di 20 milioni di metri cubi (Castelpietra, CP) (Fig. 5). L’età di questi grandi eventi franosi è sta- ta determinata a partire da un numero signi- fi cativo di singole misure per ogni sito, effet- tuate su blocchi rocciosi di grandi dimensioni (tipicamente di diversi metri cubi di volume), sino ad ottenere delle età rappresentative dell’intero deposito (età di esposizione 36Cl). La Fig. 6 mostra la distribuzione spaziale de- gli eventi datati, con la loro età nel grafi co. Ol- tre alle rock-avalanches sopra descritte sono incluse anche le frane di Varini (Va), situata a meridione dei Lavini di Marco, e di Prà da Lago (PdL), frana minore in Val di Gresta per cui è disponibile un’età radiocarbonio (Ivy-Ochs et al., 2017b e referenze incluse). Inoltre, l’even- Figura 4 – Storie sismiche delle località di Trento (a) e Bolzano (b) nel periodo temporale 1000-2014. Dati dal Database to della Cogola di Giazzera (CdG) riguarda la Macrosismico Italiano (DBMI15; Locati et al., 2016) ripresa del concrezionamento all’interno della grotta (1060 ± 70 d.C.), già interpretata co- portato in Fig. 4 in quanto non contenuto, in sti isotopi. Tali isotopi sono differenti in fun- me dovuta ad un evento sismico importante termini di effetti macrosismici, nel database zione dei minerali che compongono le rocce; (Frisia et al., 2005). DBMI15. i più importanti radionuclidi sono 10Be, 14C, La sorprendente coincidenza temporale di 26Al e 36Cl. Conoscendo il tasso di produzione tutti questi eventi, che sono situati in un’area INNESCO SISMICO DI GRANDI FRANE IN di tali isotopi cosmogenici ed analizzandone relativamente poco estesa entro un massimo TRENTINO la quantità all’interno delle rocce attraverso di distanza pari a circa 20 km l’uno dall’altro, I nuclidi cosmogenici, ovvero i nuclidi delicate e complesse procedure analitiche, è suggerisce fortemente un’origine sismica. Si- creati dall’interazione della materia terrestre possibile calcolare la loro età di esposizione mili correlazioni, anche se per un territorio più con i raggi cosmici che arrivano dallo spazio (da quanto tempo cioè sono esposte in su- vasto, sono state recentemente proposte da (raggi cosmici primari) o che sono creati in perfi cie), e quindi l’età dell’evento geologico Prager et al. (2008) in relazione a grandi frane atmosfera dall’interazione tra questi ultimi che le ha portate a contatto con l’atmosfera. in roccia del Tirolo austriaco. ed i gas atmosferici (raggi cosmici seconda- Ad esempio, nel caso di una frana, so- Due tra i terremoti storici più importanti ri), possono essere utilizzati per datare eventi no analizzati campioni di rocce coinvolte che hanno interessato il Trentino meridionale e processi geologici di varia natura (es. fra- nell’evento gravitativo e che prima del suo e la zona del Veronese sono, rispettivamente, ne, evoluzione glaciale, sedimentazione ed verifi carsi si trovavano troppo in profondità quello del 9 novembre 1046 e del 3 gennaio erosione, attività tettonica recente lungo le per interagire con i raggi cosmici presenti 1117 (Fig. 3, Tab. 1). Entrambi hanno rag- faglie, …). L’analisi dei nuclidi cosmogenici nell’atmosfera. Il verifi carsi della frana coin- giunto intensità IX MCS (Guidoboni et al., prevede infatti la misura di rari isotopi che cide con il momento in cui tali rocce sono state 2005 e 2007; Rovida et al., 2016). È impor- si vengono a formare all’interno dei minerali esposte in superfi cie, momento a partire dal tante ricordare come le coeve fonti storiche delle rocce quando esse sono sottoposte al quale hanno iniziato ad arricchirsi degli isoto- accreditate riportino la parziale distruzione di bombardamento da parte dei raggi cosmici. pi cosmogenici. Datando tali rocce con questo più di 30 castelli in Val d’Adige durante il ter- Quando le rocce non sono esposte alla superfi - metodo è quindi possibile stimare il momento remoto del 1046, con epicentro in Vallagarina cie terrestre, tali isotopi non vengono prodotti; in cui la frana è avvenuta, ossia conoscere (Guidoboni and Comastri, 2005). al contrario, se le rocce si trovano entro qual- la sua età. Anche considerando l’incertezza associa- che metro dalla superfi cie o a diretto contatto La metodologia degli isotopi cosmogenici ta agli epicentri di questi due eventi sismici, con l’atmosfera esse si arricchiscono di que- è stata applicata per lo studio di particolari quello del 1046 è decisamente più prossimo

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 200 agli eventi datati di Fig. 6. Inoltre, stiman- do l’accelerazione al suolo corrispondente ad un’intensità epicentrale IX MCS, solo per l’evento del 1046 si ottengono valori di moto del suolo in Trentino meridionale in grado di superare una soglia di scuotimento capace di innescare frane delle dimensioni osservate; al contrario, le accelerazioni in Trentino me- ridionale relative al terremoto del 1117 sono decisamente inferiori alle precedenti (cfr. Ivy- Ochs et al., 2017a). È pertanto possibile suggerire una correlazione tra la crisi sismica associata al terremoto del 1046 e gli eventi di rock- avalanche, in particolare Castelpietra e Kas, oltre che con l’evento registrato alla Cogola di Giazzera e le frane di Varini e Prà da Lago. Il ripetuto e intenso moto del suolo correlato alla sequenza sismica associata al terremoto del 1046 avrebbe quindi portato ad uno scenario caratterizzato da un forte danneggiamento degli ammassi rocciosi lungo i versanti della Val d’Adige e della Val del Sarca (cfr. processo descritto in Gischig et al., 2016), e dal conse- guente innesco delle grandi rock-avalanches qui presentate.

ARCHEOLOGIA E PALEOSISMOLOGIA AD EGNA Nel corso di più anni l’Uffi cio Beni Archeo- logici della Provincia Autonoma di Bolzano ha svolto alcune campagne di scavo archeologi- co presso Egna, a seguito della scoperta di evidenze archeologiche di un certo rilievo nel corso dello sbancamento per la costruzione di una palazzina abitativa (di Stefano, 2002; cfr. Fig. 3). Infatti, la zona di Egna si era in pas- sato segnalata per importanti rinvenimenti archeologici; si cita a tal proposito lo scavo di un tratto di strada romana, identifi cata con la via Claudia Augusta, al di sotto dell’odierna via Bolzano. Negli studi di topografi a antica Figura 5 – Panoramiche delle grandi frane (rock-avalanches) delle Marocche di Dro in Val del Sarca (a) e di Castelpietra in Val d’Adige (b). In “a”, la nicchia di distacco si riferisce in particolare all’evento Kas, i cui depositi sono distinti da quelli il paese di Egna viene identifi cato con la sta- dell’evento Marocca Principale (linea gialla tratteggiata) zione stradale, in latino mansio, di Endidae,

Figura 6 – Mappa con la localizzazione delle frane discusse nel testo (CP Castelpietra, Kas delle Marocche di Dro, PdL Prà da Lago, LdM Lavini di Marco, Va Varini) e della grotta della Cogola di Giazzera (CdG). L’epicentro del terremoto del 9 novembre 1046 è la stella in colore rosso (Guidoboni and Comastri, 2005) (modificato da Ivy-Ochs et al., 2017b). L’area in colore giallo chiaro indica la zona maggiormente attiva dal punto di vista sismico, a meridione della città di Trento, con le principali faglie oggi sismicamente attive in colore fucsia (Viganò et al., 2015). Il grafico mostra le età 36Cl e U/Th (CdG) per ciascun evento, con la relativa incertezza calcolata. Le barre senza simbolo in colore giallo sono età radiocarbonio (PdL e Va). La linea grigia in tratteggio indica il terremoto della “Media Val d’Adige” (1046). Per LdM, sono rappresentate solo le età più giovani (cfr. Martin et al., 2014)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 toponimo noto dalle fonti stradali latine che cammino l’una dall’altra ed erano caratteriz- so traffi co di merci provenienti dal bacino del 201 la ponevano a 23 miglia (circa 35 chilome- zate da elementi strutturali ricorrenti quali, Mediterraneo lungo la via Claudia. Ulteriore tri) dalla città di Tridentum/Trento (Rosada, ad esempio, un cortile centrale, attorno a cui conferma della datazione è la presenza del 2002). si disponevano gli ambienti di servizio, quali marchio di fabbrica “Auresis” sulle tegole La struttura rinvenuta era di forma ret- i ricoveri per la notte o sale per rifocillarsi al del tetto rinvenute dal crollo della struttura, tangolare (25 m per 29 m) e la planimetria caldo. Spesso, ed è il caso anche dell’edifi - caratteristico di edifi ci datati al primo secolo era composta essenzialmente da tre parti. Un cio di Egna, i cortili interni ospitavano anche d.C. portico che occupava tutta la parte antistan- postazioni di lavoro per un fabbro, come te- Al di là dell’interpretazione archeologica te il complesso, sorretto da cinque pilastri stimonia il rinvenimento di numerose scorie la peculiarità di questo edifi cio è costituita si- rettangolari, un cortile centrale quadrato di ferro. In qualche caso, ad esempio come curamente dalla causa della sua distruzione. dotato, almeno in parte, di un pavimento la- presso la stazione stradale di San Loren- Essa infatti è stata determinata da un evento stricato (Fig. 7a). Il corpo di fabbrica era a zo di Sebato in Val Pusteria, all’interno del traumatico definitivo, che ne ha comportato forma di ferro di cavallo ed era contraddistin- complesso era presente anche una struttura l’abbandono e il suo mancato riutilizzo nelle to da due edifi ci più grandi, collegati da una termale. Le stazioni stradali appartenevano epoche successive. Lo scavo infatti, una vol- struttura di forma allungata e più stretta. I all’amministrazione centrale ed erano gestite ta messa in luce l’intera planimetria della due corpi di fabbrica principali erano dotati direttamente dal personale proveniente dagli struttura, ha scoperto una serie di fratture di un piano rialzato, a cui si accedeva tra- organici imperiali. molto nette che hanno interessato le fonda-

Figura 7 – a) Planimetria della casa romana ad Egna. b) Veduta della fondazione nord (posizione indicata dal riquadro blu sulla planimetria in “a”) con l’evidente dislocazione cosismica discussa nel testo (modificata da Tectonophysics, 308, F. Galadini and P. Galli, Palaeoseismology related to the displaced Roman archaeological remains at Egna (Adige Valley, northern Italy), 171-191, Copyright (1999), su autorizzazione da Elsevier) mite una scala esterna. Al piano terra erano La datazione della struttura è fi ssata ab- zioni delle parti nord ed ovest del complesso ricavati almeno sette ambienti collegati fra bastanza sicuramente dai reperti recuperati edilizio (Fig. 7). Le massicce fondazioni sono loro da aperture dotate di soglie costituite da dallo scavo archeologico. La costruzione ri- sezionate in cinque porzioni e mostrano pro- tavole di legno. Lo scavo ha messo in luce il sale alla prima metà del primo secolo d.C. fonde crepe, la più interessante delle quali livello delle fondazioni, che appaiono mas- ed è coerente con l’apertura della via Claudia associata ad un netto gradino alto 60 cm ed sicce e composte da malta tenace di ottima Augusta a seguito della conquista dei territori uno spostamento laterale della muratura di fattura. Sono fondazioni a sacco, in cavo li- alpini operata da Druso. La stazione stradale circa 30 cm (Fig. 7b). Oltre alle lesioni sulle bero all’interno di una trincea di fondazione, rimane sicuramente in uso almeno fi no alla mura è notevole il gradino riscontrato nel pia- avente una profondità di 1,20 m e una lar- metà del terzo secolo d.C., come attestano i no d’uso del cortile, in cui la porzione a ovest ghezza di 0,80 m. frammenti di stoviglie da mensa e contenitori è ribassata di circa 50 cm rispetto a quella Molto dibattuta, in passato, la funzione da trasporto per merci come le anfore, presen- est, palesando la presenza di una frattura con di questo edifi cio, che è stata identifi cata ti in gran numero nello scavo dell’edifi cio di andamento grossomodo nord-sud (Fig. 7a). con una mansio, ovvero un edifi cio di servizio Egna. La presenza di anfore, che trasportava- Allo scopo di comprendere la causa di adibito all’assistenza dei viaggiatori che do- no generi alimentari come vino, olio e salsa queste fratture e dislocazioni, di sicura origi- vevano percorrere il tratto della via Claudia di pesce, da una parte attesta come doveva ne naturale, il sito è stato oggetto di accura- Augusta. Queste stazioni erano poste soli- essere presente uno spazio adibito a taverna te indagini paleosismologiche (Galadini and tamente a una distanza di una giornata di e dall’altra conferma l’esistenza di un inten- Galli, 1999; Galli e Galadini, 1999; 2002). Tali

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 202 ricerche hanno escluso che le deformazioni sito di studio (Fig. 8). Alla situazione iniziale giche crollate a causa di terremoti, e che sono fossero riconducibili ad una frana, o più in (A) è seguito un primo evento deformativo, presenti in maniera estesa anche ad Egna, pos- generale processi di tipo gravitativo, a cedi- di poco posteriore al 2581-2197 a.C. (B). A sono essere spesso confusi con strati d’incendio menti differenziali o a sottoescavazione da questo è seguita la deposizione di materiale causati da azioni antropiche. Ciò rende diffi cile parte del fi ume Adige. detritico (debris-fl ow ed alluvioni) (B e C) e la la ricerca di prove archeologiche riconducibili L’ipotesi più probabile per quanto riguar- costruzione della villa romana (C), a sua volta a questo evento tellurico nella zona. Ad oggi, da la distruzione resta pertanto quella di un distrutta attorno alla metà del terzo secolo infatti, il sito archeologico di Egna è l’unico con forte terremoto che avrebbe colpito l’area nel d.C. (D). Le dislocazioni superfi ciali sono state chiare evidenze che inducono a ipotizzare che terzo secolo d.C. Le deformazioni osservate, poi sigillate da sedimenti alluvionali, fi no ai l’area della Bassa Atesina sia stata colpita da così come la conseguente distruzione dell’e- giorni nostri (E). un forte terremoto nel corso del terzo secolo d.C.

Figura 8 – Ricostruzione degli eventi naturali e storici (A-E, commento nel testo) riguardanti il sito archeologico di Egna (modificata da Tectonophysics, 308, F. Galadini and P. Galli, Palaeoseismology related to the displaced Roman archaeological remains at Egna (Adige Valley, northern Italy), 171-191, Copyright (1999), su autorizzazione da Elsevier)

difi cio di epoca romana, sono quindi ragione- Va infi ne ricordato che un evento sismico CONCLUSIONI volmente da ricondurre ad un’origine sismi- distruttivo come quello del terzo secolo d.C. Le attuali conoscenze sulla sismicità del ca (Galadini and Galli, 1999). Si tratterebbe avrebbe dovuto lasciare tracce su altre strut- Trentino-Alto Adige descrivono livelli di peri- quindi di evidenze di probabile fagliazione ture archeologiche d’epoca romana, per un colosità arealmente disomogenei, dove la si- recente alla superfi cie. raggio di qualche decina di chilometri. Tale smicità strumentale recente è maggiormente Dall’indagine paleosismologica, condotta periodo storico è però caratterizzato da gran- concentrata in corrispondenza delle strutture attraverso l’esecuzione di diverse trincee e la de instabilità politica e territoriale, legata alle tettoniche del settore meridionale. I risenti- datazione di alcuni livelli stratigrafi ci, è stato estese scorrerie di bande barbariche lungo la menti più signifi cativi derivano non solo però inoltre possibile riconoscere un più antico epi- valle dell’Adige, per una scia di abbandoni e dai terremoti posti all’interno dei confi ni re- sodio di deformazione, ricostruendo così una distruzione delle strutture. Gli strati d’incendio gionali ma anche dagli epicentri sismici in cronologia degli eventi naturali e storici del spesso rilevati all’interno di strutture archeolo- prossimità di essi (Lago di Garda, pedemon-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 tana veneta, Tirolo ed Engadina). Non manca- DI STEFANO S. (2002) La struttura romana di Egna- IVY-OCHS S., MARTIN S., CAMPEDEL P., HIPPE K., VOCKEN- 203 no inoltre terremoti di moderata entità anche Kahn. Scavo e studio di una stazione stradale HUBER C., CARUGATI G., RIGO M., PASQUAL D., VIGANÒ A. in zone fi no ad oggi ritenute pressoché prive lungo la via Claudia Augusta, in Archeologia (2017b) Geomorphology and Age of Large Rock Romana in Alto Adige. Studi e Contributi (L. Dal Avalanches in Trentino (Italy): Castelpietra, in di sismicità. Parallelamente, lo studio sulla Ri e S. di Stefano, eds.), Folio Editore, Bolzano, Advancing Culture of Living with Landslides sismicità storica, grazie al quale siamo a co- 158-259. (M. Mikoš et al., eds.), Springer International noscenza dei più forti eventi sismici dell’area, FRISIA S., BORSATO A., RICHARDS D. A., MIORANDI R., DA- Publishing, 347-353. rimane in continua evoluzione in virtù delle VANZO S. (2005) Variazioni climatiche ed eventi LOCATI M., CAMASSI R., ROVIDA A., ERCOLANI E., BERNAR- analisi multidisciplinari che si rendono pro- sismici negli ultimi 4500 anni nel Trentino meri- DINI F., CASTELLI V., CARACCIOLO C. H., TERTULLIANI A., gressivamente disponibili. dionale da una stalagmite della Cogola Grande ROSSI A., AZZARO R., D’AMICO S., CONTE S., ROCCHETTI Le analisi geologiche, archeologiche e di Giazzera, Studi Trentini di Scienze Naturali, E. (2016) DBMI15, the 2015 version of the Ita- Acta Geologica 82, 205-223. lian Macroseismic Database, Istituto Nazionale paleosismologiche condotte nel corso degli GALADINI F., GALLI P. (1999) Palaeoseismology related di Geofisica e Vulcanologia, Italy. ultimi anni in Trentino-Alto Adige, qui sin- to the displaced Roman archaeological remains MARTIN S., CAMPEDEL P., IVY-OCHS S., VIGANÒ A., ALFIMOV teticamente descritte, rappresentano una at Egna (Adige Valley, northern Italy), Tectono- V., VOCKENHUBER C., ANDREOTTI E., CARUGATI G., PA- fonte di informazioni decisiva per una mi- physics 308, 171-191. SQUAL D., RIGO M. (2014) Lavini di Marco (Trenti- gliore defi nizione del potenziale sismico della GALADINI F., GALLI P., CITTADINI A., GIACCIO B. (2001) Late no, Italy): 36Cl exposure dating of a polyphase regione. La contemporaneità di alcune delle Quaternary fault movements in the Mt. Baldo- rock avalanche, Quaternary Geochronolgy 19, più importanti rock-avalanches del Trentino, Lessini Mts. sector of the Southalpine area (nor- 106-116. thern Italy), Netherlands Journal of Geosciences PRAGER C., ZANGERL C., PATZELT G., BRANDNER R. (2008) poste in un areale molto limitato, suggerisce 80, 187-208. Age distribution of fossil landslides in the Tyrol fortemente la possibilità di un innesco di tipo GALLI P., GALADINI F. (1999) Archeosismologia: tracce (Austria) and its surrounding areas, Natural sismico. In base ai più recenti cataloghi di di un antico terremoto distruttivo nella media Hazards and Earth System Science 8, 377-407. sismicità storica, la crisi sismica associata al Valle dell’Adige (Egna), Geologia dell’Ambiente REBEZ A., RENNER G., SANDRON D., SLEJKO D., ALBINI terremoto del 9 novembre 1046 della Media Val 4, 2-9. P., CAMASSI R., CARACCIOLO C., CASTELLI V. (2010) d’Adige è sicuramente la migliore candidata. GALLI P., GALADINI F. (2002) Analisi paleosismologi- HAREIA “Historical and Recent Investigation che nel sito di Egna: tracce di un antico ter- in Italy and Austria” - Prima fase - Progetto Anche la Bassa Atesina in Alto Adige è stata remoto distruttivo, in Archeologia Romana in Interreg-IV, Provincia Autonoma di Bolzano, interessata da eventi sismici in epoca storica, Alto Adige. Studi e Contributi (L. Dal Ri e S. di Alto Adige. capaci di produrre fagliazione e dislocazione Stefano, eds.), Folio Editore, Bolzano, 300-317. ROSADA G. (2002) La viabilità tra decima regio, dei terreni, come testimonia lo studio arche- GISCHIG V., PREISIG G., EBERHARDT E. (2016), Nume- Raetia e Noricum come sistema territoriale, ologico e paleosismologico condotto presso il rical investigation of seismically induced rock in Archeologia Romana in Alto Adige. Studi e sito di Egna. Sono infatti qui registrati due mass fatigue as a mechanism contributing to Contributi (L. Dal Ri e S. di Stefano, eds.), Folio eventi deformativi, il primo databile attorno the progressive failure of deep-seated landsli- Editore, Bolzano, 47-55. des, Rock Mechanics and Rock Engineering 49, ROVIDA A., LOCATI M., CAMASSI R., LOLLI B., GASPERINI P. all’anno 2000 a.C., ed un secondo responsa- 2457-2478.” (2016) CPTI15, the 2015 Version of the Parame- bile della distruzione dell’abitazione romana GRUPPO DI LAVORO MPS (2004) Redazione della map- tric Catalogue of Italian Earthquakes, Istituto attorno alla metà del terzo secolo d.C. pa di pericolosità sismica prevista dall’Ordi- Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Italy. nanza PCM 3274 del 20 marzo 2003. Rapporto SAURO U., ZAMPIERI D. 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Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 204 NICOLA ALESSANDRO PINO Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Il terremoto del 28 dicembre Osservatorio Vesuviano 1908: 110 anni di analisi E-mail: [email protected] VINCENZO CONVERTITO Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sismologiche Osservatorio Vesuviano E-mail: [email protected] The 28 December 1908 earthquake: 110 years of seismological analyses

Parole chiave (key words): Stretto di Messina (Messina Straits), Terremoto 1908 (1908 earthquake), Sorgente sismica (Seismic source)

o studio dei forti terremoti del passato è del maremoto. Un numero enorme, se si con- che rilasciano la deformazione accumula- di importanza cruciale nella definizione sidera che la popolazione di Messina e Reg- ta molto lentamente in precedenza – era in della pericolosità del rischio sismico. gio Calabria era rispettivamente di 140000 e elaborazione proprio in quegli anni e sarebbe Se i terremoti di magnitudo piccola 45000 abitanti. Il terremoto del 1908 rappre- stato presentato solo successivamente, nel Le moderata costituiscono uno strumento senta una delle più grandi catastrofi sismiche capitolo che Reid (1910) scrisse per la relazio- fondamentale nel delineare le strutture tet- della storia dell’umanità, rientrando tra i 15 ne della commissione Lawson sul terremoto di toniche attive, l’individuazione delle faglie più disastrosi di sempre, in termini di vittime. San Francisco del 1906. potenzialmente più pericolose e del massimo Diversi tecnici e accademici italiani e Tuttavia, la grande quantità di osserva- scuotimento atteso può essere ottenuta prin- stranieri si recarono sui luoghi colpiti, rac- zioni e di misure raccolte all’epoca rappre- cipalmente attraverso lo studio dei terremoti cogliendo dati e osservazioni utili allo studio sentano uno straordinario patrimonio: questi maggiori. Questi eventi però hanno periodi di di quel terremoto, tra i quali un gran numero dati hanno costituito la base per numerosi ritorno più lunghi e il il progresso tecnologico di osservazioni macrosismiche, corredate da studi che hanno potuto sfruttare il grande ci permette di registrare quantitativamente fotografi e, descrizioni dettagliate e raccon- progresso teorico, sperimentale e tecnologico gli effetti dei terremoti solo da poco più di un ti di testimoni. Oltre alla distribuzione dei che la sismologia ha visto nel corso di oltre secolo. Per cui, per molte aree che sappiamo danni, gli effetti del terremoto furono rilevati un secolo. Ancora oggi sono diverse le ana- essere state colpite da forti terremoti, non esi- da diversi strumenti di vario tipo. Infatti, gli lisi di quei dati che vengono pubblicate, in stono registrazioni strumentali che possano anni a cavallo dei due secoli avevano visto cui si continua a dibattere su aspetti legati permettere la determinazione di un modello un imponente sviluppo tecnologico, con la alle cause di quell’evento, testimoniando la affidabile della sorgente. Rispetto a quanto progettazione e la realizzazione di diversi grande importanza del terremoto dello Stretto sappiamo essere avvenuto in passato nel no- strumenti di misura delle oscillazioni sismi- di Messina del 1908. In questo lavoro descri- stro territorio (Boschi et al., 1995), gli eventi che e nel 1908 questi sismografi erano già viamo i principali risultati di questi 110 anni. disastrosi che hanno colpito l’Italia dal 1900 relativamente diffusi. Il terremoto fu registra- Per una descrizione più dettagliata, si veda a oggi sono relativamente pochi. È quindi ne- to da numerose stazioni sismiche distribuite Pino et al. (2009) cessario cercare di ottenere la maggiore infor- su tutto il pianeta, prevalentemente nell’emi- mazione possibile su questi eventi utilizzando sfero settentrionale. Furono poi rilevate anche GLI ANNI IMMEDIATAMENTE SUCCESSIVI al meglio tutti i dati strumentali disponibili, le variazioni di quota del suolo prodotte dal AL TERREMOTO anche per i terremoti avvenuti quando le co- terremoto nell’area epicentrale. I primi studi furono prevalentemente in- noscenza e la tecnologia non ne permettevano Nonostante la grande quantità di dati di- centrati sull’analisi delle osservazioni ma- ancora l’analisi approfondita. sponibili, la capacità di comprensione delle crosismiche. Mercalli, che una decina di anni Il terremoto dello Stretto di Messina del modalità di accadimento di questo evento fu prima aveva sviluppato una scala di intensità 1908 avvenne alle 5:20 di lunedì 28 dicembre, fortemente limitata dalle scarse conoscenze dei terremoti in dieci gradi (Mercalli, 1897), pochi giorni dopo Natale. La scossa fu violen- diffuse all’epoca sul meccanismo dei terre- giunto nello Stretto fece una attenta valutazio- tissima, avvertita chiaramente a centinaia di moti. L’acceso dibattito scientifi co che si svi- ne dei danni in diverse località, dalle quali si chilometri di distanza: da Ustica a Malta e luppò immediatamente dopo il terremoto del rese conto che quanto aveva davanti superava fi no alle coste orientali dell’Adriatico. In poche 1908 non portò a conclusioni unanimemente i criteri di valutazione che aveva elaborato e decine di secondi, le città di Messina e di Reg- condivise e tra le ipotesi più diffuse c’era si vide costretto a aggiungere un undicesimo gio Calabria e moltissimi centri delle due pro- quella di una violenta esplosione vulcanica grado (Mercalli, 1909). La sua stima del nu- vincie furono quasi completamente distrutti sul fondo dello Stretto. mero di vittime fu di circa 100.000, cosi come e tutte le costruzioni distribuite su un’area di In realtà, la stessa sismologia era una quella del sismologo giapponese Omori, che oltre 6000 km2 subirono gravi danni. L’evento scienza molto giovane: i modelli sulla costi- pure visitò le aree colpite, alcuni mesi dopo il sismico fu seguito da numerosi incendi e da tuzione dell’interno della Terra erano ancora terremoto. Entrambi questi scienziati rileva- un maremoto, che causò onde alte fi no a 12 piuttosto fantasiosi, il principio che faglie e rono che le conseguenze della scossa furono metri sulle coste a sud di Messina e di Reggio terremoti potessero in qualche modo essere fortemente amplifi cate dalle cattive condizio- Calabria, provocando ulteriore distruzione. correlati aveva cominciato a essere comu- ni delle costruzioni, sia per qualità costruttiva Una valutazione esatta del numero di vit- nemente accettato solo nella seconda metà che per stato di conservazione degli edifi ci – time probabilmente non si avrà mai. Valuta- dell’800 e il modello del “rimbalzo elastico” molti dei quali erano stati anche sopraeleva- zioni recenti (Guidoboni et al., 2007) fi ssano – che spiegava i terremoti come scorrimento ti – anche per gli standard dell’epoca, tanto il numero a 80000, inclusi 2000 morti a causa relativo istantaneo di due blocchi di crosta che Omori (1909) scrisse esplicitamente che

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 un evento di pari energia in Giappone avrebbe 205 provocato solo 2 vittime per ogni mille di quelle causate dal terremoto dello Stretto. Utilizzando un metodo ideato da Mallet (1862) che analizzava la direzione di caduta degli oggetti nell’area prossima alla sorgente, Omori cercò di determinare quella che chiamò l’area di “massimo movimento” del terremo- to – una sorta di zona di massimo rilascio di energia del terremoto – localizzata approssi- mativamente nel centro dello Stretto, lungo la Figura 1. Sismogrammi del terremoto del 1908 registrati alla stazione sismica di Göttingen, Germania (Mintrop, 1909) direzione Messina-Reggio Calabria. Allo stesso risultato arrivò il geografo Baratta (1910), che nell’area di Messina e l’altra lungo la costa Poi, all’inizio degli anni ’70, il governo nel suo lavoro descrisse anche una seconda calabra meridionale, da Gioia Tauro a Melito di italiano decise di rilanciare l’idea di un ponte area di “rilascio” nell’area più settentrionale Porto Salvo (Loperfi do, 1909). Data la sempli- che collegasse le due sponde dello Stretto di dello Stretto. Nonostante il calcolo dell’epi- cità tecnologica della misura, la qualità delle Messina, già discussa più volte anche a livel- centro dei terremoti basato sui tempi di arrivo rilevazioni può essere considerata comparabile li ministeriali a partire dalla seconda metà delle onde sismiche fosse già una pratica in uso all’attuale. I risultati delle misure evidenziano dell’800, ma mai diventata operativa. Que- in quegli anni, a causa delle incertezze nella due picchi di subsidenza, di 54 cm e 70 cm ri- sto progetto riportò l’interesse sulla sismicità velocità di propagazione delle onde sismiche spettivamente, a Reggio Calabria e a Messina, dell’area e soprattutto sul terremoto del 1908, nell’area e soprattutto delle diffi coltà di sincro- ma questa osservazione non portò ad alcuna essendo di primaria importanza la defi nizione nizzazione del tempo alle varie stazioni non fu conclusione sulla natura dell’evento. del massimo terremoto possibile e dello scuo- tentata una localizzazione e le aree determinate timento associato a esso. In quel momento, da Omori e Baratta furono considerate suffi - I NUOVI STUDI DEGLI ANNI ’70-‘80 le conoscenze sulla sorgente del terremoto cientemente affi dabili come determinazione Durante gli oltre 60 anni trascorsi da dello Stretto si limitavano alla distribuzione dell’area epicentrale. quell’evento catastrofi co, la sismologia aveva dei danni, a una localizzazione epicentrale Diversi altri studiosi pubblicarono studi visto uno grande sviluppo. Dal punto di vista molto approssimativa e a una stima della macrosismici del terremoto del 1908, ma sen- teorico, il “rimbalzo elastico” era ormai comu- magnitudo. Iniziò quindi una fase di raccolta za dubbio il lavoro di Baratta costituisce la nemente accettato come modello concettuale di tutti i dati disponibili, che vennero quindi più estesa raccolta di osservazioni di questo per la sorgente sismica e negli anni ’50 erano riconsiderati alla luce degli sviluppi metodo- tipo e tutte le analisi successive basate sulla stati sviluppati modelli matematici della di- logici e tecnici di diversi decenni. distribuzione del danno fondano sostanzial- slocazione in un mezzo continuo (es., Steke- Questa nuova fase di analisi riguardò mente su questi dati. tee, 1958). Anche in campo sperimentale la esclusivamente i dati strumentali, a eccezio- Molti dei sismografi funzionanti all’epoca sismologia era diventata ormai una scienza ne del lavoro di Bottari et al. (1986), che per erano strumenti di grande precisione, come è matura. Richter (1935) aveva elaborato il primi rianalizzarono i dati di danneggiamento il caso dei Wiechert (Fig. 1), le cui registra- concetto di magnitudo per defi nire una scala secondo nuovi criteri di valutazione e, appli- zioni possono essere considerate di qualità quantitativa, oggettiva, per i terremoti che cando un modello interpretativo delle isosi- accettabile per alcuni studi sulla sorgente era diventata ormai di uso comune e la strut- sme, proposero una faglia orientata NE-SO e sismica, anche secondo standard moderni. tura dell’interno della Terra non era più così immergente 31° a NO (modello C in Fig. 2), Ma a parte il tentativo di Omori (1909) di rica- misteriosa: Mohorovic ̌ ic ́ (1910), Gutenberg con una superfi cie di circa 50x15 km2 e una vare informazioni sulla sorgente dall’analisi (1914), Jeffreys (1926) e Lehmann (1936) magnitudo associata M=7.3. dei primi impulsi registrati alle stazioni più avevano pubblicato i loro lavori rispettiva- Utilizzando una delle varie scale che col vicine all’area epicentrale, in base alla quale mente sulla discontinuità crosta-mantello, tempo erano state introdotte (ML, MS, mB), di- escluse la possibilità di una esplosione vul- su quella mantello-nucleo, sulla natura fl uida versi studiosi valutarono la magnitudo dall’am- canica sottomarina, tutti gli altri studi delle del nucleo esterno e sull’esistenza del nucleo piezza delle onde sismiche per lo più registrate a registrazioni sismografi che erano focalizzati interno rigido. Anche in campo tecnologico la una singola stazione, ottenendo valori compresi su particolari caratteristiche delle oscillazioni sismologia era entrata in una nuova era, l’e- tra 6.8 e 7.5. Per quanto l’intervallo di variabi- e della propagazione delle onde. lettronica permetteva la realizzazione di nuovi lità di questi valori fosse ancora abbastanza Tra gli studi sismologici va ricordato il la- strumenti di registrazione, molto più pratici e grande, era chiaro che la conclusione di Mercalli voro pubblicato da Rizzo (1910) che, sebbene maneggevoli, e alla fi ne degli anni ’60 ormai (1909) e Omori (1909) sul ruolo della scarsa non abbia poi fatto analisi sismologiche appro- esistevano reti sismiche mondiali, sviluppate qualità delle costruzioni nella defi nizione dei fondite, raccolse dati sismologici da colleghi di anche con l’inizio della guerra fredda, per il danni veniva sostanzialmente confermata. Del tutto il mondo e pubblicò coordinate e tempi di controllo di esperimenti su esplosioni atomi- resto, il terremoto di San Francisco, avvenuto a arrivo delle diverse fasi sismiche a 110 sta- che. Queste reti consentivano la registrazione un orario simile ma colpendo un territorio molto zioni; quindi, considerando che la stazione di e l’analisi di una grande quantità di terremo- più popolato, causò un numero di vittime enor- Messina, la prima a registrare la scossa, fosse ti, di diverse magnitudo e a diverse distanze, memente inferiore (~3000). molto vicina all’epicentro, assunse il tempo di contribuendo all’approfondimento delle cono- Uno studio abbastanza completo fu svol- arrivo a questa stazione (04:20:27 UTC) come scenze. Tuttavia, nonostante questi avanza- to da Schick (1977), che analizzò tutti i dati tempo origine del terremoto. menti, alla fi ne degli anni ’60 l’unica novità sismici strumentali disponibili. Dai tempi dei Oltre alle registrazioni sismografi che, fu- sul terremoto del 1908 era la determinazione primi arrivi a un paio di stazioni nell’area del- rono effettuate misure geodetiche, con rilievi della magnitudo 7½ che Gutenberg e Richter lo Stretto, Schick (1977) determinò un epicen- lungo due linee di livellazione, fortunatamen- (1954) pubblicarono nel loro compendio sulla tro localizzato pochi chilometri più a sud delle te battute solo poco prima del terremoto, una sismicità mondiale. aree di massimo rilascio indicate da Omori

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 206 (1909) e Baratta (1910) e, mettendo insieme zione statica associata ai terremoti e fu quindi dati divisi in tre sottoinsiemi distinti. Que- queste osservazioni, concluse che la frattura possibile utilizzare i dati geodetici originali sto schema di analisi produsse un risultato doveva essersi propagata verso nord. Inoltre, raccolti da Loperfi do (1909) per ricavare infor- caratterizzato da due faglie parallele, con utilizzando più stazioni di quelle considera- mazioni sulle caratteristiche della sorgente del direzione simile a quella di Riuscetti e Schick te precedentemente da Riuscetti e Schick terremoto dello Stretto di Messina. Fu lo stesso (1974), poste sui due lati dello Stretto (una a (1974), calcolò mB e MS, ottenendo valori Schick (1977) a intraprendere questa strada. NO, l’altra a SE) e immergenti verso il centro per la maggior parte compresi tra 6.9 e 7.1. Poiché l’uso di calcolatori per la soluzione di dello Stretto (modello B in Fig. 2). Riuscetti e Schick (1974) provarono anche a problemi inversi non era ancora molto diffusa La rapida diffusione di calcolatori negli valutare il momento sismico M0, seguendo la all’epoca, Schick (1977) limitò la sua analisi anni ’80 diede quindi la possibilità di utiliz- defi nizione introdotta da Aki (1966), ma i va- a un confronto qualitativo tra dati osservati e zare modelli sempre più complessi nel calcolo della deformazione attesa per una faglia as- segnata. Questo consentì a diversi ricerca- tori di sfruttare pienamente i dati geodetici raccolti nel 1908, analizzando quell’evento come se fosse un qualunque terremoto con- temporaneo, data la qualità delle osservazio- ni. In particolare, Capuano et al. (1988), De Natale e Pingue (1991) e Boschi et al. (1989) analizzarono quei dati con tecniche diverse, nei primi due casi furono utilizzate anche le polarità dei primi arrivi delle onde sismiche a alcune stazioni. Questi tre studi conducono a una non trascurabile differenza nell’orienta- zione e nell’inclinazione della faglia – rispet- tivamente N355°E e 38.6° per Capuano et al. (1988), assunta anche da De Natale e Pingue (1991); N11°E e 29° per Boschi et al. 1989) (modelli D, F, E in Fig. 2) – e a risultati tra loro abbastanza compatibili sulla distribu- zione di dislocazione e sul momento sismico, con valori che corrispondono a magnitudo MW comprese tra 6.96 e 7.13. Pur se con qualche incertezza che an- cora permaneva, si aveva fi nalmente una conoscenza più robusta della effettiva ener- gia rilasciata dal terremoto dello Stretto di Messina del 1908. Rimanevano ancora dubbi sulla posizione e sull’orientazione della faglia responsabile dell’evento. Tuttavia, per quanto diversi, tutti i modelli elaborati fi no a questo punto per la sorgente convergevano nell’in- Figura 2. Proiezione in superficie di piani corrispondenti a diversi modelli della sorgente del terremoto del 28 dicembre 1908. La linea rossa indica l’intersezione del prolungamento del piano di faglia piano con la superficie (Modificata da dicare un meccanismo causato da un movi- Pino et al., 2009). mento tettonico distensivo, orientativamente perpendicolare all’asse dello Stretto. lori ottenuti apparivano troppo piccoli rispetto predizioni per una generica faglia immergente alla magnitudo stimata. a 45° verso ONO e il fatto che, a differenza GLI STUDI DEL NUOVO MILLENNIO Lo sviluppo di modelli della radiazio- di quanto risultava dal calcolo, le osservazio- Il continuo progresso tecnologico, soprat- ne sismica da una sorgente di dislocazione ni mostrassero una subsidenza su entrambi i tutto nella capacità di calcolo e nella digitaliz- permetteva di ottenere anche informazioni lati dello Stretto – con soltanto un lieve solle- zazione e trattamento delle immagini, hanno sull’orientazione del piano di faglia e sul mo- vamento nelle aree più esterne delle linee di ulteriormente accresciuto la possibilità di vimento relativo dei blocchi ai due lati di que- livellazione – lo portò a concludere che la sor- utilizzazione dei dati del terremoto del 1908. sto piano, dall’analisi della direzione del primo gente del terremoto dovesse essere costituita Sfruttando queste nuove possibilità, Pino et al. movimento del suolo osservato a vari siti di dalla sovrapposizione di una dislocazione su (2000) analizzarono tutti i sismogrammi origi- registrazione. Riuscetti e Schick (1974) fecero una faglia simile a quella provata (modello A nali disponibili, convertendo le registrazioni in questa analisi utilizzando 11 stazioni e deriva- in Fig. 2) e di una forza orientata verso il basso. segnali digitali, che a questo punto – pur con rono quindi il primo meccanismo focale per il Diversamente da quanto fatto da Schick le diffi coltà e le limitazioni legate alle caratte- terremoto del 1908. La loro soluzione indicava (1977), lo schema di analisi Mulargia e Bo- ristiche dei sismografi che li avevano acquisiti una faglia puramente normale, con un piano schi (1983) consisteva nella ricerca, attra- – potevano essere studiati utilizzando tecniche orientato a N15°E e immergente verso ESE a verso una tecnica di tentativi e errori, della di investigazione ormai di routine in sismologia basso angolo (20°) e l’altro verso ONO a 70°. faglia la cui deformazione superfi ciale meglio sperimentale. Analizzando le onde di volume (P Oltre all’analisi della radiazione sismica, riproducesse i dati. La diffi coltà di utilizzare e S) registrate a stazioni installate in Europa la disponibilità di modelli teorici di dislocazio- modelli complessi impose però l’assunzione a distanza di diverse centinaia di chilometri, ne permetteva anche lo studio della deforma- di dislocazione uniforme e la modellazione dei Pino et al. (2000) riuscirono a ricavare il rila-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 ben dettagliati di batimetria e topografi a in 207 grado di discriminare la natura della sorgente del maremoto direttamente dalle registrazioni mareografi che dell’epoca. Comunque, secon- do Argnani et al. (2009) l’analisi di Billi et al. (2008) è carente per alcuni aspetti metodologi- ci e soprattutto sui fondali dello Stretto manca qualsiasi evidenza di depositi di frana. Tutti gli studi degli ultimi anni hanno sfrut- tato gli straordinari progressi nelle conoscenze teoriche e le grandi potenzialità fornite da nuovi strumenti di calcolo, utilizzando i dati strumen- Figura 3. Distribuzione della dislocazione delle faglie risultanti da diversi studi. Le curve sono state ricavate selezionando tali originali. Dopo Bottari et al. (1986) nessuno la massima dislocazione per ogni sezione della faglia in direzione della lunghezza (Modificata da Pino et al., 2009) ha però cercato di ricavare ulteriori informazioni scio di energia sismica nel tempo dal terremo- to del 1908 e stimarono un momento sismico corrispondente a una magnitudo MW=7.1, che rappresenta la stima più robusta e più verosi- mile ottenuta dall’analisi di dati sismografi ci per questo evento e in buon accordo con le de- terminazioni ottenute in precedenza dai dati geodetici. Il confronto delle forme d’onda P e S permise anche di concludere che la frattura iniziò nella parte meridionale dello Stretto e si propagò quindi verso nord. Questo risultato prevedeva che il massimo scuotimento si sa- rebbe dovuto concentrare in quest’area, come effettivamente era accaduto. Inoltre, distri- Figura 4. Intensità osservate (sinistra) e sintetiche ottenute dai valori di picco dell’accelerazione del moto del suolo (destra) buendo il rilascio di energia lungo l’estensione da Convertito e Pino (2014) della rottura, Pino et al. (2000) ottennero una distribuzione di dislocazione comparabile con concordano nell’indicare un piano immergen- sulla sorgente del terremoto del 1908 dalle os- quelle geodetiche (Fig. 3) e i cui massimi cor- te genericamente verso est. Questo risultato servazioni macrosismiche. Cercando di colmare rispondevano proprio con i “centri sismici” di è stato recentemente messo in discussione questa lacuna, Convertito e Pino (2014) hanno Omori (1909) e Baratta (1910). da Aloisi et al. (2013) che, analizzando gli utilizzato i dati di danneggiamento per discri- Questa distribuzione di dislocazione stessi dati e sulla base di osservazioni mor- minare tra 3 modelli di faglia, rappresentativi nell’area dello Stretto fu sostanzialmente fotettoniche suggeriscono una interpretazio- delle 3 ipotesi principali discusse negli ultimi confermata dallo studio di Amoruso et al. ne alternativa indicando una faglia posta sul decenni: Boschi et al. (1989), De Natale e Pin- (2002), che analizzando i dati geodetici e le lato calabro dello Stretto e immergente 60° gue (1991) e Aloisi et al. (2013). Per ognuno polarità dei primi arrivi delle onde sismiche a ovest come responsabile del terremoto del di questi modelli e utilizzando distribuzioni di ottennero un meccanismo molto simile a 1908, simile alla faglia orientale del modello dislocazione non omogenea, Convertito e Pino quello di Capuano et al. (1988). Sebbene il di Mulargia e Boschi (1988) ma prolungata (2014) hanno calcolato lo scuotimento del suolo loro risultato prevedesse anche importanti verso nord). Questa conclusione è stata criti- a un gran numero si siti, sia in termini di veloci- rilasci di energia a nord, oltre l’imboccatura cata da De Natale e Pino (2014), che hanno in- tà che in accelerazione, e trasformando i valori dello Stretto, e a sud, non compatibili con i dividuato alcuni difetti nella loro analisi, che di picco in stime di intensità hanno poi confron- sismogrammi effettivamente registrati. inoltre conduce a risultati in disaccordo con tato i risultati con le osservazioni (Fig. 4). Se- La disponibilità di calcolatori più potenti quelli ottenuti dallo studio dei sismogrammi. condo questi autori, la faglia ottenuta da Boschi ha permesso anche lo sviluppo di tecniche di In questa rassegna non abbiamo trattato et al. (1989) è quella che meglio riproduce i dati analisi numeriche più sofi sticate, che nel caso l’argomento delle analisi dei dati mareogra- macrosismici e, in ogni caso, è necessario che della localizzazione ipocentrale possono con- fi ci e di inondazione relativi al maremoto che la frattura si sia propagata verso nord perché sentire di ottenere risultati affi dabili anche in seguì al terremoto del 1908. In questo ambito si possa giustifi care la distribuzione dei danni presenza di valori anomali di tempo di arrivo, va però segnalato, tra i tanti, il lavoro di Billi osservati. come è il caso di quelli ottenuti dalla registra- et al. (2008), che come causa del maremoto zione di terremoti storici, gravate dalla diffi - avanzano la suggestiva ipotesi di una gran- CONCLUSIONI coltà di sincronizzazione tra diverse stazioni. de frana sottomarina, avvenuta nei pressi Dopo una lunga serie di studi, si può og- Utilizzando un metodo probabilistico basato su di Giardini. Questa ipotesi è stata messa in gi tracciare un quadro abbastanza completo una tecnica di inversione non lineare, Michelini discussione da Gerardi et al. (2008), secondo sulla sorgente del terremoto del 1908, che et al. (2005) ottennero un ipocentro localizzato cui le caratteristiche dell’inondazione lungo rappresenta la soluzione maggiormente in nella parte meridionale dello Stretto, confer- le coste siciliane e calabresi sono più concordi accordo con le osservazioni. Questi risultati mando la “direttività” verso nord della rottura. con un maremoto generato da una frattura sul sono stati ottenuti con tante ricerche svolte A esclusione dei risultati di Schick (1977) fondo del mare piuttosto che da una frana. nel corso di oltre 100 anni, che sono state e di Mulargia e Boschi (1983), tutti i modelli di Purtroppo, non sono state effettuale analisi condotte sfruttando di volta in volta il pro- faglia ricavati dall’analisi dei dati geodetici dei dati del 1908 con modelli suffi cientemente gresso delle conoscenze scientifi che e della

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 208 tecnologia, ma anche grazie a un patrimonio messinese (28 dicembre 1908), Relazione alla Calabria da Gioia Tauro a Melito di Porto Sal- di dati strumentali e osservazionali raccolti Società Geografica Italiana, Società Geografica vo, In Relazione della Commissione Reale in- da veri e propri pionieri della sismologia. Italiana, Roma. caricata di designare le zone più adatte per la BILLI A., FUNICIELLO R., MINELLI L., FACCENNA C., NERI G., ricostruzione degli abitati colpiti dal terremoto Alle 5:20 del 28 dicembre, dopo secoli ORECCHIO B., PRESTI D. (2008), On the cause of del 28 dicembre 1908 o da altri precedenti, 131- durante i quali i movimenti tettonici avevano the 1908 tsunami, southern Italy, Geophys. Res. 156, Accademia Nazionale dei Lincei, Roma. accumulato sforzo nello Stretto di Messina, Lett, 35, L06301. MALLET R. 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La di- geostructural framework, Journal of Geodyna- Atti del Reale Istituto d’Incoraggiamento di Na- slocazione raggiunse un picco di circa 3-4 m, mics, 5, 275-30. poli, serie 6, 7, 249-292. localizzato intorno alla metà della lunghezza CAPUANO, P., DE NATALE G., GASPARINI P., PINGUE F., SCARPA MICHELINI, A., LOMAX A., NARDI A., ROSSI A., PALOMBO B., della frattura. L’improvviso ribassamento di R. (1988), A model for the 1908 Messina Straits BONO A. (2005), A modern re-examination of the una vasta porzione del fondale dello Stretto (Italy) earthquake by inversion of leveling data, locations of the 1905 Calabria and the 1908 Bulletin of the Seismological Society of America, Messina Straits earthquakes. Geophysical Re- generò un maremoto le cui onde, avvicinando- 78, 1930-1947. search Abstracts 7, EGU05-A-07909. si alla costa, aumentarono di ampiezza rag- CONVERTITO V., PINO N.A. (2014), Discriminating MINTROP L. 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Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 ANNA GERVASI 209 Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia,INGV- Sismicità della Calabria CNT, Roma. DiBEST, Università della Calabria, Arcavacata (CS) Centro-Meridionale: E-mail: [email protected] VÌNCENZO TRIPODI dalla storia alle osservazioni DiBEST, Università della Calabria, Arcavacata (CS) E-mail: [email protected] strumentali e di campagna MARIO LA ROCCA DiBEST, Università della Calabria, Arcavacata (CS) Seismicity of Central-southern Calabria: from E-mail: [email protected] FRANCESCO MUTO historical chronicles to instrumental and field DiBEST, Università della Calabria, Arcavacata (CS) observations E-mail: [email protected] Parole chiave (key words): Sismicità regionale della Calabria (Calabria regional seismicity), Strutture IGNAZIO GUERRA sismogenetiche (Seismogenetic structures), Sismo tettonica (Seismo tectonics) DiBEST, Università della Calabria, Arcavacata (CS) E-mail: [email protected]

1. INTRODUZIONE corrispondenza tra le condizioni fi siche attua- della Scala MCS (nel seguito si farà sempre La Calabria, in particolare quella me- li, esistenti da ormai oltre un secolo e com- riferimento a questa scala macrosismica). ridionale, insieme alla prospiciente Sicilia patibili in Calabria solo con una sismicità di L’elenco e la carta con la posizione degli epi- nord-orientale, viene comunemente ricono- energia medio-bassa, e quelle che avevano centri che superano i fi ltri spazio-temporali e sciuta come una delle aree del bacino del consentito le grandi catastrofi del passato. di intensità precisati con questi limiti sono Mediterraneo a più elevato rischio sismico. A La spinta a procedere nella realizzazione di riportati rispettivamente in Tab. 1 e Fig. 1. tanto contribuisce certamente il ricordo della detta attività, di correlazione tra le informa- Già l’estremo settentrionale delle Serre grande catastrofe provocata dal terremoto zioni sismiche di tipo strumentale e quelle è stato interessato più volte da terremoti di con epicentro nello Stretto di Messina della geologiche, deriva dalla consapevolezza che elevata intensità. Il primo di cui si hanno no- mattina del 28 dicembre 1908, ma un’analisi la ricerca scientifi ca è l’unica strada per ar- tizie storiche soddisfacentemente dettagliate appena un poco approfondita collega questo rivare all’ambizioso obiettivo esposto sopra. è quello del 4 aprile 1626, scossa principale non invidiabile primato anche ad analoghi di una sequenza cominciata a marzo e durata fenomeni meno recenti, e quindi meno noti, 2. LA SISMICITÀ STORICA DELLA CALA- fi no ad ottobre dello stesso anno; l’area inte- ma oggettivamente non meno impressionanti BRIA MERIDIONALE ressata risulta non molto ampia ed il centro di quello appena citato. Basta ricordare a tale Le prime informazioni storiche sulla sismi- abitato di massimo danneggiamento risul- scopo le sequenze sismiche che interessaro- cità della Calabria, sia pure con le incertezze ta essere Girifalco, colpito con un’intensità no la Sicilia orientale e la Calabria centro- del caso, risalgono al primo secolo avanti Cri- massima del grado X. meridionale a partire rispettivamente dal 9 sto. Infatti il geografo greco Strabone riferisce Più estesa risultò l’area interessata dal- gennaio 1693 e dal 5 febbraio 1783. di un terremoto che nel 91 a.C. avrebbe provo- la scossa verifi catasi circa trent’anni dopo, Le attuali conoscenze del contesto ge- cato la distruzione di gran parte dell’insedia- il 5 novembre 1659, con l’epicentro macro- odinamico e sismotettonico dell’area, che mento di Reggio Calabria (Boschi et al., 1995). sismico localizzato una ventina di km più a costituiscono la base culturale delle azioni Tuttavia è solo dal tardo Medioevo che si co- sud. Si ebbero circa 2000 vittime, di cui 500 idonee a valutare e ridurre il rischio sismi- mincia a disporre di informazioni suffi ciente- nella sola frazione Panaja di Filogaso. Qui e co, sono tuttavia ancora ben lontane da un mente documentate e più attendibili, mentre si a Castelmonardo (ricostruita dopo il 1783 con livello del tutto soddisfacente come quello deve attendere il XVII secolo per avere descri- l’attuale nome di Filadelfi a a pochi chilometri che potrà consentire, in un futuro certamente zioni degli effetti dei terremoti che possano in di distanza dalla sede originaria), Filogaso, remoto (ma auspicabilmente non troppo), di qualche misura risultare utilizzabili per analisi Polia e S. Demetrio si verifi carono effetti va- accennare a previsioni di tipo deterministico sismotettoniche e studi sul rischio sismico. Il lutati nel X grado. dell’evoluzione e delle caratteristiche dell’at- quadro complessivo che se ne ricava è quello L’intensità del IX grado fu raggiunta nella tività sismica, obiettivo fi nale di tutta la ri- di un territorio interessato da un’attività si- stessa area nel 1791 da un terremoto che colpì cerca applicata sui terremoti. Come per tutte smica molto disomogenea per quanto riguarda con gli effetti più severi Spadola e Soriano. le discipline fi siche, anche per la scienze della sia la sua distribuzione spazio-temporale sia L’attribuzione dell’intensità a questa scossa Terra, sismologia compresa, lo stato di grazia le massime intensità manifestatesi, dando appare piuttosto problematica in quanto con viene raggiunto con la capacità di prevedere luogo ad effetti tra i più violenti registrati in grande probabilità la zona non si era ancora gli sviluppi futuri dei fenomeni di interesse. tutta l’Europa. In particolare la regione viene ripresa dagli effetti della scossa più violenta In questa nota, dopo un cenno all’attività ripartita dal parallelo di latitudine 38°54’ N in che si ricordi nell’area, quella del 28 marzo sismica riportata dalle cronache storiche, si due parti caratterizzate da una modalità diver- 1783. Questa rappresenta l’ultimo grande illustrerà quanto si sta facendo per collegare sa del rilascio di energia sismica: complessi- terremoto della terribile sequenza che in tale le informazioni geofi siche e sismologiche di vamente più intenso e concentrato nel tempo anno interessò tutta la Calabria centro-meri- tipo strumentale alle corrispondenti indagini nel settore sud, mediamente meno intenso e dionale e parte della Sicilia orientale, conti- di tipo geologico, accomunate dall’obiettivo più progressivo a nord (Guerra, 1986). nuando con energie decrescenti per vari anni. della ricostruzione dei quadri della geometria Limitiamo per il momento la nostra Tale sequenza, che ebbe enormi conseguenze delle strutture geologiche e della geodinami- analisi alla Calabria Centro-meridionale, ai non solo sull’assetto sociale ed economico del- ca attualmente in atto. Su queste attività secoli successivi al XVI e ad eventi sismici la Calabria, ma anche sulla cultura scientifi ca grava certamente l’incertezza del livello di di intensità massima superiore al grado VIII europea, iniziò nel primo pomeriggio del 5 feb-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 210 braio con un terremoto localizzato approssima- di abitanti di Scilla. Il giorno 7 febbraio una il 1° marzo interessando con un’intensità tra tivamente nella parte centrale della Piana di nuova scossa, valutata di intensità tra il X il IX ed il X grado la parte settentrionale delle Gioia Tauro, dove furono prodotti effetti dell’XI e l’XI grado, con epicentro macrosismico sul Serre, che fu di nuovo colpita il 28 marzo su- grado. La notte successiva ci fu una scossa bordo settentrionale della Piana di Gioia Tauro, bendo effetti dell’XI grado. I cinque terremoti nell’area dello Stretto di Messina di intensità completò in questa area la devastazione ini- citati sono solo i più violenti della sequenza massima circa del X grado, accompagnata ziata due giorni prima. La sequenza sismica del 1783, che in realtà si protrasse per almeno da un maremoto che risultò fatale a migliaia continuò con una nuova scossa che si verifi cò tre anni e comprese una serie di repliche che generalmente non vengono ricordate, sia per- Tabella 1 ché troppo numerose sia perché i loro effetti N Anno M G H M Area epicentrale I max Lat Lon ben poco ebbero da aggiungere alle distruzioni 1 1172 09 26 13 40 Messina VIII 38.187 15.549 provocate dalle scosse maggiori, anche se in 2 1509 02 25 22 20 Reggio Calabria XI 38.099 15.684 altre condizioni molte di esse avrebbero co- 3 1609 07 20 Nicastro VIII 38.968 16.353 munque fatto notizia da sole. 4 1626 04 04 12 45 Girifalco X 38.851 16.456 Il versante nord-occidentale dell’Aspro- 5 1638 03 27 15 05 Valli del Savuto e del Crati XI 39.048 16.289 monte fu colpito di nuovo da un terremoto di- 6 1659 11 05 22 15 Serre settentrionali X 38.694 16.249 struttivo dopo poco più di un secolo, quando il 16 novembre 1894 una scossa del IX grado 7 1743 12 07 00 05 Serre settentrionali VIII 38.694 16.371 provocò effetti distruttivi a San Procopio e a 8 1744 03 21 20 Sila / Crotonese VIII 39.040 16.781 Sant’Eufemia d’Aspromonte. 9 1783 02 05 12 Piana di Gioia Tauro XI 38.297 15.97 Sul versante ionico della Calabria Centro- 10 1783 02 06 00 20 Stretto di Messina IX-X 38.250 15.730 meridionale sono da ricordare il terremoto del 11 1783 02 07 13 10 Serre - Valle del Mesima X-XI 38.580 16.201 23 ottobre 1907, che ebbe epicentro macrosi- 12 1783 03 01 01 40 Serre nord-occidentaliIX-X 38.770 16.300 smico a Ferruzzano con intensità del IX grado, 13 1783 03 28 18 55 Serre nord-orientali XI 38.785 16.464 e quello dell’11 maggio 1947 che produsse 14 1791 10 13 01 20 Serre settentrionali IX 38.636 16.268 effetti dell’VIII grado a Isca sullo Ionio. 15 1832 03 08 18 30 Crotonese (Cutro) X 39.079 16.919 Il terremoto dell’8 settembre 1905 ebbe 16 1894 11 16 17 52 Piana di Gioia meridionale IX 38.288 15.87 massima intensità nell’area del promontorio 17 1905 09 08 01 43 Golfo di S. Eufemia X-XI 38.819 15.943 di Capo Vaticano e nella parte occidentale 18 1907 10 23 20 28 Ferruzzano IX 38.087 15.986 della Piana di Lamezia (con intensità del X 19 1908 12 28 04 20 Stretto di Messina XI 38.146 15.687 grado o superiore in una quindicina di cen- 20 1928 03 07 10 55 Capo Vaticano VIII 38.544 16.037 tri abitati). Molto importanti furono i danni a Martirano, probabilmente grazie anche ad 21 1947 05 11 06 32 Golfo di Squillace IX 38.652 16.518 effetti di amplifi cazione locale delle onde si- 22 1978 03 11 19 20 Ferruzzano VIII 38.011 15.976 smiche. Questo terremoto riveste particolare importanza sia perché è l’unico di tale inten- sità registrato storicamente nell’area sia per- ché con i suoi effetti, propagatisi con bassa attenuazione fi no a distanze elevate, specie verso nord, condiziona in misura rilevante le analisi di rischio sismico. La storia sismica più signifi cativa della Calabria si chiude con la grande catastrofe del 28 dicembre 1908, con epicentro nello Stretto di Messina, accompagnato da un ma- remoto che contribuì pesantemente al tragico bilancio dei danni e delle vittime (intensità massima stimata nel grado XI). Al numero di queste ultime sono stati attribuiti nel tempo valori variabili in un intervallo molto ampio, che vanno da circa 60000 fi no a ben oltre 100000, di cui almeno 25000 in Calabria. Guidoboni e Mariotti (2008) riportano come stima più accreditata il numero di 80000 vit- time umane.

3. LA SISMICITÀ STRUMENTALE DELLA CA- LABRIA CENTRO-MERIDIONALE 3.1 LE RETI SISMICHE E GLI STUDI DELLA SISMICITÀ STRUMENTALE. É ben noto che l’energia liberata dai singoli terremoti si distribuisce su di un in- Figura 1 – Epicentri dei terremoti storici in ed in prossimità della Calabria centro-meridionale. Il raggio dei cerchi aumenta tervallo molto ampio e che per un insieme di con l’intensità. I numeri al loro interno corrispondono a quelli della Tabella 1. terremoti scelti sulla base di criteri spazio-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 temporali molto variabili, all’aumentare della 211 magnitudo m la loro frequenza n(m) (misu- rata come numero di scosse con magnitudo compresa in un piccolo intervallo centrato su m) diminuisce esponenzialmente, seguendo la cosiddetta legge di Gutenberg e Richter. Questa può essere scritta nella forma

log n(m) = a – b m in cui log() sta ad indicare il logaritmo in base 10, a e b sono due costanti positive di cui la prima è il numero di terremoti con magni- tudo m > 0 e b, il cui valore quasi sempre è molto vicino ad 1.0, determina la rapidità di decrescita di n(m), indicando quindi di quanto le scosse di bassa energia prevalgo- no numericamente su quelle di alta energia. Malgrado la sua natura empirica, tale legge deve essere considerata universale in consi- derazione dell’estrema rarità dei casi in cui è stata dimostrata non valida; addirittura la sua mancanza di validità viene conside- rata un indice dell’incompletezza dell’elenco (comunemente detto catalogo) dei terremoti analizzati o dell’esistenza di qualche altro tipo di errore nei calcoli. Figura 2 – Epicentri dei terremoti crostali di magnitudo mL > 2.5 localizzati in Calabria centro-meridionale dal 1986 (1701 Dal punto di vista fi sico, il valore del para- scossse). Abbassando la soglia di magnitudo minima rappresentata, la distribuzione diventa più confusa e, come chiarito metro b viene considerato come un indice del- nel testo, la qualità media delle localizzazioni si riduce. la propensione di una formazione geologica a rilasciare l’energia elastica di deformazione periodi di normale attività sismica i sismologi tri di elaborazione e ricerca scientifi ca, con in quantità più o meno grandi, determinata, dispongono con relativa abbondanza solo di reti sismografi che connesse con continuità, come verifi cato anche mediante esperienze dati forniti dalla sismicità di fondo, indicata economia ed effi cienza ad appositi laboratori di laboratorio (Mogi, 1962; Scholz, 1968), dal col termine di microsismicità1. In effetti il attivati presso università ed enti di ricerca. grado di eterogenità dei corpi studiati e dalle progresso consentito dalla sempre più ampia Lo sviluppo dell’informatica diffusa ha reso dimensioni medie dei blocchi interessati da diffusione di tecnologie informatiche, sia dal possibile la creazione e la condivisione ge- singoli fenomeni di fratturazione. punto di vista teorico che da quello strumen- neralizzata di software per l’analisi dei se- Un’importante conseguenza della validi- tale, ha avuto conseguenze inimmaginabili gnali sismografi ci digitali. La disponibilità tà della legge di Gutenberg e Richter è che i per ricercatori attivi fi no a circa la metà del di grandi quantità di dati di elevata qualità terremoti forti devono essere oggettivamente secolo scorso. Sismografi di moderna conce- ha permesso di introdurre complessi modelli considerati degli eventi rari. Dopo i recenti zione consentono di ottenere registrazioni di cinematici e dinamici dei fenomeni alle sor- eventi sismici dell’Italia Centrale che a di- eventi sismici di bassissima energia nella genti sismiche, che vengono ormai utilizzati stanza di anni ancora occupano giustamente forma digitale che ne rende possibile rico- quotidianamente negli osservatori sismologi- le pagine dei giornali, questa affermazione noscimento ed elaborazioni automatiche da ci e di creare e verifi care modelli analitici dei può apparire sorprendente per cui è opportu- parte di sistemi “intelligenti” che possono volumi focali, utilizzando anche il supporto no esporre qualche semplice considerazione funzionare con continuità anche in assenza fornito dalle moderne tecnologie satellitari; quantitativa per giustifi carla. Ricordato che di operatori (modalità unattended). tecniche di localizzazione congiunta degli epi- oggi è tecnicamente possibile registrare ter- La possibilità di trasmissione a distan- centri e di determinazione delle distribuzione remoti tanto piccoli che la loro magnitudo è za dei dati numerici ha portato alla sostitu- delle velocità delle onde sismiche forniscono negativa, se si indica con R il rapporto tra i zione delle ormai desuete stazioni sismiche ricostruzioni dettagliate delle strutture geolo- numeri delle scosse con magnitudo intorno installate ed assistite da operatori isolati a giche e si potrebbe ancora continuare. rispettivamente a 1 e a 6, cioè ponendo R = distanze anche di centinaia di km dai cen- È da rilevare che la qualità dei risultati n(1) / n(6), e assumendo b = 1, risulta delle elaborazioni delle registrazioni sismo- grafi che di una scossa aumenta con il nu- log R = log n(1) – log n(6) = a – b - a + 6 b = 5 b = 5 1 Nei testi pubblicati fi no a qualche decennio fa, mero delle stazioni che l’hanno rilevata, ma la defi nizione di microterremoto veniva attribuita dipende comunque da numerosi altri fattori, da cui segue che è R = 105: questo signifi - convenzionalmente ai terremoti con magnitudo mi- tra i quali la geometria della loro distribuzione ca che per un terremoto con m > 6 (forte) si nore di 3, che raramente venivano elencati con i loro (primo fra tutti), le caratteristiche geologiche parametri alla sorgente in appositi bollettini pubbli- hanno statisticamente 100.000 terremoti con cati con mesi se non anni di ritardo. Al giorno d’oggi dei siti in cui sono installate, ecc. m > 1 e, con un calcolo analogo, 10.000 con vengono localizzate automaticamente anche scosse Concludendo e sintetizzando, è oggi in m > 2, 1000 con m > 3, etc. con magnitudo poco maggiore di 1.0, con risultati linea di principio possibile mediante il mo- Da questo deriva il fatto molto importan- che possono essere visualizzati on-line ed in tempo nitoraggio della microsismicità eseguito con te anche dal punto di vista operativo che in reale, cioè nel giro di qualche decina di secondi. una effi ciente rete sismica defi nire un soddi-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 212 sfacente modello di velocità dell’area di inte- resse, localizzare con precisione gli ipocentri delle scosse e determinarne “dimensioni” e meccanismo al fuoco o mediante i metodi classici (magnitudo e distribuzione spaziale delle polarità dei primi arrivi delle onde P) o mediante tecniche basate sull’analisi del contenuto spettrale delle registrazioni digitali utilizzabili fi n da magnitudo inferiori a 3. Particolare rilievo assumono l’identifi - cazione e lo studio delle cosiddette sequen- ze sismiche: si tratta di gruppi di terremoti che si addensano nel tempo e nello spazio, interessando aree di ampiezza relativamente limitata e con gli ipocentri disposti lungo li- nee o superfi cie che lasciano ragionevolmente individuare delle strutture geologiche attive al presente. L’interesse dello studio delle re- lazioni tra queste tracce sismografi che ed i risultati delle osservazioni geologiche di cam- pagna è indubbio. Quando è possibile identifi - carla, la scossa di energia nettamente mag- Figura 3 – Sequenze sismiche avvenute nel 1997 nella valle del Mesima (blu) e lungo la linea Nicotera – Gioiosa Ionica (verde giore delle altre nell’ambito di una sequenza e rosso). a) epicentri, b) meccanismi focali, c) sezioni verticali nelle direzione x e y indicate in a) (da Guerra et al, 2006). viene defi nita scossa principale (mainshock); quando questa possibilità non esiste, la se- quenza viene defi nita sciame (swarm).

