Rassegna del 19/10/2017

FABI 19/10/2017 Mf 11 La Fabi a Monza, Cremona e Mantova Brustia Carlo 1 3.47.00 SCENARIO BANCHE 19/10/2017 Avvenire 8 Renzi non cede su Visco E rimane (quasi) solo - Bankitalia, il Pd Picariello Angelo 2 2.02.00 processa Renzi Lui insiste: è mancata la vigilanza 19/10/2017 Avvenire 8 Analisi - Il segretario «anti-sistema» parla alla pancia del Paese Iasevoli Marco 3 2.02.00 per giocarsi l'ultima chance 19/10/2017 Avvenire 8 L'affondo di Greco: c'è scaricabarile fra le Autorità ... 4 2.05.00 19/10/2017 Avvenire 9 Analisi - «Fine legislatura ordinata» L'ombrello del Quirinale su Picariello Angelo 5 2.12.00 premier e istituzioni 19/10/2017 Avvenire 9 Vertice Gentiloni-Mattarella: i pro e i contro della conferma Iasevoli Marco 6 2.20.00 19/10/2017 Corriere del Trentino 11 «L'aumento di capitale è slegato all'adesione a Iccrea» A.R.T. 7 4.33.00 19/10/2017 Corriere del Veneto 11 Risarcimenti e cause, Bpvi adesso chiede lo stop a Zonin - Bpvi ... 8 5.06.00 Venezia e Mestre chiede lo stop alla causa di Zonin 19/10/2017 Corriere del Veneto 11 Banco Bpm, i 150 milioni in più offerti da Cattolica decisivi nella ... 9 5.08.00 Venezia e Mestre gara 19/10/2017 Corriere della Sera 1 Quei giochi pericolosi in campagna elettorale - I giochi pericolosi Polito Antonio 10 4.07.00 19/10/2017 Corriere della Sera 2 Mezzo Pd si smarca da Renzi Martirano Dino 11 3.28.00 19/10/2017 Corriere della Sera 2 Il leader: sapevano cosa pensavo Il disagio per le parole di Walter Meli Maria_Teresa 12 3.28.00 19/10/2017 Corriere della Sera 3 Il dossier di Visco: oltre 4 mila pagine sul caso banche - Visco Marro Enrico 13 3.32.00 porta in Commissione le carte del «caso banche» La telefonata con Draghi, stretta di mano da Padoan 19/10/2017 Corriere della Sera 5 Il conflitto tra il premier e Boschi che sapeva già della mozione Verderami Francesco 14 3.32.00 19/10/2017 Corriere della Sera 5 Intervista a Matteo Richetti - «Sceglierà l'esecutivo Ma vogliamo Baccaro Antonella 15 3.36.00 rispetto» 19/10/2017 Corriere della Sera 6 La Nota - Una polemica che ripropone l'Italia come malata Franco Massimo 16 3.36.00 d'Europa 19/10/2017 Corriere della Sera 6 «No alle liti sull'istituto nell'interesse dello Stato» ... 17 3.37.00 19/10/2017 Corriere della Sera 6 Evitare il logoramento di Gentiloni, la preoccupazione di Mattarella Breda Marzio 18 5.34.00 19/10/2017 Corriere dell'Alto Adige 5 Caso Sparkasse, Ctcu fiducioso segue gli sviluppi - Andreaus: ... 19 4.46.00 «Caso Sparkasse, finalmente chiarezza» 19/10/2017 Corriere Fiorentino 9 ChiantiBanca Il presidente tira dritto «Sempre voluto Iccrea» M.B. 20 5.03.00 19/10/2017 Eco di Bergamo 11 Il Banco Bpm cambia la rete Al Creberg 232 sportelli E.con 21 5.03.00 19/10/2017 Foglio 1 Perché il no a Visco a.bram. 22 1.13.00 19/10/2017 Foglio 1 Veri vuoti di Bankitalia Cerasa Claudio 23 1.21.00 19/10/2017 Foglio 4 Lettera. De Bortoli e Bankitalia: che vuol dire eversione? De Mattia Angelo 24 1.35.00 19/10/2017 Giornale 1 Renzi sbancato Sallusti Alessandro 25 0.27.00 19/10/2017 Giornale 2 Banche, l'autogol di Renzi Berlusconi: vogliono tutto Scafuri Roberto 26 0.30.00 19/10/2017 Giornale 2 Da Montepaschi a Banca Etruria tutti i crac che il Pd non può De Francesco 27 0.32.00 cancellare Gian_Maria 19/10/2017 Giornale 3 Le toghe in soccorso del Pd: la vigilanza non funziona Greco Anna_Maria 28 0.35.00 19/10/2017 Giornale 4 Il retroscena - La «vendetta» di Visco: va al contrattacco con la De Francesco 29 0.38.00 sponda di Padoan Gian_Maria 19/10/2017 Giornale 4 Il retroscena - Quell'imbarazzato silenzio dei banchieri Conti Camilla 30 0.39.00 19/10/2017 Giornale 22 La Bce punta a un taglio netto degli acquisti di bond mensili Parietti Rodolfo 31 1.05.00 19/10/2017 Giorno - Carlino - 2 Intervista a - Bankitalia Rilancio di Renzi - Siluro a Nitrosi Davide 32 5.27.00 Nazione Visco, Renzi alza il tiro «Gentiloni sapeva ed era d'accordo» 19/10/2017 Giorno - Carlino - 2 Il commento - Rischio boomerang Marmo Raffaele 33 5.31.00 Nazione 19/10/2017 Giorno - Carlino - 2 Intervista a Paolo Armaroli - «La mossa alla Camera? Anomala e Passeri Veronica 34 5.38.00 Nazione bizzarra» 19/10/2017 Giorno - Carlino - 3 Veltroni: «Ingiustificabile» Pd e ministri contro il leader Colombo Ettore_Maria 35 5.52.00 Nazione 19/10/2017 Giorno - Carlino - 4 Intervista ad Angelo De Mattia - «Nell'inchiesta avremo sorprese Il Gozzi Alessia 36 5.52.00 Nazione governatore scoprirà le carte» 19/10/2017 Giorno - Carlino - 4 Tensione tra Mattarella e governo Visco si prepara a salire sul ring Coppari Antonella 37 5.57.00 Nazione 19/10/2017 Il Fatto Quotidiano 2 Il Pd ricatta Visco in commissione e il Quirinale processa la Boschi Palombi Marco 38 1.01.00 - La minaccia a Bankitalia è la commissione banche 19/10/2017 Il Fatto Quotidiano 2 Il commento - Mille motivi giusti e uno sbagliato per cambiare Feltri Stefano 39 1.04.00 19/10/2017 Il Fatto Quotidiano 3 Il Quirinale blinda il rinnovo di Visco e processa Boschi D'Esposito Fabrizio 40 1.07.00 19/10/2017 Il Fatto Quotidiano 9 Mps, le Iene fanno riaprire l'inchiesta sull'impossibile suicidio di Vecchi Davide 41 1.43.00 Rossi - Mps, il procuratore: "Pronto a riaprire l'inchiesta su Rossi" 19/10/2017 Italia Oggi 22 Bim Suisse va a B.Zarattini ... 42 4.36.00 19/10/2017 La Notizia 2 Manutenzioni, alberghi, privilegi Gli sperperi di Via Nazionale Sansonetti Stefano 43 1.30.00 19/10/2017 La Notizia 5 Lo Stato venderà crediti fiscali fino a 4 miliardi - In vendita i crediti Sansonetti Stefano 44 1.43.00 fiscali Così lo Stato cerca 4 miliardi 19/10/2017 La Verita' 1 L'armadio di Renzi é pieno di scheletri bancari - Gli scheletri Belpietro Maurizio 45 5.31.00 bancari nell'armadio di Renzi 19/10/2017 Libero Quotidiano 1 Invece di litigare per Bankitalia, chiudetela Bechis Franco 46 2.02.00 19/10/2017 Libero Quotidiano 4 Giochi pericolosi alle spalle dei cittadini Paragone Gianluigi 47 1.55.00 19/10/2017 Libero Quotidiano 5 Altre 60 assunzioni ma i sindacati litigano Bincher Fosca 48 2.02.00 19/10/2017 Libero Quotidiano 5 Il governatore mostra a Casini carte scottanti F.C. 49 2.07.00 19/10/2017 Libero Quotidiano 7 Il governo ha un'idea: tassare i risparmi Iacometti Sandro 50 2.23.00 19/10/2017 Manifesto 2 La procura di Milano avverte: «Sistema di controllo bancario Chiari Riccardo 51 1.10.00 troppo contorto» 19/10/2017 Manifesto 2 Guerra per banche - Renzi insiste contro tutti Visco verso il bis a Colombo Andrea 52 6.02.00 Bankitalia 19/10/2017 Manifesto 15 Chi è senza peccato scagli la prima pietra Comito Vincenzo 53 1.24.00 19/10/2017 Mattino 1 L'analisi - Il conflitto che ci rende più deboli La Malfa Giorgio 54 0.52.00 19/10/2017 Messaggero 2 Muro su Visco, la nomina slitta - Visco, Renzi insiste: la vigilanza è Bertoloni Meli Nino 55 1.04.00 mancata Ma i big pd insorgono 19/10/2017 Messaggero 2 Il retroscena - Matteo: «Metodo sbagliato? Quello che conta è il Conti Marco 56 1.07.00 merito» 19/10/2017 Messaggero 3 Gelo tra segretario e Colle caso nomina in Cdm il 27 Conti Marco 57 1.10.00 19/10/2017 Messaggero 4 Dossier del governatore deporrà dopo la nomina Dimito Rosario 58 1.22.00 19/10/2017 Messaggero 4 Il retroscena - Il governatore e l'ombrello Bce Ecco il dossier alla De Paolini Osvaldo 59 1.19.00 Commissione - I ritardi della Vigilanza, la controffensiva di Visco e i timori di Francoforte 19/10/2017 Messaggero 18 Crediti, l'Abi apre alla Bce ma con paletti sulle regole r.dim. 60 3.03.00 19/10/2017 Mf 2 Dalle banche catalane in fuga 9 miliardi di depositi Boeris Andrea 61 2.44.00 19/10/2017 Mf 3 Dopo le banche Dalio va short su Eni ed Enel Giacobino Andrea 62 2.57.00 19/10/2017 Mf 6 L'addendum Bce finisce sul tavolo dei banchieri Ninfole Francesco 63 3.06.00 19/10/2017 Mf 6 Il Senato fa muro a Nouy & co Leone Luisa 64 3.20.00 19/10/2017 Mf 7 Visco pronto a scoprire tutte le carte - Renzi tira dritto, Mattarella Satta Antonio 65 3.23.00 pure 19/10/2017 Mf 7 Il paradosso è che così l'ex premier ha blindato il governatore De Mattia Angelo 66 3.26.00 19/10/2017 Mf 8 Intervista a Giuseppe Castagna - Castagna: con Cattolica gran Saggese Jole 67 3.32.00 progetto - Con Cattolica grande progetto 19/10/2017 Mf 8 Banca Akros: aumento di capitale per Cattolica? Gerosa Francesca 68 3.37.00 19/10/2017 Mf 8 Banco Bpm riorganizza la rete, otto nuove direzioni Cervini Claudia 69 3.40.00 19/10/2017 Mf 9 Jp Morgan entra nei pagamenti Colamartino Francesco 70 3.42.00 19/10/2017 Mf 11 Carige centra il primo obiettivo Ok alla conversione dei bond Può Gualtieri Luca 71 3.45.00 partire il roadshow per l'aumento di capitale - Conversione ok, via al roadshow 19/10/2017 Mf 19 Poste Italiane, Novelli nuovo responsabile di Banco Posta Carosielli Nicola 72 4.26.00 19/10/2017 Mf 22 Nuovi collocamenti per Deutsche B. Micheli Alberto 73 4.46.00 19/10/2017 Nazione Toscana 6 Chiantibanca aderisce a Iccrea lacopozzi: «Una scelta coerente» ... 74 5.52.00 Umbria e Liguria 19/10/2017 Panorama 13 I bodyguard in commissione Tortorella Maurizio 75 0.10.00 19/10/2017 Panorama 53 La fretta di dire suicidio e le foto sospette Terzi Giovanni 76 0.10.00 19/10/2017 Repubblica 1 Il retroscena - Gentiloni "tradito" da Boschi tira dritto sulla Manacorda Francesco 77 4.29.00 riconferma del Governatore di Bankitalia - Quella fiducia spezzata 19/10/2017 Repubblica 1 La politica dal neurologo Scalfari Eugenio 78 4.30.00 19/10/2017 Repubblica 2 Intervista a Giulio Tremonti - Tremonti: "La propaganda dem è Petrini Roberto 79 4.46.00 suicida, bene il Colle" 19/10/2017 Repubblica 2 Visco, no di Gentiloni a Renzi - Visco, da Veltroni a Napolitano tutti Casadio Giovanna 80 4.46.00 contro l'attacco di Renzi 19/10/2017 Repubblica 4 Renzi: "Sulle banche non possono zittirci il popolo delle primarie la Ciriaco Tommaso 81 4.49.00 pensa come me" 19/10/2017 Repubblica 4 Il punto - Una scommessa tutta elettorale pagata con la moneta Folli Stefano 82 4.51.00 dell'isolamento 19/10/2017 Repubblica 27 La Bce striglia le banche cooperative "Risorse per i crediti e Greco Andrea 83 4.57.00 manager forti" 19/10/2017 Sicilia Ragusa 32 Vicino a famiglie e imprese Una nuova filiale a Messina ... 84 6.13.00 19/10/2017 Sole 24 Ore 2 Greco: cambiare il codice bancario - Greco: codice bancario da D.Col. 85 1.19.00 riscrivere per evitare le acrobazie giudiziarie 19/10/2017 Sole 24 Ore 2 Politica 2.0 - Il «cerino» nelle mani del premier - Il cerino di Palmerini Lina 86 1.13.00 Gentiloni e il «precedente» che il Colle vuole evitare 19/10/2017 Sole 24 Ore 2 Renzi ancora all'attacco su Visco, Pd spaccato Il governatore Patta Emilia 87 1.16.00 tiene duro - Bankitalia: Renzi attacca, Pd spaccato 19/10/2017 Sole 24 Ore 2 L'ipotesi del «passo indietro» per uscire dallo stallo ma Visco tiene Colombo Davide 88 1.19.00 duro e va avanti 19/10/2017 Sole 24 Ore 28 Mutui, detrazione piena per il superstite De Stefani Luca 89 3.03.00 19/10/2017 Sole 24 Ore 35 Nominato il nuovo responsabile di BancoPosta ... 90 1.22.00 19/10/2017 Sole 24 Ore 37 Parterre - Anche Sixiang in data room per Mediocredito Friuli Ma.Fe. 91 1.34.00 19/10/2017 Sole 24 Ore 38 Abi al lavoro in Europa per cercare la sponda degli istituti esteri Ma.Fe. 92 1.47.00 19/10/2017 Sole 24 Ore 38 Nouy: «Al vaglio anche lo stock di Npl» Ferrando Marco 93 1.47.00 19/10/2017 Sole 24 Ore 38 Harris: Credit Suisse si sposti negli Usa ... 94 1.47.00 19/10/2017 Sole 24 Ore 38 Carige, ok al quorum per l'assemblea dei bondholder de Forcade Raoul 95 1.48.00 19/10/2017 Sole 24 Ore 39 Ritorna il BTp Italia, con scadenza a sei anni - In arrivo il nuovo Bufacchi Isabella 96 1.51.00 BTp Italia: collocamento dal 13 novembre 19/10/2017 Sole 24 Ore 39 Corte Costituzionale tedesca: Bundesbank può avanzare col Qe ... 97 1.54.00 19/10/2017 Sole 24 Ore 40 In breve - Scotiabank Ipotesi di uscita dal trading di oro ... 98 1.59.00 19/10/2017 Sole 24 Ore Casa24 20 Immigrati proprietari solo il 20% Sgambato Emiliano 99 2.53.00 Plus 19/10/2017 Stampa 1 Il rischio dello scontro tra poteri Geremicca Federico 100 2.48.00 19/10/2017 Stampa 4 Mattarella convinto che sostituirlo sarebbe un atto di Magri Ugo 101 2.53.00 autolesionismo 19/10/2017 Stampa 4 "Banca Etruria è colpa di Visco" Renzi insiste contro Bankitalia Schianchi Francesca 102 2.53.00 19/10/2017 Stampa 5 Retroscena - Visco al contrattacco Porta in Parlamento le carte Barbera Alessandro 103 2.56.00 sulle banche - L'autodifesa del Governatore "Al Parlamento 4200 fascicoli" 19/10/2017 Stampa 7 Retroscena - Bankitalia, Consob e pm Allarmi ignorati su Etruria: Paolucci Gianluca 104 2.57.00 avrebbero evitato il crac 19/10/2017 Stampa 21 Panorama - Al vertice di BancoPosta arriva Andrea Novelli ... 105 4.19.00 19/10/2017 Tempo 1 Dalla ragione al torto Bisignani Luigi 106 0.35.00 WEB 18/10/2017 ANSA.IT 1 Forum ANSA con il leader del sindacato dei bancari ... 107 0.10.00 18/10/2017 ASSINEWS.IT 1 Prodotti finanziari Stop alle pressioni da agenti bancari ... 108 0.10.00 Mf 19-ott-2017

La Fabi a Monza, Cremona e Mantova art Proseguono i congressi provinciali della Fabi per il rinnovo delle strutture direttive territoriali e l'elezione dei delegati in vista del Congresso nazionale di marzo 2018. La scorsa settimana è stata la volta di tre province lombarde: Monza, Mantova e Cremona. Presente anche il segretario generale Lando Maria Sileoni, che ha sottolineato la necessità di «un sindacato forte e autonomo che tuteli i lavoratori e vigili sulla gestione delle banche». A Monza sono stati eletti Emanuele Mietta (coordinatore), Maurizio Radaelli, Oscar Aragone, Franco Bergonzoli, Erminio Manzi. A Cremona le scelte sono cadute su Danilo Piccioni (coordinatore), Maurizio Bonfantino, Dario Marrone, Vanni Bellardi. Mentre a Mantova sono stati eletti Noemi Imperi (coordinatrice), Achille Soldi, Ugo Zucchermaglio, Enzo Mazzocchi e Anna Bagnoli.

FABI 1 Avvenire 19-ott-2017

Renzi non cede su Visco E rimane (quasi) solo - Bankitalia, il Pd processa Renzi art Lui insiste: è mancata la vigilanza

Matteo Renzi non molla Conferma, con forza, le motivazioni della mozione anti-Visco del Pd alla Camera, salvo corre y: ere un po' il tiro in serata, dopo il fuoco di fila di prese di distanza registrato nel suo partito, anche fra i "padri nobili", come e Giorgio Napolitano. Assume di ora in ora i contorni di un vero e proprio deragliamento istituzionale, da parte di Matteo Renzi, che è in tour con il treno del Pd "Destinazione Italia". «Si faccia chiarezza», chiede Andrea Martella, a nome della minoranza interna di . Una mossa voluta, quasi esibita, quella mozione che, il giorno dopo, suscita non poche perplessità anche in tanti deputati dem che parlottano in Transatlantico, seccati per aver meritato la strigliata dal Quirinale su un atto di cui non erano nemmeno messi a conoscenza. C'è persino il caso di Marco Miccoli, un deputato che l'ha votata, che ora dice: «Chiedo scusa, ieri alla Camera su Bankitalia abbiamo votato una schifezza». Da Renzi, invece, nessun passo indietro «Quello che avevamo da dire lo abbiamo detto», taglia corto. «Noi - spiega dalla tappa di Fano del tour - non potevamo votare a favore della mozione M5S, ma se ci fossimo limitati a votare contro i giornali avrebbero scritto: il Pd blinda Visco. La scelta sul governatore è dell'esecutivo, e noi la accetteremo qualunque sia - assicura -, ma non potevamo non dare un giudizio su questi anni». Poi, nel pomeriggio, una lieve correzione di tiro: «Il problema non è il nome del governatore - interviene a Zapping-. Dire che il Pd è controVisco è sbagliato. Noi vogliamo dire, e continueremo a dire, che in Italia in questo periodo nel settore bancario è successo qualcosa di enorme e c'è necessità di un'analisi vera La mozione del Pd serve a dire: apriamo una pagina nuova per il futuro del sistema bancario. Chi ha sbagliato paghi, se ci sono delle cose da cambiare si cambino. E poi - conclude - il nome e la procedura di nomina del governatore non dipendono dal Pd, ma dalle autorità preposte e noi le rispetteremo». Ma non arretra certo, Renzi. La mozione del Pd, insiste, che chiede di individuare «la figura più idonea a garantire nuova fiducia» per Banldtalia, quando a fine mese scadrà il mandato diVisco, «non è eversiva, ed è surreale sostenere che lo sia». Parole che risentono della gragnuola di colpi che si sono abbattuti su di lui per quella mozione. La segretaria del Cgil, Susanna Camusso, parla di «le y: erezza» e di «messa a rischio della credibilità del Paese». Pesanti anche le poche parole che riserva alla vicenda, al Senato, il presidente emerito Giorgio Napolitano, che dice di avere altre cose di cui occuparsi «e non di quelle che ogni giorno capitano e che sono deplorevoli». Ancora più drastico è il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda: «Non commento per carità di patria», risponde a chi gli chiede di intervenire. Si sfila anche WalterVeltroni, che era stato l'unico, fra i padri del Pd, a non disertare il decennale, sabato scorso. «Incomprensibile ed ingiustificabile», a suo avviso, quella mozione. «Da sempre la Banca d'Italia è un patrimonio di indipendenza e di autonomia per l'intero Paese», dice. Ma è ancora più pesante, politicamente, la presa di distanza di Luigi Zanda: «Quando si tratta di questioni che hanno a che fare con il risparmio dei cittadini e con la stabilità del sistema bancario bisogna sempre usare il massimo della prudenza possibile», sottolinea il presidente dei senatori, in aperta critica col comportamento dei colleghi deputati: «Mozioni di questo tipo meno se ne fanno meglio è», conclude. A difendere la linea del gruppo alla Camera e del segretario ci pensa invece il presidente del partito, : «Leggo ricostruzioni e dichiarazioni assurde sulla mozione che abbiamo presentato», dice su Facebook. «Alzi la mano chi crede che in questi anni in Italia nel sistema bancario tutto sia andato magnificamente.Toh, nessuna la alza. Strano. Alzi la mano chi ritiene che i meccanismi di vigilanza abbiano funzionato egregiamente. Nessuno nemmeno qui? Curioso», ironizza. «Dire che qualcosa non ha funzionato - conclude il presidente del Pd, pienamente allineato con il segretario - non è minare l'autonomia di una istituzione importante come Banca d'Italia».

SCENARIO BANCHE 2 Avvenire 19-ott-2017

Analisi - Il segretario «anti-sistema» parla alla pancia del Paese per giocarsi art l'ultima chance

Per chi si orienta attraverso le analogie, Matteo Renzi sembra essere tornato all'autunno 2013, quando da neo- eletto segretario del Pd incalzava il governo di su qualsiasi tema fosse all'ordine del gioma Quattro anni fa,quella strategia semi alogorarela posizione del primo ministro in carica e preparò la strada alla "staffetta': Oggi, ovviamente, l'obiettivo di Renzi èdiverso: non è tanto quello di indebolire Gentiloni (a pochi mesi dal voto avrebbe poco senso), quanto quello di recuperare i consensi necessaria riaffermare la propria centralità nel quadro politico che si comporrà dopo le urne. In parole povere: il segretario dem vede e capisce dai sondaggi che - se si votasse domani - non potrebbe ottenere dal Colle il reincarico da premier, deve quindi alzare i toni e forzare la mano per risintonizzarsi con quel "popolo del cambiamento" che dall'esterno del Palazzo lo condusse prima al Nazareno, poi a Palazzo Chigi e, quindi, al clamoroso 40 per cento delle Europee 2014.1 ragionamenti che l'expremiersta facendo nel treno che lo porta ingiro perla provincia italiana sono quasi disarmanti per la loro schiettezza: Renzi ritiene di dover tornare alla propria indole "anti-sistema" e che proprio la percezione popolaredi essersi lasciato invece assorbire dalle logiche del potere è il tarlo da distruggere nell'imminente campagna elettorale. Ben vengano quindi, nella logica dell'ex premier, la difesa di Visco da parte di "calibri da 90" del centrosinistra storico come Napolitano, Zanda e Bersani. Ben vengano anche le perplessità del governo e di Gentiloni. T ulto concorre a dimostrare - seguendo il filo del ragionamento del segretario dem - che lui non ha niente a che fare con i compromessi romani, con l'intreccio politica-banche che si trascina da decenni. Da questo punto di vista, la decisione di Gentiloni sul nuovo governatore è affare secondaria Se il premier cambierà i vertici di Palazzo Koch, Renzi metterà una medaglietta al petto. Se rimarrà Visco, invece, l'attacco contro le falledella vigilanza sulle crisi bancarie continuerà a tambur battente in campagna elettorale. Nella logica di Renzi si tratta di una strategia win-win. Una strategia che risponde al suo istinto primoniiale: giocarsi tutto in ogni partita. Tutttavia, il contesto de12013 era diverso: nelle valutazioni dell'opinione pubblica, oggi il Renzi da campagna elettorale si accavalla all'eredità del Renzi ex premier.

SCENARIO BANCHE 3 Avvenire 19-ott-2017

L'affondo di Greco: c'è scaricabarile fra le Autorità art "Qui bisogna decidere chi deve fare le cose e chi non le deve fare perché c'è un problema di accavallamento con la Bce che porta a una sorta di scaricabarile. In Italia tra un po' ci vorrà un "Tom Tom" tra le autorità di vigilanza». I.a vicenda Bankitalia suscita una reazione durissima da parte del procuratore capo di Milano, Francesco Greco, primo "esperto" sentito dalla commissione d'inchiesta sul sistema bancario. «Il sistema non è chiaro: ci sono lacune e sovrapposizioni che hanno determinato un sistema non del tutto efficiente», aggiunge Greco. Per il procuratore servono allora «regole precise, amministrative e penali, cercando di evitare accavallamenti che il Parlamento non ha ancora risolto con il problema del "no bis in idem"». La critica di Greco si è soffermata sulle sanzioni penali in ambito bancario. Sanzioni che il procuratore definisce «ridicole». Secondo l'ex pm di Mani pulite, occorre realizzare oggi «un codice penale bancario adeguato». Nelle crisi bancarie, ad avviso del magistrato esperto di temi finanziari, «nessuno è esente da responsabilità», mentre la magistratura è stata costretta «ad acrobazie giuridiche notevoli» proprio per i limiti al sistema sanzionatorio. Il capo della Procura milanese non ha usato mezze parole durante l'audizione. «I problemi sono tantissimi, complessi e molto delicati — ha insistito—. Il sistema bancario ha bisogno di regole precise e bisogna evitare accavallamenti, che ancora il Parlamento non ha risolto. Il Parlamento ha fatto il suo - ad esempio sul marketabuse -, ma il governo ha lasciato cadere la delega. A noi però quelle norme servivano, ad esempio per capire cosa dobbiamo fare noi e cosa la Consob». Inoltre, «bisogna fare in modo che le Fondazioni bancarie non siano delle free zone, oggi non ci sono norme penali che si possano applicare». Sul punto ha fatto un esempio: «Se una Fondazione paga un politico non è sottoposta alla norma sull'illecito finanziamento». In merito alle crisi, il procuratore milanese ha sottolineato quindi che «nessuno è esente da quello che è successo nel sistema bancario». Greco ha osservato che «c'è un peso della politica locale molto pesante, che è poi all'origine di tanti problemi che abbiamo visto in questi anni», ma ha aggiunto che «il credito è saltato a livello locale anche per aiuti ad alcune aziende del territorio oltre che per i prestiti elargiti perché quello è amico di tizio». Greco si è soffermato, infine, sul tema dei crediti deteriorati, «che non sono mai stati veramente quantificati nei bilanci delle banche», tanto più che «la riforma del falso in bilancio è successiva ai fatti di cui stiamo parlando». E ha ammonito: «Le accelerazioni che l'Europa ha prescritto per lo smaltimento degli Npl (Non performing loans, ndr) impatta sulla lentezza che noi in Italia abbiamo per riscuotere questi crediti. Più si accelera questo processo per esigenze europee più si deprezza il valore dei crediti deteriorati».

SCENARIO BANCHE 4 Avvenire 19-ott-2017

Analisi - «Fine legislatura ordinata» L'ombrello del Quirinale su premier e art istituzioni

E'uno stallo istituzionale, quello che si registra sul futurodel vertice di Bankitalia, che diventa anche l'occasione per chiarire a tutti i "capitani" - da parte dell"'arbitro"del Colle - le regole da osservare in questo fine legislatura. Il primo effetto che ne scaturisce è, sicuramente, un rafforzamento dell'asse Quirinale-Palazzo Chigi, per garantire ilgoverno dall'assalto dei partiti. Un asse alla luce della Costituzione, che indica lo scioglimento delle Cameree l'indizione di nuove elezioni come un doppio adempimento da definire di concerto fra i due vertici istituzionali. Un principio scontato, ma che va puntellato di fronte alle mille variabili che si palesano una dopo l'altra per una campagna elettorale che si preannuncia fra le più difficili della storia repubblicani, soprattutto in vista di un "dopo" irto di incognite e interrogativi sulla possibilità concreta di dar vita a una maggioranza stabile nelle dee Camere E' necessario quindi, avverte Mattarella, che nella dialettica fra i partiti vengano tenute fuori le istituzioni imparziali, specie quelle destinate a garantire la tenuta dell'intero sistema, come appunto Bankitalia. Immaginare che alla vigilia di elezioni ad alto rischio si possa minare la credibilità dell'istituto chiamato a garantire la tenuta del sistema bancario è l'ultima cosa che il Quirinale possa avallare. Risuonano ancora le critiche forti venute dal presidente emerito Giorgio Napolitano per la decisione del governo di apporre la fiducia sulla legge elettorale. Mattarella, su richiesta venuta proprio dal gruppo del Pd alla Camera, avevadato il suo sofferto via libera a Gentiloni che, forzando la scelta di tenersi fuori dalla contesa, ha a sua volta acconsentito alla richiesta e ha a pposto laf d ucia. Ma, quando dallo stesso gruppo della Camera è arrivata quella mozione così discussa contro Vasco, si pub immaginare, oltre alla preoccupazione del Colle anche un certo stupore per non essemestato informato. Ne è scaturito un intervento fra i più duri di questi due anni e mezzo di Mattarella sul Colle. E in una fase incui tutti i leader - con un certo sgarbo istituzionale- parlano di candidati premier e persino di liste di ministri già pronte, è stata l'occasione per dire al Pd - perché tutti i partiti intendano - che, in vista della campagna elettorale, è l'ora per tutti di attenersi alle regole. ***

SCENARIO BANCHE 5 Avvenire 19-ott-2017

Vertice Gentiloni-Mattarella: i pro e i contro della conferma art "La vicenda è complessa», è la formula interlocutoria che dal Quirinale viene dispensata, dentro e fuori il Palazzo, per calmare i bollenti spiriti e prendersi ciò che serve in questi frangenti: qualche giorno di tempo per riflettere e ponderare tutti gli elementi. C'è un voto parlamentare da pesare, che è stato voluto dal partito che esprime il presidente del Consiglio. E c'è la necessità di tenere Banldtalia al riparo da ogni polemica politica dietrologica. L'opzione numero uno sulla quale Mattarella e Gentiloni concordano e hanno concordato sino a pochi giorni fa - la riconferma del governatore uscente IgnazioVisco - deve essere sottoposta ad una rigorosa analisi dei pro e dei contro. Che non può scappare però da una premessa: Renzi e il premier devono parlarsi e chiarirsi, perché il nodo è tutto Ti. Il presidente del Consiglio e il capo dello Stato ieri non solo si sono sentiti a telefono più volte e sino al tardo pomeriggio, ma hanno avuto anche un pranzo di lavoro insieme ad altri ministri in vista del Consiglio Europeo che inizia oggi. Un rituale che però ha avuto l'appendice di un faccia a faccia interlocutorio. Entrambi, Mattarella e Gentiloni, sono tentati dalla riconferma diVisco.Anzi, ingiornata è filtrata anche l'idea di anticipare i tempi e varare prima de131 ottobre il decreto che reincarica l'attuale governatore, chiudendo così una polemica che appare dannosa per tutti. Alla fine però si è convenuto che non è il momento di mettere altra legna sul fuoco e di agire in modo istintivo. Il tempo c'è, la scadenza non è imminente e si può lavorare ancora a mediazioni e chiarimenti. In punta di diritto, Mattarella ha fatto la sua parte richiamando i principi essenziali da rispettare. Ora la mossa decisiva tocca a Gentiloni, che deve portare al Colle una proposta per la quale si intesta per intero la responsabilità. Perciò, ha ribadito il presidente della Repubblica nell'ultima telefonata con il premier, il passaggio decisivo, l'anello mancante è un colloquio chiarificatore tra Palazzo Chigi e Renzi. Se tale colloquio c'è già stato o ci sarà è un fatto avvolto nella nebbia Ieri molti dei protagonisti della vicenda - non Renzi, che ha parlato pubblicamente a più riprese - si sono mostrati abbottonatissimi. Segno che la vicenda è delicata e che davvero non c'è ancora una via d'uscita Anche il colloquio a Palazzo Madama tra Gentiloni e il presidente dei senatori dem, Luigi Zanda, è stato secretato. Certo, non c'è bisogno di un indovino per captare la sintonia tra il premier e il "corpaccione" del gruppo senatoriale democratico. Così come pare universale, al netto di qualche renziano di ferro, l'imbarazzo che si respira tra i massimi dirigenti del Nazareno. Però, di prese di posizione nette pro o contro Visco non ce ne sono. Si contesta il metodo renziano, ma sul merito si resta interlocutori. L'unico attore dell'affaire-Ban1dtalia che invece ieri si è mosso apertamente e ha svelato tutti i propri passi è stato proprio Visco. Il governatore ieri è uscito da Palazzo Koch e ha usato il cacciavite per registrare la sua linea con i livelli istituzionali che contano. Come primo passo, si è presentato ad un convegno in memoria dell'economista Federico Caffè, in cui era relatore il titolare del Tesoro, Pier Carlo Padoan. Il ministro si è alzato e gli andato incontro in segno di stima e solidarietà. Ma è il secondo passo di Visco a essere più significativo. Il governatore nel pomeriggio si è recato a Palazzo San Macuto, sede della Commissione d'inchiesta sulle banche, per parlare con il presidente Pier Ferdinando Casini e i vice Mauro Marino (Pd) e Renato Brunetta (Forza Italia). La versione ufficiale è cheVisco abbia voluto portare di persona l'elenco dei documenti chiesti dai parlamentari (che però arriveranno fisicamente quando Palazzo Koch avrà ultimatola classificazione di segretezza). Insomma, un segno di rispetto verso il lavoro della Commissione. La sensazione diffusa è che Visco sia andato a chiedere di essere ascoltato quanto prima dalla Bicamerale sulle banche, prima del fatidico 31 ottobre in cui scade il suo mandato. Casini e i suoi vice non confermano e si limitano a ricordare che la settimana prossima sarà ascoltato Carmelo Barbagallo, il capo della Vigilanza di Banldtalia. La Commissione, insomma, prende tempo sulla richiesta di Visco anche perché la semplice ipotesi di cambiare il calendario delle audizioni fa insorgere M5S.

SCENARIO BANCHE 6 Corriere del Trentino 19-ott-2017

«L'aumento di capitale è slegato all'adesione a Iccrea» art «Contribuire a un aumento di capitale non vuol dire aderire a un gruppo: sono due cose ben distinte». Il presidente di ChiantiBanca Cristiano Iacopozzi entra nel merito delle indiscrezioni circolate negli ultimi giorni. Se da un lato il cda dell'istituto toscano ha esplicitato la propria preferenza per l'adesione al gruppo Iccrea, dall'altro starebbe valutando comunque l'aumento di capitale di Cassa centrale banca. Nel primo caso il board ha discusso del tema nel corso del suo ultimo incontro, esprimendo la propria posizione mediante una nota. La decisione finale spetta però all'assemblea dei soci che, come assicurato ieri da Iacopozzi, si riunirà «entro l'anno»: «Ci sono importanti aspetti organizzativi a cui pensare prima di fissare la data» ha aggiunto il presidente di ChiantiBanca. Nel secondo caso, invece, non ci sono né documenti né dichiarazioni ufficiali, anche se per molti l'operazione - considerata non fattibile da Trento qualora l'istituto dovesse aderire al gruppo romano - servirebbe a mantenere buoni rapporti con Ccb. Ma l'evoluzione della questione toscana non è l'unico fronte ad attirare l'attenzione dei vertici del gruppo trentino. Le antenne sono infatti orientate verso Roma per conoscere la decisione del Fondo temporaneo nazionale sulla Rurale di Roverto. L'auspicio è che il fondo accetti di erogare una decina di milioni di euro utili per intervenire sulla riduzione di sofferenze e coprire i prepensionamenti. Qualora le risorse non dovessero essere erogate bisognerà pensare a un'alternativa, come ad esempio un sostegno dello stesso sistema trentino.

SCENARIO BANCHE 7 Corriere del Veneto Venezia e Mestre 19-ott-2017

Risarcimenti e cause, Bpvi adesso chiede lo stop a Zonin - Bpvi chiede lo stop art alla causa di Zonin

Bpvi: nella sfida incrociata delle cause civili, la banca in liquidazione chiede lo stop al procedimento avviato da Gianni Zonin. E successo ieri al Tribunale delle imprese di Venezia, nell'udienza della causa che l'ex presidente di Bpvi aveva promosso quasi un anno fa, anticipando fazione di responsabilità contro la gestione Zonin-Sorato, per veder riconosciuta la correttezza del suo comportamento. E ieri, nell'incrociarsi dei due procedimenti, i legali della banca in liquidazione, proprio in base al nuovo status che permette l'interruzione delle cause, hanno chiesto lo stop di quella instaurata da Zonin. L'obiettivo pare essere di portare l'ex presidente a discutere sul campo dell'azione di responsabilità, evitando di dover invece contrastarlo lungo la tesi tracciata dai suoi difensori. Toccherà proprio a questi decidere a questo punto come muoversi davanti al Tribunale delle imprese, che nel frattempo ha destinato una stanza specifica per il deposito dei documenti delle 4o parti coinvolte. Il bivio, da sciogliere entro tre mesi, è tra il riassumere la causa, cioé farla ripartire per giungere all'accertamento dei comportamenti, arrivando ad una sentenza che potrebbe risultare utile da giocare anche nello scontro sull'azione di responsabilità; oppure accettare lo stop, decidendo di concentrare lo sforzo sulla discussione intorno all'azione di responsabilità, che andrà in udienza maggio 2018, evitando un doppio lavoro tra l'altro con tempi molto ravvicinati tra i procedimenti. Se così fosse, le linee contrapposte delle due parti sono ormai chiare. Da un lato razione di responsabilità, che la liquidazione deve rimettere in moto, la cui tesi è che il crollo della banca sia dovuta ad una serie precisa di atti di mala gestio - dalle «baciate» al credito facile - e di omissioni nei controlli, ascrivibili ai membri del cda, ai manager e ai collegi sindacali, a cui sono chiesti i danni. Dall'altro la linea di Zonin, che imputa gli atti di mala gestio al manager, che li avevano nascosti al cda, ma che sostiene come poi gli elementi decisivi che hanno innescato la spirale che ha portato al crollo di Popolare Vicenza siano imputabili alle gestioni sotto supervisione Bce prima dell'Ad Francesco Iorio, chiamato da Zonin all'indomani delle ispezioni Bce 2015, e poi della gestione del Fondo Atlante, che aveva poi sostituito Iorio con Fabrizio Viola. E se lo scenario legale si complica, altrettanto si può dire sul fronte operativo. Ieri intanto i commissari liquidatori, con una nota, hanno precisato i termini per l'insinuazione al passivo, di fronte alle molte incertezze. Sostanzialmente dicendo che saranno i commissari, all'indomani della due diligence sui crediti in bonis di Intesa da scaricare alla liquidazione che si chiuderà entro il 15 novembre, ad indicare da quando scatteranno i go giorni per chiedere l'ammissione al passivo. E che comunque le domande si possono già avanzare, via Pec o raccomandata, e che quelle già presentate saranno considerate. Ma intanto sulla liquidazione pende il possibile ricorso sulla cessione di Banca Intermobiliare da parte di Barents, la società di riassicurazione battuta sul filo di lana dal fondo Attestor sull'avvio della trattativa in esclusiva per la cessione. La richiesta di accesso agli atti della procedura, che fa presagire ricorsi, rischia di risultare una bomba che potrebbe minare tutte le procedure di vendita impostate, con il rischio di dover ripartire da capo. Con tempi sempre più stretti e con il rischio che la cosa si estenda alla cessione dei crediti deteriorati e in sofferenza dalle liquidazioni alla Sga. Altro fronte caldo, resta quello sindacale. Ieri la trattativa sindacati-Intesa sull'integrazione delle reti ex venete è ripresa, arrivando ai nodi dell'inquadramento del personale. Sul tavolo sarebbe arrivata un piano di taglio stipendi, che i sindacati hanno ovviamente respinto. La trattativa riprenderà a questo punto a fine mese, con l'obiettivo di chiudere il 2-3 novembre. Si vedrà se con un accordo.

SCENARIO BANCHE 8 Corriere del Veneto Venezia e Mestre 19-ott-2017

Banco Bpm, i 150 milioni in più offerti da Cattolica decisivi nella gara art Cattolica ha messo sul piatto 150-250 milioni in più dei francesi di Covea. È quanto emerge il giorno dopo sulla partita della bancassicurazione dell'ex rete del Banco Popolare di Banco Bpm, che ha concesso l'altra sera proprio a Cattolica due settimane di trattativa in esclusiva. ll giorno dopo le valutazioni di Borsa sono opposte: mentre Banco B BPm sale dello 0,97%, a 3,12 euro, sull'attesa di una valutazione rosea degli asset in gioco, Cattolica registra un tonfo del -4,02%, a 9,08 euro, probabilmente per l'attesa opposta di dover sborsare cifre rilevanti. Fatto che rimanda all'offerta della sera precedente. Secondo i rumors, la differenza di prezzo è stata determinante per convincere Banco Bpm a concedere alla compagnia veronese quindici giorni di esclusiva per siglare la nuova alleanza nella bancassicurazione. Questo, secondo quanto risulta a Radiocor Plus, il principale elemento che ha consentito a Cattolica di superare la concorrenza e di fare un deciso passo avanti verso la partnership con la terza banca italiana. L'offerta della compagnia scaligera, secondo quanto riferiscono fonti finanziarie, valuta il 100% del business oggetto di gara tra 1,2 e 1,3 miliardi, mentre quella francese si fermava poco sopra il miliardo, con Cattolica pronta a salire all'8096 della società oggetto dell'accordo. Per il resto le due proposte sarebbero state molto simili. Cattolica si appresta quindi a siglare con Banco Bpm un accordo che porterà le sue polizze nelle filiali della rete ex Banco, mentre per quanto riguarda gli sportelli ex Bpm continua a valere l'alleanza in essere proprio con Covea fino al 2021.

SCENARIO BANCHE 9 Corriere della Sera 19-ott-2017

Quei giochi pericolosi in campagna elettorale - I giochi pericolosi art Lo spettro di una gara elettorale tra tre populismi, Jpaventato dal Corriere alcuni mesi fa, si è materializzato l'altra sera a Montecitorio. La mozione del Pd, che impegnava il governo a una scelta sul vertice della Banca d'Italia nella quale il Parlamento non ha poteri, aveva lo stesso identico obiettivo delle mozioni dei Cinque Stelle, della Lega e di Fratelli d'Italia: liberarsi di Ignazio Visco, per metter al suo posto qualcuno più «idoneo» — era scritto così — o più amico. L'attacco alla sezione italiana della Banca centrale europea — perché questo oggi è la Banca d'Italia — si faceva d'altronde forte di uno dei tratti tipici del populismo: individuare un capro espiatorio per le cose che non hanno funzionato, e darlo in pasto al pubblico. Non si può onestamente escludere che l'attività di vigilanza e prevenzione delle crisi bancarie sarebbe potuta essere in questi anni migliore e più rapida. E del resto oggi i Governatori non sono più a vita proprio perché se ne possa giudicare l'operato ogni sei anni. Ma le cose non stanno come la vulgata populista racconta. er esempio: Renzi ha spesso rivendicato al suo governo il merito di aver commissariato Banca Etruria senza guardare in faccia nessuno, cioè il padre dell'allora ministro Boschi. Ma non ha mai aggiunto che fu l'ennesima ispezione di Banca d'Italia a rivelare il marcio di Arezzo e a richiedere il commissariamento. Così come tutti quelli che oggi se la prendono con la normativa europea del «bail in» considerandola la radice dei nostri problemi bancari, sonnecchiavano beati nel 2013 quando fu solo la Banca d'Italia a segnalare per iscritto i rischi di una introduzione troppo repentina e retroattiva di quelle regole, senza che l'Italia riuscisse a far passare questa tesi in Europa. Ma lasciamo perdere. Non è questo il punto di quanto è accaduto. Il punto è che il partito che guida il governo, ed esprime la gran parte dei ministri, gli ha teso un agguato parlamentare, senza neanche informarlo prima, tranne pare il sottosegretario Boschi, creando così una tensione senza precedenti con il Quirinale. Il quale giustamente si preoccupa di difendere l'autorità e la credibilità del sistema che tutela i risparmi degli italiani, e le prerogative di una scelta che compete al capo dello Stato. Per far perdere la pazienza a Mattarella ce ne vuole, ma il Pd stavolta ci è riuscito. Ieri poi Renzi ha ribadito di averlo fatto proprio per prendere le distanze dalle scelte che il governo Gentiloni si appresta a fare su Banca d'Italia, addossandogliene la responsabilità: fate quello che volete, è il suo messaggio, ma si sappia che non è in mio nome. Come se quello di Gentiloni non fosse più, ammesso che lo sia mai stato, il governo del Pd, il quale evidentemente non ne può avere uno davvero suo se non è presieduto da Renzi. E come se, di conseguenza, la campagna elettorale già cominciata avesse liberato le mani del Pd da ogni responsabilità di governo. Magari portando ora l'attacco ieri fallito a Visco nella Commissione d'inchiesta sulle banche. Il punto è questo: íl partito di maggioranza, che sostiene il governo, non può fargli l'opposizione, è tenuto a una responsabilità comune, di collaborazione leale tra le istituzioni, soprattutto quando le decisioni riguardano un Istituto la cui indipendenza è cruciale, perché è chiamato a tutelare gli interessi dei risparmiatori, e abbiamo visto che fine fanno le banche quando finiscono in mano ai politici e alle loro consorterie locali. La sinistra democratica in Italia, fin dai tempi dell'Ulivo, ha fatto della responsabilità fiscale e finanziaria il suo vangelo, in un Paese le cui sorti nazionali dipendono dall'immane e potenzialmente devastante debito pubblico che ha accumulato, e non possono essere subordinate alle tentazioni demagogiche ed elettorali. Qualche volta le sarà costato qualche voto, ma forse è anche questa la ragione per cui non è scomparsa sotto i colpi della crisi come praticamente in tutto il resto d'Europa, e Renzi dispone oggi di un patrimonio di voti ancora rilevante, più o meno analogo peraltro a quello che gli è stato lasciato dai suoi predecessori. Giocare Bankitalia sul tavolo elettorale è pericoloso. Già le imminenti elezioni porteranno con sé un elevato grado di incertezza politica, e Dio solo sa se dopo il voto questi partiti un governo sapranno formarlo. Mettere anche in discussione il bene primario della stabilità, che stava dando a questo governo i primi frutti in termini di crescita economica, restituire l'immagine di un Paese in cui anche le principali autorità di vigilanza sono ostaggio di una lotta politica perenne e senza quartiere, e tutto può cambiare a ogni vento elettorale, è la ricetta migliore per ripiombare l'Italia nel tutti contro tutti da cui siamo da poco usciti, e di rimetterla nel mirino della speculazione internazionale. Un atteggiamento oltretutto autolesionista, perché sulla rovina comune nessuno può guadagnare, meno che mai chi si candida a guidare il Paese.

