<<

n.3

Anno V N. 42 Settembre 2016 ISSN 2431 - 6739 I boudoir da smantellare. Prima dei salotti di Marzullo, Vespa, De Filippi, Bignardi, Fazio, D’Urso e tanti altri, ci furono quelli più famosi di Maurizio Costanzo. L’Italia è un paese di La classe politica salotti, sarà per questo che fu fondato il PD (Poltrone &Divani?) andrà in paradiso? L’uomo che volle farsi salotto Nasce il progetto di un Sipario! 50 anni di tea- dal monopolio Rai – il talk show che ha ridefi- circuito nazionale per la tro. Storia e testi di nito l’identità del salotto di conversazione promozione del cinema Maurizio Costanzo pub- all’italiana, uno spazio nel quale si potessero blicato lo scorso anno da collocare storie e personaggi lontani sia dai indipendente italiano Gremese Editore per la frenetici e urlati talk all’americana sia dalla attraverso lo sviluppo delle collana “Quaderni di te- degenerazione del “politicamente corretto” potenzialità delle biblioteche Alberto Castellano atro” ha avuto soprat- di Vespa. La formula e l’appeal del program- tutto il merito di ripro- ma fortemente impregnati della personalità e delle scuole. L’intesa porre l’immagine del più noto giornalista segue a pag. 4 televisivo italiano che nel tempo si era un po’ siglata il 7 luglio tra Anac, sbiadita sovrastata da quella più popolare e Ficc e Cna/Pmi mediaticamente forte del conduttore di talk show. Le due attività professionali però non “Mi sono sempre immaginato il paradiso vanno considerate nettamente separate e tan- come una specie di biblioteca”. to meno in conflitto. Anzi. Costanzo ha da Jorge Luis Borges sempre coltivato una sincera passione teatra- Il paradiso nell’imma- le, ed è stato un commediografo militante, a ginario collettivo è un ben guardare, anche nella pratica dei suoi po- luogo riservato a colo- polarissimi talk show. Insomma la prolifica, ro che hanno condotto cinquantennale attività di Maurizio Costanzo una vita da “giusti”. Co- come autore teatrale va vista come imprescin- me Borges anche noi dibile fucina della sua quarantennale attività grazie al potere dell’im- televisiva e come l’ossatura drammaturgica che maginazione attiviamo sta all’origine del successo del Maurizio Costanzo le nostre emozioni cre- Show. Che è stato - come molta televisione ber- dendo di essere real- lusconiana degli inizi che diede una scossa Patrizia Masala mente entrati nel giar- dino dell’Eden quando spettacolare/artistico/commerciale al sistema BOMBetta! L’Inghilterra fuori dall’Europa. Una vignetta varchiamo la soglia della porta d’ingresso della televisivo nazionale narcotizzato e appiattito del maestro Pierfrancesco Uva Biblioteca Anselmo Anselmi di Viterbo. Avver- tiamo subito che questa “casa del popolo”, un incantevole giardino dalla scenografia minu- Lo chiamavan Bombolo ziosamente progettata, è da ascrivere all’opera e all’ingegno di un’anima sensibile e razionale. Era il 21 agosto del 1987 quando Bombolo, venditore Una serie di pannelli che vengono giù a cascata ambulante prima e attore poi, a cui piacevano le cozze dal soffitto, sui quali è riprodotto un manife- crude, se ne andò partendo da un’osteria Nel 1931 nasceva a Ro- Dicono che non abbia mai letto un copione. ma Franco Lechner ben Aria intontita, battuta facile e spontanea, an- presto lo chiamarono dava a ruota libera recitando prevalentemente Bombolo come la can- in B-movie, i famosi film nostrani di quart’or- zone che diceva “Era al- dine di facile cassetta per un pubblico in cerca to così, era grosso così, di evasione. Prima vendeva i piatti al mercato lo chiamavan Bombo- di Campo de’ Fiori, con un carretto vagava per lo”, infatti, era proprio il quartiere, abusivamente e sempre rincorso così, un uomo con gli dalle guardie, almeno nel nostro immagina- Angelo Tantaro occhi sgranati e un po’ rio. Quando pioveva vendeva gli ombrelli, d’e- di pancia che prende le “pizze” da tutti e parla state le sedie a sdraio. Una gioventù nella mi- un po’ romano tipo “...E poi cominciatti a fa’ seria degna della realtà mediata dai racconti l’attore...” (il titolo della biografia su Bombolo di Pasolini, passa al lavoro di piattàro ambu- sto, scritto da chi la biblioteca la dirige, già dal firmata da Ezio Cardarelli, ed. Ad est dell’equa- lante, fino all’opportunità che gli concesse Pin- titolo “Per un paese che ha disimparato a leg- tore, forse l’unica esistente) che ha fatto la ter- gitore, recitare in un teatro, un luogo che non gere i libri come il suo presente” ci segnalano za differenziata come dice lui stesso in “Un aveva mai visto e dove non perdeva occasione che in questo luogo viene rappresentata la nostra sommergibile più pazzo del mondo” (1982). segue a pag. successiva segue a pag. 3

[email protected] n. 42

segue da pag. precedente le televisioni di stato e durante le pause per vendere a tutti la sua quelle mercantili (di- mercanzia. Lo scoprirono in una trattoria Ca- stinzione puramente stellacci e Pingitore, i registi del Bagaglino. formale), trasmettono “Pingitore m’ha rovinato!” diceva spesso. Il solo “merce scadente” suo “Tsè! Tsè!” piangendo, o la sua “danza” del negli orari di massi- ventre sono diventati famosi. Ogni sua frase, mo ascolto. In questo anche un semplice “Li mortacci sua” diventa- contesto, con una cri- va una ossessiva gustosa ripetizione per tutto tica cinematografica e il suo pubblico. Mangiava e beveva tanto, pro- televisiva molto debo- prio come i personaggi che interpretava. Un le, affrancata dall’one- grande sottoproletario del cinema. Bombolo, stà delle ragioni cultu- faceva da spalla a diversi attori, molti li ha fat- rali e molto spesso ti grandi (anche se, forse, meritavano di me- amicale con case di no). Il 21 agosto del 1987, un arresto cardiocir- produzione e di distri- colatorio lo coglie durante un pranzo in una buzione, legittimano osteria romana dopo aver mangiato delle coz- la proiezione invece di ze crude, (altri dicono per meningite). Nono- parlare di bruttezza stante i numerosi tentativi di rianimazione dei film contro ogni va- l’attore morì all’età di 56 anni, all’Ospedale lore estetico, pura ri- Forlanini di Roma. È sepolto al Cimitero Fla- creazione beota omo- minio (Prima Porta). Un Venditore ambulan- logata all’idiozia e alla te di piatti che si fece attore, una maschera at- banalità di quel tipo di toriale completa, (in)consapevole ed esperta, cinema di allora e alla televisione di oggi. Ab- biamo ricordato Bom- bolo, un sottoproleta- rio urbano che vive privo di ogni coscien- za di classe, che qual- cuno lo fece attore purché rimanesse ta- le, interpretando se stesso anche nel cine- ma, condannato a ri- La caricatura di Bombolo del maestro Luigi Zara affettuosa, priva di legami con la cultura acca- petersi nella finzione demica della società e dello spettacolo, con si- più vera, un farlocco ingenuo da gnificativi riferimenti all’arte popolare della derubare, da dare in pasto a un strada. Divenne famoso anche per aver inter- pubblico di malandrini e all’im- pretato il personaggio di Venticello, ladrunco- provviso questo povero Cristo lo e informatore della polizia, nella serie poli- diventa eroe, senza rivoluzione, ziesca dell’ispettore Nico Girardi interpretato anche se prende “pizze” dal ma- da , divenuto poi suo amico. L’i- resciallo di polizia detto “Er spettore Girardi dice in “” Monnezza” appunto. L’abbiamo (1977) “... è di pelle corta, basta che chiude gli ricordato per omaggio a un ope- occhi che fa venticello”. Quando il critico Mar- raio senza fabbrica, non furbis- co Giusti, in un incontro occasionale gli ricor- simo decisamente bonario che da perché lo chiamano Venticello nei film con viveva alla giornata con un sala- Tomas Milian, lui pronto gli rispose “...E che fai rio che gli permetteva di (so- il critico della merda...”. Insomma a me ha fat- prav)vivere e che aveva tutta la to sempre ridere, ho nutrito per lui una forte sua forza lavoro in quell’espres- simpatia, in special modo in quell’epoca dove i sione angelicamente vittima di- tanti film scollacciati fatti da pierini, ragazze sperante, come quando nel 1977 e mature seminude, mariti cornuti e da pseu- incontrandolo lo chiamai “mae- do coppie di comici che sfornavano film l’uno stro” e lui fissandomi con un oc- dietro l’altro, in alcuni casi anche contempo- chio aperto e uno mezzo chiuso, raneamente, facevano tendenza e pena. Oggi, come se indagasse se lo stessi alcuni critici e docenti universitari, sono coin- prendendo in giro, si fermò e volti in prima linea a rivalutare tali personaggi e disse: “Tsè! Tsè, quale maestro, film, avendo intrapreso un percorso di riconsi- io torno a fa il piattarolo”. Erava- derazione in ambito socio-storico-culturale. A mo al Quadraro, quartiere di Ro- me non piace questa manovra che non fa cul- ma, davanti all’allora cinema tura ma sicuramente aumenta il degrado e la Bristol, prima che chiudesse per Bombolo con Giorgio Bracardi e Renato Nicolini alla manifestazione confusione. Questi intellettuali giustificano il sempre e i taxi erano gialli. anti fast food di piazza di Spagna il 20 aprile 1986 a cui aderirono tentativo con improbabili teorie sociologiche anche Claudio Villa e Renzo Arbore. Bombolo era contrario al fast food arrivando a sostenere che quei film costitui- (cibo veloce) era per lo slow food (cibo lento da assaporare) ma con scono un prezioso reperto della società dell’e- tutti questi termini inglesi si sarebbe confuso, avrebbe sintetizzato: poca. E, come se non bastasse, forse con una “me piace stà a piedi piatti sotto ar tavolo, na’ forchetta in mano con li grande regia occulta del progetto revisionistico, Angelo Tantaro spaghetti e un fiasco de vino de li Castelli” . 2 [email protected]

segue da pag. 1 memoria. Passo dopo passo nel percorrere il lungo corridoio, guidati dai nostri pensieri, veniamo obbligati a sostare un po’ di più per ammirare i quadri armonicamente disposti senza interruzione della continuità sulle pa- reti bianche che sono stati accompagnati da frasi di scrittori e poeti che hanno fatto gran- de la letteratura mondiale. Ed ancora afori- Il divano opera dell’artista palermitano Beppe Madaudo smi stampati su tutte le porte che si affaccia- omaggio personale a Paolo Pelliccia no sui due lati del corridoio ricordando agli ospiti che la cultura unisce le cose e le perso- ne: “All’infuori del cane, il libro è il miglior Da sx Marco Asunis, Maria Caprasecca, Paolo amico dell’uomo. Dentro il cane è troppo scu- Pelliccia, Angelo Tantaro, Patrizia Masala nel bellissimo ro per leggere” (Groucho Marx),... Eccolo ap- corridoio della Biblioteca parire il custode di questo Eden! Un gentile nazionale autori cinematografici) “Il cinema signore che di nome fa Paolo Pelliccia, oratore nelle biblioteche”, finanziato per l’anno 2016 coinvolgente, provocatore, saggio e con un dalla regione Lazio (Diari di Cineclub ne ha forte senso dell’humour. Un “missionario” che scritto nel n. 38 di aprile a firma sempre della ha fatto della cultura la sua ragione di vita, che sottoscritta), al quale la Biblioteca Consorzia- adempie perfettamente alle sue funzioni di le di Viterbo, con altri sistemi interbibliotecari, bibliotecario nel tentativo di riempire e col- ha aderito con entusiasmo. Forti della positiva mare il vuoto delle nostre vite con un occhio esperienza laziale dell’Anac, tre prestigiose re- Lo stesso divano occupato dagli ospiti del Commissario di riguardo rivolto soprattutto verso le giova- altà culturali, acute osservatrici della trasfor- Straordinario della biblioteca consorziale di Viterbo ni generazioni, che non sopporta la burocra- mazione della società, negli ultimi mesi han- Paolo Pelliccia zia e provocatoriamente sollecita la politica no dialogato e pianificato un progetto sul nazionale alla difesa di questi “cuori pulsanti” possibile futuro del cinema indipendente ita- di una città, esortandoli a investire di più sulla liano, sempre più marginalizzato dalle grosse cultura, attualmente fanalino di coda dell’Eu- distribuzioni, considerato la cenerentola dalle ropa. Il creativo Pelliccia, con il sostegno di al- grandi sale cinematografiche e relegato a es- cune aziende private, ha rilanciato e trasfor- sere visto solamente nelle piccole sale o nei mato in straordinario modello di polo Cineclub. L’Anac (associazione nazionale au- culturale cittadino una struttura che rischiava tori cinematografici, la FICC (Federazione di tirare le cuoia, con l’obiettivo tra i tanti pre- Italiana dei Circoli del Cinema) e Cna/Pmi in- fissi di formare i giovani stimolandoli a essere dustria e audiovisivi, il 7 luglio hanno tradotto dei buoni operatori delle arti e dello spettaco- i dialoghi sottoscrivendo un’intesa che tende lo. Pelliccia, Commissario Straordinario della a sviluppare e ampliare quel progetto pilota, biblioteca consorziale di Viterbo, è uno che limitato fino ad ora alla regione Lazio, facen- Gli ospiti del Commissario straordinario davanti al ama e si nutre continuamente di cultura, dolo diventare ambiziosamente un circuito plastico del progetto consorziale delle Biblioteche compresa la settima arte, alla quale ha riser- che può estendersi a tutto il territorio nazio- di Viterbo con il Comandante dei Vigili del Fuoco di vato due spazi di differenti di- nale. Negli obiettivi sottoscritti, tra Viterbo ing. Giuseppe Paduano mensioni, il più piccolo dei quali le progettualità: un circuito che ol- utilizzato esclusivamente per la tre a promuovere e valorizzare il ci- formazione di una intelligenza critica collettiva. proiezione di film dei grandi au- nema indipendente, soprattutto I promotori inoltre si impegneranno insieme al- tori che hanno fatto la storia del quello realizzato a basso costo, coin- le biblioteche a far ospitare in questi preziosi cinema mondiale, dando spazio e volga le biblioteche ma anche le presidi culturali le scuole affinché si possa supe- opportunità al pubblico di discu- scuole di ogni ordine e grado, che a rare e modificare la fruizione passiva della tradi- tere e analizzare le opere. E’ indi- esse sono collegate. Le biblioteche zionale sala cinematografica, offrendo ai giova- scutibile che proprio da questa viste non più come luoghi “mordi e ni sia la possibilità di sperimentare nuovi sua preziosa esperienza dovreb- fuggi” in cui l’utente va all’azione linguaggi, che l’arricchimento culturale e, per- bero prendere esempio tutte le solitaria di ricerca di un libro, non ché no, individuare e formare nuovi talenti. La Istituzioni Culturali per dare una più luogo del silenzio ma un vero e sfida è stata lanciata dalle tre prestigiose asso- Foto ricordo con Angelo nuova speranza al futuro del no- proprio spazio sociale in cui ci si in- ciazioni, occorre ora riversare sul circuito i con- Tantaro, direttore di stro Paese. Un Paese, il nostro, la Diari contra, si condividono interessi, si tenuti sperando che le biblioteche oltre a rappre- e Marco cui tendenza politica e ammini- di Cineclub partecipa attivamente e si soddisfa- sentare un nuovo network di diffusione della Asunis, presidente della strativa del momento è far sparire no tutta una serie di necessità. La cultura cinematografica recepiscano l’impulso FICC, Federazione Italiana le biblioteche, gli istituti culturali biblioteca vista come nuova conce- a tendere all’eccellenza integrando i propri spazi dei Circoli del Cinema per eccellenza. Ed è emblematico zione di spazio urbano che deve e con la tecnologia avanzata necessaria a ospitare che proprio due biblioteche, e non la politica, può appartenere a tutta la collettività. Per rea- altri tipi di eventi (workshop, musica, teatro, re- abbiano aperto uno spiraglio di luce rispon- lizzare il progetto la cordata Anac/Ficc/Cna- ading,...). La Politica che farà? Affiancherà que- dendo all’appello lanciato, nel numero scorso Pmi, in cui ognuno dei soggetti firmatari ap- sto nuovo processo aggregativo nel cammino di Diari di Cineclub, per la ricerca di una ‘ca- porterà operativamente il suo contributo nel per giungere alla terra dei “giusti” diventandone sa’ che possa accogliere l’inestimabile patri- rispetto della propria specificità, è pronta ad la principale partnership, oppure preferirà ri- monio librario della Biblioteca del Cinema accendere i videoproiettori, ad inserire nel manere nel giardino delle delizie, quello del dol- Umberto Barbaro. Questa premessa non vuo- lettore dvd un film italiano, a far arrivare gli ce far niente, restando immersa tra alberi di le essere una divagazione che ci allontana dalle autori/attori/produttori delle opere cinema- frutta, cascate e laghetti artificiali lontani dalle tematiche che vogliamo affrontare in questo ar- tografiche e avvalendosi della professionalità tentazioni della cultura? Ci auguriamo, natural- ticolo, ma è il punto di partenza per introdurre il degli operatori dei Circoli del Cinema aderen- mente, che questo non accada. progetto sperimentale dell’Anac (associazione ti alla Ficc è pronta a stimolare il dialogo per la Patrizia Masala 3 n. 42

segue da pag. 1 aveva messo in crisi la Rai, anche Costanzo dagli schemi, dell’intervistatore sottile e pro- del loro padre-padrone hanno visto crescere era sotto osservazione per indici d’ascolto e li- vocatorio ma anche del “domatore” che crea un pubblico di fedelissimi anche oltre la mez- bertà di parlare contro tutti, non si sentiva più con i suoi “animali” la classica complicità car- zanotte e affermarsi un modello esclusivo di protetto come uno dei cavalli di razza di Ca- nefice-vittima, a miscelare con i tempi giusti (finta) partecipazione e (apparente) coinvol- nale 5. E i continui cambi di orari tra prime e argomenti e caratteristiche dei personaggi, a gimento. E il successo travolgente e trasversa- seconde serate e dei giorni settimanali del dosare dramma e comicità, momenti diver- le (per strati e culture) è testimoniato da dati programma con annesso digitale terrestre, tenti e approfondimenti seri, a concedersi incontrovertibili. Il più longevo talk show nel- non riuscivano a nascondere la sua insoffe- ogni tanto aperture più trasversali all’attuali- la storia della televisione italiana, è stato tra- renza e incertezza fino all’ultima puntata del- tà, digressioni funzionali, geniali divagazioni smesso in 4405 puntate dal 1982 al 2009 e dal lo spettacolo andata in onda il 9 dicembre del ad effetto, fuori programma meno casuali di 2015 ad oggi per complessive 30 edizioni, la 2009 in seconda serata. Con il successivo quello che voleva far sembrare. La sua tra- maggior parte delle quali per la regia di Paolo quinquennio del ritorno in Rai tra ripescaggi smissione ha visto passare sul palcoscenico i Pietrangeli. La prima puntata risale al 14 personaggi più importanti dello spettaco- settembre 1982 trasmessa dal Teatro Pario- lo, dello sport, della cultura e della politica li di Roma su Rete 4 dell’allora gestione Ar- italiana, premi Nobel, musicisti, scrittori, noldo Mondadori Editore nelle prime sera- gente comune per raccontarsi e parlare di te del martedì. Dal 24 gennaio 1986 il attualità e progetti futuri. Molta risonanza programma si sposta su Canale 5 dove è in hanno avuto le campagne contro la mafia, onda nella seconda serata dell’ammiraglia le denunce nei confronti delle condizioni Mediaset dal lunedì al venerdì diventando disagiate dei malati mentali, le battaglie un appuntamento fisso per milioni di tele- ambientaliste e a favore di Emergency (c’è spettatori italiani. Insomma 50 anni di tea- stata persino una puntata nel 1991 dedicata tro e 40 di televisione. Perché l’avventura al risorgente fenomeno europeo del neo- catodica di Costanzo inizia nel 1976 quan- nazismo). Hanno trovato o accresciuto la do in Rai inventa Bontà loro il primo talk celebrità tanti personaggi tra i quali Fran- show televisivo italiano che porta avanti cesco Baccini, Lello Arena, Enrico Brigna- per due anni facendo quasi le prove gene- no, Enzo Iacchetti, David Riondino, Clau- rali per il successivo Costanzo Show. 40 anni dio Bisio, Daniele Luttazzi, Alessandro non sono pochi ma la longevità non è ne- Bergonzoni, Nik Novecento, Valerio Ma- cessariamente indice di qualità. Il dato standrea, Ricky Memphis, Platinette, Giam- sorprendente dell’esperienza di Costanzo piero Mughini, Vittorio Sgarbi,Willy Pasi- è che è riuscito per tanti anni a fare del suo ni, grande conoscitore della comunicazione “salotto” un microcosmo a prova di mode e televisiva e dei tempi e ritmi della stessa, di tendenze sconosciuto all’Italia mediati- capace di creare varianti opposte e altret- ca, a far dialogare e interagire le varie fac- tanto vincenti del suo salotto come Conver- ce, le varie culture, le varie espressioni di sando, nato da una costola del Maurizio Co- un Paese. La sua in fondo si può leggere co- stanzo Show, dai toni soft o Uno contro tutti me la parabola liberal all’americana (vista con un ospite (di volta in volta Aldo Busi, in tanti film ma reale) di un uomo che rie- Pietro Taricone, Alba Parietti, Fabrizio Co- sce a fare una televisione al tempo stesso di rona) che divideva l’opinione pubblica e ri- intrattenimento, d’inchiesta, di denuncia, spondeva spesso con toni accesi alle do- di confronti roventi, di polemiche al limite mande di una ventina di giornalisti e della rissa, nel maggiore network privato opinionisti seduti nelle prime file del tea- nazionale il cui proprietario non è sospetto Costanzo e De Filippi nella caricatura del maestro Luigi Zara tro. Ha lanciato nel mondo dello spettacolo di simpatie di sinistra, al riparo da pressio- talenti di vario tipo e creato personaggi dal ni, censure, paranoie politiche, ossessioni di Bontà loro tra Rai 1 e Rai 2, programmi su nulla senza rinunciare alla sua capacità di di- dell’audience, molto diffuse invece in quel Radio Rai e presenze in altre emittenti televi- struggerli. Col suo faccione e i suoi irrinun- ventennio nella tv di Stato. Del resto la forza sive e radiofoniche, c’è stata l’interessante ve- ciabili baffetti, il suo sguardo e il suo tono in- del primo Berlusconi imprenditore (quello rifica della sopravvalutazione di se stesso che dagatori, la sua sagoma che in altri contesti che ha creato Mediaset e ha fatto grande il Mi- ha dovuto fare i conti con un’altra realtà, quel- non sarebbe stata accettata, Costanzo ha coc- lan) è stata proprio quella di inglobare nei pa- la del rapporto tra contenitore e contenuto, colato ma anche tiranneggiato i personaggi linsesti programmi, varietà, serie e spettacoli tra significante e significato, del sempre vali- più diversi, si è attirato non poche antipatie di matrici politiche e culturali più diverse che do “il medium è il messaggio”. Da solo “l’uomo per come faceva il forte con i deboli e il debole non avrebbero trovato spazio in una Rai rigi- che volle farsi salotto” non era in grado di tra- con i forti (vedi personalità come Vittorio damente lottizzata e partitocratrica nella qua- scinare fasce di telespettatori, non poteva Sgarbi e Giampiero Mughini che facevano au- le solo la terza rete accoglieva voci del dissen- contare sul successo di una formula sempre e dience da soli). Resta un grande uomo di tele- so. Non a caso la fase discendente di Maurizio comunque vincente. Mediaset era più forte, o visione e il suo marchio di fabbrica, la sua im- è iniziata alla fine del 2004 quando decide di meglio lui era in perfetta simbiosi con la tv magine scolpita nell’immaginario è quella alle chiudere il programma perché trasmesso berlusconiana, ma se il Cavaliere poteva fare a spalle dei personaggi seduti nel suo salotto, sempre più a tarda notte per il protrarsi dei meno di lui, lui senza le sue Reti non esisteva quasi appollaiato con una suggestione antro- programmi più lunghi di prima serata. In pie- più. Il ritorno a Mediaset con il contentino del pomorfica tra il furetto, il gufo, la poiana e il no berlusconismo politico con il Cavaliere che Costanzo Show in prima serata su Rete 4 lascia rospo mentre si mostra affabile e dialogante, stretto tra leggi ad personam, conflitti d’inte- il tempo che trova. E si è dovuto “accontenta- ironico e simpatico, ma pronto a diventare ar- resse, processi e inchieste varie, patti con i re” del suo clone androgino-postmoderno, la rogante e saccente, permaloso e spietato (guai poteri forti, le lobby finanziarie, le banche e la sua ultima moglie, la Maria De Filippi di Ami- a mettersi contro di lui). criminalità organizzata, deliri di onnipotenza ci. Con la formula della puntata tematica che da imperatore romano che da Arcore gestiva tut- per circa due ore sviscerava l’argomento in to e tutti a suon di festini ed escort, non poteva e lungo e in largo, Costanzo è riuscito con l’abilità non voleva più concentrarsi sulla televisione che del cerimoniere casual, del conduttore fuori Alberto Castellano 4 [email protected] Appello Piano Marshall per la Cultura in un Paese che ha disimparato a leggere, se stesso e il proprio futuro Caro Governo, Egregi rilanciare per davvero la lettura in questo pae- mangiato dalla digitalizzazione e rattoppato Responsabili dei dica- se si dovrà dare spazio a una vera valorizza- dall’industria della narrativa e della manuali- steri della Cultura e zione del libro che non è solo quella del mar- stica da supermercato o autogrill. L’occasione dell’Istruzione, Editori keting ma è prima di tutto quella della cultura è quella di lanciare un piano Marshall di inve- e Librai d’Italia, a Voi che il libro può alimentare e dei significati che stimenti per la cultura, per il rilancio del libro rivolgiamo questa pro- troviamo in un libro capaci di cambiare una e della lettura in un paese dove meno della posta che è anche un vita. Come dire che per dare forza al libro bi- metà degli italiani leggono un libro all’anno. Paolo Pelliccia appello alla responsa- sogna puntare sulla qualità e non sulla quan- Un piano che sappia fare sistema e a partire bilità perché per il ruo- tità, sull’impegno e non solo sul divertimento, dalle biblioteche di territorio attivi l’editoria, lo che ricoprite siete in grado di decidere i de- sulla decifrazione del mondo e della sua me- le scuole, i festival e le manifestazioni cultura- stini del libro e della cultura nel nostro Paese. ravigliosa complessità e non solo sulla esecu- li per ridare futuro ad un paese che ha disim- Che fine ha fatto l’interesse comune a incentivare la zione di ricette e metodi. In ultimo sulla lettu- parato a leggere, i libri come il proprio pre- lettura a prescindere dalla vendita dei libri? ra e non solo sull’acquisto dei libri. È sente. La nostra proposta di rilancio della cultura probabile che sia proprio il disaccordo su que- Attivare la rete delle biblioteche, le banche della cul- italiana sin dal titolo parla di libri tura e del loro potere trasformativo e Quello che manca e che è manca- creativo. Non è una sorpresa to sino ad oggi per attivare una quindi che prenda le mosse dall’a- strategia di questo genere è una ria di rinnovamento che investe visione di sistema che coinvolga in queste settimane il Salone del tutte le istituzioni della cultura e Libro di Torino, falcidiato dal ca- del libro, a partire dalle migliaia lo delle presenze (da 300.000 a di biblioteche comunali ed ex 125.000 in circa 15 anni) e messo provinciali, dove le ultime retro- in crisi dagli arresti dell’ennesi- vie degli operatori della cultura si mo caso di (probabile ma ancora sono arroccati per difendere ciò presunta) illegalità, favoritismi e che più amano e che non vedono appalti poco trasparenti. Proba- l’ora di far scoprire e conoscere ad bilmente sarà un bene aver aper- un pubblico più vasto. Giusto to le porte agli editori dell’AIE co- quindi portare il Salone e gli au- me hanno fatto il sindaco tori vicino al pubblico, mandarli Appendino e il governatore Chiam- in giro per le librerie, ma ancora parino, affidandogli la responsabi- prima sarebbe giusto e molto effi- lità di organizzare il prossimo Sa- cace portare gli autori e la cultura lone e magari sarà una buona nelle biblioteche. Significherebbe mossa quella di estendere il Salo- dare fondi e nuovo impulso per ne sul territorio, coinvolgere Mi- mettere in moto la rete capillare e lano (come proposto dagli edito- vivissima delle biblioteche di ter- ri) e renderlo più vicino ai lettori ritorio, una rete di cultura dove si e ai territori dove meno si legge. lotta quotidianamente per far co- Ma la domanda che ci facciamo è noscere i libri e la meraviglia del ben più ampia e decisiva. Tra le mondo attraverso di essi. E lo si fa polemiche che vedono Torino contrapposta a ste diverse ma del tutto conciliabili e comple- tra i tagli di bilancio e le infrastrutture fati- Milano, gli editori (soprattutto i grandi) alla mentari visioni, il motivo principale delle di- scenti, oppressi e assordati dal mantra della Fondazione e quindi agli enti pubblici locali, visioni interne tra piccoli e grandi editori che crisi economica, del “non ci sono soldi” ripe- tra le ragioni del marketing del libro e quelle mercoledì 27 dovranno decidere delle sorti del tuto anche dagli enti pubblici, fino allo scher- del marketing del territorio, che fine hanno Salone del Libro. I grandi editori andranno a no dell’ammonimento ottuso e mille volte fatto le ragioni della cultura, della lettura e del presentare all’AIE il progetto di una manife- smentito “con la cultura non si mangia”. Chi paese tutto? Che fine ha fatto l’interesse co- stazione parallela e concorrente al Salone di resiste e trova realizzazione personale in una mune ad incentivare la lettura a prescindere Torino, organizzata a Milano, e che peraltro battaglia tanto impari, oggi dovrebbe essere dalla vendita dei libri? Dare valore al libro si- molti degli editori non hanno ancora avuto messo al centro di qualsiasi piano di promo- gnifica solo saperlo vendere? O forse sarebbe modo di conoscere. Non sembrano queste le zione della lettura e della cultura. Le bibliote- il caso di puntare sul valore che la lettura di al- migliori premesse per dare forza al libro e alla che di territorio, infatti, sono le nostre banche meno 5 libri all’anno possono produrre nella lettura. della cultura, dove oltre ai libri custodiamo lo vita di una persona a prescindere dal fatto che Dal Salone del Libro al Piano Marshall per la cul- spirito che ne riconosce e diffonde il valore di questi libri siano stati comprati o presi in pre- tura libertà, di pensiero, di cittadinanza. Ed oggi, stito da una biblioteca? Certo, gli editori sono L’occasione del cambio della guardia al Salone proprio in questi tempi di crisi e di battaglie un pilastro del sistema culturale e i libri han- del Libro tra Fondazione ed AIE, può essere tra poveri, di populismo e razzismo ignoranti no un costo di produzione e un mercato che un’opportunità per tutto il sistema culturale e grotteschi, proprio in questi tempi è nostro vanno nutriti e alimentati, ma l’occasione di italiano se si approfondiscono le motivazioni dovere ridare valore ai libri e alla visione del un rinnovamento del più importante appun- della rivendicazione degli editori grandi e pic- mondo che questi sanno suggerire. Una visio- tamento del libro in Italia non può essere solo coli e si evita di schiacciare il tutto sulla neces- ne ampia, che ha coscienza di essere solo una orientata al profitto e condizionata dallo scontro sità di rilanciare il marketing del libro senza delle possibili letture del mondo. Un pensiero tra territorio e cordate imprenditoriali. Se vuole parlare del livello culturale degli italiani, senza consapevole dei propri limiti, della grandezza arrivare anche a fare profitti e quindi a guardare alle macerie di un sistema editoriale segue a pag. seguente 5 n. 42

segue da pag. precedente Questa società potrebbe raccogliere le giuste Una rivista (ri)esce ma anche della fragilità di chi come noi abita garanzie e credibilità per ottenere un prestito questa terra. E proprio sulla coltivazione di agevolato dalle principali banche italiane che questo immenso patrimonio di senso e di vi- così vedrebbero il loro nome affiancato ad Teorema talità che esortiamo tutti noi ad investire le un’iniziativa di grande rilievo per il paese e nostre migliori risorse, umane, culturali ed per il bene comune. Insomma un progetto Teorema (ri)esce e annuncia economiche. vincente per tutti: per i cittadini un beneficio un’ altra forma di libera La crisi oggi è un’opportunità di prestiti a basso co- tangibile nel numero e nella qualità degli sto eventi culturali, per gli editori un’opportunità comunicazione. (Più voci Un piano Marshall per la cultura a partire dal di promuovere attraverso le biblioteche la let- ci saranno, più difficile sarà libro e dalla lettura è l’occasione che stiamo tura e indirettamente la vendita dei libri, per indicando tratteggiandone i contorni e sug- le banche e gli investitori una testimonianza controllarle) gerendo anche un modo per finanziarlo que- del ruolo attivo che possono svolgere per la Cosa é diventata nei sto piano. Non trascuriamo qui il mantra della collettività. Il governo dal canto suo avrebbe la nostri giorni la critica crisi, piuttosto lo facciamo diventare la moti- possibilità di svolgere il suo ruolo sia sociale cinematografica? Sul vazione di base per deciderci ad investire le che economico di promozione del benessere nostro “Diari di Cine- nostre migliori risorse per regalare a noi stes- collettivo, nonché di estendere l’Art Bonus al club” vari interventi ne si un futuro degno di questo nome. Un appello finanziamento delle biblioteche pubbliche e hanno dibattuto. Sfo- alla responsabilità, dei nostri governanti e di della promozione della lettura, cosa che oggi gliando quotidiani e noi tutti come uomini del nostro tempo, che invece viene esclusa da questa misura. Quella periodici e osservando per due ragioni diverse ma convergenti non che stiamo indicando è un’opportunità che Elisabetta Randaccio le rare rubriche che vede rischi nell’investire tutta la nostra fiducia proprio in virtù della crisi dell’economia e del trattano di film nel pic- nella cultura e nei luoghi dove essa è custodita settore editoriale trarrebbe maggiore senso e colo schermo, si ha l’idea di un giornalismo sotto forma di libri, così come nell’investire il una più grande efficacia. Se saremo capaci di settoriale scivolato, per la maggior parte, nel nostro denaro per creare futuro. In primo luo- coglierla dipende dall’intelligenza e dalla chia- pettegolezzo, nella approssimatività, al massi- go investire il capitale custodito nelle nostre rezza di visione che il governo, le istituzioni biblioteche significa mobilitarne le persone e culturali e il sistema editoriale di questo paese le menti per dargli una centralità nel nostro sapranno dimostrare. Ma dipende anche da piano Marshall della cultura. Le biblioteche quanto si faranno sentire i cittadini che ama- sono i luoghi ideali per creare momenti di in- no la lettura, che ne riconoscono il valore, quei contro e di scambio vitale attorno agli autori e milioni di italiani che frequentano le bibliote- mo nella sintesi “sublime” delle “palle e delle ai loro libri, e quindi leggere ma anche vende- che così come gli operatori che qui abbiamo stelle”. Nel passato la scelta era ampia, dalla re- re un bel po’ di libri in più. In secondo luogo chiamato in causa come i custodi del patrimo- censione raffinata a quella maggiormente sono i migliori economisti del mondo e premi nio del libro e della lettura. Sono loro, assieme sbrigativa e scrittori, artisti, amavano accetta- Nobel che ci indicano la strada su come far agli autori sempre più numerosi e a tutti i let- re il ruolo di critico cinematografico; il risulta- fronte al bisogno di capitali da investire in tori che almeno 1 volta all’anno rinnovano il to non era decisivo, semmai era l’esplicitazio- un’operazione di rilancio della lettura e del li- loro legami con il libro e la lettura, ad essere ne della rilevanza della settima arte sia a livello bro. Questo il semplice ragionamento che ri- chiamati a sostenere e a diffondere questa intellettuale sia popolare. A che serve una re- prendiamo dal noto economista liberale Paul proposta. censione, poi, in questo tempo in cui la tecno- Krugman. Se oggi c’è crisi lo si vede da come Facciamoci sentire dunque, diamo forma e logia invece di democratizzare il dibattito, co- va la domanda, da come i consumi non ritor- sostanza al piano Marshall per la cultura, me si era sperato, ha aumentato la cialtroneria nano a salire, ma questo significa anche che prendiamo in mano il nostro futuro e coglia- e il pressappochismo? A discutere dei blockbu- l’inflazione è bassa, e che i tassi di interesse mo l’occasione di rinnovamento del Salone ster, unici film che vengono distribuiti più di dei titoli pubblici sono ai minimi storici così del Libro per mettere una volta tanto al centro tre giorni e hanno a disposizione spazi pubbli- come lo è il costo del denaro. Se è vero che in del dibattito ciò che ci permette di dibattere citari, persino nei telegiornali all’ora di punta? pratica gli investitori internazionali sono di- con libertà e civiltà e di saper argomentare e E questa follia della distribuzione “breve”, del- sposti a prestare denaro agli Stati avendo po- discernere. lo stereotipo del film d’autore o indipendente co o nulla in cambio, ecco che quella della crisi Non indugiamo oltre. È ora di leggere! che non incassa (certo se tieni un lungome- diventa un’opportunità. Sono gli Stati infatti i traggio pochi giorni è difficile che abbia chan- primi a beneficiare di un basso costo del dena- Paolo Pelliccia ce al botteghino...), non ci stanno indirizzando ro e con un po’ di lungimiranza potranno sco- 27 Luglio 2016 verso una linea orizzontale nel gusto artistico/ prire che questo è il momento giusto per usare E’ attualmente Commissario Straordinario Biblioteca cinematografico? Dobbiamo, per forza, vedere questo denaro a buon mercato per investire Consorziale di Viterbo e essere contenti di fruire dello stesso tipo di sul nostro futuro. Coloro che dovrebbero farlo film? Il periodico “Teorema. Rivista sarda di ci- per primi sono gli stati che come la Germania Il Consorzio delle Biblioteche di Viterbo, nasce il 23 nema” è uscito in formato cartaceo dal 2005 al e gli USA hanno rendimenti bassissimi dei lo- febbraio 1973 con lo scopo di riunire le due biblioteche 2009, proprio perchè redattori, collaboratori e ro titoli obbligazionari e che possono chiedere cittadine preesistenti: la provinciale “Anselmo Ansel- direttore avevano l’urgenza di dare voce a una prestiti importanti, per ammodernare le loro mi” e la comunale degli “Ardenti”. La Biblioteca Con- critica cinematografica interessante, puntua- infrastrutture che ne hanno un grande biso- sorziale di Viterbo comprende oggi le due Biblioteche; le, approfondita, non necessariamente di nic- gno, e allo stesso tempo creare nuovi posti di dà vita a numerose iniziative culturali; consente la chia. Le finanze erano scarse, ma era un mo- lavoro. Certo il nostro paese non è la Germa- pubblicazione di opere di storia e di bibliografia sulla mento in cui si discuteva tanto di cinema nia o gli USA dove questo meccanismo può es- storia e la cultura del territorio viterbese; assicura l’u- realizzato in Sardegna, con la nascita di una sere subito attuato, noi stiamo ancora pagan- scita della rivista “Biblioteca e Società”. legge apposita e della Film Commission. C’era do troppi interessi sul nostro debito pubblico www.bibliotecaviterbo.it/ tanto da dibattere con entusiasmo anche per il che anche per questo continua a crescere. Ma Biblioteca Consorziale di Viterbo, Viale Trento 24, pubblico dei circoli del cinema, i quali, con sa- se non è lo Stato italiano a progettare e finan- 01100 Viterbo Tel. 0761 228162 crificio e passione, portavano nei piccoli paesi ziare il piano per la cultura potrebbe essere [email protected] la “nuova onda filmica sarda”. Ma non solo. In una società partecipata dal ministero della cul- [email protected] redazione si decise come la rivista dovesse tura, dagli editori e dagli enti locali coinvolti. [email protected] segue a pag. successiva 6 [email protected]

