Gruppo Alpinisti Sciatori

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Gruppo Alpinisti Sciatori cronaca della società alpina friulana IN ALTOANNO 2010 Sezione di Udine Società Alpina Friulana del Club Alpino Italiano SERIE IV - VOLUME XCII ANNO CXXVIII - 2010 Direttore responsabile Francesco Micelli Comitato di redazione Francesco Micelli Claudio Mitri Emi Puschiasis Redazione e grafica Emi Puschiasis Impaginazione Katia Della Schiava Distribuito gratuitamente ai soci della SAF Una copia Euro 10 Copie e arretrati possono essere richiesti versando l’ammontare sul c/c postale n. 1411336 intestato a Società Alpina Friulana Sezione di Udine del CAI Via B. Odorico, 3 33100 Udine (specificare causale) Finito di stampare nel mese di dicembre 2010 presso la Rosso Soc. Coop. - Gemona del Friuli (UD) Registrazione Tribunale di Udine n. 266 del 3.12.1970 ISSN 1827-353X Copertina: Monte Montasio - Foto di Emi Puschiasis Indice Giovanni Duratti Relazione annuale del presidente .............................. pag. 5 Andrea Zannini Riccardo Cassin ......................................................... pag. 9 Francesco Micelli Novella Cantarutti ..................................................... pag. 11 Contributi scientifici Giovanni Nimis Montagne, paesaggio e mente nella poesia di William Wordsworth .............................................. pag. 15 Alex Cittadella Ambiente alpino e rilevazioni meteorologiche nel Settecento friulano ............................................... pag. 27 Gabriella Bucco Le montagne dipinte. Le Dolomiti nei disegni di Bepi Lusso ....................... pag. 40 Paola De Haag Paolo Rumiz e la montagna: la battaglia per la sopravvivenza di un mondo incontaminato ................ pag. 45 Memorie alpine Emi Puschiasis Rigolato: sfogliando tra i ricordi ............................... pag. 49 Teobaldo Adami, Stefano Piussi Namaste Nepal ........................................................... pag. 65 Enrico Miniati Sette giorni tra Trieste e Valbruna ............................ pag. 80 La montagna vissuta Luca Beltrame Alla conquista del west - Ascensione al Monte Bianco ......................................................... pag. 101 Stefano Botto Dente del Gigante ...................................................... pag. 109 Paolo Bellina Il biliardino ................................................................ pag. 116 Paolo Bellina Che bella idea! ........................................................... pag. 118 Ennio Morocutti Fotografie... ................................................................ pag. 122 Libri della montagna La biblioteca sociale .................................................. pag. 125 Segnalazioni ............................................................... pag. 128 Cronaca sociale Commissione escursionismo ...................................... pag. 139 Corsi escursionismo 2009 .......................................... pag. 143 Gruppo Alpinisti Sciatori ........................................... pag. 144 Commissione Alpinismo Giovanile ............................ pag. 149 Coro Sociale ............................................................... pag. 152 Commissione Culturale e Divulgativa ....................... pag. 154 Sottosezioni Artegna ....................................................................... pag. 155 Palmanova ................................................................. pag. 162 Pasian di Prato .......................................................... pag. 169 San Daniele del Friuli ................................................ pag. 173 Tarcento ..................................................................... pag. 176 Tricesimo .................................................................... pag. 182 Effemeridi 1974-2008 ....................................... pag. 187 Relazione del Presidente La relazione del Presidente di quest’anno avrebbe dovuto essere scritta a quattro mani. Non solo perché la mia avventura è cominciata nel mese di aprile ma anche perché il mio predecessore, con grande disponibilità, mi ha assicurato una transizio- ne molto graduale. Credo che la SAF debba grande riconoscenza a Giovanni Duratti per l’equilibrio e l’accortezza con cui ha condotto il sodalizio, in anni non facili e attraverso mille difficoltà. Grazie al suo operato, oggi possiamo guardare al futuro con relativa serenità. Relativa, perché se da un lato tutte le attività della SAF sembrano andare a gonfie vele, dall’altro non è chiaro che cosa potremo e vorremo essere in futuro, ossia quale sarà il nostro ruolo nel mondo della montagna, della cultura e dello sport. Sotto il profilo culturale e scientifico, che è la nostra matrice originaria, è evidente la distonia fra il riconoscimento di cui gode la SAF all’esterno (nonostante il terreno perduto negli ultimi decenni e dunque