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I Boreal al debutto con l’EP “Life Explorers”

(Fonte foto: pagina Facebook della band)

Provano alla “Nautilus” di Este, sono studenti e lavoratori tra i 20 e i 30 anni e hanno debuttato da poco con il loro primissimo EP “Life Explorers”. Conosciamo da vicino i Boreal.

Il quartetto è formato da Alessandro Meneghini (basso), Edward Maleffo (voce), Francesco Scandinavo (batteria) e Luca Muraro (chitarra). Edward introduce i suoi compagni, tenendo un po’ a freno la sua consueta irriverenza: “Alessandro fa lo psicologo consulente – nessuno del gruppo ha ancora capito realmente in cosa consista – e suona in un’altra banddeath metal, poi ancora con un’orchestra e per il suo progetto segretissimo. Io sono un grafico pubblicitario, ma sto facendo anche dell’altro pur di guadagnare una posizione migliore nella società. Una volta che avrò raggiunto la fama, abbandonerò la band per perseguire una carriera solista. Ok, torniamo seri un attimo: Francesco è un 3d artist presso un noto studio di architettura di Milano, Luca studia chitarra jazz al Conservatorio Pollini di Padova, ha iniziato da poco a insegnare chitarra presso la scuola di musica “Nautilus” di Este e frequenta vari corsi di formazione al marketing volti ad approfondire una professione che – come nel caso di Alessandro – nessuno del gruppo ha ancora capito realmente in cosa consista.”

– Da quanto tempo esiste il progetto Boreal?

“Il progetto Boreal nasce verso la fine del 2012, con Francesco, Alessandro e Luca, che già suonavano insieme in una cover band punk rock/crossover. Il gruppo vero proprio si è formato a marzo 2013, con l’ingresso di Edward alla voce.”

– Quali sono stati i suoi sviluppi?

“A dicembre 2013 la band decide di dedicare gli anni successivi alla stesura dei brani per un primo EP, mentre da primavera 2014 si comincia a dare maggior importanza al ruolo di Luca nellacomposizione, fatto che ha permesso di accelerare il processo di scrittura e realizzare brani più organici rispetto a quelli scaturiti dalle varie improvvisazioni e jam sessions. Circa un anno dopo, abbiamo iniziato a cercare uno studio di registrazione per poi incidere effettivamente tra Agosto e Novembre del 2015 al Rocketbooster Studio di Ponte San Nicolò (Pd). Il 5 marzo è uscito ufficialmente l’EP “Life Explorers”, disponibile per intero su Spotify e a breve anche sulle piattaforme iTunes e Bandcamp.

– A che artisti vi ispirate?

“Trovare influenze comuni è una vera impresa, di conseguenza le elenchiamo individualmente.”

Alessandro: “Uno dei miei riferimenti principali per il basso è Geezer Butler dei Black Sabbath. Per quanto riguarda questo progetto non posso fare a meno di citare queste grandi ispirazioni: Sean Malone dei Cynic, Robin Zielhorst degli Exivious, Jeroen Paul Thesseling e Dominique LaPonte. Ultime – ma non meno trascurabili – le colonne sonore dei film Disney degli anni ‘90.”

Edward: “Posso dirti che nella scrittura dei pezzi per i Boreal, cantanti come Chino Moreno dei Deftones, Jared Leto dei 30 Seconds to Mars, Daniel Gildenlow dei Pain of Salvation e Karl Schubach dei Misery Signals hanno esercitato una grandissima influenza per me. Altri artisti molto importanti per il mio bagaglio culturale sono Frank Zappa, Thom Yorke,i Radiohead, gli Yes, King Crimson, Elio e le Storie Tese, Oceansize, Anathema, Flying Lotus, Michael League e Bill Laurance. “ Francesco: “I batteristi che pongo nel mio ideale Olimpo sono mostri sacri come Dave Grohl, Danny Carey, Neil Peart; per il progetto Boreal ritengo di essere stato parecchio influenzato dal drumming di Justin Foley (Killswitch Engage / Times of Grace), Stef Broks (Textures / Exivious) e Mario Duplantier (Gojira); infine non nascondo che negli ultimi tempi hanno segnato parecchio i miei ascolti (), (Periphery) e Travis Orbin (Darkest Hour).”