segue da pag. precedente avere carattere di riflessioni non limitate al lo- Poesia e cucina. Le passioni di cale. Ed ecco, in prima pagina nel numero d’e- Se si pensa ai protago- sordio, l’articolo, sotto concessione della Cine- nisti più apprezzati e teca di Bologna, di Martin Scorsese su “Banditi versatili del cinema ita- ad Orgosolo” e gli interventi generosi di esper- liano, non può manca- ti, docenti, critici cinematografici come Mo- re lui, Aldo Fabrizi, o rando Morandini, Gianni Canova, Giovanni Fabbrizi, come recita Spagnoletti, per citarne solo qualcuno. Nel Andrea Fabriziani la sua lapide al Vera- 2009 il sogno editoriale sembrò spezzarsi per no. Maschera tragica ragioni soprattutto economiche. Il direttore e comica al contempo, rappresentativa di Bepi Vigna e la redazione formata da Antonel- un’epoca aurea del cinema italiano, in qualche lo Zanda, Tore Cubeddu, Elisabetta Randaccio modo precursore della commedia all’italiana e Massimo Spiga si trovò a interrompere le grazie a quella famosa scena comica della pa- pubblicazioni, conservando, però, il desiderio dellata in testa all’anziano in Roma Città Aperta. di ritornare a parlare seriamente e, nello stes- Attore completo che travalicava la sua impor- so tempo, con piacere assoluto, di cinema. Nel tanza come simbolo della romanità e apprez- Luglio 2016, dopo mesi di ragionamenti infini- zato anche a livello pluriregionale dai registi ti, ecco rinascere “Teorema”, questa volta in più disparati, Fabrizi era uomo di mestiere, versione online (www.teoremacinema.com), un professionista dello spettacolo in tutti i con ancora il suo logo e una veste grafica ac- suoi aspetti: mentre Rossellini e Amidei lo av- cattivante. Sin dal primo nuovo numero, che vicinano per proporgli il copione del film, era per continuità é il 9, l’offerta agli appassionati di scena con uno dei suoi spettacoli di rivista, é variegata: dai rinnovati problemi del cinema scritti da un Fellini ancora in erba. Secondo sardo all’incontro con Giuliano Montaldo, dal , come ci mostra in Celluloide Aldo Fabrizi nel suo studio-cucina. Foto di Aldanese- ricordo del grande documentarista Fiorenzo (1995, in cui Fabrizi è interpretato da Antonel- Svoboda (“Nonna Minestra”, Mondadori, Milano 1974) Serra a recensioni di film e libri, nonché uno lo Fassari), pare addirittura che l’attore di spazio su cinema e linguistica. Nel numero di Campo de’ Fiori si sia commosso alla lettura della famiglia Passaguai), coniugando le sue Agosto prosegue l’avventura con riflessioni su della sceneggiatura. Mentre era molto ap- due più grandi passioni, la cucina e la poesia. videogiochi e società, sul western, ricordando prezzato dal pubblico, non sempre la critica fu Se tutti conoscono il Fabrizi attore e comico, Corrado Farina e Giuseppe Ferrara. Il soste- generosa con lui, spesso mancando di cogliere pochi conoscono il Fabrizi poeta gastronomo: gno dei lettori è stato importante: 1400 accessi quella sua genuina verve recitativa nata in Proust riscopriva il passato attraverso l’assag- alla nuova edizione, in pochi giorni, danno fi- maniera totalmente spontanea, senza accade- gio di un biscotto al burro, Fabrizi ci conduce ducia a chi crede ancora che, discutendo di ci- mie o scuole di recitazione. Una vis che lo ha nella terra della memoria attraverso i sapori ge- nema, si possa incidere, in qualche modo, sulla nuini della cucina romanesca, i ricordi de la realtà. frutta e de l’odori, prima con La pastasciutta Elisabetta Randaccio del 1970, poi con Nonna Minestra (1974) ed infi- ne con Nonno Pane (1980), tutti editi da Mon- teoremacinema.com/ dadori. Tra le ricette in versi della panzanella, Teorema, rivista sarda di cinema della pasta e ceci e delle minestre della tradizio- Redazione c/o Cineteca Sarda, Viale Trieste, 118, ne culinaria romana, non mancano sonetti di 09123 Cagliari tutt’altro stampo. Come ci ricordano i sottoti- [email protected] toli dei volumi, ricette e considerazioni in versi, Direttore responsabile: Bepi Vigna non si limita ad illustrare i procedimenti di preparazione dei piatti della tradizione, ma in- serisce riflessioni personali sulla politica, sulla società e sui costumi delle figure che popolano Fabrizi mentre firma autografi i vicoli di Roma, proprio come fece il Belli, na- Redattori: Antonello Zanda, Elisabetta Randaccio, scondendo (neanche troppo) dietro all’eviden- Massimo Spiga portato dai vicoli del centro di Roma ai vertici te vena comica la lama tagliente della satira. In dello spettacolo italiano. Non solo teatro e ci- Nonna Minestra ad esempio prende di punta la n°10 - Agosto 2016 nema, ma anche televisione. Sono numerose questione del Sud in Salviamo il Sud!, parla del- le trasmissioni che lo vedono tra i protagoni- lo svuotamento delle campagne e delle migra- È uscito il nuovo numero di Teorema, la rivista sarda di sti, da La voce nel bicchiere (1959) di Gianni Isi- zioni verso le grandi città in Urbanesimo, cita cinema. Ecco l’indice degli articoli di questo mese: dori e Leopoldo Cuoco, fino aBuongiorno Italia direttamente Cecco Angiolieri in Tre felicità, Il realismo politico di Giuseppe Ferrara di del 1981, senza contare le tantissime comparse parafrasando il suo celebre sonetto Tre cose so- Antonello Zanda e gli sketch ancora oggi memorabili. Un uomo lamente m’enno in grado. In Nonno Pane addi- L’itinerario cinematografico di Marco dai molteplici talenti e dall’immenso carisma, rittura invita a pranzo Umberto di Savoia, au- Antonio Pani di Elisabetta Randaccio divenuto simbolo di una cultura, una psicolo- gurando il suo ritorno in patria e mostrando In ricordo di Corrado Farina di Bepi Vigna gia e un’umanità del tutto romana. Caratteri- lievemente un lato monarchico, e ancora, sem- Pokémon GO di Massimo Spiga stica questa che non può prescindere dal per- pre nell’ultimo volume del trittico, Fabrizi si Libri - Orizzonti di Forza di Zeno Saracino sonaggio. Se si cita Fabrizi, si cita Roma, ci si spinge ancora più in là: modifica la preghiera Domande sul cinema “sardo” di Bepi Vigna riferisce ad un intero popolo. Questo popolo del Padre Nostro in Oh, Padre Nostro in cui A proposito del DDL Cinema e Audiovisivo di dei “romani de Roma” ha una serie di immuta- prega affinché il grano non cresca con l’acqua Elisabetta Randaccio bili tradizioni contadine e pastorali che sono inquinata e l’aria tossica delle ciminiere, termi- The Ranown Cycle – Il cinema western di state tramandate di generazione in genera- nando così: “E si quer poco grano seminato/ Id- Boetticher di Bepi Vigna zione, ed ecco che Fabrizi le ricorda in una tri- dio nun ce lo sarva da la peste,/ vordì che pure Buona lettura! logia di libri di ricette in versi (una seconda Lui s’è intossicato”. vai al sito trilogia dopo la piccola saga cinematografica Andrea Fabriziani 7 n. 42 Pasolini, le Olimpiadi di Roma del 1960 e lo sport “spettacolo” Mentre si celebrano le secondo intervento (Dramma sul filo), Pasoli- una manifestazione ufficiale. Ha le caratteri- Olimpiadi di Rio, pia- ni confessò di sentirsi «un pessimo spettatore stiche fisiche, la goffaggine timida e lo sguar- ce rinverdire tre arti- di gare atletiche», a parte qualche raro mo- do di un adolescente che al poeta-cronista ri- coli poco noti in cui, mento di emozione, come nella corsa dei corda gli amici friulani: «Ogni volta che apre su “Vie Nuove”, Paso- quattrocento metri combattuta «fino alla di- bocca mi pare che debba dire una frase friula- lini raccontò la ker- sperazione» dal nero americano Davis contro na». Il campione olimpico racconta le sue ori- messe agonistica che il biondo tedesco Kauffmann, infine vincito- gini da dilettante della bicicletta, usata nei si tenne a Roma nel re: «Ma io pensavo –commenta Pasolini- ai mesi estivi per tenersi in esercizio quando era 1960: un’edizione “mi- generali tedeschi e a Erhard, e non ho potuto un campione del pattinaggio sul ghiaccio. Pa- tica”, esaltata da Livio ammirare quel povero biondo: non l’ho pro- solini è interessato a conoscere i motivi della Angela Felice Berruti, da un Abele prio potuto ammirare. Quella sua ostinata mancanza di forme di professionismo sporti- Bikila maratoneta a passione, quella sua furia disperata, mi hanno vo in Russia, e gli viene risposto «con vivace piedi scalzi, dalla stella emergente di Cassius fatto paura». La ragione di quella scarsa par- euforica ingenuità» che «lo sport deve servire Clay. Ma per Pasolini quell’occasione fornì so- tecipazione? Il fatto è che «da troppo tempo lo solo a migliorare fisicamente, a spronare a prattutto lo spunto per una riflessione sulle sport è spettacolo. […] Oggi, pian piano, nulla una pacifica competizione, non altro». Un di- caratteristiche dello sport moderno, ormai se- di ciò che è fisico è necessario, dato che tutto è lettantismo da difendere, dunque, tanto che, gnato dal meccanismo dello spettacolo. In- stato sostituito dalla macchina. […] Ed è quin- a scanso di equivoci, Pasolini si sente in dove- nanzitutto, egli presenziò all’inaugurazione di divenuto spettacolo, per l’esigenza di mas- re di puntualizzare che anche lui la pensa alla olimpica e assistette alla parata ini- stessa maniera e che certo non di- ziale delle squadre nazionali, sfilate fende il professionismo. Al termi- in rigoroso ordine alfabetico («isti- ne dell’incontro il ciclista e il suo al- tuzione meravigliosa!», esclama): lenatore Scelesnev lo fanno felice «ogni rappresentativa ha un costu- quando gli chiedono che li portasse me diverso: calzoni bianchi e giacca a vedere qualcosa di Roma: «istin- blu, calzoni grigi e giacca scura, cal- tivamente vado verso la periferia, e zoni chiari e giacca giallina orlata di piano piano, arriviamo alla Borga- rosso: una infinità di combinazioni, ta Gordiani, chiacchierando sem- che solo il mio amico Arbasino sa- pre di sport, delle prime vittorie rebbe in grado di descrivere con do- dei russi nell’atletica, delle gare di vuto commento e col dovuto spirito. domani. “Dormono tutti?” mi chie- Ma l’effetto è estremamente piace- dono, come passiamo tra le infan- vole: tanto più che ogni rappresen- gate, miserande casette della bor- tativa ha una piccola variante, una gata perse nel livore della notte, piccola trovata: le canadesi hanno mute. “No!” dico io “qui c’è una in mano delle bellissime borsette; i specie di coprifuoco. Scendiamo polacchi agitano dei fazzolettini co- dalla macchina, nel piazzale cir- lorati, gli indiani hanno degli altis- condato dalle casette degli sfratta- simi turbanti arancione: il sole fon- in una foto d’archivio del 1960 alla Borgata Gordiani di Roma ti, chiuse nel loro miserabile orti- de tutto, e non c’è un solo costume di cattivo cello. Lontanissime, splendono le gusto, di solo effetto. […] Il Giappone, Cuba, se enormi». E allora, per questo Pasolini poco luci della Roma parevano portare dentro lo stadio, così puro, coinvolto, la soluzione migliore è uscire dalla olimpica. Non così anonimo, la concretezza vivente delle re- conca gremita dello stadio («un timballo di dormono, no, al- centi battaglie, delle recenti morti, delle re- folla», lo chiama Moravia) e ritrovare il vero la borgata: se ne centi passioni: ma tutto come purificato, di- divertimento nella dimensione dello sport stanno, esclusi ventato esperienza e dolore di ognuno di noi, spontaneo e popolare. Così Pasolini rievoca lo dalla città, come e, come tale, superato, vinto dall’incalzare del stabilimento Ondina di Ostia dove qualche rintanati tra le tempo e della storia». Il titolo dell’articolo è Un giorno prima egli ha assistito a gare improvvi- loro casette. Ve- mondo pieno di futuro: è l’intero mondo che Pa- sate tra un gruppo di italiani, «nati stanchi, dendoci, un po’ solini vede sfilare, un mondo nuovo con i nu- ragazzi della periferia», e un gruppo di un- alla volta vengo- merosi paesi africani che di recente hanno gheresi, in mezzo all’esaltazione scalmanata no fuori, si rac- conquistato l’indipendenza, con gli stati più di un piccolo gruppo di tifosi popolari. Dopo colgono intorno, poveri che stanno iniziando a avere «una loro la vittoria degli ungheresi, «colossi seleziona- è una piccola fol- vita civile», con gli Usa e l’Urss che si appresta- ti, potenti e meticolosi», le donne italiane, Viktor Arsenevich Kapitonov ciclista la: sono quasi no a «possedere il cosmo». Pasolini non tace «lanciando parolacce in romanesco», hanno su strada sovietico, Olimpiadi 1960, tutti giovani, e gli aspetti sgradevoli della manifestazione, sfidato le donne ungheresi al tiro alla fune e medaglia d’oro come riconosco- quando rasenta la retorica e il provincialismo hanno vinto. Lì sì che, per Pasolini, si è tenuta no Kapitonov, (tra essi il benvenuto del ministro Andreotti, «una vera riunione sportiva: lo sport ideale ha gli si raccolgono intorno, festosi, nei loro eleganti «difficile immaginare un discorso più retorico queste dimensioni» (2). Pasolini interviene stracci di malandrini. Ah, quante cose ci sarebbero e più provinciale», e il canto dell’Inno olimpi- ancora sul clima sportivo della Roma delle da dire...» (3). co, «un relitto wagneriano da stringere il cuo- Olimpiadi con un terzo articolo, Tradì i pattini Angela Felice re»), ma conclude ponendo l’attenzione sulla per la bicicletta. In questo caso, fuori ormai da «parte bella: questa giovanile, colorita visione ogni stadio, egli racconta di una intervista av- Note del mondo riunito in una pacifica sfida, que- venuta durante una cena «in un locale dove 1. “Vie Nuove”, 3 settembre 1960, in Romanzi e racconti, a sta evocazione dei momenti storici, come sono stato mille volte con gli amici consueti». cura di W.Siti e S.De Laude, Mondadori, “Meridiani”, staccati dal male e dal bene, quasi pronti a far L’intervistato è il ciclista Viktor Kapitonov, Milano, 1998, pp. 1527-1531. parte di una coscienza più alta e serena, quella che si è appena aggiudicato la prova su strada, 2. “Vie Nuove”, 17 settembre 1960, cit., pp. 1532-1536. che li giudicherà domani» (1). Tuttavia, in un dando alla Russia la prima grande vittoria in 3. “Vie Nuove”, 10 ottobre 1960, cit., pp. 1537-1541. 8 [email protected] Teatri di periferia La rinascita del teatro Tor Bella Monaca Nella periferia della capitale tra degrado e redenzione. Anche così la città si riavvia “Ho cominciato a fare te- e la dignità di chi non atro per divertimento. vuole sentirsi abban- Poi è diventata una ne- donato. Con l’idea, cessità. Lei mi deve dire, inoltre, di invertire se chiudete questo posto, le rotte e far in mo- io come devo fare”. do che dal centro il 7 luglio 2015, atrio del pubblico si sposti Teatro Tor Bella Mona- verso la periferia e ca. Alcuni responsabili non solo il contra- del Comune di Roma rio, la nuova dire- Maria Vittoria Pellecchia espletano i controlli e zione mette in co- le pratiche necessarie municazione il Tor Da sx Filippo D’Alessio direttore organizzativo, per “la consegna delle Bella Monaca, facen- Roberta Gentili, Stefania Rosmarino, Maria Vittoria chiavi”. L’affidamento te parte dei cosiddetti Pellecchia e Livia Caputo. Sul palco l’Orchestra del Teatro è giunto a Teatri di cintura, con Bottoni (foto di Andrea Mercanti) sua naturale conclu- il centro della Capita- inizio, ma fra ritardi, documenti e lungaggi- sione ma non c’è stata le creando un calen- ni, di fatto, entriamo a teatro a fine giugno… la lungimiranza am- dario fitto di appuntamenti che termina in l’entusiasmo non manca nonostante i lunghi ministrativa di pubbli- quel martedì di luglio 2015 fra lacrime e disap- mesi di chiusura pesino ancora sulle spalle. Il care il nuovo bando in provazione. Tanta partecipazione non per primo luglio 2016, esattamente un anno dopo corso di gestione e contestare il naturale termine dell’incarico di l’ultimo spettacolo, il pubblico si riversa in sa- Roberta Gentili permettere la conti- gestione, ma perché in ognuna di quelle per- la. Sold out, lista d’attesa, sorrisi e fragore nel nuità dell’apertura di un luogo che è, innegabilmente, un presidio culturale. Il Teatro, quindi, bisogna chiuderlo per poi, usciti i nuovi vincitori del bando, ria- prirlo. Un ragazzo di 16 anni bussa alla vetra- ta, chiede gentilmente di poter dire una paro- la. Dietro di lui ci sono molte persone, pubblico affezionato del Teatro per lo più. Uno dei responsabili del Comune apre la por- ta, tutti ascoltiamo. Non sono parole buttate al vento. È passato più di un anno e ancora ri- echeggiano nella testa. Anche chi è lì, suo mal- Orchestra Bottoni primo luglio 2016 serata inaugurale grado, in rappresentanza del Comune resta per la riapertura del Teatro Tor Bella Monaca (foto di senza parole. Necessità. Ecco il punto. Molto Andrea Mercanti) spesso quando si parla di cultura o di luoghi di foyer. La gioia è incontenibile, la musica che cultura si finisce per dare la priorità alle cifre, accompagna la serata porta il tempo del batti- alle statistiche di presenza; al botteghino, alle to del cuore di chi conosce cos’è l’attesa. C’è urgenze amministrative, al come, cosa e chi applaude in sala, chi fa video ricordo, chi quando in un bailamme di numeri e chiac- sone presenti era chiaro che si sarebbe preci- balla maldestramente un valzer nel corridoio. chiere, che fanno dimenticare perché. Perché pitati nelle pastoie della burocrazia. In quel Non mancano né bottiglie di spumante né e per chi ci si sta tanto affannando a far qua- momento, tra l’altro, Roma Capitale era in gi- torte sapientemente decorate con torri di drare i conti, contattare le compagnie, creare nocchio. La nuova RTI, formatasi con tre delle cioccolata. Volano tappi di sughero e si innal- una programmazione il più possibile diversi- compagnie già facenti parte della precedente zano calici. È una festa. A Tor Bella Monaca ficata che dia spazio a tutto e tutti. Fin dall’ini- gestione (Sevencults di Filippo D’Alessio, La sono state riaperte le porte alla prosa, alla dan- zio il modello di gestione, nato dall’incontro casa dei racconti di Duccio Camerini, Teatro za contemporanea, agli spettacoli per bambini delle compagnie in occasione del bando 2012, Potlach di Pino di Buduo) vince il nuovo ban- e ragazzi, al teatro circo, alla musica classica, aveva come obiettivo prioritario il dialogo con do. Il 4 gennaio 2016 è la data indicata come segue a pag. successiva il pubblico e l’incontro con il territorio. Ecco perché, per dirla con le parole del Direttore Artistico Alessandro Benvenuti, non c’è mai stato un teatro degli effetti, ma un teatro dell’affetto che fosse sempre attento al territo- rio e ai suoi abitanti. I protagonisti del Teatro Tor Bella Monaca sono, infatti, i cittadini del territorio e la loro necessità di avere un presi- dio culturale efficiente che li ospiti e ne soddi- sfi la sete di cultura. Quartiere difficile, Tor Bella Monaca, popolatissimo, con problemati- che di carattere abitativo e sociale e dalle mille Modaiolo selfie di parte della redazione diDiari di Cineclub Primo luglio 2016 serata inaugurale Teatro Tor Bella Monaca, contraddizioni, ma anche quartiere fatto di al Teatro Tor Bella Monaca. Da sx Angelo Tantaro, Patrizia Alessandro D’Alessandro solista e coordinamento Orchestra persone che riconoscono nel Teatro il riscatto Masala, Maria Vittoria Pellecchia e Marco Asunis; Bottoni (foto di Andrea Mercanti) 9 n. 42

segue da pag. precedente popolare, elettronica, swing e jazz, al cinema Il Cinema a Taranto e Provincia con una rassegna pensata ad hoc, ai laboratori Il territorio di Taranto che - anche prima del conflitto - alcuni docu- di teatro, scenografia e light design aperti a e Provincia da tempo è mentari e cinegiornali avevano ripreso le im- tutti. Insomma, riapre il polo culturale. La filo- un luogo della Puglia magini di Taranto in bianco e nero, con i toni sofia della rinnovata gestione è sempre la stes- preferito per girare solenni del Regime: il varo nei Cantieri Navali sa. Si possono scatenare pioggia e venti, im- film. La storia della ci- delle varie unità, sommergibili e siluranti, ma porre temperature da Polo Nord o afa soffocante nematografia inizia anche le prime vedute aeree del territorio, rea- Adriano Silvestri nel Capoluogo e coin- lizzate nel 1929 in occasione della Crociera ae- volge il suo hinter- rea Taranto-Atene. Non manca la visita di Sua land, tra Ginosa, Manduria, Massafra, San Maestà Umberto, che passa in rivista le forze Marzano e Martina Franca. Per fermarci al del mare e del cielo. Ma si riesce a cogliere an- 1980, anno finale di questa breve storia, che che la coltivazione delle ostriche nel Mar Pic- coinvolge anche personaggi particolari, come colo. Il mare echeggia ancora nel successivo il regista americano Joseph Losey, nella lista film del regista nativo di San Marco in Lamis nera della Commissione per le attività anti - (Paese del Gargano, che gli dedica il Cinema americane, o Pier Paolo Pasolini e Roberto Serata inaugurale primo luglio 2016, Antonella Costanzo Rossellini, alla sua opera prima, fino a Romolo voce Orchestra Bottoni (foto di Andrea Mercanti) Marcellini, candidato al Premio Oscar nel 1961 per «La Grande Olimpiade». Vengono a de- che neanche l’aria condizionata può alleviare. buttare al cinema la indossatrice Eleonora Le porte del Teatro saranno sempre aperte, an- Rossi Drago, esclusa da Miss Italia, Maria che solo per un rifugio momentaneo, per una Grazia Spina e la starlet Monica Como e gira- chiacchierata, uno scambio di opinioni condi- no qui il primo film attori come il compianto videndo una risata, per salutarsi con una sen- Andrea Brambilla, più noto come “Zuzzurro”, tita stretta di mano che, da sola, vuol significa- il presentatore tv Mike Bongiorno e il dj Awa- re un reciproco grazie! La consapevolezza na Gana. Compaiono anche alcuni noti perso- della breve durata dell’affidamento previsto naggi legati alla Puglia, come Nino Rota, dal bando (problematica ricorrente in tanti al- Francesco De Robertis, Cecilia Mangini, Lino tri bandi pubblici, ahinoi. Inutile ribadire il di- Banfi, Lucio Montanaro, Rosario Borelli, sappunto, se non addirittura il disagio, intel- Gianni Ciardo, Umberto Raho. Ma andiamo lettuale che non si può non provare per la per ordine ed esaminiamo i primi quindici discutibile politica culturale di oggi) è una feri- film (compresi due documentari), girati in ta aperta con la quale ci confrontiamo tenace- tutto o in parte nella provincia di Taranto, mente. Costruire la continuità di cui un terri- nell’arco di tempo dal 1941 al 1980. torio ha bisogno, dare basi solide a un progetto Taranto = Francesco De Robertis è il primo re- culturale da tramandare e far crescere, neces- gista pugliese che abbia realizzato un film in siterebbe di un tempo altro. Non solo un ritmo Puglia, scegliendo nel 1941 la Città dei due Ma- condiviso verso lo stesso obiettivo, ovvio punto ri, che conta 120mila abitanti. Per rimanere in di partenza, ma anche la realizzazione di una tema si intitola «La Nave bianca» ed è firmato progettualità accordata su un lungo periodo. - pare conflittualmente - insieme a Roberto Comunale, tuttora funzionante): «Fantasmi L’augurio torna a essere quello di un bando Rossellini. Siamo in periodo di guerra, all’in- del mare» (Ottobre 1948), nato con il titolo che detti i tempi necessari alla realizzazione di terno dell’Arsenale Militare Marittimo e provvisorio «Rotta a Sud», la prima riflessione una composizione musicale, da godere ogni nell’area portuale, che di lì a poco sarebbe sta- sugli avvenimenti datati 8 Settembre 1943. De giorno. Robertis gira interamente nell’Arsenale, a Maria Vittoria Pellecchia e Roberta Gentili bordo di una nave in disarmo, la “Capo Are- na”, con una incursione nella vicina Villa Peri- Maria Vittoria Pellecchia: attrice, drammaturga, regista, pato, per una vicenda eroica, che coinvolge il redattrice per la sezione cinema di Nucleo Artzine rivista comandante e suo figlio, imbarcato come di approfondimento e indagine sul contemporaneo e Qua- semplice marinaio sulla nave “Giulio Cesare” derni di cinema sud. Organizzatrice di festival e rassegne in navigazione da Pola a Malta. Protagonista è cinematografiche tra cui Laceno D’Oro festival internazio- l’attore Raf Pindi, di Gallipoli, affiancato dal nale del cinema. Dal 2012 fa parte della compagnia teatra- barese esordiente Umberto Raho. Il primo ti- le La casa dei racconti. tolo a livello internazionale è «The Masked Pi- Roberta Gentili: organizzatrice teatrale, decor di scena, rate» (I Pirati di Capri, 1949), film storico diretto trampoliera, artista visivo. Fra le collaborazioni teatrali segue a pag. successiva Dynamis Teatro Indipendente, Teatro Potlach, Aesopstu- “La nave bianca” (1941) diretto da Roberto Rossellini dio multimedia e video art, Ass. Cult. Sevencults. con la supervisione di Francesco De Robertis ta uno dei bersagli degli attacchi aerei britan- nici. La nave in questione è una unità ospeda- www.teatriincomune.roma.it/teatro-tor-bel- liera della Regia Marina militare, che salpa la-monaca/ alla volta di Punta Stilo e Capo Teulada, men- www.facebook.com/Teatro-Tor-Bella-Mona- tre i marinai intrattengono una corrispon- ca-353077011467896/ denza con le madrine di guerra. Tutti gli attori via Bruno Cirino | 00133, Roma sono membri dell’equipaggio oppure dilettan- (all’angolo di viale Duilio Cambellotti con via di Tor ti. Il film viene presentato alla Mostra d’Arte Bella Monaca) cinematografica di Venezia in una delle edi- [email protected] zioni che sarà (giustamente) considerata in Telefono: 06 201 0579 seguito come “non avvenuta”. Va ricordato 10 [email protected]

segue da pag. precedente nello scenario della gravina di Ginosa e nel pugliesi e con il caratterista Jimmy il Fenome- da Edgar G. Ulmer e Giuseppe Maria Scotese, territorio di Manduria. Gli ambienti rupestri no, tra piazza XX Settembre, via Verdi, fino con Louis Hayward e Binnie Barnes, ambien- di Massafra affascinano in particolare il regi- all’Ospedale (con alcune scene anche nella tato in Campania, ma girato in gran parte a sta, il quale definirà “un canyon” la Gravina di Città di Taranto, al lungomare, al porto e al Taranto. Debutta la ventiquattrenne Eleonora San Marco, popolata da uomini, animali e al- Park Hotel). Ma la protagonista assoluta è Rossi Drago, al fianco di Linda Christian. Le beri, mentre sceglie il centro storico per rap- Gloria Guida e la sua prestazione porta al di- musiche sono di Nino Rota, che l’anno se- presentare la città di Cafarnao, in Galilea, set vieto ai minori di 18 anni, motivato anche dal- guente diventa direttore del Conservatorio principale - con Matera - del film. Da ricorda- le scene di Paola Senatore e Anna Maria Cle- Piccinni di Bari, ma che - prima degli eventi re che Pasolini prese in affitto per alcuni mesi menti. Sarà poi il turno di Marino Girolami bellici - insegnava proprio a Taranto, al Con- l’intero Politeama Italia di Bisceglie per rive- con «La Liceale al mare con l’amica di papà» servatorio musicale dedicato a Giovanni Pai- dere e montare tutte le scene girate tra Puglia (1980) in cui debuttano al cinema Andrea siello. Segue «Imbarco a Mezzanotte» (Stran- e Basilicata. Brambilla e l’attore barese Gianni Ciardo, al ger on the Prowl, 1952), prodotto per la United fianco di Marisa Mell, Cinzia De Ponti (Miss Artists da Joseph Losey, fuggito dagli Usa. Italia), la bella Sabrina Siani e con Renzo Aiuto è Andrea Forzano, che risulta - solo sulla Montagnani, Alvaro Vitali e Lucio Montanaro. carta - il regista di questo film drammatico, Taranto = Si ritorna a Taranto con «La Dome- tratto dal racconto “La Bouteille de lait” di No- nica del Diavolo» (Midnight Blue, 1979), scrit- el Calef. Alla sceneggiatura lavora un altro ci- to e diretto da Raimondo Del Balzo, conside- neasta finito nella Lista Nera: Ben Barzman. rato il maestro del genere “Lacrima Movie”, Gli interni sono girati negli studi Pisorno di ma che si cimenta in un thriller con tre attra- Tirrenia. Protagonisti sono e Ar- enti atlete (interpretate da Christiana Borghi, noldo Foà. Il manifesto originale è conservato Elisabetta Valgiusti e dalla debuttante Monica nella Mediateca Regionale di Bari. È poi la vol- Como). Esse invitano altrettanti uomini - tra ta di Antonio Musu, che ambienta a Taranto la cui il compianto Vincenzo Crocitti - a trascor- sua opera prima: «Il Prezzo della gloria» (1956) rere la notte con loro, ma un occasionale flirt con ancora Eleonora Rossi Drago, accanto a estivo diventa un incubo, tra le dune di sabbia Fiorella Mari e - in veste di attore - anche il del litorale Tarantino. Segue il film musicale giovane Mike Bongiorno. Questa volta si gira di Luigi Petrini «White “pop” Jesus» (1980) su una torpediniera, a bordo della quale emer- unica pellicola con protagonista Awana Gana. ge il disaccordo tra il comandante (ne veste i Coreografia e balletti di Don Lurio. Ecco il panni ) e il suo primo ufficia- Mar Piccolo, i giardini di Villa Peripato, un le (Pierre Cressoy). Le scene si svolgono al corteo che attraversa tutto il centro cittadino, porto, sotto il Ponte Girevole, nella Città vec- fino al nuovo quartiere Bestat, e raggiunge la chia e davanti al Cine Teatro Ausonia, con i Spiaggia del Gabbiano. Nel cast con Stella manifesti della rivista strip “Follie”. Viene poi Carnacina e Gisela Hahn, l’attore barese Luca a Taranto una troupe per girare la parte finale Sportelli. Chiudiamo la rassegna con il docu- del film «I Fidanzati della Morte» (1957), dedi- mentario «Comizi d’amore ’80» girato da Ce- cato alla leggendaria corsa in moto Milano - San Marzano di San Giuseppe = Nel 1978 vie- cilia Mangini, che intervista gli operai dell’I- Taranto. Romolo Marcellini dirige Rik Batta- ne realizzato il documentario «Quando la talsider (che poi diventerà Ilva) su sessualità e glia, Margit Nünkee, Sylva Koscina, Hans Scuola cambia» da Vittorio De Seta, poi tra- aborto. E ricalca l’omonimo titolo voluto per Albers. È il primo grande film italiano sul mo- smesso in tv dalla Rai. Racconta la vita del l’inchiesta da Pier Paolo Pasolini, con il quale tociclismo, con la partecipazione del pilota professor Carmine De Padova, che insegna la documentarista, originaria di Mola di Bari, francese Pierre Monneret, dei biker britanni- l’antica lingua Arbereshe ai ragazzi della aveva a lungo collaborato. ci Geoffrey Duke, Bill Lomas e Dickie Dale, dei Scuola Elementare Casalini. Per passare - dalla lavorazione dei film alla campioni italiani Enrico Lorenzetti, Libero Martina Franca = Bisogna attendere molti an- proiezione nelle sale - va sottolineato il fatto Liberati e Albino Milani (tutti ormai scompar- ni prima che un set ritorni in provincia di Ta- che il territorio abbia saputo conservare e te- si). Arriva nelle sale pochi mesi dopo che si era ranto e avviene con la stagione della comme- nere in efficienza alcune strutture cinemato- disputata l’ultima edizione della gara, con le dia sexy: Mariano Laurenti gira e ambienta a grafiche esistenti da lungo tempo, alcune già immagini del traguardo per i concorrenti, Martina Franca due film: «L’Insegnante va in prima della Grande Guerra, tanto che molte provenienti da Bari, sul viale dell’Arsenale Mi- sono tuttora aperte al pubblico: si pensi al Ci- litare Marittimo. Il primo film a colori è diret- ne Teatro Spadaro, costruito nel 1914 a Massa- to da Turi Vasile: «Promesse di marinaio» fra; al Cine Teatro Orfeo, inaugurato il 27 feb- (1958), con la colonna sonora di Lelio Luttazzi. braio 1915 nel capoluogo; al Cinema Teatro È la vicenda scanzonata di cinque marinai, in- Verdi, funzionante a Martina Franca dal 1920. terpretati da Renato Salvatori, Luigi De Filip- E sono oggi operativi, oltre a questi, anche il po, Antonio Cifariello, Alberto Bonucci, Nick Cinema Vittoria di Grottaglie, dal 1926; e l’A- Pagano e Rosario Borelli (di Cerignola). De- rena Ressa di Statte e il Cine Teatro Valentino butta al cinema la ventiduenne Maria Grazia che Castellaneta ha dedicato al concittadino Spina. Le riprese sono quasi tutte a Taranto e divo del cinema Muto, entrambi dal 1940. mostrano tutta la città nei suoi colori: il porto, “La liceale al mare con l’amica di papà” (1980) di la stazione ferroviaria, piazza della Vittoria, Marino Girolami con Renzo Montagnani e Marisa Mell Adriano Silvestri corso Vittorio Emanuele II, i giardini del lun- gomare. Un set è al Lido Silvana, nella vicina collegio» (1978) con la coppia - Marina di Pulsano, un altro al Teatro Petruz- Lino Banfi e con Lucio Montanaro, che qui è zelli di Bari. nato. Appare l’Hotel Semeraro, la basilica di Nota: Il testo comprende elementi tratti dalle Pagine Ginosa, Manduria, Massafra = I primi tre Pae- San Martino, la chiesa di San Michele Arcan- Wikipedia, tutte compilate dal sottoscritto, e dedicate ai si del Tarantino coinvolti nel cinema lo devo- gelo, l’arco di Santo Stefano, poi piazza Roma film: «Fantasmi del mare» (aperta nel 2009), «I pirati di no a Pier Paolo Pasolini, che realizza alcune e via Mercadante. E «L’Infermiera di notte» Capri» - «Imbarco a mezzanotte» - «Promesse di marina- scene de «Il Vangelo secondo Matteo» (1964) (nelle sale a Febbraio 1979), con gli stessi attori io» (tutte avviate a Novembre 2011). 11 n. 42

L’ostenteria La perdita di qualità del Cinema italiano (Parte prima) Alla conferenza stam- politico e amministrativo del settore pubblico in grado di emanare annualmente la direttiva pa di presentazione (e privato) destinati al governo del cinema. Il sull’azione amministrativa. L’importanza di della Mostra di Vene- modello di sviluppo culturale è divenuto pura- tale documento è dimostrata dal fatto che, a zia, il 28 luglio 2016, la mente autoreferenziale. La diversità culturale tutt’oggi, quando mancano quattro mesi alla giornalista Fulvia Ca- predicata non è stata praticata. Ogni critica è fine dell’anno, il ministro Franceschini non ha prara ha posto questa stata repressa o osteggiata. La funzione nor- ancora emanato la direttiva per l’anno 2016. I domanda al direttore mativa è stata utilizzata per confermare o le- piani citati, per chi volesse consultarli, sono Alberto Barbera: “Vor- gittimare l’esistente (così come percepito dal pubblicati (spesso male, nel senso che, non es- rei parlare un attimo del- normatore). I progetti e i risultati o i benefici sendoci un controllo di qualità sul pubblicato, Ugo Baistrocchi la situazione italiana. di tali progetti sono autovalutati piuttosto che certi atti sono illeggibili), nella sezione “Am- Che cosa, in che ambiti, valutati e non esiste la possibilità di un con- ministrazione trasparente” del sito del Mi- in che confini, ti sei trovato a scegliere? Mi riferisco trollo efficace da parte degli utenti e tantome- bact. Si può senz’altro dire che questo sistema al concorso. Che annata è?” E Barbera, soppesan- no da parte dei cittadini sui progetti stessi. Il di pianificazione, controlli e monitoraggio, è do attentamente ogni parola, ha risposto: “Ab- principio della trasparenza è stato reso inof- piuttosto imbarazzante per i lavoratori pub- biamo visto 125 film italiani, che sono tantissimi fensivo, o seppellendolo sotto una marea di blici del Mibact coinvolti in tali pratiche, per- ovviamente (voci dal pubblico: “Troppi!”), forse “not open data”, o ricorrendo alla banalissima ché obiettivi, indicatori e risultati sono di fat- troppi. È un discorso che ho già fatto lo scorso anno. omissione senza conseguenze (“ops, ci siamo to forniti dagli stessi uffici e dagli stessi dirigenti Non vorrei ripetermi anche per non essere accusato dimenticati di pubblicare...”) o alla ritardata che dovrebbero essere indirizzati o valutati. di essere troppo duro nei confronti di una produzio- pubblicazione di informazioni per le quali è In pratica gli obiettivi sono sempre raggiunti, ne nazionale che in questo momento mi sembra stia essenziale la tempestività, o, infine, facendo i risultati sono sempre conseguiti e gli indica- puntando più sulla quantità che non sulla quali- appello alla riservatezza o, persino, in certi tori hanno sempre i massimi valori. Non si tà...omissis...Oggi si fanno centinaia di comme- casi, alla segretezza. Elemento essenziale di può migliorare perché si è già perfetti. Questo die, commediole, commediucole, commediacce, di questa politica celibe è un ipertrofica funzio- rappresenta uno dei tanti circoli viziosi alla tutti i tipi, tutto fuorché buone commedie”. Un al- ne comunicativa, anch’essa purtroppo eserci- base del decadimento della qualità del sistema tro giornalista gli ha poi chiesto “L’altr’anno tata con una mediocrità che, a volte, sfiora il cinema di cui parla Barbera, che si annida avevi detto ...avevi notato che con gli stessi soldi che ridicolo e che si occupa di costruire un mondo proprio all’interno della struttura di governo si utilizzavano per fare un certo numero di film, di trionfi e successi virtuali senza alcuna rela- del cinema e ne condiziona la qualità com- qualche anno fa, adesso se ne fanno il doppio. Vo- zione con la realtà. La prima considerazione plessiva. Chi riuscisse, infatti, a districarsi all’ glio sapere se continua questa tendenza”. E Barbe- da fare parte dalla tragica constatazione che i interno della numerosa e complessa docu- ra, questa volta senza pensarci troppo, gli ha responsabili della politica italiana, pur dispo- mentazione pubblicata, scoprirebbe (circola- risposto: “Non credo che sia cambiato qualcosa, in nendo dal 1985 dello strumento, l’Osservatorio re OIV n. 4 del 7/5/2015 allegato 2) che nell’am- meglio o in più, rispetto allo scorso anno anzi, se dello spettacolo, per consentire una informata bito della Missione 21 del Mibact il programma posso dire, c’è stata un’ulteriore depressione della programmazione della spesa pubblica, hanno 21.2 “Sostegno, valorizzazione e tutela del set- qualità media della produzione italiana, che è una preferito e preferiscono essere ciechi e pren- tore spettacolo” prevede che per l’attività di cosa assolutamente inquietante di cui, peraltro, i dere decisioni in base all’estro o all’ispirazio- “incentivazione, valorizzazione e tutela del produttori stessi sono consapevoli. Però mi sembra ne del momento, senza correre il rischio di es- settore dello spettacolo” gli indicatori di risul- che sia un po’ un circolo vizioso per cui si scaricano sere contraddetti da cifre o dati contrari alle tato, che il MEF utilizza per valutare positiva- le colpe sempre su altri ma mi sembra che manchi, loro, spesso, infantili o ingenue intuizioni, in- mente o meno le spese a carico del bilancio come dire, la capacità, la volontà, forse, di indivi- dotte da studi e ricerche di consiglieri interes- dello Stato, sono per il Cinema: 1. Numero duare una strategia utile un po’ diversa”. Sempre sati. (Per maggiori informazioni su questo film riconosciuti di interesse culturale; 2. Nu- a luglio, Nanni Moretti ha deciso di non orga- peccato capitale della politica culturale italia- mero opere sostenute da finanziamenti stata- nizzare la tradizionale rassegna “Bimbi belli”, na, si rinvia all’Ostenteria pubblicata sui nu- li; e per lo Spettacolo: 3. Numero di istituzioni dedicata agli esordi nel cinema italiano, per meri 35 e 38 di Diari di Cineclub) In merito operanti nello spettacolo dal vivo sostenuti da mancanza di materia prima, cioè di almeno agli obiettivi, per i pochi che non lo sanno, si finanziamenti statali. Mentre l’indicatore di dodici opere prime minimamente significati- ricorda che a seguito dell’unica seria riforma contesto, cioè dei fenomeni su cui intendono ve secondo il suo metro qualitativo. Quelli ci- della pubblica amministrazione mai attuata influire le politiche del programma, per il Ci- tati sono i pareri di due autorevoli professio- (quella di Amato-Cassese-Bassanini degli an- nema è: 6. Numero di film di nazionalità ita- nisti che, da punti di vista diversi, giungono ni ‘90) ogni pubblica amministrazione defini- liana prodotti o coprodotti nell’anno (non si alle stesse conclusioni in merito alla perdita di sce annualmente gli obiettivi da conseguire. Il riportano i cinque punti relativi allo Spettaco- qualità complessiva del Cinema italiano. semplice sistema ideato inizialmente è dive- lo). Risulta, quindi, evidente che si producono Quello che si intende dimostrare in questo nuto, in meno di vent’anni, un coacervo di si- sempre più film italiani, indipendentemente breve studio è che questa perdita di qualità stemi (piano strategico degli obiettivi e delle dalla qualità, perché questi sono per lo Stato non è un risultato accidentale o casuale ma è il spese, piano delle performance, controllo di italiano gli indici di buona salute per il cinema risultato necessario di scelte, o non scelte, fat- gestione, piano della trasparenza e della lotta e lo spettacolo: fare più film e finanziare più te dall’inizio di questo secolo in poi dai re- alla corruzione, ecc.) che dovrebbero essere istituzioni. Queste logiche primitive e super- sponsabili delle politiche culturali di questo coordinati tra loro dall’OIV. Quest’ultimo sa- ficiali secondo cui obeso è “bello e sano” e fi- paese e da chi li ha influenzati o controllati. rebbe l’Organismo indipendente di valutazione nanziare tutti è “buono e giusto”, hanno come Dal 2002, si è operato in Italia in modo da far della performance, un ufficio istituito presso conseguenza che, in questo secolo, il Mibact è sì di deprimere, sminuire, annullare, dal pun- ogni ministero appunto per valutarne l’operato percepito non solo dagli operatori del settore to di vista qualitativo, gli obiettivi, gli stru- e che “dovrebbe” essere diretto da un funziona- ma anche dagli stessi amministratori soprat- menti di programmazione, di valutazione e di rio non dipendente dallo stesso ministero va- tutto come un bancomat erogatore di fondi e monitoraggio, gli strumenti finanziari, la lutato. In base alle valutazioni indipendenti e non certo come un erogatore di valori, principi, normativa primaria e secondaria, il personale oggettive dell’OIV il ministro dovrebbe essere segue a pag. successiva

12 [email protected]

segue da pag. precedente parte di una commissione, non si fa parte di innovazione, cultura, qualità. Si osservi, in- una commissione perché esperti”. I due anni fatti, che non è previsto nessun indicatore per di incarico sono divenuti quattro e poi spo- la valorizzazione e la tutela del cinema (tanto- stando gli “esperti” da una sezione della stessa meno per la promozione). Se all’ultimo festi- commissione all’altra, in certi casi, sono dive- val di Locarno un quinto dei film proiettati nuti sei e potrebbero divenire otto. Il peso dei erano francesi, è perché la Francia fa una poli- parametri oggettivi di valutazione dei proget- tica di sviluppo culturale reale e si potrebbe ti di film (premi vinti, incassi dei film prece- permettere, ove avesse un sistema di monito- denti, ecc.), già minoritario fin dall’inizio ri- raggio delle proprie politiche inutilmente spetto al parere degli “esperti”, è stato con il complesso come il nostro, di usare indicatori tempo ulteriormente ridotto, per non limita- di efficacia della spesa più sofisticati come, re il giudizio degli stessi “esperti”, fermo re- per esempio, il numero di coproduzioni con stando che quest’ultimi danno un parere con- di un ministro vale più della legge primaria l’estero o i film esportati. Chi volesse, invece, sultivo e la responsabilità della deliberazione approvata dal Parlamento. Vale la pena di sof- curiosare su come vengono valutate le perfor- è del presidente (il direttore nominato dal mi- fermarsi ancora a parlare della Giuria per i mance, scoprirebbe che l’Osservatorio dello nistro). A conferma della tesi qui esposta, si premi di qualità. Infatti in sede di ridetermi- Spettacolo, la cui inesistenza di fatto inficia - elencano le varie misure a favore della qualità nazione del numero dei componenti degli or- secondo chi scrive - ogni concreta politica cul- contenute nella legge Urbani che sono state gani collegiali del Mibact, dovendo applicare turale del Cinema è uno degli obiettivi annua- abrogate successivamente da un’altra legge o la cosiddetta spending-review, con una ridu- li ricorrenti del Mibact, per l’esattezza di fatto da provvedimenti normativi seconda- zione pari ad almeno il 10% del numero di l’obiettivo strutturale n.166: “Implementazio- ri o semplicemente depotenziate o snaturate: componenti stessi, il ministro Franceschini, ne Osservatorio nazionale per lo spettacolo” . 1. attestati e premi di qualità (art. 17); con decreto 10 febbraio 2014 (art.7) ha giusta- Purtroppo l’indicatore di performance non è 2. incentivi speciali per la promozione e la mente mantenuto la Giuria (visto che attesta- il numero di banche dati esistenti e operanti distribuzione (art.13/9); ti e premi non sono stati aboliti). Ne ha ridot- in materia di cinema o il numero delle citazio- 3. contributi alla distribuzione (art. 14/3); to, però, i componenti, il cui numero era, ni nelle pubblicazioni internazionali di studi 4. contributi all’esportazione (art. 14/4); peraltro, previsto dalla legge (art. 13/7) non da o ricerche pubblicate dall’Osservatorio ma la 5. tax-shelter; un decreto, da cinque a due (cioè l’ha ridotto pubblicazione della Relazione annuale al Par- 6. premi alle sale d’essai (art.19/1c) ; non di almeno il 10% ma del 60%!). In tal mo- lamento. Ed ecco dimostrato perché anche in 7. riconoscimento interesse culturale (art. do, nel caso in cui la Giuria tornasse operante questo caso “tutto cambia, apparentemente, 7). (basta annullare il decreto del poeta Bondi) per rimanere come prima” e, soprattutto, im- Gli attestati di qualità erano dei riconosci- sarebbe formata da soli tre componenti (due mobile. Poiché le politiche culturali si fanno menti assegnati da un’apposita Giuria. Il film esperti e il direttore presidente, il cui voto, in con i programmi e non con i comunicati che otteneva tale attestato riceveva il premio caso di parità vale doppio). Sembra evidente stampa o le relazioni, finché in Italia non si di qualità, che consisteva in un contributo im- in questa decisione che lo scopo è quello di cominceranno a modificare gli obiettivi e gli portante per favorire la produzione di qualità minimizzare al massimo il rischio che una de- indicatori di valutazione dei programmi stes- (250.000 euro, da ripartire tra impresa di pro- cisione qualitativamente non gradita possa, si, ci si potrà pascere di essere il decimo paese duzione (71%), regista e autori). L’importo era comunque, sfuggire. Ma la vera chicca del de- produttore di cinema del mondo ma si conti- tale da incentivare un meccanismo virtuoso, creto citato è l’attribuzione alla Giuria del nuerà a deprimere la qualità del sistema. L’a- per cui grandi produzioni, comunque di qua- compito di selezionare, entro i primi tre mesi nalisi di come negli ultimi anni si sia operato, lità, potevano con tali somme avviare lo svi- di ogni anno, tre progetti filmici, tra quelli ri- in buona o in cattiva fede, contro la qualità, luppo di un nuovo progetto e piccole produ- conosciuti d’interesse culturale nell’anno pre- depotenziando o eliminando dal governo del zioni disponevano di un capitale per impegnarsi cedente, ai quali assegnare il super incentivo cinema ogni elemento che potesse favorirla, autonomamente in una nuova produzione as- previsto dall’articolo 13 comma 9 della legge richiederebbe un volume intero. Si cercherà sociata o addirittura in una coproduzione. La Urbani. Ma il comma 9 dell’articolo 13, come di sintetizzarlo. La legge Urbani (dlgs 28/04) Giuria che assegnava i premi era formata da già evidenziato in preced nazionale, è stato che ha aggiornato di fatto la vecchia legge 1213 cinque eminenti personalità della cultura soppresso da più di dieci anni. Nè il ministro adeguandola (parzialmente) alla normativa (Gillo Pontecorvo, Giuseppe Bertolucci, Lu- Franceschini, né il suo Ufficio legislativo, né europea, tenendo anche conto del federali- ciana Castellina, Maurizio Scaparro, Roberto l’ufficio controllo atti del MEF, che lo ha vista- smo amministrativo introdotto dalle modifi- Barzanti, per fare qualche nome) che impone- to, né la Corte dei Conti, che lo ha registrato, che del titolo V della Costituzione, si presen- vano le loro scelte al Mibact, benché la giuria si sono accorti di tale assurdità. Se questa è la tava, sulla carta, come una legge indirizzata fosse presieduta dal direttore generale del ci- qualità del sistema amministrativo a disposi- alla qualità. Si fondava, infatti, su tre sistemi nema, il quale fino all’abrogazione della legge zione degli utenti e nel quale sono costretti a di reference basati su parametri oggettivi o, 1213 era solo un componente. La giuria avreb- operare i lavoratori pubblici di ruolo del Mi- comunque, teoricamente misurabili: quello be anche dovuto assegnare un super incentivo bact, vedendosi attribuire mancanze che non delle imprese, quello delle commissioni e da 500.000 euro ciascuno, destinato alla pro- gli competono, perché meravigliarsi se il Ci- quello dei progetti. Secondo i comunicati mozione e alla distribuzione, a tre film scelti nema governato da questo sistema è di bassa stampa dell’epoca: 1. le imprese classificate di tra quelli riconosciuti d’interesse culturale qualità? Stessa sorte dei premi di qualità han- primo categoria avrebbero potuto accedere a nell’anno precedente. Tale norma venne abro- no avuto i contributi per l’esportazione e la di- maggiori finanziamenti; 2. le commissioni, gata, quasi subito, e non ha mai avuto applica- stribuzione. Benché previsti dalla legge, sono che avrebbero valutato i progetti, sarebbero zione. Nel corso degli anni questo sistema, di sporadicamente assegnati, semplicemente state formate solo da esperti comprovati, che fatto troppo indipendente, è stato smantella- non finanziando il fondo che li alimenta ogni due anni sarebbero stati sostituiti da to attraverso provvedimenti normativi secon- nell’ambito della ripartizione annuale della nuovi esperti; 3. i progetti sarebbero stati giu- dari. Prima riducendo il numero dei premi quota-cinema del FUS. Anche in questo caso, dicati sulla base di criteri oggettivi. Come tut- (da 20 a 16, da 16 a 14, da 14 a 10), poi sospen- si può ipotizzare che la svogliata applicazione ti sanno, la classificazione delle imprese, che dendoli con il DM 30 dicembre 2010 firmato di questa parte della vigente legge derivi dal riguardava peraltro solo quelle di produzione, dal poeta Bondi e tutt’ora in vigore. I premi di fatto che può funzionare a favore di imprese è finita presto nel dimenticatoio. Gli esperti qualità sono stati, quindi, mandati in soffitta, veramente virtuose, senza bisogno di pareri e sono stati nominati, fino a poco tempo fa, sul- benché l’articolo 17 della legge Urbani non sia anche contro le opinioni dei vertici ministeriali, la base del principio “si è esperti perché si fa mai stato abrogato, dimostrando che un decreto segue a pag. successiva 13 n. 42