SCENARIO BANCHE 10 Corriere della Sera 19-ott-2017

Mezzo Pd si smarca da Renzi art Il secondo siluro lanciato da Matteo Renzi contro i vertici della Banca d'Italia è arrivato quando ancora — tra Palazzo Chigi e il Quirinale — si valutava l'entità delle macerie causate dalla mozione del Pd che, pur non citando il governatore Ignazio Visco, aveva chiesto al governo di individuare una «figura più idonea a garantire nuova fiducia» nell'istituto di via Nazionale. Quello del segretario dem è stato un uno-due, micidiale: «Non è eversivo dire che i meccanismi della Vigilanza sul sisterna bancario non hanno funzionato... Chi ha sbagliato paghi... Quella mozione del Pd è stata corretta e poi approvata dal governo e non s'è mai visto un atto eversivo approvato dal governo». Dunque, ha ripetuto Renzi, « il problema non è il nome del governatore, dire che il Pd è contro Visco è sbagliato». Così si è dovuto ricredere chi si aspettava un passo indietro di Renzi. L'argine si era ormai rotto. E con molte ore di ritardo sull'allarme lanciato dal Quirinale, si è fatta avanti la minoranza dem del ministro Andrea Orlando che ha preso coraggio quando anche i padri nobili del partito hanno alzato la voce. «Incomprensibile e ingiustificabile», ha detto Walter Veltroni commentando la mozione: «Da sempre la Banca d'Italia è un patrimonio di indipendenza e di autonomia per l'intero Paese». Al Senato — dove il premier è andato per le comunicazioni sul vertice europeo — l'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano è stato tranciante: «Fortunatamente non mi devo occupare delle troppe cose che ogni giorno capitano e che sono deplorevoli». Pochi minuti prima l'ex inquilino del Quirinale aveva affrontato Nicola Latorre e un drappello di senatori dem ai quali aveva manifestato tutto il suo disappunto. «Renzi è fuori di sé, bisogna fermarlo», è il pensiero di Ugo Sposetti che scortava Napolitano porgendogli il braccio. Il presidente del Consiglio Gentiloni, almeno in pubblico, non ha detto una parola sul caso Bankitalia ma ha trovato un quarto d'ora per prendere fiato nello studio del capogruppo dem al Senato, Luigi Zanda. Al termine del colloquio, il premier è filato via sorridente e agli atti rimane una dichiarazione dell'amico di lunga data Zanda: «Quando si tratta di questioni che hanno a che fare con il risparmio dei cittadini e con la stabilità del sistema bancario bisogna sempre usare il massimo della prudenza, e questo significa che di mozioni del genere meno se ne fanno e meglio è». E mentre alla Camera il ministro Carlo Calenda se la cavava con un laconico «Non parlo per carità di Patria», il senatore a vita Mario Monti in aula, davanti a Gentiloni, ha puntato il dito contro i deputati che hanno votato la mozione: «Non mi sono tanto sorpreso» per l'iniziativa «del capo del Pd... Sono stato viceversa molto sorpreso dal fatto che 213 deputati si siano sentiti di approvare quella mozione...». Dai tabulati risulta che circa 60 deputati del Pd non hanno votato la mozione. Tra assenti a tutti gli scrutini e missioni, tra i non allineati spiccano Antezza, Baruffi, Boccuzzi, Causi, Cenni, Coccia, Crimi (astenuto), Cuperlo, Dell'Aringa, Di Gioia, Fabbri, Galli, Gandolfi, Giacobbe, Ginefra, Giorgis, Lattuca, Maestri, Malisani (astenuto), Mazzoli, Meloni, Miotto, Misiani, Nardi, Piccione (astenuto), Quartapelle, Raciti e Taranto. Per dirla con , non hanno votato perché la mozione è «un grave errore, un autogol».

SCENARIO BANCHE 11 Corriere della Sera 19-ott-2017

Il leader: sapevano cosa pensavo Il disagio per le parole di Walter art Il giorno dopo Matteo Renzi non torna indietro, nonostante le critiche che gli piovono addosso, anche da parte di esponenti di spicco del suo partito. «Mi aspettavo — spiega il segretario del Pd ai suoi — questa reazione del sistema. Ciò nonostante è incredibile: c'è gente che si è mangiata le banche e rompono le scatole a me! Parlano di Banca Etruria e si dimenticano che Bankitalia la voleva dare a Zonin. La verità è che c'è un intero sistema che si autoprotegge». Il leader del Pd, però, è convinto di essere «in sintonia con il Paese su questo tema». E non ci sta ad essere accusato per aver fatto un blitz senza avvisare Gentiloni e Mattarella: «Dicono che non ho avvertito i vertici istituzionali? Sapevano benissimo, e non da ieri, come la pensassi su questo argomento», si sfoga con i suoi. Che difendono l'operato del segretario a spada tratta. Lo fa : «Non vogliamo la testa di nessuno ma è legittimo criticare». Lo fa Matteo Orfini: «Il governatore non è infallibile come il Papa». E lo fa anche : «Nessun attacco all'autonomia di Bankitalia, che è un valore del Paese, però nessun timore di esprimere un giudizio». Renzi comunque non si tira indietro nemmeno di fronte alle critiche di chi gli ha contestato (lo ha fatto anche Luigi Zanda) l'uso della mozione e i «modi» grillini: «I Cinque Stelle — spiega ai collaboratori — avevano presentato una mozione chiedendo le dimissioni di Visco, su cui, peraltro Mdp che ora ci attacca si è astenuto. Noi non potevamo limitami a votare "no" ai testi presentati. Allora sì che saremmo finiti nella trappola grillina. Avrebbero fatto tutta la campagna elettorale dicendo che il Pd difende il sistema e che è amico delle banche. Ora non potranno più farlo». Già, il segretario ha ancora netto íl ricordo dell'offensiva che gli è stata scatenata contro su Banca Etruria prima e dopo il referendum del 4 dicembre scorso. «Ma veramente — ragiona con qualche parlamentare amico — si vuol far credere che il grande male dell'Italia sia stata Banca Etruria? Nessuno in buona fede può credere una cosa del genere di una banca piccolissima. Eppure su Banca Etruria, non su Mps, su Banca 121 o sulle banche venete, sono stati fatti più titoli che sul Bataclan». Dunque, siccome è convinto che «la campagna elettorale si giocherà anche sul tema delle banche», Renzi non si è voluto far prendere in contropiede. E comunque, sottolinea più volte, «criticare il problema della vigilanza di Bankitalia non è un reato di lesa maestà ed è una cosa che fa fibrillare solo i palazzi non la gente, che la pensa come me». Tra le tante reazioni quella di Veltroni ha colpito in modo particolare Renzi: «Non me lo aspettavo proprio da lui», ha confidato ai suoi. «E stato un ingrato», commentano i sostenitori del segretario. Ma è anche vero che certe prese di posizione sono dovute al fatto che la maggior parte degli stessi parlamentari e dirigenti del Pd era all'oscuro dell'iniziativa. Nemmeno l'ufficio di presidenza del gruppo era stato messo a parte del blitz. «Del resto, se Matteo ne avesse parlato anzitempo sia il Colle che Palazzo Chigi avrebbero cercato di frenarlo e non saremmo riusciti a fare niente», spiega un renziano d'alto rango. Fatto sta che ora tra il Nazareno e quei due palazzi è stato scavato un solco.

SCENARIO BANCHE 12 Corriere della Sera 19-ott-2017

Il dossier di Visco: oltre 4 mila pagine sul caso banche - Visco porta in art Commissione le carte del «caso banche» La telefonata con Draghi, stretta di mano da Padoan

Una giornata, quella di ieri, che ha rincuorato il governatore della Banca d'Italia, dopo la sorpresa e la delusione per la mozione del Pd approvata martedì in Parlamento che invoca la nomina di un successore che ristabilisca una «nuova fiducia nell'istituto». Ignazio Visco ha letto i giornali e ne ha tratto un certo sollievo, perché ha visto che la sua preoccupazione che l'attacco al governatore potesse trasformarsi in un attacco all'istituzione era stata ben compresa. Poi ha ricevuto numerosi attestati di solidarietà. Ha parlato al telefono con il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, che, presenziando lo scorso maggio alle Considerazioni annuali del governatore della Banca d'Italia, ha mandato un chiaro segnale di sostegno alla conferma di Visco, il cui mandato scade il prossimo 31 ottobre, mentre il 27 potrebbe essere il giorno in cui parte l'iter per la nomina. Il governatore ha letto con piacere anche dichiarazioni come quella dell'ex leader pd, Walter Veltroni, che ha seccamente censurato la mozione voluta da Matteo Renzi e ha constatato, anche per diversi messaggi di solidarietà ricevuti, come nel Pd ci fosse un certo imbarazzo. Poi Visco ha incontrato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, all'Università La Sapienza per la commemorazione di Federico Caffè. Sorrisi, strette di mano. Con Padoan, del resto, il rapporto è di lunga data e molto buono. Infine, in serata, il governatore è andato a palazzo San Macuto, dove si riunisce la commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche e ha incontrato il presidente, Pier Ferdinando Casini, e i vicepresidenti, Mauro Maria Marino e Renato Brunetta. «Tonico e determinato», lo descrivono. A loro il governatore ha consegnato l'elenco dei documenti, circa 4.200 pagine, che Banca d'Italia metterà a disposizione della commissione, relativi a sette crisi bancarie: le due banche venete, il Monte dei Paschi di Siena e le 4 banche poste in risoluzione due anni fa (Etruria, Ferrara, Chieti e Marche). Documenti che però non sono immediatamente a disposizione dei commissari. Prima, infatti, il servizio legale della banca centrale dovrà indicare tutti quelli coperti da segreto d'ufficio. A quel punto i membri della commissione parlamentare riceveranno una chiavetta informatica con tutti i documenti, ma che avrà diversi livelli d'accesso, per proteggere quelli classificati che, se divulgati, comportano responsabi 110 penali. I vertici della commissione e la Banca d'Italia assicurano che tra pochi giorni la chiavetta sarà disponibile. L'incontro con Visco è servito anche a risolvere il delicato problema di quando convocare in audizione lo stesso governatore. Dopo il clamore suscitato dalla mozione del Pd si è creato ieri un ampio consenso intorno all'ipotesi di sentire Visco dopo il 31 ottobre, cioè quando il governo avrà già deciso sulla successione. Matteo Orfini (Pd), uscendo ieri mattina dalla riunione nella quale la commissione ha audito il procuratore di Milano, Francesco Greco, ha detto che è meglio convocare Visco, «dopo aver acquisito la documentazione, in modo da poter fare le domande giuste». Renato Brunetta (Forza Italia), ancora contrariato per la mozione del Pd, ha sostenuto che l'attuale governo dovrebbe astenersi dal nominare il successore di Visco, lasciando il compito al governo che uscirà dalle elezioni, a meno che Gentiloni non confermi lo stesso Visco. La prossima settimana la commissione sentirà martedì il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone. Mercoledì quello di Vicenza, Antonino Cappelleri. Poi toccherà alle associazioni dei consumatori, quindi, il 2 novembre al capo della vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo. Successivamente ai liquidatori delle banche venete. Per Visco, quindi, si va verso metà novembre. Nel frattempo, governo e Quirinale avranno sciolto il nodo della successione. Se non fosse Visco (a ieri, ancora il favorito), sarebbe comunque un interno: in pole position il vicedirettore di Bankitalia Fabio Panetta. Sempre che alla fine non spunti il direttore generale Salvatore Rossi, già tra i saggi chiamati nel 2(313 da Giorgio Napolitano a indicare le riforme per la legislatura.

SCENARIO BANCHE 13 Corriere della Sera 19-ott-2017

Il conflitto tra il premier e Boschi che sapeva già della mozione art Non è detto che la formula «tre per uno» sia sempre vantaggiosa. L'affaire Bankitalia, per esempio, costringe Paolo Gentiloni a risolvere contemporaneamente un grave problema istituzionale, un intricato nodo politico e un delicato caso di rapporto fiduciario. Se l'altro ieri Renzi non lo avesse omaggiato della mozione a sorpresa che ha scatenato il parapiglia dentro (e soprattutto fuori) il Parlamento, il premier sarebbe forse riuscito con altri metodi a trovare una soluzione che accontentasse il segretario del suo partito per la nomina del governatore, superando le obiezioni del Quirinale e le perplessità dell'Eurotower. Raccontano che ci sta provando lo stesso, perché non è comunque facile per un governo assumere una decisione che contrasti con la linea del partito di maggioranza relativa ed il suo potere di interdizione. Ed è vero che Gentiloni — nonostante lo sgradito regalo — vuole evitare di mettersi contro Renzi. Ma non può mettersi nemmeno contro Mattarella, che ieri — durante il pranzo al Quirinale — gli ha ribadito tutta la propria indignazione per quanto era accaduto il giorno prima alla Camera. Il capo del governo non ha potuto che convenire con il capo dello Stato, a cui spetta peraltro la nomina, dicendosi «esterrefatto» per il metodo adottato dal Pd e giudicando «inopinato» nel merito il contenuto della mozione: per un politico a sangue gelido come Gentiloni, si tratta di due aggettivi dirompenti. Il colloquio è avvenuto al cospetto di alcuni ministri e — dettaglio non irrilevante — anche della Boschi, schieratissima con l'iniziativa di Renzi e al centro di un caso dentro il caso Bankitalia. Perché se è vero che Gentiloni era ignaro del blitz organizzato dal segretario del Pd, se è vero che ne è venuto a conoscenza «casualmente» — come ha spiegato a Mattarella — è altrettanto vero che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio sapeva anzitempo del testo. C'è chi sostiene che avrebbe addirittura avallato la prima versione della mozione, dove si chiedeva esplicitamente un segno di «discontinuità» a Bankitalia, cioè la giubilazione di Visco. Ma il punto non è questo. II problema è che — oltre ad esser stato scavalcato dalla ministra competente per i Rapporti con il Parlamento, Finocchiaro — Gentiloni non è stato avvisato. La rottura del rapporto fiduciario con la sottosegretaria alla presidenza è il terzo problema del premier. È un fatto che in altri tempi avrebbe provocato clamorose e repentine decisioni. Né sarebbe stato senza conseguenze la presa di posizione di rappresentanti del governo, come il ministro per lo Sviluppo economico Calenda, che «per carità di patria» non ha voluto commentare la vicenda. E nemmeno sarebbe stata derubricata la spaccatura tra i capigruppo di Camera e Senato della forza di maggioranza relativa. Se Gentiloni — con un esercizio zen — ha esortato tutti alla «moderazione», è perché deve trovare il modo di uscire indenne dal pacchetto «tre per uno» che gli ha rifilato il segretario del suo partito. Non è dato sapere se martedì, oltre alla telefonata burrascosa con Renzi, abbia chiesto conto alla Boschi. È certo che ieri il capo del governo non ha sentito il leader del Pd, mentre è stato a pranzo da Mattarella con il sottosegretario. Antropologicamente agli antipodi rispetto al suo predecessore a Palazzo Chigi, non c'è dubbio che la sua posizione — dopo una giornata burrascosa anche con il Colle — si sia rinsaldata nei rapporti politici e istituzionali, nazionali e internazionali. Ma deve sciogliere quei tre nodi e il più intricato è la mediazione sul futuro governatore di Bankitalia. Da una parte ci sono il Quirinale e l'Eurotower, dall'altra il segretario del Pd. E in mezzo c'è Visco, che ieri ha sentito Draghi prima di recarsi dal presidente della Commissione d'inchiesta sulle banche Casini e dare la sua disponibilità all'audizione. In quella sede ribadirà — documenti alla mano — che in ogni passaggio nell'attività di controllo del sistema creditizio «ho tenuto informato il governo e all'occorrenza anche le autorità giudiziarie». Niente male come anticipazione... Gentiloni avrebbe desiderato istruire la pratica in modo diverso, come diversamente avrebbe voluto muoversi in altre occasioni. Ma poi c'è sempre stato l'amico Renzi, che lo ha sempre trattato da premier di un «governo amico». E lui se n'è fatta una ragione. Anche stavolta, dopo «l'inopinato» blitz su Bankitalia che gli è stato tenuto nascosto. «Non è il tempo dell'irresponsabilità», aveva detto la settimana scorsa all'assemblea dei sindaci: «Al di là di ogni comprensibile tensione politica, dobbiamo mettere sempre l'Italia al primo posto». Parole pronunciate davanti alle fasce tricolori ma rivolte ai franchi tiratori che minacciavano di affossare la legge elettorale. Quel giorno Gentiloni difendeva la riforma di Renzi dall'«agguato» a scrutinio segreto. L'altro ieri si è dovuto difendere da una mozione voluta da Renzi a scrutinio palese. Pure profetico... Palazzo Madama II premier Paolo Gentiloni, ieri in Aula per riferire del prossimo Consiglio Ue del 19 e 20 ottobre, parla con Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione sulle banche

SCENARIO BANCHE 14 Corriere della Sera 19-ott-2017

Intervista a Matteo Richetti - «Sceglierà l'esecutivo Ma vogliamo rispetto» art Onorevole Matteo Richetti, soddisfatto dell'esito della mozione pd su Bankitalia? «Mi pare ci sia stata una reazione di aggressione al Pd dawero sproporzionata: si è persa di vista la vera natura dell'iniziativa». Ante chiesto «discontinuità» sulla nomina del governatore? «Abbiamo preso una posizione su una mozione del M5S, la cui discussione è stata ritenuta legittima dalla presidente Boldrini. Potevamo approvarla, creando un vespaio; respingerla, venendo accusati di "blindare" la vigilanza, o prendere una posizione di merito: cosa che abbiamo fatto». In cosa si distingue la vostra mozione da quella del M5S contro Visco? «Noi abbiamo voluto esprimere una posizione politica in una sede, il Parlamento, dove è giusto farlo. Veniamo da una stagione di grandi sofferenze del sistema bancario le cui responsabilità dovranno essere accertate da chi di competenza. Intanto però è necessario ricostruire un rapporto di fiducia. Possiamo dirlo o è lesa maestà?». Volere «discontinuità» però è entrare nel merito della prossima nomina. «Proprio per evitare questo equivoco, abbiamo eliminato quella parola: non volevamo aprire un contenzioso con il governo o altre istituzioni. Il governo vuole nominare Visco? Proceda. La scelta dell'esecutivo è quella del Pd. Siamo rispettosi dei ruoli altrui ma vogliamo rispetto per il nostro». L'intervento del Quirinale non lo è stato? «Per carità, il Quirinale ha solo detto che occorre prendere una decisione nell'interesse esclusivo del Paese». Il governo è rimasto palesemente spiazzato dalla vostra iniziativa. «Cera una mozione su cui prendere una posizione, lo si sapeva da tempo. La discussione l'abbiamo fatta insieme». E per quanto riguarda le prossime nomine? Ci sono i vertici della Consob. «Le considerazioni contenute nella mozione su Banldtalia sulla necessità di rilanciare la fiducia e aprire una stagione nuova, valgono anche per i prossimi appuntamenti del sistema di vigilanza del credito. Dopodiché decida chi deve decidere».

SCENARIO BANCHE 15 Corriere della Sera 19-ott-2017

La Nota - Una polemica che ripropone l'Italia come malata d'Europa art Il riflesso meno vistoso ma più pericoloso dell'offensiva del Pd renziano contro Banidtalia è quello internazionale. L'attacco contro il governatore Ignazio Visco conferma una sottovalutazione del contesto in cui si è immersi. A Bruxelles non importano le ragioni per le quali il maggior partito di governo ha «armato» il suo gruppo parlamentare con una mozione contro l'Istituto di emissione. L'iniziativa è stata letta come un'ingerenza irrituale a spese dell' indipendenza del sistema bancario. Il risultato è di fare apparire di nuovo il Paese come «il malato d'Europa». Si tratta di un rischio oggettivo, che prescinde da ragioni e torti della polemica. A emergere è l'immagine di un'Italia sovrastata da un estremismo populista che non risparmia nemmeno una parte delle forze di governo; e che affiora ora su Bankitalia, ieri sul tetto alla spesa pubblica, domani su altro. La presa di distanza da Matteo Renzi di esponenti come l'ex premier Mario Monti ma anche di suoi alleati come l'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano, Walter Veltroni o il capogruppo Pd al Senato, Luigi Zanda, è rivelatrice. A emergere è una miscela di imbarazzo e di preoccupazione trasversale, nella quale per paradosso il centrodestra berlusconiano appare più responsabile del grosso del vertice dem nel difendere Visco. Anche se nel Pd si allarga una protesta meno timida verso una leadership che sta appannando non tanto i referenti sociali della sinistra ma qualcosa di più: un profilo responsabile verso le istituzioni, costruito in decenni; e un'immagine di «forza del sistema» rivendicata ma contraddetta. Quando Zanda dice che mozioni del genere «meno se ne fanno meglio è», fa capire questo. Il senatore a vita Mario Monti va oltre. Ricorda il ruolo svolto da Visco nel 2012 contro lo spread che rischiava di metterci in ginocchio. E ammette di essere stupito non tanto per l'attacco renziano a Visco, ricevuto ieri dal presidente della commissione parlamentare sulle banche, Pier Ferdinando Casini. La sua sorpresa è che «213 deputati si sono sentiti di approvare la mozione. Ci rendiamo conto che sono temi riguardanti inestricabilmente anche l'Europa?». E'una domanda pesante. E non chiama in causa solo il segretario dem, ma chi nel governo gli ha fatto sponda senza informare il premier Paolo Gentiloni. La possibilità che all estero la classe politica venga percepita come inguaribilmente bifronte aumenta: pronta ad accettare le regole della convivenza europea, salvo poi violarle. È probabile che non sia la sola a farlo. Ma su uno sfondo di ritorno dei nazionalismi, rischia di essere additata non come responsabile dello scollamento europeo. Peggio: come capro espiatorio della crisi.

SCENARIO BANCHE 16 Corriere della Sera 19-ott-2017

«No alle liti sull'istituto nell'interesse dello Stato» art La presidente della Camera Laura Boldrini sul caso Bankitalia sposa in pieno il richiamo fatto a caldo dal capo dello Stato Sergio Mattarella: «La Banca d'Italia è un'istituzione che va tenuta fuori dalle polemiche e questo perché è nell'interesse dello Stato farlo. Io mi allineo a quanto detto dal presidente della Repubblica, ritengo che sia l'unica linea possibile per quanto riguarda Banca d'Italia». La presidente dell'assemblea di Montecitorio si è soffermata sulle polemiche scoppiate martedì nel mondo politico italiano durante una pausa della sua visita a New York dove al Palazzo di vetro ha incontrato il segretario generale delle Nazioni Uniti Antonio Guterres.

SCENARIO BANCHE 17 Corriere della Sera 19-ott-2017

Evitare il logoramento di Gentiloni, la preoccupazione di Mattarella art Più che complicata, incartata. Ecco come si profila, dal punto di vista di Sergio Mattarella, la successione al vertice di Bankitalia dopo l'attacco del Pd a Ignazio Visco. La mossa da campagna elettorale pianificata da Matteo Renzi («lo confermino pure, ma non in mio nome»), oltre a provocare uno strappo senza precedenti con il capo dello Stato, ha reso strettissima e molto scivolosa la strada per scegliere la nuova guida di Palazzo Koch ai soggetti cui è istituzionalmente delegata questa scelta. Cioè il governo e, appunto, il Quirinale, previo un parere del consiglio superiore della banca. Uno stallo che, comunque lo si consideri, rende impervia qualsiasi via d'uscita. Infatti, se si esclude una rinuncia di Visco, che pareva quasi probabile prima della mozione dei democratici ma che oggi equivarrebbe di fatto a una sua ammissione di colpa, la formula per sintetizzare gli umori che circolano nei dintorni del Colle, si riassume in un gioco di negazioni, dirette o sottintese. Queste: non si può non nominarlo, a maggior ragione dopo quel che è successo; tuttavia riconfermarlo potrebbe spalancare le porte a un non augurabile inferno... Un grosso guaio. Destinato a pesare in particolare sulle spalle del presidente del Consiglio, al quale, secondo la procedura standard, compete l'onere di avanzare la proposta. Ed è ovvio che la partita, comunque venga chiusa, possa alla fine tradursi in un altro logoramento di Paolo Gentiloni, già trascinato pochi giorni fa dal suo Pd a condividere l'accelerazione parlamentare sulla legge elettorale con l'assai contestato voto di fiducia alla Camera. Non a caso, al di là di certi regolamenti di conti interni al Pd e dei calcoli per scaricare sull'istituto di via Nazionale («per omessa vigilanza») una buona quota di responsabilità del crac di Banca Etruria, circola il sospetto che alcuni strateghi non disdegnino un effetto collaterale: minare, inventando una trappola dopo l'altra, piccola o grande che sia, un po' della credibilità e del prestigio conquistati dal premier negli ultimi mesi. Insomma: eroderne pezzo dopo pezzo la forza tranquilla e indebolirlo. Tutto questo in proiezione futura, quando il suo nome potrebbe magari risultare spendibile, nell'ipotesi che la prossima legislatura si riveli a rischio ingovernabilità. Gelosie infantili da competitori insicuri? Chissà. Di sicuro c'è che questa osservazione è ormai talmente diffusa nei palazzi della politica da rendere impensabile che lo stesso Mattarella non cominci a porsi il problema. E infatti, secondo alcuni intimi del Quirinale, pare se lo stia ponendo. Sia per un personale apprezzamento verso Gentiloni e il suo modo di stare sulla scena (con uno stile pacato, antiansiogeno e naturalmente istituzionale), sia per il rispetto che si è conquistato nei mesi scorsi in Europa e per i risultati che l'esecutivo ha portato a casa pur tra mille difficoltà. Ciò spiega perché il presidente della Repubblica abbia alzato tante volte il proprio scudo per blindare Palazzo Chigi. E spiega anche l'irritazione profonda affiorata nel comunicato dell'altro ieri, quando il Colle si è trovato spiazzato dalla mossa di Renzi, offeso e umiliato nelle proprie prerogative. Se c'è una cosa cui Mattarella tiene è il rispetto delle regole e delle competenze. Ne parla spesso in chiave per spiegare come interpreta il ruolo. E le ha evocate in quella nota dove, richiamando l'autono mia e l'indipendenza di Banldtalia, alludeva a un assetto che risale addirittura ai tempi di Giolitti. Una tradizione che diverse volte qualcuno ha cercato di aggirare, nella nostra storia, politicizzando la carica del governatore. Senza però mai riuscirci per fortuna.

SCENARIO BANCHE 18 Corriere dell'Alto Adige 19-ott-2017

Caso Sparkasse, Ctcu fiducioso segue gli sviluppi - Andreaus: «Caso Sparkasse, art finalmente chiarezza»

«Avevamo proposto varie volte alla Sparkasse una conciliazione con i risparmiatori in relazione a quell'aumento di capitale ma ci hanno risposto sempre picche: ora a verificare la situazione sarà chi di dovere». Il giorno dopo la notizia della convocazione in Procura di cinque persone che nel W12 erano ai vertici dell'istituto bancario, il direttore del Centro tutela consumatori utenti, Walter Andreaus commenta pacatamente lo scenario. «Era una situazione che poteva essere evitata — spiega Andreaus — ora vedremo gli sviluppi, tenendo anche conto che per il "falso in prospetto" (è una delle ipotesi su cui si sta lavorando, insieme alla truffa, ndr) ha anche una prescrizione di cinque anni». Il Ctcu si è anche attivato nel frattempo per una class action dei risparmiatori che dovessero ritenersi danneggiati dalle informazioni sulle azioni, diffuse a suo tempo dall'istituto: «In certi casi si tratta di importi contenuti — spiega Andreaus — e per questo qualcuno non si vuole avventurare in una causa. Vedremo». In attesa degli sviluppi — ovviamente allo stato attuale nulla viene addebitato agli ex vertici — che anzi con la convocazione potranno ribadire le loro ragioni — emerge un'altra novità. Ieri, con la raccolta delle firme necessarie, è stata avviata la procedura per istituire una commissione di inchiesta del consiglio provinciale sulla questione della Cassa di Risparmio. Ne dà notizia il gruppo dei Verdi, spiegando che a sottoscrivere íl relativo documento è stato il capogruppo Riccardo Dello Sbarba: «Hans Heiss e Brigitte Foppa condividono l'iniziativa dal punto di vista dei contenuti».

SCENARIO BANCHE 19 Corriere Fiorentino 19-ott-2017

ChiantiBanca Il presidente tira dritto «Sempre voluto Iccrea» art «Il nostro modo di guidare la banca è perfettamente in linea con quanto delineato in campagna elettorale». Il presidente di ChiantiBanca, Cristiano lacopozzi, ha parlato con l'Ansa della scelta di non aderire al gruppo trentino di Cassa Centrale e tornare con Iccrea, in inversione di rotta rispetto al suo predecessore, Lorenzo Bini Smaghi. «La scelta di aderire a Iccrea è una logica conseguenza di quanto abbiamo sempre affermato», aggiunge il presidente. Poi, sull'ipotesi di adesione all'aumento di capitale di Cassa Centrale per evitare battaglie legali, dice: «Contribuire a un aumento di capitale non vuol dire aderire a un grippo: sono due cose ben distinte». Ma da Trento, Giorgio Fracalossi, presidente di Cassa Centrale, fa sapere: «Ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Noi tuteleremo tutti i nostri interessi».

SCENARIO BANCHE 20 Eco di Bergamo 19-ott-2017

Il Banco Bpm cambia la rete Al Creberg 232 sportelli art A nove mesi dalla fusione e dopo aver portato a termine la migrazione informatica, Banco Bpm ridisegna il nuovo modello di rete commerciale «basato sulla centralità del cliente e sul rafforzamento del presidio sul territorio» si legge in una nota. Il piano di riassetto, che entrerà in vigore dal prossimo 1 gennaio 2018, è stato approvato dal Consiglio di amministrazione del Gruppo che si è riunito lunedì a Bergamo. Pochi, per ora, i dettagli su quali saranno i confini delle otto nuove divisioni. Sarà lo stesso amministratore delegato del Gruppo, Giuseppe Castagna, ad illustrare il piano nei particolari nel corso degli incontri in programma sul territorio. Prima tappa, oggi a Novara, dove incontrerà, oltre ai dipendenti, anche le istituzioni e le associazioni imprenditoriali locali. A Bergamo l'a. d. è atteso il prossimo 23 novembre. La nuova organizzazione abbandona la logica attuale (eliminando così le sovrapposizioni) che aveva in qualche modo «salvaguardato» il perimetro territoriale delle due banche, Popolare di Milano e Creb erg. Dal nuovo anno la direzione del Credito Bergamasco gestirà tutte le filiali del gruppo in provincia di Bergamo, Brescia, Como e Lecco, comprese quelle della Banca Popolare di Milano. Nessun cambio delle insegne, comunque, fino alla fusione effettiva della Popolare Milano Spa nel gruppo che dovrebbe avvenire, come da piano industriale, entro il 31 dicembre 2019. Rispetto all'assetto attuale, il Creberg perderebbe la gestione delle sue filiali in provincia di Milano, Monza-Brianza e Varese, destinate a confluire nella direzione milanese cui faranno capo anche gli sportelli del gruppo in provincia di Lodi, in Liguria e nella parte ovest dell'Emilia. Perl'istituto di Porta Nuova, il saldo degli sportelli gestiti sarebbe, comunque, positivo perchè passerebbe dai 215 attuali a 232. La sede della nuova direzione «pedemontana» dovrebbe restare a Bergamo così come la guida, ma ancora nulla è stato deciso, in capo a Roberto Perico. La nuova rete commerciale vedrà la presenza di una divisione unica nel Triveneto, una sul territorio piemontese, un'altra che comprenderà le zone prima presidiate dalla Cassa di risparmio di Lucca e Livorno, un'altra nell'area della ex Cassa di Imola. E, per finire, una a Roma per presidiare il CentroSud. Il nuovo modello prevede anche la riorganizzazione del corporate che sarà dedicato alle imprese con un fatturato superiore ai 75 milioni di euro. Questa struttura organizzativa avrà due articolazioni di business - corporate e large corporate - con un forte presidio delle principali aree prodotto relative ai comparti «origination», «finanza strutturata», «estero» e «trade finance» e si articolerà in cinque mercati e 18 centri corporate. Positivo il risultato del titolo Banco Bpm ieri in Borsa: all'indomani dell'esclusiva sulla bancassicurazione a Cattolica, ha chiuso a +0,97%. Cattolica, invece, ha lasciato sul terreno 114,02 per cento.

SCENARIO BANCHE 21 Foglio 19-ott-2017

Perché il no a Visco art La mossa irrituale di Matteo Renzi di promuovere una mozione contraria al rinnovo del governatore Ignazio Visco alla Banca d'Italia martedì alla Camera è stata censurata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, favorevole a Visco, dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e ieri, con sufficienza, da Giorgio Napolitano ("mozione Pd? Non devo occuparmi di cose deplorevoli"), oltre che da Carlo Calenda e da Walter Veltroni ("atto incomprensibile e ingiustificabile"). Tuttavia il segretario del Pd ha ribadito che "sulle banche è successo di tutto", sostiene che "c'è stata una vigilanza inefficace" e chiede una "fase nuova" (con un probabile tentativo di mediazione sul direttore generale Salvatore Rossi per il dopo Visco). Ma cos'è che Renzi esattamente contesta a Visco? I problemi delle banche italiane saranno un argomento sensibile in campagna elettorale la prossima primavera. II segretario del Pd spera di distogliere l'attenzione degli elettori da se stesso sul tema banche (incubo Etruria) e indirizzare il rancore popolare verso l'organo di vigilanza per come ha gestito situazioni di dissesto e non ci sta a passare da amico dei banchieri. La trasformazione delle banche popolari in più grandi società per azioni (riforma del gennaio 2015) è stata una scelta di cui si può intestare il merito: ha arrestato l'abuso del modello a mutualistico, foriero di varie distorsioni, consigli auto-referenziali, vertici immobili, cattive gestioni che dissipavano patrimonio. Se ne discuteva dal 1987. Che il tema banche avrà una centralità nella campagna elettorale di Renzi lo si evince poi anche dal fatto che il segretario del Pd sta preparando la sua candidatura alle politiche in terra d'Arezzo, sede di Banca Etruria, epicentro degli attriti con Banca d'Italia. Etruria è un argomento di propaganda consumato per via della presenza nel consiglio di Pier Luigi Boschi nel 2011, vicepresidente dal 2014, che ha pesato nel referendum costituzionale che l'ha visto sconfitto. Nel 2015 Etruria è stata commissariata da Banca d'Italia e infine posta in procedura di risoluzione in anticipo di un mese rispetto all'introduzione del bail-in insieme ad altre quattro banche, poi vendute in blocco a Ubi (le modalità con cui è stato accettato il bail in sono al centro della critica del Pd al governatore). Le ispezioni dell'Autorità sono cominciate nel 2012 e gli ex vertici sono stati assolti dal reato di ostacolo all'Autorità di Vigilanza ("il fatto non sussiste") dal tribunale di Arezzo l'anno scorso. Significa che i dirigenti di Etruria sono stati collaborativi. La banca, quotata in Borsa, era riuscita a realizzare un aumento di capitale da 100 milioni sul mercato che poi si è rivelato insufficiente ed è stata costretta a emettere 60 milioni di obbligazioni subordinate per compensare le perdite sopraggiunte nel frattempo. L'ispezione nell'istituto del team guidato da Emanuele Gatti, noto per essere rigoroso, che riporta direttamente al capo del Dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria, Carmelo Barbagallo, si conclude nel dicembre 2013 e individua forti difficoltà (poca redditività, carenze manageriali e qualità del credito degradante a causa di scarsi di impieghi). Nello stesso momento Banca d'Italia caldeggia un'aggregazione da realizzare entro pochi mesi, nel marzo 2014. All'inizio l'Istituto sembrava privilegiare come fidanzata ideale la Banca Popolare di Vicenza di Gianni Zonin (poi caduto in disgrazia perché co-artefice del dissesto della banca veneta, soccorsa dallo stato). Zonin pretendeva un'acquisizione e rifiutava la fusione con l'istituto toscano. Etruria nel frattempo vedeva sfumare opzioni alternative tra cui la collaborazione con il fondo Algebris, l'avvicinamento dell'israeliana bank Hapoalim e abboccamenti con l'emiliana Bper. Dell'operazione Zonin non s'è fatto nulla: Banca d'Italia deve avere cambiato idea. Lo svolgimento dei fatti verrà accertato dalla commissione d'inchiesta che ha convocato il capo della Vigilanza la settimana prossima, e che poi sentirà Visco. Nel suo libro-manifesto "Avanti" Renzi scrive che "quando arriviamo a Palazzo Chigi il dossier banche è uno di quelli più spinosi. Ci affidiamo quasi totalmente alle valutazioni e alle considerazioni della Banca d'Italia, rispettosi della solida tradizione di questa prestigiosa istituzione. E questo è il nostro errore, che pagheremo assai caro". La frustrazione di Renzi verso Palazzo Koch nasce così e dall'intenzione di non essere il fantoccio aggredito dalla piazza dei "risparmiatori traditi" in campagna elettorale. E la volontà di non "appiattire" il Pd sulla linea Visco forse si spiega anche cosi.

SCENARIO BANCHE 22 Foglio 19-ott-2017

Veri vuoti di Bankitalia art Doveva essere un referendum su Visco, rischia di diventare un altro referendum su Renzi. Ma che sta succedendo nel triangolo tra Palazzo Chigi, Quirinale e segreteria del Pd? Vediamo un attimo. Definire "eversione", come ha fatto ieri Ferruccio de Bortoli su Twitter, la scelta del Partito democratico di portare in Parlamento la discussione sul rinnovo di Bankitalia è una forzatura giornalistica non molto diversa dalla scelta di evocare il "ritorno al fascismo" per spiegare il senso dell'uso della fiducia nell'approvazione di una legge elettorale. La questione, in realtà, è molto più semplice, e insieme molto più complicata. Nello scontro che si è manifestato martedì pomeriggio tra il Pd (lato renziano) e la coppia QuirinalePalazzo Chigi non ci sono in ballo i valori della democrazia (non siamo mica su Rousseau) ma ci sono semmai in ballo alcuni errori di grammatica istituzionale commessi dal Partito democratico. La storia è nota. Il Pd (senza nominarlo) ha sfiduciato in Aula l'attuale governatore della Banca d'Italia (Ignazio Visco) e ha tentato di sfruttare il rinvio della nomina del governatore (che era prevista per questa settimana) per provare a dare un segnale di discontinuità a Palazzo Koch. Dal punto di vista istituzionale la forzatura tecnica esiste (politicamente non è il Parlamento che si occupa della nomina ma sono il presidente del Consiglio e il Consiglio dei ministri) ma nella storia della battaglia su Bankitalia l'anomalia vera, e forse più grave, ci sembra essere un'altra. Non la scelta (legittima) di utilizzare l'arma atomica del voto del Parlamento (un pasticcio lo ha combinato anche il presidente della Camera Laura Boldrini che probabilmente non avrebbe dovuto accettare la mozione di indirizzo del Movimento cinque stelle, che chiedeva di cacciare Visco, alla quale il Pd ha scelto di replicare, senza citare Visco, per evitare di non avere una posizione su Bankitalia) ma è stata semmai la decisione di non spiegare fino in fondo il perché dell'utilizzo dell'arma atomica. Se un Parlamento arriva a chiedere un cambio di passo a un organo tecnicamente indipendente dalla politica come Bankitalia decidendo di utilizzare strumenti diversi da quelli del cacciavite—non è la prima volta che in questa legislatura la Camera interviene con mozioni di indirizzo su nomine in cui il Parlamento non c'entra nulla, è successo anche con il caso Consip, ma un conto è una società le cui nomine sono legate al governo un'altra è un'istituzione indipendente il cui statuto è protetto anche a livello europeo — quel cambio di passo non può essere evocato genericamente ma deve essere spiegato nel dettaglio: entrando nel merito della discontinuità, aprendo un confronto sul futuro della Banca d'Italia (dire che negli ultimi anni è "mancata una vigilanza efficace" non è sufficiente), discutendo persino delle modalità con cui è stato introdotto il sistema del bail-in e uscendo fuori dallo schema della personalizzazione e della dialettica del Visco si o Visco no. La discussione su Bankitalia è fuori dalle righe non perché il Parlamento si è espresso su un tema che non è di stretta competenza delle Camere (del resto anche in Germania si discute eccome in Parlamento sul ruolo della Bundesbank e sul suo presidente) ma perché il partito che ha accettato di discutere in Parlamento una mozione di indirizzo —anche a costo di segnare una distanza dal governo di cui il Pd è azionista (prove di campagna elettorale)—avrebbe dovuto mettere a fuoco più l'oggetto che il soggetto della contesa. In mancanza di questa messa a fuoco il risultato è stato invece un pasticcio. Se l'obiettivo era sostituire il governatore di Bankitalia, sarebbe stato più semplice farlo giocando per una volta con il cacciavite. Se l'obiettivo era aprire una discussione sul ruolo di Bankitalia, sarebbe stato preferibile farlo spiegando nel dettaglio che cosa vuol dire sognare una "figura più idonea a garantire nuova fiducia nell'istituto". Entrambi gli obiettivi rischiano di non essere raggiunti e se cosi sarà la mozione per la discontinuità su Visco (al di là dei sondaggi) potrebbe avere un effetto indesiderato per coloro che l'hanno proposta: misurare prima ancora del voto della Sicilia che consistenza può avere nel Pd il partito della discontinuità con Renzi (c'è anche Veltroni?). Ne riparleremo sabato a Firenze con il segretario del Pd.

SCENARIO BANCHE 23 Foglio 19-ott-2017

Lettera. De Bortoli e Bankitalia: che vuol dire eversione? art Al direttore - Mi attendo, come sicuramente molti altri lettori, un Suo commento sulla grave vicenda della mozione parlamentare Dem sostanzialmente e sconsideratamente diretta alla non riconferma di Ignazio Visco nella carica di governatore della Banca d'Italia. Ho letto l'articolo, come sempre ben documentato, di Stefano Cingolani sul Foglio del 18 ottobre. Proprio perché è in ballo una questione istituzionale di grande portata - che si concreta nel fatto che una Camera ritiene di poter condizionare una procedura di nomina la quale non prevede affatto un ruolo del Parlamento ex ante - andrebbe, però, evitato di aprire il libro delle successioni a Ignazio Visco. Se l'orientamento dei soggetti costituzionali e istituzionali competenti (governo, consiglio superiore della Banca e, soprattutto, capo dello stato) è quello di confermare Visco nella carica, "a fortiori" dopo quel che in maniera abnorme, come un caso di "détournement de pouvoir", è accaduto martedì, occorre essere fermi nell'orientamento perché approdi alla conseguente decisione. Diversamente, il rischio è che con un sol colpo si compirebbero tre scelte pericolose: si destabilizzerebbe Bankitalia, si passerebbe sopra la sua autonomia e indipendenza, tra l'altro tutelata dal Trattato Uecome parte del Sistema europeo dibanche centrali, si arrecherebbe un vulnus all'ordinamento modificando di fatto il procedimento di nomina di cui diverrebbe arbitro il Parlamento, anzi una sola Camera, la quale, in questo caso, potrebbe agire in nome e per conto di un segretario di partito perdi più non membro del Parlamento. C'è, invece, bisogno di stabilità e di trasparenza. La questione, come si vede, è molto più rilevante della stessanomina La Banca d'Italia non la centrale del latte, con tutto il grande rispetto dovuto a coloro che in quest'ultima lavorano, né èuna municipalizzata di un piccolo comune toscano. Le eventuali responsabilità nella condotta della Vigilanza le verificherà la commissione parlamentare di inchiesta Visco si è detto pronto a essere interrogato e a produrre tutta la documentazione riguardante le banche dissestate. E' molto probabile che i tanti "Catoni" improvvisati e, in alcuni casi, incapaci di distinguere un rateo da un risconto, dovranno decisamente ricredersi dopo avere seguito l'audizione del governatore. L'immediato intervento, martedìscorso, del capo dello stato segnala la preoccupazione di chi è preposto alla salvaguardia degli equilibri istituzionali e al rispetto degli ordinamenti per la grave questione istituzionale che una ditcennata mozione ha creato; ma è anche un indiretto invito a evitare il masochismo politico-istituzionale, stanti la delicatezza della materia e la particolare attenzione a questa vicenda anche dall'estero. Un caso di cui non avevamo affatto bisogno si deve chiudere rapidamente "ritornando allo statuto" e confermando Visco. Coni più cordiali saluti. Angelo De Mattia. Caro De Mattia, la rimando al nostro pezzo in prima pagin e le confermo quello che il Foglio ha già scritto due giorni fa, prima ancora che scoppiasse lo scontro su Bankitalia: "Eliminare ora il governatore che fu nominato nell'ottobre 2011, agli sgoccioli del governo Berlusconi, verrebbe interpretato come un segnale di discontinuità immotivato". Visco, a nostro avviso, ha commesso errori ma in una fase di transizione importante come quella in cui viviamo oggi una sua sostituzione farebbe più male che bene. Detto questo, non mi trovo d'accordo con alcuni passaggi della sua lettera. Innanzitutto, considerare di per sé "destabilizzante" o, come ha suggerito l'ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, "eversivo" il tentativo da parte di un partito di suggerire discontinuità in Bankitalia mi sembra un tantino esagerato (eversivi sono i partiti che vogliono superare la democrazia rappresentativa non quelli che usano anche se in modo a volte spericolato gli strumenti della democrazia rappresentativa). In secondo luogo mi pare sia una gigantesca forzatura, questa si, sostenere che il Parlamento debba stare fuori dalle scelte che riguardano la nomina di un governatore. E' eversivo ciò che è vietato ed è destabilizzante ció che di solito è proibito e nessuna legge vieta al Parlamento di esprimere una valutazione su questi temi. Inoltre, come lei ci insegna, "la nomina del governatore è disposta con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d'Italia", ed essendo il presidente del Consiglio espressione di un partito politico quel partito politico ha il diritto di suggerire un indirizzo. C'è modo e modo di farlo, e i modi a nostro avviso sono stati sbagliati, ma chiedere la sostituzione di un governatore può essere sbagliato ma è un diritto di un partito che rappresenta la maggioranza di governo. Non crede? Grazie.

SCENARIO BANCHE 24 Giornale 19-ott-2017

Renzi sbancato art Renzi va all'assalto della Banca d'Italia, chiedendo la testa del governatore Visco che non avrebbe a suo dire vigilato a sufficienza sulla correttezza dell'operato dei nostri istituti di credito, ma rimane scornato. Governo, Quirinale, sistema bancario e centrali finanziarie europee hanno fatto quadrato attorno a Visco e si sono detti stupiti della mossa irresponsabile del segretario del partito di maggioranza. Irresponsabile e anomala perché l'autonomia di Bankitalia dalla politica è cosa, almeno formalmente, sacra (il governatore viene nominato dal Presidente della Repubblica sentito il ministro delle Finanze e il consiglio dei saggi dell'istituto stesso). La domanda è quindi perché Matteo Renzi abbia commesso un simile scivolone, che gli ha attirato le ire di mezzo mondo. Scartando, al momento e in assenza di prove certe, che sia uscito di testa, restano due ipotesi. La prima è che stia giocando d'anticipo rispetto a qualche cosa che potrebbe danneggiarlo in arrivo dal fronte delle inchieste giudiziarie, parlamentari (e della stessa Bankitalia) che stanno indagando sul fallimento di Etruria, banca molto vicina - come noto - al suo magico mondo fiorentino e in particolare alla fidata Maria Elena Boschi. La seconda ipotesi è che si tratti di una manovra esclusivamente elettorale. Provare cioè a convincere gli italiani che lui e non Grillo è il paladino dei risparmiatori traditi da banche farlocche e dalla mancanza di vigilanza su di esse di Bankitalia. Visco, insomma, come il cattivo da dare in pasto all'opinione pubblica per saziarne la fame di vendetta. Probabilmente la verità è un mix delle due ipotesi, e probabilmente dietro c'è lo zampino di donna Boschi, al cui babbo Visco, semplifico, sta per chiedere un mucchio di soldi per la malagestione di Etruria. Ci sta. E nelle corde dell'uomo sfasciare tutto per vendetta e quattro voti. Solo che Bankitalia è il Paese, non il Pd. Così come Draghi non è Cuperlo, Padoan non è Pisapia, Mattarella non è Bersani. Per tirarseli tutti contro in un colpo solo ne deve valere davvero la pena, altrimenti vuole dire che sei davvero alla canna del gas. Ma come può Renzi pensare - dopo i pasticci sulle Popolari e su Montepaschi fatti dal suo governo e dopo che non ha cacciato la Boschi per Etruria - di diventare lui il paladino del rigore finanziario e della trasparenza bancaria? Evidentemente lo pensa. Già, come pensava di vincere facile il referendum che invece ha segnato l'inizio del suo declino. Lasciamoglielo credere.

