Le Lettere Di Luca Contile: Studio E Antologia Di Testi
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View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk brought to you by CORE provided by Electronic Thesis and Dissertation Archive - Università di Pisa UNIVERSITÀ DI PISA FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA Corso di Laurea in Lingua e Letteratura Italiana Le Lettere di Luca Contile: studio e antologia di testi IL RELATORE IL CANDIDATO PROF. GIORGIO MASI LUCA BELLANA Anno Accademico 2010 / 2011 SOMMARIO Le Lettere di Luca Contile: studio e antologia di testi PREMESSA 4 VITA E OPERE 6 INTRODUZIONE 1. Luca Contile e la sua raccolta epistolare 12 2. La struttura delle Lettere 15 3. Lo stile e il processo di revisione testuale 18 4. Una raccolta di lettere familiari 23 5. L‟edonismo epistolare: il piacere insito nel processo creativo e 27 comunicativo 6. La difficile personalità di Contile 30 7. La questione linguistica nelle Lettere 36 8. Un‟opera nell‟opera: il manuale per il perfetto segretario 43 9. Il trattatello sulla politica 49 10. Prese di posizione in merito a titoli e formule dibattuti 53 11. Tracce di storia nelle Lettere 57 12. Il Contile familiare 64 13. Altre lettere di Contile 70 NOTA AL TESTO 74 ANTOLOGIA DI LETTERE 75 BIBLIOGRAFIA 210 INDICE DELLE LETTERE 215 INDICE DEI DESTINATARI 218 INDICE DEI NOMI 220 PREMESSA La decisione di studiare le Lettere di Luca Contile è nata circa un anno fa, anche se solo qualche mese più tardi è cominciato il lavoro vero e proprio con la lettura e l‟analisi di tutte le lettere della raccolta. Di fronte alla scelta fra una trascrizione integrale (opzione caldeggiata da Amedeo Quondam, al quale avevo chiesto consiglio) e una monografia critica, ho ritenuto opportuno decidere per un compromesso che desse un‟idea adeguata dei testi più significativi della cospicua raccolta (scelti prevalentemente sulla base di un criterio tematico) e allo stesso tempo fornisse essenziali coordinate biografiche e critiche sull‟autore. La tesi si divide essenzialmente in due parti. L‟introduzione è una sorta di guida all‟epistolario, che viene descritto dal punto di vista strutturale, stilistico e tematico nel corso dei vari paragrafi, con costanti riferimenti e citazioni. Segue l‟antologia di lettere, sessanta testi da me selezionati perché giudicati, nel complesso, ben rappresentanti l‟intera opera; ogni lettera è preceduta da un cappello introduttivo che ne riassume e contestualizza i contenuti, e corredata da un apparato che aiuta la comprensione. Il mio non è (ma non poteva neanche esserlo) un lavoro che esaurisce definitivamente l‟argomento, ma certamente è uno studio introduttivo ad ampio raggio potenzialmente approfondibile e completabile in futuro. Le Lettere hanno una tradizione testuale molto semplice: ci furono esclusivamente l‟edizione di Pavia1, voluta e approvata da Contile, e quella di Venezia2 non autorizzata, emessa a breve distanza. Dopo queste non apparvero né nuove redazioni né ristampe. Tuttavia, nel corso del nostro lavoro il confronto tra alcuni dati da noi 1 Delle lettere di Luca Contile primo [-secondo] volume diuiso in due libri, Nella inclita città di Pavia, appresso Girolamo Bartoli ad instantia di Gio. Battista Turlini libraio, 1564. 2 Primo [-secondo ]volume delle lettere di Luca Contile diviso in due libri. Nelle quali si contengono molte et diverse materie degne d‟esser lette. Con due tavole, l‟una da trovare le dette materie. L‟altra alfabetica da trovare i nomi di coloro a i quali si scriveno dette Lettere, Venetia, 1564. 4 PREMESSA raccolti e quelli pubblicati da Paolo Procaccioli in un suo studio sulle Lettere3 ci aveva illuso di poter ipotizzare nuovi scenari sulla tradizione dell‟opera, come altre edizioni o variazioni in corso di stampa (fenomeno diffuso, basti pensare a quanto successo con l‟Orlando Furioso nel 1532). In particolare erano tre i dati, tutt‟altro che secondari, che non quadravano: il numero di lettere del secondo libro, novantotto nell‟esemplare studiato dal Procaccioli (conservato alla Biblioteca Universitaria di Pavia) e novantasette nel nostro (esemplare della Biblioteca Forteguerriana di Pistoria); la posizione del privilegio di stampa, in apertura del solo secondo volume nelle Lettere pavesi e nel primo volume nelle pistoiesi; le lettere finali dell‟ultimo libro. Un‟analisi dell‟esemplare di Pavia, possibile grazie alla collaborazione dello stesso Procaccioli che ci ha fornito un fac-simile dell‟opera, ha però smentito le nostre congetture: i due esemplari sono identici, e le differenze erano dovute a semplici errori nella descrizione della copia pavese. 3 Procaccioli Paolo, Contile epistolografo, in Luca Contile da Cetona all‟Europa, Atti del seminario di studi Cetona 20-21 ottobre 2007, a cura di Roberto Gigliucci, Vecchiarelli Editore, Manziana (Roma), 2009, pp. 300, 324, 340. 