segue da pag. precedente come film d’essai, questo non favorisce certo essendo assegnata sulla base di parametri ve- le vere sale d’essai ma privilegia le multisale ramente oggettivi (numero film IC distribuiti che possono programmare film commerciali o venduti, numero opere prime, date di usci- impropriamente qualificati d’essai. L’esercen- ta, ecc.). Anche in campo fiscale la qualità è te che proietta un film d’essai, oltre ad un stata sacrificata a favore della presunta quan- eventuale premio, beneficia comunque di un tità. Le agevolazioni fiscali per lo spettacolo sostanzioso credito fiscale. Anche qui, diven- integralmente dal Mibact stesso, semplice- erano già previste dalla legge 163/85 che ha ta, ovviamente, un importo significativo nel mente modificando il decreto d’essai. Perché istituito il FUS ma sono sempre state osteg- caso di proiezioni di blockbuster qualificati ridurre le risorse per le sale d’essai, che au- giate, anche dagli stessi che oggi ne sono fa- d’essai da parte di catene di multisale. Non ca- mentavano ogni anno di numero (dimostran- natici sostenitori, sempre sulla base di “raffi- sualmente si è citato il riconoscimento dell’in- do la bontà del sistema di incentivi) e che ve- nate” considerazioni di politica economica e teresse culturale tra le misure a favore della nivano distribuite integralmente agli culturale (“i produttori vogliono i soldi veri qualità previste dalla legge che con il tempo esercenti? È difficile trovare una risposta ra- mica i buoni sconto”). Quando i tagli ai fondi sono state snaturate. Il tempo in cui la Com- zionale basata sui principi che regolano una dello spettacolo hanno fatto capire a qualcuno missione per la cinematografia negava l’inte- amministrazione pubblica (efficacia, efficien- che anche gli sconti, specialmente per le im- resse culturale (e, quindi, la qualifica d’essai) a za, legalità, imparzialità, trasparenza, ecc.). prese più importanti, sono soldi, sono state “Natale a...”è finito e ormai “commediole, Le due più significative differenze tra il siste- introdotte nel 2007 le agevolazioni fiscali per commediucole, commediacce di tutti i tipi, ma delle sale d’essai e SDQ possono forse for- il cinema sotto forma di tax-credit e tax-shel- tutto fuorché buone commedie” - come diceva nire qualche elemento. In primo luogo le sale ter. Il tax-credit è un vero e proprio sconto fi- Barbera - sono sempre più spesso riconosciu- beneficiarie dei contributi possono anche non scale che si applica praticamente a tutte le im- te come film d’interesse culturale e, quindi, essere d’essai e, quindi, possono beneficiarne prese (secondo alcuni giudizi malevoli ha d’essai. Il riconoscimento dell’interesse cultu- anche (o soprattutto) catene di multisale e semplicemente legalizzato i tagli in “nero” già rale ha iniziato ad essere concesso, soprattut- multiplex piuttosto che i tradizionali cinema autopraticati da “alcune” imprese) e, in quan- to a film delle produzioni più importanti, sul- d’essai. La seconda è che non tutti i fondi as- to tale non favorisce certo la qualità. Il tax-shel- la base di bizzarre considerazioni del tipo segnati dal Mibact a SDQ sono distribuiti agli ter è, invece, una misura virtuosa che si applica “chiedono “solo” l’interesse culturale, non esercenti ma una percentuale (variabile ogni solo alle imprese che dichiarano utili, otte- chiedono soldi”, come se riconoscere una qua- anno:11-13 % come previsto dall’ annuale rego- nendo la detassazione degli stessi. Può sem- lità a chi non se lo merita fosse una cosa priva lamento, di cui è ignoto l’autorità emanante) brare incredibile ma dopo aver impiegato più di valore e come se lo sconto fiscale (di cui, viene trattenuta dall’AGIS per spese di “ge- di venti anni per introdurre il tax-shelter, do- magari, qualche componente della Commis- stione e promozione”. Forse, la spiegazione po solo due anni di applicazione, nel 2009, è sione ancora ignora l’esistenza) non fosse un dell’esistenza di SDQ, ma è sicuramente un’i- stato abolito. Secondo i soliti malevoli, era ingiusto vantaggio. L’importanza attribuita al potesi malevola, sono gli oltre 300.000 euro una misura troppo pericolosa che “doveva” es- controllo sulla qualifica d’essai e sull’interesse utilizzati per gestire l’organizzazione, per sere soppressa in culla. Cosa sarebbe successo culturale è dimostrato anche dal fatto che, in svolgere seguitissimi convegni (accompagna- se molte imprese avessero cominciato a di- occasione del rideterminazione del numero ti sempre da rinfreschi) sull’utilità di SDQ or- chiarare utili e se le imprese avessero comin- dei componenti della Commissione per la Ci- ganizzati in occasione dei festival di Venezia, ciato ad autofinanziarsi con la detassazione nematografia, si è spostata la competenza in di Cannes, ecc. ovvero alle giornate professio- invece di ricorrere al Mibact e alle banche? Per materia di qualifica d’essai dalla sezione pro- nali a Sorrento o agli incontri di Mantova, per concludere la carrellata sugli interventi nor- mozione a quella produzione. La bizzarra finanziare interessantissimi studi che dimo- mativi depotenziati, bisogna occuparsi del considerazione citata sopra “chiede “solo” l’in- strano l’utilità di SDQ, e poi, per le spese per settore cosiddetto d’essai. I premi d’essai me- teresse culturale non soldi” fa venire in men- cene di lavoro, nonché per viaggi ed ospitalità riterebbero un lungo discorso a parte, perché te, per pura associazione mentale, il povero dei 10 componenti del comitato di gestione e il “sistema d’essai” è un vero e proprio siste- Buzzi, quello di Mafia-capitale, quando mini- degli eventuali produttori e distributori coop- ma-qualità, persino raffinato. All’inizio del se- mizzava con i giudici che lo interrogavano: tati dallo stesso. In conclusione non si com- colo, proprio perché cominciava a funzionare “ma in fondo chiedevo solo il tre per cento” e prende come un sistema statale che ben fun- bene, cioè a favore degli utenti, è stato depo- può servire da introduzione a “Schermi di zionava e a costo zero venga da una certa data tenziato e sostituito da un ibrido “geniale” in qualità”. Visto che il sistema d’essai all’inizio in poi depauperato di un’ entità di risorse fi- cui lo Stato praticamente fa concorrenza a se del secolo funzionava ma in modo troppo effi- nanziarie maggiori di quelle gestite diretta- stesso, favorisce il concorrente e paga sempre ciente e stava anche incrementando in ma- mente dal Mibact per consegnare tali risorse a tutto lui. Il sistema del d’essai cinematografi- niera efficace il cinema di qualità in Italia, un soggetto terzo non istituzionale per attua- co, in sintesi, si basa su tre elementi: 1. l’attri- qualcuno pensò di promuovere un progetto re un sistema inutilmente costoso dal punto buzione della qualifica di sala d’essai all’eser- speciale, appunto “Schermi di qualità” (d’ora di vista organizzativo e, in linea di principio, cizio che si impegna per un biennio a in poi SDQ), per incentivare il cinema di qua- certamente meno meritocratico ed equo del programmare una quota di film d’essai; 2. l’at- lità assegnando premi alle sale, anche non Mibact stesso, opacizzando la gestione, non tribuzione della qualifica di film d’essai ai film d’essai, che proiettavano film d’essai italiani più pubblica ma privata, sia nelle opere soste- italiani o stranieri distribuiti in sala; 3. la pro- ed europei rientranti in un elenco di film ap- nute che nei circuiti beneficiari. Come è pos- grammazione annuale delle sale d’essai. De- provato dal comitato di gestione del progetto. sibile che si riduca il numero degli esperti e terminati questi tre elementi il sistema fun- SDQ, inizialmente finanziato da fondi ex- non li si paghi in nome del risparmio e poi si ziona in automatico e assegna premi alle tra-FUS (i primi anni, infatti, non sono docu- regali oltre il 10 % di sostanziosi fondi pubbli- imprese virtuose in modo del tutto imparzia- mentati nelle relazioni al FUS), non è gestito ci per inutili spese di organizzazione ? E come le. Il perno del sistema, però, è l’attribuzione dal Mibact ma dall’Agis. In pratica i fondi del è possibile che nessuno si accorga di questa della qualifica d’essai ai film. Tale qualifica Mibact per il cinema di qualità invece che es- macroscopica contraddizione? (La seconda e viene riconosciuta dalla Commissione per la sere destinati tutti ai premi alle sale d’essai, ultima parte sarà dedicata alla diminuita qua- Cinematografia o in certi casi automatica- previsti dalla legge e regolamentati con decre- lità della normativa, della trasparenza e del mente (film riconosciuti d’interesse culturale ti del ministro, sono stati assegnati, negli ulti- personale politico e amministrativo del Cine- o film selezionati a festival internazionali). È mi anni, in massima parte (in genere nella ma). ovvio che la qualità del sistema dipende dalla proporzione 3 a SDQ e 2 alle sale d’essai), ad qualità del giudizio della Commissione. Se un progetto speciale che è un duplicato del si- Ugo Baistrocchi opere di dubbia qualità vengono qualificate stema d’essai o che potrebbe essere gestito (Componente RSU Mibact-DGCinema) 14 [email protected] Compie dieci anni il laboratorio multimediale C.G.S.“Percorsi creativi” con la giuria giovani al Giffoni Film Festival I ragazzi delle magliette rosse dei CGS al Giffoni Dieci candeline in questo Luglio 2016 per celebrare la presenza della giuria collaterale formata da giovanissi- mi dei C.G.S. (Cinecir- coli Giovanili Socio- Nadia Ciambrignoni culturali) per il premio “Percorsi Creativi”, con un gruppo di 32 parte- cipanti al Festival di Giffoni Vallepiana. Per l’occasione, il corso nazionale C.G.S., nato nei primi anni 2000 e riorganizzato nel 2007 in- torno alla costituzione della Giuria giovanile C.G.S. “Percorsi Creativi” per la categoria di film dedicata ai Generator +13, ragazzi di età compresa tra i 13 e i 15 anni, ha assunto una configurazione nuova e ha sperimentato un doppio modulo, sempre coordinato dal C.G.S. Marche nell’ambito del progetto “Sentieri di Cinema”. Le provenienze sono state diverse per luogo di origine ed età: 4 ragazzi di II e III media dell’istituto salesiano “A.T.Maroni” di Varese accompagnati dalla dirigente scolasti- ca, 5 coetanee dell’istituto salesiano S.Maria degli Angeli di Alassio accompagnate dal diri- approfondito i codici dell’Inquadratura e l’e- veicolati soprattutto da una regia che valoriz- gente scolastico e da 6 animatori di età com- voluzione del linguaggio dell’immagine nel za l’interpretazione e l’espressività dei giova- presa tra i 16 e i 21 anni, 13 animatori del CGS corso della storia del cinema. Molto parteci- ni attori, anche attraverso un uso calibrato di Dorico di Ancona di età compresa tra i 15 e i 20 pato anche il seminario sull’Animatore cultu- musiche evocative e dialoghi essenziali. Infi- anni, accompagnati da due responsabili adul- rale salesiano, che fa del cinema e della cultu- ne, grazie al netto contrasto tra i toni croma- ti. Da Sabato 16 sono partiti gli 8 giorni di ra strumenti di educazione attraverso la tici caldi e freddi degli spazi esterni ed inter- giornalismo web di documentazione e i due scelta del Gruppo, metodo pedagogico di ispi- ni, emerge un clima di tragedia che, percorsi modulari: uno per i componenti della razione salesiana. Insieme hanno anche visio- nonostante tutto, apre uno spiraglio alla spe- giuria +13 “Percorsi creativi” (14 ragazzi, di età nato la maggior parte dei film della categoria ranza”. Questi i componenti della Giuria: Va- compresa fra i 12 e i 17 anni) sui linguaggi del +16, discutendoli e valutandoli. Nuovi anche i nessa Landolfi, Martina Anselmo, Virginia Videoclip, ed uno per i più esperti, “Percorso momenti di formazione comune per tutte le Taramasco, Tea Gossetti, Michela Menegotto, Master”, sul Cinema come linguaggio e stru- fasce di età: il primo sull’identità, la struttura Alessandra Franchelli da Alassio; Lucrezia Di- mento di animazione e di educazione. Le e il funzionamento dell’associazione C.G.S.; il lonardo, Leonardo Colombo, Celine Fachinet- giornate sono state scandite da analisi di pro- secondo sulle tecniche fotografiche e di ripre- ti, Aurora Romano da Varese; Ilaria Tortorel- dotti e produzione di un vlog, in un singolare sa di base, seguito da un laboratorio pratico. la, Mirco Paccapelo, Matteo Lorenzo Bramucci itinerario formativo per ragazzi dai 13 ai 21 Altro lavoro estremamente formativo desti- da Ancona. Il premio “Percorsi Creativi” è sta- anni, caratterizzato da un lavoro educativo “a nato ai più grandi del gruppo CGS (conosciuti to consegnato durante la serata finale in piaz- catena”, documentato sul sito www.sentieridi- come “Magliette Rosse” per via della T-Shirt za Lumière, domenica 24 luglio da Mirco Pac- cinema.it, in cui i più grandi, cresciuti proprio caratteristica) è stato la documentazione dei capelo, Matteo Lorenzo Bramucci e Ilaria attraverso la partecipazione ai primi corsi Blue Carpet (Evanna Lynch, Jennifer Aniston, Tortorella del CGS Dorico di Ancona. Il “for- CGS di Giffoni, hanno guidato i più giovani Gabriele Mainetti, Claudio Santamaria, Ni- mat” originale, creato da giovani per altri gio- approfondendo i linguaggi del Videoclip. A cholas Hoult, Dean Charles Chapman, il cast vani, riesce a coniugare un lavoro di forma- partire da “Dame si du bytu”, considerato il di Gomorra, Mika…). Il verdetto finale della zione audiovisiva condotto ad alti livelli e primo videoclip della storia (L. Rychman Giuria CGS Percorsi Creativi 2016 ha premia- un’intensa socializzazione, che nasce dalla 1958), e attraversando “Thriller” di M.Jackson, to quest’anno il film “Fog in August”, del regi- condivisione di ogni momento della giornata “Sledgehammer” di P.Gabriel verso le produ- sta tedesco Kai Wessel , con la seguente moti- nel rispetto dei ruoli di ciascuno. zioni contemporanee (Coldplay, Panic! At the vazione, redatta insieme dopo un accurato Nadia Ciambrignoni disco, Sia…), è stato proposto un metodo di lavoro di gruppo: “perché il film, ambientato Laureata in Lettere Classiche, insegna Materie letterarie e analisi che li suddivide in video Narrativi, di come altri nella Germania nazista, approfon- Latino. Presidente del CGS Dorico di Ancona. Animatrice Performance o Concettuali, con codici propri; disce un aspetto poco conosciuto, tuttora con- e dirigente dei Cinecircoli Giovanili Socioculturali, dal parallelamente procedeva il lavoro di giuria, troverso: quello dei programmi di eutanasia 1987 progetta e conduce la formazione per i giovani ani- coordinato dalla prof.ssa N. Ciambrignoni, applicati anche su minori e disabili. Ispirato matori culturali dei corsi Nazionali. Collabora alla rea- con la visione dei film dedicati ai +13 e la di- ad una storia vera, il prodotto riesce a sottoli- lizzazione di rassegne e cinedibattiti; guida laboratori di scussione analitica per la classifica, fino all’as- neare l’importanza universale del rispetto lettura dei prodotti mediatici. Ha all’attivo diverse pub- segnazione del Premio C.G.S. Percorsi Creati- della vita altrui e ad evidenziare la pericolosi- blicazioni sul tema Cinema e didattica ed è co-docente del vi (riconosciuto dal festival) al film valutato tà delle ideologie disumanizzanti che inten- dipartimento comunicazione dell’Istituto Superiore di come il più interessante della rassegna. A loro dono manipolarla su basi selettive. La sceneg- Scienze Religiose di Ancona. volta, mentre i giurati +13 erano in sala per ve- giatura non si rifugia nel facile schematismo dere i film, gli animatori dai 16 anni in su era- che separa buoni e cattivi, ma mette in luce la Ulteriori foto originali sono disponibili su www.sentieri- no impegnati nel proprio percorso formativo. fragilità umana, da sempre vittima della “Bana- dicinema.it Con la guida del prof. Fabio Sandroni hanno lità del Male”. I significati più profondi vengono segue a pag.successiva 15 n. 42

segue da pag. precedente I ragazzi CGS con le magliette rosse al Giffoni Dieci anni di “Percorsi Creativi” al Giffoni 2016 con un gruppo di 32 partecipanti

La giuria CGS Ragazzi dei Cinecircoli Giovanili Socioculturali per la Sezione La giuria dibatte sull’assegnazione del premio (foto di Matteo Lorenzo Bramucci) GENERATOR +13, assegna il Premio “Percorsi Creativi” 2016 al film “Fog in August“ di Kai Wessel. I tre giovanissimi rappresentanti dei CGS sul palco alla premiazione ufficiale (foto Lucrezia Bedini)

La presentazione del gruppo con le magliette rosse (foto Fabio Sandroni) La presentazione delle attività al mattino (foto di Fabio Sandroni)

Alcuni responsabili e giurati CGS con Kai Wassel, regista di FOG IN AUGUST, e con Un momento del laboratorio sulle immagini (foto Matteo Bramucci) il produttore del film (foto di Fabio Sandroni) 16 [email protected] Nasce Rete Cinema Calabria. Gli ‘indipendenti’ del Sud sempre più uniti Nuove reti si formano, i professionisti del settore si associano, vogliono contare, confrontarsi, collaborare alle cose del Cinema E’ nato quest’estate, mettendo nel piatto, per far sì che la Rete pos- cietà di produzione cinematografica calabrese Open sotto il nome di “Re- sa divenire un vero e proprio punto di riferi- Fields Productions: dai cortometraggi ai lungometraggi, te Cinema Calabria”, mento per chi voglia produrre cinema in Cala- passando per i documentari e i videoclip musicali, non vi un collettivo di pro- bria: un portale che raccolga le esperienze di è settore della produzione audiovisiva e cinematografica fessionisti calabresi tutti gli associati, iniziative di formazione in- con il quale i registi non si siano confrontati negli anni. della filiera cinema- terna per una sempre maggiore specializza- Tra le opere più significative, si segnalano i film indipen- tografica e audiovi- zione nel lavoro, invito ad aderire al gruppo denti “Goodbye Mr. President” e “Scale Model”, il medio- siva; un gruppo di da rivolgere a note personalità nazionali del metraggio “La Notte Prima” (presentato in occasione della giovani autori, regi- cinema e dell’audiovisivo – sempre di origine 72esima Mostra del Cinema di Venezia) e il documentario sti e tecnici della calabrese – che possano dare ulteriore visibili- “Matera 15/19”, co-prodotto dalla Lucana Film Commis- produzione per im- tà alle iniziative della Rete e, ancor più impor- sion. Fabrizio Nucci magini che si prefig- tante, apportare in essa tutta la loro profonda Nicola Rovito ge lo scopo di dare conoscenza ultradecennale in questo campo. voce a tutti coloro i Prossimi appuntamenti: una rappresentanza I soci fondatori della Rete Cinema Calabria quali pensano che la condivisione ed il con- della Rete Cinema Calabria si confronterà con Andrea Belcastro, Pasquale Caldararo, Marco fronto non possano che giovare al settore e, il neo-eletto Presidente Citrigno, per favorire Caputo, Antonio Casella, Maria Furfaro, Ales- soprattutto, all’economia dei luoghi di prove- un dialogo vivo e costante tra le istituzioni re- sio Gioia, Davide Imbrogno, Francesco Loda- nienza. Si parte da una Film Commission, gionali e le esigenze produttive del territorio, ri, Francesca Manna, Isabella Mari, Gabriele quella calabrese, di fresca nomina presiden- che il gruppo nascente ha già sintetizzato in Morabito, Fabio Nigro, Mauro Nigro, Alessan- ziale (l’esercente cinematografico e membro un manifesto di cinque proposte; contempo- dro Nucci, Fabrizio Nucci, William Onorato, della Commissione cinema Mibact Giuseppe raneamente, verrà dato seguito all’avvicina- Fabio Rao, Nicola Rovito, Ivana Russo, Gian- Citrigno, al quale verrà affiancato – come Pre- mento tra la compagine calabrese ed altre due luca Salerno, Gianluca Sia, Santo Spadafora, sidente del Comitato d’Onore, il premio Oscar realtà omologhe già presenti da tempo in Ba- Giuseppe Torcasio, Luigi Simone Veneziano. Mauro Fiore). La successione al vertice fa spe- silicata e Sardegna. Perché l’unione fa la for- rare in un radicale cambio di passo nella ge- za. E nell’era del cinema indipendente (e di Benvenuti stione della Fondazione, finora non sufficien- qualità), solo camminando insieme si posso- temente attenta alle esigenze di chi, da tempo, no raggiungere i risultati che l’arduo lavoro La nuova “rete” regionale è la benvenuta nella produce – o vorrebbe farlo, se esistesse un ve- quotidiano dei singoli merita. “Rete delle Reti italiane del cinema e dell’au- ro mercato calabrese del cinema e dell’audio- Fabrizio Nucci e Nicola Rovito diovisivo” da parte dei presidenti Marco Anto- visivo – in questa parte del Sud Italia. E si par- nio Pani (Sardegna) e Antonello Faretta (Basi- te da tante idee e proposte che il collettivo sta Fabrizio Nucci e Nicola Rovito sono i fondatori della so- licata):

Quando scoprimmo che oltre a Rete Cinema Sar- degna esisteva gia anche una Rete Cinema Basili- cata, decidemmo di in- contrarci e gemellarci. Da una visita del vicepre- sidente di Rete Cinema Marco Antonio Pani Basilicata Enzo Sapona- ra a una nostra assem- blea generale, nacque l’idea che la Rete fosse ripe- tibile e che fosse necessario un sistema di confronto e collaborazione fra reti di persone che si dedicano al cinema e all’audiovisivo, soprattut- to in modo indipendente. Ora nasce Rete Cinema Calabria, a cui diamo il benvenuto. Presto un in- contro fra le nostre tre realtà e auspicabilmente un documento unitario. Il cinema è un’industria sostenibile, è cultura, è lavoro.

Marco Antonio Pani Una parte della Rete Cinema Calabria, durante un meeting svoltosi in luglio a Lamezia Terme: (da sinistra) Presidente Rete Cinema Sardegna Pierluigi Sposato, Mario Vitale, Mauro Nigro, Antonio Casella, Emanuele Bonaventura, Nicola Rovito, Pasquale Caldararo, Fabrizio Nucci, Andrea Belcastro. (foto di Pino Torcasio) segue a pag. successiva 17 n. 42

segue da pag. precedente Minima immoralia Berlusconi stava per morire!

Silvio salvo per un pe- Con gli amici di Rete Ci- lo, ché la selva sem- nema Calabria abbiamo pre cara, gli fu amica. avuto modo di confron- Ospite del Presiden- Il gruppo di Rete Cinema Calabria in riunione a Cosenza tarci in un recente mee- tissimo Hape Bhono- (foto di Alessia Principe) ting svoltosi simultanea- lis, dello Stato bono- mente a Roma e Matera. biano, dov’è il Cavaliere I problemi di lingua e at- un vero mito, tra i suoi teggiamento sono simili abitanti, le potenti e un po’ ovunque al Sud e Dott. Tzira Bella simpatiche scimmiette Antonello Faretta le nostre strutture liqui- bonobo (nome scienti- de, spuntate come necessità di fare gruppo e por- fico completo Bhonobho Bhonobhiensis Here- tare avanti istanze di sviluppo locale, iniziano a di- tus Harretus) potete capire perché, se un po’ ventare numerose. Di questo bisogna prenderne v’intendete di etologia, in particolare dei com- atto e trovare modi per cooperare e dialogare per portamenti sessuali dei primati, cari terrestri, creare istanze comuni da far brillare a livello na- (o anche se solo ci capite, come si dice in Brian- zionale. Abbiamo obiettivi comuni e l’idea di una RETE za, una beata fava), il vostro corrispondente, Rete Cinema del Sud o del Mediterraneo si fa Dott. Tzira Bella, fratello gemello della Dotto- sempre più concreta. CINEMA ressa Tzira, (scienziata nota tra di voi, per es- Antonello Faretta sere stata protagonista della saga del Pianeta Presidente Rete Cinema Basilicata CALABRIA delle Scimmie). Ma veniamo, senza malizia mi si consenta, a MANIFESTO noi. Vecchio reprobo, simpatico sporcaccione, c’hai fatto prendere lo spaghetto! RETE CINEMA CALABRIA Alla ferale notizia del calo di pressione del pa- dre nobile di Mediaset, sono anche colate a PER CALABRIA FILM COMMISSION picco le quotazioni, nelle più importanti borse internazionali, del Viagra, Cialis e Levitra. Rete Cinema Calabria è un collettivo di registi calabresi e di professionisti della produzione I titoli delle benemerite case dispensatrici di cinematografica e audiovisiva in Calabria che si pone lo scopo di dare voce ad uno scambio di miracolosi senili insperati alzabandiera, te- opinioni, esperienze e riflessioni sulla tematica: “La produzione video in Calabria alla luce della mendo un devastante effetto nuova Film Commission”. Si è deciso di stilare una breve lista di proposte da portare all’attenzione delle istituzioni re- fffffffffsssssssssssssfffsssfff ball’s, gionali e dell’opinione pubblica tutta, al fine di portare il proprio contributo nell’opera di ri- lancio della produzione cinematografica e audiovisiva in Calabria, grazie alla propria cono- sui mercati di tutto il mondo industrializzato, scenza delle dinamiche del settore e in un’ottica di valorizzazione delle professionalità del sono stati immediatamente sospesi. territorio. Qualcuno ipotizza denunce per turbativa in- ternazionale d’aste, per le agenzie che hanno PROPOSTA #1: Rispetto alla dotazione finanziaria annuale della Fondazione Calabria Film inopinatamente divulgato la notizia, (con l’ag- Commission, almeno il 40% del fondo dovrebbe essere concesso tramite bando pubblico; gravante dalla veneranda età delle stesse aste, PROPOSTA #2: Rispetto ai contributi erogati tramite concessioni ad hoc e bandistica, il 100% e si gapiscie!). degli stessi dovrebbe essere liquidato dai beneficiari ad operatori economici calabresi; Da un altro mondo, oggi straordinariamente PROPOSTA #3: Nella scelta dei progetti da finanziare e girare in Calabria, la Fondazione Cala- dal Pianeta Bonobo, quando il vostro calenda- bria Film Commission dovrebbe ispirarsi alla massima diversificazione delle opere, ad esempio rio segna il 10 di giugno 2016, vi saluta con un mediante predisposizione di bandi pubblici “multigenere” (lungometraggi, cortometraggi, do- grandissimo, in gamba co’ il gambero! il vostro cumentari, web-series, etc…); affezionatissimo, PROPOSTA #4: Quando ospite in festival di categoria, la Fondazione Calabria Film Commission dovrebbe spendersi per portare visibilità alle produzioni e professionalità del territorio cala- Dott. Tzira Bella brese; nei festival di cinema dove la Fondazione è coinvolta quale organizzatrice o sponsor, questa dovrebbe riservare una sezione dedicata alle sole opere di autori calabresi. PROPOSTA #5: I bilanci della Fondazione Calabria Film Commission, con il dettaglio di tutti i contributi concessi a qualsiasi titolo, dovrebbero essere sempre disponibili online per garanti- re la massima trasparenza della gestione.

Si sottoscrive il contenuto di questo “manifesto”, augurandosi la massima condivisione e dif- fusione delle proposte in esso riportate.

Manifesto sottoscritto il mese scorso da Rete Cinema Calabria. Questo documento sottoscritto non è una sorta di sta- tuto della Rete, ma semplicemente un documento diffuso il mese scorso per sensibilizzare chi sarà stato responsabile di rimettere in piedi la Calabria Film Commission. Alla fine è stato nominato il nuovo Presidente, dopo anni di stasi ed inattività della Fondazione Per contattare la Rete Cinema Calabria [email protected] 18 [email protected] Lo chiamavano Jeeg, ma non era un robot C’era una volta la cele- radioattivi il contenuto dei quali, suo malgra- americana la sua essenza più pura e con note- bre serie TV a cartoni do, fondendosi al suo corpo lo tramuterà in vole maestria riesce ad inserirla, ad insufflarla animati (l’anime giap- un superuomo dotato di forza e resistenza quasi, nel suo personalissimo omaggio a Jeeg ponese) di “Jeeg robot straordinarie, unite ad una capacità di recu- robot, creando un microuniverso fatto di per- d’acciaio” che tutti i pero sovraumana. Da questo punto, il film mo- sone reali che improvvisamente acquisiscono bambini nati tra il ’70 e strerà con un ritmo molto costante e ben conge- poteri immensi e cercano quindi di convivere l’80 del Novecento ri- gnato l’escalation del protagonista, prima con essi, in base alle proprie possibilità non cordano bene; serie te- quasi sopraffatto dai suoi nuovi poteri, poi, in soltanto sociali ma anche culturali (a dir poco levisiva approdata in seguito ad un incidente che innescherà la vera gustosa e ben azzeccata la serie di canzoni ita- Italia nel 1979 ma nata trama della pellicola, si scoprirà in grado di liane intonate dallo Zingaro a seconda dei molto prima, tra man- controllarli e di utilizzarli a scopo di rapina momenti), emotive (stupenda ad esempio la ga e anime, grazie al per scardinare bancomat e sfasciare furgoni scena “del camerino” in cui Ceccotti dimostra Giacomo Napoli corposo lavoro di Gō di portavalori a mani nude, finché non capirà tutta la sua buona volontà di base ma anche la Nagai. C’era una volta da solo che tali capacità possono risultare utili sua tragica rozzezza e la sua ignoranza emo- Hiroshi Shiba, l’irrequieto protagonista della anche ad altre persone e procederà seguendo zionale, drammaticamente incapace di dimo- serie, presuntuoso ma coraggioso, che vede- inconsapevolmente il percorso di auto-identi- strare il suo affetto verso la fragile Alessia) e vamo nel cartone costantemente impegnato a ficazione proprio di Hiroshi, il protagonista di intellettive (affascinante ad esempio il fatto combattere contro l’orda di mostri antidilu- Jeeg, fino alla citazione finale in cui indossa la che Alessia dia l’ultimo saluto al padre riferen- viani capitanati dall’orrida Regina Himica e maschera del robot, atto di identificazione to- dosi a lui come Ministro Amasu, uno dei catti- dal diabolico Imperatore del Drago, prima in tale, quasi a ricordare la capacità di Shiba di vi più vili della serie a cartoni di Jeeg). Dal maniera rabbiosa, senza grande senso di uma- tramutarsi nella testa del cyborg. Già perché punto di vista scenografico possiamo notare nità, ma poi, poco alla volta, sempre più co- nel frattempo, parallelamente all’eroe, si stan- la cura del regista nel rappresentare Roma, sciente della propria responsabilità quanto di più simile, in Italia, ad e via via sempre più maturo nello una metropoli americana, crogiolo spirito e nel carattere. Tutto questo di razze, culture e miserie varie. Ab- era una volta, tanto tempo fa, molto biamo quindi la resa aulica ed iperre- prima dell’avvento di internet, del alistica delle terribili torri di miseria peer-to-peer e delle serie TV in stre- presso Tor Bella Monaca, oppure la aming. Oggi però, qualcuno ha rac- nobile e quieta visione di Castel colto quell’eredità storica giappo- Sant’Angelo o del Colosseo; l’antico nese fatta di robot giganteschi che col moderno, fusi insieme in un ca- combattono eserciti di mostri per il otico divenire. Il comparto attoriale bene dell’umanità e, con grande è assolutamente solido ed efficace, fantasia e discreto gusto, l’ha incro- persino il personaggio un po’ as- ciata in qualche modo con il nuovo surdo di Alessia, con la sua fissazio- cinema supereroistico di derivazio- ne per “Jeeg, robot d’acciaio” trova ne americana; il risultato è un gioiel- un realistico riscontro nell’impe- lo, ed è tutto italiano. “Lo chiama- Murales che appare in “Lo chiamavano Jeeg Robot” Il film con Claudio Santamaria gno e nel lavoro della Pastorelli; no- vano Jeeg robot” è un film del 2016, e per la regia di Gabriele Mainetti tevolissimo infine Marinelli nel diretto e prodotto da Gabriele Mai- ruolo dello Zingaro, a metà strada netti (già autore ad esempio del film “Basette” no sviluppando altre due strade, una è quella tra Joker e Kingpin. Registicamente impecca- del 2008, dedicato quella volta ad un’altra ico- di Alessia (Ilenia Pastorelli), una povera ritar- bile, con un ritmo molto simile ad un polizie- na degli anime giapponesi, Lupin III). Si tratta data affetta da un disturbo psichico non ben sco ben architettato, dotato di un buon mon- di un’opera solo apparentemente citazionista definito ma decisamente invalidante; plausi- taggio e di una ancor migliore fotografia. La che, omaggiando l’antico cartone animato, bilmente vittima di stupri in passato, è la fi- trama è solida, convincente, asciutta, amara e approfitta delle tematiche presenti nel lavoro glia di un “collega” di Enzo, un vecchio amico realistica; non c’è spazio per facili pietismi o di Gō Nagai per svilupparle all’interno di una che sarà determinante nella scoperta dei po- luoghi comuni e i personaggi reggono la sce- trama attualissima e si ispira al robot Jeeg e teri da “Jeeg”. La stessa Alessia, ossessionata na dall’inizio alla fine senza cadute di ritmo. ad Hiroshi Shiba per raccontarci una storia da questo cartone animato, contribuirà suc- Gli effetti speciali, pur nella loro limitatezza, ri- tutta italiana, fatta di periferie decadenti e di cessivamente ad instillare nel protagonista l’i- sultano perfettamente convincenti. E la frase microcriminalità da borgata romana. Con un dea non così assurda di poter essere lui stesso finale, pronunciata da un qualche cronista, budget assolutamente contenuto per un film un eroe. L’altra strada è quella relativa ad un sintetizza il ruolo dell’eroe meglio di tante reto- di genere supereroistico, Mainetti utilizza altro piccolo delinquente di borgata, “lo Zin- riche già sentite: l’eroe è colui che entra in Roma con il suo centro e le sue periferie come garo” (il bravissimo Luca Marinelli), che però azione quando ha tutto da perdere e niente da contenitore sociale e scenografico ideale per a differenza del Ceccotti non si limita a rubare guadagnare. E l’Italia avrebbe davvero biso- sviluppare la sua versione di un supereroe tut- ma spesso e volentieri uccide, nel tentativo gno di eroi! Un film coraggioso dunque, mol- to all’italiana. Si tratta di tale Enzo Ceccotti costantemente frustrato di finire sotto i riflet- to ben realizzato, nonostante i mezzi limitati, (perfettamente interpretato da Claudio San- tori ad ogni costo. Un feroce criminale psico- efficace ed originalissimo nella sua fusione tamaria), un rozzo, un emarginato, un la- patico cresciuto nelle periferie come il protago- tra generi diversi e normalmente astrusi alla druncolo di bassa lega; un piccolo delinquen- nista ma, a differenza del primo, ossessionato cinematografia italiana; un autentico gioiello te che per caso, durante una fuga dopo dalla fama, dal potere a tutti i costi e dalle nel panorama nazionale. Curioso e consiglia- l’ennesimo furtarello, finisce a bagnomaria bombe che ha intenzione di far esplodere per tissimo, soprattutto agli amanti del cinema nel Tevere in compagnia di alcuni improbabili raggiungerlo. Ben distante dalla spettacolari- supereroistico americano e agli appassionati (si tratta comunque di un’espediente alla Spi- tà di uno Zack Snyder, dalle straordinarie tro- di anime giapponesi. derman) ma purtroppo assai realistici (nel Te- vate sceniche di un Sam Raimi o dalla coralità di vere non è raro trovarsi di fronte a barconi ab- un Christopher Nolan, Mainetti riesce comun- bandonati e a detriti affioranti) bidoni di rifiuti que ad estrarre dalla filosofia supereroistica Giacomo Napoli 19 n. 42

Cinema e psicanalisi La sposa turca Titolo originale – Gegen die Wand, “contro il muro” di Fatih Akin Ennesimo pretesto prigionia fisica e morale imposta dalla fami- per pensare il pensabi- glia. Lui anima che vuole punirsi, lei, avida di le, mostrare che la de- vita. In tutti e due si è già accesa la complessa pressione – oltre che relazione con il proprio Sé. una faccenda medica o Contro il Muro. Muro fisico contro il quale sono terapeutica - è anche schiacciati i due personaggi, muro inteso co- condizione dell’essere me prigione e “muro d’ombre” (ovvero quel umano. I due perso- qualcosa che, impalpabile e labile come naggi “si staccheranno” un’ombra, divide). Muro come metafora del li- Massimo Esposito dalla loro depressione mite da superare per riprendersi la vita. attraverso la com-pas- Eventi che si producono internamente ma evidenti sione (soffrendo-insieme) scoprendo – per all’esterno: A poco a poco i due si innamorano: dirla alla Calvino – che “chi ama vuole solo l’a- qualche gesto tenero, i loro corpi che si sfiora- more, anche a costo del dolore”. Accettazione no. Sibel resiste, in nome di una libertà di co- dei propri limiti, mettere a fuoco quello che stumi e di comportamenti tanto sognata. c’è nel fondo dell’anima per guardare oltre la Cahit si sente di nuovo vivo, anzi, è pazzo di superficie e riprendersi la vita. gioia. “Sono innamorato, mi ha stregato, mi Trama: Sibel, una ragazza di origini turche ha stregato !!” Grida all’ amico, mentre manda scampata a un tentativo di suicidio, per sfug- in frantumi due bicchieri, poi, con mani e gire alla rigida cultura musulmana della fami- braccia imbrattate di sangue, danza come un glia decide di chiedere aiuto a Cahit, anche lui invasato in un locale notturno. Ora Sibel si turco, per farsi sposare. Anche Cahit – depres- sente una moglie, anzi, una moglie turca. E so sgangherato - ha provato a togliersi la vita, nel significato trasformato, circa il marito di in macchina contro un muro. Il destino li ha “convenienza”, il segreto è disvelato. già uniti per mezzo dei tentati suicidi. Dopo Peperoni ripieni. Il regista dedica una lunga se- realizzare una tregua con la sua vita. Ha una l’iniziale riluttanza, accetta di prendere Sibel quenza alla preparazione di questo piatto, in- bambina, un compagno “normale” e non vuo- in moglie, forse per realizzare nella sua vita quadrando gli ingredienti, i colori, il lavoro le separare la figlia dal padre. Si concede due qualcosa di utile (come gli suggerisce lo psi- delle mani della protagonista nel preparare il giorni per consumare il primo matrimonio, chiatra in un breve incontro). piatto. Un lavoro che, attraverso le mani, riac- prima di illudere il marito che tutto possa tor- Il dramma del destino ha già mostrato tutti i quista valore trovando il suo epilogo nel piatto nare com’era, e che tra loro possa esserci un suoi elementi sincronici. Le due vite, come due e, infine, nella bocca. Qui è evidente il simbo- futuro rappresentato da una vita regolare; le orologi sincronizzati sulla stessa ora, iniziano a strade dei due si divideranno definitiva- muoversi nella stessa direzione di rinasci- mente. Come sottofinale questa storia può ta. La verità nascosta mostrerà la sua natu- anche essere considerata una storia d’amo- ra e i protagonisti si risveglieranno lenta- re poco eccellente, ma proprio per questo è mente con amore, morte e dolore. La trama anche di più. Un dramma ricco di passioni è semplice ma i collegamenti e i richiami umane qualunque esse siano: un dramma sincronici(*) un po’ più complessi. Tutta- che celebra sentimenti divoranti che ci rac- via, concentrando lo sguardo osservatore conta di scelte estreme, di odio, rancore e più a fondo si potrà cogliere l’evoluzione e autodistruttività. la rinascita dei due personaggi. I due protagonisti hanno imparato a cam- Nesso causale: Le esperienze dei due prota- biare direzione (destino) in corsa. Sono ri- gonisti diventano destino; i due personaggi lismo del cibo anche come canale di nutri- usciti a gettare luce su di un passato di lacera- non si conoscono tuttavia il percorso di dolore mento affettivo. Sibel, ora, si sente una moglie zioni e problemi irrisolti. Un cammino di già li unisce. (**)La parola ‘de-stino’ indica, lo e cerca di creare piacere e realizzazione della dolore e ombre. Man mano che avanzavano ‘stare’: Il destino è l’apparire di ciò che non può es- sua funzione naturale in quanto donna. Meta- nella vita, sempre con una sorta di previsione sere in alcun modo negato, rimosso, abbattuto, os- foricamente il cibo diventa anche cibo per l’a- parziale e temporanea, si sono “salvati” cono- sia è l’apparire della verità incontrovertibile; e questo nima. Ma il Fato o destino come in ogni dram- scendo se stessi e il mistero della vita. apparire appartiene alla dimensione dell’incontro- ma non tarda a manifestarsi. Cahit uccide un Massimo Esposito vertibile. Al di là di ciò che crede di essere, l’uomo è uomo per gelosia e finisce in carcere. Sibel si l’apparire del destino. rifugia a Istambul da una cugina. Qui di nuo- Il Cinema per la Mente - Il muro d’ombra (da “La sposa Significato simbolico degli eventi: Cahit tenta il vo Sibel si lascia cadere ancora una volta nella turca” di F. Akin) https://youtu.be/kOczMvDUYEk suicidio – macchina contro il muro - perché spirale di esperienze “sporche e dure”, fatte di (*) da C. G. Jung in accordo con il premio Nobel W. Pau- vuol morire dopo la morte della moglie. La de- delusioni, droga, violenza e stupro. Cahit, li:“Due o più eventi apparentemente accidentali, tuttavia pressione di Cahit si esprime con la violenza esce dal carcere e va subito a cercarla a non necessariamente simultanei, sono detti sincronici.[…] autodistruttiva, è come intrappolato in un Istanbul. Bibliografia di riferimento:Pauli e Jung, Un confronto su passato insopportabile; il senso del futuro, del “Vai a Istanbul, da Sibel ?“ materia e psiche, di S. Tagliagambe e A. Malinconico- La vivere, assumono una forma anoressica; lo “Sì” Madre, di Ungaretti - Libertà e destino nella tragedia gre- stesso senso dello spazio-tempo si riduce, è “Non ti è bastata la lezione, non hai avuto ab- ca, di S. Natoli, - (**) Il mio ricordo degli eterni, di E. Se- incapace di muoversi. Anche Sibel ha un’espe- bastanza guai, per lei ?” verino - Il corpo accusa il colpo, di Bessel Van derKolk - rienza di suicidio, lo fa perché vuole vivere, “Forse. Ma se non fosse stato per lei non ce l’a- L’anima ha bisogno di un luogo, di Laura Dalla Ragione e vuole a tutti i costi cambiare direzione alla sua vrei mai fatta, mai. Non ne sarei uscito vivo” Simonetta Marcucci – Filmografia di riferimento: “La vita. Sibel si muove, vuole rompere con la sua Per Sibel l’amore c’è ancora, è riuscita a sposa turca” 20 [email protected] Pudovkin. Il montaggio come creazione artistica Tra i primi registi a caratteristica tipica del fare artistico come ri- comprendere le po- corda Rudolf Arnheim citando la Divina Com- tenzialità espressive e media: “Prendiamo un esempio a caso: quan- artistiche del montag- do Francesca da Rimini, narrando come gio vi è sicuramente il s’innamorò dell’uomo con cui stava leggendo, russo Vsevolod Pudo- dice soltanto: ‘Quel giorno più non vi leggem- vkin. Fondamentale in mo avante’. Dante dice così indirettamente, questo senso è l’espe- accennando semplicemente alle conseguen- Fabio Massimo Penna rimento da lui condot- ze, che in quel giorno i due si baciarono. E to insieme a Lev Vla- questa rappresentazione indiretta colpisce dimirovic Kuleshov sulle possibilità del con straordinaria efficacia” (Rudolf Arnheim, “cutting”. Unirono alcuni primi piani dell’at- Film come arte, Giangiacomo Feltrinelli edi- tore Mosjukhin con tre inquadrature diffe- tore, Milano, 1989). A Pudovkin non interessa- renti (nella prima un piatto di minestra, nella va la fluidità delle sequenze ma le idee e le seconda una bara con un cadavere, nella terza emozioni che creano un rapporto (anche indi- una bambina intenta a giocare). Presentate le retto) tra le varie inquadrature. Egli arriva a sequenze al pubblico i due registi notarono teorizzare le proprie idee elaborando un siste- come la gente avesse la sensazione che l’e- ma fondato su cinque metodi di montaggio: spressione dell’attore cambiasse a seconda per contrasto (unione di inquadrature discor- delle situazioni che si trovava di fronte men- danti: una festa lussuosa e un uomo che muo- tre nella realtà l’inquadratura del volto di re di fame): parallelismo (sorta di montaggio Mosjukhin era sempre la stessa: “Quando mo- parallelo con l’alternanza delle inquadrature); strammo le tre combinazioni a un gruppo di analogia (come nella famosa sequenza di Vsevolod Illarionovič Pudovkin (1893 – 1953) regista spettatori ai quali non avevamo comunicato il “Sciopero” di Eisenstein con inquadrature de- sovietico segreto dell’operazione, ottenemmo un risul- gli operai fucilati insieme a quelle di un bue tato stupefacente. Gli spettatori erano con- con l’angolo delle labbra incurvato in un sorri- macellato); sincronismo (due fatti che avven- vinti che la recitazione fosse splendida. Loda- so. Tra queste due inquadrature inserisco va- gono nello stesso momento); tema ricorrente rono l’atteggiamento pensoso davanti alla rio materiale: spezzoni di un ruscello gonfiato (impiego del leitmotiv). Essendo portato an- minestra dimenticata, furono commossi dalla dalle piogge di primavera, riflessi del sole che per la musica, Pudovkin riuscì a impiega- profonda tristezza con cui guardava la donna sull’acqua, uccelli che si tuffano nello stagno re queste sue teorie dando un senso ritmico morta, ammirarono l’espressione sorridente e del villaggio e, infine, un bambino che ride. alle sue opere nelle quali il suo massimo inte- contenta con cui guardava la bambina. Noi Unendo tutti questi elementi prende forma resse era rivolto ai cambiamenti psichici però sapevamo che in tutti e tre i casi l’espres- l’espressione di gioia del nostro prigioniero”. dell’uomo sotto le pressioni della società mo- sione era esattamente la derna. Pudovkin, che fu stessa” (V. I. Pudovkin, anche attore, doveva la Film technique, Newnes, sua curiosità nella speri- 1929 in Karel Reisz-Gavin mentazione cinemato- Millar, la tecnica del mon- grafica ai suoi studi scien- taggio cinematografico, tifici: era infatti ingegnere SugarCo edizioni, Milano, chimico, avendo frequen- 1983). Pudovkin e Kuleshov tato la facoltà di Scienze avevano capito che il mon- di Mosca: “Senza dubbio taggio offriva al regista questa sua primitiva for- una grande libertà e la pos- mazione scientifica gli è sibilità di dar sfogo alla di aiuto nel trattamento propria creatività. Mon- della fotografia dei suoi tando a suo piacimento il film” (Carl Vincent, Storia materiale girato il regista del cinema 1, Garzanti poteva dar forma a nuove Editore, 1988). Oltre a idee semplicemente acco- queste importanti basi te- stando due inquadrature. oriche per l’arte cinema- Questo esperimento portò tografica Pudovkin ci la- Kuleshov a ritenere che il scia un capolavoro film diventasse arte non assoluto quale “La madre” nel momento in cui vengo- (1926), nel quale gioca no effettuate le riprese ma, abilmente con metafore esclusivamente, nella fase liriche e stile realistico, di montaggio. Pudovkin Vera Baranovskaja in “La madre” (Мать) un film del 1926 diretto da Vsevolod Pudovkin. Il soggetto è “La fine di San Pietrobur- partì da questi esperimen- tratto dall’omonimo romanzo di Maksim Gor’kij go” (1927) e “Tempeste ti per sviluppare il suo stile sull’Asia” (1929). In segui- filmico basato su scene nate dalla contrappo- (Karel Reisz-Gavin Millar, op.cit.) In effetti in to l’avvento del sonoro segna l’inizio del decli- sizione di una serie di dettagli. Esemplare in questa sequenza il montaggio consentiva a no cinematografico di Pudovkin che sembra tal senso è una scena di “Madre” nella quale il Pudovkin di esprimere i sentimenti del pri- ritrovare la sua vena creativa con “Il ritorno di regista di Penza doveva rendere lo stato d’ani- gioniero non in maniera banale, come ad Vasilij Bortnikov” del 1953, anno della scom- mo di un carcerato prima di uscire di prigio- esempio mostrandolo mentre si apriva in un sor- parsa del regista. ne: “Così mostro i movimenti nervosi delle ma- riso, ma in forma indiretta, simbolica. Mostrare ni e un dettaglio della parte inferiore del viso, le idee in maniera metaforica e non esplicita è Fabio Massimo Penna 21 n. 42

