LA QUESTIONE DEI RIFUGIATI PALESTINESI Storia, Storiografia E Politica

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LA QUESTIONE DEI RIFUGIATI PALESTINESI Storia, Storiografia E Politica UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PERUGIA FACOLTA' DI SCIENZE POLITICHE Corso di Laurea Specialistica in Relazioni Internazionali LA QUESTIONE DEI RIFUGIATI PALESTINESI Storia, storiografia e politica LAUREANDO RELATORE Enrico Bartolomei Prof.ssa Anna Baldinetti ANNO ACCADEMICO 2006-2007 1 INTRODUZIONE p. 4 ACRONIMI p. 9 CAPITOLO I: LA QUESTIONE DEI RIFUGIATI PALESTINESI: UN‟INTRODUZIONE Gli studi sui rifugiati p. 10 I rifugiati palestinesi: una definizione difficile p. 16 Chi sono i rifugiati palestinesi? p. 27 Lo status giuridico dei rifugiati palestinesi p. 33 La singolarità della questione dei rifugiati palestinesi p. 41 CAPITOLO II: LA NASCITA DEL PROBLEMA DEI RIFUGIATI PALESTINESI Le origini storiche della questione p. 50 L‟esodo: “quattro fasi e mezzo” p. 65 La questione del rientro dei profughi durante il conflitto p. 76 La controversia sul numero p. 83 Rifugiati e sloggiati dopo il 1948 p. 89 CAPITOLO III: IL DIBATTITO STORIOGRAFICO La narrativa israeliana p. 98 La narrativa palestinese p. 102 La nuova storiografia israeliana p. 105 I nuovi storici israeliani e la questione dei rifugiati: il peccato originale di Israele p. 115 La critica alla nuova storiografia p. 131 CAPITOLO IV: SOTTORAPRESENTANZA ED ESCLUSIONE DAL PROCESSO DI PACE La centralità della questione dei rifugiati p. 136 Il diritto al ritorno nell‟evoluzione politica dell‟OLP p. 142 La sottorappresentanza nelle istituzioni palestinesi e nel processo di pace p. 153 CAPITOLO V: LA QUESTIONE DEI RIFUGIATI PALESTINESI E IL PROCESSO DI PACE Il processo di Oslo p. 164 Il vertice di Camp David p. 172 Il vertice di Taba p. 177 CONCLUSIONI p. 188 BIBLIOGRAFIA p. 192 2 Ai bambini dell‟Aida Refugee Camp alle loro speranze ai loro aquiloni più alti dei muri 3 Il proposito di questa tesi è analizzare nei suoi vari aspetti (storici, storiografici, politici) un nodo centrale del conflitto israelo-palestinese, vale a dire il problema dei rifugiati palestinesi, che costituiscono attualmente circa i due terzi della popolazione palestinese mondiale, sono stati il punto di riferimento per la preservazione e la costruzione dell‟identità nazionale palestinese, e la risoluzione della loro condizione è da oltre sessant‟anni al centro delle iniziative di pace tra i due popoli e secondo molti la ragione principale del loro fallimento. Ho affrontato il tema dei rifugiati palestinesi, oltre per l‟importanza oggettiva che ha nella comprensione e nello studio della crisi israelo- palestinese, anche per ragioni legate alla mia esperienza personale. Nell‟agosto del 2005 ho partecipato ad un‟esperienza di volontariato presso l‟Aida refugee camp, un campo profughi creato dall‟ UNRWA nel 1950 vicino Betlemme, in Cisgiordania, che ospita più di 4500 persone, la maggior parte dei quali sono bambini. Le famiglie che costituiscono il campo sono state cacciate dalle loro case nella guerra del 1948, e nonostante i loro villaggi di provenienza si trovino solo a qualche chilometro di distanza dal campo, è stato loro impedito di fare ritorno, anche solo per una visita. Il campo, sovraffollato e precario come tutti gli altri, è circondato da una strada il cui accesso è consentito solo ai coloni ebrei, e da basi militari e check point israeliani; su un‟altura è possibile scorgere, dall‟altra parte della strada, l‟imponente colonia di Gilo. Dal 2004, Israele ha cominciato la costruzione del Muro di separazione, alto otto metri, grigio e minaccioso, che passa solo a qualche metro dalle dimore dei rifugiati del campo. Su quel muro i rifugiati e i volontari di tutto il mondo sono soliti manifestare con scritte e disegni la rabbia, l‟umiliazione, la speranza. Anche i palestinesi hanno ora un muro su cui piangere. 4 La voglia e la gioia di vivere dei giovani del campo e la forza di sperare ancora in un futuro migliore, nonostante la rassegnazione dei più vecchi e la situazione che peggiora negli anni, mi hanno spinto ad interessarmi alla loro tragedia personale, al posto che occupa nella vicenda collettiva del popolo palestinese e più in generale nel conflitto con Israele. Scrivere del conflitto israelo-palestinese è un‟impresa assai ardua: da oltre mezzo secolo infatti, il destino di due popoli si intreccia con le sorti dell‟intera regione mediorientale e di tutto il mondo, come è avvenuto fin dalla spartizione del medioriente alla vigilia del primo conflitto mondiale ad opera delle grandi potenze. Inoltre, il destino dei due popoli è stato per entrambi segnato dalla tragedia: il genocidio del popolo ebraico da parte nazista così come la Nakba per il popolo palestinese pesano enormemente sul conflitto. Tutto il mondo è stato impressionato dagli ebrei in fuga prima dalle persecuzioni in Europa e poi dai campi di sterminio