SCENARIO BANCHE 25 Giornale 19-ott-2017

Banche, l'autogol di Renzi Berlusconi: vogliono tutto art Una vera e propria intimidazione nei confronti del governatore di Bankitalia, rispetto a quello che sa e che avrebbe potuto dire (o dirà) riguardo i casi bancari che vedono il pesante coinvolgimento del Pd. In particolare del Pd toscano. Ma anche l'azzardo motivato dalla solita maledetta voglia di Matteo Renzi di piegare il mondo al proprio potere, la realtà al proprio tornaconto. Oggi, accerchiato e solitario com'è, più che mai. Dunque il leader pidino calpesta come un bulldozer il premier Gentiloni e il presidente Mattarella, cerca di trovare il capro espiatorio o almeno di «indirizzare» la questione Etruria, quella Mps e le altre, con la facile giocata del «jolly» populista che vede nella vigilanza di Bancad'Italia uno dei responsabili (anzi il maggiore) dei dissesti e delle malversazioni a danno dei risparmiatori. Connessa e intrecciata a questa strategia renziana che ieri lo testimoniava nel bunker, sconfessato e solo contro tutti, la constatazione (persino poco meravigliata) del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Che senza fare il nome di Visco ed entrare nella parte più spinosa dell'incredibile invasione di campo, rilevava come «sia tipico della sinistra occupare tutti i posti di potere dopo le elezioni. Ora hanno fatto un passo in avanti e le vogliono occupare anche prima...». Ma ciò che ha stupito invece i Palazzi del potere, a cominciare da quelli occupati dal premier Gentiloni e dal presidente Mattarella, è anche la totale e ingiustificata mancanza di «forma», nella dichiarazione di guerra renziana. Un attacco scomposto e «scriteriato», diceva il senatore pd Mucchetti, come solo un suicidio può essere. E non a caso nella triangolazione tra palazzo Koch-Quirinale- Palazzo Chigi è risuonata più volte la parola «eversivo». La noncuranza con la quale poi Renzi è sembrato in un primo tempo lavarsene le mani, fingendo di non rivendicare la mozione, e mandando poi ieri avanti il solito Orfini a dire che «Visco non è infallibile come il Papa». 0 il capogruppo Rosato a dar manforte alla tesi che sta spaccando il Nazareno: «Noi non vogliamo la testa di nessuno... ma non potevamo far fmta che andasse tutto bene». Parole che in serata era lo stesso Renzi a far proprie, rendendole anzi ancora più grevi. «Il problema non è il nome del nuovo governatore... Se qualcuno vuol raccontare che in questi anni nel settore banche non è successo niente, non siamo noi, perché è successo di tutto. E mancata una vigilanza efficace... ed è toccato a noi intervenire per rimediare ai disastri causati da altri. Chi ha sbagliato paghi, se ci sono delle cose da cambiare si cambino». Granate lanciate ad alzo zero che squassano il partito: l'area Orlando reclama un'assemblea urgente, l'ex presidente Napolitano parla di «cosa deplorevole», per Veltroni è «ingiustificabile», il ministro Calenda non commenta «per Carità di patria». Granate che, con l'approssimarsi della scadenza del mandato di Visco (cui dovrebbe seguire l'audizione presso la commissione bancaria), rischiano di devastare non solo autonomia di Banldtalia, bensì l'autorevolezza del sistema Italia agli occhi di Bruxelles. Un «muoia Matteo con tutti i filistei» che i filistei, per la verità, non hanno per nulla voglia di assecondare.

SCENARIO BANCHE 26 Giornale 19-ott-2017

Da Montepaschi a Banca Etruria tutti i crac che il Pd non può cancellare art La protervia di Matteo Renzi nell'imputare al governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ogni responsabilità della cattiva gestione delle crisi bancarie ha una genesi ben precisa. Ed è quella descritta dall'ex direttore del Corriere, Ferruccio de Bortoli, nella sua autobiografia: la moral suasion di Maria Elena Boschi presso l'ex ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, affinché trovasse un partner per l'allora periclitante Banca Etruria di cui il padre era vicepresidente. Il conflitto di interessi, in quel caso, era duplice: non tanto perché vi fosse coinvolta la famiglia di un'importante componente di quel gabinetto, ma perché la Toscana, cuore del potere renziano, è una terra nella quale il confine tra politica e finanza non è praticamente mai esistito. I prestiti facili agli «amici degli amici» non hanno fatto saltare solo Etruria, ma hanno messo in difficoltà realtà più piccole come il credito cooperativo Chianti Banca (che il Giglio magico avrebbe voluto conservare come spa autonoma e che invece Bankitalia farà confluire nella grande centrale Iccrea) e come la Cassa di risparmio di San Miniato, «salvata» dai francesi di Crédit Agricole tramite l'intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi assieme alla riminese Carico e a Caricesena, realtà bancarie di una zona rossa come la Romagna. Insomma, queste «bombe» sono esplose proprio mentre Matteo Renzi era a Palazzo Chigi senza riuscire a trovare soluzioni efficaci. Con quella mozione il segretario del Pd ha trovato il capro espiatorio perfetto. Oggi come oggi viene difficile ricordare che si tratta dello stesso Matteo Renzi che a inizio 2016 invitava le famiglie a investire nella Mps risanata da Alessandro Profumo (che oggi guida Leonardo-Finmeccanica su designazione renziana), quella stessa Mps nazionalizzata da Gentiloni e dal ministro dell'Economia Padoan perché il precedente esecutivo non era riuscito a cavare un ragno dal buco. Il Fondo Atlante, creato su pressing dell'ex presidente del Consiglio, ha però bruciato 3,4 miliardi su Popolare Vicenza e Veneto Banca, rilevate a fine giugno da Intesa Sanpaolo a un euro prima che un nuovo bail in devastasse tutto. E se si guarda agli altri casi di crisi (Carige, Banca Marche, Cariferrara, Carichieti, la teramana Tercas salvata a caro prezzo dalla Popolare di Bari) ci si ritrova in scenari simili a quelli del Monte dove Fondazioni con il cuore a sinistra intervenivano direttamente nella gestione delle banche seguendo criteri «politici». Renzi, va detto, ha pagato il prezzo di un passato dissennato, ma anche l'insipienza nel trattare con la Vigilanza Bce e con la Commissione Ue condizioni meno vessatorie. Trattative impossibili visto che l'unica cosa che gli interessava era ottenere più deficit per bonus e mance.

SCENARIO BANCHE 27 Giornale 19-ott-2017

Le toghe in soccorso del Pd: la vigilanza non funziona art L'audizione di Francesco Greco alla Cornmissione parlamentare d'inchiesta sulle hanche cade il giorno dopo la «sfiducia» del Pd al governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. E che dice a palazzo San Macuto il procuratore capo di Milano? Che ci sono troppe «sovrapposizioni» tra autorità di vigilanza e alla fine molti «scaricabarile». Anche che Bankitalia spesso è troppo «prudente» e non denuncia i reati. Frasi perfette per Matteo Renzi, che le usa a conferma della sua tesi sulle crisi bancarie: «È mancata evidentemente una vigilanza efficace - dice il leader Pd -, come il procuratore Greco ha spiegato in commissione di inchiesta. Ci sono stati dei manager, e ne sanno qualcosa anche nelle Marche, che hanno preso dei soldi e non hanno lavorato con la professionalità con la quale avrebbero dovuto. Ci sono persone che hanno visto venir meno i loro crediti e hanno sofferto la crisi delle hanche». Lui, il grande esperto di corruzione e criminalità finanziaria che del governo Renzi è stato consulente fiscale nel 2014, è chiaro: «Bisogna decidere chi deve fare le cose e chi non le deve fare, perché c'è un problema di accavallamento con la Bce, che porta a una sorta di scaricabarile. In Italia tra un po' ci vorrà un Torn Torn tra le autorità di vigilanza». Per Greco «nessuno è esente da quello che è successo nel sisterna bancario». Accusa il parlamento, che non ha fatto la riforma delle autorità di vigilanza, di cui si parla da molto ternpo. E accusa il governo, che sul «market abuse» ha lasciato cadere la delega, mentre quelle norme servivano ad esempio per capire il ruolo della Consob. «È difficile districarsi - dice mancano regole precise amministrative e penali». E con troppi galli a cantare, nessuno è responsabile. Il capo della procura milanese critica in particolare Bankitalia: «Spesso l'approccio prudente si è verificato per evitare danni sistemici, per evitare una corsa agli sportelli da parte dei risparmiatori. Occorre però bilanciare un atteggiamento prudente con la necessità di fare chiarezza. Quando c'è il reato bisogna avvisare le procure, perché se poi lo scopro da solo è peggio». L'ufficio che Greco dirige si è occupato di molte grandi inchieste sulle banche, come quella su Mps e lui personalmente di casi come Antonveneta e Bnl. «Il reato più grave, l'ostacolo alle funzioni di vigilanza - afferma-, ha avuto una vera e propria esplosione in tutti i processi penali». Ora serve un «codice penale bancario» per la tutela del risparmio, dice il procuratore d'accordo con il Pg della Cassazione Luigi Orsi, e Tribunali distrettuali d'impresa. «Quando c'è una crisi come quella che abbiamo avuto - spiega - e non c'è una copertura penale l'imprenditore più propenso al crimine si avvantaggia su quello onesto». E il pm non ha le armi giuste se le sanzioni penali sull'erogazione del credito per «reati o condotte fraudolente sono ridicole». Così, le «acrobazie giuridiche cui siamo stati soggetti negli ultimi anni sono state notevoli». Greco ci va giù pesante sulle fondazioni bancarie, «free zone» dove non si possono applicare norme penali né reati societari. «Se una Fondazione paga un politico, non incorre nel reato di illecito finanziamento». In tutte queste banche legate al territorio che saltano, per lui «c'è un grande peso della politica locale, che è poi all'origine di tanti problemi che abbiamo visto in questi anni». Certo, in un sistema «bancocentrico» le imprese private si rivolgono necessariamente agli istituti e a far saltare il credito locale contribuiscono «i prestiti elargiti perché quello è amico di tizio». Quanto ai crediti deteriorati, per Greco il problema è che «non sono mai stati veramente quantificati nei bilanci delle banche». Il pm conclude, riferendosi ad un predecessore del governatore Visco: «L'idea che i soci siano il parco buoi e i risparmiatori vecchiette la dobbiamo superare».

SCENARIO BANCHE 28 Giornale 19-ott-2017

Il retroscena - La «vendetta» di Visco: va al contrattacco con la sponda di art Padoan

Il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, non è rimasto fermo a sopportare il martirio come il ritratto di San Sebastiano alle pareti del suo studio a Via Nazionale. Ieri ha preso due iniziative abbastanza irrituali per un personaggio le cui apparizioni pubbliche sono sempre annunciate e organizzate. Nel pomeriggio si è seduto in prima fila ad ascoltare i relatori del convegno in memoria dell'economista Federico Caffè del quale era allievo. Il particolare interessante è che a quel convegno era presente come relatore anche il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, pure lui discepolo alla Sapienza del teorico keynesiano. Al termine, il titolare del Tesoro ha salutato il governatore con una lunga stretta di mano, segnale chiaro che Via XX Settembre ha massima fiducia nell'attuale vertice della Banca d'Italia. Non è un mistero che Padoan si sia molto irritato (è un eufemismo) per la mozione renziana e il gesto di ieri ribadisce da quale parte stia il ministero. La seconda e imprevista apparizione di Visco ieri è stata in Parlamento. Il governatore ha incontrato il presidente della commissione d'inchiesta sulle banche, Pier Ferdinando Casini, e i due vicepresidenti, Renato Brunetta (Fi) e Mauro Maria Marino (Pd). «Il governatore, in spirito di collaborazione istituzionale, ha fornito alla commissione l'elenco dei documenti richiesti che saranno messi a disposizione non appena ultimata la classificazione di segretezza in corso da parte degli uffici della Banca d'Italia», recitava il comunicato diffuso al termine dell'incontro. Questi due eventi sintetizzano efficacemente le contromosse di Visco per rispondere all'attacco del segretario del Pd. La visita alla commissione, infatti, è un'iniziativa personale: il governatore si è recato di persona a presentare i documenti disponibili rispondendo a una lettera inviata dallo stesso Casini. A fronte di un attacco eversivo si è replicato con la massima correttezza istituzionale. Ed è proprio con quelle carte che lo scenario si potrebbe ribaltare: l'apparato del Pd da accusatore potrebbe immediatamente passare sul banco degli imputati visto che la commistione tra politica locale (quasi sempre di sinistra) e banche è tra le cause principali dei dissesti degli istituti avvenuti negli ultimi anni. La seconda contromossa, simboleggiata nella stretta di mano con Padoan, è il tentativo di coalizzare istituzioni e mondo politico a tutela di Palazzo Koch. All'elenco che già comprende il presidente della Bce, Mario Draghi, il capo dello Stato Mattarella, il premier Gentiloni, il ministro Padoan ieri si sono aggiunti anche il presidente della Camera Boldrini e il titolare dello sviluppo Calenda. Sul fronte parlamentare il fronte è capitanato da Forza Italia. «Siamo stati gli unici a rispettare l'autonomia e l'indipendenza di Bankitalia», ha detto il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta sottolineando come il Pd abbia «danneggiato la credibilità del Paese». Di qui la necessità, secondo Brunetta, di blindare il governatore o riconfermandolo o sancendone la prorogatio nella speranza di un esecutivo di centrodestra.

SCENARIO BANCHE 29 Giornale 19-ott-2017

Il retroscena - Quell'imbarazzato silenzio dei banchieri art iI retroscena Quell'imbarazzato silenzio dei banchieri Bocche cucite ma la grande finanza è irritata dal blitz dei dem di Camilla Conti Le bocche restano cucitissime. I banchieri arrivati ieri a Roma al comitato esecutivo dell'Abi, l'associazione di categoria, hanno preferito non commentare la mozione del Pd che sostanzialmente chiede di cambiare il vertice di Bankitalia e non la riconferma dell'attuale governatore, Ignazio Visco. «Non abbiamo niente da dire, grazie», è stata la risposta - lapidaria - di Gian Maria Gros Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, a chi gli chiedeva un commento e anche Victor Massiah, consigliere delegato di Ubi, ha preferito mantenere il silenzio. No comment anche da Flavio Valeri responsabile di Deutsche Bank in Italia. Lo stesso presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, al termine del comitato è rimasto all'interno delle stanze di Palazzo Alfieri senza rilasciare dichiarazioni. Il tema è tabù nelle esternazioni pubbliche dei banchieri. Un silenzio non omertoso, sia chiaro. Si tratta di rispetto nei confronti del regolatore e delle liturgie sulla sua nomina che spetta a un decreto del Presidente della Repubblica, che lo individua su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri - su deliberazione del Cdm stesso - sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d'Italia. Nessuno parla, dunque. Ma dopo una rapida ricognizione nella City milanese qualcuno lascia filtrare sensazioni «off-the-record», ovvero a microfoni spenti e taccuini chiusi. C'è chi ad esempio evoca la profonda irritazione di quegli «arzilli vecchietti» della finanza, assai vicini alla cultura andreattiana cui si ispira il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e forti anche della sponda di Mario Draghi. Parliamo del patron delle Fondazioni nonché regista del fondo Atlante che sta gestendo lo smaltimento delle sofferenze del sistema bancario, Giuseppe Guzzetti e di Giovanni Bazoli che resterà presidente emerito di Intesa fino al 2019. Di certo il sistema bancario italiano teme altri scossoni. Perchè è vero che con l'arrivo della vigilanza unica europea la funzione di via Nazionale si è ridotta, Bankitalia ha perso le 15 big del credito passate sotto la diretta cura della Bce, perb vigila su 462 istituti minori cui è riconducibile una quota del 18% del totale attivo del sistema. E nella sua agenda ci sono molte partite delicate: dalla gestione della nuova ondata di esuberi bancari al recupero della fiducia nel rapporto con i piccoli risparmiatori su cui grava in parte il peso degli ultimi salvataggi. Il tutto sotto la minaccia di una nuova «quarantena» decisa dalla Vigilanza Ue con il giro di vite sui crediti deteriorati mentre i grandi fondi hedge scommettono al ribasso sui titoli nostrani del credito attizzando la speculazione. In gioco non c'è la poltrona di Visco ma la credibilità del Paese presso gli investitori. Non è un caso se Mattarella ha replicato alla mozione del Pd attraverso un lancio esclusivo dell'agenzia Reuters, quella che scorre sugli schermi dei broker, invocando gli «esclusivi criteri di salvaguardia dell'autonomia e dell'indipendenza dell'istituto». ***

SCENARIO BANCHE 30 Giornale 19-ott-2017

La Bce punta a un taglio netto degli acquisti di bond mensili art Chissà se Mario Draghi, tra un endorsement al jobs act renziano e la messa a punto delle criticatissime regole sulle sofferenze bancarie, avrà avuto tempo di pensare nell'ultimo periodo a come riplasmare il piano di acquisto titoli. Alla riunione in cui la Bce dovrà finalmente scoprire le carte, manca ormai appena una settimana. La posta in gioco è assai alta. Anni di aiuti hanno creato una duplice dipendenza: sia ai mercati, sia ai governi. Ora la dose va scalata, ma senza provocare danni. E legittimo pensare che l'Eurotower non abbandonerà quell'approccio cauto e graduale che ne ha sempre contraddistinto l'operato, anche se il Financial Times ventilava ieri la possibilità di un'exit strategy un po' meno morbida. Almeno sull'ammontare degli acquisti mensili, che scenderebbero dagli attuali 60 a 20 miliardi. Un taglio doppio rispetto a quello deciso lo scorso aprile(quando il quantitative easing fu ridotto da 80 a 60 miliardi), però controbilanciato dall'estensione del programma fino a settembre o dicembre dell'anno prossimo. Le ipotesi circolate finora convergevano sulla riduzione dello shopping a 40 miliardi, con la tappa terminale del Qe collocata in giugno. In tutto, altri 240 miliardi di euro di asset incamerati dalla Bce. Identica la cifra che sarebbe sborsata se il bazooka monetario fosse ridotto a 20 miliardi mensili e prolungato a fine 2018; 180 miliardi, invece, in caso di allungamento di soli sei mesi. E proprio dall'approccio temporale scelto che si capirà se il piumaggio di Francoforte è rimasto quello da colomba, o se ha assunto screziature da falco. Usando le armi della bassa inflazione e dell'euro con gli steroidi, Draghi è riuscito finora a resistere dall'assalto di chi, a voce alta (Bundesbankefriends), chiedeva la rottamazione del Qe. Ora, però, ha a disposizione solo l'insoddisfacente andamento dei prezzi al consumo per giustificarne la necessità. Un alibi che rischia di rivelarsi debole, al punto da prestare il fianco all'accusa che gli aiuti vengono procrastinati solo allo scopo di aiutare i Paesi (come l'Italia) con conti in disordine e in ritardo con le riforme strutturali. Oltre a ridefinire i perimetri della politica monetaria, la riunione del 26 ottobre può quindi essere utile anche per capire che aria tira ai piani alti della Bce, e se l'esito delle elezioni tedesche - con il probabile ingresso nella compagine di governo dei liberali, poco disposti a far sconti al Club Med - ha aumentato l'aggressività della Buba. Dalla Germania è però intanto arrivata una buona notizia: la Corte costituzionale ha respinto la richiesta di impedire alla Bundesbank di continuare a partecipare al Qe. Con una motivazione che certo piacerà a Draghi: «Interrompere gli acquisti di bond metterebbe a rischio o comprometterebbe l'obiettivo del programma di alzare l'inflazione quasi al 2%».

SCENARIO BANCHE 31 Giorno - Carlino - Nazione 19-ott-2017

Intervista a Matteo Renzi - Bankitalia Rilancio di Renzi - Siluro a Visco, Renzi art alza il tiro «Gentiloni sapeva ed era d'accordo»

RENZI, la mozione su Bankitalia le è esplosa fra le mani... «Sono lontano anni luce dal chiacchiericcio della politica romana. E fatico a seguire tutto il dibattito: ieri mi sono occupato della Lega del Filo d'Oro e dei terremotati di Arquata, del calzaturiero di Fermo e delle start-up di Fano o degli investimenti di Recanati. Non seguo il lavorio quotidiano del Transatlantico: mi occupo dei problemi concreti degli italiani. E in questo periodo mi piace più ascoltare che parlare». Si è messo contro molti big del partito e pure Veltroni che era l'unico fondatore del Pd a essere rimasto con lei...«Mi spiace per le polemiche di Veltroni e Napolitano e di tutti gli altri, anche se rispetto la loro opinione. Ogni discussione aiuta a crescere, ma rimango stupito nel vedere reazioni così dure a un semplice atto parlamentare. O vogliamo dire che il Parlamento non ha diritto di discutere? Noi non abbiamo una questione personale con il governatore Visco il cui mandato scade per legge a fine ottobre, dopo sei anni di lavoro alla guida della Banca d'Italia. Il Parlamento ha approvato una mozione approvata — non dimentichiamolo — col parere positivo del governo. Una mozione in cui si esprime un giudizio su ciò che è accaduto in questi anni sulle banche. O vogliamo far credere invece che in questi anni sia andato tuno bene? Se qualcuno pensa di poter dire agli italiani che in questi anni sia andato tutto bene, auguri. Io la penso diversamente. Qui non è in ballo il galateo istituzionale né la scelta del nome, ma il ruolo e la dignità del Parlamento». Perché non ha informato Mattarella e Gentiloni che il Pd non condivideva la riconferma di Visco e che avreste presentato una mozione? «Il governo non era semplicemente informato: era d'accordo. La mozione parlamentare non solo era nota al governo, ma come sa chi conosce il diritto parlamentare questa mozione prevedeva che il governo desse un parere. Che c'è stato. Ed è stato positivo. L'esecutivo è composto da persone serie, non danno parere positivo senza sapere di cosa stanno parlando. Dunque: è evidente che il governo sapesse e che anche fosse d'accordo. Quanto all'autonomia del processo decisionale, noi rispetteremo qualunque scelta verrà fatta dalle autorità preposte sul nome del prossimo governatore. Auspico che scelgano la persona migliore: se il governo riterrà che la persona migliore sia l'attuale governatore, ne prenderemo atto. Ma il rispetto istituzionale non significa non chiedere chiarezza rispetto a ciò che è successo. Noi abbiamo la coscienza a posto, spero che tutti possano dire lo stesso». Quanto incide sull'atteggiamento del Pd verso Bankitalia la vicenda Etruria che ha coinvolto politicamente il sottosegretario Boschi? «E offensivo solo pensarlo. Noi non abbiamo fatto sconti a nessuno e il padre della Boschi, vicepresidente non esecutivo di Banca Etruria per un anno, è stato mandato a casa come tutti, con il nostro commissariamento. Nessuno sconto, altro che discorsi. C'è qualcuno però che strumentalizzando pensa di far credere che il problema delle banche italiane nasca e finisca ad Arezzo e questo è assurdo. Come ho ricordato in un'intervista di qualche settimana fa a La Nazione Arezzo, chi conosce la storia di Banca Etruria sa che la vicenda nasce da molto lontano. Aggiungo che le responsabilità nella gestione di Etruria dovranno essere attentamente valutate, anche considerando il periodo in cui sono stati i commissari a occuparsene. Ma soprattutto la vicenda aretina è ben piccola cosa rispetto ai veri scandali del mondo del credito. Oppure vogliono far credere che i problemi finanziari in Italia nascano ad Arezzo e muoiano a Montevarchi? Non importa essere laureati in Scienze bancarie per sapere che i veri scandali sono altrove. Gli italiani hanno dovuto pagare il salvataggio delle banche. Qualcuno pagherà per non aver vigilato o sarà solo colpa del destino cinico e baro?». Renzi non ha sbagliato nulla sulle banche? «Noi siamo quelli che hanno fatto i decreti per salvare i risparmiatori. Perché senza l'intervento del governo le banche avrebbero chiuso dalla sera alla mattina e i correntisti avrebbero perso tutti i soldi. Lo rifarei domani, nonostante gli insulti che mi sono preso, perché era doveroso salvare i risparmiatori dai disastri fatti negli anni passati. Tuttavia vorrei che chi ha sbagliato pagasse, chi si è mangiato i soldi degli italiani ne rispondesse, che non finisse tutto nel dimenticatqio come spesso accade in Italia E lesa maestà domandare se chi doveva vigilare ha fatto tutto bene? Se poi sono tutti convinti che andasse bene così, beh, si sappia che il Pd la pensa in modo diverso. Quanto a me: non sono il tipo che si ferma alla prima difficoltà. Anzi, se qualcuno vuole approfondire questa delicata questione ci troverà collaborativi e curiosi fin dai lavori della Commissione d'inchiesta». La mozione vi para dagli attacchi dei grillini. Ma non è un errore inseguire i 5 Stelle? «No, noi

SCENARIO BANCHE 32 anticipiamo i 5 Stelle, non li inseguiamo. I grillini fanno polemica solo su Etruria e sul governo. Ma quando si è trattato — con le popolari — di togliere una certa degenerazione della politica dal gioco, i 5 Stelle hanno difeso il vecchio sistema delle popolari, quello che ha combinato i veri pasticci». Non teme ripercussioni internazionali? «Non scherziamo. Le ripercussioni potrebbero esserci se non cambiasse nulla. Chi è abituato a incontrare grandi player della finanza globale sa che la prima cosa che auspicano per l'Italia è la presenza di soggetti dotati di grande autorevolezza nei settori della regolamentazione bancaria e non solo. Chi teme ripercussioni internazionali su questa vicenda forse non ha mai provato a convincere un fondo a investire in Italia». Contadi più la ripresa economica? «Dopo tre anni di lavoro durissimo siamo fuori dalla crisi. Non è stato un miracolo, ma il frutto di un lavoro certosino e paziente e mi fa piacere che una personalità come Mario Draghi abbia elogiato il Jobs Act ».

SCENARIO BANCHE 33 Giorno - Carlino - Nazione 19-ott-2017

Il commento - Rischio boomerang art L'ANTI POPULISTA Matteo Renzi impugna la bandiera grillin-populista del «dagli al banchiere». Così come, appena qualche mese fa, ha brandito quella, grillin-leghista, dell arati casta, all'insegna del 'no vitalizi'. Ma per entrambe le partite, il rischio boomerang più che un'ipotesi è una certezza. E questo a prescindere dalla stessa sorte del governatore Ignazio Visco. Nell'ultimo caso in ordine di tempo il passo falso del leader del Pd non riguarda tanto l'isolamento politico e istituzionale nel quale si è cacciato: è un gelo con pochi precedenti quello che si riscontra intorno a lui da parte del presidente Sergio Mattarella o del premier Paolo Gentiloni, per non dire del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, o del numero uno della Bce Mario Draghi. No, l'effetto boomerang investe direttamente l'oggetto della sua offensiva e potrebbe rivelarsi fatale in campagna elettorale. Sotto la spinta della mossa renziana, il governatore Visco ha chiesto di essere ascoltato il prima possibile dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle crisi bancarie: si difenderà dalle accuse, ma soprattutto attaccherà. E non potrà non parlare di Banca Etruria. Non basta. Sarà ugualmente inevitabile che la Commissione convochi Federico Ghizzoni per chiedergli delle presunte pressioni dell'attuale sottosegretario Maria Elena Boschi - raccontate da Ferruccio De Bortoli - sull'allora ad di Unicredit Federico Ghizzoni per salvare proprio Banca Etruria. Materia incandescente in piena campagna elettorale, un assist perfetto per grillini e leghisti. Ma non solo. ***

SCENARIO BANCHE 34 Giorno - Carlino - Nazione 19-ott-2017

Intervista a Paolo Armaroli - «La mossa alla Camera? Anomala e bizzarra» art PAOLO ARMAROLI, docente di diritto pubblico comparato ed ex deputato di centrodestra, giudica «anomala e bizzarra» la mozione presentata dal Pd e approvata alla Camera che impegna il governo a trovare per la guida della Banca d'Italia una «figura più idonea per una nuova fiducia». Professore, secondo lei la morione dem è addirittura incostituzionale? «Diciamo che è anomala. Nel procedimento di nomina e di revoca del governatore la legge del 2005 non parla del Parlamento e lo fa per una ragione: la Banca d'Italia è un organo autonomo e indipendente, se la partita diventa prerogativa delle forze politiche è un male per le istituzioni». Mozione anomala, quindi... «È inaudito che sia il ministro Padoan che il premier Gentiloni non ne sapessero nulla tanto che per avere parere positivo dal governo è stata chiesta la riformulazione. La mozione è stata sbianchettata' ed edulcorata, è sparita la parolina magica discontinuità'. Insomma, è inaudito che il segretario di un partito di maggioranza presenti da solo, attraverso il braccio armato della Fregolent, una mozione di sostanziale censura del governatore della Banca d'Italia». La presidente Boidrini non doveva ammetterla? «Mah, forse stavolta potrei assolverla per insufficienza di prove». Perché? «Non dimentichiamo che l'atto di nomina e di revoca del governatore non è formalmente presidenziale e sostanzialmente del governo, ma è un atto nel quale la volontà del capo dello Stato e quella del capo del governo si sposano. Nessuno meglio del presidente della Repubblica nella sua veste di garante della Costituzione può, con la propria autorità, sottolineare l'autonomia di Bankitalia, altrimenti sarebbe tuno in mano al governo». Insomma il Quirinale aveva i suoi motivi per irritarsi... «Conosco bene il presidente Sergio Mattarella e per farlo infuriare ce ne vuole, ma questa non è nemmeno la prima volta, di sgarbi gliene sono stati fatti molti». Tutta colpa di Renzi, quindi? «C'è la stranezza di un segretario di partito che lancia il sasso e nasconde la mano. Delle due l'una: o il segretario del Pd non conta nulla e le cose gli passano sopra la testa a sua insaputa oppure, mi chiedo, quanto è credibile una personalità politica che nega l'evidenza? C'era un personaggio storico di cui non ricordo il nome che diceva molti nemici, molto onore', però mi pare fece una brutta fine. Renzi si è messo contro tutti, a cominciare dal presidente della Repubblica, e dallo stesso Gentiloni».

SCENARIO BANCHE 35 Giorno - Carlino - Nazione 19-ott-2017

Veltroni: «Ingiustificabile» Pd e ministri contro il leader art MATTARELLA e Napolitano, presidente in carica e presidente emerito. Mezzo governo, da Padoan («Non ci posso credere») a Calenda («Non parlo per carità di patria»), senza dimenticare Franceschini che ribolle e si macera, seppure in silenzio. Mezzo partito: non solo la minoranza interna (Orlando, Cuperlo, etc.), ma pure pezzi di maggioranza dem non renziana'. Il capogruppo dem al Senato, Luigi Zanda, uomo delle istituzioni, è furibondo. Tutte le opposizioni che lo attaccano come l'intera sinistra (Pisapia, Mdp). Walter Veltroni che stigmatizza e Prodi che basta immaginarselo. Tutti schierati contro il leader dem per la sua messa in discussione del ruolo e del futuro, in scadenza, del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. Ieri difeso da tutti, da Casini a Gianni Letta e oltre. È partito un gioco ormai classico, quello del «tutti contro Renzi», gioco che al leader dem è costato molto, nel recente passato. La sconfitta al referendum istituzionale del 4 dicembre, tanto per dire. IL GIORNO dopo, immancabile, parte la geremiade dei timorosi. «Matteo, ma chi te l'ha fatto fare? Così abbiamo messo tutto il mondo istituzionale, politico, bancario e finanziario contro il Pd!». Esponenti dem di alto grado e lignaggio sono «sconcertati», se non profondamente «irritati». Stile Mattarella dell'altro ieri, per capirsi. Insomma, il 'Renzi solo contro tutti', sul caso Visco, «non ci aiuta — dicono al Nazareno come nei ministeri presidiati da big del Pd — anzi ci rende molto più difficile proporci come forza di governo». E la considerazione dei renziani ortodossi (Boschi, Lotti, Bonifazi: il giglio magico', insomma) che solo così strapperemo sempre più armi elettorali ai grillini e ai sovranisti» non consola i big dem. INOLTRE, a spargere sale sulle ferite, c'è un altro dato: la mozione del Pd, quella «prima versione», dai toni ancora più duri, era conosciuta solo nel giro più stretto del renzismo. Mezzo governo ne era all'oscuro, tre quarti di Pd pure. Della tempesta perfetta che stava per scatenarsi sapevano in tre: Renzi, il giglio magico' in quanto tale, un'entità a sé, e il capogruppo Pd alla Camera Rosato. ERGO le reazioni di rigetto sono proporzionate alla gravità dell'atto. Veltroni, glaciale: la mozione Pd è «incomprensibile e ingiustificabile». Poi, in Transatlantico, il suo braccio destro, Walter Verini, spiega «Veltroni parla per difendere l'istituzione di Bankitalia», ma le parole di Veltroni feriscono, e molto, Renzi. Napolitano parla di «cose deplorevoli». Zanda, che ieri ha parlato fitto fitto con Gentiloni per venti minuti, nell'Aula del Senato, scudiscia: «Mozioni così meglio non farne». L'area del ministro Orlando, tramite il suo portavoce, Andrea Martella, chiede la convocazione dell'assemblea del gruppo «perché bisogna fare chiarezza su un percorso non lineare», ma i buoi sono scappati. CHI RESTA a difendere il soldato Renzi in pubblico? Il renzianissimo senatore dem e pochissimi altri (tipo Rosato). Parla, perd, il presidente del panito, e leader dei Giovani turchi, Orfini, fa adombrare che anche Gentiloni fosse d'accordo con la mozione: «L'ho condivisa e l'abbiamo limata con il governo. Comunque, cene reazioni mi sorprendono: solo il Papa è infallibile per chi crede e Visco non è il Papa», sibila. Già, peccato che, da ieri, Visco in Italia sia diventato più intoccabile del Papa.

SCENARIO BANCHE 36 Giorno - Carlino - Nazione 19-ott-2017

Intervista ad Angelo De Mattia - «Nell'inchiesta avremo sorprese Il governatore art scoprirà le carte»

UNA DISTORSIONE istituzionale gravissima, che avrà un effetto boomerang sul Pd e il suo segretario. Angelo De Mattia (foto), una lunga carriera dentro la Banca d'Italia fino a diventare direttore centrale ai tempi di Fazio, non ha dubbi: «Per rimediare questo vulnus istituzionale non c'è altra strada che la riconferma di Visco». Aldilà della modalità che infrange ogni regola istituzionale, non crede che l'oggetto della mozione sia fondato? «Aderire a quella mozione significa avallare a un atto grave e abnorme che mina l'autonomia e l'indipendenza della Banca d'Italia. Non sono certo quelle argomentazioni espresse in modo populista a determinare il giudizio sull'inadeguatezza di Visco». II procuratore Greco, ascoltato ieri dalla Commissione d'inchiesta sulle banchet ha accysato le autorità di vigilanza di aver avuto un atteggiamento «frappa p er» nella gestione del ctce risi. «Sono giudizi condivisibili solo se si fanno discendere dalla confusa pluralità di authority nazionali ed europee sul credito. Visco porterà in Commissione carte finora sconosciute perché coperte da segreto e, allora, potremmo davvero scendere nel merito». Restano i fallimenti che hanno colpito i risparmiatori, dalle quattro banche alle venete fino a Mps: dawero non si poteva evitare di arrivare a quel punto? La Vigilanza ha utilizzato tutti gli strumenti a disposizione? «Nel complesso gli strumenti giuridici e tecnici a disposizione sono sufficienti. Il grosso errore, che non riguarda i vertici attuali, Bankitalia lo fece autorizzando Mps all'acquisizione di Antonveneta senza adeguatamente considerare l'impatto sulla stabilità derivante dal prezzo abnorme. Se, nelle crisi successive, siano stati tutti utilizzati in modo tempestivo lo vedremo presto, ma non condivido affatto le critiche sommarie finora espresse. Se sono stati commessi errori, lo diranno i lavori della Commissione. Avremo delle sorprese». II bail in sui fallimenti però ce lo siamo ritrovati un po' all'improvviso con la crisi delle quattro banche: una partita gestita male? «Una partita persa che si doveva combattere meglio, almeno sulla retroattività delle norme e sul coinvolgimento dei depositanti. Bankitalia provò a presentare delle problematiche ma non riuscì a far passare la sua linea. La vera responsabilità è però politica, cioè dei govern ». Sulle Popolari l'ex pretnier Renzi ha detto di essersi fidato di Bankitalia. Come giudica quella riforma? «La Banca d'Italia era certamente favorevole alla linea, ma non credo fosse d'accordo con lo strumento decreto. Io ho espresso molti dubbi su quella riforma perché ero dell'idea di tenere una holding cooperativa e trasformare le popolari in Spa, con le cooperative alla testa e la banca. I fatti che precedettero quella riforma sono ancora opachi e su di essi è necessario fare chiarezza». A livello di informazione verso i risparmiatori si vafore di più, non crede? «Sulla comunicazione istituzionale servono grossi passi avanti: bisogna far sapere bene ai cittadini come stanno le cose. Anche per evitare polemiche».

SCENARIO BANCHE 37 Giorno - Carlino - Nazione 19-ott-2017

Tensione tra Mattarella e governo Visco si prepara a salire sul ring art DISINNESCARE la bomba messa da Renzi sotto la poltrona più alta di Bankitalia non sarà una passeggiata: occorrerà molta perizia. Perché la miccia ha due inneschi pronti a esplodere, come risulta chiaro dalle domande che si rincorrono nei palazzi che contano. Da una parte, infatti, ci si chiede come si possa non riconfermare Ignazio Visco ai vertici di via Nazionale dopo un messaggio cosi forte come quello del rapo dello Stato. Quando Sergio Mattarella si mette in gioco con tanta forza, nelle more di impegni già presi con la Bce, non si può pensare di uscire dalla strada individuata da tempo. Ma poi incalza l'altra questione, e cioè se sia possibile riproporre una persona contro la quale si sono espressi, con toni anche sopra le righe i due terzi delle forze politiche. Ovviamente, molto dipenderà anche dal fattore umano, ovvero dalla reazione del diretto interessato. Messo con le spalle al muro, se la sentirebbe sul serio di svolgere per altri sei anni l'incarico in un contesto ostile? FIN qui, Visco ha mostrato una certa difficoltà a reggere la tensione. Ma ieri ha scelto di scendere nell'arena e combattere a viso aperto dopo aver incassato l'appoggio del direttorio di Bankitalia (di riffa o di raffa messo sotto accusa dalla mozione del Pd), che di buon mattino ha fatto quadrato intorno a lui. «Non mollerà mai», fanno filtrare da Palazzo Koch. Il governatore lo dimostra anche nei fatti: prima si presenta alla commemorazione dell'economista Federico Caffe, presente il ministro dell'economia Padoan che lo saluta con una plateale stretta di mano, quasi un gesto riparatore. Ma la mossa più forte è quella di chiedere e ottenere di essere ascoltato dal presidente della commissione sulle banche, Casini: ha messo sul tavolo 4100 documenti (da cui può saltare fuori tutto), chiedendo di essere ascoltato quanto prima Tanta fretta contiene certo un segnale ai naviganti ma pure la necessità di uscire dalla situazione d'impasse. Naturalmente il Pd renziano la pensa diversamente: «Sarebbe utile audirlo dopo che avremo acquisito il materiale e forse dopo anche che avremo avviato l'esame della crisi delle banche venete», osserva Matteo Orfini. Politicamente, più si sposta in là più la matassa si è dipanata: se deve essere riconfermato, arriverebbe in commissione più calmo, se invece se ne deve andare da Palazzo Koch arriverebbe delegittirnato. Di sicuro, verrà sentito dopo il capo della vigilanza di via Nazionale Barbagallo, a ridosso delle elezioni siciliane. IN GIOCO non c'è solo un'authority italiana ma un'authority europea: si capisce perché tanto turnore abbia allarmato non poco la Bce e Draghi, ragion per cui il Quirinale — dopo essere intervenuto auraverso un'agenzia di stampa straniera, la Reuters, per tutelare all'estero l'ex istituto di emissione — preme perché la soluzione del rebus arrivi quanto prima, magari già domani in consiglio dei ministri. Non è diminuita neanche un po' l'irritazione verso Renzi, ma nel mirino è finito pure Gentiloni, salito sul Colle con mezzo governo ieri per il solito pranzo che precede i consigli europei. Il Quirinale avrebbe voluto che il governo non avallasse la mozione contro Visco, per quanto in una versione riveduta e corretta. Alcune indiscrezioni — non confermate — parlano di una nota inviata dalla segreteria generale del Quirinale a quella di Palazzo Chigi in cui si contesterebbe la sua ammissibilitù. Di certo, dal Colle si aspetta di vedere cosa deciderà di fare Gentiloni: per evitare lo scontro, gira voce che il direttorio di Bankitalia possa fare una rosa di nomi al governo. Va da sé che, qualora non si puntasse su Visco, si andrebbe comunque su una soluzione interna all'Istituto.

SCENARIO BANCHE 38 Il Fatto Quotidiano 19-ott-2017

Il Pd ricatta Visco in commissione e il Quirinale processa la Boschi - La minaccia art a Bankitalia è la commissione banche

La graticola è stata preparata con cura in quel di palazzo San Macuto, sede delle commissioni parlamentari d'inchiesta, compresa quella sulle banche. Alla cottura i renziani, che si sono fatti nominare in massa nell'organo appena istituito, hanno destinato Ignazio Visco, governatore di Banca d'Italia in odore di rinnovo e acerrimo nemico del capo (Renzi, com'è noto e non senza qualche ragione, gli imputa i non pochi infortuni del suo governo nel settore del credito). L'obiettivo è convincere il numero 1 di Palazzo Koch a farsi da parte volontariamente. Visco, che ha capito il giochino, ieri si è però presentato proprio a palazzo San Macuto per chiedere alla presidenza della commissione d'essere audito il prima possibile. Richiesta tanto irrituale, quanto poco razionale. Non sarà accontentato: la cottura ha bisogno dei suoi tempi. ANDIAMO con ordine. Questa inchiesta - proposta ne1 2013 è stata varata a poche settimane dallo scioglimento delle Camere, dunque potrà fare poco: quel poco, però, sarà mettere in imbarazzo il governatore della Banca d'Italia. La cosa è evidente da come il presidente Pier Ferdinando Casini ha organizzato i lavori. Il criterio scelto è partire dall'ultima crisi, vale a dire dalle due popolari venete e cioè dal vero punto debole di Ignazio Visco e Bankitalia. Il motivoèsemplice: Popolare di Vicenza e il suo dominus Gianni Zonin sono stati i beniamini di Via Nazionale per anni. Non c'è stata crisi nel settore in cui Bankitalia non abbia proposto come soluzione la vendita ai vicentini: la Etruria cara ai Boschi è il caso più famoso (e delicato per i renziani). Questione di rapporti e Zonin - "viticoltore prestato alla finanza", presidente di Vicenza dal 1997 (in cda dal 1983) fino al tracollo - ha sempre avuto talento nel tessere relazioni. Per limitarci a quelle con Banca d'Italia basti citare i nomi di cui si è circondato negl ianni: tra il 2006 e i1 2008 l'ex ispettore della Vigilanza Luigi Amore diventa responsabile dell'Audit interno; nel 2011 entra in cda, da vicepresidente, l'ex Ragioniere dello Stato Andrea Monorchio, uomo di molteplici e antichi contatti a Palazzo Koch; nel 2013 va a Vicenza a fare il capo delle relazioni istituzionali Gianandrea Falchi, ex capo della segreteria particolare di Bankitalia quando c'era Mario Draghi. E non ci sono solo i nomi, ma pure gli incroci pericolosi. Ne citeremo solo uno a titolo di esempio. Nel 2014 Popolare di Vicenza decide di acquistare (per 9,5 milioni) nella città palladiana Palazzo Repeta: il venditore era Bankitalia, che tentava di piazzare l'immobile senza riuscirci da un quinquennio. Rapporti e incroci che vanno insieme a un'attività di Vigilanza quantomeno distratta, che per anni ha lasciato il management portare l'istituto al tracollo senza fiatare anche a fronte di operazioni assai più che opache che dovevano essere note almeno agli ispettori di palazzo Koch, così solerti in altre occasioni nel commissariare banche e/o correre in Procura. DOVREBBE a questo punto essere chiaro - visti i moltissimi renziani che si sono fatti nominare in commissione d'inchiesta - qual è il rischio di un'audizione per Visco incentrata sul disastro delle due venete. Il governatore non dovrebbe nemmeno essere rassicurato da queste parole del presidente del Pd Matteo Orfini, ovviamente commissario: "Non stiamo facendo un'indagine conoscitiva ma un'inchiesta Ha senso audire le persone nel momento in cui siamo in grado di fare le domande giuste. Quindi sarà sicuramente utile audire il governatore, ma dopo che avremo acquisito il materiale e forse dopo anche che avremo avviato l'esame della crisi delle banche venete". Auguri.

SCENARIO BANCHE 39 Il Fatto Quotidiano 19-ott-2017

Il commento - Mille motivi giusti e uno sbagliato per cambiare art Ci sono mille ragioni giuste per chiedere che Ignazio Visco nonfaccia unal tro mandato da governatore dellaBancad'Italia. Mille giuste e una sbagliata. Quelle giuste le abbiamo raccontate sul Fatto: la vigilanza di Bankitalia non è stata un difensore dei risparmiatori ma un regista, che ha fatto scelte discrezionali (per esempio tentare di aggregare banche malconce alla Popolare di Vicenza, già malandata) e ha tenuto comportamenti il cui unico scopo intellegibile sembra nascondere errori pregressi. La ragione sbagliata per cacciare Visco è quella dietro l'attacco di Matteo Renzi: attribuire alla Banca d'Italia tutte le responsabilità per i disastri bancari. Se la commissione parlamentare fosse una cosa seria, invece, dovrebbe stabilire quanto è colpa di Via Nazionale, quanto della Consob e quanto del governo Renzi. Perché è Renzi ad aver chiestoagli italiani di comprare azioni di Mps a gennaio 2016, quando la banca era di nuovo a rischio sopravvivenza; èRenzi ad aver ingigantito il problema di Mps e poi delle due banche venete inseguendo inesistenti soluzioni di mercato che servivano solo a prendere tempo (c'era il referendum); è Renzi nel 2015 ad aver approvato un decreto per quattro banche, tra cui Etruria, che ha fissato un prezzo troppo basso per le sofferenze bancarie, aprendo voragini nei bilanci di tutti gli istituti. E cosi via (e non parliamo di Maria Elena Boschi ed Etruria). Visco andrebbe sostituito. E l'immagine della Banca d'Italia rinfrescata come quando, nel 2005, dopo gli scandali dei furbetti delquartierino,spari il mandato a vitae al posto di Antonio Fazio arrivò l'esterno Mario Draghi. Ma fare la guerra a Visco, magari per mettere al suo posto uno dei suoi collaboratori di questi anni tipo Salvatore Rossi o Fabio Panetta, serve soltanto a dare una gratificazione effimera all'ego di un leader completamente privo non solo di senso delle istituzioni ma pure di una strategia.

SCENARIO BANCHE 40 Il Fatto Quotidiano 19-ott-2017

Il Quirinale blinda il rinnovo di Visco e processa Boschi art Tradimento. È un concetto, una parola, che negli ultimi due giorni ha fatto la spola nelle varie linee di comunicazione tra il Quirinale e Palazzo Chigi. "Maria Elena sapeva della mozione e non me l'ha detto", questo uno dei pensieri del premier Paolo Gentiloni che trapelano dagli "alti" colloqui riservati di queste ore. Maria Elena, ovviamente, è Boschi, sottosegretaria alla presidenza del Consiglio. Il suo ruolo istituzionale non è un dettaglio. Perché nell'analisi politico-istituzionale di Colle e Palazzo Chigi dell'improvvisa crisi attorno alla poltrona di Ignazio Visco tutto assume un senso. IERI, A PRANZO al Quirinale, c'è stata proprio Boschi. Un impegno già in agenda. La sottosegretaria ha accompagnato il premier Gentiloni e alcuni ministri in vista del prossimo Consiglio europeo: Alfano, Minniti, Padoan e Calenda. Assente giustificata Pinotti. In ogni caso nessun accenno alla vicenda del giorno maBoschi è apparsa lo stesso "appartata, abbacchiata e silenziosa". Come se si fosse consumato un processo senzaparole. Fatto di gesti e di sguardi. Del resto per il capo dello Stato e per il presidente del Consiglio il quadro è chiarissimo, alla luce delle preoccupazioni europee della Bce di Maria Draghi. Una linea riassumibile così: avanti con Visco. La riconferma dovrebbe avvenire ufficialmente alla fine della prossima settimana, entro venerdì 27 ottobre. Il governatore sarebbe blindato. E questo apre un inedito e permanente fronte di tensione con il Pd renziano, che rischia di ridare ancora più centralità al ritorno di Silvio Berlusconi e di Forza Italia negli scenari dopo il voto alle Politiche de1 2018. Non sono infatti passati, inosservati, i continui riferimenti di B. all'Europa e al Ppe nelle ultime interviste. Tradottovuol dire: Berlusconi è più "responsabile" di Renzi, al quale in questa narrazione bancaria interessa solo sostituire il dannoso ticket Etruria-Boschi con quello Visco-Bankitalia. MA BOSCHI non è l'unica donna di rilievo protagonista nelle concitate discussioni istituzionali. Se a lei si associa l'evocazione del "tradimento" ci sono altre due figure femminili con altrettante immagini. La prima è quella di , ministro per i Rapporti con il Parlamento. In questi due giorni, Finocchiaro è stata l'immagine della "rabbia", per usare un eufemismo. Furibonda e nera per l'accaduto. Il suo ruolo è quello di raccordo tra il governo e il Parlamento ma anche lei non sapeva nulla. Senza dimenticare che fino al dicembre scorso, quando si è svolto il referendum istituzionale, Finocchiaro e Boschi erano come zia e nipote per via del lavoro comune sulla riforma della Costituzione. Laura Boldrini, infine. I dubbi si sono riversati pure sulla presidente della Camera. Com'è possibile che una mozione così delicata passasse inosservata al suo staff? Qui il peccato è di inconsapevolezza, quantomeno della mancata percezione di quello che stava per verificarsi. Tre donne, tre immagini. In un film che al Quirinale è cominciato all'ora di pranzo di martedì scorso. Mattarella era a tavola con il presidente del Madagascar, Hery Rajaonarimampianina. Il clima conviviale si è bruscamente interrotto quando un commensale ha capito che l'attenzione del presidente della Repubblica era assorbita da qualcosa di inaspettato e importante. Attivate le linee di comunicazione con Palazzo Chigi, la vicenda Visco-Renzi ha preso forma ora dopo ora e il capo dello Stato ha deciso di esercitare la sua moral suasion con una nota informale destinata alle agenzie. Per un motivo ben preciso: un intervento ufficiale avrebbe messo in moto la Bce di Draghi e acuito la crisi. Decisioni prese con un umore nero, al punto di ritirarsi nel suo appartamento con 30 minuti di anticipo sul solito orario delle 20 e 45.