DDL 2287 La legge del Marchese del Grillo Non si dica: i tempi erano oscuri, perché loro hanno taciuto? C’è una parola che man- ca nel disegno di legge del ministro Franceschi- ni sul cinema e l’audiovi- sivo. E questa parola è: passione. E mancano anche tante altre parole: futuro, ragazzi, cittadi- Giovanni Ernani ni, Pubblico, spettatori, solidarietà, innovazio- ne. Se analizzate il ddl 2287 con un apposito pro- gramma scoprirete che la parola più ricorrente (a parte congiunzioni, articoli, numeri, ecc) è “decreto” (148 volte) che assieme a “decreti” (52 volte) rappresenta l’1% di tutto. Un ben strano risultato per un testo presentato dal membro di un governo che, al punto 22 della 44 proposte di «Ah... mi dispiace. Ma io so’ io... e voi non siete un cazzo!» riforma della pubblica amministrazione, aveva Onofrio Del Grillo () nella famosa scena in cui si rivolge ai poveracci della taverna, insieme al scritto: “22) leggi auto-applicative; decreti attua- commissario pontificio e al domestico Ricciotto. (Citazione di “Li soprani der monno vecchio” di Gioacchino Belli) tivi, da emanare entro tempi certi, solo se stret- tamente necessari”. E infatti la parola successiva che è soprattutto “sull’industria cinematografi- rendere disponibili a tutti, non solo al Ministro e è legge (0,66%). Quella dopo è ancora ancor più ca e audiovisiva” (“e qualcos’altro perché ce lo ai suoi burocrati, l’utilizzazione, per scopi cultu- significativa: “presente” (130). E poi ancora 84 impone l’Europa. Altrimenti...”). Perché non è rali, delle opere realizzate o restaurate con il so- volte “contributi”. “Produzione” e “cinema” com- stato convocato un “Convegno nazionale per il stegno pubblico? O per legalizzare le proiezioni paiono al trentanovesimo posto, entrambe 76 Cinema”, aperto alle proposte di tutti, come fece pubbliche, con ogni supporto, curate da associa- volte. “Disposizioni” e “distribuzione” le seguo- Bray, prima di presentare un disegno di legge zioni e istituzioni culturali, ospedali, bibliote- no 64 volte. Il “ministero” (62 volte) supera le per pochi? Se questa è una legge sul cinema e che, costrette a pagare balzelli medievali alla “imprese” (55 volte). La prima personalità che fa l’audiovisivo, dov’è l’obiettivo di rendere accessi- SIAE e agli aventi diritto? Dov’è la delega per la sua comparsa in questa classifica è ovviamen- modificare il codice dei beni culturali, per rego- te: il “ministro” (51 volte). Promozione è al cento- lamentare cinema e audiovisivo come beni cul- decimo posto (32 volte). “Cultura” e “program- turali e riconoscere tale qualifica a tutti i film e mazione” sono al 280esimo posto (12 volte) prodotti audiovisivi dopo 25 anni (com’era ini- mentre la “partecipazione” precipita al 442esi- zialmente)? Dov’è la delega per adeguare le leggi mo posto (7 volte). Il “cuore in inverno” che su archivi e biblioteche all’era del cinema e ispira e “alimenta” il ddl Franceschini è una dell’audiovisivo ? E si potrebbe continuare a se- weltanschauung ottocentesca (in parte preri- gnalare le omissioni del ddl 2287 semplicemente voluzionaria e, comunque, pre-darwinista): pensando che senza la cultura l’industria del ci- l’idea che il cinema e l’audiovisivo sono solo nema non esiste. Tutto questo non c’è nel ddl un’industria, il film è un “prodotto” e che il “mi- Franceschini e non c’è neanche una legge ma so- nistro” della cultura dirigerà questa industria, lo un mega-decreto attuativo, costruito dai bu- mediante i suoi “decreti” attuativi o le circolari rocrati del ministro, elevato al rango di legge, dei suoi burocrati, erogando centinaia di milio- che fotografa il “presente”, che consolida il siste- ni di “contributi” soprattutto all’industria della ma di gestione del cinema degli ultimi anni. Un “produzione” cinematografica e audiovisiva. Il sistema fatto di progetti speciali e di continui ministro e i burocrati da lui nominati credono, decreti-attuativi, concordati con le corporazioni insomma, che il cinema sia blockbuster, star-sy- Dario Franceschini attuale ministro del MiBACT, ritratto della produzione cinematografica o gli attuali stem, anteprime, festival mondani e Ciak. Dai dal maestro Pierfrancesco Uva pezzi grossi del settore, senza consultare mai comunicati stampa di Franceschini si ha l’im- bile a tutti tutto il cinema e l’audiovisivo? Dove chi rappresenta la cultura cinematografica e pressione che il cinema non sia nato nel 1895 (o sono le misure fiscali a favore degli spettatori, tantomeno pensando al Pubblico, agli spettato- addirittura prima) ma l’abbia creato Franceschi- per dimezzare i costi degli abbonamenti mensili ri, ai contribuenti, ai cittadini. In un mondo do- ni stesso e che le pellicole nelle cineteche siano alle sale cinematografiche e portarli a 20 euro ve tutto cambia Franceschini può illudersi che come le ossa dei dinosauri, create il settimo come in Francia? Dove sono misure fiscali per il basta lasciare le cose come stanno e acconten- giorno per dare l’illusione di una storia a quelli crowdfunding per il cinema, per consentire a tarsi che “Tanto io so’ io e voi...”. Ma quando che non fanno parte della mitica corrente “amici tutti non solo al Ministro o ai produttori, con i Amazon e Google cominceranno a produrre an- di Franceschini”. Chi glielo dice che anche al contributi pubblici, di finanziare corti, sviluppo che in Italia, quando apriranno sale e gestiranno primo anno di marketing insegnano agli stu- di soggetti opere prime, restauri, rassegne, stu- mediateche, lavorando per tutti e senza discri- denti che prima viene il Pubblico e poi il prodot- di e ricerche, riviste, pubblicazioni, ecc.? Dove minare le idee di nessuno, ci si chiederà perché to? Chi glielo spiega cos’è la “coda lunga”, che ha sono misure innovative di sostegno, come un tutto questo non poteva farlo lo Stato. fatto diventare Bezos uno degli uomini più ric- contributo automatico fifty-fifty per le mi- chi del mondo, pensando sempre a come soddi- cro-imprese e le start-up cinematografiche e au- Giovanni Ernani sfare il cliente piuttosto che i produttori? Viene diovisive che riescono a raccogliere il 50% dei spontanea una domanda: perché chiamare “Di- fondi necessari per i loro progetti? Dov’è la Filosofo, autore di “L’illusione di vivere” e del «Manuale di sposizioni sul cinema e l’audiovisivo” una legge delega per intervenire sul diritto d’autore e illusione amministrativa» (in preparazione) 22 [email protected] Vi piacciono i supereroi? In confidenza, noi fumettari li chiamiamo “eroi in costume” e, come sapete, ce ne sono a palate. Ma pensiamo che troverete il nostro Uomo Ragno almeno un po’… diverso! Recita così la didasca- Spider-Man, che si è chiusa solo nel 2012 dopo lia che da il via alla pri- ben 700 numeri. Amazing è stata sicuramente ma storia di quello che la più longeva delle testate del Ragno ma non oggi è uno dei supere- è stata certo l’unica e proseguono tutt’oggi le roi e dei personaggi sue storie, il cui cast tra l’altro annovera alle dei fumetti più cono- matite l’artista italiano Giuseppe Camuncoli sciuto e amato. Negli (The Amazing Spider-Man vol.4). Ma torniamo anni l’Uomo Ragno o, allo Spidey delle origini: Peter Parker è un gio- se vogliamo chiamarlo vane liceale amante della scienza, preda dei col suo nome origina- bulli che lo scherniscono. Vive con suo zio Ben Davide Deidda le, Spider-Man è di- e sua Zia May e la sua vita cambierà per sem- ventato non solo il pre quando durante la visita a una mostra protagonista di numerosissime testate a fu- scientifica viene morso da un ragno radioatti- metti a lui dedicate, ma anche di numerosi vo che gli dona l’abilità di arrampicarsi alle film, videogiochi, cartoni animati, gadget, en- pareti e la forza proporzionale di un ragno. trando nella cultura popolare e divenendo no- Grazie alle sue conoscenze scientifiche riesce to anche a chi non ha mai letto una sua avven- poi a costruire uno strumento che gli permet- tura su carta. Ma tutto questo te di lanciare delle ragnatele successo, prima che il nostro artificiali con le quali muover- amichevole Uomo Ragno di si e difendersi. Peter utilizza i quartiere facesse irruzione nel- suoi poteri prima in un incon- le edicole, non era neanche im- tro di wrestling, poi in uno maginabile dagli editori che fe- show televisivo, per guadagna- cero di tutto per scoraggiare i re un po’ di soldi, ma è dopo suoi creatori dal pubblicarlo. l’assassinio dello zio che abbia- Prima pagina della prima storia dell’Uomo Ragno, Ma loro per fortuna non ascol- mo una reale svolta nella vita intitolata Spider-Man!, realizzata da Stan Lee e Steve tarono. Il suo esordio avvenne del personaggio. Il ladro che Ditko e pubblicata per la prima volta su Amazing Fantasy sulle pagine del 15° numero di toglie la vita a Ben Parker in- n°15 Amazing Fantasy, rivista che fatti è lo stesso che, dopo aver e per di più vittime del razzismo di quelle per- avrebbe chiuso proprio con concluso il suo colpo è scappa- sone che si definiscono “normali”. Dopo Stan questa uscita del lontano Ago- to incolume dagli studi televi- Lee e Steve Ditko schiere di scrittori e dise- sto del ’62. Si trattava di un rac- sivi in cui Spider-Man aveva gnatori hanno realizzato le storie di Spi- conto di 11 pagine chiamato tenuto il suo spettacolo. Il la- der-Man: nominarli tutti significherebbe to- semplicemente Spider-Man. Ai Copertina del n°15 di Amazing dro e futuro assassino gli pas- gliere spazio all’articolo e non è certo mia testi Stan Lee ( che aveva dato Fantasy dell’agosto 1962, con sa davanti: a Peter Parker ba- intenzione annoiarvi ma non posso esimermi poco prima vita ai Fantastici la prima apparizione dell’uomo sterebbe un nulla per fermarlo, dal fare i nomi di John Romita, Ross Andru, Quattro e a Hulk e avrebbe poi ragno, realizzata da Steve Ditko. ma la presunzione ha la me- Gerry Conway, Roger Stern, Gil Kane, David proseguito con la creazione di glio. Peter Parker non sarà più Michelinie, Todd McFarlane, J.M.Straczynski, tantissimi personaggi a fumet- lo stesso e capirà come la vita J.Romita Jr e tantissimi altri. Nel 2000 viene ti della Marvel, da Daredevil non sia un gioco e che da un poi lanciata la testata Ultimate Spider-Man in agli X-Men, da Thor ad Iron grande potere derivano grandi re- cui vengono rinarrate in chiave moderna le Man, e potrei continuare per sponsabilità. I problemi, i dram- origini del personaggio dagli autori Brian Mi- alcune pagine …) e ai disegni mi, le responsabilità: con que- chael Bendis e Mark Bagley, serie che darà il Steve Ditko. Come può funzio- sto e con tanti altri personaggi via a un vero e proprio universo parallelo Mar- nare un eroe del genere? Come Stan Lee crea il supereroe con su- vel con le proprie testate, scomparso (o me- può un adolescente essere un perproblemi, che spesso deve glio unitosi a quello classico) col recente even- supereroe? Un ragno poi! Sap- lottare per essere accettato to fumettistico Secret Wars (miniserie piamo bene come la gente pro- nella società in cui vive e che è omonima a quella pubblicata nel 1984-85), ma vi ribrezzo o paura per questi visto più come minaccia che questa è un’altra storia... In Italia l’Uomo Ra- animali! Un supereroe dev’es- come eroe. Se negli anni trenta gno arriva nell’aprile del 1970 grazie alla de- sere bello e muscoloso e non abbiamo visto il “Dio in terra” funta casa editrice Editoriale Corno, che pub- uno studente secchione che vi- con Superman, ora abbiamo blica le sue storie fino al 1984. Nell’86 ritorna ve con la zia!: Più o meno erano delle persone con problemi co- in edicola grazie alla Labor Comic, ma dopo queste le cose che Lee e Ditko si muni a noi e superiori, non più due numeri la rivista chiude insieme alla casa sentivano dire prima della loro Copertina realizzata da John Romita da guardare da lontano ma in editrice. Dalle ceneri della Labor nasce poi la decisione di inserire nella mo- di The Amazing Spider-Man 39 cui immedesimarci. Frattanto Star Comics (Oggi in attivo soprattutto nella rente Amazing Fantasy la loro dell’agosto 1966, numero iconico in una nuova guerra mondiale e pubblicazione di fumetti giapponesi), che storia. Beh, foste vissuti in quel cui assistiamo allo smascheramento scoppiata e si è conclusa, il continuerà la pubblicazione del Ragno, e che periodo forse non ci avreste di Spider-Man e del Green Goblin, mondo è cambiato e i nuovi passerà poi il testimone alla Marvel Italia – creduto, ma quello fu l’albo più suo acerrimo nemico eroi non sono più dei miti da Panini Comics, che tutt’oggi ne possiede i di- venduto dell’anno. Nel marzo dell’anno suc- venerare. Basti pensare agli X-Men, il gruppo ritti editoriali. cessivo aprì i battenti una testata nuova di di mutanti che più che divinità sono degli han- zecca dedicata all’Arrampicamuri, The Amazing dicappati, alle prese con disagi fisici e psicologici Davide Deidda 23 n. 42 Pratoliniana Ci sono in alcuni perso- di gaietto, cicca, disperata impudicizia, ne- una disperata verità: buona parte della mia naggi di Pratolini stim- cessità: lasciai la tavola senza pagare la mia “parte” non c’era…Io, non c’ero! Una voglia di mate adolescenziali che parte (ci pensò Ottavia ) e scritturato. Venne fuga e di pianto accolse l’apparizione della caparbiamente resisto- fuori che c’era ancora – o forse non c’era ma si mezza manica bianca con polsino duro che, no ad ogni crescita. Per decise che ci fosse – un piccolo ruolo scoperto. improvvisa, si materializzò sullo schermo alle le pagine-piazze del No- Mauro, il regista, concesse alla sua protagoni- spalle della massiccia figura del capocantiere stro si aggirano spesso sta il pacco-regalo Ciulli ed io mi ritrovai in impersonato da Corrado…Sobbalzai: era il eroi sgangherati, cicca una stanza che dava sul Mercato di Sant’Am- mio personaggio – ero io – che stava entrando all’angolo basso della brogio a provare un costume che non mi pia- in campo. Ancora un attimo e l’inquadratura bocca a mascherare una ceva ma che mi restituiva al quartiere da cui sarebbe stata mia! Fu mia, purtroppo. Un bri- Sergio Ciulli disperata insicurezza ero partito certificandomi “attore di cinema”. che traversa l’occhio Seguirono giorni faticosi e allegri, brividi pio- di gaietto. Tale ero io all’inizio di questa me- vosi e assolati set, ribalderie, dolcezze, sco- moria mentre, fuggiasco da Roma per rovesci perte. Già: scoperte… Io avevo si anni di teatro teatrali, rollavo nel porto di piazza Santa Cro- alle spalle ma quella era la mia “prima volta” nel ce in Firenze. Non lo sapevo ma quella matti- cinema. Mauro se ne accorse subito – oggi lo na stavo per diventare personaggio pratoli- so – ma i segni pratoliniani per eccellenza era- niano, sgangheratissimo interprete di una no Ottavia e Massimo e tutto doveva ruotare sua figurina ai margini del tessuto narrativo intorno a loro senza intoppi e ritardi: non c’e- del Metello…Ottavia stava “ vestita e truccata “ ra tempo per me…E Mariano, Gigi e tutti gli sulla panchina in pietra della piazza, lontana altri sapevano cavarsela…Io bordeggiavo ora a dal set. Io mi ci impattai per rinculo, rovinan- destra, ora a sinistra del tutto sbagliando tem- dole addosso. Tenevo l’occhio al cerchio magi- pi e modi. Eppure passavo in quei giorni stu- co che sempre si forma inorno al “ si gira “ . pendi godendoli comunque con la golosità Come attore ero sbilanciato verso un richia- sgangherata dell’eroe di quartiere…E appena mo forte; come disoccupato-attore percepivo una sensazione di disagio affiorava per qual- anche occasioni insperate, profumi violenti… che ripetizione di troppo che mi si richiedeva A farla breve: rovinai su Ottavia nel fare, subito la sommerge- accecato da un miraggio…Fu vo nell’eccitazione datami lei a riconoscermi. Il suo “…fra- dall’aggirarmi “vestito e truc- tellone !” si alzò limpido e metà cato” a mia volta per le stra- Sergio Ciulli qualche anno dopo nello sceneggiato quartiere, me compreso, si vol- dine del mio quartiere a brac- televisivo “Un eroe del nostro tempo” (1982) di Piero tò a guardarci mentre danza- cetto con Ottavia. Mi Schivazappa tratto dal romanzo di Pratolini vamo uno strano abbraccio. E mostravo e mi concedevo… vido di liberazione corse per tutto il parentame fu anche un gran bell’abbraccio Ogni giorno, intorno al set, al vedermi apparire, portato in primo piano da perché io avevo quasi tenuto a era una processione di amici, un movimento di macchina che attraverso me battesimo teatrale l’Ottavia di abitanti della strada che scopriva tutto il teatro dell’azione in un vio- strattonandola sera sera nel fi- mi aveva visto crescere, di ra- lento allargare indietro che mi proiettò lontano, nale di una roba brechtiana per gazze che mi avevano detto “ sempre più lontano, puntolino nero in mezzo ad poi giocare con lei, dopo teatro, no “ e che ora mia madre, or- altri puntolini in movimento accoglienti il primis- al fratello grande… Sciolti gogliosa e complice, spediva simo piano di Ottavia e Massimo abbracciati. Poi dall’abbraccio fu una raffica di “a vedere sergino fare il cine- di me più niente apparve che potesse salvarmi esclamazioni : “…Ma che ci fai ma”…All’incirca sei mesi do- dalla beffa. Al tornare del lume il Sergio di San- ?....Ma è vero ? !...Fatti vedere… po sedevo in un Cinema di ta Croce, fratello al Bob di San Frediano, finì di- “ al termine della quale raffica via de’ Neri per la prima fio- laniato da un coro di “bravo…bravissimo” che era chiarissimo quello che era rentina di quello che era or- in bocche fiorentine gorgogliava quale risata già chiaro prima: lei lavorava mai divenuto, per trasmis- inarrestabile… Ecco, fu questo il mio primo in- ed io no …” Non te ne andare…” sione orale, il mio film. E con contro di attore con una storia di Pratolini. Per fece in tempo a dirmi imperati- me sedevano parenti e amici fortuna, molti anni dopo ve ne fu anche un al- vamente “la sorellina” , mentre mentr’io godevo dell’impa- tro più fortunato con Un eroe del nostro tempo. veniva rapita dal reparto trucco reggiabile sensazione di es- Ma è dal Metello che ho imparato ad assistere per il restauro prima del ciak… sere al centro del mondo. Si alle miei prime cinematografiche da solo. “ Dopo vieni da Cesarino con spense il lume e apparvero i noi e ti presento a Mauro…” . Cesarino era l’o- titoli di testa…Metello, da un romanzo di Va- Sergio Ciulli ste di via de’ Pepi, conduttore di una trattoria sco Pratolini, regia . Inter- alle cui pareti foto con dedica di esimi artisti preti: e Massimo Ranieri, con testimoniavano gratitudine e – chissà – insol- la partecipazione di Corrado Gaipa, Mariano Attore, Regista, Autore di testi per il teatro e la radio, nella venze. E proprio a quest’ultime pensavo nel Rigillo, Luigi Diberti e…si…Sergio Ciulli. Bel- sua storia quarantennale di attore è stato diretto dai nomi sedermi a tavola, un paio di ore più tardi, con lo, grande quanto gli altri ! M’assestai sul vel- più prestigiosi dello spettacolo, da Strehler a Gassman in colleghi ritrovati e con un regista da trovare. luto e attesi… Attesi per tutto il primo tempo e teatro, da Fellini a Risi in cinema, da Maselli a Missiroli in Sedevo tra Mariano e Ottavia esibendomi al per buona parte del secondo, sempre più in- TV. Ha un costante rapporto con Enti Lirici e Musicali meglio del mio repertorio di simpatia, fabu- quieto e in affanno. Una invisibile cicca all’an- come interprete e creatore di testi e spettacoli intorno alle lando improbabili trionfi di vita e di mestiere. golo sempre più basso della bocca colava umo- figure più rappresentative del teatro lirico. Un esempio è il (E, quest’ultima cosa, vézzo innocuo dell’atto- ri amarognoli mentre l’occhio ex-gaietto suo “ Che vena quel Verdi Giuseppe…” nato per il teatro e re, ben tollerato dagli ascoltatori perché, qua- cercava di truffare la realtà con sempre minor poi passato in versione radiofonica per la RAI o anche “ Ros- si sempre, essi sono altri attori in attesa del successo: dov’erano finiti i miei giorni stu- siniana “ affabulazione scenica per il Rossini Opera Festi- proprio turno di fandonie). Insomma: occhio pendi ?...Stavo inchiodato alla poltroncina da val di Pesaro 24 [email protected] Incompreso (1966) di Nel cinquantenario della sua realizzazione e dell’alluvione di Firenze Luigi Comencini ave- erano entrambi sconsolati per la perdita del bambino. La scena finale si svolge al Luna va le idee molto chiare dell’amata mamma e per l’incomprensione Park, dove il padre ha portato Mario per un ul- sul rapporto tra lette- del padre. Pensai che la differenza di età po- timo, risolutivo colloquio. Finge di aver paura ratura e cinema. Egli tesse far nascere una conflittualità tra i due e di salire sulla giostra, si mostra debole, gli scrisse: “L’importante immaginai il più piccolo come un bambino chiede aiuto (questo aspetto, dell’aiuto che i è di saper prendere angelico, un frugoletto divino, spinto dal suo figli possono dare ai, e non soltanto ricevere dalla letteratura quel- vitale egoismo a far soffrire il fratello fino a dai, genitori, è ricorrente in Comencini). Il lo che questa al cine- causarne, involontariamente, la morte. In re- bambino, intelligente come sono sempre i Stefano Beccastrini ma può dare, di non altà, nessuno dei due bambini può dirsi catti- bambini nel cinema comenciniano, capisce chiederle di più … Non vo…Il film, approfondendo il divario di fronte subito che il padre sta fingendo e che in realtà v’è parentela tra cinema e letteratura, v’è sol- alla morte di due bambini di età diverse, ac- chiede soltanto amicizia e comprensione reci- tanto una specie di reciproco aiuto... La lette- quistò il giusto tono di un’indagine sull’infan- proca. La finestra del Luna Parkfu un vero disa- ratura può dare al cinema delle buone situa- zia” Proprio ricorrendo al suo tema cinemato- stro al botteghino e Comencini, per potersi ri- zioni e... una certa visione del mondo, un grafico preferito, l’infanzia incompresa dagli avvicinare con un proprio film all’analisi dei presupposto etico… Per questo mi sembra as- adulti, egli era pronto a trasformare il lacri- rapporti complessi e spesso drammatici tra surdo dire che un libro è stato più o meno fe- mevole romanzo della Montgomery in uno un padre e un figlio, dovette aspettare quasi delmente reso sullo schermo. Se c’è fedeltà... dei più bei film che il cinema abbia dedicato al da parte dei realizzatori dei film, è soltanto dolore infantile: un’opera estremamente pedanteria e incapacità di pensare cinemato- commovente ma che, nel corso del suo svolgi- graficamente. I letterati considerano gli auto- mento, risulta persino divertente e comunque ri di film come una specie di pirati; i registi sempre teneramente attenta alla vitalità e alla per lo più disprezzano i letterati, che però ten- creatività dei bambini. L’intera vicenda fu tano di saccheggiare. E invece cinema e lette- trasferita nel XX secolo e spostata dalle fredde ratura potrebbero intendersi sulla base di re- stanze di un vetusto castello britannico in ciproci scambi, proficui ad entrambi…”. A un quelle solari di una villa sulle colline fiesolane, giornalista che gli chiese, durante la lavora- dove la famiglia vive in quanto il padre, mister zione de La ragazza di Bube, se fosse di aiuto Duncombe, è console del Regno Unito a Fi- dieci anni. Fu nel 1966, appunto, che gli venne per il cinema fare la trascrizione di un roman- renze (credo che questa innovazione non sa- offerto di realizzare la versione cinematogra- zo, Comencini rispose: “Lei ha usato una pa- rebbe affatto spiaciuta alla Montgomery, il cui fica del lacrimevole romanzo vittoriano che rola che non mi piace molto: la parola trascri- nome era proprio Florence). Aldilà di ciò, è il egli seppe trasformare in un filmico capolavo- zione. Se si tratta solo di una trascrizione è un tipico tocco comenciniano, il suo stile incon- ro. Così nacque Incompreso, una delle vette as- incontro inutile quello tra il cinema e la lette- fondibile, a trasformare un romanzo patetico solute del suo cinema. Del romanzo erano ratura. Io penso che il cinema sia un’opera in un film che sa unire sapientemente, e con protagonisti due giovanissimi orfani di ma- narrativa, quindi racconti dei fatti, descriva sobria delicatezza, la commedia alla tragedia, dre - Humphrey e Miles, diventati sullo scher- dei pensieri, dei caratteri, e come tale abbia il divertimento alla tristezza, la comicità alle mo Andrea e Milo - rimasti soli con un padre una sua poetica che è affine a quella letteraria. lacrime. “La vera tematica del film – ha affer- duro e insensibile che spinge alfine il maggio- Naturalmente, essendo diverso il mezzo usa- mato il regista – è un’indagine sul comporta- re, il più fragilmente emotivo dei due, verso la to, la suggestione è diversa, è diverso il valore mento di due bambini di età diversa di fronte morte. Ricorda Comencini: “Il libro…scritto delle singole scene descritte. Un film tratto da al dolore”. Dopo il successo clamoroso del dit- da Florence Montgomery intorno al 1870, vale un romanzo dovrebbe solo ispirarsi a quest’o- tico sui carabinieri - Pane amore e fantasia, 1953, a dire un centinaio di anni fa, è ancora ripub- pera”. Alcuni anni dopo, ossia nel 1966, Co- e Pane, amore e gelosia, 1954, – Comencini potè blicato in Italia come libro natalizio per l’in- mencini fu nuovamente chiamato a misurarsi tornare nel 1957 agli amatissimi temi infantili. fanzia. Io stesso l’avevo letto da bambino e con la traduzione cinematografica di un ro- Lo fece con La finestra sul Luna Park. Scrive Gi- avevo pianto per quei poveri figli rimasti sen- manzo famoso: il film si intitolòIncompreso ed li, fine esegeta comenciniano : “Per la prima za mamma…La morte del bambino alla fine, era ispirato all’omonimo romanzo d’epoca volta... (egli)... affronta pienamente uno dei fonte principale dei torrenti di lacrime, era in vittoriana di Florence Montgomery, narratri- temi chiave della sua opera, quello del rappor- fondo l’unica ragion d’essere del libro. Non ce inglese di non spregevole intuito psicologi- to tra genitori e figli, un tema che, pur essen- volevo, ovviamente, che fosse anche l’unica co nel genere dei libri per ragazzi, vissuta a do qua e là presente nei suoi lavori precedenti ragion d’essere del film… (Alfine)…la leva che cavallo tra l’800 e il 900. Pubblicato nel 1869, …raggiunge ormai la sua completa matura- mi ha dato il coraggio di fare il film è stata il esso racconta la lacrimevole vicenda di un or- zione”. Quel film narrava la vicenda di un confronto fra due età. Da una parte, l’età fano di madre il quale, non compreso da un bambino di circa otto anni, Mario, che si trova dell’innocenza, non dell’innocenza angelica padre dal cuore di pietra, finisce con il morire. a dover affrontare il dramma dell’assenza del ma dell’innocenza crudele, quella in cui il Narra Comencini: “Rizzoli…mi chiamò nel padre. Quest’ultimo, trovandosi disoccupato, concetto di morale non esiste… Il bambino si suo ufficio e mi rivelò che da ragazzo amava è infatti andato, in cerca di fortuna più per la vede al centro dell’universo, come qui Milo molto un libro che lo faceva piangere. Vi si sua famiglia che per sé, in Africa, senza capi- che ha sei anni. Dall’altra parte c’è l’età che parlava di una madre morta e di un padre cat- re che la sua famiglia aveva più bisogno di lui precede la pubertà, nel corso della quale il tivo. Era un libro inglese chiamato Incompreso, che dei soldi da lui altrove guadagnati. Duran- bambino socializza e si situa in rapporto al molto letto nei Paesi anglosassoni, circostan- te la lontananza del marito, la moglie finisce mondo che lo circonda, non più come centro za questa che ci avrebbe aperto il mercato con l’accettare la corte di un altro uomo, cui il ma come elemento di un rapporto stabilito da americano. Mi diede da leggere una sceneg- bambino si affeziona. Quando la madre muo- relazioni diversificate. E’ a questa età che na- giatura scritta dai suoi collaboratori…La lessi re in un incidente, il vero padre torna in Italia sce l’incomprensione del mondo degli adulti, sempre più scettico circa le possibilità artisti- ma scopre il disastro affettivo che ha provoca- perché si produce sempre lo stesso fenomeno che del racconto…(ma)…mentre mi facevo la to la sua assenza prolungata. Reagisce male, di ritardo nell’adulto, che non sa valutare barba la mattina, mi venne l’idea folgorante. vuol mettere il figlio in collegio e ripartire per correttamente il cambiamento che si opera Nel copione che avevo in mano i due ragazzi… l’Africa, soltanto con fatica capisce le ragioni segue a pag. successiva 25 n. 42

segue da pag. precedente Andrea non resta che cercare la morte. In fon- questa volta la nostra scampanellata non ebbe nel bambino…”. La vicenda narrata dal film, do, il film è la storia di un suicidio: Dolentis- risposta ma un vicino di casa ci disse che il come già si è detto, è assai mutata, anche am- simo, tristissimo, persino terribile. “La cosa bambino stava giocando nella piazza lì accan- bientalmente, rispetto a quella del romanzo importante – ha affermato Comencini – è che to. Lo vedemmo da lontano e quando ci avvici- originale. E’ trasportata ai nostri giorni e non nella vita ognuno sappia fare bene la sua par- nammo dicemmo ‘E’ lui’. Il dialogo fu subito ha luogo in Gran Bretagna bensì a Firenze, te. Il ruolo dei genitori è di cercare di farsi esplicito: ‘Vuoi fare cinema? No’. Invece lo fe- dove i due bambini vivono in quanto figli del amare dai bambini. I bambini amano e rifiu- ce, credo perché sua madre ci teneva…Lavora- console inglese nella città toscana, rimasto da tano i genitori: è un dramma evidente. Questo re con i bambini è un’arte a parte. Ho usato la poco vedovo dell’amatissima moglie, Adelai- rapporto così difficile, complesso, fa pensare parola lavorare benché impropria, infatti un de. Questa scelta rende la storia più astratta, a molti che la famiglia sia qualcosa di sorpas- bambino non deve lavorare ma divertirsi…I più staccata da un determinato ambiente cul- sato. No, la famiglia racchiude questo conflit- bambini nei film spesso vengono istruiti co- turale, quindi tale da permettere a Comencini me animali da circo. E’ facile scrivere sul co- un’analisi psicologica dei personaggi fatta pione che in una certa scena un bambino quasi in laboratorio, non condizionata da al- piange. Un altro conto è farlo piangere real- cuna necessità di analizzare il contesto socia- mente. Milo doveva mostrare spesso qualche le: una storia di stranieri in un mondo che lacrima…(ma)…bastava accordarsi con sua non è il loro, una storia di estranei agli altri madre che a un mio cenno si allontanava. Mi- ma ancor più a se stessi. “Dato che mi interes- lo, non vedendola più, immediatamente pian- sava il confronto fra due età in rapporto al pa- geva…”. Due parole infine su come il film sap- dre – racconta Comencini – ho voluto isolarlo pia mostrare Firenze, una città a un tempo dal contesto propriamente realistico della vita malinconica e solare, di cui vengono mostrati quotidiana. e dai suoi problemi materiali…Da - con grande capacità narrativa e anche figu- qui una scena che considero essenziale: quella to in modo naturale, ...(essa)... è il luogo di un rativa ma mai cercando il pittoresco, il boz- del bambino che si infila istintivamente in un conflitto ma questo conflitto è vitale, non è zettistico, i facili “fiorentinismi” - vari am- cinema popolare e poi va a passeggio con due mortale”. E’ vitale quando può pienamente bienti quali l’elegante villa, sulle colline bambine povere, scoprendo così un altro esplicarsi, quando i soggetti che lo vivono e lo fiesolane, in cui la famiglia del console ha tro- mondo, in cui altri problemi vengono ad ag- mettono in scena - su quel palcoscenico senza vato la propria lussuosa dimora toscana e ove giungersi alla sua solitudine ma in un certo prova generale che è la vita - ne hanno consa- svolgono il proprio lavoro alcune popolane senso rompono il suo isolamento. Poiché è or- pevolezza e comprensione. Altrimenti, può fiorentine alquanto simpatiche e molto assai mai bloccato nella vita che fa, non può trattar- diventare mortale, come per Andrea. Una affezionate ai propri “signori” e ai due bambi- si che di una breve fuga. I produttori hanno questione fondamentale, che si pone nel par- ni rimasti orfani; l’interno del consolato in- molto insistito che tagliassi questa parte, ma lare di Incompreso ma riguarda l’insieme del ci- glese, situato sui Lungarni, dove Andrea, con io mi sono sempre rifiutato perché è a mio av- nema di Comencini, è quello della predilezio- sua grande gioia, cerca un giorno di essere viso la scena su cui si basa tutto il film...Qui, il ne del tema del conflitto tra padre e figlio. Di utile al padre nel disbrigo della posta; i quar- bambino cerca la sua identità…”. Nel film, il tale elemento ricorrente nei suoi film, Co- tieri popolari di Oltrarno, con i loro piccoli ci- padre (interpretato da un bravissimo Antony mencini era assai consapevole: “La ricerca nema in cui si proiettano ancora i vecchi we- Quayle) non è un uomo dal cuore di pietra co- della figura del padre non è la ricerca di un co- stern e si vendono gelati durante l’intervallo e me nel romanzo: è un uomo certamente in- mandante, ma di un modello di comporta- dove Andrea una sera tenta di uscire dal pro- daffarato, non del tutto presente in famiglia, mento. Infatti, sostengo la tesi che la paterni- prio dolore; il cosiddetto “Cimitero degli in- affranto dalla morte dell’amatissima moglie tà, all’inverso della maternità, sia un fatto glesi” di Piazza Donatello, nel quale è sepolta ma, alla fin fine, molto attaccato ai figli e vo- acquisito, non un fatto di sangue. Posso be- Elizabeth Barrett Browning e, nella finzione lenteroso nel capirli ed aiutarli a crescere. Il nissimo essere il padre di un amico di mio fi- filmica, anche Adelaide, la mamma da poco fatto è, tuttavia, che tra i due finisce con il vo- glio e mio figlio può benissimo non ricono- morta di Andrea e Milo; la stazione ferroviaria ler bene soprattutto a Milo - così crudelmente scermi come padre, perché non ho creato quel di Santa Maria Novella (da cui riparte lo zio innocente e persino inconsapevole di cosa si- rapporto…”. Quello che, forse, non si creò mai Will, l’unico che durante il suo breve soggior- gnifichi la morte della madre: l’interprete è Si- tra il giovane Comencini e il suo taciturno e no a Firenze ha saputo comprendere Andrea, mone Giannozzi - che ad Andrea (l’interprete sempre indaffarato, nonché presto scompar- povero cagnolino senza padrone); le tipiche, e è Stefano Colagrande), che quella morte ha so, padre e quello che invece, alla fine di un ormai sempre più rare, botteghine del centro vissuto intensamente, drammaticamente, lungo e travagliato percorso, si creò nel suo storico (come quella dove un bravissimo Ser- anche in quanto prima, vera scoperta della film collodiano tra Pinocchio e Geppetto. Ha gio Tofano, nel ruolo di un sapiente artigiano morte e della propria necessità di maturare, comunque ragione Jaques Lourcelles, acuto dall’eloquio vernacolare e colto a un tempo, trasformandosi da orfano in uomo. Ma come storico del cinema, quando scrive: “L’incom- cerca inutilmente di recuperare la voce regi- fare, di fronte a un padre che non lo capisce, pris est à voir en dyptique avec Les aventures strata di Adelaide, mentre recita versi di Tho- che male interpreta ogni suo gesto, che vor- de Pinocchio, réalisé quatre ans plus tard. Le mas Stearn Eliot, maldestramente cancellata, rebbe da lui una luttuosa tristezza infantile e deux ouvres constituent la part essentielle, sul registratore, da Andrea). Una Firenze me- non comprende invece la sua celata mestizia pas plus originale et la plus réussie, de la car- ravigliosa, quale si presentava, alla macchina di un ormai giovane uomo. Quali soluzioni si rière de Comencini”. Un’altra questione, che da presa di Comencini, nella primavera del pongono ad Andrea, per uscire dalla propria anche in occasione di Incompreso venne in 1966. A novembre, a causa dell’alluvione, essa drammatica situazione di “incompreso”? Riu- evidenza, fu quella relativa alla scelta e al me- sarebbe stata ricoperta di fango e di nafta. Il scire a parlare con il padre, farlo suo amico, ri- todo per far recitare i bambini, suoi protago- toccante, struggente, straziante concerto per uscire a fargli comprendere che non è più un nisti prediletti. In proposito, Comencini ha pianoforte e orchestra n. 25 di Wolfgang Ama- bambino ma un giovane uomo afflitto quanto scritto nella propria autobiografia: “Per An- deus Mozart – colonna sonora del film co- lui? Riuscire a lasciar perdere il padre, andan- drea volevo un bambino sui dieci anni, bello, menciniano - ha finito, in tal senso, con il far do verso una sua, propria e autonoma, vita sensibile, con un carattere ombroso che pote- piangere gli spettatori – me compreso, ogni adulta (è l’alternativa di cui parlava Comenci- va portarlo a essere introverso e, come dice il volta che lo vedo, e lo vedo spesso - non soltan- ni, adombrata nella bellissima scena del cine- titolo, incompreso. Avevamo setacciato tutta to sulla morte di un giovane ed inerme eroe ma e della passeggiata serale, lungo l’Arno, Firenze senza trovarlo, quando decidemmo di cinematografico ma anche sulla tragedia di con le due bambine proletarie)? Incapace di tornare a bussare alla porta di un apparta- un’intera città. percorrere sia l’una che l’altra strada, ad mento dove nessuno ci aveva aperto. Anche Stefano Beccastrini 26 [email protected] Rapporto tra doppiaggio e televisione italiana Il 3 gennaio del 1954 Anton Giulio Majano, il più rappresentativo nasce la televisione direttore di doppiaggio della ODI, é uno dei italiana. E’ una dome- registi della neonata televisione. A Majano nica mattina quando sembra naturale servirsi degli attori di dop- la prima annunciatri- piaggio con i quali lavora dalla seconda metà ce, Fulvia Colombo, degli anni ’40. Se scorriamo il cast degli sce- appare in video per neggiati “Piccole donne” (Arnoldo Foà, Alber- leggere il menù della to Lupo, Renato De Carmine, Vittorio Sanipo- Gerardo Di Cola giornata che riserva ai li, Anna Maestri, Rina Franchetti, Gustavo 90000 abbonati, dopo Conforti), “L’Alfiere” (Aroldo Tieri, Carlo Giuf- “L’isola del tesoro” (1959), Arnoldo Foà è il capitano i discorsi ufficiali di rito, il primo show, “Arri- fré, Achille Millo, Ivo Garrani, Ubaldo Lay, Alexander Smollet vi e Partenze”, condotto da Mike Bongiorno. Anche se l’evento passa quasi sotto silenzio, degli ascolti”, utilizzato per la prima volta pro- nulla sarà più come prima nelle abitudini de- prio nel ’59, fa registrare inevitabilmente l’en- gli oltre 48 milioni di italiani. Il 1954 segna per nesimo balzo in avanti del numero di spetta- il cinema lo sfondamento degli 800 milioni di tori mediamente catturati dalla TV. Tra gli biglietti venduti, mentre l’anno successivo si interpreti, indimenticabili, gli attori che della registra il massimo storico con 819 milioni di ODI sono stati i doppiatori di spicco: Ivo Gar- unità staccate. Nel 1955 gli italiani si recano al rani (Long John Silver, il pirata con la gamba cinema con una frequenza, mai riscontrata di legno), Arnoldo Foà (Smollet, il capitano prima, pari a 17 volte l’anno; tale frequenza della goletta “Hispaniola”), Roldano Lupi (Li- non potrà più essere raggiunta. L’industria ci- vesey, il dottore), Leonardo Cortese (Trelaw- nematografica italiana arriva a produrre qua- Aroldo Tieri (Fra’ Carmelo) in “L’Alfiere”: lo sceneggiato ney, il nobile). E ancora: Enrico Glori, Ubaldo si 200 film con un saldo positivo nella bilancia a soggetto storico agli albori della televisione italiana. Lay, Riccardo Cucciolla, Diego Michelotti, dei pagamenti nonostante le 300 pellicole im- Fu il quarto sceneggiato televisivo prodotto dalla Rai, il Mario Colli, Alfredo Varelli, Giotto Tempesti- portate. Sul territorio nazionale sono distri- primo sceneggiato di argomento storico. ni la cui figlia, Maria Pia Di Meo, sta per di- buite 10500 sale che hanno bisogno di non ventare la voce femminile di punta della CDC. meno di 500 film per soddisfare la normale Giuseppe Porelli, Antonio Pierfederici, Carlo Della cooperativa CDC ci sono soltanto Guido programmazione annuale. Il costo medio di Croccolo, Enrico Glori, Rina Franchetti, Anto- Celano, che vaga da una società all’altra, Cor- un biglietto é di 150 lire con 4 fasce di prezzi nio Battistella, Anna Maestri, Nino Marchesi- rado Pani, che ha da poco abbandonato il dop- per 3 ordini di proiezioni: prima, seconda e ni), “Jane Eyre” (Luigi Pavese, Edda Soligo, Ar- piaggio per dedicarsi al teatro e al cinema, e terza visione. Le maggiori case di doppiaggio mando Furlai, Carlo D’Angelo, Margherita Vinicio Sofia, la cui partecipazione allo sce- sono la CDC, la ODI, la ARS e la CID. Con l’av- Bagni, Laura Carli, Maresa Gallo, Antonio neggiato non é gradita ai vertici della società vento della televisione diversi registi molto Battistella, Zoe Incrocci, Ubaldo Lay) vediamo che continua a gestire gran parte del doppiato impegnati in radio con le prestigiose Compa- che gli attori utilizzati sono tutti molto impe- che si realizza in Italia. Gli sceneggiati richie- gnie di Prosa della Radio di Roma e di Radio gnati anche nel doppiaggio nelle diverse so- dono un numero rilevante di interpreti e gli Firenze preferiscono il nuovo mezzo di comu- cietà. Nel 1958 Majano realizza “L’isola del te- stessi hanno bisogno della presenza costante nicazione. Il doppiaggio, dall’avvento del so- soro”, riducendo (in sei puntate trasmesse dal degli attori per un lungo periodo di tempo nel noro fino a metà degli anni ’80, si realizza a luogo dove si registra. Gli unici che possono Roma. Anche la radio e la televisione si fanno dare una garanzia in tal senso sono i doppia- prevalentemente nella capitale. Un attore che tori che sono tanti e vivono tutti a Roma. Gli deve preparare un lavoro radiofonico o televi- attori stanziali del doppiaggio, quindi, forma- sivo può, in modo relativamente tranquillo, no l’ossatura portante degli sceneggiati che frequentare anche le sale di doppiaggio. L’os- tanto utili sono stati nell’Italia del dopoguer- satura degli sceneggiati televisivi, tanto im- ra. I grandi romanzi della letteratura mondia- portanti nel panorama culturale e educativo le, che pochi in Italia hanno letto, ridotti e della società italiana dalla seconda metà degli adattati da letterati di fama e diretti da ottimi anni ’50, è rappresentata dalla presenza co- registi che sanno muovere negli angusti studi stante e massiccia dei doppiatori. Sono gli at- le due o tre telecamere necessarie e poco ma- tori che si dedicano prevalentemente al dop- neggevoli con perizia e disinvoltura, entrano piaggio, i quali sono gli unici a poter garantire nelle case appena ricostruite degli italiani. Ubaldo Lay nel “L’isola del tesoro” interpreta Ben Gunn una presenza costante nelle immediate vici- Con la televisione, l’orizzonte di un’Italia con- nanze degli studi della RAI, che sono un polo 7 febbraio dell’anno successivo, alle ore 21, do- tadina si allarga a dismisura lasciandosi pro- di attrazione per le società e gli stabilimenti di po “Carosello”) il romanzo di Robert L. Ste- gressivamente alle spalle povertà e ignoranza. doppiaggio (così come questi sono un polo di venson ambientato nei mari e foreste tropica- La televisione contribuisce ad accelerare que- attrazione per gli operatori delle sale di sin- li. E’ il primo sforzo produttivo di una certa sto processo di rinnovamento sociale e cultu- cronizzazione, attori, doppiatori, assistenti, consistenza che la RAI si trova necessaria- rale. I suoi protagonisti sono anche e soprat- fonici, ecc…). Lo sceneggiato, che é struttura- mente ad affrontare negli studi e fuori di essi tutto gli attori, che recitano rigorosamente in to in più puntate, che vanno da un minimo di se vuole ricreare in modo credibile le atmosfe- presa diretta. Telecamere elefantiache, fari, due a un massimo di dieci, richiede agli attori re del microcosmo piratesco. I set televisivi si microfoni ingombranti e minacciosamente che ne fanno parte settimane e anche mesi trasferiscono, come quelli cinematografici, pendenti sulle teste degli interpreti, cavi spes- d’impegno. Potenzialmente sarebbe possibile anche all’aperto, nelle campagne laziali, dove si e rigidi che impediscono talvolta la libertà per un attore residente a Roma in pianta stabi- la dimensione naturalistica a fatica rimanda ai dei movimenti. Gli attori recitano come in te- le registrare nello stesso giorno in sala di dop- luoghi scaturiti dalla fantasia di Stevenson. Lo atro. In presa diretta, copione a memoria, col piaggio nel primo turno della mattina, in radio sceneggiato ha un enorme successo presso il proprio volto e la propria voce, per un’ora e e in televisione nel primo e nel tardo pomerig- pubblico giovanile che si identifica con il giova- anche più senza potersi permettere il minimo gio, e, infine, correre a recitare in teatro. Il teatino ne Jim Hawkins (Alvaro Piccardi); “il barometro segue a pag. successiva 27 n. 42