3.2 RECENTI OSSERVAZIONI STRUMENTALI IN CALABRIA CENTRO-MERIDIONALE Le diverse esperienze di attivazione di stazioni sismografi che in Calabria, risalenti già all’inizio del secolo scorso (Guerra, 1986), ebbero per lo più durata effi mera e furono ba- sate tutte sull’utilizzazione di strumentazione di tipo meccanico. Solo dopo la metà degli anni ‘70 ebbero inizio le prime osservazioni strumentali di tipo moderno della sismicità locale attraverso la installazione di alcune stazioni sismiche ad opera dell’INGV (allora ING) e dell’Università della Calabria. Tuttavia solamente negli ultimi 30 anni circa è stato possibile rilevare e localizzare la sismicità locale della regione e dei mari circostanti in modo abbastanza soddisfacente dal punto di vista tecnico. Il quadro che ne risulta mostra una notevole quantità di terremoti crostali di piccola magnitudo, localizzati sia a terra che in mare (Fig. 2). Gli epicentri sono distri- buiti in modo molto eterogeneo e mostrano numerosi addensamenti in aree già colpite in passato da forti terremoti, come ad esempio la valle del Mesima, la zona delle Serre, la zona di Ferruzzano e il versante occidentale dell’Aspromonte. Sono anche evidenti degli allineamenti lungo strutture sismogenetiche ben note come la faglia di Cittanova, la linea Nicotera – Gioiosa Ionica, e la linea Bagnara – Bovalino. Inoltre non mancano addensamenti e allineamenti di epicentri nei mari circostan- ti la Calabria. Diverse sequenze sismiche con main shock di magnitudo mL < 4.0 sono state osservate in Calabria Centro-meridionale. Alcune di esse Figura 4 – Interpretazione dinamica delle sequenze del 1997 (da Guerra et al., 2006)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 sono rappresentate nelle Figg. 3 e 4. Anche per tre le frecce colorate indicano la cinematica Dal punto di vista geodinamico il settore è 213 motivi di spazio disponibile, ci si limita qui a cosismica delle strutture geologiche come caratterizzato dalla subduzione da ESE verso sintetizzare i risultati dello studio di Guerra et risulta dalle soluzioni del piano di faglia. I NNO e dal rollback dello slab ionico correla- al. (2006) relativi a tre sequenze verifi catesi fenomeni osservati strumentalmente sono ti alla collisione tra le placche africana ed in rapida successione nel 1997, facendo rife- compatibili con l’iniziale superamento del li- europea (Critelli, 1999; Bonardi et al., 2001; rimento alle fi gure citate. Nel riquadro a) della mite di rottura all’estremo NO della Nicotera Faccenna et al., 2001a; Minelli and Faccenna, Fig. 3 sono riportati, insieme ad un sistema - Gioiosa Ionica con l’innesco di un episodio di 2010; Critelli et al., 2017). di riferimento con l’asse x orientato verso SE trascorrenza sinistra che a sua volta provoca La migrazione dell’Arco Calabro è sta- parallelamente alla linea Nicotera - Gioiosa Io- il riassetto della situazione prima nella valle ta guidata da sistemi di faglie trascorrenti nica, gli epicentri delle tre sequenze, indicate del Mesima e quindi nel segmento SE della e oblique che hanno prodotto nel tempo la con colori diversi e con le lettere A, B e C; in struttura trasversale. segmentazione dell’orogene e hanno portato b) i rispettivi meccanismi focali più probabili, Con quanto appena illustrato si è inteso all’attuale confi gurazione strutturale con la calcolati con la tecnica dei meccanismi com- fornire un esempio di come anche da episodi formazione di bacini sedimentari plio-pleisto- positi2; in c) e d) le proiezioni degli ipocentri sui di rilascio di quantità ridotte di energia si- cenici posti longitudinalmente e trasversal- piani verticali passanti per gli assi coordinati. smica possano derivare informazioni di buon mente alla catena (Ghisetti, 1979, Ghisetti & Per quanto riguarda lo sviluppo temporale rilievo utili a verifi care risultati ed ipotesi di Vezzani, 1981; Van Dijk et al., 2000; Peacock della sismicità studiata, nel corso dell’anno lavoro in settori attigui alla sismologia. Si è & Parfi tt, 2002; Tansi et al., 2007, Tripodi et 1997 nella zona di cui ci stiamo interessando contemporaneamente evidenziato un altro al., 2013; Brutto et al.., 2016). Vari autori si verifi carono numerose scosse, per oltre 160 dei grandi problemi della geofi sica: quello ammettono un distacco, parziale o totale, delle quali risultò possibile la localizzazione della propagazione degli sforzi nella litosfera dello slab ionico (Wortel & Spakman, 1992),

Figura 5 – Mappa geologico-strutturale schematica dell’Arco Calabro-Peloritano (modificato da Van Dijk et al., 2000, Tansi et al., 2007 e Tripodi et al., 2016). dell’ipocentro. Esse si concentrarono nei mesi e della conseguente interazione di strutture che induce un generale uplift i cui tassi di di gennaio-febbraio (sequenza A), giugno ed geologiche vicine. L’importanza di questo sollevamento variano da 0.5 a 1.2 mm/anno agosto (B) e settembre-novembre (C), localiz- problema appare molto evidente se si pensa nel periodo 1-0.7 milione di anni (Monaco et zandosi rispettivamente all’estremo NO della a quanto spesso l’analisi dei fenomeni alla al., 1996, Wortel & Spakman, 2000; Dumas & Nicotera - Gioiosa Ionica; in corrispondenza sorgente dei grandi terremoti dimostra che Raffi , 2004). della struttura normale nota come faglia delle essi in realtà sono generati dall’attivazione Le strutture tettoniche attive al presente Serre che segna il contatto tra il bacino del F. a catena di più strutture. controllano fortemente l’evoluzione geodi- Mesima e la catena montuosa ad est, e verso namica tardo-quaternaria dell’Arco Calabro SE lungo la struttura appena citata. 4. ASSETTO GEOLOGICO DELLA CALABRIA infl uenzando l’attuale assetto morfotettonico Nella Fig. 4 viene esposta grafi camente CENTRO-MERIDIONALE (Ghisetti, 1979; Monaco & Tortorici 2000) e una possibile interpretazione dell’evoluzione Il settore meridionale dell’Arco Calabro si producendo la sismicità sopra descritta. Dal del campo degli sforzi nell’area interessata estende a partire dalla Stretta di Catanzaro Pleistocene medio-superiore domina la tet- attraverso le linee nere sottili che indicano lo a nord fi no all’estremità meridionale della tonica estensionale, con parte dei piani più stato di stress e deformazione elastica, men- Calabria. Esso presenta un assetto geologi- antichi che vengono riattivati come faglie co altamente articolato, caratterizzato dalla dirette o sono rigettati da piani con la stessa presenza di un bacino di retroarco nella sua orientazione. I terrazzi pleistocenici e l’inten- 2 Questa consiste nel considerare come dovuti ad un unico evento sismico i dati forniti da più even- porzione occidentale, da un bacino di avanar- sa dislocazione verticale, più evidente nella ti raggruppati sia nello spazio che nel tempo tanto co ad oriente e da una catena montuosa co- fascia tirrenica, sono il risultato dell’uplift densamente da poter essere ragionevolmente attri- stituita da due massicci cristallini a contatto, pleistocenico indotto dal distacco dello slab buiti ad una distribuzione degli sforzi rimasta prati- quello delle Serre a Nord e quello dell’Aspro- ionico (Wortel & Spakman, 1992; Galli & Bosi, camente immutata nel corso del rilascio di energia. monte a Sud (Fig. 5). 2002).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 214 4.1 STRUTTURE RECENTI E ATTIVE faglie non sarebbero radicate nella litosfera, morfostrutturale nelle faglie Nicotera-Gioio- La zona di contatto tra i due Massicci so- ma si ricollegherebbero in profondità al piano sa Ionica, Palmi-Locri e Bovalino-Bagnara, pra citati si colloca all’interno di una transfer- di sovrascorrimento della catena. Il sistema aventi attualmente cinematiche normali- zone profonda attiva dal Miocene. I principali orientato NNE-SSO, comunque, è un elemento trascorrenti, ma che hanno agito in passato lineamenti strutturali (Fig. 6) sono rappresen- morfotettonico a cui vengono associati tassi per lo più come faglie trascorrenti accom- tati da sistemi di faglie legati geneticamente di sollevamento di 0.5-1.2 mm/anno, per gli pagnando l’evoluzione neogenica dell’intera all’evoluzione tettonica quaternaria e recente ultimi 700 ka (Monaco & Tortorici, 2000). Ta- area (Tripodi et al., 2013). dell’area. I lineamenti più importanti rigettano le sistema è caratterizzato da faglie ad alto Una di queste, la Nicotera-Gioiosa Ioni- di alcune centinaia di metri le unità del ri- angolo che immergono prevalentemente verso ca, è stata sede delle microsequenze sismiche empimento dei bacini plio-quaternari rispetto il Mar Tirreno, con cinematica principalmente sopra descritte (Figg. 3 e 4). Dal punto vista al basamento cristallino e della successione diretta (Galli & Bosi, 2002). Le strutture tet- geologico, essa ribassa i termini della suc- oligo-miocenica (Tripodi et al., 2013). toniche orientate NE-SO hanno la principale cessione sedimentaria di riempimento baci- Il settore tirrenico della Calabria Meri- espressione nella faglia di Cittanova e nella nale rispetto al basamento. La zona di faglia dionale risente dei processi coevi di apertu- Faglia delle Serre che bordano rispettivamente presenta indicatori di cinematica trascorren- ra della fossa del Mesima e dello Stretto di ad est la piana di Gioia Tauro e la Valle del te, in cui attualmente domina la transtensio- Messina, in connessione ai processi defor- Mesima separando le successioni di riempi- ne sia sinistra che destra, compatibile con mativi indotti da una zona di taglio profonda mento bacinale dal basamento cristallino. Più quanto rilevato strumentalmente da Guerra (Monaco & Tortorici, 2000). La coesistenza di a sud questo sistema prosegue con la faglia di et al. (2006).

Figura 6 – Strutture tettoniche principali in Calabria Centro-meridionale (da: DISS Working Group (2015) e Michetti et al. (2000), con modifiche)

meccanismi dei terremoti normali e compres- Scilla (Monaco & Tortorici, 2000; Ferranti et al., La zona di faglia Palmi-Locri (Fig. 6), sivi viene imputata alla posizione dei settori 2008) e con le faglie di Calanna e Reggio Cala- mostra le stesse caratteristiche cinematiche in distensione al retro di un fronte di com- bria (Ghisetti, 1979; Ghisetti & Vezzani, 1981). della precedente e borda, a sud, il graben di pressione che è migrato verso le aree esterne Anche nel settore ionico sono state rile- Gerace. Si tratta di una struttura tettonica dell’Arco Calabro-Peloritano. Per Tortorici et vate faglie orientate NNE-SSO, parallele alla composita che si sviluppa dal margine Tirre- al. (1995) e Monaco & Tortorici (1995), infatti, costa, che rigettano i depositi pleistocenici e nico a quello ionico e mostra un andamento l’Arco Calabro-Peloritano sarebbe dominato potrebbero avere caratteri di attività tettoni- generale ONO-ESE rigettando i termini qua- da un’estensione crostale che origina il Rift ca recente (Critelli et al., 2016). Tali strutture ternari della successione di riempimento dei Calabro-Siculo, esteso dalla Calabria al ver- appartengono al sistema Stilo-Bovalino e bacini di Siderno e Gioia Tauro. Essa segna il sante ionico siciliano, per una lunghezza totale Africo-S. Elia che si estende parallelamente contatto tra i due massicci cristallino-meta- di 370 km. Tale rift mostra una sismicità cro- alla costa dalla Stretta di Catanzaro, a nord, morfi ci delle Serre a nord e dell’Aspromonte a stale con terremoti fi no a M > 6, localizzati in fi no all’estremità meridionale della Calabria. sud (Critelli et al., 2016). Diversi autori (e.g. corrispondenza di faglie quaternarie normali. Queste faglie immergono verso il Mar Ionio Prosser et al., 2003; Grande et al., 2009; Orto- Un’interpretazione alternativa (Carbone et al., e presentano cinematica prevalentemente lano et al., 2013; Cirrincione et al.,2015), iden- 2008), è che il rift possa essere il prodotto di normale e un andamento parallelo alle faglie tifi cano all’interno del basamento paleozoico fenomeni di estensione del cuneo di accrezio- estensionali del versante tirrenico. una fascia di deformazione duttile associata ne in risposta all’arretramento fl essurale del- Un altro sistema di faglie attive è orientato alla struttura mentre Tripodi et al. (2013) vi le aree ioniche di avanarco. In questo caso le ONO-ESE e trova la sua maggiore espressione identifi cano una fascia di taglio fragile che ha

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 agito almeno dal Miocene superiore. La strut- 5. DISCUSSIONE in cui non sia ben nota la geometria della faglia 215 tura presenta caratteristiche cinematiche di Gli studi fi nalizzati alla defi nizione della studiata o quando l’ubicazione degli ipocentri tipo trascorrente e anche qui l’attività recente pericolosità sismica di un territorio si ba- dei sismi non è suffi cientemente attendibile. sembra essere quella transtensiva. sano su tre fonti primarie: sismicità storica, Nel presente lavoro un primo studio di questo La zona di faglia Bovalino-Bagnara ri- informazioni geologiche e cataloghi sismici tipo è stato effettuato a scala regionale e si sono sulta essere estremamente articolata e si strumentali. Lo studio della sismicità storica ricercate le possibili correlazioni tra le strutture estende dal margine tirrenico a quello ioni- permette di individuare le aree in cui nel pas- tettoniche potenzialmente attive a carattere re- co attraversando trasversalmente tutta la sato si sono verifi cati i terremoti più signifi ca- gionale ed i pattern sismici ipocentrali presenti catena. Essa borda la porzione meridionale tivi; tali aree in genere sono già stati oggetto all’interno dell’area di studio considerata. del bacino di Siderno, dislocando i depositi di studi geologici dettagliati, fi nalizzati alla Gli studi di sismicità storica ed a carat- di riempimento bacinale verso nord rispetto individuazione delle strutture fragili presenti, tere prettamente geologico hanno permesso al massiccio cristallino. La struttura presenta che nel loro insieme portano alla defi nizione di di defi nire le fasce di taglio principali a scala regionale (Fig. 6). Tali fasce di taglio sono, co- me precedentemente descritto, raggruppabili in funzione della loro orientazione essenzial- mente in due famiglie, quella ad orientazione ONO-ESE trasversali all’asse della Catena Ca- labra, e quella NNE-SSO parallela all’asse. Le prime presentano faglie a cinematiche di tipo transtensivo, mentre le seconde presentano cinematiche di tipo prevalentemente normale. Il confronto visuale con la sismicità stru- mentale recente relativa agli anni 1986 – 2017 (Fig. 2) evidenzia delle concentrazioni maggiori in buona corrispondenza con le principali strut- ture tettoniche a carattere regionale individuate. Come per le fasce di taglio, anche la distribuzio- ne degli ipocentri defi nisce due principali trend di distribuzione, uno NNE-SSO e l’altro ONO-ESE. Tale corrispondenza può essere meglio apprezzata facendo riferimento alla Fig. 7. Qui sono rappresentate alcune sequenze sismiche registrate negli ultimi decenni e le principali strutture tettoniche. Per quanto riguarda i da- ti sismografi ci, i cerchietti dello stesso colore stanno ad indicare epicentri di una stessa se- quenza; le strisce colorate in verde indicano le zone di maggiore addensamento di strutture di secondo ordine associate a quelle di primo ordine che ne costituiscono l’asse. L’analisi di maggiore dettaglio consentita da questa rappresentazione unifi cata, eviden- zia l’esistenza di tre tipi di situazioni. In di- versi casi si nota, infatti, una corrispondenza che, almeno alla scala regionale utilizzata in questa prima analisi, è da considerare più che soddisfacente (e.g. Valle del Mesima, Nicotera- Gioiosa Ionica, ecc). In altri casi manca uno dei Figura 7 – Alcune sequenze sismiche e fasce di taglio (elementi geologico-strutturali da DISS Working Group (2015) e due elementi da correlare. Ad esempio, sul bor- Michetti et al. (2000), con modifiche) do orientale delle Serre, non sono identifi cate strutture tettoniche correlabili con gli epicentri cinematica trascorrente e la sua attività re- fasce di taglio. Le strutture tettoniche vengono colorati in azzurro, mentre nessun chiaro alli- cente è caratterizzata da movimenti transten- caratterizzate in termini di dimensioni spaziali, neamento di epicentri corrisponde alle struttu- sivi con componente di movimento sinistra. giaciturali e cinematiche, che devono essere re più prossime alla costa nell’estrema Cala- La zona di faglia Bovalino-Bagnara è stata correlabili con la sismicità presente nel loro bria Sud-Occidentale. In questa stessa zona, recentemente riconosciuta e studiata nell’of- intorno, sia in termini di distribuzione spaziale immediatamente ad est si riscontra un caso fshore ionico da Del Ben et al. (2008), che ne che in termini di meccanismi focali. Al fi ne di ef- di mancata coincidenza tra le due direzioni ai valutano come recente l’attività. fettuare un’analisi della distribuzione spaziale lineamenti (epicentri in rosso). Alle strutture tettoniche regionali fi n qui degli ipocentri vengono utilizzati i terremoti a descritte si associa una serie di lineamenti profondità crostali, che sono quelli ragionevol- 6. CONCLUSIONI minori, sintetici ed antitetici, che hanno ca- mente più associabili con i dati geologici di Nello studio delle faglie attive e della si- ratteristiche giaciturali e cinematiche com- superfi cie. Potenziali errori nell’accettare tale smicità del territorio risulta di fondamentale patibili con quelle di ordine maggiore. correlazione possono essere commessi nel caso importanza un approccio multidisciplinare che

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 216 permetta di considerare in un contesto unifi cato CRITELLI, S., MUTO, F., PERRI, F., & TRIPODI, V. (2017), 28 dicembre 1908: analisi sismologica, impatto, i vari fattori che concorrono all’individuazione Interpreting provenance relations from sand- prospettive – INGV – DPC, Roma – Bologna, 813 delle strutture tettoniche attive e capaci di ge- stone detrital modes, southern Italy foreland pp.”, 17 – 136. INGV Miscellanea n. 24, 2014. nerare terremoti. L’approccio utilizzato in que- region: Stratigraphic record of the Miocene tec- MICHETTI A. M., SERVA L., VITTORI E. (2000), ITHACA tonic evolution. Marine and Petroleum Geology Italy Hazard from Capable Faults: a database sto studio ha preso in considerazione aspetti doi:10.1016/j.marpetgeo.2017.01.026. of active faults of the Italian onshore territory. di natura storica, sismologica e geologica. Allo CRITELLI, S., MUTO F., TRIPODI V. (2016), Note illustra- CD-ROM e note, ANPA, Roma [ultimo accesso stato attuale si è in una fase preliminare in tive della Carta Geologica D’Italia alla scala in rete (9.4.2018): http://www.isprambiente. cui, in via sperimentale, si è cercato di capire 1:50.000 foglio 590 Taurianova. ISPRA, Servizio gov.it/it/progetti/suolo-e-territorio-1/ithaca- la bontà del metodo applicato all’interno di un Geologico d’Italia. catalogo-delle-faglie-capaci]. territorio estremamente complesso dal punto DEL BEN, A., BARNABA, C., TABOGA, A. (2009), Strike-slip MINELLI, L., FACCENNA, C. (2010), Evolution of di vista geologico ed altamente sismico. systems as the main tectonic features tecton- the Calabrian accretionary wedge (cen- icfeatures in the Plio-Quaternary kinematics of tral Mediterranean). Tectonics 29, http:// In questo studio, in cui si è focalizzata the Calabrian Arc. Mar. Geophys.Res. 29, 1-12. dx.doi.org/10.1029/2009tc002562 (TC4004). l’attenzione sulle strutture tettoniche regio- DICKIE J. (2014), Una catastrofe patriottica - 1908: Earthquake phenomena (first paper). Bull. nali, si è riscontrata una buona correlazione il terremoto – Editori Laterza. Earthq. Res. Inst., 40, 815-829. tra le stesse e la sismicità registrata, sia spa- DISS WORKING GROUP (2015), Database of Individual MOGI K. (1962), Magnitude-frequency relation zialmente e geometricamente che in termini Seismogenic Sources (DISS), Version 3.2.0: A for elastic shocks accompanying fractures of compilation of potential sources for earthqua- various materials and some related problems cinematici. Ai casi di mancata corrisponden- nd za va comunque attribuito un signifi cato po- kes larger than M 5.5 in Italy and surrounding in earthquakes phenomena (2 paper). Bull. areas . http://diss.rm.ingv.it/diss/ - INGV 2015, Earthq. Res. Inst., 40, 831-853. sitivo, se li si considera, come in realtà sono, doi: 10.6092/INGV.IT-DISS3.2.0. MONACO, C., TORTORICI, L. (2000), Active faulting in delle utili indicazioni di problemi non ancora DUMAS, B., RAFFY, J. (2004), Late Pleistocene tec- the Calabrian Arc and easternSicily. J. Geodyn. manifestatisi e/o di situazioni ancora non del tonic activity deduced from uplifted marine ter- 29, 407-424. tutto chiare di cui è necessario approfondire o races in Calabria, facing the Strait of Messina. MONACO C., TORTORICI L., CERNOBORI L., NICOLICH R. & iniziare lo studio. Questo approccio può essere Quat. Nova 8, 79-99. COSTA M. (1996), From collisional to rifted ba- adottato più in generale, al fi ne di ottenere FACCENNA, C., FUNICIELLO, F., GIARDINI, D. & LUCENTE, P. sins: an example from the southern Calabrian sempre un maggior dettaglio e quindi di am- (2001), Episodic back-arc extension during re- Arc (Italy). Tectonophysics, 266, 233-249. stricted mantle convection in the Central Medi- ORTOLANO, G., CIRRINCIONE, R., PEZZINO, A., & PULIATTI, G. pliare il campo di studi a strutture tettoni- terranean. Earth Planetary Science Letters, 187, (2013), Geo-Petro-Structural study of the Palmi che e a contesti territoriali a varia scala in pp. 105-116. shear zone: Kinematic and rheological impli- modo da ottenere una localizzazione precisa FERRANTI, L., OLDOW, J.S., D’ARGENIO, B., CATALANO, R., cations. Rendiconti Online Societa Geologica sia delle strutture tettoniche attive e capaci LEWIS, D., MARSELLA, E., AVELLONE,G., MASCHIO, L., Italiana, 29, 126-129. a carattere regionale che a scala di dettaglio, PAPPONE, G., PEPE, F., SULLI, A. (2008), Active defor- PROSSER G., CAGGIANELLI A., ROTTURA A. & DEL MORO A. fornendo uno strumento di riferimento in tutte mation insouthern Italy, Sicily and southern Sar- (2003), Strain localisation driven by marble la- le possibili applicazioni. dinia from GPS velocities of thePeri-Tyrrhenian yers: the Palmi shear zone (Calabria-Peloritani Geodetic Array (PTGA). Bollettino della Società terrane, Southern Italy). GeoActa, 2, 35-46. Geologica Italiana. 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Terra Solida, CNR G., COSTA, V., FRIXA, A., GOLFETTO, F., MERLINI, S., RIVA, Geodynamics, 102, 95-114. Roma, 525-536. M., TORRICELLI, S., TOSCANO, C., ZERILLI, A. (2000), A CIRRINCIONE R., FAZIO E., FIANNACCA P., ORTOLANO G., http://www2.ogs.trieste.it/gngts/gngts/convegnipre- regional structural model for the northern sector PEZZINO A. & PUNTURO R. (2015), The Calabria- cedenti/1999/media/contents/html/13_07.htm. of the Calabrian Arc (southern Italy). Tectono- Peloritani Orogen, a composite terrane in Cen- GUERRA I., DE ROSE C., GERVASI A., NERI G., ORECCHIO physics 324, 267-320. tral Mediterranean; its overall architecture B, E PRESTI D. (2006), Attività sismica recente WORTEL, M.J.R., SPAKMAN, W. (1992), Structure and and geodynamic significance for a pre-Alpine in Calabria Centro-Meridionale. In Guerra I. e dynamics of subducted lithosphere in the Med- scenario around the Tethyan basin. Periodico di Savaglio A. (a cura di). 8 settembre 1905. Ter- iterranean region. 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Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 Giovanni Scardino(1) Paola Fago(2) 217 Evidenze geomorfologiche Arcangelo Piscitelli(3) Maurilio Milella(3) Paolo Sansò(2, 4) di tsunami in Italia Meridionale Giuseppe Mastronuzzi(1, 2, 3) Tsunami’s geomorphological evidences E-mail: [email protected] (1) Dipartimento di Scienze della Terra e in southern Italy Geoambientali, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” (2) CoNISMa, Roma Parole chiave (key words): tsunami (tsunamis), onde estreme (extreme waves), blocchi (boulders), ventagli (3) Environmental Survey s.r.l., Taranto di rotta (washover fans), GIS (GIS) (4) Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche e Ambientali, Università del Salento, Lecce

RIASSUNTO te adlitorale o subtidale, livelli sedimentari di archivistiche hanno permesso di riconoscere un Il bacino del Mar Mediterraneo, a causa alta energia individuati in sondaggi diretti – numero ben elevato di tsunami – circa 300 – in delle sue caratteristiche geodinamiche e geo- permette di riconoscere le aree colpite da tali tutto il bacino del Mar Mediterraneo, molti dei morfologiche, è predisposto alla formazione di eventi e la frequenza con la quale essi si sono quali hanno interessato direttamente le coste tsunami. A luoghi, la fascia costiera dell’Italia manifestati. Tali parametri corrispondono ai italiane (Tinti & Maramai, 1996; Soloviev et al., meridionale conserva caratteri morfologici e concetti di vulnerabilità e di pericolosità, de- 2000; Tinti et al., 2004; 2007; Guidoboni & Co- sedimentologici che testimoniano l’impatto di terminanti insieme al concetto di valore, alla mastri, 2007; ITIC, 2012). L’analisi dei cataloghi più eventi eccezionali di ondazioni estreme. La valutazione del rischio da tsunami cui sono degli tsunami, a livello mondiale, rivela che la correlazione dei dati di terreno con quelli sismo- esposte le coste dell’Italia meridionale. maggior parte degli eventi noti riguardano l’O- logici, geocronologici, archeologici e con fonti ceano Pacifi co (63%), quindi il bacino del Mar storiche ed archivistiche permette di attribuire INTRODUZIONE Mediterraneo (21%), ed infi ne l’Oceano Indiano queste evidenze geologiche s.l. a diversi tsuna- Alcuni tratti costieri dell’Italia meridionale (6%) e l’Oceano Atlantico (5%) (NGDC, 2012; mi che hanno colpito le coste della Puglia, della hanno sperimentato, in tempi storici, l’impatto ICMMG, 2012; USGS, 2012). Sino ad un recente Calabria e della Sicilia. L’analisi delle forme e di ondazioni anomale attribuite a tsunami e/o a passato lo studio dell’impatto di tsunami av- dei sedimenti – ventagli di rotta, accumuli di mareggiate eccezionali. L’analisi dei sedimenti veniva con un approccio storico-documentale. megablocchi con incrostazioni che rivelano la e delle forme dovute a questi eventi e la loro cor- Solo alla fi ne del secolo scorso i primi pionieri- loro provenienza dall’ambiente immediatamen- relazione con dati archeologici e fonti storiche ed stici lavori svolti lungo le coste del Mediterraneo

Figura 1 – Ubicazioni delle evidenze geologiche s.l. dell’impatto di tsunami nel Mediterraneo derivate dai cataloghi e dalla bibliografia

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 218 collegavano evidenze geologiche all’impatto di Tutte le informazioni bibliografi che dispo- lungo la catena dinaride-albanide-ellenide. tsunami (Pirazzoli et al., 1999; Mastronuzzi & nibili in letteratura sugli eventi di tsunami che Nel primo caso il quadro tettonico generale Sansò, 2000; Gianfreda et al., 2001; Kelletat hanno lasciato tracce geologiche nel paesag- è dominato dal Plateau Ibleo, che è rappre- & Schellman, 2002; Whelan & Kelletat, 2002) gio costiero dell’Italia meridionale sono stati sentato dalla parte settentrionale della cro- contribuendo alla nascita di un nuovo fi lone di inseriti in un Sistema Informativo Geografi co sta continentale Africana, in collisione con le ricerca – quello sulle evidenze geologiche s.l. (GIS) (Fig. 1) a costituire uno strumento ap- unità dell’Arco Calabro; un sistema di faglie dell’impatto di tsunami – che ha raggiunto pic- plicativo utile per le attività di pianifi cazione normali è situato nell’off-shore dell’area co- chi di produzione a seguito dei drammatici even- delle aree costiere (Fago et al., 2014). stiera che va da Messina all’Etna, a Catania ti dell’Oceano Indiano (Indian Ocean Tsunami, e Siracusa (Paparo et al., 2017). Così le strut- 2004) e del Giappone (Tohoku Tsunami, 2011). CARATTERI GEOLOGICO-GEOMORFOLOGI- ture che disegnano la scarpata Ibleo-Maltese Alcuni degli tsunami propagatisi nel CI DEL MAR MEDITERRANEO defi niscono un’area caratterizzata da un alto Mediterraneo hanno provocato un numero Il bacino del Mediterraneo è ubicato in livello di sismicità crostale ad alta intensità decisamente elevato di vittime. Si possono corrispondenza della zona di collisione fra la (Monaco & Tortorici, 2007). citare, ad esempio, l’evento generato dal placca Euro-Asiatica e quella Africana, con Nel secondo caso, la subduzione del fon- sollevamento cosismico che accompagnò il distribuzione della sismicità e dei movimenti dale dello Ionio e la collisione con la placca terremoto di Creta del 365 d.C. (Ammiano verticali ed orizzontali della crosta che ne te- Adriatica determina aree a sismicità superfi - Marcellino, Res Gestae, 26.10.15-19) e che stimoniano la estrema vivacità tettonica (p.es.: ciale e sistemi di faglie che dalle aree emerse causò circa 50mila vittime stimate nella zona Serpelloni et al., 2007; Anzidei et al., 2014) si estendono off-shore con andamento tra- del Delta del Nilo o quelli che hanno colpito (Fig. 2a). Le caratteristiche morfologiche ge- scorrente. A queste sono da accreditare molti la costa orientale della Sicilia nel 1169 d.C. e nerali del bacino sono determinate da processi degli eventi sismogenici che hanno interes- nel 1693 d.C. con circa 20mila e 60mila vit- geodinamici che, anche con inneschi a catena, sato quella parte del bacino del Mar Mediter- time rispettivamente, e infi ne quello di Reggio possono generare uno tsunami. Il Mediterraneo, raneo determinando anche signifi cativi sol- Calabria e Messina del 1908 che ha prodot- infatti, comprende un elevato numero di regioni levamenti cosismici a cui è stata correlata la to un numero di vittime non meglio defi nito, attive sismicamente da Ovest ad Est, dall’A- genesi di alcuni tsunami (p.es.: Stiros, 2010; probabilmente di alcune decine di migliaia di frica Settentrionale, attraverso l’arco Calabro- Mastronuzzi et al., 2014). Alla complessità persone. Altre zone costiere, come quelle del- Peloritano e l’Appennino, sino alle Dinaridi e alle strutturale corrisponde una importante arti- la Puglia, anch’esse soggette storicamente a Ellenidi nei Balcani, che continuano lungo le colazione dei fondali. Catene montuose bor- tsunami, hanno registrato poche vittime per strutture dell’Anatolia fi no alla Turchia Setten- date da poco estese piattaforme continentali via della scarsa urbanizzazione della costa trionale. Nel centro del bacino del Mediterraneo, versano direttamente in bacini caratterizzati sino ai tempi moderni oppure della presenza sul fondo del Mar Ionio, la giunzione defi nita da batimetrie comprese fra i 3000 m a ovest di centri urbani costieri in aree poco propense dalla convergenza della placca Africana, di della Sardegna e nel Mar Tirreno e i 4000- all’inondazione. Purtroppo l’elevata concen- quella Adriatica e di quella Egea, defi nisce dif- 5000 m del Mar Ionio nella sua parte centrale trazione attuale di aree urbane e residenziali ferenti fenomeni di collisione e subduzione, tra- (Fig. 2b). Queste caratteristiche rendono pos- estive, di vie di comunicazione e di presidi scorrenza e trastensione mentre l’apertura del sibile il verifi carsi di grandi frane sottomari- industriali lungo costa suggerisce che attual- bacino tirrenico determina la presenza di una ne le cui tracce sono state rilevate lungo la mente l’eventuale impatto di uno tsunami po- serie di importanti vulcani sottomarini attivi. scarpata continentale (Ridente et al., 2008). trebbe causare danni gravissimi e numerose Le strutture tsunamogeniche più impor- Molte di esse possono essere state innesca- vittime (Mastronuzzi e Sansò, 2006). tanti si riconoscono all’intorno della Sicilia e te da terremoti con epicentro nell’entroterra,

Figura 2a – Sismicità (M>4) del bacino del Mediterraneo nell’arco temporale che va dal 1900-2012, catalogo on-line del Internationl Seismological Centre (ISC2001, http://www.isc. ac.uk/) (da Anzidei et al., 2014)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 219

Figura 2b – Le zone più profonde (più di 2000 metri) nel Mar Mediterraneo e i principali distretti vulcanici; risulta evidente la ridotta estensione della piattaforma continentale fra le catene montuose e lo shelf break, così come l’elevato gradiente della scarpata continentale. 1- Mare della Sardegna (c.a 3000 m); 2 – Mar Tirreno (c.a 3500 m); 3 – Mar Ionio (c.a 5000 m); 4 – Bacino Orientale (c.a 4000 m); A – Distretto Tirrenico; B –Distretto del Canale di Sicilia; C – Distretto Egeo; a – Vulcano Etna; b Monte Somma – Vulcano Vesuvio; c – Campi Flegrei (carta n. 360 INT 300 Istituto Idrografico della Marina, Genova, Italia) (da Mastronuzzi, 2010) come ad esempio successe per il sisma del energia impilati in depositi di piana costiera le, è probabilmente conseguenza dell’impatto 1783 che provocò il distacco di una frana di o di piattaforma (p.es.: Gianfreda et al., 2001; dello tsunami generato dal terremoto del 30 grandi dimensioni sul versante del Monte Fa- Mastronuzzi & Sansò, 2000; 2004; De Martini luglio 1627 che colpì buona parte della costa ci, nei pressi di Scilla (Calabria meridionale). et al., 2003; 2010; 2012; Mastronuzzi et al., settentrionale del Gargano (Mastronuzzi & Questa frana, riversandosi in mare produsse 2007; Scicchitano et al., 2007; Barbano et al., Sansò, 2012) (Fig. 4). uno dei più devastanti tsunami che abbiano 2010; Smedile et al., 2011; 2012; Gerardi et Lungo la costa sud-orientale della Puglia è colpito la costa tirrenica della Calabria. Sedi- al., 2012; Mastronuzzi & Pignatelli, 2012). In stata riconosciuta una delle più estese ed evi- menti riferibili a correnti di torbida sono stati molti casi l’attribuzione defi nitiva di forme e denti tracce di impatto di tsunami. Presso Torre rinvenuti nella piana abissale del Mar Ionio sedimenti all’impatto di tsunami è stato pos- Sant’Emiliano, a sud di Otranto, è presente un e interpretati quali conseguenza dell’impatto sibile solo grazie alla loro correlazione con da- accumulo di blocchi di dimensioni sino a circa di uno tsunami generato dal collasso della ti archeologici e fonti storiche ed archivistiche 70 tonnellate (Fig. 5b) per una lunghezza di caldera del Santorini (Cita & Aloisi, 2000); (Mastronuzzi et al., 2007; Scicchitano et al., circa 1.5 km disposti a formare una berma di la torbida,a sua volta, avrebbe generato uno 2007; Mastronuzzi & Pignatelli, 2012). morfologia complessa che raggiunge la quota tsunami che avrebbe impattato lungo le coste In Puglia, nel Lago di Lesina, sono presen- massima di circa 11 m s.l.m. (Fig. 5a). L’arti- della Grecia in un drammatico effetto sponda ti tre grandi ventagli di rotta (Fig. 3) (Gian- colazione della berma suggerisce che essa sia (Scheffers et al., 2008). freda et al., 2001). Ognuno di essi è stato stata accumulata da due successive onde che generato da un veloce fl usso d’acqua e sedi- in rapida sequenza avrebbero impattato lungo EVIDENZE DELL’IMPATTO DI TSUNAMI menti che ha attraversato il cordone litorale costa provenendo da SSE. Dati geocronologici, Le evidenze geomorfologiche dell’impatto in corrispondenza delle debolezze strutturali confermati da dati archeologici, suggeriscono di ondazioni eccezionali sulla costa sono dif- nel locale basamento argilloso dovute al ter- un accumulo manifestatosi circa 300 anni fa. ferenti e non sempre di facile interpretazione e remoto che lo aveva generato. Il ventaglio di I cataloghi disponibili indicano il sisma del correlazione all’azione di tsunami (p.es.: Shiki rotta attribuito allo tsunami più antico, pres- 20 febbraio 1743 quale più probabile evento et al. 2008). Lungo le coste dell’Italia Meri- so Foce Sant’Andrea, è attribuito all’età Pre- responsabile della genesi di uno tsunami. Es- dionale, ed in particolare in Sicilia e in Pu- Romana 736 a.C. circa); presso Foce Cauto so avrebbe interessato tutta la costa orienta- glia, le evidenze geomorfologiche correlabili è presente un ventaglio di rotta più recente le della Puglia meridionale dal Capo di Santa con gli eventi di tsunami sono rappresentate riferibile ad uno tsunami generato dal forte Maria di Leuca almeno sino a Brindisi come da ventagli di rotta, accumuli di blocchi di terremoto del 493 a.D che colpì il promon- testimoniato dalle descrizioni dei movimenti grosse dimensioni provenienti dall’ambien- torio del Gargano, riportato anche in alcuni del mare e dell’estensione dell’inondazione te sommerso o da quello immediatamente documenti medievali (Piccardi, 2005). Infi ne, registrata quel giorno nel porto di Brindisi adlitorale, sottili livelli sedimentari di alta il ventaglio di Casino La Torre, il più orienta- (Mastronuzzi et al., 2007).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 220

Figura 3 – Vista panoramica dei ventagli di rotta di Foce Cauto (a sinistra) e di C. La Torre (a destra) insieme alla crescita urbana lungo la barriera sabbiosa costiera (da Gianfreda et al., 2001)

La costa della Sicilia Orientale è quella Le aree umide costiere della Sicilia sud- di piattaforma off-shore. L’area forse mag- che per conformazione degli ambienti costie- orientale, inoltre, costituiscono delle ottime giormente signifi cativa è quella di Pantano ri e per esposizione alle aree sismogeniche e “trappole“ sedimentarie; in queste e nelle Morghella, subito a nord di Capo Passero. tsunamogeniche del mare Ionio ha restituito aree di piattaforma continentale ad esse Sondaggi qui terebrati hanno restituito evi- la maggior quantità di evidenze dell’impatto adiacenti studi condotti dall’INGV (Istituto denze di deposizione di almeno due profonde di tsunami. Nazionale di Geofi sica e Vulcanologia) han- inondazioni conseguenti alla penetrazione di Grandi quantità di blocchi distribuiti da no permesso di riconoscere livelli di depositi tsunami nell’entroterra avvenute sulla costa Augusta sino a Capo Passero sono stati at- schiettamente marini intercalati nella nor- ionica della Sicilia (Gerardi et al., 2012). Es- tribuiti tanto all’impatto di tsunami quanto male sedimentazione degli ambienti umidi si, sotto forma di due livelli sabbiosi, hanno all’impatto di mareggiate estremamente po- costieri così come hanno permesso di indi- contenuti in macrofauna e foraminiferi che tenti (p.es.: Scicchitano et al., 2007; Barbano viduare livelli anomali, con caratteri di de- passano da ambiente di transizione ad am- et al., 2010). posizione energetica, intercalati nei depositi biente di mare aperto; superfi ci erosive, clasti

Figura 4 – Gli effetti del forte terremoto e dello tsunami del 30 luglio 1627 in una litografia di Greuter

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 221

Figura 5 – a) vista panoramica della berma di blocchi di Torre Sant’Emiliano; – b) blocco di circa 70 tonnellate presente presso la località di Torre Sant’Emiliano ed elementi sgretolati testimoniano meccani- culminazioni distali; grandi estensioni di la- zioni OSL con i cataloghi degli tsunami, sem- smi di deposizione violenta. Lo spessore dei mine di sabbia nell’entroterra indicano una bra che i due depositi sabbiosi anomali siano depositi è relativamente costante attraverso deposizione veloce (Figg. 6 e 7). Comparando attribuibili allo tsunami di Creta del 365 d.C. le zone deposizionali con rastremazione nelle i risultati delle datazioni al carbonio e data- e, probabilmente allo tsunami del 1908 ge-

Figura 6 – a) Sondaggio S50 terebrato presso Pantano Morghella (scala in cm); i numeri Figura 7 – a) Sondaggio S39 terebrato a Pantano Morghella (scala in cm); I numeri romani romani indicano 1 m di carota dal top; b) log stratigrafico del sondaggio S50; c) carotaggio indicano 1 m di carota dal top; b) log stratigrafico del sondaggio S39; c) carotaggio da 1.14 da 0 a 24 cm di profondità (da Gerardi et al., 2012) m a 1.40 m di profondità; si notano rip-up clasts nel livello sabbioso (da Gerardi et al., 2012)

nerato nello Stretto di Messina (Gerardi et al., 2012). Lo studio multidisciplinare di carote terebrate off-shore di Augusta ha messo in evidenza più livelli anomali caratterizzati dalla presenza di foraminiferi bentonici e da una granulometria maggiore rispetto a quelli in cui sono intercalati. L’ipotesi che possano essere testimonianze dell’impatto di tsunami è confortata da datazioni 14C che suggerisco- no si siano deposti con gli eventi del 365 a.C. e del 1169, del 1693 e del 1908 d.C. (De Martini et al., 2010; Smedile et al., 2011). Infi ne è doveroso ricordare il più recente tsu- nami che abbia colpito le coste dell’Italia. Il 30 Figura 8 – Diagramma di flusso delle operazioni da considerare per valutare la vulnerabilità rispetto alla possibile mani- dicembre 2002 uno tsunami fu innescato dalla festazione di uno tsunami (Mastronuzzi et al., 2013) frana staccatasi lungo la Sciara del Fuoco sul

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 222 fi anco nord-occidentale di Stromboli a seguito ta (p.es.: Pignatelli et al., 2009; Scicchitano et alle onde generate dalla frana della Sciara di una lunga crisi eruttiva (Chiocci et al., 2008; al., 2012). D’altronde riconoscere che un’area è del Fuoco nel 2002 per raggiungere le isole Paparo et al., 2017); le onde generate interessa- stata colpita in un certo intervallo di tempo da più prossime o il continente, rafforza la con- rono le coste di Stromboli per impattare sull’isola più eventi contribuisce a defi nire la probabilità sapevolezza che i tempi di preallarme sareb- di Panarea in meno di 5 minuti per poi raggiun- che in futuro essa possa essere colpita di nuovo, bero estremamente ridotti tanto da infi ciare gere la Calabria e la Sicilia settentrionale. pur nella consapevolezza che tali fenomeni per interventi che non siano quelli messi in atto genesi e propagazione, sfuggono a qualsiasi dalla popolazione, istruita e sensibile, di al- RISCHIO DA TSUNAMI prevedibilità e quindi a qualsiasi ipotesi di indi- lontanamento veloce dalle aree inondabili. L’identifi cazione delle evidenze geologiche viduazione dei tempi di ritorno. Si potrà pertanto Per identifi care e conoscere le aree espo- s.l. dell’impatto di tsunami e, di conseguenza, parlare di scenari possibili e non di previsioni. ste a vulnerabilità e pericolosità da tsunami, delle aree in cui essi sono impattati è di fonda- La consapevolezza che una certa area è sta- occorre in primo luogo conoscere le aree col- mentale importanza per riconoscere quali sono ta colpita nel passato da uno tsunami permette pite nel passato e la frequenza con la quale le aree più esposte al rischio legato a questi di- di costruire scenari di propagazione delle onde esse lo sono state. Pertanto, i dati riferiti alle struttivi fenomeni. La valutazione effettiva del con un approccio deterministico più che pro- evidenze geologiche del loro impatto sono sta- rischio cui una certa area è esposta deriva dalla babilistico (Mastronuzzi et al., 2013) (Fig. 8). ti raccolti in formato testuale e implementati conoscenza di tre fattori che sono il valore del Conoscere le caratteristiche di inondazio- in un Sistema Informativo Geografi co (GIS). sito, la sua vulnerabilità e la sua pericolosità ne e dei sedimenti accumulati può permettere Tutti i dati sono stati esportati in formato kmz rispetto ad un certo fenomeno. Se la defi nizione di modellizzare le onde impattanti e defi nire e visualizzati in Google Earth unitamente alle del valore esula da studi che siano strettamente le aree di provenienza dello tsunami e anche informazioni relative alla bibliografi a, alla “geologici”, d’altronde la defi nizione di vulnera- la sua genesi. Tali conoscenze rappresenta- data ed ora di manifestazione, alla validità bilità – nel caso degli tsunami coincidente con no la base per una possibile mitigazione del dell’evento, alla magnitudo primaria, al nome la porzione di territorio interessata direttamente rischio da tsunami. Infatti, per aree costiere dell’ubicazione (Fig. 1) secondo una metodo- da un evento – e di pericolosità – la probabilità quali quelle del bacino del Mar Mediterraneo, logia messa a punto in Fago et al. (2014). che un evento si manifesti – derivano da una conoscere con dettaglio le aree che hanno per In Tab. 1 sono riportati i maggiori eventi di diretta conoscenza del territorio e delle sue ca- loro caratteristiche geologiche e geomorfolo- tsunami che hanno evidenze geologiche s.l. ratteristiche geologiche e geomorfologiche. Lo giche la possibilità di generare uno tsunami, riconosciute in Sicilia e in Puglia. studio delle evidenze dell’impatto di uno tsuna- signifi ca poter stimare scenari di propagazio- All’incirca 900 fonti bibliografi che (incluse mi permette di defi nire tanto la possibilità che ne delle onde anomale e quindi i loro possibili cronache contemporanee, cataloghi, rapporti un’area costiera sia esposta a questi fenomeni, tempi di arrivo sulla fascia costiera. Il ricordo, storici, libri, articoli, monografi e specifi che e sia quanta parte di essa possa essere inonda- recente, dei tempi che sono stati necessari articoli scientifi ci) supportano gli tsunami in-

Tabella 1 – Tabella dei principali tsunami della Puglia e della Sicilia che presentano evidenze geologiche/geomorfologiche

Evidenza geologica/ Località Anno Mese Giorno geomorfologica Riferimenti Puglia-Gargano-Foce Gianfreda et al., 2001; S. Andrea 736 a.C. - - Ventaglio di rotta Mastronuzzi & Sansò, 2012

Sicilia Orientale 17 d.C. - - Depositi sabbiosi anomali De Martini et al., 2012

Gianfreda et al., 2001; Puglia-Gargano-Foce Cauto 493 d.C. - - Ventaglio di rotta Mastronuzzi & Sansò, 2012

Sicilia Orientale 1169 d.C. Febbraio 4 Accumulo di blocchi Scicchitano et al., 2007

Puglia-Punta Prosciutto; Torre Squillace; Torre San Giovanni 1456 d.C. ? Dicembre 5 Accumulo di blocchi Mastronuzzi & Sansò, 2000

Sicilia Orientale 1542 d.C. - - Depositi sabbiosi anomali De Martini et al., 2012

Puglia-Gargano-Casino Gianfreda et al., 2001; La Torre 1627 d.C. Luglio 30 Ventaglio di rotta Mastronuzzi & Sansò, 2012 Puglia-Costa brindisina-Torre Santa Sabina 1667 d. C. Aprile 6 Accumulo di blocchi Mastronuzzi & Sansò, 2004 Scicchitano et al., 2007; Sicilia Orientale 1693 d.C. Gennaio 11 Accumulo di blocchi De Martini et al., 2010; 2012

Puglia-Salento Sud-Orientale 1743 d.C. Febbraio 20 Accumulo di blocchi Mastronuzzi et al., 2007

Calabria e Sicilia Orientale 1783 d.C. Febbraio 5 Depositi sabbiosi anomali De Martini et al., 2012

Puglia-Taranto-Punta Saguerra 1836 d.C. Aprile 4 Accumulo di blocchi Mastronuzzi & Pignatelli 2012; Calabria e Sicilia-Stretto di Gerardi et al., 2012; Messina 1908 d.C. Dicembre 28 Depositi sabbiosi anomali Scicchitano et al., 2007

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 seriti in questo lavoro e molti hanno un alto li- GUIDOBONI E., COMASTRI A. (2007), Catalogue of PIRAZZOLI P. A., STIROS S. C., ARNOLD M., LABOREL J., 223 vello di affi dabilità, che indica la buona qualità Earthquakes and Tsunami in the Mediterranean LABOREL-DEGUEN F. (1999), Late Holocene coseis- delle informazioni disponibili. Area from the 11th to the 15th Century. Istituto mic vertical displacements and tsunami depos- Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Bologna. its near Kynos, Gulf of Euboea, Central Greece. La banca dati così realizzata rappresenta ICMMG - INSTITUTE OF COMPUTATIONAL MATHEMATICS AND Physics and Chemistry of the Earth, 24, 361-367. uno strumento conoscitivo utile per pianifi ca- MATHEMATICAL GEOPHYSICS (2012), On-line cata- RIDENTE D., FRACASSI U., DI BUCCI D., TRINCARDI F.,VALEN- re una mitigazione del rischio basata da una logs. http://tsun.sscc.ru/On_line_Cat.htm. SISE G. 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Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 224 GIUSEPPE DE NATALE STEFANO PETRAZZUOLI Mitigazione del rischio sismico CLAUDIA TROISE e vulcanico nell’area Napoletana: RENATO SOMMA Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Napoli un piano operativo per la messa E-mail: [email protected] in sicurezza di Ischia Seismic and volcanic risk mitigation in the Neaples area: a safety operation plan for Ischia island

Parole chiave (key words): Rischio sismico (Seismic risk), Ischia (Ischia island), mappa pericolosità (hazard map), messa in sicurezza (safety plan)

RIASSUNTO ricordo del terremoto Irpino-Lucano del 1980 legato all’attività vulcanica del Vesuvio, che La presenza di tre aree vulcaniche nel (M=6.9), che causò la distruzione pressoché entrò in eruzione nel 79 d.C. Questo terremoto territorio Napoletano, in cui vivono circa 3 totale di diversi centri abitati dell’Irpinia, ebbe un’intensità massima stimata pari al milioni di persone, lo caratterizza come l’a- nonché molti danni e spavento nell’intera IX grado, ed una magnitudo stimata di 5.8 rea a più alto rischio al Mondo. Sebbene tale Campania e nel Potentino. In realtà, il tratto (Guidoboni et al., 2007). Ma la situazione più altissimo rischio sia dovuto principalmente ai Campano dell’Appennino ha prodotto in pas- particolare e grave che riguarda il rischio si- possibili processi eruttivi, anche la compo- sato diversi terremoti catastrofi ci, localizzati, smico nell’area Napoletana è senz’altro quella nente di rischio sismico ha un impatto che oltre che nel tratto Irpino-Lucano interessato di Ischia. L’isola d’Ischia è caratterizzata da non può essere sottovalutato. Quest’area ri- dal 1980 (e dal terremoto spesso considerato un vulcanismo, legato a serbatoi magmatici sente infatti sia della sismicità locale legata ‘gemello’ del 1694, M=6.9), nell’alta Irpinia molto superfi ciali (2-3 km), che causa anche all’attività vulcanica che ai forti terremoti (terremoti del 1732, M=6.6; 1962, M=6.2), la risorgenza del’Horst dell’Epomeo (Luongo dell’Appennino, un esempio calzante e dram- nel Vulture (1930, M=6.7) o nel Sannio (1688, et al., 2006). I movimenti dell’Epomeo lungo matico dei quali è stato senz’altro il terremoto M=6.9; 1702, M=6.3), per citare solo quelli le faglie che lo svincolano dal resto dell’iso- Irpino-Lucano del 1980 (M=6.9). Per quanto più importanti e di magnitudo maggiore di la generano in periodi particolari terremoti, riguarda la sismicità di natura vulcanica, il 6. È vero però che anche la sismicità lega- localizzati sulle faglie bordiere di N-O sotto caso più importante è certamente quello di ta all’attività vulcanica, sebbene meno nota l’abitato di Casamicciola, estremamente di- Ischia. L’isola è infatti caratterizzata da una storicamente almeno nelle aree Vesuviana e struttivi a causa della bassissima profondità sismicità locale di natura vulcanica, lega- Flegrea, non può essere sottovalutata. Per (circa 2 km). In questo lavoro focalizzeremo ta al movimento differenziale dell’Epomeo, quanto riguarda l’area Flegrea, l’esperienza l’attenzione sul problema della sismicità di che storicamente ha prodotto spesso danni più importante, ed anche molto prossima Ischia. Questo non solo per l’impatto, anche ingenti nell’area di Casamicciola, in parti- temporalmente, è costituita dai terremoti che sociale e mediatico, che ha avuto il recen- colare con il terremoto catastrofi co del 1883. accompagnarono i grandi episodi bradisismi- te terremoto del 21/8/2017, ma soprattutto Questa sismicità locale, molto superfi ciale, ci del 1982-1984 (De Natale et al., 2017). Ci perché la situazione di Ischia è emblematica spesso ripetitiva entro pochi anni o decenni, furono, nel periodo 1983-1984, diversi terre- di un problema più generale che si ritrova a ed estremamente distruttiva, non è assolu- moti di magnitudo maggiore di 3 (De Natale e scala regionale e nazionale, che qui è par- tamente considerata nelle mappe di perico- Zollo, 1986) e, il 4 ottobre 1983, un terremoto ticolarmente evidente sebbene di più facile losità del territorio Nazionale. Questo lavoro di magnitudo 4.0 (Marturano et al., 1988) che soluzione vista l’estensione molto limitata indica come dev’essere modifi cata la norma- produsse danni non gravi (Imax(MCS) = VII) delle aree più esposte. tiva sismica in quest’area, e propone un piano nonostante la bassa profondità (circa 3 km) Il terremoto che ha colpito Casamicciola operativo di messa in sicurezza del territorio ma che fu probabilmente, insieme al timore il 21/8/2017, infatti, riporta purtroppo alla che può costituire un modello da seguire a di un’eruzione, tra le ragioni principali che ribalta un problema fondamentale, fi nora ir- scala regionale e nazionale. suggerirono l’evacuazione di Pozzuoli. Non risolto, del nostro Paese: l’estrema vulnerabi- vi sono comunque forti evidenze per consi- lità degli edifi ci storici e di contro la assoluta INTRODUZIONE derare la magnitudo di questo evento come necessità di preservare il valore architettoni- L’area Napoletana è caratterizzata da la massima attesa. Per quanto riguarda il co, storico e culturale di questi centri. Inoltre, un altissimo rischio sismico e vulcanico (De Vesuvio, l’attività sismica legata ai fenomeni esso ripropone, in maniera molto più chiara ed Natale et al., 2005; 2006). Sebbene il rischio recenti (anche eruttivi, fi no al 1944) non ha evidente, il problema dell’inadeguatezza delle vulcanico sia dominante, e la caratterizzi co- evidenziato magnitudo di particolare rilievo. mappe di pericolosità sismica del territorio me l’area a più alto rischio al mondo, anche Il terremoto di magnitudo più alta registra- Italiano in prossimità delle sorgenti sismo- il rischio sismico in quest’area non può esse- to con strumentazione moderna accadde il geniche (faglie), e l’assoluta necessità della re sottovalutato. Il rischio più noto al grande 9 Ottobre 1999 (M=3.6). Comunque, è oggi messa in sicurezza del territorio, in particola- pubblico è certamente l’esposizione ai forti opinione diffusa tra i ricercatori che il terre- re per quanto riguarda gli edifi ci in muratura. terremoti appenninici. Questo perché è an- moto del 62 d.C., che danneggiò fortemente Il nostro lavoro, pertanto, dopo aver descritto cora molto vivo, nella memoria collettiva, il Pompei ed Ercolano, fosse in qualche modo le motivazioni per cui la messa in sicurezza

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 dell’isola da un punto di vista sismico risulta ripetitiva. I terremoti storici dell’isola, come edifi ci di Casamicciola alta. È utile per chiarire 225 una urgente priorità nazionale, propone un riportati da Lungo et al. (2006) sono mostrati meglio il concetto fare qualche considerazione progetto speditivo ed effi ciente per la modifi ca in Tab. 1. in più sulla magnitudo di questo evento: la della normativa sismica, qui assolutamente La sismicità di Ischia, a parte un paio di magnitudo dichiarata da INGV nel suo secondo carente, e la messa in sicurezza degli edifi ci eventi storici riportati come avvenuti nel set- comunicato (la prima era di 3.6) è di 4.0 (ma- nelle zone più a rischio, rispetto ai terremoti tore orientale (localizzazioni molto dubbie), è gnitudo durata), ma probabilmente (nonostan- massimi attesi. quasi totalmente concentrata nell’area di Ca- te le piccole differenze fi siologiche connaturate samicciola. Per quanto ne sappiamo, essa è ai diversi metodi di calcolo) è stata maggiore. LA SISMICITÀ DELL’ISOLA D’ISCHIA legata ai movimenti relativi dell’Epomeo, lun- L’USGS USA e l’EMSC Europea hanno stimato L’isola d’Ischia è stata più volte colpita, go le faglie che svincolano questa struttura una magnitudo di 4.3, calcolata (con un me- in passato, da terremoti fortemente distrut- dal resto dell’isola. I meccanismi di genesi todo chiamato magnitudo momento) con criteri tivi, sebbene in un’area molto localizzata e di questi terremoti, verosimilmente uguali omogenei per tutti i forti terremoti del Mondo; per tutti gli eventi del passato, sono stati lo stesso INGV, nel suo Rapporto di Sintesi (già Tabella 1 – Terremoti storici nell’isola ben evidenziati dal terremoto del 21/8/2017, citato) (https://ingvterremoti.fi les.wordpress. d’Ischia (da Luongo et al., 2006). Il terremoto l’unico evento distruttivo registrato da stru- com/2017/09/rapporto-di-sintesi-sul-terre- del 1228 è da molti autori riportato invece mentazione moderna. La Fig. 1, in particolare, moto-6-settembre-2017_l.pdf), ha calcolato come avvenuto nel 1275 (Guidoboni et al., riporta un modello di faglia per il terremoto una magnitudo di 4.4 dai dati di deformazione 2007) del 21/8/2017 ottenuto dall’inversione dei superfi ciale. È importante notare che, siccome Anno Località IMAX (MCS) dati InSAR (INGV, Rapporto di sintesi prelimi- la magnitudo è legata al logaritmo dell’energia 1228 Casamicciola IX-X nare sul terremoto dell’isola d’Ischia M4.0 del del terremoto, un evento di magnitudo 4.4 ha 1302 Settore orientale dell’isola VIII 21/8/2017). La faglia evidenziata, localizzata un’energia di circa 4 volte maggiore di uno di 1557 Campagnano VII-VIII a mezza costa dell’Epomeo in corrispondenza magnitudo 4.0. In ogni caso, anche conside- 1762 Casamicciola VII di Casamicciola alta, entro 2 km di profon- rando un valore di magnitudo 4.4, è comunque 1767 Settore orientale dell’isola VII-VIII dità, è probabilmente la stessa struttura (o modesto, ed i danni sono stati ingenti a causa 1796 Casamicciola VIII parte di essa) che ha dato origine ai terremoti dell’estrema superfi cialità dell’evento. Il pro- 1828 Casamicciola VIII-IX del passato, ed in particolare al terremoto del blema della messa in sicurezza del patrimonio 1841 Casamicciola VII 1883 che rase al suolo Casamicciola causan- edilizio nazionale, con particolare riferimento 1863 Casamicciola VII do più di 2400 vittime. agli edifi ci storici o comunque datati e/o co- 1867 Casamicciola VI-VII Nel caso dell’evento del 21/8/2017, un struiti in muratura, è enorme. La sua soluzio- 1881 Casamicciola IX terremoto assolutamente modesto ha causato ne, altamente auspicabile, ha verosimilmen- 1883 Casamicciola XI morti, feriti e la distruzione di gran parte degli te costi molto alti, sebbene nel medio-lungo periodo tali costi debbano essere considerati un investimento sulla sicurezza del Paese e sul turismo. In ogni caso, mentre è necessario prendere in considerazione, almeno nel medio- lungo termine, questo importante problema a scala regionale e nazionale, ad Ischia lo stesso richiede necessariamente un’attenzione prio- ritaria e risolutiva in tempi brevissimi. Infatti, sebbene non sia possibile al momento predire l’evoluzione dei fenomeni sismici sull’isola, sappiamo che storicamente i forti eventi sismi- ci a Casamicciola hanno quasi sempre avuto un effetto destabilizzante sul sistema, causan- do sismicità, anche di intensità maggiore degli eventi iniziali, per anni o addirittura decenni. Illuminante risulta, ad esempio, l’evoluzione della sismicità che ha fatto seguito all’evento sismico del 1828, che ebbe un’intensità mas- sima del IX grado Mercalli, quindi leggermen- te più alta di quella stimata per l’evento del 21/8/2017; ci furono circa 30 morti. Nel 1841, 1863 e 1867, avvennero altri terremoti con intensità massime tra 5 e 7 (scala Mercalli); nel 1881 avvenne un terremoto di intensità IX, simile a quello del 1828, che causò circa 130 morti, poi nel 1883 il più forte, che chiuse la sequenza, che causò più di 2400 morti. Anche tra il 1762 ed il 1796 ci fu una sequenza simile di forti terremoti, sebbene di intensità minore, Figura 1 – a) Mappa degli spostamenti verticali calcolati dai dati InSAR; b) mappa di Ischia con la traccia di faglia che causarono comunque danni ingenti ed al- ricavata dai dati InSAR; c) vista laterale della topografia di Ischia, con la faglia responsabile del terremoto del 21/8/2017 come ricavata dalla modellazione dei dati InSAR. Da INGV: Rapporto di sintesi preliminare sul terremoto dell’isola d’Ischia cuni morti. Le cronache riportano inoltre altre (Casamicciola) M4.0 del 21/8/2017 scosse nel 1622 (di dubbia interpretazione, e

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 226 perciò non riportate in alcuni cataloghi) e nel 1557, con danni agli edifi ci. Nel 1275 avvenne il primo terremoto di cui abbiamo notizie sto- riche; ebbe un’intensità massima stimata tra l’VIII ed il IX grado Mercalli. È importante notare che, a parte il terremoto del 1275, che fu segui- to 27 anni dopo dall’ultima eruzione di Ischia (1302), tutti gli altri terremoti non hanno avuto alcuna associazione con eruzioni vulcaniche. Calcoli recenti, di tipo geofi sico, sulla magnitudo massima possibile per i terremoti ad Ischia indicano l’evento del 1883 come l’esempio di terremoto più forte generabile rappresentato da una magnitudo di circa 5.5 (Luongo et al., 2006). Questa stima e la sti- ma di MCE (Maximum Credible Earthquake- Terremoto massimo credibile) secondo quanto descritto nel volume ‘Difendersi dai Terremoti si può’ di Panza e Peresan (2016), costituisco- no un vincolo che, oltre l’evidenza storica, per- mette di considerare gli effetti del terremoto del 1883 come rappresentativi di quelli da cui difendersi per una effi cace prevenzione. Un’altra osservazione importante è quella relativa alla estrema costanza nel tempo del- la zona di genesi dei terremoti forti sull’isola. Tutti gli eventi menzionati, inclusi tutti gli eventi minori (magnitudo da negativa a 2.4) registrati dal 1993 (anno di installazione del- le prime stazioni sismiche) ad oggi, risultano localizzati sotto Casamicciola, tra 1 e 2 km Figura 2 – Mappa di accelerazioni di riferimento sul territorio Ischitano (dalla Mappa di Pericolosità Sismica in Italia; si veda di profondità. anche http://esse1-gis.mi.ingv.it). I valori rappresentano le accelerazioni su roccia, da utilizzare nell’attuale normativa La localizzazione sotto Casamicciola ri- sismica per la verifica sismica degli edifici (Rapolla, 2010) fl ette l’osservazione che questi terremoti sono associati alla dinamica del blocco risorgente la popolazione dell’isola da eventuali ulteriori iniziare, da qui, una nuova politica di tutela dell’Epomeo, e si collocano lungo le faglie in- disastri, possibilmente anche di dimensioni del territorio nazionale. In tal modo, risolven- torno a questa struttura, che la svincolano dal largamente maggiori di quanto accaduto re- do effi cacemente e rapidamente il problema resto dell’isola consentendogli di muoversi in centemente. A questa motivazione, evidentis- della sicurezza sismica ad Ischia, si darà un sollevamento ed in abbassamento. Da tutte le sima e cruciale, se ne aggiunge però un’altra, messaggio forte ed alto a tutta la comunità osservazioni della sismicità storica e recente, di portata se vogliamo ancora più ampia. internazionale, salvaguardando ed ulterior- quindi, risulta che soltanto le faglie settentrio- L’isola d’Ischia rappresenta uno dei ‘mar- mente incoraggiando il turismo, sull’isola ed nali intorno all’Epomeo, ossia quelle localiz- chi’ fondamentali del nostro Paese, che da in tutta Italia. zate sotto l’abitato di Casamicciola, possono sempre attrae il turismo internazionale. La produrre forti terremoti (ed anche tutti quelli, tutela dell’immagine dell’isola rappresen- VERSO UN PIANO OPERATIVO DI MESSA IN di magnitudo anche molto bassa, che in tempi ta quindi un imperativo, per salvaguardare SICUREZZA: DALLO STUDIO DELLA SISMI- recenti abbiamo registrato sull’isola). l’immagine e la credibilità stesse del nostro CITÀ STORICA AGLI EVENTI RECENTI Paese. Questo, anche senza contare l’impor- Da quanto esplicitato nel paragrafo LA MESSA IN SICUREZZA DEI CENTRI ABI- tanza economica del turismo sull’isola, sia a precedente, emergono naturalmente alcune TATI: UNA NECESSITÀ ED UN MESSAGGIO livello locale che nazionale. importanti considerazioni di tipo ‘tecnico’, FORTE ALLA NAZIONE ED AL TURISMO IN- Abbiamo quindi qui una chiara evidenza di fondamentali per un programma di conso- TERNAZIONALE un rischio sismico concreto ed altissimo, che lidamento e messa in sicurezza degli edifi ci Da quanto detto nel paragrafo prece- pur interessando una popolazione molto limi- dell’isola: dente, si deduce facilmente che nuovi eventi tata in numero, ed un territorio estremamente 1) la zona in cui i forti terremoti possono sismici, anche considerevolmente più forti di limitato, coinvolge fortemente l’immagine di localizzarsi è limitata e ben definita; quello del 21/8, non possono essere esclusi, uno dei simboli turistici più famosi del nostro 2) gli effetti sui centri abitati sono da consi- e che la loro probabilità di accadimento non Paese ed in ultima analisi mette in gioco la derarsi ben rappresentati (o per lo meno si estinguerà verosimilmente (come nelle credibilità e l’immagine di un’intera nazione. utili come riferimento) da quanto acca- usuali sequenze di ‘repliche’ dei forti terre- Ecco perché, sebbene il problema del con- duto nel passato, compreso il terremoto moti) in pochi mesi, e neanche in pochi anni. solidamento e messa in sicurezza dei centri recente del 21/8/2017; Il rischio concreto di nuovi terremoti distrut- storici rappresenti un problema di dimensioni 3) gli effetti massimi a cui gli edifici dell’i- tivi resterà perciò alto nei prossimi mesi, nei nazionali, qui ad Ischia la soluzione di questo sola devono resistere possono essere prossimi anni e nei prossimi decenni. Si pone problema è prioritaria e può diventare nel con- rappresentati, come minimo, da quelli quindi il problema, urgentissimo, di tutelare tempo altamente simbolica e trainante per evidenziati nel terremoto del 1883;

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 4) le attuali normative sismiche per gli edi- come 0.09 g). Le registrazioni accelerometriche di messa in sicurezza molto brevi, è quella 227 fici sono assolutamente carenti (come si del terremoto del 21/8/2017 alla stazione IOCA, di considerare le isosiste del terremoto del evidenzierà nel seguito), in quanto sot- localizzata appunto nell’Osservatorio di Casa- 1883, le quali consentono di proporre una tostimano fortemente le accelerazioni di micciola, riportano valori massimi orizzontali di classifi cazione in tre aree (Rossa, Blu e Verde: riferimento (quelle da utilizzare per il cal- circa 0.28 g, e valore massimo verticale di 0.18 quella viola, in aggiunta, rappresenta quella colo della resistenza degli edifici), e devono g. Quindi, già questo terremoto ha generato, in di quasi completo collasso nel terremoto del essere sostituite con una nuova normativa, questo sito, accelerazioni massime orizzontali 21/8/2017) come quella mostrata in Fig. 3. che consideri appunto almeno gli effetti maggiori di quelle di riferimento del 55%, e ver- Dai valori delle intensità macrosismiche prodotti dal terremoto del 1883. ticali maggiori del 101%. È chiaro quindi che i riportate sulla mappa, è inoltre possibile, Un piano di consolidamento e di messa in valori di riferimento per il calcolo degli edifi ci con formule empiriche ben consolidate (ad sicurezza del territorio di Ischia deve pertanto sono largamente sottostimati già rispetto alle esempio Medvedev e Sponheuer, Proceedings partire da un’attenta e dettagliata analisi della accelerazioni massime prodotte da questo ter- of the 5th World Conference Earthquake En- sismicità storica, facendo nel contempo tesoro remoto; non parliamo poi di un evento del tipo gineering, 1969, ma ne esistono altre molto

Figura 3 – Possibile zonazione sismica sulla base delle conoscenze attuali. I valori di accelerazione per ogni zona sono dati in funzione dell’accelerazione di gravità g. Le aree rosse e blu dovrebbero essere quelle in cui la messa a norma degli edifici è obbligatoria. La zona viola, in cui sono attese accelerazioni massime anche superiori a 0.5-0.7g, potrebbe essere riservata solo ad edifici di particolare resistenza sismica, con tecnologie particolari dei dati acquisiti durante il terremoto recente 1883, in cui le accelerazioni massime potrebbe- pertinenti al territorio italiano), risalire ai del 21/8/2017. In ogni caso, i possibili scenari ro superare, anche ampiamente, il valore di 0.5 valori di accelerazione. La Fig. 3 costituisce di danno sono fortemente vincolati dalle con- g. Incidentalmente si osserva che stime di peri- quindi la proposta di nuova normativa, che siderazioni da 1 a 3, che risultano dalle osser- colosità basate sul metodo neo-deterministico al contrario dell’attuale mappa di pericolosità vazioni passate e recenti, nonché da precise (NDSHA) indicano per Ischia valori al basamen- contiene le informazioni relative alle sorgenti considerazioni sulla dinamica di quest’area. Va to roccioso variabili tra 0.15 e 0.3 g (e.g. Panza sismiche isolane di massima pericolosità, e premesso che l’attuale normativa sismica sulle e Peresan, 2016). comunque tutte le informazioni utili ad una accelerazioni di riferimento per il calcolo degli Bisogna quindi stabilire una nuova nor- classifi cazione sismica speditiva (poiché l’in- edifi ci è assolutamente carente (vedi Fig. 2); la mativa sismica per il territorio Ischitano. tensità macrosismica, calcolata dal danno, sua inadeguatezza non dipende soltanto dalle Una possibilità concreta, approssimata ingloba anche l’amplifi cazione locale dei ter- accelerazioni di riferimento troppo basse, ma ma sicuramente valida e che permette tempi reni). Nella fi gura, la zona verde è racchiusa soprattutto dal fatto che è chiaramente conce- pita prevedendo risentimenti provenienti da ter- Tabella 2 – Definizione delle classi di vulnerabilità: combinazione delle tipologie strutturali remoti sul continente (per questo le accelerazio- verticali ed orizzontali ni sono massime sulla costa Est e minime sulla STRUTTURE VERTICALI costa Ovest). I valori riportati in Fig. 2 sono quelli STRUTTURE ORIZZONTALI Muratura di Muratura di Muratura di Calcestruzzo previsti (per l’accelerazione orizzontale; quella qualità scadente qualità media qualità buona armato verticale è stimata come la metà) su terreni roc- Sistemi a volte misti A [B] A [B] A [B] ciosi; considerando anche l’amplifi cazione ge- Solai in legno con/senza catene A [B] A [B] B [C1] nerata dai terreni superfi ciali (effetti di ampli- Solai in putrelle con/senza catene B [C1] B [C1] C1 [D1] fi cazione locali), che per l’area di Casamicciola Solai o solette in c.a. B [C1] C1 [D1] C1 [D1] C2 sono indicati con un fattore moltiplicativo di Edifi ci adeguati C1 D1 D1 D2 1.2, l’accelerazione di riferimento (orizzontale) nel sito dell’Osservatorio di Casamicciola può Edifi ci nati antisismici D1 D1 D1 D2 essere calcolata come 0.18 g, (e quella verticale Nota: tra parentesi quadra è indicata la classe di attribuzione per gli edifi ci che hanno subito interventi di miglioramento/riattazione

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 228 dalla curva corrispondente all’intensità del- Si nota facilmente che, in zone soggette ad 5) in area viola, si suggerisce l’interdizione l’VIII grado; la blu dal IX grado; la rossa dal intensità Mercalli di X grado, soltanto gli edifi - per edifici normali, e la sperimentazione X grado; la zona viola corrisponderebbe all’XI ci di tipologia D risultano raramente soggetti di costruzioni completamente antisismi- grado. Ovviamente tale classifi cazione può a collasso (distruzione totale). Per il IX grado che in base a criteri innovativi. essere migliorata, sulla base di modelli teorici di intensità, risultano raramente soggetti a Per quanto riguarda il fi nanziamen- statistico-deterministici come quelli utilizzati collasso gli edifi ci di categoria C; mentre con to dell’operazione di messa in sicurezza, si da Zollo et al. (1997) o descritti nel volume intensità dell’VIII grado anche gli edifi ci di tipo- possono utilizzare i fi nanziamenti del sisma ‘Difendersi dai Terremoti si può’ (Panza e Pe- logia B non collassano. Risulta quindi naturale bonus, che dovrebbero però essere integral- resan, 2016). Il suggerimento forte, data la fi ssare i criteri da raggiungere nella messa in mente erogati a rimborso spese degli inter- necessità di procedere con la massima ve- sicurezza nelle aree delimitate dalle intensità venti (entro un anno al massimo), e per la locità alla messa in sicurezza del patrimonio di VIII, IX e X grado. La soluzione più semplice e quota restante a copertura del 100% di spesa edilizio già esistente, è di partire con questa anche più conservativa è che in tutte le aree non integrati da ulteriori fi nanziamenti nazionali o classifi cazione e parallelamente iniziare uno devono più essere ammessi edifi ci di tipologia regionali. Il valore approssimativo degli inter-

Tabella 3 – Livelli di danni osservati, nei forti terremoti mondiali, sugli edifici di varie tipologie 4 Danno 0 1 2 3 Molto grave 5 Nessuno Lieve Medio Grave (crolli parziali) Distruzione totale Intensità EMS98 VII molti B, pochi C molti A, pochi B pochi A VIII molti C, pochi D molti B, pochi C molti A, pochi B alcuni A IX molti D, pochi E molti C, pochi D molti B, pochi C molti A, pochi B la maggior parte di A, molti X molti E, pochi F molti D, pochi E molti C, pochi D B, pochi C la maggior parte di C, molti D, quasi tutti gli A, la maggior XI molti F molti E, pochi F pochi E parte di B, molti C, pochi D

studio più approfondito, che defi nirà le mappe A e B, mentre nell’area rossa delimitata dalla venti può essere stimato complessivamente di pericolosità defi nitive e quindi le accelera- curva di intensità X non devono essere ammessi nell’ordine di 100 milioni di euro. zioni di riferimento da utilizzare per il calcolo neanche edifi ci di tipologia C. Pertanto, nell’a- Parallelamente, dovrebbero partire anali- degli edifi ci di nuova costruzione. A questo rea delimitata dall’isosista X, il consolidamento si sismologiche teoriche mirate a determinare punto, defi niamo una procedura operativa, deve mirare a portare tutti gli edifi ci almeno in in forma statistico-deterministica, varian- logica, rapida e quanto più possibile effi ca- tipologia D, mentre nelle aree delimitate dalle do i parametri che descrivono le possibili ce, per defi nire quali edifi ci consolidare ed il isosiste IX tutti gli edifi ci di tipologia A e B devo- evoluzioni della rottura sismica su di una livello di consolidamento richiesto. A questo no essere portati dal consolidamento almeno in faglia che rappresenti il terremoto massimo proposito, risulta utilissima la classifi cazione categoria C. Inoltre, si deve rendere obbligatorio credibile (1883, M1883+0,5), localizzata nella delle tipologie di vulnerabilità degli edifi ci in il consolidamento, con queste norme, nelle aree posizione della faglia del 21/8/2017, i possi- funzione delle caratteristiche costruttive. In delimitate dalle isosiste IX e X, mentre nell’area bili intervalli di variazione delle accelerazioni Tab. 2 sono riportate le tipologie degli edifi ci delimitata dall’isosista VIII si può rendere l’ob- massime e degli spettri di risposta, in ogni (classifi cazione internazionalmente ricono- bligo effettivo solo per il consolidamento degli punto dell’isola d’Ischia. Altre attività pos- sciuta e coerente anche con le metodologie edifi ci della tipologia A, lasciando opzionale il sono essere ulteriormente intraprese, tutte previste dalle norme per il sisma bonus consolidamento degli edifi ci di categoria B. fi nalizzate all’ottimizzazione della mappa di 2017), mentre in Tab. 3 è riportato il grado La procedura normativa proposta può es- pericolosità dell’isola e delle procedure per la di danneggiamento degli edifi ci in muratu- sere quindi sintetizzata nei seguenti passi: verifi ca sismica, per i futuri nuovi edifi ci. Rilie- ra di ciascuna tipologia in funzione dell’in- 1) adozione di una nuova mappa di perico- vi strutturali approfonditi e la messa a punto tensità macrosismica, e anch’essa coerente losità, basata sui danni effettivamente di metodologie numeriche avanzate possono con le metodologie previste dalle norme per osservati per il terremoto massimo (1883) essere ulteriormente sviluppati per le verifi che il Sisma Bonus (2017). I dati di Tab. 3 fan- fino ad ora registrato (Fig. 3); di vulnerabilità e la progettazione antisismica no riferimento alla scala IEMS98 che, anche se 2) verifiche di vulnerabilità nelle tre aree di nuovi edifi ci. Comunque, per gli edifi ci esi- non strettamente pertinenti al territorio ita- rossa, blu, verde, per la determinazione stenti si dovrebbe procedere senz’altro come liano dove è diffusa la scala IMCS, sono ben accurata delle tipologie di edifici esisten- ipotizzato ai punti 1-5, data la necessità di calibrati, in quanto verifi cati statisticamente ti, classificati nelle classi A, B,C,D; prevedere tempi stretti e data la prevedibile da tutti i maggiori terremoti del Mondo, e 3) consolidamento obbligatorio degli edifici effi cacia della soluzione speditiva proposta. comunque considerare una struttura più fi ne nelle aree rossa e blu, tale da renderli tutti Le azioni che possono essere intraprese, non ha molto senso date le approssimazioni almeno di tipologia D nell’area rossa, ed associate in un cronoprogramma indicativo, implicite nella conversione tra le varie scale almeno di tipologia C nell’area blu; sono sintetizzate nella Tab. 4, dove le azioni di intensità macrosismica. 4) consolidamento obbligatorio degli edifici assolutamente necessarie (punti 1-5) sono Dalla Tab. 3 si può evincere quindi, per di tipologia A nella zona verde, rendendo- indicate in rosso. L’inizio delle attività di con- ciascun livello di intensità, a partire da quale li almeno di tipologia C; consolidamento solidamento degli edifi ci (punti 3 e 4) è posta tipologia gli edifi ci in muratura risultano poco opzionale degli edifici di tipologia B, con in questo schema, indicativamente, al 4° me- o nulla danneggiati. gli stessi incentivi per chi decide di farlo; se, subito dopo la classifi cazione dettagliata

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 Tabella 4 – Cronoprogramma indicativo delle principali attività ipotizzabili. In rosso le attività avvenuto tra l’altro nel pieno della stagione 229 strettamente necessarie. L’inizio delle attività di consolidamento degli edifici è previsto in turistica. Tutte queste considerazioni rendono questo schema al quarto mese estremamente evidente quanto sia importante Tempo (mesi) ed urgente, per la sicurezza della popolazione e per l’indotto economico rappresentato dal Attività possibili 1234 turismo, procedere speditamente ad un piano di completa ed effi cace messa in sicurezza del territorio, che deve affi ancare necessariamen- Decreto governativo te l’opera di ricostruzione, facendo di questa isola un ‘modello’ positivo ed internazional- mente riconoscibile da esportare poi, con i dovuti tempi e modi, su scala nazionale per Studi sismologici risolvere analoghi problemi. La piccola scala, intesa come dimensione fi sica ed economica del problema ad Ischia, rapportata però all’e- strema importanza ed urgenza, ne fa infatti un ‘modello’ ideale da sperimentare per una Analisi geologiche/geotecniche futura messa in sicurezza di tutto il territorio nazionale dal rischio sismico (e, auspicabil- mente, da tutti i rischi naturali).

