Frammenti Di Erodoto Problemi E Metodi Nello Studio Della Storiografia Frammentaria
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ALMA MATER STUDIORUM · UNIVERSITÀ DI BOLOGNA DOTTORATO DI RICERCA IN STORIA XXVI CICLO Storia Greca Settore Concorsuale di afferenza: 10/D1 Settore Scientifico disciplinare: L-ANT/02 Frammenti di Erodoto Problemi e metodi nello studio della storiografia frammentaria Presentata da: Pietro Maria Liuzzo Coordinatore: Relatore: Chiar.mo Prof. Chiar.mo Prof. Massimo Montanari Riccardo Vattuone Esame finale anno 2014 Per (gli uomini e) le donne (nello spazio e) nel tempo Premessa Nel secondo libro, Erodoto racconta della spedizione dei Nasamoni verso l’interno dell’Africa: Giunti i Nasamoni, essendo stato loro chiesto se avessero qual- cosa di più da dire sul deserto della Libia, dissero che c’erano stati presso di loro dei giovani impertinenti, figli di capi... (Hdt. 2.32.3). Il viaggio dei cinque giovani è il modo che Erodoto sceglie per raccontare delle ’fonti’ del Nilo. Questi giovani ricercatori, Íbristάς, viaggiatori, soggetto e oggetto di curiosità, sono un facile modello per chi ha dedicato qualche anno alla ricerca sulle ’fonti’ anche in Europa. Voglio ricordarli in questa premessa perché sono figli innanzi tutto e perché è nella Libia di Erodoto che si svolge la loro avventura. Quella della mia ricerca è iniziata nella Libia contemporanea quando era in attesa di un’imminente libertà. È iniziata dentro il baule di un vecchio Toyota 4x4, dove mio padre, capo in quell’occasione, mi aveva fatto viaggiare per alcuni motivi: perché avremmo risparmiato il costo di una quarta macchina a tutto il gruppo; perché mi ero stufato di studiare Filologia e Storia Antica dopo pochi mesi dall’inizio dell’Università; perché solo da lì si vede allontanarsi lentamente, su tre lati, la meravigliosa varietà del deserto. Sono passati quasi dieci anni e non ho smesso di studiare Storia Antica, non ho smesso di meravigliarmi e forse non sono mai uscito da quel baule dove ho letto, sbalzato dalle buche e ammortizzato dagli zaini, le Storie di Erodoto. Non so se nemmeno ora ho qualcosa di più da dire sulla Libia o su Erodoto. Sicuramente niente sui Toyota 4x4. Credo di intuire ora, e anche se fosse solo una suggestione sarebbe abbastanza, perché la caratteristica che Erodoto usa per iii descrivere questi ricercatori impertinenti sia quella di figli (παῖδας). Portavo, al- lora, in quel baule da cui mi si mostrava il mondo, il cruccio giovanile sul mio futuro, insieme ad un libro cui era legato quello che doveva essere l’unico esame da fare, per non mancare di fiducia a chi me ne aveva mostrata per un attimo, ad una delle prime lezione di Storia Greca, ascoltando la mia definizione di Storia, riciclata dalla prof. del Liceo. Tornavo senza una risposta ai miei dilemmi, ma con gli occhi pieni di deserto, le pagine piene di sabbia, ed un po’ di Erodoto in testa. Se non fossi stato figlio di appassionati credenti nel mondo, nella curiosità e nella pienezza non avrei davvero nulla da dire né su Erodoto né su alcunché. Questa tesi uscita dal baule del Toyota è stata accolta in Europa da Gabriel Bo- dard al King’s College di Londra, da Rosalind Thomas al Balliol College di Oxford, da Anna Bonifazi all’Università di Heidelberg. Ad Oxford ho avuto la fortuna di potermi confrontare anche con Stephanie West e con Pietro Vannicelli, generosi di consigli ottimi e direzioni da percorrere. Di queste accoglienze ed incontri, quello con Anna Bonifazi è stato per me il più importante, per il suo insegnamento sul- l’indipendenza del pensiero, sulla forza delle parole e sulla gentilezza necessaria al discorso (anche a quello scientifico). Gli irriverenti Nasamoni, combinatori di grandi imprese, erano tanti e tra loro scelsero un gruppo di cinque. Da soli non c’è niente da cercare o trovare. Vorrei dunque ringraziare tutti gli amici che hanno letto tutta o in parte questa tesi di dottorato, specialmente Chiara Mazzotti, Viola Gheller, Matteo Zaccarini, Giaco- mo Benati, Daniele Sabbatini, Daniele Pellacani, Annemieke Drummen, Mark de Kreij, Anthony Ellis, Roberto Batisti e Nicola Reggiani. Molti di loro sono stati uniti in questi anni nell’associazione Rodopis. Rodopis ha dato, non solo a me, la forza che danno le grande idee e anche i sogni: credere nella possibilità di fare, sta- re nel mondo diversamente, costruire con le nostre mani un pezzettino di futuro. Devo a loro e agli altri soci e membri dell’associazione tutte e tre queste cose. Tra gli altri amici, ringrazio Fabrizio