segue da pag. precedente errore. Se paragonati ai colleghi che recitano Femmine folli di Erich von Stroheim (1921) nel cinema nello stesso periodo, questi attori sembrano dei titani. L’attore cinematografico Cast: Erich von Stroheim, Maude George, Mae Busch, Malvina italiano del dopoguerra, infatti, può tranquilla- Polo, Cesare Gravina, Rudolph Christians mente sbagliare. I luoghi dove si girano i film, sia interni sia esterni, sono ampi e ben organiz- Questo mese parliamo poi oggi sia tanto diversa. Un film a tinte for- zati. Le cineprese sono più maneggevoli e tutte di un film muto che temente melodrammmatiche, costato un mi- le attrezzature rispondono a un criterio di effi- abbiamo “ rivisitato” lione di dollari, e considerato uno dei grandi cienza ottimale. I protagonisti del cinema, a dif- per voi. Non adoperia- film “maledetti “ della storia del cinema, so- ferenza di quelli televisivi e radiofonici, sono mo il termine “risco- prattutto per il suo cinismo e per le sue imma- coccolati vezzeggiati viziati. Gli attori possono perto” perché ci sem- gini spietate che mostrano un quadro feroce e permettersi tranquillamente di sbagliare, una bra che ci fosse ben veritiero delle società europee degli anni ‘20. poco da scoprire, quan- La censura si accanì del resto contro la pellico- Giuseppe Previti do si parla di un genio la tagliando circa 30’ di immagini. Von del cinema quale è sta- Stroheim si confermava quindi come uno dei to Erich von Stroheim. Tra i nomi principali di grandi del cinema, come tanti europei emi- Hollywood, anche se poi la sua vita prese grati negli Usa. Altro punto di forza del film fu tutt’altra piega, e per vi- vere fu costretto a fare l’attore per registi che gli erano di molto infe- riori. Sapeva cogliere come pochi gli aspetti della società degli anni Venti, descrivendola in modo assai critico e, il che non guastava, in la scelta della splendida città di Montecarlo, maniera sapidamente irriverente. Tra i film indimenticabili le scene iniziali in esterno, che ha girato va ricordato “Femmine folli” con i cavalleggeri, con una moltitudine di (Foolish wives) da molti ritenuto il suo capola- comparse, di carri, di carrozze e tutto quello voro. Ambientato a Montecarlo dopo la prima che fa della città monegasca una delle capitali guerra mondiale, girato in esterni e in interni, del lusso, con il Casinò, i grandi alberghi, il il conte Karamzim (interpretato dallo stesso mare. Un film che lasciò il segno, molti se ne von Stroheim), vi vive con le due cugine e la scandalizzarono. Il conte Karamzim non era cameriera che è innamorata di lui e cui lui si approfit- ta spudoratamen- te promettendo di sposarla. L’arrivo a Montecarlo di un diplomatico ame- ricano aguzza l’in- gegno del conte che cerca di sedur- Ivo Garrani (1925 - 2015) ne la moglie per ot- scena lunga un minuto appena può essere ripe- tenere del dena- tuta infinite volte. Non solo, gli attori cinemato- ro, mentre non grafici del dopoguerra possono anche metterci si perita di ap- solo il volto. La voce ce la mettono gli attori ra- profittarsi della diofonici che sono chiamati a doppiarli. Gli stessi figlia handicappa- che sistematicamente, nel più assoluto anoni- ta di un falsario. La mato, si recano nelle sale buie del doppiaggio per polizia però sma- dare luce con la loro voce ai volti degli “attori” del schera i tre truffatori di alto bordo, le donne vengo- certo un antipatico, ma rimase un eroe “nega- luccicante mondo del cinema. Fino all’avvento no arrestate, mentre il conte viene ucciso dal tivo”, un seduttore tanto affascinante quanto della televisione, i doppiatori radiofonici hanno padre della minorata. Questo fu il terzo film sgradevole, dagli istinti torbidi e perversi, ar- una notorietà relativa. Si conoscono le voci, non girato da von Stroheim, sicuramente quello riva a approfittarsi di una minorata, ma nelle i volti. Pochissimi ascoltatori sanno che quegli che ebbe maggior successo. Il motivo condut- intenzioni dell’autore voleva anche essere il attori sono anche doppiatori. Grazie alla televi- tore è nella decadenza della nobiltà negli anni messaggio di un tipo di cinema che rifuggiva sione anche i loro volti incominciano a palesarsi susseguenti la Grande Guerra. Non troviamo da ogni compromesso. Von Stroheim seppe al- e qualcuno, come l’autore di questo saggio, ha nel corso della storia figure positive, il regista ternare comunque i momenti più drammatici l’opportunità di associare un volto ad una voce. con occhio assai disincantato descrive una so- e a volte addirittura ripugnanti, con altri inve- Negli anni il velo che oscurava il mondo delle cietà avida e priva di ogni etica morale. E’ una ce assai più esilaranti, quasi a voler significare voci si fa sempre più trasparente fino a dile- pellicola che ancora oggi ha molto da dire, sia quella mutevole commedia che è la vita. Il guarsi totalmente grazie ai cartoni animati per la bellezza estetica delle sue immagini, sia film è conservato nel National Film Registry giapponesi e le telenovelas brasiliane che entra- per come viene rappresentata una società de- del Congresso degli Stati Uniti. no massicciamente nelle case degli italiani dalla scritta nei suoi lati più oscuri, priva di ogni or- seconda metà degli anni ’70. pello, senza alcun principio. Veramente un bel Gerardo Di Cola mondo “allo sbando”, e la cui immagine non è che Giuseppe Previti 28 [email protected] Al cinema Il mito di Tarzan continua A luglio è apparso di (la fascinosa Maureen O’Sullivan) recupe- nuovo sugli schermi rata dal selvaggio e innamorata di lui: lei mondiali The Legend of vestita di un bikini leopardato, lui di un Tarzan. Un film per perizoma, chiaro segno che in futuro sa- fortuna non troppo rebbero stati i corpi a parlare più che i dia- lungo e comprensibile loghi tra le corse in mezzo alla liane o in a chiunque con mes- sella agli elefanti, come è logico aspettarsi saggi pacifisti ed eco- in un mondo primitivo. Erotismo naif, av- logisti per niente sot- ventura, conquiste, e trionfo. La saga di tintesi, scene nella Tarzan è sempre stata questa, sia che l’eroe Mario Dal Bello giungla perfettamen- andasse a finire in India o in Brasile oa te ricostruite in stu- New York. Altra tappa è Tarzan il magnifico dio, gorilla nati al computer e due interpreti con il culturista americano Gordon Scott come lo scultoreo e biondo Alexander Skar- del 1960, questa volta a colori, e forse il mi- sgard e la Jane della dinamica, verace Margot glior film sul personaggio. Scott è forte ma Robbie. Non manca il cattivo della leggenda, dinamico, scatenato nell’azione, parla po- questa volta Christopher Waltz nei panni di co e salva ovviamente Jane da mille perico- un emissario del re belga Leopoldo che a suon li, soprattutto dall’assassino cattivo (Jock di schiavi ed armi vuole diamanti e altri mi- Mahoney). Scott reciterà in altri due film nerali e far fuori Tarzan, difensore della giun- della saga e sarà una fortunata alternativa gla e dell’Africa. Costo, oltre 180 milioni di a Weissmuller. Poi, il personaggio è stato dollari, regia professionale di David Yates. rivisitato in varie forme: dalla caricatura di Semplice e divertente. La favola nata nel 1914 Totò nel 1951, al racconto storico Greystock dalla penna di Edgar Rice Burroughs è giunta, la leggenda di Tarzan con Christopher a quanto pare, alla 119a versione per lo scher- Lambert nel 1969, dall’ingenuo e divertente mo cinematografico e televisivo, senza con- George il re della giungla? con Brendan Fra- tare fumetti, trasmissioni radiofoniche, figu- ser, all’adolescenziale Tarzan del 2003; dal rine, videogiochi, imitazioni eccetera. Perchè cartone disneyano del 1999 seguito dall’altro come i vari salvatori dell’umanità- da Bat- funziona ancora Tarzan, l’uomo-scimmia fi- del 2013- moderno, avventuroso, fumettistico man a Superman e amici – ma soprattutto glio di lord inglesi, allevato nella giungla, co- – all’atletico Tarzan l’uomo scimmia del 1981 con sembra che sia il personaggio di Conan ad as- noscitore anzi re degli animali, difensore de- Bo Derek e Miles O’ Keffe che non parla mai somigliargli sotto alcuni aspetti. Conan parla gli indigeni e della libertà di vivere nell’Eden ma è solo un corpo, sino ad oggi. A parte le poco, è solo corpo, azione e vive in un tempo incontaminato della natura così lontano e primitivo quasi selvaggia contro i pirati cattivi simile alla selva selvaggia di che vogliono depredarla? Il Tarzan. Tuttavia, una diffe- motivo è semplice: Tarzan è renza c’è, ed eclatante, anche l’uomo innocente, il nuovo rispetto agli altri eroi più o Adamo forte e puro, che fa meno galattici attuali. Tarzan coppia con la seducente Jane, è l’innocenza, la virilità allo costruisce il nido d’amore stato pulito, è la Natura - uo- nell’Eden e difende l’umanità mini terra animali foreste ac- dal male, sia esso la moderni- que – incontaminata. Tarzan tà, la guerra, il colonialismo o è come si diceva il sogno e la la globalizzazione. Tarzan è il fantasia. Per questo vince, e sogno di ogni uomo, della gio- torna periodicamente di at- vinezza audace ed immortale, tualità. Ne abbiamo, si vede, della libertà infinita di esiste- inconsciamente bisogno. re, amare, avere come unica Non è solo un affare hollywo- legge la vita felice insieme ai odiano di mercato. suoi simili in una creazione perfetta. Per questo lotta, sof- Mario Dal Bello fre, ma sempre vince. Il film uscito il 14 luglio è la sintesi, grazie ai flashback, di tutto questo, e ci riesce convincente perché è (furbescamente) sin- “The Legend of Tarzan” (2016 - USA) cero. Certo, di strada ne ha di David Yates, Azione, Avventura. fatta il “buon selvaggio” dalla ATTORI: Alexander Skarsgård, sua prima apparizione sullo Margot Robbie, Samuel L. Jackson, schermo ancora muto nel 1918 fino al primo imitazioni o i personaggi che ne ripetono il Christoph Waltz, Ella Purnell, Djimon Hounsou, John Tarzan sconvolgente che fu l’ex campione di clichè, come i nostri Maciste ed Ursus dei pe- Hurt. Sceneggiatura: Stuart Beattie, Craig Brewer; fo- nuoto John Weisssmuller che nel 1932 diede plum - versione mitologica del selvatico ma tografia: Henry Braham; montaggio: Mark Day; produzi- vita al sonoro con Tarzan l’uomo scimmia, inter- buono e invincibile eroe -, Tarzan non è mai one: Dark Horse Entertainment, Jerry Weintraub Pro- pretandolo poi per altre undici volte. Il film morto sullo schermo. Piuttosto si direbbe che ductions, Riche Productions; distribuzione: Warner Bros; racconta la storia d’amore tra Tarzan e Jane ha continuato a vivere in altri eroi superdotati formato: 2D e 3D 29 n. 42

Incontriamoci al circolo del cinema e parliamone Sul n. 41 – Luglio, Diari di Cineclub ha pubblicato a pag. 14 “Costruzione dell’identità e memoria collettiva nella Comunità palestinese in Sardegna” a firma di Omar Suboh, un giovane palestinese nato in Italia. Su questo numero pubblichiamo “Le ragioni di Israele” a firma di Giorgio Ajò un italiano che ha subito le persecuzioni delle leggi razziali e ora impegnato nel progetto memoria della Comunità ebraica di Roma. I dibattiti poi devono trovare praticità, incontriamoci Le ragioni di Israele Sono un cittadino ita- dell’ottava armata inglese in Italia e parteci- il primo ministro Israeliano Barak dopo aver liano di religione ebrai- parono allo sfondamento della linea gotica offerto ad Arafat grandi concessioni, venne ca, legato allo Stato di partecipando attivamente alla vittoria finale inspiegabilmente respinto da quest’ultimo. Israele per naturali degli alleati in Italia. Dall’altra parte il Gran La situazione si è ulteriormente aggravata motivi di affinità ideo- Muftì di Gerusalemme, alleato di Hitler, orga- quando, nel 2006, come gesto distensivo, il ca- logiche e religiose. In nizzò la formazione di alcune divisioni di SS po del governo israeliano Sharon ha disposto Giorgio Ajò questo Stato ci vivono combattenti (Waffer SS) che combatterono il ritiro di Israele dalla striscia di Gaza; con e ci sono vissute molte attivamente affianco dei Nazisti. Alla scaden- mossa violenta, Hamas si è impadronito del persone che ho avuto la fortuna di conoscere: za del mandato britannico, l’ONU decise a territorio uccidendo e allontanando gli espo- tra queste, la famiglia di mia moglie, origina- gran maggioranza (i primi firmatari furono nenti della ANP e creando pertanto due di- ria dell’Egitto, che in seguito alla proclama- l’URSS e l’USA) la spartizione del territorio in stinte entità palestinesi: una in Cisgiordania zione dell’Indipendenza di Israele fu, non so- due Stati, uno ebraico e uno arabo. Lo stesso controllata dalla Autorità Nazionale Palesti- lo, cacciata dalla loro terra ma anche costretta 14 Maggio del 1948, giorno della proclamazio- nese ed una a Gaza controllata da loro stessi. ad abbandonare tutti i loro beni. Loro, sono ne dello Stato di Israele, gli eserciti di Egitto, È seguito il rifiuto, che sussiste ancora oggi, parte dei 900.000 mila profughi ebrei da parte palestinese di sedersi a un ta- espulsi dai Paesi arabi di cui pochissimi volo delle trattative mentre proseguono conoscono la storia mentre si parla sola- atti di terrorismo (accoltellamenti, in- mente dei profughi palestinesi che han- vestimenti di pedoni con le auto, ag- no abbandonato il territorio dove si era- guati contro civili in locali pubblici, no stabiliti spinti dai loro stessi fratelli etc…) rivolti contro civili. Solamente arabi che avevano promesso loro un nell’ultima settimana Israele si è vista pronto rientro non appena il neonato colpita particolarmente: una bambina, stato di Israele sarebbe stato distrutto e di solo 13 anni, è stata uccisa a coltella- tutti gli ebrei ricacciati in mare. Il nome te, nella propria casa, durante il sonno. Palestina è stato attribuito all’ex Regno In conclusione è evidente che Israele di Giuda per disprezzo dai Romani che, abbia il dovere di difendere i propri cit- a seguito delle guerre Giudaiche, vollero tadini con ogni mezzo, distruggendo, ricordare con quel nome, il cui signifi- ad esempio, i tunnel sotterranei, co- cato è terra dei Filistei, i peggiori nemici struiti da Hamas, per penetrare nel ter- degli ebrei. Bisogna sottolineare che nel ritorio israeliano, bombardare le basi corso dei secoli vissero in questo stesso da dove partono missili diretti verso il territorio ebrei, cristiani e musulmani duran- Siria, Iraq e Giordania attaccarono il neonato sud di Israele, punire duramente i responsa- te il periodo delle Crociate, delle invasioni Stato che, con grandi perdite e scarsamente bili degli attentati e i loro complici. La stessa arabe e, infine, sotto l’impero Ottomano, che armati, riuscì comunque a sconfiggere i suoi situazione che ogni giorno è vissuta in Israele fu costretto a cedere il territorio alla fine della avversari. A seguito della guerra dei sei giorni, la stiamo vivendo attualmente in Europa con i Prima Guerra Mondiale. Dopo il 1918, la Pale- avvenuta nel 1967, Israele conquistò la Ci- gravissimi attacchi da parte del terrorismo stina venne affidata come mandato alla Gran sgiordania. Si deve notare che La Cisgiorda- islamico che ha colpito la Francia e il Belgio. Bretagna che la amministrò fino al 1948. In nia, facente parte del Regno di Giordania, non L’odio che si sta diffondendo in Europa ha co- questo periodo gli inglesi con la dichiarazione è stata mai rivendicata dalla Giordania stessa. me intento quello di distruggere il nostro mo- Balfour e con i trattati di Locarno e Sanremo, D’altronde anche l’Egitto, pur avendo ricevu- do di vivere democratico ed è lo stesso che da si dichiararono favorevoli alla creazione in lo- to da Israele in restituzione il Sinai, si rifiutò sempre è rivolto contro il sionismo e lo Stato co di un “focolare ebraico”, secondo i principi di riprendere la Striscia di Gaza. Le trattative di Israele. È ora che l’Europa smetta di boicot- del sionismo espressi in modo particolare da per la formazione di due Stati si prolungaro- tare le merci provenienti dalla Cisgiordania e Teodoro Hertzl. Con l’afflusso dei primi im- no per moltissimi anni e non hanno mai por- trattare Israele come uno Stato razzista, men- migrati ebrei, provenienti principalmente da tato ad una soluzione per vari motivi: infatti, tre, invece, dovrebbe considerarlo il principa- Paesi dell’Est Europa, molti sceicchi locali il maggiore ostacolo all’accordo è stato il fatto le baluardo contro il terrorismo nonché come vendettero a questi le loro terre. Gli arabi resi- che sia la ANP che Hamas hanno posto nel lo- esperto per combatterlo. L’unica maniera per denti nel territorio erano provenienti da di- ro statuto come punto essenziale che Israele siglare un accordo fra le parti è solo quella di versi Stati arabi (Siria, Egitto, Libano etc…) deve essere cancellata. Nonostante la ANP in confrontarsi in un tavolo di pace con o senza perciò si rileva che non esiste e non è esistito seguito abbia fatto un passo indietro, gli in- l’intermediazione delle grandi potenze e mai un popolo palestinese. Durante la Secon- tenti di Hamas, gruppo terroristico, sono ri- dell’Europa. In ogni caso, per risolvere i pro- da Guerra Mondiale, mentre 6 milioni di ebrei, masti gli stessi. Gli incontri avvenuti negli an- blemi fra le due parti, entrambi hanno l’obbli- vittime della follia nazi-fascista, venivano ster- ni sono state avanzati a fatica; ma nell’ultimo go di essere disposti a parlare all’altro. minati, 5 mila giovani ebrei palestinesi crearo- incontro importante, avvenuto a Camp David, no la Brigata Ebraica che combattè a fianco sotto al patrocinio del Presidente USA Clinton, Giorgio Ajò

30 [email protected] Ebraismo e Israele nel cinema Il Pitigliani Kolno’a Festival è organizzato dal Centro Ebraico Italiano “Il Pitigliani” in collaborazione con l’Ambasciata di Israele che nel 2016 festeggerà il suo undicesimo anno

Il PKF è un festival del pubblico internazionale per il cinema di argomento ebraico in generale e per il cinema israeliano in particolare. Uno degli obiettivi è di tracciare un percorso alla scoperta delle novità, della storia e dei personaggi che costellano la cinematografia israeliana ed ebraica con lo sforzo di dare agli spettatori un’immagine della loro complessità. Di seguito riportiamo alcuni film presentati nella precedente edizione svolta nel novembre scorso alla Casa del Cinema di Roma Sacred Sperm - Zera Kodesh (Sperma sacro) di Ori modo da coinvolgere e sensibilizzare su un tema rincontrarsi a Lodz nel 1945. Potevano, ma non è Gruder - 2014 Israele così controverso? Pecore in erba, presentato successo. Lei è immigrata nello Stato Ebraico in alla Mostra del Cinema di Venezia 2015, affron- Medioriente, lui è tornato in Germania, cam- ta in modo geniale il tema dell’antisemitismo, biando il suo nome in Peter e sposando una attraverso la voce di personaggi reali e imma- donna tedesca, per poi vivere tutta la vita nello ginari, rielaborando luoghi comuni e umori- stesso campo dove fu tenuto prigioniero duran- smo ebraico. Il film si avvale della partecipazio- te la guerra. Due famiglie, una in Germania una ne straordinaria di numerose personaggi dello in Israele, si specchiano e si confrontano, pur spettacolo e intellettuali quali Corrado Augias, avendo sempre ignorato l’esistenza dell’altra. Ferruccio De Bortoli, Elio, Fabio Fazio, Gipi, Li- Addio Peter Schwartz costruisce e demolisce il mi- nus, Giancarlo Magalli, Vittorio Sgarbi, Kasia to della famiglia e propone una nuova visione Smutniak, Mara Venier. dei racconti famigliari. Il film ha vinto tra gli al- tri il premio per il Miglior documentario allo The Garden of Eden - Gan Eden (Giardino dell’E- Haifa IFF 2013, il premio per il Migliore Film Te- den) di Ran Tal – 2012 Israele desco al Berlin Jewish Film Festival 2014, il pre- mio al Miglior Regista esordiente al Toronto Come spiegare al proprio figlio il divieto nella Jewish Film Festival 2014. religione ebraica di disperdere il seme? Il regista e ebreo ortodosso Ori Gruder tenta di risponde- Felice nel Box di Ghila Valabrega - 2015 Italia re a questa domanda attraverso un documenta- rio personale, che entra nei meandri della comu- nità ebraica chassidica di Israele, intervistando esperti, amici e rabbini. Sacred Sperm mette in luce le difficoltà che gli appartenenti alla comu- nità ortodossa devono affrontare per rispettare le regole e come la comunità aiuta i suoi appar- tenenti nel loro percorso. “The Garden of Eden” ritrae Gan HaShlosha, Anni 70. Stefano è un fotografo trentenne ebreo. Pecore in erba di Alberto Caviglia – 2015 Italia uno dei parchi più grandi e frequentati in Isra- Per un reportage si trova nei pressi di Sabbione- ele, conosciuto di solito come il “Sakhne”. Il ta. Esplorando la cittadella e i suoi dintorni, in film segue l’attività durante un anno catturan- sella alla sua amata motocicletta, si imbatte in do la bellezza del ciclo delle stagioni scoprendo un cimitero ebraico abbandonato. Impressiona- storie umane, personali e collettive. Yaacov, ab- to dal pessimo stato di conservazione decide bandonato da sua moglie si bagna per purifi- istintivamente di prendere con se una delle lapi- carsi; Athir, cerca di trovare le forze per andare di e di portarla a Milano. Vuole salvarne almeno alla ricerca di una vita migliore; Yael viene per una a testimonianza della comunità ebraica di rilassarsi e dimenticare i traumi della sua in- Sabbioneta che altrimenti rischierebbe di essere fanzia; Itzhak cerca rifugio e conforto nella fre- dimenticata per sempre. Nel momento stesso in schezza dell’acqua. Ran Tal ha creato un ritrat- cui Stefano carica la lapide sulla moto, fa la sua to concreto e nello stesso tempo astratto che apparizione il fantasma del sepolto. Si tratta del conquista l’occhio e il cuore del pubblico. Il film signor Felice Leon Foà , morto sessantenne, che Luglio 2006. Leonardo Zuliani è scomparso. Da si è aggiudicato il premio per il Miglior Docu- si presenta con una lunga barba bianca, cappello Trastevere la clamorosa notizia diventa vera e mentario al Festival di Gerusalemme 2012. a bombetta e bastone da passeggio. Invisibile propria emergenza nazionale mentre un innu- agli occhi del fotografo, Felice lo seguirà. Il cor- merevole gruppo di seguaci si accalca davanti alla Farewell Herr Schwarz - Heye Shalom Peter tometraggio è ispirato a una storia vera che vede casa del giovane attivista. La mamma è disperata, Schwarz (Addio Peter Schwarz) di Yael Reuveny – il padre della regista come protagonista. Felice il quartiere paralizzato. Alla televisione ogni ca- 2013 Israele nel box è stato presentato all’Atlanta Jewish Film nale parla di lui, tutte le autorità esprimono la lo- Festival, al Toronto Jewish Film Festival, al San ro solidarietà alla famiglia. Molti non vogliono Francisco Jewish Film Festival. crederci, forse sperano sia un’altra delle sue tro- vate. Genio della comunicazione, fumettista di Casa Famiglia e Centro Ebraico “G. e V. successo, stilista visionario, scrittore di grido, at- Pitigliani” tivista dei diritti civili: ma chi è veramente Leo- via Arco de’ Tolomei,1 - 00153 Roma nardo? Con il genere cinematografico del Tel./Fax + 39 065898061 / 065897756 “Mockumentary”, ovvero “falso documentario”, e /065800539 con la satira, il regista Alberto Caviglia cerca di ri- spondere alla domanda: esiste ai giorni nostri [email protected] una nuova chiave per parlare di antisemitismo in Michla e Feiv’ke Schwarz, sorella e fratello, potevano www.pitigliani.it

31 n. 42 Radio Venere Stazione radio di Sassari Fm 89.9 che trasmette dal quartiere Luna e Sole La storia di una radio dando voce a ciò che accade intorno a noi, non è mai semplice da possiamo davvero ritagliarci uno spazio nella raccontare perché è quotidianità di chi ci segue.» La filosofia di sempre la descrizione Radio Venere è dunque quella di non lasciare di un sogno. Radio Ve- mai solo l’ascoltatore. Le continue dirette si nere nasce a Sassari il susseguono lungo tutto l’arco della giornata, 10 dicembre del 1978 le voci degli speaker si avvicendano, diventan- per volontà di un so- do un costante sottofondo per ogni fascia di Francesca Arca gnatore: Franco Posti- pubblico. Un gruppo di lavoro unito e allegro glione. “Maurizio”, questo sarà il nome d’arte che si muove in costante coesione, fatto di che sceglierà per presentarsi ai suoi ascoltato- professionalità scelte con perizia, è ciò che l’e- Il Sardinia Film Festival a Radio Venere il 28 Giugno ri, si era trasferito dall’Abruzzo in Sardegna ditore ha fortemente voluto creare attorno a 2016: da sx Angelo Tantaro, Carlo Dessì, Marta per amore di una donna, la sua “venere”: sua sé. «Ognuno ha il proprio ruolo preciso – con- Manconi, Francesca Petra moglie Maria Beatrice, che gli rimarrà accan- tinua infatti Valerio Postiglione – ci muovia- to per tutta la vita. Uomo spigoloso e autenti- mo tutti in autonomia ma senza mai dimenti- sulla stessa frequenza o a ricercarne lo strea- co ma lungimirante e aperto alla no- ming quando sono lontani. Sono vità del mondo che scorre, dà vita ad molti infatti i sardi che, dalle più una delle radio più longeve del no- svariate zone del mondo, riassapo- stro territorio: Radio Venere. Una rano il gusto della propria terra piccola impresa che il giovane uomo nell’ascolto di “Radio Venere” at- abruzzese, per quanto dotato di traverso l’opportunità streaming pragmatismo, non avrebbe imma- online. Il cinema e la letteratura, ginato di poter intraprendere. Ma è come è d’obbligo, hanno il loro pur vero che la vita supera da sem- ruolo. Ogni lunedì mattina è possi- pre l’inventiva dei cineasti e porta bile seguire la rubrica dello scritto- gli individui a scegliere strade e per- re milanese Luigi Pistillo che pro- corsi che non erano stati segnati prio di recente ha dedicato una preventivamente. La dea della bellezza e care di essere degli ingranaggi di un’unica monografia al cinema isolano degli albori. Il dell’amore ha portato particolarmente fortu- macchina. Credo che mio padre ne sarebbe fe- sabato mattina invece è quasi interamente na alla creatura di Franco Postiglione. Il per- lice.» Un’avventura che continua, simile a dedicato alle curiosità relative alle pellicole corso di questa frequenza locale si è dispiega- quella di tante altre radio locali, e che si nutre che hanno fatto la storia. L’emittente ha inol- to in un’ascesa costante partendo, alla fine essenzialmente della passione di tutti coloro tre seguito quotidianamente gli eventi relativi degli anni ’70, dalle voci di Franco e Maria Be- che ogni giorno si mettono in gioco davanti al Sardinia Film Festival con aggiornamenti e atrice che si muovevano, ancora incerte, inse- ad un microfono. Tecnici, speaker, dj e gior- interviste ai protagonisti. La Sardegna è come guendo la puntina del giradischi tra i solchi una “Venere”: te ne innamori e non puoi farne dei vinili. Gli LP, ormai da collezione, sono gli a meno, provi a stringerla e se ti sfugge cerchi unici sopravvissuti di quell’epoca coraggiosa e di portarne via un pezzetto. Quarant’anni fa ancora fanno bella mostra di sé negli studi un sognatore abruzzese si è innamorato di dell’emittente sassarese. Stanze che hanno una bellissima venere sarda, l’ha presa con sé ospitato i volti e le voci di coloro che hanno de- e si è sdebitato a suo modo regalandone ai scritto, giorno dopo giorno, anno dopo anno, sardi una diversa. Un piccolo sogno che anco- il fermento delle radio libere, l’onda del nuovo ra, con gioia,continua a trasmettere. boom degli anni ’80 e l’innovazione delle ra- dio dance anni ’90. Il nuovo millennio ha tro- Francesca Arca vato “Venere” pronta ad affrontare ancora un ulteriore salto e mutamento. Il segreto dell’e- Giornalista, speaker radiofonica, esperta di comunicazio- nergia e della costanza che permette a questa ne, marketing e web, grande appassionata di cinema e realtà territoriale di continuare il suo lavoro, letteratura, da sempre alla ricerca di nuove storie da rac- risiede ancora adesso nell’insegnamento anti- contare. co del suo fondatore: adeguarsi al cambia- mento senza mai perdere la forza vivifica del- la radio locale. In questo modo Valerio Radio Venere Postiglione, nel solco della tradizione pater- Via Gramsci Antonio, 38, (Quartiere Luna e Sole) na, continua a credere in questo piccolo gran- 07100 Sassari SS Telefono: 079 294264 de sogno che è fatto di impegno e dedizione, SMS in diretta: 345/0935555 sforzo e smisurata passione. « Riuscire a ri- www.radiovenere.com / manere sul mercato è il primo risultato e per www.facebook.com/Radio-Venere-Sassa- poterlo fare è necessario essere legati al pro- Franco Postiglione 1983 ri-139165429499510/ prio territorio – dice l’attuale editore di Radio CLICCA QUI PER ASCOLTARCI IN STREAMING Venere – lo scontro con i grandi network ve- nalisti danno vita a quello che tutti noi ascol- SU TUNE-IN http://tunein.com/radio/Radio-Ve- drebbe soccombere chiunque. Il modo in cui tiamo - a volte con attenzione, a volte in modo nere-899-s152561/ noi possiamo fare la differenza è dare voce al- distratto - ma che inevitabilmente è in grado Puoi anche ascoltarci in FM 90.0 la nostra terra. Le radio locali hanno la possi- di lasciare qualcosa: quel frammento del so- La mattina dalle 10.30 alle 13.00 puoi anche seguire i bilità di stare vicine alla gente. L’intratteni- gno di un tempo che continua a spingere tan- nostri programmi in diretta sul canale 15 digitale ter- mento musicale è di certo importante ma solo tissimi, da quarant’anni, a sintonizzarsi ancora restre di Telegì 32 [email protected] A quarant’anni dalla prima uscita, è tornato nelle sale il 25 agosto in versione restaurata 4K Nel corso del tempo di Wim Wenders A sette anni di distanza da Easy Rider, Wenders firmò il road movie europeo che divenne il film manifesto per un’intera generazione “l’unica invenzione era ovvero quella di “due amleti tedeschi che viag- cinema di Wenders – John Ford, Nicholas la situazione stessa, il giano nel paese dell’anima”, Wenders partì, Ray, , Peter Bodganovich, “gli camion e l’itinerario: il senza alcun copione in mano, se non immagi- americani che gli hanno colonizzato il sub- resto erano delle trou- ni da inquadrare, musica da suonare e sensa- conscio”, per riprendere la storica frase del vailles” zioni da metabolizzare. Vero e proprio azzar- film – per celebrarli prima e accomiatarsi poi, Wim Wenders do dal punto di vista produttivo e creativo, Nel in una dichiarazione d’indipendenza che non Settant’anni compiuti corso del tempo è un film d’autore per antono- vuole rinnegare il passato ma lasciarselo alle lo scorso anno, Wim Giulia Marras Wenders, dopo qua- rantacinque di onorata carriera, continua a girare film, a sperimentare generi, dal docu- mentario al 3D, senza esaurire energie, né idee per continuare a riflettere sul quell’ ”atto di vedere” come momento fondante della fo- tografia e del cinema. Dopo il saggio biografi- co sul fotografo Sebastião Salgado Il sale della terra e il dramma Ritorno alla vita, ingiusta- mente sottovalutato, per la grazia nascosta, immersa solo nella profondità dell’immagine inusualmente tridimensionale, Wenders tor- na in concorso alla 73ª Mostra d’Arte Cinema- tografica di Venezia con Les Beaux Jours d’A- ranjuez, di nuovo in stereoscopia, tratto dal testo teatrale scritto in francese dall’autore e storico collaboratore del regista tedesco Peter Handke. I due tornano infatti a lavorare insie- me dopo La paura del portiere prima del calcio di rigore, secondo lungometraggio di Wenders, Falso Movimento, secondo capitolo della Trilo- gia della Strada dopo Alice nelle città, e il rico- nosciuto capolavoro Il cielo sopra Berlino. Ma dal 25 Agosto è (ri)uscito, e continuerà a circo- lare per diversi mesi a venire, il terzo capitolo di quella trilogia vagabonda e assorta che, an- cora prima de L’amico americano e Lo stato delle cose, affermò Wim Wenders come uno dei mi- gliori e più promettenti registi della sua gene- razione, che insieme a Werner Herzog e Rai- ner Werner Fassbinder, daranno vita al masia, modellato artigianalmente secondo le spalle. Perché, dirà Kamikaze, “bisogna cam- Nuovo Cinema Tedesco. Nel corso del tempo esigenze del tempo e dei luoghi, in cui la visio- biare tutto” e il movimento in avanti, verso il esce infatti esattamente 40 anni dopo la sua ne del regista, unico mandante, non ha pres- futuro, si rivela essere come l’unica condizio- prima proiezione al Festival di Cannes 1976 in sioni o limitazioni, se non quelle dettate dal ne esistenziale necessaria per tale cambia- una versione restaurata in 4K, sotto la super- budget irrisorio. In questo senso Nel corso del mento. Nonostante l’invasione culturale ame- visione e approvazione del regista, che al film tempo è un film sul stesso farsi, sul materializ- ricana che Nel corso del tempo respira senza è intensamente legato. L’istinto immediata- zarsi direttamente sulla pellicola senza me- pentirsene, a partire dalla splendida colonna mente successivo alla lavorazione di Falso mo- diazioni, sul proiettarsi in avanti, senza guar- sonora degli Improved Sound Limited, l’on vimento, ispirato a Gli anni di apprendistato di darsi indietro bensì intorno, per rispondere the road di Wenders è molto lontano da Ke- Wilhelm Meister di Johann Wolfgang von Go- alla necessità del cambiamento che può esse- rouac o da Easy Rider, che eppure omaggia, ethe e strutturato secondo la rigida sceneg- re dato, come sempre in Wenders, solo dal ma è una transizione ancora profondamente giatura di Handke, fu per Wenders quello di movimento. Lungo un percorso composto da goethiana, tragicamente umanista e roman- abbandonarsi all’improvvisazione e all’esplo- 12 cinema di provincia a rischio chiusura, tica. Con uno dei bianchi e neri più affasci- razione cinematografica per la Germania an- Bruno, detto King of the road, e Robert, detto nanti dell’epoca, quasi documentaristico, fi- cora divisa, dopo il viaggio in America raccon- Kamikaze, intraprendono un viaggio di libe- nalmente restaurato, rivedere Nel corso del tato in Alice nelle città. Individuato un razione dalla “stasi” del dopoguerra e del post tempo significa tornare un’altra volta a guar- itinerario lungo il confine tra Sessantotto, nel risveglio di istinti, anche fisi- dare il tempo, vederlo scorrere sulle ruote di Federale e la Repubblica Democratica, rag- ci – come nelle scene che all’epoca divennero un camion malconcio, per riflettere ancora, gruppata una troupe di amici, tra i quali i fe- famose per la loro scabrosità e obbligarono con Wenders, come la visione e l’immagine li- delissimi Robby Müller alla fotografia e Peter l’uscita in Italia soltanto nel 1977 – finalmente bere da sedimenti spettacolari, possano por- Przygodda al montaggio e gli attori Rüdiger autentici, non ereditati dalla famiglia o dalla tare alla rivelazione, di sé e del mondo. Vogler e Hanns Zischler, e tenendo in mente Storia. Dedicato al maestro Fritz Lang, Nel corso nient’altro che il nucleo di una storia in divenire, del tempo è infatti anche un omaggio ai Padri del Giulia Marras