RINGRAZIAMENTI Rilievi di vulnerabilità Si ringraziano Giuliano Panza, Fabio Ro- manelli, Franco Vaccari, Antonella Peresan per aver letto criticamente il lavoro ed aver fornito importanti suggerimenti migliorativi. Analisi architettoniche BIBLIOGRAFIA DE NATALE, G. AND ZOLLO, A. (1986), Statistical analysis and clustering features of the Phlegra- ean Fields earthquake sequence, May ‘83-May Approfondimento analisi strut- ‘84. Bull. Seism. Soc. Am., 76, 801-814. turali DE NATALE, G., TROISE, C., PINGUE, F., MASTROLORENZO, G., PAPPALARDO L. (2005), The Somma-Vesuvius volcano (Southern Italy) : Structure, dynamics and hazard evaluation, Earth Science Reviews. DE NATALE, G., TROISE, C., PINGUE, F., MASTROLORENZO, Regolamento per gli interventi G., PAPPALARDO, L., BOSCHI, E. (2006), The Campi Flegrei Caldera: unrest mechanisms and ha- zards. In TROISE, C., DE NATALE, G.& KILBURN,, C. R. J. (eds), Mechanisms of activity and unrest at large calderas. Geological Society, London, delle tipologie di edifi ci nelle aree a maggior razioni più forti. Già il terremoto del 21/8/2017 Special Publication, 269, 25-45. rischio (Rilievi di vulnerabilità). ha prodotto accelerazioni quasi doppie rispet- DE NATALE, G., TROISE, C., SOMMA, R., MORETTI, R. to a quelle considerate dalla normativa, per (2017), Nella Caldera dei Campi Flegrei. Le CONCLUSIONI cui è ipotizzabile che anche edifi ci costruiti Scienze, Ed. L’Espresso, 585, 2017. I problemi posti dal recente terremoto di perfettamente a norma potessero collassare. GUIDOBONI E., FERRARI G., MARIOTTI D., COMASTRI A., TARABUSI G., VALENSISE G. (2007), CFTI4Med, Ischia rappresentano, ad una scala molto mi- Inoltre, contrariamente a quanto si pensa nel Catalogue of Strong Earthquakes in Italy (461 nore e per molti versi in maniera più marcata ed caso dei forti terremoti tettonici italiani, ossia B.C.-1997) and Mediterranean Area (760 B.C.- urgente, una sintesi delle problematiche poste che lo scarico di sforzo tettonico sulle faglie 1500). INGV-SGA. dal rischio sismico in Italia. In particolare, è sismogenetiche implichi tempi di ricarica LUONGO G., CARLINO S., CUBELLIS E., DELIZIA I., IANNUZZI qui estremamente evidente il grande proble- (sostanzialmente scevri da forti terremoti) R., OBRIZZO F. (2006), Il terremoto di Casamic- ma posto dalla vulnerabilità degli edifi ci anti- dell’ordine delle centinaia di anni, nel caso di ciola del 1883: una ricostruzione mancata. Alfa chi in muratura, molti dei quali rappresentano Ischia si hanno molteplici evidenze storiche Tipografia, Napoli 64 pp. MARTURANO, A., ESPOSITO, E., PORFIDO, S., LUONGO, G. un patrimonio storico/architettonico tale che è che l’accadimento di terremoti forti aumenti (1998), Il terremoto del 4 Ottobre 1983 (Pozzuo- diffi cilmente immaginabile sostituire con edi- la probabilità che altri ne avvengano, anche li): attenuazione dell’intensità con la distanza e fi ci moderni, magari rilocalizzati in zone più più forti, entro tempi dell’ordine di anni o di relazione Magnitudo-Intensità. Zonazione della sicure. Il caso di Ischia rappresenta anche un qualche decennio. Infi ne, è importante notare città di Napoli. Mem. Soc. Geol. It., 41, 941-948. caso estremo di sottovalutazione delle sor- che Ischia rappresenta un importante ‘mar- PANZA, G. F., PERESAN, A. (2016), Difendersi dal ter- genti sismiche locali nell’elaborazione delle chio’ per il turismo internazionale, con impor- remoto si può: l’approccio neo-deterministico. mappe uffi ciali di pericolosità. Queste ultime, tantissimi risvolti economici a livello locale, EPC Editore, 180 pp. ZOLLO, A., BOBBIO, A., EMOLO, A., HERRERO, A. E DE NA- di conseguenza, sottostimano fortemente sia regionale ed anche nazionale. Tale ‘immagine’ TALE, G. (1997), Modelling of ground acceleration le accelerazioni di progetto da utilizzare nella risulta fortemente oscurato dal forte impatto in the near source range: the case of 1976, Friu- verifi ca sismica delle strutture, sia la stessa nell’opinione pubblica delle drammatiche vi- li earthquake (M=6.5), northern Italy. Journ. of distribuzione delle aree soggette alle accele- cissitudini connesse all’evento del 21/8/2017, Seismol., 1, 305-319, 1997.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 230 ALESSANDRO AMATO I terremoti di Amatrice, Visso Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia MASSIMILIANO BARCHI e Norcia del 2016-2017 nel Università degli Studi di Perugia LAURO CHIARALUCE contesto sismotettonico Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia dell’Italia Centrale: stato delle conoscenze e problemi aperti The 2016-2017 Amatrice-Visso-Norcia earthquakes in the Central Italy seismotectonic framework: state of the art and open issues Parole chiave (key words): terremoto (earthquake), faglia diretta (normal fault), rete sismica (seismic net- work), sequenza sismica (seismic sequence), Italia Centrale (Central Italy)

1. INTRODUZIONE: FAGLIE E TERREMOTI trale a partire dalla notte del 24 agosto 2016, si concentra anche la sismicità storica della Oggi appare quasi banale parlare della culminando nella scossa di Magnitudo 6.5 del regione, che comprende terremoti avvenuti in relazione tra tettonica e terremoti, ma in real- 30 ottobre, che rappresenta il terremoto più zone simili o contigue rispetto a quelle dove si tà questa relazione è stata stabilita in modo forte registrato in Italia in tempi successivi sono registrati i terremoti degli ultimi decen- chiaro solo in tempi relativamente recenti. In- al terremoto dell’Irpinia (1980). I dati sismo- ni, come la Valnerina e i monti a est di Foligno. fatti, l’idea che il terremoto rappresenti l’effet- logici (in particolare la distribuzione degli Se si allarga lo sguardo all’intera penisola, si to della rottura lungo un piano di faglia viene ipocentri e i meccanismi focali delle scosse può notare che in realtà la fascia sismogeni- enunciata in modo rigoroso, e supportata da principali) mostrano che la sequenza sismi- ca sopradescritta è solo un segmento di una dati sperimentali, solo dopo il terremoto di San ca del 2016-2017 ha attivato un sistema di struttura assai più lunga, che si estende dalla Francisco del 1906, con la teoria del rimbalzo faglie dirette (dette anche faglie normali) Toscana settentrionale fi no alla Calabria, lun- elastico (Reid, 1910). A scala globale, la rela- che si estende per oltre 60 km, con direzione go l’asse della catena appenninica. zione tra terremoti e tettonica trova conferma NNW-SSE, da Visso ad Amatrice (Chiaraluce nella osservazione che la maggior parte della et al., 2017). 2.2 SISMICITÀ STORICA sismicità è distribuita lungo i limiti delle plac- Questi terremoti si inseriscono coerente- Il settore dell’Appennino centrale interes- che litosferiche. A scala locale, solo nell’ul- mente nel quadro sismotettonico dell’Appen- sato dalla sequenza del 2016-2017 è stato tima parte del XX secolo è stata dimostrata nino centro-settentrionale. Infatti la sequen- sede di importanti terremoti e sequenze si- la relazione tra magnitudo di un terremoto e za sismica è dovuta alla rottura di un sistema smiche nella storia antica e recente, come ben dimensioni della faglia attivata (Kanamori, di faglie dirette (estensionali), disposte in di- documentato nei cataloghi storici (Guidoboni 1983; Wells & Coppersmith, 1994). rezione parallela all’Appennino stesso, la cui et al., 2007; Rovida et al., 2016). I dati ripor- Anche se dal punto di vista teorico la relazio- genesi si lega al processo di estensione che tati nel Catalogo Parametrico CPTI15 (Rovida ne tra faglie e terremoti è ben stabilita, associa- interessa la penisola italiana, con un tasso et al., 2016) evidenziano la presenza di una re il singolo terremoto ad una struttura tettonica di circa 3 millimetri all’anno, ormai ben vin- fascia sismica principale che corre lungo la ben defi nita rimane sempre un compito diffi cile, colato dalle osservazioni delle reti geodetiche catena appenninica al confi ne tra Umbria e per varie ragioni: innanzitutto, i terremoti avven- installate nella regione (si veda tra gli altri Marche, dove si localizza la maggior parte de- gono ad alcuni chilometri di profondità, mentre i D’Agostino, 2014, Devoti et al., 2017 e le re- gli eventi maggiori. Parallelamente a questa geologi possono osservare direttamente le faglie ferenze citate). fascia, si osserva un secondo settore più “in- solo in superfi cie; inoltre, le faglie studiate dai Faglie dello stesso tipo hanno prodotto i terno” (a ovest) del primo, caratterizzato da geologi rappresentano in genere l’effetto cumu- terremoti registrati nella regione negli ultimi una minore frequenza di epicentri. Verso est, lato di molte centinaia di episodi di fagliazione, 40 anni, con epicentri localizzati nelle zone si notano ancora degli eventi sismici, meno avvenuti in occasione di altrettanti terremoti. di Norcia (1979), Gubbio (1984), Colfi orito- frequenti e generalmente meno intensi. Que- Solo studi multidisciplinari, basati sulla Gualdo Tadino (1997-98), l’Aquila (2009). sta suddivisione in tre fasce della sismicità raccolta, l’analisi critica e l’integrazione di Queste sequenze hanno avuto sviluppi tem- della catena appenninica centrale, puramen- dati diversi, sismologici, geofi sici, geodetici porali, magnitudo ed effetti piuttosto diversi, te descrittiva, trova riscontro in buona parte e geologici, possono permettere di formulare ma hanno anche molte caratteristiche comu- con le conoscenze geologiche e i dati geodetici delle ragionevoli ipotesi sulla sismotettonica, ni: in particolare, tutte le scosse principali disponibili oggi. La fascia centrale rappresen- cioè sui rapporti tra faglie e terremoti. (main shocks) sono legati alla rottura di faglie ta quella dove si concentra la maggior parte dirette con immersione verso WSW. della deformazione attuale, caratterizzata da 2. SISMICITÀ PRECEDENTE IN ITALIA Se si guarda alla distribuzione in pianta estensione perpendicolare all’asse della ca- CENTRALE di questi terremoti, si può notare che essi sono tena, come mostrato dai dati GPS (D’Agostino, allineati lungo una fascia continua e pres- 2014). Il settore interno (quello che passa per 2.1 SISMICITÀ RECENTE soché rettilinea, disposta in direzione NNW- Perugia, Foligno, Spoleto, Rieti) è ancora ubi- Una lunga e complessa sequenza sismica SSE, da Gubbio all’Aquila. Lungo la stessa cato nella fascia in estensione, ma possiede ha colpito una vasta regione dell’Italia cen- fascia, in un arco di tempo assai più lungo, un minore potenziale sismico. Più comples-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 231

Figura 1 – Gli epicentri della sequenza sismica del 2016-2017 e quelli dei principali terremoti del catalogo storico CPTI15 (Rovida et al., 2016) sa è la situazione nel settore esterno, anche sporadici eventi con effetti a Spoleto (nel 63 per tentare un’attribuzione di ogni terremoto se i terremoti che avvengono lungo la costa a.C.), Norcia (intorno al 99 a.C.) e uno ancora a una particolare faglia o sistema di faglie. Adriatica sono legati prevalentemente a un più antico in Italia centrale intorno al 436 a.C. Nel catalogo CPTI15 (Rovida et al., 2016), raccorciamento crostale (v. anche il succes- Nel primo millennio, si ha notizia di un terre- che riporta i terremoti a partire dall’anno 1000 sivo paragrafo 3.2). moto avvenuto nell’anno 801 d.C., durante il d.C., i primi eventi importanti (con magnitudo Prima dell’Anno Mille, i dati riportati dal viaggio di Carlo Magno attraverso la regione, stimata maggiore di 6) sono quelli del 1279 e Catalogo dei Forti Terremoti Italiani (Guidobo- dopo la sua incoronazione a Roma. In tutti i del 1328 (Fig. 1). Per l’evento del 1279 è stato ni et al., 2007) indicano la presenza di alcuni casi elencati, si tratta di dati troppo sporadici stimato un epicentro intorno a Serravalle del

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 232 Chienti - Nocera Umbra e una magnitudo di tra Camerino e Tolentino, anche questo di- verso una faglia ritenuta attiva può registra- 6.2; per quello del 1328, di magnitudo stima- struttivo e con magnitudo stimata pari a 6.2. re diversi episodi di movimento, ciascuno dei ta 6.5, l’epicentro macrosismico risulta posi- Nell’Ottocento si annovera il terremoto quali segnala il possibile accadimento di un zionato circa 30 km più a sud, nella Val Nerina che nel 1832 colpì una vasta area della Valle terremoto. (tra Preci e Cerreto di Spoleto, pochi chilometri Umbra (tra Trevi, Foligno e Assisi), con ma- Nella zona interessata dai terremoti del a nord di Norcia). La zona compresa tra le gnitudo stimata 6.4, i cui effetti suggeriscono 2016, per esempio, una trincea scavata alla aree sorgente di questi due eventi è presumi- la presenza di importanti faglie attive anche base del M. Vettore, nel Pian Grande di Castel- bilmente quella che venne interessata, molti nel settore più occidentale dell’Appennino luccio aveva permesso di identifi care indizi di secoli dopo, dai terremoti del 1997, di cui si umbro-marchigiano. Altri eventi minori sono tre terremoti di età protostorica e preistorica, parlerà più avanti (Fig. 1). Un altro evento di avvenuti nel corso dell’Ottocento nell’area di il più recente dei quali databile a circa 3000 questo periodo che merita di essere ricordato catena. Tra questi, merita menzione il ter- anni fa (Galadini & Galli, 2003). Signifi ca- è quello del 1298, di cui si conosce poco, ma remoto che colpì Norcia il 22 agosto 1859 e tivamente, una rottura di superfi cie è stata che sembra avere prodotto danni importanti che, pur non essendo particolarmente energe- osservata lungo la stessa faglia, durante la nella zona tra Rieti, Leonessa e Spoleto (la tico (magnitudo stimata 5.9), determinò una scossa del 30 ottobre 2016. magnitudo stimata è 6.2). svolta signifi cativa per il futuro del rischio Per estendere lateralmente le informazio- Nei tre secoli successivi non sono ripor- sismico dell’area, come vedremo in seguito ni raccolte in una trincea, o per progettare tati nel catalogo storici forti eventi in questa (paragrafo 6.2). Vent’anni più tardi, un altro meglio future trincee, si possono usare le regione, pur essendo documentati terremoti evento sismico colpì la stessa zona (Cascia, prospezioni geofi siche, metodi non invasi- di magnitudo stimata tra 5 e 6 in varie zone. Norcia), con magnitudo stimata a 5.6. Dopo vi di esplorazione del sottosuolo, quali ad Nel 1639 un terremoto di magnitudo sti- altri eventi minori, vale la pena ricordare altri esempio: prospezioni geoelettriche e magne- mata 6.2 danneggia severamente Amatrice, due terremoti, avvenuti rispettivamente nel- totelluriche, Ground Penetrating Radar (GPR), Accumoli e altri comuni dell’odierno reatino, la zona esterna (tra Camerino e Amandola) sismica ad alta risoluzione. con un andamento piuttosto simile a quanto nel 1873 (magnitudo stimata 5.9), e nella accaduto nel terremoto del 24 agosto 2016. zona interna nel 1898, con danni dell’ottavo 3. SCENARIO TETTONICO E GEODINAMICO Il Settecento si apre con i due noti eventi grado MCS a Rieti (magnitudo stimata 5.5). distruttivi avvenuti tra gennaio e febbraio del Questi due terremoti confermano la presenza 3.1 TERREMOTI E TETTONICA QUATERNARIA 1703, in un’area prossima, ma non coinciden- di sorgenti sismogenetiche anche in aree re- Riassumendo, le nostre informazioni sui te, a quella della sequenza del 2016. Il primo, lativamente lontane dall’asse della catena, terremoti, dirette o indirette, sono ottime per avvenuto il 14 gennaio del 1703, interessa la sia pure presumibilmente con potenziale in- gli ultimi 20-40 anni, discrete per gli ultimi zona a sud di Norcia, tra l’Umbria meridionale feriore. Peraltro il terremoto reatino del 1898 200-400 anni, scarse per gli ultimi 2000 e (Cascia, Civita e molte altre località, con ef- è stato seguito, tre mesi dopo, da un altro scarsissime per gli ultimi 20000. fetti fi no al 10° e 11° grado MCS) e il Reatino terremoto della stessa magnitudo nella zona La maggior parte dei geologi ritiene tut- (Cittareale e Accumoli, 11° e 10° grado MCS, della Val Nerina. tavia che i terremoti dell’Italia centrale siano rispettivamente). I primi decenni del Novecento non vedono principalmente legati a un sistema di faglie Questo terremoto, per il quale si stima eventi sismici importanti nella regione. Nel dirette quaternarie, immergenti prevalente- una magnitudo pari a 6.9, venne seguito da 1943 è la zona esterna dell’ascolano a subire mente a WSW, attive negli ultimi 2-2.5 milio- un altro forte terremoto una ventina di giorni danni fi no al nono grado MCS per un evento ni di anni (Pleistocene inferiore) o, in alcuni più tardi, il 2 febbraio, che devastò un’ampia di magnitudo 5.7. Tre anni dopo, l’evento del casi, fi n dal Pliocene superiore (fi no a 3.5 Ma). area dell’aquilano e ancora del Reatino. I da- Gran Sasso (di magnitudo 5.7) produce danni Queste faglie, che si dispongono lungo la ti macrosismici suggeriscono che i due forti dell’ottavo grado ad Accumoli e del settimo ad stessa fascia, dove si concentra la sismicità eventi del 1703 siano avvenuti su due faglie Amatrice, oltre a colpire molti altri centri del storica e strumentale che abbiamo descritto, adiacenti lungo la direzione della catena ap- reatino, del teramano e dell’aquilano. bordano le cosiddette conche intramontane: penninica. Le due aree sono ubicate subito Nel settembre 1979, un terremoto di ma- bacini sedimentari, sviluppati per lo più in a nord dei terremoti del 2009, che avrebbero gnitudo intorno a 6 colpisce ancora la zona di ambiente continentale, la cui nascita ed evo- quindi interessato una struttura differente, Norcia, con effetti maggiori principalmente a luzione è strettamente legata all’attività di più meridionale. sud e a sudovest della città nursina. Anche queste faglie. Esempi di conche intramontane Dopo altri eventi minori (p. es. nel 1719), questo terremoto avrà effetti rilevanti sulla sono i Piani di Colfi orito e Annifo, come pure un altro forte terremoto ha interessato la zo- sicurezza della città di Norcia in occasione la Piana di S. Scolastica (Norcia) e i Piani di na della Val Nerina nel 1730, con danni fi no della sequenza del 2016 (v. paragrafo 6.2). Castelluccio. al nono grado MCS e una magnitudo stimata La connessione tra faglie quaternarie e intorno a 6. Pochi anni più tardi, è la volta del 2.3 PALEOSISMOLOGIA terremoti è stata ulteriormente confermata settore più a nord: nel 1747 e nel 1751 due Anche in un territorio ricco di storia co- dal fatto che alcune delle evidenti rotture co- forti terremoti (magnitudo stimate 6.1 e 6.4, me l’Italia, le ricerche sulla sismicità storica sismiche, osservate in occasione delle scosse rispettivamente) danneggiano pesantemente permettono di avere informazioni abbastanza sismiche del 2016-17 (in particolare con la la zona intorno a Gualdo Tadino. complete solo per i terremoti avvenuti negli scossa del 30 ottobre) hanno riattivato super- Quasi nello stesso periodo anche il setto- ultimi secoli e qualche notizia, sempre più fi ci di faglia già mappate in superfi cie, lungo re più esterno, cioè quello marchigiano, viene rara man mano che si va indietro nel tempo, il versante occidentale dei Monti Sibillini, tra danneggiato da due forti terremoti, prima per gli ultimi 2500 anni circa. Le tecniche del- il M. Vettore e il Monte Bove. nel 1741 nella zona di Fabriano (magnitudo la paleosismologia consentono di estendere stimata 6.2), e poi nel 1781 a nord del pre- all’indietro nel tempo le conoscenze sui ter- 3.2 LO SCENARIO SISMOTETTONICO E GEODINAMICO cedente, intorno a Cagli (magnitudo stimata remoti di una regione, associando a terremoti La zona assiale dell’Appennino è quindi 6.5). Il Settecento si chiude con un ultimo le deformazioni osservate su terreni recenti interessata da un campo di sforzi estensio- forte terremoto nelle Marche, quello del 1799 databili. Uno scavo artifi ciale (trincea) attra- nale, come indicato dai meccanismi focali

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 dei terremoti e dai dati raccolti in corrispon- amente attivo un processo di raccorciamento e Le conoscenze sulla geologia ci dicono 233 denza delle perforazioni profonde nella re- compressione (Frepoli e Amato, 1997; Pondrelli che questa contemporanea attività di due gione (Montone et al., 2004). Questo campo et al., 2006). Espressione di questo processo so- fasce tettoniche circa parallele, caratterizza- di sforzi è perfettamente coerente con quello no anche in questo caso i terremoti, come quello te rispettivamente da estensione ad ovest e associabile alle faglie dirette affi oranti in su- che nella primavera del 2012 ha colpito l’Emilia, da compressione a est, è una caratteristica perfi cie, come già evidenziato da Lavecchia et nella zona tra Modena e Ferrara. peculiare della tettonica appenninica. In par- al. (1994), che ne rappresentano un effetto Lo scenario sismotettonico dell’Appen- ticolare, i dati sull’età dei bacini sedimen- su una scala temporale assai più lunga. Ma nino settentrionale è quindi caratterizzato tari della regione mostrano che, negli ultimi anche le deformazioni a breve termine, regi- da un dominio estensionale, corrispondente 15 milioni di anni, l’evoluzione tettonico- strate dalle reti geodetiche (GPS), conferma- alla zona assiale della catena, dove si con- sedimentaria dell’Appennino settentrionale no che la zona assiale della catena subisce centrano molti dei terremoti più distruttivi, e è caratterizzata dalla simultanea attività di un’estensione in direzione SW-NE, con una da un dominio compressivo, disposto lungo due fasce di deformazione, tra loro paralle- velocità di circa 3 mm/anno. Questa velocità una fascia più esterna. Queste due fasce sono le, rispettivamente estensionale (a ovest) e può apparire bassa, ma occorre considerare separate da una fascia dove i terremoti sono compressiva (a est), che migrano nel tempo che 3 mm all’anno corrispondono a 3 km in un relativamente meno frequenti. Tuttavia alcuni da ovest verso est. Estensione e compressio- milione di anni, un intervallo di tempo molto eventi storici, avvenuti proprio in questo do- ne sono coassiali, nel senso che la direzione piccolo alla scala geologica. minio intermedio, attendono ancora di essere di massima estensione nella fascia interna è Gli stessi dati mostrano come, in una fascia pienamente compresi e meritano certamente parallela a quella di massimo raccorciamento più esterna, dal bordo appenninico della Pianura un approfondimento degli studi, fi nalizzati a nella fascia esterna. Il campo di sforzi e di Padana alla costa dell’Adriatico, sia simultane- completare questo quadro. deformazione in atto, e la conseguente distri- buzione della sismicità, rappresentano quin- di il capitolo fi nale, o meglio attuale, di una storia geologica più lunga, che caratterizza la regione lungo tutto il Neogene e il Quaternario. Dal punto di vista geodinamico, la strut- tura dell’Appennino settentrionale è ancora oggetto di accese discussioni, anche se i dati cinematici a breve termine, come pure quelli geologici a lungo termine, indicano concor- demente la rotazione antioraria di un blocco di crosta continentale (la microplacca Adria), nell’ambito della convergenza N-S tra le plac- che Africana e Euroasiatica. Molti studiosi ri- tengono che tale rotazione sia associata alla subduzione verso ovest (e al simultaneo arre- tramento verso est) della crosta continentale della microplacca Adria, il cui arretramento verso est indurrebbe il collasso e l’estensione della soprastante catena appenninica.

3.3 IL CONTRIBUTO DELLA GEOLOGIA DEL SOTTOSUOLO Le faglie quaternarie dell’Italia centrale affi orano spesso con buona evidenza, ed è relativamente facile misurarne la giacitura e determinarne il rigetto a lungo termine, ac- cumulato nel tempo: per le faglie maggiori, questo rigetto è generalmente compreso tra alcune centinaia di metri e 2 km. Per collegare le faglie quaternarie, af- fi oranti in superfi cie, alle strutture sismoge- netiche, attivate durante i terremoti, la cui immagine è ricostruita sulla base dei dati sismologici, occorre ricostruire la geologia del sottosuolo, fi no alla profondità tipica di queste sequenze, che è di 6-10 km. Una ri- costruzione di questo tipo deve necessaria- mente affi darsi ad indagini indirette, di tipo Figura 2 – Mappa della sismicità relativa alla sequenza sismica AVN1617. Le stelle rosso chiaro indicano gli eventi sismici geofi sico. In particolare, negli ultimi 20 anni con 5.05.9. A questi eventi principali sono associati i meccanismi focali che indicano il tipo di cinematica a carattere prevalentemente estensionale che ha caratterizzato le dislocazioni molti ricercatori hanno utilizzato profi li sismi- collegate a questi terremoti. I pallini neri indicano gli ipocentri dei circa 65364 aftershocks registrati dalla Rete Sismica ci a rifl essione, acquisiti in passato dall’in- Nazionale gestita dall’INGV, tra 1 gennaio 2016 e 30 giugno 2017, con ML>1.0. Riportiamo anche in blu gli epicentri e i meccanismi focali dei principali terremoti che hanno caratterizzato le sequenze sismiche strumentali dell’area, da nord a dustria petrolifera in regioni sismicamente sud: Colfiorito 1997 (MW6.0), Norcia 1979 (MW5.9) e L’Aquila 2009 (MW6.1) attive, quali l’Appennino o la Pianura Pada-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 234 na. I profi li sismici a rifl essione costituiscono tà sismogenetiche, costi non compatibili con pochi chilometri dalla città di Amatrice. Que- il principale dell’esplorazione petrolifera, i le risorse a disposizione dei programmi di ri- sto primo evento principale è stato seguito, cui target si trovano ad alcuni chilometri di cerca geologica in Italia. L’unica eccezione è dopo poco meno di un’ora, da un’altra forte profondità, una profondità di poco inferiore a costituita dal progetto CROP, che negli anni scossa (aftershock) di MW 5.3 (alle 04:33:28; quella di nucleazione dei terremoti. ’90 del secolo scorso ha consentito l’acquisi- evento 2 in Fig. 2), avvenuta a quasi 10 km Con questo tipo di dati sono state studia- zione di oltre venti profi li crostali attraverso la di distanza verso NW, nella zona tra il Monte te, tra le altre, le strutture di Città di Castello- penisola italiana e i mari circostanti (Scrocca Vettore e Norcia. Come è possibile osservare Sansepolcro, Gubbio, Gualdo Tadino e Colfi o- et al., 2003). Tra questi, il profi lo CROP03 ha in Fig. 3, a differenza di quanto successo sia rito, caratterizzando la geometria profonda attraversato l’Appennino settentrionale, dalla per la sequenza sismica di Colfi orito del 1997, delle faglie ritenute attive e sismogenetiche, costa tirrenica (Punta Ala) a quella adriatica avvenuta a nord, che per quella dell’Aquila del la struttura interna dei bacini sedimentari ad (Gabicce). Tra i risultati più rilevanti delle 2009 a sud, il primo mainshock della sequen- esse associati, e soprattutto la struttura del ricerche, correlate con l’interpretazione di za del 2016-2017 non è stato preceduto, nelle sottosuolo, consentendo di formulare ipotesi questo profi lo, c’è stata l’individuazione, in settimane e nei mesi prima, da alcun evidente ragionevoli sulle litologie che caratterizzano corrispondenza della Valle del Tevere, di una aumento di sismicità e tanto meno da una le zone di nucleazione dei terremoti (Barchi faglia a basso angolo est-immergente (Fa- sequenza di foreshocks. & Mirabella, 2009). Questi studi hanno mo- glia Altotiberina), che guida la deformazione La Fig. 3 mostra infatti la distribuzione strato che la sismicità si sviluppa prevalen- estensionale della regione, e al cui tetto si della sismicità nello spazio e nel tempo, a temente all’interno di rocce della copertura sviluppano le faglie antitetiche ovest-immer- partire da 8 mesi prima dell’inizio della se- sedimentaria, prevalentemente carbonati ed genti, come la faglia di Gubbio. L’esistenza e quenza (1 gennaio 2016), fi no a 10 mesi dopo evaporiti, mentre gli eventi principali si nu- l’attività della Faglia Altotiberina è stata suc- il suo inizio (giugno 2017). Per meglio capire cleano principalmente nelle evaporiti triassi- cessivamente confermata da dati sismologici la costruzione di questa immagine, abbiamo che della Formazione di Burano, costituita da di grande dettaglio, acquisiti da reti locali in- riportato in Fig. 2 la traccia della sezione (A- alternanze di dolomie e anidriti. La ricerca si stallate ad hoc, sino a costituire oggi la sede A’), che va da Serravalle del Chienti a nord è quindi orientata allo studio della reologia di del test-site TABOO, un importante laborato- fi no a Pizzoli a sud (e che corrisponde all’asse questi tipi litologici, anche attraverso prove rio a cielo aperto per lo studio di faglie attive delle ordinate di Fig. 3), lungo la quale ab- di laboratorio, con lo scopo di comprendere e sismogenetiche (Chiaraluce et al., 2014). biamo proiettato gli eventi sismici avvenuti meglio la meccanica dei terremoti e il ruolo in ciascuno degli oltre 550 giorni considerati dei fl uidi durante la fagliazione. 4. EVOLUZIONE SPAZIO-TEMPORALE DEL- (ascissa di Fig. 3). In questa fi gura si può ap- Il fatto che gli studi di geologia del sot- LA SEQUENZA DI AMATRICE-VISSO-NORCIA prezzare, basandoci sulla distribuzione della tosuolo siano principalmente basati sul riuti- La sequenza sismica di Amatrice-Visso- sismicità, la dimensione del primo segmento lizzo di dati preesistenti, acquisiti in passato Norcia è iniziata nella notte del 24 agosto di faglia (che chiameremo di Amatrice) atti- dall’industria petrolifera, è legata agli alti 2016 con l’occorrenza di un forte terremoto vatosi ad agosto, pari a circa 30 km in direzio- costi richiesti per l’acquisizione ex-novo di (main shock), di MW 6.0 (alle 03:36:32 ora ne Appenninica (da Amatrice a Castelluccio, profi li sismici a rifl essione, spinti a profondi- italiana: evento 1 in Fig. 2), localizzato a da 10 a -20 km in Fig. 3). Dopo circa due mesi,

Figura 3 – Distribuzione spazio temporale della sismicità relativa alla sequenza sismica AVN1617. Le stelle colorate indicano gli eventi sismici principali descritti in Figura 1, così come i pallini neri indicano gli ipocentri dei circa 60 mila aftershocks avvenuti tra l’inizio di gennaio 2016 e la fine di giugno del 2017

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 il 26 di ottobre, sono avvenuti altri due eventi, che durante l’evento del 1980 persero la vita state osservate lungo i vari segmenti di faglia 235 anch’essi molto vicini tra loro, sia nel tempo 2914 persone. La ragione di ciò è duplice. La attivati, e in particolare lungo i versanti sud- (alle 19:10:36, evento 3 in Fig. 2 con MW 5.4, prima è legata al forte danneggiamento lega- occidentali della dorsale dei Monti Sibillini, e alle 21:18:05 UTC, evento 4 in Fig. 2 con MW to all’occorrenza dei precedenti terremoti di tra il Monte Vettore e il Monte Bove (Emergeo 5.9), che nello spazio, a circa 2 km di distanza Amatrice e Visso, che ha forzatamente allon- Working Group, 2016). Fratture di questo tipo relativa. In Fig. 3 possiamo vedere che questi tanato le persone dalla regione, in particolar sono state osservate e cartografate in detta- eventi attivano il segmento più settentrionale modo dagli edifi ci più vulnerabili. La seconda glio dai geologi subito dopo le scosse del 24 del sistema di faglie (che chiameremo di Vis- è legata invece all’opera positiva della Prote- agosto (Pucci et al., 2017). Sistemi più estesi, so), segnando una chiara migrazione verso zione Civile che, nonostante ci fossero ancora complessi e spettacolari si sono formati dopo nord della sismicità, partendo dal sottosuo- case probabilmente agibili, non consentiva le scosse del 26 e soprattutto dopo quella del lo della zona di Visso e Ussita. Alla minore il rientro della popolazione con la sequenza 30 ottobre: queste nuove fratture hanno inte- magnitudo di questi eventi, confrontata con sismica in corso. Va anche dato atto alla co- ressato un’area di oltre 30 km di lunghezza quella del precedente terremoto di Amatrice, munità scientifi ca, inclusa la Commissione e 4 km di larghezza, estendendosi anche ai corrisponde una minore dimensione del seg- Grandi Rischi, di avere segnalato ripetuta- bordi e all’interno dei Piani di Castelluccio e, mento di faglia di Visso, pari a circa 20 km mente la possibilità di attivazione di ulteriori in alcuni casi, riattivando le superfi ci di faglia (da -25 km a -45 km in Fig. 3). Sempre in segmenti di faglia oltre a quelli già attivi, quaternaria, già mappate dai geologi lungo i Fig. 3 possiamo notare come gli aftershocks memori dell’esperienza di numerose sequenze versanti, come mostrato nella foto di Fig. 4. relativi a questi eventi (quindi i terremoti av- precedenti (Colfi orito 1997, Molise 2002, Emi- venuti nelle prime ore/giorni dopo gli eventi lia 2012, ma anche Friuli 1976, Belice 1968, 5. GEOMETRIA DEL SISTEMA DI FAGLIE stessi), siano per la stragrande maggioranza per citare i casi più recenti), contribuendo in Abbiamo riportato in Fig. 5a and 5b i circa distribuiti verso NW. Questa osservazione ben questo modo a tenere alta l’attenzione. 60000 aftershocks di ML≥1.0 registrati dalla si correla con la distribuzione di spostamento Un evento come quello di Norcia è per for- Rete Sismica Nazionale dell’INGV tra il 1° cosismico lungo il piano di faglia, ricostruita tuna relativamente poco frequente, non solo gennaio 2016 e il 30 giugno 2017, in mappa da dati sismologici e geodetici (Chiaraluce et per la sua energia, ma anche per gli effetti che e lungo una serie di sezioni rispettivamente al., 2017; Cheloni et al., 2017), per l’evento ha indotto in superfi cie (quali ad esempio la longitudinale e perpendicolari alla catena ap- di MW 5.9, la quale mostra una evidente di- fagliazione superfi ciale e le frane da crollo). penninica. Questo per meglio mostrare, alme- rettività della sorgente dall’ipocentro in dire- Riportiamo in Fig. 4 un esempio di rottura co- no al prim’ordine (quindi alla scala della deci- zione NW, verso l’abitato di Camerino. Questa sismica prodotta appunto dalla propagazione na di chilometri), la geometria del sistema di peculiarità è verosimilmente il motivo per cui dello scorrimento (slip) sul piano di faglia, faglie attivatosi fi no a oggi e la sua relazione la città di Camerino ha subito il maggiore che in questo caso ha raggiunto la superfi cie, spaziale con le precedenti e attigue sequenze danneggiamento proprio in occasione della disclocando la superfi cie topografi ca, come sismiche del 1997 a Nord e del 2009 a Sud. scossa del 26 ottobre. avviene appunto in occasione dei terremoti Questo complesso sistema estensionale, Di lì a soli 4 giorni, la mattina del 30 otto- più forti. Nel caso mostrato in fi gura (Emer- compreso nei primi 10 km di profondità, è bre (alle 07:40:17, evento 5 in Fig. 2), l’evento geo Working Group, 2017) si evidenzia come composto da un piano di faglia principale a più forte di tutta la sequenza, con MW 6.5, la stessa faglia sia stata interessata da un immersione W-SW con un dip (immersione) torna a colpire la porzione centrale di que- primo movimento nel terremoto del 24 ago- che varia dai 35 ai 50° lungo tutta la lunghez- sto sistema Appenninico (che chiameremo sto, successivamente ripreso ed enfatizzato za del sistema. Il sistema presenta poi una segmento di Norcia), con epicentro proprio in durante il terremoto del 30 ottobre. Spetta- struttura antitetica posta appunto al fronte prossimità della città nursina. La posizione colari rotture co-sismiche di superfi cie sono del piano principale (vedi sezioni 3, 4, 5 e 6 di questo evento e della faglia attivata han- no sorpreso geologi e sismologi: lo scenario ritenuto più probabile dopo gli eventi del 24 agosto e del 26 ottobre era quello da molti defi nito come “effetto domino”, ossia l’atti- vazione di altri segmenti di faglia a nord o a sud dei precedenti. Questa ipotesi si basava sulla considerazione che le due faglie attivate avessero esaurito il loro potenziale sismoge- netico, come osservato in altre sequenze. La realtà era diversa, e ci ha evidenziato una vol- ta di più la complessità dei processi di faglia- zione nell’Appennino. Oggi, mano a mano che le analisi dei dati sismologici si completano e si approfondiscono, stiamo capendo come questo terremoto abbia rotto un segmento di faglia molto complesso, lungo almeno 40 km (da 10 km a -30 km in Fig. 3). L’evento del 30 ottobre è il più forte regi- strato sul territorio italiano dal 1980, data del terremoto che ha colpito l’Irpinia (con MW 6.9). Tuttavia, la scossa del 30 ottobre non ha pro- Figura 4 – Dettaglio della superficie di faglia sul “Cordone del Vettore” (lat. 42.817, long. 13.256 – elev. 2100 m s.l.m.). Le scarpate di faglia su roccia sono generalmente coperte da cunei colluviali che preservano il piano di faglia dal processo di vocato nessuna vittima (e sostanzialmente ossidazione e alterazione meteorica. Lo spostamento (slip) cosismico porta ad affiorare il piano di faglia prima coperto che nemmeno un ferito grave), mentre ricordiamo può arrivare come un piano di faglia libero dalla vegetazione con un contrasto di colore (da Emergeo Working Group, 2017)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 236

Figura 5b –Sezioni trasversali alla alla sequenza sismica (quindi con orientazione SW-NE), dove abbiamo proiettato tutti gli eventi inclusi nelle box (da 1 a 5) disegnate in map- pa di Figura 3a. A destra delle sezioni 3, 4 e 5 che appros- simativamente includono gli aftershocks del segmento di faglia di Amatrice, di Norcia e di Visso (vedi testo), abbiamo riportato uno schema sintetico dell’anatomia di faglia deri- vato dalla distribuzione di sismicità

strutturale dell’Appennino centrale, il sovra- Figura 5a – Sopra: mappa della sismicità della sequenza sismica AVN1617. Le stelle colorate indicano gli eventi sismici scorrimento dei Monti Sibillini (ST, Fig. 5a; principali descritti in Figura 1, così come i pallini neri indicano gli ipocentri dei circa 60 mila aftershocks avvenuti tra Centamore e Rossi, 2009). È interessante no- il 24 agosto 2016 e il 30 giugno 2017. Mentre i pallini blu chiaro e scuro rappresentano rispettivamente gli aftershocks più meridionali della sequenza sismica di Colfiorito del 1997 e quelli più settentrionali dell’Aquila 2009. Sotto: sezione tare come tutta la sismicità a nord di quella li- longitudinale alla sequenza sismica 1 dove abbiamo proiettato tutti gli eventi inclusi nella box 1. nea sia molto più superfi ciale, fi no ad arrivare quasi in superfi cie (vedi in sezione 1 a sinistra in Fig. 5b). Struttura su cui come abbiamo i terremoti principali nucleino attorno ai 6-8 della scritta rossa ST, che rappresenta l’inter- detto in precedenza, enuclea il terremoto di km di profondità, proprio sopra questo livel- sezione della topografi a con la linea tettonica MW5.4 un’ora dopo il terremoto di Amatrice lo di sismicità sub-orizzontale. Altro aspetto in superfi cie). Al contrario, a sud di questa, (sezione 3). Un’altra caratteristica del siste- interessante è dato dal diverso modo con cui non ci sono praticamente aftershocks relativi ma è data dalla presenza, piuttosto rara in la sequenza 2016-17 sembri interagire con al terremoto di Amatrice. Quell’allineamen- bibliografi a, di una sismicità con allineamen- i sistemi attivatisi in precedenza. Vedia- to di terremoti che ci disegna una struttura to quasi sub-orizzontale compresa tra circa 8 mo infatti che a sud (verso la sequenza del immergente a SW in sezione ortogonale 3 di e 11 km di profondità. Questo allineamento 2009), la nuova sismicità sembra proseguire Fig. 5b è dato dagli eventi che avvengono a sembra scomparire a sud, guardando la si- e ingrandire le strutture attivatesi negli anni Nord di ST che vengono però nella nostra se- smicità relativa alla struttura di Campotosto, precedenti (vedi sezione longitudinale 1 in zione ortogonale schiacciati su quella sezione attivatasi durante la sequenza dell’Aquila del Fig. 5a e sezione ortogonale 2 in 5b). Men- (vedi area compresa nella sezione 3, disegna- 2009 (vedi pallini blu in sezione 2 di Fig. 5b). tre a nord (verso la zona del 1997), la nuova ta in mappa di Fig. 5a). L’assenza di after- Mentre verso nord, questa struttura basale struttura si pone sub-parallelamente a quella shocks dopo il terremoto principale (main sembra divenire meno attiva ma ancora pre- del 1997 (sezione 6 in 5b) anche se un poco shock) sulla porzione più meridionale del sente fi n sotto la faglia di Sellano, attivatasi più profonda (sezione 1). segmento di faglia di Amatrice è un aspetto nel 1997 (vedi pallini blu in sezione 6 sempre Ultima notazione si riferisce alla presen- probabilmente di natura reologico-strutturale di Fig. 5b). È interessante notare come tutti za e al ruolo di un’importante disconitnuità che sarà oggetto di approfonditi studi futuri.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 6. CONSIDERAZIONI FINALI: LEZIONI AP- a quanto già edifi cato in epoche precedenti. questa differenza va ricercata principalmente 237 PRESE E PROBLEMI APERTI Fanno eccezione le norme post-1859 a Norcia, negli interventi post-sismici dell’Ottocento e che effettivamente hanno avuto un’effi cacia del Novecento. Se si confrontano le storie si- 6.1 UN TERREMOTO ATTESO (MA NON PREVISTO!) (purtroppo soltanto locale), come descritto smiche di tre centri storici del Lazio (Amatrice, Gli studi geologici, sismologici, geode- nel paragrafo successivo. in Abruzzo fi no agli anni Trenta del Novecento), tici, storici, effettuati negli ultimi decenni dell’Umbria (Norcia) e delle Marche (Arquata avevano permesso di caratterizzare bene il 6.2 RIDURRE LA VULNERABILITÀ del Tronto), notiamo che tutti i casi considerati territorio dell’Appennino centrale. Una buona Nell’Appennino centrale, le lezioni dai ter- sono ricchi di terremoti importanti almeno dopo parte di questi studi era confl uita nella car- remoti del passato sono state quasi sempre il XVII secolo (Fig. 6). Tuttavia, è molto probabile ta di pericolosità sismica (Gruppo di Lavoro “sciupate”, con pochi eccezioni. Tra queste, che a Norcia la maggiore incidenza dei terre- MPS, 2004), dove la zona colpita dai terremoti certamente la più istruttiva è quella di Norcia, moti anche nel XIX e XX secolo, unitamente a della sequenza 2016-2017 ricade infatti nella dove i terremoti del 2016 non hanno provocato delle migliori condizioni socio-economiche, fascia appenninica più “pericolosa”. Gli stu- vittime né crolli importanti nell’edilizia priva- abbia determinato degli interventi salvifi ci. Se di storici, sintetizzati nei cataloghi già citati ta del centro storico, contrariamente a quanto si esaminano le disposizioni normative emana- (Guidoboni et al., 2007; Rovida et al., 2016), accaduto ad Amatrice, Accumoli, Arquata e te dallo Stato Pontifi cio dopo il terremoto del avevano individuato eventi sismici precedenti, Pescara del Tronto e in molti altri centri. 1859, che provocò gravi danni e un centinaio di magnitudo confrontabile (forse anche mag- I rilievi macrosismici effettuati dopo il ter- di vittime a Norcia, non si può non pensare ai giore) di quelle massime osservate nel 2016 remoto del 24 agosto avevano assegnato sol- crolli di Amatrice. Le prescrizioni imposte nella (Mw 6.5). Gli studi paleosismologici, descritti tanto il VI grado MCS a Norcia, contro il X-XI di ricostruzione della cittadina nursina post-1859 sopra, avevano evidenziato la presenza di fa- Amatrice, una differenza enorme. La ragione di avrebbero infatti forse potuto almeno in parte glie attive con lunghi periodi di ritorno proprio nell’area di Castelluccio di Norcia e del Monte Vettore. Come abbiamo visto, anche gli studi geologici, sia quelli fatti su singole strutture, come quelle del M. Vettore e del M. Gorzano, che quelli più generali sulle faglie attive e sul contesto sismotettonico della regione, hanno associato fi n dagli anni ’90 (Lavecchia et al., 1994) i terremoti della zona assiale a un siste- ma di faglie dirette attive, puntando a defi nire la pericolosità di questa zona dell’Appennino centrale. Un tentativo di calcolare la perico- losità dipendente dal tempo, utilizzando e combinando diversi modelli di hazard ottenuti con metodi differenti, aveva evidenziato l’area in questione come una di quelle a maggiore probabilità di occorrenza di un forte terremo- to in Italia (anche in questo caso senza poter indicare una fi nestra temporale ristretta; Mar- zocchi et al., 2012). Un altro studio basato sul confronto tra dati sismici recenti, storici e dati geodetici, aveva identifi cato l’area in questio- ne come una di quelle a maggiore potenziale sismogenetico (Chiarabba et al., 2011). Riassumendo, l’area della sequenza si- smica del 2016 e 2017 era certamente una di quelle dove era ritenuto probabile un forte terremoto, anche se nessuno degli studi citati aveva potuto avanzare degli scenari a breve termine. Nonostante questa consapevolezza, non si erano evidentemente presentate le con- dizioni per la messa in sicurezza del territorio e non si era quindi data nessuna priorità negli investimenti, alla riduzione della vulnerabilità delle infrastrutture del territorio e soprattutto dei centri abitati indubbiamente più esposti. Questa realtà deriva principalmente dal fatto che le numerose leggi emanate in materia, che nel nostro Paese hanno sempre segui- to un terremoto (come nel 1859, nel 1908, 1915, 1980, 2002), hanno sempre posto l’attenzione soltanto sulle nuove costruzioni, senza includere alcuna prescrizione riguardo Figura 6 – Storie sismiche di Arquata del Tronto (AP), Norcia (PG) e Amatrice (RI) a confronto. Fonte: CPTI15 (Rovida et al., 2016)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 238 proteggere un poco Amatrice, se adottate anche veda il volume speciale curato da Anzidei e Central Italy). Miscellanea INGV, n. 38 del 2017. lì. Tra queste prescrizioni ci sono ad esempio: Pondrelli, 2016). Grazie alla quantità e qua- FREPOLI, A. AND AMATO, A. (1997). Contemporaneous muri spessi almeno 60 centimetri, edifi ci di soli lità dei dati sismologici, geologici e geodetici extension and compression in the Northern due piani, altezza inferiore a 7,50 metri, divieto Apennines from earthquake fault plane solu- raccolti nelle aree sismiche dell’Appennino, tions. Geophys. J. Int., 129, 368-388. di usare ciottoli arrotondati e malte scaden- è oggi possibile proporre rapidamente delle GALADINI, F. AND GALLI, P. (2003). Paleoseismology of ti, divieto di costruire in prossimità di dirupi. ricostruzioni realistiche di estremo dettaglio silent faults in the central Apennines (Italy): the In pratica, tutto il contrario di quanto è stato dei processi di fagliazione, dei rapporti tra Mt. Vettore and Laga Mts. Faults. Annals of Geo- osservato ad Amatrice e che è risultato essere le diverse strutture e della deformazione ad physics, 46. http://dx.doi.org/10.4401/ag-3457. la causa principale dei crolli nel 2016. Norcia essi associata, sia nel periodo intersismico GALLI, P. E PERONACE, E. (a cura di, 2016). Rapporto aveva avuto poi altri terremoti, e fu soprattutto che in quello cosismico. E dai risultati delle sugli effetti macrosismici del terremoto del 24 quello del 1979 a creare l’occasione per un altro agosto 2016 di Amatrice in scala MCS (DPC, elaborazioni svolte sui dati raccolti durante INGV-QUEST, CNR-IGAG). importante intervento di adeguamento sismi- la sequenza di Amatrice, Visso e Norcia, per GRUPPO DI LAVORO MPS (2004). Redazione della co, fortemente voluto dall’allora sindaco Alberto esempio, riteniamo utile cogliere e condivi- mappa di pericolosità sismica prevista dall’Or- Novelli (Sanvico, 2013). Al contrario, comuni vi- dere una prima lezione importante, che potrà dinanza PCM 3274 del 20 marzo 2003. Rapporto cini quali Amatrice, pur inseriti tra quelli clas- servirci per il futuro: l’analisi tempestiva di Conclusivo per il Dipartimento della Protezione sifi cati come sismici già dopo il terremoto della dati sempre più dettagliati, condotta durante Civile, INGV, Milano-Roma, aprile 2004, 65 pp. + 5 appendici. Marsica del 1915, non sono stati “costretti”, né una sequenza, può consentirci di comprende- in quell’occasione - il sisma del 1915 provocò GUIDOBONI, E., FERRARI, G., MARIOTTI, D., COMASTRI, A., re meglio l’evoluzione del fenomeno sismico in TARABUSI, G., AND VALENSISE, G. (2007). Catalogue effetti del VI-VII grado MCS ad Amatrice - né in corso e di meglio vincolare gli scenari attesi of Strong Earthquakes in Italy (461 BC-1997) terremoti successivi a ricostruire in modo più nei futuri terremoti, compresi gli aftershocks and Mediterranean Area (760 BC-1500). sicuro. E neppure furono incentivati ad adegua- e altre faglie che si potrebbero attivare. KANAMORI, H. (1983). Magnitude scale and quan- re gli edifi ci esistenti per far fronte al rischio tification of earthquakes, Tectonophysics 93, di futuri crolli, sebbene oramai questo rischio BIBLIOGRAFIA 185-199. LAVECCHIA, G., BROZZETTI, F., BARCHI, M., MENICHETTI, M., fosse stato in qualche modo certifi cato. ANZIDEI, M., AND S. PONDRELLI (a cura di, 2016). The AND KELLER, J. V. (1994). Seismotectonic zoning in Amatrice seismic sequence: preliminary data east-central Italy deduced from an analysis of and results, Annals of Geophysics, 59. 6.3 COMPLESSITÀ E IMPREVEDIBILITÀ the Neogene to present deformations and relat- BARCHI, M. R., AND MIRABELLA, F. (2009). The 1997–98 La sequenza sismica del 2016-2017 ed stress fields. Geological Society of America Umbria–Marche earthquake sequence: “Geo- presenta, come visto, una forte similitudine Bulletin, 106(9), 1107-1120. logical” vs. “seismological” faults. Tectono- MARZOCCHI, W., A. AMATO, A. AKINCI, C. CHIARABBA, A. geologica e sismologica con le sequenze del physics, 476(1), 170-179. M. LOMBARDI, D. PANTOSTI, AND BOSCHI, E. (2012). A 1997 e del 2009. Ci sono tuttavia anche al- CENTAMORE, E., AND D. ROSSI (2009). Neogene-Quater- cune differenze non trascurabili. Anzitutto, il Ten-Year Earthquake Occurrence Model for Italy. nary tectonics and sedimentation in the Central Bull. Seismol. Soc. Am., 102(3), 1195-1213. terremoto del 24 agosto 2016, l’unico ad avere Apennines, Boll. Soc. Geol. It. 128, no. 1, 73–88. MONTONE, P., MARIUCCI, M. T., PONDRELLI, S., AND AMATO, A. provocato la morte di quasi trecento perso- CHELONI, D., et al. (2017), Geodetic model of the (2004). An improved stress map for Italy and sur- ne, non è stato preceduto da alcuna evidente 2016 Central Italy earthquake sequence inferred rounding regions (central Mediterranean). Journal attività sismica (tipo foreshocks), contraria- from InSAR and GPS data, Geophys. Res. Lett., of Geophysical Research: Solid Earth, 109(B10). 44, 6778–6787, doi:10.1002/2017GL073580. mente a quanto osservato prima del terremoto PONDRELLI, S., SALIMBENI, S., EKSTRÖM, G., MORELLI, A., GAS- CHIARABBA, C., DE GORI, P., AND AMATO, A. (2011). Do PERINI, P., AND VANNUCCI, G. (2006). The Italian CMT dell’Aquila e di Colfi orito. earthquake storms repeat in the Apennines of Altre differenze importanti riguardano la dataset from 1977 to the present. Physics of the Italy? Terra Nova, 23(5), 300-306. Earth and Planetary Interiors, 159(3), 286-303. tempistica delle scosse principali. Nel caso HIARALUCE I TEFANO INTI COGNAMIGLIO C , L., D S , R., T , E., S , PUCCI, S., DE MARTINI, P. M., CIVICO, R., VILLANI, F., NAPPI, ICHELE ASAROTTI ATTANEO E di Colfi orito, la scossa più forte (Mw 6.0) si L., M , M., C , E., M. C , P. D R., RICCI, T., … PANTOSTI, D. (2017). Coseismic manifestò circa nove ore dopo quella di ma- GORI, C. CHIARABBA, G. MONACHESI, A. LOMBARDI, L. ruptures of the 24 August 2016, Mw 6.0 Ama- gnitudo Mw 5.7 che aveva determinato i primi VALOROSO, D. LATORRE, AND MARZORATI, S. (2017). trice earthquake (central Italy). Geophysical crolli e le prime vittime, la notte del 26 set- The 2016 Central Italy Seismic Sequence: A First Research Letters, 44(5), 2138–2147. https:// Look at the Mainshocks, Aftershocks, and Source tembre 1997. Nel caso dell’Aquila, invece, la doi.org/10.1002/2016GL071859 Models. Seismological Research Letters, 88(3), REID, H. F. (1910). The machanism of the earthqua- scossa principale del 6 aprile 2009 (Mw 6.1) 757–771. https://doi.org/10.1785/0220160221 non fu seguita da eventi della stessa entità. ke, in The California Earthquake of April 18, CHIARALUCE, L., AMATO, A., CARANNANTE, S., CASTELLI, 1906. Report of the state earthquake investi- Nel 2016, invece, l’evento più forte (Mw 6.5) V., CATTANEO, M., COCCO, M., ... AND MARZORATI, S. gation commission, 2, 16-28. è avvenuto oltre due mesi dopo quello di ma- (2014). The Alto Tiberina Near Fault Observa- ROVIDA, A., M. LOCATI, R. CAMASSI, B. LOLLI, AND GASPERI- gnitudo 6.0 del 24 agosto. tory (northern Apennines, Italy). Annals of Ge- NI, P. (eds.) (2016). CPTI15, the 2015 Version of Questa eterogeneità così evidente è pro- ophysics, 57(3). the Parametric Catalogue of Italian Earthqua- babilmente il rifl esso della complessità del D’AGOSTINO, N. (2014), Complete seismic release kes, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanolo- of tectonic strain and earthquake recurrence in gia. doi: http://doi.org/10.6092/INGV.IT-CPTI15 processo sismogenetico, a cui concorrono fat- the Apennines (Italy), Geophys. Res. Lett., 41, tori diversi, quali ad esempio il grado di com- SANVICO, M. (2013), Sindaco Novelli. L’orgoglio del- 1155–1162, doi:10.1002/2014GL059230. la ricostruzione, la fierezza dell’onestà. Stabili- plessità strutturale e di segmentazione dei si- DEVOTI, R., et al. (2017), A combined velocity field of mento Tipografico Pliniana. stemi di faglia, i meccanismi di trasferimento the Mediterranean region, Ann. Geophys., 60(2), SCROCCA, D., DOGLIONI, C., INNOCENTI, F., MANETTI, P., dello stress tra faglie adiacenti, la presenza di doi:10.4401/ag-7059. MAZZOTTI, A., BERTELLI, L., BURBI, L., AND D’OFFIZI, asperità lungo le faglie stesse, e l’eventuale EMERGEO WORKING GROUP (2016). Rapporto di sinte- S., (eds.), 2003. CROP Atlas: seismic reflection presenza di fl uidi nel volume focale. si sul Terremoto in centro Italia Mw 6.5 del 30 profiles of the Italian crust. Mem. Descr. Carta Nonostante questa estrema complessi- ottobre 2016. http://dx.doi.org/10.5281/ zeno- Geol. It., 62, 194 pp, 71 plates. do.166019. tà, negli ultimi anni sono stati fatti grandi WELLS, D. L., AND COPPERSMITH, K. J. (1994). New em- EMERGEO WORKING GROUP (2017). A new photographic pirical relationships among magnitude, rupture passi avanti nella comprensione dei feno- dataset of the coseismic geological effects ori- length, rupture width, rupture area, and surface meni sismici e nelle capacità di mappare le ginated by the Mw5.9 Visso and Mw6.5 Norcia displacement. Bulletin of the seismological So- sequenze sismiche in tempo quasi reale (si earthquakes (26th and 30th October 2016, ciety of America, 84(4), 974-1002.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 DOMENICO ARINGOLI 239 Effetti geomorfologici e variazioni MARGHERITA BUFALINI PIERO FARABOLLINI MARCO GIACOPETTI idrogeologiche indotti dai MARCO MATERAZZI GILBERTO PAMBIANCHI Università degli Studi di Camerino – Sezione terremoti: esempi nell’area di Geologia

GIANNI SCALELLA epicentrale della sequenza sismica Regione Marche 2016-2017 del centro Italia Geomorphological effects and hydrogeological variations induced by earthquakes: study cases from 2016-2017central Italy epicentral area Parole chiave (key words): Effetti geomorfologici (Geomorphological effects), variazioni idrogeologiche (hydrogeological variations), crisi sismica (seismic crisis), Italia centrale (central Italy)

INTRODUZIONE Il 24 agosto 2016 un terremoto di ma- gnitudo 6.0 ha colpito l’Italia centrale, con epicentro situato ai confi ni tra le regioni Lazio, Marche, Abruzzo e Umbria, nei pressi dell’a- bitato di Accumoli (Rieti, Lazio). A seguire, il 26 ottobre e successivamente il 30 ottobre 2016 e il 18 gennaio 2017 si sono verifi cati altri quattro importanti eventi sismici, rispet- tivamente pari a 5.7M, 5.9M, 6.5M e 5.7M, che hanno ampliato l’area interessata dalla sequenza sismica, che corrisponde a circa 2000km2 (Fig. 1). Subito dopo l’evento princi- pale, sono state avviate, da parte di numerosi ricercatori, verifi che sugli effetti ambientali del terremoto legati alla riattivazione tetto- nica della frattura attiva precedentemente mappata (ossia primaria), nonché sugli ef- fetti secondari legati alla scossa principale (ad es. frane, fratture al suolo, variazioni delle caratteristiche idrogeologiche delle sorgenti, sinkhole, ecc.).

CARATTERISTICHE GEOLOGICHE E SISMI- CHE DELL’AREA Il bacino del Castelluccio è una depres- sione intramontana, situata nell’Appennino centrale e riempita da sedimenti fl uvio-la- custri deposti durante il Pleistocene medio fi no all’Olocene; le unità di base sono invece rappresentate da calcari calcarei e pelagici di età Giurassico-Miocene (Fig. 2). La principale modellazione geomorfologi- ca del paesaggio è iniziata durante il Plioceni- co fi nale, quando condizioni climatiche umide o subtropicali, favorevoli ai processi di piani- fi cazione, hanno creato un paleo-paesaggio a bassa energia di rilievo. La fase tectonica successiva, attiva dal Pleistocene inferiore-medio fi no ad ora, è ca- ratterizzata da faglie dip-slip ed oblique e da Figura 1 – Area interessata dalla sequenza sismica 2016-2017 del centro Italia (modificata da Open EMERGEO Working forte entità del sollevamento. Questi processi Group, 2017, in stampa)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 240 le di alcune faglie sismogenetiche profonde (Tondi & Cello, 2003). Il versante del Monte Vettore è caratteriz- zato dalla presenza di due faglie normali: la faglia più bassa è presente alla base della scarpata del Vettore e limita il bacino del Ca- stelluccio. La faglia più in alto invece, corre molto vicino alla cima del Mt. Redentore, ed è contrassegnata da una scarpata di faglia chiaramente visibile per una lunghezza di ol- tre 7 km, comunemente chiamata “Cordone del Vettore” (Pierantoni et al., 2013). Infatti il versante occidentale del Monte Vettore è l’e- spressione morfologica di tale elemento tetto- nico di immersione SW NNW-SSE (lunghezza totale 30 km) con terminazione settentrionale a Mt. Bove. Lo spostamento stratigrafi co tota- le lungo il piano di faglia è dell’ordine di mille metri (Fig. 2).

Figura 2 – Carta geologica schematica e profilo geologico (da Pierantoni et al., 2013)

hanno interrotto e disarticolato il precedente paesaggio, formando una serie di depressioni tettoniche, quali Colfi orito, Castelluccio, Nor- cia, Cascia, Leonessa, ecc., che caratterizza- no tutta l’area appenninica (Coltorti & Fara- bollini, 2002 cum bib.; Aringoli et al., 2016). Il sollevamento quaternario prodottosi, insieme all’assetto stratigrafi co, ha generato una in- tensa attività morfodinamica che ha portato alla rimodellazione signifi cativa del paesag- gio precedente, attivando anche grandi frane e deformazioni gravitative profonde di ver- sante o DSGSD (Aringoli et al., 1996; Aringoli et al., 2010a e b), alcune delle quali hanno mostrato indizi di riattivazione durante l’at- tuale sequenza sismica. Per quanto riguarda la sismicità, sono stati documentati due prin- cipali terremoti distruttivi storici e strumen- tali, il 14 gennaio 1703 (X MCS, Mw = 6.6) e il 19 settembre 1979 (Ms = 5.9, profondità focale di 6-8 km) anche se molti altri si sono verifi cati nel tempo (Rovida et al., 2016). I da- ti di errore e i meccanismi focali del terremoto mostrano un’estensione NE-SW preesistente, ma sono stati anche determinati meccanismi strike-slip e inversi (Cello et al., 1997). Questi terremoti storici, compreso quello recente, so- no stati associati all’attività di un sistema di faglie attive coerenti ed interagenti che corre in direzione NNW-SSE da Colfi orito all’Aquila (Fig. 3). Questo sistema di faglie è stato inter- pretato anche come l’espressione superfi cia- Figura 3 – Il Sistema di faglie dell’Appennino Centrale e r elativa interpretazione sismogenetica (da Cello & Tondi, 2003)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 EFFETTI GEOMORFOLOGICI COSISMICI con lunghezze superiori a 100 m, larghezza Gli elementi morfologici sopra menzio- 241 Subito dopo gli eventi del 24 agosto e, fi no a 4 metri e profondità superiore a 1 m, nati permettono di ipotizzare la presenza di successivamente, dopo quelli di ottobre e parzialmente riempite di detriti e vegetate. una deformazione gravitazionale profonda di gennaio, il Gruppo Geomorpholab dell’U- All’interno di tali depressioni sono stati iden- (DSGSD) che interessa la parte più alta del niversità di Camerino, con colleghi geologi tifi cate fessure e fratture di circa 20 cm di versante (Punta di Prato Pulito – Monte Vetto- della Regione Marche e di altri Enti di Ri- profondità e 5 cm di larghezza e free-face in retto) con una profondità di centinaia di metri cerca (DPCN, INGV e ISPRA), si è mosso sul roccia, interpretate come conseguenza della e parzialmente coperta da materiale detritico territorio al fi ne di fotografare, cartografare, compattazione del materiale di riempimento (Fig. 5a e b). La genesi di questo fenomeno, classifi care, catalogare ed informatizzare, le durante lo scuotimento sismico (Fig. 4). che può essere defi nita come una deep rock innumerevoli evidenze di superfi cie legate al- Anche il versante sud-occidentale è forte- creep, può essere associata all’alta energia lo scuotimento sismico nell’area del cratere. mente deformato e presenta una morfologia di rilievo generata dal sollevamento tettonico Gli effetti diretti collegati alla deformazio- con profi lo convesso con piccole e arrotondate quaternario e all’interazione tra il sistema di ne del suolo in corrispondenza della faglia la contropendenze, riempiti di detriti e suolo; no- faglia del Monte Vettore e del sovrascorrimen- cui rottura ha generato l’evento sismico sono nostante la litologia sia la stessa, la giacitura to dei Monti Sibillini (Aringoli et al., 2016). I limitati ad un’area poco estesa e prossima alla degli strati cambia lungo il pendio rispetto fattori di attivazione possono essere correla- rottura. Gli effetti secondari risultanti dal pas- alla cima del rilievo. Inoltre, sono stati osser- ti a eventi sismici (come in questo caso) o saggio temporaneo delle onde sismiche, sono vati piani di taglio compressivi e piccole frane agli effetti conseguenti eventi meteorologici stati riconosciuti anche molto lontano dagli superfi ciali riattivate dal terremoto. estremi. epicentri, causando una diffusa presenza di effetti permanenti sulla superfi cie terrestre che, in rapporto alla lunghezza della faglia ed alla magnitudo liberata dall’evento (ESI Sca- le, 2007), sono state valutate dell’ordine delle migliaia di km2. Sono state raccolte più di 4000 evidenze che hanno permesso di costruire una banca- dati sugli effetti del terremoto distinti in ef- fetti diretti ed effetti secondari (Farabollini et al., 2017): fratture al suolo, attivazione e riattivazione di grandi frane e DGPV, collassi di doline; vulcanelli di fango e fenomeni di liquefazione, sbarramenti per frana, cedi- menti differenziali, modifi cazioni del regime idrico delle sorgenti e della portata dei fi umi, fessure e/o fratture e/o deformazioni su infra- strutture viarie ed a rete, ecc. Le osservazioni sugli effetti geomorfologi- ci provocati dal sisma evidenziano una stretta correlazione e casistica con quelli che si sono prodotti in occasione di precedenti eventi si- smici che hanno interessato precedentemente l’appennino centrale, quali ad es. la sequen- za sismica Umbria-Marche, 1997 o quella di L’Aquila, 2009, anche se quest’ultimi hanno mostrato evidenze molto minori e diffuse in un territorio notevolmente più limitato. Di seguito vengono proposte alcune si- tuazioni che, a parere degli scriventi, meglio rappresentano modifi cazioni del paesaggio legate al terremoto: fenomeni di deformazione gravitativa profonda che, riattivatesi a seguito della sequenza sismica, richiedono monitorag- gi e studi di estremo dettaglio al fi ne di capirne l’evoluzione spazio-temporale permettendone quindi anche la possibilità di interventi di mi- tigazione o specifi che azioni di “convivenza”.