Luca: “Il primo che mi ha avvicinato a questo mondo quando non avevo ancora 10 anni è stato Brian Head Welch deiKorn. Per quanto mi riguarda, nella composizione dei pezzi non posso che citare artisti come degli Animals As Leaders, Stephen Carpenter dei Deftones, Tim Collins dei This Town Needs Guns, Allan Holdsworth e Jonathan Kreisberg.”

– Vi sentite di appartenere a qualche genere musicale?

Alessandro: “Il progetto era partito con l’idea di fare post/. Considerando la struttura dei riff, il drumming e le parti vocali, penso che il nostro pubblico potrebbe catalogarci nel calderone del progressive metal moderno. Per quanto mi riguarda da un paio d’anni non mi interessano molto le etichette, tanto più se vengono usate più per anticipare un certo tipo di citazionismo che per indicare una certa creazione di nuovi stilemi. Quando suono con i Boreal – più che il genere musicale – quello che mi interessa è la possibilità di aggiungere al pezzo parti interessanti ma coerenti. In questo, l’idea di suonare come quartetto è molto stimolante.”

Edward: “Mi trovo sostanzialmente d’accordo con la visione di Alessandro, ci terrei a marcare il fatto che il nostro approccio compositivo è estremamente libero, quasi votato all’individualismo di ogni componente del gruppo: in molti momenti dei nostri pezzi, ognuno suona una parte prettamente solista ma il tutto vuole risultare armonioso e funzionale allo sviluppo del brano, senza sconfinare nello stucchevole o perlomeno senza passare per mero esercizio di stile. Nonostante i margini di miglioramento siano ancora ampi, penso che questi pezzi risultino già coesi, sinceri e con quella buona dose di ingenuità che caratterizza tutti i lavori di debutto. Nel nostro sound ovviamente è dominante una forte matrice metal, ma sono comunque presenti un sacco di soluzioni che spaziano dal jazz al post-rock e non di rado Luca attinge dai suoi ascolti, provando a sviluppare e contestualizzare alcune idee di riferimento.” – Com’è stato comporre il vostro primo EP “Life Explorers”?

Alessandro: “Alcuni pezzi (tipo “Visionaries“) sono nati dall’improvvisazione in sala prove. Questo tipo di processo compositivo, per quanto molto partecipativo e molto divertente – anche per quanto riguarda il “feeling” del pezzo – aveva alcuni aspetti molto critici da gestire. Potevi trovarti a produrre materiale diverso ad ogni prova, senza che ci fosse un vero salvataggio del materiale “buono” rispetto a quello da scartare. Anche implementando un processo diselezione, alla fine molti pezzi non hanno mai visto la luce perché mancava una qualche coerenza di fondo fra il vario materiale prodotto. C’è stato un belcambiamento quando abbiamo deciso di dare maggior importanza a Luca comecompositore. Per 4 pezzi del nostro EP lui ci ha inviato le parti di chitarra con delle bozze dei pattern di batteria, che sono state poi perfezionate in sala prove (è stato un percorso veramente molto lungo). Io ho scritto le parti di basso solo poche settimane prima di entrare in studio (dalle prove ho salvato solo uno scheletro molto fondamentale di neanche tutti i pezzi), e anche la voce è stata definita appena prima di entrare in studio. In tutto questo ringraziamo caldamente lesale prove che ci hanno accolto in tutto questo percorso: la Sala“ Banda di Lozzo Atestino” e il “Nautilus” dei Giovani d’Este.”

Edward: “È stato un processo lungo e tortuoso attraverso il quale abbiamo avuto la possibilità di comprendere limiti e virtù di tutti noi. Ci sono stati anche periodi in cui navigavamo a vista ma anch’essi ci hanno permesso di capire cosa poteva funzionare e cosa dovevamo inevitabilmente aggiustare. Sono moltofiducioso per il nostro futuro, specialmente perché in quest’ultimo anno passato, ho notato una crescita esponenziale da parte di tutti i ragazzi (me compreso) e penso che inevitabilmente ne gioveranno sia le nostre composizioni future che itempi di gestazione tra una pubblicazione e l’altra, che salvo imprevisti (e ci saranno), dovrebbero essere sensibilmente ridotti.”