33 n. 42 Tracce e tracciati d’arte nel cinema Cos’è un tracciato d’ar- ricerca, verifica-valutazione prettamente in- te nel cinema? Perché dividuali e cioè, rientrante in un vissuto-pen- parlare di tracciato se, sato (diretto-indiretto) reale, corrispondente in quanto irripetibile, nelle motivazioni e negli effetti (non solo vi- l’azione cinematica si suali). Epperò è altresì vero che la dimensione autoesclude dalla linea- del sogno che si realizza nel cinema (Giusep- rità? Nel precedente pe Ferrara) vi rientra totalmente con le sue in- saggio a tal proposito candescenze, talora con le sue esagerazioni, parlavo di «letteratura che pure del reale sono tracciato e così la vita cinetica, in grado di quotidiana ne è traccia-evoluzione. Ma non si svilupparsi in assenza tratta mai di vezzo risolutorio; al contrario, è Carmen De Stasio di segnali costrittivi sempre fase all’interno di una macroarea esi- convenzionali che stilano proiezioni contenu- stenziale, il cui svolgimento è immanente te e senza ombra». Una macro-forma, quindi, all’individuo-soggetto e gruppale da remote ravvisabile nella continua modifica di figure circostanze: dai graffiti preistorici che non caratterizzanti e in plurime forme, esposte in già segnavano icone manifestative di una uno spazio diverso e diversificante, che si rea- stanzialità, bensì esibivano immagini dalla li- lizza con una proiezione all’esterno, ma in- nearità implicita per essere fonte d’informa- nanzi tutto in coerenza intima di fronte zione, linguaggio scenico, in grado di rappre- all’ansia che afferra davanti alla cosa finita. Di sentarsi come prima macchina cine-filmica fatto, quello che definisco tracciato d’arte nel – una sorta di cameracar nell’atto di rigenera- cinema, pur possedendo un’intima e solida re e significare eventi mobilitati dalla memo- continuità, si oppone a un’azione finita; pro- ria fertilizzante. Tracciati sincretici e cinetici, cede nel suo farsi interno, sostenuto da un insomma. In tal senso l’immaginazione è in progetto che miete l’avanguardia della fanta- grado di favorire e di ampliare quella che, in Il sogno di un cinema tutto per sé - 1931 esperimento sia in sin-tono con un reale comprensivo di arte pittorica e installativa, è considerata tec- di televisione manifestazioni che scatenano costantemente nica mista e che conduce alla complessità uno strappo. Una sorta di stratificazione ope- estensiva e multidisciplinare, tracciabile in configurarsi come esclusiva geometria ingan- rativa che in arte trova riscontro lungo tutto aggregazioni (auto)modificanti, che dispon- nevole. Coltivare l’interezza degli aspetti e la l’arco del Novecento e oltre. Per restare nell’am- gono l’idea di una specie d’in- dinamica di percezione fa- bito puramente visivo, con l’artista Mimmo cisione genetica al movimen- cilita, dissocia o svilisce e sfi- Rotella lo strappo-stratificazione di intenti ha to come unità universale in nisce. Ciò detto, tutto risul- un riverbero significativo nella riflessione sul- ogni forma. Transitando per ta relazionato, dunque, alla la nobile arte del cinematografo, garantendo modi che esprimono un’evo- maniera di disporsi: frontal- un tracciato d’arte che, di contro alla fatuità luzione antisequenziale dei mente nella bidimensionali- del tempo irreggimentato, dispone a una di- linguaggi e superando i sol- tà o in confluenza meta-co- versa maniera votata totalmente a impegno, chi dimensionali del trac- gnitiva e multidisciplinare privandosi di un tempo conclusivo, sacrale e ciato storico, sono le poten- perché quel segno divenga che, a dispetto di collocazioni affini a idee zialità progressive della una a-traccia posteriori, che senza che insorgano, da queste, ideologie ci- mente alle prese con atti re- non esclude l’oltranza e catrizzanti uno spazio equivocamente unico, ali ad amplificare le mini- nemmeno l’indirizzarsi ol- verifica il suo valore a prescindere dall’epoca e malità che avvengono all’in- tre, giacché linguaggi impli- dal luogo, agendo nella capacità di fertilizzare terno. E si tratta di tracciati citi della vivenza. La ricerca l’immaginazione (entro e oltre lo schermo ar- che recuperano l’arte all’a- cosiddetta comporta in sé genteo). Un traccia- zione totale (interno-ester- non solo la variabilità, ma to cinematico che, in no) del cinema, che è arte altresì – ed è fondamentale breve, consente la nell’accezione rigenerativa – la disponibilità multidisci- traslazione indivi- di quanto esiste e consiste plinare e diversificante in duale del sogno in negli aspetti anche oscuri, una prospettiva che non ri- cinetica e, valore da sicché ciascun atto anoni- manda mai troppo in là e non trascurare, suf- mo viene a essere coltivato che realizza il tracciato d’ar- fraga la personalità secondo due movenze: l’u- te in una confluente sceneg- propria e del detta- na disposta a svanire nell’i- giatura che va scrivendosi glio quotidiano al stante e quindi rientrante di pari passo all’intuizione posto della sopravvi- in un quadro di sopravvi- che sempre muove da fatto- venza di icone sim- venza; l’altra disposta a di- ri in cui convive l’interno-e- metricamente rias- venire fattore scatenante di sterno (con diversificazione immagini mentali (realtà in- di effetti – reazioni) in una suntive di un sogno Attrice Elsa Merlini - Negli anni ‘30 fu Creatività cinetica del suono teriorizzata), capaci di crea- moltiplicabilità imprevedi- posseduto e simul- prototipo della donna moderna taneamente dimen- re, in forme modificabili, bile e mobile di forme. ticato. Molto spesso, come avviene in ambito una propria identificativa prospettiva (arte letterario, si è inteso nel cinema dar corso per creazionale). In questo modo il segno si tra- Carmen De Stasio un verso a una presunta mescolanza di generi duce in traccia costruita per propri mezzi e la e, per altro, a una speculazione di genere, così progressione lascia intero spazio a un traccia- procurando un gap percettivo. Orbene, vero è to autonomamente edificante. In altri termi- che ciascun aspetto rientri nel reale (ri)conoscibi- ni, il gesto anonimo, estrapolando dalla feno- * Nel prossimo numero: le, proveniente da ingegno, intuizione, studio, menia, diviene scena addensante senza tuttavia La tessitura entracte nel tracciato cine-matico 34 [email protected] Scrivere per il cinema. Il documentario Addio a Marta A Mestre il prossimo ottobre e fino a febbraio 2017 il Marzotto, signora di “Laboratorio Cinema, documentario e sceneggiatura” Poltrone & Divani Capita di doverci interessare anche di una fi- organizzato dal Cinit-Cineforum Italiano, in collaborazione glia del popolo (esattamente di un casellante con Zalab delle ferrovie e di una mondina), dopo aver ini- ziato come mondina lei stessa, diventa appren- L’uovo di Colombo del dista sarta, conosce il padrone e se lo sposa, ce- cinema è un’idea che stina il suo vero cognome che era Vacondio nasce in modo sponta- (troppo sacro?) e si chiamerà per sempre con neo come una pianti- quello del conte suo consorte, anche quando cella da un seme cadu- diventerà per venti anni la femmina musa del to per terra. L’anima pittore Renato Guttuso conosciuto in un salot- del cinema è il sogget- to. Stilista e disegnatrice di gioielli, terribil- to, il nucleo narrativo mente conformista la cui unica aspirazione è fondamentale per lo essere famosa, ricca, con nobili frequentazio- sviluppo della sceneg- ni. Dopo 85 anni è morta, al rito funebre un Michela Manente giatura. Roberto Ros- centinaio di persone. A quello di un mio vicino sellini diceva che una buona sceneggiatura di casa che frequentava il campo di bocce e deve stare in dodici pagine ma c’è chi sostiene giocava a briscola erano molte di più. Ma non che ne bastino anche meno. Insomma nulla ne ha parlato nemmeno la cronaca del quartie- nasce dal nulla e al cinema si deve partire dal re. Del funerale della signora dei salotti tra- soggetto. Se ci si sposta dalla fiction al docu- sversali, anche molta sinistra, (ma quale sini- mentario, un’idea non è sufficiente. Serve la stra?) ne hanno parlato le tv di stato e quelle Storia dietro, quella con la S maiuscola e la private. I giornalisti che hanno seguito i solen- connessione con la realtà. L’argomento deve ni funerali hanno segnalato la presenza di Va- essere attuale, singolare, vero. La base del do- leria Marini, Lele Mora, Emilio Fede, lo chef cumentario è dunque la ricerca storica con- Gianfranco Vissani e qualche altro minore. La dotta su fonti di vario tipo utilizzando il meto- Roberto Rossellini notizia della morte l’ha data con un twitter, co- do storico: in altre parole si configura come me si usa oggi, la nobile giornalista Beatrice un’indagine sui fatti del passato attraverso Borromeo, figlia di Donna Paola Marzotto e Don documenti, testimonianze, racconti per ten- dell’autore, il rapporto tra finzione e realtà, la Carlo Ferdinando Borromeo, moglie dell’altret- tare una narrazione sistematica degli accadi- relazione tra testimonianza e fonti, l’impor- tanto Pierre Casiraghi, settimo nella linea di menti stessi. La scrittura per il documentario tanza di luoghi, spazi e storia intesa come me- successione al trono di Monaco. Perché ce ne è dunque più “liquida” rispetto a quella del ci- moria (sociale oltre che personale). Nella par- occupiamo? Per cercare di capire per quale nema tradizionale, in quanto la realtà è mute- te laboratoriale il tutor d’aula condurrà i motivo ne hanno parlato così tanto. vole e necessita di griglie e moduli aperti che partecipanti ad elaborare la propria sceneg- prevedano delle prospettive di sviluppo. L’im- giatura; in modo particolare verranno forniti A.T. portante è centrare il punto di vista (funzio- gli spunti necessari per la scrittura di opere nano bene anche le storie personali, quelle che ambientate o collegate a temi e personaggi hanno senso perché appartengono a una vita, connessi alla storia locale, con particolare rife- a un’esistenza e hanno il sapore dell’intimità rimento ad anniversari, ricorrenze e perso- oppure le biografie di personaggi famosi) sul naggi conosciuti. Due le borse di studio previ- quale fondare l’impianto drammaturgico con ste per i giovani a cui si aggiunge la possibilità la problematizzazione del focus centrale. Il di sviluppare un soggetto per realizzare un documentario necessita inoltre di una più ac- cortometraggio. Info: www.cinit.it curata scrittura per immagini, con lo sforzo di Michela Manente visualizzare ciò che si scrive e di farlo dopo aver effettuato una serie di sopralluoghi e par- lato con le persone, con i testimoni oppure con degli esperti del tema scelto. Partirà a Me- stre il prossimo ottobre e fino a febbraio 2017 il “Laboratorio Cinema, documentario e sce- neggiatura” organizzato dal Cinit-Cineforum Italiano, in collaborazione con Zalab e con il patrocinio di partner istituzionali, in quindici Cinit Cineforum italiano lezioni dall’impianto teorico-pratico, con Via Daniele Manin, 33, Città Metropolitana di Venezia un’alternanza tra la parte conoscitiva sul do- Telefono: 041 962225 cumentario tenuta da importanti registi, sce- www.cinit.it neggiatori ed esperti di cinema (gli interventi [email protected] saranno raccolti in un volume) e la possibilità di sviluppare, attraverso il percorso con un tu- tor d’aula, una propria sceneggiatura origina- le. Durante le lezioni per la parte teorica si af- fronteranno la specificità del documentario Marta Marzotto nata Vacondio (1931 - 29 luglio 2016) inteso come “altro cinema”, la scrittura e il lin- nella foto con discreti crocifissi al collo e un sobrio guaggio con un focus sull’importanza orientante abbigliamento 35 n. 42 Quando il diavolo gioca a pallone E grazie al Cielo non è il Milan! Il genio vero è sempre naraus nosu in Campidau, metter disaccordo parti. Nei cinema, come nel teatro, queste anche sapiente arti- che crea tensione, che causa la guerra che pro- parti si chiamano scene. Nei film, quasi sem- giano. È vero in poe- cura morti in quantità, uomini dannatamente pre, sono meno pretenziose che nelle opere sia, dove sa cesellare le stupidi in vita da macellarsi a vicenda in Ter- teatrali, più immediate, più facili alla com- parole, piegarle al sen- ra, e consegnarsi dannati all’ospizio dell’eter- prensione e all’immedesimazione nazional- timento, alla comuni- nità nei gironi infernali della premiata ditta popolare. Di alcuni film ricordiamo il cosid- cazione del cuore, è mefistofèlica. Uccide Franceschetto, figlio del detto messaggio, di altri la cronologia o la vero in pittura, nelle Papa, destinato a sposar Maddalena, figlia di versione più o meno corretta al tema di arti plastiche. E nella Lorenzo, per stipular e celebrar la pace, e ne as- quell’autore fondamentale per la storia musica è vero, o no? È sume il sembiante. Adramalek non si fa uma- dell’arte delle immagini in movimento. Chi è Antonio Loru vero, è vero, altroché no invece. Ora, come possa uno spiritello dia- se è vero. Forse nella bolico disincarnato, al contrario del suo musica, nel ballo, nella danza più che altrove, Signore, nell’avventura terrena, interagir con più che in altri campi dove si coltiva il fiore e il la materia dura, ostica e ribelle, è questione frutto della bellezza, il genio deve essere arti- che nella grande Storia in genere non si pone, giano, ché deve saper usare le mani con mae- e in questa in particolare. Il film avrà un di- stria, ma anche la bocca, il fiato, i polmoni, le screto successo al botteghino, (è uno dei tanti braccia e le gambe, il busto, tutto il corpo an- film di buona cassetta prodotto in Italia in che fino allo stremo delle forze e in diretta, col quegli anni, si è già detto), ma una critica tut- pubblico presente. Il binomio genio-mastro to sommato meno benevola: vere e proprie artigiano, vale anche nel cinema, per lo scrit- stroncature, qualche tiepido benevolo parere, tore e massime per il regista. Ettore Scola è poche recensioni decisamente positive. Al di stato uno dei migliori registi, poeti artigiani là della disparità dei pareri e dell’accoglienza del cinema italiano del Secondo Novecento, il della critica, nel complesso negativa, c’è una periodo d’oro della produzione cinematogra- scena nel film che vale il prezzo del biglietto. fica italiana e mondiale, per quantità di opere Una scena dove Gassman ha l’opportunità di prodotte, ma soprattutto per qualità. Forse mettere in mostra, (e lui, come testimoniano L’arcidiavolo, con uno strepitoso Vittorio Gas- molti amici, tra cui Paolo Villaggio, era davve- sman, non sarà ricordato come il miglior film ro narcisista ed esibizionista anche nella vita di Scola, ma è in queste opere minori, in que- privata di tutti i giorni), tutta la sua vigoria fi- sti film di cassetta, di buona cassetta, che si sica, una presenza scenica straripante, irre- facevano negli anni Sessanta e Settanta del frenabile: la partita a palla in uno spiazzo an- secolo appena trascorso, che emerge il talento tistante la Villa di Bellosguardo di Firenze. del genio artigiano. In breve la storia è questa. Una palla che fa strani rimbalzi, perché oltre a Siamo nel 1486, ci sono nel film una serie di Belfagor, incarnatosi nel figlio del Papa, pro- anacronismi e confusioni temporali, il vero messo sposo della figlia di Lorenzo, e dunque matrimonio tra Franceschetto e Maddalena visibile ai mortali, vi partecipa anche il suo verrà celebrato un anno dopo e a Roma; la pal- diavolo attendente Adramalek, invisibile a la con la quale si gioca l’esilarante partita non tutti, tranne ovviamente a Belfagor-France- può essere di gomma, perché l’America nel schetto. La morale è evidente, e in fondo cos’è 1486 ancora non era stata scoperta, e altre im- l’arte del cinema se non rendere evidente, far precisioni storiche, non so se consapevolmen- vedere. La maestria del grande regista consi- te volute, per esigenze di narrazione, oppure ste, come si dice dalle mie parti ‘ndi bogai is cresciuto mangiando film a colazione, pran- veri e propri errori di scrittura del testo, ma ogus a unu tzrupu. La morale di questa scena è zo, merenda e cena, come le generazioni non importa. Importa che l’allora Re di dell’immediato Secondo dopoguerra, di Roma e dintorni, certo Innocenzo VIII, alcuni film (ma in fondo vale un po’ per decide, d’accordo col Magnifico fioren- tutti) ricorda soprattutto alcune scene in tino di allora, Lorenzo de’ Medici, di particolare. Io, e alcuni vecchi amici miei, metter fine a quasi dieci anni di ostilità L’Arcidiavolo di Scola lo ricordiamo in par- e di chiudere, per dirla in termini pallo- ticolare per uno scambio di battute: nari, il primo tempo delle Guerre d’Ita- “guardalo, quello sì che l’è un omo”, indi- lia. Verranno poi, ripresa, supplementa- cando uno stoico Gassman in procinto ri, calci di rigore. Belzebù, che sempre si d’esser avvolto dalla fiamma, “e questo, preoccupa in tempo di pace, da buon per una brusciaturina!” rivolta al marito, imprenditore, di ogni calo di arrivi al e lui in risposta, esibendo il braccio destro suo Hotel Perdete ogni speranza, decide consumato, inesistente fino al gomito: “e di mandare in Terra il suo fido Belfagor, la ‘hiama una brusciaturina!!” che ha luo- accompagnato da Adramalek, un diavo- go tra due comparse del numeroso pub- lino scudiero, confusionario e pasticcio- blico che assiste allo spettacolo dell’arro- ne: ma può un principe degli inferi, un stimento di Belfagor-Franceschetto, per Arcidiavolo per l’appunto, muoversi senza un che se agli italiani dai un pallone, non esiste Amore divenuto solo Franceschetto, dall’A- donzello atto a risolver le seccature e i pesi più niente altro; sesso, politica, religione, im- more infin salvato dalla morte per cottura. E della sua inconsueta umanità sensibile? Co- pegni e doveri, amicizie e inimicizie, tutto per la partita a palla! Ovvio. munque sia Belfagor viene in Italia per seminar passa in secondo piano! Il cinema è come la nuova zizzania, movi casinu, la! Cumenti vita, i film sono come la vita un’unità fatta di Antonio Loru 36 [email protected] Andrzej Zulawski: il regista del delirio e dell’eccesso Un uomo con barba e suspense che si risol- avvolto in un ampio verà solo nella meravi- mantello arriva a cavallo gliosamente delirante nell’ampio cortile di un sequenza finale, che monastero, che nell’e- sembra voler dare un mergenza della guerra è senso compiuto a tutto stato anche adibito a il film. Solo pochi mesi prigione. In pochi se- fa Andrzej Zulawski si Marino Demata condi la scena ti aggre- arrendeva nella sua lot- disce e ti stordisce co- ta contro il male che da me potrebbe fare un forte pugno nello tempo aveva minato il stomaco: suppellettili, forse mobili, che bru- suo corpo: ha lottato ciano, soldati che fuggono non si sa dove, ti- come uno dei suoi per- pica manifestazione quest’ultima di un eser- sonaggi, dopo aver vis- cito in rotta. E ancora: il suolo pieno di morti , suto in maniera inten- ruote di carro, devastazione ovunque. E’ una sa ed “eccessiva”, come sequenza di appena poco più di un minuto. appunto i suoi eroi. Po- Isabelle Adjani in “Possession” (1981) di Andrzej Zulawski. L’attrice vinse il premio Ma è intensissima e ti catapulta direttamente chi mesi prima della al 34º Festival di Cannes, come migliore attrice per l’eccellente interpretazione in un altro mondo. Non mi riferisco al mondo sua morte era tornato lontano della guerra tra la Polonia e l’invasore dietro la macchina da presa dopo ben 15 anni più grande dei registi polacchi classici. Alcune prussiano. Ma mi riferisco al mondo parossi- ed aveva realizzato un film significativo, “Co- note comuni ai suoi film? Innanzitutto una stico e pieno di dolore di Zulawski. Il film è smos”, un “thriller noir metafisico” per defini- concezione dualistica della vita e della realtà e “Diabel”/”Il diavolo”, una delle prime opere zione del suo stesso autore, tratto dall’omoni- il tema del doppio, l’orrore per la violenza e del grande e controverso regista. Un film ma- mo libro di Witold Gombrowicz. Zulawski più ancora per la guerra, il gusto per i mo- ledetto, bloccato per 17 anni dalla censura po- viene invitato con questo film al Festival di menti storici di decadenza e perciò anche per lacca e dalle autorità religiose. Maledetto anco- Locarno ove significativamente vince il Pardo i luoghi decadenti ( e questo lo apparenta al ra oggi, se si pensa che è quasi completamente d’oro. Ma pochi mesi dopo perde! Ci rimane grande ), l’amore essenzial- scomparso anche nelle edizioni in DVD. Il il suo cinema che affascina e che respinge, e mente inteso come follia di chi ama e di chi è mondo di Zulawski, quale appare nell’incipit che è così simile al suo Autore: odiatissimo o amato. Prima del bellissimo e onirico “Dia- di “Diabel”, non cambierà molto col passare amatissimo senza vie di mezzo. E neppure la bel”/”Il diavolo”, Zulawski aveva esordito in degli anni e con l’arricchimento della sua fil- morte è riuscita, al di là delle solite celebrazio- Polonia col film “La terza parte della notte”, mografia. Qui il regista sceglie uno degli epi- ni di circostanza, a regalarci una panoramica 1972, un film che, pur trattando gli orrori na- sodi più truci e sanguinari della storia della più equilibrata della sua opera. Forse noi un zisti, non piacque al potere polacco dell’epoca, Polonia per mettere sotto la lente d’ingrandi- giorno proveremo a farlo. O forse altri si ci- il che può sembrare strano. Ma la verità è che mento i mali della vita e degli uo- il cinema di Zulawski si presentava mini: la violenza, la cupidigia, la fin dal suo esordio come “eccessi- legge del più forte, l’oppressione. Il vo”. Gli orrori che il regista ci de- mezzo cinematografico si mette al scrive e che in parte sono reali, ven- servizio della sua concezione della gono così dilatati da far apparire il vita: movimenti repentini della film non come un manifesto an- macchina da presa, montaggio ti-nazista, ma come un film dell’or- concitato, musica ossessiva. L’uo- rore buono per la condanna di ogni mo scende da cavallo e entra nel totalitarismo. Dunque la incom- convento col suo fedele animale. prensione che circondò il primo Gli occhi sono sbarrati e spiritati: film e le audaci metafore che erano sembra che le palpebre non si chiu- alla base di “Diabel”/”Il diavolo”, vero dano neanche per un istante, so- Andrzej Zulawski regista polacco (1940 – 2016) con Sophie Marceau con cui ha capolavoro maledetto, consigliarono prattutto allorché percorre i corri- avuto un figlio il regista di girare in Francia, anche doi del convento che presentano ai se non rinuncerà del tutto a dirigere lati cadaveri assiepati e soldati gravemente fe- menteranno con tale complicato compito. Per film nel suo Paese natale, come farà in seguito. riti che urlano di dolore. Monache dagli abiti il momento non siamo in grado di fare altro In Francia darà vita ad un film molto bello, bianchi cercano di soccorrere un ferito san- che scrivere degli appunti sparsi senza alcuna “L’importante è amare”. Qui sembra che Zu- guinante. Finalmente l’inizio di un dialogo: il ambizione né possibilità di vera completezza. lawski voglia farci vivere atmosfere più rasse- visitatore, di nome Ezechiel chiede di essere Ha lavorato tra Varsavia e Parigi. Un continuo renate e tranquille. Ma in realtà è solo apparen- accompagnato nelle segrete del vecchio con- inquieto spostamento a cui era abituato, per- za. E’ la storia di un’attrice ormai sul viale del vento ove sono imprigionate centinaia di per- ché il padre, addetto culturale presso l’Amba- tramonto (Romy Schneider) e condannata a gi- sone. La sua missione è quella di liberare e sciata polacca a Parigi e poi Ambasciatore rare infimi film porno, e che si aggrappa ad un trarre in salvo il giovane nobile Jacub, impri- dell’Unesco, lo portava spesso con sé. Instan- uomo (Fabio Testi) che le manifesta amore e at- gionato mentre lottava per la libertà del suo cabile scrittore, oltre che regista, ci ha lasciato trazione. Il film già si apre con una scena cruda Paese e che porterà via assieme ad una delle una ventina di romanzi, tra i quali spicca “La e violenta: siamo sul set di un film porno e Na- monache: in breve per ridare ad essi la vita. E’ Trilogia della follia” e l’insieme di un lavoro di dine, l’attrice, appare a cavalcioni su un uomo la dualità tra la vita e la morte quella che si scrittura in 15 anni senza cinema, spesi a scri- morto, col quale è costretta dalla spietata regi- presenta già nelle scene iniziali. E’ un mondo vere forsennatamente, conformemente al suo sta a fare l’amore. Nadine può fare tutto, ma senza ordine, dominato dalla diabolica anar- carattere: decine di libri, compreso quello che appare incapace di dire “ti amo”, come il copio- chia del male. Ma la suspense di questo film è spiega le cause della fine del suo legame con ne imporrebbe. L’attrice non riesce a separar- tutta nel personaggio di Ezechiel. Chi è? Da Sophie Marceau. Aveva iniziato a praticare il si dal suo dolore e sulla sua strada incontra chi è mandato? Quale è la sua funzione? Una cinema come assistente di Andrzej Wajda, il segue a pag. successiva 37 n. 42

segue da pag. precedente storia, Berlino, e so- sempre il male e la cattiveria. La storia di Na- prattutto le location dine può essere definita una discesa senza so- scelte a pochi metri dal sta agli inferi della solitudine e della dispera- muro ci introducono in zione. Il film fu poi rinnegato da Zukawski uno dei concetti chiave che lo definì “borghese”. Romy Schneider fu della cinematografia di solo la prima di una serie di grandi e bellissi- Zulawski: la dualità, il me attrici, di cui Zulawski amava circondarsi doppio. Ma attenzione: per i suoi film e che erano del tutto funzionali sarebbe troppo sempli- alla sua concezione dell’amore e della bellez- cistico ridurre la duali- za. Parliamo di Isabelle Adjani, meravigliosa tà al bene e al male: l’in- e misteriosa in “Possession”, per la quale arri- treccio tra ogni cosa e il vò a vincere il premio Cesar e il premio per la suo opposto o il suo migliore attrice al Festival di Cannes, Valérie doppio è molto più Kaprisky in “La femme publique”, Delphine complesso. Il film pro- Forest in “Boris Godounov”, Iwona Petry in cede con molte appa- “Sul globo d’argento” - On The Silver Globe (1988) di Andrzej Zulawski un film “La sciamana”, e Sophie Marceau, che fu la renti divagazioni, che di fantascienza diretto da Andrzej Żuławski nel 1977 ma bloccato dalla censura musa, oltre che la compagna del regista per 17 in realtà sono funzio- durante la lavorazione e terminato soltanto nel 1988 con l’inserimento di commenti anni, col quale fu protagonista di quattro film. nali al senso di smarri- vocali del regista al posto delle sequenze mancanti Ma uno dei punti più alti della cinematografia mento e di perdita di orientamento che il re- situazioni precedenti, e viene subito trasportato di Zulawski è rappresentato sicuramente da gista vuole che prenda lo spettatore. A in un’altra situazione incredibile, allucinante. “Possession”, con la Adjani e con un ispirato esempio a Marc viene proposto un nuovo in- Come è il caso del suicidio del bambino di cin- Sam Neill. Piuttosto che divagare que anni nella vasca da bagno. In- da un titolo e l’altro, soffermarsi in- dubbiamente un’altra, tra le tante, vece su “Possession” vuol dire vede- scena shock. La dualità pervade l’in- re l’intero cinema di Zulawski in tero tessuto del film, informando di un solo colpo d’occhio! Nella pri- sé gli stessi personaggi, ognuno dei ma parte del film la trama può quali ad un certo punto lascia il po- sembrare abbastanza banale. Marc sto al suo doppio, che generalmente (Sam Neill) lavora nei servizi se- ci conduce in un’atmosfera più ras- greti berlinesi e al termine di una serenata. Film maledetto di un au- missione ritorna in famiglia dalla tore considerato anch’egli maledet- moglie (Isabelle Adjani) e dal figlio to, “Possession” è stata probabilmente di cinque anni. C’è qualcosa che un’opera cinematografica sulla non va fra i due. Marc da tempo so- quale maggiormente in tutti i Paesi spetta il tradimento della moglie si è accanita la censura, che ha co- Anna e il sospetto diventa gradata- stretto migliaia di spettatori a ve- mente certezza. Scoprirà dappri- “Diabel” - Il Diavolo (1972), l’apocalisse secondo Andrzej Zulawski derne una edizione mutilata, con ma che l’amante della donna è alcuni dialoghi riscritti e montag- Heinrich, un personaggio strano e ambiguo carico dai servizi segreti: deve ritrovare un gio arbitrariamente rifatto. Esiste un’edizio- (uno straordinario Heinz Bennet), dedito a uomo che porta costantemente i calzini rosa. ne di circa 90’ assolutamente da evitare. Ac- droghe pesanti, ma poi si rivolge a degli inve- E a cinque minuti dalla fine scopriamo che cettabile invece l’edizione inglese di quasi due stigatori che vengono puntualmente elimina- quell’uomo è proprio quello dei Servizi Segre- ore. La presenza di varie edizioni, molte delle ti da Anna. In seguito riuscirà a scoprire la ve- ti che gli ha conferito l’incarico. Situazioni quali mutilate nelle scene più significative, rità: il vero amante di Anna è un essere dunque continuamente spiazzanti e devianti. aumenta la difficoltà di catalogazione del film mostruoso, una sorta di piovra generata dalla Gli esempi si potrebbero moltiplicare. Lo all’interno di un genere. Molti critici si sono stessa donna per partogenesi in un passaggio spettatore non ha il tempo di riprendersi dalle cimentati con questo esercizio, che in verità sotterraneo della metropolitana, in una delle sarebbe da considerare vacuo: c’è chi ha parla- scene più famose dell’intera storia del cine- to di un film decisamente horror, chi lo ha de- ma, essenzialmente fondata sull’isteria estre- finito un atipico thriller psicologico, e via di- ma della donna. Solo il finale scioglie alcuni scorrendo. Perché non accontentarsi della nodi, ma resteranno alcuni interrogativi che il interpretazione autentica offerta dal regista a regista lascia allo spettatore, come spesso è proposito di questo film e in generale di tutta solito fare. Opera visionaria dall’andamento la sua opera? “Attraverso l’obiettivo della mac- ipnotico come l’intero cinema di Zulawski, di china da presa – egli dice -sento davvero di cui è un po’ la summa riepilogativa. Nel film poter comunicare onestamente i miei eccessi, nulla è a caso. Anche e soprattutto l’ambienta- i miei deliri, i miei incubi.” E tutti questi ele- zione: Berlino spaccata in due dal muro, che menti vengono gestiti in “Possession” sotto la subito, nella primissima sequenza, si presenta cappa plumbea di una Berlino tetra e male- in maniera neutra ma minacciosa. E non è un detta e sotto una perenne cupa tensione. Per- caso che la maggior parte dell’azione del film ché Zulawski, qui come altrove, rimarrà si svolge a ridosso del muro (nessuna rico- nell’immaginario cinematografico come l’ar- struzione: la macchina da presa indugia con- tista di volta in volta molto odiato e molto tinuamente sull’autentico muro di Berlino, a amato (senza vie di mezzo!) perché eterna- quei tempi, 1981, ancora perfettamente inte- mente alla ricerca della dismisura, dell’irre- gro). Lo stesso appartamento dove Anna con- golarità, del delirio, della violenza e dell’ecces- suma quotidianamente i suoi rapporti racca- sivo. priccianti con il mostro è situato proprio a ridosso del muro. La scelta della città ove ambientare la Marino Demata 38 [email protected] Turi Vasile “Un villano a Cinecittà” Ricordo dello scrittore, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico di origine messinese «Quand’ero bambino Teatro (che pure lo attirava), si lasciò sedurre sezione “Filmakers in Sicilia”. I due film – alla mia madre mi portava dal forte richiamo di una sirena ammaliatrice presenza del giovane regista e dell’artista Ni- al cinema […]. Io nelle come il Cinema, tanto che, prima di passare no Ucchino (soggettista, sceneggiatore ed at- scene culminanti scop- dietro la macchina da presa, a soli vent’anni, tore) – sono stati proiettati nell’ambito della piavo in singhiozzi e riesce a lavorare come assistente di Augusto manifestazione cinematografica, dal titolo mia madre mi stringe- Genina per il film Bengasi, segnalandosi subi- “Cinema in Orto”, che si svolge, ogni anno, nel va a sé e mi diceva in to dopo come soggettista e sceneggiatore di mese di luglio, nella cavea dell’Orto Botanico siciliano: “babbu - che molti film, tra cui: Due lettere anonime (1945) di di Messina, organizzata dallo stesso Orto Bo- vuol dire babbeo – ci- Mario Camerini; Altri tempi (1951) di Alessan- tanico e dal Cineforum “Don Orione” aderen- Nino Genovese nema è!”. E così, in- dro Blasetti; Processo alla città (1952) di Luigi te alla FICC (in collaborazione con l’Associa- consapevolmente, nacque in me la convinzio- Zampa; I vinti (1952) di Michelangelo Anto- zione “Antonello da Messina”); insieme con ne, poi maturata negli anni, che il cinema è nioni; La passeggiata (1953), unica regia di Re- essi, il raro e simpatico Gambe d’oro (1958) di- menzogna. E non è una valutazione riduttiva, nato Rascel, ecc. A partire dal 1952, si accosta a retto da Turi Vasile, con Totò, che costituisce tutt’altro. Perché la verità, razionalmente quella che diventerà la sua attività prevalente una garbata “presa in giro” del mondo del cal- pressoché inconoscibile, è creazione di Dio; la in ambito cinematografico: la produzione. cio di quegli anni ancora “ingenui”, almeno ri- menzogna è creazione dell’uomo, che con la Fonda, infatti, prima la «Film Costellazione», spetto a tutto ciò che sarebbe successo in se- sua fantasia si sostituisce addirittura alla real- poi l’«Ultra Film» e la «Laser Film», con cui re- tà […]» (da Raccontati da Turi Vasile…, Gangemi alizza parecchi lavori, alcuni molto importan- editore, Roma 2002). Così Turi Vasile, scritto- ti: I vinti (1953, di cui è anche co-sceneggiato- re, poeta, giornalista, regista e autore teatrale, re) di , Sedotta e ma anche soggettista, sceneggiatore, regista e abbandonata (1964) di Pietro Germi, Io la cono- – soprattutto - produttore cinematografico; scevo bene (1965) di , L’om- insomma, un “intellettuale” a tutto tondo. Na- brellone (1965) e Operazione San Gennaro (1966) to a Messina il 22 marzo 1922, Turi Vasile si di , Meglio vedova (1968) e I bastardi trasferisce giovanissimo, insieme con la fami- (1968) di Duccio Tessari, Il padre di famiglia glia, a Roma, dove completa i suoi studi, lau- (1969) di , Anonimo veneziano (1970) reandosi in Lettere alla “Sapienza”. Possiamo di , I tulipani di Harlem immaginare il ragazzo di provincia, dal nome (1970) e Pane e cioccolata (1972) di Franco Bru- (e, presumibilmente, dall’accento) dichiarata- sati, Roma (1972) di , Il viaggio mente siciliano (“Turi” è il diminutivo di “Sal- (1974) di Vittorio De Sica. Oltre a ciò, Vasile di- vaturi”, a sua volta voce dialettale di “Salvato- rige in prima persona diversi film: dopo i già re”), ingenuo e inesperto, che - pur dotato di citati Per le strade di notte (1957) e I colpevoli ottima cultura (a Messina aveva conseguito il (1957), ecco alcune commedie divertenti e ben Diploma di Maturità presso il prestigioso Li- fatte, come Classe di ferro (1957), Gambe d’oro ceo Classico “Maurolico” ed aveva frequentato (1958, con Totò presidente di una squadra di Turi Vasile (1922 -2009) il primo anno di Lettere presso la locale Uni- calcio), Promesse di marinaio (1958), Roulotte e versità) – si trova in un ambiente sconosciuto, roulette (1959), Le Signore (1960). È questo il guito; e, tra quelli prodotti (per i quali ci in una città dispersiva e “tentacolare”, dal vol- corpus principale delle sue opere, sia in quali- sarebbe stato solo l’imbarazzo della scelta), il to “internazionale”, molto diversa dalla “sua” tà di regista che di sceneggiatore e produtto- capolavoro Io la conoscevo bene (1965) di Anto- non tanto piccola, ma pur sempre “provincia- re. Ma - nonostante la presenza di molti rac- nio Pietrangeli, film drammatico, sia pure le” città d’origine. Le sue prime esperienze, i conti e romanzi adatti al cinema, nell’ambito con risvolti umoristici, che attraverso il ritrat- suoi sentimenti e stati d’animo sono ben deli- della sua ampia produzione letteraria - sol- to di una giovane donna che vuole sfondare neati, con sagacia ed umorismo, nel libretto tanto uno (almeno fino ad ora) ha trovato ri- nel cinema, analizza con ironia e intensità la Un villano a Cinecittà, edito da Sellerio, Paler- scontro in immagini. Si tratta della novella dura realtà di un mondo crudele e spietato; of- mo, nel 1993, in cui Vasile – che, nel suo viag- Nino e il padre Santo (pubblicata nel volume fre il volto a questa sfortunata e sensibile ra- gio e soggiorno nella Roma degli anni Qua- Male non fare, Sellerio, Palermo 1997), da cui il gazza una stupenda e “matura” (nonostante la ranta, si sente come il contadino che si reca giovanissimo regista di Santa Teresa Riva giovanissima età) (reduce per la prima volta in città - descrive anche il (Prov. di Messina), Fabrizio Sergi, ha ricavato, dal grande successo di Divorzio all’italiana e di suo incontro con Ugo Betti, che lo introduce nel 2010, un film molto originale, interpretato Sedotta e abbandonata), affiancata da “compri- nel suo “salotto” e gli fa conoscere molti per- per lo più da gente del luogo, ancora inedito, mari” di lusso, come Nino Manfredi e Ugo To- sonaggi importanti. Così egli si accosta, in che – sulla scorta del lavoro di Vasile – raccon- gnazzi. Insomma, quattro serate estive, tra- primis, al mondo del Teatro, mettendo in sce- ta di un singolare personaggio, Santo (inter- scorse nella piccola, ma accogliente e fresca na, fra l’altro, testi dello stesso Betti, di Diego pretato dal “maestro” Nino Ucchino, anche cavea dell’Orto Botanico di Messina, che han- Fabbri e, nel 1956, la pièce Sulle strade di notte soggettista e sceneggiatore), che, ritornato a no avuto il merito di ricordare un personag- di Renato Lelli, da cui, l’anno successivo, rica- casa dopo una lunga permanenza in Africa, gio oggi un po’ ingiustamente dimenticato, verà il film I Colpevoli, suo primo film diretto viene scambiato per uno “stregone”, capace di nonostante sia stato uno dei personaggi più da solo, interpretato da attori noti, come Isa guarire tante malattie con filtri ed intrugli da autorevoli nel panorama culturale in senso Miranda, Carlo Ninchi, Vittorio De Sica e di- lui stesso preparati, ed in ciò egli si fa aiutare lato – e cinematografico in particolare - del stribuito dalla Metro Goldwyn Mayer; l’esor- dal figlio Nino. Successivamente (nel 2016), Novecento. dio, invece, era avvenuto, nello stesso 1957, quan- Fabrizio Sergi ha diretto il documentario Ver- do aveva diretto – insieme con Luigi Di Gianni – il so casa. Omaggio a Turi Vasile, anch’esso inedito, film Per le strade di notte. Questo perché il giovane presentato, con successo di critica e di pubblico, Vasile, non appena giunto a Roma, più che dal al “Taormina Film Fest” di quest’anno, nella Nino Genovese 39 n. 42

Mostra del Cinema di Venezia Trittico italiano all’assalto per il Leone d’oro Piuma di Roan Johnson, il documentario Spira Mirabilis di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti e Questi giorni di Giuseppe Piccioni saranno in concorso Come sarà Venezia 73 Ma, soprattutto, con un migliore degli uomini e la lo- (dal 31 agosto al 10 set- “asso nella manica”: un do- ro tensione verso l’immor- tembre)? Ogni anno i cumentario della coppia talità. Ancora un documen- pronostici si accaval- D’Anolfi-Parenti, Spira Mi- tario, poi, rappresenterà lano e vengono smen- rabilis, che potrebbe repli- l’Italia in gara nella sezione titi regolarmente dal care le glorie di Gianfran- Orizzonti. È Liberami di Fe- Gabriella Gallozzi palmarès, soprattutto co Rosi, Leone d’oro a derica Di Giacomo che rac- quando si tratta di ci- Venezia 70. Massimo D’A- conta il mirabolante mon- nema italiano. Spesso destinato a restare a nolfi e Martina Parenti, in do degli esorcisti siciliani. bocca asciutta o quasi: l’anno scorso la coppa coppia nella vita e sul set, Nello stesso concorso è Il Volpi a , splendida protagoni- sono infatti tra i docu- più grande sogno di Michele sta di Per amor vostro, non sembrò abbastanza mentaristi italiani più ap- Vannucci, sicuramente da a molti, considerando i quattro titoli in corsa prezzati internazionalmen- tenere d’occhio, storia di un per il Leone d’oro (Sangue del mio sangue di te. Il castello, Materia oscura e riscatto sociale in borgata, Marco Bellocchio, L’attesa dell’esordiente Pie- l’ultimo, L’infinita fabbrica del nato dalla grande fucina ro Messina, A Bigger Splash di Luca Guadagni- duomo, dicono infatti di un ci- creativa del Premio Solinas no, oltre al film di Beppe Gaudino). Forse l’o- nema che definire documen- Experimenta 2015. Alle verdose di italiani in gara non aiuta, eppure tario è del tutto riduttivo. Sia Giornate degli Autori, se- quest’anno si replica, col ritorno in concorso che si posi sull’aeroporto di zione autonoma del festi- dell’”altalenante” Giuseppe Piccioni (Questi Malpensa, su un poligono val, segnaliamo ancora Ita- giorni) e il “debutto” veneziano del giovane Ro- di tiro dell’esercito in Sardegna, sulle guglie lia, col nuovo provocatorio Vangelo secondo an Johnson con una nuova commedia (Piuma). del duomo di Milano, il loro sguardo sulla real- Pippo Delbono, incursione nel dolente universo

Questi giorni di Giuseppe Piccioni Spira Mirabilis di Massimo D’Anolfi, Martina Parenti. Prodotto da 11 Marzo Film, Publispei, Rai Cinema; tratto dal romanzo inedito Cast: Marina Vlady, Leola One Feather, Felix Rohner & Sabina Schärer, Shin “Color betulla giovane” di Marta Bertini; in sala dal 15 settembre 2016 distribuito da Kubota, Joe, Coco, Seth, Brett Brings Plenty, Friederike Haslbeck, Moses Brings B.I.M. Con , Filippo Timi, Maria Roveran, Marta Gastini, Caterina Le Plenty; musica: Massimo Mariani; produzione: Montmorency Film, Rai Cinema, Caselle, Laura Adriani, Alessandro Averone, Milica Djukic, Sergio Rubini Lomotion, SRF Scwhweizer Radio und Fernsehen / SRG SSR

tà ha una precisione e dei migranti del celebre autore teatrale. E La una consapevolezza da ragazza del mondo, opera prima di Marco Da- antropologo culturale, nieli incentrata sul mondo dei Testimoni di pronto ad afferrare de- Geova. Oltre a Indivisibili col quale Edoardo bolezze e fragilità uma- De Angelis ci riporta nella realtà di Castelvol- ne, senza tralasciarne turno già conosciuta con Perez, raccontando l’ironia. Spira Mirabilis, la storia di due gemelle siamesi cantanti. Di- in questo senso, è la spiace per il mancato approdo alla Mostra del prosecuzione ideale del nuovo film di Daniele Vicari,Sole, cuore, amore, loro lavoro. “Soffiato” una storia “proletaria” di amicizia femminile, all’ultimo momento al nel solco di Storia d’amore di Citto Maselli, de- Festival di Locarno il stinata con ogni probabilità alla prossima Fe- film è una sorta di sin- sta di Roma. fonia visiva, girata in quattro diversi luoghi Piuma di Roan Johnson del mondo e seguendo Prodotto da Sky Italia e Palomar, In sala dal 20 ottobre 2016, distribuito da Lucky quattro diverse storie, Red con Luigi Fedele, Blu Yoshimi Di Martino, , Sergio Pierattini per raccontare la parte Gabriella Gallozzi 40 [email protected] Magico tratto di penna … “L’occhio può amplifi- Terry e della sua serie di Aesop’s Fables (1921) e un grande successo, ma perde gran parte del care se la mente e l’animo lo ritroviamo, negli anni Trenta con altre for- vago surrealismo che lo caratterizzava. Con lo permettono. E la men- tunate serie: una basata sul personaggio di Krazy Kat si inaugura dunque l’era del gatto te può distruggere il tem- Gandy Goose, palmipede stolto; una incentrata come protagonista del cartone animato, con- po che è fratello di morte sul canguro Kiko, e una, nata nel 1942, su Mi- tinuata poi dal celeberrimo Felix the cat, la cui e fratello, ricordiamolo, ghty Mouse (sorta di incrocio fra Mickey Mouse creazione è stata oggetto di controversie (il di vita insieme” e Superman), la quale riscosse grande succes- fumettista australiano Patrick Sullivan statu- Sono parole di un rac- so. Nel 1946 poi, due cornacchie nere gemelle, nitense Otto Messmer?) che percorre il cam- Lucia Bruni conto di William So- Heckle e Jechle si aggiunsero a Mighty Mouse. mino in senso inverso, nascendo prima come royan (“Me stesso sul- Caratteristica dei personaggi di Terry era la personaggio del cinema (1919) e facendo poi la terra”), in Che ve ne sembra dell’America?, un scarsa attrattiva sul piano grafico, la loro for- ingresso nel mondo dei fumetti. Nel 1923 in- romanzo fatto di tanti racconti che entrano za comica e soprattutto un certo spirito anti- fatti, dopo quattro anni dal suo debutto nel ci- fra le pieghe del quotidiano reale con la dispo- perbenista in contrasto con la “rugiadosità” nema, compare come fumetto sulle pagine dei sizione dell’animo a liberare la parte fantasti- della produzione corrente. L’elemento rilevan- giornali. In Italia arriva col nome di “Mio Mao”