1- MONTE VETTORE In cima al Monte Vettore, a circa 2230 metri di altitudine, lungo l’allineamento di Punta di Prato Pulito-Monte Vettore, possono essere osservate numerose trincee e sdoppia- menti di cresta orientate circa E-W (Fig. 4), Figura 4 – Fratture e fessure osservate lungo la cresta di Monte Vettore

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 242

Figura 5 – Schema geomorfologico (a) e profilo interpretativo (b) dell’area del monte Vettoretto – Punta di Prato Pulito (da Aringoli et al., 2016 modificato e ridisegnato)

2- PASSO CATTIVO Nell’area di Passo Cattivo, alla sommità della valle del Tenna, sono stati riconosciuti elementi tipici delle deformazioni gravitative profonde di versante che hanno avuto anche risentimenti superfi ciali, sempre legati alla gravità. In particolare in cresta al versante Cima Vallinfante – Monte Porche sono ricono- scibili una serie di trincee dalla forma arcuata, parallele tra loro e via via di minore dimensione ed estensione procedendo verso il fondovalle del fi ume Tenna, la più importante delle quali taglia la sommità del crinale stesso (Fig. 6), presenti sia nelle immagini da satellite del 4 agosto 2013 e del 18 maggio 2016 e che sem- brano non aver subito riattivazioni a seguito dell’evento sismico del 24 agosto 2016 (Fig. 7) Figura 6 – Immagine dall’alto dell’area di Passo Cattivo (Monte Bicco-Monte Porche): in primo piano la frattura della ma che invece presentano una larghezza di larghezza di circa 2 m e della profondità anche di 1,5m (nel dettaglio in basso a destra) che taglia, con una geometria circa 2 metri ed una profondità valutabile in arcuata, la cresta del rilievo; in alto (colore bianco) la frana di crollo che ha interessato il versante di Vallinfante creando enormi coni detritici e frammentando la scarpata con creste aggettanti e dell’altezza di oltre 10m (particolare in alto a circa 1,5m, dopo gli eventi sismici dell’ottobre destra). La frana è stata stimata in circa 150.000 m3 di roccia. Da notare le fratture di tensione a monte della scarpata 2016 (particolari della Fig. 6). principale e che evidenziano situazioni di forte instabilità del versante

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 Sempre dal confronto delle immagini di 243 Fig. 6 e Fig. 7 è anche possibile notare come i fenomeni franosi, legati a crolli e valanghe di roccia, presenti alla base del versante e che si producono lungo la valle di Vallinfante (in alto nelle foto), si siano riattivati dopo gli eventi di ottobre producendo estese conoidi detritiche alla base e un evidente arretramen- to della scarpata principale, con fratture di tensione allineate secondo la forma arcuata della scarpata di frana stessa, con distacchi, pinnacoli rocciosi e blocchi aggettanti (par- ticolare della Fig. 6); tali materiali, inoltre, potrebbero rimobilizzarsi anche a seguito dell’azione crioclastica data sia la forte frat- turazione che pervade l’ammasso roccioso sia per la natura calcarea dell’ammasso stesso e delle sue caratteristiche giaciturali, legger- mente a franapoggio. Altri effetti cosismici di minore entità, ma comunque importanti per la loro diffusione in tutta l’area del cratere e rappresentativi di una magnitudo a luoghi superiore a quanto fi nora ipotizzato (Esi Scale, 2007), sono rap- presentati essenzialmente da: 1. crolli di roccia e/o debris avalanches, lungo versanti a luoghi anche non mol- to ripidi, interessando aree antropizzate e non (Valnerina, Monte Vettore, Sasso Spaccato - Fig. 8) e che in alcuni casi hanno anche prodotto lo sbarramento di fiumi con la creazione di bacini lacustri poco profondi e temporanei (Valnerina – Fig. 9a; Gola dell’Infernaccio – Fig. 9b); 2. valanghe e/o slavine sul versante sud-est del Figura 7 – Immagine da Google Earth dell’area di Passo Cattivo: in alto immagine del 18 maggio 2016; in basso quella Monte Sibilla – Monte Porche e Monte Bove del 25 agosto 2016 connesse con le precipitazioni di tipo nevoso

Figura 8 – Frana di crollo in località Sasso Spaccato di Bolognola. Il fenomeno ha riguardato circa 30.000m3 di materiale

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 244

Figura 9 – Sbarramenti di corsi d’acqua per effetto di frane di crollo: a (foto a sinistra) Valnerina; b (foto a destra) Gola dell’Infernaccio

del 21-22 gennaio 2017 al quale hanno fatto doline presenti nella piana, con uno sprofon- e d) che hanno interessato diffusamente seguito scosse sismiche importanti; damento di circa 4 metri e per una larghezza tutta l’area epicentrale: per le prime, sicu- 3. attivazione e/o riattivazione di frane su- di circa 5 metri o come invece fenomeni di ramente le più estese, da segnalare quelle perficiali molte delle quali hanno coinvol- liquefazione riconosciuti in località Caldaro- che percorrono le creste dell’allineamento to infrastrutture viarie e a rete dell’area la nei pressi della zona industriale; Monte Porche-Cima Vallelunga-Monte Ar- del “cratere”; 5. variazioni di portata di alcune sorgenti, la gentella-Monte Sibilla, per una lunghezza 4. cedimenti e/o collassi, come nel caso della cui trattazione sarà oggetto del paragrafo stimata di oltre 3km; per le seconde invece, “voragine senza fondo” che si è formata sul successivo; la valutazione degli effetti deformativi per- Pian Grande di Castelluccio rivelatasi poi 6. deformazioni e/o fratturazione al suolo mettono di stimare in quasi 1200 i km di come la riattivazione di una delle numerose (Fig. 11a e b) o sul manto stradale (Fig. 11c infrastrutture viarie coinvolte da tali effetti;

Figura 10 – Riattivazione di frane (in senso orario dall’alto a sinistra: Casali di ussita; Spina di Gualdo; Castelluccio, Gualdo di Castelsantangelo sul Nera)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 245

b

c

ac Figura 11 – a) Fratture in cresta a Cima Vallelunga; b) Monte Argentella; c) galleria Capodacqua: la frattura corrisponde alla dislocazione prodotta dalla faglia del Monte Vettore; d) viadotto Capodacqua

7. assestamenti e/o compattazione dei se- forti variazioni laterali e verticali di facies, che depressioni circolari e morfologie circoidi, in dimenti quaternari che talvolta sono stati passano dai depositi detritici stratifi cati di aree a bassa o nulla energia di rilievo, che la causa dell’elevato grado di danneggia- versante, a depositi caotici di estesi corpi di a luoghi ha anche condizionato l’antropiz- mento di infrastrutture e di centri abitati frana fi no a depositi travertinosi in facies “di zazione del territorio, sia nelle infrastrutture (Pescara del Tronto, Piedilama, Pretare, cascata” interdigitati a depositi in facies “di che nelle attività agricole, è stata messa in Amatrice, ecc). cascata e vasca”, è stato possibile motivare il relazione con la presenza di doline e/o sink- Per questa ultima casistica, in particolare, totale crollo dell’abitato di Pescara del Tronto holes, sia su depositi quaternari (Pian Gran- è da menzionare la situazione della frazione di (Fig. 12), rispetto al forte danneggiamento de di Castelluccio) che su substrato calcareo Pescara del Tronto: l’analisi geomorfologica, che invece ha subito l’abitato di Capodacqua, (Monte Bove-Monte Porche-Monte Sibilla). sia in campagna che in foto aerea, e l’analisi posto a pochi km dal primo. L’ampia area di Tali morfologie, legate a processi carsici di dettaglio sia del substrato pre-quaternario distribuzione degli effetti cosismici e la loro che hanno interessato il substrato calcareo che dei sedimenti quaternari di riempimento diffusa variabilità e frequenza, ha permesso, dell’area coinvolta dal sisma, molto spesso della valle del Tronto e delle loro caratteristiche infatti, di comprendere come le cause della forte risultano mascherate dai depositi di riempi- geometriche e stratigrafi che, hanno permesso eterogeneità degli effetti sull’ambiente fi sico e mento quaternario, e riconoscibili solamente di evidenziare un quadro molto più complesso della forte diversità, a parità di contesto strut- ad una attenta analisi geomorfologica da foto rispetto a quello che ci si aspettava sulla base turale dell’edifi cato, del danneggiamento, è da aerea e di campagna. Con ogni probabilità, la della semplice osservazione della risposta si- imputare ad un contesto geomorfologico molto differente presenza ed eterogeneità di com- smica locale dei terreni. Per effetto delle forti articolato, dato anche da morfologie sepolte che portamento, sia della fratturazione al suolo eterogeneità del substrato quaternario, dato a volte sfuggono alla sola analisi di campagna. e del danneggiamento, può trovare ampia da spessori notevoli di sedimenti quaterna- Per quanto riguarda infi ne la presenza spiegazione, appunto nella presenza di tali ri, diversamente organizzati e cementati, con di fratture dall’andamento anche arcuato, manifestazioni.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 246

Figura 12 – Panoramica dell’abitato di Pescara del Tronto. Pescara del Tronto è l’abitato che è stato completamento distrutto dall’evento sismico del 24 agosto e successivamente da quello del 30 ottobre (da Farabollini et al., 2017; modificato)

EVIDENZE DI MODIFICAZIONI IDROGEOLO- Per quanto riguarda le acque sotterranee, dell’area dei Piani di Castelluccio e del Monte GICHE nel corso dell’attuale sequenza sismica, già a Vettore, o come la sorgente San Chiodo di Ca- In concomitanza di eventi sismici molto seguito del sisma dello 24 agosto 2016, so- stelsantangelo sul Nera hanno infatti mostra- intensi, come quelli accaduti di recente, è ab- no stati notati evidenti incrementi di portata to, nelle ore successive al sisma, aumenti di bastanza comune notare anomalie nel regime di quasi tutte le maggiori sorgenti nell’area portata anche di molte decine di litri/secondo idrologico dei corsi d’acqua e/o nei livelli delle epicentrale. Sorgenti come Pescara d’Arquata oltre che temporanee alterazioni del chimismo falde acquifere che alimentano le principali (Fig. 13), Capodacqua, Foce di Montemonaco, e sporadici aumenti di torbidità dell’acqua sorgenti spesso captate a scopo idropotabile. (per citarne alcune) alimentate dagli acquiferi (Giacopetti et al., in stampa). Tali fenomeni,

Figura 13 – Aumento di portata nella sorgente di Pescara d’Arquata dopo il sisma del 24 agosto 2016 (modificato da Giacopetti et al., in stampa)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 247

Figura 14 – Sorgente di Forca Canapine; incremento temporaneo di portata a seguito del sisma del 24 agosto poi seguito da una progressiva diminuzione, fino alla definitiva scomparsa dopo gli eventi di fine ottobre (modificato da Giacopetti et al., in stampa) come detto, sono noti nella letteratura scien- ture ma, ancor più comunemente, è l’aumento L’esempio sicuramente più impressionante tifi ca e sono stati osservati anche durante la di permeabilità d’insieme dell’acquifero come è quello della sorgente del Torbidone, nel comu- sequenza sismica del 1997 a Colfi orito (Carro conseguenza di fenomeni di “ripulitura” delle ne di Norcia che, scomparsa dopo il terremoto et al., 2005) o a seguito del terremoto dell’A- fratture a seguito degli incrementi di pressio- del 1979, ha ricominciato a funzionare dopo il quila del 2009. Principalmente interessano gli ne indotti dal sisma. 30 ottobre 2016 con una portata che è andata acquiferi profondi con effetti che spesso tendo- Differenti sono state le conseguenze del via via aumentando fi no a raggiungere, all’ini- no a perdurare per molti mesi (Amoruso et al., sisma sulle sorgenti minori o più superficiali: zio di febbraio, circa 1600 l/s (Fig. 15). 2011) per poi ritornare lentamente alla norma- non sono rare infatti testimonianze di sorgenti Questi effetti sulle sorgenti rappresen- lità oppure, in alcuni casi, a rimanere perenni. “scomparse” (come quella di Forca Canapine tano elementi di forte criticità per quanto Le cause di tali variazioni, sebbene i mec- nell’ascolano, scomparsa dopo le scosse del riguarda la gestione delle risorse idriche. Ol- canismi non siano ancora del tutto chiariti e 26 e 30 ottobre 2016 (Fig. 14) e che contribu- tre alle sorgenti scomparse, che renderanno varino da sito a sito, sono riconducibili es- iva con una portata di oltre 50 l/s all’approv- necessario il reperimento di nuove fonti di senzialmente a modifi cazioni dei circuiti del- vigionamento idrico dei comuni del Piceno) o, approvvigionamento o ad un aumento nei le acque sotterranee; abbastanza comune ad al contrario, di emergenze che, da anni non volumi captati in quelle esistenti (con tut- esempio è l’apertura di nuovi sistemi di frat- più attive, hanno ricominciato a funzionare. te le problematiche ambientali e normative

Figura 15 – Sorgente del Torbidone (Norcia), febbraio 2017: il continuo incremento di portata ha reso necessario ricreare ed ampliare il vecchio alveo “tombato” dopo il terremoto del 1979

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 248

Figura 16 – Il fiume Nera, già a rischio esondazione, a fine gennaio 2017

connesse), ad aumenti di portata (a meno in quanto predispongono i corsi d’acqua a (Umbro-Marchean Apennine, Central Italy). Il di complesse modifi cazioni dei circuiti sot- possibili fenomeni di esondazione in conco- Quaternario, 8 (1): 149-166. terranei) corrisponderanno necessariamente mitanza di eventi meteorologici intensi o di EMERGEO WORKING GROUP (2016), Coseismic effects of the 2016 Amatrice seismic sequence: First diminuzioni nei tempi di residenza e di im- repentini scioglimenti del manto nevoso du- geological results. Ann. Geophys., 59(5). magazzinamento della risorsa idrica: tutto ciò rante la stagione invernale e primaverile. FARABOLLINI P., ANGELINI S., ARINGOLI D., FAZZINI M., LU- comporterà una seria rifl essione sui piani di GERI F., MATERAZZI M., PAMBIANCHI G. & SCALELLA G. sfruttamento futuri. BIBLIOGRAFIA (2017), La sequenza sismica dell’Italia centrale Gli stessi meccanismi sono alla base dei AMORUSO, A., CRESCENTINI, L., PETITTA, M., RUSI, S. AND del 24 agosto 2016 e successive: contributi alla fenomeni osservati recentemente lungo il fi u- TALLINI, M. (2011), Impact of the April 6, 2009 conoscenza e la banca dati degli effetti di su- me Nera in prossimità dell’abitato di Castel- L’Aquila earthquake on groundwater flow in the perficie. Rendiconti Online, vol. spec. GIT 2017, santangelo (Fig. 16) dove il fi ume ha mostra- Gran Sasso carbonate aquifer, central Italy. Gavorrano Terme, in stampa. to cospicui e repentini incrementi di portata Hydrological Processes, 25, 1754-1764. doi: GIACOPETTI M., FABBROCINO S., IANNI C., MATERAZZI M., 10.1002/hyp.7933. PAMBIANCHI G. (in stampa), Co-seismic and (circa 7000 l/s alla fi ne di novembre 2016, più ARINGOLI D., FARABOLLINI P., GIACOPETTI M., MATERAZZI M., post-seismic changes in groundwater dischar- del doppio del normale regime) sicuramente PAGGI S., PAMBIANCHI G., PIERANTONI P.P., P ISTOLESI E., ge: first results from the epicentral region of non attribuibili alle precipitazioni e neanche PITTS A. & TONDI E. (2016), The August 24th 2016 the Central Italy earthquake 2016. Rendiconti al periodo stagionale, essendo solitamente in Accumoli earthquake: surface faulting and Online, in stampa. regime di magra in autunno. Contestualmen- Deep-Seated Gravitational Slope Deformation OPEN EMERGEO WORKING GROUP (2017), Surface rup- te gli abitanti del luogo hanno anche riferito di (DSGSD) in the Monte Vettore area. Ann. Geophys., tures following the 30 October 2016 Mw 6.5 Nor- allagamenti in prossimità del corso d’acqua e 59(5), http://dx.doi.org/10.4401/ag-7199. cia earthquake, central Italy. Journ Map., in press. di venute di acqua dal sottosuolo. ARINGOLI D., GENTILI B. & PAMBIANCHI G. (2010a), PIERANTONI, P., G. DEIANA, AND S. GALDENZI (2013), Stra- Deep-seated gravitational slope deformations tigraphic and structural features of the Sibillini Anche questo fenomeno sarebbe legato in active tectonics areas of the Umbria-Marche Mountains (Umbria-Marche Apennines, Italy). all’incremento di livello della falda acquifera Apennine (central Italy). Geogr. Fis. Dinam. Ital. J. Geosci., 132(3), 497-520. che, presente poco al di sotto del piano cam- Quat., 33 (2), pp. 127-140. ROVIDA A., LOCATI M., CAMASSI R., LOLLI B. & GASPERI pagna e direttamente collegata al corso d’ac- ARINGOLI D., GENTILI B., MATERAZZI M. & PAMBIANCHI G. (2016), CPTI15, the 2015 version of the Para- qua, tende a salire per effetto dell’aumento di (2010b), Mass movements in Adriatic Central metric Catalogue of Italian Earthquakes. Isti- pressione sopra descritto. Effetti simili, come Italy: Activation and evolutive control factors. tuto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. doi: per le sorgenti, sono stati osservati nelle no- In: Werner, E D. and Friedman H.P., Eds., Land- http://doi.org/10.6092/INGV.IT-CPTI15 stre aree anche durante la sequenza sismica slides: Causes, Types and Effects, pp. 1-72. TONDI E. & CELLO G. (2003), Spatiotemporal Evo- CARRO, M., DE AMICIS, M., LUZI, L. (2005), Hydrogeo- del 1997, nei tratti montani del fi ume Topino lution of the Central Apennines Fault System logical changes related to the Umbria–Marche (Italy). Journal of Geodynamics, 36, 113-128. o nel torrente Vigi (tributario del fi ume Nera). earthquake of 26 September 1997 (Central Ita- TONDI E., CELLO G. & MAZZOLI S. (1997), Strutture si- Sebbene non rilevati in tutti i tratti mon- ly). Natural Hazards 34: 315-339. smogenetiche in Appennino centrale: potenziale tani dei corsi d’acqua dell’area epicentrale, COLTORTI M. & FARABOLLINI P. (2002), Quaternary sismico, analisi frattale e processi di crescita. Il questi effetti sono potenzialmente pericolosi evolution of the Castelluccio di Norcia Basin Quaternario, 10 (2), 409-414.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 DOMENICO PATANÈ, GRUPPO DI LAVORO OSU-CT 249 Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, La rete accelerometrica urbana Osservatorio Etneo, Sezione di Catania nel centro storico della città di E-mail: [email protected] Catania (OSU-CT) The urban accelerometric network in the historical center of Catania (OSU-CT) Parole chiave (key words): Rete accelerometrica urbana (Urban accelerometric network); Allerta sismica precoce (Earthquake Early Warning); Monitoraggio Strutturale (Structural Health Monitoring); MEMS; Catania

RIASSUNTO Urbano in Italia (OSU-CT), si fonda su stazioni in Sicilia orientale, forniranno importanti in- Negli ultimi 1000 anni Catania è stata di monitoraggio sismico a basso costo che uti- formazioni per la microzonazione sismica. distrutta due volte dai terremoti del 1169 lizzano principalmente sensori accelerometri- e 1693 e gravemente danneggiata da altri ci MEMS (Micro Electro-Mechanical Systems) 1. INTRODUZIONE eventi sismici come ad esempio, tra altri, a elevata sensibilità. Per le installazioni sono L’area metropolitana di Catania, con una quelli del 1542 o del 1818. Catania, con il stati scelti 23 edifi ci pubblici storici nel centro popolazione di oltre 1.100.000 abitanti (oltre suo centro storico, rientra tra le città del “Val storico della Citta di Catania, selezionandoli 310.000 nella sola città di Catania), è consi- di Noto”, inserite dal 2002 nella Lista del Pa- tra quelli a più elevata sensibilità, quali ospe- derata una delle aree con il maggior rischio trimonio Mondiale dell’UNESCO, in virtù del dali, scuole e tutte le strutture dedicate alla sismico d’Italia. Infatti, la città è stata più suo patrimonio storico-monumentale tardo sicurezza pubblica. volte colpita da forti terremoti. Gli eventi del Barocco costruito dopo il terremoto del 1693. In due edifi ci strategici (Municipio e Pre- 1169 e del 1693 hanno raggiunto una Imax Quest’ultimo rappresenta uno degli eventi fettura) è stato previsto un nodo di monito- fi no a X MCS, causando una distruzione pres- catastrofi ci di maggiori dimensioni che ab- raggio per ciascun piano e l’accoppiamento soché completa (e.g. Rovida et al., 2016). Altri biano colpito la Sicilia orientale. Quindi la dei sensori accelerometrici con velocimetri a eventi come quelli del 1542, 1716, 1818, 1848 combinazione della probabilità di forti terre- larga banda (5 s). e 1990 sebbene con effetti minori, hanno, co- moti e dell’elevata vulnerabilità del patrimo- Attualmente sono già state rese operative munque, provocato gravi danni. nio edilizio, rende Catania una delle città a 12 installazioni, che sono in fase di test e i A seguito del terremoto del 1693, uno dei più alto rischio sismico d’Italia. dati vengono acquisiti presso l’INGV-CT. più devastanti che la Sicilia abbia conosciuto Nell’ambito di un Protocollo d’Intesa tra In questo lavoro verranno descritte le nel corso dei secoli, la Val di Noto e la stessa l’Istituto Nazionale di Geofi sica e Vulcano- specifi che di progettazione delle stazioni di città di Catania furono oggetto di una rico- logia (INGV), il Dipartimento di Ingegneria monitoraggio e dell’intera rete in tempo reale. struzione senza precedenti. Civile e Architettura (DICAR) dell’Università OSU-CT è un progetto all’avanguardia che, in Nel 1693 Catania presentava le caratteri- di Catania e il Comune di Catania, fi nalizzato caso di forte terremoto, potrà fornire mappe di stiche tipiche di una città medievale, confi gu- alla mitigazione del rischio sismico, è stato scuotimento al centro di gestione delle emer- rata sul preesistente insediamento romano, realizzato nel centro storico della città il primo genze, permettendo di valutare le condizioni ed era circondata dalle mura ricostruite nel nucleo di rete sismica urbana, in tempo reale, di salute degli edifi ci monitorati struttural- 1552, con un perimetro di circa 4,7 km con 8 anche allo scopo di sperimentare lo Structural mente. Inoltre, i dati registrati rappresente- bastioni e 8 porte (Fig. 1 a sinistra). Dopo il Health Monitoring (SHM) e l’Earthquake Early ranno una grande fonte di informazioni per terremoto del 1693 la città fu completamen- Warning (EEW). gli studi geologici e la caratterizzazione degli te ricostruita sullo stesso sito (Fig. 1 destra). Il progetto di rete accelerometrica, per la edifi ci, in quanto le registrazioni dei terremoti Le cronache del tempo e i documenti uffi ciali realizzazione del primo Osservatorio Sismico di bassa energia, particolarmente frequenti del governo spagnolo parlano di migliaia di

Figura 1 – Assetto urbano della città di Catania prima (a sinistra) e dopo (a destra) il terremoto del 1693

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 250 (Micro Electro-Mechanical Systems), a eleva- ta sensibilità, in 23 edifi ci pubblici (Fig. 2) nel centro storico di Catania, inclusa la sede della Sezione di Catania, Osservatorio Etneo dell’INGV. Due siti strategici, Municipio e Pre- fettura, sono stati scelti per il monitoraggio strutturale (SHM). La sede dell’INGV-CT è il centro dove vengono convogliati i dati dei di- versi nodi accelerometrici. A Catania, analogamente a quanto si è già realizzato o si sta iniziando a realizzare in altre aree urbane a elevato rischio sismico (Beijing, Tokyo, Istanbul, Mexico City, ecc.), il sistema di monitoraggio sismico dell’OSU-CT è stato progettato in modo da prevedere il monitoraggio strutturale degli edifi ci (Struc- tural Health Monitoring, SHM) e l’implemen- tazione dell’Earthquake Early Warning (EEW). In Italia, l’unico esempio di infrastruttura progettata come laboratorio sismologico per sviluppare metodologie innovative per l’Early Warning sismico regionale è l’infrastruttura di monitoraggio Irpina ISNet (Fig. 3a; Iannac- Figura 2 – a) Mappa di Pericolosità Sismica della Sicilia orientale, i colori indicano l’accelerazione di picco del suolo cone e Zollo, 2010; http://isnet.fi sica.unina. per una probabilità maggiore o uguale al 10% in 50 anni; b) Mappa del centro storico di Catania con l’ubicazione delle stazioni sismo-accelerometriche, 12 delle quali installate e in fase di test. I cerchi azzurri indicano i due siti strategici del it/) attualmente gestita dal Dipartimento di Municipio e della Prefettura scelti per il monitoraggio strutturale (SHM). La sede dell’INGV-CT è indicata con il cerchio nero Fisica dell’Università Federico II di Napoli. La

vittime (secondo alcune fonti oltre 60.000 morti, oltre 16.000 nella sola città di Cata- nia) e della distruzione di oltre 45 centri abi- tati in Sicilia orientale, alcuni dei quali quasi completamente rasi al suolo, altri fortemente danneggiati. La mappa di pericolosità sismica dell’I- talia, indica la città di Catania tra le aree in cui sono previste le maggiori accelerazioni di picco del suolo dell’intero paese (Ordinanza PCM n. 3519 del 28.04. 2006; Fig. 2). Oggi, l’impatto di un forte terremoto sulle aree urbanizzate può essere ridotto operando una corretta prevenzione e per mezzo di un effi ciente centro di gestione delle emergenze, con azioni tempestive e mirate nell’immediato post-terremoto. Quando un terremoto distrut- tivo colpisce un’area urbana, le operazioni di soccorso in emergenza sono estremamente importanti per salvare vite umane. Le persone eventualmente intrappolate in edifi ci crollati potrebbero avere una grande possibilità di so- pravvivere se salvati in breve tempo. Pertanto la prontezza e l’effi cacia delle operazioni di soccorso sono essenziali per ridurre al minimo il numero di vittime. Per affrontare temi così cruciali e agire nell’ottica della mitigazione del rischio si- smico, nell’ambito di un protocollo di intesa tra INGV, il DICAR dell’Università di Catania e il Comune di Catania, è stata progettata una rete sismica urbana prototipale, deno- minata Osservatorio Sismico Urbano Città di Catania (OSU-CT). In questa sua prima fase di realizzazione, è stata prevista l’installazio- Figura 3 – a) Mappa della rete Irpina ISNet; b) Localizzazione di un evento di M=2.8 (Prof. = 13 km) registrato in Provincia ne di 27 nodi di sensori accelerometri MEMS di Potenza, acquisito con la stazione sismica MOMA prodotta da RISS nella quale è installato il software SAVE

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 società RISS, spin-off dell’Università di Na- C) in base alle loro prestazioni. La classe A ha hanno colpito l’Italia centrale (Spina et al., 251 poli, con cui è attiva una collaborazione per le massime prestazioni con range dinamico 2011, Potenza et al., 2015, Boscato et al., l’implementazione dell’EEW nella rete dell’O- superiore a 111 dB e risoluzione utile di circa 2016, Gattulli et al., 2016). SU-CT, ha sviluppato il software SAVE (evo- 20-26 bit. Per quanto riguarda la classe B, la Lo SHM dovrebbe invece considerarsi luzione di PRESTO, Satriano et al., 2011) per risoluzione è di circa 16-19 bit, mentre per la fondamentale, almeno per gli edifi ci pubblici l’EEW on-site e l’SHM (Fig. 3b). Tale software classe C è di circa 12-15 bit. Gli accelerometri con funzione strategica, poiché gli sforzi che attualmente in test su alcune stazioni di ISNet di classe A e classe B sono quelli general- agiscono sulle strutture riducono nel tempo sarà utilizzato nelle stazioni dell’OSU—CT, mente impiegati in campo sismologico e per le caratteristiche di resistenza dei manufatti, integrando così l’EEW on-site con l’SHM. l’EEW. inducendo potenziali rischi a lungo termine. L’OSU-CT si basa su una rete sismica in La comunità internazionale di sismo- Infatti, i fattori di degrado che agiscono sulle tempo reale con una griglia ad alta densità di logia si sta concentrando sulle tecnologie strutture possono essere dovuti a fattori sia stazioni installate all’interno della città. Per MEMS che potrebbero rivoluzionare, in bre- naturali che antropici: eventi sismici, agenti gli scopi di SHM si prevede di svilupparlo in- ve tempo, il modo di monitorare i terremoti. atmosferici (vento, cicli termici), vibrazioni tegrando i dati accelerometrici e i dati veloci- Diverse istituzioni di ricerca nei campi della dovute al traffi co, carichi applicati, riduzio- metrici, con dati acquisiti da altre tipologie di geofi sica e della sismologia stanno iniziando ne delle proprietà di resistenza (corrosione, sensori per il monitoraggio delle deformazioni a progettare e implementare reti sismiche alterazione, etc.). e ambientali. Oggi, lo SHM è sempre più con- urbane o regionali utilizzando questi sen- Tali effetti possono essere valutati me- siderato come strumento fondamentale per sori. Negli Stati Uniti e in Giappone, sono diante vari tipi di sensori (More-Gomez et integrare e supportare strategie di conserva- state sviluppate reti costituite interamente al., 2017). Ad esempio, nel caso di un evento zione delle infrastrutture, oltre per preserva- da sensori MEMS, come la rete prototipale sismico, se le curve di fragilità dell’edifi cio re la loro funzione strategica (e.g., sicurezza, gestita dall’Idaho National Engineering and sono disponibili, queste possono essere uti- gestione, organizzazione degli interventi) e il Environmental Laboratory (Holland, 2003), la lizzate per calcolare le probabilità di danno patrimonio architettonico. rete di Quake-Catcher gestita dall’Università usando il picco di velocità del moto del suolo Attualmente, reti sismiche urbane in tem- di Stanford (Cochran et al., 2009, Chung et (PGV) predetto e osservato. In linea di princi- po reale per lo SHM e l’EEW sono praticamente al., 2011, Kohler et al., 2013), la rete sismica pio, queste curve di fragilità possono anche assenti in Italia e lo stesso SHM è ancora poco comunitaria gestita dall’Istituto di tecnologia essere aggiornate, tenendo conto delle condi- applicato, principalmente a causa dei costi e della California (Clayton et al., 2011, Kohler zioni di danno della struttura nel post-evento, delle diffi coltà logistiche a mantenere cam- et al., 2013) e la rete del “sismometro do- per il preallarme durante un potenziale evento pagne a lungo termine con le strumentazioni mestico” gestita dall’agenzia meteorologica successivo (ad esempio, una scossa di asse- tradizionali. giapponese (Horiuchi et al., 2009). stamento). La tecnologia MEMS può aiutare a supe- Tutte le reti sopra dette sono state svi- rare questi limiti, permettendo l’installazione luppate come reti sperimentali, coinvolgendo 3. LA STAZIONE SISMICA DELL’OSU-CT su larga scala di dispositivi a basso costo e principalmente le comunità, attraverso una La progettazione di una stazione di mo- di piccole dimensioni e/o applicazioni ad alta rete di volontari, che ospitano le stazioni nelle nitoraggio deve essere mirata all’obiettivo densità se confrontate con le tradizionali reti proprie abitazioni. che si intende raggiungere e di conseguenza sismiche regionali o nazionali (e.g. D’Ales- L’effi cacia e l’affi dabilità di queste reti i componenti hardware, i sensori e il software sandro, 2014, D’Alessandro, 2016, Lombillo sono state valutate (Chung et al., 2015, Yil- devono essere progettati e scelti in maniera et al., 2016, Cigada et al., 2016, De Stefa- dirim et al., 2015) insieme alla capacità di adeguata. In particolare, la scelta di utilizzare no et al., 2016). Nei successivi paragrafi è registrare forti terremoti regionali (Chung et un accelerometro MEMS come sensore della presentato sia l’hardware che il software al., 2015, Lawrence et al., 2015, Kim et al., rete dell’OSU-CT, deriva dalle esperienze con- della stazione di monitoraggio a basso costo, 2017) o anche moderati (M ~ 3) terremoti lo- dotte in questi ultimi anni su questa tipologia basata su tecnologia MEMS, che costituisce il cali (Holland, 2003). Altre reti che sfruttano di sensori a basso costo. nodo accelerometrico della rete OSU-CT. sensori MEMS sono state principalmente ide- Diversi studi indicano, comunque, l’ido- ate per i Sistema di Allerta Sismica (EEWS) e neità di tale dispositivo per la realizzazione 2. SENSORI MEMS, MONITORAGGIO SISMI- molte di queste sono già state recentemente di sistemi di monitoraggio sismico (Zou et CO E STRUTTURALE (SHM) implementate o sono in fase di realizzazione al., 2014, Saunders et al., 2016, D’Alessan- Grandi progressi nel monitoraggio si- in diversi paesi (Kim et al., 2017, Pozzi et al., dro et al., 2017) quando questi sensori sono smico sono stati raggiunti negli ultimi venti 2011, Zheng et al., 2011, D’Alessandro et al., caratterizzati da una risposta piatta del ru- anni, anche grazie al progresso tecnologico 2014, Peng et al., 2017). more all’accelerazione, risoluzione dell’ordine delle strumentazioni e della sensoristica. In Il monitoraggio strutturale della “salute” di 10-2 - 10-3 m / s-2 e larghezza di banda particolare, dagli anni ‘90 la tecnologia di- degli edifi ci (SHM) e/o delle infrastrutture adeguata all’applicazione (i.e. movimento del gitale è stata notevolmente sviluppata e ha (viadotti, ponti, etc.), ancora oggi ha poche suolo forte o debole). contribuito alla crescita della sismologia e applicazioni e viene spesso effettuato con Il sensore utilizzato, in questa prima fa- delle sue applicazioni. Molte delle limitazioni sensori di costo elevato e per brevi periodi. se, è un accelerometro MEMS prodotto da TE dei dispositivi tradizionali (i. e. strumenti di Anche in questo caso la tecnologia MEMS Connectivity (Modello 4630A), le cui specifiche grandi dimensioni e di costo elevato) sono permetterà di superare tali limiti, grazie alla tecniche sono riportate nella Tab. 1. state superate e oggi i progressi raggiunti disponibilità di sistemi low-cost, consenten- Si tratta di un accelerometro triassiale nella tecnologia degli accelerometri MEMS do un monitoraggio in continuo e ad alta den- analogico, a bassissimo rumore, che offre una e nella trasmissione dati Wireless, hanno sità spaziale per applicazioni a lungo termine risposta sia statica che dinamica. Questo tut- aperto le porte a nuove applicazioni nel vasto (Lombillo et al., 2016, Cigada et al., 2016, De tavia presenta un costo ancora elevato per gli campo della sismologia. Stefano et al., 2016). In Italia, i miglioramenti obiettivi che ci si è posti. Quindi, per rientrare ANSS (2008) ha classifi cato gli accelero- più rilevanti in questo campo, purtroppo, sono in un costo inferiore ai 1000 € per la stazione metri in tre tipi (Classe A, Classe B e Classe stati ottenuti a seguito dei forti terremoti che completa di sensore, sono in fase di test altri

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 252 accelerometri MEMS, sia digitali che analo- di lavoro è mostrato in Fig. 5. Inizialmente gici. L’Analog Device ADXL354/355, il quale il software controlla i vari componenti har- presenta un density noise di 20 μg/√Hz, si dware e, in particolare, verifi ca se il sensore ritiene sia adatto ai nostri scopi (Tab. 1). è correttamente inserito. Tale controllo è ri-

Tabella 1 MEAS 4630A ADXL354/355 Range (g) ±2 ±2 /±4 Sensitivity (mV/g) 1000 400 Frequency Response (Hz) 0 – 150 0 -1500 Noise density (μg/√Hz) 20 Residual Noise (μg/√Hz RMS) 2 Full Scale Output Voltage (Vdc) ±2 Operating Temperature (°C) -55 to +125 −40°C to +125°C Weight (grams) 65 0.26 (chip) Dimension (mm) 7.9 x 21.34 x 23.4 6 x 6 x 2.1 (chip)

In una fase successiva di sviluppo del- petuto periodicamente e nel caso di errore, la rete si pensa di integrare altri sensori per il software invia automaticamente un’e-mail caratterizzare meglio il movimento del suolo. informativa al team tecnico circa il suo mal- Ad esempio, accoppiando l’accelerometro funzionamento. con un’unità di movimento inerziale (IMU) In una fase successiva (Fig. 5), il sof- per le misurazioni della velocità angolare e tware ottiene le informazioni provenienti dal un velocimetro a larga banda, sarà possibile sensore. La frequenza di campionamento è di ricostruire la forma completa di tutte le com- 200 Hz. Il software legge l’output (dati) del ponenti del moto del suolo ed esplorare una sensore convertito digitalmente e raggruppa banda di frequenza più ampia. i dati in un fi le. Il GPS fornisce il tempo di Il “cuore” della stazione di monitoraggio campionamento esatto, che viene associato dell’OSU-CT, progettata e sviluppata in col- al primo dato di ciascun fi le, mentre il tempo laborazione con Meridionale Impianti S.p.A., per i dati successivi viene calcolato sulla base è rappresentato da un computer a scheda della frequenza di campionamento. singola (Session Border Controller, SBC; Ra- Questo processo viene eseguito ciclica- spberry Pi3), dotato di un processore quad- mente e in modo sistematico (Fig. 5). Quindi core a 64 bit ARM di 1.2 GHz, che esegue il i fi le delle forma d’onda, uno per ciascuna software di gestione. L’SBC presenta ampie componente, sono scritti in formato mini- possibilità di connessione (2.4GHz and 5GHz SEED. Questa è una versione breve del forma- IEEE 802.11.b/g/n/ac wireless; LAN, Blueto- to SEED (Standard per lo scambio di dati sui oth 4.2, BLE; Gigabit Ethernet su USB 2.0, terremoti), destinata principalmente all’ar- massimo throughput 300Mbps). chiviazione e allo scambio dati sismologici Il convertitore analogico-digitale (ADC) (Ahern et al., 2007). Sia la connessione all’ac- utilizzato per la stazione è un ADC della Te- celerometro per leggere i dati in arrivo sia la xas Instruments a 24 bit Questo campiona scrittura dei fi le di dati mSEED, richiedono il segnale analogico e fornisce una uscita librerie API Python appropriate. La trasmis- digitale che può essere gestita ed elaborata sione dei dati sfrutta il ring-server concepito dall’SBC. La stazione è dotata anche di un dall’IRIS (Incorporated Research Institutions power bank da 5200 mAh (UPS), per stabiliz- for the Sismology) per la trasmissione dei dati Figura 5 – Flow chart del software della stazione sismica zare l’alimentazione e fornire energia in caso mSEED, ampiamente utilizzato dalla comuni- di black-out temporaneo. Lo schema di lavoro tà scientifi ca. I dati provenienti da ogni stazione di mo- della stazione è mostrato in Fig. 4. Per le applicazioni di EEW i dati possono nitoraggio (o gruppo di stazioni ubicate nello Il software viene eseguito automatica- anche essere trasferiti direttamente riducen- stesso edifi cio) vengono raccolti e convogliati mente all’avvio dell’SBC e il suo schema do sensibilmente i tempi di latenza. all’INGV-CT, centro di acquisizione dati dedi- cato all’elaborazione e all’archiviazione. E’ possibile accedere a tutte le stazioni di mo- nitoraggio in remoto per la risoluzione di even- tuali problemi e aggiornamenti del software.

4. LA RETE DELL’OSU-CT Per la realizzazione della rete dell’OSU- CT sono stati scelti 23 edifi ci pubblici storici nel centro storico della Citta di Catania, se- lezionando quelli più sensibili, quali ospedali, Figura 4 – Schema di lavoro della stazione di monitoraggio (sinistra) e vista interna della stazione assemblata (destra) scuole e tutte le strutture dedicate alla sicu-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 rezza pubblica (Fig. 2). Attualmente sono già Catania. La stazione, comunque, permette 5. COS’È L’ALLERTA SISMICO PRECOCE 253 state realizzate 12 installazioni, che sono in diverse soluzioni di trasmissione. (EARTHQUAKE EARLY WARNING, EEW) fase di test e i dati vengono acquisiti presso La topologia di rete di connessione scelta Un sistema di EEW è in grado di fornire l’INGV-CT, presso il quale è stata installata tra le diverse stazioni e il centro di acquisi- un allarme precoce a seguito di un terremoto, una stazione con sensore MEMS e velocime- zione dati, è una rete a stella in cui ogni host sulla base del rilevamento automatico del trico. Per due edifi ci strategici (Municipio e è connesso a un hub centrale con una con- segnale sismico e della sua elaborazione. In Prefettura), inoltre, si è scelto di accoppiare i nessione point-to-point. Tale confi gurazione generale, per un sistema di EEW regionale, sensori accelerometrici MEMS (Micro Electro- è stata scelta perché rispetta le principali le stazioni sismiche dedicate, raccolgono gli Mechanical Systems) con sensori velocimetri- esigenze del nostro sistema, ovvero fl essi- arrivi dell’onda P e inviano le informazioni ci a larga banda (5 s), installando tre stazioni, bilità e affi dabilità. Dall’hub possono uscire analizzate a un centro di elaborazione che in una per piano, in ciascun edifi cio. connessioni lineari, permettendo di collegare caso di necessità può allertare l’utente fi nale. Infatti, per lo SHM, considerando lo sche- o rimuovere ulteriori dispositivi senza distur- In questo modo l’utente riceverà le informa- ma di un edifi cio multipiano generico, la lette- bare la rete. Inoltre, due o più nodi possono zioni sul terremoto in arrivo, prima di essere ratura suggerisce di installare sensori ad ogni essere uniti in una sottorete e, analogamente, raggiunto dalle fasi S che rappresentano le livello e in corrispondenza di cambiamenti di due o più reti possono essere unite in una rete onde sismiche distruttive. Tuttavia, per i ter- rigidità (e.g. Boscato et al., 2016). I sensori unica, collegando semplicemente i loro hub. remoti nel near-fi eld, le informazioni dell’ar- posti alla base dell’edifi cio forniscono una L’hub gestisce e controlla tutte le funzioni rivo imminente delle onde distruttive e dello registrazione del moto del suolo che subisce della rete ed è rappresentato dal centro di scuotimento atteso, potrebbe non arrivare in modifi che nelle registrazioni ai diversi piani acquisizione dati sismici, situato nella sede tempo utile. Questo perché l’EEW impiega al- dell’edifi cio. dell’INGV Osservatorio Etneo. L’aspetto debole cuni secondi (2-3 s) per elaborare e trasmet- Per gli edifi ci in muratura, lo schema di in questo tipo di reti è l’hub centrale che può tere l’informazione, rendendolo quindi inutile un fabbricato a più piani (Celebi, 2000) può rappresentare il punto di caduta dell’intera per eventi locali. Al contrario, l’EEW on-site è essere utilizzato per le analisi strutturali te- rete. Quindi è l’unica parte del sistema che, specifi camente concepito per i terremoti loca- nendo conto delle irregolarità in altezza che se fallisce, blocca l’intero sistema e per tale li. Le stazioni sismiche di ogni sito rilevano gli spesso si verifi cano negli edifi ci storici, consi- motivo l’OSU-CT si avvale del già esisten- arrivi dell’onda P utilizzando una procedura derando il tipo e la qualità della connessione te e affi dabile Centro di elaborazione dati automatica di riconoscimento dei terremoti tra le pareti. dell’INGV-CT. (si veda Zollo et al., 2014) e stimano l’entità

Figura 6 – Finestra principale di Swarm, (software di visualizzazione) con un esempio di registrazione sismica relativa a un nodo della rete equipaggiato con velocimetro (sopra) e sensore accelerometrico MEMS (sotto)

Tutti i sensori sono stati posizionati sul In Fig. 6 sono riportati due esempi di dello scuotimento imminente in poche frazio- piano orizzontale e le componenti orizzontali helicorder per un periodo di circa 11 ore del ni di secondo. Quindi, in tal caso l’avviso può orientate lungo le direzioni N-S ed E-O. 23-24 maggio 2018, relativi a un nodo della essere emesso prima dell’arrivo dell’onda S, Ogni stazione è connessa a Internet, rete equipaggiato sia con sensore accelero- sfruttando la differenza tra le velocità delle avendo la disponibilità di utilizzare la rete metrico MEMS sia con velocimetro a larga- onde P e S, parametri sia misurati che derivati comunale e dell’ex Provincia Regionale di banda (5 s). dall’uso di opportune leggi di scala calibrate

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 254 per l’area interessata. (si veda per esempio, bilità ed accuratezza degli algoritmi dedicati 6. PARAMETRI PER L’EEW E DEFINIZIONE Satriano et al., 2011 per una descrizione com- al riconoscimento dei segnali ed alla misura DELLE LEGGI DI SCALA PER LA SICILIA pleta). Poiché ogni piccola frazione di secondo in tempo reale dei parametri di sorgente dei ORIENTALE è importante, la latenza del sistema (acqui- terremoti. Non è pensabile, infatti, bloccare L’effi cacia di un sistema di allerta sismi- sizione, trasmissione, elaborazione,) deve attività industriali e commerciali importanti ca è basata sostanzialmente sulla capacità di essere ridotta al minimo. Il sistema di EEW si per tutti i tipi di terremoto, poiché le ricadute valutare la potenziale pericolosità di un dato basa su protocolli ampiamente utilizzati dalla sociali ed economiche sarebbero eccessive. evento sismico prima che le fasi distruttive comunità internazionale dei sismologi. Quindi occorre disporre di algoritmi che con- dello stesso raggiungano i siti di interesse L’EEW non è una previsione dell’accadi- sentano di stabilire, in modo specifi co per la strategico. mento di un evento sismico ma un sistema struttura da proteggere, se è opportuno lan- Per far fronte a tale esigenza, gli algorit- in grado di informare automaticamente e in ciare l’allarme sulla base del suo comporta- mi utilizzati per scopi di EEW sono in grado tempo utile informazioni sull’arrivo dell’on- mento atteso durante il terremoto che sta per di caratterizzare un terremoto in tempo re- da sismica più forte, lanciando un allarme. arrivare. ale sfruttando un approccio evolutivo (e.g., Quindi nel caso di un terremoto di magnitu- Questo costituisce il vero e proprio pro- PRESTo, Probabilistic and Evolutionary early do elevata si possono avviare in tempo reale blema di ricerca sui sistemi di EEW applicati warning SysTem (Satriano et al., 2011; vedi procedure automatiche di allarme e messa all’ingegneria sismica. A tali obiettivi si sta Fig. 7), ossia attraverso un’evoluzione nel in sicurezza di impianti ed allertare le auto- lavorando anche in collaborazione con il Di- tempo della stima dei parametri necessari a rità competenti (Protezione Civile, Vigili del partimento di Ingegneria dell’Università di valutare il moto del suolo. Le stime di ma- Fuoco, etc.) per avviare i soccorsi nella zona Catania e con il Dipartimento di Fisica dell’U- gnitudo vengono continuamente aggiornate investita. niversità Federico II di Napoli. Per la Sicilia, tenendo conto degli arrivi via via registrati e

Figura 7 - Schermata di PRESTo con la stima finale dei parametri di un terremoto etneo avvenuto il 19 dicembre 2009 con la relativa stima evolutiva della magnitudo

L’affi dabilità (bassa probabilità di falsi nell’ambito del Progetto PO-FESR 2007-2013 dei nuovi pacchetti di dati provenienti dalle allarmi) e l’effi cienza (rapidità nelle stime “Attività di sviluppo sperimentale fi nalizzata stazioni che compongono la rete. e nel processo decisionale) di un sistema di alla riduzione del rischio sismico nella Sicilia Ai fi ni di una sua corretta utilizzazione, Early-Warning sismico dipendono dall’archi- orientale”, sono stati già calibrati i parametri come precedentemente evidenziato, un si- tettura e dalla componentistica della rete, e defi nite le leggi utili a poter implementare stema di EEW deve essere opportunamente dal sistema di comunicazione, dal livello di l’EEW regionale in Sicilia orientale (Tusa et confi gurato tenendo conto dei molteplici automatismo ed autonomia dei singoli com- al., 2017), come descritto in maggior detta- aspetti che vanno dall’elaborazione dei dati ponenti della rete, e non ultimo, dalla affi da- glio nei successivi paragrafi . ai risultati che ci si aspetta debba fornire,

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 soprattutto in termini di moto del suolo at- innovativa verso la quale sta crescendo l’inte- del periodo fondamentale di oscillazione del- 255 teso ad un sito target e del relativo errore. resse della comunità ingegneristica e scien- la struttura, per rilevarne un’eventuale va- Per questo, oltre ad adeguati parametri di tifi ca, e non solo, poiché dà la possibilità di riazione in risposta ad un cambiamento nelle controllo degli algoritmi di analisi dei dati, mettere in campo azioni in real-time di ridu- caratteristiche strutturali della costruzione degli input e degli output, sono fondamentali zione del rischio. In generale, i sistemi di SHM monitorata. leggi empiriche per il calcolo della magnitudo possono sfruttare misure in-situ di parametri Nell’ambito delle attività sperimentali e leggi di attenuazione per la stima dei valori statici, quali deformazioni e/o spostamenti di sviluppo e verifi ca di un sistema di EEW, di picco opportunamente calibrate per l’area lenti di una struttura attraverso l’uso combi- previste nel Progetto PO-FESR 2007-2013 monitorata. nato di diversi strumenti (e.g., estensimetri, “Attività di sviluppo sperimentale fi nalizzata A tale scopo, Tusa et al. (2017) hanno termometri, trasduttori di spostamento). Le alla riduzione del rischio sismico nella Sicilia analizzato i dati velocimetrici relativi a più tecniche di monitoraggio dinamico (SHM), orientale”, Tusa et al. (2017) hanno defi nito di 230 eventi sismici, con magnitudo com- invece, sono fi nalizzate a rilevare la risposta i parametri utili e le leggi di scala empiriche prese tra 2.8 e 4.8, registrati dalle stazioni dinamica della struttura sfruttando accelero- necessari a implementare in Sicilia orientale che compongono la Rete Sismica Permanente metri e/o velocimetri. In aree urbane, ricche un sistema di EEW regionale e on-site. Per della Sicilia Orientale (RSPSO) (Fig. 8), tra l’a- di palazzi di interesse storico, ma anche in gli studi di vulnerabilità e di SHM sono stati prile 2006 e il marzo 2014. Gli autori hanno aree archeologiche più o meno vaste, è sicu- selezionati 3 edifi ci ritenuti rappresentativi: stimato leggi di scala empiriche tra i parame- ramente indubbia l’importanza di scegliere la sede dell’Istituto Nazionale di Geofi sica e

Figura 8 – (a) Distribuzione geografica della stazioni della “Rete Sismica Permanente della Sicilia Orientale” (RSPSO). (b) Mappa epicentrale degli eventi usati da Tusa et al. (2017) tri fondamentali usati a scopi di EEW, ossia sensori e sistemi innovativi, poco invasivi, e Vulcanologia di Catania, ubicata presso un picco di spostamento (Pd, misurato in seno a che danno nel contempo la possibilità di ac- palazzo degli anni 30-40, ritenuta ovviamen- fi nestre temporali di pochi secondi, dai 2 ai quisire in continuo i dati (siano essi statici o te di interesse strategico, e due strutture 4 secondi, a partire dall’arrivo delle onde P dinamici) durante l’intera vita della struttura considerate rilevanti quali la scuola Nazario e S) e magnitudo, periodo fondamentale (tc) considerata. Sauro di Catania a la scuola Madre Teresa e magnitudo, picco di velocità del moto del In tale contesto, al monitoraggio strut- di Calcutta di Tremestieri Etneo (in provincia suolo (PGV) e Pd. Quindi, partendo dalle mi- turale possono essere affi ancati i sistemi di di Catania). Quest’ultima sebbene di recente sure strumentali di Pd e tc rilevate in real-time Early Warning sismico che sfruttano l’approc- costruzione è stata realizzata in prossimità di dal sistema di EEW, possono essere stimate in cio “on-site”, che essendo basati sull’uso di una faglia attiva e capace. Per questi edifi ci, near-real time la magnitudo dell’evento ed il sismometri installati nella struttura da moni- oltre agli studi di vulnerabilità è stato opera- livello di scuotimento atteso al sito destina- torare, permettono di predire in tempo reale il to un monitoraggio in continuo per il periodo tario dell’eventuale allerta (Fig. 7). moto del suolo ed il potenziale danno prodotti del progetto e per caratterizzare le proprietà da un sisma attraverso la misura in real-time dinamiche di tali strutture. Sono stati stimati 7. SHM E EEW: PRIME APPLICAZIONI di Pd e tc, e di rilevare il superamento di valori i periodi fondamentali utilizzando la tecnica L’integrazione dei sistemi di monitorag- di soglia (e.g., Zollo et al., 2010), legati al HVSR (Horizontal to Vertical Spectral Ratio) gio strutturale (SHM) con i sistemi di allerta potenziale di danno di un sisma. Inoltre, lo (vedi esempio di Fig. 9; Zuccarello et al., sismica (EEW) rappresenta un’applicazione stesso sistema esegue una stima continua 2018).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 256 I dati utilizzati, sia di terremoti che di In caso di forte terremoto, i danni nell’a- tuati gli opportuni interventi di prevenzione, i rumore sismico ambientale, sono stati re- rea coperta dalla rete dell’OSU-CT saranno segnali registrati, anche dei terremoti di più gistrati da stazioni temporanee weak- e valutati attraverso mappe di scuotimento del bassa magnitudo, potrebbero rappresentare strong-motion, installate rispettivamente in suolo, utili ad allertare le autorità competenti una grande fonte di informazioni per studi di condizioni di “free-fi eld” e sui piani più alti (Protezione Civile, Vigili del Fuoco, etc.). Gra- microzonazione sismica e lo SHM. Tutti i ter- di ogni costruzione. I dati di free-fi eld sono zie alla disponibilità di tali mappe dettaglia- remoti registrati dalla rete saranno utilizzati stati usati per caratterizzare il contributo te, le operazioni di soccorso potrebbero quindi per valutare gli effetti di sito, permettendo lo della risposta sismica locale dovuta alla essere eseguite secondo una logica di priori- sviluppo di nuove tecniche e nuovi approcci geologia di superfi cie, applicando la tecnica tà, sulla base dell’area che è stata soggetta per la loro valutazione. dei rapporti spettrali H/V (dove H e V indicano al massimo scuotimento misurato. Il progetto della rete dell’OSU-CT (in tem- la componente orizzontale e verticale del ru- Le mappe di scuotimento sono mappe po reale e a scala urbana) rappresenta quindi more, rispettivamente), nota come tecnica di in tempo quasi reale della distribuzione del un potente strumento per diversi aspetti nello Nakamura (Nakamura, 1989). movimento del suolo e rappresentano inter- scenario post-terremoto, che permetterà, do-

Figura 9 – Analisi spettrale eseguita sui dati del terremoto di Floresta registrati dalla stazione accelerometrica installata al tetto della sede dell’Osservatorio Etneo. (a) Rapporto spettrale H/V, (b) direzionalità, (c) rapporti spettrali H/V relativi alle componenti Nord-Sud (curva rossa) ed Est-Ovest (curva blu). (da Zuccarello et al., 2018)

Il verifi carsi di tre eventi sismici durante polazioni su basi sismologiche, ottenute at- po la fase sperimentale di piena verifi ca della il periodo di operatività delle stazioni acce- traverso una combinazione di dati osservati e sua effi cacia ed effi cienza, ulteriori sviluppi, lerometriche installate presso l’Osservatorio di conoscenze utili a produrre mappe di picco come ad esempio di poter sperimentare un Etneo, ha permesso di eseguire un primo con- del moto del suolo (peak ground motion, PGM). sistema di EEW on-site. Tuttavia, rendere ope- fronto dei valori predetti dalle leggi calibrate Infatti, lo scuotimento può essere rappresen- rativo un sistema di EEW in Italia costituisce per i parametri di EW (Tusa et al., 2017) e te- tato da mappe di picco in accelerazione (peak attualmente un problema non indifferente, in stare preliminarmente i valori di soglia fi ssati ground acceleration, PGA), in velocità (peak quanto aprirebbe una questione di responsa- per tc e Pd, direttamente associati ai livelli di ground velocity, PGV), in accelerazione spet- bilità legale in caso di falso o mancato allar- allerta (da 0 a 3) per l’implementazione del trale (spectral acceleration, SA) e da mappe me, responsabilità che nel nostro paese non sistema di EEW on site. di Intensità di Arias (Arias Intensity, AI), di è ancora disciplinata dalla legge. Intensità spettrale di Houser (Houser Spectral 8. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Intensity, HSI) e da qualsiasi altro parametro GRUPPO DI LAVORO OSU-CT: La rete sperimentale dell’OSU-CT, in tem- sismologico utile alla valutazione del poten- INGV-CT: Salvatore Mangiagli, Orazio Torrisi, po reale, è un progetto pionieristico, il primo ziale di danno. Sergio di Prima, Giuseppina Tusa, Domenico in Italia ad essere realizzato con un elevato Oltre ai vantaggi sopra menzionati, in ca- Patanè numero di nodi accelerometrici in un area so di forte terremoto la rete consente di stu- INGV-ONT: Antonino D’Alessandro, Giovanni urbana. diare la risposta di sito legata alle condizioni Vitale, Salvatore Scudero, Luca Greco, Maria Questo potrà garantire tre risultati prin- geologiche locali e di valutare lo stato di “sa- Catania cipali: lute” strutturale degli edifi ci. Infatti, l’analisi DICAR-UNICT: Salvatore Grasso 1) un monitoraggio sismico in tempo reale; dei dati registrati consente di caratterizzare il 2) la valutazione rapida dei danni (da map- segnale d’ingresso (ad esempio il terremoto) e COLLABORAZIONI pe di scuotimento) nell’area urbana mo- i segnali di uscita (cioè lo scuotimento dell’e- Meridionale Impianti S.P.A.: Ada Di Stefano, nitorata; difi cio) permettendo, in una fase successiva, Antonio Colino, Antonio Astuti 3) il monitoraggio strutturale (SHM) di co- di descrivere la relazione tra il livello di scuo- RISS S.r.l.: Aniello Stellato struzioni storiche e delle infrastrutture timento nel sito e la variazione del parametri chiave che svolgono un ruolo fondamen- modali strutturali equivalenti, tenendo conto RINGRAZIAMENTI tale durante la fase di crisi, per quegli degli effetti dell’interazione suolo-struttura. La realizzazione della rete accelerometri- edifici in cui il numero di nodi di monito- Ovviamente, nella speranza che un forte ter- ca dell’Osservatorio Sismico Urbano - Città di raggio è adeguato allo scopo. remoto non accada prima che si siano effet- Catania (OSU-CT) è stata resa possibile gra-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 zie ai residui dei fondi del Progetto PO-FESR DE STEFANO A., MATTA E., CLEMENTE P. (2016), Struc- zionale di Geofisica e Vulcanologia, CPTI15, doi: 257 Sicilia 2007-2013 “Attività di sviluppo speri- tural health monitoring of historical heritage in http://doi.org/10.6092/INGV.IT-CPTI15. mentale fi nalizzata alla riduzione del rischio Italy: some relevant experiences. Journal of Civil SAUNDERS J.K., GOLDBERG D.E., HAASE J.S., BOCK Y., sismico nella Sicilia orientale” (responsabile Structural Health Monitoring, 6, 83-106. OFFIELD D.G., MELGAR D.,RESTREPO J.I., FLEISCHMAN FAULKNER M., CHENG M., STRAND L., CHANDY R., OBEN- R., NEMA A., GENG J., WALLS C. MANN D., MATTIO- scientifi co del progetto: D. Patané), messi a SHAIN D., LIU A., AIVAZIS M. (2011), Community LI G.S. 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Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018

5. DALLA GESTIONE DELLE EMERGENZE ALLA RICOSTRUZIONE UN MONDO DI GEOSINTETICI

SOLUZIONI GEOTECNICHE RAPIDE ED EFFICACI PER LA MESSA IN SICUREZZA E LA RICOSTRUZIONE DEI TERRITORI COLPITI DAL SISMA

VIGANÒ PAVITEX S.p.A. [email protected] (Italia) Azienda con sistema di gestione per la qualità Divisione Geosintetici [email protected] (Export) GIVXMǻGEXS.4  Via Carlinga, 35 www.pavitex.com 24035 Curno (BG) - Italy Tel. +39 035 201911 Fax +39 035 201936 ELENA CANDIGLIOTA 261 Ricercatrice, ENEA Centro Ricerche Bologna Earth Observation Systems: E-mail: [email protected] dall’emergenza alla proposta FRANCESCO IMMORDINO Ricercatore, ENEA Centro Ricerche Bologna di un progetto integrato per la E-mail: [email protected] gestione del territorio Earth Observation Systems: from emergency to integrated project proposal for land management Parole chiave (key words): telerilevamento (remote sensing), terremoto (earthquake), danni edifici (building damages), gestione territorio (land management)

INTRODUZIONE che ha come obiettivo lo studio multitemporale naturali, cui possono incorrere le generazioni I disastri naturali sono eventi estremi dei fenomeni di degrado e la gestione di presenti e future. che provocano perdita di vite umane e danni processi geoambientali attraverso tecniche 1.1 EOS PER GLI STUDI TERRITORIALI o perdite di edifi ci, patrimonio culturale, satellitari, ottiche e SAR, per la gestione del Nell’analisi di un’immagine satellitare, sistemi di comunicazione, ambiente territorio. attraverso un processo di interpretazione e di naturale ecc. integrazione di informazioni spettrali e spa- I sistemi di Earth Observation (EOS) 1. EARTH OBSERVATION SYSTEMS ziali, è possibile arrivare alla realizzazione di rappresentano lo strumento ideale per la L’Earth Observing System (EOS) è un un prodotto cartografi co digitale a supporto gestione di tali eventi, in quanto forniscono programma della NASA per l’osservazione della della gestione territoriale, permettendo la informazioni su grandi aree e ad intervalli Terra dallo spazio, comprendente una serie di spazializzazione di informazioni puntuali. brevi. Anche se questa tecnologia potrebbe satelliti artifi ciali e di strumenti scientifi ci La disponibilità dei dati e della visione essere utilizzata nella prevenzione delle posti in orbita attorno al pianeta. Obiettivo sinottica offre la possibilità di osservare le catastrofi per una più attenta gestione del del programma è l’osservazione dei fenomeni forme del territorio in ambito locale ed in sca- territorio, di fatto è oggi per lo più utilizzata di lunga durata che interessano la superfi cie la regionale. L’analisi delle scene satellitari nell’emergenza e nelle analisi post-evento. dei continenti, la biosfera, l’atmosfera e gli multispettrali permette di disporre di sinte- Di seguito viene descritto il trattamento di oceani della Terra. Il programma costituisce si cromatiche composte da bande spettrali dati satellitari multispettrali per la conoscenza la principale risorsa della ricerca Earth differenti; durante le fasi di interpretazione del territorio e per l’individuazione del danno Science Enterprise della NASA, il cui scopo e delimitazione delle forme del paesaggio nel post terremoto dell’Italia Centrale nel è di sviluppare una migliore comprensione o di strutture geomorfologiche, le differenti centro storico di Amatrice. della Terra e della risposta ai cambiamenti combinazioni RGB (Fig. 1) possono essere al- Dalla gestione dell’emergenza e naturali e determinati dalle attività umane ternate fra loro permettendo il confronto tra dall’analisi territoriale tesa alla prevenzione allo scopo di giungere a migliori previsioni dei le diverse informazioni estratte. nasce la proposta di un programma di lavoro rischi climatici, meteorologici e, in generale, Nel paesaggio è possibile leggere i caratte- integrato tra enti di ricerca e uffi ci governativi ri di un’evoluzione a volte complessa, inserita

Figura 1 – Visualizzazione a veri colori: sinistra - RGB 321; falsi colori (destra - RGB 641). (Landsat 7ETM - USGS)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 262 in sistemi morfodinamici che si sono alternati la copertura del suolo e l’intensità delle alte- delle pianure alluvionali; l’agricoltura è sta- anche in tempi geologici recenti. L’erosione del razioni da parte degli agenti esterni. ta l’attività predominante in queste aree con suolo, l’attività meteorica e i processi tettonici L’analisi delle forme permette di defi nire uno schema di organizzazione territoriale non controllano, infatti, l’evoluzione del paesaggio le strutture geomorfologiche e geostrutturali facile da modifi care. Un esempio particolar- inserito nei grandi sistemi geo-sedimentari con le sue evoluzioni e le relazioni con i si- mente importante è costituito dalle strutture (Reading, 1996; Marini, 2006). stemi antropici. I sistemi quali aree urbane, della centuriazione romana, un potente ordi- Le forme del rilievo (landforms) sono l’e- produttive e rurali, sono costituite da una natore territoriale, che ha controllato la par- spressione dell’evoluzione geologica di una varietà di materiali (anche artifi ciali), terreni, cellizzazione e il reticolo della viabilità e della regione e l’azione combinata di differenti rocce e minerali e aree vegetate (Figg. 2-3) canalizzazione (Fig. 3). fattori (litologia, assetto strutturale, erosio- che costituiscono la copertura del suolo e so- Le bonifi che e le irrigazioni hanno ne, clima, acqua, tempo) si rifl ette su di esse, no utilizzati in modi differenti dall’uomo. La comportato un piano preventivo di dando origine ad un paesaggio che sarà coe- copertura del suolo (Land Cover) può essere riorganizzazione territoriale con una rente (ad eccezione di importanti alterazioni defi nita come lo stato biofi sico della superfi cie sistemazione geometrica a riquadri di tipo antropico) con i processi naturali che della terra e del sottosuolo immediato, inclusi rettangolari limitati da argini, canali, limiti lo hanno prodotto (Drury, 1997). L’analisi delle fl ora e fauna, suolo, topografi a, acque super- poderali e strade (Fig. 4). In tempi più forme permette la conoscenza dell’evoluzione fi ciali e sotterranee e strutture umane (Turner recenti, lo sviluppo industriale ha modifi cato del paesaggio e dei rapporti con il sistema et al., 1995); l’uso del suolo (Land Use) è l’uso profondamente i tratti della pianura, con antropico (agricoltura, centri urbani, aree ar- umano del territorio e coinvolge sia il modo in l’espansione urbana e lo sviluppo di una fi tta tigianali e industriali). cui gli attributi biofi sici della terra vengono rete viaria. Le morfologie create dai reticoli di dre- manipolati sia lo scopo per il quale viene uti- Le immagini multispettrali permettono naggio fl uviale dipendono dal pendio delle lizzato il terreno (Turner et al., 1995). di ricavare informazioni dettagliate sulla na- superfi ci, dalla litologia e dall’assetto delle Negli ultimi anni, le superfi ci antropizzate tura e le proprietà dei diversi materiali sulla rocce; questi elementi, infatti, infl uenzano il sono considerate non solo come un indicatore superfi cie del terreno; maggiori informazioni percorso e la quantità di acqua che scorre del grado di urbanizzazione, ma anche come possono migliorare la precisione di classifi - lungo la superfi cie. I modelli di drenaggio che un importante indicatore di qualità ambien- cazione (Thenkabail et al., 2004a). Ogni tipo vengono delineati sulle immagini satellitari, tale (Arnold & Gibson, 1996). L’opera dell’uo- di copertura del suolo è caratterizzata da grazie alla visione sinottica e panoramica, mo ha profondamente modifi cato i caratteri differenti proprietà di superfi cie e la struttu- rifl ettono le tipologie litologiche, la struttura, ambientali e paesistici, in modo particolare, ra superfi ciale (rugosità) può infl uenzare la

Figura 2 – Sistemi territoriali: nell’immagine a sinistra si osservano rilievi fortemente incisi e quasi privi di vegetazio- ne e, nella porzione di congiunzione fra i rilievi e la pianura, il centro abitato di Tagliacozzo (AQ) che sorge su una co- noide detritica; nell’immagine a destra piana sedimentaria interessata da strutture di attività agricola e industriale. (GeoEye - e-GEOS)

Figura 3 – Sistemi territoriali. Nell’immagine a sinistra pattern agricolo controllato da un reticolo regolare di pa- leostrutture antropiche (centuriazione romana); a destra piana fluviale di origine tettonica delimitata da sistemi di faglie. (Landsat 7ETM – USGS)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 risposta spettrale e la variabilità tra e dentro Un campo importante di applicazione del conoscimento di questi fenomeni permette la 263 le classi (Herold et al., 2006;. Myint, 2001; telerilevamento è il monitoraggio, cioè il con- comprensione delle tendenze evolutive e delle Shaban & Dikshit, 2001). trollo di fenomeni ambientali e territoriali nel loro cause. La superfi cie terrestre rifl ette/emette tempo (Barrett & Curtis, 1999); gli studi di Studi a carattere generale possono esse- radiazioni elettromagnetiche con differenti rischio idrogeologico sono fortemente legati re condotti su immagini satellitari a piccola lunghezze d’onda che dipendono dalla natura allo studio geomorfologico del territorio e dei scala (1:100.000) mentre alla scala di det- e dallo stato delle superfi ci; l’occhio umano reticoli idrografi ci per il controllo di piene ed taglio, dove l’ambito di studio è la sola mor- registra questi segnali spettrali come colori. esondazioni fl uviali (Fig. 4). Nell’ambito di fologia dell’alveo, vengono evidenziate quelle Nelle fasi d’interpretazione geologica, il colo- studio del sistema alveo-pianura alluvio- trasformazioni che avvengono in tempi molto re e la fi rma spettrale sono elementi distintivi nale possono essere lette le variazioni che brevi (morfologia degli argini e barre fl uviali) ma fortemente infl uenzati dalle condizioni lo- avvengono in tempi storici e che riguardano e sono essenzialmente eseguite su dati satel- cali climatiche e stagionali (umidità, altera- gli aspetti geomorfologici degli alvei; questi litari multispettrali ad altissima defi nizione zione, copertura del suolo, vegetazione). subiscono modifi cazioni molto veloci ed il ri- (Melis et al., 2013). A livello planimetrico la migrazione di un corso d’acqua può essere testimoniata dalla presenza di paleoalvei più o meno antichi. I paleoalvei rimangono zone di circolazione

Figura 4 – Sistemi antropici ed aree vegetate che costituisco- no la copertura del suolo. (GeoEye, e-GEOS; Plèiades, AIRBUS)

Figura 5 – Immagine satellitare multitemporale per il monitoraggio fluviale (pre-flood, post-flood)

Figura 6 – Individuazione di paleostutture fluviali (paleoalvei). (Landsat 8, USGS)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 264 d’acqua sub-superfi ciale, ed è per questo che possono essere rilevati tramite la foto-inter- pretazione come linee di umidità anomala nella piana, con toni differenti rispetto all’in- torno (Melis et al., 2013) (Fig. 6). Lo studio di queste morfostrutture permette di capire la dinamica fl uviale e l’eventuale rischio per l’ambiente e le coperture circostanti, in caso di fenomeni di esondazione. Negli studi territoriali, attraverso il pro- cessamento dei dati satellitari multispettrali, l’analisi delle forme e dei processi collegati permette la produzione di cartografi e temati- che a supporto di una gestione razionale del territorio; nelle cartografi e tematiche è pos- sibile rappresentare processi morfogenetici e processi di evoluzione territoriale (evoluzione del tessuto urbano, cambiamenti nell’uso del suolo, situazioni di rischio e vulnerabilità).

