Sandro Maragno Mille Anni

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Sandro Maragno Mille Anni SANDRO MARAGNO MILLE ANNI Villa Litiza, una comunità dispersa dalla diversione del P o In copertina: Le colonne monolitiche di Villa Litiza - fotoelaborazione di Marco Maragno - MILLE ANNI Villa Litiza, una comunità dispersa dalla diversione del Po Di Sandro Maragno L’insediamento urbano di Polesella con la sua chiesa parrocchiale e le sue varie componenti di sistema, rappresenta il punto di arrivo di una sequenza di migrazioni di Ville, intese nell’accezione medievale di centro abitato 1, che ha avuto inizio nel XII secolo. Contestualmente o quasi anche i loro abitanti si sono trasferiti e sono state traslate le chiese plebane con le funzioni e i titoli. Il particolare processo evolutivo ha preso l’abbrivio in seguito alla Rotta di Ficarolo (detta talora anche del Sicardo), la rupta, registrata press’a poco verso la metà del XII secolo e i cui effetti principali furono compiutamente definiti solo nel XVI secolo, come esito anche del sisma del 1570. La sede pievana più antica si adattò alle fluttuazioni del popolamento spostandosi da un sito rimasto isolato in posizione periferica e paludosa ad uno in via di sviluppo, più protetto dalle esondazioni. L’effetto iniziale più evidente della diversione dell’alveo del Po fu l’accumulo di sedimenti fluviali con la formazione di nuove quote altimetriche sopraelevate rispetto al territorio circostante. In conseguenza si accrebbero le garanzie di permanenza stabile nell’area così privilegiata, con la crescita di nuovi interessi economici e politici. E’ il risultato della continua ricerca di un luogo sicuro dagli effetti estremi degli sconvolgimenti provocati dalla natura sul fondovalle padano. La disalveazione del Po vera e propria, prodotta da un cedimento naturale conseguente a un esasperato sovralluvionamento degli alvei oppure dal taglio dell'argine sinistro si prolungò per molti decenni. Generò tutta una serie di effetti rovinosi per un territorio molto vasto qual era quello ferrarese denominato “Transpadana”, situato a nord del Po di Volano, che determinarono il mutamento definitivo del corso del fiume e la formazione di un nuovo delta 40 km più a nord di quello antico. Per chiarire in modo appropriato e convincente il complesso fenomeno che innescò il susseguirsi di eventi che hanno portato allo spostamento verso nord del corso del Po, e anche dell’Adige, recenti studi di geologia hanno individuato la causa nelle strutture appenniniche sepolte e le loro strutture sismogenetiche, evidenziatesi in occasione del terremoto che ha interessato, nell’anno 2012 Emilia, Ferrara in particolare, e il Veneto meridionale 2 : la cosiddetta “Dorsale ferrarese”. L’antico evento colse all’improvviso e in modo inaspettato, apportando un danno pervasivo, il territorio che, in pieno medioevo si stava lentamente riprendendo dalle vicende che seguirono la caduta dell’impero romano. L’arrivo di numerose popolazioni allogene non pacifiche si tradusse in profondi cambiamenti geomorfologici che dovettero essere affrontati. Per secoli si manifestarono effetti negativi come l’abbandono delle infrastrutture territoriali, la riduzione diffusa della popolazione, vuoti demografici localizzati, che aggravarono la difficoltà di affrontare e risolvere gli estesi problemi di dissesto ambientale. Precedentemente alla rotta è testimoniata la presenza di un esiguo numero di agglomerati demici- villaggi fra i quali acquista risalto particolare una villa Littizza o Litiza. Essa sorgeva nelle immediate vicinanze di una importante via di trasporto fluviale: il Canale Litiga altrimenti Littiga, un’arcaica fossa considerata un canale “per trasversum” con le sue interdipendenti vie alzaie, ripresa dal modello della formidabile Fossa Augusta che univa nell’entroterra Ravenna e Aquileia. 1 Aldo A. Settia, Chiese, strade e fortezze nell’Italia medievale, Roma 1991 – HERDER, pp.21-25. -Villa era un complesso di abitazioni rurali in terra aperta in contrapposizione a un centro fortificato quali un borgo o un castello. Le case erano fatte di legno e fango. La muratura era usata solo per i castelli e le chiese. I casoni, capolavoro dell’architettura contadina apparvero solo nei secoli XV e XVI e furono in uso fino al secondo dopoguerra. 2 AA.VV., Le calamità ambientali nel tardo medioevo Europeo: realtà, percezioni, reazioni, Firenze University Press (2010), p.211. SIROVICH L., PETTENATI F. (2015); Source inversion of the 1570 Ferrara earthquake and definitive diversion of the Po River (Italy) "Journal of Geographic Research". 