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View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk brought to you by CORE provided by Archivio istituzionale della ricerca - Università di Palermo EDHE 100 ! STUDIME Në nderim të Prof. Francesco Altimarit me rastin e 60-vjetorit të lindjes STUDI In onoredel Prof. Francesco Altimari in occasione del 60° compleanno Përgatitën për botim Bardhyl Demiraj Matteo Mandalà Shaban Sinani Edhe 100 ! STUDIME Në nderim të Prof. Francesco Altimarit me rastin e 60-vjetorit të lindjes Fan Noli kryeministër STUDI In onore delFan Prof. Noli Francesco Altimari in occasione del 60° compleanno ´ ´ ´ ´ ´´ǡ´ʹͶʹͲͳͶǡ ͻͲǦ´ ´ǡ´ Recensues: Bardhyl Demiraj ´Ǥ Matteo Mandalà Shaban Sinani ´´ǣRedaktor: Gëzim Gurga Ballina: Shpend Bengu ǣ ǣ ISBN: DzƬdz 978-9928-05-186-8 © I këtij botimi, Albpaper, Tiranë, 2015. ǣ ǣ ͻͺǦͻͻʹͺǦͳʹǦͶǦͶ Botimi i këtij libri u bë i mundur me kontributin financiar të Fondacionit për Kulturë dhe Artet “Fan Noli”, Tiranë. Fan Noli ̹ʹͲͳͷǣ ǡ ´ǡ ´ ´ͷͲǦ´´ ǤǤ 2 Vito Matranga CONSIDERAZIONI SU AL C UNE DINAMI C HE SO C IOLINGUISTI C HE IN C ONTESTO SI C ULOALBANESE 0. «Chi imprende a occuparsi delle colonie albanesi di Sicilia spesso fa propria l’idea che i cinque centri arbëreshë della provincia di Palermo […] costituiscano una realtà omogenea sia dal punto di vista economico che socioculturale». Cosi esordisce Giacomarra (2002: 189) nel suo saggio su Dinamiche socioculturali delle colonie arbëreshe della Sicilia e ricadute sull’identità culturali. La sua analisi sui dati dell’Atlante economico e commerciale della Sicilia1 porta alla conclusione che «quell’area è unitaria solo in apparenza, perché non si rivela tale se solo guardiamo alle diverse esposizioni del territorio, alla difficoltà dei collegamenti, alla vocazioni differenziate che i centri hanno coltivato nei secoli […]. Parrebbe dunque che i cinque centri albanesi della provincia di Palermo facciano parte di un comprensorio unitario: ma questo non si rivela vero né dal punto di vista geografico, né economico né tanto meno socioculturale» (Giacomarra 2002: 189). Per quanto ci interessa qui più direttamente, ci limitiamo a tenere in considerazione le sole tre comunità nelle quali ancora oggi si riscontrano parlanti albanofoni (Piana degli Albanesi, Santa Cristina Gala e Contessa Entellina), considerato il diverso ordine di questioni che si pone nei riguardi di quella che può essere definita la più grande delle “comunità” albanesi di Sicilia, ossia quella costituita delle diverse migliaia di Arbëreshë residenti o semplicemente domiciliati a Palermo. Basti una veloce comparatizione delle dinamiche demografiche rilevate nei comuni arbëreshë dal 1951 al 2011 (v. tab. n. 1) per porre qualche sostanziale differenza a) non tanto sul diverso numero complessivo degli abitanti di ogni comunità, quanto sulla percentuale di decremento, che a Piana degli Albanesi è di circa -17%, a Santa Cristina Gela – dove a partire dal 1981 si riscontra una inversione di tendenza – è di circa il -21%, mentre a Contessa Entellina il decremento supera il -35%. b) Di maggiore rilievo si presenta il differente rapporto tra gli addetti alle attività economiche dei tre paesi (v. tabb. 2.1 e 2.2) e particolarmente, ancora, tra Piana 1 Cfr. Somea 1989. Le differenziazioni tra le comunità siculoalbanesi, emerse da questo rapporto ormai datato, oggi sono probabilmente aumentate. 398 Vito Matranga degli Albanesi e Contessa Entellina, con una ben diversa distribuzione soprattutto delle attività più tradizionali. c) «Tutti i centri arbëresh sono “comuni non polo” nel senso che tendono a gravitare su altri centri, vicini o a media distanza» (Giacomarra 2002: 195). Tuttavia, mentre Piana degli Albanesi e Santa Cristina Gela gravitano su Palermo con intensità di flusso di consumo tra i1 10 e il 30% (per i livelli locali e comprensoriali) e superiori al 30% (per il livello regionale), Contessa Entellina e Palazzo Adriano non solo gravitano su “poli” diversi e non metropolitani (come Sambuca di Sicilia, Sciacca e Alcamo), ma lo fanno «con intensità di flusso inferiore al 10%; per il resto si possono considerate “autopoli”» (Giacomarra 2002: 195)2. d) Non sfugga, inoltre, che Santa Cristina Gela si dirige su Piana degli Albanesi per flussi di consumo uscenti superiori al 30%. Dunque, Piana degli Albanesi si propone come “polo” per Santa Cristina Gela. e) Altro dato ancora più rilevante è quello relativo al pendolarismo, che oppone ancora Piana degli Albanesi – con flussi superiori al 50% verso la metropoli – a Contessa Entellina, per la quale la Somea registrava l’assenza di spostamenti, relativamente sia al settore secondario che a quello terziario. Anche i più recenti dati dell’Istat (2011), relativi allo spostamento per studio e per lavoro dalla propria dimora abituale (v. tab. 3), mostrano ancora una differente condizione tra Piana degli Albanesi e Contessa Entellina. Per quanto riguarda Santa Cristina Gela, occorre considerare, inoltre, che molti degli spostamenti per studio o per lavoro sono diretti propriamente a Piana degli Albanesi. 