1.2 EOS NELLO STUDIO DELLE CALAMITÀ NATURALI Un importante campo di applicazione del telerilevamento è il monitoraggio nel tempo dei fenomeni terrestri (Fig. 5) prima e dopo un disastro naturale (inondazioni, terremoti, ecc.) non solo per mappare e quantifi care le aree colpite, ma anche per la successiva programmazione della ricostruzione di inse- diamenti residenziali e produttivi. I vantaggi dei dati di rilevamento remoto possono essere riassunti in termini di tipo di rappresentazione, di precisione, di fl essibilità

Figura 7 – Mappe tematiche con la rappresentazione di processi territoriali. Nell’immagine in alto mappa di vulnerabilità costiera ottenuta dalla sovrapposizione di dati geocodificati: DEM and land use (da: Dall’Osso et al., 2010); in basso mappa di pericolosità frane ottenuta dall’intersezione della tipologia di frana con la litologia (da: Aureli et al., 2013)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 265

Figura 8 – Dati relativi al patrimonio archeologico, storico e monumentale (PPR) sovrapposti ai poligoni delle frane (PAI) (da: Castellani et al., 2013) spaziale e temporale, di copertura e di gestio- A seguito del terremoto del 24 agosto, la Le mappe prodotte dal servizio Copernicus ne delle applicazioni GIS in termini spaziali Protezione Civile Italiana ha immediatamente EMS sono state gestite, durante l’emergenza (Atkinson and Tate, 1999a). richiesto i dati satellitari al servizio European dell’Italia Centrale, dai Vigili del Fuoco nelle Le informazioni da Earth Observation ven- Emergency Mapping di Copernicus EMS. prime ore dopo l’evento e dal Dipartimento gono sempre più utilizzate in un vero mercato Il Copernicus è un programma dell’Unio- della Protezione Civile che aveva il suo centro applicativo; in generale l’utilizzo del telerileva- ne Europea fi nalizzato allo sviluppo di servizi di controllo per la pianifi cazione e la gestione mento raggiunge risultati importanti quando informativi basati su dati satellitari di osser- dell’emergenza a Rieti (Di.Coma.C. - Direzio- viene combinato con altri dati ambientali; i dati vazione terrestre e dati in situ. Il progetto è ne Comando e Controllo). rilevati in remoto, infatti, rappresentano un’im- coordinato e gestito dalla Commissione Euro- Un esempio di mappa è mostrato nella portante fonte di informazioni per le applicazioni pea e viene attuato in collaborazione con gli Fig. 9, prodotta poche ore dopo l’evento del GIS. I sistemi di informazione geografi ca sono Stati membri, l’ESA (Agenzia Spaziale Euro- 24 agosto. I prodotti cartografi ci hanno il usati per migliorare i metodi di screening delle pea), l’EUMETSAT (European Organization for vantaggio di fornire una visione sinottica immagini multispettrali (Hinton, 1999); il rile- the Exploitation of Meteorological Satellites), dell’evento e del suo impatto consentendo la vamento remoto integrato e il GIS permettono di l’ECMWF (European Center Medium Weather pianifi cazione delle emergenze entro poche descrivere i dati spaziali in modalità spettrali e Forecast), Agenzie dell’UE e Mercator Oce- ore. spaziali (Atkinson and Tate, 1999b). Negli ultimi an (http://www.copernicus.eu/). Attraverso La mappa mostra le aree colpite nel co- anni c’è stata una forte integrazione tra queste le osservazioni satellitari e in situ, i servizi mune di Amatrice, evidenziando i danni cau- due tecniche di analisi e le informazioni spaziali forniscono dati quasi in tempo reale a livello sati agli edifi ci. I colori cambiano a seconda hanno un forte rapporto con l’analisi dei dati di globale che possono essere utilizzati per le della gravità del danneggiamento, dal marro- telerilevamento (Star, 1991; ASPRS, 1994 Legg, esigenze locali e regionali, per aiutarci a com- ne per edifi ci completamente distrutti al ciano 1994; Star et al., 1997; Barrett & Curtis, 1999). prendere meglio il nostro pianeta e gestire in per danni di minore entità. L’overlay delle immagini satellitari con dati spa- modo sostenibile l’ambiente in cui viviamo. ziali in un ambiente GIS e la loro interrogazione Il servizio Copernicus EMS (Emergency 3. APPLICAZIONI EOS DOPO IL TERREMO- successiva consentono di acquisire informazio- Mapping System) fornisce a tutti gli attori TO DI AMATRICE (24 AGOSTO 2016) ni non rilevate dall’analisi dei singoli database coinvolti nella gestione di catastrofi naturali, (Castellani et al., 2013). La mappa tematica ha situazioni di emergenza causate dall’uomo 3.1 DATI SATELLITARI UTILIZZATI un valore strategico prioritario nei programmi di e crisi umanitarie, informazioni tempestive Oltre alle immagini fornite dal program- sviluppo a scala regionale e locale, in quanto e accurate geo-spaziali derivate dal telerile- ma Copernicus, alcuni prodotti possono es- fornisce gli strumenti cognitivi necessari al- vamento satellitare e completate da dati di- sere scaricati gratuitamente, acquistati o la gestione delle informazioni sui pericoli e la sponibili in situ. La componente di mappatura concessi dalle agenzie spaziali. vulnerabilità (dati spaziali) per determinare gli del servizio (Copernicus EMS - Mapping) ha Lo studio della foto-interpretazione e l’e- interventi di riduzione dei fattori di rischio e di una copertura a livello mondiale e fornisce, in laborazione delle immagini in questo lavoro è controllo dell’uso del territorio (Figg. 7 - 8). particolare le autorità di protezione civile e le stato eseguito su dati con risoluzione molto al- agenzie di aiuti umanitari, mappe basate su ta, SPOT6, SPOT7 e Pleiades; questi ultimi sono 1.3 EOS NELL’EMERGENZA POST SISMA DOPO immagini satellitari. Il servizio è stato avviato stati acquisiti e concessi da AIRBUS Defense & L’EVENTO DEL 24 AGOSTO 2016 il 1° aprile 2012 ed è attuato dal Joint Rese- Space (http://www.intelligence-airbusds.com/). arch Center della Commissione europea (JRC).

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Figura 9 – Mappa prodotta dal servizio Copernicus EMS

La costellazione SPOT acquisisce 3.2 RILIEVO DEI DANNI DA SATELLITE E CONFRONTO visione sinottica RGB 432, cioè nella sintesi immagini ottiche ad alta risoluzione ad CON I DANNI IN SITU cromatica delle bande 4,3,2. ampio spettro dal 1986, in particolare SPOT L’elevata risoluzione geometrica e spet- Osservando le porzioni occupate dalle 6 e SPOT 7 assicurano la continuità dei dati trale di SPOT 6-7 nelle immagini di dettaglio macerie si notano un’elevata rifl ettività e toni fi no al 2024. mostra i danni causati dal terremoto, in una medi non omogenei (Figg. 10 - 11). Le Figg. 12 SPOT 6 e SPOT 7 sono progettati per co- prire ampie aree in real-time, permettendo di aggiornare regolarmente i dati senza i vincoli imposti dalle condizioni stagionali. La costella- zione copre fi no a 6 milioni di kmq ogni giorno, un’area più grande dell’intera Unione Europea. I satelliti Pléiades 1A e Pléiades 1B opera- no come una costellazione nella stessa orbita, con fasi a 180°. I satelliti forniscono dati ot- tici ad alta risoluzione in tempi record e of- frono una capacità di rivisitazione quotidiana in qualsiasi punto del globo. La costellazione delle Pléiades è stata progettata per ottenere dati in tempi brevissimi, capacità di acquisire immagini in qualsiasi parte del mondo in meno di 24 ore in risposta a una crisi o un disastro naturale. I dati satellitari utilizzati sono prodotti “Ortho”, dati ortorettifi cati per eliminare le di- storsioni geometriche verifi cate durante l’ac- quisizione nelle diverse bande spettrali. Il set di dati è stato sottoposto ad un’elaborazione pansharp, la Gram-Schmidt Pan-sharpening, per aumentare la risoluzione spaziale e ra- diometrica da 2m a 0,5m nelle quattro bande spettrali. Gli algoritmi di pan-sharpening ven- gono utilizzati per affi nare i dati multispettrali (risoluzione 2m) usando dati pancromatici ad alta risoluzione spaziale (risoluzione 0,5m). Lo strumento Gram-Schmidt (GS) è un algoritmo accurato consigliato per la mag- gior parte delle applicazioni su immagini VHR (Very High Resolution). Figura 10 – SPOT 6 immagine pansharp (1.5m) (ldx: RGB 432; sx: banda IR). Centro storico di Amatrice. Si osservano le aree interessate dai crolli. (AIRBUS Defence & Space)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 e 13 mostrano le acquisizioni Pléiades post- 267 terremoto e l’elaborazione pansharp con una risoluzione di 0,5 m; l’elevato dettaglio per- mette di osservare i crolli totali e parziali, di distinguere le macerie e le tipologie di crollo (Fig. 13). La Fig. 14 mostra l’intero centro sto- rico con evidenziato il percorso di indagine in situ, accompagnati dai Vigili del Fuoco, in data 5 ottobre 2016. Le fi gure seguenti mostrano il confronto tra le immagini satellitari post e pre- terremoto e tra le foto scattate il 5 ottobre e le foto pre-evento. Le immagini in situ sono confrontate con le immagini satellitari Pleiades per individuare la corrispondenza con i dati satellitari nell’individuazione dei crolli. Le immagini satellitari offrono un’identifi ca- zione dei danni visibili dall’alto, ma alcuni edifi ci che sembrano intatti, possono essere danneg- giati nelle facciate o aver subito crolli interni. Le immagini satellitari, tuttavia, hanno il vantaggio di dare immediatamente una panoramica della situazione generale, in quanto è possibile confrontare le immagini Figura 11 – Pléiades, RGB 432 falso colore pansharp (0.5 m): aree occupate dale macerie caratterizzate da toni disomogenei post-terremoto con quelle pre-terremoto. (medi e alti). (AIRBUS Defence & Space)

Figura 12 – Immagine Pléiades IR-pansharp (0.5 m). (AIRBUS Defence & Space)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 268

Figura 13 – Immagini Pléiades del centro storico di Amatrice (grid: 10m): dettaglio delle aree occupate dalle macerie e dai diversi tipi di edifici crollati. (AIRBUS Defence & Space)

Figura 14 – Centro storico di Amatrice nell’evento post- terremoto; la linea tratteg- giata arancione mostra il percorso dell’indagine e le frecce blu indicano la dire- zione del percorso. (AIRBUS Defence & Space)

Le immagini di tutto il centro storico Il confronto dei danni osservati in situ con notare diverse forme che corrispondono sono state elaborate in diverse combinazioni le analisi delle immagini satellitari mostra ad elementi diversi e in alcuni casi anche di bande spettrali. I dati satellitari sono una buona corrispondenza in termini di livelli materiali diversi. stati ulteriormente elaborati, lavorando di danno. Il collasso dell’intero edifi cio in La Fig. 16 mostra il crollo dell’edifi cio sull’istogramma dell’immagine (stretching) buono stato di conservazione è chiaramente sede del Comune con struttura portante in che ha permesso di evidenziare le informazioni visibile anche nell’immagine satellitare muratura e archi al piano terra. Nella foto morfologiche (forma, associazioni) e le (Fig. 15); il giardino, con vegetazione in rosso post-terremoto, con estrema diffi coltà, si informazioni strutturali (pattern, tono e per la sequenza RGB432 nelle immagini sta cercando di recuperare i documenti pre- texture). Le fi gure che seguono mostrano gli satellitari, è ben visibile nell’immagine prima senti all’interno dell’edifi cio. Il crollo mostra stessi edifi ci nell’immagine satellitare e nelle del terremoto, mentre è completamente invaso l’incoerenza della muratura dell’edifi cio e la foto in situ (Figg. 15-17). da macerie nell’immagine dopo il terremoto. mancanza di ammorsamenti dei cantonali Nell’immagine satellitare è inoltre possibile nonostante la muratura in pietra squadrata.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 La Fig. 17 raffi gura la Chiesa di Sant’A- 269 gostino, XV sec., che aveva subito, alla data del 5 ottobre, il crollo di parte della facciata, il crollo parziale del tetto e il crollo dell’ele- mento ad arco ben visibile a destra nella vista pre-sisma. Nella foto della Fig. 17 è possibile notare che i blocchi quadrati nella facciata sono solo un rivestimento di una parete in muratura incoerente, crollata nella parte su- periore e gravemente danneggiata nella parte

Figura 15 – Immagini Plèiades post e pre-terremoto. Nel cerchio è evidenziato un edificio crollato (nella foto, sul lato destro) (AIRBUS Defence & Space, foto ENEA e foto Google street-view) inferiore. Purtroppo con le sequenze sismiche Centrale e, più in generale, del patrimonio condizioni meteorologiche (piogge, neve/ successive a quella di agosto il campanile è italiano, che si trova principalmente in aree ghiaccio) che possono portare ad un aumen- completamente crollato e la chiesa è stata di alta sismicità, troppo spesso oggetto di to del ruscellamento superfi ciale, maggiore quasi completamente distrutta. interventi non organici. infi ltrazione nel sottosuolo e la formazione di I fenomeni di dissesto e degrado che si ghiaccio nelle fratture. 4. PROPOSTA DI UN PROGETTO INTEGRATO possono attivare con i fenomeni sismici (come Questi processi possono innescare, a Il terremoto ha mostrato l’elevata vul- accaduto nelle aree dell’Italia Centrale) pos- medio e lungo termine, fenomeni di instabilità nerabilità del patrimonio religioso nell’Italia sono accentuarsi con il peggioramento delle morfologica che è opportuno defi nire e

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 270 monitorare anche al fi ne di implementare sistemi di early warning. Abbiamo visto come i sistemi EO, grazie alla visione sinottica e alla multitemporalità e multispettralità delle immagini, risultino di grande aiuto nella gestione delle emergenze in particolare, in questo lavoro, nella gestione post-sisma. Si dimostrano essere un impor- tante supporto nel caso di fenomeni climatici catastrofi ci anche in fase di previsione per la messa in sicurezza della popolazione, cosa che

Figura 16 – Amatrice, Palazzo del Comune. I cerchi mostrano la posizione dell’edificio nell’immagine satellitare pre- e post terre- moto (AIRBUS Defence & Space, foto ENEA e foto Google street-view)

non è possibile in caso di terremoti. Anche se tare che eventi catastrofi ci naturali o antropici tecipazione di ENEA con altri enti di ricerca non è possibile in caso di sisma fare previsione inneschino fenomeni post-evento che possano con obiettivo lo studio multitemporale dei è sicuramente possibile fare prevenzione, sicu- in qualche maniera creare nuove e disastrose fenomeni di degrado, controllo e gestione di ramente attraverso interventi di adeguamento emergenze (frane ed esondazioni) come verifi - processi geoambientali complessi attraverso e miglioramento sismico del nostro patrimonio catosi nel terremoto dell’Italia Centrale. tecniche satellitari, SAR e ottiche, allo scopo edilizio, ma anche attraverso la pianifi cazione, Da qui nasce la proposta di un program- di contribuire alla pianifi cazione territoriale gestione e monitoraggio del territorio per evi- ma di lavoro di tipo integrato che vede la par-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 271

Figura 17 – Chiesa Sant’Agostino: immagini satellitari post e pre-terremoto. (AIRBUS Defense & Space) foto post-terremoto di ENEA, pre-terremoto da Google Street-view pre e post evento ed al superamento di RAGLIONE E., SANTOPONTE T., TORIELLO L., CANDIGLIOTA (2006), Applying imaging spectrometry in urban eventuali emergenze. E., IMMORDINO F. (2013), Sistemi urbani a rischio: areas. In Q. Weng, & D. Quattrochi (Eds.), Urban - Si tratta di un programma di lavoro at- un approccio conoscitivo attraverso Telerileva- Remote Sensing (pp. 137 161). Boca Raton, FL: traverso il quale sarà possibile determinare mento e GIS per il centro storico di Tagliacozzo. CRC Press. Atti del 7° Workshop Tematico “Il telerilevamen- LEGG C.A. (1994), Remote Sensing and Geographic l’assetto idrogeologico e territoriale attraver- to per il monitoraggio e la gestione del territorio: Information Systems: Geological Mapping, Mine- so tecniche EO (radar e ottiche) multispettrali Strumenti e metodi avanzati applicati ai sistemi ral Exploration and Mining. (Chichester Wiley). e multitemporali Very High Resolution (VHR). costieri, agricoli, forestali e agli ambienti urba- MARINI A. (2006), La geomorfologia per immagini. L’Ambito della proposta è il Copernicus, ni”, (San Martino in Pensilis 2013), pp. 11-12. In: Dessena M.A. e Melis M.T., Telerilevamento programma europeo di monitoraggio della BARRETT E.C. & CURTIS L.F. (1999), Introduction to Applicato, Mako edizioni, pp. 149-157. Terra, che, come descritto precedentemente, Environmental Remote Sensing. 4th Edition, MELIS M.T., PATTA E.D., DESSÌ F., FUNEDDA A., MANIGAS L. è costituito da un complesso insieme di siste- Stanley Thornes (Publishers) Ltd, pp. 457. (2013), Geologia e Geomatica a supporto delle CASTELLANI S., CANDIGLIOTA E., IMMORDINO F. (2013), La scelte di pianificazione: il riconoscimento degli mi che raccolgono dati provenienti da satelliti tutela del patrimonio storico-architettonico e argini naturali di un corso d’acqua. Atti 17a di osservazione della terra e sensori in situ. paesaggistico attraverso l’analisi integrata di Conferenza Nazionale ASITA - Riva del Garda, dati territoriali: caso studio nel teramano. Atti 5-7 novembre 2013. BIBLIOGRAFIA del 7° Workshop Tematico “Il telerilevamento MYINT, S. W. (2001), A robust texture analysis and ARNOLD C.L. JR., & GIBBONS C. J. (1996), Impervious per il monitoraggio e la gestione del territorio: classification approach for urban land-use and surface coverage: The emergence of a key en- Strumenti e metodi avanzati applicati ai sistemi land-cover feature discrimination. Geocarto In- vironmental indicator. Journal of the American costieri, agricoli, forestali e agli ambienti urba- ternational, 16, 27–38. Planning Association, 62, 243–258. ni: Strumenti e metodi avanzati applicati ai si- READING H.G. (1996), Sedimentary Environmente: ASPRS (1994), Remote Sensing and Geographic Infor- stemi costieri, agricoli, forestali e agli ambienti Processes, Facies and Stratigraphy. Blackwell mation System: An Integration of Technologies for urbani”, (San Martino in Pensilis 2013). Science Ltd, 3th Edition, pp. 688. Ressource Management, (Bethesda, MD: ASPRS). DALL’OSSO F., BOVIO L., CAVALLETTI A., IMMORDINO F., GONEL- SHABAN, M.A. & DIKSHIT O. (2001), Improvement of ATKINSON P.M., TATE N.J. (1999a), Techniques for the LA M., GABBIANELLI G. (2010), A novel approch (the classification in urban areas by the use of textu- Analysis of Spatial Data. In: Advances in Remote CRATER method) for assessing tsunami vulne- ral features: The case study of Lucknow City, Sensing and GIS Analysis. Edited by P.M. Atkin- rability at the region scale using ASTER imagery. Uttar Pradesh. International Journal of Remote son and N.J. Tate.,, J. Wiley & Sons Ltd., pp. 1-5. Italian Journal of Remote Sensing, Special Issue: Sensing, 22, 565–593. ATKINSON P.M., TATE N.J. (1999b), Advances in Remote Geomatics technologies for coastal environment STAR J.L. (1991), The Interpretation of Remote Sensing and GIS Analysis. Edited by P.M. Atkinson observation, vol. 42, n. 2, pp. 55-74. Sensing and Geographic Information Systems. and N.J. Tate., J. Wiley & Sons Ltd., pp. 273. DRURY S.A. (1997), Image Interpretation in Geology. Special Issue of Photogrammetry and Remote AURELI A., BABBO F., CARDINALE F., DE CINQUE R., DEL Allen & Unwin, London, pp. 283. Sensing, 57(b). COLOMBO F., DI RITO M., DI STEFANO E., MARCOCCI E., HEROLD M., SCHIEFER S., HOSTERT P., & ROBERTS D. A. STAR J.L., ESTES J.E., MCGWIRE K.C. (1997), Integration

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 272 MASSIMO LA PIETRA Dirigente Servizio Volontariato – Presidenza del Il ruolo del Volontariato di Consiglio - Dipartimento Protezione Civile – Ufficio Volontariato e Risorse del Servizio Nazionale protezione civile per una attività E-maill: [email protected] di prevenzione efficace The role of Volunteering of civil protection for an activity effective prevention

Parole chiave (key words): consapevolezza e prevenzione (awareness and prevention)

n territorio come quello italiano, normale le zone colpite da eventi calamitosi. vo, che ha saputo incanalare la generosità morfologicamente vario e articolato, La storia del nostro paese è ricca di esempi di e la solidarietà di tanti italiani in forme di periodicamente scosso da emergenze associazioni pronte a collaborare con le istitu- associazionismo. Le immagini video e foto- di tipo ambientale, la religiosità degli zioni pubbliche in occasione di qualche grave grafi che della disastrosa alluvione di Firenze Uabitanti, la diffusione del senso di vicinato, evento di ripercussione collettiva. del 1966 sono fi sse nella memoria non solo ha favorito la forte vocazione al volontariato L’importanza e la presenza costante di un di chi, in quei drammatici giorni, seguiva le del nostro paese, che si è sempre caratte- tale supporto hanno confermato la necessità informazioni diffuse dai mezzi di comunica- rizzato come valido supporto alle autorità di di favorire la partecipazione volontaria alle zione, ma anche di tutte le donne e gli uomini governo. Sia le forze spontanee che quelle attività di Protezione civile, attraverso un che operano, oggi che sono passati 50 anni, facenti capo alle istituzioni pubbliche hanno rapporto di coordinamento e collaborazione nella protezione civile italiana. E accanto alle avuto, fin dal passato, strutture organizzate con le istituzioni pubbliche e mediante il ri- crude scene del disastro, le fi gure più vivide finalizzate a prestare i soccorsi necessari a conoscimento di specifi che competenze alle sono senza dubbio le catene umane di uomi- salvare vite umane, ad alleviare le sofferenze associazioni stesse. ni e donne, giovani e anziani, impegnati nel dei malati e dei feriti, a dare un letto a chi Dalle prime esperienze generose e disor- mettere in salvo i tesori che la città custodisce avesse perduto la propria casa, a distribuire ganizzate di volontariato spontaneo, come e che appartengono al mondo intero. Come cibo e vestiario, a ripristinare le vie e i mezzi gli “angeli del fango”, intervenuti numerosi accade per tutti i ‘momenti fondativi’ di ogni di comunicazione; a cercare, insomma, di ri- nell’alluvione di Firenze del 1966, ha avuto umana esperienza, ciò che più ci tocca e ci portare a una situazione di vita nuovamente inizio un percorso, faticoso ma produtti- appartiene, oggi, di quelle immagini sono gli

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 273

aspetti positivi e non quelli cupi. Sono i volti quel novembre 1966: una strada segnata dalla rezza e con effi cacia. È però con l’istituzione stanchi ma sorridenti e le mani indaffarate di crescita costante, anche se forse, a volte, non del Servizio Nazionale di Protezione civile che chi, allora, scelse di giocarsi in prima persona veloce come avremmo voluto, dalla consape- si è diffusa una cultura di Protezione civile e di dedicare un pezzo della propria vita per volezza civica che il territorio in cui viviamo va intesa non più soltanto come soccorso ma, lottare e difendere dei beni comuni di impor- curato, custodito e, quando serve, difeso con principalmente, come attività di previsione e tanza essenziale. azioni operose. prevenzione delle calamità, e si è rafforzato Chi si è speso nel 1966 per aiutare i cittadi- Da quell’esperienza, caratterizzata da e valorizzato il ruolo del volontariato, oggi ni fi orentini e per mettere al sicuro quelle opere entusiasmo, ma anche da caotica disorga- organizzato su base comunale, regionale e d’arte e quei preziosi volumi l’ha fatto con la nizzazione, nacque la consapevolezza che nazionale, cresciuto sia in numero di volon- profonda convinzione di essere nel luogo giusto se i cittadini volevano essere parte attiva (e tari disponibili che in capacità operative, di e nel momento giusto dove bisognava essere utile) dei soccorsi, dovevano essere preparati, preparazione, competenza, esperienza e dota- per difendere gli elementi costitutivi stessi del addestrati ed equipaggiati. Il 1966 è l’anno zione di mezzi tecnici e strumenti operativi. Il nostro vivere comune. L’ha fatto con la consa- di nascita del volontariato di protezione ci- dato saliente è il passaggio dalla considera- pevolezza di rispondere ‘presente!’ alla chia- vile, un volontariato organizzato e formato, zione del volontariato individuale, alla presa mata della vita. Tanta strada è stata fatta da che opera con competenza, in piena sicu- d’atto del ruolo, decisivo, delle Organizzazioni di volontariato, includendo con questa termi- nologia anche i Gruppi Comunali. L’attuale normativa di riferimento ha dato veste a una prassi largamente attuata, di utilizzo delle Organizzazioni di volontariato nelle predette attività in caso di calamità. Parallelamente al passaggio dal volontariato singolo all’as- sociato, si è passati, in questi anni, da quello occasionale, all’altro organizzato, attrezzato, addestrato e autosuffi ciente. All’interno del Servizio Nazionale della Protezione Civile, istituito nel 1992 e rego- lato dalla legge n. 225 di quell’anno e dalle sue molte (buone e meno buone) modifi che degli ultimi anni, il volontariato è presente nell’elenco delle strutture operative (art. 11)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 274 a pieno titolo e con pari ruoli al fi anco delle Vigili del Fuoco e avviando, contestualmen- riato che rendono queste energie del Paese strutture professionali dello Stato. te l’allestimento delle strutture temporanee uniche al mondo. Ma un mondo variegato dove Questa fondamentale disposizione, che di accoglienza e assistenza alla popolazione l’esigenza sempre più sentita è quella di fare caratterizza, peraltro, positivamente il no- è un volontariato ‘libero e senza compensi’. chiarezza tra ciò che è volontariato libero e stro modello d’intervento di protezione civile Nessun volontario di protezione civile perce- senza compensi, se può essere lecita questa rispetto a quello dei nostri partner europei e pisce compensi per il proprio impegno: una rude semplifi cazione, e ciò che, invece, ap- internazionali, nasce da una storia importan- norma lungimirante, voluta dall’allora Mini- partiene al mondo della cosiddetta impresa te. È opportuno rilevare che oggi, comunque, stro Zamberletti, consente ai volontari di pro- sociale. A mio modesto avviso, in questa fa- non si può certo dire che tutte le Organizza- tezione civile appartenenti alle organizzazioni se, distinguere questi mondi è fondamentale, zioni abbiano composto gruppi d’intervento riconosciute e mobilitati nel rispetto delle re- per non ingenerare confusione tra i cittadini professionalmente capaci e autosuffi cienti, gole operative del sistema (non, quindi, spon- e consentire alle organizzazioni di volonta- né che tutte siano giunte allo stesso grado taneamente) di assentarsi dal luogo di lavoro riato di protezione civile di preservare la loro di capacità operativa. È indubbio, però, che, per intervenire in emergenza e prevede che il caratteristica fondamentale: essere libere e nel complesso, il volontariato di Protezione datore di lavoro possa richiedere il rimborso accessibili a chiunque, permettendo a chi civile, organizzato dalle molte associazioni dei compensi che si riferiscono al periodo di vuole giocarsi in questa sfi da di integrare esistenti, è una grande forza sia sul piano mancato servizio. l’attività di volontariato con la propria vita numerico sia su quello della qualifi cazione Questa totale gratuità dell’impegno del- personale. Anche per quelle organizzazioni professionale e della capacità d’intervento, le persone è, dunque, un valore fondante che, nella loro dimensione nazionale e sto- tale da portarlo allo stesso livello delle altre del sistema e uno snodo-chiave dell’intero rica, operano legittimamente sui due fronti, componenti istituzionali esistenti nel settore meccanismo. Chiaramente l’intervento in mantenere ben chiara per tutti la distinzione che, va però sottolineato, non possono e non emergenza richiede formazione, addestra- tra le due forme d’impegno è cruciale. Va rile- debbono sostituire. mento, dispositivi di protezione individuale vato che, in questo, l’ormai approvata legge- I volontari di protezione civile, raccolti nel- e attrezzature specializzate che le organizza- delega fornisce un indirizzo deciso, volto alla le grandi organizzazioni di rilievo nazionale e zioni costruiscono, giorno dopo giorno, con il distinzione dei due mondi, che per il sistema nella rete delle organizzazioni locali coordinate contributo dei loro aderenti, in primo luogo, di protezione civile è fondamentale sia chia- dalle Regioni e dai Comuni, oggi costituiscono unitamente a quelli dei cosiddetti ‘donatori rita, salvaguardando la possibilità che essi l’ossatura che regge l’intero corpo del Servizio istituzionali’ e a quelli messi a disposizione, possano coesistere nell’ambito di una regola Nazionale della Protezione Civile, assicurando compatibilmente con la generale penuria di nuova e condivisa, superando la nebulosità in pressoché ogni campo saperi, strumenti e, risorse di questi anni, da tutti i livelli di go- del passato. Perché l’elemento portante di soprattutto, cuori e mani di uomini e donne verno del Servizio di protezione civile: Comuni, questo ragionamento sono, ancora una volta, normali che fanno cose eccezionali. Un contri- Regioni e Stato. le persone. Volontariato di protezione civile, buto specialistico proprio per contribuire a non Nell’affrontare il tema del volontariato di per quanto organizzato, non è solo tema di aggiungere confusione a confusione, ovvero a protezione civile, anche al fi ne di evidenziar- attrezzature, procedure, dispositivi e stru- saper leggere le caratteristiche che contraddi- ne ancora una volta la particolare rilevanza, menti. È, prima di tutto e sopra tutto, tema stinguono i tanti volontariati e le tante forme non posso esimermi dall’affrontare, in questa di persone. Di senso civico. Di solidarietà. Di di attivismo solidale. sede, un altro tema sul quale recentemente, tutte quelle virtù civili che, nonostante vada Questo volontariato che, anche in occa- su diversi quotidiani, è stata richiamata l’at- per la maggiore cercare di dipingerci come sione del sisma del 24 agosto 2016, ha sa- tenzione dell’opinione pubblica, ossia sulle un popolo di cinici e calcolatori, anche oggi puto rispondere con prontezza ed effi cacia, tante e diverse articolazioni del termine ‘vo- scorrono potenti nelle vene di questo diffi cile e mobilitando le unità cinofi le e i soccorritori lontariato’. Articolazioni diverse che, su scala bellissimo Paese. E quando l’azione pubblica esperti che hanno contribuito a estrarre vive ancor più ampia, assumono anche il termine interviene a regolamentare aspetti che hanno dalle macerie oltre 200 persone insieme ai ‘III settore’. Una varietà di forme di volonta- a che fare con la mente e il cuore delle per-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 275

sone, bisogna esercitare massima prudenza, protezione civile. Ma ancora prima di questo, sistono? Da questi presupposti è nata l’idea ma soprattutto, massimo rispetto. Un rispet- Io non rischio è un proposito, un’esortazione originaria di Io non rischio. Formare i volontari to, come dimostrano le esperienze di queste che va presa alla lettera. L’Italia, abbiamo più di protezione civile sulla conoscenza e la co- giornate drammatiche, meritato al 100%. volte ripetuto, è un paese esposto a molti rischi municazione del rischio per poi farli andare in Il segno più concreto, il frutto più fecondo naturali, e questo è un fatto. Ma è altrettanto piazza, nella loro città, a incontrare i cittadini di questa crescita è stato, senza dubbio, lo vero che l’esposizione individuale a questi ri- e informarli. Un’idea concepita e proposta da sviluppo e il consolidamento della partecipa- schi può essere sensibilmente ridotta attraver- Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche As- zione dei cittadini alle attività di protezione so la conoscenza del problema, la consapevo- sistenze) e subito sposata dal Dipartimento civile che ha trovato, nel volontariato organiz- lezza delle possibili conseguenze e l’adozione della Protezione Civile, dall’Ingv e da ReLuis, zato e preparato, la sua espressione di valore, di alcuni semplici accorgimenti. E attraverso e poi progressivamente allargata ad altre as- di qualità, di capacità. Un volontariato che, conoscenza, consapevolezza e buone pratiche sociazioni di protezione civile. insieme alle altre componenti e strutture ope- poter dire, appunto: io non rischio. Perché se è vero che le idee cammina- rative del sistema, ci permette di affrontare Concorderete con chi scrive che, il siste- no con le gambe delle persone, per un’idea le sfi de ancora, a volte, drammatiche, che la ma più effi cace per difendersi da un rischio come questa di gambe ce ne vogliono dav- crescita non sempre ordinata del nostro ter- è conoscerlo. Questo tipo di conoscenza, per vero tante. Ho sottolineato incontrare, e ritorio e l’evoluzione dei fenomeni climatici essere realmente utile, di solito comporta un non informare, per porre l’accento sulla ci chiamano ad affrontare. Oggi il Servizio livello di approfondimento che diffi cilmente filosofia su cui si fonda la campagna. I Nazionale della protezione civile italiano è un può essere comunicato con un semplice spot volontari non fanno volantinaggio. Non si modello ammirato e copiato nel mondo e il radiofonico o televisivo. L’ideale, per un cit- limitano a lasciare il materiale informativo Volontariato organizzato di protezione civile tadino, sarebbe poter parlare con qualcuno alle persone, ma si fermano a parlare con porta, in questo modello, l’eredità e il testi- capace di raccontargli tutto quello che oc- loro, illustrano il problema, in qualche modo mone di quegli ‘angeli’ che nel 1966 si ma- corre sapere sul terremoto, sul maremoto o lo raccontano e rimangono a disposizione terializzarono nella città allagata e aiutarono su qualsiasi altro rischio, magari incontran- per eventuali domande e chiarimenti. Anche a soffi are via i venti di tempesta e riportare il dolo direttamente nella sua città, in piazza, dopo le giornate della campagna, visto che, sereno. Agli angeli del 1966 e ai Volontari di un sabato o una domenica mattina. Ed è qui come è stato evidenziato, i volontari operano protezione civile del 2017 va riconosciuto di che si è accesa la lampadina: i volontari di e vivono sul territorio in cui comunicano. Que- essere, nelle occasioni più critiche, i portatori protezione civile! La diffusione capillare del- sto è quello che è successo e che succederà fi eri e gentili delle migliori qualità dell’Italia. le associazioni di volontariato di protezione ancora quest’anno il 14 ottobre 2017 nei 107 È con questo spirito e con queste qualità civile sul territorio nazionale è un elemento capoluoghi di provincia del nostro Paese. Il che i Volontari di protezione civile hanno ade- indiscutibile. I volontari vivono e operano sul domani lo costruiremo giorno per giorno con rito con entusiasmo e grande partecipazione proprio territorio, lo conoscono e a loro volta i volontari, nella consapevolezza che il volon- alla campagna nazionale “Io non rischio”. sono conosciuti dalle istituzioni locali e dai tariato organizzato di protezione civile è un Io non rischio è una campagna di comu- cittadini. Chi meglio di loro per fare infor- tema di mani e braccia abili connesso con un nicazione nazionale sulle buone pratiche di mazione sui rischi che su quel territorio in- cervello intelligente e un cuore robusto.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 276 EMANUELE TONDI I terremoti dell’estate-autunno E-mail: [email protected] TIZIANO VOLATILI 2016 in Italia centrale: nuove E-mail: [email protected] PIETRO PAOLO PIERANTONI prospettive per la valutazione E-mail: [email protected] Sezione di Geologia, Scuola di Scienze e Tecnologie, della pericolosità sismica Università di Camerino The 2016 earthquakes in central Italy: new perspectives for the evaluation of the seismic hazard

Parole chiave (key words): Appennino (Apennine), sequenza sismica (seismic sequence), faglie attive (active faults), ciclo sismico (seismic cycle), pericolosità sismica (seismic hazard)

RIASSUNTO Gli eventi sismici dell’estate-autunno 2016 in Italia centrale hanno causato nume- rose vittime e danni mostrando ancora una volta l’incapacità di ridurre effi cacemente il rischio sismico nel nostro Paese. Le ragioni per cui non si riesce a ridurre il rischio sismico in Italia vengono general- mente e diffusamente associate a problema- tiche relative alla consapevolezza del rischio da parte di amministratori e cittadini, alla disponibilità di fondi e a tecniche ingegne- ristiche idonee a seconda del contesto in cui vengono applicate. In questo lavoro, invece, proponiamo una rifl essione sugli strumenti attualmente in uso per fare prevenzione in ambito di terremoti, in particolare sull’infor- mazione di base necessaria e relativa alla pericolosità sismica. La carta di pericolosità sismica attuale, costruita su base probabilistica ed indipen- dente dal tempo, non permette di individuare quelle aree in cui predisporre in maniera pri- oritaria piani di emergenza ed una effi cace riduzione della vulnerabilità delle opere an- tropiche. Se si vuole evitare, nel prossimo futuro, che si ripeta di nuovo lo stesso scenario post- sisma del 2016 occorre sviluppare a livello nazionale un discorso avanzato di valutazione della pericolosità sismica, dove i risultati del- la ricerca scientifi ca relativi alla Geologia dei Terremoti e alla Sismologia degli ultimi venti anni vengano estratti dai lavori scientifi ci e messi a disposizione per la gestione e sicu- rezza del territorio.

1. INTRODUZIONE A partire da fi ne Agosto 2016, una serie di terremoti da moderati a forti ha colpito l’Ap- pennino centrale causando quasi 300 vittime e gravi danni in una vasta area dell’Italia cen- trale, da Campotosto a sud, in Abruzzo, fi no Figura 1 – Mappa degli epicentri (fonte www.ingv.it) e delle faglie attive relativi alle sequenze sismiche che hanno colpito a Camerino a nord, nelle Marche (Fig. 1). Il l’Italia centrale dal 1997 ad oggi

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 277

Figura 2 – Esempi di fagliazione cosismica lungo il sistema di faglie Monte Vettore-Monte Bove (si veda ubicazione in Fig.1). Vista panoramica della fagliazione cosismica a Monte Porche (a) e relativi dettagli (b-c); vista panoramica della fagliazione cosismica lungo le faglie antitetiche a Pian Perduto (d) e relativi dettagli (e-f); vista panoramica della faglia del Cordone del Vettore (g-h) e relativi dettagli (i, l), fagliazione cosismica a Valle delle Fonti (m)

24 Agosto si è verifi cato il primo terremoto di (24 Agosto 2016, Mw = 6,0), dovrebbe aver e Tondi and Cello (2003) ne ricostruivano il Mw = 6.0 con epicentro ad Accumoli, vicino contribuito anche la porzione settentrionale ciclo sismico, che interpretato come “slip ad Amatrice, dopo circa due mesi (26 Ottobre) della Faglia dei Monti della Laga (Galadini and time predictable” indicava un periodo di ne è seguito un altro di Mw = 5.9, tra Castel and Galli, 2003). Tuttavia, in corrispondenza ritorno degli eventi più forti (M>6,5) di circa Sant’Angelo e Visso, tre giorni dopo (30 otto- della faglia, affi orante immediatamente a NE 350 anni. L’ultimo evento con una magnitu- bre) si è verifi cato il terremoto più forte della di Amatrice, non sono stati rilevati evidenti do stimata di 6,9 era avvenuto il 14 Gennaio sequenza sismica di Mw = 6.5, poco a NE di e certi fenomeni di riattivazione superfi ciale 1703 (Rovida et al., 2016), più di 300 anni Norcia (Fig. 1; Chiaraluce et al., 2017). Altri (Anzidei and Pondrelli, Eds. 2016). fa. Considerando il margine di incertezza in- eventi si sono verifi cati nel settore meridiona- Negli anni precedenti la crisi sismica, sito nel modello, possiamo affermare che la le della sequenza il 18 gennaio 2017, con Mw erano stati effettuati numerosi studi e ricer- previsione è stata verifi cata e gli eventi de massima = 5,5. Le scosse di assestamento che di carattere geologico e fi nalizzati alla L’Aquila del 2009 di Mw = 6,3 e i tre eventi della sequenza sismica dell’Italia centrale individuazione e caratterizzazione delle fa- principali della sequenza sismica del 2016 lo 2016-2017 sono confi nate alla crosta su- glie attive (Fig. 3). In particolare, il sistema hanno completato (Fig. 3). periore (10-12 km di profondità massima) e di faglie del Monte Vettore-Monte Bove era Sulla base degli studi geologici pregressi, sono distribuiti in direzione NO-SE per ca. 80 stato mappato e riconosciuto come attivo già nell’area interessata dalla crisi sismica del km tra le città di Camerino a nord e Pizzoli a dal 1994 (Calamita e Pizzi, 1994). In termi- 2016 erano disponibili tutte le informazioni sud (Chiaraluce et al., 2017). ni sismogenici, il sistema di faglie suddetto necessarie per una corretta valutazione della I dati geologici relativi agli effetti di su- veniva interpretato come espressione super- pericolosità sismica: perfi cie rilevati subito dopo gli eventi sismici fi ciale di una faglia sismogenica (si veda il 1) la mappa delle faglie attive in superficie, (Civico et al. et Open Emergeo Working Group, metodo della segmentazione areale in Tondi, che per quanto riguarda il sistema di fa- 2017; Fig. 2), così come i numerosi dati geofi - 2000) che, sulla base di considerazioni relati- glie del Monte Vettore – Monte Bove erano sici disponibili (dati accelerometrici, interfe- ve alla sua dimensione, era in grado di gene- anche cartografate in dettaglio (Pieranto- rometria radar e GPS; Chiaraluce et al., 2017 e rare terremoti di magnitudo massima pari a ni et al., 2013); bibliografi a citata, Wilkinson et al., 2017) so- 6,5-6,7 (Barchi et al., 2000). Successivi studi 2) l’interpretazione delle faglie attive su- no tutti concordi nell’attribuire la genesi degli paleosismologici condotti attraverso la Faglia perficiali in chiave sismogenica, con una eventi sismici del 2016 al sistema di faglie del Monte Vettore confermavano la stima del- magnitudo massima attesa per il sistema del Monte Vettore-Monte Bove (Calamita and la magnitudo massima attesa (Galadini and di faglie del Monte Vettore - Monte Bove Pizzi, 1994), costituito da diversi segmenti di Galli, 2003). Cello et al., (1997) inserivano il compresa tra 6,5 e 6,7; faglie normali e/o transtensive, che si esten- sistema di faglie attive del Monte Vettore – 3) il periodo di ritorno di circa 350 anni per gli de per circa 30 chilometri in direzione NO-SE Monte Bove nel contesto del ben più ampio eventi sismici più forti generati dall’intero (Fig. 1). Per quanto riguarda il primo evento sistema di faglie attive dell’Italia centrale sistema di faglie attive dell’Italia centrale.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 278

Figura 3 – Il sistema di faglie attive dell’Italia centrale, con l’integrazione della faglia di Paganica, n.10 (modificato da Tondi and Cello, 2003). Il ciclo sismico del sistema di faglie attive dell’Italia centrale (in nero) ricostruito in Tondi and Cello (2003) è stato integrato con gli eventi del 2009 de L’Aquila e del 2016 di Amatrice-Visso-Norcia (in rosso)

Con l’ultimo verificatosi più di 300 anni fa Italia. Ampiamente discussi, coinvolgono pro- le Costruzioni del 2008 (NTC-2008), sia per (Terremoto di Norcia del 14 Gennaio 1703, blematiche relative alla consapevolezza del le nuove costruzioni che per valutare la vul- Mw=6,9; Rovida et al., 2016). rischio da parte di amministratori e cittadini, nerabilità sismica degli edifi ci preesistenti. Nonostante le conoscenze disponibili, si alla disponibilità di fondi e a tecniche inge- Questi due aspetti rappresentano di fatto è potuto verifi care come non fosse stata pia- gneristiche idonee a seconda del contesto in delle limitazioni nella valutazione corretta delle nifi cata l’emergenza, né tantomeno era stata cui vengono applicate. In questo lavoro, in- intensità dei terremoti che vanno necessaria- ridotta la vulnerabilità sismica di edifi ci ed vece, vorremmo discutere del terzo aspetto, mente considerati. Il primo è che la maggior infrastrutture pubbliche e private. Questo ha relativo ad uno degli strumenti necessari per parte dell’edifi cato non insiste su suoli rigidi, determinato la morte di quasi 300 persone, la la riduzione del rischio sismico, ovvero la va- ma su terreni caratterizzati da valori minori devastazione di numerosi centri abitati con più lutazione della pericolosità sismica. di 800 m/s della velocità delle onde sismiche di 11.000 sfollati, la perdita di edifi ci e opere (Vs30). Questo fa sì che le accelerazioni indica- di grande valore storico/culturale, la chiusura 2. LA PERICOLOSITÀ SISMICA te siano soggette a signifi cative amplifi cazioni e/o la forte crisi di innumerevoli attività econo- Valutare la pericolosità sismica in ma- locali che, se non valutate, possono determina- miche, generando un “cratere sismico” impo- niera corretta è la condizione necessaria alla re una grave vulnerabilità sismica delle nuove nente attraverso 4 regioni dell’Italia centrale base delle azioni mirate alla riduzione del ri- costruzioni e/o rendere errate le valutazioni di (Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo). schio sismico, in particolare: i) pianifi cazione vulnerabilità degli edifi ci esistenti. Viene quindi da chiedersi: come mai non dell’emergenza e ii) riduzione della vulnerabi- Il secondo è che le intensità riportate nella riusciamo a difenderci in maniera adeguata lità di edifi ci ed infrastrutture. carta sono calcolate su base probabilistica dai terremoti anche quando questi avvengono La carta di Pericolosità Sismica Nazionale e non rappresentano i valori di accelerazio- in aree in cui si hanno le conoscenze per far- (Fig. 4) è l’unico documento che fornisce in ne massimi che si possono raggiungere. In lo? Le risposte possono essere principalmente maniera uffi ciale informazioni sui terremoti tale documento, infatti, viene considerato un tre: i) non facciamo prevenzione, ii) la fac- riguardanti il dove, il come (in termini di in- tempo di ritorno dei terremoti più forti che ciamo in maniera non adeguata, iii) gli stru- tensità) e il quando. Le intensità sono espres- possono verifi carsi nelle varie zone (valuta- menti che utilizziamo per fare prevenzione se in termini di accelerazione orizzontale su ti sui dati storici) di 475 anni. Le intensità non ci permettono una effi cace riduzione del suolo rigido (Vs30>800m/s) che hanno la pro- massime relative a tali eventi vengono quindi rischio sismico. I primi due aspetti sono quelli babilità del 10% di essere superate in un arco scalate su un tempo minore (50 anni, appun- generalmente indicati come responsabili del- temporale di 50 anni e sono quelle che ven- to) utilizzando note relazioni esistenti tra fre- la mancata riduzione del rischio sismico in gono contemplate dalle Norme Tecniche per quenza dei terremoti e magnitudo (si veda per

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 Scalare le intensità massime ad un in- 279 tervallo temporale di interesse per le attività antropiche (50 anni, appunto) è una scelta corretta. Non è conveniente costruire edifi ci ed infrastrutture che resistano ad eventi sismici che hanno periodi di ritorno molto lunghi, an- che di centinaia o migliaia di anni. Tuttavia, nel calcolo probabilistico sarebbe opportuno tenere in considerazione quando si è verifi cato l’ultimo evento in una determinata zona. Que- sto purtroppo la carta di pericolosità sismica non lo fa. È una carta “statica”, indipendente dal tempo che non viene aggiornata con il ve- rifi carsi dei terremoti. Sappiamo che ad oggi non è ancora pos- sibile prevedere i terremoti, in quanto le va- riabili che entrano in gioco sono molteplici e diffi cilmente valutabili. Tuttavia, i terremoti non sono indipendenti dal tempo, non sono come gli eventi metereologici, che il giorno dopo hanno la stessa probabilità di verifi carsi di nuovo. Questo perché, anche se irregolare e non prevedibile (Wedmore et al., 2017), la faglia ha un ciclo sismico e considerare la sua attività indipendente dal tempo determina un problema più grande di quello che si vorrebbe risolvere. Per esempio, in questo momento la pericolosità sismica prevista a Norcia, dove il terremoto massimo possibile si è verifi ca- to pochi mesi fa, è uguale a quella prevista per Sulmona, dove il terremoto di riferimento, sempre di magnitudo compresa tra 6,5 e 7,0, è avvenuto nel 1706, quindi più di 300 anni fa (Rovida et al., 2016; Fig. 6). A prescindere dai complessi studi che riguardano il fenomeno del terremoto, è fa- cilmente intuibile che nei prossimi 50 anni la probabilità che a Sulmona si verifi chi il terremoto massimo possibile è di gran lunga maggiore che a Norcia. Di fatto, quindi, la Figura 4 – Carta di pericolosità sismica del territorio nazionale, espressa in termini di accelerazione massima del suolo pericolosità sismica a Sulmona è maggiore con probabilià di eccedenza del 10% in 50 anni riferita a suoli rigidi (Vs30>800 m/s), fonte http://zonesismiche.mi.ingv.it/ che a Norcia e quanto riportato dalla carta di pericolosità sismica è errato. esempio la relazione di Gutenberg-Richter) e un valore di 0,35g, rispetto a 0,10-0,15g pre- Un altro aspetto da considerare e che conseguentemente ridotte (generalmente da visto (Fig. 5). rende le intensità previste dall’attuale carta 1/2 a 1/3 di quelle massime possibili). Per quanto riguarda le possibili amplifi - di pericolosità non attendibili, riguardano gli Questo fa sì che nel momento che si cazioni locali, queste vengono valutate con effetti di amplifi cazione dovuti alla direzione verifi ca il terremoto massimo di riferimento gli studi di microzonazione sismica in rife- di propagazione della rottura lungo la faglia per quella specifi ca zona, le accelerazioni rimento alle caratteristiche geologiche loca- (Fig. 7a). Questo fenomeno è stato particolar- orizzontali (anche su suolo rigido) saranno li. Tuttavia, tali studi impegnativi e costosi mente evidente con gli eventi sismici del 2016 inevitabilmente maggiori di quelle previste vengono vanifi cati nel momento che si verifi - (Fig. 7b), dove sia il terremoto del 24 Agosto dalla carta. Questo fenomeno è stato ampia- ca il terremoto massimo previsto. Per fare un che quello del 26 Ottobre hanno determinato mente documentato negli ultimi terremoti che esempio, un fattore di amplifi cazione locale una maggiore accelerazione al suolo a NE si sono verifi cati in Italia centrale e in Emilia- pari a 2 in una zona vicina all’epicentro del dell’epicentro. In alcune zone, come a Came- Romagna. Nelle aree epicentrali dei terremoti terremoto emiliano del 2012 avrebbe portato rino, le accelerazioni associate all’evento di de L’Aquila (2009) e di Amatrice-Visso-Norcia il valore di pericolosità sismica di progetto Mw=5,9 del 26 Ottobre sono state maggiori (2016), le accelerazioni orizzontali raggiunte da 0,1g (quello presente nella carta) a 0,2g delle accelerazioni associate all’evento del hanno avuto valori compresi tra 0,5 e 0,7g (0,15g x 2 = 0,3g). Durante il terremoto del 30 Ottobre di Mw=6,5, nonostante la minima (fonte www.ingv.it), a fronte di un valore pre- 2012, in quella stessa zona avremmo invece differenza di distanza dall’epicentro. visto dalla carta di pericolosità sismica di registrato un’accelerazione pari a 0,7g (0,35g 2.1. PROSPETTIVE FUTURE 0,275g. Lo stesso fenomeno si è verifi cato in x 2 = 0,7g), più del doppio rispetto a quello La Carta di Pericolosità Sismica Nazionale Emilia nel 2012, durante il terremoto di ma- previsto, anche a seguito degli studi di micro- è stata pubblicata quindici anni fa, nel 2003. gnitudo 5,8 le accelerazioni hanno raggiunto zonazione sismica. Sulla base delle informazioni disponibili negli

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Figura 5 – Accelerazioni previste dalla carta di pericolosità sismica a sinistra e quelle realmente verificatesi nella zona epicentrale del terremoto del 2016 a Norcia (a, b), e nel 2012 in Emilia (c, d) (fonte www.ingv.it)

Figura 6 – Ingrandimento della mappa della perico- losità sismica in cui sono evidenziate le città di Norcia e Sulmona, fonte http://zone- sismiche.mi.ingv.it/

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 281

Figura 7 – Fenomeno di amplificazione dell’intensità di un sisma dovuto alla direttività di rottura della faglia; la stazione 2 seppur più distante dall’ipocentro rispetto alla stazione 1 registra un’intensità maggiore del sisma (a); Accelerazioni orizzontali al suolo (shake maps) relative agli eventi maggiori della sequenza sismica del 2016 (b) (fonte www.ingv.it) anni ’90 rappresentava sicuramente quanto di stiche geometriche e cinematiche delle faglie agire in maniera prioritaria nella riduzione meglio era possibile produrre. Non erano state attive, è possibile procedere a valutazioni del- del rischio sismico, prevedendo disposizioni individuate e caratterizzate le principali faglie la pericolosità sismica mediante simulazioni e normative simili a quelle che vengono appli- attive presenti in Italia, non si conoscevano del moto del suolo e conseguente valutazione cate nella ricostruzione di aree terremotate, o comunque erano ancora oggetto di ricerca delle relative accelerazioni (Fig. 8). ma prima che si verifi chi il sisma. scientifi ca diversi temi basilari riguardanti la La simulazione del moto del suolo per- meccanica delle faglie e dei terremoti. Ora non mette altresì di verifi care gli effetti di diret- 3. CONCLUSIONI è così, le conoscenze scientifi che nell’ambito tività legati alla propagazione della rottura I terremoti dell’estate-autunno 2016 in Ita- della Geologia dei Terremoti e della Sismo- cosismica e tenere in considerazione le ca- lia centrale hanno evidenziato ancora una volta logia, così come quelle riguardanti l’assetto ratteristiche geologiche locali e quindi le in- l’impreparazione delle istituzioni e dei cittadini sismotettonico del territorio italiano, sono di formazioni provenienti dagli studi di micro- ad affrontare una crisi sismica importante. gran lunga migliorate, grazie anche all’espe- zonazione sismica. Queste informazioni sono Per poter sviluppare a livello nazionale rienza maturata dalla comunità scientifi ca necessarie per effettuare simulazioni corrette un discorso avanzato di valutazione della a seguito delle sequenze sismiche recenti a degli scenari di danno e, quindi, pianifi care in pericolosità sismica, è necessario che i risul- partire dall’Umbria-Marche del 1997-1998, maniera consapevole l’eventuale emergenza. tati della ricerca scientifi ca relativi alla Ge- L’Aquila del 2009, L’Emilia-Romagna del 2012 L’integrazione del dato geologico sulle ologia dei Terremoti e alla Sismologia degli e Amatrice-Visso-Norcia del 2016 (Amato and faglie attive con quello proveniente dai ca- ultimi venti anni vengano estratti dai lavori Cocco Eds. 2000; Cello and Tondi Eds., 2000; taloghi storici permetterebbe inoltre di va- scientifi ci e messi a disposizione per la ge- Tondi et al. Eds., 2009; Pantosti and Boncio lutare l’ultimo terremoto massimo associato stione e sicurezza del territorio. Questo, oltre Eds., 2012; Anzidei and Pondrelli, Eds., 2016). alla faglia oggetto di studio e quindi alla zona a consentire una valutazione più attendibile Sulla base delle conoscenze attuali, per sismogenica di riferimento. Di conseguenza, delle accelerazioni previste in 50 anni, sulla quanto riguarda i terremoti più forti che si pos- sarebbe possibile inserire il fattore tempo e base delle informazioni relative alla ciclicità sono verifi care in Italia, è possibile integrare quindi valutare la pericolosità sismica in ma- del processo deformativo delle faglie e della utilmente i dati sui terremoti storici con quelli niera più realistica. Nelle aree dove la proba- loro interazione meccanica, permetterebbe geologici e geofi sici disponibili relativi alle bilità che si verifi chi un terremoto distruttivo l’individuazione di aree in cui la probabilità faglie attive. Nota la posizione e le caratteri- in tempi brevi risulti molto alta, occorrerebbe che si verifi chi il terremoto massimo previsto

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 282 geological analysis and models for earthquake faulting studies”. Journal of Geodynamics, Spe- cial Issue, 29 (3-5). CHIARALUCE, L., DI STEFANO, R., TINTI, E., 261 SCOGNAMI- GLIO, L., MICHELE, M., CASAROTTI, E., CATTANEO, M., DE GORI, P., CHIARABBA, C., MONACHESI, G., LOMBARDI, A. M., VALOROSO, L., LATORRE, D., MARZORATI, S. (2017), The 2016 Central Italy seismic sequence: a first look at the mainshocks, aftershocks and source models. Seism. Res. Lett., 88 (3), 1-15, doi:10.1785/0220160221. CIVICO et al. et Open EMERGEO Working Group (2017), Surface ruptures following the 30 Oc- tober 2016 Mw 6.5 Norcia earthquake, central Italy. Journal of Maps. GALADINI F., GALLI P. (2003), Paleoseismology of silent faults in the Central Apennines (Italy): the Mt.Vet- tore and Laga Mts. faults. Annals of Geophysics. GALLI P., GALADINI F., CALZONI F. (2005), Surface fault- ing in Norcia (central Italy): a “paleoseismologi- cal perspective”, Tectonophysics, 403, 117-130. KLIN P., PRIOLO E. (2007), Studio delle sorgenti si- smogenetiche lungo la fascia costiera marchi- giana - Simulazioni numeriche 3D del moto forte del suolo nell’area di Senigallia. In: M. MUCCIA- RELLI, P.P. T IBERI (a cura di), Scenari di pericolo- sità sismica della fascia costiera marchigiana – La microzonazione sismica di Senigallia, Re- gione Marche e Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, 215-225. LAURENZANO G., PRIOLO E., TONDI E. (2008), 2D numeri- cal simulations of earthquake ground motion: ex- amples from the Marche Region, Italy. J Seismol. 12:395–412 DOI 10.1007/s10950-008-9095-1 PANTOSTI, D., BONCIO, P. (Eds.) (2012), Understand- ing the April 6th L’Aquila earthquake: the Figura 8 – Modello 3D geologico-strutturale, della zona di Senigallia (AN) (a); simulazione del moto del suolo visualizzata geological contribution. Italian Journal of Geo- in pianta nei seguenti time-steps: 3,5; 4,5; 5,5 secondi dalla sorgente (b). Il rettangolo bianco mette in evidenza la faglia sciences, Special Issue, 131 (3). sismogenica e la variazione di colori da verde a rosso indica l’accelerazione orizzontale (frazione di g) crescente (Klin e PIERANTONI, P.P., DEIANA, G., GALDENZI, S. (2013), Stra- Priolo, 2007, Laurenzano et al., 2008) tigraphic and structural features of the Sibillini Mountains (Umbria-Marche Apennines, Italy). sia più alta di altre (la ricostruzione del ciclo più completo e omogeneo rispetto a quanto Italian Journal of Geosciences 132 (3), 497-520. sismico per l’Italia centrale indicava nel 2003 già disponibile e che veda la partecipazione ROVIDA, A., LOCATI, M., CAMASSI, R., LOLLI, B., GASPE- che quest’area sarebbe stata interessata a e quindi la condivisione della comunità scien- RINI P. (2016), CPTI15, the 2015 version of the breve da un’importante crisi sismica, si veda tifi ca che opera nel campo della Geologia dei Parametric Catalogue of Italian Earth-quakes. Fig. 3). Solo in questo modo è possibile indi- Terremoti. Tale documento, conterrebbe le Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. care le aree prioritarie dove sviluppare azioni informazioni necessarie per una valutazione doi:http://doi.org/10.6092/INGV.IT-CPTI15 urgenti di riduzione del rischio sismico. più realistica della pericolosità sismica del TONDI, E., (2000), Geological analysis and seismic hazard in the Central Apennines. Journal of Ge- A seguito degli eventi sismici che hanno territorio nazionale, permettendo quindi una odynamics, 29, 517-534. colpito tragicamente il centro Italia, numero- più effi cace riduzione del rischio sismico. TONDI, E., CELLO, G. (2003), Spatiotemporal Evo- si ricercatori appartenenti ad Enti di Ricerca, lution of the Central Apennines Fault System Università e Istituzioni italiane ed europee BIBLIOGRAFIA (Italy). Journal of Geodynamics, 36, 113-128. hanno sentito la necessità di un confronto AMATO, A., COCCO, M. (Eds.) (2000), The Umbria-Marche, TONDI E., CHIARALUCE L., ROBERTS G. (Eds.) (2009), Ten aperto, anche sul campo, sui temi riguardanti Central Italy, Seismic Sequence of 1997-1998, years after the Umbria-Marche earthquake. Tec- l’analisi geologica fi nalizzata alla riduzione Journal of Seismology, Special Issue, 4. tonophysics, Vol. 476, Special Issue 1-2. del rischio sismico. È stata quindi organiz- ANZIDEI, M., PONDRELLI, S. (Eds) (2016), The Amatrice WEDMORE, L. N. J., FAURE WALKER J. P., ROBERTS G. P., seismic sequence: preliminary data and results, SAMMONDS P. R., MCCAFFREY K. J. W., COWIE P. A. zata una conferenza internazionale itineran- Annals of Geophysics, 59, Fast Track 5. (2017), A 667 year record of coseismic and te “From 1997 to 2016: Three destructive BARCHI, M., GALADINI, F., LAVECCHIA, G., MESSINA, P., MI- interseismic Coulomb stress changes in cen- earthquakes along the central Apennine fault CHETTI, A.M., PERUZZA, L., PIZZI, A., TONDI, E., VITTORI, tral Italy reveals the role of fault interaction system, Italy – International fi eld trip”, che si E. (2000), Sintesi delle conoscenze sulle faglie in controlling irregular earthquake recurrence è svolta dal 19 al 22 luglio 2017 fra Came- attive in Italia Centrale: parametrizzazione ai intervals, J. Geophys. Res. Solid Earth, 122, rino, Colfi orito, Norcia-Castelluccio e L’Aquila fini della caratterizzazione della pericolosità doi:10.1002/2017JB014054 (http://convegni.unicam.it/TDEq_centralI- sismica, CNR-Gruppo Nazionale per la Difesa WILKINSON M., MCCAFFREY K. J. W., JONES R. R., GERALD taly). A conclusione della conferenza è stata dei Terremoti, Roma, 62 pp. P. R., HOLDSWORTH R. E., GREGORY L. C., WALTERS CALAMITA F., PIZZI A. (1994), Recent and active R. J., WEDMORE L., GOODALL H. AND IEZZI F. (2017), condivisa la necessità di dotarsi in Italia di extensional tectonics in the southern Umbro- Near-field fault slip of the 2016 Vettore Mw una carta uffi ciale a livello nazionale delle Marchean Apennines (central Italy), Mem. Soc, 6.6 earthquake (Central Italy) measured using faglie attive e capaci e successiva interpre- Geol. It., 48, 541-548. A. low-cost GNSS. Scientific Reports, doi:10.1038/ tazione in chiave sismogenica, un elaborato CELLO G., TONDI E. (Eds.) (2000), The resolution of s41598-017-04917-w

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 ALFIERO MORETTI 283 Architetto. Dirigente Servizio Protezione Civile Emergenza e ricostruzione Regione Umbria, Coordinatore Ufficio Speciale Ricostruzione Umbria sisma 2016, Vice Presidente Emergency and reconstruction Osservatorio Nazionale Ricostruzione sisma 2016, già Direttore della Struttura tecnica del Commissario Delegato alla ricostruzione – Emilia Romagna 2012-2016. Fino al 2012 ha coperto il ruolo di Direttore Generale del Comune di Foligno, lavorando attivamente all’emergenza sismica umbro-marchigiana del 1997 ed alla successiva ricostruzione. Parole chiave (key words): emergenza (emergency), disastro (disaster), terremoto (earthquake), E-mail: [email protected] ricostruzione (rebuilding)

terremoti tornano. Non sappiamo dove, nel periodo 1968-1998 tale costo è stato sti- missario Straordinario, ad un anno dall’inizio con quale intensità, né quando. Ma ab- mato in oltre cento miliardi di euro, drenando della crisi sismica del 24 agosto 2016, che de- biamo una certezza: torneranno. ingenti risorse alle politiche di prevenzione di scrivono anche una strategia sostenibile per L’Italia è uno dei paesi a maggiore cui l’Italia avrebbe particolare bisogno. il futuro della ricostruzione del Centro Italia. Irischio sismico del Mediterraneo, sia per la Nell’agosto del 2016 il terremoto è tornato Per narrare l’entità delle devastazioni del frequenza dei terremoti che hanno interessato nell’Italia Centrale. “Ventiquattro agosto, 26 e sisma che ha colpito l’Italia Centrale alcuni il territorio, sia per l’intensità che alcuni di 30 ottobre 2016, 18 gennaio 2017: nell’arco di dati. Sono stati effettuati oltre 250.000 con- essi hanno raggiunto provocando anche no- cinque mesi il territorio del Centro Italia e la trolli sulla stabilità degli edifi ci: 4.600 agli tevoli impatti sociali ed economici nel nostro sua gente hanno sofferto i lutti e le rovine del edifi ci pubblici; 5.800 alle chiese e beni cul- paese. Dalle statistiche risulta che negli ulti- più grave e complesso evento sismico ed an- turali; la restante parte al patrimonio edilizio mi due secoli, a partire dal 1805, ci sono sta- che meteorologico che abbia colpito il nostro privato, residenziale e produttivo. Sono stati ti in Italia almeno sessantatre terremoti che paese da molti decenni a questa parte. Si è accreditati per il censimento dei danni oltre hanno causato la perdita di quasi 150 mila risposto con una grande prova di solidarietà 6.500 tecnici rilevatori sia liberi professioni- morti, l’80% dei quali concentrati nei terre- umana nazionale ed internazionale, con una sti che pubblici dipendenti, con il coinvolgi- moti di Messina-Reggio Calabria del 1908 e grande prova di professionalità e dedizione del mento anche di qualifi cati centri di ricerca. di quello abruzzese del 1915. Dal 1968, ter- sistema di Protezione Civile. Con una grande Risultano complessivamente danneggiati ol- remoto del Belice, ad oggi la perdita di vite prova di dignità delle comunità colpite e di tre 70.000 edifi ci dei quali, da una proiezione umane è stata di circa 5.000 persone, cento unità delle istituzioni democratiche. Salvare statistica - in quanto mancano ancora molte ogni anno. Negli ultimi otto anni, a partire dal le vite, assistere la popolazione, non lasciare schede AeDES che devono essere redatte (en- terremoto dell’Aquila del 2009, abbiamo regi- solo nessuno, rispondere con equità ai mille tro il 31 marzo 2018), dai professionisti inca- strato circa 700 morti. Oltre al numero ingente bisogni. E poi, da subito, impostare la rinasci- ricati dai privati dopo le FAST - risulterebbe delle vittime, si deve tener conto del grande ta di questi territori, di questa parte dell’Ap- che il 45% presenta danni lievi (scheda con impatto economico che questi eventi sismici pennino, straordinariamente bella ma anche esito B e C) ed il 55% con danni gravi (scheda hanno avuto nel nostro paese: sia per gli ele- tanto fragile per ragioni ambientali, sociali ed con esito E). Complessivamente, dopo il 26 e vati costi diretti riguardanti la gestione delle economiche”. Queste sono le parole del Com- 30 ottobre 2016 la popolazione assistita nelle emergenze e successive ricostruzioni, sia per missario Vasco Errani e dei Vice-Commissari, quattro regioni supera le 40.000 unità. quelli indiretti derivanti dal calo di produzioni Presidenti delle quattro regioni colpite, nella Con questo contributo non verranno af- agricole ed industriali. Basti pensare che solo prefazione al rapporto sull’attività del Com- frontati tutti i temi relativi all’emergenza ed al

Figura 1

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Figura 2

processo di ricostruzione post-sisma, ma solo Consiglio dei Ministri del 27 ottobre 2016 e del è stata nominata Commissario straordinario alcuni aspetti specifi ci per dimostrare come 31 ottobre 2017 si è preso atto dell’estensione del Governo in sostituzione di Vasco Errani. ormai sia acquisito in Italia il fatto che la lo- degli effetti della dichiarazione dello stato di Il Commissario Straordinario ha imme- ro gestione viaggia in parallelo e non hanno emergenza adottata con la delibera del 25 diatamente attivato la collaborazione con il una successione temporale. Da tempo, dopo agosto 2016 in conseguenza degli ulteriori Capo Dipartimento della Protezione Civile, al le esperienze precedenti in cui i due momenti eventi sismici che il giorno 26 ottobre e 30 ot- fi ne di assicurare il necessario coordinamen- (emergenza e ricostruzione) erano nettamente tobre 2016 hanno colpito il territorio delle Re- to delle rispettive azioni e competenze, e si è separati e si svolgevano in tempi successivi, gioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. Dopo la fatto parte attiva stimolando il Governo alla basti pensare a quanto avvenuto sia in Friuli dichiarazione dell’emergenza il Dipartimento presentazione delle regole per la ricostruzione nel 1976 che in Irpinia nel 1980, si è sperimen- Nazionale della Protezione Civile ha insediato dei beni danneggiati dagli eventi sismici ini- tato nel nostro paese un modello operativo che la DICOMAC e messo in atto tutte le disposi- ziati il 24 agosto. Il decreto legge 17 ottobre vede contestualmente presenti: da una parte zioni normative e regolamentari previste dal- 2016, n. 189, pubblicato in Gazzetta Uffi ciale il sistema della Protezione Civile impegnato la vigente legislazione in materia. Lo stato di 18 ottobre 2016, n. 244, recante “Interventi nella gestione dell’emergenza e dall’altra la emergenza, inizialmente fi ssato in sei mesi, urgenti in favore delle popolazioni colpite dal defi nizione del modello di ricostruzione con le è stato poi esteso con successive proroghe sisma del 24 agosto 2016” è stato adottato rispettive regole e risorse fi nanziarie, con la fi no al 28 febbraio 2018 e quasi sicuramente dal Consiglio dei Ministri a meno di due mesi nomina del Commissario Governativo. verrà prorogato fi no al 24 agosto 2018, a due dall’inizio della crisi sismica e convertito con Anche nella nostra realtà, trascorso po- anni dall’avvio della crisi sismica. Parallela- modifi cazioni dalla legge 15 dicembre 2016, co tempo dopo dall’inizio della crisi sismica, mente, a distanza di pochi giorni dall’avvio n. 229, pubblicata sulla Gazzetta Uffi ciale n. sono stati emessi una serie di provvedimenti della crisi sismica con Decreto del Presidente 294 del 17 dicembre 2016, mentre nel frat- per avviare nel concreto sia la gestione dell’e- della Repubblica del 9 settembre 2016, su tempo gli eventi sismici del 26 e 30 ottobre mergenza, in soccorso delle popolazioni colpi- proposta del Consiglio dei Ministri, Vasco Er- 2016 avevano aumentato notevolmente i te dai ripetuti eventi sismici ed atmosferici, rani fu nominato Commissario Straordinario danni, cambiando sostanzialmente il quadro sia per porre le solide basi di un avvio del del Governo, ai sensi dell’art. 11 della legge di riferimento. Sono poi seguite altre dispo- processo di ricostruzione. Con deliberazione 23 agosto 1988, n. 400 e successive modifi - sizioni legislative che hanno implementato il del Consiglio dei Ministri del 25 agosto 2016 cazioni, ai fi ni della ricostruzione nei territori testo originale. è stato dichiarato lo stato di emergenza in dei Comuni delle Regioni di Abruzzo, Lazio, La successione degli eventi sismici, la conseguenza degli eccezionali eventi sismici Marche ed Umbria interessati dall’evento si- contemporanea emissione dei provvedimenti che il giorno 24 agosto 2016 hanno colpito il smico del 24 agosto 2016. Successivamente, riguardanti la disciplina sia della gestione territorio delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche con Decreto del Presidente della Repubblica dell’emergenza che della ricostruzione atte- ed Umbria. Con successive deliberazioni del dell’11 settembre 2017, l’On. Paola De Micheli stano che le due attività, seppur distinte ed

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 285

Figura 3 attuate da soggetti diversi, procedono paral- bilità di intervenire immediatamente su edifi - 16/01/1996 non prevedeva verifi che globali per lelamente e si infl uenzano reciprocamente. ci danneggiati in modo lieve, a bassa vulnera- tale categoria d’intervento ma solo la verifi ca del A testimoniare questo rapporto tra gestione bilità e privi di carenze strutturali. L’obiettivo conseguimento della soglia minima prefi ssata. dell’emergenza e ricostruzione si descrivono primario alla base dell’introduzione della Sia per la ricostruzione leggera che per due attività che richiedono coordinamen- ricostruzione leggera era quello di ottenere il quella pesante il progetto dell’intervento do- to, integrazione e contestualizzazione delle maggior numero possibile di edifi ci agibili nel veva essere esteso per l’intero edifi cio (unità azioni svolte da soggetti diversi. La prima minor tempo possibile. Per raggiungere que- strutturale). Anche questa è stata una novità riguarda il modello di ricostruzione dopo un sto scopo si era previsto che potessero acce- molto signifi cativa rispetto a precedenti rico- evento sismico, la seconda l’apprestamen- dere a questo modello di ricostruzione edifi ci struzioni post-sisma in quanto veniva assi- to delle soluzioni abitative emergenziali per che presentavano contemporaneamente due curato un aumento della sicurezza in quanto l’assistenza alla popolazione che ha perso il condizioni tecniche: 1) riparabilità dei danni veniva estesa a tutto l’edifi cio e non alla sin- proprio alloggio. con interventi minimi e rafforzamento globale gola unità immobiliare. Dopo l’evento sismico di Marche ed Um- dell’edifi cio attraverso un insieme sistema- Il modello della ricostruzione leggera bria del 1997, gli obiettivi della ricostruzione tico di interventi prevalentemente indirizzati introdotto nel 1997, ossia consentire il ri- furono chiaramente delineati dalla legge n. verso l’aumento della qualità dei collegamen- torno immediato nelle proprie abitazioni del 61 del 30 marzo 1998, approvata a sei mesi ti strutturali tra murature confl uenti e tra le maggior numero possibile di nuclei familiari dall’inizio della crisi sismica, costituendo il stesse e gli orizzontamenti e 2) basso livello sgomberati, o in edifi ci parzialmente inagi- riferimento normativo per quel processo di di vulnerabilità, calcolata in termini semplifi - bili o agibili con provvedimenti, mediante ricostruzione. Quella legge costituì una svol- cati e convenzionali. Il contributo era previsto l’esecuzione di interventi caratterizzati da ta nell’approccio metodologico fi no ad allora per le unità immobiliari comprese in edifi ci tempi di esecuzione molto contenuti (entro utilizzato in quanto prevedeva, per la rico- dichiarati totalmente o parzialmente inagibi- 8-10 mesi dall’inizio dei lavori) e costi limi- struzione privata una doppia articolazione: li, in cui era presente almeno un’abitazione tati entro un tetto massimo di contributo, è ricostruzione leggera e ricostruzione pesan- principale al momento del sisma. stato poi utilizzato anche nelle ricostruzioni te. Quest’ultima a sua volta era suddivisa in La ricostruzione pesante prevedeva invece successive: Abruzzo nel 2009, Emilia Roma- interventi su edifi ci isolati e edifi ci ricompresi interventi di miglioramento sismico secon- gna nel 2012 ed infi ne nel Centro Italia nel nei Programmi Integrati di Recupero (rico- do quanto disposto al punto 9.1.2. del D.M. 2016. Questo modello è risultato vincente, ha struzione integrata). 16/01/1996 introducendo, per la prima volta, consentito ai terremotati di ottenere tempi ri- Per la ricostruzione leggera venne emana- che tale miglioramento conseguisse almeno il dotti per riutilizzare gli alloggi danneggiati e to, a pochi giorni dall’inizio della crisi sismica 65% dell’adeguamento sismico di un edifi cio contestualmente ha contribuito a contenere il l’ordinanza n. 61/97 che prevedeva la possi- esistente “calcolato” in quanto il decreto del numero delle soluzioni abitative temporanee,

