Piazze Minori Nel Centro Storico Di Firenze • Antonio Capestro La Tutela Attiva Nei Compiti Istituzionali: Tra Conservazione E Valorizzazione
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148 piazze minori nel centro storico di firenze • antonio capestro la tutela attiva nei compiti istituzionali: tra conservazione e valorizzazione Gabriele Nannetti MIBACT – Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo; ! Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio Fig. 1 per la Città Metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato planimetria [email protected] con geo- referenziazione dei provvedimenti di tutela paesaggistica (estratto CTR). La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scienti!ca e tecnica. Tutela il pae- saggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione così recita, !n dal primo gennaio 1948, l’art. 9 della legge fondamentale dello Stato italia- no. Nonostante siano passati molti anni da quei primi passi della nuova democrazia italiana, sul corretto svolgimento delle attività di tutela riconducibili agli spazi aperti presenti nei cen- tri storici si continuano a registrare molte incongruenze e contraddizioni, talvolta proprio all’interno delle pubbliche amministrazioni a vario titolo coinvolte. Le cosiddette ‘piazze mi- nori’, al pari delle altre molto più famose, se realizzate da oltre settant’anni, fanno parte del patrimonio culturale e, secondo le disposizioni contenute nel Codice dei beni culturali e del paesaggio, sono considerate d’interesse pubblico artistico o storico e devono essere oggetto di tutela e valorizzazione, con lo scopo di mantenerne l’integrità, promuoverne la conoscen- za e di preservare la memoria della comunità che le ha generate, le custodisce e utilizza1.So- no altresì gli uf!ci periferici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio e il Segretariato Regionale, competen- ti territorialmente, a valutarne l’eventuale esclusione nell’ambito delle procedure di veri!- ca dell’interesse culturale previste dall’attuale ordinamento giuridico in materia2. Dobbiamo poi annoverare nel grande contenitore del patrimonio culturale le ‘piazze minori’ che, indi- pendentemente dall’epoca della loro realizzazione, si trovano collocate all’interno dei beni paesaggistici, così come identi!cati, ai sensi degli articoli 136 e 142, dalla Parte Terza del ci- tato Codice3, dove risulta tutelato l’aspetto esteriore del bene immobile (!g. 1)4. 1 Nella Parte Seconda del Codice l’art. 10, al comma 4 lettera g), riconosce come beni culturali “le pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi aperti urbani di interesse artistico o storico”. 2 L’eventuale esclusione del bene immobile dall’interesse pubblico di carattere storico artistico non dispensa il mede- simo dalla disciplina urbanistica ed edilizia, e talvolta paesaggistica, che deve essere ef!cacie per la conservarne ade- guatamente il valore identitario. 3 I beni paesaggistici si dividono in due categorie: nella prima sono contemplati quelli riconosciuti con speci!co de- creto ministeriale (articolo 136 del Codice); nella seconda sono incluse tutte le aree tutelate per legge (articolo 142 del Codice).adeguatamente il valore identitario. 4 Nel comune di Firenze, ad esempio, sono presenti ben 13 provvedimenti di tutela paesaggistica emanati con singo- li decreti ministeriali pubblicati tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Nella cartogra!a costitutiva del 150 piazze minori nel centro storico di firenze • antonio capestro In quest’ultimo caso le iniziative progettuali che contemplano la modi!ca della piaz- za devono rispettare la normativa contenuta nel vigente piano paesaggistico regionale5. Secondo un approccio di carattere generale si può inquadrare l’archetipo di piazza come contenitore di “analisi sociologiche, economiche, politiche, antropologiche: un unicum culturale che è il racconto storico della comunità che l’ha prodotto”6. Nello scenario attuale le istituzioni pubbliche sono chiamate ad assicurare e sostenere la conservazione delle piazze, seppur minori in termini geometrici dimensionali o secondo la trattatistica o le attribuzioni valoriali o la notorietà, e a favorirne i confacenti usi e a evi- denziarne il valore. Infatti, anche una ‘piazza minore’ rappresenta pur sempre un punto d’incontro e strati!cazione sociale, dove la componente di rappresentatività dell’autorità temporale risulta meno evidente. Da tenere poi in considerazione quanto il legislatore ha stabilito proprio nel Codice, pre- vedendo che i beni del patrimonio culturale di appartenenza pubblica siano destinati al- la fruizione della collettività, sottolineando indirettamente il ruolo centrale che queste piazze possono assumere. Il citato Ministero de!nisce, con il concorso delle regioni e la collaborazione delle uni- versità