5 VITA E OPERE Luca Contile nacque nel 1505 a Cetona, in Val di Chiana, da una delle famiglie più importanti della città; agiata e stimata, essa aveva perso però la sua nobiltà per alcune sfortune passate, tanto che il padre dovette dedicarsi a qualche imprecisato mestiere “meccanico” (anche se Contile ci tiene sempre a precisare che lo fece per diletto, e non per necessità). È lo stesso autore a fornire informazioni importanti sulla sua famiglia e la sua vita nel Ragionamento sopra la proprietà delle Imprese4. All‟età di dieci anni fu mandato a studiare a Siena, dove si dedicò alle lettere, alla grammatica, alla filosofia, alla matematica e alla musica. Nonostante la morte del padre, avvenuta quando aveva quindici anni, poté dapprima proseguire i suoi studi a Siena, e poi a ventitré anni spostarsi a Bologna, dove rimase per sette anni seguendo le lezioni di Ludovico Boccadiferro. Nella città emiliana entrò in contatto con il conte di Scandiano Giulio Boiardo, con il quale ebbe una sorta di apprendistato alla vita di corte e alla professione del cortigiano. Fu proprio il conte, dopo averlo portato con sé in giro per la Lombardia, a procurargli il primo vero e proprio mecenate, il cardinale Agostino Trivulzio. Così nel 1535 Contile si trasferì a Roma, e fu da subito rapito dalla bellezza e dallo splendore della città, della corte e del contesto culturale cittadino. Ebbe modo qui di proseguire i suoi studi, lavorando per il cardinale, e fu uno dei membri dell‟Accademia della Virtù5. Nel 1541 fu chiamato a partecipare con 4 La famiglia in origine si chiamava Ildobrandina, ma quando essa cominciò la sua fase discendente il nome fu cambiato in Contile. Il bisnonno di Luca, Giovanni, visse la fase di crisi, causata più dalla sfortuna che da colpe sue. Il nonno, Luca, «uomo di conto», sposò una Bevignati (imparentata per via materna ai Baglioni), con la quale diede alla luce il padre di Contile, unico erede della famiglia, il quale «discadé dalla nobiltà non già per opere di mala vita […] ma per essercitio non convenevole agli antenati suoi» (Ragionamento sopra la proprietà delle Imprese, appresso Girolamo Bartoli, Pavia, 1564, cc. 82v-83r). 5 L‟Accademia della Virtù fu una delle principali accademie romane. Nata su iniziativa di Claudio Tolomei, essa fu inizialmente protetta dal cardinale Ippolito de‟ Medici, e alla morte di questi (1535) ne prese la cura lo stesso Tolomei. I virtuosi avevano l‟abitudine di riunirsi due volte la settimana per 6 VITA E OPERE la corte papale al convegno tenutosi a Lucca tra papa Paolo III e l‟imperatore Carlo V, nel quale i due massimi esponenti del mondo cristiano dovevano discutere dell‟opportunità di affrontare l‟impresa d‟Algeri contro i turchi. Il cardinale Trivulzio aveva un carattere duro e superbo, e Contile se ne lamentò spesso. Lo strappo definitivo fu causato dalle trattative per il matrimonio tra il nipote del cardinale, Giovanni Trivulzio, e Laura Gonzaga, parente del cardinale di Mantova Ercole Gonzaga, nozze di cui Contile fu incaricato di occuparsi. Il comportamento del cardinale, che pretendeva una ricca dote di quindicimila scudi d‟oro, rese problematico il lavoro del Nostro e fece sì che le cose si procrastinassero per almeno tre anni, fino al 1544. Intanto il governatore di Milano Alfonso d‟Ávalos, marchese del Vasto, aveva manifestato la volontà di assumere tra i suoi cortigiani Contile. Questi fu a Milano nel 1542 e risiedé probabilmente proprio presso il marchese; ma non era libero di accasarsi ufficialmente, perché il cardinale Trivulzio non gli aveva ancora concesso la licenza. La situazione è chiaramente descritta nella lettera all‟amico Orlando Marescotti: «Servo hora a dui signori: al Signor Marchese del Vasto per elettione et al Trivultio per bisogno che qui gli occorre, et tutto ciò fo et farò per conservarmi questa casa6». Il lasciapassare definitivo arrivò solo tra 1543 e 1544. L‟ambiente era magnifico: il marchese amava essere circondato da intellettuali e parlare con essi di poesia, la sua corte era splendida e impreziosita da donne nobili e colte come Maria d‟Aragona, moglie del marchese, Vittoria Colonna e la sorella di Maria Giovanna d‟Aragona. Contile scrisse per Maria una serie di sonetti che formeranno la seconda parte delle sue Rime, ed entrò in contatto con personaggi di primo piano del contesto culturale e letterario italiano (Aretino, Giovio, Girolamo Muzio). Nel 1544, però, l‟ambiente milanese fu scosso dalla sconfitta di Alfonso nella battaglia di Ceresole: il marchese era alla guida dell‟esercito imperiale e non riuscì ad avere la meglio su quello francese. Fu questo il motivo principale del declino di leggere e commentare insieme il De Architectura di Vitruvio, e successivamente si prefissero lo scopo di realizzare un vasto progetto enciclopedico sull'arte e sull'architettura classica. Tra i membri più importanti dell‟accademia, oltre ovviamente a Claudio Tolomei e Luca Contile, ci furono il Filandro, Marcantonio Flaminio, Francesco Maria Molza e Annibal Caro, il quale fu autore di uno dei testi più celebri dell‟accademia, la cicalata sul naso di Francesco Leoni.