SCENARIO BANCHE 41 Il Fatto Quotidiano 19-ott-2017

Mps, le Iene fanno riaprire l'inchiesta sull'impossibile suicidio di Rossi - Mps, il art procuratore: "Pronto a riaprire l'inchiesta su Rossi"

Lo dice senza prendere fiato, parole che sembrano quasi sfuggirgli, tanto vanno via in scioltezza "Se ci fosse un errore materiale le persone offese facciano un'istanza di riapertura e noi provvederemo". Il procuratore capo di Siena, Salvatore Vitello, pressato dal giornalista Antonino Monteleone de Le Iene, concede questo spiraglio ai familiari di David Rossi, il manager del Monte dei Paschi di Siena trovato morto la sera del 6 marzo 2013 in vicolo Monte Pio, tre piani e dodici metri sotto la finestra del suo ufficio a Rocca Salimbeni, sede della banca. Spiraglio al quale per prima la vedova, Antonella Tognazzi, sembra aggrapparsi seppur con poca convinzione: "Istanza di riapertura? La faremo", concede pure lei a Le Iene. CON POCA convinzione perché la stessa Procura oggi guidata da Vitello ha per due volte archiviato la scomparsa di Rossi come suicidio nonostante le tante incongruenze e carenze riscontrate nelle indagini iniziali ed evidenziate persino dagli stessi periti nominati dal magistrato Andrea Boni che ha riaperto il caso nel 2015. Incongruenze e carenze che però non sono state tenute in considerazione nei decreti di archiviazione. Ma che anzi hanno portato il giudice per le indagini preliminari Roberta Malavasi a commettere dei macroscopici errori nel decreto con il quale il 4 luglio 2017 archivia il secondo fascicolo su David Rossi confermando il suicidio. Nel testo si legge, fra l'altro, che tra le persone sentite nel corso degli approfondimenti investigativi figura anche Lorenza Pieraccini, segretaria di Fabrizio Viola, all'epoca dei fatti ad di Mps. Cosa non vera. La donna non è mai stata sentita come persona informata sui fatti. Eppure era stata una delle ultime persone ad avere parlato con David Rossi il 6 marzo 2013. E proprio per chiedere ragione d i questo erroreLeiene chiedono di interloquire con il procuratore capo Vitello che declina la richiesta di intervista. Allora il giornalista lo contatta telefonicamente. Pochi minuti di conversazione trasmesse nella puntata di martedì sera dalla quale il magistrato sembra decisamente infastidito dalle legittime contestazioni tanto da interrompere la conversazione prima di rispondere nel merito. Sostiene Vitello: "Nell'ordinanza con cui il gip Malavasi ha archiviato il caso ci sono tutte le risposte". Il cronista gli fa notare che in realtà ci sono alcuni errori tra cui il passaggio sulla segretaria di Viola. Il procuratore parla ad alcune persone che sono con lui e dice: "Se fate silenzio il signor Monteleone di Italia 1 mi sta facendo le domande così anche voi sentite le risposte che sto dando a come si chiama lui". E prosegue: "Se ci fosse un errore materiale, le persone offese facciano un'istanza di riapertura e noi provvederemo". Alle insistenze sul motivo dell'errore commesso dal gip, Vitello sbotta: "Lei fa il giornalista o fa soltanto spettacolo? Lei vuole provocarmi. Se lei mi dice che quello che dice la dottoressa Malavasi non èvero perché contiene degli errori e delle falsità.. crede sia questo il modo di intervistare le persone? La ringrazio e la saluto". CHE UN ERRORE ci sia è indubbio. Così come è certo che la procura di Genova, competente sui magistrati di Siena, ha aperto un fascicolo a seguito delle dichiarazioni dell'ex sindaco Pierluigi Piccini ed ha già convocato alcune persone per essere sentite, oltre ad acquisire il materiale relativo a entrambe le inchieste svolte a Siena su David Rossi, compresa la ricostruzione di come il magistrato Aldo Natalini abbia distrutto alcuni reperti fondamentali come i sette fazzoletti di carta sporchi di sangue trovati nell'ufficio di David. Reperti mai analizzati e mandati al macero prima che il gip si pronunciasse sull'archiviazione o disponesse un supplemento di indagine. L'invito di Vitello a presentare una nuova istanza di riapertura è ritenuta "una strada sicuramente da percorrere" dall'avvocato Luca Goracci, legale che d ifende la vedova di David, Antonella Tognazzi, e la figlia di lei, Carolina Orlandi. Sarebbe la terza. "Stiamo svolgendo altre indagini difensive e nel momento in cui avremo gli esiti formuleremo istanza di riapertura". Sicuramente, aggiunge, "sarà chiesto anche che sia sentita Pieraccini" seppure "era già stato inutilmente chiesto nelle opposizioni finora presentate". Ben tre. Una anche alla Procura generale di Firenze, alla quale chiesero di avocare le indagini. Ma dal capoluogo toscano preferirono rispedire il tutto a Siena.

SCENARIO BANCHE 42 Italia Oggi 19-ott-2017

Bim Suisse va a B.Zarattini art Bim Suisse passa a Banca Zarattini per 40,4 milioni di franchi svizzeri (34,9 min euro). Superate tutte le condizioni sospensive previste, tra cui il via libera dell'autorità di vigilanza elvetica, l'operazione è stata perfezionata. Il prezzo è suscettibile di un aggiustamento, a esito del risultato economico e dell'andamento delle masse gestite di Bim Suisse fra il 30 giugno e il 18 ottobre, quantificabile attualmente in una diminuzione intorno al 2%. Come previsto, Bim ha rilevato da Bim Suisse la totalità del capitale azionario di Patio Lugano per 15,05 min di franchi. A livello consolidato l'operazione determina un beneficio sul Ceti di Bim stimabile in 47 punti base. Banca Intermobiliare ha quindi realizzato uno degli obiettivi della nuova gestione: da una parte, concentrare il core business sull'attività di private banking di fascia alta in Italia; dall'altra, dotarsi di una forte alleanza e sinergia sul mercato svizzero del private banking. Banca Zarattini, dal canto suo, prosegue nel piano di crescita focalizzato su due principali direttrici: l'incremento dimensionale, attraverso operazioni di acquisizione totalitaria o di maggioranza; lo sviluppo di partnership strategiche con controparti istituzionali, sia in territorio elvetico sia all'estero. I due istituti avviano così una collaborazione strategica, attraverso una piattaforma di servizi che consentirà alla clientela di Bim e alla sua rete di private banker di accedere ai servizi bancari offerti, in regime di libera prestazione, da Banca Zarattini. Intanto liquidatori e advisor tirano dritto sul processo di vendita di Bim, finita tra gli attivi della liquidazione coatta amministrativa dopo l'acquisto, da parte di Intesa Sanpaolo, della maggior parte delle attività performanti di Bpvi e Veneto banca. Una fonte di mercato ha precisato che procedure e scadenze rimangono invariate anche se, stando alle indiscrezioni di stampa, Barents Re sarebbe pronta a impugnare l'operazione davanti al Tar del Lazio. Si tratterà, quindi, col fondo inglese Attestor fino al 20 ottobre per trovare una soluzione. Barents Re è il riassicuratore di origine panamense rimasto in corsa fino all'ultimo, insieme ad Attestor, per l'acquisto di Bim.

SCENARIO BANCHE 43 La Notizia 19-ott-2017

Manutenzioni, alberghi, privilegi Gli sperperi di Via Nazionale art Visco o non Visco, qualunque sarà il futuro vertice della Banca d'Italia, ci si troverà sempre di fronte a un calderone di spese che brucia soldi a volontà. Certo, di questi tempi il tema dei crac bancari e della vigilanza tiene banco. Ma non potrà certo uscire dall'agenda la questione di un istituto centrale che, come più volte scritto da La Notizia, continua ad avere un "corpaccione" sproporzionato rispetto alle funzioni ormai nettamente ridimensionate in capo alla banca guidata da Ignazio Visco. Per avere un quadro aggiornato del trend delle uscite di via Nazionale basta consultare l'ultimo programma biennale degli acquisti di beni e servizi pubblicato da Bankitalia a valere sul 2017-2018. Tra le numerosissime voci, per esempio, è difficile non farsi catturare l'attenzione dagli enormi costi della sede centraie di Roma, l'ormai famoso Palazzo Koch. LA SEQUENZA Nel solo 2017, per la manutenzione ordinaria e straordinaria dello storico complesso immobiliare, se ne andranno via 25 milioni di euro. Per lo stesso stabile di via Nazionale saranno messi sul piatto altri 2 milioni di euro come compensi per professionisti esterni incaricati di effettuare "interventi edili e/o impiantistici". La medesima motivazione, nell'elenco, è alla base di un'ulteriore spesa di 250 mila euro. Manutenzione e restauri, in effetti, sembrano essere le voci che più pesano, sempre nel solo 2017, nell'ampio novero degli acquisti di beni e servizi. E qui sedi e filiali incidono ancora oggi in modo determinante. Si prenda il "Polo tuscolano" della Banca d'Italia, ovvero lo stabilimento del servizio banconote. Qui per la solita "manutenzione ordinaria e straordinaria edile e impiantistica" bisognerà sborsare 21 milioni e 260 mila euro. Per l'identico servizio a beneficio delle varie sedi istituzionali di Roma centro se ne andranno altri 14 milioni e 540 mila euro. Poi, come detto, le solite filiali, che a partire dall'epoca di Mario Draghi sono state ridotte. Per restaurare le facciate interne ed esterne della filiale di Genova, nel 2017, verrà staccato un assegno di 2 milioni e 900 mila euro. Un'uscita di 508 mila euro, invece, sarà necessaria per il "restauro del soffitto dello scalone monumentale presso la sede" di Bologna. E che dire dell'attività di formazione e convegnistica? Dalla griglia viene fuori un esborso di 205 mila euro per "servizi alberghieri e di ristorazione per la Scuola di automazione dirigenti bancari': Si tratta, in questo caso, di una Scuola direttamente dipendente da Bankitalia (filiale di Perugia) che in pratica organizza dibattiti e convegni. Altri 200 mila euro sono stati destinati a un non meglio precisato servizio di "formazione sulla valorizzazione delle diversità UN FLORILEGIO Ma tra la spese messe in cantiere per il solo 2017 c'è di tutto: 2 milioni e 835 mila euro per il noleggio di autobus con conducente, 1 milione e 900 mila euro per la progettazione e realizzazione degli allestimenti multimediali all'interno del progetto "Museo della moneta", 1 milione e 500 mila euro per servizi di formazione in lingua inglese. Fino ad arrivare al singolo assegno più corposo, ovvero 73 milioni di euro, che quest'anno saranno versati per il "piano di assistenza sanitaria per il personale della Banca d'Italia in servizio e in quiescenza e dei rispettivi nuclei familiari': Insomma, esempi che danno la misura di come la macchina bruci denari. Se poi si considera, come ricostruito da La Notizia del 31 maggio scorso, che Bankitalia ha ancora sul groppone 6.885 dipendenti, che in media hanno uno stipendio lordo annuale di 90.400 euro (in aumento rispetto agli anni precedenti), si capisce come anche su questo fronte il nuovo corso di Bankitalia dovrà aprire un'ampia riflessione.

SCENARIO BANCHE 44 La Notizia 19-ott-2017

Lo Stato venderà crediti fiscali fino a 4 miliardi - In vendita i crediti fiscali Così lo art Stato cerca 4 miliardi

Alla fine la misura c'è. Eccome se c'è. Lo Stato, proprio come una banca, proverà a fare cassa vendendo i suoi "crediti deteriorati" in pratica i crediti fiscali iscritti a ruolo e di difficile riscossione. La misura, annunciata da La Notizia del 14 ottobre, era stata inizialmente pensata nel decreto collegato alla manovra, approvato dal Consiglio dei ministri della scorsa settimana. Adesso però ha trovato la sua collocazione (almeno per il momento) direttamente nel corpo della legge di bilancio, in particolare all'interno di un articolo dal titolo "Cessione di tutti i carichi 2000-2010 affidati all'agente della riscossione': La dicitura, in una bozza evidentemente ancora da sgrezzare, è accompagnata all'espressione "magazzino", proprio a dare l'idea dei crediti fiscali che si sono sedimentati negli anni. Ma in che modo ha intenzione del procedere il Governo, segnatamente il ministero dell'economia guidato da Pier Carlo Padoan? Sul punto la norma dice che l'Ader, l'Agenzia delle entrate- riscossione (che ha assorbito la ex Equitalia), "in nome e per conto degli enti creditori provvede con procedure di evidenza pubblica, e con le modalità stabilite con decreto del ministro dell'economia e delle finanze da adottarsi entro il 31 marzo del 2018, alla cessione pro-soluto a titolo oneroso dei crediti relativi alle quote affidate dal primo gennaio 2000 al 31 dicembre 2010". Sono escluse la posizioni sottoposte a procedura concorsuale o a processi di rateizzazione in corso. E sempre la norma inserita in Manovra spiega che il prezzo di cessione di questi crediti, "da corrispondere nel triennio 2018-2020 in tre rate annuali di pari importo, non può in ogni caso essere inferiore all'importo complessivo di 4.086 milioni di euro". In pratica lo Stato si aspetta un incasso minimo nel triennio di 4 miliardi. Rimane però sul piatto il problema già segnalato da La Notizia. I terzi che si troveranno ad acquistare questi crediti fiscali, banche o società di factoring, potranno riscuoterli presso i contribuenti senza dover rispettare i limiti oggi imposti all'ex Equitalia: dall'impossibilità di iscrivere ipoteca sugli immobili per crediti inferiori ai 20 mila euro, al divieto di procedere all'espropriazione immobiliare nei confronti dell'unica casa di proprietà del debitore e al divieto di espropriare altri immobili per crediti fiscali inferiori ai 120 mila euro. Sul punto la norma non dice nulla. E per i contribuenti-debitori l'allarme è confermato.

SCENARIO BANCHE 45 La Verita' 19-ott-2017

L'armadio di Renzi é pieno di scheletri bancari - Gli scheletri bancari nell'armadio art di Renzi

Ci sono molte buone ragioni che avrebbero dovuto consigliare a Matteo Renzi di stare alla larga dal tema delle banche, evitando di far presentare al Pd mozioni per far fuori Ignazio Visco. La prima di queste risale al periodo immediatamente successivo al suo arrivo a Palazzo Chigi, quando appena divenuto presidente del Consiglio incontrò il governatore della Banca d'Italia. Era la prima volta che il capo del governo si trovava faccia a faccia con il numero uno di via Nazionale. Tema dell'incontro, che dunque risale al 2014, cioè a quando ancora nessuno conosceva la voragine che stava per inghiottire Banca Etruria e migliaia di risparmiatori, la situazione economica complessiva dell'Italia. Tuttavia, nonostante all'ordine del giorno ci fossero le politiche di bilancio, il Pii e la disoccupazione, a un certo punto il premier trovò il ternpo per porre domande sulla Popolare di Arezzo. Renzi cercava informazioni sull'istituto di cui era vicepresidente il papà del suo ministro Maria Elena Boschi. Per quale motivo e sulla base di quali interessi il capo del governo volesse conoscere le condizioni dell'istituto di credito toscano non è noto. E dire che in quel momento altre banche avrebbero dovuto attirare il suo interesse, dato che a Siena il Monte dei Paschi stava cercan do con difficoltà di reperire sul mercato 5 miliardi per rafforzare il patrimonio. Eppure no, Renzi non sembrava granché interessato alle sorti del quarto gruppo bancario italiano, ma piuttosto a quelle della Popolare, cioè di un istituto medio piccolo. Nessuno a oggi gli ha chiesto spiegazioni di quel curioso e anticipato interesse, ma certo se la commissione d'inchiesta sulle banche fosse una cosa seria e non una presa in giro dei risparmiatori lo farebbe. Dell'elenco di domande che i commissari potrebbero rivolgere all'ex premier dovrebbe di rigore far parte anche quella che riguarda l'inserimento di Etruria tra le dieci Popolari da trasformare in società per azioni. Come è noto, all'improvviso, mentre nell'istituto di Arezzo era in corso l'ispezione della vigilanza che accertò la dissipazione di gran parte del patrimonio, il governo mise a punto un decreto per cancellare il sistema di governance su cui per decenni si erano rette le Popolari. Il provvedimento avrebbe dovuto riguardare le banche più importanti, ma alla fine venne inserita anche Etruria. Nessuno si aspettava questa mossa e infatti in molti furono sorpresi e si chiesero le ragioni della scelta. Lo stupore non riguardò quegli speculatori che sull'ascesa del titolo della banche guadagnarono milioni. Già, perché mentre la Banca d'Italia passava al setaccio i conti dell'istituto toscano e il governo lo obbligava a trasformarsi in società per azioni, una manina comprava facendo salire le quotazioni del titolo, che in pochi giorni guadagnò oltre il 6o per cento. Perché Renzi volle mettere anche Etruria fra le banche da trasformare in Spa? Chi sapeva del progetto? Come poi andò a finire l'idea di fare della Popolare aretina una società per azioni si sa. Di ll a 15 giorni la banca venne commissariata e i suoi vertici rimossi e tra questi naturalmente anche il papà dell'allora ministro delle riforme. Com'è possibile che a Palazzo Chigi la mano sinistra che scriveva il decreto sulle Popolari non sapesse che cosa faceva la mano destra che commissariava Etruria? C'è un'altra buona ragione che dovrebbe suggerire a Renzi di non aprire bocca sui pasticci bancari degli ultimi anni e in questo caso c'è di mezzo il decreto con cui nel settembre del 2015 fu recepita la norma europea del bail in. L'Italia fu tra le prime a tradurre in legge la direttiva di Bruxelles, e a seguire l'iter della conversione fu il ministro con delega ai rapporti con il Parlamento, ossia Maria Elena Boschi. Una scelta discutibile quella di lasciare tra le mani della figlia dell'ex vicepresidente di Etruria la patata bollente dei fallimenti bancari? Forse. Ma la decisione più inopportuna fu la modifica alle disposizioni comunitarie, con l'introduzione di un comma che toglieva ai risparmiatori il diritto di procedere contro i vertici degli istituti falliti, attribuendolo alla Banca d'Italia. Nessuno seppe spiegare le ragioni di quella strana scelta. O meglio: nessuno le spiegò, ma tutti capirono. Naturalmente, tra le ragioni che dovrebbero imporre a Renzi di astenersi da commenti sui crac bancari, c'è anche la faccenda delle pressioni esercitate da Maria Elena Boschi sull'amministratore delegato di Unicredit. Denunciati da Ferruccio de Bortoli nel suo libro, gli interventi furono smentiti dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio ma mai da Federico Ghizzoni, il numero uno della banca. Non solo: da quel che risulta la querela annunciata dalla zarina di Palazzo Chigi nei confronti dell'ex direttore del Corriere della Sera non è mai arrivata. Dunque, prima di aprire bocca su altro, forse Renzi farebbe bene a spiegare come andarono le cose, chiarendo una volta per tutte il ruolo del suo governo nel crac dell'istituto toscano. Non è però solo da Etruria e dai

SCENARIO BANCHE 46 risparmiatori di quella banca che Renzi dovrebbe tenersi alla larga, ma anche da Mps. Già, perché se nei primi mesi del 2014 l'allora presidente del Consiglio andava chiedendo informazioni sulla Popolare di Arezzo disinteressandosi del Monte dei Paschi di Siena, poi le cose cambiarono. Tanto da spingerlo a dichiarare, nel gennaio del 2016, durante una puntata di Porta a porta, che la banca non solo era risanata, ma anche un buon affare. Tempo sei mesi e il Monte si ritrovò alla canna del gas. Nonostante la situazione fosse allarmante, Renzi fece cacciare da Pier Carlo Padoan l'allora amministratore delegato Fabrizio Viola, preferendogli un manager che avesse lavorato con Jp Morgan, la banca che oltre a sponsorizzare il referendum costituzionale era consulente di Palazzo Chigi. Come le cose sono andate a finire è noto: per evitare il crac e porre rimedio ai ritardi di Renzi, il governo successivo ha dovuto mettere mano al portafogli entrando direttamente nel capitale di Mps. A dire il vero ci sarebbero anche altri motivi sufficienti a tappare la bocca al segretario del Pd sul tema delle banche, ma per non farla troppo lunga diciamo che questi bastano e avanzano. Se c'è qualcuno che, oltre ai responsabili materiali dei crac, deve spiegare e soprattutto pagare gli errori compiuti con le banche, questo e proprio Renzi. Ma l'ex presidente del Consiglio spera che, facendo fuori Visco, si dimentichino o perdonino le sue colpe. Difficile, se non impossibile.

SCENARIO BANCHE 47 Libero Quotidiano 19-ott-2017

Invece di litigare per Bankitalia, chiudetela art A cosa serve oggi ancora la Banca d'Italia? La domanda è cosi evidente e la risposta rende cosi incerto (...) (...) chiunque che l'istituto oggi guidato da Ignazio Visco ha pensato fosse necessario girare un video messo in bella evidenza sul proprio sito Intemet per fugare ogni dubbio e polemica. Una visione che consiglio a tutti, perché quel video è una sorta di funerale della banca centrale, e ha la risposta più chiara di tutte: no, la Banca di Italia oggi ha perso quasi tutte le funzioni di un tempo, e per quel poco che le è restato da fare ha a disposizione un esercito strabordante assai più di ogni comparto della vituperata pubblica amministrazione romana. Quel video ha un solo pregio: la conduttrice, una dipendente della Banca d'Italia che si chiama Erica Rossi (cognome che si adatta alla sfolgorante capigliatura rossa), che non sfigurerebbe su alcuna copertina della stampa patinata e che ricorda la Paola Saluzzi dei primissimi tempi sia fisicamente che per una certa capacità di reggere lo schermo. Ma la nostra Erica non pub supplire a quel che non c'è. Così inizia a spiegarci la Banca di Italia facendo mezzo naufragio: «Si dice che il capitale urnano sia la risorsa più preziosa di una organizzazione. La Banca di Italia ci crede davvero e si impegna a valorizzare ogni giorno le settemila persone che lavorano al suo interno». In sovra-impressione nel video spot appare una cifra un pochino più ridotta - 6.885 - ma capite a che serve oggi quella intoccabile banca centrale italiana: a valorizzare i suoi 7mila dipendenti. Dovrebbe essere il contrario, ma il lapsus freudiano è proprio loro e dice che la banca oggi esiste soprattutto perché altrimenti non sa che far fare a quell'esercito ormai senza missione. Ci vogliono due minuti e 35 di video per sentirci dire dalla Saluzzi di via Nazionale: «Non abbiamo risposto alla domanda da cui siamo partiti: che cosa fa la Banca d'Italia?». Eccola qui la rispostona: «Fa tante cose, tutte utili e tutte aventi come fine ultimo la stabilità del sistema finanziario e quindi la tutela del risparmiatore». Sembra la celebre risposta di Ecce Bombo, il film di Nanni Moretti sulla dissoluzione di una generazione della sinistra contestatrice degli anni Settanta: qualcuno chiede a una ragazza che fa nella vita e lei risponde che gira e vede gente. Tralascio le altri parti del video, dove si rasenta il grottesco nel disperato tentativo di mostrare come quei 7mila dipendenti siano necessari. Splendido il cammeo di uno stampatore di banconote che parla come Genny Savastano in Gomorra, ma certo se poi giri intomo a una banca che partecipa a tanti incontri internazionali (ne ha fatti 220), che «svolge compiti di regolamentazione e supervisione», che manda il suo governatore alle riunioni della Bce, che «ci aiuta a capire l'andamento dell'economia» per altro senza mai azzeccarne una prima che accada, beh allora capisci che è proprio impossibile continuare a mantenere un pachiderma per svolgere compiti per cui basterebbero un buon numero di agili topolini. Peggio ci si sente quando si insiste ancora sulla vigilanza bancaria, che in realtà non appartiene più alla Banca di Italia per tutti gli istituti importanti del nostro Paese (è tutto in mano alla Bce), e residua sulle banchette di provincia dove l'attenzione della banca centrale si è spesso rivelata più dannosa che altro. Finché ha avuto in mano banche medio grandi la vigilanza ha collezionato perle come quelle che emergono da tutta la corrispondenza e le autorizzazioni concesse a Mps quando acquistò a un prezzo spropositato Antonveneta aprendo ferite e rischi poi pagati dalle tasche di tutti gli italiani e non ancora rimarginate. Sulle banche piccole sono evidenti le sviste della vigilanza nazionale, e pesano sulle spalle di Bankitalia (lo abbiamo mostrato anche qui grazie ai carteggi intercorsi in quelle settimane) le disgrazie regalate ai risparmiatori con la gestione e la scelta finale di Banca Etruria, Banca delle Marche, CariChiesti e CariFerrara. Per non dire delle banche venete, protette da via Nazionale quando si conosceva a perfezione la grave situazione di squilibrio esistente all'interno. Basti dire che la sola soluzione che la Banca di Italia provò a escogitare fu quella di spingere al matrimonio la Banca popolare di Vicenza e Banca Etruria nel folle tentativo di creare una banca viva unendo due cadaveri.

SCENARIO BANCHE 48 Libero Quotidiano 19-ott-2017

Giochi pericolosi alle spalle dei cittadini art Una cosa è certa: il tema dei risparmiatori fregati da un sistema bancario selvaggio e fuori controllo sarà centrale nella prossima campagna elettorale. Coloro che per anni non sono stati né ascoltati né minimamente tutelati tutt'un tratto diventeranno cittadini da ascoltare e da coccolare. La mossa di Matteo Renzi di smarcarsi palesemente dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco, anche a costo di litigare con il capo dello Stato e con il presidente del Consiglio, è finalizzata a manifestare urbi et orbi il suo nuovo posizionamento: Io non sto dalla parte dei banchieri ma dalla parte dei risparmiatori. Anche ieri è stato chiaro: «Sulle banche è successo di tutto, è mancata la vigilanza». Il perché di questa scelta non è difficile da capire: più passa il tempo e più la polvere di Banca Etruria faticherà a posarsi in terra, per questo va alzato un polverone più grosso. Per fortuna (di Renzi) il presidente della inutile commissione d'inchiesta Casini ha messo come prioritarie le popolari venete dove le mancanze di Bankitalia e di Consob sono già materia di dibattito. SCONFITTA CERTA Lo strappo su Bankitalia evidenzia il nervosismo dello stesso capo del partito democratico. A Roma tutti sanno che Renzi perderà la partita: Visco sarà confermato alla guida di Banca d'Italia, a maggior ragione dopo la «scorribanda» piddina. Lo stesso ex premier ne è consapevole: ciò che gli interessa è non partecipare al processo di nomina. Non so se tuttavia ciò sarà sufficiente a ribaltare l'opinione dei tanti che reputano il governo Renzi come il governo amico delle banche; onestamente lo trovo difficile visto che nei giorni scorsi ho preso parte a una grande manifestazione organizzata dai risparmiatori truffati e Renzi non era affatto fuori dai loro strali. L'ombra della famiglia Boschi pesa ancora sull'ex premier, così come pesa quell'incarico di consulenza affidato dal governo Renzi al procuratore di Arezzo, Alberto Rossi. Insomma una partita difficile, a tratti spericolata. Addirittura con «qualcosa di eversivo e di inquietante» per dirla con le parole di Ferruccio de Bortoli. Aggiungerei una espressione: una partita giocata da un giocatore immaturo, quindi capriccioso, inconcludente, inesperto e inaffidabile. Mi viene un po' strano pensare che quanto addebitato ai Cinquestelle o a Salvini in prospettiva, è già reale nella figura di Maneo Renzi. È affidabile un leader che gioca con le istituzioni per ripulirsi la faccia in vista delle elezioni? CALMARE I MERCATI. Veniamo ora al capo dello Stato, Sergio Mattarella. Il quale si è precipitato a rassicurare i mercati dopo aver rassicurato lo stesso Visco: il governatore non è nelle disponibilità dei partiti o dei loro capi. Sfilare Banldtalia dalla campagna elettorale può essere un bene, certo; ma anche Bankitalia deve meritarsi ciò che il presidente Mattarella vuole garantire. Onestamente Visco non lo ha fatto: la rabbia dei risparmiatori non nasce per un capriccio, ma per una truffa. Non è tutto. Se dal Quirinale immediato è stato l'intervento a difesa e a salvaguardia dell'autonomia e indipendenza dell'istituto, anche per tranquillizzare i mercati finanziari internazionali (non a caso è stata scelta la Reuters), non si capisce il persistente silenzio di fronte alleproteste di Cinqeustelle che hanno accusato la legge elettora di penalizzare loro e quindi il gioco democratico. In altre parole: i mercati vanno rassicurati immediatamente, i cittadini invece possono anche andare a votare con una legge discussa. Per di più votata con la fiducia, prassi ormai diventata una abitudine. E pensare che un tempo il popolo sovrano era trattato con più considerazione. Non solo in tempi di elezione...

SCENARIO BANCHE 49 Libero Quotidiano 19-ott-2017

Altre 60 assunzioni ma i sindacati litigano art Il concorso si sta svolgendo ancora, e le prove decisive si terranno il 14 e il 15 novembre. Indetto dalla Banca d'Italia nell'aprile scorso, aveva lo scopo di assumere 30 vice assistenti della banca centrale. Il requisito iniziale per potervi partecipare era di essere in possesso di un diploma di scuola superiore, e nel bando iniziale si stabiliva che dopo una preselezione potessero passare alla seconda fase i primi 3mila classificati. Si sapeva che un posto in Banca di Italia oggi è ambito, ma le previsioni erano assai inferiori alla realtà. La domanda è stata presentata da 84.745 aspiranti e alla fine hanno dovuto classificarne alla seconda fase ben 8.140. In più le proposte di assunzione sono raddoppiate in corso d'opera: 30 30. Per potere scremare questa marea umana i dirigenti di via Nazionale hanno provato ad elevare il punteggio inserendo anche come titolo di merito valutato una laurea triennale, una magistrale o una laurea di vecchio tipo che le comprendeva entrambe. E per questa scelta si sono trovati contro tutti sindacati. Uilca Falbi e First hanno gridato allo scandalo di un concorso che alla fine si sarebbe rivelato riservato «esclusivamente ai giovani in possesso di laurea». Una scelta considerata «un'azione strumentale messa in atto con la palesa intenzione di reclutare personale altamente specializzato offrendo una retribuzione non adeguata al ruolo lavorativo offerto». Insomma: i posti offerti sono quelli alla base della carriera interna della banca centrale e dandoli ai laureati si rischiava una corsa al ribasso degli stipendi che dava fastidio anche ai livelli superiori. Non tutti i sindacati hanno però protestato per questi laureati inseriti a livello così basso mortificando gli altri dipendenti. ll sindacato indipendente Sibc ha pensato invece a organin re un corso di formazione per chi volesse tentare la fortuna organizzato all'esterno e che costava 450 euro a persona. ll corso è stato offerto gratuitamente perfino ai « futuri iscritti» a quel sindacato. Così il concorso è diventato un bel business...

SCENARIO BANCHE 50 Libero Quotidiano 19-ott-2017

Il governatore mostra a Casini carte scottanti art Situazione incartata, tempi lunghi. «Siamo awolti nella nebbia. È difficile confermare Visco, perché il Parlamento si è espresso per non farlo, ed è difficile mandarlo via, perché significherebbe cedere al diktat di Renzi», dice chi segue da vicino la vicenda Bankitalia. Tutto è fermo a martedì, quando i renziani hanno fatto approvare una mozione con cui si chiede che non venga rinnovato il mandato del governatore Ignazio Visco, in scadenza a fine mese. L'unica cosa che potrebbe sbloccare la situazione è un accordo tra Paolo Gentiloni e Matteo Renzi, del quale però, al momento, non ci sono i presupposti. Anche Sergio Mattarella non può fare altro che guardare: il pranzo di ieri con ambasciatori ed esponenti di governo, cui hanno partecipato sia Pier Carlo Padoan, contrario come Gentiloni a quella mozione, sia la fedelissima del segretario Maria Elena Boschi, non era l'occasione giusta per affrontare l'argomento, anche perché aveva come argomento ufficiale il Consiglio europeo che inizia oggi a Bruxelles. In questo stallo c'è spazio per ipotesi al limite del surreale, come quella che vorrebbe Visco intenzionato a dimettersi subito, per favorire la nomina «concordata» di Fabio Panetta, vicedirettore generale di via Nazionale. O quella secondo cui la scelta cadrebbe proprio su Padoan. «Scenari» che muoiono dopo poche ore. Panetta resta tra i papabili, assieme al direttore generale Salvatore Rossi, anche perché non è un mistero che il presidente della Repubblica preferisca un interno. Ma le dimissioni anticipate di Visco non sono all'ordine del giorno. Il governatore ieri ha incontrato Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione d'inchiesta sulle banche, al quale ha presentato l'elenco dei documenti che userà a supporto di ciò che dirà durante la propria audizione. Segno della volontà del governatore di non mollare, assicurano in parlamento. Mentre Renzi è sempre più isolato nel Pd: ieri in favore di Visco si sono espressi, tra gli altri, Walter Veltroni e il capogruppo al Senato, Luigi Zanda.

SCENARIO BANCHE 51 Libero Quotidiano 19-ott-2017

Il governo ha un'idea: tassare i risparmi art Altro che niente tasse. Alla fine, malgrado le rassicurazioni del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, e del premier Paolo Gentiloni, i balzelli sono spuntati, eccome. A partire da quello più odioso, che andrà a colpire di nuovo il risparmio, già bersagliato negli ultimi anni da inasprimenti fiscali di ogni tipo. La novità uscita dalla bozza della le; e di bilancio circolata nelle ultime ore è che l'imposta di bollo del 2 per mille, già applicata sulle somme lasciate dagli italiani nei conti deposito e sui prodotti di investimento, colpirà anche le polizze vita tradizionali, l'unica forma di risparmio restata finora parzialmente esente dalle mire dell'erario. MINI PATRIMONIALE La mini patrimoniale sarà applicata dal primo gennaio 2018 alle comunicazioni annuali inviate ai clienti che hanno un contratto del Ramo vita I, si legge nel testo, «con esclusione della componente perla copertura del rischio di morte o di invalidità permanente da qualsiasi causa derivante». La tassa graverà sulle tasche di milioni di italiani, ma peserà pochissimo nel bilancio dello Stato. Secondo le prime stime riportate dal Sole 24 Ore la misura garantirebbe all'erario 194 milioni nel 2018 e 292 milioni di euro a partire dal 2019. L'altra idea che sembra perdente per tutti riguarda le imprese che hanno rapporti con la pubblica amministrazione. La norma prevede che dal prossimo marzo venga abbassata da 10 a 5mila euro la soglia che fa scattare i controlli preventivi della Pa prima di effettuare un pagamento. Nel caso in cui i benefician debbano ancora effettuare un versamento di una o più cartelle di pagamento per un ammontare complessivo pari almeno all'importo fissato lo Stato non procede al pagamento. La misura nasce per facilitare la riscossione, ma gli effetti previsti saranno assai limitati. II recupero di tasse, secondo le stime contenute nel Documento programmatico di bilancio inviato a Bruxelles, è di 160mila euro. I DEBITI DELLA PA Ben più violento sarà l'impatto per le imprese, che in barba agli annunci dei vari governi continuano ad aspettare delle eternità per ottenere il saldo delle fatture inviate alla Pa. Secondo gli ultimi dati di Bankitalia lo stock dei debiti accumulati dalla pubblica amministrazione nei confronti delle aziende fornitrici ammonta ancora a 64 miliardi di euro, appena 4 miliardi in meno rispetto all'anno precedente. I ritardi nei pagamenti, secondo i calcoli effettuati da ImpresaLavoro, sono costati alle imprese 5,3 miliardi sotto forma di accesso al credito per consentire di pagare i propri dipendenti e onorare gli impegni presi. RINVIATA L'IRI Ma non è finita. ll menù fiscale della manovra prevede, tanto per stangare un altro po' le imprese, lo slittamento al prossimo anno dell'Iri, la tassa al 24% per ditte individuali e società. ll rinvio vale circa 2 miliardi, che peseranno tutti sul groppone delle società. Lo sgravio previsto già dal 2017, infatti, sebbene sarebbe diventato effettivamente operativo solo in sede di dichiarazione dei redditi nella primavera del 2018, è stato già contabilizzato da molte aziende. Abbiamo sempre ritenuto l'Iri una misura estremamente onerosa e farraginosa, rispetto alla sua effettiva utilità perle piccole partite Iva», ha spiegato il viceministro dell'Economia, Enrico Zanetti, «ma che adesso il ministro Padoan e il suo staff valutino, per ragioni di cassa, di rinviarla retroattivamente, cioè togliendola per quest'anno a chi magari è passato apposta in contabilità ordinaria apposta per potersene avvalere, è una cialtronata che sposta ancora un'asticella che era già bassissima». RENDITE PIÙ SALATE. E colpirà le imprese anche l'estensione alla partecipazioni rilevanti della mannaia del 26% introdotta dal governo Renzi sulle rendite finanziarie. L'imposta si applicherà dal prossimo anno non più solo sui dividendi corrisposti alle persone fisiche in relazione a partecipazioni non qualificate, ma anche per quelle «qualificate», per gli utili derivati dagli strumenti finanziari simili alle azioni e per quelli derivanti dai contratti di associazione in partecipazione. il fisco, inoltre, sfodera gli artigli anche sulle vendite di opere d'arte, oggetti di antiquariato o collezioni. Nella bozza della legge di bilancio sono previste due ipotesi: la prima prevede una tassazione sul reddito percepito, la seconda una modifica alle aliquote Iva applicate. Possibile anche considerare ai fini della tassazione sui redditi un forfait del 40% del reddito percepito. Per recuperare un po' di arretrati, infine, il governo pensa ad una grande asta di crediti fiscali. Ma dalle «sofferenze» di Equitalia (circa 50 miliardi l'arretrato esigibile) si prevede un incasso di soli 4 miliardi di euro. Praticamente una svendita.

SCENARIO BANCHE 52 Manifesto 19-ott-2017

La procura di Milano avverte: «Sistema di controllo bancario troppo contorto» art L'audizione di Francesco Greco alla commissione bicamerale di inchiesta sulle banche arriva nel momento più indicato, visti gli effetti collaterali del caso Visco, governatore di Bankitalia di fatto sfiduciato da una mozione del Pd. I1 procuratore capo di Milano - dove ha sede la Borsa — ha attualmente ingestione ben 57 procedimenti tra cause bancarie e intermediazione finanziaria, un dato che fa della sua procura la capolista delle inchieste finanziarie in corso nella penisola. A San Macuto il magistrato espone con chiarezza lo stato delle cose. A partire dalla riforma delle autorità di vigilanza: «Se ne parla da molto tempo, è difficile districarsi: bisogna decidere chi deve fare certe cose e chi no, perché c'è anche un accavallamento con la Bce, c'è una sorta di scaricabarile. ll sistema dei controlli non è del tutto efficiente e chiaro, per districarsi fra le autorità tra poco ci vuole un Tom Tom». Rispetto alle presunte sottovalutazioni da parte di Bankitalia e Consob delle crisi degli istituti di credito in questi ultimi, tempestosi anni di crisi finanziaria ed economica, la valutazione di Greco è quella che più si avvicina alla verità storica: Spesso c'è stato un approccio prudente, giustificato dal fatto di volere evitare danni sistemici». Al tempo stesso dal procuratore arriva un monito: «Quando c'è un reato penale è bene avvisare subito la procura: se non lo indichi tu ma lo scopro io, come è successo tante volte, è ancora peggio, si possono creare danni ancora più grossi». Morale: Bisogna avere la capacità di bilanciare un atteggiamento prudente con le necessità di fare chiarezza». Dal magistrato requirente viene lanciato anche l'ennesimo appello alla politica: .Il quadro normativo penale è insufficiente, si impone la realizzazione di un codice bancario adeguato». Un codice penale bancario, che non esiste in Italia, e che il procuratore di Milano chiede, inascoltato, da tempo. Anche per non lavorare solo su iniziali ipotesi di reato come l'aggiotaggio, talvolta indicato anche per società non quotate, che però permette l'uso delle intercettazioni, ritenute fondamentale dagli investigatori in queste inchieste. «Acrobazie giudiziarie», le chiama Greco. A riprova, l'aggiotaggio è il reato che, insieme all'ostacolo all'attività di vigilanza, è il più ricorrente nelle inchieste sulle banche, come ad esempio quelle su Veneto Banca e la Popolare di Vicenza. Le indagini colpiscono poi le pieghe dei bilanci come nel caso del Monte dei Paschi; i presunti prestiti facili, come per l'ex presidente della Popolare di Milano, Massimo Ponzellini, finito sotto accusa, o la fusione "sospetta" tra Banco Popolare e Bpm, ancora sotto la lente della procura milanese. A conti fatti per Greco il sistema bancario «ha bisogno di regole precise, sia amministrative sia penali». E, ripete, bisogna anche evitare .un accavallamento delle competenze». Anche perché le indagini sui reati bancari, che per loro natura sono lunghe e complesse, mettono in difficoltà per evidenti problemi logistici le procure più piccole. Infine Greco ha fotografato così le richieste della Bce di accelerare la pulizia dei bilanci bancari rispetto alle sofferenze: dl prezzo dei crediti deteriorati lo fa l'acquirente, e più si accelera il processo di cessione, per esigenze europee, più si deprezza il valore di questi titoli. I crediti deteriorati pesano sulle banche in maniera enorme, sono quantificati tra i 340 e i 350 miliardi di euro». Lordi, ma che al netto degli accantonamenti (circa il 50%) fanno lo stesso la cifra enorme di 172,8 miliardi. Di cui almeno un terzo senza reali garanzie.

SCENARIO BANCHE 53 Manifesto 19-ott-2017

Guerra per banche - Renzi insiste contro tutti Visco verso il bis a Bankitalia art Nessun passo indietro. Matteo Renzi non arretra di un centimetro. Il Quirinale neppure. Sergio Mattarella è ancora convinto che la conferma di Ignazio Visco alla guida della Banca d'Italia sia la cosa migliore per gli interessi del Paese. Ma ormai alle prese con la patata bollente è Paolo Gentiloni: Renzi giura che col premier non c'è alcuna tensione, ma a credergli sono in pochissimi. Ed è Visco, che ieri sera si è presentato di fronte al presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche Pier Ferdinando Casini con la voluminosa documentazione già richiesta dalla commissione. Serve a dimostrare che Bankitalia ha esercitato le proprie funzioni di controllo nel migliore dei modi, che il governo, allora presieduto dal leader del Pd che oggi vuole cacciare il governatore, era in perfetta sintonia e che in ogni caso la Banca centrale ha limitato per quanto possibile danni che la crisi rendeva comunque inevitabili. LA SCELTA DI VISCO è l'antipasto della futura audizione di fronte alla Commissione, che arriverà subito dopo quella del capo della vigilanza del Mef Barbagallo, prevista per la prossima settimana. Un'accelerazione preceduta in mattinata dall'arrivo a sorpresa del governatore a un convegno in ricordo dell'economista Federico Caffè al quale par- tecipava anche il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Nessuno dei due ha rilasciato dichiarazioni. Si sono limitati a una lunga e simbolica stretta di mano. Ma che il problema esista non se lo nasconde nessuno. Per Visco andare avanti con sulle spalle la sfiducia del partito di maggioranza relativa non è facile. Per il governo proporne la riconferma dopo aver dato parere positivo alla mozione che lo sfiduciava è altrettanto arduo. MA ALLA PINE PALAZZO CHIOI e il Mef sceglieranno quasi certamente quella riconferma che il Quirinale auspica, che vuole anche il presidente della Bce Mario Draghi, al quale pare che il blitz del Pd sia spiaciuto quanto a Mattarella, e che potrebbe anzi essere anticipata per chiudere l'imbarazzante faccenda il prima possibile. La sola vera incognita è l'eventualità, possibile ma non probabile, che a farsi indietro sia proprio Visco. La decisione di presentarsi subito di fronte al presidente della commissione e ai suoi vice, il forzista Renato Brunetta e il dem Mauro Maria Marino, segnala secondo i più che il governatore intende resistere, ma per alcuni significherebbe invece il contrario. Una sola cosa è certa: se decidesse di mollare, Visco non lo farebbe in silenzio. Sparerebbe a zero. GUANTI SPERAVANO che ad alleviare la tensione fosse Renzi, con un ripensamento diplomatico, è rimasto ieri amaramente deluso. Il coro di critiche che lo ha sommerso ieri non scalfisce la convinzione dell'ex premier di essersi mosso nel modo migliore. Quello che lo bersaglia è un fuoco amico che coinvolge il presidente dei senatori Zanda («Mozioni così meno se ne fanno e meglio è'), il presidente emerito Napolitano («Deplorevole') e persino il santo protettore Veltroni («Incomprensibile e ingiustificato'). Gli attacchi erano già stati messi nel conto al momento di preparare in gran segreto l'affondo, senza avvertire nessuno se non i fidatissimi, neppure Gentiloni né il principale alleato nel Pd, . L'unico colpo imprevisto è stato quello vibrato da Veltroni, ma neppure quello ha smosso il segretario sul sentiero di guerra. «Dire che il Pd è contro Visco è sbagliato', giura l'ex premier. E' l'unica concessione che fa alla diplomazia. Il prosieguo è infatti deflagrante: «Definire la mozione del Pd eversiva è surreale. Nel settore bancario è successo qualcosa di enorme. Ancora molte cose non si sono capite e tra queste perché non abbia funzionato la vigilanza. Vogliamo aprire una pagina nuova: chi ha sbagliato paghi e se ci sono cose da cambiare si cambino'. IN PRIVATO IL SEGRETARIO è più esplicito. Spiega ai suoi ufficiali che affrontare la campagna elettorale con la croce di Banca Etruria sulle spalle e la nomea di difensore dell'operato della Banca centrale sarebbe suicida: «C'era una mozione dei Cinque stelle. Cosa dovevamo fare? Permettere titoli come 'Il Pd blinda Visco'?». E' la campagna elettorale, e il leader del Pd ha deciso di combatterla sul terreno scelto dal Movimento di Grillo e dalla Lega, lasciando a Forza Italia l'inedito ruolo di partito "istituzionale". La lacerazione con il Quirinale è certo spiacevole. Ma, come spiega uno dei fedelissimi del capo, «la sola via per rientrare a palazzo Chigi è conquistare una marea di voti, altrimenti Mattarella non darà comunque l'incarico a Renzi'. La musica di Grillo è quella che Renzi spera possa portargli quella «marea di voti'.

SCENARIO BANCHE 54 Manifesto 19-ott-2017

Chi è senza peccato scagli la prima pietra art La notizia del giorno, per alcuni versi sorprendente, è quella che il Pd, un'entità di cui ormai non si riesce più a capire la natura, ha presentato una mozione alla Camera, che la ha approvata a larghissima maggioranza, cosa di cui non si poteva certo peraltro dubitare; in tale mozione si chiede la sostituzione dell'attuale Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, il cui incarico scade tra pochi giorni, con Buna figura più idonea allo scopo». La notizia si colloca peraltro nel solco della esecrabile decisione del Parlamento di istituire una commissione di inchiesta sulle crisi bancarie proprio alla vigilia della campagna elettorale; tale commissione avrà poi i poteri della Magistratura, con cui potrà fulminare un Visco eventualmente riconfermato nell'incarico. Molte delle analisi dell'attuale Governatore e delle sue prese di posizione ci sono sembrate non molto condivisibili; più in generale, l'immagine che ancora oggi l'istituzione ha da noi come all'estero supera forse per alcuni aspetti la realtà delle cose. Ma in una situazione in cui il sistema della nostra grande impresa continua ad essere posto in progressiva liquidazione, mentre il debito pubblico non da tregua ed è notizia di questi giorni che nel 2016 50.000 giovani hanno lasciato l'Italia, mentre infine sappiamo che fra qualche mese ci troveremo ad andare a votare doCrisi bancarie Chi è senza peccato scagli la prima pietra vendo scegliere tra quattro partiti, i cui capi si chiamano Berlusconi, Salvini, Grillo e Renzi, pensare che si portino altri colpi ad una delle poche istituzioni che cerca di difendere in qualche modo una tradizione importante e riesce a stare nei consessi internazionali senza sfigurare, non ci sembra una cosa molto positiva. Proprio in questi mesi è in atto una difficile operazione di riduzione dei crediti inesigibili del nostro sistema bancario che, come è noto, erano arrivati ad un livello molto preoccupante; l'operazione sta in qualche modo andando avanti faticosamente sotto l'occhio diffidente delle istituzioni europee, della Bce, dei tedeschi e degli scandinavi. L'ancora di riferimento maggiore dei nostri interlocutori è proprio Visco, oltre che il ministro Padoan. Peraltro in questi giorni Moody's, proprio in relazione ai crediti dubbi delle banche, ha dichiarato tutti i propri timori sullo stato di salute dei nostri istituti ed ha alla fine registrato delle aspettative negative sull'Italia. La mossa su Visco, quale che sia l'esito finale della vicenda, non aiuta certo a migliorare le attese. Ma che alla fine, sul nostro paese, abbiano ragione proprio i vari Schauble, Dijsselbloem e il governatore della Bundesbank? Ormai ci dobbiamo abituare a tutto. Chissà quale altra manovra elettorale escogiteranno ancora, nei prossimi mesi, i nostri parlamentari e i nostri capipopolo per animare un po' la scena. Se vogliamo poi entrare nel merito delle crisi bancarie, si potrebbe veramente dire in tale caso: chi è senza peccato scagli la prima pietra. Prendiamo il caso più importante, quello del Monte dei Paschi di Siena. Certo, la Banca d'Italia è stata lenta nel percepire la situazione e tardiva nei rimedi, ma da una parte ci si può chiedere se la sua azione non abbia anche avuto dei vincoli giuridici; dall'altra, bisogna ricordare che nessuno si è accorto di niente, gli amministratori, i sindaci, i dirigenti dell'istituto, il Comune, la Regione, l'Abi, il Parlamento, i giornali, la Magistratura, la Consob dell'ineffabile Vegas. Si pub affermare che Renzi non era coinvolto in quella crisi. Ma anche per lui è arrivato ad un certo punto l'onere di intervenire nella vicenda e non lo ha fatto molto brillantemente. E come si spiegano gli accadimenti della Banca Etruria e i molti maldestri interventi del suo governo nel tentativo di sanare le sue difficoltà e più in generale quelle di tutte le banche in difficoltà?