più per la sua storia che per le recenti realizzazioni) e - 5 il sostanziale disinteresse della maggior parte dei soci per questa dimensione. Sotto il profilo alpinistico, la SAF gode di tutte le opportunità offerte dall’essere inserita nel Club Alpino Italiano ma vive anche tutte le attuali ambiguità del sodalizio nazionale. Associazione o dopolavoro? Club o “società di servizi”? Il bandolo della matassa non potrà essere trovato in modo autoreferenziale, ossia guardando solo al nostro interno e parlandone solo fra noi. Al contrario, i nostri ragionamenti dovranno essere posti in relazione con l’evoluzione della società. Il pro- gressivo e pervasivo irrompere delle tecnologie digitali offre straordinarie opportuni- tà ma modifica in profondità i tempi e i modi della vita sociale e di relazione. La scan- sione temporale delle attività lavorative e le modalità di fruizione del tempo libero sono assai diverse rispetto a quelle proprie della società industriale. Il volontariato, su cui storicamente si è fondato lo sviluppo dell’associazionismo, è in crisi, in quanto compresso fra la difficoltà di ricavare con regolarità spazi liberi in una vita lavorati- va sempre più frenetica e dagli orari imprevedibili e - inutile negarlo - le “tentazioni egoistiche” di impiegare il poco tempo libero per il proprio trastullo invece che per il beneficio altrui. La molteplicità di soggetti che offrono programmi escursionistici, alpinistici e affini mettono fortemente in discussione il tradizionale monopolio del CAI in questo settore; le cose sono ancora più complesse nelle attività più marcatamente sportive e agonistiche e nel campo della formazione dei giovani. La Società Alpina Friulana, forte della sua tradizione e ricca del grande numero di intelligenze che la compongono, ha le carte in regola per riguadagnarsi il ruolo di centro di elaborazione e divulgazione della cultura alpina, per ridiventare il punto d’incontro di quanti s’interessano alla montagna dal punto di vista culturale o pro- fessionale. È un obiettivo ambizioso ma alla portata; soprattutto, è un proposito di grande importanza per la nostra montagna, i cui destini, mai come in questo momento, appaiono indefiniti. Al netto di iniziative apprezzabili che pure esistono, la montagna friulana sembra prigioniera di modelli di sviluppo concepiti in anni lontani e dalle prospettive assai incerte. Soprattutto, colpisce l’assenza di dibattito e di riflessione, l’assenza di proposte innovative. Parallelamente alla ridefinizione della propria dimensione culturale, la SAF deve ripensare e riprogettare il proprio ruolo nell’ambito della montagna vissuta, ossia dell’alpinismo. Anche in questo caso credo che, oggi, l’esistenza di un’associazione di alpinisti e appassionati di montagna abbia un senso soprattutto come punto d’in- contro, come luogo - non necessariamente fisico - di ritrovo e scambio di esperienze, come centro di documentazione e come centro propulsore di iniziative individuali e collettive. Un ritorno alle origini? Ciò significa che, in prospettiva, fra le commissioni (soci che organizzano attività 6 - per altri, soci e non) e i gruppi (soci che si riuniscono per conoscersi, svolgere assieme qualche attività, scambiarsi informazioni) saranno i secondi a prendere il sopravven- to. Il ruolo dei gruppi è il fondamento stesso della dimensione associativa e, da questo punto di vista, l’appartenenza ad una grande organizzazione porta un valore aggiunto formidabile. Al modello dei gruppi ascriverei anche l’attività delle sottosezioni, anche se in questo caso si tratta di gruppi accomunati dall’appartenenza territoriale più che da uno specifico settore di interesse. Le prospettive delle attività sinora svolte dalle commissioni - in modo encomiabile e con una professionalità inversamente proporzionale alla limitatezza delle risorse - sono invece assai più difficili ad individuarsi. Le opportunità non mancano di certo; anzi, soprattutto per quanto concerne le attività rivolte a bambini e ragazzi da un lato e agli anziani dall’altro, dai segnali che riceviamo la domanda pare essere in cre- scita. Tuttavia, da un lato le aspettative in termini di qualità, frequenza e varietà dei “servizi”, dall’altro la pluralità di offerte di fatto concorrenziali, mette fortemente in discussione la nostra possibilità di reggere basandoci sulle sole forze del volontariato. Senza nessuna concessione ad evoluzioni diverse da quelle proprie di un’associazione non avente fine di lucro, probabilmente per queste attività dovremo ragionare su un modello che, pur mantenendo nella dimensione volontaria la definizione di obiettivi, programmi e criteri (i quali ultimi al fine di assicurare il rispetto dei valori irrinun- ciabili del sodalizio), per l’attuazione pratica delle iniziative preveda anche il ricorso a collaborazioni
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