Luca: “È stata un’esperienza molto lunga eintensa, ma alla fine anche gratificante. Ci sono stati dei periodi in cui non riuscivamo a definire certi pezzi, finendo per perderci un sacco di tempo e arrivando quindi al limite della frustrazione, quando magari poi capitava quella giornata buona in cui bastava veramente poco per ultimarli. Non è stato semplice, soprattutto gestire il tempo che ognuno di noi aveva a disposizione per dedicarsi al progetto.”

– E’ stata la vostra prima esperienza in studio? Quali sono state le vostre impressioni?

Alessandro: “E’ stata la mia prima esperienza in studio. Ho registrato una volta ultimate le riprese delle tracce di batteria e chitarra, proprio perché volevo assumere ancora di più il ruolo del “collante” sugli altri strumenti maggiormente definiti (anche per questo le parti sono state modificate nuovamente in studio, cambiando qualche dettaglio per appoggiarmi più precisamente a quello che sentivo). Dal punto di vista dellaband entrare in uno studio è un po’ come mettersi a nudo: una volta che entri si vede benissimo come funziona il gruppo e come la performance è funzionale o meno rispetto a quello che dovresti registrare (e il bello è che volendo anche questa non è predefinita). E’ importantissimo ricordarsi per quale motivo sei entrato in studio e accantonare difficoltà e polemiche per concentrarsi al massimo e portare a casa l’obiettivo. Tutto il resto può contare relativamente poco.”

Edward: “È stata un’esperienza dai sentimenti contrastanti – come ogni prima volta – in cui ci si sente spaesati e per quanto tu possa sentirti sicuro di dimostrare piena padronanza delle tue competenze musicali, una volta premuto il tasto “rec” tutto cambia, nessuno strumento copre le tue eventuali carenze e ci si mette un attimo a capire se il lavoro che hai svolto funziona e denota la passione in quello che hai scritto o se lo fai perché suonare in un gruppo rock aumenta l’autostima e giova al rimorchio. L’altra faccia della medaglia sta nel potersi confrontare – nel nostro caso – con un professionista che può darti un parere esterno, cosa arricchente in vista di una prossima esperienza in studio piuttosto che in fase di arrangiamento dei brani.”

Francesco: “Ho registrato per la prima volta in studio, ed è stata un’esperienza galvanizzante. Mettere anima e corpo in sala di ripresa, per poi finalmente ascoltare delle registrazioni di qualità in sala regia ha dato pieno senso a tutto il percorso che abbiamo intrapreso per registrare questo EP. Reputo fondamentali le pre-produzioni che avevamo realizzato prima di entrare in studio, in quanto ci hanno permesso di sapere perfettamente come sarebbero usciti i pezzi.”

Luca: “È stata anche per me la mia prima esperienza, un piccolosogno che avevo da tempo e che si è realizzato. È stato un qualcosa che ci ha motivato ancora di più a crederci e andare avanti. Registrare in studio mi ha fatto maturare e chiarire ancora di più l’idea sul suono che voglio ottenere. Alla fine direi che è stato molto eccitante vedere tutto quello che è stato concepito e suonato in quei 2-3 anni finalmente realizzato.”

– Avete qualche altra esperienza significativa da raccontare?

Alessandro: “I ritardi di tutti i componenti del gruppo. Per fortuna siamo tutti maschi. Edward che durante le pre-produzioni canta ingrowl davanti a mio padre.”

Edward: “Più che un’esperienza significativa, sottolineerei il fatto che comporre musica con persone preparate e partecipare alla creazione di un buon prodotto artistico che possa soddisfarmi sia già di per sé una buona cosa, perlomeno una tra le cose che considero più stimolanti in assoluto.”

Luca: “È stato divertente correre dietro ad Alessandro cavalcando un cassonetto dell’immondizia mentre era al telefono poco prima di entrare in studio.”

Francesco: “Sembrerà scontato, ma penso che l’esperienza della sala prove ci abbia permesso non solo di combinare le varieidee musicali che ognuno proponeva in fase compositiva, ma soprattutto di instaurare un continuo confronto – musicale e non solo – che ha giovato allacrescita personale di ognuno di noi quattro. L’intesa è cresciuta nel corso del tempo e ci ha consentito di portare a casa una registrazione tanto agognata, un obiettivo non facile per quattro entità che vivono vite piuttosto diverse e scollegate.”

Grazie a Luca, Francesco e in particolare ad Alessandro ed Edward per la cortese disponibilità.