SCENARIO BANCHE 55 Mattino 19-ott-2017

L'analisi - Il conflitto che ci rende più deboli art Nella vita istituzionale della cosiddetta Prima Repubblica, che spesso affondava le sue radici nel sistema liberale della fine dell'Ottocento, la nomina del Governatore della Banca d'Italia era una nomina a vita. Essa era anche accompagnata dalla prassi che la successione avvenisse per linee interne, nel senso che tendenzialmente il direttore generale della Banca diveniva governatore. Un buon candidato alla successione veniva chiamato alla direzione generale. Lì si preparava a succedere al governatore, quando fosse venuto il momento. L'orientamento di Einaudi, e poi di Menichella e anche di Carli, era stato quello di non considerare davvero avita il loro incarico, ma di sottoporre algovemo le proprie dimissioni entro il decimo anno dalla loro nomina. Ma tutto avveniva in un clima di prudenza e di circospezione adatto alla delicatezza deicompitie delle responsabilità di cui era investita la Banca d 'Italia. Gli appetiti dei partiti, che pure erano molto potenti, tendevano ad arrestarsi sulla soglia di via Nazionale - la sede della Banca d'Italia - e la durata della carica e soprattutto l'inamovibilità del Governatore tendeva a garantire la sostanziale indipendenza della Banca e la sua capacità di sottrarsi alle pressioni politiche dei partiti e dei governi. Forse era una situazione che stava stretta ai partiti, che certo avrebbero preferito che la scelta per un incarico di questa importanza fosse ricompresa fica i poteri del governo e del sottogovemo, maessaaveva continuato a funzionare e a dare risultati nel complesso molto buoni. Da questo punto di vista (e non è questo il solo esempio) le regole europee, introdotte con l'ingresso dell'Italia nell'Unione Monetaria Europea, non hanno rappresentato un passo in avanti. Al contrario hanno fatto nascere un problema dove invece non vi era (quasi) mai stato. Abbiamo dovuto uniformarci alle regole degli altri Paesi sul mandato ai governatori delle banche centrali: non più il mandato a vita, ma un mandato di sei anni rinnovabile per una sola volta. Ora, se la carica di Governatore è temporanea e rinnovabile, diventa abbastanza inevitabile che si possa discutere sia della performance passata del governatore, sia del profilo più adatto che il governatore dovrebbe avere. Si può trattare di discussioni in assoluta buona fede, ma dietro di esse può celarsi anche l'appetito dei partiti, nonostante che i poteri delle Banche centrali nazionali si siano fortemente ridotti a favore della BCE. Alla Banca d'Italia è restata la vigilanza sulle banche e questo in anni di crisi economica come quelli che abbiamo attraversato ha voluto dire che la Banca d'Italia si è trovata a dovere gestire situazioni molto difficile e a subire una doppia accusa a seconda degli interlocutori: di non avere denunciato e fatto scoppiare le crisi bancarie, ma anche di non averle sapute impedire e prevenire. Un'accusa per certi aspetti contraddittoria che consente di accomunare posizioni e critiche di carattere opposto. Per fortuna, rispetto al rischio di politicizzazione della nomina del vertice della Banca d'Italia, la procedura italiana ha mantenuto ancora qualche vestigia del passato, nel senso che la proposta del nome spetta al Consiglio dei ministri su proposta del presidente del Consiglio, sentito il Consiglio superiore della Banca d'Italia (che dovrebbe garantire contro proposte troppo smaccatamente partitiche), mentre il decreto di nomina è del Presidente della Repubblica che non ha un obbligo di firma e quindi può esercitare un controllo sostanziale sulla qualità della nomina. E tuttavia ormai la nomina è politica e questo in un certo senso autorizza il Parlamento a intervenire con atti di indirizzo. In sostanza, una volta prevista questa procedura, non si può evitare che il Parlamento, se lo ritiene, possa dire la sua al momento del rinnovo delle cariche e possa voler valutare sia l'azione passata del governatore, sia la figura che meglio potrebbe svolgere quel ruolo. Il problema di ieri non è tanto il fatto che, in vicinanza della scadenza del mandato del Governatore e della sua eventuale conferma, il Parlamento abbia deciso di discutere di cose di cui in passato non aveva mai discusso in questi termini, quanto nel fatto che è emerso un evidente contrasto fra la posizione del Governo e quella del principale partito che forma la maggioranza su cui poggia il governo. Il contrasto, reso evidente dalla circostanza che il governo era all'oscuro dell'esistenza di una mozione del Pd e dei suoi contenuti, e che abbia dovuto procedere a un difficile negoziato per ottenere alcune modifiche minacciando in caso contrario di non esprimere un avviso favorevole, è un contrasto che colpisce la solidità dell'esecutivo. Tra l'altro, se il governo avesse espresso avviso contrario alla mozione e la mozione fosse passata, oggi vi sarebbe probabilmente una crisi di governo (in piena sessione di bilancio). Questo è il vero problema emerso ieri. Nei sistemi parlamentari, tutte le decisioni dell'esecutivo sono potenzialmente soggette a uno scrutinio parlamentare - ad atti di indirizzo preventivo e ad atti di controllo successivo - né si può immaginare che la Banca d'Italia abbia uno status che la esenti da questi interventi. Questo

SCENARIO BANCHE 56 conferma quanto era saggio il vecchio sistema della nomina senza scadenza. Ma quello che è indispensabile è che le materie più delicate vedano un coordinamento efficace fra la maggioranza parlamentare che esprime il Governo e il Governo. Maggioranza e Governo debbono confrontare le loro posizioni e coordinarle tempestivamente per giungere nelle aule parlamentari con posizioni assolutamente coincidenti. Perché se questo non avviene, non solo emergono contrasti politici che indeboliscono l'esecutivo, ma si fanno ricadere le conseguenze anche al di fuori del perimetro dei rapporti fra maggioranza e Governo. Tutto questo non è solo la cronaca di un episodio parlamentare. Va considerato il danno al Paese, che è molto grave. Perché il problema della nomina del Governatore della Banca d'Italia deve essere risolto fin dai prossimi giorni. Se non venisse riproposto il nome di Ignazio Visco, contro il quale non vi è alcun addebito evidente, si percepirebbe una drammatica debolezza del Governo e della stessa Presidenza della Repubblica. Nello stesso tempo, la nomina di Visco parte con il piede sbagliato, perché sarà evidente che essa avviene contro il pensiero del partito di maggioranza relativa, mentre l'Italia ha bisogno di un governatore dotato della massima autorevolezza. E tuttavia questa è oggi la soluzione necessaria. Ricordiamo che la crisi economica è stata la causa vera delle crisi bancarie. E una volta che una banca va in crisi, le perdite sono comunque ingenti. Oggi le regole europee vietano quel tipo di interventi con cui in passato Governatori e ministri del tesoro risolvevano le situazioni di crisi. Abbiamo accettato senza discutere l'idea del bail-in; abbiamo accettato la cosiddetta unione bancaria senza pretendere che si convenisse su un meccanismo di risoluzione; siamo, come notano in molti, deboli in sede internazionale. Cerchiamo di prepararci agli incontri in sede europea con delle posizioni più forti. Per farlo abbiamo bisogno di più coesione, non di più divisioni.

SCENARIO BANCHE 57 Messaggero 19-ott-2017

Muro su Visco, la nomina slitta - Visco, Renzi insiste: la vigilanza è mancata Ma i art big pd insorgono

Matteo Renzi tiene il punto e, anzi, rilancia. Ribadendo che per il Pd «il problema non è il nome del governatore di Bankitalia» ma la necessità, dopo quanto accaduto nel sistema bancario, di «fare un'analisi vera». «Non ho mai sentito dire nella storia italiana che una mozione parlamentare sia una mossa eversiva», contrattacca il segretario, all'indomani del documento parlamentare dem che ha stigmatizzato l'operato di Ignazio Visco. «Trovo surreale che chi ha il compito di spiegare con le parole i fatti che accadono arrivi a dire così. Quella mozione, presentata dal Pd, è stata poi corretta e approvata dal governo. Non s'è mai visto un atto eversivo approvato da un governo». I dem però si dividono. E soprattutto i "padri nobili" prendono le distanze schierandosi con il Quirinale. Walter Veltroni, reduce dall'abbraccio alla festa per il decennale dem, ha aperto di buon mattino la sarabanda di dichiarazioni, parlando di mozione «incomprendibile e ingiustificabile». Poi, una slavina. Il presidente emerito Giorgio Napolitano, il capogruppo al Senato, Luigi Zanda, e poi Andrea Orlando e gli orlandiani, tutti a dire che quella mozione no, non doveva essere neanche presentata, non spetta ai partiti e al Parlamento mettere voce in quella nomina, e comunque «il Pd non ha mai messo in discussione l'autonomia della Banca d'Italia». Mentre, mano a mano che la vicenda si va dipanando, c'è chi giura che il premier Paolo Gentilon non ne era stato informato in alcun modo. Solo gli uomini e le donne più vicine al leader erano a conoscenza. RESPONSABILITÀ E del resto è stato lo stesso Renzi a tornare sul tema e a rivendicare il tutto: «Doveva rimanere agli atti che il Pd non si assume alcuna responsabilità per la nomina di Visco», ha detto, per poi aggiungere ancora più chiaramente: «In questi anni nel settore banche è successo di tutto, è mancata una vigilanza efficace», per cui adesso «c'è bisogno di scrivere una pagina nuova». Parole che stridono con quelle ad esempio di Napolitano che, raccontano, si è sentito con Veltroni: «Non devo occuparmi delle troppe cose che ogni giorno capitano e che sono deplorevoli». O con quelle di Zanda, il capo dei senatori dem: «Mozioni di quel tipo, meno se ne fanno e meglio è. Quando si tratta di questioni che riguardano il risparmio dei cittadini e la stabilità del sistema bancario, bisogna sempre usare il massimo della prudenza possibile». «Non commento per carità di patria», le parole di Calenda. Duro anche il giudizio dell'orlandiano Andrea Martella, già veltroniano, che come vice capogruppo si è dato un gran da fare per scongiurare la presentazione della mozione o per renderla meno dirompente possibile: «Un'azione sconsiderata, di cui probabilmente non si sono resi conto circa gli effetti». I critici interni hanno chiesto la convocazione dell'assemblea del gruppo del Pd alla Camera, ma il capogruppo Rosato ha già fatto sapere di non pensarci minimamente, «non chiediamo la testa di nessuno, ma non potevamo far finta che tutto andasse bene», precisa Rosato che è franceschiniano come Zanda. Nel Pd si è aperto un fronte interno molto polemico, che getta una luce diversa sulla situazione al Nazareno, dove è come se a Renzi stesse mancando sotto i piedi la sua stessa maggioranza. Solo Matteo Orfini, il presidente del partito, si è schierato con Renzi: «Il governatore di Bankitalia non è infallibile, l'infallibilità i cattolici la ripongono soltanto nel Papa, e non c'è stato alcuno scontro con il governo». Nel Pd tornano a rullare tamburi di guerra. Chi già prima lavorava spingeva operava perché Renzi non fosse più il candidato premier, trova adesso più argomenti. «Renzi ora è più debole», raccontano gli anti, «è deligittimato agli occhi della Bce, del Colle, di Bankitalia, dentro il Pd, ci vorrebbe qualcuno che si alzasse e dicesse "basta". Già, ma chi?».

SCENARIO BANCHE 58 Messaggero 19-ott-2017

Il retroscena - Matteo: «Metodo sbagliato? Quello che conta è il merito» art II fuoco di sbarramento se lo aspettava. Anche quello dentro al partito, ma Matteo Renzi non molla e continua a criticare l'operato della Vigilanza bancaria. «Nessun problema con Visco», ripete il segretario del Pd che - novello Guccini - pensa di aver trasformato il treno Democratico in una locomotiva lanciata a bomba contro l'ingiustizia dei risparmiatori traditi. IL GIUDIZIO Il problema per il segretario del Pd non è «Visco sì, Visco no», ma come ha lavorato la Banca d'Italia negli anni difficili della crisi economica e quando molte banche ne hanno in seguito risentito, e il rapporto con la Bce e le sue norme che a suo giudizio andava regolato e "gestito" dal governo e non direttamente ed esclusivamente da via Nazionale. «Qualcuno dirà che è una "renzata"», sosteneva, consapevolmente, qualche giorno fa Renzi, quando al capogruppo Ettore Rosato aveva rivelato per primo di voler presentare una mozione. «Non passare per coloro che difendono il tragico operato di Bankitalia». E che la modalità, ritenuta «poco istituzionale», sarebbe stata criticata, il segretario del Pd se lo aspettava. Ma la sostanza per lui non cambia e ha intenzione di sostenere l'argomento sino allo sfinimento in una campagna elettorale che si annuncia non solo lunga ma anche senza esclusioni di colpi, forte dei sondaggi che danno la sfiducia nel sistema bancario all'80% nel Paese. Le critiche di Mario Monti all'irrituale affondo del Pd con la mozione votata alla Camera, non lo sorprendono. Il senatore a vita sei anni fa, da presidente del Consiglio, di fatto nominò Ignazio Visco. «Hanno lo stesso loden», sostiene un renziano per dire che i due hanno sempre parlato la stessa lingua e avuto più o meno i medesimi referenti a Bruxelles e Francoforte. Un altro mondo, per il Renzi tornato rottamatore e che ha sempre rivendicato il primato della politica sui tecnici. D'altra parte Renzi è convinto che le domande che si pone sono le stesse dei risparmiatori veneti, toscani e non solo. E che la credibilità del Paese passi anche nel poter scrivere «una pagina nuova anche su Bankitalia» e non nel coprire responsabilità. La mozione votata martedì in aula, Renzi la ripresenterebbe, perché negli scorsi anni «nelle banche è successo di tutto» e «noi siamo dovuti intervenire per mettere in sicurezza il sistema». L'elenco degli interventi che il segretario del Pd rivendica sono molti. Dalla riforma delle banche popolari a quella delle Bcc. Un lavoro difficile che si è scontrato con «un muro di gomma» costruito da «potentati locali» che sino all'ultimo hanno cercato di bloccare il governo. Perché le crisi di Mps, Banca Etruria, Popolare di Vicenza, Veneto Banca sono state denunciate prima dai giornali che da via Nazionale? Perché, mentre la Merkel iniettava una valanga di miliardi nelle Sparkasse, da noi si sosteneva che andava tutto bene e che il nostro sistema era perfettamente in grado di reggere l'urto della crisi? Domande alle quali il governatore Visco promette di rispondere nel corso dell'audizione della Commissione banche. Renzi sa anche però che i tempi della Commissione presieduta da Pier Ferdinando Casini sono molto ristretti e che occorre procedere alla nomina o alla riconferma del governatore di Bankitalia. La mozione contro Visco è sembrata al segretario del Pd una trappola preparata dal M5S insieme a coloro che nel frattempo «ogni giorno fanno un titolo su Banca Etruria che sinora ne ha collezionati più della tragedia del Bataclan». Da qui l'idea della "renzata" non per far saltare del tutto il tavolo - che Renzi considera solido e non in grado di compromettere la riconferma di Visco - ma per mettere a verbale un "io non ci sto" che potrebbe essere utile per intercettare il disamore degli elettori per il comportamento delle banche. E che l'argomento possa funzionare in campagna elettorale, lo si comprende dalla reazione stizzita del M5S e dalle contorsioni di molti esponenti di FI. Berlusconi ieri ha di fatto difeso Visco, anche perché a suo tempo e tramite Gianni Letta, contribuì alla sua nomina. A mordersi le labbra è il capogruppo veneto di FI, costretto dagli eventi a schierarsi in difesa di Bankitalia mentre il suo collega di partito, Maurizio Gasparri, non si fa problemi e ne chiede la rimozione.

SCENARIO BANCHE 59 Messaggero 19-ott-2017

Gelo tra segretario e Colle caso nomina in Cdm il 27 art «Non ci puoi dire, bisogna rispettare le istituzioni e poi blindare un nome e intervenire con un comunicato in un dibattito tutto parlamentare, su una mozione». Contatti diretti ieri non ci sono stati, ma al Quirinale sono arrivati forti e chiari i ragionamenti renziani sui motivi che avrebbero spinto il giorno prima Sergio Mattarella a prendere carta e penna sul caso Bankitalia. IL PIANO Veleni che non aiutano a stemperare il clima anche se ieri Sergio Mattarella non ha fatto nessun cenno alla questione nel tradizionale pranzo in vista del Consiglio europeo con Paolo Gentiloni, i ministri Angelino Alfano, Marco Minniti, Pier Carlo Padoan, Carlo Calenda, e i sottosegretari Maria Elena Boschi e Sandro Gozi. Di banche ha parlato il ministro dell'Economia che si è però guardato bene dallo scendere sul piano interno limitandosi a esporre la situazione in Europa e le possibili intenzioni della Commissione Ue. D'altra parte, oltre al richiamo fatto «nella tutela della situazione economica dell'Italia e della tutela del risparmio degli italiani», il presidente della Repubblica non intende andare. Una posizione netta a difesa di un metodo e non di una persona che al Colle rivendicano come corretta perché punta a tutelare un'istituzione importante per il Paese come la Banca d'Italia. Ora la palla passa al governo, come prevede la legge. Nulla è cambiato e nulla può cambiare nella procedura di nomina, se non la necessità di un chiarimento che al Quirinale qualcuno giudica doveroso tra Matteo Renzi e Paolo Gentiloni che potrebbe portare anche ad altre soluzioni. Il primo sostiene di aver informato palazzo Chigi, al punto da aver concordato anche le modifiche al testo della mozione, e nega frizioni con Gentiloni. Il secondo non opera distinguo dal segretario e non sente la necessità di chiamare Visco. Venerdì 27, la prossima settimana, è previsto il Consiglio dei ministri che dovrebbe fare la scelta e confermare Visco, ma il condizionale è d'obbligo e la faccenda rischia di ingarbugliarsi qualora dovessero continuare gli attacchi da parte del segretario del Pd. La levata di scudi di molti seniores del Pd contro la mozione sembra per ora in grado di reggere la due giorni di affondi renziani, ma in gioco rischia di finire non tanto il nome del governatore quanto la credibilità dell'istituzione di Palazzo Koch. E' per questo che ieri da palazzo Chigi filtrava l'invito a non gettare benzina sul fuoco su una faccenda che ha di nuovo reso tesi i rapporti tra Renzi e Mattarella dopo la schiarita di questa estate che c'è stata tra i due e che serviva a "recuperare" le tensioni verificatesi sul tedeschellum. IL RECUPERO E così l'allusivo invito «all'unità del Paese» che ieri ha fatto Gentiloni tanto più suona importante per un presidente del Consiglio che per la seconda volta, dopo la richiesta di fiducia sulla legge elettorale, è costretto a mediare tra diverse, se non opposte, esigenze del segretario del suo partito. Polemiche e scontri istituzionali per il presidente del Consiglio non giovano per il recupero di credibilità di un sistema che di recente ha ricevuto nuove iniezioni di "ricostituente" tra il quantitative easing e i soldi del governo. A palazzo Chigi nessuno contesta la legittimità della mozione, tantomeno l'esigenza di una riflessione su quanto accaduto. L'accelerazione che è stata data ieri ai lavori della Commissione sulle banche, con l'audizione ai primi di novembre del capo della vigilanza di via Nazionale, Carmelo Barbagallo e subito dopo dello stesso Ignazio Visco, andrebbe in questa direzione. Massima trasparenza nella consapevolezza però dei rischi che il Paese corre qualora si volesse trasformare il tema della solidità del nostro sistema creditizio e dei suoi organismi di vigilanza in un tema da campagna elettorale.

SCENARIO BANCHE 60 Messaggero 19-ott-2017

Dossier del governatore deporrà dopo la nomina art Faccia a faccia tra Ignazio Visco e Pierferdinando Casini, accompagnato da Mauro Maria Marino e Renato Brunetta. Ieri sera il governatore di Bankitalia si è recato a Palazzo San Macuto per un colloquio con il presidente della Commissione di inchiesta sulle banche e i due vice che arriva il giorno dopo la polemica sollevata dalla mozione del Pd, ispirata da Matteo Renzi in cui, senza citarlo, si sfiducia Visco, il cui mandato scade il 31 ottobre. Visco ha consegnato l'elenco in due fascicoli (250 pagine) dei documenti richiesti dalla Commissione d'inchiesta presi in consegna da un ufficiale della Finanza. Il dossier contenuto in una chiavetta L sb si comporrà di 4.200 documenti, parte dei quali da secretare, in cui si ricostruiscono le vicende di sette banche: Veneto banca, Pop Vicenza, Mps e le quattro finite in risoluzione (Etruria, Marche, Chieti e Ferrara). Dai titoli potrebbero spuntare anche notizie criminis. L'audizione del governatore della Banca d'Italia, dopo quelle di ieri del capo della procura di Milano Francesco Greco e, di due giorni fa, di Luigi Orsi, procuratore generale della Cassazione, dovrebbe essere messa in calendario nella prima decade di novembre, dopo laq nomina del nuovo governatore che potrebbe non essere Visco. LE CARTE Il capo di palazzo Koch, specie dopo l'affondo del Partito democratico, avrebbe in ogni caso anticipato di voler contrattaccare, carte alla mano, dimostrando che in passato sulle banche venete, Monte dei Paschi di Siena e le quattro banche, la Vigilanza di Via Nazionale ha compiuto fino in fondo il proprio dovere. Va ricordato che nel 2015 il governatore Visco è finito sotto indagine per infedeltà patrimoniale e truffa sul caso della Popolare di Spoleto, commissariata e venduta: pochi mesi dopo il gip ha archiviato la vicenda domostrandone l'estraneità. La Commissione d'inchiesta partirà dal caso banche venete salvate con il decreto del governo del 25 giugno scorso che ha gestito il passaggio degli asset sani a Intesa San Paolo e la liquidazione di sofferenze e altri asset. Mercoledì 25 sarà sentito il capo della procura di Roma Giuseppe Pignatone che ha chiesto il processo per gli ex vertici di Veneto banca e nelle indagini è finita anche Bankitalia; il giorno dopo sarà la volta del procuratore di Vicenza Antonino Cappelleri e martedì 31 del capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo. L'AUDIZIONE DI GRECO Sulle banche venete ci sono molti punti che la Commissione vorrà chiarire: per esempio la formazione del prezzo delle azioni. tin'ispezione degli anni 2000 accertò che il prezzo «non è ispirato a criteri di oggettività»: era di 44 euro e salì fino a 62,5 euro mettendo in ginocchio molti risparmiatori coinvolti nelle operazioni baciate. Gli ex vertici concedevano fidi per comprare i titoli dati in pegno. «Della riforma delle autorità di vigilanza si parla da molto tempo, è difficile districarsi - ha detto ieri il procuratore capo del tribunale di Milano, Francesco Greco durante l'audizione -. C'è un problema di accavallamento con la Bce che porta a una sorta di scaricabarile. In Italia tra un po' ci vorrà un Tom Tom tra le autorità di vigilanza», ha puntualizzato. «In questo il parlamento ha sue responsabilità. «Il quadro normativo penale è insufficiente- ha aggiunto - s'impone la realizzazione di un codice bancario adeguato». Secondo Greco «quando c'è un reato penale è bene avvisare subito la Procura della Repubblica perché - ha concluso il capo della procura milanese - se non lo indichi tu ma lo scopro io, come è successo tante volte, è ancora peggio».

SCENARIO BANCHE 61 Messaggero 19-ott-2017

Il retroscena - Il governatore e l'ombrello Bce Ecco il dossier alla Commissione - I art ritardi della Vigilanza, la controffensiva di Visco e i timori di Francoforte

C'è sempre grande attenzione sulle vicende del0le singole banche centrali aderenti, ma la Bce si guarda bene dall'intervenire in questioni che sono espressione del dibattito politico interno a un Paese. La nomina di un governatore non è materia che ci compete, spetta ad altri». Risponde così l'alto funzionario della Banca centrale europea cui chiediamo di commentare il blitz del Pd renziano sulla ricandidatura a governatore di Ignazio Visco. Poche battute, apparentemente di circostanza, ma che trasmettono inequivocabile il segnale che il faro della Bce è già acceso. Ai membri del board di Francoforte, che ieri guardavano verso l'Italia con curiosità mista ad apprensione, non è sfuggita l'ombra che in poche ore si è allungata su Via Nazionale, perché se si espandesse fino alle estreme conseguenze potrebbe davvero minarne l'autonomia e l'indipendenza. LA CABINA DI REGIA Per questo in mattinata l'attenzione nella cabina di regia dell'Eurotower dalla quale partono gli ordini di acquisto dei bond europei nell'ambito del programma Qe, si è di ora in ora fatta più vigile. Il rischio che alla lunga lo scontro istituzionale in atto approdi sui mercati, con effetti che si possono intuire sul fronte dello spread Btp-Bund, non è infatti cosi peregrino. Di qui la giusta preoccupazione del presidente Mario Draghi che più di una volta nelle ultime ventiquattr'ore avrebbe chiesto aggiornamenti sulla vicenda. Preoccupazione giustificata, quella di Draghi, visto che sebbene fin dal primo mattino sia da Palazzo Chigi che dal Quirinale siano partiti gli inviti a stemperare le tensioni, per tutta la giornata Matteo Renzi non ha smesso di ribadire «la necessità di discontinuità nella gestione della Vigilanza bancaria». E a nulla sono valsi i richiami che così facendo di fatto metteva in gioco l'indipendenza di un ente che è parte di un sistema disciplinato dal Trattato ti e - che perciò ha valore di norma costituzionale - finalizzato a impedire che la Banca centrale di un Paese finisca nella folta schiera dei soggetti esposti agli umori della politica, alla stregua di una municipalizzata o poco più. Non è perciò difficile immaginare che per l'Eurotower in queste ore è massima aspirazione che si giunga al più presto, e senza ulteriori sconquassi, alla nomina del nuovo governatore - persino al di là della figura di Visco, sebbene il suo nome agli occhi di Draghi sia quello che meglio incarna la stabilità necessaria per completare il processo di risanamento-rilancio del sistema creditizio, in una fase in cui le sofferenze bancarie sono considerate ancora problematiche e comunque al top delle classifiche europee. ALTA TENSIONE Se c'erano dubbi sul fatto che il lavori della Commissione d'inchiesta sulle banche avrebbero offerto momenti di alta tensione politico-istituzionale, l'episodio d'esordio è la rappresentazione plastica di ciò che si va preparando nelle aule di Palazzo San Macuto. E se le domande dei membri della Commissione si faranno serrate - come è assai probabile visto anche il clima elettorale che incombe - si può stare certi che da parte degli esponenti della Banca d'Italia (e non è detto che i soli auditi siano Visco e il capo della Vigilanza, Carmelo Barbagallo) si risponderà a tono per dimostrare «che la Banca d'Italia - per dirla con le parole del governatore - ha fatto interamente il suo dovere nelle varie funzioni svolte, con competenza e coscienza». LA CRISI ECONOMICA Ma quale linea di difesa - parola che non piace da quelle parti - adotteranno gli uomini di Bankitalia? Per quel po' che trapela dai piani alti di Palazzo Koch si intuisce che i singoli episodi di default bancari verranno inquadrati nella situazione di grave crisi generale che ha messo in ginocchio l'economia del Paese come mai era accaduto, provocando la catena monstre di fallimenti aziendali che di mese in mese ha ingrossato in modo inverosimile lo stock delle sofferenze. Visco dunque preciserà che «vista la gravità e vastità della crisi, era pressoché impossibile impedire i danni provocati al risparmio nazionale. La Banca d'Italia li ha però limitati»: ecco ciò che dirà il governatore, il quale quando verrà ascoltato, probabilmente a metà novembre, avrà già ricevuto il nuovo mandato: naturalmente, sempre che Palazzo Chigi e il Quirinale non cambino idea. Il che, sebbene ciò sia assai improbabile, a dare retta a certe voci che si interrogano sul perché ancora non sia partita la procedura di incarico, potrebbe persino essere. Per tornare al confronto in Commissione, c'è poi il capitolo delle cattive gestioni da parte di amministratori inetti e delle condotte criminali da parte di banchieri privi di scrupolo. Carige, Banca delle Marche, Popolare dell'Etruria, Monte dei Paschi, Veneto Banca, Popolare di Vicenza solo per citare i casi più clamorosi e recenti di cui si stanno occupando i tribunali: è sulla validità dell'azione di contrasto da parte della Vigilanza su quelle realtà bancarie che fioccheranno le domande più insidiose, visto che non sempre gli ispettori

SCENARIO BANCHE 62 della Banca d'Italia - e la constatazione è oggettiva - si sono mossi con la necessaria tempestività. STATO DI DECOZIONE Certo, «del senno di poi son piene le fosse», recita l'antico adagio citato dal Manzoni, e con la crisi economica non c'è molto da scherzare; quindi anche le domande dei parlamentari-inquirenti dovranno essere ispirate al buon senso evitando di dare sfogo alle peggiore pulsioni elettorali. E però indubbio che quando lo stato di decozione appare evidente (come nel caso della Popolare di Vicenda, tanto per fare un esempio) è difficile giustificare l'intervento tardivo della Vigilanza di Bankitalia, peraltro in buona compagnia della Vigilanza Bce. E c'è infine il capitolo dei non pochi esposti che la Vigilanza ha inoltrato alla magistratura e che per ragioni misteriose si sono insabbiati nei meandri polverosi di qualche tribunale di provincia non proprio zelante. E qui, a quanto sembra di capire, non mancheranno le sorprese. Come non mancheranno le sorprese quando si tratterà di affrontare gli incroci tra banche e politica locale. E nazionale.

SCENARIO BANCHE 63 Messaggero 19-ott-2017

Crediti, l'Abi apre alla Bce ma con paletti sulle regole art Apertura alla discussione sull'addendum delle linee guida sugli npl in consultazione da parte di Bce, ma lungo un sentiero definito e con alcuni paletti. I principali banchieri riuniti ieri a Roma nell'esecutivo Abi - assenti Messina, Vita, Mustier, Castagna, Morelli, Maioli - hanno condiviso la ricostruzione fatta dal presidente Antonio Patuelli che ha riepilogato la vicenda partita il 4 ottobre. E rifacendosi alle posizioni di Antonio Tajani e , hanno espresso i loro punti di vista. Gli istituti forniranno entro fine mese agli uffici dell'Abi i contributi che saranno assemblati e, prima di confluire nel documento da inoltrare alla consultazione, verranno discussi nel prossimo esecutivo del 15 novembre a Milano. Al dibattito avrebbero preso parte Giovanni Sabatini, Mau rizio Sella, Gian Maria Gros Pietro, Camillo Venesio, Victor Massiah, Alessandro Vandelli, Luigi Abete. Le nuove norme prevedono che i crediti dubbi vengano svalutati al 100% dopo due anni se privi di garanzia e, dopo sette anni, se garantiti, a prescindere dal valore delle ipoteche. E quest'ultima semplificazione sarebbe uno dei punti discordanti perchè in molti casi la garanzia sarebbe sufficiente a coprire il valore del credito. Ci sono poi considerazioni tecnico-contabili difronte alla quali l'automatismo dei nuovi criteri potrebbe mettere in difficoltà i consigli degli istituti. Nel complesso sono stati evidenziate critiche nel metodo e nel merito. E comunque ci sarebbe disponibilità al confronto a condizione che i nuovi criteri vengano applicati soltanto agli affidamenti concessi dall'1 gennaio 2018 e non anche a quelli in essere e che si dovessero trasformarsi da bonis a deteriorati dal nuovo anno. Sulla retroattività c'è da parte dei banchieri una rigidità assoluta. L'altro punto controverso riguarda il trattamento degli stock di crediti in essere che, secondo l'addendum, la Vigilanza europea si riserva di disciplinare entro marzo. L'esecutivo avrebbe poi dato mandato all'ufficio di presidenza di sottoscrivere il testo di convenzione con Mef e Lavoro previsto dal dcpm pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale sull'Ape, l'anticipo pensionistico. La prossima riunione del vertice in programma mercoledì 8 novembre dovrebbe approvare il testo dell'accordo ab quale aderiranno tutti gli istituti. E uno dei punti ancora aperti è il tasso, da fissare nel range tra 2,7-3%. Il pensionando deciderà la banca da cui attingere il prestito fino a 3,7 anni che dovrà rimborsare in 20 anni: per questo la banca si cautela con una polizza assicurativa allegata al contratto.

SCENARIO BANCHE 64 Mf 19-ott-2017

Dalle banche catalane in fuga 9 miliardi di depositi art Fuggono i depositi dalle banche della Catalogna. Come riporta lo spagnolo El Confidencial, l'incertezza politica causata dal referendum per la secessione della regione avrebbe causato un'emorragia nei depositi di Caixabank e Banco Sabadell, i due principali istituti della Catalogna. Alcune fonti finanziare riportano una fuga dei depositi per un valore intorno a 9 miliardi di euro. Nel dettaglio, 6 miliardi di euro sarebbe fuoriusciti da Caixabank, mentre a lasciare le casse dell'istituto di Sabadell sarebbero stati 3 miliardi. La fuga dei depositi sarebbe riconducibile soprattutto al fatto che, in caso di indipendenza, i clienti avrebbero paura di trovarsi di fronte a quello che in Spagna chiamano corralito, ovvero una restrizione della libera disposizione di denaro contante dai conti correnti. Un po' perché la regione, una volta divenuta Stato autonomo, non potrebbe continuare a stare nella moneta unica, e un po' perché, anche se una Catalogna indipendente continuasse a utilizzare l'euro, i suoi istituti non farebbero più parte dell'Unione Europea e non sarebbero più sottoposti alla vigilanza della Bce, il cui sistema di assicurazione sui depositi protegge tutti i correntisti della zona Euro. Anche per queste ragioni, pochi giorni dopo l'esito del referendum, Caixabank e Sabadell hanno deciso di trasferire le sedi legali, la prima a Valencia e la seconda ad Alicante. Contattate ieri da El Confidencial, Caixabank ha risposto che la cifra di 6 miliardi di euro non è propriamente esatta, ma non ha smentito, mentre il Sabadell si è rifiutato di commentare la notizia. I due istituti sono, ovviamente, tra le banche spagnole più esposte nella regione catalana, con oltre un terzo dei depositi totali che arrivano da Barcellona e dintorni. Ieri in borsa il titolo Caixabank ha perso lo 0,13%, mentre Banco Sabadell ha guadagnato 1'1,27%. L'Ibex ha chiuso con un +0,55%, mentre lo spread tra Bonos e Bund è risalito a quota 122 punti. Gli investitori continuano a monitorare la situazione in Spagna e stamattina è attesa la risposta delle autorità di Barcellona all'ultimatum del governo centrale. Il presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, ha dichiarato che la risposta all'ultimatum di ritirare entro oggi alle 10 la dichiarazione di indipendenza sarà la stessa di lunedì scorso, ovvero una domanda di maggior dialogo con il governo centrale e una richiesta di tempo. Madrid però potrebbe far scattare l'articolo 155 della Costituzione, che prevede il commissariamento della Catalogna con il passaggio al Governo spagnolo delle competenze della Generalitat.

SCENARIO BANCHE 65 Mf 19-ott-2017

Dopo le banche Dalio va short su Eni ed Enel art Non solo Intesa Sanpaolo e Unicredit. Bridgewater Associates, il più grande hedge fund del mondo guidato da Ray Dalio che gestisce oltre 160 miliardi di dollari, ha messo nel mirino anche i due giganti pubblici italiani Eni ed Enel, scommettendo sul loro ribasso borsistico (i due hanno chiuso in frazionale ribasso al termine della giornata di ieri). In particolare è di 300 milioni di dollari la posizione short costruita nei riguardi del gruppo petrolifero guidato da Claudio Descalzi e di 310 milioni quella verso la utility guidata da Francesco Starace. Il tutto si aggiunge agli oltre 400 milioni di controvalore shortati nelle scorse settimane sui titoli delle due grandi banche italiane Unicredit e Intesa Sanpaolo, diretta conseguenza dell'addendum della Vigilanza Bcc sulla gestione e lo smaltimento degli npl che ha compresso le quotazioni, e agli oltre 100 milioni scommessi sul ribasso di Assicurazioni Generali e Prysmian per un controvalore complessivo di 1,4 miliardi puntati contro large cap italiane. Si tratta della più grande scommessa al ribasso sull'Europa operata dal fondo con sede nel Connecticut. Recentemente intervistato Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, ha parlato direttamente della questione, e ha detto di prevedere che Dalio perderà la sua scommessa: «A mio avviso Bridgewater Associates perderà una significativa opportunità di fare soldi con questi buoni titoli italiani». Anche Nicolas Roth, cohead per gli investimenti alternativi a Reyl di Ginevra concorda con il ceo di Intesa Sanpaolo: «Si tratta di una mossa pesante da parte di Bridgewater. Ma mi sembra tardiva dal momento che le situazioni critiche sono state sanate, molte sofferenze sono state già cedute dalle banche italiane e i bilanci sono in fase di netto miglioramento», ha detto a Bloomberg. Numeri certificati dall'Abi che ha evidenziato un calo delle sofferenze nette al netto delle rettifiche del 24% in un anno e dei crediti deteriorati netti del 16%. Altri hedge fund stanno comunque shortando le banche italiani e tra questi Marshall Wace e Oceanwood Capital Management.

SCENARIO BANCHE 66 Mf 19-ott-2017

L'addendum Bce finisce sul tavolo dei banchieri art La stretta della Bce sui crediti deteriorati è stata al centro delle discussioni dei banchieri riuniti ieri per il comitato esecutivo dell' Abi. «Il problema dei non-performing loan va affrontato», ha detto il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros Pietro, a margine dell'incontro, «va fatto però rispettando il principio della chiarezza e della trasparenza dei valori di bilancio, senza compromettere la funzione di finanziamento del sistema bancario in un momento in cui c'è la ripresa e gli investimenti devono crescere». Le perplessità dei banchieri riguardano innanzitutto il metodo, ovvero la possibilità per la Bce di intervenire (peraltro senza un'analisi di impatto quantitativa) su una materia che molti ritengono di competenza dei legislatori. Su questo punto si è espresso con forza Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, che nei giorni scorsi si è detto «profondamente preoccupato» per il fatto che obbligazioni aggiuntive possano essere imposte senza passare per il normale processo legislativo. In ambito europeo si ricorda che, come emerso in una sentenza della Corte di Giustizia Ue del 2010, l'annullamento è possibile per atti tecnici che producano effetti giuridici (si veda MF-Milano Finanza del 17 ottobre). Un problema accentuato dall'inclusione retroattiva nella nuova disciplina dei crediti già erogati che diventeranno deteriorati dopo il 2018. Inoltre ci sono le questioni di merito: di fatto le misure Bce sono paragonate a una politica restrittiva, visto l'impatto sull'economia e sulle imprese (anch'esse molto critiche sulle proposte Bce). Le problematiche riguardano anche la compatibilità con i principi contabili e i criteri discrezionali usati da Francoforte (come la scelta di due e sette anni come arco temporale per le coperture integrali). Tra le conseguenze possibili, alcuni operatori del settore evidenziano l'impatto sui prezzi delle sofferenze e l'effetto su moratorie (non in bonis) e ristrutturazioni, che potrebbero essere compromesse dalla svalutazione obbligatoria in due o sette anni. Inoltre le misure Bce hanno di fatto abrogato la distinzione tra sofferenze, incagli e scaduti: le tre categorie sono trattate allo stesso modo nell'addendum di Francoforte, che prevede una differenziazione solo tra crediti garantiti e non. Molte di queste osservazioni saranno incluse con ogni probabilità nella risposta delle banche italiane alla consultazione della Bce sulle nuove norme che andrà avanti fino all' 8 dicembre.

SCENARIO BANCHE 67 Mf 19-ott-2017

Il Senato fa muro a Nouy & co art Rafforzare il Governo italiano nel confronto europeo sul tema degli Npl. A questo mira, in primo luogo, la risoluzione sulla gestione dei crediti deteriorati delle banche italiane approvata ieri dalla Commissione Finanze del Senato. Un'investititura all'esecutivo tricolore che arriva, non caso, a pochi giorni dalla pubblicazione da parte del Supervisory board della Bce delle nuove linee guida sulla gestione dei crediti deteriorati, che prevedono in pochi anni accantonamenti fino al 100% del loro valore. In questo quadro i senatori spronano l'esecutivo italiano «ad attivarsi nelle sedi opportune affinché la Bce, in relazione ai crediti deteriorati futuri, nella sua indipendenza e nell'ambito delle sue competenze, formuli nuove indicazioni al sistema bancario e agli organismi di vigilanza operanti nei singoli Paesi». L'auspicio di una mancia indietro è congruente con la considerazione che «ogni ulteriore intervento sulla gestione dei crediti deteriorati futuri», pur dovendo garantire sufficienti livelli di accantonamenti, non debba prevedere livelli tali «da compromettere il primario fine del sistema bancario quale strumento volto a erogare quanto è utile alla crescita del nostro apparato produttivo». L'atto del Senato, per altro, non ha una valenza solo nazionale perché si inserisce anche nella così detta fase ascendente del processo legislativo europeo, quella che dai parlamenti nazionali va verso Bruxelles, in quanto il documento è stato inviato alla Commissione nell'ambito della consultazione pubblica sullo sviluppo dei mercati secondari per i crediti deteriorati, che si chiudeva proprio ieri. «Si tratta di un pronunciamento del Parlamento sia nei confronti del Governo del nostro Paese che della Commissione Europea. Per questo è importante che sia stato approvato con un largo consenso, perché più è ampio il sostegno delle forze parlamentari, più è forte la voce del Parlamento, maggiore è la forza che dà al governo nazionale nella sua interlocuzione con l'Europa», sintetizza con MF-Milano Finanza il presidente della commissione Finanze di Palazzo Madama, Mauro Marino. Oltre alla funzione difensiva dalle nuove pericolose indicazioni della Vigilanza Ue, il documento ha però anche una valenza propositiva quando sprona Bruxelles ad accelerare sulla nascita di bad bank nazionali, invitando «La Commissione europea a dare corso agli indirizzi del Consiglio per la definizione di uno schema orientativo per la creazione di società di gestione patrimoniale a livello nazionale dei crediti deteriorati». Al governo nazionale è rivolto invece l'invito ad attivarsi sul tema dello sviluppo dei mercati secondari dei crediti non performing, oltre che a valutare l' adeguatezza delle attuali norme in campo di diritto fallimentare, anche per individuare gli strumenti più adatti alla valorizzazione degli immobili «ai fini dell'economia reale». Ma ieri anche il premier Paolo Gentiloni, nel suo discorso alle Camere in vista del Consiglio Europeo di oggi, è tomato sulla questione degli npl e dello spauracchio delle nuove norme della Vigilanza Ue: «Il dibattito sul futuro dell'Unione è un dibattito di sostanza, non è la cornice dentro la quale prendere decisioni in direzioni diverse come è accaduto qualche settimana fa quando alcuni organi di vigilanza hanno adottato delle decisioni circa i ritmi di smaltimento dei crediti deteriorati o potenzialmente deteriorabili, decisioni non del tutto interne al percorso della Commissione e del Parlamento». Infine sempre ieri la presidente del Supervisory board, Daniel Nouy, è tornata sulla questione dell'unione bancaria sostenendo la necessità di completarla con il fondo europeo di garanzia dei depositi: «Per raggiungere il nostro obiettivo abbiamo bisogno di più di un codice unico e vigilanza bancaria europea. Abbiamo bisogno di un sindacato a pieno titolo bancario basato su tre pilastri, di cui finora solo due sono stati raggiunti, mentre ancora va costruito un Fondo europeo di garanzia dei depositi».

SCENARIO BANCHE 68 Mf 19-ott-2017

Visco pronto a scoprire tutte le carte - Renzi tira dritto, Mattarella pure art Se si vuole una rappresentazione plastica del fossato he la mozione del Pd conro Vincenzo Visco ha scavato tra il governo e l'ex premier Matteo Renzi, basta il siparietto che si è visto ieri ad un convegno sull'eredità di Franco Caffé. Visco, che non era tra i relatori, si è presentato a sorpresa e si è seduto ad ascoltare in prima fila. Pier Carlo Padoan, che siedeva sul palco si è alzato e gli è andato incontro per una calorosa e lunga stretta di mano. Nessuno dei due ha poi rilasciato dichiarazioni, ma non ce n'era bisogno. Del resto Padoan non è l'unico che sta prendendo le distanze da Renzi, ieri hanno criticato l'iniziativa parlamentare contro Visco l'ex segretario Pd Walter Veltroni («incomprensibile e ingiustificabile»), il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano ( non mi occupo di cose deplorevoli»), il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda («non commento per carità di Patria»), il presidente dei senatori Pd Luigi Zanda («sul risparmio dei cittadini e la stabilità del sistema bancario bisogna sempre usare il massimo della prudenza possibile»). Per non parlare del Centrodestra, che con il presidente dei deputati forzisti, nonché vicepresidente della Commissione Banche, Renato Brunetta, ha riscoperto piena sintonia con il Quirinale a difesa dell'autonomia della Banca d'Italia. Come già detto, Visco non parla, ma agisce, e infatti sempre a sorpresa ha chiesto udienza al presidente della Bicamerale d'inchiesta sulle banche, Pierferdinando Casini, per mettere a disposizione tutte le informazioni e la documentazione che possono servire ai lavori dell'organismo e consegnare un elenco di 4200 documenti, molti dei quali non ancora classificati, che riguardano l'attività di vigilanza sulle 7 banche oggetto dell'inchiesta parlamentare (durissimi i 5 Stelle perché all'incontro oltre a Casini c'erano solo i vicepresidenti Brunetta e Mauro Marino). Il primo di Bankitalia ad essere ascoltato sarà il capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo, che nei primi giorni di novembre riferirà sulle vicende delle due banche venete (la prossima settimana saranno sentiti il procuratore di Roma e i suoi sostituti che si occupano del'inchiesta Veneto Banca e il Pm vicentino Antonino Cappellieri che si occupa della Popolare di Vicenza). Renzi però tira dritto, a quanto pare poco preoccupato dell'irritazione di Sergio Mattarella, che tutti danno ormai convintissimo della riconferma di Visco e delle preoccupazioni di Paolo Gentiloni e Padoan, convinti che questa mossa abbia comunque indebolito governo e la Banca d'Italia nella partita delicatissima che si giocherà nei prossimi due mesi sulla ulteriore stretta sugli Npl che la responsabile della Vigilanza Bce, Danièle Nouy, sta cercando d'imporre. Il segretario del Pd, intervistato da Radio 1 e poi in diverse altre dichiarazioni ha ripetuto che l'obiettivo del Pd non è Visco ma l'efficacia della Vigilanza: «La mozione del Pd serve a dire: apriamo una pagina nuova per il futuro del sistema bancario: chi ha sbagliato paghi, se ci sono delle cose da cambiare si cambino; e poi il nome e la procedura di nomina del Governatore non dipendono dal Pd ma dalle autorità preposte e noi le rispetteremo». Quindi nessuna mozione eversiva (il termine, si dice, sarebbe stato pronunciato al Quirinale), anzi, ricorda, il documento è stato comunque approvato dal governo.