2 Ai fini della nostra argomentazione possiamo qui fare ancora riferimento ai dati elaborati in Giacomarra 2002 e ripresi in Giacomarra 2003, benché non più recentissimi. Considerazioni su alcune dinamiche sociolinguistiche in contesto siculoalbanese 399 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2011 Decr. Contessa Entellina 2894 2669 2207 2041 2052 1981 1865 -35,56 Piana degli Albanesi 7239 6880 6131 5975 6129 6214 6010 -16,98 Santa Cristina Gela 1172 924 753 700 800 862 925 -21,08 Tab.1 - Popolazione residente 1951 1971 1991 Contessa Entellina 2894 2207 2052 primario 721 73,20 305 53,89 258 38,74 secondario 189 19,19 184 32,51 158 23,72 terziario 75 7,61 77 13,60 250 37,54 Totale 985 34,04 566 25,65 666 32,46 Piana degli Albanesi 7239 6131 6129 primario 1748 73,66 465 36,90 201 13,18 secondario 425 17,91 630 50,00 394 25,84 terziario 200 8,43 165 13,10 930 60,98 Totale 2373 32,78 1260 20,55 1525 24,88 Santa Cristina Gela 1172 753 800 primario 273 75,21 93 51,96 33 15,28 secondario 63 17,36 74 41,34 59 27,31 terziario 27 7,44 12 6,70 124 57,41 Totale 363 30,97 179 23,77 216 27,00 Tab.2.1- Popolazione residente e occupati per sezioni di attività economica (1951, 1971, 1991). 400 residenti agricoltura, silvicolturaepesca totale industria alberghicommercio, eristoranti informazione ecomunicazione magazzinaggio,trasporto, servizi di servizi di supporto alleimprese noleggio, agenziee tecniche, diviaggio, immobiliari, professionali, scientifiche attività finanziarie eassicurative, altre attività totale Vito Matranga Contessa Entellina 1865 200 38,68 70 13,54 56 10,83 28 5,42 15 2,90 14 2,71 517 27,72 Piana degli Albanesi 6010 208 11,43 274 15,05 261 14,34 100 5,49 126 6,92 851 46,76 1820 30,28 Santa Cristina Gela 925 49 17,13 64 22,38 36 12,59 9 3,15 17 5,94 111 38,81 286 30,92 Tab. 2.2 - Occupati per sezioni di attività economica (Istat 2011) Considerazioni su alcune dinamiche sociolinguistiche in contesto siculoalbanese 401 residenti studio lavoro totale Contessa Entellina 1.865 96 5,15 75 4,02 171 9,17 Piana degli Albanesi 6.010 391 6,51 644 10,72 1035 17,22 Santa Cristina Gela 925 104 11,24 118 12,76 222 24,00 Tab. 3. - Spostamenti per studio o lavoro fuori del comune di dimora abituale (Istat 2011). Complessivamente, dunque, questi dati configurano diversamente l’area dell’Alto Belice (Piana degli Albanesi e Santa Cristina Gela), che si presenta con caratteristiche – potremmo dire – di maggiore mobilità e più tipicamente “urbane”, rispetto a una più isolata e “rurale” Contessa Entellina. Vorrei risultasse ovvio che la distinzione tra “urbanità” e “ruralità” – problema assai complesso – è qui pasta in maniera non categorica, ma semplicemente metodica, anche a conferma di quanto osservato dallo stesso Giacomarra (2002: 191): «In un tempo in cui, crescendo la comunicazione dovrebbero attutirsi le differenze, qui [ossia, tra le comunità arbëreshe di Sicilia] esse resistono e si approfondiscono. Per inciso, si ricorda che il nome locale di Piana degli Albanesi è Hora, evidente grecismo, che assume tra gli Arbëreshë il valore di “città, capoluogo”. Piana degli Albanesi è stata ed è, infatti, percepita come la hora delle comunità siculoalbanesi. Lo è stata e lo è ancora sicuramente almeno per Santa Cristina Gela, considerata storicamente come una propaggine più “rurale” della stessa Piana. 1. Anche sul versante sociolinguistico – particolarmente se si tiene conte delle pubblicazioni che contengono riferimenti generali alle minoranze etniche e/o linguistiche – spesso si è indotti a pensare che gli Italoalbanesi costituiscano sostanzialmente un’unica comunità, una sorta di maxicomunità di minoranza, i cui membri condividono specifiche caratteristiche che la configurano come tale. In realtà, anche in quest’ordine di questioni si pongono non poche differenze tra le diverse comunità italoalbanesi. Differenze finora poco studiate, relative soprattutto alle nuove dinamiche (socio)linguistiche e ai rapporti tra le varietà compresenti – o supposti tali – nei rispettivi e distinti repertori linguistici. Poco chiaro è rimasto, a mio avviso – nonostante i non pochi studi sui prestiti romanzi delle varietà italoalbanesi – soprattutto il ruolo del dialetto romanzo e della componente dialettofona all’interno di ciascuna comunità. La determinazione di questo ruolo implica, del resto, la stessa delimitazione della singola comunità linguistica alla quale di volta in volta si fa riferimento. Ed è questo un fattore fondamentale di differenziazione – non soltanto sociolinguistica,