nazisti, così come le potenze occidentali hanno fatto presto a dimenticarsi della distruzione della società palestinese nella guerra del 1948 e della trasformazione di oltre settecentomila palestinesi in rifugiati (più della metà dell‟intera popolazione araba della Palestina mandataria), una volta che si credeva finalmente assicurata la stabilità nella regione ed erano oramai le esigenze della guerra fredda a dettare le priorità sull‟agenda politica internazionale. Non si può studiare il conflitto tra palestinesi ed israeliani con pretese di neutralità o di solidarietà astratta con una della parti: ciascuno deve considerare una serie di elementi, di antefatti, stabilire connessioni, cause ed effetti, assegnare priorità, attribuire “colpe”, farsi un‟interpretazione degli eventi storici. Tuttavia, mi sento di condividere il giudizio dello studioso palestinese Edward Said: «la guerra del 1948 è stata una guerra di espropriazione. Quello che è avvenuto quell‟anno è stata la distruzione della società palestinese, la sostituzione di questa con un‟altra, e l‟allontanamento di coloro che erano ritenuti indesiderabili»1. La situazione attuale infatti, nella quale il popolo ebraico dispone di uno Stato mentre quello palestinese ne è 1 Said E., “My Right of Return”, Ha‟aretz Magazine, Tel Aviv agosto 2000. 5 ancora privo e che permette a qualsiasi ebreo nel mondo di diventare cittadino di Israele mentre ai rifugiati palestinesi il ritorno viene negato, «è nata da un‟ingiustizia originaria»2: i palestinesi sono stati in gran parte espulsi dalle loro terre nello scontro tra gli eserciti arabi e le forze sioniste nel 1948-49, è stato loro impedito di far ritorno e la loro tragedia è stata negata e rimossa. Al presente, grazie anche al lavoro dei nuovi storici israeliani, il “peccato originale di Israele” è un fatto storico assodato: non si può quindi tralasciare la dimensione morale del conflitto in quanto il senso di umiliazione e di aver subito un‟ingiustizia storica è determinante nell‟identità nazionale e nelle rivendicazioni dei palestinesi. I temi del presente lavoro analizzano vari aspetti della questione dei rifugiati: a partire da un‟introduzione sulla dimensione e i caratteri del problema, mi sono concentrato sugli aspetti storici, storiografici e politici. L‟analisi storica tenta di ricostruire gli antefatti e i presupposti che hanno portato, tra l‟approvazione della risoluzione sulla partizione della Palestina nel novembre del 1947 fino alla stipulazione degli accordi armistiziali del 1949 tra il nuovo Stato israeliano e gli Stati arabi sconfitti nella guerra, alla distruzione e dispersione della società palestinese ed alla costituzione dello stato d‟Israele. Mi sono soffermato sulle fasi e le caratteristiche dell‟esodo palestinese, sulla questione del rientro dei rifugiati durante ed al termine del conflitto, accennando anche alle persone diventate rifugiati, sloggiati o sradicati per diverse motivazioni dalla Nakba fino ad oggi. Il dibattito storiografico sulle origini e le responsabilità per la nascita del problema dei rifugiati palestinesi è una questione attuale che investe il campo della società, della cultura e della politica israeliana. Dopo la presentazione delle opposte narrazioni tradizionali sui fatti della guerra del 1948 e sulla nascita del problema dei rifugiati, ho analizzato i temi affrontati dalla nuova storiografia israeliana e l‟acceso dibattito che essa ha scatenato all‟interno del mondo accademico e che è divenuto, per l‟importanza delle questioni affrontate e per il possibile impatto sui negoziati di pace, di dominio pubblico. La messa in discussione dei 2 Gresh A., Israele, Palestina. La verità su un conflitto, Einaudi, Torino 2004, p. XIII. 6 tradizionali miti nazionali sui quali si è edificato lo stato israeliano ha comportato la riconsiderazione della legittimità stessa del progetto sionista, dell‟identità sulla quale è costruito lo stato di Israele e potrebbe comportare l‟indebolimento in sede negoziale di certe posizioni israeliane, quali il rifiuto di permettere il ritorno di un solo rifugiato in Israele, di ammettere (anche parzialmente) la responsabilità per la creazione del problema dei rifugiati e provvedere quindi alla compensazione per i danni e le perdite da essi subite. Nel quarto capitolo si prende in considerazione l‟evoluzione politica dell‟OLP riguardo il tema del diritto al ritorno, le questioni della mancanza di rappresentanza e di partecipazione dei rifugiati nelle istituzioni politiche palestinesi e nelle iniziative negoziali che decidono del loro futuro e dei loro diritti. Questi temi sono necessari per comprendere in che modo le iniziative di pace ufficiali, dalla Conferenza di Madrid nel 1991 fino ad oggi, abbiano posto in secondo piano le esigenze e i diritti dei rifugiati rispetto all‟obiettivo primario della costituzione di uno stato palestinese
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