SCENARIO BANCHE 69 Mf 19-ott-2017

Il paradosso è che così l'ex premier ha blindato il governatore art A poco a poco si delinea il boomerang per Matteo Renzi e compagni della sconsiderata iniziativa parlamentare contra personam, con la quale, gettando il sasso e nascondendo la mano, si vorrebbe contrastare la riconferma di Ignazio Visco alla testa di Bankitalia. La reazione del vertice della Banca d' Italia alla mozione parlamentare del Pd è stata come chi, avendo abitato in quella casa per quaranta anni come il sottoscritto, si attendeva: al di là del richiamo al rapporto con il Governo, Ignazio Visco ha reagito da hombre vertical dicendosi pronto a riferire sulla condotta dell'Istituto alla Commissione di inchiesta dove saranno consegnati tutti i documenti relativi alle banche dissestate e al ruolo svolto dalla Vigilanza. E probabile che molti, tra risposte che Visco darà in quella sede e documentazione che produrrà, dovranno amaramente ricredersi. Non esistono tribunali del popolo che sentenziano con una mozione guardando alle prossime elezioni e volendo inutilmente competere con i 5 Stelle. Comunque, il Governatore, consapevole del fatto che nella vicenda sono in gioco non solo la credibilità della propria persona, ma anche, e innanzitutto, l'autonomia e l'indipendenza della Banca d'Italia, nonché il rispetto dell'ordinamento e delle procedure di nomina alla carica in questione che si vorrebbero gravemente alterare con una preventiva decisione parlamentare dissennatamente promossa dal partito di maggioranza relativa, ha fatto ciò che un commis d'Etat deve fare, ricollegandosi alle migliori tradizioni di indipendenza della Banca e dichiarando di essere sicuro che l'Istituto ha fatto con coscienza il proprio dovere. La mozione parlamentare apre la strada, contro le previsioni degli apprendisti stregoni che la hanno voluta, a una doverosa reazione istituzionale. Dopo il tempestivo comunicato del Colle, la soluzione del problema proditoriamente creato appare una sola: la conferma del mandato a Visco. Il procedimento di nomina stabilito dalla legge non contempla affatto un ruolo addirittura preventivo del Parlamento (tanto più se si tratta di un intervento di una sola Camera). Al Presidente della Repubblica non sfugge di certo che la tutela dell'indipendenza di un ente che è parte del Sistema europeo di banche centrali, disciplinato dal Trattato Ue che ha valore di norma costituzionale, muove dall'impedire che si avvii un processo di pericolosissima collocazione della Banca nella nutrita schiera dei soggetti esposti alle mire di lottizzazione partitica, attraverso una grave alterazione istituzionale che, se non contrastata, porterebbe di fatto a ritenere, quale dannoso precedente, che le nomine del Governatore le decide il Parlamento con una mozione ad hoc. La Banca d'Italia non è una municipalizzata. Ancora più di prima la conferma di Visco è l'unica risposta che quel che è successo impone di decidere; il Capo dello Stato e lo stesso Governo, nonché il Consiglio superiore della Banca che sulla nomina rilascia un preventivo parere, non potrebbero mai prestare acquiescenza a questo vero sopruso istituzionale. Le responsabilità dell'Istituto, se ricorrano, si valuteranno nella predetta Commissione alla quale Visco si presenterà con il rispetto dovuto a un importante cagano parlamentare, ma a schiena dritta. La straordinarietà di quel che martedì è accaduto esige comportamenti netti e trasparenti da parte di tutte le istituzioni a vario titolo coinvolte. Mai nella ultracentenaria storia della Banca d'Italia si era verificata una iniziativa del genere. Quando Mussolini, insofferente dell'autonomia di Bonaldo Stringher, che sarà il primo governatore di Bankitalia, avrebbe voluto farlo dimettere, il noto giurista e ministro Alfredo Rocco si oppose fennamente, minacciando le sue dimissioni, dopodiché Mussolini desistette. Ma anche altri forti attacchi destabilizzanti della politicapervicende ben più gravi non arrivarono mai alla presentazione di atti parlamentari (si pensi alla vicend Sindona, all'Ambrosiano) oppure, come nel caso del venerdì nero della lira nel 1985, rientrarono subito dopo un primo exploit in Parlamento. La scellerata azione contro Bankitalia nel 2005 che, con la modifica della legge regolatrice, ha creato parte dei presupposti per il nuovo attacco di martedì, almeno venne condotta in prima persona da Giulio Tremonti, che ne porta le pesanti responsabilità, ma senza nascondersi o agire attraverso peones. Oggi siamo al punto in cui se si vuole evitare un processo degenerativo che potrebbe portare a un netto ridimensionamento del ruolo della Banca di Via Nazionale, che gode di grande prestigio e autorevolezza in sede internazionale accumulato in tanti decenni, non bisognerà deflettere dalla decisione sul vertice che si progettava di adottare. Dall'estero ci osservano e l'immagine che la mozione in questione ha offerto è peggiore di una misura di finanza pubblica allegra. Attenzione al masochismo politico e istituzionale. Paradossalmente l'attacco parlamentare ha portato a un vicolo cieco dal quale si deve tomare indietro senza affatto aprire il libro delle successioni a Visco.

SCENARIO BANCHE 70 Mf 19-ott-2017

Intervista a Giuseppe Castagna - Castagna: con Cattolica gran progetto - Con art Cattolica grande progetto

Martedì 17 il Banco Bpm ha concesso l'esclusiva a Cattolica Assicurazioni per trattare sulla nuova partnership di bancassurance, preferendo l'offerta della compagnia veronese di Alberto Minali a quella dei francesi di Covéa, già partner della ex Bpm. Sarà una partnership che durerà 15 anni. Di questo accordo e delle altre strategie del Banco Bpm, come quella sugli npl, parla l'amministratore delegato Giuseppe Castagna. Domanda. Per quali ragioni la scelta di Cattolica? Risposta. La scelta è partita un po' forzosamente per la disdetta che abbiamo avuto delle precedenti joint venture assicurative con Umpol e con Aviva. Abbiamo trovato molte compagnie assicurative italiani e internazionali interessate a fare da partner a questa nuova terza banca italiana e siamo orgogliosi di aver avuto Cattolica e Covéa in gara fino all'ultimo. Ricordo che Covéa rimane comunque un partner della banca fino al 2021, perché a quella data scade il contratto con la ex Bpm. Ci troveremo per un periodo ad avere due compagnie assicuratrici per i prossimi quattro anni, anche se per ora siamo solo alla concessione di un'esclusiva a Cattolica e non c'è ancora un'assegnazione definitiva. Ma la compagnia ha fatto offerte interessanti per aggiudicarsi questo periodo di esclusiva. D. Girano molte indiscrezioni, ma quanto è stato determinante il prezzo? Si parla di una differenza minima tra le due offerte. R. Hanno pesato diverse variabili e non soltanto una per quanto importante come il prezzo. Alle banche è richiesto sempre maggiore capitale dai regolatori europei e fa comodo cercare di capitalizzare al meglio queste opportunità. Ma è ovvio che ci sia anche un progetto industriale e c'è grande voglia da parte di Cattolica, come dimostrato dal management, per questa partnership. Quando ci si lega per 15 anni anche il progetto industriale ha il suo peso. D. Gli analisti sono concordi nel dire che però alla fine il prezzo sarà cruciale per stabilire se l'accordo creerà valore... R. Sul prezzo non posso pronunciarmi, siamo società quotate ed è giusto non dare disclosure che possono essere sbagliate. Leggo di prezzi che non corrispondono alla realtà. Quello che confermo è che da questa operazione usciremo con un prezzo da pagare alle precedenti compagnie assicuratrici e un prezzo da incassare dalla nuova. D. Nei giorni scorsi dietro gli acquisti giravano le indiscrezioni su un possibile interessamento da parte di Warren Buffett, che è appena entrato con in Cattolica con una quota del 9%. R. L'ingresso di Buffett è la dimostrazione della fiducia anche internazionale di cui gode Cattolica. Il nuovo management sta lavorando bene e attrae questo tipo di investimenti, ma tutto ciò non ha nulla a che vedere con un investimento nella nostra banca. D. Banco Bpm punta a cedere altri 2 miliardi di npl entro fine anno... R. Confermiamo di voler smaltire 8 miliardi di npl in soli 18 mesi, invece che nei tre anni previsti dal piano originale. Entro fine anno cederemo 2 miliardi di crediti unsecured e poi procederemo con altri 3 miliardi da cedere perb con la garanzia gacs, possibilmente tra il primo e il secondo trimestre del prossimo anno. Quindi completeremo il piano con un anno e mezzo di anticipo. D. Qual è la sua analisi e il suo pensiero quando ha letto le notizie sulla nuova stretta da parte della Bce sui non performing loan, con i nuovi paletti e le nuove garanzie richieste in determinati tempi? R. Per fortuna ora è solo un addendum e nemmeno una guidance. Mi pare che già autorevoli fonti istituzionali si siano pronunciate in tal senso e credo che ci sia un problema istituzionale, ancora prima che tecnico. Vediamo cosa succederà, ma noi ci sentiamo sicuri perché abbiamo negoziato un piano e siamo in anticipo di un anno e mezzo su quel piano. Abbiamo quindi ampi spazi per far fronte a ulteriori richieste. Ma aspettiamo che si chiariscano le cose, il mercato non vuole incertezza e non vuole notizie che non siano confermate. La minima indiscrezione si ripercuote sul prezzo del titolo, ma c'è bisogno di notizie e dati concreti.

SCENARIO BANCHE 71 Mf 19-ott-2017

Banca Akros: aumento di capitale per Cattolica? art All'indomani dell'esclusiva di due settimane ttenuta da Banco Bpm per avviare una nuova partnership di bancassurance, Cattolica Assicurazioni ha ceduto ieri il 3,5% a 9,125 euro prendendosi una pausa dopo il recente rally, scatenato anche dall'ingresso di Buffett nel capitale della cooperativa veronese. In un report Banca Akros non esclude «un aumento di capitale» per Cattolica anche se durante la conference call dei risultati del secondo trimestre 2017 la società ha escluso l'ipotesi di una ricapitalizzazione nel caso di una partnership di bancassurance con Banco Bpm. Nel complesso, gli analisti pensano che l'operazione sia «positiva» per Cattolica, anche se «il prezzo del deal sarà cruciale per capire se crea valore, sebbene pensiamo che l'accordo» trasformi il modello di business di Cattolica nel lungo termine. In generale, proseguono gli esperti, «la trasformazione del gruppo in una spa o più probabilmente un miglioramento sul fronte della corporate governance resta il più importante elemento di potenziale upside nel medio-lungo termine», soprattutto «dopo l'acquisto di Buffett. Notizie positive potrebbero arrivare anche dalla presentazione del business plano. In più saranno da verificare la ripartizione delle commissioni e gli utili generati dalle polizze collocate nonché la presenza di minimi garantiti in termini di raccolta. «Da valutare anche le conseguenze sul Solvency II di Cattolica, che pensiamo debba ricorrere all'emissione di subordinati per far fronte all'assorbimento di capitale derivante dalla joint venture», sostengono gli analisti di Equita, che hanno rating hold e target price a 8,1 euro sulla compagnia. Secondo le ultime indiscrezioni, Cattolica avrebbe offerto 1,2-1,4 miliardi per 1'80% della joint venture. Popolare Vita e Avipop hanno generato un utile netto totale di circa 100 milioni (100%), corrispondente a un multiplo implicito prezzo/utile tra 15 e 17 volte quando Generali e UnipolSai trattano a un p/e tra 10,5 e 10,1 volte, rispettivamente. A suo tempo Banco Bpm pagb circa 252 milioni per Avipop (12,6 volte l'utile).

SCENARIO BANCHE 72 Mf 19-ott-2017

Banco Bpm riorganizza la rete, otto nuove direzioni art Banco Bpm vara un nuovo modello di rete commerciale basato sul rafforzamento del presidio sul territorio, così come previsto dal piano strategico. Il consiglio di amministrazione ha approvato le linee guida del nuovo modello di rete commerciale unico che entreranno in vigore dal prossimo 1 gennaio 2018 e che riguarderanno l'intera rete del gruppo. Le linee guida del gruppo bancario guidato dall'amministratore delegato Giuseppe Castagna prevedono un riassetto del retail attraverso un nuovo modello organizzativo composto da otto direzioni territoriali che copriranno i territori di radicamento del gruppo. Tali direzioni, i cui vertici saranno definiti entro fine novembre, avranno ruolo di coordinamento e supporto commerciale di circa 45 aree retail, da ognuna delle quali dipenderanno circa 50 filiali al fine di garantire maggior vicinanza e velocità di risposta al cliente. Il nuovo modello prevede anche la riorganizzazione del corporate, che sarà dedicato alle imprese con un fatturato superiore ai 75 milioni di euro. Questa struttura organizzativa avrà due articolazioni di business - corporate e large corporate - con un forte presidio delle principali aree prodotto relative ai comparti origination, finanza strutturata, estero e trade finance e si articolerà in cinque mercati e 18 centri corporate. Banco Bpm conferma così la volontà di proseguire la sua attività in coerenza con il piano strategico che ha tra i suoi obiettivi la centralità del cliente, la prossimità territoriale, l'aumento del livello di servizio tramite un'offerta specializzata e un modello distributivo sempre più omnicanale e che mira a garantire, anche attraverso la semplificazione dei processi, una maggiore celerità decisionale in favore del cliente.

SCENARIO BANCHE 73 Mf 19-ott-2017

Jp Morgan entra nei pagamenti art Jp Morgan ha messo a segno un'operazione in un segmento che si sta consolidando rapidamente, quello della gestione dei pagamenti elettronici. Il colosso bancario statunitense guidato da Jamie Dimon ha siglato un accordo per acquisire WePay con l'obiettivo di portare la tecnologia di quest'ultima ai 4 milioni di piccole aziende sue clienti. WePay ha circa 200 impiegati e aiuta i marketplace online e i siti di crowdfunding nella gestione dei pagamenti. II valore dell'operazione non è stato reso noto, ma una fonte vicina al dossier ha detto che è superiore ai 220 milioni di dollari di valore di mercato raggiunti da WePay con il fundrasing del 2015. Nel 2017 ci sono stati 166 deal che hanno coinvolto compagnie di pagamenti per un valore totale di 29,3 miliardi di dollari, un primato assoluto nel settore del fintech. Negli ultimi cinque anni First Data, Vantiv e altri fornitori tradizionali di servizi di pagamento hanno speso più di 10 miliardi di dollari per acquisire altre società del settore dei pagamenti. II mercato della gestione dei pagamenti non monetari sta diventando sempre più affollato, regolato e competitivo e prossimo quindi a un rapido e inevitabile processo di consolidamento. Negli ultimi mesi sono state molte e grandi le operazioni che hanno movimentato il settore. con i fondi di private-equity che stanno diventando sempre più attivi su questo fronte. Gli operatori hanno dimostrato di sapersi difendere e di poter respingere gli assalti, come dimostra l'operazione siglata di recente dalla statunitense Vantiv per acquisire Worldpay, guappo britannico che si occupa di gestione dei pagamenti, a un valore di 10,4 miliardi di dollari tra cash e azioni. Le due compagnie, che insieme avranno un valore di mercato combinato di quasi 29 miliardi di dollari, gestiranno un totale di 1.500 miliardi di dollari di volumi di pagamenti e processeranno 40 miliardi di transazioni con oltre 300 metodi di pagamento in 146 Paesi e 126 valute. Si tratta di uno dei più grandi deal in un settore in cui le azioni dei regolatori e la crescente competizione da parte delle startup tecnologiche stanno schiacciando le commissioni degli incumbent. Si tratta di un rischio da non sottovalutare. Secondo le più recenti stime di Goldman Sachs, le startup del fintech (tra cui quelle della gestione di pagamenti) potrebbero sottrarre alle società finanziarie tradizionali 4,7 miliardi di dollari di ricavi ogni anno. Ecco perché circa il 15% degli istituti ha già preso sotto la propria ala protettrice una o più startup fintech tramite programmi di incubazione, mentre un terzo ha in corso una partnership e il 22% ha aperto i cordoni della borsa per comprarne una. A mettere gli occhi su Worldpay era stata infatti anche Jp Morgan, che poi è rimasta a bocca asciutta. Il consolidamento è stato vivace negli ultimi tempi. La danese Nets, rivale di Worldpay con circa 4 miliardi di dollari di capitalizzazione, ha detto di essere stata avvicinata da pretendenti del calibro di Visa, Mastercard e dal private-equity Hellman e Friedman, mentre di recente proprio Mastercard ha ricevuto il via libera all'acquisizione di VocaLink Holdings per 920 milioni di dollari da 18 società, tra cui Lloyds Banking Group, Barclays, Hsbc, Royal Bank of Scotland e Santander. L'interesse del private equity è invece testimoniato da Cvc e Blackstone, che si sono alleate a fine luglio per presentare un'offerta di acquisizione da 3,8 miliardi di dollari a Paysafe, con cui potrebbero anche ritagliarsi un ruolo non secondario nel settore del gioco online, che lo scorso anno ha contributo ai ricavi di Paysafe per 311 milioni di dollari su un totale di 1 miliardo.

SCENARIO BANCHE 74 Mf 19-ott-2017

Carige centra il primo obiettivo Ok alla conversione dei bond Può partire il art roadshow per l'aumento di capitale - Conversione ok, via al roadshow

La conversione delle obbligazioni subordinate di Banca Carige è andata in porto. Ieri i è chiusa l'offerta e, secondo fonti finanziarie, l'obiettivo sarebbe stato centrato grazie al meccanismo della consent solicitation che sarà formalizzato dalle assemblee del 21. Se il bond tier 1 aveva già fatto il pieno di adesioni la scorsa settimana, il gap marginale sui tre lower tier 2 è stato colmato negli ultimi giorni. Smarcata questa prima tappa del rafforzamento patrimoniale da un miliardo, nei prossimi giorni partirà il road show in vista dell'aumento di capitale da 560 milioni. L'ad Paolo Fiorentino, il cfo Andrea Soro e gli advisor finanziari Credit Suisse e Deutsche Bank dovrebbero toccare Londra e New York per raccogliere le prime adesioni tra gli investitori istituzionali. Un primo giro di incontri era già avvenuto alla fine di settembre, immediatamente prima dell'avvio della conversione, e i feedback erano risultati discreti. Al termine di questa fase dovrebbe essere siglato l'accordo di underwriting che, oltre alle due banche già menzionate, potrebbe essere ampliato ad altri istituti (si è parlato di Barclays, Ubs o Mediobanca). L'allargamento del pool è comunque poco più di un dettaglio e non condizionerà la dinamica dell'operazione che potrebbe essere discussa dal cda della banca nella riunione di lunedì 30. L'avvio dell'offerta in opzione è prevista a metà novembre, a condizioni che dipenderanno dall'andamento del titolo nelle prossime settimane. Di certo si tratterà di un'operazione a significativo sconto rispetto ai peer. circa 20/25% del tangible book value, un valore oltre al quale non si potrà realisticamente andare. L'effetto diluitivo sarà dunque importante, come accaduto in alcuni degli ultimi aumenti di capitale bancari. Se grandi azionisti come la famiglia Malacalza (socio al 17%) avrebbero già dato la propria disponibilità ad aderire pro quota ed, eventualmente, a rilevare parte dell'inoptato, l'esito dell'offerta sarà comunque legato a variabili di carattere esogeno come l'andamento dei mercati e il sentiment degli investitori verso il sistema bancario italiano. Le condizioni dell'aumento rendono difficile immaginare l'ingresso di nuovi investitori, anche perché la presenza di forti azionisti scoraggia l'intervento di private equity, ma non è escluso che qualche istituzionale acquisti quote inferiori al 5% magari a seguito della conversione. E chiaro comunque che l'adesione all'aumento rappresenta una scommessa sul nuovo corso di Carige, un istituto che sotto la guida di Fiorentino sembra aver assunto un nuovo passo. Oltre al rilancio industriale. si dice in ambienti finanziari, l'appeal speculativo potrebbe essere alimentato anche da un possibile consolidamento di medio periodo. Il candidato potrebbe essere Bper Banca che, dopo l'integrazione di Carife, potrebbe essere intenzionata a crescere ancora. Tomando a Genova, il piano di rafforzamento patrimoniale passerà anche da un programma di cessioni che potrebbe entrare nel vivo nelle prossime settimane. Nell'ambito del programma immobiliare la scorsa settimana il gruppo Colella e Antirion Sgr si sarebbero fatti avanti per la sede milanese, valutata tra 107 e 110 milioni. Tempi più lunghi potrebbero invece essere necessari per gli altri stabili messi sul mercato tra cui la sede romana di via Bissolati o quella londinese. Procede anche il processo di dimissione dei non performing loan, concordato nei mesi scorsi con la Bce. Dopo una prima operazione da 940 milioni realizzata prima dell'estate con garanzia pubblica, in queste definizione le strutture della banca coordinate da Claudio Nordio stanno definendo l'uscita dal perimetro di uno stock da 1,2 miliardi. In lizza ci sarebbero Davidson Kempner-Prelios, Bayview Capital-Crif e Lindorff.

SCENARIO BANCHE 75 Mf 19-ott-2017

Poste Italiane, Novelli nuovo responsabile di Banco Posta art Nuovi cambi ai piani alti di Poste Italiane. Il consiglio di amministrazione del gruppo guidato dall'amministratore delegato Matteo Del Fante ha nominato, previo parere favorevole del comitato nomine, Andrea Novelli in qualità di responsabile della funzione BancoPosta. Novelli prenderà il posto di Marco Siracusano, al quale è stata invece affidata la responsabilita della funzione Pagamenti, Mobile e Digital. Quest'ultima è stata costituita con l'obiettivo di creare, nel settore dei pagamenti, un polo di offerta unico verso la clientela retail, business e pubblica amministrazione, assicurando il massimo livello di sviluppo e di integrazione, nonché il rafforzamento di un modello di servizio in grado di valorizzare i canali di distribuzione fisici di Poste Italiane, garantendo, al contempo, l'estensione del digitale. Già a luglio si erano susseguite alcune voci sulla possibilità che Novelli potesse lasciare l'incarico di ceo di Simest, hub di intemazionalizzazione dello Stato per le aziende italiane interessate al mercato estero, per approdare nella galassia di Del Fante.

SCENARIO BANCHE 76 Mf 19-ott-2017

Nuovi collocamenti per Deutsche B. art Deutsche sta collocando in questi giorni ben cinque diverse serie di certificati d'investimento: la proposta comprende un Phoenix Autocallable sull'EuroStoxx50, un Express su Amazon, un secondo Express sul Ftse Mib, un altro Phoenix Autocallable sull'EuroStoxx Banks e un terzo Phoenix Autocallable su Generali. Vediamo in dettaglio le caratteristiche dei cinque strumenti, che saranno tutti destinati alla quotazione sul segmento Cert-X di EuroTlx. Phoenix Autocallable su EuroStoxx50. Disponibile in sottoscrizione fino al prossimo 20 novembre, questo prodotto sarà emesso il giorno 23 a un prezzo iniziale di 100 euro, comprensivo di una commissione massima di collocamento del 4%. La scadenza è di ben 10 anni (24 novembre 2027), ma è accompagnata da 36 finestre di possibile esercizio anticipato, cadenzate su base trimestrale, partendo però da novembre 2018: una volta trascorso il suo primo anno di vita, il certificato potrà essere quindi rimborsato ogni tre mesi, riducendo così in modo drastico la durata potenziale dell'investimento. Concretamente, se in una delle date di valutazione prefissate l'EuroStoxx50 chiuderà a un livello almeno pari al suo valore iniziale, che a sua volta sarà rilevato il prossimo 22 novembre, il certificato sarà esercitato anticipatamente e liquidato al suo prezzo di emissione (100 euro). Al contrario, il rimborso sarà rimandato alla data di valutazione successiva ed eventualmente fino a scadenza, quando potranno verificarsi due scenari alternativi: a) rimborso al prezzo di emissione in caso di chiusura non inferiore alla barriera, posta al 72,50% del valore iniziale; b) rimborso in linea con la performance finale del sottostante in caso di chiusura inferiore alla barriera. Sempre con frequenza trimestrale, partendo però questa volta fin dal primo trimestre disponibile (22 febbraio 2018), il certificato potrà inoltre pagare dei premi condizionati pari all' 1% lordo, che saranno corrisposti nelle occasioni in cui l'EuroStoxx50 chiuderà a un livello almeno pari al 72,50% del suo valore iniziale: i premi eventualmente non pagati non potranno essere recuperati successivamente. Il rendimento lordo potenziale sarà quindi del 4% annuo e sarà vincolato al rispetto di un limite massimo di perdita coincidente con la barriera. Express su Amazon. Disponibile in sottoscrizione fino al prossimo 20 novembre, questo prodotto sarà emesso in valuta il giorno 24 a un prezzo iniziale di 100 dollari, comprensivo di una commissione massima di collocamento del 4%. La scadenza è quinquennale (22 novembre 2022), ma è accompagnata da quattro finestre annuali di possibile esercizio anticipato (23 novembre 2018, 22 novembre 2019, 23 novembre 2020 e 22 novembre 2021): se in una di queste date di valutazione il titolo Amazon chiuderà a un livello almeno pari al suo valore iniziale, che sarà rilevato il prossimo 22 novembre, il certificato sarà esercitato anticipatamente e liquidato con un premio annuo lordo dell' 8,15% (108,15 dollari al termine del primo anno, 116,30 al termine del secondo, 124,45 al termine del terzo, 132,60 al termine del quarto). A scadenza, cioè in caso di mancato esercizio anticipato, potranno invece verificarsi due scenari alternativi: a) rimborso a 140,75 dollari in caso di chiusura di Amazon superiore al 70% del suo valore iniziale; b) rimborso in linea con la performance del titolo Usa in caso di chiusura pari o inferiore al 70% dello strike. Express su Ftse Mib. Disponibile in sottoscrizione fino al prossimo 26 ottobre, questo prodotto sarà emesso il giorno 30 a un prezzo iniziale di 100 euro, comprensivo di una commissione massima di collocamento del 4%. La struttura è molto simile alla precedente. La scadenza è ancora quinquennale (28 ottobre 2022) ed è sempre accompagnata da quattro finestre annuali di possibile esercizio anticipato (30 ottobre 2018, 30 ottobre 2019, 28 ottobre 2020 e 28 ottobre 2021): se in una di queste date di valutazione l'indice Ftse Mib chiuderà a un livello almeno pari al suo valore iniziale, che sarà rilevato il prossimo 27 ottobre, il certificato sarà esercitato anticipatamente e liquidato con un premio annuo lordo anche qui dell'8,15% (108,15 euro al termine del primo anno, 116,30 al termine del secondo, 124,45 al termine del terzo, 132,60 al termine del quarto). A scadenza, cioè in caso di mancato esercizio anticipato, potranno di nuovo verificarsi due diversi scenari: a) rimborso a 140,75 euro in caso di chiusura del Ftse Mib superiore al 70% del suo valore iniziale; b) rimborso in linea con la performance dell'indice di piazza Affari in caso di chiusura pari o inferiore al 70% dello strike. Phoenix Autocallable su EuroStoxx Banks. Disponibile in sottoscrizione fino al prossimo 26 ottobre, questo prodotto sarà emesso il giorno 30 a un prezzo iniziale di 100 euro, comprensivo di una commissione massima di collocamento del 4%. La scadenza è ancora quinquennale (27 ottobre 2022) ed è accompagnata anche qui da quattro finestre annuali di possibile esercizio anticipato (29 ottobre 2018, 29 ottobre 2019, 28 ottobre 2020 e 27 ottobre 2021): se in una di queste date di valutazione l'indice

SCENARIO BANCHE 77 settoriale chiuderà a un livello almeno pari al suo valore iniziale, che sarà rilevato il prossimo 27 ottobre, il certificato sarà esercitato anticipatamente e liquidato al suo prezzo di emissione (100 euro). A scadenza, cioè in caso di mancato esercizio anticipato, potranno verificarsi sempre due scenari alternativi: a) rimborso a 100 euro in caso di chiusura dell'EuroStoxx Banks almeno pari al 70% del suo valore iniziale; b) rimborso in linea con la performance dell'indice settoriale in caso di chiusura pari o inferiore al 70% dello strike. Sempre con frequenza annuale, il certificato potrà inoltre pagare dei premi condizionati pari al 5,60% lordo, che saranno corrisposti nelle occasioni in cui l'EuroStoxx Banks chiuderà a un livello almeno pari al 70% del suo valore iniziale: i premi eventualmente non pagati potranno essere recuperati successivamente, sempre al rispetto della condizione di pagamento prevista. Phoenix Autocallable su Generali. Disponibile in sottoscrizione fino al prossimo 10 novembre, questo prodotto sarà emesso il giorno 15 a un prezzo iniziale di 100 euro, comprensivo di una commissione massima di collocamento del 4%. La struttura è analoga alla precedente. La scadenza è ancora quinquennale (14 novembre 2022) ed è accompagnata anche qui da quattro finestre annuali di possibile esercizio anticipato (14 novembre 2018,13 novembre 2019, 12 novembre 2020 e 12 novembre 2021): se in una di queste date di valutazione il titolo assicurativo chiuderà a un livello almeno pari al suo valore iniziale, che sarà rilevato il prossimo 14 novembre, il certificato sarà esercitato anticipatamente e liquidato al suo prezzo di emissione (100 euro). A scadenza, cioè in caso di mancato esercizio anticipato, potranno verificarsi sempre due scenari alternativi: a) rimborso a 100 euro in caso di chiusura di Generali almeno pari al 70% del suo valore iniziale; b) rimborso in linea con la performance del titolo domestico in caso di chiusura pari o inferiore al 70% dello strike. Sempre con frequenza annuale, il certificato potrà inoltre pagare dei premi condizionati pari al 6,70% lordo, che saranno corrisposti nelle occasioni in cui Generali chiuderà a un livello almeno pari al 70% del suo valore iniziale: anche qui i premi eventualmente non pagati potranno essere recuperati successivamente, al rispetto della condizione prevista.

SCENARIO BANCHE 78 Nazione Toscana Umbria e Liguria 19-ott-2017

Chiantibanca aderisce a Iccrea lacopozzi: «Una scelta coerente» art «LA SCELTA di aderire al gruppo cooperativo Iccrea è semplicemente una logica conseguenza di quanto abbiamo sempre affermato» dice il presidente di Chiantibanca Cristiano lacopozzi all'agenzia Ansa, confermando l'inversione di rotta dell'istituto rispetto al suo predecessore, Lorenzo Bini Smaghi. La svolta è stata annunciata dopo il consiglio di amministrazione di Chiantibanca, lunedì scorso, che ha deciso di non aderire al gruppo trentino della Cassa Centrale e di tornare con Iccrea, un'inversione di rotta rispetto alla ultima assemblea di Chiantibanca che aveva portato l'istituto di San Casciano verso Trento. «Se Chiantibanca farà un passo indietro tuteleremo i nostri diritti in tutte le sedi necessarie, visto che ha già preso un impegno che è già stato formalizzato» aveva ammonito, a fine settembre, il presidente della Ccb (Cassa centrale banca) Giorgio Fracalossi.

SCENARIO BANCHE 79 Panorama 19-ott-2017

I bodyguard in commissione art Se non è una «cintura sanitaria», poco ci manca. L'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi è riuscito a mettere gli uomini giusti nei posti giusti per evitare che dalle crisi creditizie, e da quelle di certi istituti in particolare, possano uscire problemi in campagna elettorale. Renzi fa conto su molti dei 16 membri piazzati dal Pd tra i 20 deputati e i 20 senatori della Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario, insediata a fine settembre. Ma loro saltano agli occhi quattro nomi in particolare: Matteo Orfini, braccio destro di Renzi e presidente del Pd; Andrea Marcucci, l'imprenditore lucchese che a Renzi è legato a doppio filo; Carlo Dell'Aringa, il giuslavorista grande sostenitore del Jobs act e che, da deputato, è tra i più fedeli alla segreteria (la fondazione Openpolis stima abbia votato in dissonanza nello 0,14 per cento dei casi). Nella commissione avrà poi un ruolo centrale Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd nonché nipote di Alberto Bruschini, già membro della deputazione generale del Monte dei Paschi ed ex direttore della Cassa di Prato. Lo stesso presidente della commissione, Pierferdinando Casini, pare scelto soltanto per non disturbare il manovratore. Il 5 aprile postulava la necessità che la commissione, la cui origine a suo dire era viziata da «aut impasto di demagogia e pressapochismo», evitasse di «partecipare a una campagna condotta sulle spalle dei risparmi degli italiani» e di creare «polemiche tra i partiti». Difficile, insomma, che Casini voglia occuparsi in tempi brevi del caso più delicato per Renzi, quello di Banca Etruria, e che decida di convocare un teste ad alto rischio come Federico Ghizzoni: improbabile che, prima delle elezioni, l'ex ad di Unicredit chiarisca una volta per tutte se è vero che Maria Elena Boschi abbia fatto pressioni perché Unicredit acquistasse la dissestata Banca Etruria, che aveva come vicepresidente suo padre Pier Luigi Boschi. Intanto, al Consiglio superiore della magistratura tutto tace sul versante del procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, finito sotto indagine per il doppio ruolo d'inquirente sul crac di Banca Etruria e di consulente retribuito del governo Renzi. Anche grazie ai buoni uffici del commissario Giuseppe Fanfani, avvocato aretino della famiglia Boschi e nominato al Csm in quota renziana, Rossi era stato archiviato nel luglio 2016. Di una nuova inchiesta disciplinare, avviata nel dicembre scorso, si sono perse le tracce.

SCENARIO BANCHE 80 Panorama 19-ott-2017

La fretta di dire suicidio e le foto sospette art Per cercare di far chiarezza su ciò che è accaduto davvero a David Rossi, il responsabile dell'area comunicazione di Monte Paschi di Siena e braccio destro dell'ex presidente Giuseppe Mussari, caduto dalla finestra del terzo piano del suo ufficio nel vicolo sottostante, bisogna tomare a quel 6 marzo 2013, e più precisamente agli ultimi istanti di vita del manager senese. Perché proprio dagli elementi acquisiti nell'inchiesta emergono chiare alcune incongruenze che fanno dubitare della ricostruzione fatta di quei momenti decisivi. Siamo in pieno scandalo Monte Paschi con la Procura della Repubblica che sta indagando sul dissesto che l'acquisizione di Antonveneta, 10 miliardi di euro, avrebbe portato nelle casse della banca senese. David Rossi, uomo di fiducia di Mussari - dimessosi poco tempo prima - è unanimemente considerato amico e confidente del banchiere e, in quei giorni, ha una gran voglia di parlare con i magistrati. «Ho bisogno di un contatto con questi signori perché temo che mi abbiano male inquadrato come elemento di un sistema e di un giro sbagliati. Capisco che il mio rapporto con certe persone possa farglielo pensare ma non è così. Se mi avessero chiamato a testimoniare glielo avrei spiegato, invece mi hanno messo nel mirino come se fossi chissà cosa... Avendo lavorato con tutti, sono perfettamente in grado di ricostruire scenari, se è quello che cercano. Però vorrei garanzie di non essere travolto da questa cosa, per questo lo devo fare subito. Non ho contatti con loro ma lo farei molto volentieri se questo può servire a tutti. Mi puoi aiutare?». Questa è la mail inviata il 4 marzo 2013 all'amministratore delegato di Monte Paschi, Fabrizio Viola. Fa ben comprendere lo stato emotivo difficile di David Rossi, ma anche la sua disponibilità a parlare con gli inquirenti. Torniamo a quella sera e a come, in prima battuta, si sono svolte le indagini nell'immediatezza degli eventi. La cosa certa è che il corpo di David Rossi cade dal terzo piano nel vicolo sotto il suo ufficio alle 19.43, ripreso da una telecamera di sorveglianza della banca. Passerà quasi un'ora prima che venga lanciato l'allarme attraverso una telefonata al 118 di Bernardo Mingrone, dirigente dell'istituto. Alle 21.10, l'agente Livio Marini della pattuglia arrivata sul posto entra nella stanza del manager di Monte dei Paschi e gira un video molto importante, che inquadra e sostanzialmente certifica lo stato dell'ufficio di Rossi nell'immediatezza dell'accaduto. Nel filmato si nota con chiarezza la poltrona del manager sistemata parallela alla scrivania, con la giacca appoggiata in modo disordinato, la finestra aperta, il computer spento e un'agendina di colore nero sopra un fascicolo di fogli. Livio Marini che gira il video si preoccupa di chiudere e sigillare la stanza di David Rossi sino all'arrivo, qualche ora dopo, della polizia scientifica che effettua i rilievi di prassi. Ebbene è proprio dal confronto tra il primo video e le immagini scattate dalla Scientifica si notano alcune variazioni del contesto. La prima cosa che balza agli occhi è la poltrona di Rossi: è in una posizione diversa e la giacca della vittima, posata su di essa, è in ordine. Altri due elementi importanti sono quelli relativi ad una agendina nera e al computer. Nel filmato un'agendina nera è appoggiata sopra un plico di fogli bianchi; nelle foto, invece, non si capisce se sia scomparsa o quantomeno spostata dal luogo precedente. Poi, il computer: nelle immagini filmate è spento, nelle foto risulta chiaramente acceso. Ultima cosa particolarmente strana - e che non può che destare dubbi - è la finestra da cui Rossi sarebbe caduto: nel filmato è aperta mentre nelle foto risulta chiusa. Abbiamo chiesto all'ex generale dei Carabinieri Luciano Garofano, già comandante del Ris di Parma e oggi in congedo, attualmente presidente dell'Accademia italiana di Scienze forensi di commentare queste incongruenze. La sua prima osservazione è netta: «Si coglie nella vicenda di David Rossi una ingiustificata superficialità che non può che pone alcuni dubbi sull'intera vicenda». Garofano spiega come «l'inquinamento della scena del crimine è evidente e questo aspetto non è trascurabile, come non lo sono le assenze di spiegazioni sensate riguardo ad alcuni elementi riscontrati sul cadavere che non possono essere compatibili con una semplice caduta o un atto suicida». Altro elemento che lascia sconcertati - e che fino a oggi non è mai stato reso pubblico - è la telefonata tra la questura di Siena e il servizio 118, in cui si chiede in modo ripetuto e assillante se la persona caduta dalla finestra sia viva o morta. Ecco il colloquio: «118 Siena» risponde un'operatrice del servizio. «Buonasera, io volevo sapere l'identità di questa persona. Ma è deceduta ?» chiede la Questura. «Non lo sappiamo». «Ma è vivo?» incalza l'interlocutore dalla Questura. «Non respirava stanno facendo manovre». «Sa di chi si tratta?» si domanda ancora dalla Questura. «Non lo sappiamo non possiamo chiamare non mi sembra bello magari stanno facendo manovre in questo momento sul corpo». «Guardi» incalza la voce dalla Questura «dovrebbe trattarsi di questo David Rossi,

SCENARIO BANCHE 81 responsabile della comunicazione del Mps, è una situazione parecchio importante e dovremmo riferire a Roma, c'è tutto un giro...». Che dire di questa telefonata? Per due terzi della chiamata al 118 1a Questura chiede l'identità dell'uomo e se questo è vivo, facendo presupporre che chi parla non conosca l'identità della vittima; poi, invece, vengono detti nome e cognome e soprattutto si fa presente che, essendo la situazione «importante», bisogna riferire a Roma e che c'è «tutto un giro». C'è da chiedersi perché, se da una parte si parla di «importanza del caso», dall'altra si sia evitato di approfondire particolari importanti. Garofano li elenca: «Non sono stati fatti, nell'immediatezza, accertamenti confacenti la gravità dell'accaduto e approfondimenti decisivi. Per esempio l'origine dei lividi sulla mano di David Rossi e delle lesioni sull'addome e sul ginocchio, la ferita al volto. Inoltre, la natura e lo stato delle tracce presenti sulle scarpe della vittima che potevano essere compatibili con lo sfregamento contro il muro dell'edificio da cui è precipitato». Il Generale fa anche presente come non siano stati eseguiti nemmeno dei tempestivi accertamenti istologici sul corpo. Questi sono stati eseguiti in un secondo tempo, dopo l'esumazione del cadavere. «Anche la ricostruzione della caduta, che le immagini non consentono di definire se possa trattarsi di omicidio o suicidio, oltre alla simulazione, richiedeva ulteriori studi e misure da effettuarsi con il laser scanner in 3d e con i manichini bio-fedeli». La sensazione, purtroppo, è che tutto sia stato condizionato immediatamente dall'ipotesi del suicidio come riportato nella relazione delle 21,30 dell'Unità sanitaria locale di Siena che, a firma dottoressa Elisabetta Pagni, dice: «Riferito suicidio, sono presenti le forze dell'ordine». Aggiunge Luciano Garofano: «II pregiudizio del suicidio ha condizionato le indagini iniziali in modo evidente». Ogni oggetto ritrovato sulla scena e gli abiti della vittima non hanno ricevuto l'attenzione che meritavano. È quindi evidente che, se si fosse valutata subito anche l'ipotesi di un omicidio, ci sarebbe stata maggiore cura nell'analizzare dettagli che, magari, potevano essere visti sotto un'altra luce. •

SCENARIO BANCHE 82 Repubblica 19-ott-2017

Il retroscena - Gentiloni "tradito" da Boschi tira dritto sulla riconferma del art Governatore di Bankitalia - Quella fiducia spezzata

LA BOMBA sotto forma di mozione parlamentare sganciata martedì dal Pd di Matteo Renzi sulla Banca d'Italia ha un effetto immediato nettissimo e una conseguenza a breve altrettanto netta. L'effetto è che il solitamente mite presidente del Consiglio Paolo Gentiloni— spiega chi lo ha sentito ieri—è adir poco infuriato per il metodo per il merito del blitz portato avanti dai fedelissimi di Renzi La conseguenza in arrivoè che lo stesso Gentiloniè intenzionato a riconfermare il governatore Ignazio Visco. QUESTO nonostante la mozione presentata martedì dal Pd alla Camera che chiede una «figura più idonea» per via Nazionale. A scrivere il testo della mozione Pd che attaccava il vertice di Bankitalia e chiedeva i presupposti per «una nuova fiducia nell'istituzione» - è infatti la ricostruzione che si fa a Palazzo Chigi - è stato il capogruppo del Pd alla camera Ettore Rosato con la fattiva collaborazione della sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi; proprio lei avrebbe aggiunto alcuni punti di suo pugno a una mozione che suonava come uno schiaffo a Visco e a Bankitalia. Peccato che Rosato abbia assicurato - prosegue la ricostruzione - alla presidenza del gruppo Pd che il testo fosse ovviamente noto anche al governo mentre così non era. E davvero peccato che la Boschi si sia ben guardata dall'informare i suoi compagni di governo come lo stesso Gentiloni e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, per non parlare del Presidente della Repubblica. Martedì alla Camera si è spezzato, insomma, il filo di fiducia che ancora teneva legato il presidente del Consiglio e il segretario del Pd, suo azionista di maggioranza. Una rottura acuita dal comportamento della Boschi e dal fatto che nessun altro dei ministri, anche quelli più vicini a Renzi come , era stato avvertito della mossa in preparazione. Alla profonda irritazione di Gentiloni si aggiunge quella del Presidente Sergio Mattarella, che già martedì pomeriggio dopo la mozione Pd con 213 voti a favore era dovuto intervenire con parole nette per sottolineare la necessità di preservare una Banca d'Italia autonoma e indipendente. E poi ci sono le telefonate preoccupate arrivate nelle stesse ore a Roma dalla Banca centrale europea e il fuoco di sbarramento che Renzi ha incontrato e incontra anche da esponenti di primissimo piano del suo partito. Ecco così che tutto sembra allinearsi per la riconferma di Visco. Questa, del resto, era già l'accordo informale raggiunto tra Palaazo Chigi e il Colle. E questo è stato forse l'innesco che ha spinto Renzi a dare fuoco alle micce. Tutto come prima, dunque? Non proprio. Perché oltre allo strappo tra Gentiloni e Renzi, anche in Banca d'Italia si respira un'aria di estremo nervosismo. Paradossalmente, mentre nei palazzi del potere politico l'accordo su Visco pare tenere, proprio in via Nazionale si nutrono i timori maggiori. E' vero, il processo di nomina dei vertici di Bankitalia è per legge fuori dalla dinamica parlamentare proprio perché si tratta di un'istituzione di garanzia. Ma è inutile negare che quei 213 voti della maggioranza contro la Banca hanno fatto una certa impressione. II Governatore avrebbe preferito una soluzione rapida per al sua riconferma; magari già al Consiglio dei ministri che lunedì scorso ha varato la legge di Bilancio. Ma così non è stato - anche perché Gentiloni non voleva interferire con le mozioni su Bankitalia annunciate dalle opposizioni (ma non dal Pd) in arrivo alla Camera-e così non sarà nemmeno oggi, quando il Consiglio è sì convocato, ma senza un punto Bankitalia all'ordine del giorno e soprattutto senza la presenza del premier, che è fuori Italia Si andrà allora, a meno di convocazioni straordinarie, a venerdì 27; appena una manciata di giorni prima della fine di ottobre, quando il mandato del numero uno di Bankitalia scade e il nome per la successione dovrà essere inevitabilmente pronto. Per gli uomini più vicini al Governatore la settimana abbondante che deve passare è una iattura più si allungano i tempi - è il ragionamento - più aumentano i rischi di una polarizzazione tra i sostenitori e gli oppositori di Visco e quindi la possibilità che si vada a un candidato di mediazione. Alla luce del "metodo Gentiloni", invece, quello stesso tempo che passa è un toccasana: serve per provare ad appianare i dissidi, per cercare un'intesa che oggi appare impossibile. Nei prossimi giorni, dunque, non sono da escludersi altri attacchi da parte di Renzi e nuove dimostrazioni di resistenza da parte di Palazzo Chigi. Visco, mentre anche ieri si addensavano voci interessate su un suo possibile passo indietro o sulla scelta volontaria di un mandato "a tempo" inferiore ai sei anni della legge, non ha alcuna intenzione di fare mosse di questo genere. Sa che probabilmente il suo prossimo mandato è a rischio di polemiche fortissime; è conscio che qualsiasi nuova crisi bancaria porterebbe nuovi attacchi politici

SCENARIO BANCHE 83 contro via Nazionale - con il Pd in testa - ma non pensa che questo possa essere un ostacolo. Se poi ci dovessero essere scossoni dell'ultimo minuto e la strada per la riconferma del Governatore dovesse essere davvero impercorribile, il suo successore non sarà un outsider-come ha spesso ventilato Renzi - ma uno dei componenti del Direttorio che in questi anni ha diviso scelte e responsabilità con lo stesso Visco. Al Presidente della Repubblica, che da statuto della Banca deve firmare il decreto di nomina del Governatore su proposta del presidente del Consiglio, potrebbe arrivare in quel caso non il solo nome di Visco, ma una terna che comprenderebbe anche il direttore generale di Bankitalia Salvatore Rossi e il vicedirettore Fabio Panetta. LA NOMINA DEL GOVERNATORE II premier, dopo una delibera del Consiglio dei ministri e dopo il parere del Consiglio superiore di Bankitalia (composto dal Governatore e 13 consiglieri), propone un candidato al Colle. II Presidente della Repubblica, infine, procede alla nomina con decreto L'ISTITUTO La Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico disciplinato da normative Ue e nazionali. Fa parte del SEBC, il Sistema europeo delle banche centrali, il cui compito principale è il mantenimento della stabilità dei prezzi I PRINCIPALI COMPITI DELL'ISTITUTO LA VIGILANZA Uno dei compiti principali di Bankitalia è l'attività di vigilianza sugli istituti di credito. Palazzo Koch, inoltre, compra i titoli di stato italiani all'interno del Quantitative easing, il programma lanciato dalla Banca centrale europea nel 2015 TESORERIA DELLO STATO La Banca d'Italia, grazie a delle convenzioni speciali, svolge il ruolo di tesoreria dello Stato: paga per conto delle Amministrazioni statali e riceve gli incassi dovuti. L'istituto può anche riscuotere per conto di terzi titoli esigibili in Italia e all'estero I CASI. Montepaschi. La banca più antica del mondo è tornata pubblica dopo una crisi arrivata a capolinea alla fine del 2016.1n luglio la Commissione europea ha dato l'ok alla ricapitalizzazione precauzionale da 8,2 miliardi. Lo stato ha iniettato complessivamente nelle casse di Mps 5,4 miliardi, il resto è arrivato dalla conversione obbligatoria dei bond subordinati; i vecchi azionisti hanno visto polverizzato l'investimento Etruria e le altre tre Banca popolare dell'Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrara sono state le prime banche a "saltare", con la messa in risoluzione a fine 2015. I quattro istituti furono affidati all'Autorità di risoluzione (Bankitalia) e poi ceduti dopo circa 18 mesi per un euro simbolico (tre a Ubi, la quarta a Bper), dopo aver scorporato i circa 10 miliardi di crediti in difficoltà in una bad bank Le due venete. La Popolare di Vicenza e Veneto banca sono andate in liquidazione a fine giugno, dopo aver bruciato 3,5 miliardi di aumenti di capitale da parte del Fondo Atlante. Una serie di attività sono state vendute a Intesa per un euro simbolico, 18 miliardi di crediti in difficoltà sono rimasti alla liquidazione. La parte pubblica ha messo 5,2 miliardi, più garanzie per altri 12 miliardi (che non è detto diventino esborsi) Le Casse di risparmio. Per le Casse di risparmio di Cesena, Rimini e San Miniato il cavaliere bianco è stato il Credit Agricole Cariparma, che ha firmato l'accordo quadro a fine settembre con lo Schema volontario del fondo interbancario per la tutela dei depositi (Fidt). Prima di andare al gruppo francese, le casse verran no ripulite dai crediti deteriorati e Rimini e San Miniato saranno ricapitalizzate dallo Schema volontario del Fidt

SCENARIO BANCHE 84 Repubblica 19-ott-2017

La politica dal neurologo art IN QUESTI giorni m'è venuto in mente uno dei miei più cari amici, da tempo scomparso: Guido Carli che fu uno dei più efficienti governatori della Banca d'Italia, insieme a Carlo Azeglio Ciampi qualche anno più tardi. La Banca d'Italia è per definizione un'istituzione assolutamente indipendente e il suo governatore è una delle figure istituzionalmente del tutto autonome. In genere le sue iniziative vengono concordate con il ministro del Tesoro, ma possono anche divergere senza che questo comporti le dimissioni dell'uno o dell'altro. Un tempo il compito del governatore era quello di stabilire la politica monetaria, di stampare moneta e metterla in circolazione nella quantità ritenuta necessaria, d'intervenire e vigilare sulla correttezza del sistema bancario, di stabilire rapporti continuativi con le altre Banche centrali dei Paesi più importanti, a cominciare da quella americana, da quella francese, inglese, tedesca. Curava i rapporti della moneta italiana con il dollaro, il franco, la sterlina, il marco. Gran parte di queste funzioni, conla moneta dell'euro, sono passate alla Banca centrale europea, ma non tutte. E COMUNQUE le Banche centrali dei 19 Paesi aderenti all'euro hanno un consiglio direttivo del quale fanno parte. Ho citato Guido Carli e Carlo Azeglio Ciampi perché anche loro furono spesso attaccati da forze politiche ed economiche i cui interessi erano danneggiati dagli interventi della Banca centrale; attacchi talvolta violenti e volutamente provocatori. A loro debbo aggiungere Paolo Baffi che fu perfino colpito da un mandato di cattura per l'azione di un giudice che si rivelò poi influenzata dalla società massonica chiamata P2. Ho ricordato queste vicende ma molte altre potrei raccontare perché ho quasi sempre apprezzato l'azione della Banca d'Italia e chi l'ha governata. Del resto anche il governatore attuale, Ignazio Visco, ha subito l'altro ieri un attacco inatteso e immotivato da Matteo Renzi e dal suo "cerchio magico" del Pd. Visco ha preso il posto di Draghi quando Draghi andò a dirigere la Bce, del cui consiglio direttivo fa parte anche il governatore della Banca d'Italia. La sua carica scade a fine mese e sarà certamente rinnovata perché il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, cui spetta di firmare il decreto di nomina del governatore, ha già deciso che Visco mantenga la sua carica attuale. Ciononostante il segretario del Pd l'ha duramente attaccato con un documento presentato al Parlamento, chiedendo che Visco non sia rinominato a causa della sua indolenza nella attività di vigilanza sul sistema bancario nazionale. Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha cambiato notevolmente il contenuto di quel documento tagliando tutte le punte renziane e sostituendole con una frase in cui raccomanda agli organi cornpetenti di scegliere con la dovuta attenzione il governatore. Purtroppo Gentiloni è costretto ad un lavoro che occupa notevole parte del suo tempo, è costretto a fare lo sminatore: Renzi mette le mine e lui le toglie. C'è un film americano che racconta una situazione analoga, ma appunto è un film. Per Gentiloni è un lavoro molto apprezzabile ma molto noioso e ruba tempo. Questo mio articolo viene dopo un altro pubblicato ieri su Repubblica, di Massimo Giannini e — sempre sul nostro giornale — le dichiarazioni del senatore del Pd Massimo Mucchetti, presidente della commissione parlamentare dell'Industria. Nel frattempo ci sono state dichiarazioni molto critiche nei confronti di Renzi su questo tema, provenienti da Giorgio Napolitano, Walter Veltroni, Luigi Zanda, Carlo Calenda, nonché — come abbiamo già detto — la conferma della decisione che verrà presa dal presidente Mattarella. Questo mio intervento era quasi inutile ma ho voluto far sentire anche la mia opinione critica perché domenica ho riferito della manifestazione del Pd per festeggiare i dieci anni dalla sua fondazione; sabato scorso in un gremito teatro Eliseo Renzi sembrava cambiato in positivo, affiancato da Gentiloni e da Veltroni e da tutto il meglio del partito. Sembrava che il Pd si fosse finalmente rinnovato e il suo segretario avesse accettato la formazione d'una squadra di prima qualità. Il "Sono uno e comando da solo" che finora era stata la pessima realtà del Pd renziano era stata dunque superata. E invece no. Renzi è sempre lo stesso, per di più su un argomento che ha alcuni risvolti delicati per il leader di un partito che dovrebbe essere il perno politico e culturale dell'Italia e perfino dell'EuroPaC'è un sentimento isterico nel carattere di Renzi che talvolta lui domina, ma più spesso ne è dominato. Speriamo che riesca a guarire dall'isterismo. Altrimenti deve mettersi nelle mani d'un neurologo che tenti di curarlo. Faccio voti affinché avvenga.