Illustrazione “Zootropio e bambino”, dim. orig.15x20, penna su carta (di Giampiero Bazzu) ca che è in ciascuno di noi. Del resto, Soroyan te dell’animazione americana (contributo fon- diventando uno dei personaggi più amati del sosteneva: “Il ruolo dell’arte è di creare un damentale nel campo del “cartone”) degli anni Corriere dei Piccoli. Felix è importante perché mondo che può essere abitato”; dunque un Dieci e fino all’alba degli anni Trenta, non è segna il passo di un fenomeno di costume che mondo “vero”, ma nato dalla fantasia e cre- rappresentato tanto dai film quanto dallo avrà larga diffusione e che, con l’avvento poi sciuto con la convinzione che tutto è attuabile sforzo dei cineasti di dotarsi di strumenti ma- dell’“era Disney”, andrà ampiamente svilup- se si crede che lo sia. In armonia con quella teriali, metodi di lavorazione, accorgimenti pandosi; mi riferisco al merchandising, ovvero “cultura” che accoglie culture di tutto il mon- tecnici e linguistici. Questo comportava, la vendita di prodotti collegati al personaggio do e le riunisce sotto la bandiera a stelle e stri- all’atto pratico, la realizzazione di prodotti stesso: pupazzi e giocattoli con l’immagine sce, ecco, nel cinema, i cartoni animati, dove frammentari, senza continuità, con trame dell’eroe. Inoltre Felix, come osserva lo stori- gli universi narrativi si manifestano attraver- spesso squilibrate e talvolta inesistenti. La re- co cinematografico Giannalberto Bendazzi, so la magia di un tratto di penna e creano av- gola essenziale che doveva restare in uso a segna una tappa molto importante nel cinema venture adatte a farci sognare. Nel percorrere lungo, era quella di far ridere a ogni costo. L’a- d’animazione: dimostra, innanzitutto, quanto la storia di questo straordinario mezzo espressi- nimazione spesso si riduceva a muovere, più l’America dovesse all’Europa. Con questo vo cinematografico che è il “cartone”, abbia- o meno bene, i personaggi dei fumetti e, in personaggio il disegno torna allo schematismo mo visto come si può costruire un autentico una trasposizione piatta e poco curata, si per- essenziale di Cohl e le sue trovate denunziano spettacolo di figurine reali, dove spazio, tem- deva il senso stesso del fumetto. Clamoroso è, l’influsso di Méliès. Secondo Bendazzi, fu po e azione si reggono in buon equilibrio gra- al proposito, l’esempio di Krazy Kat di George probabilmente l’unico esempio di “mimo” nel zie all’abilità artistica del disegnatore, e dello Herriman. Nato nel 1911 come “striscia” per il cinema disegnato (famose la sua passeggiata sceneggiatore che conferisce loro la capacità New York American Journal, il personaggio di in cerchio, le sue perplessità simbolizzate dal di muoversi e di parlare. Creando quindi un Krazy Kat, passa agli schermi nel 1916 - la serie punto esclamativo o interrogativo, la coda che “mondo che può essere abitato”, secondo il durerà fino a tutti gli anni Trenta; una della poteva diventare ogni sorta di oggetto) e non aveva concetto di Soroyan. Abbiamo parlato di Paul più lunghe della storia del cinema - e ha subito segue a pag. successiva 41 n. 42

segue da pag. precedente Mostra ai Musei Capitolini, luglio - novembre 2016 bisogno di incidenti comici per fare ridere. Fu quindi il prodotto di un grande disegnatore e uo- mo di cinema che ebbe la fortuna di essere assi- La Spina di Borgo stito da solidi professionisti. Ma ecco che com- pare sulla scena un personaggio in carne e ossa Dall’agro Vaticano a via della Conciliazione che, a cominciare dalla metà degli anni Venti, Così veniva appellata pe- paventate visto che lo stesso Bernini aveva conferirà al cartone animato un vero e proprio rentoriamente da Bruno previsto con lungimiranza un “Terzo Brac- ruolo di protagonista nel firmamento del cinema, Zevi, il grande storico cio”. Nella progettazione della sua piazza l’ar- riuscendo a realizzare nel tempo degli autentici dell’architettura, in al- tista concepì un terzo elemento, che non ven- capolavori: Walt Disney. L’incontro di Disney cune sue accese lezioni ne mai realizzato, in asse con l’obelisco e il con il disegnatore e fumettista statunitense Ub degli anni ’70 e ‘80 che prospetto della chiesa che raccordasse i lati Iwerks, che diverrà uno dei più stretti collabo- ricordo con piacere, dei due emicicli e “chiudendo” così visivamen- ratori, segna l’inizio di esperimenti cinemato- sempre affollate e con- te il lato aperto della piazza: proprio quello dal grafici animati di grande successo fra il 1922 e il dotte con passione e quale partiva la Spina di Borgo. Nella sua vi- 1927. Ricordiamo Little Red Riding Hood (Cap- Giovanni Papi veemenza e con il suo sione artistica e da preveggente Bernini vole- puccetto Rosso), The Four Musicians of Bremen (I farfallino ben piantato va concludere il perimetro della piazza chiu- Quattro musicanti di Brema) –che non ebbero sul collo, mirate a far intendere il “disastro ur- dendola con un “sipario” mantenendo così un distribuzione – e Alice in Cartoonland (ispirato al banistico” e il “delitto storico” della demolizio- velo di mistero nell’accesso al tempio della cri- capolavoro di Lewis Carrol), distribuito dalla ne della Spina di Borgo a ridosso di S. Pietro stianità, come nella migliore tradizione tea- Pathé. Alice conta trenta episodi e costituisce il che andava ad eliminare quella parte del tes- trale. Oltrepassato lo stesso allo spettatore e primo caso di mescolanza fra esseri viventi e suto urbano straordinaria e ricchissima di al pellegrino si dipanava l’immenso palcosce- personaggi disegnati: la piccola Alice, invitata a storia oltre che necessaria a creare quell’im- nico con le infinite vibrazioni delle colonne, visitare uno studio di Disney, torna a casa stu- menso stupore e scoperta dell’abbraccio del l’acqua in movimento delle fontane, il pro- pita e la sera sogna di arrivare con la carrozza colonnato berniniano: miracolo insieme scul- spetto della chiesa con l’ordine gigante e la so- nel paese degli animali disegnati. Tutti la stan- toreo, architet- lida e vasta cu- no aspettando e l’aiutano a scendere accompa- tonico e urbani- pola dentata che gnandola in corteo, ma la festa viene interrotta stico e simbolo, avvitava il cielo. dall’arrivo del leone che provoca un fuggi fuggi nella sua immen- Veniva così con- e un parapiglia generale, in cui la povera Alice si sa teatralità, del quistato alla me- trova smarrita e spaventata. Questi successi se- paradiso in ter- raviglia della fe- gneranno il trasferimento di Disney a Hollywo- ra. La demolizio- de e allo stupore od e il lunghissimo cammino della produzione ne della “Spina” è dell’universo disneyana che giungerà fino ai giorni nostri. Il il filo conduttore barocco e la sua “prezioso” Ub Iwerks avrà modo di affinare nu- dell’esposizione idea di perce- merose soluzioni tecniche e formali importanti nel suo doppio si- zione polivalen- e la caratterizzazione di alcuni personaggi di gnificato di topo- te interna alla successo, fra i quali il mitico Mickey Mouse (To- nimo derivante piazza si proiet- polino) che comparve sugli schermi nel 1928. dalla forma allun- tava nella storia Oggetto di una leggenda, Topolino, pare che sia gata dell’isolato e nel potere del- nato durante un viaggio in treno, aveva un no- rinascimentale, la fede e della Panoramica della Spina dei Borghi, della piazza e della basilica di me diverso, molto meno accattivante con il qua- oggi scomparso, cristianità. Ber- San Pietro. 1930. Da negativo su lastra in vetro. Roma, Aeronautica le si esibì nei primi short. Sempre la leggenda e di “corpo estra- nini era un gran- Militare, Fototeca storica (inv. 560-30392) vuole che il provvidenziale intervento della mo- neo” che, con le de regista di te- glie di Disney, ne cambiasse del tutto la storia demolizioni, di atro (è per questo regalandoci quello fortunatissimo giunto fino a fatto è stato estratto dal tessuto connettivo che gli spazi e le piazze barocche sono così “cine- noi. Vedremo come. Please, stay “tuned”! della città. Quindi la Spina era quel tratto ur- matografiche”) e le sue esperienze con geniali Lucia Bruni bano che congiungeva come un cuneo il lato intuizioni scenografiche ed effetti speciali le ampio della piazza berniniana prolungandosi riversava sapientemente nella scena urbana. e interrompendosi con un palazzo a “punta”a In fondo di fronte all’abbraccio del colonnato Da questo numero ridosso dei muraglioni di lungotevere verso noi siamo di fronte ad un’opera urbana “non Castel S. Angelo e la sua demolizione era avve- finita”. Non è cosa da poco conto perché que- inizia a collaborare nuta tra il 1936 e il 1937 tramite gli accordi di sto dilemma si ripresenta intatto secoli dopo, con Diari di Cineclub Mussolini e papa Pio XI, successivamente ai così come il Bernini l’aveva lasciato, quando a Patti Lateranensi del 1929. Ma l’idea della de- metà degli anni trenta del Novecento glil’ar- Giampiero Bazzu molizione di questa parte della città leonina chitetti Piacentini e Spaccarelli vennero inca- Maestro illustratore. Vive e non era nuova alla cultura architettonica dei ricati della demolizione della Spina di Borgo e lavora a Sassari. Realizza primi decenni del Novecento perché aveva at- quindi dovendo affrontare inevitabilmente, il corto “Chucky”. 2014; traversato già secoli di storia. Probabilmente ripensare e riflettere, la quinta architettonica realizza il corto “La Gita”, subito dopo il Rinascimento, dalla costruzio- o meglio il terzo braccio del colonnato lasciato ispirato al fumetto Gli ne della nuova fabbrica di S. Pietro avviata nei incompiuto dal genio del Barocco. I nuovi Innocenti di Gipi. 2013, Pisa: primi anni del Cinquecento con la demolizio- progettisti convertirono e chiamarono questa Personale di Pittura e Video ne dell’antica basilica costantiniana per volere intuizione berniniana reinterpretandola: “Volevo Fare un Fumetto”. di papa Giulio II ad opera del Bramante (per “Nobile Interrompimento” che avrà diversi Giampiero Bazzu 2013 primo aiuto regia questo soprannominato da Michelangelo esiti. In questa loro proposta c’era l’intenzione di “Perfidia” di Bonifacio “Mastro ruinante” ) e “terminata” nel 1657 con di edificare quel “terzo braccio” dato che dopo Angius. 2013 documentario “Bellavista” attualmente in la realizzazione nella piazza antistante del ce- la demolizione della Spina l’asse ottico della post-produzione. Disegna quando può. Sua, alla pag. leberrimo colonnato monumentale, alcune percezione urbana dalla nuova “grande strada” precedente l’illustrazione “Zootropio e bambino”. ipotesi di demolizioni della Spina si erano già segue a pag. successiva 42 [email protected]

segue da pag. precedente arrivava direttamente sul prospetto della chiesa senza soffermarsi alla scoperta di quel luogo delle meraviglie della piazza. Si lasciava così irrisolta l’idea berniniana e non venne mai realizzato: un vero storico, nono- stante l’ammodernamento della proposta da parte dei progettisti. Il mistero rimane anco- ra, non sappiamo se ci sono state pressioni e da parte di chi. Chissà questa bella mostra sti- mola ad ulteriori approfondimenti. Queste sono le riflessioni che abitavano la testa men- tre mi aggiravo nelle sale della mostra divisa in tre sezioni ricche di documentazione: di sculture, affreschi, disegni, dipinti e cartogra- fie che raccontano le profonde trasformazioni avvenute nel corso del tempo dei luoghi che conducono alla Basilica di San Pietro pro- ponendo un viaggio a ritroso nel tempo dall’antichità fino al Giubileo del 1950, anno in Roma. Via della Conciliazione notturna cui ne venne completato l’arredo urbano della “Spina”. E con i filmati e la documentazione i san pietrini mal messi di via Nazionale e in- esposta ci si immagina così di poter passeg- travedendo ogni tanto qualche sparuta figura giare ancora in quelle vie, tra palazzi e le piaz- ingoiata dagli edifici, scivolo verso via IV No- ze della vecchia Spina: attraverso Borgo Vec- vembre. Ebbi un sobbalzo quando raggiunsi chio, piazza Scossacavalli, Piazza Rusticucci, piazza Venezia rendendomi conto, con una Borgo Nuovo e Piazza Pia con tante meravi- istantanea sul grande palazzo merlato, di es- gliose architetture, scoprendo frammenti e sere completamente solo. Nemmeno una testimonianze materiali del passato soprav- macchina circolava. Un brivido surreale. Non vissute alle demolizioni, insieme a dipinti, sono a Roma. Che città è questa, sospesa e abi- tata dal silenzio? Spaesamento me- tafisico. Non c’è tempo di godere di questa leggerezza credo romana. Infilo corso Vittorio sapendo di es- Ignoto pittore fiammingo “Corteo papale a Ponte sere in ritardo e mi allungo rapida- Sant’Angelo” 1646-1656, Olio su tela Roma, Museo mente con pochi respiri sul ponte di Roma (inv. dep PV 117), in deposito dal Museo di attraversando il fiume. Non posso Palazzo Venezia raggiungere direttamente via della eventi di ribalta internazionale, compresi Conciliazione un muro umano vi si quelli giubilari, della nostra modernità? La frappone. Non c’è visibilità verso Spina è stata sacrificata sulla ribalta della sto- San Pietro. Aggiro il palazzo, torno in- ria per governare meglio nella nostra era un Gaspar van Wittel (1653-1736) “Veduta di Tor di Nona”. Tempera dietro e costeggio piazza Pia avanti luogo così prestigioso e importante per l’inte- su pergamena 1682-1688 Roma, Musei Capitolini, Pinacoteca Castel Sant’Angelo. ra umanità sia in senso reli- Capitolina (inv. PC 74) Finalmente slancian- gioso che artistico. So che il domi sulle punte prof. Zevi continuerebbe a stampe, fotografie, plastici rispettando la suc- dopo essere salito sui pochi non approvare e sono anco- cessione topografica dei luoghi e rievocando- centimetri liberi di un muret- ra con lui, ma questo è il se- ne la loro fisicità. Siamo tutti d’accordo la de- to mi appare davanti un im- gno dei tempi. Però una cosa molizione della Spina di Borgo è stato un menso fiume colorato di gen- sì: quella quinta architettoni- tragico errore. Una “spina” conficcata nel ti, proveniente da ogni dove, ca, quel terzo braccio colon- fianco della cultura urbanistica italiana. La compatto quieto e immobile. nato, quel Nobile Interrom- “spina cavata” ha cancellato quello che Leo- La visione era interrotta in pimento si poteva realizzare. nardo Benevolo definiva il carattere di Roma lontananza dal fondale di S. Non so chi non l’ha voluto, è moderna ovvero “il contrasto permanente tra Pietro dove si stava svolgendo andata come è andata, ma tono aulico e tono popolare” e la “coesistenza il rito funebre. Tutto il mondo io rimango con l’arte del della scala monumentale con la scala quoti- sembrava essere in quel luo- Bernini: farei apparire an- diana”. Lo stesso pensava con maggior con- go: il resto doveva essere de- cora oggi con uno dei suoi vincimento e argomentazioni l’illuminato e serto come le strade che avevo effetti speciali quel “sipa- sapiente Bruno Zevi. Rimango fedele a quelle appena attraversato. Ci sarei rio” mancato a beneficio del deduzioni perché quella demolizione è indi- potuto camminare sopra su Umberto Sciamanna (1891-1963) Piazza grande spettacolo. fendibile dal punto di vista concettuale e sto- quella infinita moltitudine Pia, Palazzo Sauve e i Palazzi progettati rico. Ma la storia, purtroppo o no, ha punti di fatta di persone. Ero proprio dall’arch. Luigi Poletti, 1930. Da negativo Giovanni Papi non ritorno. Qualche anno fa in occasione dei nell’asse ottico della demo- su lastra in vetro Roma, Museo di Roma funerali di papa Woityla decisi di andare a S. lizione della Spina che an- (inv. XC 6190) Pietro vestito di cultura laica e radici cristia- dava dal Castello alla piazza La mostra, a cura di Laura Petacco ne. Giunsi alla stazione Termini insolitamen- del colonnato: la grande strada tanto agogna- e Claudio Parisi Presicce, è promossa da Roma Capitale, te poco battuta con il mio trenino vuoto. Nel ta da Pio XI. Come si sarebbe potuto gestire Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Ca- piazzale antistante non c’era nulla: né un mezzo tutta quella moltitudine senza la demolizione pitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione di Zètema privato né pubblico. A passi veloci, calpestando della Spina di Borgo? Così come i tanti mille Progetto Cultura. 43 n. 42

Abbiamo ricevuto e il doppiaggio. Gerardo Di Cola Doppiaggio e Cultura - Collana editoriale ideata da Gerardo Di Cola; Direttore di collana: Alberto Castellano; Revisione testi: Angela Di Toro; In copertina: Elaborazione di un ritratto di Anna Magnani; Progetto grafico, impaginato e copertina: Giorgio Alaia Presentazione di Alberto Castellano andare in sala di doppiaggio per com- dalla ricaduta sull’immaginario opposti. Se il pletare i suoi film. Una costrizione di doppiatore invisibile dalla fredda sala di dop- cui, forse, avrebbe fatto volentieri a piaggio armato semplicemente di leggio e mi- meno. In quest’ultima fase la Magnani crofono deve rendere visibile e tangibile il non doveva essere affiancata dai pro- personaggio ridisegnato rispetto a quello fessionisti della voce perché si sarebbe dell’interprete originale, l’attore (a questo evidenziata una scollatura tra la sua punto italiano o straniero è indifferente) può recitazione naturale e quella dei pro- fare ben poco per controllare la funzionalità fessionisti. Nessuno fino ad oggi si era dell’artificio, per arginare l’“invadenza” della avventurato a ragionare su questo voce estranea, può solo recitare come sa, può aspetto non secondario… La grandez- solo mettere in gioco il suo volto e il suo corpo, za della Magnani non è minimamente insomma deve fidarsi e affidarsi ad altri. scalfita da questo saggio che vuole sol- Quanto mai pertinenti sembrano in tal senso tanto approfondire un dato incontro- le sofisticate analisi del critico cinematografi- vertibile e inesplorato. Anzi, la recita- co e musicologo francese Michel Chion, che zione spontanea dell’attrice e la sua nel suo fondamentale saggio La voce nel cine- grandezza sembrano evidenziare, pa- ma (1982) fa delle opportune distinzioni teori- radossalmente, proprio l’artificiosità che tra il cinema sonoro e il cinema parlato. recitativa dei doppiatori compressi su Partendo dall’elaborazione teorica di Lacan codici sonori americanizzati. Questo che per primo negli anni ‘60 elevò la voce al accade, però, soltanto quando i profes- rango di oggetto parziale, Chion scrive: «Pen- sionisti della voce si confrontano con sare la voce come oggetto, senza perdersi nel un interprete di calibro. Cosa che è av- fascino che essa ispira e senza ridurla a una venuta di rado nel panorama del cine- semplice funzione di veicolo del linguaggio e ma italiano. Giustamente Gerardo più dell’espressione e senza inseguire una totalità che il fatto che l’attrice già all’inizio a tutti i costi. [...] Certe analisi del film fanno della carriera in alcuni film italiani fu largo uso di informazioni e di significanti che doppiata prima da Marcella Rovena e hanno ricevuto esclusivamente da una voce. poi addirittura dalla Lattanzi, sottoli- Ebbene, questa voce viene subito dimenticata Non è un caso che Gerardo Di Cola, per inau- nea l’aspetto dell’auto doppiaggio che per i per andare diritti alla parola, non si attribui- gurare una collana di monografie dedicate al film americani magari per qualche purista è sce particolare importanza al fatto che a for- doppiaggio, abbia scelto Anna Magnani per meno grave dei casi come quelli della Loren e nire un certo termine sia proprio la voce». E avviare una riflessione approfondita sugli at- di altre che di volta in volta hanno recitato con ancora: «Nel periodo dell’avvento del sonoro, tori e le attrici italiane (auto)doppiati. La più le voci di alcune nostre grandi doppiatrici. in un clima di contestazione di grandi registi grande e celebrata interprete italiana, ma an- Non è infatti una questione di principio e pa- come Chaplin, Ejzenstejn, Stroheim del nuo- che l’attrice-simbolo del Neorealismo e come radossalmente nei casi documentati dall’au- vo cinema parlato, si discuteva poco della voce tale la più “insospettabile” dal punto di vista tore, dal punto di vista dell’estetica sonora e in quanto tale, quando proprio questa rappre- della contaminazione con le voci di altri o con dell’armonia vocale, il risultato è discutibile e sentava la vera e grande rivoluzione. Se ne di- la propria rimasterizzata, è la figura ideale la pratica è resa problematica proprio dal scuteva, solo che invece di dire la voce, si dice- per annunciare il progetto di studio sull’au- compromesso “impossibile” tra la forma va la parola. La si metteva quindi in relazione tenticità dei “mostri sacri” del nostro cinema. espressiva più estrema di spontaneità e au- al discorso. Ma era proprio la voce, dietro il Grazie a tale scelta, si possono smascherare in tenticità esaltata dalla presa diretta e una si- paravento della parola, a costituire un proble- maniera radicale decennali omertà, omissio- mulazione in sala di doppiaggio che richiede ma: la voce rauca e ancora sfumata di cadenze ni, censure di critici e studiosi sull’argomen- altre modalità recitative e un altro approccio svedesi di Greta Garbo, la voce stridula e stra- to. Nella documentata ricognizione dell’atto- psicofisico al personaggio. Tutti gli studi di Di scicata di John Gilbert, la voce degli attori re italiano “dimezzato”, fiore all’occhiello di Cola però non sono mai solo originali analisi, americani il cui accento faceva sbellicare dalle tutti gli studi di Di Cola in lungo e in largo sul preziose ricostruzioni, utili repertori, impre- risa il pubblico londinese». doppiaggio, Nannarella diventa giocoforza scindibili fonti di dati e notizie e anche questa Alberto Castellano l’introduzione all’argomento, il simbolo pro- piccola monografia va a parare nella direzio- pedeutico della pratica più diffusa di quello ne dell’esaltazione delle qualità e dell’abilità Anna Magnani e il doppiaggio di Gerardo Di Cola che si può immaginare dei tanti attori italiani dei nostri doppiatori. Come a dire che senza Stampato per conto di èDICOLA editrice - Via dei Vezi, 8 - che recitavano con la voce di altri, l’apripista rispolverare le solite ridicole gerarchie tra chi 66100 Chieti - 0871 330880 - [email protected] - © di un mondo del cinema italiano sommerso e recita con il volto e con il corpo e chi resta 2016 - ISBN 978-88-8267-083-2 - 10 € - pag. 139 - formato occultato. E bisognava aspettarselo che, al di nell’ombra, si tratta di due mestieri, due pro- 12X16 là dell’icona congelata da mestieranti di bio- fessioni, due espressioni artistiche diverse per Doppiaggio e Cultura - Collana editoriale ideata da grafie più o meno rimasticate, arrivasse un’a- cui non è detto che chi sa fare bene uno sappia Gerardo Di Cola. Direttore di collana: Alberto Castel- nalisi più puntuale sulla Magnani, attrice dalla fare bene anche l’altro. Anzi a pensarci bene si lano personalità dirompente che, comunque, doveva tratta di due lavori dal segno comunicativo e 44 [email protected] Online il nuovo portale web di Moviementu Il sito di Moviementu Rete Cinema Sardegna, la rete di mobilitazione che richiama più attenzione e sostegno verso il settore Cinema dell’isola sarda. Registi, sceneggiatori, produttori, attori, maestranze si sono organizzati dal giugno 2013 per chiedere impegni da parte delle istituzioni. Ora anche con un nuovo efficiente strumento web Per chi voglia cono- rimarcare e rendere manifeste le proprie posi- auspicava Moviementu nel suo comunicato, scere lo stato del cine- zioni politiche è tanto necessario, quanto cor- proprio mentre scriviamo si è concretizzato e ma in Sardegna, per retto per chi legge. Ma il sito offre anche un’al- d’ora in poi sarà possibile visitare il nuovo sito chi voglia girare o pro- tra, inestimabile opportunità, che è senz’altro della Fondazione Sardegna Film Commis- durre un film nell’iso- destinata a crescere e a diventare, se in tante e sion. Forse, non ancora del tutto completo, la, e voglia contattare tanti vi aderiranno, un luogo virtuale impre- ma promettente e, in ogni caso, necessario maestranze di ogni scindibile per chi voglia operare nel settore: il [www.sardegnafilmcommission.it/it/]. Fra i pun- settore dell’ambito ci- database pubblico degli iscritti a Moviemen- ti di forza del nuovo portale della Rete Cinema Gigi Cabras nematografico, per chi tu, attraverso il quale l’associazione si propo- sarda c’è anche l’impianto grafico: il sito è or- sia interessato a cono- ne di offrire - com’è scritto anche nel comuni- dinato, accattivante, costruito con appeal cro- scere le posizioni politiche e culturali delle cato di presentazione del nuovo sito internet matico (nero, bianco e rosso) e con l’obiettivo persone che quotidianamente lavorano di risultare consultabile con grande sem- nel (difficile, almeno quanto bellissimo) plicità. Sulla barra del menù principale si mondo del cinema in questa terra prezio- accede velocemente alle pagine canoni- sa al centro del Mediterraneo, ha oggi un che (Chi siamo, Blog, Aderisci, Contatti) riferimento e uno strumento rinnovato e e, naturalmente, all’accesso per gli iscrit- utilissimo: il sito internet di Moviementu ti, area attraverso la quale socie e soci - Rete Cinema Sardegna [www.movie- dell’associazione possono amministrare mentu.it] . Moviementu - come si può leg- il proprio profilo, aggiornarlo, integrarlo, gere proprio nel cappello di presentazio- correggerlo. Non mancano, infine, le ne del sito - “è nata come rete di operatori partnership sia con le realtà locali (Cine- che a vario titolo lavorano o studiano nel mecum, Teorema, Babel Film Festival, settore cine-audiovisivo della Sardegna». etc.) sia con realtà nazionali, come Diari E, sulle pagine del sito, lettrici e lettori po- - “la spinta a creare una rete di conoscenza fra di Cineclub. È importante inoltre far presente tranno “scorrere tutte le fasi e i principali operatori del settore cine-audiovisivo della che Moviementu è in proficuo contatto con al- eventi che hanno contraddistinto la nostra at- Sardegna e il flusso di idee e professionalità tre due reti cinematografiche territoriali: tività dal 2013 ad oggi, e seguire tutte le nostre da e per la Sardegna”. In questa sezione del si- quella della Basilicata e quella della Calabria. iniziative e i nostri comunicati». Effettiva- to, infatti, è possibile accedere a una rubrica Insomma, val davvero la pena fare un salto nel mente, l’home-page del sito offre, immediata- di profili (registi, attori, montatori, scenogra- nuovo sito di Moviementu, realizzato grazie mente sotto l’efficace motto dell’associazione fi, etc.), ciascuno con la propria scheda de- alla collaborazione del bravissimo Luca Melis, “Il cinema è un’industria sostenibile”, quattro scrittiva, il proprio contatto, una descrizione creativo e direttore dell’agenzia di advertising blocchi informativi in evidenza: rassegna delle proprie competenze e altre informazioni RIGANERA di Cagliari, e non solo per il servi- stampa, bandi e concorsi, l’invito a segnalare utili per chiunque sia interessato a operare in zio che esso rappresenta per chi lavora in am- notizie e un box dedicato ai casting. Ma le se- Sardegna e voglia trovare e contattare mae- bito cinematografico, ma anche per avere uno zioni più interessanti sono subito a seguire: le stranze esperte in ogni settore della filiera in- spaccato vivace della relazione che, oggi, esi- notizie - spesso firmate da figure di spicco dustriale cinematografica. Importante: ogni ste tra istituzioni e settori specifici della vita dell’associazione - che aggiornano i visitatori scheda è autogestita dai diretti interessati, culturale in terra sarda: relazione non sempre del sito sulle più rilevanti novità riguardanti il che possono così presentare al meglio la pro- facile, ma senz’altro appassionata, vissuta con mondo cinematografico e la politica culturale pria professionalità, il lavoro di cui si sono oc- grinta propositiva e costruttiva, in cui la criti- nell’isola. Le novità non sono riportate limi- cupati e quant’altro ritengano necessario per ca è adoperata per migliorare e non per di- tandosi esclusivamente a citare informazioni una presentazione adeguata delle competen- struggere. Come si legge in un passo del testo secche ma viene sempre proposta, piuttosto, ze. Si può intuire quanto uno strumento del che ha accompagnato la pubblicazione del una precisa linea editoriale e un taglio critico, genere, soprattutto nel momento in cui il nu- rinnovato portale: il sito di Moviementu è uno propri dello spirito attivo e - si conceda il ter- mero dei profili aumenterà a sufficienza, pos- strumento di comunicazione, di lavoro, di mine - battagliero, con cui Moviementu è na- sa rappresentare un servizio di grande valore crescita professionale per tutti gli operatori ta. Alcuni esempi, fra i titoli delle ultime setti- per chi voglia far cinema in una terra come la del settore cine audiovisivo della Sardegna e mane: Legge cinema, o di come trovare gli Sardegna in cui, spesso, le istituzioni si muo- in particolar modo per quelli che hanno scelto opposti dove non ci sono, del regista e presi- vono troppo a rilento rispetto alla velocità che e sceglieranno di collaborare a un progetto dente dell’associazione Marco Antonio Pani; il “mondo 2.0” pretende in ogni settore della che è: rete; diffusione delle informazioni di Festival e rassegne: i bandi al passato prossi- produzione intellettuale e dell’industria crea- settore; creazione di una discussione su vec- mo, a firma del regista Paolo Zucca. Non man- tiva. Non è un caso, infatti, che nel comunica- chi e nuovi formati, nuove creatività, vecchie cano, naturalmente, i comunicati stampa uf- to stampa di inaugurazione, lo staff di Movie- e nuove forme di produzione; impulso allo ficiali della Rete Cinema Sardegna, e anche le mentu precisi che “il sito e le sue sezioni non sviluppo del cinema e dell’audiovisivo in Sar- notizie più informative (come quelle dedicate alla hanno nemmeno lontanamente l’intenzione degna; discussione e decisione partecipata pubblicazione dei bandi regionali della cosiddet- di sostituirsi a quello che dovrebbe essere il la- delle azioni da svolgere per le politiche di set- ta Legge cinema) che sono comunque corredate voro istituzionale della Film Commission, per tore; rappresentanza attiva per gli interessi di un’approfondita disamina sui contenuti di cui la quale auspichiamo in tempi molto stretti l’i- degli operatori del cinema e dell’audiovisivo. si dà conto. D’altra parte, per un’associazione che naugurazione del proprio nuovo sito con tutte si occupa da anni di rappresentare le tante figure le facilities di cui gli operatori del nostro setto- della produzione cinematografica in Sardegna, re hanno necessità per poter lavorare”. Quanto Gigi Cabras 45 n. 42 Briscola, un film ritrovato “E’ un lavoro molto debole”: con questo la- pidario giudizio la ri- vista “Segnalazioni Cinematografiche” (Vol. XXVII, 1950) del CCC (Centro Cattolico Cinematografico) li- quidò il film “Ricchi e poveri” (“Briscola”). La Manlio Todeschini valutazione in effetti non ammetterebbe re- pliche e tuttavia il recente e fortunoso reperi- mento della pellicola che ha consentito una sua odierna visione offre l’occasione per un’a- nalisi e un commento più approfonditi ed ar- ticolati. Si tratta di un film del 1949 girato in esterni genovesi e interpretato dai ragazzi della compagnia teatrale “Rossaldo” guidati da Aldo Rossi che firmò anche la regia del film. La trama è piuttosto esile e di maniera: la figlioletta di un ricco industriale convince il padre ad aiutare un gruppo di bambini appas- sionati di calcio e costretti a giocare solo in mezzo alle bancarelle di un mercato all’aper- Locandina del film “Briscola” (collezione Claudio Serra) to. La bambina, che non vuole che i piccoli cal- ciatori sappiano della sua iniziativa, li guarda e operava soprattutto nel meridione; uno dei compagnia “genovese” vide fra i suoi compo- giocare da un muretto e un giorno uno di loro, suoi primi attori fu quel Rino Marcelli, recen- nenti anche Nico Di Palo, affermato musicista infastidito dal suo origliare, la fa cadere fe- dei New Trolls, Gian Fabio Bosco del duo co- rendola gravemente. Quando i ragazzi ap- mico “Ric e Gian”, oltre a Giorgio Corradini, il prendono la verità, vincono per lei la finale Briscola protagonista del film che recitò an- del torneo al quale partecipano e, alla sua gua- che nel goviano “Il diavolo in convento”. Tor- rigione, accorrono al capezzale regalandole la nando al film, la recensione “tranchant” si ri- coppa. Gli interpreti sono Carlo Campanini , scatta grazie a splendide ed inedite location nella veste del maggiordomo della bimba e al- genovesi quali lo scomparso mercato orto- lenatore dei piccoli calciatori, nonché alcuni frutticolo di piazza Romagnosi a Marassi, lo pregevoli caratteristi come Enrico Ardizzone, stadio Luigi Ferraris, il greto del torrente Bi- Lia Rainer, Elio Crovetto e Guglielmo Bar- sagno e lo stadio “Littorio” di Cornigliano de- nabò. Ma la particolarità del film è dovuta molito da oltre cinquantanni per far posto ad proprio all’interpretazione di una serie di ra- una rimessa del trasporto pubblico. Da se- gazzini che facevano parte di un’anomala gnalare altresì le riprese in esterni che po- compagnia teatrale fondata negli anni della Un’immagine del film con Carlo Campanini e i ragazzi tremmo definire un vero “cinema verità”, con- seconda guerra mondiale, e rifiorita in quelli di Rossaldo che si allenano sul greto del Bisagno siderato che le stesse non fermavano gli successivi, da Aldo Rossi che da valido pugile (fotogramma dal film “Briscola”). avvenimenti in corso come la vita del mercato degli Anni Venti si era appunto trasformato o la partita di calcio, ma si calavano nella real- in impresario teatrale raccogliendo nell’ambi- temente scomparso e figura di primordine tà vera e in divenire: proprio un modo di fare to genovese piccoli aspiranti attori e traspor- dell’avanspettacolo napoletano e protagonista cinema artigianale e forse dettato dalle ri- tandoli come un minuscolo “Carro di Tespi” in dello spettacolo cult “La gatta Cenerentola”. La strettezze del budget, ma al tempo delizioso vari teatri italiani. Era l’epoca del- nella sua autenticità. Il Cineclub la grande rivista (Rossi fa l’altro Fotovideo di Genova, che ha col- diresse anche Tognazzi ed Elena laborato con chi scrive al reperi- Giusti in “Polvere di Broadway”) e mento della pellicola, ha in pro- l’idea dei mini-attori funzionò al- gramma prossimamente una la grande tanto che fu imitata serata tematica su questa com- dall’attrice Esther Valdes che la pagnia e sul film e sta organiz- mutuò in Venezuela con l’analoga zando una simpatica rimpatriata compagnia “Bambilandia” ope- di ottuagenari che rinverdiranno rante negli anni Cinquanta e Ses- con la loro memoria storica le vi- santa nel paese sudamericano so- cende artistiche ed umane dei prattutto in televisione. La Valdes, bimbi d’allora; anche questo ci originaria di Pegli, quartiere del sembra un buon modo di ricor- ponente genovese, per parte di dare il cinema di una volta, an- madre, tra l’altro era già stata di- corché non di primissimo livello rettrice della “Rossaldo” ai pri- ma spesso colpevolmente di- mordi della sua attività quando an- menticato. cora era denominata “Compagnia dei ragazzi Rossaldo e Biancaneve” Manlio Todeschini 46 [email protected]

E’ uscito Cineforum 556 SOMMARIO 556 editoriale Adriano Piccardi, La fine ci riguarda, p. 3 primopiano Tutti vogliono qualcosa di Richard Linklater, p. 04 Giampiero Frasca, I ragazzi del coro, p. 06 Alessandro Lanfranchi, L’euforia della tra- sgressione, p. 09 i film Andrea Pirruccio, Fiore di Claudio Giovanne- si, p. 13 Gloria Zebinati, Julieta di Pedro Almodóvar, p. 16 Roberto Chiesi, I miei giorni più belli di Ar- naud Desplechin, p. 19 Fabrizio Tassi, The Neon Demon di Nicolas Winding Refn, p. 22 Paola Brunetta, Sexxx di Davide Ferrario, p. 25 Stefano Santoli, Laurence Anyways di Xavier Dolan, p. 28 Anton Giulio Mancino, The Conjuring – Il ca- so Enfield di James Wan, p. 31 Rinaldo Vignati, Giampiero Frasca, Paola Brunetta, Tina Porcelli, Elisa Baldini, Fabrizio Liberti, Nicola Rossello, Chiara Santilli, Gli in- visibili – The Nice Guys – In nome di mia figlia – Senza lasciare traccia – Segreti di famiglia – Tokyo Love Hotel – L’uomo che vide l’infinito – Marguerite & Julien – Wilde Salomé, p. 34 Percorsi Silvio Magnozzi, Cinema e Storia. Settant’an- ni di Repubblica Italiana, p. 44 Anton Giulio Mancino, Marvel & gli altri. Il supereroe strutturalista, p. 52 Tommaso Ai Moscati, Io-giocatore, io-avatar: meccanismi metamorfici di autoriflessione nel videogioco, p. 58 Giuseppe Ghigi, La Genesi: Lumière e Méliès in viaggio verso la Luna, p. 66 Stefano Santoli, Maieutica per carnefici. Re-e- nactment e confronto fra vittime e carnefici nel cinema di Rithy Panh e Joshua Oppemhei- mer, p. 74 Festival Acquista e consulta tutti i numeri di Tina Porcelli, FIPA, p. 83 Cineforum, dal 1961 ad oggi Simone Soranna, Future Film Festival, p. 84 Giuseppe Sedia, Festival del Cinema Europeo Tutto l’archivio della rivista in formato pdf comodamente acquistabile e consultabile online a Lecce, p. 86 su cinebuy.com. Puoi effettuare ricerche tra tutti gli archivi, le recensioni, i saggi e le inter- Cannes 2016 Le pagelle di Cineforum corrette, viste pubblicati in 55 anni di storia della rivista. Tutto a portata di clic. p. 87 Redazione Cineforum Via Pignolo, 123 IT dvd 24121 BG t. 035.361361 a cura di Tullio Masoni, p. 90 [email protected] le lune del cinema www.cineforum.it / wwwcinebuy.com a cura di Nuccio Lodato, p. 92 47 n. 42 Cinema in camicia nera: fu cinema di regime? Se provo a chiudere gli ideologico’. Semplicemente esso vuole appa- politica, il genere dei ‘telefoni bianchi’ e, in occhi, mi sembra di ve- rire come contributo ulteriore per un appro- conclusione, quella finale della cinematogra- dere e sentire, in una fondimento di un pezzo importante della sto- fia cosiddetta bellica. Una storia che ha un ap- piccola cittadina su un ria cinematografica italiana, che per altro già proccio, quindi, con i documentari didattici e palchetto di una Festa diversi altri intellettuali hanno contribuito a i Cinegiornali di attualità, prodotti dall’Istitu- de l’Unità alla fine di scrivere con analisi e giudizi. Agata Motta ap- to LUCE, che, proiettati obbligatoriamente quegli ”anni ’70 nati dal profondisce questi scritti e li mette a confron- prima di ogni spettacolo a partire dal 1926, do- fracasso”, il cantautore to, ripercorrendo con un nuovo pensiero criti- vevano servire a “…plasmare la coscienza poli- di ‘Contessa’ cantare co storie di film e di vita di personaggi tica delle masse’. ‘Una storia non unica’, però, strettamente legati alla evoluzione di una cine- ammonisce il critico cinematografico Enzo Marco Asunis un’altra sua canzone. Una canzone intitolata matografia nazionale imberbe e, successiva- Natta, che nella sua bella introduzione al libro ‘Cinema’, che, mi ricordo, sogna di fantasie di mente, a una nuova dirompente industria cul- contribuisce a illuminare ulteriormente altri cow boys che galoppano nelle pra- punti grigi di questa epoca. Nel ci- terie del Far West e che racconta di tare solo alcune delle oltre 150 opere un mondo del cinematografo fatto menzionate di cui il libro ha rac- di “…registi come persone di fami- contato, film come Rotaie (1926) di glia e di attori come compagni d’av- Mario Camerini, Sole (1929) di Ales- venture”, anche se poi “la vera vita sandro Blasetti, La canzone dell’amo- non gli somiglia”, seppure di loro re (1930) di Gennaro Righelli, Cami- poi “parli per ore ed ore”. Paolo, cia nera (1932) dell’amico fraterno cresciuto a pane musica e cinema, del Duce Giovacchino Forzano, Sci- di registi e attori in verità nella sua pione l’Africano (1937) di Carmine vita deve averne incontrati tanti, Gallone, Luciano Serra Pilota (1938) essendo stato figlio del noto regista di Goffredo Alessandrini, Maddale- Antonio Pietrangeli. Giusto per un na zero in condotta (1940) di Vittorio e richiamo storico-culturale, in una Sica, La nave bianca (1942) di Rober- Italia appena liberata dal fascismo to Rossellini, Ossessione (1943) di Lu- dopo l’immane tragedia della guer- chino Visconti, rappresentano il ra, l’8 novembre 1947 viene fondata punto di partenza principale per un la FICC - Federazione Italiana dei giudizio veritiero e oggettivo sulle Circoli del Cinema e proprio Anto- caratteristiche culturali e politiche nio Pietrangeli ne diventa il primo della cinematografia del regime fa- presidente. La nascita della FICC scista. Ci sono però altre storie che manifestava in quella precisa fase, vanno raccontate, a partire da quel- l’ansia di autori e pubblico cinema- la di due personaggi che hanno da- tografico di respirare un’aria nuo- to un impulso straordinario al cine- va di libertà e di conoscenza di un ma di questo periodo. Alessandro mondo diverso che il cinema porta- Blasetti, che riesce a imporsi attra- va con sé. Ma prima di allora, quale verso una originale creatività auto- era e come era stato vissuto il cine- riale, e Luigi Freddi che, avendo co- ma del fascismo? E ancora, parlare nosciuto la mitica Hollywood da di cinema durante il ventennio fa- giornalista, diventa promotore di scista, significava parlare automa- una operazione che salda i bisogni ticamente di cinema di regime o vi di una moderna nuova industria e era nella sua storia qualcosa di più gli interessi politici di chi intendeva dinamico e complesso? costruire ‘l’arma più forte’: la cine- Lo stimolante libro ‘Cinema in ca- matografia, appunto. Altra storia micia nera’ di Agata Motta, Edizioni successiva e diversa che li riguarda, Solfanelli 2016 - € 18,00, su queste prima che il ventennio si chiuda, domande sostanzialmente prova a destreg- turale che si attiva e si rapporta alle direttive e vedrà Blasetti lasciare campo libero a un cine- giarsi, evidenziando un periodo storico cine- alle scelte della dittatura fascista. Il risultato ma di puro consumo e Freddi essere surclas- matografico che va da un’Italia appena uscita cercato è quello di provare a introdurre anche sato dall’invadenza dell’industria privata a di- dal primo conflitto mondiale fino alla fase in attraverso l’analisi dei film, della storia di re- spetto della sua idea di un cinema ‘totalitario’ cui emerge una nazione distrutta e stremata a gisti e attori del ventennio, nuovi elementi di regime. Nel ’36 Mussolini pone la prima causa del secondo conflitto mondiale. Agata che possano inquadrare meglio la politica ci- pietra al Quadraro per la costruzione della fu- Motta, insegnante di Lettere a Palermo, è una nematografica controversa del regime. E’ tura città del cinema, in una zona ai limiti del appassionata giornalista e drammaturga. perciò l’esame della produzione cinematogra- piano regolatore. Trascorrono appena quindi- Questo suo libro appare quasi come uno spec- fica complessiva di quegli anni, che l’autrice ci mesi dall’inaugurazione effettiva di Cine- chio di tutte queste sue attività: si trova l’amo- utilizza come chiave per aprire lo scenario di città, che il critico Gian Piero Brunetta defini- re per il teatro e il cinema, la passione per l’in- una storia del cinema del ventennio fascista sce per la storia del cinema come l’inizio di dagine e lo studio della storia, la ricerca non lineare e problematica sul piano cultura- una nuova era, D.C. (Dopo Cinecittà). Insie- puntigliosa delle fonti bibliografiche; infine, le e politico. Il libro è una storia, quindi, che me a Cinecittà (oggi città per altri sogni più le- quella dal valore più professionale e didattico, te- attraversa un ventennio, partendo dall’istitu- gati alla speculazione edilizia) si avvia di pari so alla generosa trasmissione e alla divulgazione zione nel 1924 de ‘L’Unione Cinematografica passo il sostegno a vetrine internazionali come di quanto studiato e raccolto. Tiene a precisare Educativa - LUCE (di cui già Mino Argentieri il Festival di Venezia e, nel contempo, nascono l’autrice che tale lavoro non ha ‘ambizioni di ha ben raccontato nel suo saggio L’occhio del re- riviste fondamentali per la storia più generale esaustività’ né ‘alcuna volontà di orientamento gime), fino a saltellare tra film di propaganda segue a pag. successiva 48 [email protected] segue da pag. precedente YouTube Party #22 del Paese, come “Cinema” (!) e “Bianco e Nero”, che diedero vita ad un intraprendente pensie- ro critico e all’idea di ‘un cinema ‘nazionale’ e Euro 2016 GoPRO Russian top lads fight ‘nuovo’ nello spirito e nelle forme, in una con- dizione complessiva in cui dal 1926 era cessata Visualizzazioni - 42’996 (link) la libertà di stampa. Nello sfondo appare La trama – L’autore, stati rappresentati come terroristi al soldo del quell’Italia a cavallo tra gli anni ’20 e ’30, carat- Terrace, è un tifoso rus- governo russo, impegnati in un’azione di terizzata dalla conciliazione e dal superamen- so che, con la sua Go- guerriglia anti-occidentale. Guardate i panta- to della ‘questione romana’ tra Stato e Chiesa PRO, ha scelto di ri- loncini dell’autore del video e ditemi se appar- sottoscritta da Benito Mussolini e dal Segreta- prendere gli scontri con tengono a un agente segreto russo coinvolto rio di Stato Vaticano, Cardinal Pietro Gaspar- gli ultras inglesi e fran- in una diabolica operazione di destabilizza- ri, all’interno della devastante crisi internazio- cesi durante i primi zione. Per fortuna, certo giornalismo banaliz- nale del ’29 e con la rivoluzione tecnologica giorni degli Europei di zante perde il monopolio sull’interpretazione appena avviata del cinema sonoro. Con i Patti Massimo Spiga Football, a Marsiglia. della Storia ogni giorno che passa; eppure Lateranensi, non mancano sul cinema i riferi- Lo vediamo correre questo fenomeno accade ancora con troppa menti di ammiccamento tra il regime e la qua e là, tirare calci a cose e persone, brandire lentezza. Quella dei media non è necessaria- Chiesa, alla luce anche del ‘forte attrito sorto una bottiglia di birra, coprirsi con la sua ban- mente una schiavitù nei confronti dei poteri nel 1931 sulla questione legata all’Azione catto- diera e, in linea di massima, intraprendere una forti ma, spesso, del loro stesso conformismo, lica, unica isola che sfuggiva al controllo totali- pluralità d’iniziative hooliganesche. Il video è una forza ben più annichilente e disperante. tario’. Seppure fosse appurato che non esistes- stato diffuso quando gli Europei erano ancora Gli eventi, rimacinati dalla macchina mediati- sero elementi di accordo tra le due istituzioni, in corso e la guerriglia urbana infuriava: è uno ca, sono filtrati attraverso una griglia di idee se non l’interesse comune di combattere il co- dei molti esempi di “Storia-in-diretta”, non prefabbricate, la quale viene applicata in ma- munismo, l’azione della Chiesa si sviluppa sul mediata da giornalisti, a cui ormai siamo abi- niera più o meno arbitraria su avvenimenti campo anzitutto attraverso ‘la riorganizzazio- tuati. eterogenei, compromettendone la compren- ne del cinema presso le parrocchie o le sedi L’esegesi – Mettiamo da parte le usuali conside- sione e creando delle aberrazioni nel mondo della associazioni cattoliche, con l’intento di razioni di carattere morale che ogni commen- reale. Per quanto la Storia-in-diretta non sia esigere che la stessa industria produca film tatore progressista si sente in dovere di snoc- una panacea a questo problema e si presti an- corrispondenti pienamente ai nostri principi, ciolare innanzi alle incursioni degli ultras: ch’essa a strumentalizzazioni e distorsioni, è i quali poi saranno proiettati non soltanto nel- sono consuete banali- le sale cattoliche ma anche nelle altre’. Sarebbe tà e le diamo per scon- utile appurare oggi se nello spirito di chi ha tate. Puntiamo l’atten- promosso un emendamento a specifico soste- zione sulla pianificata gno delle sale religiose nel nuovo Ddl cinema e ferocia di questo ma- audiovisivo, che sarà discusso in Parlamento nipolo di persone, ca- in questo mese di Settembre, non vi siano le pace di mettere in gi- medesime aspirazioni di 80 anni fa. Come si nocchio le forze di vede, tra i pregi del libro di Agata Motta vi è polizia e le tifoserie anche quello di riuscire a disincagliarsi da una continentali. Gli ultras storia che riguarda esclusivamente il passato, russi hanno scatenato per riportarla su un piano di riflessione più ge- il panico in tutte le cit- nerale che riguarda perfino il nostro presente. tà coinvolte dagli Eu- Quel che il libro non svela sono quali ‘fantasie’ ropei, ignorando ad- di quel cinema possono essere albergate nella dirittura la minaccia testa del popolo italiano, quello stesso che della UEFA di bandire plaudente acclamava in festa il 10 giugno 1940, la loro squadra. Al contrario: in tutta risposta, sovente capace di negare una campagna gior- in Piazza Venezia a Roma e in una moltitudine hanno assediato i centri storici, falciando le ti- nalistica transnazionale con l’impiego di un di altre piazze d’Italia, la dichiarazione di foserie avverse. Se ciò non fosse abbastanza, solo video amatoriale e di un intrigante brano guerra del capo dello Stato cavalier Benito si sono addirittura filmati, spesso a volto sco- dance. Come scrisse Orwell, spesso è necessa- Mussolini. La verità e l’oggettività del libro perto, in un plateale gesto di derisione della rio lottare tutta la vita per vedere ciò che ti sta non possono svelarci questo. Anche se poi po- polizia e del governo francese, ridotti all’im- davanti. tremmo pensare, parafrasando quanto aveva potenza. Non risulta alcuno di loro tra gli ar- Il pubblico – Com’è naturale, i summenzionati annotato dal carcere Antonio Gramsci, illustre restati. Come minimo, questa serie di circo- pantaloncini non sono sfuggiti all’attenzione personaggio al quale Mussolini cercò inutil- stanze (e quelle, più drammatiche, che degli spettatori, molti dei quali criticano il fa- mente di non far funzionare più il cervello, che seguiranno nel corso dell’estate) ci mostra co- shion sense degli energumeni russi. In una sebbene “la verità reca in sé la sua medicina”, me il governo Hollande abbia un serio proble- declinazione più severa dello stesso precon- certamente e comunque “L’oggettività non è la ma relativo alle sue forze dell’ordine – e non cetto, altri tirano fuori dall’armadio polveroso vita”. risulta intenzionato a fare alcunché per cam- le idee della Guerra Fredda e si lanciano in fe- Marco Asunis biare la situazione. Ci troviamo innanzi allo roci accuse contro l’intrinseca perfidia russa. scenario sintetizzato nella celebre battuta: «Il Un paranoico addirittura sostiene che l’autore crimine organizzato è organizzato; lo Stato del video sia un agente della CIA e i tumulti si- Agata Motta no». È una nozione elementare: emerge in ano una sofisticata operazione sotto falsa Cinema in camicia nera tutta la sua chiarezza dalla Storia-in-diretta, bandiera. Eppure, i trascorsi storici dell’augu- Presentazione di Enzo Natta per come è mostrata dai suoi partecipanti. Ep- sta agenzia ci costringono a smentire recisa- [ISBN-978-88-7497-966-0] pure, gli stessi eventi, mediati dai bramini mente questa ipotesi: gli ultras russi hanno Pagg. 264 - € 18,00 dell’informazione, ci sono stati proposti sui dimostrato di essere molto più organizzati 2016 Edizioni Solfanelli del Gruppo Editoriale Tabula giornali e TG con un’interpretazione che rove- della CIA. Fati -66100 Chieti 0871.561806 scia di 180° la causalità degli eventi e adombra Copertina di Vincenzo Bosica oscure manovre cospiratorie: gli ultras sono Massimo Spiga 49 n. 42