1 Sulla base di recenti osservazioni dei rilievi satellitari si intuisce che la villa si stendeva coerentemente in modo organico su entrambe le sponde. Quell’antico canale, fu obliterato definitivamente nel XVI secolo, secondo testimonianze provenienti da strumenti notarili ferraresi e come riportano anche cartografie cinquecentesche. La sua importanza era derivata, come oltre specificato nel dettaglio, dall’attitudine a consentire il collegamento fra il tratto terminale del preesistente fiume Poazzo 3 e quindi lo stesso nuovo Po “di Venezia” e tutte le principali città lambite dai rami dell’Adige e da fiumi e canali minori, con alvei mutevoli nel tempo, fino a Trento, Vicenza, a Venezia, a Padova a Rovigo. Al progressivo degrado della rete stradale dell'età romana, della limitatio e castrametatio , avvenuto nell'alto medioevo, corrispose il diffusissimo fenomeno chiamato “fluvializzazione” dei trasporti e dei commerci, cioè lo sviluppo delle vie d'acqua che potevano garantire la circolazione delle merci e i costi contenuti. Le merci destinate a essere trasportate verso l'interno e la periferia di una ampia estensione territoriale, venivano sistemate su imbarcazioni fluviali la cui caratteristica essenziale era quella di disporre di un fondo piatto per ovviare ai bassi fondali di fiumi e canali e paludi. Una navicella da trasporto lento adatta ai piccoli tragitti e ai trasbordi poteva essere la “scola”(spola), come pure il “burclum” (burchio). Si tratta di mezzi dotati di cordami, fissati sulla cima di un “albero”, con lo scopo di rendere possibile il traino animale o umano (alaggio) nei tratti di risalita della corrente senza rasentare svantaggiosamente le sponde. Contemporaneamente le rare strade, per lo più alzaie, divennero sentieri transitati da piccole carovane di muli e asini da soma, in quanto anche i carri furono poco utilizzati. Una realtà questa, testimoniata immutata come evidenziato in seguito, ancora nella seconda metà del XIV secolo. Fig. 1 Foto del traino di un'imbarcazione contro corrente lungo il Po grazie a un cavo mosso da terra da parte di tre alatori. Alzaie erano le funi utilizzate, lo stesso nome si usava per i sentieri in terra battuta che potevano trovarsi, in qualche caso a livello dell’acqua, solitamente sopra alle arginature: vie alzaie. Le zattere o imbarcazioni venivano trainate controcorrente da cavalli, asini o dagli stessi battellieri. Anni 1920-1930, da G. Giarelli, Museo C. Polironiano,3,1986-1987, pp. 77-122. Relativamente all’area di Polesella, d’altra parte, per quanto concerne l'epoca tardo romana e fino al IX secolo le fonti storiche sono mute o pressoché inesistenti. Dal momento che l’unico 3 Il fiume Poazzo ha origine al Cavedone della Follica, attraversa il comprensorio di Gurzone di Occhiobello per un lunghezza di metri 6.722 fino al ponte della Piacentina, quindi prosegue fino a mettere foce in Po alla Chiavica Ferrarese (a Raccano-Polesella) dopo un percorso complessivo di metri 19.470. Questo relitto fluviale, che in antico doveva costituire una ramificazione del Po, presenta un andamento molto tortuoso. E’ difeso da due argini distanti fra loro mediamente metri 100 e poiché la bocca dello scolo misura la larghezza media di metri 12, restano lateralmente due golene per la maggior parte molto depresse della complessiva larghezza di metri 88, sui quali si espandono le acque di piena. -Gaspare Sardi, Libro delle Historie Ferraresi , Ferrara 1646, pp.31-32. “Il Poazzo ha quattro rami…., col Fiume Litiga entra nel Po per la pescaia, o, come diciamo noi, chiavica del Saracino verso la Pollicella”. 2 insediamento ricordato risulta essere Villa Litiza, nelle sue molteplici varianti toponomastiche, si può desumere che non esistessero ancora né Raccano, che compare con tale denominazione in uno strumento notarile del 1286, né tanto meno Polesella sorta nel XIV secolo come dipendenza di Raccano e che viene valutata con evidente certezza e interezza solo nel XVI secolo. (A. Mazzetti) L’attestazione cronologica più antica dell’esistenza di un luogo abitato denominato Litiza/Litiga compare in un documento di papa Marino II risalente all’anno 944 4 (anche Martino II, romano 942 - 946) nel quale, in un inventario di feudi compare un accenno a “Valle Lavigiae”. Curiosamente Lavigiae rimanda a una particolarità del nome latino di Venezia e di molte città (Athenae, Thebae, ecc) che sono pluralia tantum nomina e si declinano pertanto al plurale - Venetiae anzichè Venetia . Così risulta pure dall’ “istromento di vassallaggio” del marchese Obizzo d’Este risalente al 1286: fra i tanti toponimi è citata Litigae, come se si trattasse, in qualche modo, di un insieme di nuclei abitati. La fonte cui attingono storici e storiografi antichi non appare una sola; dalle differenze riscontrabili nell’impostazione delle cronache come anche nei particolari che vengono menzionati e talora descritti con dovizia di particolari, sembra trattarsi di più di una. 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