Casadei per le nostre conversazioni su Habermas e la filosofia postmoderna; Matteo Biondi per le chiacchierate su Monte- squieu, Manzoni e sulla Teologia ortodossa; Juri Tarlazzi per aver portato pazien- za cercando di insegnarmi a sostenere un dialogo. Nei confronti di Eraldo Berti, Francesco Messia, Salvatore Aloe, Andrea Canevaro e Umberto Cao ho un debito di riconoscenza come si ha con chi ha tracciato il sentiero o la pista nel deserto, debito troppo grande per essere saldato su una pagina. iv Anche a quelli tra i colleghi dottorandi che negli ultimi anni sono stati pronti ad un dialogo, a mettere sul tavolo storie, filosofie, geografie, antropologie, archeo- logie, approcci ed idee provenienti da ambiti diversi per cercare percorsi comuni senza la presunzione di piccole erudizioni, non riesco a non pensare come a com- pagni d’avventura. L’esperienza è stata difficile senza dubbio, ma anche nel baule le buche si sentivano. Forse è stato un tempo ricco proprio perché complicato dai cambiamenti continui, anche nella Scuola di Dottorato, guidata da Maria Mala- testa e Daniela Rigato che ci hanno portati fuori da sabbie pericolose e attraverso lande di roccia. I Nasamoni furono accolti da Etearco; nel mio caso, sono stati Riccardo Vat- tuone e Giovanni Parmeggiani che mi hanno accompagnato con discrezione e mi hanno indicato con delicatezza un cammino di Critica, Pensiero e Ricerca della Verità, maiuscoli, a tutti i costi e senza sconti o riverenze alle logiche e dinamiche del presente: mi hanno proposto la sfida εἴ ti plèon ἴδοιεν tῶν tὰ μακρόtata Êdomènwn [se si potesse vedere di più di quanto avessero visto quelli giunti più lontano]. Il passo citato sopra è introdotto da Erodoto con queste parole: kaÐ kwc ἐκ λόgon ἄλλων ἀπικέσθαι ἐς lèsqhn perÈ tοῦ NeÐlou [e, a partire da altri discorsi, si giunse per caso a parlare del Nilo]. Questo contesto naturale e la serenità di dialogo costanti li ho avuti coi miei fratelli. Simone ha ridotto la mia emittanza di frustrazione causata dai programmi di videoscrittura, insegnandomi a usare LATEX, per esempio. Mia sorella Giada ha sorriso della mia pedanteria e mio fratello Stefano ci ha scherzato e soprattutto suonato sopra: non servono solo le biblioteche e i software, del resto, a scrivere una tesi. Le voci di sottofondo sono di Francesca e Laura Europa. Spero si sentano. Hanno vissuto con questa tesi come con un’amica lontana che non chiama mai, chiedendone spesso notizie e ricevendo risposte incerte e vaghe. Un’amica che non ha mandato biglietti d’auguri per ben due Battesimi e un Matrimonio. Francesca e Laura Europa non si sono offese e hanno continuato a domandare di lei. Credo che, tutto sommato, anche loro le vogliano bene. Pietro Maria Liuzzo Università di Bologna, 23 Febbraio 2014 v vi Indice 1 Inizi 1 1.1 Dal progetto al risultato . .1 1.2 L’Inizio della Storia . .7 2 Saffo, Tucidide, Plutarco e la peste ad Atene 25 2.1 Testi a confronto . 26 2.2 Considerazioni sul percorso dei testi . 38 3 Eforo-Teopompo 47 3.1 Eforo e Teopompo in Polibio . 49 3.2 Eforo e Teopompo in Diodoro . 52 3.3 Eforo e Teopompo tra I a.C. e I d.C. 57 3.4 Eforo e Teopompo in Plutarco . 60 3.5 Eforo e Teopompo in Teone e Filostrato . 64 3.6 Eforo e Teopompo in Porfirio . 67 3.7 Eforo e Teopompo in Fozio . 68 3.8 Eforo-Teopompo: citazioni multiple . 72 4 Papiri di e con Erodoto 75 4.1 Breve storia degli studi . 75 4.2 I papiri di Erodoto . 77 4.3 Tradizione indiretta su papiro . 90 4.3.1 P. Col. Zen. 60 (TM 1776), III a.C. 90 4.3.2 P.Herc. 1080 = O ”455” (TM 62448), 99-1 a.C. 91 4.3.3 P.Lond.3 = Chr.W. 117 = P. Brit.Mus. 854 = P. Sarap. 101 (MP3 471, TM 17126), 90-133 d.C. 93 vii INDICE 4.3.4 P. Berol. Inv. N° 13360 (TM 63353), II d.C. 95 4.3.5 P. Oxy. 11. 1367 (MP3 460, TM 59977, FGrHistCont 1026 F3), II d.C. 96 4.3.6 P.Oxy 17.2087 (TM 63597), II d.C. 97 4.3.7 P. Amh. 2.12 (MP3 483, TM 59241), III d.C. 100 4.3.8 8. P.Oxy. 65.4455 (MP3 484.01, TM 60041), III d.C. 103 4.3.9 P.Oxy 65.4458 (TM 64196), III d.C. 106 4.3.10 P.Oxy 6.857 (MP3 484, TM 60045, BNJ/FGrHist 105, F3), V d.C. 110 5 FGrHist 104 (Aristodemo) 113 5.1 Perché ”Aristodemo” . 113 5.2 L’opera e l’autore . 117 5.2.1 Notizie sull’autore . 117 5.2.2 Notizie sul testo . 121 5.3 Trasmissione delle tradizioni . 124 5.3.1 FGrHist 104 e Plutarco . 126 5.3.2 FGrHist 104 e le Lettere di Temistocle . 130 5.3.3 FGrHist 104 e Diodoro . 135 5.3.4 FGrHist 104, Erodoto e Tucidide . 136 5.3.5 FGrHist 104 e Stesimbroto di Taso . 140 5.3.6 FGrHist 104 e Ctesia . 143 5.3.7 FGrHist 104 e la retorica di IV secolo .