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 286 utilizzate per lunghi periodi che il sistema del- dell’Italia Centrale questa tempistica si sta alle16.000, e cioè meno del 5% del potenziale la Protezione Civile avrebbe dovuto realizzare. confermando in quanto a 16 mesi dall’inizio fabbisogno. Nell’Italia Centrale nel 2016 si Le NTC del 2008, nel frattempo entrate in della crisi sismica sono stati già presentati prevede, nei comuni maggiormente colpiti da- vigore nel 2009, hanno pienamente confer- duemila progetti per la riparazione con raf- gli eventi, la realizzazione di circa 3.800 solu- mato questo approccio strutturale, preveden- forzamento locale degli edifi ci lievemente zioni abitative emergenziali (SAE) e circa 300 do espressamente per il patrimonio storico danneggiati ed entro il 31 luglio 2018, termi- moduli agricoli prefabbricati in ambito rurale costruito differenziate tipologie di interventi: ne ultimo previsto dalle vigenti disposizioni per gli allevatori (MAPRE). Complessivamen- dalla riparazione con rafforzamento locale legislative, tutti i progetti dovranno essere te poco più di 4.000 soluzioni, a fronte di un per gli edifi ci con danni lievi (ricostruzione presentati, pena la perdita del contributo. numero di famiglie sgomberate al dicembre leggera) al ripristino con miglioramento si- Dopo il rilascio delle autorizzazioni seguirà 2017 superiore a 16.000, con una percentuale smico, potremmo dire “un parente stretto” l’esecuzione degli interventi che obbligatoria- di soddisfazione del fabbisogno pari al 25%. del miglioramento calcolato del sisma ’97, e mente dovrà essere, al massimo, contenuta L’assistenza alla popolazione dopo un l’adeguamento o la demolizione e successiva entro 8 mesi e pertanto entro tre anni la popo- evento sismico, fi nalizzata a risolvere tem- ricostruzione (ricostruzione pesante). Anche lazione sgomberata potrà, progressivamente, poraneamente il problema abitativo, non si presenta uguale in quanto i territori colpiti sono diversi ed hanno le proprie specifi cità. Nel 2009 a L’Aquila si è dovuti intervenire con il progetto CASE e con i MAP, in quanto il livello di danneggiamento del patrimonio edilizio era molto elevato e concentrato nella città, in par- ticolare nell’area del centro storico. Questo non ha di fatto consentito di ricorrere in larga misura all’autonoma sistemazione, essendo venuta a mancare la disponibilità di alloggi liberi per l’affi tto. Anche nella gestione post- sisma dell’Italia Centrale si è dovuti ricorrere in modo consistente all’utilizzo di soluzioni abitative emergenziali nelle zone epicentrali dell’Appennino in quanto l’elevatissimo li- vello di danneggiamento e la distruzione di interi centri non consentiva di ricorrere all’au- Figura 4 tonoma sistemazione, tanto che il ricorso a soluzioni abitative temporanee risulta essere il censimento dei danni degli edifi ci lesiona- rientrare nelle proprie abitazioni. notevolmente superiore a quello dell’Emilia. ti dagli eventi sismici nel frattempo è stato Dalle esperienze avute sul campo in Um- A partire dal caso abruzzese, dopo la ge- migliorato, con l’introduzione della sche- bria, in Emilia Romagna e da ultimo nell’at- stione dell’emergenza umbro-marchigiana e da AeDES, provvedendo ad una immediata tuale gestione del sisma dell’Italia Centrale, quella emiliana, anche nell’Italia Centrale si è classifi cazione del livello di danneggiamento ho potuto constatare l’importanza di ridurre al passati dai campi di prima accoglienza (ten- individuando con le sigle “B-C”, edifi ci che minimo la realizzazione delle soluzioni abita- dopoli) o dalle sistemazioni alberghiere diret- presentano danni lievi e con la sigla “E” gli tive per l’emergenza, andando a diversifi care tamente alla soluzione abitativa temporanea, edifi ci con danni gravi e fornendo una prima e potenziare, per quanto possibile, l’offerta di senza più ricorrere a soluzioni molto precarie indicazione sul percorso della ricostruzione. soluzioni abitative alternative. L’introduzione e provvisorie come sono stati i container in Questo percorso deve però tener conto sia dal 1997 del contributo per l’autonoma siste- Umbria e nelle Marche nel 1997. del livello di danneggiamento che delle vul- mazione (CAS) ha rappresentato una strategia Elementi non indifferenti, di cui tener nerabilità degli edifi ci e pertanto, con le di- risolutiva in questi anni, permettendo al citta- conto nella predisposizione delle soluzioni sposizioni regolamentari dei vari commissari dino, con la corresponsione di un contributo, abitative sono, da un lato, la stagione in cui di governo che si sono succeduti, sono stati di trovare una sua sistemazione senza gravare avviene l’evento e, dall’altro, il contesto geo- introdotti i livelli operativi per individuare sul sistema della Protezione Civile, riducendo grafi co, ovvero l’altitudine e la latitudine dei esattamente se ricorrere alla ricostruzione drasticamente il numero delle soluzioni abi- territori colpiti, quali fattori atti a quantifi ca- leggera o a quella pesante. tative temporanee da realizzare. La scelta re il tempo disponibile per poter allestire una La ricostruzione leggera ha un diretto del CAS aveva già ottenuto una risposta di possibile soluzione. Per approntare le soluzio- rifl esso sull’assistenza alla popolazione nel grandissima quantità e qualità in Umbria e ni abitative temporanee un altro tema impor- processo emergenziale: a favore degli occu- nelle Marche, si è confermata anche in Emilia tante è la loro durata tenendo conto del tempo panti degli edifi ci che presentano danni lievi e nell’Italia Centrale nelle zone lontane esterne necessario per la riparazione, il ripristino o la si è fatto ricorso alle strutture alberghiere, nel all’epicentro. Le soluzioni abitative tempora- ricostruzione degli edifi ci danneggiati. primo periodo, e poi al Contributo di Autonoma nee realizzate in Emilia Romagna sono state Da quanto osservato in Friuli, Umbria- Sistemazione (CAS) senza prevedere soluzioni inferiori alle mille unità, di cui 757 nei villaggi Marche, in parte in Abruzzo e poi in Emilia, abitative temporanee. Da quanto osservato in costruiti nei sette comuni maggiormente col- si può ipotizzare che per il ripristino con mi- Umbria, nelle Marche, in Abruzzo e poi in Emi- piti (PMAR), e 220 in ambito rurale (PMRR). glioramento sismico o la ricostruzione degli lia, possiamo dire che per la riparazione degli Sono state installate meno di mille soluzioni edifi ci con danni gravi e gravissimi occorrono edifi ci che presentano danni lievi occorrono abitative per altrettante famiglie ospitate, da due a sei anni; per la ricostruzione inte- circa tre anni dall’inizio della crisi sismica. a fronte di un numero complessivo delle fa- grata dei centri urbani e/o storici occorrono Nell’esperienza in corso riguardante il sisma miglie sgomberate al giugno 2012 superiore mediamente da quattro/cinque a otto/dieci

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 anni. Di fatto, alcuni di questi tempi sono contatto particolarmente sensibile e da guar- fase realizzativa che, da una prima analisi, 287 indubbiamente irriducibili, ma migliorando dare con grande attenzione. appare eccessivamente lunga per le aspetta- le procedure, mettendo a punto gli strumenti Nell’Italia Centrale, dopo il sisma del 2016, tive dei terremotati, e necessita pertanto di attuativi del progetto di ricostruzione integra- è in corso la sperimentazione di un nuovo ap- essere perfezionata cercando di migliorarne ta, si potrebbe prevedere una forte riduzione proccio. Il Dipartimento Nazionale della Prote- notevolmente i tempi di consegna. dei tempi fi no ad arrivare ad ipotizzare una zione Civile aveva già nel 2015-2016 in tempo Dall’esperienza fatta in questi anni in Ita- media complessiva di circa 5/6 anni che può di pace, sulla scorta delle precedenti esperien- lia emerge, bisogna ricordarlo ed affermarlo rappresentare un obiettivo raggiungibile per ze, messo a punto una strategia per mettere a con forza, che la realizzazione delle soluzioni future ricostruzioni post-terremoto. In Emilia disposizione del sistema che è chiamato a ge- residenziali temporanee, deve essere l’ultima Romagna, a cinque anni dagli eventi sismici stire emergenze soluzioni abitative temporanee scelta a cui ricorrere per gestire un’emergen- del 2012, tutti i contributi per la ricostruzione innovative. È stato predisposto un progetto ed za abitativa. Questo principio deve essere privata sono stati rilasciati; quella leggera è un capitolato tecnico che prevede una soluzio- perseguito, per quanto possibile, minimiz- ormai conclusa da tempo e quella pesante re- ne abitativa con elevato confort prestazionale zando l’impatto che queste strutture inevi- gistra un signifi cativo stato di avanzamento. ed ambientale, parzialmente prefabbricata in tabilmente hanno sul territorio. Nell’Italia Chiaramente per la riduzione dei tempi molto stabilimento e facilmente trasportabile. Tutto Centrale, in base alle indicazioni fornite dal dipende dall’entità del danno, dalla natura questo per avere uno stock di soluzioni abitati- DPC che prevedevano l’occupazione di una del bene colpito, dalla presenza dei necessari ve immediatamente impiegabili. È stata espe- superfi cie complessiva pari a circa 350-400 fi nanziamenti e dall’organizzazione e capaci- rita una gara CONSIP, articolata in diversi lotti metri quadrati per ogni SAE, l’area complessi- tà dei soggetti pubblici e privati di assicurare per diverse parti d’Italia, per l’individuazione va urbanizzata supera i 150 ettari in comuni, una adeguata governance. di soggetti qualifi cati in grado di far fronte alle generalmente, di dimensioni molto contenute. Le realizzazioni poste in campo in questi necessità abitative derivanti da un nuovo even- Questo dato rappresenta chiaramente l’im- ultimi venti anni per trovare una soluzione to naturale. Il contratto con gli aggiudicatari patto sul territorio di tali insediamenti. ottimale in grado di fornire una dignitosa delle forniture era stato stipulato solo nel mese Il permanere di strutture che sono state soluzione abitativa senza forti alterazioni di giugno 2016, due mesi prima dell’inizio della realizzate per una situazione di necessità e dell’assetto urbanistico o del mercato immo- crisi sismica del 24 agosto 2016 e ciò non ha per una durata limitata nel tempo, come sono biliare sono state diverse ed è indispensabile consentito alle imprese aggiudicatrici di poter comunque le strutture residenziali tempora- continuare la ricerca ed il confronto partendo attrezzare preventivamente le soluzioni abita- nee, può peraltro anche generare situazioni dalle esperienze che in diverse parti di que- tive, come auspicato dalle volontà del DPC. Le di elevata precarietà sia dal punto di vista sto paese sono state fatte in questi anni dopo SAE (soluzioni abitative emergenziali) sono edilizio che sociale. Il rischio, nel tempo, è che eventi sismici signifi cativi. Si tratta di conci- parzialmente prefabbricate in stabilimento ed a un disagio urbanistico si sommino anche liare il confort abitativo con i fattori della tem- il loro montaggio viene completato in cantiere quelli di natura economica e sociale. Per cui poraneità e reversibilità. Perché è indubbio su piattaforme in calcestruzzo all’interno di vil- questi luoghi rischiano di diventare concen- che queste debbano essere residenze del tutto laggi adeguatamente attrezzati ed urbanizzati. trazioni di problematiche complesse destina- temporanee per gestire l’emergenza, e che l’o- La progettazione esecutiva delle opere di te a durare nel tempo. Queste considerazioni biettivo deve essere il ritorno alla situazione urbanizzazione viene assicurata dal soggetto hanno fatto sì che, nella realizzazione delle preesistente al sisma, sebbene con maggiore fornitore delle SAE, come previsto dal capito- abitazioni temporanee in Emilia, si sia scelto sicurezza e con una sostanziale riduzione del lato mentre la loro realizzazione è separata- un livello essenziale di confort abitativo, pre- grado di vulnerabilità del territorio. L’obiettivo mente appaltata. I soggetti attuatori, sia della disponendo strutture con sistemi di appoggio non può e non deve essere quello di edifi care fornitura delle SAE che delle urbanizzazioni, non fi ssi al suolo, realizzate da componenti new towns, né nuovi quartieri: l’intervento sono le regioni mentre i comuni assicurano la prefabbricati e prevedendo da subito lo smon- deve porsi l’obiettivo a) della temporanei- messa a disposizione delle aree. Il ripetersi di taggio programmato a carico della ditta in- tà, andando ad agire sulla gestione dell’e- cinque eventi sismici di fortissima intensità a stallatrice che ha portato, entro cinque anni, mergenza, attuando una razionalizzazione distanza di cinque mesi, la diffi coltà dei co- alla totale rimozione delle strutture. In altre degli standard abitativi per ridurre i costi e muni a dimensionare la domanda delle SAE, situazioni come nell’Appennino dopo il sisma facilitare il rientro nelle case defi nitive; e b) per ogni localizzazione, tenendo conto del solo 2016, molte di queste strutture rimarranno della reversibilità, il che vuol dire che alla esito “E” delle schede AeDES con le proble- nel tempo e dovranno costituire un presidio di fi ne dell’emergenza queste strutture o ven- matiche registrate nel censimento dei danni protezione civile pronto ad essere riutilizzato gono smontate o utilizzate per altre fi nalità. ha portato al dilazionamento dell’avvio della in caso di necessità visto che nella storia re- Il villaggio/quartiere temporaneo nella sua procedura. L’elevato confort abitativo presta- cente il tempo di ritorno dei terremoti, in centri localizzazione urbanistica, nelle sue tipologie zionale ed ambientale delle soluzioni abitati- come Norcia, è pari a venti anni. Ciò vuol dire edilizie, nella scelta dei materiali impiega- ve, lo sdoppiamento tra fornitura ed urbaniz- principalmente investire in programmazione ti deve essere un buon compromesso tra un zazioni con la contestuale presenza in cantiere ed in una attenta gestione di tali strutture, comfort suffi ciente ed una provvisorietà che di due imprese da coordinare, l’obbligo della una volta che non saranno più utilizzate dai non induca gli occupanti a pensare che quella progettazione esecutiva per le opere di urba- terremotati. sia la soluzione abitativa di lungo periodo. La nizzazione, il rispetto del codice degli appalti, Gestire emergenze è un lavoro in pro- localizzazione di tali insediamenti emergen- ha comportato tempi medi di realizzazione per gress che si arricchisce delle esperienze ziali è un atto fondamentale di pianifi cazione ogni villaggio compresi tra 210 e 280 giorni, fatte. L’importante è continuare la ricerca, la e deve trovare la comunità interessata pronta dall’occupazione delle aree da parte dei comu- sperimentazione fi no a quando i principi so- a rifl ettere non solo sugli aspetti contingenti ni, per la consegna delle soluzioni abitative. Si pra enunciati per assicurare l’assistenza alla ma anche per le conseguenze future. Pianifi - prevede di completare l’installazione e la con- popolazione attraverso le soluzioni abitative cazione, gestione dell’emergenza e ricostru- segna agli assegnatari delle SAE nelle quattro più idonee non troveranno un riconosciuto e zione trovano in queste localizzazioni delle regioni nel mese di aprile 2018, a distanza di condiviso punto di approdo. soluzioni abitative temporanee un punto di 20 mesi dall’inizio della crisi sismica. Una

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 288 CONCETTA TRIPEPI Ricercatrice, ENEA Centro Ricerche Bologna Dal danneggiamento E-mail: [email protected] delle chiese di Amatrice spunti ELENA CANDIGLIOTA Ricercatrice, ENEA Centro Ricerche Bologna per prevenzione, conservazione E-mail: [email protected] GIACOMO BUFFARINI Primo Ricercatore, ENEA Centro Ricerche Casaccia e sicurezza del patrimonio E-mail: [email protected]

GIOVANNI CARELLI storico-architettonico Assistente tecnico, MiBACT, Istituto per la Conservazione e il restauro, Roma A lesson from the damage of the Amatrice E-mail: [email protected] churches, some reflections on prevention, LAURA DONATI Funzionario Storico dell’arte, MiBACT, Gallerie degli preservation and safety of historic and Uffizi, Firenze architectural heritage E-mail: [email protected] FERNANDO SAITTA Parole chiave (key words): patrimonio culturale (cultural heritage), vulnerabilità (vulnerability), sisma Ricercatore, ENEA Centro Ricerche Casaccia (earthquake), danneggiamento (damage), conservazione (preservation) E-mail: [email protected]

INTRODUZIONE 1. SEQUENZA SISMICA E LOCALIZZAZIO- I. M 5.0, Lat. 42.4733 - Lon. 13.2747, prof. Il presente lavoro mostra i più diffusi mec- NE DELLE CHIESE INDAGATE 9.5km, 18 gennaio 2017 (14:33:36) canismi di danno di chiese e campanili riscon- I sopralluoghi sono stati svolti a Febbraio In Fig. 1 (a) sono riportati in rosso gli epi- trati durante le verifi che eseguite dagli autori, 2017 quando i principali eventi (M≥5) della centri, e in verde le chiese oggetto di verifi ca; ricercatori ENEA e funzionari MiBACT, nel Co- sequenza sismica, che sta interessando l’I- in Fig. 1 (b) sono evidenziate in giallo le chiese mune di Amatrice severamente colpito dal ter- talia Centrale da Agosto 2016, si erano già di San Martino e della Madonna della Torre, remoto dell’Italia Centrale (2016-2017). Sito manifestati. Tali eventi, che si collocano in in quanto oggetto di una più accurata analisi all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso un’area compresa tra le sequenze sismiche del danneggiamento. in prossimità dei Monti della Laga, Amatrice Umbria-Marche del 1997 e L’Aquila del 2009, presenta un patrimonio storico di grande rilievo sono elencati di seguito (INGV, 2017): 2. DANNI ALLE STRUTTURE E AI BENI DI con i suoi cento edifi ci sacri e di culto. Notevoli le A. M 6.0, Lat. 42.6983 - Lon. 13.2335, prof. PREGIO CUSTODITI chiese di San Francesco, Sant’Agostino e di San 8.1km, 24 agosto 2016 (03:36:32) Tra il 13 e il 17 Febbraio 2017 gli autori Emidio, per citarne alcune gravemente danneg- B. M 5.3, Lat. 42.7922 - Lon. 13.1507, prof. hanno eseguito il rilievo del danno e la relati- giate dalla sequenza sismica. Gli eventi hanno 8.0km, 24 agosto 2016 (04:33:28) va verifi ca di agibilità su 21 chiese nel terri- messo in luce l’alta vulnerabilità del patrimonio C. M 5.4, Lat. 42.8802 - Lon. 13.1275, prof. torio comunale di Amatrice; ben 20 strutture storico-religioso locale e, più in generale, italia- 8.7km, 26 ottobre 2016 (19:10:36) sono state dichiarate Inagibili, soltanto una, no per la gran parte situato in aree ad elevata D. M 5.9, Lat. 42.9087 - Lon. 13.1288, prof. Sant’Anna in località Nummisci, è stata di- pericolosità sismica e troppo spesso oggetto di 7.5km, 26 ottobre 2016 (21:18:05) chiarata Agibile con provvedimenti. interventi di restauro e consolidamento struttu- E. M 6.5, Lat. 42.8322 - Lon. 13.1107, prof. Ne risulta una percentuale pari al 95% rale non perfettamente integrati. 9.2km, 30 ottobre 2016 (07:40:17) di edifi ci inutilizzabili a testimonianza della Dopo aver analizzato i principali meccani- F. M 5.1, Lat. 42.545 - Lon. 13.2768, prof. grande fragilità di questa tipologia struttura- smi di danno innescati, che in molti casi han- 10.0km, 18 gennaio 2017 (10:25:40) le e della violenza con cui il sisma ha colpito. no portato al collasso della struttura, si pro- G. M 5.5, Lat. 42.531 - Lon. 13.2838, prof. Tale dato numerico si inserisce nel com- porranno alcuni spunti d’intervento fi nalizzati 9.6km, 18 gennaio 2017 (11:14:09) plesso delle attività ENEA svolte in tutta l’area a promuovere una cultura della prevenzione H. M 5.4, Lat. 42.5033 - Lon. 13.277, prof. indagata (oltre 100 chiese nelle quattro regio- orientata alla sicurezza e alla conservazione. 9.4km, 18 gennaio 2017 (11:25:23) ni interessate) in cui gli edifi ci inagibili sono

Figura1 – Mappa dell’Area contenente (a) la localizzazione degli epicentri e delle Chiese oggetto di verifica e (b) l’indicazione dettagliata delle Chiese. (Google Earth®)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 stati il 45% e nel dato totale delle attività A riguardo si segnala che, con l’ordinanza nente al complesso Don Minozzi (anch’esso 289 per i Beni Culturali svolte dal Dipartimento n. 38 dell’8 settembre 2017 del Commissario inserito in elenco), e Sant’Agostino nel centro di Protezione Civile, in cui il 53% è risultato del Governo per la Ricostruzione, è stato ap- storico. inagibile (su un totale di 3875 chiese). Ciò provato il piano degli interventi sui beni del Un gran numero di chiese verifi cate, come signifi ca che, in zona epicentrale, o in gene- patrimonio artistico e culturale. Nel territorio è possibile vedere dalle foto di seguito ripor- rale dove lo scuotimento ha raggiunto livelli del Comune di Amatrice sono stati individuati tate (Fig. 2-Fig. 9), ha subito un danneggia- di grande intensità, allo stato attuale sa- undici edifi ci religiosi: i santuari della Filetta, mento codifi cato nelle schede di rilievo come rebbe impossibile garantire la salvaguardia dell’Icona Passatora e della Madonna di Gal- di livello 5. Esso corrisponde alla rovina pres- della vita delle persone che utilizzassero tali loro, Santa Maria della Torre a San Cipriano, soché totale dell’edifi cio con il crollo della co- strutture. Queste ultime non possono dunque la chiesa della Santissima Annunziata a Ca- pertura e la conseguente elevata possibilità essere fruite neanche a seguito di provvedi- pricchia, San Lorenzo a Pinaco, Santa Maria di perdita di vite umane, qualora esso fosse menti di pronto intervento ma richiedono in- di Loreto a Moletano, Santa Maria delle Grazie stato utilizzato durante una delle numerose terventi sostanziali da attuare nella fase di a Prato, Santa Maria delle Grazie a Varoni, la repliche di elevata magnitudo che hanno ca- ricostruzione. novecentesca Santa Maria Assunta, apparte- ratterizzato la sequenza sismica.

Figura 2 – Chiesa di S. Francesco

Figura 3 – Chiesa di S. Pietro in Campo

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 290

Figura 4 – Santuario di Santa Maria della Filetta. Viste esterne

Figura 5 – Santuario di Santa Maria della Filetta. Affreschi all’interno

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 291

Figura 6 – Chiesa di S.Antonio Abate. Danneggiamento chiesa e campanile

Figura 7 – Chiesa di S. Cle- mente Le perdite per il patrimonio culturale non si esauriscono con i danni agli edifi ci religiosi. All’interno di questi, infatti, ben ancorati alla struttura architettonica si conservano stucchi, affreschi, architravi decorate, elementi lapi- dei di recupero inglobati nelle murature, oltre a opere d’arte su supporto mobile (dipinti su tavola, tela, sculture in diversi materiali, inci- sioni, arredi lignei, oggetti di alto artigianato destinati all’uso liturgico, e così via). Queste ultime ove possibile sono state prelevate dagli edifi ci pericolanti o recuperate sotto le macerie e trasferite in luoghi protetti. A questo fi ne per il Lazio è stato allestito un idoneo deposito a Cittaducale all’interno della Scuola del Corpo Forestale dello Stato. Le operazioni sono state eseguite da squadre coordinate dall’Unità di crisi del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, con modalità tecniche dettagliatamente il- lustrate nella Relazione conclusiva del luglio 2017 del Segretariato Generale, pubblicata nel sito istituzionale del ministero. In alcuni particolari casi le opere d’arte mobili – poiché diffi cilmente movimentabili per la loro intrin- seca fragilità o per ragioni logistiche legate alla diffi cile percorribilità dei tratti viari dopo Figura 8 – Chiesa di S.Clemente. Messa in sicurezza del campanile a settembre 2016 (VIGILI DEL FUOCO, 2016) il sisma e alla particolare ubicazione degli edi-

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Figura 9 – Chiesa di S. Emidio. Crollo della chiesa e grave danneggiamento del campanile

fi ci – sono state inizialmente protette in loco dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il auspicabile per la perdita di valore e signifi cato grazie a strutture appositamente predisposte, Restauro aveva previsto la messa in sicurezza che le opere d’arte subiscono quando vengono come nel caso delle sculture in terracotta attri- delle superfi ci con velinature a carta giappo- decontestualizzate, soprattutto quando ese- buite a Saturnino Gatti e bottega (Sant’Antonio nese e resine acriliche, che è stato eseguito guite per uno specifi co edifi cio – in questi casi abate e la Madonna con Bambino) nella chiesa congiuntamente alla raccolta sistematica e sarebbe stato diffi cilmente percorribile anche di Sant’Antonio abate a Cornillo Nuovo. (VISCO- catalogazione dei frammenti caduti in vista di per le ragioni tecniche legate alla loro notevole GLIOSI A., 2016) futuri ripristini. Le decorazioni rinascimentali estensione e alla precarietà dei luoghi di lavo- Diverso il discorso per le superfi ci deco- sopra ricordate, però, hanno nuovamente sof- ro. A ciò si aggiungeva la necessità di operare rate e le opere d’arte ancorate alle strutture. ferto per le scosse di ottobre, che hanno provo- in fretta per limitare i rischi ai quali venivano I dipinti murali hanno generalmente subito i cato ulteriori danni solo in parte attenuati dagli sottoposti i restauratori con uno sciame sismi- danni inevitabili dovuti alla loro coesione con il interventi conservativi che erano stati eseguiti co ancora in atto. supporto murario. In alcuni edifi ci caratterizza- d’urgenza: nel corso dei sopralluoghi effettua- Le immagini riportate nel presente ar- ti da superfi ci affrescate di particolare pregio ti nel febbraio 2017 sono, infatti, stati rilevati ticolo, di alcune chiese con i loro campanili – riconducibili tra gli altri ai nomi di Pier Paolo ulteriori distacchi di estese porzioni di dipinti, in gran parte distrutte, sono testimonianza da Fermo, Dionisio Cappelli e Cola dell’Ama- lesioni e cadute. Il ricovero in luogo sicuro del della devastazione provocata dal sisma, che trice – come l’Icona Passatora e il santuario resto non è una strada percorribile per i dipinti ha portato la perdita non soltanto del patri- della Madonna della Filetta, dopo il sisma del murali. L’eventualità dello stacco e trasferi- monio architettonico ma anche e soprattutto 24 agosto un pronto intervento dei restauratori mento altrove degli affreschi – sempre poco dell’identità culturale di un territorio.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 3. ANALISI DEL DANNEGGIAMENTO DI AL- riferimento al casato degli Angioini: la tradi- I crolli, diffusamente registrati in fac- 293 CUNE CHIESE zione riporta, infatti, che la chiesa sarebbe ciata, facciata terminale, pareti laterali e Si riportano di seguito alcune considera- stata fondata da soldati francesi. copertura, sono riconducibili, in primo luogo, zioni più dettagliate per le Chiese di San Mar- L’interno era arricchito da dipinti murali alla cattiva qualità della muratura e alla sua tino e della Madonna della Torre. Tali chiese appartenenti a diversi cicli decorativi, ora tessitura irregolare all’interno dei paramenti. si ritengono rilevanti sia perché consentono di frammentari e in parte totalmente perduti. In questo caso, come in altri, si può ritenere evidenziare i più comuni meccanismi di dan- Alcuni degli affreschi, per affi nità con quel- quindi che l’innescarsi di qualsiasi mecca- no, sia perché, a fronte di un analogo giudizio li del santuario dell’Icona Passatora, sono nismo di collasso sia stato preceduto dallo di inagibilità, esso è scaturito per motivi to- attribuiti alla cerchia di Dionisio Cappelli. sgretolamento del materiale. talmente differenti. Un’imponente pala d’altare di scuola napo- Come evidenziato in Fig. 12, la muratura letana, databile alla prima metà del secolo in esame è del tipo a paramenti scollegati, 3.1 CHIESA DI SAN MARTINO XVII e raffi gurante San Martino tra i santi Lo- povera, a sacco, costituita da pietrame non Ubicata su un rilievo a circa 1150 m sul renzo e Francesco, era posizionata sull’altare squadrato e male organizzato. I paramenti livello del mare, la chiesa di San Martino maggiore. esterni sono costituiti da ciottoli di piccole o è caratterizzata da una struttura portan- La pala d’altare costituiva, assieme ad medie dimensioni aventi spigoli di forma ar- te in muratura articolata su unica navata un tabernacolo in legno intagliato e dorato, rotondata mentre il riempimento è realizzato (m. 19 x 11.6) e copertura a capriate. Su una un angelo in terracotta policroma attribuito con elementi di diversa pezzatura a spigoli parete laterale risulta connessa alla sacre- al Cappelli, una via crucis a stampa di scuo- vivi. La malta, di cattiva qualità anch’essa, è stia. La facciata presentava un campanile a la francese del Settecento e la suppellettile sgretolabile con le mani. vela con due campane e un rosone in posizio- ecclesiastica, il ricco corredo di opere d’arte Altro elemento utile a ricostruire la dina- ne asimmetrica rispetto alla vela. Il portale mobili conservato all’interno (AQUILINI L., mica del crollo è la presenza di pesanti cordoli in arenaria era arricchito dalla lunetta affre- 2002) (Fig. 10). in cemento debolmente armati che, sovracca-

Figura 10 – Chiesa di San Martino: pre-sisma (a) vista esterna (b) vista interna (AMATRICEVIVE, 2016 scata e da un architrave decorato con raffi - A seguito degli eventi sismici, la Chiesa è ricando le pareti laterali e presentando una gurata una stilizzata Annunciazione, recante stata dichiarata inagibile per il grave livello di rigidezza notevolmente diversa rispetto alla al centro uno scudo crociato sormontato da danno riscontrato, come è possibile constata- muratura sottostante, possono aver contribu- tre gigli, antico stemma di Amatrice nonché re dalle immagini in Fig. 11. ito al suo sgretolamento (Fig. 13).

Figura 11 – Chiesa di San Martino: post-sisma (a) vista esterna (b) vista interna

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Figura 12 – Chiesa di San Martino: muratura pareti (a) lato sinistro (b) lato destro

Figura 13 – Chiesa di San Martino: (a) vista d’insieme lato sinistro (b) vista lato destro con dettaglio cordolo

Uno dei meccanismi attivati dal sisma, che resta riconoscibile nonostan- te i crolli diffusi, è quello che ha interessato gli elementi di copertura. Sono infatti visibili delle lesioni localizzate nella parte alta delle pareti laterali in corrispondenza delle travi lignee. È inoltre possibile constatare il completo sfi lamento del puntone e la rotazione nel piano verticale della catena della quinta capriata, come evidenziato in Fig. 14a. Appare essersi altresì innescato il meccanismo di ribaltamento della facciata (in questo caso la facciata terminale della chiesa) potendosi dedurre l’attivazione di una rotazione fuori piano della stessa (Fig. 14b).

a b Figura 14 – Chiesa di San Martino: (a) meccanismo degli elementi di copertura (b) meccanismo di ribaltamento della facciata terminale

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 In sintesi, si ritiene che il collasso abbia era collocata), diversi arredi, la suppellettile storico di Amatrice. Edifi cio con campanile 295 avuto origine dallo sgretolamento della mura- liturgica, un tabernacolo e un paliotto su tela a vela e caratteristica pianta a due navate tura seguito o accompagnato dallo sfi lamento erano stati trasferiti nel deposito d’emergen- con pilastro centrale, presenta dipinti murali di una delle capriate e quindi dal crollo parziale za allestito a Cittaducale. Sorte peggiore è di diverse epoche: alcuni affreschi ricondotti della copertura seguito dalla rottura per taglio toccata alle decorazioni architettoniche, tra alla cerchia di Dionisio Cappelli, probabil- dei cordoli che, a loro volta, hanno indotto il le quali il portale con architrave decorata, i mente appartenenti ad una decorazione in cedimento della facciata (Fig. 13 e Fig. 14). dipinti murali, il rosone e il campanile a vela origine più estesa, e una Flagellazione di Come è intuibile, i danni strutturali han- coinvolti nel crollo della facciata. Alcuni fram- Cristo risalente al 1598, oltre ad un dipinto no avuto delle pesantissime ripercussioni sul menti di affresco erano stati raccolti dopo le su tela di scuola napoletana del Settecento patrimonio storico artistico conservato all’in- scosse di agosto, catalogati e ricoverati nel raffi gurante un santo vescovo da identifi care

Figura 15 – Chiesa della Madonna della Torre: pre-sisma (a) vista esterna (b) vista interna (AMATRICEVIVE, 2016) terno della chiesa, che, se aveva subito dei deposito, ma l’inevitabile permanere in loco probabilmente con San Cipriano (AQUILINI L., gravi danneggiamenti a causa di terremoti del resto delle decorazioni le ha sottoposte ai 2002) (Fig. 15). negli anni 1639 nel 1703, era in qualche modo danni causati dalle sollecitazioni del mese di A causa del grave quadro di danneggia- uscita quasi indenne dalla scossa del 17 gen- ottobre: alla data del 16 febbraio 2017 i di- mento riscontrato, anche questa chiesa è naio 2010 con epicentro ad essa vicinissimo. pinti murali risultavano gravemente lacunosi, stata dichiarata inagibile (Fig. 16).

Figura 16 – Chiesa della Madonna della Torre: post-sisma (a) vista esterna (b) vista interna

Fortunatamente dopo l’agosto 2016 e in alcuni casi, soprattutto in corrispondenza Non sono visibili fenomeni di sgretola- prima delle scosse di ottobre, che hanno re- della parete di fondo, ne sopravvivevano sol- mento della muratura che, in questo caso, è so quasi inaccessibile l’edifi cio, le squadre tanto delle piccole porzioni, al punto da sug- costituita da pietra sommariamente lavorata, di rilevamento dei danni del MiBACT, con la gerire la possibilità del loro stacco, possibilità anche se dal taglio non perfettamente squa- collaborazione dei Vigili del Fuoco e dei Ca- da prendere in considerazione solo se si tiene drato, di forma e orditura pseudo-regolare rabinieri del Nucleo di Tutela del Patrimonio presente l’estrema gravità della situazione e (Fig. 17). Tale circostanza ha permesso di Culturale, avevano provveduto alla rimozione il rischio di crollo totale dell’edifi cio. coinvolgere ampie porzioni strutturali arri- e messa in sicurezza dei beni mobili. La sei- vando ad attivare alcuni maccanismi resi- centesca pala d’altare raffi gurante il santo 3.2 CHIESA DELLA MADONNA DELLA TORRE stenti, con livelli di danno anche gravi, ma eponimo con i santi Francesco e Lorenzo (pur- La chiesa della Madonna della Torre sorge senza crolli. troppo gravemente danneggiata perché tra- nella frazione di Villa San Cipriano, un pic- In facciata è evidente l’attivazione di volta dal crollo dell’altare maggiore sul quale colo borgo a circa un chilometro dal centro meccanismi di piano, come dimostrano le le-

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Figura 17 – Chiesa Madonna della Torre: dettaglio muratura (a) cantonale lato parete (b) controfacciata (c) abside

Figura 18 – Chiesa Madonna della Torre: meccanismi nel piano della facciata Figura 19 – Chiesa Madonna della Torre: lesioni alla base della vela

sioni ad andamento obliquo indicative di una effi cacemente contrastato dalla presenza di una tessitura comunque di non buona qualità rottura per taglio della muratura (Fig. 18). un edifi cio addossato alla facciata accanto (Fig. 22). Tale meccanismo potrebbe essere sta- al protiro e da un contrafforte posto in pros- Particolarmente grave è il dan neg gia- to favorito anche dalla presenza della vela simità della vela (Fig. 20). men to del manto di copertura dell’aula a (particolarmente alta) poiché le lesioni s’in- Lo stesso protiro ha invece esercitato delle causa dell’assenza di buone connessioni tra nescano, al di sotto di essa, a partire da una azioni di martellamento mediante le travi di il rivestimento all’intradosso e gli elementi di discontinuità nell’orditura muraria (Fig. 19). copertura (Fig. 21). orditura secondaria con conseguente rischio Sempre in facciata si riscontra l’attiva- Lesioni inclinate nelle pareti laterali, sia di caduta di parti e scoperchiamenti (Fig. 23). zione di un principio di ribaltamento come singole che incrociate, in particolare in cor- L’edifi cio, sebbene profondamente dan- evidenziato in particolare dallo scollega- rispondenza delle aperture, dimostrano l’at- neggiato, si ritiene abbia manifestato un buon mento tra essa e le pareti laterali dell’aula. tivazione di meccanismi di taglio imputabili comportamento innescando i meccanismi re- Questo meccanismo sembra essere stato ad una muratura di limitato spessore e ad sistenti attesi senza il crollo di parti strutturali.

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ab

Ciò è dovuto a una muratura pseudo-regolare, Figura 20 – Chiesa Madonna della Torre: (a) meccanismo alle dimensioni ridotte, alla forma compatta e di ribaltamento della fac- alla presenza di una copertura non pesante. ciata contrastato da (b) un edificio addossato e (c) un Positiva si è dimostrata l’interazione con uno contrafforte dei corpi addossati e la presenza di un con- trafforte poiché entrambi hanno contribuito ad opporsi al ribaltamento della facciata. Per contro i danni in corrispondenza della vela e del protiro mettono in luce la forte vulnera- bilità derivante da aggetti o elementi posti in adiacenza realizzati senza adeguato am- morzamento al resto della struttura o secondo confi gurazioni che inducano il martellamento. Infi ne il grave danneggiamento del manto di copertura evidenzia come parti non struttura- c li, se non adeguatamente collegate a quelle strutturali, possano indurre conseguenze gra- miglioramento, a riparazioni o ad interventi Da letteratura (LENZA P. e GHERSI A., vi anche in assenza di collasso. locali” e che il loro progetto “dovrà garantire 2013; PAPA S. e DI PASQUALE G., 2011; VINCI L’instabilità strutturale ha avuto le sue la conservazione dell’architettura in tutte le M., 2016), e come i crolli registrati ad Amatrice ripercussioni sulle decorazioni interne. Pre- sue declinazioni, in particolare valutando l’e- confermano, la sopravvivenza di edifi ci spe- occupanti fessurazioni, distacchi di intona- ventuale interferenza con gli apparati decora- ciali come le chiese è demandata ad un para- co e cadute hanno interessato soprattutto il tivi” rispettando i criteri e le tecniche riportati digma di fattori che metta a sistema la buona dipinto murale tardocinquecentesco raffi gu- all’interno della stessa. In conseguenza di tali qualità di apparati murari, orizzontamenti e rante la Flagellazione di Cristo, che era stato limitazioni è quindi precisato che “al di so- coperture con l’effi cacia dei collegamenti e del restaurato nel 1998, e non hanno risparmiato pra di un certo livello di rischio (vita nominale contrasto alle azioni spingenti, evitando l’in- gli affreschi più antichi attribuiti alla scuola troppo breve) debba essere presa seriamente troduzione di pericolosi incrementi di carico. di Dionisio Cappelli (restauro 1995). Al mo- in considerazione la possibilità di delocalizza- In un’ottica di prevenzione, gli interventi mento del sopralluogo, nel febbraio 2017, le re le funzioni rilevanti e/o strategiche” even- da ritenere prioritari sono quindi diretti a con- campane erano ancora nella loro posizione tualmente svolte in tali manufatti. solidare gli elementi murari al fi ne di impedire sulla vela, mentre gli altri beni mobili era- no stati trasferiti nel deposito individuato a Cittaducale: il dipinto su tela settecentesco raffi gurante San Cipriano, un crocifi sso ligneo policromo, suppellettile ecclesiastica, arredi e paramenti.

4 IL PROBLEMA DELLA PREVENZIONE NEL PATRIMONIO STORICO: ALCUNI SPUNTI DI INTERVENTO Per le azioni mirate alla riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale è necessario fare riferimento alla Direttiva PMC del 9 febbraio 2011 (DPCM, 2011) la quale afferma che per i beni tutelati “è possibile derogare rispetto all’adeguamento” che per essi “è necessario attenersi ad interventi di Figura 21: Chiesa Madonna della Torre: martellamento indotto dalla copertura del protiro

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 298 prematuri sgretolamenti, permettendo dun- que l’attivazione dei meccanismi resistenti e non come riscontrato invece nel crollo della Chiesa di San Martino (Fig. 12). In particolare, in presenza di pareti a dop- pio paramento, le quali tendono e spanciare per effetto dei carichi verticali, è opportuno prevedere l’inserimento di diatoni artifi ciali in calcestruzzo armato. Essi hanno la duplice funzione di contrastare l’innesco di fenome- ni di instabilità per compressione (Fig. 24a) e di conferire un comportamento monolitico per le azioni fuori piano (Fig. 24b) con con- seguente incremento del carico critico e del moltiplicatore di attivazione del meccanismo di ribaltamento. Come precisato dalla Circolare 617/2009 (MIT, 2009), nel caso di murature degradate l’inserimento di diatoni richiede il contempo- raneo consolidamento dei paramenti. In pre- senza di pietrame con elevata percentuale di Figura 22 – Chiesa Madonna della Torre: meccanismi di taglio delle pareti laterali vuoti interni, ciò può essere ottenuto median- te iniezione di miscele leganti previa stilatu- ra dei giunti e sigillatura delle fessure. Tale tecnica, non alterando sensibilmente l’este- tica, è ritenuta applicabile anche agli edifi ci tutelati a condizione di non “cancellare tracce storiche signifi cative come vecchie stilature e allisciature”. Al fi ne di evitare l’insorgere di dilatazioni trasversali, è consigliabile tutta- via che l’iniezione avvenga per gravità e non per pressione. Altre soluzioni di consolidamento, come l’intonaco armato, l’utilizzo di tirantature diffuse, il placcaggio con tessuti o lamine in materiale fi brorinforzato, sebbene previste dalla Direttiva, sono ritenute a carattere in- vasivo e quindi da prendere in considerazione solo in assenza di alternative. I solai (per le chiese essenzialmente la copertura) che rappresentano un vincolo orizzontale per le pareti, hanno il compito di trasferire agli elementi resistenti verticali le azioni sismiche. Nel caso di beni storici, es- Figura 23 – Chiesa Madonna della Torre: danni in copertura si sono generalmente lignei e la Direttiva ne

ab Figura 24 – Comportamento di un parete a doppio paramento con e senza diatoni per effetto di (a) sollecitazioni verticali e (b) sollecitazioni orizzontali

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 suggerisce la conservazione, non solo per il per la presenza del vincolo aggiuntivo così dunque dalla notevole differenza di rigidezza 299 valore culturale ma anche per il ridotto peso introdotto, e in un incremento della azioni rispetto al cordolo che induce la nascita di ele- proprio. È tuttavia consigliato eseguire degli che si oppongono ai meccanismi di fl essione vate sollecitazioni tangenziali e conseguenti interventi fi nalizzati a un loro limitato irrigi- orizzontale (Fig. 25c). scorrimenti. Sempre analizzando il caso della dimento come la realizzazione di un secondo tavolato all’estradosso, ortogonale o inclina- to rispetto a quello esistente, l’inserimento di rinforzi con bandelle metalliche o materiali compositi, la disposizione di un sistema di Figura 25 – Meccanismi controventi metallici. con e senza tiranti (a) di ri- baltamento (b) di flessione Migliorata la qualità della muratura ed verticale e (c) di flessione eseguiti gli idonei interventi di irrigidimen- orizzontale

a b

c to dei solai, al fi ne di assicurare all’edifi cio Nel caso di edifi ci di dimensioni ridotte, do- Chiesa di San Martino, si evidenzia come un un soddisfacente comportamento d’insieme ve i tratti rettilinei sono cioè poco estesi, la Di- non effi cace collegamento ai nodi della capria- sono comunque necessari degli interventi fi - rettiva consente il ricorso a cerchiature esterne ta di copertura abbia comportato scorrimenti nalizzati a ridurre le carenze dei collegamenti, da realizzarsi lungo tutto il perimetro con “ele- distacchi e quindi lo sfi lamento delle travi che sia tra pareti ortogonali, sia tra queste e gli menti metallici o materiali compositi”. Questa un effi cace elemento di ancoraggio avrebbe orizzontamenti. Una tecnica diffusa ed effi - soluzione potrebbe trovare largo impiego nel potuto contribuire a contrastare. Qualunque cace, largamente impiegata anche per i beni consolidamento di elementi notoriamente vul- sia la tipologia di cordolo adottato, è dunque culturali, è rappresentata dall’utilizzo dei ti- nerabili come campanili e celle campanarie. indispensabile eseguire un’attenta valutazio- ranti. Disposti nelle due direzioni principali Funzioni analoghe ai tiranti possono ne della porzione di muratura “coinvolta” nel del fabbricato essi infatti, senza interferire essere svolte dai cordoli che, in aggiunta, collegamento. Troppo spesso si riscontrano signifi cativamente con l’estetica, potenziano migliorano la connessione delle pareti con cordoli perfettamente integri ma scarsamente il grado di connessione tra le murature orto- orizzontamenti e copertura. collegati alle pareti, con tirafondi troppo corti gonali, riducono le possibilità di ribaltamento Tra i possibili, la Direttiva predilige la o poco diffusi e senza un opportuno “ingra- e incrementano la resistenza delle pareti nel realizzazione di cordoli in muratura armata naggio”, o che, addirittura, fanno affi damento piano consentendo la formazione del mecca- in quanto volti “alla massima conservazione al solo attrito per il trasferimento delle solle- nismo tirante-puntone. Per i capochiave la delle caratteristiche costruttive esistenti”. I citazioni. Un idoneo risanamento e confi na- Circolare suggerisce l’utilizzo di paletti sem- cordoli in acciaio, che sono considerati una mento della muratura all’interfaccia è invece plici “in quanto vanno ad interessare una por- “valida alternativa per la loro leggerezza e la indispensabile al fine di garantire caratteri- zione di muratura maggiore rispetto alle pia- limitata invasività”, ben si prestano “al colle- stiche di rigidezza e resistenza più possibile stre” ritenendo queste ultime “preferibili nel gamento degli elementi lignei della copertura” analoghe tra le parti connesse. caso di murature particolarmente scadenti, e in tal modo “contribuiscono all’eliminazione Il comportamento della Chiesa di Santa realizzate con elementi di piccole dimensio- di eventuali spinte”. I cordoli in calcestruzzo Maria della Torre ha infi ne mostrato quanto ni” nel qual caso “è in genere necessario un armato, sebbene previsti dalla Direttiva fatta la vulnerabilità di un edifi cio possa essere consolidamento locale della muratura nella eccezione per i livelli intermedi, devono avere infl uenzata da elementi non strutturali. An- zona di ancoraggio”. L’utilizzo dei tiranti si “altezza limitata per evitare eccessivi appe- che nel caso in cui sia evidente la corretta traduce in un incremento della resistenza a santimenti ed irrigidimenti” ritenuti responsa- attivazione dei meccanismi sismo-resistenti, taglio del maschio nel piano, indotto dalla bili di documentati fenomeni di disgregazio- il semplice sfi lamento di parti di fi nitura può tensione orizzontale generata dalla preten- ne muraria con precoce collasso strutturale. arrecare ingenti danni ai beni mobili contenuti sione del tirante stesso, in un contributo Come evidenzia il crollo della Chiesa di San e indurre la perdita di numerose vite umane stabilizzante nei meccanismi di ribaltamento Martino, il fenomeno è acuito dal mancato se presenti. Appendici, aggetti o elementi ac- (Fig. 25a) e di fl essione verticale (Fig. 25b), consolidamento della muratura a contatto e cessori devono dunque essere adeguatamente

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 300 collegati alle parti strutturali e le interazioni ristiche architettoniche originali, rispettando più ampia sull’intensità degli interventi pos- dinamiche approfonditamente analizzate. quindi uno dei requisiti fondamentali per gli sibili, che permetta il raggiungimento di più Oltre agli interventi tradizionali, da utiliz- interventi sugli edifi ci storici. Anche eventuali elevati livelli di miglioramento, o addirittura zare con scrupolo e senso critico evitando gli locali sotterranei non vengono modifi cati ma, l’adeguamento sismico, potrebbe consentire errori palesati dai fallimenti documentati sul- anzi, diventano parte della sovrastruttura alle comunità l’uso normale dei beni aumen- la medesima fabbrica edilizia, andranno prese isolata. tando inoltre la probabilità di conservazione in considerazione anche soluzioni innovative. In Fig. 26 è riportata la rappresentazione e sopravvivenza di questi ultimi. Esse permettono, a volte, di coniugare l’esi- schematica di questa tipologia di isolamento Altro aspetto da ritenersi fondamentale in genza di conservazione dell’identità storica sismico. un’ottica di prevenzione è la preparazione agli dell’opera con il raggiungimento di un elevato L’impegno economico, non necessaria- eventi futuri. La collaborazione tra il Ministero valore di miglioramento sismico o, addirittura, mente superiore a quello richiesto dagli in- dei Beni Culturali e i Centri di Competenza, l’adeguamento. In particolare, l’applicazione terventi tradizionali, garantisce perfettamen- attuatasi durante il recente sisma, dovreb- dell’isolamento sismico alla base, che non agi- te sia la salvaguardia della vita umana sia be essere alimentata e istituzionalizzata al sce irrobustendo la struttura ma riducendo la la conservazione del bene, azzerando future fi ne di avviare un imponente lavoro di cata- sollecitazione indotta dal terremoto, consente spese altrimenti inevitabili in caso di sisma logazione delle strutture di interesse storico. di limitare gli interventi sulla sovrastruttura di elevata intensità. Partendo dalla precompilazione di parte del- agendo, principalmente, al di sotto di essa ed la scheda per il rilievo del danno in tempo è quindi particolarmente compatibile con gli 5 CONCLUSIONI di pace, ossia prima dell’evento sismico, si edifi ci storici quali le chiese. Le analisi svolte nei paragrafi precedenti potrebbe creare una banca dati di pronta e L’ENEA, insieme al Politecnico di Torino, ha hanno evidenziato come gli edifi ci appar- rapida consultazione su cui basarsi per velo- sviluppato un brevetto dal titolo “Struttura di tenenti al patrimonio storico, e le chiese in cizzare poi le operazioni di verifi ca. Tale banca Isolamento Sismico per Edifi ci Esistenti” (CLE- special modo, rappresentino una categoria dati porterebbe naturalmente ad evidenziare MENTE P. e altri, 2010) che consiste nell’inse- particolarmente diffi cile da proteggere nei situazioni compromesse di strutture pesante- rimento in sottofondazione, quindi al di sotto confronti delle azioni sismiche. Caratterizzati mente vulnerabili e, di conseguenza, sempli- della struttura esistente, del sistema di isola- da un’elevata vulnerabilità insita nella loro fi cherebbe la pianifi cazione di un programma mento sismico riducendo molto, e per alcuni casi stessa natura e tipologia costruttiva, sono di interventi che dia la precedenza a quelli addirittura evitandoli, gli interventi tradizionali. spesso situati in aree a elevata pericolosità ritenuti più urgenti. Il sistema prevede l’inserimento a spinta sismica e soggetti a vincoli di tutela che li- di tubi orizzontali e la collocazione di dispo- mitano le possibilità di interventi strutturali. BIBLIOGRAFIA sitivi d’isolamento sismico in corrispondenza Quanto riscontrato ad Amatrice induce AMATRICEVIVE (2016), http://www.amatricevive.it/ del piano orizzontale diametrale degli stes- anzitutto a rifl ettere sulle indicazioni fornite AQUILINI L. (2002), Amatrice. Tesori d’arte, Aniballi si, al fi ne di generare una discontinuità tra dalla Direttiva. La logica della delocalizzazio- Grafiche, Ancona. CLEMENTE P., DE STEFANO A., BARLA G. (2010), Strut- fondazione e sottosuolo. L’edifi cio è quindi ne, per molte delle chiese esaminate, avrebbe tura di Isolamento Sismico per Edifici Esistenti, separato dal terreno circostante mediante portato, infatti, a un utilizzo “non intensivo” e Numero Brevetto Italia 1399253, Titolari ENEA trincee verticali di ampiezza suffi ciente per regolato, simile a quello di un sito archeologi- – Politecnico di Torino. consentire gli spostamenti relativi richiesti co. Ciò avrebbe limitato il numero di persone DELPRIORI A. (2017), The earthquake in Amatrice, dal sistema di isolamento sismico. In que- esposte al rischio ma non avrebbe risolto il Norica and the Marche. A cultural emergency. The sto modo la struttura è isolata sismicamente problema della perdita del bene e del suo Burlington magazine, Volume 159, n. 1368, p. 183. senza essere direttamente interessata da in- contenuto conseguente al collasso o al dan- DPCM (2011), Valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale con riferimento terventi che potrebbero alterarne le caratte- neggiamento grave. Per contro, una deroga alle Norme tecniche per le costruzioni di cui al D.M. 14/01/2008. ENGLEN A. (2010), Conseguenze del sisma 2009 nel territorio di Accumoli e Amatrice. Nel Lazio, n. 1, 2010, pp. 39-50. IMPONENTE A., TORLONTANO R. (2015), Amatrice. Forme e immagini del territorio, Mondadori Electa, Milano. INGV (2017). http://info.terremoti.ingv.it/. LENZA P., GHERSI A. (2013), Edifici in muratura alla luce della nuova normativa sismica, Dario Flac- covio Editore, Palermo. MASSIMI A. (1958), Amatrice e le sue ville. Notizie storiche, Rotostampa F.lli Aniballi, Amatrice MIT (2009), Istruzioni per l’applicazione delle “Nor- me tecniche per le costruzioni” di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008 PAPA S., DI PASQUALE G., (2011), Manuale per la com- pilazione della scheda per il rilievo del danno ai beni culturali, Chiese Dipartimento della Pro- tezione Civile. VIGILI DEL FUOCO (2016), http://www.vigilfuoco.tv/ news/2016/09/28/ VINCI M. (2016) Metodi di calcolo e tecniche di consolidamento per edifici in muratura, Dario Flaccovio Editore, Palermo. VISCOGLIOSI A. (2016), Amatrice. Storia, arte e cultu- Figura 26 – Struttura di Isolamento Sismico per Edifici Esistenti (Brevetto ENEA-Politecnico di Torino) ra, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 ANTONIO BORRI 301 Dipartimento di Ingegneria - Università degli Studi La ricostruzione dei beni di Perugia culturali danneggiati dal sisma: E-mail: [email protected] il miglioramento “sostanziale” The reconstruction of historical buildings damaged by the earthquake: the “substantial” improvement Parole chiave (key words): Sisma Centro Italia 2016 (2016 Central Italy earthquakes), crolli chiese (church collapses), rischio sismico (seismic risk), beni culturali (cultural assets), ricostruzione (reconstruction)

INTRODUZIONE Così, passeggiando oggi per il centro di Molti interventi erano stati fatti, dopo Non è certo la prima volta che le chiese questa città e guardando (solo) gli edifi ci or- il 1979, anche nelle costruzioni tutelate, in crollano a causa dei sismi. Affl itte da parti- dinari viene quasi da dubitare che lì ci sia particolare nelle chiese, ma nonostante ciò gli colari e specifi che debolezze strutturali, molte stato davvero un terremoto! effetti dei sismi del 2016 sono stati gli stessi di queste costruzioni, nei sismi passati, sono Evidentemente, queste costruzioni hanno dei secoli passati. rovinate a terra provocando lutti e danni gra- fornito un’ottima risposta ai sismi del 2016 Alcuni di questi interventi erano anche vissimi. e di questo si devono ringraziare gli oculati di importi rilevanti; dopo il 1997 erano stati Con i loro crolli (centinaia, anche conside- ed effi caci interventi di consolidamento fatti spesi infatti quasi 8 Mln di Euro per lavori rando solo gli eventi dal 2009 in avanti) sono negli anni più recenti; il cambiamento di rotta di restauro conservativo in cinque costruzioni andati distrutti anche moltissimi affreschi e è avvenuto infatti con i lavori effettuati dopo tutelate del centro storico di Norcia (la Cat- sono state gravemente danneggiate statue, i sismi del 1979 e del 1997, che hanno au- tedrale di San Benedetto, la Concattedrale di dipinti e molti altri beni artistici. mentato in modo rilevante la resistenza della Santa Maria Argentea, la chiesa del Crocefi s- Negli ultimi eventi, per fortuna, gli orari maggior parte degli edifi ci di Norcia. so, l’ex chiesa di San Francesco e il monastero dei terremoti non hanno coinciso con quelli Questa città, peraltro, è stata spesso di Santa Maria della Pace). delle funzioni religiose e quindi, almeno in all’avanguardia nella prevenzione antisi- Interventi conservativi erano stati fatti questo senso, è andata bene. Ma solo que- smica: per la cronaca si può citare qui, come comunque, dopo il 1979, in quasi tutti gli sta fortuita circostanza ha evitato la morte di esempio virtuoso ed encomiabile, l’illuminato altri edifi ci religiosi a Norcia. quanti potevano trovarsi al loro interno. regolamento edilizio emanato nel 1860 (ovve- Ciononostante, tutte quelle chiese sono Insieme alle chiese sono crollati anche (e ro subito dopo il sisma del 1859), anche se, crollate o hanno avuto danni gravissimi, e soprattutto) gli edifi ci ordinari, specie quelli in pratica, molte ricostruzioni di quel periodo colpisce molto vedere le loro macerie rac- più “poveri”, causando molte vittime. vennero fatte senza rispettarlo. chiuse tra centinaia di edifi ci integri, con A Norcia, ad esempio, nei tre eventi più Comunque sia, gli interventi dal 1979 in gli intonaci pressoché intatti, spesso senza importanti (1703, 1730 e 1859) (Fig. 1) il avanti hanno trasformato in modo radica- alcun danno signifi cativo, o al più lesionati, numero di vittime fu molto elevato (anche in le quasi tutti gli edifi ci del centro di Norcia ma senza crolli. proporzione al numero di abitanti di quei tem- ed il sisma del 2016 ha trovato quindi delle Come mai questi edifi ci tutelati, sui quali pi) e pare logico pensare, visti anche gli orari costruzioni che ben poco (dal punto di vista erano stati fatti interventi certo non trascu- degli eventi, che il maggior numero di morti strutturale) avevano a che vedere con quelle rabili, hanno avuto un comportamento così si sia avuto proprio per il crollo degli edifi ci ottocentesche. negativo? del tessuto urbano. Per le chiese, evidentemente, nulla è cambiato in tutti questi secoli: crollavano nel ‘700, crollavano nel ‘800 e sono crollate anche in questo sisma del 2016. Un importante cambiamento però c’è stato: mentre prima crollavano, insieme al- le chiese, gli edifi ci, stavolta, all’interno del centro storico di Norcia le chiese sono sta- te (sostanzialmente) le uniche costruzioni a crollare sotto le scosse sismiche, mentre il resto della città è rimasto pressoché integro. Per gli edifi ci ordinari è quindi cambiato molto, rispetto al passato: sia gli edifi ci rin- forzati, sia gli edifi ci di recente costruzione hanno resistito molto bene; qualcuno si è lesionato, ma niente crolli. Risultato: nessu- na vittima. I pochi crolli di edifi ci ordinari nel centro di Norcia hanno riguardato unicamen- te quei (rari) casi in cui non era stato mai fatto alcun intervento di rinforzo. Figura 1 – Storia sismica di Norcia: conseguenze degli eventi di maggiore intensità

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 302 CROLLI DELLE CHIESE IN VALNERINA Le chiese di Norcia e dintorni (Figg. 2a e raggiunga un prefi ssato livello di sicurezza Alcuni male informati (li chiamerò così, 2b) costituiscono un ulteriore chiaro esempio sismica, che dipende essenzialmente dell’in- supponendo che siano in buona fede) hanno di quanto detto. Salvo pochi casi dove, effet- tensità massima dal sisma atteso nel sito in dato la colpa di questi crolli ad incongrui e di- tivamente, erano presenti cordoli in c.a. di di- cui si trova. sorganici interventi di consolidamento strut- mensioni consistenti (è da vedere comunque Per gli interventi di “miglioramento” si turale. Altri hanno esplicitamente addossato se hanno influito negativamente), tutti gli al- chiede, invece, solo di incrementare la sicu- la responsabilità a grossi cordoli in cemento tri crolli appaiono collegati a macroscopiche rezza strutturale iniziale, senza necessaria- armato e a coperture pesanti e rigide. sottovalutazioni delle problematiche struttu- mente raggiungere un livello prestabilito. Insomma, come ci si aspettava, viene rali e quindi alla assenza di quegli interventi Il tormentone che, come detto, ritorna ancora una volta rispettata la tradizione di di tipo antisismico che, per quelle zone, erano ciclicamente quando si parla di interventi addossare tutte le colpe all’ingegnere strut- assolutamente necessari. In particolare, la sugli edifi ci tutelati, sta nell’affermare che turista, classico capro espiatorio in questi rovina di alcune piccole (bellissime) chiese per le costruzioni storiche non si deve per- frangenti, confermando fra l’altro che l’unico era, oltre che facilmente prevedibile, evitabile seguire l’adeguamento, che stravolgerebbe momento in cui viene riconosciuta la compe- (o quanto meno limitabile) con provvedimenti la concezione originaria dell’opera con in- tenza esclusiva degli ingegneri è all’indomani molto semplici (Borri e Sisti, 2017a) (Borri, terventi invasivi etc etc, ma ci vuole invece di eventi che hanno portato lutti e danni. Sisti, Castori e Corradi, 2017b). il miglioramento, che oltre ad essere il più La verità, in generale, appare molto Questa mancanza di sensibilità per gli opportuno per la conservazione del bene, diversa. Almeno per quanto ho potuto con- aspetti strutturali, e sismici in particolare, produce interventi suffi cienti ai fi ni della statare, molte delle chiese di Norcia, e della purtroppo è frequente nelle Soprintendenze, sicurezza, etc. Valnerina in genere, non sono crollate per dove peraltro le competenze ingegneristiche Le recenti “Linee di indirizzo” del MiBACT l’incongruenza degli interventi di consolida- rappresentano forse meno del 5%, e tali (MiBACT, 2017), relative proprio alla ricostru- mento, ma per la mancanza degli opportuni resteranno, visto che con le prossime 500 zione dei beni culturali dopo il sisma del 2016, interventi di consolidamento e di presidio assunzioni di funzionari nel MiBACT è stato non si sottraggono a questa consuetudine e antisismico. previsto l’ingresso in ruolo di 0 (zero) inge- dichiarano che il miglioramento è “il modo A cominciare dalla cronica (e scellerata) gneri! più appropriato di operare … ed è in grado mancanza di incatenamenti, generalmente di garantire prestazioni strutturali che … non graditi alle Soprintendenze perché in- IL RITORNO DI UN CLASSICO “TORMENTO- possono essere non sostanzialmente diverse terrompono la fruizione visiva dello spazio, NE”: MIGLIORAMENTO O ADEGUAMENTO? da quelle formalmente attese con interventi per proseguire con l’assenza di collegamenti Adesso, alla vigilia degli interventi di inquadrabili nell’ambito dell’adeguamento.” effi caci tra coperture e facciate, e tra faccia- ricostruzione dei beni culturali danneggiati, Per cercare, come detto, di chiarire i ter- te e pareti laterali, non accettati in quanto dobbiamo domandarci: come si interverrà su mini della questione, bisogna ricordare alcu- non si possono perforare murature antiche, quanto è rimasto di tutte quelle chiese? e sul- ne cose. Anzitutto, è pacifico che il livello di per giungere infi ne ai mancati interventi di le altre costruzioni tutelate? sicurezza per gli edifi ci esistenti possa essere consolidamento delle murature portanti, in Il problema, certo non semplice (Borri, inferiore a quello delle nuove costruzioni e ciò genere contestati perché modifi cativi delle 2015), è quello di conciliare le comprensibili vale, ovviamente, anche (e ancor di più) per caratteristiche originarie della fabbrica mu- esigenze della conservazione con le altret- le costruzioni storiche. raria. tanto comprensibili (tanto più adesso, dopo Occorre poi rammentare che il “miglio- Alla base di questi interventi negati c’è quello che è accaduto) ragioni della sicurezza. ramento sismico” venne introdotto, molto talvolta (certo non sempre) una scelta ideolo- Per poterne parlare in modo costruttivo opportunamente, in un momento storico (era gica, che nella sostanza corrisponde a quella non sarebbe male se liberassimo il campo da il 1986) in cui molti degli interventi sulle co- di accettare i crolli come un dato di fatto, alcuni tormentoni usati talvolta in modo stru- struzioni storiche venivano fatti da tecnici e increscioso quanto si vuole, ma che (almeno mentale, per raggiungere determinati fi ni. imprese che non conoscevano altro che il ce- secondo questa visione) tutti, compreso chi Ad esempio, dopo ogni sisma che ha di- mento armato, con gli effetti devastanti (per entra in quegli edifi ci strutturalmente precari, strutto un manufatto storico si sente ripetere la conservazione, ma anche e soprattutto per devono accettare e mettere in conto nel nome lo slogan “dove era e come era!”, pur sapendo la sicurezza) che conosciamo tutti. Oggi, al- della conservazione. che, in genere, non è assolutamente il caso meno nella maggior parte dei casi, le cono- Concezioni teorico-conservative del re- di ricostruirlo come era, essendo quell’edifi cio scenze e la sensibilità sono piuttosto diverse stauro declinate in un modo così rigido, nel crollato proprio a causa dei sui gravi difetti. ed esistono comunque dei buoni strumenti, nome della fruizione estetica, nella sostanza Maggior sfi nimento (almeno per quanto come le “Linee guida per la valutazione e ridu- rifi utano qualsiasi possibilità di sedimenta- mi riguarda) deriva poi dal sentir proclama- zione del rischio sismico” (Circolare MiBACT zione storica degli interventi di consolida- re, spesso da parte dei non addetti ai lavori, n. 16/2010 - DPCM 9/2/2011 (DPCM, 2011)) mento strutturale. Interventi che peraltro, nel le incomparabili virtù degli interventi di mi- che possono aiutare a contenere eventuali passato, sono sempre stati fatti quando se ne glioramento, in esplicita contrapposizione forzature. vedeva la necessità. alle bieche nefandezze degli interventi di Ma non è questo il punto principale del Se si pensa che, in fi n dei conti, situa- adeguamento. problema. Chi innalza, in queste occasioni, zioni di questo tipo si riducano a pochi casi, Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. il vessillo ideologico del “miglioramento sì, non si coglie la realtà; basti considerare le Come noto (lo ricordo proprio per i non adeguamento no!” sembra dimenticarsi, più costruzioni tutelate che in questi ultimi anni addetti ai lavori) gli interventi strutturali o meno in buona fede (il più vale solo per i non erano state oggetto di restauro conservativo sulle costruzioni esistenti, secondo le norme addetti ai lavori) che mentre l’adeguamento (e che quindi, in teoria, erano state sismica- tecniche attuali, sono di tre tipi: locale, di ha una defi nizione ben precisa, il migliora- mente migliorate), poi crollate a L’Aquila nel miglioramento e di adeguamento. mento non ce l’ha affatto, non essendo pre- 2009, in Emilia nel 2012 e nel Centro Italia Con gli interventi di “adeguamento” si scritto il raggiungimento di un qualsivoglia nel 2016. richiede che la costruzione, dopo l’intervento, obiettivo prestazionale.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 303

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 304

Figura 2a– Alcune delle chiese di Norcia crollate nei sismi del 2016 (pagina a fronte) e figura 2b – Alcune delle chiese di Norcia e di Campi di Norcia crollate nei sismi del 2016 (in alto)