e istituti di ricerca competenti, linee di indirizzo, norme tecniche, criteri e model- li di intervento in materia di conservazione dei beni culturali, compresi gli spazi aperti classi!cati come tali. Il mantenimento del patrimonio culturale deve essere assicurato mediante una coeren- te, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione, restauro e riquali!cazione7. In conseguenza la tutela, da intendersi come azione propositiva e non d’impedimento, presuppone una congrua attività conoscitiva e garantisce la protezione e conservazione dell’interesse storico o artistico: è !nalizzata al confacente uso e al pubblico godimento, attraverso provvedimenti e iniziative, anche di carattere progettuale, volti a conformare e a regolare diritti e comportamenti. Piano Paesaggistico Regionale sono georeferenziati con la campitura segnata da due numeri: il primo identi!ca il numero della gazzetta uf!ciale e il secondo l’anno di pubblicazione della medesima. 5 Il Piano d’Indirizzo Territoriale con valenza di Piano Paesaggistico Regionale (P.I.T.-P.P.R.), dopo l’approvazi- one con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 37 del 27 marzo 2015, è stato pubblicato sul Bollettino Uf!- ciale della Regione Toscana n. 28 del 20 maggio 2015. 6 F. Gurrieri, La piazza: umbilicus urbis, in F. Gurrieri (a cura di), Le piazze di Firenze, Firenze 2014, pag. 16. 7 L’art. 29 del Codice stabilisce che “Per prevenzione si intende il complesso delle attività idonee a limitare le si- tuazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo contesto. Per manutenzione si intende il complesso delle attività e degli interventi destinati al controllo delle condizioni del bene culturale e al mantenimento dell’inte- grità, dell’ef!cienza funzionale e dell’identità del bene e delle sue parti. Per restauro si intende l’intervento di- retto sul bene attraverso un complesso di operazioni !nalizzate all’integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi valori culturali”. la tutela attiva nei compiti istituzionali • gabriele nannetti 151 Il dialogo tra le azioni di conservazione, di valorizzazione e di sviluppo economico e sociale delle ‘piazze minori’ non può fare a meno della qualità del progetto; laddove la presenza di provvedimenti di vincolo del bene immobile deve essere interpretata come opportunità per il miglioramento della tutela attiva. Tutte queste iniziative sono imprescindibili l’una dall’al- tra, in un contesto dove le piazze storiche siano intese come luogo emblematico delle singo- le identità territoriali e delle popolazioni locali. A tal proposito, è tema di estrema attualità quello dei grandi "ussi turistici che se da un lato garantiscono lo sviluppo economico e so- ciale di una comunità, dall’altro rappresentano una criticità legata ai principi di sostenibilità ambientale che l’offerta culturale deve necessariamente contemplare. Nella sorveglianza del patrimonio culturale i cittadini e le istituzioni devono collocarsi come difensori del loro territorio, secondo i principi delle così dette ‘buone pratiche’, che contem- plino costituzione e organizzazione stabile di risorse, strutture o reti di varia natura. Le piaz- ze come unità minimale nella dimensione territoriale e urbana esigono di essere inquadrate come “spazio culturale e sociale, teatro necessario alla vita quotidiana, fattore di equilibrio (o disequilibrio) nell’esperienza individuale e collettiva, fonte di felicità (o infelicità)”8. Tra gli obiettivi da raggiungere, dunque, anche quello rivolto ad assicurare le migliori condi- zioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso, anche da parte delle perso- ne diversamente abili, che può mutuare importanti parametri progettuali dei contenuti del Decreto Mi.B.A.C. 28 marzo 2008 Linee guida per il superamento delle barriere architettoni- che nei luoghi di interesse culturale e delle disposizioni della successiva Circolare n. 26/2018 della Direzione generale Musei del Ministero per i beni e le attività culturali “Linee guida per la redazione del Piano di eliminazione delle barriere architettoniche (P.E.B.A.) nei mu- sei, complessi monumentali, aree e parchi archeologici”. I richiami alla normativa dei prov- vedimenti ministeriali sono giusti!cati anche dalla corretta interpretazione di talune piazze come dei veri e propri musei all’aperto. Il legislatore nazionale, proprio nel Codice, tratta l’importanza della partecipazione dei pri- vati nella gestione dei processi di valorizzazione del patrimonio culturale, partendo dall’as- sunto che la contestuale imprescindibile conservazione debba essere intesa anche in termini di usi compatibili con il carattere storico o artistico dello stesso. Secondo la Convenzione europea del paesaggio, sottoscritta a Firenze nel 2000, anche un singolo episodio del territorio percepito rappresenta un elemento