SCENARIO BANCHE 85 Repubblica 19-ott-2017

Intervista a Giulio Tremonti - Tremonti: "La propaganda dem è suicida, bene il art Colle"

«Demenziale e strumentale quello che è stato fatto da Renzi e dalla Boschi, responsabile è invece l'atteggiamento del Quirinale». Giulio Tremonti, ministro del Tesoro dei governi Berlusconi, guarda alla vicenda Bankitalia da lontano. Il giudizio esce solo dopo una lunga analisi, la cui sintesi è: «I tedeschi hanno aperto una stagione che mira al consolidamento del nostro debito e che passa per le banche, dato quello che sta arrivando destabilizzare su Bankitalia è un errore enorme. Uno statista dovrebbe guardare avanti e non indietro». Professor Tremonti, la partita dunque si sta giocando sul nostro sistema bancario e sui titoli di Stato che ha in pancia? «Per capire cosa è successo devi andare fuori dai confini nazionali e indietro nel tempo». Proviamoci. «Se confronti la mappa bancaria di dieci anni fa con quella attuale, emergono enormi differenze. In quasi tutta Europa, dalla Germania alla Francia, dal Benelux all'Inghilterra, all'Irlanda, all'Islanda, Baltic Dimension, il cambiamento c'è stato per effetto dell'impatto sulle banche Nord-Centro europee della crisi subprime americana: banche già in crisi che avevano giocato d' a77.ardo stile Dostoevskij. La crisi ha provocato il fallimento delle banche: proprio perchè le banche erano fallite l'Europa ha permesso l'intervento degli Stati. È così che ha preso forma un colossale trasferimento di ricchezza dalle tasche dei cittadini versoi bilanci bancari, passando per i bilanci pubblici». Questo accadde dieci anni fa. Conseguenze? «A valle di tutto questo, etica protestante, è stato inventato il bail in. Esplosi i bilanci pubblici nei laboratori europei di Bruxelles è stato creato il cugino bancario di Frankenstein. Non pagheranno più i contribuenti, pagheranno i risparmiatori». Lo abbiamo recepito anche in Italia. «È stato importato da Letta e Saccomanni ma presentato in Parlamento da un Renzi "europeo". Così divenuto artefice e vittima del suo destino. Ma a quella altezza di tempo tutto l'establishment era a favore. Votai contro avvertendo un esistenziale senso di isolamento. Guardando i protagonisti di allora, che sono quelli di oggi, credo che tutti debbano essere assolti... per non aver compreso il fatto». Comunque il sistema è andato in crisi anche in Italia. «Oggettivamente da noi le banche non sono fallite, sono andate in crisi, ma non si sono dichiarate fallite. Se leggi: maggio 2011-Draghi e novembre 2011-Visco, sono relazioni fortemente positive sul sistema bancario italiano. Googla». Va bene, ma il punto è successivo. La vigilanza è stata sufficiente? «Per la legge italiana la vigilanza specifica sulle singole banche è competenza della Banca d'Italia, la vigilanza sistemica invece presuppone una iniziativa della Banca d'Italiaverso il Comitato di sicurezza finanziaria, un organo previsto dall'Europa prima sistematicamente attivo, poi dal 2012 scomparso». Veniamo ad oggi. La mozione di Renzi è buona o cattiva? «In questo momento nell'interesse del paese e data l'intensità drammatica dello scenario possibile a venire, non ha senso. Non mi pare il momento di agire sul piano personale, antropomorfo, vendicativo, familiare, soggettivo e sul passato. Sui limiti della vigilanza e sulla caduta di alcune sacralità, dalla moneta al risparmio, sul passaggio dalla lira all'euro e dai decreti Sindona alle ferree leggi del mercato, ci sarà tempo per tornare. Oggi è arrivato il tempo per guardare con la maggiore freddezza e intelligenza possibile al futuro». La mozione del Pd anti-Visco, in un contesto del genere, dunque è... «E' demenziale perché è strumentale quello che è stato fatto da Renzi e dalla Boschi. E' più un regolamento dei conti che una iniziativa di interesse nazionale. Se posso aggiungere, salendo per un attimo sul treno della propaganda: è propagandisticamente suicida».

SCENARIO BANCHE 86 Repubblica 19-ott-2017

Visco, no di Gentiloni a Renzi - Visco, da Veltroni a Napolitano tutti contro art l'attacco di Renzi

Insolitamente duro Walter Veltroni. Tagliente Giorgio Napolitano. Imbarazzato il premier Paolo Gentiloni. In dissenso il ministro Carlo Calenda e il capogruppo dem, Luigi Zanda. Il Guardasigilli Andrea Orlando chiede un'assemblea del gruppo parlamentare dem, dove chiarirsi le idee. Matteo Renzi resta (quasi) isolato nell'attacco al Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. Un affondo su cui il segretario del Pd tiene il punto, ripetendo che «nelle banche è accaduto di tutto, è mancata una vigilanza efficace e la critica non è lesa maestà». Un cambiamento ci vuole: insiste Renzi a poche settimane dalla scadenza del mandato di Visco. E il Governatore di Bankitalia ieri pomeriggio ha un'ora di colloquio con il presidente della commissione d'inchiesta sulle banche, Pier Ferdinando Casini a Palazzo San Macuto e fornisce l'elenco dei documenti richiesti che saranno messi a disposizione. Nella mozione a sorpresa presentata e approvata alla Camera martedì, i Dem hanno chiesto una «figura più idonea» ai vertici della Banca d'Italia per rafforzare la vigilanza sul credito e per garantire «nuova fiducia nell'istituzione». Un siluro a Visco che ha irritato il Quirinale al punto da provocare il richiamo e l'altolà: prima di tutto il bene del Paese. Il giorno dopo, le reazioni di disapprovazione saldano un fronte istituzionale. L'ex capo dello Stato, Giorgio Napolitano ai cronisti che insistono per avere un commento, risponde: «Mi occupo per la verità di altre cose. E non devo occuparmi delle troppe cose che ogni giorno capitano e sono deplorevoli». Anche l'ex segretario, Veltroni, che sabato scorso alla festa per i dieci anni del Pd, è stato acclamato dai militanti, bacchetta: «Da sempre la Banca d'Italia è un patrimonio di indipendenza e di autonomia per l'intero paese. Per questo mi appare incomprensibile e ingiustificabile la mozione parlamentare del Pd». Il ministro dello Sviluppo economico, Calenda spiega che non vuole commentare «per carità di patria». Il capogruppo dem Zanda, che nel pomeriggio al Senato ha un colloquio con Gentiloni, afferma: «Di mozioni così meno se ne fanno e meglio è». Nega Renzi che ci siano stati problemi con Gentiloni anche se da sinistra e da destra parte il tormentone "Paolostaisereno", alludendo a uno sgambetto al premier da parte del segretario dem. Silvio Berlusconi, il leader di Forza Italia, denuncia: «La sinistra vuole occupare tutti i posti di potere...adesso hanno fatto un passo avanti e li vogliono anche prima delle elezioni". L'ex leader dem ora fondatore di Mdp, Pierluigi Bersani parla di «una mozione tecnicamente eversiva» e aggiunge: «Sono allibito dalla protervia e dalla leggerezza con cui si è picconato un tema istituzionale». I 5Stelle si scagliano contro Renzi: «Si erge a paladino dei ri sparmiatori ma ha troppi scheletri nell'armadio. Sul tema del credito, il treno renziano è già deragliato prima di partire», riferendosi al viaggio in Italia del segretario dem. Fanno quadrato i renziani, a cominciare dal presidente del Pd, Matteo Orfini che osserva: «Il Governatore non è il Papa, non è infallibile...è evidente che la vigilanza bancaria non ha funzionato e noi abbiamo voluto una commissione d'inchiesta».

SCENARIO BANCHE 87 Repubblica 19-ott-2017

Renzi: "Sulle banche non possono zittirci il popolo delle primarie la pensa come art me"

Assediato, ma combattivo. «Noi rispettiamo le istituzioni, ma siamo persone libere. Devono capirlo. Non chiediamo nulla, ma non abbiamo paura di nulla». Quando sta per ripartire col Frecciabianca verso Pescara, a tarda sera, Matteo Renzi fa sentire la sua voce. E non arretra di un millimetro, nonostante il bombardamento subito dentro e fuori il Pd. «Non è che adesso parlano tutti e noi non possiamo parlare. Io, comunque, continuerò a farlo». Già oggi in tv, poi ancora nei prossimi giorni. «Nessuno ci può imporre il silenzio». Nel renzismo c'è aria di battaglia. Ma il leader vuole mettere in fila i fatti. «Primo - sottolinea con i suoi - questa è una mozione sostenuta dal governo. Secondo, l'ha votata il Pd. Terzo: non è che il Movimento può parlare di Bankitalia, le altre opposizioni pure, e noi dobbiamo tacere». Ma c'è di più: «Avete visto che il governatore è andato dal presidente della commissione d'inchiesta a portare le carte? - ricorda ai suoi - Avete capito che c'è un problema? Avete capito di cosa stiamo parlando?». Giura che il Pd rispetterà le decisioni del governo, che non ostacolerà l'eventuale riconferma. Poi però si preoccupa immaginando che eventuali nuovi sviluppi nella commissione d'inchiesta possano complicare la posizione di un governatore appena riconfermato. La sinistra non può essere il partito dell'establishment, è la linea del Pd renziano. Per il leader, che si sente già in campagna elettorale, l'obiettivo è parlare soprattutto alla gente. Il rottamatore torna alle antiche abitudini, nonostante per l'intera giornata un sms l'avverte ogni mezz'ora di un nuovo affondo, che a metterli in fila fanno spavento: Veltroni, Napolitano, Calenda, Zanda. E la sintesi la fa Ugo Sposetti, mostrando la guerriglia porta a porta nel Pd: «Questo qui va fermato». «Ci provino - è la reazione del leader - e vediamo con chi sta il popolo delle primarie». Il segretario non si aspettava nulla di diverso, ha acceso lui la miccia. E non intende usare l'estintore, perché pensa di essere dalla parte della ragione: «Non sono isolato, proprio no. Per tre anni abbiamo governato, preso botte sulle banche oltre che sul resto. Adesso almeno possiamo parlare?». Ma c'è di più. «Fatemi capire - scandisce, superando il rumore delle rotaie - davvero non si può dire che in questi sei anni c'è stato un problema di vigilanza bancaria? Ma quale ritorsione per Banca Etruria! Davvero c'è uno solo tra noi che può ridurre il problema delle banche in Italia a Banca Etruria? Banca Etruria - si arrabbia, avvicinando pollice e indice - quella grande così? Pazzesco, eppure gli hanno dedicato più articoli che al Bataclan». Sarebbe il viaggio dell'ascolto. E così si muove il leader in pubblico, ascoltando operai e imprenditori. Visita uno dei centri della Lega del Filo d'Oro, «un'esperienza fortissima, bellissima». E pure paesi capovolti dal terremoto come Arquata del Tronto. Qualcuno lo contesta, moltissimi lo accolgono con applauso Ma è sopra l'ermo colle di Leopardi, a Recanati, che torna a buttare benzina sull'incendio Bankitalia. Non lascia, insomma, anzi raddoppia: «Non c'è alcuno scontro tra Pd e governo - premette- ma è evidente che in questi anni è mancata una vigilanza efficace. Bisogna scrivere una pagina nuova». Va avanti come un treno - la metafora è obbligata - nonostante gli attacchi di ministri e colleghi del Pd. E, soprattutto, nonostante l'affondo di Walter Veltroni. È un eufemismo dire che Renzi sia stupito. Dal Quirinale, poi, filtra solo gelo. E che dire del corpaccione del Pd? Franceschini tace, irritato. Andrea Orlando, che aspetta solo il voto siciliano per rilanciare il "ribaltone" sulla premiership, valuta anche di raccogliere le firme per cambiare la linea del gruppo e intanto si arrabbia: «La differenza tra noi e i populisti dovrebbe essere quella di una diversa cultura delle istituzioni - dice ai suoi - ma questo è un precedente, perché non dovrebbe accadere domani per altre istituzioni di garanzia?». In molti, poi, se la prendono con Ettore Rosato. E giurano che l'altro ieri durante l'ufficio di presidenza del gruppo aveva assicurato di avere in tasca l'accordo con Paolo Gentiloni. Ecco che tocca a Lorenzo Guerini, allora, fare il poliziotto buono: «Il Pd ha chiesto solo una valutazione libera su ciò che è successo al sistema bancario. Nulla di più. Nessun attacco all'autonomia di Bankitalia, che è un valore del Paese, ma nessun timore di esprimere un giudizio». II silenzio di Paolo Gentiloni, poi, è tutto da interpretare. Ed è il cuore del problema, ma anche la sua possibile soluzione. Con Renzi si sentono ogni giorno, anche nella tempesta. A questo punto tocca al premier sbrogliare la matassa, nel giorno in cui Visco sembra traballare almeno un po'. Per Renzi, è ancora tutto possibile, compreso un passo indietro del governatore. «Se fossi io a Palazzo Chigi - sostiene tra i cubi color pastello del treno - saprei chi nominare. Ma tocca a Paolo, deciderà lui. E farà

SCENARIO BANCHE 88 quello che deve». Sembra un approccio impulsivo, con venature grilline. Oppure un'operazione sfuggita di mano. In realta, punta a tagliare le ali al Movimento. I centurioni del renzismo, intanto, si preparano alla battaglia finale, come crociati. «Ragazzi - chiude il cerchio Francesco Bonifazi - il problema è nella vigilanza di Banca d'Italia, capito?».

SCENARIO BANCHE 89 Repubblica 19-ott-2017

Il punto - Una scommessa tutta elettorale pagata con la moneta dell'isolamento art CAPITA di rado che un'iniziativa parlamentare del partito di maggioranza susciti un tale coro di critiche e voci contrarie nei palazzi romani. Questa volta è successo: la mozione del Pd contro il governatore della Banca d'Italia passerà alla storia come un gesto di singolare autolesionismo il cui risultato è l'isolamento del segretario Renzi. La sfida al Quirinale-perché di questo si è trattato -si unisce alla delegittimazione del presidente del Consiglio (l'uomo che cinque giorni fa celebrava il decennale del Pd con aria non troppo gioiosa). Ed è evidente che sullo sfondo s'intravede il profilo di Draghi: destabilizzare la Banca d'Italia oggi significa indebolire l'Italia in Europa e di conseguenza creare problemi inediti al presidente della Bce in un passaggio molto delicato. Era chiaro questo scenario agli estensori della mozione o tutto è avvenuto con eccesso di leggerezza, fra una stazione e l'altra del treno dei desideri? Difficile dirlo. Sta di fatto che ieri Renzi ha insistito. Ha parlato in prima persona con toni determinati, lasciando intendere che il Pd è favorevole ad "aprire una pagina nuova" a Palazzo Koch e non vuole condividere la responsabilità politica della riconferma di Visco. Significa che al leader del Pd interessa solo il dividendo elettorale dell'operazione. Se il governatore verrà riconfermato, come è probabile, sarà per decisione esclusiva di Mattarella e Gentiloni. Dal canto suo, Renzi ritiene di aver tagliato l'erba sotto i piedi dei Cinque Stelle, che si preparavano a fare la campagna fino a marzo sul tema delle banche fallite e dei risparmiatori truffati. Avendo scaricato tutto sulla banca centrale, il segretario pensa di essersi conquistato una forma di immunità rispetto ai risentimenti popolari di cui ha già fatto esperienza in giro per l'Italia. Che il piano riesca, è tutto da vedere. Intanto c'è da domandarsi se il gioco valga la candela. Il Partito Democratico ne esce a pezzi. Da Veltroni a Zanda fino a un indipendente come Calenda, autorevole ministro in carica, il fronte a difesa del Quirinale e della Banca d'Italia, quasi in simbiosi istituzionale, si è pronunciato con un'asprezza inequivoca. E anche questo è interessante perché nessuno usa simili accenti per criticare Renzi in pubblico, esclusi gli scissionisti e qualche isolato dissidente. Invece stavolta tutti condividono il giudizio di Giorgio Napolitano sulla "deplorevole" iniziativa parlamentare. Gli stessi esponenti di Forza Italia hanno tenuto una linea molto prudente. ORA cosa può succedere? Lo scossone è talmente forte da suscitare parecchi interrogativi sul prossimo futuro. Ma a questo punto Ignazio Visco dovrà essere confermato nella carica proprio per non accentuare il rischio di lacerazioni istituzionali. Anzi, Mattarella e Gentiloni dovranno decidere con una certa urgenza per non dare adito a ulteriori speculazioni: politiche, sul piano interno, e magari finanziarie sul teatro internazionale. Del resto, per capire fino a che punto sono gravi le falle nellavigilanza bancaria, esiste- appena costituita - la commissione d'inchiesta presieduta da Casini. È curioso ( ma non troppo) che Renzi, dopo averla voluta composta così com'è, preferisca saltarla a piedi pari emettendo una sorta di verdetto preventivo di colpevolezza per la Banca e il suo governatore. In realtà il segretario del Pd non può fare altro che andare avanti a testa bassa. Avendo fatto saltare tanti ponti persino all'interno del suo partito-basti ricordare che c'era anche Veltroni sul palco del decennale, pochi giorni fa - oggi Renzi può rivolgersi solo al suo pubblico, all'elettorato che incontra sulla scaletta del treno. E a cui può dire, avendo appena promesso di evitare il populismo: "meglio un'ora con voi che una settimana in Parlamento". Beninteso, deve essere capace di convincere questo piccolo mondo che lui, il segretario, è esente da colpe sulle banche. Tutte: dalle venete alla fatidica Etruria. Infatti è colpa di Bankitalia. Come dire che la rincorsa dei Cinque Stelle è cominciata. Ne deriva una tensione istituzionale e politica destinata a non risolversi facilmente. Sarà una campagna dura e imprevedibile. Con la variabile Sicilia come possibile spartiacque.

SCENARIO BANCHE 90 Repubblica 19-ott-2017

La Bce striglia le banche cooperative "Risorse per i crediti e manager forti" art Più soldi sui crediti problematici, subito. Una modello di governo più simile a quelli delle banche vigilate dalla Bce, a partire dall'arrivo di un manager forte come ad. Una struttura interna che consenta alle capogruppo Bcc, appena la riforma sarà a regime, di saper controllare l'operato di un centinaio di istituti finora autonomi. Queste le tre grandi sfide cui stamani i vertici di Iccrea Banca e delle sue prossime affiliate-tra 150 e 160 banche locali, metà delle 313 Bcc -saranno chiamati dai responsabili dellavigilanza, nazionale ed europea. Ai piani alti del movimento cooperativo c'è nervosa attesa perché l'incontro milanese non sarà una parata di saluti. Non lo è stato giorni fa quello tra la vigilanza e Cassa centrale banca (che a Trento si sta costituendo come gruppo autonomo, spaccando in due le Federazioni in quasi tutte le regioni italiane). Lo sarà meno ancora per Iccrea: sia perché 61' araldo del settore, e unica banca vigilata da Francoforte dal 2014, sia perché l'incursione del Pd contro la conferma di Ignazio Visco a Governatore indurrà probabilmente i suoi funzionari di Via Nazionale a mostrare la faccia più severa. «La modernizzazione delle Bcc va gestita con ordine e senza che dia luogo a problemi o crisi di sorta - ragiona un banchiere locale - né il governo né la vigilanza in questo momento se li potrebbero permettere». Con queste premesse strali dei controllori, che non mancheranno. Il principale pensiero si chiama Asset quality review, il famigerato esame a campione sui crediti fatto alle grandi banche nel passaggio alla vigilanza Bce. Anche i due gruppi di Bcc saranno vigilati da Francoforte l'anno prossimo, e il battesimo sarà il test sui crediti, che dovrebbe tenersi il primo o il secondo trimestre del 2018. L'obiettivo mostrato dalla vigilanza al settore - un tasso di copertura del 60% per le sofferenze e del 30% per le inadempienze probabili - non è così lontano: in media il sistema Bcc è salito con gli sforzi del 2016 al 57,6% per i prestiti inesigibili, al 29,7% per i problematici. Ma il diavolo è nelle estreme: una trentina di banche locali ha un patrimonio Tier1 inferiore al 12%, che potrebbe rivelarsi insufficiente se il test sui crediti fosse svolto su ogni singolo istituto. Solo in qualche mese si saprà quanto in alto la Bce porrà l'asticella, intanto i banchieri cooperativi cercano di difendere il loro ruolo di leader, in qualche caso isolati, del credito locale, specie ai settori più critici come edilizia e costruzioni. Gli esercizi 2017 e 2018 comunque si annunciano di penitenza, con ulteriori accantonamenti stimati in qualche miliardo di euro, secondo la severità dei test e chi li svolgerà, se Francoforte, Roma o le capogruppo stesse. L'altro nodo da sciogliere riguarda la futura organizzazione. Sia Bankitalia e la Bce tempo hanno chiarito che vorrebbero un unico banchiere referente, più autonomo dal cda e dall'inevitabile "cattura del territorio" rispetto al direttore generale tipico del mondo Bcc. Dietro le quinte girano anche i nomi di due veterani esterni come Roberto Nicastro e Fabrizio Viola: ma entrambi sembrano non disponibili al ruolo di amministratore delegato nei due futuri gruppi nazionali (il terzo, le Raiffeisen di Bolzano, è solo provinciale ). Comunque sia Iccrea - ora holding di servizi per tutto il consorzio - sia la rivale Ccb dovranno rivoluzionarsi per essere all'altezza dei poteri che riceveranno, in base al "contratto di coesione", da 150 banche la prima, e un centinaio la seconda. Una quantità, benché in calo: ai vertici della nicchia si stima che a fine 2018 le Bcc saranno circa 280, per le fusioni da cantierare. Domenica in Emilia i 47mila soci Bcc di Parma, Vergato, Emil Banca voteranno le nozze a tre sui loro 89 sportelli.

SCENARIO BANCHE 91 Sicilia Ragusa 19-ott-2017

Vicino a famiglie e imprese Una nuova filiale a Messina art Taglio del nastro per la nuova filiale di Banca Agricola Popolare di Ragusa in via Consolare Pompea 1703/A a Ganzirri, frazione di Messina. Alla presenza del direttore generale Giambattista Cartia, nei giorni scorsi, l'inaugurazione della nuova Agenzia con cui la Bapr consolida la sua presenza nella città metropolitana messinese dove è già attiva con tre agenzie nel centro storico ed una a Sud della città, nella frazione di Tremestieri. La scelta di Ganzirri è stata determinata dalla recente espansione urbanistica che ha favorito la realizzazione del polo ospedaliero "Papardo" ed il graduale trasferimento di molte facolta dell'Università di Messina. Per rispondere alle nuove esigenze del territorio, Bapr vuole così essere presente con i suoi servizi in coerenza con quelli che sono da sempre i valori aziendali: vicinanza alle famiglie e sostegno all'economia locale. Valori che sono stati ricordati dal direttoregenerale Cartia durante l'inaugurazione della nuova filiale. Da oltre 100 anni la Banca Agricola Popolare di Ragusa rappresenta quei valori di Mutualità, Cooperazione e Solidarietà dai quali il territorio ha tratto linfa e stimolo al proprio sviluppo: semplicità, onestà, concretezza, completezza dell'offerta, trasparenza delle condizioni hanno conferito ai rapporti d'affari quel marchio di qualita che solo la fedeltà alle promesse è capace di imprimere

SCENARIO BANCHE 92 Sole 24 Ore 19-ott-2017

Greco: cambiare il codice bancario - Greco: codice bancario da riscrivere per art evitare le acrobazie giudiziarie

Per un magistrato chiamato a indagare su ipotesi di reato legate all'attività bancaria può spesso capitare di dover fare «vere e proprie acrobazie giudiziarie» per riuscire a perseguire i responsabili e applicare una pena E per far scattare le sanzioni più pesanti quasi sempre si deve arrivare al fallimento, perdendo così la possibilità di esercitare un ruolo di deterrenza contro i comportamenti scorretti. In un sistema bancocentrico come quello italiano, ora soggetto alla regola del bailin, servirebbe una riforma del codice penale e la realizzazione di un «codice bancario più adeguato». È questo il messaggio centrale dell'audizione del procuratore capo del Tribunale di Milano, Francesco Greco, ascoltato ieri dalla Commissione d'inchiesta sulle crisi bancarie dopo la testimonianza resa il giorno prima dal procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Luigi Orsi Nella sede di San Macuto il magistrato milanese ha squadernato l'almanacco dei problemi che pesano sulla regulation finanziaria partendo da una rassegna dei casi affrontati dalle Procure negli ultimi anni e che in parte incrociano con le otto crisi bancarie degli ultimi anni che saranno oggetto dell'inchiesta parlamentare. Innumerevoli i limiti della normativa evocati e delle confusioni regolatorie che spesso fanno pendere l'ago del giudizio su ipotesi diversissime (e con sanzioni spesso sproporzionate) come l'aggiotaggio manipolatorio o informativo,lacondottafuorviante ol'appropriazioneindebita. «Per perseguire episodi di dissipazione di fondi - ha esemplificato Greco - si possono usare norme adeguatesolosesiarrivaall'insolvenza». Le ultime norme adottate risalgono a una decina di anni fa e riguardano il market abuse e le nuove regole sul risparmio: «Ora serve un adeguamento a un contesto che nel frattempo è molto cambiato». Altro fronte regolatorio evocato per la sua «insufficienza» è quello sul conflitto di interessi nel mondo bancario: dietro a questo vuoto normativo si sono sviluppati i famosi «finanziamenti baciati» delle banche ai clienti soci per sottoscrivere gli aumenti di capitale o i bond subordinati. Attualmente -ha detto Greco- sono reati bagatellari a querela di parte sui quali le Procure non possono concentrare iloro sforzi. Anche sul sistema delle autoritàdi controllo e vigilanza funzionale sulla stabilità da una parte e la trasparenza e la tutela del risparmio, dall'altra, bisognerebbe fare chiarezza secondo Greco. Per capire chi controlla le banche «tra un po' ci vorrà il Tom Tom per districarsi dalle autorità di vigilanza. Bisogna decidere chi fa certe cose e con la Bce c'è un accavallamento, una sorta di scaricabarile». Il sistema dei controlli non è del tutto efficiente e chiaro, insomma, e secondo II magistrato «spesso c'è stato un approccio prudente» da parte della Vigilanza Atteggiamento spesso giustificato dalla necessità di evitare danni sistemici Ma «la mia esperienza dice che quando c'è il reato penale bisogna avvisare le Procure perché se poi lo scopro da solo è ancora peggio». Altro esempio evocato di regolazione inadeguata: l'omessa segnalazione alla Centrale rischi di Bankitalia da parte degli istituti sul conto dei propri debitori. Si deve decidere ha detto Greco - se servono sanzioni penali o amministrative, perché «dietro quelle omesse segnalazioni sicelano alterazioni di mercato e frodi avolte molto importanti, come abbiamo visto nel casoParmalat». Come aveva indicato Orsi martedì, anche Greco ieri s'è detto favorevole alla realizzazione di Procure e Tribunali distrettuali d'impresa, aggiungendo che nel ripensamento necessario della normativa sulle banche non bisognerebbe dimenticare le Fondazioni bancarie: «Bisogna fare in modo che non siano "free zone" peri reati societari», visto che oggi, si può contestare solo il reato di corruzione privata, mentre «se una Fondazione paga un politico non incorre nel reato di illecito fmanziamento». E secondo Greco su alcune Fondazioni «c'è un peso politico locale molto rilevante». Prima dell'incontro con Greco l'ufficio di presidenza aveva raccolto le diverse richieste per le prossime audizioni. Matteo Orfani, presidente del Pd, ha spiegato che la convocazione del governatore Ignazio Visco andrebbe fatta «dopo aver acquisito la documentazione e dopo aver approfondito l'inchiesta sulla vicenda delle Venete». II calendario delle prossime audizioni prevede l'audizione del procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, con i due sostituti che indagano su Veneto Banca, i1 25 verrà sentito il procuratore capo di Vicenza Antonino Cappelleri e a seguire le associazioni dei consumatori e degli azionisti delle due banche venete. Lasettimana successiva seguiranno, sempre sulla vicenda delle due banche venete, il capo della Vigilanza di Banlátalia, Carmelo Barbagallo, il 2 novembre, e i commissari liquidatori.

SCENARIO BANCHE 93 Sole 24 Ore 19-ott-2017

Politica 2.0 - Il «cerino» nelle mani del premier - Il cerino di Gentiloni e il art «precedente» che il Colle vuole evitare

di Lina Palmerini Il cerino è nelle mani di Paolo Gentiloni Matteo Renzi ieri è tornato sulla Banca d'Italia e ha rincarato la dose insistendo sulla necessità di un cambio di pagina su Ignazio Visco; ïl capo dello Stato aveva detto già la sua in una nota informale per censurare duramente l'attacco del segretario Pd dopo quella mozione votata dalla Camera ma ora, di nuovo, Ia parola è al premier. Come prevede la normativa, è Palazzo Chigi che deve attivare la procedura per la successione in Bankitalia ma sono evidenti le difficoltà in cui è stretto il presidente del Consiglio. Perché la decisione a questo punto diventa una scelta di campo spinosissima, non solo per le dinamiche che si sono innescate dentro il Pd ma pure per la presa di posizione del Parlamento che- per quanto irrituale - si è però espresso in maggioranza contro l'operato dell'attuale Governatore. E quindi come dicevano alcuni esponenti politici in contatto tra Palazzo Chigi e il Colle, «è difficile non confermare Visco ma è difficile pure confermarlo». E questa affermazione vale tanto più per Gentiloni che deve sciogliere un dilemma. Innanzitutto che riguarda Renzi: ossia se rompere o no con il segretario del partito su cui si regge il Governo. Tra l'altro ieri esponenti di calibro come Walter Veltroni o l'ex presidente Napolitano hanno bocciato la linea renziana e questo complica ulteriormente il rebus. In sostanza, la scelta sul Governatore diventa dirimente per il premier anche negli schieramenti che si stanno formando all'interno del Pd. Sta con quelli che criticano il leader o contro? Ma soprattutto c'è il Parlamento e per un premier che è quasi alla fine della legislatura ignorare che c'è stato un pronunciamento a larga maggioranza contro il Governatore non è semplice. Senza contare che perfino l'Esecutivo ha dato parere favorevole alla mozione su Bankitalia anche se dopo averla corretta e mitigata Insomma, èvero che c'è stata una pesante ingerenza politica- come ha fatto sapere Mattarella con toni eccezionalmente duri- è vero che si è voluta compromettere l'indipendenza della Banca d'Italia, ma comunque c'è un giudizio politico sul tavolo. Potrà fare finta di niente Gentiloni? Inoltre c'è una legge di bilancio da portare a casa e una campagna elettorale, quella per il voto siciliano, che diventerà infuocata anche perché le audizioni di Palazzo Koch alla Commissione sulle Banche potrebbero avvenire proprio a ridosso di quella scadenza Raccontano che ieri c'è stato un incontro privato tra Gentiloni e Mattarella a margine del pranzo che precede ogni vertice Ue a cui erano presenti molti ministri e sottosegretari. E chiaro che il nome che farà il premier sarà di concerto con il Colle che non vuole si crei un"precedente" su questa nomina. Nel senso che se passa l'idea che le forze politico- parlamentari possono interferire in scelte autonome, si compromette la tenuta di un sistema di garanzia E questo è un altro bandolo della matassa che è nelle mani del premier. Si sa che il capo dello Stato ha offerto più di una voltala sua "protezione" contro i tentativi di Renzi di destabilizzare Gentiloni Lo ha fatto sostenendo il Governo anche quando il segretario Pd spingeva per le elezioni anticipate, lo ha fatto anche recentemente dando "copertura" istituzionale alla fiducia sulla legge elettorale, ma questa volta ci sono considerazioni che spettano al capo del Governo. Gentiloni vuole strappare o no con Renzi? Solo un passo indietro di Visco risolverebbe il rebus ma fino a ieri il cerino era nelle man idel premier. ***

SCENARIO BANCHE 94 Sole 24 Ore 19-ott-2017

Renzi ancora all'attacco su Visco, Pd spaccato Il governatore tiene duro - art Bankitalia: Renzi attacca, Pd spaccato

Emilia Patta ROMA Ad aprire le danze è il fondatore del Pd Walter Veltroni, sabato scorso sul palco dell'Eliseo per i dieci anni del partito assieme al segretario Matteo Renzi e al premier Paolo Gentiloni: «Da sempre la Banca d'Italia è un patrimonio di indipendenza e di autonomia per l'intero Paese. Per questo mi appare incomprensibile e ingiustificabile la mozione parlamentare del Pd». Segue II ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda «Non commento per carità di patria». Poi l'affondo del presidente emerito Giorgio Napolitano: «Non devo occuparmi delle troppe cose che ogni giorno accadono e che sono deplorevoli» Infine il capogruppo dei senatori del Pd Luigi Zanda dopo un colloquio di una ventina di minuti con Gentiloni, ieri in Senato per riferire sul vertice Ue di oggi e domani: «Quando si tratta di questioni che hanno a che fare con il risparmio dei cittadini e con la stabilità del sistema bancario bisogna sempre usare il massimo della prudenza possibile. E questo significa che meno mozioni si fanno meglio è». Il meno che si possa dire è che sulla vicenda Bankitalia Matteo Renzi è isolato all'interno del suo stesso partito. Ma la decisione del gruppo Pd alla Camera di presentare (e approvare) una mozione di maggioranza che chiede di fatto una fase nuova in Bankitalia proprio nei giorni in cui scade il mandato del governatore Ignazio Visco è difesa, anche a freddo, dal leader del Pd. Che anzi rilancia, nonostante il "cordone sanitario" che nella giornata di ieri sembra essersi alzato da dentro il Pd attorno a Via Nazionale: «La nostra mozione di martedì spiega con forza che c'è bisogno di una pagina nuova», ribadisce Renzi Notando maliziosamente che «la mozione l'ha votata il Pd sulla base delle indicazioni del governo». II punto è che Renzi pensa già alla campagna elettorale. E non ci sta a passare «per il difensore delle banche» e dell'«establishment». Né ci sta a far ridurre le crisi bancarie degli ultimi anni al caso Banca Etruria come vorrebbe il M5S per metterlo sotto accusa tramite la famiglia Boschi: «Pensiamo davvero che i problemi delle banche in Italia si esauriscono nel caso Etruria?». Insomma Renzi tiene il punto, consapevole di essere isolato ma convinto di essere «in sintonia» con l'opinione pubblica su un tema popolare come quello delle banche e del mancato controlla Tirando la corda fino al punto di rottura con il Capo dello Stato e fino al gelo, inedito, con Gentiloni. Ora la palla è nel campo di Palazzo Chigi, che deve attivare la procedura per la riconferma di Ignazio Visco o per la nomina di un suo successore. Entrambe le strade sono giudicate complicate e piene di elementi contrari. Perché se da una parte-è il ragionamento che si fa in ambienti parlamentari e anche a Palazzo Chigi- il voto di quasi tutta la Camera contro Visco (se si sommano le mozioni delle opposizioni e quella della maggioranza) rende più difficile il rinnovo del mandato, dall'altra un cambio del vertice di Via Nazionale dopo il "siluro" del Pd aprirebbe la porta ad un'ingerenza della politica e del Parlamento nella nomina del governatore di Bankitalia inedita ed esclusa dalla legge. Gentiloni sta valutando come muoversi e sembra intenzionato a chiudere la partita la prossima settimana (la dead line potrebbe essere il Cdm del 27 ottobre). Ma c'è anche l'ipotesi che la decisione venga presa nelle prossime ore, entro un paio di giorni. Da parte sua il governatore si è reso protagonista, ieri, di un certo attivismo: prima la vigorosa stretta di mano con i ministro dell'Economia PierCarlo Padoan durante la commemorazione di Federico Caffè; poi l'incontro a Palazzo San Macuto con il presidente della commissione di inchiesta sulle banche Pier Ferdinando Casini, alla presenza dei due vicepresidenti (Renato Brunetta, di Fi, e Mauro Maria Marino, del Pd), durante il quale Visco ha fornito l'elenco dei documenti richiesti che saranno messi a disposizione non appena ultimata la classificazione in Bankitalia Un attivismo che viene letto in ambienti della politica come volontà di andare al contrattacco e che denoterebbe, al momento, la non intenzione di Visco di fare quel passo indietro pure auspicato da qualcuno per uscire dall'impasse. Sulla vicenda, infine, va segnalata la "neutralità" di Confindustria «C'è un criterio istituzionale da cui deriva la nomina, e c'è un grande partito che ha espresso la sua direzione di marcia:non tocca a noi entrare nel merito di queste cose», sono le parole del presidente Vincenzo Boccia LA MOZIONE L'attacco a Visco Con una mossa a sorpresa il Pd ha presentato martedì una mozione alla Camera in cui si chiede al Governo di non rinnovare l'incarico all'attuale governatore della Banca d'Italia (i I cui mandato scade a fine mese). Neltesto,"ammorbidito" dopo una riformulazione chiesta dal l'Esecutivo, si chiede all'Esecutivo «una figura idonea per una nuova fiducia» e si osserva che «una più incisiva e tempestiva attività di

SCENARIO BANCHE 95 prevenzione e gestione» avrebbe potuto mitigare gli effetti delle crisi bancarie LA GOVERNANCE Decisioni maggioranza Il direttorio della Banca d'Italia è un organo collegiale di cui fanno parte il governatore, il direttore generale (in carica Salvatore Rossi) e tre vicedirettori generale (posizioni ricoperte attualmente da Fabio Panetta, Luigi Federico Signorini e Valeria Sannucci). Ha il compito di assumere i provvedimenti relativi alle funzioni pubbliche attribuite dalla legge all'istituto di vigilanza. Le deliberazioni sono assunte a maggioranza dei presenti; in caso di parità prevale il voto del governatore LA SCADENZA Incarico di se anni II governatore resta in carica sei anni con la possibilità di un rinnovo per un secondo mandato. Lo stesso vale per gli altri membri del direttorio. II mandato di Visco scade il 31 ottobre. La nomina di un successore o la conferma dell'attuale è disposta con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d'Italia. Lo stesso procedimento si applica anche nel caso di revoca del governatore

SCENARIO BANCHE 96 Sole 24 Ore 19-ott-2017

L'ipotesi del «passo indietro» per uscire dallo stallo ma Visco tiene duro e va art avanti

Davide Colombo ROMA Per il momento nessuno ha evocato esplicitamente l'ipotesi di un passo indietro diIgnazioVisco, che pure potrebbe costituire una via di uscita all'impasse istituzionale e politico che si è creato.Ieri il governatore ha incontrato il presidente della Commissione sulle crisi bancarie, Pier Ferdinando Casini, e i due vicepresidenti, Renato Brunetta (Fi) eMauro Marino (Pd), per defmire «in spirito di collaborazione istituzionale» un primo elenco dei documenti che Bankitalia fornirà sull'inchiesta che parte dai casi dellebanchevenete. Il governatore verrebbe audito più avanti, sicuramente dopo il capo della Vigilanza, Carmelo Barbagallo. E il Quirinale per ora non sembra essersi spostato sull'ipotesi di una scelta diversa da quella che era stata definita prima della fatidica mozione Pd, votata da 213 deputati martedì in una versione corretta e sulla quale il governo ha espresso parere favorevole. Ieri mattina il governatore ha anche incontrato in un fuori programma il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, a un evento in memoria dell'economista Federico Caffè, maestro di Visco e dell'attuale presidente Bce, Mario Draghi. Tra Visco e Padoan una lunga stretta di mano sembra aver sancito, anche visivamente, il supporto del ministro e del governo. L'obiettivo da centrare è quello chiesto dal capo dello Stato: una soluzione capace di garantire comunque l'interesse del Paese e la piena autonomia e indipendenza della Banca d'Italia, istituto che è parte integrante dell'Eurosistema Una soluzione da raggiungere rispettando il concerto istituzionale previsto, che passa per un parere del Consiglio superiore della Banca d'Italia, una deliberazione del Consiglio dei ministri e la nomina con un decreto del presidente della Repubblica Ma da qui al Dpr del Colle potrebbero maturare altre scelte, anche se l'ipotetica rinuncia di Visco a un secondo mandato per ora viene esclusa Se invece al governatore venisse chiesto un sacrificio, con il passo indietro, si aprirebbe la prospettiva per nomi alternativi. Sono quattro quelli più credibili. Il primo è quello dell'attuale direttore generale della Banca d'Italia, Salvatore Rossi, che è anche presidente dell'Ivass, una figura con un cursus honorum lunghissimo in via Nazionale e con molti gradimenti e relazioni nel mondo politico. Sarebbe lui il favorito in caso di soluzione interna. Il secondo nome è invece quello di Fabio Panetta, uno dei tre vice direttori generali, esponente del Direttorio ma anche supplente del governatore nel Consiglio direttivo della Bce e membro del Consiglio di vigilanza del Meccanismo di vigilanza unico della Bce. Sulla figura di Panetta potrebbe pesare tuttavia un handicap: a lui fa capo la cruciale delega sulle banche nel Direttorio, proprio la funzione messa in discussione dall'ex presidente del Consiglio Renzi nel suo attacco frontale alla Vigilanza nella gestione delle crisi degli ultimi anni. Il terzo nome è quello di Ignazio Angeloni, membro del Consiglio del Meccanismo di Vigilanza unico della Bce e considerato molto vicino a Mario Draghi. Nel caso di soluzione esterna, la sua candidatura è la più quotata Si ipotizza, infime, nella rosa dei «papabili» come eventuale alternativa a Visco, anche il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Dalla sua parte la grande credibilità internazionale, ma il passaggio da Via XX settembre a Via Nazionale potrebbe essere visto come un vulnus all'autonomia dell'Istituto. Quello che è sicuro, a ventiquatt'ore dal voto di Montecitorio, è che Visco resta per il momento dov'è, intenzionato a rispettare in pieno la fitta agenda che ha davanti, e che prevede, settimana prossima, un Consiglio direttivo a Francoforte in cui si defmiranno i primi passaggi per la graduale normalizzazione dell'attuale politica monetaria ***

SCENARIO BANCHE 97 Sole 24 Ore 19-ott-2017

Mutui, detrazione piena per il superstite art Luca De Stefani Il coniuge superstite cointestatario, insieme alla moglie, del mutuo ipotecario, stipulato perla ristrutturazione dell'abitazione, dopo la morte della moglie e l'accollo dell'intero mutuo, può detrarre il 19% del 100% dei relativi interessi passivi sostenuti. Il chiarimento è contenuto nella risoluzione 18 ottobre 2017, n.129/ E, delle Entrate. II caso riguarda un contribuente che ha contratto con il coniuge un mutuo ipotecario destinato alla ristrutturazione dell'abitazione principale. Prima del pagamento dell'intero mutuo, la moglie è morta e il finanziamento è stato volturato a suo nome. Secondo chi ha prestato l'assistenza fiscale, però, nonostante questa voltura, non spetta la detrazione Irpef del 19% su tutti gli interessi passivi sostenuti (seppur nel limite di interessi di 2.582,28 euro), ma può venire riconosciuta soltanto la detrazione del 19% sul 50% degli stessi. Questa interpretazione restrittiva di chi ha prestato l'assistenza fiscale, però, non è corretta, sec ond o laprassi delle Entrate. Bastava applicare per analogia quanto già detto nella circolare 1 giugno 1999, n. uz/E, risposta 12.1, riferita ai mutui ipotecari contratti per l'acquisto dell'abitazione principale, ma applicabile anche per quelli contratti per la sua costruzione o ristrutturazione. Non sono mai detraibili, invece, gli interessi passivi per i mutui ipotecari contratti per le manutenzioni ordinarie o straordinarie ovvero per i restauri e risanamenti conservativi (risposta fornita dall'agenzia delle Entrate al Sole 24Ore il 6 giugno 2ou). Nella circolare n. 122/E/1999 era già stato detto che il coniuge superstite può usufruire dell'intera detrazione, dopo l'accollo del mutuo. Ciò vale anche nel caso di subentro nel rapporto di mutuo da parte degli eredi, sempreché anche in capo a questi ultimi risultino soddisfatte le condizioni previste dalla norma per usufruire della predetta detrazione (ad esempio, unità immobiliari adibite ad abitazione principale). Secondo la risoluzione di ieri, quindi, «per motivi di coerenza e sistematicità», questo stesso principio può applicarsi anche ai casi in cui il «contratto sia stato stipulato per ristrutturare l'abitazione principale». Come nel caso dell'acquisto dell'abitazione principale con mutuo, entrambi cointestati, anche nel caso in cui sia la costruzione/ristrutturazione che il contratto di mutuo siano cointestati, il limite di 2.582,28 euro è riferito all'ammontare complessivo degli interessi, pertanto, se è cointestato ad esempio a due soggetti, l'importo massimo degli interessi detraibili al 19% da parte di ognuno è pari a 1291,14 euro (decreto ministeriale 30 luglio 1999 n. 3n). ***