Sappiamo infatti che, mentre per un in- appropriato di operare” sui beni culturali, si negli ultimi anni sono stati fatti interventi tervento di adeguamento si deve raggiungere, fa l’elogio totale ed incondizionato di un qual- che, dal punto di vista strutturale, hanno ap- come capacità della struttura, il valore della cosa che non si sa che cosa sia. portato dosi omeopatiche di miglioramento domanda sismica del sito in cui ci si trova, Evidentemente, il merito che si attribuisce senza incidere sulle carenze più gravi e quindi l’unico “paletto” che viene posto per un in- al miglioramento, nel campo dei beni culturali, senza risolvere alcunché. tervento di miglioramento è che la capacità non deriva dall’essere qualcosa, ma dal non In questi casi non si è capito, evidente- dopo l’intervento sia superiore (ma non si dice essere quello che non si vuole (cioè l’adegua- mente, che conservazione e sicurezza sono di quanto) a quella di partenza. Quindi, qua- mento) e anche se non sappiamo di cosa stia- una cosa sola: non c’è l’una senza l’altra. I lunque cosa (al di sopra dello zero) va bene! mo parlando, è comunque meglio di quello che risultati di questa incomprensione li abbia- È chiaro perciò che quando, come nel non vogliamo. Se non è ideologia questa …. mo visti in moltissime chiese e molti palazzi, testo del MiBACT prima citato, si dice che Con tale tipo di approccio, ovvero in as- migliorati (si fa per dire …) e fi niti poi, nei l’intervento di miglioramento “è il modo più senza di un qualsiasi minimo da rispettare, sismi recenti, come sappiamo.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 Forse per questo le NTC 2008 avevano che quantifi cano la sicurezza, soprattutto se giati gravemente, lo Stato stavolta assegna 305 introdotto un meccanismo con il quale si derivano da analisi basate sui principi indi- il contributo se viene fatto un intervento che sperava di ottenere una maggiore attenzione scutibili della meccanica strutturale (prime tra sostanzialmente migliori la sicurezza di que- sul tema sicurezza per gli edifi ci tutelati: a tutte, le analisi dei cinematismi di collasso). ste costruzioni. valle dell’intervento di miglioramento il pro- In altre parole, se è sbagliato, come è sba- L’obiettivo è chiarissimo, ma il modo per gettista deve dichiarare quale sia la massima gliato, elevare queste valutazioni numeriche raggiungerlo lo è meno, perché rimane il pro- accelerazione sopportabile dalla costruzione a verità assolute, è altrettanto sbagliato sot- blema, sia per chi progetterà gli interventi, (ad esempio, quella che porta il manufatto tovalutarle o ignorarle del tutto solo perché ci sia per chi dovrà valutare i progetti, di capire allo stato limite di salvaguardia della vita). sono delle incertezze nei modelli. se e quando quell’obiettivo di “accrescere in In questo modo, per confronto con l’accelera- Negli interventi di miglioramento sismico maniera sostanziale la capacità di resistenza zione attesa per quel sito (quella che ha una sui beni culturali questo aspetto quantitativo delle strutture” è stato raggiunto. prefi ssata probabilità di occorrenza), viene della sicurezza appare invece, purtroppo, del Nel paragrafo che segue viene suggerito evidenziato il rischio che sta correndo chi tutto trascurato e questa mancanza di riferi- un metodo per quantifi care questa sostanzio- utilizza quella costruzione e, di conseguenza, menti numerici può far perdere di vista anche sità del miglioramento. le responsabilità (nel caso di un edifi cio pub- le sostanziali differenze che esistono tra tipo- blico) di chi la mantiene aperta. logia e tipologia e tra zona e zona. LA RICOSTRUZIONE CHE VERRÀ In realtà, questo deterrente psicologico, Ad esempio, la logica ed il buon senso Parafrasando il leopardiano dialogo tra un che avrebbe dovuto allarmare tecnici e pro- vorrebbero che il livello di sicurezza richiesto venditore di almanacchi e un passeggero, po- prietari almeno per i casi di capacità strut- a valle di un intervento di miglioramento su tremmo chiedere al MiBACT (Ente cui compete turale molto inferiore alla domanda sismica un edifi cio storico a Norcia - zona sismica di l’elaborazione dei progetti degli interventi) se attesa, è risultato di scarsa/nulla effi cacia, categoria 1 - fosse quantitativamente diverso pensa che la prossima ricostruzione dei be- perché quella informazione è rimasta confi - da quello richiesto per un analogo edifi cio che ni culturali sarà migliore di quelle passate, nata in una relazione di calcolo sepolta dentro si trovi in luoghi di categoria sismica inferiore. augurandoci che sia così, ma ricordando che qualche armadio. Altrettanto evidente dovrebbe essere il anche per le volte precedenti si sperava che le In defi nitiva, chi entra in una chiesa, o in fatto che le necessità di miglioramento per cose andassero meglio (e spesso, purtroppo, qualsiasi altro edifi cio ad uso pubblico, tute- una chiesa antica sono (in genere) ben su- così non è stato …). lato, non saprà mai se e quanto sta rischiando periori a quelle che riguardano un palazzo Questo punto appare centrale nel momen- dal punto di vista sismico. gentilizio ben progettato e ben mantenuto. to attuale: con quali criteri si progetteranno, In altri termini, il livello di sicurezza, e si approveranno e si realizzeranno questi in- IL MIGLIORAMENTO “SOSTANZIALE” quindi l’entità di miglioramento richiesto, non terventi? Si ripercorreranno le vie seguite sino (OVVERO IL “BUON RESTAURO” ARCHITETTONICO IN può essere lo stesso, indifferenziato, in tutte ad ora, cioè quelle stesse che hanno portato ZONA SISMICA) le zone d’Italia e per qualsiasi tipologia di ad esiti così disastrosi? Come detto, è corretto affermare che non bene culturale, ma dovrebbe essere calibrato La speranza è che ci sia, viste anche le si può chiedere per le costruzioni vincolate in funzione delle problematiche specifi che richieste (chiare ed esplicite) del legislatore, lo stesso livello di sicurezza che si richiede del manufatto e della zona in cui si trova. Se un cambiamento di metodo. Quale potrebbe per le nuove costruzioni, consapevoli peraltro la zona è altamente sismica, l’intervento di essere? che l’adeguamento non signifi ca comunque miglioramento deve apportare benefi ci “so- In realtà, non occorre inventarsi nulla di la sicurezza assoluta, stante la mera conven- stanziali”, perché quel bene, che vogliamo far nuovo; esiste già un percorso virtuoso, ap- zionalità del sisma di riferimento. arrivare a chi ci seguirà nei secoli a venire, partenente proprio alle leggi e ai documenti È anche vero, e condiviso da chi conosce dovrà confrontarsi, inevitabilmente, con si- di riferimento del MiBACT. Sono le già citate il comportamento strutturale delle costruzioni smi futuri molto rilevanti. “Linee guida per la valutazione e riduzione storiche, che prima di qualsiasi analisi nume- Questo, peraltro, sembra essere stato il ra- del rischio sismico” contenute nella Circolare rica è importante individuare ed eliminare/ gionamento alla base di quanto scritto nell’art. MiBACT n. 16/2010 (DPCM, 2011) nate pro- ridurre quelle criticità, spesso non quantifi - 14 della legge n. 189/2016 (legge sulla rico- prio per coniugare sicurezza e conservazione, cabili, che hanno un ruolo fondamentale nella struzione delle zone colpite dal sisma): che hanno indicato il cammino da seguire, risposta sismica di quei manufatti. “Con provvedimenti ... è disciplinato il illustrando anche le diverse tecniche a di- Altro punto pienamente condiviso (e pe- finanziamento … per la ricostruzione, la ripa- sposizione per operare in modo appropriato raltro ribadito nella citata Circolare MiBACT n. razione e il ripristino degli edifi ci pubblici, … ed effi cace. 16/2010 – DPCM 9/2/2011) è che spesso, date nonché’ per gli interventi sui beni del patri- Le norme per intervenire in maniera cor- le incertezze sia nel modello di comportamento, monio artistico e culturale, … compresi quelli retta ed adeguata quindi ci sono, e c’erano sia nei parametri che lo defi niscono, il modello sottoposti a tutela … che devono prevedere anche nel passato (la prima versione delle di calcolo non può riprodurre completamente la anche opere di miglioramento sismico fi naliz- Linee Guida è del 2007) e per le Soprinten- realtà e quindi i risultati forniti devono essere zate ad accrescere in maniera sostanziale la denze sarebbe stato obbligatorio seguirle. integrati da opportune valutazioni qualitative. capacità di resistenza delle strutture”. Sfortunatamente, le indicazioni ivi contenute Se ci si dimentica di questo, ad esempio Così, accanto alle tre tipologie di inter- sono quasi sempre rimaste, almeno sin qui, se si crede ciecamente ad un modello numeri- vento strutturale vigenti (locale, di migliora- lettera morta, spesso perché non rientravano co che inopinatamente ci fornisce, per un edi- mento, di adeguamento) per la ricostruzione nella logica delle conoscenze di molti dei fun- fi cio che da secoli resiste bene a tutti i sismi, post simica ne è stata introdotta una nuova, zionari che dovevano applicarle, altre volte un coeffi ciente di rischio risibile, ci meritiamo quella del “miglioramento sostanziale”. semplicemente per non conoscenza. che questo risultato sia chiamato da taluni, Il messaggio è chiaro e forte: dato che nel Per la ricostruzione dei beni culturali ba- con evidente denigrazione, “il numerino”. passato sono stati fatti numerosi e costosi sterebbe solo che si aggiungesse, al percorso Tutto ciò premesso, dobbiamo comunque interventi su chiese e palazzi, dopo di che, indicato dalle Linee Guida, una qualche forma considerare importanti le analisi numeriche queste sono crollate e quelli si sono danneg- di quantifi cazione del livello di sicurezza da

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 306 raggiungere per ottenere quel miglioramento (che nella scrittura della Circolare n. 16/2010 con nuove verifi che e, molto probabilmente, sostanziale che lo Stato si aspetta dall’inve- del MiBACT ha avuto grande rilievo): “… ac- nuovi interventi. stimento di così ingenti risorse. cettare oggi una vita nominale troppo bassa, Il miglioramento sostanziale da conse- Il percorso quindi è quello seguito per ad esempio inferiore a 20 anni, avrebbe poco guire nella ricostruzione dei beni culturali gli interventi sulle costruzioni storiche: dopo senso, sia perché esporrebbe ad un rischio dovrebbe quindi essere quello capace di ga- aver individuato le criticità locali specifi che troppo elevato le persone che fruiscono della rantire una vita nominale congrua e, soprat- ed averle ridotte/eliminate, si deve valutare, costruzione, sia in quanto sarebbe necessa- tutto, compatibile con il buon senso; potrà come richiedono le norme, la capacità della rio rimettere mano alla costruzione in tempi essere di 20 anni, o 18 anni, o qualsiasi altro costruzione a rispondere alle azioni sismi- troppo brevi, con una nuova verifi ca e, presu- valore verrà ritenuto opportuno e coerente con che, esprimendola in termini di accelerazio- mibilmente, nuovi interventi” (Lagomarsino, l’obiettivo, insito nel disposto legislativo, di ne massima sostenibile aSLV (assumendo qui 2014). contenere i rischi di nuovi crolli al di sotto di come stato limite di riferimento quello della Al di là del numero in sé, è importante un livello accettabile, sia per la conservazione salvaguardia della vita, SLV). Da qui, si può l’osservazione che una vita nominale molto che per la sicurezza. facilmente trovare il periodo di ritorno TSLV del bassa signifi ca un’elevata probabilità an- Per capire cosa signifi cherebbe questo sisma che, per quel sito, corrisponde a tale nuale di superamento dello stato limite con- approccio nel caso di Norcia: fi ssare una vita valore di accelerazione, e quindi, utilizzando siderato (Borri e De Maria, 2015). Per dare nominale di 20 anni corrisponderebbe a circa l’espressione (2.4) contenuta nella succitata un’idea di questo, ovvero di come aumenta il 72% dell’adeguamento (Fig. 4a), mentre Circolare MiBACT, si può ottenere la cosiddet- il rischio al diminuire della VN, si può vedere con una vita nominale di 15 anni si avrebbe ta “vita nominale” VN: il grafi co di Fig. 3 tracciato per il caso di un circa il 65% (Fig. 4b). edifi co ordinario (CU=1). Scendere al di sotto di 15 anni esporrebbe VN = 0,105 TSLV / CU La probabilità annua di superamento al problema, prima accennato, di dover ritor- dello stato limite SLV in funzione della vita nare sulle cose dopo un tempo troppo breve. Essa rappresenta il periodo nel quale la nominale della costruzione (data dal rapporto A questo proposito, è da notare che se- struttura può essere considerata sicura, nel 0,1/VN) cresce molto quando VN si riduce da 20 condo le recenti Linee di indirizzo del MiBACT senso che è in grado di sopportare l’azione si- a 10 anni (a 10 anni cambia addirittura l’or- questi valori sono facilmente raggiungibili: smica che ha quella prefi ssata probabilità di dine di grandezza) e si impenna rapidamente “… le esperienze recenti di ricostruzione occorrenza nel periodo di riferimento ad essa quando VN scende al di sotto dei 10 anni. post sismica di centri storici (si veda L’Aquila) collegato (CU: coeffi ciente d’uso, dipendente L’altro punto fondamentale riguarda i hanno dimostrato che la semplice ma siste- dalla funzione svolta dalla costruzione; per tempi: una vita nominale esigua signifi ca che matica esecuzione di riparazioni o interventi una chiesa, ad esempio, CU = 1,5). di lì a poco si dovrà riconsiderare la situazione locali produce da sola miglioramenti corri- Detto in altro modo (citando la medesima di quella costruzione. Se questo non è positivo spondenti a capacità di resistere ad azioni circolare) è “il numero di anni nel quale la per interventi di miglioramento sismico “ordi- sismiche d’intensità non inferiore al 60% di struttura, purché soggetta alla manutenzio- nari”, diventa inaccettabile per gli interventi quella prevista per le nuove costruzioni…”. ne ordinaria, deve potere essere usata per lo di ricostruzione post sismica fatti con largo Non sembra quindi che siano necessari scopo al quale è destinata”. impiego di risorse pubbliche. grandi sforzi per arrivare a valori di sicurezza Ovviamente non si tratta della durata In altre parole: sarebbe assurdo se, dopo di questo livello, ma per garantire questo risul- della vita della costruzione, ma solo del pe- investimenti di questa entità, tra cinque o tato occorre andare al di là della valutazione riodo di tempo in cui ha valore la verifi ca di dieci anni fossimo costretti a ritornarci sopra, di tipo generico, valida (forse) solo in senso sicurezza. Se la VN, ad esempio, è di 30 an- ni, signifi ca che dopo quel periodo di tempo quella struttura non può essere più conside- rata sicura e saranno quindi necessari nuovi provvedimenti. Uno dei pregi della VN è quello di dipen- dere, oltre che dalle caratteristiche della costruzione in esame (sia strutturali, sia di uso, tramite il coeffi ciente CU), anche dalla pericolosità del sito in cui si trova, quindi, ad esempio, a parità di ogni altro parametro, la situazione di una chiesa a Norcia è (giusta- mente) ben diversa da quella di una analoga chiesa che si trova in una zona sismicamente meno pericolosa. Questo parametro ci può fornire un meto- do per valutare se l’accrescimento delle capa- cità di resistenza ottenuto dall’intervento di miglioramento sia sostanziale o meno. Quale valore di VN potrebbe farci dire che quell’intervento di miglioramento ha fatto “accrescere in maniera sostanziale la capa- cità di resistenza delle strutture” ? Questo rimane il solo punto da defi nire. Ad esempio, secondo Sergio Lagomarsino Figura 3 – Probabilità annua di superamento dello stato limite SLV in funzione della vita nominale della costruzione (CU=1).

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 statistico, contenuta nelle Linee di indirizzo del CONCLUSIONI Questo risultato deve essere ottenuto 307 MiBACT (come noto, interventi di riparazione e Molte chiese di Norcia sono crollate nei anche per le costruzioni storiche, attraverso interventi locali – comunque fondamentali – sismi del passato; sono state ricostruite e una ricostruzione accorta e lungimirante, che non richiedono una valutazione della sicurezza poi, in molti casi, al sisma successivo sono consideri, soprattutto, che questi eventi tor- della costruzione nel suo complesso). crollate nuovamente. neranno nuovamente. Occorre invece che ciascun intervento Stavolta, la ricostruzione ha tutte le pos- Almeno in zone a rischio così elevato, la risponda in modo puntuale ed esplicito a sibilità di seguire un percorso diverso: sono direzione da intraprendere per evitare altre questo requisito. migliori le conoscenze scientifi che, gli stru- perdite, sia di beni culturali, sia di vite uma- Infi ne, se consideriamo la forcella 60%- menti di analisi, di misura e di indagine, i ne, è quindi quella della sicurezza, senza la 80% assunta per gli interventi sugli edifi ci materiali e le tecniche di intervento. quale la parola conservazione perde ogni si- ordinari, si può notare (Fig. 5) che il livello Peraltro, la differenza tra quello è acca- gnifi cato, se non quello di conservazione delle del 60% signifi cherebbe un valore della vita duto agli edifi ci ordinari di Norcia nel passa- macerie. nominale pari a 13, 12,3 e 12 anni, rispetti- to e quello che abbiamo visto adesso è già In questo senso, il miglioramento sostan- vamente, per edifi ci con coeffi ciente di uso emersa, chiara e macroscopica: le centinaia ziale, ottenibile rispettando una vita nomina- CU=1, 1,5 e 2, mentre il livello dell’80% cor- di vittime dei sismi passati stavolta non ci le di entità congrua, può rappresentare uno risponderebbe ad una vita nominale pari a 27, sono state, perché quegli edifi ci, rinforzati strumento utile per calibrare e valutare gli 26,6 e 26 anni, rispettivamente, per edifi ci adeguatamente, hanno avuto una risposta interventi. con coeffi ciente di uso CU=1, 1,5 e 2. davvero positiva.

ab

Figura 4 – Città di Norcia: curva di pericolosità sismica (in blu) per lo stato limite di salvaguardia della vita e curve dell’indice di rischio (rapporto tra capacità e domanda) al variare del coefficiente d’uso CU, in funzione del parametro VR (= VN x CU). a) per una vita nominale pari a 20 anni (vita di riferimento = 20, 30 e 40, rispettivamente, per CU=1, 1,5 e 2) il livello dell’indice di rischio è di poco superiore al 70%; b) per una vita nominale pari a 15 anni (vita di riferimento = 15, 22,5 e 30, rispettivamente, per CU=1, 1,5 e 2) il livello dell’indice di rischio è di circa il 65%

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI MiBACT (2017), Linee di indirizzo metodologiche e tecniche per la ricostruzione del patrimonio culturale danneggiato dal sisma del 24 agosto 2016 e seguenti. Ministero per i Beni, le Attività Culturali ed il Turismo. DPCM 9/2/2011 (2011), Linee guida per la valuta- zione e riduzione del rischio sismico. Circolare MiBACT n. 26 /2010 - DPCM 9/2/2011, Ministero per i Beni , le Attività Culturali ed il Turismo. LAGOMARSINO, S. (2014), La prevenzione sismica come strumento di conservazione dei beni cul- turali. Ingenio n. 26/2014. BORRI, A. (2015), Strutturisti e Restauratori: sicu- rezza vs conservazione? Problemi, dubbi e pro- poste. Recupero e Conservazione, n. 127. BORRI, A., SISTI, R. (2017a), Crolli di chiese causati dai sismi in Italia. Prime considerazioni su al- cuni recenti casi in Valnerina. Structural, n. 210. BORRI, A., SISTI, R., CASTORI, G., CORRADI, M. (2017b), Crolli causati dagli eventi sismici in Italia. Ana- Figura 5 – Città di Norcia: curva di pericolosità sismica (in blu) per lo stato limite di salvaguardia della vita e lisi di due casi recenti in Valnerina. Structural, curve dell’indice di rischio (rapporto tra capacità e domanda) al variare del coefficiente d’uso CU, in funzione n. 213. del parametro VR (= VN x CU). Dai grafici si vede come un livello del 60% per l’indice di rischio significhe- BORRI, A., DE MARIA, A. (2015), Edifici esistenti e rebbe un valore della vita nominale pari a 13, 12,3 e 12 anni, rispettivamente, per edifici con coefficiente nuove NTC: pericolosità sismica e responsabili- di uso CU=1, 1,5 e 2. Il livello dell’80% corrisponderebbe ad una vita nominale pari a 27, 26,6 e 26 anni, rispettivamente, per edifici con coefficiente di uso CU=1, 1,5 e 2 tà. Ingenio, n. 29/2015.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 308 FRANCESCA SARTOGO Presidente Eurosolar Italia Venzone: utopia o futuro? E-mail: [email protected] Una metodologia per la salvaguardia del nostro patrimonio Venzone: utopia or future? A methodology for the protection of our heritage

Parole chiave (key words): Ricostruzione (Reconstruction), identità storico-culturale (historical-cultural identity), recupero patrimonio edilizio storico (renovation of historical building heritage), calamità naturali (natural disasters)

enzone: eletta come “Borgo più bello Ma soprattutto è stato fondamentale il di montanari, pastori, agricoltori e allevatori d’Italia” risorge dalle macerie del si- contributo dell’”energia sociale”, emersa dai che non hanno mollato e stanno attivamente sma del 1976, attraverso un percorso cittadini come portato storico culturale e po- partecipando alla futura rinascita del loro sociale, culturale ed organizzativo. È litico della memoria e della volontà collettiva. territorio con la speranza di ripetere l’uto- VUtopia o chiave metodologica d’intervento per La popolazione, sconvolta da molti di questi pia della ricostruzione di Venzone anche nei una normale salvaguardia del nostro patri- eventi devastanti ha saputo reagire con for- borghi di Amatrice, Accumoli, Norcia, Visso, monio? za e vivacità straordinaria, opponendosi alle Arquata, Castelluccio ecc. oggi rasi al suolo strategie estreme delle Istituzioni governative e potrebbero diventare domani i borghi più INTRODUZIONE e diventando la vera protagonista delle scelte belli d’Italia. Il nostro Paese, per le sue caratteristiche fi nali. idrogeologiche, geomorfologiche ed il suo Alcuni territori nella loro ricostruzione 1. IL DISASTRO DEL VAJONT clima temperato così particolare, da essere rappresentano i racconti delle storie della LA RICOSTRUZIONE DI LONGARONE (1963- classifi cato come zona tipologica climatica propria popolazione. Il primo fra tutti, è il caso 2013) mediterranea presenta condizioni di grande della vicenda del disastro del Vajont in cui la Il Vajont è stato un grosso disastro am- fragilità. Esso è al centro di un area geografi - popolazione ha reagito ed ha contribuito alla bientale, avvenuto nel bacino idroelettrico ca e culturale defi nita da Saverio Muratori co- decisione di non trasferire ma di mantenere e del torrente Vajont. La notte del 9 ottobre del me “Ecumene Civile Culturale Mediterranea”, ricostruire il villaggio di Longarone nel proprio 1963 il monte Toc si è praticamente sfaldato molto complessa sia dal punto di vista fi sico luogo. per una larghissima parte e ha fatto precipi- che etnico, sociale e politico. Un secondo caso si consolida nella gestio- tare, con terrifi cante velocità, 300 milioni di Un’alternanza di calamità naturali, come ne strategica autonoma della Regione Friuli metri cubi di montagna nel bacino del Vajont, frane, alluvioni, terremoti in questi ultimi Venezia Giulia nei suoi lunghi 40 anni della riempiendo e sollevando a grande altezza le cento anni, hanno profondamente sconvolto, ricostruzione che ha saputo trasformare il suo sue acque, che superata la diga, si sono rove- in tempi sempre più ravvicinati, i nostri terri- territorio in una nuova area vivibile ed eco- sciate su Longarone distruggendo ogni cosa tori e le nostre città. nomicamente competitiva a livello europeo. con un effetto devastante. Affrontare questi eventi è un grosso im- Ma soprattutto la reazione e la scelta della Nei primi mesi del 1964 immediatamen- pegno che ha coinvolto in prima persona il popolazione che ha coordinato la gestione dei te dopo il disastro sembra che la cosa più nostro governo con tutte i suoi enti per l’as- reperti architettonici e collaborato al percor- semplice e la più logica fosse ricostruire una sistenza e la protezione civile, ma che ha so metodologico storico critico che è stato la nuova Longarone, con attrezzature e servi- anche richiesto un grosso contributo tecnico chiave della ricostruzione della cittadella di zi, residenze, centro e una zona industriale culturale di molte categorie professionali. Ar- Venzone, ieri rasa al suolo ed oggi rinata e effi ciente che potesse dare vita e lavoro ai chitetti, storici, paesaggisti, ingegneri, strut- classifi cata il “più bel borgo d’Italia”. nuovi insediati; ma la forzata sistemazione turisti, geologi, agronomi, forestali ecc., in un Per contro, analizzando i primi risulta- provvisoria, lontana dal proprio paese, crea enorme sforzo interdisciplinare, sono stati i ti della recente vicenda sismica degli anni una profonda frattura psicologica in quella protagonisti di molte delle azioni necessarie a 2016/17, sulla vasta area della nostra “dor- popolazione profondamente attaccata alle tali eventi nelle successive fasi che vanno dai sale centrale appenninica” che ha investito propria identità. Ben presto con le Istituzioni problemi: 1) dell’emergenza e della gestione ben 4 Regioni Umbria, Marche, Lazio e Abruz- governative ci si rende conto che un trasfe- delle macerie; 2) dell’accoglienza e della si- zo, cercherò di estrapolare le fondamentali rimento dei cittadini del borgo di Longarone stemazione provvisoria delle residenze e dei caratteristiche fi siche e storiche di quest’a- (260 superstiti su 1850 vittime) sarebbe stato settori produttivi; 3) della valutazione e risar- rea teatro di millenarie sedimentazioni, ma un atto di violenza, da scartare anche per gli cimento dei danni, ed infi ne 4) del problema soprattutto la risposta di una straordinaria effetti negativi sugli insediamenti dell’intero fondamentale della ricostruzione. caparbietà e coraggio di quelle popolazioni comprensorio, dato che Longarone prima del

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 disastro dell’ottobre del 1963, posta sulla nella stessa località dell’antico insediamen- zione di questi territori terribilmente devastati 309 confl uenza di due importanti arterie che con- to; 2) Integrazione del borgo di Longarone da queste importanti calamità. giungono la regione Friuli Venezia Giulia e il con quello di Castellazzo e delle frazioni di Veneto era diventata un nucleo molto vitale, in fondo valle; 3) Integrazione del sistema dei 2. IL TERREMOTO DEL FRIULI (1976) cui attività commerciali ed industriali aveva- due comuni nel quadro più vasto a carattere LA RICOSTRUZIONE ESEMPLARE DI no acquisito un’importanza territoriale assai comprensoriale. “VENZONE” (1976/2016) vasta. Se a livello comprensoriale l’impianto del Intorno a questa grande tragedia collet- piano non arriva mai alla sua completa realiz- 2.1- IL PROBLEMA SOCIALE: LA PARTECIPAZIONE DEI tiva il dibattito urbanistico diventa sempre zazione e se l’attuale Longarone esprime una CITTADINI più dominante: vengono impostati i principi tipologia molto lontana da quella tradizionale Dopo il devastante terremoto del 1976, fondamentali del disegno illuminista di Giu- dei nostri paesetti di montagna, essa, però (Fig. 3) sono stata coinvolta nel processo seppe Samona e della sua equipe proveniente con alcuni edifi ci (Fig. 2) che portano la fi rma della ricostruzione di Venzone, fortemente dall’IUAV di Venezia, in un “Piano urbanistico di architetti interessati a questa architettura voluta e gestita dai cittadini. È stata una comprensoriale” (Fig. 1) che avrebbe dovuto sociale e collettiva come Giovanni Michelucci esperienza straordinaria che mi fa un enor- disegnare un’area di sviluppo completamen- per la chiesa dell’Immacolata Concezione, me piacere ricordare. Come molti architetti te nuova senza condizionamenti fondando- Costantino Dardi per le scuole, Valeriano Pa- della mia generazione, ho partecipato a vari si sulla partecipazione dei cittadini ad un stor, Francesco Tentori e Gianni Avon per gli progetti per le ricostruzioni dopo eventi sismi- programma privato e collettivo, per il nuovo edifi ci del tessuto urbano, raggiunge un no- ci. Tali ricostruzioni spesso sono state gestite insediamento urbano di Longarone in cui i tevole grado di qualità dell’architettura come dall’alto, dallo Stato, dalle Regioni da Agenzie principi sono: 1) Ricostruzione di Longarone valore identitario necessario per la ricostru- Governative istituite apposta per l’occasione. La storia del Friuli è totalmente diversa è una storia della popolazione che per tradizio- ne è abituata a fare da sé ed è molto attacca- ta alle proprie radici. La popolazione, è stata molto presente e determinante nelle scelte e nella gestione della ricostruzione. Il problema dopo un evento simile era: se ricostruire, dove ricostruire e soprattutto come ricostruire. La prima reazione soprattutto dei politici e dei progettisti è stata quella di abbandonare quel che restava e di trasferire, come nel Belice, la popolazione altrove. La prima proposta fu quella di una nuova città lineare moderna e attrezzata di tutte le tecnologie avanzate più sofi sticate lungo l’asse che congiungeva Udine e Pordenone. La seconda fu quella di concentrare in una zona baricentrica della pianura, ai margini della cittadina storica di Spilimbergo, occupata dall’industria, una nuova città polare monocentrica. Ma ambedue le soluzioni, dopo numerosi convegni cultura- li, e soprattutto in un serrato dibattito con la popolazione furono accantonate. Esse avreb- bero certamente cancellato il millenario dise- gno produttivo ed insediativo della struttura Figura 1 – PUC-Piano urbanistico comprensoriale di Longarone) minuta e policentrica di quel suo particolare territorio. Dopo l’ultima terribile scossa sismica del settembre dello stesso anno fu necessario tra- sferire molta parte della popolazione a Ligna- no nelle ville e nei condomini modernissimi messi a disposizione dalla borghesia friulana. La popolazione sfollata dalle proprie macerie vi rimase circa otto mesi fi no a quando fu pos- sibile sistemarla nelle baracche nei pressi dei loro paesi distrutti. In quei mesi la popolazione odiò quelle case e quella qualità della vita così diversa da quella delle loro radici. Essa non si riconosceva in quelle mutate condizioni, non ritrovava quelle matrici della propria identità che giudicò irrinunciabili e ci fu una forte re- azione. Nell’agosto 1977 una ferma volontà Figura 2 – La qualità dell’architettura: chiesa di Michelucci popolare si concretizza nella “Petizione del Co-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 310

Figura 3 – Il terremoto in Friuli

hanno, attraverso i vari centri di catalogazione e laboratori della lavorazione delle pietre e dei vari materiali, costituito la più seria base di partenza per la ricostruzione. La popolazione decide insieme con i po- litici, gli architetti, gli intellettuali venuti da molte parte dell’Italia e dall’estero l’ultima vera scelta: 1) che la ricostruzione non dove- va essere indifferente alla precedente confi - gurazione, 2) che soprattutto la ricostruzione doveva essere “com’era e dov’era”. Geologi ed economisti dettero loro ragione. L’operazione partì in maniera democratica, facile dal punto di vista della gestione economica ed ammi- nistrativa. La mano pubblica intervenne con una legge Nazionale dello Stato che destinava 3.000 miliardi per la ricostruzione dell’intero tessuto edilizio e territoriale del Friuli danneg- giato dal sisma, il Ministero dei Beni Culturali 100 miliardi per opere monumentali. La Regio- ne Friuli Venezia Giulia in totale autonomia, Figura 3b – Il terremoto a Venzone organizzò una Segreteria Generale Ammini- strativa che gestì un programma a pioggia mitato 19 Marzo” sottoscritta da 645 fi rmatari bero delle macerie e il fondamentale recupero di contributi articolati in misure diverse per che rappresentavano la totalità degli abitanti dei valori storici. Il Comitato per il recupero l’industria, l’agricoltura, la residenza, il com- allora presenti nel centro storico della città di degli elementi architettonici, sostenuto dal mercio come incentivo alla ricostruzione ed al Venzone e contemporaneamente si organizza Ministero dei Beni Culturali, per lunghi me- suo futuro sviluppo. È un’operazione capillare una straordinaria mobilitazione culturale e si, con le proprie mani, ha coordinato tutte le gestita dalla Regione, dai Sindaci e soprat- civile per affrontare l’emergenza dello sgom- delicate operazioni di distacco e recupero che tutto dai cittadini.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 2.2 IL PROBLEMA CULTURALE: DAL “RESTAURO 311 DEI MONUMENTI” AL RECUPERO DEL “PATRIMONIO EDILIZIO STORICO” Il Problema di Venzone (Fig. 3b) è più complesso perché il dibattito tra i monumenti ed il tessuto dell’edilizia storica era appena iniziato. Anche per questo i cittadini di Ven- zone sono stati determinanti. La loro voce, la parole è uscita fuori con una chiarezza ed una coerenza sorprendente. Il ricordo della loro coscienza spontanea è stato così forte che perfi no le baracche a loro destinate era- no suddivise per contrade e rioni. Il bar della piazza era trasferito in mezzo ai propri clienti di sempre in quella loro provvisoria sistema- zione. Ma la cosa più incredibile, è che sotto il letto o nello sgabuzzino insieme agli oggetti importanti ogni proprietario aveva conservato intere bifore romaniche, balconi, portali, ar- chitravi, camini, insomma tutto quello che avevano potuto staccare e conservare come Figura 4 – Territorio Alto Friuli pezzi importanti della loro casa. E il dibattito tra loro era sul come fosse consentito loro ri- pararle ed integrarne i pezzi mancanti. Il problema era semmai superare l’atteg- 5 giamento della Cultura del Restauro fermo ancora alle modalità destinate ai monumen- ti. C’era da estendere la disciplina, del resto già enunciata nella Carta di Venezia, all’edi- lizia storica parzialmente o quasi totalmente distrutta e trovare le regole e le motivazioni per una ricostruzione analogica. Come esito di fondamentali Congressi ICOMOS a Udine il 3/12/76 fu deciso con un voto(2.2.1): “la conser- vazione della città come un unico organismo monumentale circondato dalle sue mura” (“ di perseguire una ricostruzione più aderente possibile al carattere dell’abitato di Venzone, condotta non mediante un successione di ini- ziative isolate, ma sulla base di un piano di assetto defi nitivo”) e il 25/4/77 con il voto(2.2.2): (“la ricostruzione nel rispetto dei tracciati via- ri, delle volumetrie e delle tipologie, in quanto costituiscono non solo testimonianza di storia, ma anche espressioni di una cultura friulana 5b ancora viva”). A conferma di tali istanze il Mi- nistero dei Beni Culturali, la Soprintendenza dei Beni Ambientali del Friuli Venezia Giulia e l’ICOMOS dettero incarico a me ed a Gianfran- co Caniggia di elaborare una “Ricerca storico- critica per la ricostruzione ed il restauro della città di Venzone”.(2.2.3)

2.3 LA BASE CONOSCITIVA: DALLO SLOGAN “COM’ERA E DOV’ERA”, ALLA “RIEDIZIONE STORICO- CRITICA DELL’INTERO PALINSESTO” Lo slogan della ricostruzione “com’era e dov’era”, spesso intesa come pedissequa ri- produzione stilistica delle facciate e degli ele- menti formali della realtà ante sisma, con la ricerca di una riedizione storico-critica dell’in- tero patrimonio edilizio ed urbanistico della citta, acquista un nuovo più approfondito ap- Figura 5 e 5b – Le 4 fasi dell’organismo urbano di Venzone

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 312 proccio scientifi co e culturale. L’attenta lettura bane e delle corti- palazzo borghesi; 4) la città Dal lavoro di schedatura si è potuto rico- storica dell’impianto urbano attraverso le sue post –rinascimentale con la conclusione delle struire il processo evolutivo del tessuto urbano fasi di formazione e della sua evoluzione pro- polarità urbane e l’immissione delle corti pa- e degli edifi ci in modo da indicare la modalità cessuale; l’analisi della tipologia edilizia friu- lazzo signorili; 5) fi no alla città odierna dello della ricostruzione come la continuazione del lana, così particolare con tutte le sue evoluzioni stato attuale ante sisma del 1976. (Fig. 5, processo evolutivo in atto. processuali, la costituzione delle schede di ag- Fig. 5b Le fasi dell’organismo urbano) gregazione unitaria e le analisi degli elementi 2.3.4 La “quarta fase” costruttivi fondamentali, ricostruiscono tutti i 2.3.3 La “terza fase” È l’individuazione della tipologia edilizia processi evolutivi sia dei singoli edifi ci, che del È la schedatura degli edifi ci di tutto il cen- friulana e delle sue mutazioni diacroniche e tessuto urbano, considerando la ricostruzione tro storico. Dopo aver suddiviso la città in iso- delle variazioni sincroniche riconoscendo le ra- dopo il terremoto, come continuazione del pro- lati è emersa la necessità di aggiungere una gioni, la posizione e il ruolo di ciascun elemento cesso di formazione della città. ulteriore classifi cazione riconoscendo non le nella dialettizzazione del linguaggio della città Agendo da amanuensi fedeli la ricostruzio- singole unità edilizie, ma bensì le aggregazio- di Venzone (Fig. 6). Questa lettura parte dalla ne viene fatta sulle particelle catastali e sui ni unitarie come complesso di edifi ci che sia lettura dell’area friulana dove ricorre la domi- rilievi murari esistenti, sulle stratigrafi e forni- per essere ottenuti dall’accorpamento di uni- nante presenza di case-corti isorientate secondo te dalle Soprintendenze Italiane ed Austriache, tà minori o frazionamento di unità maggiori, l’insolazione preferenziale con mutazioni diato- sulle tipologie delle case che i cittadini con avendo avuto una parte della loro storia in co- piche differenziate, ma sostanzialmente fedeli forza desideravano conservare e ripristinare, e mune, non possono esaminarsi singolarmen- alle costanti del tipo, che accompagna di norma su quegli elementi della loro cultura, che erano te. Sono state individuati 120 aggregazioni le aree di forte permanenza della centuriazione così fortemente impressi ancora nella loro me- edilizie unitarie che sono state posizionate nel agricola romana. In ciò il Friuli non si differen- moria: elementi come la corte interna, la sala disegno originale della città, dando loro una zia dalle aree padane, e possiamo quindi riferire veneta, i codici formali, gli schemi distributivi numerazione progressiva e per ciascuna di anche la casa-corte friulana al tipo di sostrato principali, l’orientamento solare e le tipologie. esse è stata elaborata una scheda, ove sono generalizzato che si defi nisce come domus ele- Il linguaggio edilizio giorno per giorno, aiutato raccolte le principali annotazioni emerse dal- mentare, con spiccata similitudine con le aree dalla memoria collettiva della Comunità, ac- la ricerca storico-critica. La scheda è formata emiliane, padane e della Lombardia settentrio- quista leggibilità, corpo e validità. da varie sezioni comprendenti: a) tutti i cata- nale. Si individuano le caratteristiche dominanti La ricerca si sviluppa con una correttezza sti storici, comparati tra loro per documentare della tipologia della casa-corte proto-urbana per metodologica esemplare che servirà da mo- le trasformazioni avvenute nelle varie epoche; passare alla tipologia della casa urbana artico- dello per i piani attuativi della ricostruzione b) le notizie storico-documentarie disponibili; lata in casa-corte-schiera venetica e casa-cor- di molti centri storici in Friuli ed in altre zone c) il rilievo murario in scala1:200 in pianta te-schiera-padana ed alle successive mutazioni dell’Italia dopo i più recenti eventi sismici co- e prospetto con l’annotazione dei sistemi della fase mercantile in corte-palazzo-borghese me quelli dell’Umbria e delle Marche. Essa si componenti; d) la ricostruzione congetturale e corte-palazzo-signorile poi. articola in differenti fasi: delle fasi di formazione e successiva trasfor- mazione; e) i caratteri tipologici dei sistemi 2.3.5 La “quinta fase” 2.3.1 La “prima fase” componenti; f) i caratteri delle strutture e È la classifi cazione morfologica degli È la “lettura urbanistica territoria- degli elementi architettonici ed il loro stato elementi costruttivi ed architettonici attra- le dell’alto Friuli” condotta su mappe dal di conservazione; g) l’elenco dei reperti rac- verso la classifi cazione dei materiali, delle 1/250.000, al 1/100.000 al 1/25.000, dalla colti durante lo sgombero delle macerie; h) le strutture murarie e costruttive con cui si rie- forma degli insediamenti e delle infrastrut- indicazioni operative per gli interventi della sce a riconoscere e a datare il processo delle ture e delle suddivisioni della organizzazione ricostruzione. trasformazioni subite nel tempo delle singole agricola e edilizia condizionata dall’inaliena- bile, permanenza, tutt’ora leggibile dell’as- setto centuriale romano (Fig. 4).

2.3.2 La “seconda fase” È la lettura dell’organismo urbano emersa dalla ricomposizione del rilievo murario dei piani terreni in rapp:1:200 e 1:500 secondo le schede catastali e i rilievi topografi ci, e ricostruendo e riconoscendo i versi di ordi- tura delle parcellazioni fondiarie, le fasce di pertinenza, la perimetrazione delle corti, l’assetto viario, la posizione degli androni e degli accessi verticali. Ne è risultato una ricostruzione della morfologia dell’assetto ur- bano nelle sue fasi proiettate nei tempi della sua storia, che si esplicitano nelle varie fasi evolutive: 1) nel momento dell’assetto rurale antico dell’aggregato proto-urbano; 2) nella epoca mercantile della citta romanico-gotica delle case-corti schiera venetiche e padane; 3) nella città gotica-rinascimentale con l’im- missione delle mura, delle prime polarità ur- Figura 6 – La tipologia edilizia friulana

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 aggregazioni edilizie. La classifi cazione delle 313 caratteristiche costruttive e formali degli ele- menti che compongono le strutture verticali e le aperture, oltre a servire da guida per la ricomposizione e il rimontaggio degli stessi, servirà da suggerimento per la formulazione di elementi analoghi da inserire in una cor- retta interpretazione degli organismi edilizi.

2.3.6 La “sesta fase” È lo “schema progettuale di base per il piano di ricostruzione della città di Venzone” (Fig. 7 Piano per la ricostruzione). A conclusione di lunghi anni di rilievi, ri- cerche documentarie, di progetti e discussioni lo schema progettuale viene costruito in stretta partecipazione con i cittadini e contiene le indi- cazioni e le normative necessarie alla redazione del piano particolareggiato di ricostruzione. È prevista la ricostruzione per anastilosi dei principali monumenti (duomo, municipio, edi- lizia specialistica, torri, mura) e la ricostruzio- Figura 7 – Lo schema di piano per la ricostruzione ne analogica del tessuto edilizio considerando le caratteristiche distributive e volumetriche gione il modello esecutivo campione è stato • fasi storiche documentate attualmen- dell’organismo ereditato. Nello schema di piano elaborato sull’interessante tratto di tessuto te visibili e congetturali per quelle non urbanistico di base sono evidenziati i principali edilizio, posizionato perimetralmente alle mu- più visibili elementi matrici della ricostruzione: ra, in prossimità della chiesa di S. Giovanni e • datazione delle murature e dei reperti A) La ricostruzione della maglia fondiaria; lungo la contrada di via Albertone del Colle. A architettonici; B) La perimetrazione delle corti; distanza di alcuni anni e dopo le varie opera- • posizionamento degli elementi lignei, C) L’assetto viario; zioni di ricerca e recupero dei reperti, sono stati del verso e del passo dell’orditura D) Le aree edificabili divise in indispensabili necessari vari progressivi approfondimenti: dei solai, delle coperture, delle travi, ed edificazioni complementari; 1) Ricomposizione del rilievo edilizio in sca- mensole e appoggi dei dormienti; E) Le aree inedificabili a destinazione agri- la 1:100,1:50 e 1:20 con le indicazioni di • indicazione dei reperti (stipiti, canto- cola o uso pubblico; quanto segue: nali, finestre ecc.); F) La posizione degli androni, degli accessi e delle scale; G) La destinazione ad uso pubblico degli edifici di carattere specialistico.

2.3.7 La “settima fase” È il modello di progetto campione per il restauro della Contrada della via Albertone dal Colle (Fig. 8). L’intero studio della ricerca storico-critica viene ulteriormente precisato con gli elaborati relativi ad una fase più dettagliata e proposi- tiva, atta a fornire un modello di ricostruzione edilizio che, pur nella eccezionalità del caso, resti fedele ai presupposti e alle normative del restauro, fondato sull’esigenza primaria di tener in massimo conto della processualità storico-formativa intrinseca sia nei monumen- ti che nell’edilizia storica ereditata attraverso un prolungato processo di stratifi cazione delle sue componenti e del suo insieme. Dopo aver analizzato i valori morfologici, che rappresentano il corpus linguistico della città di Venzone sono state evidenziate le prin- cipali interrelazioni tra gli edifi ci tra loro e le rispettive strade è emerso che il rapporto di reciprocità tra edifi ci fronteggianti la strada di una contrada sia molto più stretto di quanto non avviene nello stesso isolato. Per tale ra- Figura 8 – Il modello di restauro esecutivo per la Contrada di via Albertone dal Colle

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 314 • vari caratteri degli organismi conso- ed amministrative costringono il trasferi- posizione e riedifi cazione dell’antico patrimo- lidati dell’organismo ereditato nelle mento della governance della fase operati- nio edilizio. Ma per me soprattutto è stato molto murature in elevazione, nei prospetti va, nelle mani della Segreteria Straordinaria commovente rincontrare i vari sindaci convolti e nelle sezioni; della Regione Friuli Venezia Giulia con delega nell’opera, i progettisti, ma soprattutto quei 2) Ricomposizione critica con indicazio- all’Amministrazione Comunale secondo la leg- cittadini che negli anni ’76-79 vivevano nelle ne degli organismi architettonici co- ge Regionale 63/77 e successive integrazioni. baracche e avevano collaborato con noi nella erentemente coordinati rispetto alle Viene redatto un atto di esproprio dell’intero fase della ricerca di base e nel reperimento trasformazioni e variazioni storiche patrimonio del centro storico entro le mura, dei più importanti elementi architettonici. Con consone e non consone ai vari piani e accettato, anche se un po’ a malincuore dalle grande orgoglio, mi hanno mostrato le loro case secondo gli strumenti distributivi de- cooperative dei cittadini. riconquistate nelle stesse vecchie proprietà e gli spazi dell’organismo consolidato. Tra la fi ne degli anni ’80 e l’inizio degli soprattutto i dettagli tecnici costruttivi, e sto- 3) Ricostruzione grafica degli edifici se- anni ’90 tutti i progetti esecutivi e le gare di rico documentari che erano stati riportati nello condo le principali fasi storiche. appalto sono approvati ed in corso; in 8 anni studio, allora, fatto insieme. 4) Ricostruzione filologica degli edifici in la città viene totalmente ricostruita con totale È stato un sogno fi nalmente realizzato, e un nuovo quadro di aggiornamento co- contributo per le prime case e attività opera- con i vari esponenti della famiglia dei Pasco- struttivo secondo criteri antisismici stu- diati e progettati dal prof. S. di Pasquale dell’Università di Firenze (Fig. 8b). Il 22 maggio 1979 lo studio viene conse- gnato al Comitato del Settore del Consiglio Superiore del Ministero dei Beni Culturali, che esprime parere favorevole e approva un fi nan- ziamento di sessanta miliardi di lire. La città viene considerata monumento nazionale; l’e- sistente Decreto Ministeriale del 7/5/1965 che vincolava solo alcuni edifi ci di particolare valore artistico, è esteso dal Decreto Ministeriale del 30/1/1981 all’intero patrimonio edilizio all’in- terno delle mura. L’intero studio, lo schema del piano e tutti i documenti allegati vengono con- segnati alla Sovrintendenza del Friuli Venezia Giulia, inviati al Comune di Venzone al prof. Ro- meo Ballardini ed alla sua equipe, perché, nel redigere il piano particolareggiato, ne potesse trarre le indicazioni in esso contenute.

2.4 LA FASE OPERATIVA: IL SINDACO FUNZIONARIO DELEGATO, L’ESPROPRIO, LA COSTRUZIONE E LA RIASSEGNAZIONE Nel 1980 il piano particolareggiato della ricostruzione viene approvato, seguendo am- piamente l’impianto metodologico della ricer- ca storico-critica e si articola nelle seguenti categorie: A) Ricostruzione con prevalente restauro; B) Ricostruzione con prevalente ripristino; C) Ricostruzione con ripristino filologico e tipologico; D) Ricostruzione con razionalizzazione di im- Figura 8b – Il rilevamento storico critico pianto edilizio esistente; E) Ripristino di liberazione; F) Nuova edifica- tive con il 70% per le seconde case, e gra- lo, dei Clonfero e dei Pitteri ed altri abbiamo zione con prescrizioni volumetriche. dualmente i cittadini vengono riinseriti nelle brindato al futuro di questa meravigliosa cit- Si crea uno speciale uffi cio tecnico ed proprie primitive proprietà e unità catastali. tadina friulana (Fig. 9). amministrativo comunale che si avvale di im- L’iter delle assegnazioni è lungo e laborioso; Venzone ha conquistato alcuni premi e si portanti strumenti operativi quali il laboratorio oggi è quasi concluso, anche se i casi di cit- avvia ad essere inserita nel patrimonio dell’U- della catalogazione e della lavorazione delle tadini rimasti all’estero, rimangono ancora NESCO, è un interessante laboratorio di studi pietre ed il Piano degli intonaci. Con la succes- aperti per nuove possibili acquisizioni. nazionali ed internazionali per il recupero e siva suddivisione del Piano Particolareggiato Pochi mesi fa, invitata a Venzone per le re- la rigenerazione urbana. Il Palazzo Orgnani le aggregazioni edilizie vengono, per esigenza centi manifestazioni della Regione, ho potuto Martina, restaurato dalle risorse dei friulani di cantiere, accorpate in 18 isolati per i quali visitare l’intera opera della ricostruzione della residenti a Roma è già sede di una mostra e vengono assegnati dal Comune in accordo con città. È stato estremamente interessante riper- di una biblioteca e si spera diventi presto la i cittadini incarichi dei progetti esecutivi ad correre il tracciato dell’impianto urbanistico ed base di questo importante centro di ricerca e esperti architetti friulani. Diffi coltà operative ammirare l’immensa cura usata nella ricom- di comunicazione.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 315

Figura 9 – In alto e 9B, in basso – Venzone 2017 dopo la ricostruzione

esteso in tutta l’Italia e facendo come a Ven- zone tra 40 anni i borghi più belli possano essere quelli che oggi sono rasi al suolo. Non è impossibile – dipende solo da noi”.

3. IL TERREMOTO DELLA DORSALE CEN- TRALE APPENNINICA. 2016/2017 IL SISTEMA AGRO-PASTORALE COME RISORSA DELLA RICOSTRUZIONE.

3.1 CASTELLUCCIO : IL TERRITORIO E L’ENERGIA SOCIALE Nella costruzione di una strategia di svi- luppo economico a medio e lungo periodo che ristabilisca un equilibrio sociale e produttivo, capisaldi del programma – come riportato nel rapporto del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) del di- 2.5 IL BILANCIO FINALE AL 2016 /2017 speculazione protervia, ma anche di quanto, cembre 2016 – sono il capitale territoriale, Il bilancio fi nale non può che considerarsi in condizione di “normalità” dovrebbe essere composto dal capitale naturale, dal capitale che estremamente positivo. cambiato per una reale salvaguardia del pa- culturale e soprattutto dall’energia sociale A distanza di 40 anni su le “Pietre dello trimonio artistico, storico Italiano”. della popolazione locale, dei potenziali resi- scandalo”, nella collana diretta da Corrado E da: Tommaso Montanari “la Repubbli- denti e dei sistemi produttivi (agricoli, pasto- Stajano si legge: “salvare l’identità del centro ca” del 18/04/2017. rali, boschivi, turistici). storico di Venzone possa servire come chiave “La scelta di Venzone come Borgo più I territori, che sono stati duramente col- di lettura non solo di quanto avviene nell’Italia bello d’Italia dimostra che non si trattava di piti dal recente sisma che ha coinvolto ben dei terremoti, delle frane, degli alluvioni, della un’“utopia” ma di un progetto che può essere 4 Regioni, Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo,

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 316 per l’evoluzione del loro processo sociale, eco- dei centri disastrati e la sistemazione prov- un passaggio protetto sulla strada provinciale nomico e culturale, fanno parte del sistema visoria in luoghi protetti. Purtroppo il proces- 477 attraverso la galleria Forca Canapine. delle aree interne della dorsale appenninica. so della ricostruzione che sarà protratto nel Il 3 aprile fi nalmente con l’aiuto di 40 Sottoposte a uno spopolamento progressivo e tempo, porrà un rilevante problema sociale, mezzi dell’Esercito si sono trasportati 34 se- inarrestabile dei loro centri abitati, conserva- se non sarà accompagnato da interventi di minatrici, erpici, cingolati e 400 quintali di no tuttavia potenzialità naturali e produttive programmazione e di sostegno delle risorse semi. Dopo 4 durissime ore di viaggio il con- che costituiscono un capitale territoriale di produttive presenti, per contrastare e inverti- voglio raggiunge l’altipiano di Castelluccio. È straordinario interesse per un concreto pro- re il processo di periferizzazione e abbandono un momento storico. È il segno della rinascita: gramma di rilancio e di ricostruzione di questi in corso. Per contro l’energia sociale della l’inizio dell’aratura e della semina; l’agricol- territori. Il settore agricolo di quest’area co- popolazione produttiva che non ha lasciato tura è salva. Ma soprattutto lo spettacolo del- stituisce l’economia prioritaria della sua at- un attimo le proprie attività imprenditoriali la fi orita regala anche quest’anno nonostante tività produttiva con un indice di importanza è viva e combattiva. La consapevolezza del il terremoto, la magia dei mille colori che di- superiore alle altre aree interne nazionali. la ruolo che la loro attività comporta, e che, non segnano il Pian Grande attirando migliaia di biodiversità dell’agricoltura e la varietà del- solo non va perduto, ma se mai potenziato, è turisti di tutta Europa: il viola delle lenticchie la zootecnia sono una economia produttiva, la spinta strategica ed economica per avviare in fi ore, il bianco ed il giallo delle margherite, trasformata, distribuita e collaudata da vari uno sviluppo concreto per il programma della il rosso dei papaveri, il blu dei fi ordalisi. Nei secoli fi no ai giorni nostri. ricostruzione. primi di luglio si prevede la riapertura della strada provinciale 477 e la normalizzazione dei collegamenti infrastrutturali. Se il settore agricolo non ha perso tem- po anche il settore zootecnico e pastorale ha lottato duramente e non ha mai lasciato Castelluccio, i suoi territori e le sue attività produttive. Abbiamo assistito in questi lunghi mesi, all’ultima galoppata registrata recen- temente da Emiliano Brandimarte, l’alleva- tore unico abitante rimasto tra le macerie di Castelluccio, che ha dovuto trasferire, dopo il mal tempo, i suoi animali a valle nella pia- nura di Norcia, e che ci mostra la straordina- ria bellezza di questo territorio montano tra i Monti della Laga, i Monti Sibillini e i vari parchi naturali. Le immagini della galleria fotografi ca, uscite su molti quotidiani, sono la testimonianza della fondamentale qualità dei caratteri, della sua storia millenaria. Cer- tamente è comprensibile come tale territorio Figura 10 – Castelluccio e il Pian Grande fiorito, patrimonio dell’UNESCO abbia generato quella “economia agro pasto- rale” e come essa si sia consolidata nella sua La transumanza nasce in queste aree ed Nonostante le innumerevole diffi coltà, lunga storia con particolari strutture sociali è la culla della nostra storica antica civiltà della cittadina ridotta ad un cumolo di ma- ed imprenditoriali –piccole e medie impre- contadina. È stata la più importante forma cerie in una inaccessibile zona rossa presi- se, e minime proprietà terriere, che tutt’oggi di reddito per molto tempo. Inoltre lo svilup- diata da un manipolo di alpini, con percorsi esistono e continuano a sopravvivere. Oggi la po di fi liere collegate all’agricoltura ed alla infrastrutturali gravemente danneggiati da famiglia Brandimante è ritornata a Castel- pastorizia, interpretato in chiave multifun- renderli inagibili, alcuni cittadini non hanno luccio e i suoi 40 cavalli sono tornati defi - zionale, può dare un importante contributo mai lasciato Castelluccio ed il suo territorio e nitivamente sui loro pascoli preferiti. Dopo i al mantenimento del territorio, del paesaggio non hanno voluto rinunciare al processo della cavalli di Brandimante tutto il bestiame sta e alla messa in sicurezza del territorio (ma- loro produzione – la rituale aratura e semina- lentamente facendo ritorno sul Pian Grande; nutenzione e ripristino della micro idraulica gione primaverile dei 525 ettari della grande all’ombra del monte Vettore pascolano anche agraria per una necessaria integrazione di superfi cie del suo Pian Grande. L’incredibile le mucche di Augusto Coccia che racconta interventi idraulico-forestali per contrastare altopiano ove da molto tempo si coltiva una di essere riuscito a riportarne al pascolo un il dissesto idrogeologico), secondo il rispetto qualità di lenticchie migliore d’Italia, con un centinaio. A Castelluccio è risalito anche il degli indirizzi di una PAC (Politica Agricola prodotto di circa 3.700 quintali l’anno, con un primo gregge di pecore dopo la transumanza Comune) green oriented, volta alla maggio- giro di affari che sfi ora i 4 milioni di euro di invernale. Riprende la vita agropastorale do- re integrazione tra agricoltura e ambiente. Il fatturato ed una sessantina di aziende agri- po il terremoto. sistema agricolo così integrato contribuisce cole e centinaia di posti di lavoro. alla tutela del territorio e alimenta il buon Trascorsi ben cinque mesi dall’evento del 3.2 CASTELLUCCIO: SIMBOLO DELLA RINASCITA vivere, anche nelle sue interconnessioni con sisma le strade di collegamento con Castel- DOPO IL TERREMOTO la fruizione turistica, la residenza, i servizi sa- luccio sono ancora inagibili ma trenta agri- Salvata la fi oritura, nei primi giorni di nitari e d’istruzione (obiettivi prioritari anche coltori si sono consorziati e attraverso lunghi agosto il raccolto dell’oro di Castelluccio vie- della Strategia Nazionale per le Aree Interne). incontri, manifestazioni e proteste ottengono ne celebrato con una grande festa nell’area Il terremoto ha creato l’emergenza e la di- un accordo con Anas, Regione, Coldiretti, Pro- del Pian grande; purtroppo, a causa della sic- struzione del tessuto abitativo, l’abbandono tezione Civile e Vigili del Fuoco per poter creare cità e del terremoto, sono stati raccolti solo

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 carattere naturale ma di cui avevamo ancora viva 317 l’immagine davanti ai nostri occhi e nella nostra me- moria, era possibile una pronta ricostruzione, più o meno parziale, secondo la consistenza delle parti su- perstiti. L’edifi cio si poteva infatti considerare scom- posto nei suoi elementi, più che distrutto... Il fatto traumatico, l’azione violenta che viene a spezzare al vita di un edifi cio possono essere vinti e superati con un ‘opera di ricomposizione, in base a tanti elementi che fi no a poco tempo prima avevamo sotto gli occhi. È una naturale estensione dell’anastilosi” De Ange- lis d’Ossat “Il Restauro e la Carta di Venezia”1977.

(2.2.3) Caso: Venzone. Date del Progetto: 1977- 1979-80. Titolo: “Ricerca storico-critica per la ri- costruzione ed il restauro della città di Venzone”. Progettisti incaricati: arch. Francesca Sartogo, prof. arch. Gianfranco Caniggia. Collaboratori: Riccardo dalla Negra, Mauro Gatto, Paola Grifoni, Massimo Magistri, Carlo Martinelli, Umberto Michele, Sergio Micheli, Fausto Midolo, Akira Osaka, Adriana Paolini, Figura 11 – Castelluccio catasto gregoriano 1825 Dora Testa, Enrico Tonetti.

BIBLIOGRAFIA BELLINA A. (2006), Venzone: la ricostruzione di un centro storico, Associazione Amici di Venzone, Venzone. BENEDETTI S. (1978), Venzone nel Friuli: quale rico- struzione?, “Storia Architettura”, Udine. BRUNELLI C. (2017), Castelluccio merita qualcosa di più della solita squallida speculazione, “Ip- podamo”. CAMIZ A. (2012), Venzone, una città ricostruita (quasi) “dov’era, com’era”. Venzone, a city rebuilt lmost) “where it was and how it was”, “Paesaggio Urbano”. CANIGGIA G. (1977-1979), Ricerca storico-critica per la ricostruzione ed il restauro del centro storico di Venzone, ICOMOS Consiglio Italiano. CANIGGIA G. (1981-1983), Metodologia del recupero e studio della tipologia processuale nell’inda- Figura 12 – Castelluccio ante fine ’900 gine e nel piano: tipologia edilizia di Venzone, Udine. 3.000 quintali di questa splendida lenticchia: sul Parco Naturale e le colline di Pian Grande CANIGGIA G., MAFFEI. G.L. (1984), Il progetto nell’edi- è il futuro di queste 300 famiglie che in questa – che è un paesaggio agricolo-forestale più lizia di base, Venezia. terra vivono e lavorano da generazioni. prezioso del mondo e fondamentale Patrimo- DE LUCA (1988), Fotogrammetria e recupero nei L’esempio di Castelluccio premia l’ener- nio dell’Unesco (Fig. 12). centri storici terremotati del Friuli: Gemona, Venzone, Artegna, Udine. gia sociale dei cittadini e la propria economia MICHELE U., SARTOGO F. (1976), Venzone, Storia della produttiva agro-pastorale che insieme rap- NOTE: Città, n. 9. presentano il più autentico e forte segnale di (2.2.1) ICOMOS a Udine il 3/12/76 fu deciso con MONTANARI T. (2017), L’utopia di Venzone, il borgo, speranza di futuro. un voto: la conservazione della città come un unico più bello, risorto dalle macerie, raso al suolo dal Partendo da questa prima azione, i Ca- organismo monumentale circondato dalle sue mura: sisma del 1976, fu ricostruito sulle sue stesse stellucciani oggi, potrebbero, a similitudine “che allo scopo di perseguire una ricostruzione più pietre. Un riscatto, oggi, da prendere ad esem- aderente possibile al carattere che l’abitato di Ven- pio, “La Repubblica”. di quanto già avvenuto nella ricostruzione di zone possedeva, e debba essere condotta non me- Venzone, volgere la loro energia sociale nella MURATORE G. (2010), Il segreto della storia: Venzone, diante un successine di iniziative isolate, ma sulla “Architettura”. gestione della delicata rimozione delle ma- base di un piano di assetto defi nitivo, che mantenga SARTOGO F. (1981-1983), Venzone come e perché. In cerie cercando di salvaguardare gli elementi strettamente l’impianto planimetrico esistente in cui Il recupero dei vecchi centri. Gli aspetti teorici, più importanti della proprie identità cultura- la fabbricazione sia costituita da edifi ci che recupe- i modi d’intervento, Atti del convegno interna- le. I Castelluciani dovrebbero inoltre contri- rino tutti gli elementi ancora esistenti, e fanno voti zionale di studi, Udine. buire alla progettazione della ricostruzione di : “…che nella ricostruzione ci si attenga al rispetto SARTOGO F. (2003), Comunità e Linguaggio. Sviluppo Castelluccio contenendola nei limiti e nella dei tracciati viari e delle volumetrie e delle tipologie, evolutivo tra “città spontanea” e “città piani- volumetria della primitiva tipologia di borgo in quanto costituiscono non solo testimonianza di ficata”. In E. MORTOLA, Architettura, comunità e storia, ma anche espressioni di una cultura friulana di crinale (Fig. 11), senza invadere con nuove partecipazione: quale linguaggio? Problemi e ancora viva”. prospettive nell’era della rete, Atti del Seminario costruzioni speculative di famosi archistar, internazionale, Roma. fatte passare per temporanee, ma che fi or di (2.2.2) Il 25/4/1977 fu deciso con un voto: “Soltan- SARTOGO F. (2008), Udine e Venzone. Lettura critica urbanizzazioni, le farebbero diventare defi - to per quelle parti di edifi ci monumentali che furo- per una storia operante del territorio friulano, nitive, creando un forte impatto ambientale no distrutti dalla furia bellica o da fatali eventi di Alinea ed. Firenze.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 318 LUCA MARTELLI Regione Emilia-Romagna, Servizio Geologico, Rischio liquefazione: studi Sismico e dei Suoli, Bologna e iniziative per la ricostruzione e la pianificazione urbanistica post sisma Emilia 2012 Liquefaction risk: studies and initiatives for reconstruction and urban planning after the Emilia 2012 earthquake Parole chiave (key words): pericolosità sismica locale (local seismic hazard), liquefazione (liquefaction), ricostruzione post sisma (after earthquake reconstruction), pianificazione urbanistica (urban planning) microzonazione sismica (seismic microzonation)

INTRODUZIONE affl uenti appenninici. Fenomeni di liquefazione l’entità degli effetti di liquefazione osservati, La liquefazione è la repentina perdita di in Pianura Padana erano già stati descritti in la Regione Emilia-Romagna e il Dipartimento resistenza al taglio e rigidezza del terreno, occasione di forti terremoti storici (Galli, 2000). di Protezione Civile condivisero la necessità di con conseguente perdita di capacità portante, Le scosse principali della sequenza sismica istituire un gruppo di studio interdisciplinare e causata dagli sforzi indotti da forti terremoti, emiliana di maggio e giugno 2012, vale a dire interistituzionale, denominato Gruppo di lavoro generalmente di magnitudo maggiore di 5, nel- quella del 20 maggio di magnitudo Mw=6,09 “Liquefazione”, costituito da geologi, geofi sici le aree in cui, nei primi 15÷20 m di profondità, e quella del 29 maggio di magnitudo Mw=5,90 geotecnici e ingegneri, per analizzare quanto sono presenti orizzonti, di spessore metrico, di (Rovida et al., 2016), hanno indotto anche dif- successo e programmare le indagini necessa- sedimenti granulari (limi sabbiosi, sabbie e fusi fenomeni di liquefazione; l’area interes- rie per avviare in maniera corretta ed effi cace le ghiaie sabbiose), poco addensati e saturi. sata da tali fenomeni è piuttosto estesa, dal attività di riparazione e ricostruzione. I rapporti Queste condizioni sono piuttosto diffuse nel settore occidentale della bassa pianura mode- delle attività e i risultati di questo gruppo di sottosuolo della pianura emiliana, dove la por- nese e oltrepò mantovano al settore occidenta- studio sono stati via via resi disponibili nella zione più superfi ciale della successione strati- le della provincia ferrarese, ovvero tra i fi umi pagina web dedicata: http://ambiente.regio- grafi ca (Pleistocene medio - Olocene) è prevalen- Secchia e Reno (Fig. 1). Nei giorni immediata- ne.emilia-romagna.it/geologia/temi/sismica/ temente costituita da sedimenti del Po e dei suoi mente successivi alla prima forte scossa, vista liquefazione-gruppo-di-lavoro.

Figura 1 – Distribuzione degli effetti liquefazione ed epicentri dei terremoti Mw≥5; simboli rossi: eventi del 20/5, simboli blu: eventi del 29/5

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 permeabilità dell’ordine di 10-4÷10-5 m/s, per 319 lo più a profondità comprese tra -2 m e -13 m (Fig. 3) (Calabrese et al., 2012; Martelli e Romani, 2013; Colombi et al., 2014). Le verifi che del rischio di liquefazione ef- fettuate successivamente e il confronto tra i parametri geotecnici delle prove penetrometri- che realizzate prima e dopo i fenomeni osserva- ti hanno evidenziato che la liquefazione non ha prodotto un apprezzabile addensamento delle sabbie e l’occorrenza di liquefazione è tuttora presente, anche nei siti dove questa è avvenu- ta (Fioravante e Giretti, 2012; Facciorusso et al., 2012; Facciorusso et al., 2015; Tonni et al., 2015; Facciorusso et al., 2016; Madiai et al. 2016; Amoroso et al., 2017).

LE INDAGINI E GLI STUDI PER LA RICO- STRUZIONE Figura 2 – esempio di danni correlati anche a fenomeni di liquefazione a seguito della scossa Mw=6,09 del 20 maggio Visti i diffusi fenomeni di liquefazione os- 2012: a) crollo di capannone a Mirabello; b) e c) danni ad edifici residenziali a S. Carlo servati e le prime registrazioni della Rete Si- smica Nazionale e della Rete Accelerometrica I maggiori effetti sono stati osservati in pro- verifi cati fenomeni di lateral spreading sono Nazionale, da subito è apparso evidente che la vincia di Ferrara, in particolare a S. Carlo e a stati osservati cedimenti anche decimetrici. sequenza sismica emiliana del 2012 è stata Mirabello, frazioni di Terre del Reno (Fig. 2), dove Dal confronto tra la distribuzione di que- caratterizzata da importanti effetti locali. In la liquefazione ha contribuito a rendere inagibili sti fenomeni e le mappe geologiche e dalle una vasta porzione di territorio padano sono interi settori dei suddetti centri abitati (Fiora- indagini geotecniche risulta che la maggior stati stimati fattori di amplifi cazione anche vante e Giretti, 2012; Crespellani et al., 2012). parte degli effetti si sono verifi cati in corri- maggiori di 2 se si considerano tempi di ri- Diffusi e copiosi effetti sono stati rilevati anche spondenza di dossi e sistemi di paleoalvei torno di 475 anni o dell’ordine di 1,5÷1,6 se in alcune frazioni del Comune di Cento (FE), a e paleocanali originati dall’attività depo- si considerano tempi di ritorno di 950 anni. S. Felice sul Panaro (MO), a Cavezzo (MO) e, in sizionale dei fi umi Secchia, Panaro e Reno Inoltre, poiché in Emilia-Romagna le scelte provincia di Mantova, a Moglia e Quistello. (Fig. 1), affl uenti appenninici di destra del Po; di pianifi cazione urbanistica e la progettazione Si è trattato per lo più di risalita e fuoriu- decisamente meno frequenti gli effetti nelle devono essere coerenti con i risultati degli studi scita di sabbia attraverso vulcanelli, fratture aree con depositi sabbiosi superfi ciali dovuti di microzonazione sismica (DAL 112/2007; LR del terreno e pozzi per acqua. Ai piani inferiori all’attività deposizionale del Po (Calabrese et 19/2008), e per realizzare una ricostruzione ve- degli edifi ci sono state osservate fuoriuscite di al., 2012; Martelli e Romani, 2013). ramente orientata alla mitigazione del rischio sabbia anche attraverso gli scarichi dei sani- Le analisi granulometriche, effettuate su sismico, con LR 16/2012 e ordinanza del Com- tari. Localmente, sui dossi fl uviali e sui rilevati campioni di sedimenti fuoriusciti in superfi cie missario delegato – Presidente della Regione arginali, si sono verifi cate anche fratture e spo- e su campioni prelevati dagli orizzonti lique- (OC) 60/2013 è stato stabilito che gli interventi stamenti dovuti a fenomeni di espansione la- fatti (Romeo, 2012; Facciorusso et al., 2012; di ricostruzione fossero disciplinati sulla ba- terale (lateral spreading). Fortunatamente non Fontana et al., 2015), e le prove di permeabi- se delle risultanze di studi di microzonazione sono stati osservati fenomeni di fl uidifi cazione. lità in sito hanno evidenziato che i terreni li- sismica. Perciò con le ordinanze 70/2012 e I cedimenti verticali sono stati generalmente quefatti e liquefacibili di questo settore della 84/2013 il Commissario delegato – Presidente dell’ordine di alcuni centimetri; dove si sono Pianura Padana sono sabbie fi ni limose con della Regione ha reso disponibili € 500.000 per realizzare la microzonazione sismica (MS) e l’a- nalisi della condizione limite per l’emergenza (CLE) dei Comuni emiliani più colpiti, vale a dire quelli in cui sono stati osservati diffusi effetti di intensità macrosismica almeno pari al VI grado MCS (Galli et al., 2012). In alcuni Comuni del “cratere” (v. alle- gato 1 al decreto del Ministero dell’economia e delle fi nanze del 1 giugno 2012, GU n. 130 del 6/6/2012) studi di MS e analisi della CLE erano già in corso grazie ai contributi previsti dall’art. 11 della L. 77/2009. Purtroppo alcu- ni Comuni del “cratere”, sebbene seriamente interessati dal terremoto, non possono acce- dere a tali contributi avendo una pericolosità sismica di riferimento ag inferiore a 0,125g (art. 2, comma 2, e Allegato 7 delle ordinanze Figura 3 – sezioni geologiche attraverso il sistema paleoargini-canale del fiume Reno a S. Carlo, località dove si è verifi- cato il maggior numero di fenomeni di liquefazione in occasione del terremoto del 20/5/2012. Notare il livello della falda attuative dell’art. 11 L 77/2009). Per consen- misurata a fine luglio: gli orizzonti sabbiosi sotto tale livello sono praticamente sempre saturi e quindi sempre liquefacibili tire a tutte le Amministrazioni del “cratere”

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 320 di dotarsi di strumenti di conoscenza della costituito da tecnici esperti (geologi, geofi si- il supporto necessario per il superamento pericolosità sismica locale di pari livello, il ci, ingegneri strutturisti e geotecnici, archi- dell’emergenza e l’avvio della ricostruzione. Commissario delegato – Presidente della tetti e urbanisti) della Regione, di vari istituti Ciò è stato possibile grazie alla preventiva Regione ha reso disponibili, con ordinanza universitari e del C.N.R., del DPC, dell’OGS disponibilità di linee guida per la microzona- 84/2013, ulteriori risorse economiche riser- Trieste e da geologi liberi professionisti, co- zione sismica e l’analisi del rischio di liquefa- vate per studi di MS e analisi della CLE nei ordinati dal Servizio Geologico, Sismico e dei zione (AGI, 2005; DAL 112/2007; ICMS 2008). Comuni del “cratere” con ag < 0,125g. Suoli e dal Servizio Pianifi cazione Urbanisti- Successivamente, grazie alle nuove inda- Negli allegati tecnici alle suddette ordi- ca, Paesaggio e uso sostenibile del territorio gini e all’acquisizione di ulteriori dati per la nanze sono contenuti i criteri e gli standard della Regione Emilia-Romagna. Nessuno ha ricostruzione, si sono rese necessarie modi- tecnici di riferimento per tali studi, derivati percepito compensi; le risorse stanziate sono fi che degli strumenti urbanistici (piani della dagli indirizzi regionali (DAL 112/2007) e da- state interamente utilizzate per le indagini, ricostruzione, piani regolatori e piani strut- gli “Indirizzi e criteri per la microzonazione l’acquisizione e l’elaborazione dei dati. Gli turali) e di protezione civile vigenti e quindi, sismica” nazionali (ICMS, 2008). Autori e le specifi che competenze e attività grazie ai contributi per studi di MS e CLE art. Visto che i maggiori effetti locali osservati sono descritte nella relazione illustrativa del- 11 L. 77/2009 resi disponibili con le più recenti sono stati l’amplifi cazione del moto sismico e i lo studio (Martelli e Romani, 2013). ordinanze del Capo Dipartimento della Prote- fenomeni di liquefazione gli elaborati fi nali di Gli elaborati fi nali sono costituiti, oltre zione Civile (OCDPC 1717/2014, 293/2015 e questi studi consistono essenzialmente in map- alla relazione illustrativa sopra citata, dagli 344/2016), sono stati avviati gli adeguamenti pe che suddividono il territorio in base ai fatto- elaborati cartografi ci di primo livello (Fig. 5) e e approfondimenti degli studi di MS e CLE rea- ri di amplifi cazione e al rischio di liquefazione, di secondo livello, con locali approfondimenti lizzati con l’ordinanza commissariale 70/2012 stimati negli ambiti di interesse urbanistico, di terzo livello (stima dell’indice potenziale di secondo i più recenti standard regionali (DGR vale a dire nei centri urbani consolidati e nelle liquefazione, Fig. 6), dai documenti di analisi 2193/2015) e nazionali (CT, 2015) (Fig. 8). aree potenzialmente suscettibili di trasforma- della CLE, dalla cartografi a di confronto tra CLE zioni urbanistiche (riqualifi cazione, ricostruzio- e MS (Fig. 7), dalle schede di caratterizzazione I CONTRIBUTI PER LA MITIGAZIONE DEL ne, espansioni) indicati dalle Amministrazioni geotecnica dei principali litotipi, dal rapporto RISCHIO DI LIQUEFAZIONE interessate (Province e Comuni) (Fig. 4). del gruppo di lavoro per la stima del rischio di Vista la rilevanza e diffusione dei feno- Tali mappe costituiscono anche la base liquefazione e da uno studio per la caratterizza- meni di liquefazione il Commissario delegato per la valutazione della vulnerabilità geologi- zione della risposta sismica di sito; tutti questi - Presidente della Regione, con le ordinanze ca dei siti che ospitano le principali strutture documenti sono stati pubblicati il 15 ottobre 51, 57 e 86 del 2012, ha reso disponibili con- e infrastrutture essenziali per il superamento 2013 nel sito web http://ambiente.regione. tributi economici per realizzare interventi di dell’emergenza, le cui condizioni di vulnerabi- emilia-romagna.it/geologia/temi/sismica/ mitigazione del rischio di liquefazione. Tali lità (strutturale e locale) sono descritte nelle speciale-terremoto/sisma-2012-ordinanza- ordinanze prevedono la possibilità di un au- schede e nelle cartografi e di analisi della CLE. 70-13-11-2012-cartografi a. mento, fi no al 15%, del costo convenzionale Gli studi sono stati realizzati da un gruppo Questi studi sono stati realizzati in tempi di riparazione/ricostruzione di edifi ci grave- di lavoro interdisciplinare e interistituzionale, rapidi (alcuni mesi) per fornire al più presto mente danneggiati (esito E delle verifi che

Figura 4 – quadro d’unione delle aree oggetto di MS e analisi CLE (OC 70/2012)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 321

Figura 5 – Esempio di carta delle aree suscettibili di effetti locali o delle microzone omogenee in prospettiva sismica (MOPS, primo livello di approfondimento); loc. S. Agostino (FE)

Figura 6 – Esempio di carta di MS di secondo livello, con locali approfondimenti di terzo livello; loc. S. Agostino (FE)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 322

Figura 7 – Esempio di carta di confronto tra MS e analisi della CLE; loc. S. Agostino (FE)

Figura 8 – Esempio di carta di MS, stessa località della figura 7, adeguata agli standard nazionali MS v 4.0 (CT, 2015)

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 323

Figura 9 – Rappresentazione schematica di alcuni degli interventi di mitigazione del rischio di liquefazione ritenuti più idonei in base alle caratteristiche geologiche locali (da DD 12418/2012); in ocra il volume di terreno da trattare di agibilità), in siti in cui si sono verifi cati successivamente, con Determina Dirigenziale Per alcuni progetti sono state richieste fenomeni di liquefazione; recentemente, per 1105/2014, sono state pubblicate anche linee modifi che e integrazioni nello spirito di favo- edifi ci adibiti ad attività produttive, la pos- guida sulle indagini geotecniche da effettuare rire una progettazione di livello e concedere sibilità di incremento è stata elevata fi no al e sulla documentazione tecnica da produrre a l’incremento del contributo. Ad oggi i progetti 50% (OC 16/2015 e 36/2015). supporto della richiesta di incremento del con- approvati sono stati 86; solo per 3 progetti è Per ottenere tali contributi i progettisti tributo per la riparazione o ricostruzione. stato espresso parere negativo al riconosci- devono documentare, nel sito d’interesse, la I siti in cui sono stati osservati effetti di mento del contributo. presenza di effetti di liquefazione a seguito liquefazione sono cartografati nelle mappe Più della metà (51%) dei progetti hanno dei terremoti di maggio-giugno 2012, verifi ca- delle microzone omogenee in prospettiva si- previsto la realizzazione di dreni verticali. re l’entità, in caso di nuove scosse, del rischio smica dello studio di MS (Allegato 1.4, es. in Questo tipo di intervento (passivo), pur non di liquefazione (valore dell’Indice Potenziale Fig. 5); la localizzazione dei punti di lique- migliorando le proprietà meccaniche del ter- di Liquefazione e distribuzione del Fattore di fazione deriva dai rilievi effettuati nei giorni reno, se ben dimensionato riduce fortemente Sicurezza alla Liquefazione lungo la verticale immediatamente successivi agli eventi del 20 la probabilità di liquefazione poiché limita lo di indagine) e presentare un progetto di mi- e 29 maggio, a cura dei geologi dei Servizi sviluppo delle sovrappressioni interstiziali in tigazione di tale rischio. Nei centri abitati di Tecnici di Bacino regionali, dell’associazione caso di terremoto. Il frequente ricorso a questa S. Carlo e Mirabello, data la diffusione degli GeoProCiv e dai tecnici di EMERGEO-INGV. tecnica è senz’altro dovuto ai costi contenuti effetti e visti i risultati delle indagini che han- Per una valutazione della distribuzione e alla facilità di realizzazione in caso di de- no dimostrato la presenza diffusa di rischio delle aree a rischio di liquefazione il riferi- molizione e ricostruzione. Al contrario questo di liquefazione, con Determina Dirigenziale mento principale è costituito dalla cartografi a tipo di intervento è diffi cile da realizzare e/o 12418/2012 sono state perimetrate le aree in dei fattori di amplifi cazione e del rischio di molto oneroso in caso di costruzioni esisten- cui le manifestazioni di liquefazione sono state liquefazione dello studio di MS (Allegato 1.5, ti, in quanto, date le locali caratteristiche di numerose, copiose e diffuse; per interventi in es. in Figg. 6 e 8). permeabilità degli orizzonti da drenare, per tali aree l’incremento del contributo concesso Gli studi hanno evidenziato che, nelle aree risultare effi cace generalmente richiede la è massimo (15%), non occorre documentare epicentrali dei terremoti di maggio 2012, gli oriz- realizzazione di un elevato numero di dreni, né l’avvenuta liquefazione né la presenza del zonti liquefacibili sono per lo più costituiti da disposti secondo una maglia regolare con rischio ed è suffi ciente presentare il progetto di sabbie limose depositate dai fi umi appenninici distanza interasse dell’ordine di 1÷3 m, e intervento. Per il riconoscimento del contributo (Secchia, Panaro e Reno), attualmente a profon- quindi la necessità di realizzare, nella mag- occorre comunque l’approvazione del progetto, dità variabili tra -2 e -13 m dal piano campagna. gior parte dei casi, le perforazioni dall’interno da parte di un gruppo di esperti (geologi, in- degli edifi ci, con diffi coltà di accesso ed ele- gegneri e geotecnici) appositamente istituito GLI INTERVENTI DI MITIGAZIONE DEL RI- vati costi di rispristino. Per ovviare a questo e coordinato dal Servizio Geologico, Sismico e SCHIO DI LIQUEFAZIONE inconveniente recentemente è stata messa a dei Suoli della Regione. Le domande fi nora presentate sono 122. Di punto una tecnica che prevede la realizzazio- Al fi ne di favorire la progettazione e realiz- queste, 89 avevano i requisiti richiesti (danni ne di dreni orizzontali che vengono realizzati zazione degli interventi di mitigazione del ri- gravi, effetti osservati e presenza del rischio dall’esterno; in questi casi è però necessario schio di liquefazione con Determina Dirigenziale di liquefazione) mentre le altre 33, nonostante avere suffi ciente spazio all’intorno del sito da 12418/2012 sono state pubblicate anche indi- nella maggior parte dei casi fosse documentata trattare per accedere e operare con le macchi- cazioni sulle tecniche ritenute più idonee in ba- la presenza del rischio, erano relative a siti in ne perforatrici; inoltre attualmente i costi sono se alle caratteristiche geologiche locali (Fig. 9); cui non sono stati rilevati effetti di liquefazione. ancora piuttosto elevati e non esistono criteri

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 324 di progettazione scientifi camente riconosciuti. Il 6% dei progetti ha previsto il ricorso ad olistico, vale a dire con un’analisi integrata Tutto ciò limita il ricorso a questa tecnica. iniezioni di miscele di malte cementizie men- delle condizioni di pericolosità sismica loca- Nel 13% dei casi i progetti hanno previsto tre in due casi sono state proposte iniezioni di le, vulnerabilità delle costruzioni e resilienza la realizzazione di fondazioni profonde (soprat- miscele chimiche ecocompatibili (v. D’Attoli delle comunità. Tra i prodotti attesi di mag- tutto pali, in minor misura micropali), fi nalizza- et al., 2015), con l’obiettivo, per entrambe le giore interesse è la redazione di linee guida te al superamento degli strati potenzialmente tecniche, di indurre cementazione dei grani e per l’analisi del rischio, la realizzazione di liquefacibili e al trasferimento dei carichi delle aumentare di conseguenza la resistenza ci- interventi di mitigazione e altre indicazioni strutture in elevazione a strati di terreno pro- clica del terreno trattato. In entrambi i casi per attività di prevenzione; si prefi gura quin- fondi e stabili in caso di sisma. Questo tipo di è stata richiesta la realizzazione preliminare di che i risultati possano essere di interesse intervento può risultare particolarmente one- di campi prova per valutare l’effi cacia dei non solo europeo ma mondiale. Per conseguire roso perché, essendo gli orizzonti liquefacibili trattamenti (capacità delle miscele iniettate tale obiettivo sono previsti studi sperimentali nella pianura emiliana generalmente presenti di permeare il terreno e cementarlo) e per il pilota in aree test individuate nei paesi parte- fi no a profondità di circa 12÷13 m, è neces- dimensionamento degli interventi. cipanti al progetto maggiormente esposti al saria la progettazione di pali molto lunghi, a Infi ne, la diffi coltà di realizzare interventi rischio di liquefazione, vale a dire in Grecia, fronte di carichi superfi ciali in genere modesti. nel sottosuolo per l’adiacenza di edifi ci ha com- Turchia, Portogallo e Italia. Nel nostro paese la Nel 12% dei casi i progetti hanno previ- portato in un caso la necessità di ricorrere al so- zona scelta per tali studi è l’area epicentrale sto la realizzazione di colonne di calcestruzzo lo rinforzo delle fondazioni superfi ciali esistenti. della sequenza sismica emiliana 2012. rotoinfi sse. L’effi cacia di tale tecnica consiste In sintesi possiamo affermare che la scel- A Cavezzo (MO) è in corso uno studio pilota nell’addensamento del terreno. Questo tipo di ta degli interventi di mitigazione del rischio di di microzonazione sismica il cui scopo, oltre intervento non comporta controindicazioni per liquefazione per la ricostruzione post sisma a produrre la microzonazione del territorio co- gli edifi ci vicini ma è realizzabile solo in campo nelle aree depocentrali dei terremoti emilia- munale, è quello di testare le attuali proce- libero. Prima della realizzazione dell’interven- ni del 2102 è stata fortemente condizionata dure regionali e nazionali, realizzare specifi ci to è richiesta l’esecuzione di un campo prova dai costi e dalla diffi coltà di progettazione e approfondimenti ed eventualmente proporre per testare l’effi cacia dell’addensamento. realizzazione, in particolare per la presenza di aggiornamenti e/o nuove tecniche di studio. La tecnica del compaction grouting è sta- edifi ci adiacenti e per la diffi coltà di iniettare A Pieve di Cento (BO) è in corso un cam- ta adottata in circa l’8% dei progetti. Il ricorso malte cementizie o miscele chimiche nei ter- po prova dove sarà nuovamente indotta, in a questo tipo di intervento, tra i più effi caci in reni da trattare (sabbie limose). condizioni controllate, la liquefazione; nel sito quanto induce addensamento del terreno con saranno realizzati anche interventi di mitiga- conseguente incremento della resistenza ci- ALTRE INIZIATIVE zione del fenomeno di cui sarà testata l’effi ca- clica, è risultato piuttosto limitato sia a causa Fenomeni di liquefazione sismoindotta in cia durante la manifestazione del fenomeno, degli elevati costi di realizzazione sia perché Italia sono noti da tempo (Galli, 2000) ma in tramite prove geotecniche pre e post, in sito e l’approvazione dell’intervento è subordinata nessuno dei forti terremoti recenti si sono ma- in laboratorio, e sensori di monitoraggio posti all’esecuzione di un campo prova che ne consen- nifestati effetti così diffusi e numerosi come a varie profondità nel sottosuolo, in sondaggi ta il dimensionamento e certifi chi l’effi cacia (in quelli osservati in occasione della sequenza appositamente predisposti. alcuni casi, a causa delle diffi coltà di iniezione in sismica emiliana del 2012. Inoltre, i centri abitati dove sono stati rilevati terreni sabbioso-limosi, gli esiti dei campi prova Perciò le aree epicentrali delle scosse del i maggiori effetti di liquefazione saranno oggetto hanno indotto i progettisti ad adottare altre tec- 20 e 29 maggio 2012 sono diventate un labora- di accurate analisi di pericolosità locale e carat- niche di mitigazione del rischio). Inoltre il com- torio d’interesse internazionale per approfondi- teristiche costruttive delle costruzioni al fi ne di paction grouting non è consigliabile nel caso menti sul rischio di liquefazione, nella realizza- valutare il rapporto tra effetti e danni osservati di orizzonti da trattare a profondità inferiori di zione dei quali il Servizio Geologico, Sismico e e condizioni di vulnerabilità pre evento. 5,5÷6 m perché potrebbe causare sollevamen- dei Suoli della Regione è coinvolto attivamente. Per la realizzazione degli studi sopra indi- ti del piano campagna con conseguenti effetti L’INGV a Mirabello (FE), una delle aree cati sono stati sottoscritti specifi ci accordi di dannosi agli edifi ci adiacenti (Idriss e Boulan- maggiormente interessate dai fenomeni di collaborazione tra gli Enti Locali interessati e ger, 2008). Per un esempio di campo prova, rea- liquefazione, ha realizzato un test durante il gli istituti di ricerca universitari italiani affe- lizzato per la verifi ca preliminare dell’effi cacia di quale, tramite esplosioni controllate, ha ri- renti al progetto. questa tecnica per un intervento di ricostruzione prodotto la liquefazione. Grazie a strumenti di a S. Carlo (FE), si veda Colombi et al. (2015). monitoraggio collocati a varie profondità nel CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Nel 6% dei progetti è stata prevista la sottosuolo, in sondaggi appositamente predi- Per la ricostruzione post sisma 2012, visti realizzazione di colonne in ghiaia vibrocom- sposti, è stato possibile registrare gli effetti e i diffusi effetti ambientali (amplifi cazione e li- pattate, che in fase di realizzazione addensa- stimare i parametri geotecnici. I risultati preli- quefazione) fi n da subito è apparso necessario no il terreno e durante un sisma si comportano minari sono presentati in Amoroso et al. (2017). realizzare studi di microzonazione sismica che come dreni. Anche in questo caso il ricorso Nell’ambito del programma europeo Hori- individuassero le aree suscettibili di amplifi ca- piuttosto limitato a questo tipo di intervento è zon 2020 (Research and Innovation Action) è zione e liquefazione e ne defi nissero l’entità. La dovuto al rischio di causare danni agli edifi ci stato approvato il progetto LIQUEFACT “Assess- disponibilità di linee guida condivise a livello adiacenti durante la vibrocompattazione. ment and mitigation of liquefaction potential nazionale ha permesso di realizzare questi studi Il 2% dei progetti ha previsto la realizza- across Europe: a holistic approach to protect in tempi rapidi. Le indagini e gli studi successivi zione di colonne di jet grouting, le quali, più structures / infrastructures for improved re- hanno sostanzialmente confermato la microzo- rigide del terreno naturale presente tra esse, silience to earthquake-induced liquefaction nazione sismica realizzata per la ricostruzione hanno la funzione di assorbire gran parte disasters” (http://www.liquefact.eu/). Tale (OC 70/2012) e quindi anche l’effi cacia degli in- degli sforzi di taglio indotti dal sisma, con progetto, iniziato nel maggio 2016 e che si dirizzi regionali e nazionali all’epoca disponibili conseguente abbattimento delle deforma- concluderà ad ottobre 2019, ha come obiet- (AGI, 2005; DAL 112/2007; ICMS, 2008). zioni di taglio della sabbia e riduzione delle tivo la mitigazione del rischio di liquefazione La valutazione degli effetti osservati, la sovrappressioni interstiziali. nei paesi europei attraverso un approccio conferma dell’estensione delle aree suscet-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 tibili di liquefazione e della possibilità di ri- vembre 2015, sessione 2.3, 230-238. microzonazione-sismica-in-emilia-romagna- 325 petizione di fenomeni di liquefazione in caso CRESPELLANI T., FACCIORUSSO J., GHINELLI A., MADIAI C., per-la-pianificazione-territoriale-e-urbanistica di nuove forti scosse hanno indirizzato le Au- RENZI S., VANNUCCHI G. (2012), Rapporto prelimi- FACCIORUSSO J., MADIAI C., VANNUCCHI G. (2012), Rap- torità preposte alla ricostruzione ad avviare nare sui diffusi fenomeni di liquefazione verifi- porto sulla risposta sismica locale e pericolosi- catisi durante il terremoto in Pianura Padana tà di liquefazione a S. Carlo e Mirabello. http:// specifi che iniziative. Riconoscendo infatti che emiliana del maggio 2012. http:// ambiente. ambiente.regione.emilia-romagna.it/geologia/ terreno di fondazione, fondazioni e struttura regione.emilia-romagna.it/geologia/temi/si- temi/sismica/liquefazione-gruppo-di-lavoro in elevazione costituiscono un unico sistema, smica/liquefazione-gruppo-di-lavoro FACCIORUSSO J., MADIAI C., VANNUCCHI G. (2015), CPT- per la prima volta in Italia sono stati resi di- CT (2015), Microzonazione sismica. Standard di Based Liquefaction Case History from the 2012 sponibili contributi economici e indirizzi tec- rappresentazione e archiviazione informatica. Emilia Earthquake in Italy. Journal of Geotech- nici per la ricostruzione post sisma anche per Versione 4.0b. Commissione tecnica per la nical and Geoenvironmental Engineering, Volu- il consolidamento del sottosuolo di fondazio- microzonazione sismica. Roma, ottobre 2015. me 141 Issue 12 - December 2015 https://doi. org/10.1061/(ASCE)GT.1943-5606.0001349 ne e la mitigazione del rischio di liquefazione. http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/ standard_studi_ms.wp FACCIORUSSO J., MADIAI C., VANNUCCHI G. (2016), The Per favorire la progettazione e realizza- D’ATTOLI M., NAVI F., OCCHI A., GUALERZI D., OCCHI M. 2012 Emilia earthquake (Italy): geotechnical zione degli interventi di riduzione degli effetti (2015), Liquefazione dei terreni in condizioni characterization and ground response analyses di liquefazione sono state pubblicate linee sismiche: metodo PRELIMITTM per la mitigazio- of the paleo-Reno river levees. Soil Dynamics guida sulle indagini da realizzare e sulla do- ne del rischio mediante iniezioni chimiche eco- and Earthquake Engineering, Vol. 86, 71-88, cumentazione tecnica da produrre a supporto compatibili. Atti del 34° Convegno del Gruppo doi:10.1016/j.soildyn.2016.04.017 della richiesta di contributi. Nazionale di Geofisica della Terra Solida, Trieste, FIORAVANTE V., GIRETTI D. (2012), Il caso di Sant’A- 17-19 novembre 2015, sessione 2.3, 239-245. gostino-San Carlo. http://ambiente.regione. Gli studi di microzonazione sismica e le emilia-romagna.it/geologia/temi/sismica/ indagini per i progetti di ricostruzione hanno DAL 112/2007: Deliberazione dell’Assemblea Le- gislativa della Regione Emilia-Romagna n.112 liquefazione-gruppo-di-lavoro fornito una grande quantità di nuovi dati, oggi del 2/5/2007: Approvazione dell’atto di indiriz- GALLI P. (2000), New empirical relationships betwe- archiviati nelle banche dati GIS del Servizio zo e coordinamento tecnico ai sensi dell’art.16 en magnitude and distance for liquefaction. Geologico, Sismico e dei Suoli della Regione. comma 1, della L.R. 20/2000 per “Indirizzi per Tectonophysics, 324: 169-187. La particolarità degli effetti ambientali gli studi di microzonazione sismica in Emilia- ICMS (2008), Indirizzi e criteri generali per la osservati in occasione della sequenza sismica Romagna per la pianificazione territoriale e ur- microzonazione sismica. A cura del Gruppo di banistica”. Boll. Uff. Reg. Emilia-Romagna n. lavoro MS 2008. Conferenza delle Regioni e delle emiliana 2012 ha reso la pianura modenese e Province Autonome – Dipartimento della Prote- ferrarese un laboratorio d’interesse internazio- 64 del 17/05/2007. http://www.regione.emilia- romagna.it/geologia/ zione Civile. Roma, 3 vol. e 1 Cd-rom. nale per approfondimenti sul rischio di lique- DD 12418/2012: Approvazione degli elaborati car- IDRISS I.M., BOULANGER R.W. (2008), Soil liquefac- fazione. La fi nalità di tali studi, oltre ad ana- tografici concernenti la delimitazione delle aree tion during earthquakes. Monograph MNO-12, lizzare il fenomeno e i suoi effetti, è produrre nelle quali si sono manifestati gravi effetti di li- Earthquake Engineering Research Institute, Oakland, CA, 261 pp. linee guida per interventi di mitigazione degli quefazione a seguito degli eventi sismici del 20 MADIAI C., VANNUCCHI G., BAGLIONE M., MARTELLI L., effetti di liquefazione e migliorare la resilienza e 29 maggio 2012 e degli indirizzi per interventi VERONESE T. (2016), Utilizzo di prove penetrome- di consolidamento dei terreni. Determinazione delle comunità residenti in aree esposte a tale triche statiche a punta meccanica per la stima del Dirigente del Servizio Geologico, Sismico rischio (v. ad es. progetto LIQUEFACT). del potenziale di liquefazione. Rivista Italiana e dei Suoli della Regione Emilia-Romagna n. di Geotecnica, vol. 3, 14-24. ISSN:0557-1405 12418 del 02/10/2012. http://ambiente.regio- BIBLIOGRAFIA MARTELLI L., ROMANI M. 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M., DI GIULIO G., DI NACCIO D., DI STEFANO G., riparazione, ripristino con miglioramento sismico speciale-terremoto/sisma-2012-ordinanza- FACCIORUSSO J., FAMIANI D., FIORELLI F., FONTANA D., FOTI o demolizione e ricostruzione di edifici dichiarati 70-13-11-2012-cartografia S., MADIAI C., MARANGONI V., MARCHETTI D., MARCHETTI inagibili che abbiano riportato danni da liquefa- ROMEO R. W. (2012), Terremoto dell’Emilia del 20 S. L., MARTELLI L., MARIOTTI M., MUSCOLINO E., PANCALDI zione, a seguito della sequenza sismica che ha maggio 2012 (m 5.9): insoliti fenomeni di li- D., PANTOSTI D., PASSERI F., PESCI A., ROMEO G., SAPIA interessato la pianura emiliana nel maggio-giu- quefazione. Emilia (Italy) M5.9 earthquake on V., SMEDILE A., STEFANI M., TARABUSI G., TEZA G., VAS- gno 2012”. Determinazione del Dirigente del Ser- 20 May 2012: an unusual pattern of liquefac- SALLO M., VILLANI F. (2017), The first Italian blast- vizio Geologico, Sismico e dei Suoli della Regione tion. 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Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 326 FRANCESCA LUCIGNANO Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento La gestione dei rifiuti della Protezione Civile da disastro in Italia: E-mail: [email protected] ROBERTO PIZZI Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento analisi di recenti casi di studio della Protezione Civile E-mail: [email protected] Disaster waste management in Italy: analysis of recent case studies Parole chiave (key words): Emergenza (Emergency), disastro (disaster), macerie (debris), rifiuti (waste), recupero (recycling), smaltimento (disposal)

1. DISASTRI E RIFIUTI DA DISASTRO: UN apparecchiature elettriche ed elettroniche Tale compito rientra pienamente nel BINOMIO (FINORA) INSCINDIBILE (RAEE), ma anche beni ed effetti personali, mandato attribuito dalla vigente normativa Tra le numerose conseguenze sociali e materiali architettonici di pregio, beni artisti- nazionale al Servizio Nazionale della Protezio- ambientali di ogni evento calamitoso grave, ci o loro parti. Specialmente per queste ultime ne Civile (SNPC), che è stato istituito con l’e- specialmente terremoti e alluvioni, rientrano frazioni merceologiche, per evidenti motivi, spressa fi nalità di tutelare non solo l’integrità senza dubbio anche i materiali, fortemente deve potersi immaginare un percorso specifi co della vita, i beni e gli insediamenti dai danni eterogenei e spesso quantitativamente con- di recupero, che rende particolarmente com- o dal pericolo di danni derivanti da calamità sistenti, comunemente defi niti macerie. plesso l’intero processo di gestione dei rifi uti, naturali, da catastrofi e da altri eventi ca- Nella maggior parte dei casi, tali materia- specialmente nell’ottica di garantire tempi lamitosi, ma anche l’ambiente. Nel presente li, ai sensi della vigente normativa nazionale certi per la chiusura della fase di emergenza lavoro, dopo aver illustrato i tre casi di studio in materia ambientale, che non prevede par- e l’avvio di quella di ricostruzione. italiani più recenti e signifi cativi in tema di ticolari procedure da attuare in situazioni di Tuttavia anche questi rifi uti, al pari di DWM (sisma Abruzzo 2009, sisma Emilia Ro- emergenza, sono da considerare rifi uti e come quelli urbani, possono costituire non solo un magna 2012 e sisma Centro Italia 2016), si tali devono essere gestiti. I rifi uti da disastro, mero problema, ma una possibile risorsa, descrive il quadro concettuale di riferimento oltre ad ostacolare le attività di soccorso e di anche ai fi ni della ricostruzione e nell’ottica derivato dall’analisi degli eventi suddetti e ricerca dei dispersi e la ripresa socio- econo- del “Building Back Better”. Negli ultimi anni si delineano le prospettive di sviluppo di un mica del territorio colpito, possono rappresen- si è pertanto posta l’attenzione, sia a livello modello di maturità dedicato alla gestione dei tare una minaccia per la salute e l’ambiente nazionale che internazionale, sulla necessità rifi uti da disastro. se non correttamente gestiti, tenuto conto che i di una opportuna pianifi cazione anche in tale quantitativi in gioco possono raggiungere cifre ambito, così da garantire la corretta gestione 2. CASI DI STUDIO dell’ordine dei milioni di tonnellate, impattando dei rifi uti da disastro (Disaster Waste Mana- 2.1. IL SISMA ABRUZZO 2009 fortemente sul sistema ordinario di gestione. gement - DWM), tenendo comunque conto del Il sisma di magnitudo 5,9 del 6 aprile Inoltre, pur trattandosi di materiali costi- triplo vincolo costituito dal rispetto dei tem- 2009 e le successive repliche hanno causato tuiti in gran parte da rifi uti classifi cabili come pi di ricostruzione, delle risorse fi nanziarie ingenti danni alle strutture pubbliche e priva- inerti, essi contengono materiali speciali e pe- dedicate all’emergenza e della necessità di te e al patrimonio artistico e culturale della ricolosi, senza possibilità di escludere a priori garantire, contestualmente, un elevato livello parte settentrionale della provincia dell’Aqui- anche quelli radioattivi, rifi uti ingombranti, di protezione ambientale. la, provocando oltre 300 morti, più di 1.500 feriti e quasi 70.000 persone da assistere ed alloggiare. Tra le diverse problematiche alle quali il SNPC ha dovuto far fronte, la gestio- ne delle macerie derivanti sia dal crollo degli edifi ci pubblici e privati (Fig. 1), che dalle necessarie demolizioni dei fabbricati ormai strutturalmente compromessi è stata di par- ticolare rilievo. Allo scopo di fronteggiare l’emergenza, il Dipartimento della Protezione Civile ha costi- tuito in L’Aquila la Direzione di Comando e Controllo (DICOMAC), suddivisa per funzioni di supporto, tra le quali, per la prima volta, anche la Funzione Tutela Ambientale ai fi ni di coordinare gli interventi per risolvere le pro- blematiche di carattere ambientale. La Fun- zione è stata partecipata da rappresentanti del Dipartimento della Protezione Civile, della Regione Abruzzo, della Provincia dell’Aquila, dell’Agenzia Regionale per la Tutela dell’Am- biente, dell’Azienda Sanitaria Locale e del Figura 1 – Il palazzo della Prefettura dell’Aquila dopo il sisma del 6 aprile 2009 Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 2.1.1. Fase di gestione dell’emergenza 327 La rimozione delle macerie si è presentata sin da subito come un’operazione molto com- plessa, sia per la quantità che per la disomoge- neità dei materiali da trattare. Peraltro, questa emergenza è stata la prima durante la quale ci si è dovuti confrontare con il dettato del D. Lgs. n. 152/2006, rispetto al quale, come detto, i materiali da crolli e demolizioni devono essere considerati rifi uti, almeno in prima istanza. Il volume di materiali da gestire è stato valutato pari a circa 1,5 milioni di metri cu- bi. Da un punto di vista qualitativo, è stato estremamente diffi cile poter defi nire ex ante la natura dei rifi uti, sebbene si è ritenuto ragionevole assumere che il materiale fosse composto almeno per il 70% da inerti, a loro volta composti da aggregati multimateriali. Figura 2 – DWM sisma Abruzzo - diagramma sintetico di flusso dei rifiuti derivanti da crolli e demolizioni L’articolo 9 del D. L. 39/2009, convertito in L. 77/2009, ha fornito il quadro generale degli Da un punto di vista operativo, la rimozione di personale incaricato dal Vice Commissario interventi, compresi quelli afferenti al DWM, e il trasporto di questo fl usso ai siti di depo- delegato per i beni culturali. necessari per far fronte alla diffi cile situazione sito temporaneo, in un primo momento operati emergenziale. Il quadro normativo è stato poi esclusivamente dal Corpo Nazionale dei Vigili B) Rifiuti prodotti a seguito delle ristruttura- implementato tramite una serie di Ordinanze del Fuoco in considerazione dell’esigenza di zioni immobiliari (Fig. 3). del Presidente del Consiglio dei Ministri. provvedere al completamento degli interventi Per ciò che concerne la seconda fi liera, le In base al quadro normativo emergenziale di messa in sicurezza degli edifi ci, poteva es- imprese e le ditte che eseguivano i lavori per suddetto, i rifi uti derivanti da crolli e demolizio- sere affi data dai Comuni a ditte in possesso conto dei privati cittadini dovevano possedere ni e da ristrutturazioni immobiliari sono stati dei necessari titoli abilitativi, ovvero iscrit- i requisiti di legge per la gestione dei rifi uti, distinti, in un primo momento, in tre fl ussi te all’Albo nazionale dei gestori dei rifi uti in in primis l’iscrizione all’Albo nazionale dei principali (descritti di seguito), ovvero: rifi uti specifi che categorie. Gli adempimenti relativi gestori ambientali per le categorie di riferi- derivanti da crolli e demolizioni, rifi uti prodotti alla raccolta e al trasporto dei rifi uti derivanti mento. I costi sostenuti rientravano a pieno a seguito delle ristrutturazioni immobiliari, ri- da crolli e demolizioni e la realizzazione e la titolo nei contributi per le ristrutturazioni e le fi uti derivanti da lavori di piccola entità. gestione del sito di deposito temporaneo so- ricostruzioni concessi per gli edifi ci danneg- no stati oggetto di apposite linee guida della giati, considerato che l’elenco prezzi delle at- A) Rifiuti derivanti da crolli e demolizioni Provincia dell’Aquila e dell’ARTA Abruzzo. Le tività di ricostruzione comprendeva anche le (Fig. 2). spese gestionali dovevano essere rendicontate voci afferenti allo smaltimento dei materiali Si tratta di quei materiali derivanti dagli dai Comuni al Commissario delegato per la derivanti dalle demolizioni. effetti della sequenza sismica e dagli abbat- successiva liquidazione, al netto degli even- A tal proposito, è stata predisposta una timenti determinati con Ordinanze sindacali tuali ricavi derivanti dall’avvio a recupero dei specifi ca procedura che prevedeva una di- o da interventi di somma urgenza e soccorso materiali. Per la rimozione delle macerie deri- chiarazione di stima del quantitativo in volu- tecnico, coordinati dal Corpo Nazionale dei Vi- vanti dal crollo o dall’abbattimento di edifi ci me e in peso e i relativi codici CER dei rifi uti gili del Fuoco. A questa tipologia di materiali monumentali o sottoposti a vincoli artistici o derivanti da demolizioni da avviare a recupero/ e limitatamente alle fasi di rimozione e tra- architettonici, gli interventi dovevano essere smaltimento. Tale dichiarazione doveva essere sporto, è stata assegnata la qualifi ca di rifi uti eseguiti esclusivamente a seguito di apposi- allegata sia al preventivo di spesa, redatto e urbani e il codice CER 20.03.99 (rifi uti urbani ta disposizione liberatoria concessa da parte fi rmato dalla ditta che eseguiva i lavori, sia non specifi cati altrimenti), in deroga alla nor- mativa vigente, considerata l’impossibilità di attribuire un codice che potesse identifi care con certezza la massa eterogenea costituita non solo da rifi uti inerti, ma anche da arredi, apparecchiature elettriche ed elettroniche, attrezzature e beni presenti negli edifi ci al momento del sisma. Per la loro gestione, i Comuni, in qualità di produttori del rifi uto, hanno avuto il compito di individuare ed allestire appositi siti di deposito temporaneo, con propri provvedimenti. Presso i depositi temporanei dovevano essere effettuati anche la cernita dei materiali, la suddivisione in partite omogenee e la classifi cazione con co- dici CER appropriati. Tali materiali dovevano poi essere inviati prioritariamente a recupero e, in subordine, a smaltimento. Figura 3 – DWM sisma Abruzzo - diagramma sintetico di flusso dei rifiuti prodotti a seguito delle ristrutturazioni immobiliari

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 328 alla perizia del professionista abilitato che le macerie. Il Comune dell’Aquila ha affi dato ad essere eseguita l’attività di deposito tem- attestava il danno subito e la sua congruità all’azienda municipale ASM SpA la gestione poraneo in forma di stoccaggio provvisorio rispetto ai documenti di spesa. La liquidazione del sito in cui veniva eseguita la raccolta dei (R13) e il materiale inerte veniva sottoposto delle spese avveniva a seguito di presentazio- rifi uti da crolli e demolizioni e la successiva ad un’ulteriore selezione manuale, ad analisi ne di idonea documentazione, ovvero fatture selezione in fl ussi omogenei. Nel sito ex Te- chimico-fi siche, alla triturazione con succes- e FIR (formulari di identifi cazione dei rifi uti), ges sono stati raccolti e recuperati anche gli siva separazione meccanica, prima di essere attestanti l’avvenuto corretto conferimento dei eventuali beni personali rinvenuti e separati avviato al riutilizzo. L’allestimento dei sud- rifi uti presso gli impianti autorizzati. i materiali pericolosi presenti. detti punti di conferimento è stato affidato La procedura descritta era fi nalizzata all’ASM SpA, che aveva anche il compito di anche a garantire la tracciabilità dei rifi uti 2.1.2. Fase di superamento dell’emer- vigilare sulla corretta gestione delle proce- e l’effettivo e regolare recupero/smaltimento genza dure. Tutte le attività sono state individuate degli stessi, limitando fortemente fenomeni Con il D. L. 195/2009, convertito in L. e defi nite d’intesa con il Ministero dell’Am- di abbandono incontrollato sul territorio. 26/2010, il Presidente della Regione Abruzzo biente e della Tutela del Territorio e del Mare, ha assunto le funzioni di Commissario Dele- con particolare riferimento agli interventi di C) Rifiuti derivanti da lavori di piccola entità gato per la ricostruzione dei territori colpiti ripristino ambientale della cava ex Teges, fi - (Fig. 4). dal sisma, operando in sostituzione del Capo nalizzati alla destinazione a parco pubblico a Per ciò che attiene alla terza fi liera, trat- del Dipartimento della Protezione Civile e ha conclusione dell’utilizzo dell’area. tandosi di una fattispecie che non prevedeva il provveduto a dotarsi di una propria struttura Il ciclo di selezione, valorizzazione e re- ricorso a imprese o ditte abilitate alla gestione di coordinamento dell’emergenza. Nell’am- cupero delle macerie è stato sviluppato in dei rifi uti, il produttore era il proprietario dell’im- bito di tale struttura, un tavolo tecnico è collaborazione con l’Università dell’Aquila, mobile e il circuito del recupero/smaltimento era stato dedicato alla gestione delle macerie e l’Istituto Superiore di Sanità, il CNR, il Corpo quello previsto dai rispettivi regolamenti comu- partecipato dal Vice Commissario delegato, Nazionale dei Vigili del Fuoco, l’ARTA Abruz- nali, con conferimento, entro i limiti quantitativi dai dirigenti della Regione, della Provincia, zo, l’ISPRA, la SOGESID SpA e l’ASM SpA, at- previsti dalla normativa derogatoria emergen- del Comune dell’Aquila, da rappresentanti traverso la defi nizione di specifi ci protocolli ziale, presso centri di raccolta o ritirati a domi- del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del tecnici. Il 29 giugno 2011, il Commissario cilio, oppure tramite altre forme organizzative Territorio e del Mare, del Corpo Nazionale dei delegato per la ricostruzione ha nominato un stabilite dai Comuni o dall’Azienda affi dataria Vigili del Fuoco, della ASL dell’ARTA Abruzzo. Soggetto Attuatore responsabile dell’organiz- del servizio di gestione dei rifi uti urbani. Al Commissario delegato è stato affidato il zazione delle attività di gestione dei rifi uti de- I tre fl ussi di rifi uti sopra descritti confl u- compito di predisporre ed approvare un appo- rivanti dai crolli degli edifi ci pubblici e privati, ivano principalmente nel circuito del recupero sito piano per la gestione delle macerie (oltre nonché dalle demolizioni e dagli interventi di e, solo secondariamente, in quello dello smal- che delle terre e rocce da scavo) derivanti riparazione e ricostruzione. A seguito di tale timento. In particolare, le principali frazioni dagli interventi di prima emergenza, indivi- nomina, sono state anche introdotte impor- recuperabili sono state gli inerti, secondaria- duando i siti e gli impianti idonei allo scopo. tanti novità nell’ambito del DWM con l’Ordi- mente i metalli ferrosi e non ferrosi e, in misura Da un punto di vista operativo, è stato nanza del Presidente del Consiglio dei Ministri minore, le plastiche. Una frazione residuale non modifi cato il sistema di DWM impostato in (OPCM) 3923/2011 e con la successiva OPCM recuperabile è stata destinata a smaltimento. fase di emergenza, prevedendo l’allestimen- 4014/2012. In particolare, è stata introdotta Dopo un primo periodo di analisi territo- to di sette punti di conferimento all’interno una più chiara distinzione tra la fi liera del- riale particolarmente laborioso, anche in con- della cosiddetta “area rossa”, ovvero la zona le macerie pubbliche e quella delle macerie seguenza dei vincoli imposti dalla normativa interdetta alla popolazione, o nelle immedia- appartenenti all’ambito privato. Inizialmente, ambientale e dalle peculiari caratteristiche te vicinanze. In questi punti si è operata una infatti, le ordinanze di protezione civile aveva- dei luoghi, il Comune dell’Aquila, con delibera prima selezione del materiale pericoloso, del no lasciato margini interpretativi, con conse- del 19 maggio 2009, ha individuato la cava materiale pregiato di interesse architettoni- guenti rischi di violazioni di norme e diffi coltà ex Teges in località Pontignone-Paganica, co e delle frazioni da avviare alle successive di applicazione che, di fatto, hanno frenato in quale primo sito di deposito temporaneo del- fasi di recupero. Nel sito ex Teges continuava modo signifi cativo l’avvio ed il consolidamen- to del quadro misto pubblico-privato. Il Soggetto attuatore ha successivamente elaborato il piano di gestione delle macerie, al fi ne di fornire gli strumenti tecnico-operativi per la loro corretta gestione, adottando ini- ziative volte a limitare il volume dei rifi uti da trattare e a incentivare il recupero dei mate- riali da impiegare come nuova materia prima. I volumi da movimentare sono stati stimati in circa 2.500.000 mc, di cui 800.000 mc relativi alla fi liera pubblica e 1.700.000 mc riguar- danti la fi liera privata (Fig. 5). Al fi ne di controllare i dati sulla quantità totale di macerie rimosse e su quelle anco- ra da movimentare, è stato messo a punto un apposito sistema di monitoraggio che ha permesso di stimare lo stato di avanzamen- to dell’attività in tempo reale. Il sistema era Figura 4 – DWM sisma Abruzzo - diagramma sintetico di flusso dei rifiuti derivanti da lavori di piccola entità composto da due strumenti di controllo, ri-

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 329

Figura 5 – DWM sisma Abruzzo - grafico dei rifiuti rimossi. Fonte: www.commissarioperlaricostruzione.it spettivamente per la gestione delle macerie Contrariamente a quanto disposto per la quelli derivanti dalle attività di demolizione della fi liera pubblica e per la gestione delle gestione del sisma Abruzzo del 2009, non è e abbattimento degli edifi ci pericolanti, di- macerie della fi liera privata, basato su un si- stata istituita una Funzione Tutela Ambien- sposti dai Comuni interessati dagli eventi stema informatico, integrato con dispositivo tale, poiché le connesse problematiche sono sismici, nonché da altri soggetti competenti “on board” per i mezzi di trasporto privati. state seguite, sin dalle prime fasi, dal Presi- o comunque svolti su incarico dei medesimi dente della Regione Emilia Romagna in qua- Comuni, dovevano essere classifi cati, in de- 2.2. IL SISMA EMILIA ROMAGNA 2012 lità di Commissario delegato. roga alla normativa vigente e in analogia al Nel maggio 2012 si è verifi cata una se- Al fi ne di garantire la rimozione in tempi caso del sisma aquilano, come rifi uti urbani rie di eventi sismici localizzati nelle province rapidi delle macerie derivanti dai crolli de- con codice CER 20.03.99, limitatamente alle di Modena, Ferrara, Bologna e Mantova. La gli edifi ci e quelle derivanti dalle attività di fasi di raccolta e trasporto da effettuarsi ver- scossa più forte (magnitudo 5.9) è avvenuta demolizione e abbattimento di strutture pe- so impianti di deposito temporaneo. il 20 maggio con epicentro in Finale Emilia. A ricolanti, il D.L. 74/2012 ha defi nito diverse Il D.L. 74/2012 ha individuato otto impian- seguito del sisma hanno perso la vita 29 per- disposizioni urgenti anche in campo ambien- ti presso i quali conferire i rifi uti, garantendo sone e circa 390 sono rimaste ferite. Le persone tale. In particolare sono state individuate la possibilità di trasportarvi i rifi uti prodotti direttamente assistite ed ospitate in campi di deroghe alla disciplina relativa alla gestione anche in ambiti territoriali diversi, senza ne- accoglienza, alberghi o strutture al coperto dei rifi uti e alle disposizioni in tema di Autoriz- cessità di preventivo accordo tra province inte- sono state oltre 16.000. L’area colpita è noto- zazione Integrata Ambientale. In primo luogo, ressate, in deroga all’autorizzazione vigente e riamente una zona con un elevato grado di in- è stato stabilito che i materiali derivanti dal senza lo svolgimento di analisi preventive. Tali dustrializzazione, agricoltura molto sviluppata crollo parziale o totale degli edifi ci, nonché impianti sono stati autorizzati ex lege ad effet- e alto tasso di occupazione, dove si produce circa il 2% del PIL nazionale. Dall’esito delle verifi che di agibilità eseguite su circa 39.000 edifi ci, è emerso che, di quelli ad uso abitati- vo, circa il 18% risultava temporaneamente o parzialmente inagibile, il 36% inagibile, il 5% inagibile per rischio esterno (Fig. 6). A seguito della dichiarazione dello stato di emergenza, è stato defi nito il quadro del- le disposizioni normative emergenziali con il D.L. 74/2012, convertito in Legge 122/2012. In particolare, con l’Ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione Civile (OCDPC) 3/2012 è stata istituita una Direzione di Co- mando e Controllo presso l’Agenzia regionale di protezione civile della Regione Emilia Ro- magna, quale organismo di coordinamento delle componenti e strutture operative del Servizio Nazionale della Protezione Civile. Figura 6 – La torre dei Modenesi di Finale Emilia, dopo la prima scossa del 20 maggio 2012

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 330 tuare operazioni di deposito preliminare (D15), e) Gestione negli impianti di prima desti- è pari a circa 200.000 (dato aggiornato ad messa in riserva (R13), nonché operazioni di nazione: una volta giunti all’impianto, i agosto 2017). Circa il 44% degli edifi ci risulta selezione meccanica e cernita (D13 e R12) me- rifiuti sono sottoposti a selezione e trat- agibile, il 42% circa non agibile a vario titolo, diante impianti mobili a titolarità propria o di tamento propedeutici alle successive mentre le restanti strutture non hanno ancora imprese terze convenzionate, anche in deroga operazioni di recupero. Le informazioni una classifi cazione di agibilità defi nitiva. a quanto previsto dalla Parte Seconda del D. relative ai flussi in ingresso ai depositi Con la delibera del Consiglio dei Ministri Lgs. 152/2006 e dall’art. 208 del citato decre- temporanei e ai quantitativi dei rifiuti av- del 25 agosto 2016 è stato dichiarato lo stato to. I gestori sono stati obbligati a predisporre viati a recupero e smaltimento sono ac- d’emergenza per i territori colpiti dai suddetti specifi che registrazioni dei fl ussi di rifi uti in quisite su base settimanale. È acquisita eventi sismici e, sulla base di quanto previ- ingresso ed in uscita dagli impianti, per ga- anche copia del registro di impianto. sto all’art. 2 dell’OCDPC 388/2016, è stata rantire la tracciabilità dei rifi uti conferiti, e a f) Atti di liquidazione: inizialmente la Circo- istituita la Direzione di Comando e Controllo provvedere alla selezione e cernita delle matrici lare n. 2/12 ha definito in 50 €/tonnella- (DiComaC), con sede a Rieti. Nello specifi co, le recuperabili, dei rifi uti pericolosi e dei RAEE, ta il tetto massimo del costo di gestione attività di tutela ambientale sono state coor- nonché il loro avvio a smaltimento/recupero. complessiva dei rifiuti. Tale costo è stato dinate nell’ambito della Funzione di supporto Il decreto legge poneva un limite alle dero- rimodulato successivamente, definendo Tecnica e di Pianifi cazione. ghe e alle procedure individuate, in quanto di- un modello di rendicontazione sia per il tra- L’OCDPC 391/2016 (modifi cata e inte- sponeva espressamente il rinvio alla disciplina sporto, sia per la successiva fase di trat- grata da successive ordinanze) ha defi nito ordinaria nelle situazioni in cui sarebbe stato tamento, sia per la fase finale di trasporto le modalità operative relative alla gestione possibile effettuare una raccolta selettiva in ad impianti di recupero/smaltimento. L’or- dei materiali prodotti dal crollo degli edifi ci condizioni di sicurezza. Venivano comunque dinanza n. 79/2012 ha poi definito i costi a seguito del sisma per la prima fase emer- esclusi dall’ambito derogatorio i materiali co- puntuali di gestione per ciascuna delle fasi genziale. Tale norma è stata condivisa con stituiti da lastre o materiale da coibentazione operative, per un totale di 22 milioni di euro le Amministrazioni statali, regionali e locali contenente amianto, se facilmente individua- per 656.000 tonnellate di rifiuti. competenti in materia di gestione dei rifi uti. bili, i quali dovevano essere rimossi secondo Il percorso delineato con le OCDPC ha tenu- modalità specifi cate dal decreto legge stesso. 2.3. IL SISMA CENTRO ITALIA 2016 to in considerazione le esperienze pregresse, La normativa emergenziale ha inoltre previsto Il 24 agosto 2016, alle ore 03:36, un sisma ma ha considerato anche la specifi cità degli la possibilità di stipulare appositi accordi con di magnitudo 6.0 ha colpito una vasta porzione eventi in questione, che hanno interessato privati per la messa a disposizione di mezzi della catena appenninica dell’Italia Centrale. un territorio più vasto costituito da numerose idonei alla rimozione e trasporto dei rifi uti qua- La zona interessata dall’evento sismico e dal- frazioni e tipologie di strutture differenti. lora i gestori del servizio pubblico non ne fos- la successiva sequenza sismica è situata ai Particolare attenzione è stata dedicata sero stati in possesso. Le successive circolari e confi ni delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche anche all’elaborazione di norme di carattere ordinanze emanate dal Commissario delegato e Umbria, tra i comuni di Norcia e Amatrice derogatorio (limitatamente alle tempistiche hanno delineato nel dettaglio l’iter procedurale (Fig. 7). Nel mese di ottobre 2016, la stessa di intervento) per la rimozione dei materiali per le diverse fasi (operative, gestionali ed eco- regione è stata colpita da altri due eventi si- contenenti amianto. Le OCDPC individuano le nomiche), sintetizzabile come segue: smici. La scossa del 30 ottobre 2016 di magni- Regioni interessate quali soggetti responsabili a) Istanza di rimozione: ai sensi della Cir- tudo 6.5 è la più forte registrata in Italia negli dell’intera fi liera, avvalendosi anche dei Comu- colare 2/12, i proprietari degli immobili ultimi trent’anni. Le vittime sono state 299. ni, nei propri ambiti territoriali. In particolare i segnalano ai propri Comuni la necessità Circa 32.000 persone sono state ospitate in materiali derivanti dal crollo parziale o totale di rimozione delle macerie. strutture provvisorie o temporanee. Il numero degli edifi ci pubblici e privati e quelli derivanti b) Sopralluogo in cantiere: sulla base delle di sopralluoghi per verifi che di agibilità, par- dalle attività di demolizioni e abbattimento de- segnalazioni, i Sindaci definiscono, insie- ticolarmente elevato a causa dell’estensione gli edifi ci pericolanti, analogamente a quanto me al gestore del servizio pubblico dei ri- temporale e spaziale della sequenza sismica, disposto nelle precedenti emergenze sismiche, fiuti, la lista di priorità e valutano quantità e qualità del materiale da rimuovere. c) Attività di trasporto: il gestore del servizio pubblico organizza le operazioni di tra- sporto verso gli impianti; qualora lo stesso non è provvisto dei mezzi necessari, può stipulare accordi dedicati a seguito della consultazione di cinque ditte aventi i re- quisiti soggettivi previsti dalla normativa vigente per i contratti pubblici, con par- ticolare riferimento alla documentazione antimafia. I provvedimenti di rimozione sono monitorati settimanalmente dalla Direzione generale difesa del suolo della Regione Emilia Romagna. d) Avvio agli impianti di prima destinazio- ne: il gestore dell’impianto pesa i rifiuti in ingresso e li registra in un apposito re- gistro di impianto. Tali informazioni sono validate via web sia dal trasportatore, sia dal gestore dell’impianto di ricezione. Figura 7 – Il centro storico di Amatrice, dopo il terremoto del 24 agosto 2016

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 sono stati classifi cati come rifi uti urbani con il tativi, trattandosi essenzialmente di macerie menti europei e donazioni, contributi pubblici o 331 codice CER 20.03.99, limitatamente alle fasi di classifi cabili come private, la gestione delle privati. La natura dei fi nanziamenti, le modali- raccolta e trasporto ai siti di deposito tempora- quali è pertanto strettamente connessa con tà e i tempi di assegnazione delle risorse pos- neo, in deroga all’art. 184 del D. Lgs. 152/2006. l’avvio della fase di ricostruzione. sono incidere signifi cativamente anche sulla Le operazioni di raccolta e trasporto dei Nessuna delle quattro Regioni interessate velocità e l’effi cienza di rimozione e successivo suddetti materiali ai siti di deposito tempora- ha fi nora realizzato un sistema di tracciabili- avvio a recupero delle macerie. L’attribuzione, neo sono state affi date alle aziende titolari del tà dei rifi uti pubblici e privati, che possa an- anche in regime derogatorio, del ruolo di pro- servizio di gestione integrata dei rifi uti urba- che consentire un’informazione al pubblico duttore dei rifi uti da disastro, consente poi di ni o a imprese di trasporto incaricate tramite sull’avanzamento dei lavori di rimozione. imputare la titolarità degli oneri fi nanziari, da procedura negoziata. Per tali soggetti sono rendicontare puntualmente ai fi ni della loro state previste deroghe agli ordinari adempi- 3. UNA POSSIBILE SINTESI CONCETTUALE liquidazione. Le modalità di rendicontazione menti normativi previsti dal D. Lgs. 152/2006 I casi di studio riportati, oltre che l’ampia possono essere anche molto differenti, a se- relativamente all’iscrizione all’albo nazionale letteratura disponibile a livello internaziona- conda che il produttore sia identifi cato in una dei gestori ambientali, ai registri di carico e le nel settore del DWM, consentono di indivi- Pubblica Amministrazione oppure nell’ambito scarico, al documento di trasporto e al SISTRI. duare sia i fattori che predispongono ad una privato, costituendo un altro fattore rilevante È importante sottolineare che non sono stati gestione ottimale dei rifi uti da disastro, sia le sull’effi cienza complessiva del servizio e in considerati rifi uti i resti dei beni di interes- conseguenze attese a fronte di un determina- particolare sul fattore tempo. se architettonico, artistico e storico separati to quadro organizzativo di riferimento. Differenti sistemi di gestione adottati pos- all’origine e gestiti secondo le disposizioni del Gli eventi calamitosi possono essere con- sono avere differenti conseguenze di carattere Ministero dei Beni Culturali. La suddetta or- siderati come agenti di pressione che impat- economico, sociale e ambientale. Ad esempio, dinanza ha affi dato, inoltre, la vigilanza delle tano in misura differente su specifi ci contesti la necessità o la volontà di avviare velocemen- iniziative intraprese all’ARPA e alle AUSL ter- sociali e ambientali, a loro volta differenti te la fase di ricostruzione post-emergenziale ritorialmente competenti. per disponibilità di risorse, aspetti cultura- potrebbe incidere negativamente sulle defi ni- Altra problematica affrontata è stata li, governance, sicurezza, livello di sviluppo zione di un ciclo virtuoso fi nalizzato al recupero quella relativa alla rimozione delle autovetture delle infrastrutture. Se in alcuni contesti il ed al riutilizzo dei rifi uti da disastro. Pertanto, danneggiate. Anche in questo caso, sulla base quadro normativo, le strutture organizzative incentivare in emergenza una politica volta dell’esperienza sisma Abruzzo del 2009, è stata e i meccanismi di fi nanziamento necessari al a massimizzare il recupero dei materiali po- avviata una procedura fi nalizzata a sottoscri- sistema generale di risposta all’emergenza trebbe incidere signifi cativamente sul fattore vere una convenzione tra Dipartimento della non sono ben defi niti nell’ambito di un’atti- tempo anche in relazione alla presenza o meno Protezione Civile e Automobile Club d’Italia per vità preventiva di pianifi cazione di ruoli e re- di un adeguato mercato dei materiali riciclati. attribuire all’ACI la gestione delle attività di sponsabilità, si è costretti ad operare secondo Se lo smaltimento in discarica potrebbe censimento, recupero, trasporto e rottamazione disposizioni ordinarie o, come visto per i casi sembrare l’opzione più facilmente percor- dei veicoli distrutti o danneggiati. analizzati, defi nire ed implementare sistemi ribile, sussistono complicazioni dovute alle Sulla base del disposto normativo emer- di gestione estemporanei fondati su norme a esigue volumetrie disponibili negli impianti genziale e di analisi territoriali appositamen- carattere straordinario. esistenti e ben note diffi coltà/impossibilità di te condotte, le Regioni hanno individuato siti Ancorchè tali sistemi emergenziali possa- crearne di nuovi, specie nei tempi dati dalla di deposito temporaneo nei seguenti comuni: no rivelarsi effi caci e anche effi cienti, la defi ni- gestione di un’emergenza. Anche l’attività di Posta e Accumoli (Lazio), Monteprandone, zione di un nuovo quadro istituzionale e di una mera rimozione delle macerie può essere for- Tolentino, San Ginesio e Arquata del Tronto struttura organizzativa post-evento si scontra temente rallentata o impedita dall’assenza di (Marche), Norcia (Umbria), Montorio Al Voma- con i tempi molto ridotti tipici delle gestioni siti di deposito temporaneo pre-individuati e no e Capitignano (Abruzzo). La gestione di tali emergenziali. Ciò è quanto accaduto soprat- dalla necessità di dover avviare approfondite siti e il trasporto delle macerie è stato affi dato tutto nel corso del sisma Abruzzo 2009, come valutazioni tecniche per stabilire l’idoneità di prevalentemente con procedure di gara svolte testimonia l’adozione di diversi decreti legge e aree e siti in fase di emergenza e per defi nire a cura delle amministrazioni regionali e, in ordinanze derogatorie che hanno mutato più il più generale quadro del ciclo di lavorazione talune circostanze, avvalendosi delle deroghe volte il quadro normativo di riferimento e la dei rifi uti, volto a massimizzarne il recupero. normative, all’Esercito. struttura deputata alla gestione emergenziale. Nell’ambito della valutazione dei costi A seguito della sequenza sismica, la Re- Emerge quindi chiaramente la necessità gestionali, occorre considerare non solo i costi gione Lazio ha stimato che il quantitativo di di defi nire un’organizzazione specifi ca per diretti legati all’impiantistica, alle attività di macerie da gestire è pari a circa 1.300.000 far fronte a tali problematiche, tipicamen- trasporto, alle attività di recupero e smalti- tonnellate, principalmente concentrate nei te una specifi ca funzione di coordinamento mento, ma anche quelli indiretti derivanti dalle comuni di Amatrice e Accumoli. Quantità nell’ambito della più complessa organizza- eventuali attività di bonifi ca, i costi dei conten- analoghe sono state valutate anche dalla zione deputata alla gestione emergenziale e ziosi, quelli legati agli eventuali ritardi nella Regione Marche, su un’area però molto più post-emergenziale, che non può prescindere ricostruzione e ad altre attività, specie com- estesa. L’Umbria e l’Abruzzo hanno prodotto dal coinvolgimento di personale esperto con merciali, che possono essere compromesse. valutazioni rispettivamente pari a 100.000 adeguate capacità tecniche che gestisce or- Nell’approccio al DWM non devono essere tonnellate e 150.000 tonnellate. Gli interven- dinariamente tali problematiche. trascurate le conseguenze sociali e psicolo- ti di DWM hanno riguardato principalmente le Altro fattore dirimente, certamente non giche, in quanto la presenza di macerie non cosiddette “aree rosse” e le macerie classifi - soltanto nell’ottica del DWM, è la defi nizione di rimosse rappresenta per la comunità colpita cabili come pubbliche ai sensi della normati- meccanismi di fi nanziamento dell’emergenza e dal disastro un ricordo visibile e tangibile va emergenziale suddetta, specialmente per del post-emergenza. Le fonti di fi nanziamento, delle perdite subite. Un caso esemplifi cativo fi nalità di messa in sicurezza di emergenza e possono essere estremamente diversifi cate ed è quanto accaduto a L’Aquila dopo il sisma di ripristino della viabilità locale. Resta an- includere forme assicurative, fi nanziamenti del 2009: a undici mesi dall’evento sismico, cora da gestire la maggior parte dei quanti- governativi sia statali, sia regionali, fi nanzia- esasperati dalla lentezza e dalla mancanza

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 332 di una chiara comunicazione delle attività di 4. UN MODELLO DI MATURITÀ PER LE REGIONI venti urgenti in favore delle popolazioni colpite rimozione delle macerie, i cittadini sono scesi Se negli ultimi quindici anni, specie a li- dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel in piazza con attrezzi da lavoro, dando vita al vello internazionale, si è iniziato a porre una mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti cosiddetto movimento delle carriole. In quel crescente attenzione sulla necessità di una di protezione civile. D.L. n. 195/2009, convertito in L. n. 26/2010, Di- caso specifi co, i ritardi nella rimozione delle corretta pianifi cazione del DWM, i documenti sposizioni urgenti per la cessazione dello stato macerie sono in parte attribuibili alle diffi col- disponibili fanno spesso riferimento al qua- di emergenza in materia di rifiuti nella regione tà incontrate nel defi nire un percorso virtuoso dro normativo, alla struttura di governance Campania, per l’avvio della fase post emergen- di gestione, volto anche al riutilizzo di beni e ai meccanismi di fi nanziamento vigenti in ziale nel territorio della regione Abruzzo ed altre d’interesse architettonico, artistico e storico, tempo ordinario. Per questo motivo, alla lu- disposizioni urgenti relative alla Presidenza del i beni ed effetti di valore anche simbolico, i ce delle esperienze acquisite nel corso delle Consiglio dei Ministri ed alla protezione civile. coppi, i mattoni, le ceramiche, le pietre con D.L. n. 74/2012, convertito in L. n. 122/2012, In- emergenze innanzi menzionate e dei fattori terventi urgenti in favore delle popolazioni col- valenza di cultura locale, il legno e i metalli critici individuati, è stata ideata e sviluppata pite dagli eventi sismici che hanno interessato lavorati. Molto probabilmente, una soluzione dal Dipartimento della Protezione Civile una il territorio delle province di Bologna, Modena, più rapida che non avesse tenuto in debita specifi ca linea di ricerca nell’ambito del pro- Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, il 20 considerazione anche tali aspetti non sarebbe getto di Servizio Civile denominato ING-REST. e il 29 maggio 2012. comunque stata accettata dalla popolazione. In particolare, la ricerca ha avuto ad obiet- EPA (1995), Decision-makers’ guide to solid waste In base a quanto esposto e alle esperienze tivo la defi nizione di un modello di maturità per management - Volume II, Office of Solid Waste and Emergency Response. delle ultime emergenze, è dunque possibile le Regioni quale possibile strumento di auto- identifi care una serie di fattori che concorrono EPA (2008), Planning for natural disaster debris, valutazione della resilienza regionale nell’am- Office of Solid Waste and Emergency Response. alla defi nizione e all’attuazione di una strate- bito del DWM. In linea generale, un modello di LUTHER L. (2008), Disaster debris removal after hur- gia effi cace di DWM: maturità è una rappresentazione teorica della ricane Katrina: status and associated issues, • definizione di ruoli e responsabilità, coin- potenziale evoluzione delle capacità organiz- Congressional Research Service. volgendo gli attori aventi ruolo istituzio- zative secondo livelli crescenti, a seguito di un OCDPC n. 1/2012, Primi interventi urgenti per gli nale in regime ordinario; percorso di maturazione desiderato o atteso, e eventi sismici che hanno colpito le province di Bologna, Modena, Ferrara e Mantova il 20 • individuazione delle normative nazionali può essere adoperato per diverse fi nalità: e regionali in materia per la definizione maggio 2012. • descrittiva, ovvero come strumento dia- OCDPC n. 2/2012, Procedure per la valutazione della dell’eventuale nuovo quadro legislativo gnostico, anche per rapporti ad uso in- sicurezza e dell’agibilità degli edifici ad uso pro- emergenziale; terno o per stakeholders esterni; duttivo in conseguenza agli eventi sismici nelle • stima preventiva delle tipologie e dei • prospettica, individuando un percorso di province di Bologna, Modena, Ferrara, Reggio quantitativi di rifiuti attesi a fronte di miglioramento dell’organizzazione; Emilia, Mantova e Rovigo di maggio 2012. scenari di evento; • comparativa, come termine di confron- OPCM n.3767/2009, Ulteriori disposizioni urgenti • definizione delle necessità e dei requisiti conseguenti agli eventi sismici che hanno colpi- to oggettivo tra organizzazioni e anche to la provincia dell’Aquila ed altri comuni della a livello operativo e finanziario, incluso il intra-organizzazione. meccanismo di tracciabilità e contabilità regione Abruzzo il giorno 6 aprile 2009. Concretamente, un modello di maturità è OPCM n. 3923/2011, Ulteriori interventi urgenti di- delle macerie; una matrice a doppio ingresso, costituita da retti a fronteggiare gli eventi sismici verificatisi • identificazione delle attività e dei soggetti componenti/fattori critici e livelli attesi, dove nella regione Abruzzo il giorno 6 aprile 2009. da contrattualizzare per le fasi di raccol- per ciascuna delle possibili intersezioni è de- OPCM n. 4014/2012, Ulteriori interventi urgenti di- ta, trasporto e trattamento; fi nita una lista di aspettative/obiettivi da par- retti a fronteggiare gli eventi sismici verificatisi nella regione Abruzzo il giorno 6 aprile 2009. • definizione di un piano di comunicazione te dell’organizzazione. Il modello di maturità ORDINANZA COMMISSARIALE n. 34/2012, Determinazione che preveda adeguati meccanismi di con- elaborato nell’ambito del progetto ING-REST, sultazione della popolazione; delle modalità di monitoraggio delle attività di in fase di approfondimento e revisione grazie rimozione delle macerie, autorizzazione alla ge- • definizione delle opzioni di raccolta delle alla collaborazione intercorrente con l’Univer- stione delle attività ed alla copertura della spesa. macerie; sità di Roma “Tor Vergata” - Dipartimento di ORDINANZA COMMISSARIALE n. 79/2012, Individuazione • identificazione dei flussi di materiale peri- Ingegneria dell’Impresa, è costituito da 5 li- delle possibili destinazioni della prima quota coloso e delle relative modalità di gestione; velli e 21 componenti/fattori critici. La defi ni- di macerie raccolte, determinazione del costo di gestione delle macerie, delle modalità di • identificazione delle modalità di gestione zione puntuale delle aspettative/obiettivi per dei beni artistici e architettonici; liquidazione e modalità di monitoraggio delle ogni livello consentirà di redigere specifi che • individuazione di un idoneo sito per le ope- attività di rimozione e gestione delle macerie. linee guida ad uso delle Regioni per le com- TAYLOR A. (2008), Sichuan’s earthquake, six month razioni di stoccaggio/trattamento in termi- ponenti ritenute maggiormente signifi cative. later, www.boston.com. ni di caratteristiche tecniche e logistiche; UNITED NATIONS (2006), Key propositions for building • identificazione delle modalità di gestio- BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE back better: a report by the UN Secretary-Gener- ne del sito e del soggetto deputato a tale BAYCAN F. (2004), Emergency Planning for disaster al’s Special Envoy for tsunami recovery, William compito; Waste: a proposal based on the experience of J. Clinton. • identificazione degli strumenti per incen- the Marmara Earthquake in Turkey, Internatio- tivare le operazioni di recupero dei mate- nal Conference and Student Competition on post NOTA DEGLI AUTORI riali riutilizzabili; disaster – reconstruction “Planning for recon- Le fotografi e delle Figg. 1, 6 e 7 sono • massimizzazione del riciclaggio identifican- struction”, Coventry (Gran Bretagna). ampiamente diffuse su Internet. Non essen- do procedure di recupero anche in funzione BOOTH W. (2010), Haiti faces colossal and costly do stato possibile verifi care se siano o meno dell’impiantistica presente sul territorio; cleanup before it can rebuilt, The Washington protette da copyright, gli Autori hanno ritenu- Post, 17 marzo 2010. to che esse siano di pubblico dominio. Ciò no- • identificazione delle più idonee modalità di BROWN C. (2012), Disaster waste management: a smaltimento, a valle della verifica dell’im- system approach, University of Canterbury Civil nostante, chiunque ne detenesse il copyright possibilità di operare opzioni di recupero e and Natural Resources Engineering. potrà contattare gli Autori, che provvederanno valutando l’eventuale impatto ambientale. D.L. n. 39/2009, convertito in L. n. 77/2009, Inter- a indicare all’Editore la fonte corretta.

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 1/2018 GEOTECNICA LAVORI S.R.L. PICCOLA PERFORAZIONE PER SONDAGGI GEOGNOSTICI, MICROPALI, TIRANTI, DRENI

GEOTECNICA LAVORI S.R.L. Via della Scienza, 50 06135 Ponte S. Giovanni (Pg) Telefono e fax +39 075 5997579 La SIGEA si occupa dello studio e della diffusione della geologia ambientale, materia che può essere definita come “applicazio- ne delle informazioni geologiche alla soluzione dei problemi ambientali”. È un’associazione culturale senza fini di lucro, riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare come “associazione di protezione ambientale a carattere nazionale” con decreto 24 maggio 2007 (G.U. n. 127 del 4/6/2007). Ha sottoscritto un protocollo d’intesa con l’Arma dei Carabinieri, il 20/12/2017, per la collaborazione a svolgere attività di monitoraggio al fine di segnalare criticità in materia di dissesto idrogeologico e di impatto ambientale. Agisce per la promozione del ruolo delle Scienze della Terra nella protezione della salute e nella sicurezza dell’uomo, nella salva- guardia della qualità dell’ambiente naturale e antropizzato e nell’utilizzazione più responsabile del territorio e delle sue risorse. È aperta a tutte le persone e gli Enti (persone giuridiche) che hanno interesse alla migliore conoscenza e tutela dell’ambiente.

La SIGEA • Favorisce il progresso, la valorizzazione e la diffusione della geologia ambientale con l’organizzazione di eventi in ambito nazionale e locale mediante corsi, convegni, escursioni di studio, interventi sui mezzi di comunicazione. • Promuove il coordinamento e la collaborazione interdisciplinare nelle attività conoscitive e applicative rivolte alla conoscenza e tutela ambientale; per questo scopo ha costituito le Aree tematiche “Patrimonio geologico”, “Dissesto idrogeologico”, “Ge- oarcheologia”, “Educazione ambientale”, “Caratterizzazione e bonifica dei siti inquinati”, “Protezione civile”, “Aree protette”. • Opera sull’intero territorio nazionale nei settori dell’educazione e divulgazione scientifica, della formazione professionale, della ricerca applicata, della protezione civile, occupandosi di varie tematiche ambientali, quali previsione, prevenzione e riduzione dei rischi geologici, bonifica siti contaminati, studi d’impatto ambientale, tutela delle risorse geologiche e del patrimonio geologico, geologia urbana, pianificazione territoriale, pianificazione del paesaggio, geoarcheologia, e in altri settori. Opera in ambito locale con i gruppi e le Sezioni regionali. • Informa attraverso il periodico trimestrale “Geologia dell’Ambiente”, che approfondisce e diffonde argomenti di carattere tecnico-scientifico su tematiche geoambientali di rilevanza nazionale e internazionale. La rivista è distribuita ai soci e a Enti pubblici e privati. L’informazione e la comunicazione avviene anche attraverso il sito web, la newsletter e la pagina facebook. • Interviene sui mezzi di comunicazione attraverso propri comunicati stampa affrontando problemi attuali che coinvolgono le componenti ambientali. • Collabora con gli Ordini professionali, con il mondo universitario e con altre Associazioni sulle tematiche riguardanti l’educazione, l’informazione e la formazione. In particolare coopera con CATAP (Coordinamento delle associazioni tecnico- scientifiche per l’ambiente e il paesaggio) cui SIGEA aderisce, Associazione Idrotecnica Italiana, Federazione Italiana Dottori in Agraria e Forestali, Italia Nostra, Legambiente, WWF, ProGEO (International Association for Geological Heritage), Alta Scuola, Società Geografica Italiana, Società Geologica Italiana, Accademia Kronos, ecc. • Collabora anche a livello internazionale, in particolare con ProGEO, con la quale ha organizzato nel maggio del 1996 a Roma il 2° Symposium internazionale sui geositi e nel settembre 2012 a Bari il 7° Symposium sullo stesso argomento. Inoltre è attiva per svolgere studi, ricerche, censimenti e valorizzazione del patrimonio geologico.

I soci SIGEA • Ricevono la rivista trimestrale “Geologia dell’Ambiente” in formato cartaceo o digitale e altre eventuali pubblicazioni dell’As- sociazione. • Ricevono, mediante newsletter, informazioni sulle attività della SIGEA e di altre Associazioni. • Ricevono gratuitamente, a seconda della disponibilità e in formato .pdf, numeri arretrati della rivista e gli atti di convegni organizzati dalla SIGEA. L’elenco dei numeri della rivista e dei suoi supplementi con i relativi articoli si trovano nel sito web. • Partecipano ai convegni, ai corsi e altre iniziative a pagamento organizzati dall’Associazione, con lo sconto applicato ai soci. • Ricevono la disponibilità per candidature, in rappresentanza di SIGEA, in Comitati e Commissioni di studio presso Enti pubblici nazionali e locali. • Dispongono di condizioni vantaggiose per l’acquisto dei volumi della “Collana SIGEA di Geologia Ambientale” (sconto del 30% sul prezzo di copertina) dell’Editore Dario Flaccovio di Palermo. Volumi pubblicati: 1. Difesa del territorio e ingegneria naturalistica; 2. Ambiente urbano. Introduzione all’ecologia urbana; 3. Le cave. Recupero e pianificazione ambientale; 4. Geotermia. Nuove frontiere delle energie rinnovabili; 5. Geologia e geotec- nica stradale. I materiali e la loro caratterizzazione; 6. Contratti di fiume. Pianificazione strategica e partecipata dei bacini idrografici; 7. Le unità di paesaggio. Analisi geomorfologica per la pianificazione territoriale e urbanistica; 8. Difesa delle coste e ingegneria naturalistica. Manuale di ripristino degli habitat lagunari, dunari, litoranei e marini; 9. Il paesaggio nella pianificazione territoriale. Ricerche, esperienze e linee guida per il controllo delle trasformazioni; 10. Il dissesto idrogeologi- co. Previsione, prevenzione e mitigazione del rischio; 11. Calamità naturali e coperture assicurative.