SCENARIO BANCHE 98 Sole 24 Ore 19-ott-2017

Nominato il nuovo responsabile di BancoPosta art Il consiglio di amministrazione di Poste Italiane ha nominato - previo parere favorevole del Comitato Nomine - Andrea Novelli quale Responsabile della funzione «BancoPosta». Andrea Novelli - spiega una nota - subentra nella posizione suddetta a Marco Siracusano, al quale è stata affidata la responsabilità della funzione «Pagamenti, Mobile e Digital», costituita con l'obiettivo di creare, nel settore dei pagamenti, un polo d'offerta unico verso la clientela retail, business e Pubblica Amministrazione, assicurando il massimo livello di sviluppo e di integrazione, nonché il rafforzamento di un modello di servizio in grado di valorizzare i canali di distribuzione fisici di Poste Italiane, garantendo, al contempo, l'estensione del digitale». ***

SCENARIO BANCHE 99 Sole 24 Ore 19-ott-2017

Parterre - Anche Sixiang in data room per Mediocredito Friuli art Doveva essere un derby interno al mondo del credito cooperativo, invece la partita per il Mediocredito Friuli si allarga (per ora) a un fondo, cioè Sixiangg. La holding, presieduta da Roberto Raucci e balzata alle cronache qualche anno fa dopo aver presentato un maxi progetto di rilancio per l'aeroporto di Brescia Montichiari, è entrata nei giomi scorsi nella data room imbastita dall'advisor Equita, dove ha trovato Iccrea e Cassa centrale banca, al lavoro già da qualche tempo. La banca con sede a Udine, che oggi al timone vede Emilio Casco (ex Bofa Merrill Lynched Edmond de Rothschild), punta a trovare un nuovo partner industriale e finanziario entro la fine dell'anno, che consenta di dare prospettive dipiù ampio respiro all'istituto-reduce da anni difficili ma tuttora titolare di migliaia di rapporti conolidaticon ilmondo imprenditoriale friulano-e di allentare la pressione sui due soci rimasti, Regione e Fondazione CrTrieste, che in estate hanno sottoscritto l'ultimo aumento da 86 milioni. (MaFe.) ***

SCENARIO BANCHE 100 Sole 24 Ore 19-ott-2017

Abi al lavoro in Europa per cercare la sponda degli istituti esteri art L'ALTRA CONSULTAZIONE L'associazione chiede un'applicazione graduate delle nuove linee guida di Banca d'Italia rivolte agli istituti medio-piccoli Forse anche più del merito, ai banchieri italiani è il metodo scelto dalla Vigilanza della Bce per intervenire ancora una volta sugli Npl che non va giù. E su questo puntano a cercare la sponda dei colleghi stranieri, preoccupati - parrebbe - che un domani le stesse modalità possano essere utilizzate per colpire altri elementi patologici particolarmente diffusi in altri sistemi bancari. Come gli asset level 3, cioè i derivati e gli altri attivi illiquidi, di cui le banche di Centro e Nord Europa sono piene fino all'orlo. Il tema è molto più politico che finanziario, ma il confronto, non facile, prosegue e ieri si sarebbe fatto il punto all'Esecutivo Abi che si è tenuto a Roma, secondo quanto raccolto da Il Sole 24 Ore. Tra i banchieri non si sarebbe spesa una sola parola sulla questione-Visco, incandescente, ma si sono affrontati altri temi spinosi oggi sul tavolo. Due dei quali riguardavano gli Npl: prima si sarebbe approvato un parere sul documento in consultazione della Banca d'Italia sulla gestione delle sofferenze in capo agli istituti less significant (sotto la vigilanza diretta di Via Nazionale), nel quale si sottolinea l'importanza di un approccio graduale e che tenga conto delle specificità di ogni singola banca Ma a essere più minacciate sono le 110 grandi banche europee, destinatarie dell'addendum alle linee guida sulla gestione degli Npl pubblicate due settimane fa da Francoforte. Un argomento, questo, che ieri per la prima volta sarebbe fmito all'attenzione dell'Esecutivo dell'associazione; tutti convinti del fatto che le conseguenze di un'applicazione integrale sarebbero di assoluta rilevanza per l'industria bancaria e ancor più per i sistemi economici che ne sono fmanziati, i banchieri italiani si preparano a inviare un documento di fuoco, in cui verranno sollevate obiezioni di merito ma anche di metoda Ed è proprio intorno a queste ultime che si punta a raccogliere II sostegno di altre associazioni estere, come peraltro già esplicitato da Giovanni Sabatini, che è direttore dell'Abi ma anche presidente della Federazione europea delle associazioni delle banche. Per cercare di costruire il fronte comune dei banchieri europei c'è tempo fmo all'8 dicembre, termine ultimo lasciato dalla Vigilanza per depositare i pareri in merito al documento: l'interlocuzione, in particolare con francesi e tedeschi, è continua La dialettica tra settore bancario privato e istituzioni a livello europeo è articolata. E più complicata negli ultimi giorni, dopo che le dichiarazioni di esponenti del Fondo monetario e dell'Eba a favore dell'addendum proposto dal Ssm hanno reso più evidente che attorno alla posizione espressa dalla Nouy si sta creando un fronte comune. Ma certo II lungo dibattere sulla questione in tutte le sedi non aiuta; e quanto più la"crociata" sulla qualità del credito viene considerata un problema solo italiana, tanto più è complesso costruire una posizione comune. Di tempo, comunque, ce n'è ancora e una data sarà chiave: il 9 novembre, quando la capa della Vigilanza Bce sarà in audizione all'Europarlamento. Ma.Fe. ***

SCENARIO BANCHE 101 Sole 24 Ore 19-ott-2017

Nouy: «Al vaglio anche lo stock di Npl» art Marco Ferrando Da anni ormai Basilea evoca il rigore a oltranza per i banchieri di tutto il mondo. Forse anche per questo sono risuonate in modo particolarmente sinistro le parole pronunciate ieri da Danièle Nouy, capo della Vigilanza della Bce, a una conferenza ospitata nella sede della Banca dei regolamenti internazionali: Francoforte sta valutando delle «linee guida quantitative» per lo smaltimento dello stock accumulato di crediti deteriorati, ha scandito. In pratica, la Nouy non ha solo ribadito un concetto già ventilato nelle settimane scorse. Ma l'ha rafforzato e specificato: ripercorrendo l'attività condotta nei mesi passati dai team ispettivi di concerto con la V igilanza, Nouy ha ricordato che a ogni istituto è stato chiesto di preparare piani di smaltimento «ambiziosi e realistici» sui legacy asset, cioè lo stock di Npl già a bilancio, ma al tempo stesso ha dichiarato che «intendiamo emanare linee guida addizionali con indicazioni quantitative per le banche che tergiversano». Il messaggio suona ancora più chiaro rispetto alle settimane scorse, perché arriva dopo il fuoco di sbarramento degli ultimi giorni, che ha visto ad esempio protagonista il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani, e II ministro Padoan. La Bce, ha fatto intendere ieri Nouy, intende tenere il punto; e il nuovo documento in materia di Npl preannunciato entro la fine di marzo 2018 sarà con ogni probabilità lo strumento con cui la Vigilanza introdurrà quelli che si annunciano come nuovi e più insidiosi paletti. L'accanimento sui mille miliardi di crediti deteriorati lordi (di cui circa un quarto facenti capo alle banche italiane) è dettato dal fatto che la marea di Npl «impedisce alle banche di finanziare l'economia», ha ripetuto ieri la Nouy. Ma proprio questa è la principale obiezione dei banchieri italiani (e nonsolo):le nuove maxi svalutazioni potrebbero determinare una fase transitoria in cui tutta l'attenzione delle banche rischia di essere rivolta al capitale, chiudendo i rubinetti del credito per tutti, o quasi. Un dato è certo: le mosse, reali o paventate, dalla Vigilanza generano incertezza sul mercato. E in particolare sulle banche. Martedì l'aveva rilevato Moo dy's, che ha confermato l'outlook negativo sul settore, ieri l'ha ripetuto anche Fitch, che a sua volta mantiene un outlook negativo sugli istituti italiani per la sfida di ridurre l'alto livello di crediti non performing, vicino al 17%, accanto a una redditività e capacità di generare capitale deboli. «La necessità di intervenire per supportare tre banche nel 2017 ha evidenziato la debolezza del settore», scrivono gliesperti di Fitch,epocoimporta che nel 2017 ci sia stata «una spinta più forte nell'affrontare il problema degli Npl e una recente riduzione dellacategoriapeggiore, cioè delle sofferenze». Sul tema delle regole, intanto, è di ieri anche la presa di posizione della Commissione Finanze del Senato, che ha dato il via libera con la sola astensione del M5s a una nota con cui «si invita il Governo - spiega il presidente, Mauro Maria Marino (Pd)-ad attivarsi nelle sedi opportune affinché la Bce, in relazione ai crediti deteriorati futuri, nella sua indipendenza e nell'ambito delle sue competenze, formuli nuove indicazioni al sistema bancario e agli organismi di vigilanza operanti nei singoli Paesi, in stretta sintonia con le Istituzioni Ue e in coerenza con gli obiettivi di crescita che hanno, come già ricordato, ispirato anche la sua più recente politica monetaria». Le linee guida Bce,conclude Marino, «devono essere in sintonia con gli indirizzi che maturano nel Consiglio e nella Commissione Europea». y@marcoferrando77 RIPRODUZIONE RISERVATA ***

SCENARIO BANCHE 102 Sole 24 Ore 19-ott-2017

Harris: Credit Suisse si sposti negli Usa art Harris Associates, maggiore azionista di Credit Suisse, con il 9% del capitale, ha sollecitato il management della banca elvetica a considerare le proposte di divisione della società avanzate dal fondo di investimento Rbr Capital Advisor, compresa l'idea di trasferire la sede dell'investment bank dalla Svizzera agli Stati Uniti. ***

SCENARIO BANCHE 103 Sole 24 Ore 19-ott-2017

Carige, ok al quorum per l'assemblea dei bondholder art Raoul de Forcade Carige si dirige, senza apparenti scosse, verso il giorno delle assemblee degli obbligazionisti- il 21 ottobre - che sanciranno, già in prima convocazione, il quorum per l'offerta di scambio di bond da junior a senior, concludendo così positivamente l'operazione di Lme (liability management exercise), avviata il 29 settembre scorso dall'istituto di credito genovese. Il termine per l'adesione volontaria alla conversione delle quattro tranche di obbligazioni subordinate era ieri, ma il prezzo di scambio più vantaggioso l'ha ottenuto chi ha aderito entro l'u ottobre. Non a caso, lo scorso 11 ottobre, le adesioni allo scambio erano già pari a 147,5 milioni (il 92,19% dell'ammontare in circolazione) per il bond Tien da 160 milioni; a 99,4 milioni (99,4%) per il Tier da 100 milioni; a 50 milioni (100%) per il Tier 2 da 50 milioni; e 158,3 milioni (79,17%) per il Tier2 da 200 milioni. Le offerte di scambio, peraltro, contengono anche istruzioni di voto favorevole per le assemblee del 21 luglio. E dunque chiaro che, come prevede la consent solecitation, le assemblee raggiungeranno il quorum per approvare le delibere straordinarie già in prima convocazione. L'obiettivo da raggiungere era infatti del 75% in prima convocazione (e del 25% in seconda, che sarebbe stata il 6 novembre). In virtù di questo meccanismo, anche gli obbligazionisti che fossero contrari all'operazione dovranno necessariamente sottoscriverla. È questo il primo passo di Carige, mosso con successo, per arrivare al rafforzamento di capitale. Un obiettivo per il quale il board della banca, guidato dall'ad Paolo Fiorentino, ha messo a punto un iter complesso che, oltre all'operazione di Lme, prevede un aumento di capitale da 56o milioni (6o dei quali riservati proprio ai portatori di titoli subordinati che hanno aderito al liability management exercise), la vendita di asset immobiliari e la cessione di 1,4 miliardi di Npl (non performing loans) insieme alla piattaforma per la loro gestione. Per Carige, comunque, il precorso si presenta a tappe forzate. Il 31 ottobre è prevista una riunione del cda per approvare il bilancio dei primi nove mesi del 2017. Un documento che, molto probabilmente, segnerà un trend in linea con quello del primo semestre, che mostrava conti ancora in sofferenza (con un rosso di quasi 155 milioni ). A inizio novembre, invece, inizieranno le operazioni con Consob, propedeutiche all'aumento di capitale, che partirà probabilmente a metà mese, per concludersi nella prima metà di dicembre. Anche la cessione degli Npl (o perlomeno un accordo vincolante) deve concludersi entro la fine dell'anno. Nel frattempo ci saranno le cessioni di asset, a partire dal quella dello stabile di corso Vittorio Emanuele a Milano, che potrebbe avvenire prima del cda del 31. Ieri il titolo Carige a piazza Affari ha perso il 2,1%, attestandosi a 0,219 euro. ***

SCENARIO BANCHE 104 Sole 24 Ore 19-ott-2017

Ritorna il BTp Italia, con scadenza a sei anni - In arrivo il nuovo BTp Italia: art collocamento dal 13 novembre

di Isabella Bufacchi Torna il BTp Italia. Trasportato dall'onda della crescita superiore alle attese e dall'inflazione che sale meno del previsto ma che è vista in graduale risalita nei prossimi anni verso il target del 2%, il BTp Italia ritorna proponendosi con la scadenza dei sei anni in un collocamento che partirà il 13 novembre e che sarà ris ervato al retail fmo al 15 novembre, e a seguire il 16 novembre verrà dedicato agli istituzionali. Anche questo BTp Italia mira, come di tradizione, ad attrarre il risparmiatore, dal fai-da-te e alle società del risparmio gestito individuale. L'ambizione massima di questo nuovo BTp Italia è quella di catturare una grossa quota di quei risparmiatori che in massa scrissero una pagina nella storia del Tesoro e che nel novembre del 2013 sottoscrissero si stima ben oltre 10 miliardi del BTp Italia allora in offerta a4 anni. L'emissione di questo BTp Italia, infatti, coincide con la scadenza dello storico Buono indicizzato all'inflazione italiana (dell'indice IFO senza tabacchi) che scade il 12 novembre 2017 per 18 miliardi: il titolo, partito con un flottante monstre in circolazione di 22,2 miliardi, è stato oggetto di un concambio lo scorso maggio che lo ha alleggerito di 4,2 miliardi- a fronte di una offerta complessiva pari a circa 7,1 miliardi - con circa il 63% riconsegnato da banche, il 34% circa da fund manager e il restante 3% circa da istituzioni sovranazionali e assicurazioni che hanno preso in cambio BTp non indicizzati. L'impianto di base del BTp Italia, disegnato per ammaliare l'investitore retail, non è comunque cambiato dal suo decollo nel marzo 2012 e anche questa volta questo strumento farà leva sui suoi punti di forza diretti al portafoglio a reddito fisso dei privati: tasso reale annuo minimo garantito; cedole semestrali calcolate sul capitale rivalutato e quindi recupero immediato dell'inflazione grazie alla rivalutazione del capitale corrisposta ogni sei mesi; capitale nominale garantito a scadenza, anche in caso di deflazione; emissione alla pari e modalità di acquisto "da casa" con l'home banking predisposto per il trading on-line; premio fedeltà pari al valore nominale acquistato all'emissione x4 per mille e riservato al risparmiatore individuale che acquista il titolo nel giorno dell'emissione e lo conserva fino a scadenza. Il rendimento minimo garantito verrà reso noto il venerdì prima dell'avvio del collocamento, il lo novembre, per poi essere confermato uguale o superiore al termine dell'operazione di sottoscrizione. Dall'esordio del BTp Italia, i tempi sono cambiati nel mondo del risparmio: il retail è tuttavia rimasto abbastanza fedele a questo speciale titolo. Finora la quota collocata al dettaglio dei Btp Italia è stata elevata, anche se gradualmente meno pesante rispetto alle prime operazioni, dal picco oltre il 50% raggiunto nei primi due collocamenti del 2012 al 37,1% dell'ultima emissione lanciata lo scorso maggio e che ha raggiunto la dimensione degli 8,5 miliardi. Su un totale di 125 miliardi di BTp Italia in circolazione, circa la metà in media dovrebbe essere stata acquistata da retail. Nell'era del QE e dei rendimenti ai minimi storici, un mondo alla rovescia dove i BoT vengono collocati da oltre un anno con tasso di assegnazione negativo cancellando così la figura dei BoT-people, il risparmiatore è via via sempre meno fai-da-te e sempre più a caccia di rendimenti attraverso prodotti proposti congestione professionale attiva o passiva La metamorfosi del risparmiatore è iniziata con la rimodulazione dei depositi in banca che non tendono più ad oltrepassare la soglia garantita dei boo mila euro; è poi scattatala fase in cui le banche, al cospetto d el bail-in, non hanno più proposto in maniera aggressiva alla clientela le proprie obbligazioni senior (o subordinate) mentre ora incentivano la sottoscrizione di quote di fondi o altri prodotti del risparmio gestito. La liquidità del retail sta alimentando il boom dell'asset management. JPM AM prevede per esempio che il mercato degli ETF (con gestione attiva e passiva) in Europa attualmente pari a 750 miliardi di dollari possa raddoppiare nell'arco di pochi anni e arrivare a quota 1,5 trilioni, tenuto conto che negli Usa questo strumento d'investimento ha già toccato la cifra record dei 2,5 trilioni. Il Tesoro mira a incanalare quanto più possibile la liquidità del risparmiatore direttamente sul BTp Italia, al quale promette come sempre di soddisfare totalmente la quantità richiesta in fase di collocamento. Ma la domanda è già prevista molto forte da parte degli investitori istituzionali: dal mercato all'ingrosso il BTp Italia approderà comunque nel portafoglio del piccolo risparmiatore. Rinunciando al premio fedeltà a favore del trading. ***

SCENARIO BANCHE 105 Sole 24 Ore 19-ott-2017

Corte Costituzionale tedesca: Bundesbank può avanzare col Qe art — La massima corte tedesca ha respintola richiesta di impedire alla Bundesbank di continuare a partecipare agli acquisti di bond in ambito Qe fintantoché le azioni legali avviate contro il programma non sono state decise. Secondo gli attori della causa, avviata nel 2015, la partecipazione della Bundesbank al Qe è illegale e poiché i procedimenti legali richiedono molto tempo, avevano domandato una sospensione temporanea La corte ha ritenuto che accogliere la richiesta avrebbe significato dare ai richiedenti quello che chiedevano prima che la causa fosse stata dibattuta e risolta. Se dunque la decisione dei giudici della corte di Karlsruhe lasciano aperta la possibilità che una sentenza finale possa andare contro la partecipazione della Bundesbank nel Qe, una decisione finale non verrà prima di diversi mesi se non anni. «A causa dell'alto volume di acquisti realizzati dalla Bundesbank - si legge nel dispositivo della sentenza- interrompere gli acquisti di bond metterebbe a rischio o persino comprometterebbe l'obiettivo del programma di alzare l'inflazione a quasi il 29». ***

SCENARIO BANCHE 106 Sole 24 Ore 19-ott-2017

In breve - Scotiabank Ipotesi di uscita dal trading di oro art La canadese Bank of Nova Scotia (Scotiabank) starebbe esplorando la vendita di Scotia Mocatta, una delle più antiche società di trading di oro. Fonti dell'Ft sostengono che Jp Morgan è stata incaricata della cessione e che starebbe sondando l'interesse di investitori cinesi. La molla sarebbe stata lo scandalo che ha colpito Elemetal, società di raffinazione di oro cliente di ScotiaBank, accusata di riciclaggio. ***

SCENARIO BANCHE 107 Sole 24 Ore Casa24 Plus 19-ott-2017

Immigrati proprietari solo il 20% art Solo il 19,1% degli stranieri residenti in Italia vive in unacasadi proprietà. 1164,7% risulta invece in affitto, l'8,9% abita presso il luogo di lavoro e un altro 7,3% alloggia da parenti o amici. È la situazione abitativa degli oltre 5 milioni di stranieri regolari - a cui vanno aggiunti circa 7omila studenti universitari, il cui numero è raddoppiato in dieci anni - illustrata nel corso del convegno "I nuovi italiani - Casa, lavoro, cultura per l'integrazione", organizzato da Sidief e Banca d'Italia che si è svolto ieri a Roma. Un dato daleggere nella sua potenzialità: «Gli stranieri sono in prima fila- ha detto il presidente di Sidief Mario Breglia, presentando lo studio condotto con Nomisma e Censis - nella ricerca di una casa da acquistare. Si stima che almeno un milione di persone, in affitto o in coabitazione, abbiano un reddito sufficiente per pagare un mutuo tra i 600 e gli 800 euro mensili». Negli ultimi dieci anni gli immigrati hanno comprato circa 85omila alloggi, perlopiù nei piccoli comuni delle aree metropolitane, con una spesa media di poco superiore a uomila euro. A causa della crisi, tuttavia, anche per la difficoltà di accesso al credito nei periodi della maggior stretta creditizia, gli acquisti sono scesi a circa 50mila l'anno, meno della metà rispetto al 2007. I dati presentati confermano che i lavoratori immigrati sono protagonisti di un mercato privato dell'affitto con carenze qualitative e quantitative, fatto all'inizio di stanze (spesso in condivisione) dal canone di 3- 400 euro mensili; e poi, col tempo, di "microcase", da 700-90o euro per un alloggio a Roma, cifra che scende a 600 700 euro ad esempio a Bologna. Dai racconti individuali emerge un continuo turn over all'interno di quelle aree della città (centrali, periferiche o suburbane) dove il bene casa è economicamente più accessibile. Un fenomeno che si verifica soprattutto al centro nord: a fronte di una media nazionale di stranieri residenti pari all'8,3% della popolazione italiana, a Milano tale quota si attesta al 19%, a Torino Bologna sopra al 15%, a Roma e Venezia attorno al 13 per cento.

SCENARIO BANCHE 108 Stampa 19-ott-2017

Il rischio dello scontro tra poteri art FEDERICO GEREMICCA Benzina, fino a ieri, per durissime polemiche politiche, il cosiddetto caso-banche si sta ormai trasformando in qualcosa di diverso e assai più pericoloso: uno scontro aperto tra poteri dello Stato del quale, in tutta onestà, nessuno sentiva la mancanza. II varo - sofferto e ritardato - di una Commissione d'inchiesta che facesse luce su crac e responsabilità, era stato interpretato (forse troppo frettolosamente) come il tentativo di mettere un silenziatore alle polemiche, rinviando la resa dei conti alla prossima legislatura. Le cose, invece, hanno preso una piega diversa: e anzi è proprio a quella Commissione - e al suo presidente Casini - che Ignazio Visco, paradossalmente, si è ieri rivolto per difendersi dall'attacco di Matteo Renzi. Nulla di ufficiale intorno all'incontro tra Pier Ferdinando Casini e il Governatore di Bankitalia, ma quel che trapela (come scriviamo su questo stesso giornale) lascia presagire un possibile e ulteriore innalzamento del livello dello scontro: al presidente della Commissione d'inchiesta, infatti, Ignazio Visco avrebbe consegnato file e documenti in grado di dimostrare due cose. La prima: che a completamento del lavoro di controllo e ispezione, l'istituto di vigilanza avrebbe girato alla magistratura atti e segnalazioni intorno ai casi più opachi e discussi. La seconda: che Bankitalia - come già chiarito in una nota - ha sempre mantenuto un contatto continuo con il governo: e fin dai tempi in cui a presiederlo c'era proprio Matteo Renzi. La mossa di Ignazio Visco apre dunque uno scenario nuovo: e cioè quello di un Governatore pronto alla guerra e nient'affatto disposto a passare alla storia come l'unico o il principale responsabile del crac di sette banche e del verticale crollo di fiducia da parte dei cittadini nei confronti dell'intero sistema. Scenario nuovo, anzi del tutto inedito e dagli approdi imprevedibili. Lo schieramento delle forze in campo, infatti, è più o meno riassumibile così: contro il Governatore sono all'attacco i leader del maggior partito di governo (Renzi, appunto) e della principale forza di opposizione (Di Maio). In difesa di Visco è però intervenuto addirittura il Presidente della Repubblica; in mezzo - tra ministri che mugugnano a mezza voce - c'è il governo di Paolo Gentiloni, sorpreso e infastidito dalla mossa del suo segretario. Situazione del tutto inedita, come è chiaro. E se il punto d'approdo dello scontro appena avviato è difficile da ipotizzare, resta evidente qual è stato il passo d'avvio: la mozione parlamentare - contestata da alcuni all'interno dello stesso Pd - con la quale Matteo Renzi ha esplicitamente chiesto la testa di Ignazio Visco. Molti sono gli interrogativi intorno alle ragioni dell'improvviso affondo dell'ex presidente del Consiglio. E molte e diverse, naturalmente, le possibili risposte. La prima: per gli scandali bancari (Banca Etruria in testa a tutte) Renzi ritiene di aver pagato un prezzo altissimo, e crede sia il momento che altre responsabilità vengano alla luce. La seconda: togliere dalle mani dei Cinque Stelle - in vista della campagna elettorale - la bandiera della "guerra" a Visco e al sistema bancario, tema assai sentito da molti cittadini. La terza: Renzi, banalmente, ha un suo candidato per la poltrona di Governatore, e per aprirgli la strada deve prima liquidare Visco. Non sappiamo qual sia la verità: vediamo, pert), gli effetti determinati dalla mossa del segretario democratico. I rischi che la polemica degeneri in uno scontro tra poteri sono infatti evidenti, così come è politicamente evidente il disagio crescente di Paolo Gentiloni. Apprezzato per lo stile sobrio e silenzioso - tanto da farne il più quotato aspirante alla sua stessa successione - nel giro di una settimana il Presidente del Consiglio si è prima visto costretto a porre la fiducia sul cosiddetto Rosatellum bis ed ora gli viene chiesto di metter da parte, bruscamente, il Governatore di Bankitalia: ce ne abbastanza, insomma, per fargli perdere molto di quel placido consenso che aveva costruito. Diverse, insomma, sono le possibili spiegazioni alla mossa renziana. Per la modalità e la pericolosità dello scontro innescato, il leader pd è certamente meritevole di critiche. Andrebbe solo rispettata una condizione: che a puntare l'indice contro di lui non ci siano gli stessi (e sono tanti) che fino a qualche giorno fa l'indice lo puntavano proprio contro Ignazio Visco. Perché va bene la campagna elettorale e il diritto a cambiare idea, ma recuperare un po' di serietà e di responsabilità in questo Paese non sarebbe certo male.

SCENARIO BANCHE 109 Stampa 19-ott-2017

Mattarella convinto che sostituirlo sarebbe un atto di autolesionismo art UGO MAGRI ROMA L'affaire Bankitalia rimane pericolosamente in sospeso come un puzzle che non trova soluzione. Perché da una parte «come si fa a non confermare Ignazio Visco sulla poltrona di Via Nazionale dopo un rischiamo così energico come quello di Sergio Mattarella», è il tono delle conversazioni che si rincorrono tra i Palazzi. Il presidente della Repubblica ha chiarito che ne va della nostra Banca centrale, della sua autonomia, del prestigio che deve circondarla. Allontanare Visco, come insiste Matteo Renzi, significherebbe certificare al mondo che non abbiamo istituzioni in grado di vigilare, dunque un atto di autolesionismo nel momento più sbagliato. Ma ci si domanda pure, nelle riflessioni ai piani alti, «come si fa a riproporre una figura contro cui due terzi dello schieramento politico si sono scagliati con tale veemenza». E il punto interrogativo cui Palazzo Chigi (e forse lo stesso Quirinale) attendono risposte definitive dal diretto interessato: davvero Visco se la sentirebbe di svolgere per altri 6 anni la sua funzione in un contesto di esplicita ostilità? Non aveva manifestato più volte il suo fastidio per le aggressioni della politica che tendono a farne un capro espiatorio? Indizi da San Macuto Ecco perché le antenne dei vertici istituzionali erano tutte puntate sull'incontro di San Macuto tra il governatore uscente e la presidenza della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla crisi delle banche, Etruria ma non solo. La speranza era di ricavare indizi sulle vere intenzioni di Visco. L'impressione trasmessa ai tre politici che aveva di fronte (l'esperto Pier Ferdinando Casini, il renziano Mauro Marino e il capogruppo "azzurro" Renato Brunetta) è di un uomo tanto sereno quanto determinato a difendere le sue ragioni. Prova ne sia che la richiesta di concordare tempi e modi della sua audizione pare sia giunta proprio da lui, nelle ore di maggior tensione, quasi a sfidare chi lo vorrebbe da parte. Non è sicuramente un segnale di resa. E senza un passo indietro, che nel giro renziano verrebbe salutato come un gesto liberatorio, il presidente del Consiglio potrebbe ritrovarsi il nome divisivo del governatore uscente tra i nomi suggeriti dal Consiglio superiore di Bankitalia, quando questo organismo verrà per legge consultato. Una pistola puntata Ma c'è un'altra novità, emersa da San Macuto, che non poteva sfuggire a Palazzo Chigi, tantomeno al Quirinale: il «timing» della Commissione. II governatore (se quel giorno sarà ancora tale), dovrà rispondere alle domande sulla crisi bancaria, su ciò che l'ha causata, sulla vigilanza di Bankitalia e sulle responsabilità politiche ai vari livelli, in una data pericolosamente vicina alle Regionali siciliane del 5 novembre, appena prima o appena dopo le urne non si sa. Ciò che già adesso però emerge chiaro è il cortocircuito inevitabile, la congiunzione astrale negativa derivante dalle rivelazioni eventuali di Visco sommate a un voto molto negativo per il Pd (nell'ultimo test prima delle elezioni politiche rischia di arrivare terzo, dopo grillini e centrodestra). Dicono che Renzi ne sia consapevole, e per questo abbia scelto di colpire in anticipo. Una strategia spericolata che ha avuto per ora un solo sicuro effetto: indispettire l'arbitro Mattarella proprio mentre il match sta entrando nel vivo.

SCENARIO BANCHE 110 Stampa 19-ott-2017

"Banca Etruria è colpa di Visco" Renzi insiste contro Bankitalia art FRANCESCA SCHIANCHI ROMA Partendo di buon mattino per la seconda giornata del tour in treno, Matteo Renzi non avrebbe intenzione di parlare di Visco e Bankitalia. Non gli sono piaciuti i commenti in gran parte severi dei giornali, ma spera che il "caso" della mozione parlamentare del Pd sia ormai chiuso. Sbaglia, e sarà costretto ad accorgersene presto. Mentre lui si sposta da Osimo a Recanati nella sua «campagna di ascolto», a 300 chilometri di distanza, a Roma, uno stillicidio di critiche rende la vicenda ancora più deflagrante. Un big del partito come Walter Veltroni, che solo cinque giorni fa festeggiava fianco a fianco al segretario i dieci anni del Pd, boccia l'iniziativa qualificandola come «incomprensibile e ingiustificabile». L'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano, già molto critico nei giorni scorsi sulla legge elettorale, attacca le cose «deplorevoli» che ogni giorno capitano; il capogruppo al Senato Luigi Zanda ammette sconsolato che «mozioni di questo tipo meno se ne fanno e meglio è», e lo deve pensare anche la minoranza di Orlando, visto che chiede un'assemblea di gruppo. E poi ci sono Berlusconi che accusa la sinistra «di voler occupare tutti i posti» anche «prima dell'elezione», il ministro Calenda che non commenta «per carità di patria», l'ex premier Monti «sorpreso» dai 213 deputati che hanno votato la mozione, e ancora Cuperlo, Bassolino, il sindaco Sala... Una slavina di rimproveri che vengono distillati sul cellulare dell'ex premier uno dopo l'altro. Lasciato quasi solo a difendere la scelta del partito, il presidente Matteo Orfini: «Per i credenti il Papa è infallibile: che questa infallibilità sia trasferita al governatore della Banca d'Italia è abbastanza curioso». Troppi i lamenti, troppo importanti i personaggi intervenuti per continuare a tacere. «Su questa vicenda adesso esco fuori io», sbotta a un certo punto Renzi con i dirigenti-amici sul treno con lui, da Matteo Richetti a Francesco Bonifazi, mettendo da parte la modalità zen a cui aveva provato da un po' ad autocostringersi. Sullo sfondo dell'incanto dei luoghi leopardiani si presta all'assedio di taccuini e telecamere, fissa un'intervista radio col programma Zapping, un'altra per stamane a «Otto e mezzo». Per tenere il punto e rilanciare. «Mai sentito dire che una mozione parlamentare sia una mossa eversiva. Non c'è nessuno scontro tra Pd e governo: abbiamo votato una mozione che il governo ci ha chiesto di modificare, in una logica di collaborazione», minimizza le tensioni ma non il peso politico di quel testo: «C'è bisogno di scrivere una pagina nuova. Se qualcuno vuole raccontare che in questi anni nel settore bancario non è successo niente, non siamo noi, perché è successo di tutto. È mancata evidentemente una vigilanza sufficiente». Concetti spiegati in modo anche più diretto in privato, in un vagone insieme ai suoi: «In questi sei anni il problema del sistema bancario italiano è stato Banca Etruria? Una banca piccola così? Qualcuno può dirlo? Ha avuto più articoli del Bataclan, è pazzesco, con quello che è successo con le banche venete, Banca 121 e Mps. A noi toscani fa innervosire perché sappiamo com'è andata. La responsabilità di Banca Etruria è tutta di Bankitalia», insiste sui «meccanismi della vigilanza». II problema, ripete poi in radio e ai giornalisti, «non è il nome del governatore: dire che il Pd è contro Visco è sbagliato», ma le responsabilità: «Chi ha sbagliato paghi, se ci sono delle cose da cambiare si cambino». II Pd la sua l'ha detta, rumorosamente. «Poi il nome e la procedura di nomina del governatore non dipendono dal Pd ma dalle autorità preposte. E noi le rispetteremo».

SCENARIO BANCHE 111 Stampa 19-ott-2017

Retroscena - Visco al contrattacco Porta in Parlamento le carte sulle banche - art L'autodifesa del Governatore "Al Parlamento 4200 fascicoli"

ALESSANDRO BARBERA ROMA Quattromiladuecento fascicoli relativi agli atti di vigilanza di ben sette banche: Monte dei Paschi di Siena, le due popolari vicentine, ma soprattutto Etruria e gli altri tre istituti crollati nel 2014. Roma, ore 19 di ieri. Ignazio Visco varca il portone di Palazzo San Macuto, già sede dell'Inquisizione del Papa Farnese. Nell'ufficio al piano nobile lo attende il presidente della Commissione di inchiesta sulle banche Pier Ferdinando Casini. «Un atto irrituale e gravissimo», commentano i Cinque Stelle. Il governatore di Bankitalia ha con sé la lista dei documenti che consegnerà al Parlamento dopo averne definito i criteri di segretezza. Quella lista - che Casini ha già consegnato alla Guardia di Finanza e depositato in cassaforte - costituisce l'atto di autodifesa di Via Nazionale dalle pesanti accuse di Matteo Renzi alla vigilanza. Con il sostegno pieno del Quirinale, dell'establishment, della Bce di Draghi - sempre più preoccupata dalla escalation - e ancora di un pezzo della politica (da Bersani a Calenda, da Monti a Napolitano), Visco ha deciso di dare battaglia per salvare il suo onore e quello dell'istituzione che rappresenta ancora per pochi giorni. Non è chiaro se resterà altri sei anni, di certo ha deciso di vendere cara la pelle. Dopo il pasticcio della mozione parlamentare del Pd contro la riconferma, nei palazzi è un fiorire di voci. C'è chi attende il gran rifiuto del governatore uscente, chi vede già al suo posto uno dei due vice, chi ancora è convinto che Mattarella e Gentiloni possano scegliere una persona esterna al direttorio della Banca. Benché al Quirinale la via preferita sia quella della successione interna, nei palazzi circola con insistenza l'ipotesi Padoan, la cui credibilità internazionale sarebbe in grado di superare il suo ruolo di ministro. Ma potrebbe mai Mattarella accettare di lasciare Gentiloni senza ministro del Tesoro in piena sessione di bilancio, per di più nella ipotesi che a primavera questo governo possa essere costretto a vivere oltre la sua scadenza naturale in caso di stallo elettorale? A spegnere ogni dubbio si incarica Padoan stesso con uno di quei gesti che nel linguaggio della politica valgono più di mille parole. Accade nella piccola sala di Piazza Venezia dove si svolge un convegno dedicato a Federico Caffé. Visco, non previsto fra gli ospiti, si siede in platea mentre il ministro racconta aneddoti sull'economista scomparso. Padoan scende dal palco, si avvicina al governatore, e gli stringe a lungo la mano in favor di fotografi. Insomma, a 24 ore dal giorno nero delle quattro mozioni parlamentari contro di lui, Visco trova la solidarietà del Palazzo. Questo non significa che il percorso per la riconferma sia in discesa. Chi si trova in enorme difficoltà è Paolo Gentiloni, il cui governo ha dato parere favorevole ad una mozione che - seppur edulcorata - era nata con l'obiettivo esplicito di impallinare Visco. Ecco perché resta forte l'ipotesi che l'interessato possa rinunciare alla conferma e fare spazio ad uno dei due vice, il direttore generale Salvatore Rossi o il numero tre Fabio Panetta. Secondo quanto riferisce una fonte di governo che chiede di non essere citata, quest'ultimo sarebbe il candidato di Matteo Renzi e di un pezzo di mondo bancario che ne hanno apprezzato le doti di mediazione nella vicenda che ha portato all'acquisto in extremis di Intesa Sanpaolo delle due ex popolari venete. Nelle intenzioni del Pd l'audizione di Visco alla Commissione di inchiesta avrebbe dovuto costituire uno spartiacque per la decisione. Proprio per questo l'ordine del giorno dell'ufficio di presidenza della Commissione (i due vice sono Mauro Marino e Renato Brunetta) riunito ieri prevedeva di rivedere il calendario dei lavori delle prossime due settimane. Ma Casini - in chiara sintonia con il Quirinale e meno con la linea di Renzi - si è detto contrario a cambiarlo. La prossima settimana verranno auditi i due procuratori impegnati nelle indagini sui crac veneti (Pignatone e Cappelleri), la settimana successiva toccherà al capo della vigilanza Bankitalia Carmelo Barbagallo e ai commissari liquidatori delle venete. Visco verrà ascoltato solo a novembre, dunque dopo la scadenza naturale del suo mandato il 31 di questo mese. Resta da capire se verrà ascoltato ancora in qualità di governatore o di ex. Il ruolo con il quale entrerà a San Macuto farà la differenza della sua audizione. Per il resto, a fare scudo con i fatti alle accuse, ci saranno in ogni caso i 4200 fascicoli della vigilanza. Verba volant, scripta manent. Twitter @alexbarbera

SCENARIO BANCHE 112 Stampa 19-ott-2017

Retroscena - Bankitalia, Consob e pm Allarmi ignorati su Etruria: avrebbero art evitato il crac

GIANLUCA PAOLUCCI Un lungo elenco di allarmi sottovalutati o ignorati. Che chiamano in causa Bankatalia, la Consob, la magistratura. La storia dei controlli su Banca Etruria è la storia di un pasticcio, dove individuare delle responsabilità precise oltre aquelle degli amministratori - primi colpevoli del dissesto - sarà piuttosto complicato per la Commissione d'inchiesta. Di certo, le colpe non stanno da un parte sola. Partiamo da Cagli, provincia di Pesaro. Ottomila abitanti e due banche: Banca Etruria e Banca Marche. Ai primi di novembre del 2015 dal piccolo comune marchigiano arriva un messaggio ad Arezzo: i clienti sono preoccupati per il futuro della banca, chiedono informazioni e in molti ritirano i soldi, perché non si sa mai. Sono correntisti ma in tanti, tantissimi, hanno i portafoglio i bond dell'istituto. II messaggio arriva ai Commissari Riccardo Sora e Antonio Pironti che, a quel punto, si fanno due conti e si rendono che sono almeno 10 mila i clienti con i bond del gruppo e un profilo di rischio inadeguato e che si è un bel problema. Anche perché martedì 17 novembre è entrato in vigore il decreto che recepisce la normativa europea sui salvataggi bancari e quei titoli sono «aggredibili». Inizia a circolare l'idea di un intervento «straordinario», immediato, per salvare le quattro banche allora tutte commissariate e da tempo in cerca di un padrone che non c'è. L'intervento va fatto prima dell'entrata in vigore delle regole europee, che avrebbero imposto un intervento anche sui conti correnti dato lo stato disastroso di almeno una delle banche (Marche, la più grande). Ma vanno intaccati almeno i bond subordinati, per passare l'esame della Ue. A quel punto da Arezzo il messaggio viene recapitato a Roma, in Banca d'Italia. Se si vanno a intaccare i bond subordinati, è il succo del messaggio, qua scoppia il finimondo. Ma l'allarme cade nel vuoto, il 22 novembre le subordinate vengono azzerate e dopo due anni siamo ancora qua a parlare di Etruria e dei suoi bond. All'indomani della risoluzione, quando esplode la rabbia degli «azzerati», parte il rimpallo delle responsabilità: Palazzo Chigi dice di aver seguito le indicazioni del Tesoro, il Tesoro di aver ascoltato Bankitalia, Palazzo Koch di aver seguito le imposizioni della Ue. Cade nel vuoto anche un altro allarme, due anni prima. Questa voltaa lanciarloè la stessa Bankitalia. Una relazione degli ispettori di via Nazionale per la Consob segnala, tra le altre cose, anche le «anomalie» sui bond di Etruria Gli ispettori scrivono alla Consob che quei titoli vengono venduti ai correntisti e «prezzati» in maniera non far percepire il rischio reale. La lettera è del 30 ottobre ma Consob dice - nell'agosto scorso, con una lettera a questo giornale, dopo aver sostenuto per anni di aver avuto la documentazione di Bankitalia nel 2016 - di averla ricevuta solo il 5 dicembre, troppo tardi per fermare il collocamento dell'ultimo bond di Etruria che paga un rendimento di poco superiore al Btp pur avendo un rischio infinitamente maggiore. C'è poi l'allarme che ancora Bankitalia fa scattare nei confronti della magistratura. Gli ispettori che sono al lavoro su Etruria vanno alla procura di Arezzo una prima volta il 23 settembre del 2013, segnalando alcune delle gravi irregolarità rilevate nella gestione dell'istituto. Torneranno poi il 5 dicembre, con la durissima relazione finale che richiede di trovare un partner al più presto per «mettere in sicurezza» l'istituto. L'altro allarme che nessuno raccoglie arriva da dentro la banca, alla fine del 2014. Il 29 dicembre il capo dei rischi, Davide Canestri, spiega al cda che ci sono migliaia di clienti con i bond in portafoglio, che c'è un serio «rischio reputazionale» e propone di scambiare quei titoli con prodotti bancari protetti dal Fondo interbancario. Bankitalia è stata informata, chiede un consigliere? No, risponde Canestri. Ma lo diremo alla Consob. Dettaglio: Pier Luigi Boschi, padre della sottosegretaria alla presidenza del Consiglio e allora vice presidente di Etruria, esce dal cda durante la discussione di questo punto dell'ordine del giorno. Un mese dopo Etruria viene commissariata, il piano finisce in un cassetto e quando viene fuori è troppo tardi.

SCENARIO BANCHE 113 Stampa 19-ott-2017

Panorama - Al vertice di BancoPosta arriva Andrea Novelli art II Consiglio di amministrazione di Poste Italiane ha nominato - previo parere favorevole del Comitato Nomine - Andrea Novelli quale responsabile della funzione BancoPosta». Andrea Novelli subentra nella posizione a Marco Siracusano, al quale è stata affidata la responsabilità della funzione "Pagamenti, mobile e digitai", costituita con l'obiettivo di creare - nel settore dei pagamenti - un polo d'offerta unico verso la clientela retail, business e pubblica amministrazione, assicurando il massimo livello di sviluppo e di integrazione, nonché il rafforzamento di un modello di servizio in grado di valorizzare i canali di distribuzione fisici di Poste Italiane, garantendo, al contempo, l'estensione del digitale.

SCENARIO BANCHE 114 Tempo 19-ott-2017

Dalla ragione al torto art Caro direttore, sul potere Renzi ha la capacità di passare dalla parte del torto anche quando ha ragione da vendere. Ed è riuscito così, con un'improvvida mozione parlamentare, a trasformare in eroe nazionale il più inadeguato Governatore nella storia gloriosa della Banca d'Italia. Scelto sei anni fa con un compromesso al ribasso per permettere a Mario Draghi di continuare ad influire dalla Bce, Ignazio Visco è sempre stato vissuto come un corpo estraneo. Ha svolto a Parigi, all'Ocse, i suoi anni più significativi e arrivato a Roma, sperduto e intimorito, non ha saputo individuare un ruolo per il suo Istituto, visto lo strapotere di Francoforte su politica monetaria e vigilanza, peraltro quest'ultima sempre più spesso delegata alla magistratura. Debole con i forti, basta ricordare la sudditanza verso il mondo del Monte dei Paschi di Siena, che per anni ha fatto riferimento a Franco Bassanini e al Pci, o al Fondo Atlante, intervenuto con la benedizione di Giuseppe Guzzetti sulle banche venete. Forte con i deboli, basta pensare a tutti quei giovani che hanno tentato di intraprendere start up finanziarie, bloccati sul nascere con discrezionali pareri reputazionali. Come se non bastasse, a differenza dei suoi colleghi europei, non ha permesso in tempo l'aiuto pubblico per le banche in crisi. Ma Renzi, pare sotto la spinta di Maria Elena Boschi, anziché aprire un dibattito su questi punti, si è awenturato sulla impervia strada della mozione, spiazzando in un colpo solo Quirinale, Palazzo Chigi e Mef, rimettendo benzina sul fuoco per tutti quelli che lo vogliono rottamare. Chi tocca Visco tocca Draghi e quei veri poteri forti che si annidano attorno alla Merkel. «L'esperienza è la somma delle fregature prese», diceva saggiamente Giulio Andreotti, ma Renzi quand'è che capirà che saranno proprio queste forzature a metterlo in un angolo? Anche quando, come dicono un po' tutti, banchieri e burocrati, ha pienamente ragione, rimane vittima delle sue forzature. Con la conseguenza, questa volta, di non essere riuscito a scongiurare il rischio perla Banca d'Italia di altri sei anni di inadeguata gestione. Il danno alla fine sarà sempre dei risparmiatori. ***

SCENARIO BANCHE 115 ANSA.IT 18-ott-2017

Forum ANSA con il leader del sindacato dei bancari art Crisi bancarie, esuberi, vicenda Bankitalia, commissione parlamentare sulle banche. Sono tanti i temi che saranno sul tavolo domani alle 11.00 all'ANSA, in occasione del forum con il leader della Fabi, Lando Maria Sileoni. Segretario generale del sindacato autonomo dei bancari dal 2010, Sileoni è giornalista pubblicista e per anni ha rivestito il ruolo di responsabile comunicazione e immagine dell'organizzazione. Con circa 100 mila iscritti, la Fabi è il principale sindacato dei bancari in Italia, dove conta su una novantina di sedi distribuite in tutto il Paese.

WEB 116 ASSINEWS.IT 18-ott-2017

Prodotti finanziari Stop alle pressioni da agenti bancari art Prende il via la commissione nazionale che vigilerà sulle pressioni commerciali nelle banche.L’organismo bilaterale, istituito lo scorso febbraio con il protocollo sindacale sulla vendita responsabile dei prodotti finanziari, entra così definitivamente in funzione. È stato, infatti, firmato ieri da Abi e organizzazioni sindacali il regolamento che ne disciplina l’attività. Alla commissione, composta da rappresentanti dell’Abi e dei sindacati, potranno essere denunciate tutte quelle pratiche commerciali non corrette che si verifichino nelle banche associate o le eventuali pressioni ai lavoratori per la vendita dei prodotti finanziari. La Commissione, una volta raccolte le segnalazioni, provvederà a promuovere un confronto in sede nazionale tra le parti e interverrà sulle banche inadempienti, in caso vengano accertate irregolarità. Oltre a ciò, la commissione diffonderà una cultura della vendita responsabile e trasparente presso le banche consorziate. «Ciò rappresenta un primo concreto passo avanti per diffondere una cultura della vendita responsabile nelle banche, per tutelare fino in fondo lavoratori e clientela e per evitare che gli scandali del recente passato si ripetano. Vigileremo sulle banche affinché la Commissione operi con rigore e trasparenza. Con l’innovativo accordo sottoscritto, i sindacati potranno entrare nel merito delle politiche commerciali delle aziende e contrastare le indebite pressioni commerciali sui lavoratori», commenta Giuseppe Milazzo, Segretario nazionale della Fabi, il principale sindacato dei bancari.

WEB 117