A proposito di promozione e diffusione della cultura e delle opere cinematografiche La delibera del MIBACT sulla promozione cinematografica 2016 in Italia e all’estero Pochi giorni fa, cioè a fine luglio, con la consueta dannosa intempestività, il Mibact ha deliberato sui contributi per le attività di promozione cinematografica in Italia e all’estero Non avendo inteso la cinematografica. Chiedevo tempistica certa e Direzione Generale Ci- seria (anticipo di tre anni), obiettivi chiari fis- nema cambiare nulla, sati dal Ministero in seguito a serie analisi non dico nel senso da presentate dagli attori in campo in una Con- me indicato in un’arti- ferenza organizzativa da cui, ogni anno, do- colo di circa un anno vrebbero uscire gli obiettivi suddetti e devono fa, ma almeno in un eventualmente essere corretti e/o integrati al- senso in qualche mo- la luce dei risultati. I risultati, ovviamente, de- do razionale, la delibe- vono essere economici nel senso della corretta ra di questi contributi gestione, non del profitto, e peraltro devono Paolo Minuto è ancora una volta una essere misurati su quanta periferia umana e delibera insalata. C’è sociale sia stata raggiunta, su quanta solitudi- ormai, da qualche anno in un crescendo terri- ne sia stata ricollegata al “dibattito del mondo” bile, un misto indecifrabile di attività dal qua- (a scanso di equivoci: si tratta di un pensiero di le non esce fuori nulla che almeno assomigli Cesare Zavattini, non di un talk show). alla promozione del cinema in Italia e all’este- Le Associazioni del pubblico, la promozione e ro. Per l’estero, purtroppo, è ancora peggio. la visibilità dei film sul territorio. L’arbitrio è assoluto, il Ministero sembra una Le Associazioni Nazionali di Cultura Cinema- ditta privata e mal gestita ormai in smobilita- tografica hanno un ruolo storicamente essen- zione. Sarebbe solo triste se non fosse che si ziale per la diffusione della cultura cinemato- tratta dei soldi pubblici e proprio quelli asse- grafica e il loro permanere tra i soggetti che la gnati alla creazione di conoscenza del nostro Legge obbliga a finanziare è il minimo indi- cinema e di quello degli altri, in altre parole spensabile. Però è opportuno che le ANCC si Cesare Zavattini (scusandomi se volo troppo alto) alla cono- rendano conto del loro ruolo nel mondo di og- scenza di noi stessi e degli altri. Ormai i con- gi, con le condizioni mutate del mondo di og- le sale libere che esistono e ad altre nuove che tributi vengono assegnati nella stessa delibe- gi, con i sistemi e i mezzi di comunicazione si potrebbero anche aprire, possono costituire ra a Festival internazionali, a singoli circoli, a del mondo di oggi e con la realtà del mercato un’ossatura fondamentale per l’esistenza del Istituti di cultura, ad associazioni di impren- cinematografico del mondo di oggi. Oggi, co- cinema indipendente ma, direi più comples- ditori, a sagre del cavolo a merenda, a cocco me faccio notare ormai in ogni occasione, l’ot- sivamente, della cultura cinematografica in fresco e bomboloni sotto le stelle. Poi vengono tanta per cento circa delle sale programmano quanto diritto del pubblico. L’intervento dello negati, con la stessa superficialità, a bibliote- non più del quaranta per cento dei film in Stato deve essere quello che già esiste da de- che, riviste, enti di ricerca. Restano privi di so- uscita. Questo rende decisive due azioni: apri- cenni e con risultati positivi in molti Paesi eu- stegno finanziario, ad esempio, la storica Bi- re o riaprire sale per la programmazione di ropei, cioè una rete di sale a gestione pubbli- blioteca Barbaro o l’abortito Museo del film di prima visione ma indipendenti. Ren- ca. Queste sale dovrebbero essere gestite Neorealismo (presieduto prima da Scola ora dere i circoli affiliati alle ANCC un vero e pro- territorialmente dalle Film Commission. I cir- da Amelio), quest’ultimo beffato dalla Regio- prio circuito per questi film. Per questo, ma coli affiliati alle ANCC, a loro volta, possono ne Lazio che ha lasciato Fondi (dove sarebbe anche per rendere più capillare, costante ed garantire la diffusione capillare sul territorio, ubicato) senza fondi…Solo un cenno, inoltre, efficace la formazione del pubblico e per ren- non lasciando tagliato fuori nessuno, che nes- ad un’attività di cui mi occupo direttamente: dere più stabili le strutture centrali di coordi- suno sia periferia come nella già richiamata dopo anni di lavoro con i territori più remoti, namento e di assistenza ai circoli, serve uno idea zavattiniana. In attesa dello Stato, però, con gruppi etnici che pochi anni prima erano sforzo, non più rinviabile, per l’unità. Credo che comincino le Associazioni, che comunque in guerra, dalla Croazia alla Bosnia, alla Ser- che sia un vantaggio anche per l’unico Circui- dallo Stato sono e devono continuare ad esse- bia al Montenegro, senza alcuna motivazione to d’essai, ovvero Circuito Cinema, restringe- re, certamente anche meglio di adesso, soste- come se fossero soldi loro, i bravi dirigenti e i re il numero di sale in cui far uscire un singolo nute, a mio avviso anche con questo preciso solerti commissari hanno di anno in anno la- film e accogliere nelle altre sale a quel punto compito non eludibile. La proposta concreta vorato per eliminare qualsiasi forma di soste- libere, film indipendenti che, magari con le in questa direzione è di creare un Consorzio gno a questa esperienza della Ficc nella Ex Ju- esclusive per una sala nelle principali città (ad tra le nove Associazioni (esisteva ai tempi bel- goslavia, assegnando quest’anno molti soldi esempio le capozona Anica), farebbero il bene li, l’AICA). Il Consorzio serve ad economizza- (il doppio di quanto assegnato negli ultimi delle stesse sale, dei film e, nel complesso, re sulla struttura centrale organizzativa e allo anni per tutta la Ex Jugoslavia!) esclusiva- dell’intero comparto, essendo questo un mec- stesso tempo a garantire la sopravvivenza del- mente ad un misterioso Fashion Film Festival canismo che farebbe certamente aumentare il le singole specificità di ciascuna ma limitata- (si vede che va più di moda) che si dovrebbe numero totale di biglietti venduti in Italia. mente al perimetro entro cui queste specifici- svolgere solo a Belgrado (troppa fatica altri- Però non dobbiamo e nemmeno possiamo tà esistono realmente. Si individuano dei menti). Questa non è promozione. Ma il pun- aspettare la presa di coscienza di un Circuito film, magari con cadenza trimestrale, che non to, come scrivevo circa un anno fa (1), non è che ha tantissimi meriti, va riconosciuto sen- abbiano raggiunto un numero minimo di discutere se a me o a te o al tal altro hanno as- za reticenze, ma che ultimamente si è sclero- giornate, numero minimo individuato dalle segnato più o meno soldi o addirittura per tizzato costituendo un freno alla necessaria ANCC come parametro ragionevole ed ogget- niente, ma il fatto che ciò continua ad avveni- espansione del mercato cinematografico nel tivo per uscite nelle sale principali e dei circuiti re senza alcun criterio che abbia come obietti- nostro Paese. Le Associazioni hanno una for- (Circuito Cinema, UCI, The Space ed altri minori vo la promozione e la conoscenza della cultura za imponente non utilizzata e, in sinergia con segue a pag. successiva 50 [email protected]

segue da pag. precedente ma simili), e li adottano per farli uscire nei cir- Sundance Film Festival coli loro affiliati a tariffe di noleggio calmiera- Los Angeles, Agosto qualcosa di importante, cui gli autori hanno te e concordate, con una comunicazione cen- 2016 The Theatre at accennato senza poi approfondire: il rapporto tralizzata ma mirata. Uniti a incontri con gli Ace Hotel e Ace Ho- tra il protagonista e il padre Curtis (Craig Ro- autori o rappresentanti dei film, laddove pos- tel,Los Angeles: per la binson), per esempio, tenero e buffo e faticoso sibile, e a corsi di formazione del pubblico an- quarta estate consecu- al tempo stesso, avrebbe forse meritato uno che sul campo, ovvero davanti ad uno scher- tiva, il celebre Sundan- spazio maggiore. Ciò che più lascia perplessi, mo. Così si adempie ad un dovere morale, ce Film Festival — di- tuttavia, è il razzismo vecchia maniera, anacro- ricevendo soldi pubblici, e si garantisce il dirit- spensatore di sguardi nistico e incomprensibile, che pare circondare to del pubblico ad avere accesso al maggior nu- generosi sulla produ- il protagonista, composto di episodi sporadici mero di film possibile (poi il pubblico sceglie Eleonora Migliorini zione cinematografica inseriti quasi a caso nella narrazione. E la sco- liberamente) e si sostiene il cinema indipen- (e televisiva) indipen- perta, tardiva, della nascita e della crescita di dente. Dalla mia esperienza, che non è poca, dente statunitense e non — ha abbandonato le Morris in territorio tedesco che, di conseguen- sia come ex Presidente della Ficc, per alcuni nevi candide dello Utah per svernare al sole ab- za, instilla un ultimo, fastidioso dubbio nello anni anche nella sua ramificazione internazio- bacinante della California. Da venerdì 12 a do- spettatore: com’è possibile che, dopo tredici nale, sia come attuale distributore ed organiz- menica 14 agosto, la sua creatura più recente, anni trascorsi in Germania, il ragazzino non zatore di eventi culturali, ritengo che questa il Sundance NEXTFEST (“festival di film e abbia ancora imparato la lingua locale? Nel se- proposta sia molto più difficile volerla realiz- musica”, secondo le parole degli organizzato- condo lungometraggio proposto, invece, White zare che realizzarla. Quindi faccio appello alla ri), ha offerto al proprio pubblico un program- Girl di Elizabeth Wood, al centro della narra- volontà politica delle ANCC rispetto ad un’a- ma vivace, fatto di proiezioni e di conversa- zione è Leah (Morgan Saylor), una giovane zione politica e culturale che è ormai vitale at- zioni, di lezioni e di concerti, in un clima universitaria in trasferta dall’ Oklahoma a tuare. I circoli hanno senz’altro svolto finora piacevolmente rilassato. Uno New York. Attratta da Blue un lavoro fondamentale, con una costante dif- dei grandi pregi dell’evento, (Brian “Sene” Marc), un vi- fusione della cultura cinematografica attra- infatti, è stata la capacità di ri- cino di casa dall’occupazio- verso innumerevoli corsi di formazione e di creare l’ambiente scanzonato ne equivoca (si tratta di un iniziative sul territorio. Però sul piano della e agevole della grande mani- piccolo spacciatore di quar- diffusione del cinema meno visibile l’azione, festazione invernale, in cui tiere), viene presto risuc- diciamolo francamente, è ancora insufficien- incontrarsi e discutere, con- chiata in un vortice di sesso te, da qui la mia proposta prima descritta. Il frontarsi e conoscersi.Tutto, e droga dal quale fatica a numero di titoli indipendenti (nell’accezione, qui, dalla caffetteria affollata alle uscire e del quale, al di qua sia chiaro, dei film usciti fuori -o principal- sale confortevoli, dagli sponsor dello schermo, spesso sfug- mente fuori- dai Circuiti) diffusi dagli oltre onnipresenti ai volontari impec- ge il senso. Perché ci si ri- mille circoli afferenti alle nove Associazioni cabili, favorisce lo scambio conti- trova improvvisamente a Nazionali è modesto, rispetto al numero di nuo di idee — sulle pellicole, sugli ricoprire il ruolo, antipati- film programmati dagli stessi circoli ma già ospiti presenti, sulla capacità del- co e limitante, di guardoni The Theatre at Ace Hotel, Ingresso abbastanza o anche molto visibili sugli scher- le immagini di veicolare mes- niente affatto coinvolti in mi cinematografici con maggiore affluenza. E saggi riconoscibili e autentici. Messaggi che, nell’edi- una vicenda superficiale, debole nelle premes- credo che sia giusto e doveroso invertire que- zione appena conclusasi, si sono rivolti specialmente se, nello svolgimento e nella conclusione. Un sta tendenza. D’altra parte il giusto e continuo all’universo dei giovani e dei giovanissimi. Due insieme di personaggi che avrebbero meritato richiamo di Stefania Brai all’impegno pubblico lungometraggi in particolare, pur con stili e ac- più dignità e più respiro, si agitano frenetica- nella produzione cinematografica che prescin- centi diversi, hanno concentrato la propria at- mente sullo schermo, privi di passato, incerti da da criteri di reference commerciale (nel tenzione sui riti di passaggio dall’adolescenza sulla direzione da prendere e sulla storia da in- senso degli incassi) non può non sintonizzarsi all’età adulta e sulle modalità in base alle quali, terpretare. Addirittura Chris Noth, in un ca- con questa necessaria nuova rotta che una varcata quella soglia, ci si muove ancora goffa- meo disturbante e anticonformista (?), che po- programmazione sistematica e organizzata mente nell’arena sconosciuta. Morris from co gli si confà, assume i tratti sgradevoli della del cinema indipendente attraverso i circoli America, diretto da Chad Hartigan e vincitore macchietta, dell’approfittatore arrapato dalle costituirebbe. Ciò non toglierebbe, sia chiaro, del premio Waldo Salt per la migliore sceneg- movenze grottesche. Finale deludente, titoli di il giusto spazio alla libera programmazione da giatura a Park City lo scorso gennaio, segue le coda. Abbandonata velocemente la sala, dopo parte dei singoli circoli, ma sarebbe un’attività vicende del tredicenne afroamericano Morris una simile visione si guadagna la luce pomeri- aggiuntiva seppure indispensabile e caratte- (Markees Christmas), nell’europea Heidel- diana piuttosto scettici sulle scelte compiute rizzante. E i risultati andrebbero sempre valu- berg, stretto tra le assenze che costellano la dagli addetti alla programmazione, che bene tati, con una frequenza prestabilita, ma in ter- sua vita (madre deceduta, padre lavoratore), e hanno invece operato in altre sezioni (come mini di ingressi alle proiezioni, non di incassi. le prime pulsioni sessuali, le difficoltà nell’ap- quella documentaristica), regalando al pubbli- Gli ingressi andranno regolati in modo molto prendimento della lingua e l’aperta ostilità dei co invernale emozioni, problemi e possibili so- diverso a seconda del luogo, della situazione ragazzini di poco più grandi, che pure è co- luzioni, che ancora oggi accompagnano i fortu- locale e anche eventualmente del singolo so- stretto a frequentare. Mentre la passione per nati fruitori di quella rassegna. E che, dunque, cio, valutati da ogni circolo con saggezza e in- il rap e per la quindicenne Katrin (Lina Keller), con affetto e simpatia verso gli sforzi finora dipendenza. Attendo riscontri e sono disponi- l’unica a dimostrargli, dopo un inizio burra- compiuti, ci si augura potrà accadere ben pre- bile a collaborare attivamente alla realizzazione scoso, una qualche simpatia, spingono l’azio- sto anche qui, nel cuore di Los Angeles. del progetto proposto, ma sono altresì pronto ne, faticosamente, in avanti. Nonostante il a valutare altri progetti, purché con il medesi- film non manchi di frequenti episodi diver- Eleonora Migliorini mo obiettivo: la diffusione sistematica del ci- tenti (a tratti la platea rimbombava di lunghe Classe 1976, cagliaritana. Laurea in filosofia (Università di nema indipendente attraverso i circoli. risate, fragorose e spontanee), infatti, non ci Cagliari), diploma in regia cine-televisiva (scuola “Maldo- Paolo Minuto si libera facilmente dell’impressione di una ror”, Roma).Lavora a diversi corti, segue seminari di sce- storia frammentata, decentrata, composta di neggiatura della Muenchener Filmwerkstatt (Monaco di (1)Per leggere articolo citato “Una modesta proposta di ri- quadri non organici gli uni agli altri e di spun- Baviera). Dal 2010 risiede in California. Alla scrittura af- forma per la promozione pubblica del cinema italiano ti intriganti subito persi. Ci si alza dalla pol- fianca l’attività di traduttrice e sottotitolatrice. Collabora all’estero” cfr Diari di Cineclub n. 31 - settembre 2015 trona con la sensazione scomoda d’aver perso con la “Storytellers Academy” di Santa Monica, CA. 51 n. 42

Mostre L’Umbria sullo schermo, dal cinema muto a Don Matteo La fotografia, ed il cine- dove si vedono spezzoni di film con Rodolfo moderno. Molto in- ma soprattutto, ci han- Valentino protagonista e splendide macchine teressanti le foto no dato la possibilità di da proiezione come una Gaumont del 1912 ed tratte dall’album di vivere emozioni che in una Pathéscope del 1926. Scopriamo, subito lavoro del film “Fra- passato, gli uomini non dopo, una sala che raccoglie quelle semplici tello sole sorella lu- avrebbero mai potuto macchine da proiezione, e da ripresa, che ca- na”, del 1972, di Zef- provare. Una di queste ratterizzarono il mondo amatoriale degli an- firelli, stupiscono le è il poter confrontare ni ’60. Chi non ricorda (fra i meno giovani) il strutture realizzate l’immagine di luoghi CINE MAX, pubblicizzato anche sulle pagine per ricreare le mura Fabio De Angelis come erano 30, 50, an- di Topolino, e tutti gli strumenti da ripresa, a di una città su una che 100 anni fa e para- carica o a batteria, che appassionarono i cine- collina. Nella stessa gonarli agli stessi luoghi, oggi. Non è mai sta- asti in erba di allora? In questa stessa sala si saletta, coinvolgen- to possibile questo prima. Mi sono ritrovato possono ammirare anche apparecchiature te e quasi ipnotica più volte a portare i miei figli a vedere i luoghi professionali e semiprofessionali degli anni la proiezione su tre di Roma (abitavo li) dopo aver visto insieme ’30 – ’40. Camminando avanti ci immergiamo schermi ci immer- film come “I soliti ignoti” o “Vacanze roma- in un ambiente in cui troviamo monitor dai ge in un caleido- ne”. Piccole emozioni nel ritrovare le immagi- quali vediamo spezzoni di film girati in Um- scopico susseguir- ni dei fotogrammi, li, in giro bria. L’audio di ognuno è si di immagini. Inoltre, un filmato per la realtà. Forse l’unico che ascoltabile in cuffia. In que- documentaristico ci fa conoscere gli incredibili è riuscito a realizzare film sta sala campeggia, fra gli risultati che oggi si possono ottenere utilizzan- nella purezza dell’immagina- altri, il manifesto di un film: do strumenti digitali per realizzare le scenogra- zione, senza poter ricondur- “Labbra di lurido blu” del fie. Entriamo nell’ultima sala, la più grande. A re i luoghi delle immagini 1975 con Lisa Gastoni e Cor- sinistra la bicicletta di cui si diceva, di fronte, il nei luoghi reali, è stato Felli- rado Pani, girato fra Perugia bancone ed il mobile del primo negozio di Luisa ni, creando ambienti fittizi e Bettona, e qui ci imbattia- Spagnoli, ricostruito per la recente fiction omo- in studio, senza permetterci mo in un interessante corto- nima. Vediamo poi, un simpatico ambiente: di associarli ad una realtà circuito visivo. Questa stes- l’angolo della TV negli anni ’50, dove il pubblico oggettiva. Diciamolo; anche sa stanza si vede ha cominciato a conoscere la storia anche attra- lui in realtà è caduto nel corto- parzialmente nel film citato. verso gli indimenticabili sceneggiati RAI; una circuito dell’esistente, ricrean- Se avrete modo di vederlo televisione Philips a valvole e mobili d’epoca. A do un EUR fittizio, ma comun- noterete che la tappezzeria chiusura della mostra incontriamo i coloratissi- que ritrovabile, nell’episodio blu presente nel film, dal mi materiali di scena realizzati da Danilo Dona- “Le tentazioni del dottor Anto- 1975, non è cambiata. Riflet- ti ed il vestito del protagonista del film “Pinoc- nio” (ve la ricordate Anita Ek- tevo, essendo li, quanto sia chio” di Benigni, girato, come alcuni altri film berg gigantesca fra i minuscoli Proiettore Pathéscope - 1926 singolare e intrigante que- palazzi dell’EUR?!). A palazzo sta coincidenza. Una mo- Baldeschi (dove abitò Baldo de- stra sul cinema girato in gli Ubaldi) lungo Corso Van- Umbria allestita nelle stanze nucci a Perugia, è in corso una dove sono state girate alcu- mostra, allestita dalla fondazio- ne scene di uno di questi ne Cariperugia, gratuita ed film, ricordato nella mostra aperta fino a Gennaio 2017, stessa. Affascinante. Conti- che presenta ed espone film nuiamo il giro: qua e la sono e sceneggiati (fiction) girati presenti le poltroncine in le- sul territorio umbro. Lo gno dei vecchi cinema che spunto del territorio è inte- fanno capire quali scomodi- Proiettori e cineprese amatoriali degli anni ’60 ressante, e permette quel tà si accettavano a fronte del parallelo fra il conosciuto e piacere di vivere le emozioni del regista, negli Umbria Studios di Papigno. In- la fantasia delle immagini delle immagini, troviamo somma, in conclusione, un paio d’ore passate dei film, di cui parlo all’ini- una macchina da proiezione piacevolmente, fra antiche suggestioni con le zio. La mostra parte dalla italiana, la Balilla B. Cinemec- ombre cinesi e le lanterne magiche, ricordi storia delle immagini in mo- canica 35mm. Sonora del 1940. dell’infanzia con i vecchi super8, immagini di vimento e troviamo, nella Dopo un’altra sala con altri vecchi e nuovi film richiamate alla memoria, il prima sala, una serie di ap- schermi, troviamo la ricostru- balconcino del film rivisto dal vero ed anche, il parecchi che ci dimostrano Il monumentale proiettore che ci accoglie zione di una saletta da pro- fascino delle stanze del piano nobile del palazzo, come il cinema di oggi sia all’inizio della mostra vini, un po’ scarna per la ve- dove la mostra è allestita. Alla mostra è legato il frutto di sperimentazioni rità. Interessante il catalogo, realizzato da uno dei curatori, Fabio antiche ed interessanti. Vediamo lanterne registratore a filo della Webster degli anni ’40. Melelli edito dalla casa editrice Aguaplano. magiche, prassinoscopi, teatri di ombre cine- Più avanti ci possiamo fermare a riposare nel- si, sorprendente il folioscopio, vero antesi- la saletta dove vengono proiettati i microepi- Fabio De Angelis gnano della tecnica cinematografica di oggi. sodi della video guida dell’Umbria, trasmessi Un video, da seguire dall’inizio alla fine, illustra in televisione prima delle puntate dell’ultima Palazzo Baldeschi, Corso Vannucci, 66 – Perugia tutti gli strumenti presenti. Interessanti gli ste- serie di Don Matteo. Di Don Matteo vedremo 29 Giugno 2016 – 15 Gennaio 2017 reoscopi. Più di cento anni fa esisteva già la vi- poi anche la bicicletta, originale. Nella sala de- Orari di apertura: dal martedi’ al venerdi’ 15.30-19.30; sione 3D! Appresso, una stanza di passaggio, dicata alle scenografie, anche qui, l’antico ed il sabato 11.00-22; domenica 11.00-20 52 [email protected] Al cinema Perfetti sconosciuti, Italia (2016), regia di Paolo Genovese Cast: , Anna Foglietta, , Edoardo Leo, , , Un film se è capace di che dovrebbe arrivare con la sua nuova fidan- sentimenti, spazi, ideali, amplessi, figli, si ri- penetrare nei labirinti zata. Nell’attesa si stappa una bottiglia di vino trovano a non conoscersi, a non sapere nulla delle nostre coscienze, e si fa qualche illazione sulla vita sentimentale gli uni degli altri. Ad essere dei perfetti scono- può graffiare e lascia- dell’amico e sulla compagna che non conosco- sciuti. Tutti hanno vite irrisolte e insoddisfa- re solchi profondi. Ma no. Peppe arriva, ma è solo. Lucilla, questo il centi. La scatola nera, tra chiamate e messag- c’è il ragionevole ri- nome della compagna, sta male, ha la febbre. gini rivela segreti inconfessabili. Eva, analista, schio che le coscienze Tra gioco e pettegolezzo deve subire un inter- ha un rapporto conflittuale con il proprio se- siano ottuse e aneste- rogatorio da parte degli amici. Nel corso della no che vuole modificare con un intervento di tizzate, e allora le im- serata, pian piano, tassello dopo tassello, sco- mastoplastica additiva, eseguito da un chirur- magini scorrono via priamo le esistenze dei personaggi che popo- go dei vip. Suo marito Rocco, chirurgo esteti- evaporando senza la- lano il microcosmo in cui si dipana la storia. co, a sua insaputa fa sedute di psicanalisi. Le- Alessandro Macis sciare traccia. L’ulti- Durante la cena non si parla dei massimi si- le, in crisi coniugale, si fa spedire da una ma pellicola del regista Paolo Genovese, Per- stemi, ma del quotidiano. Tra un discorso e ragazzina, sempre alla stessa ora, foto eroti- fetti sconosciuti, ha un titolo che rischia di l’altro salta fuori che un amico comune ha in- che, e per non farsi scoprire dalla moglie chie- mandarci fuori traccia. Infatti rimanda a per- cautamente lasciato il telefono cellulare incu- de a Peppe di scambiare i telefoni. In una sa- sone che non si conoscono, non si sono mai stodito. La moglie ci ha frugato dentro sco- rabanda d’equivoci, tra chiamate e messaggi a incontrate. La sottile metafora che la anticipa prendo che ha una relazione con una ragazza sfondo omosessuale in cui la virilità di Lele si dipana sequenza dopo sequenza. Nella pri- di ventidue anni. Matrimonio finito. Il telefo- viene messa in discussione e tra gli amici ma veniamo introdotti nell’appartamento di no cellulare è diventato la protesi da cui non ci spunta un retrogusto omofobo, veniamo a sa- Cosimo (Edoardo Leo) e Bianca pere che Peppe ha una relazione (Alba Rohrwacher), coppia inna- con un uomo. Carlotta viene morata e appassionata, appena contattata da un istituto per an- sposata. Si stanno preparando ziani e così Lele scopre che sta la- per andare a cena a casa di Rocco vorando a sua insaputa per libe- (Marco Giallini) ed Eva (Kasia rarsi di sua madre. Cosimo Smutniak). Prima di uscire han- riceve due knock out, uno dietro no un amplesso; lei ha smesso di l’altro. La telefonista del suo ser- prendere la pillola, cerca la ma- vizio taxi, con la quale ha una re- ternità. Nella successiva la teleca- lazione, gli comunica di essere mera si insinua nell’intimità do- incinta e un gioielliere gli chiede mestica di Rocco ed Eva. Eva ha se anello e orecchini, che natu- un rapporto conflittuale con la fi- ralmente non sono per sua mo- glia diciassettenne che incomin- glie, vadano bene. Veniamo così cia ad avvertire i primi turba- a scoprire che Cosimo ha un pal- menti sessuali. Frugando nella mares da seduttore seriale, in- sua borsetta scopre una confezio- trattiene una relazione anche ne di preservativi. Se ne lamenta con Eva. Carlotta anestetizza le con Rocco che cerca di sdramma- sue frustrazioni e le sue ansie in tizzare. Ed eccoci a casa di Lele una relazione virtuale, in cui l’ar- (Valerio Mastandrea) e Carlotta (Anna Fo- si può mai separare, attraverso la quale si at- rapato maschio di turno le chiede di togliersi glietta). Sono anche loro invitati a cena a casa traversa l’angusto mondo contemporaneo. le mutande. C’è un momento in cui da parte di degli amici Rocco ed Eva, e si stanno prepa- Eva fa notare agli amici come il cellulare sia alcuni personaggi della storia stilla qualche rando per uscire. Hanno due figli piccoli e con diventato la scatola nera, a cui si affida la pro- goccia di umanità. Ci sono lunghi istanti i cui loro vive la madre di Lele. Carlotta ha evidenti pria intimità, dove si custodiscono segreti re- Peppe, Rocco, Bianca, sembrano uscire dal co- problemi con l’alcool, non vista, beve una ge- conditi e inconfessabili. E fa una riflessione: ro. Ma è una pia illusione. Al termine della se- nerosa sorsata di vino direttamente dalla bot- «Quante coppie si sfascerebbero se uno dei rata, dopo i momenti di crisi, di rottura, ogni tiglia, poi esita, torna indietro e si sfila le mu- due guardasse nel cellulare dell’altro?» Natu- coppia fa ritorno a casa come se niente sia tandine. In questo lasso di tempo veniamo ralmente ognuno dei protagonisti ha un por- successo, reiterando il rituale delle ipocrisie e proiettati alternativamente da un ambiente tatile; nessuno apparentemente ha vite segre- delle sicurezze borghesi. Perfetti sconosciuti è all’altro, per cogliere frammenti d’esistenza di te da nascondere, per cui, quasi per gioco, i un’amara commedia pirandelliana che ci ri- vite familiari. In auto Lele e Carlotta discuto- telefoni vengono depositati sul tavolo. Eva manda alla “teoria delle maschere”, dove gli no di banalità. Nell’aria c’è una sottile, quasi propone di rendere pubblici messaggi e chia- esseri umani si nascondono dietro una ma- impalpabile, tensione. Lui le rimprovera l’o- mate che arriveranno nel corso della cena. schere imposta dalla società che nasconde la stilità nei confronti della madre. Sempre Dopo un leggero imbarazzo tutti accettano. vera essenza di ciascuno. Forse è per questo nell’abitacolo di un’auto, Cosimo, da buon Peppe ricorda che è come il gioco della verità che il grande Alberto Sordi, scherzando con parvenu, tiene tra le mani una bottiglia di un che si faceva da ragazzini. E’ l’inizio di una gli amici, un giorno tirò fuori dal suo cilindro costoso vino biologico e pare esitare nello mortificante guerra al massacro. Un incontro questo fulminante aforisma: «Non mi sposo staccare l’etichetta con il prezzo. Ora lo scena- tra vecchi amici, per un grottesco scherzo del perché non mi piace avere della gente estra- rio è l’appartamento borghese di Rocco ed caso, si trasforma in un incubo. Genovese af- nea in casa.» Eva, dove si svolge la storia. Il gruppo di amici è fonda il coltello nella carne viva di questa so- riunito, manca solo Peppe (Giuseppe Battiston) cietà pagana. Esseri umani che condividono Alessandro Macis

53 n. 42 69° Festival di Locarno La strada tracciata è in linea con il recente pas- sato. Iniziando con una retrospettiva che, in misura ancora maggio- re rispetto alle ultime edizioni, va a riscoprire un cinema ‘nascosto’ come quello della Re- pubblica Federale Te- desca dal 1949 al 1963 Simone Emiliani curata da Olaf Möller e Roberto Turigliatto dove accanto alle ultime opere di Fritz Lang e Robert Siodmak accanto a quelle di Géza von Radványi, Harald Braun e Peter Pewas, Hel- mut Käutner e Wolfgang Staudte si sono co- minciati a intravedere i frammenti di nuovi con Edgar Reitz (il corto Kommunikation del 1962) e assolute rivelazioni come Autobahn Ralitza Petrova, regista del film “Godless” (1957) di Herbert Vesely. C’è un’idea ben preci- sa e coerente nel festival diretto da Carlo Cha- da parte di una ragazza), il compositore uno dei suoi personaggi più celebri, quello trian dal 2013. Dove più linguaggi, epoche, Howard Shore storico collaboratore di David dell’ex-agente della CIA dove di 007 resta la storie si mescolano, dove più i confini geogra- Cronenberg, Stefania Sandrelli (che ha rivela- maschera e la sua personalità resta dispersa fici vengono attraversati per dissolversi ideal- to di aver rifiutato un ruolo inIl padrino). E an- tra frammenti di memoria mentre la sua figu- mente. Dedicato ad Abbas Kiarostami e Mi- cora Harvey Keitel, Bill Pullman e Jane Birkin. ra viene proiettata in diversi luoghi, con la se- chael Cimino, recentemente scomparsi, il 69° Il concorso forse si è rivelato leggermente in- quenza di Atene che è da antologia proprio Festival di Locarno porta dietro con sé un’idea feriore rispetto a quello delle altre edizioni, per il suo impatto quasi documentaristico. di mondo e di Storia, anche quella del cinema. soprattutto quella del 2015. Uno degli elemen- Ma forse servivano più anteprime di richiamo Ed è in questa direzione che vanno gli incon- ti che ha legato i titoli della competizione è come questa. Lo scorso anno, per esempio, ci tri con i registi, gli attori e i produttori, che stata l’attenzione alla figura femminile, come sono stati Dove eravamo rimasti di Jonathan rappresentano l’elemento forte e davvero ri- per esempio nel caso di Godless della cineasta Demme, Southpaw di Antoine Fuqua e Un di- conoscibile di un approfondimento dove si in- bulgara Ralitza Petrova che ha vinto il Pardo sastro di ragazza di Judd Apatow. Quelli di cui travede il netto scarto rispetto a quelli dell’ul- d’oro, esempio però di un cinema troppo cere- si è parlato non sembrano però essere grandi tima edizione del Festival di Roma. Quello brale, chiuso in una geometrica tensione che difetti ma solo delle piccole scosse di assesta- con Roger Corman, 90 anni e in splendida for- non diventa mai esplosiva. E forse l’eccessiva mento. Locarno è uno dei festival più ricono- ma, è tra quelli che resteranno nella memoria ricerca di sguardi nuovi e coerenti, di rifles- scibili, con più tipi di cinema che si integrano per come sono emerse forme, modalità, meto- sioni meta-cinematografiche anche se non e anche si scontrano. Dove, in un programma di che hanno dato vita alla New Hollywood. sono del tutto dichiarate (come nel caso del fittissimo, si nascondono degli improvvisi re- Ma è stata anche una lezione pratica non solo tailandese By the T di Anocha Suwichakorn- gali. Come l’ultimo grandioso Festa, di Franco per critici e storici ma anche per giovani regi- pong), che ha reso il Concorso certamente ri- Piavoli, un cinema che non conosce le coordi- sti dove sono emersi due punti che appaiono goroso ma anche un po’ rigido. Certo, ci sono nate del tempo, quasi ininterrotto passaggio fondamentali: 1) mai cercare di fare un film stati anche dei titoli che si porteranno dietro tra Domenica sera e Voci nel tempo nel filmare la più grande rispetto al budget che si ha a di- come l’ottimo lavoro di Tizza Covi e Raner- festa di San Pietro in un villaggio di campa- sposizione; 2) organizzare quasi tutto nella Frimmel, Mister Universo o l’elettrizzante mèlo gna. Un cinema di uno dei cineasti più giova- preproduzione e non perdere tempo quando di Yousri Nasrallah Brooks, Meadows and Lovely ni del festival. si va sul set. Molto interessanti anche le ‘con- Face. Forse servivano dei titoli un po’ più di ri- versation’ con Alejandro Jodorowsky (che l’ha chiamo. E sembra soprattutto parte del cine- trasformata in una specie di seduta collettiva, ma statunitense, anche quello ‘indie’ ad essere soprattutto quando ha celebrato un ‘matri- scarsamente presente malgrado l’anteprima monio ideale’ tra un giornalista e la sua com- del folgorante Jason Bourne di Paul Greengrass pagna e assecondato la richiesta di abbraccio dove Matt Damon si riappropria con forza di Simone Emiliani

“By the Time It Gets Dark” della tailandese Anocha Swicharnpong “Festa” (2016) mediometraggio di Franco Piavoli 54 [email protected] I dimenticati #23 Valdemar Psilander Colui che fu il primo di quanto s’era verificato per la sua carriera allora di vasta reputazione anche all’estero, i divo della settima arte, teatrale, nel cinema Valdemar trovò subito suoi film erano richiestissimi in tutti i paesi l’attore danese Valde- modo di esprimere la sua prepotente perso- della Mitteleuropa e del Baltico, soprattutto in mar Psilander, è ‘di- nalità scenica. La sua ascesa, che coincise con Russia (dove i noleggiatori avevano mutato il menticato’ solo in Italia, la chiamata ‘età dell’oro’ del cinema danese, fu suo nome in quello di un personaggio da lui dove non ha mai goduto rapidissima e costante, punteggiata da altri interpretato, Garrison), ma anche in Brasile. di particolare conside- successi come «Livets Baal» di Eduard Schne- Tanto che, in soli due anni, un sondaggio con- razione. Valdemar Ei- dler-Sørensen (1912), «La grande attrazione» dotto tra i lettori delle principali riviste di ci- nar Psilander era nato a (Dødsspring til hest fra cirkuskuplen) di nema di tutto il mondo lo consacrò come l’at- Virgilio Zanolla Copenaghen il 9 mag- Eduard Schnedler-Sørensen (’12), «Gioco tore più popolare. Egli riceveva una media di gio 1884, figlio di Gu- dell’amore» (Elskovleg; ’13) di Holger-Madsen, tre-quattrocento lettere d’amore al giorno, e il stav, agente commerciale, e di Emma Axel Li- tratto da una commedia di Arthur Schnitzler, suo compenso per film equivaleva ben 17 volte nea Eggertsen; la sua famiglia era d’origine dove fu Fritz Loebheimer, «Notte sotto la rivo- allo stipendio mensile di un ministro del go- greca: i suoi avi, di nome Psilandros, erano luzione» (Revolutionsbryllup; ’14), dove fu verno danese; basti dire che nel 1915 giunse ad emigrati in Svezia, e di lì avevano raggiunto la Marc Arron, «Evangeliemandens liv» di Hol- incassare complessivamente 100.000 corone, Danimarca. Posseduto dal ‘sacro fuoco’ quando l’attore che lo seguiva in questa della recitazione, a quindici anni egli graduatoria, Olaf Fønss, giunse appena venne assunto in qualità di apprendista a 14.000 corone. Quel che certo molte dal Teatro Casino della sua città natale. sue fans ignoravano, era che fin dal 22 Fu poi allievo di Jens Trno Walther, di- dicembre 1911 l’amatissimo e desidera- rettore d’un teatro di provincia, ed esor- tissimo Valdemar era convolato a noz- dì in palcoscenico l’8 agosto 1903 nel ze, impalmando a Budapest l’attrice ruolo dello Straniero in «Dansen paa Edith Josephine Buemann (nata Groth), Koldinghus» (La danza nella serra) del che, anch’ella nativa di Copenaghen, poeta e drammaturgo Holgher Drach- aveva dieci anni più di lui e gli sarebbe man, suo concittadino. Lì si fece le ossa, sopravvissuta ben 51 anni. Ambizioso e recitando per sei anni anche sui palco- insoddisfatto di quanto gli passava la scenici d’altri teatri, tra i quali il Frede- Nordisk, l’attore decise di mettersi in ricksberg e il Dagmar di Copenaghen, proprio, facendosi produttore dei suoi ma quasi sempre in ruoli marginali: pa- film, e alla fine del ’16 fondò la Valdemar re che a frenarne l’ascesa fosse la voce Psilander Film. L’ultimo film da lui in- un po’ atona. Nel 1909 tentò, senza suc- terpretato con la Nordisk fu «Klovnen» cesso, la carriera come cantante. Finché (Il clown), diretto da A.W. Sandberg, nell’autunno del 1910 una modesta com- che riuscì anche uno dei migliori, dove pagnia cinematografica danese, la l’attore offrì una superba interpretazio- Kunst Film, gli propose di debuttare co- ne: è la storia di un clown, Joe Higgins, me attore davanti alla macchina da pre- il quale, sposato con Daisy, la figlia del sa in un piccolo ruolo ne «Il ritratto di direttore del circo, viene da questa tra- » (Dorian Grays Portræt) di dito col fatuo conte Henri; rinnegata Axel Strøm; per questo suo primo impe- dal marito, Daisy si suicida annegando- gno cinematografico fu pagato 380 co- si e prima di spegnersi gli chiede perdo- rone, una per ogni metro di pellicola gi- no; Joe giura che se incontrerà il conte, rata. A dispetto del modesto impegno, responsabile della sua morte, lo ucci- venne notato dagli agenti di un’altra e derà: e molti anni dopo, scorgendolo al ben più attrezzata casa cinematografica circo assistere ad un suo spettacolo, lo danese, la Nordisk Film, che vollero su- uccide con un colpo di pistola, quindi, bito proporlo come protagonista in colpito da un attacco cardiaco, muore a «Ved Fængslets Port» di August Blom sua volta. Psilander non ebbe però mo- (1911). Mai esordio fu più felice: in pos- do di produrre che un solo film, giacché sesso di qualità istrioniche, dotato di il 6 marzo 1917, all’età di soli trentadue grande fascino fisico e di estrema natu- anni, morì improvvisamente a Copena- ralezza nel gestire, Valdemar calamitò imme- ger-Madsen (’15), e «Per l’amore della patria» ghen, stroncato proprio da un attacco di cuo- diatamente l’attenzione del pubblico, di quel- (titolo originale ignoto; ’15) di August Blom. re. In seguito, si parlò di suicidio, ma le moti- lo femminile in particolare. Successivi film Nei film, con grandissimo mestiere, egli rap- vazioni addotte non paiono convincenti. che ne accrebbero la fama furono, sempre presentava personaggi a volte molto diversi: «Klovnen» uscì subito dopo la sua morte e ri- nell’11, «Desdemona» dello stesso Blom (1911), ma riusciva impareggiabile come gentiluomo scosse gran successo. Negli 83 film da lui in- dove, accanto a Thyra Reimann, fu un credibi- in ghette e cilindro, con tanto di monocolo; al- terpretati, accanto a drammoni che seguiva- lissimo Otello, e «Den sorte drøm» di Urban to, snello, gli occhi chiari e vivissimi, il volto no la voga dell’epoca e talvolta risultano un po’ Gad (Il sogno nero), uno dei primi lungome- piuttosto regolare e i corti capelli biondi spar- sciapi, si trovano anche opere di sicuro spes- traggi del cinema danese, nel quale egli inter- titi a un lato, la mascella volitiva, lo sguardo e sore che, come appunto «Klovnen», danno la pretò il conte Johan Waldberg, lavorando per il sorriso, ad un tempo, scettici e penetranti, misura del suo fascino e della sua bravura: «Il la prima volta accanto alla grandissima Asta Psilander era chiamato ‘il Re Sole della Nordi- cinema richiede franchezza e sincerità in un Nielsen («la Sarah Bernhardt scandinava», «la sk’. Poiché - grazie alla personalità di alcuni modo spietato» aveva detto nel ’13 in un’inter- Duse del Nord», come la stampa d’allora la de- grandi registi e di grandi interpreti come la vista. finiva), che di Gad era la consorte. A differenza Nielsen e lui stesso - il cinema danese godeva Virgilio Zanolla 55 n. 42 Billy Wilder, Il principe di Galles va in vacanza Basta meditare sul pensiero che compare come dedica a questa raccolta di articoli, per farsi un’idea precisa del personaggio che fu Billy Wilder: “Chi ero. Cosa sono diventato. Chi sono ora? Niente di che” Cineasta tra i più ge- redazioni di molti giornali tedeschi, si avvici- niali e prolifici della na alla Settima Arte munito di vari strumenti Storia della Settima del mestiere (visto come aveva affrontato da Arte, Wilder fu anche cronista temi e situazioni di interesse diverso, un giornalista di cro- dando sempre prova di originalità, cultura e naca e costume e la carattere) uscendone vincitore sin dall’inizio, raccolta di articoli che mostrando un talento unico e originale. Resta Lindau propone ai indubbio che Wilder fu un cronista in grado suoi lettori, non fa che di esprimere un eclettismo mirabolante, abile decretarne la fama e nel passare brillantemente dallo sport al co- Giulia Zoppi rafforzarne il mito. stume, dal divertissment alla notazione stori- Egli fu un grande regista ma prima ancora di ca, dalla dissertazione colta sulle origini del riparare in America in seguito alle persecu- movimento artistico e architettonico del Bau- zioni razziali naziste (nel 1933 optò per Parigi haus alla filosofia di Kant. A Hollywood fu an- e in seguito per gli USA), un giornalista free che un grande sceneggiatore (La porta d’oro, lance spiritoso, mordace e autoironico, doti Colpo di fulmine -nominate agli Oscar-, Viale che ritroveremo identiche nelle sue opere ci- del tramonto, premio Oscar) e non solo un’in- nematografiche. Samuel Wilder nacque a Su- dimenticabile regista, come sappiamo (Quan- cha Beskidzka una città della Galizia (ai tempi do la moglie è in vacanza, A qualcuno piace appartenente all’Impero austro-ungarico, og- caldo, Sabrina e moltissimi altri titoli), un uo- gi Polonia) nel 1906, da una famiglia di origini mo riservato e un eccellente testimone dei ebraiche. Dopo aver compiuto gli studi in giu- suoi tempi. Modesto e spiritoso ironizzava risprudenza a Vienna dove iniziò la carriera sulla sua carriera smentendo ogni deriva nar- di cronista sportivo, durante gli anni ’20 del cisistica (a dimostrazione che fu grandissimo, secolo scorso si trasferì nella scintillante Ber- spericolato e sempre attento agli umori del lino, città cosmopolita e vivace (all’epoca più “Il principe di Galles va in vacanza”. Billy Wilder mondo). che mai) e centro della cultura mitteleuropea Collana Senza Frontiere, Pubblicazione: 28 aprile 2016 del periodo, proseguendo la sua attività edito- Pagine: 224, Formato: 14x21, ISBN: 9788867084777 Giulia Zoppi riale per diverse testate tra le quali Die Stunde A cura di: Silvia Verdiani, Edizioni Lindau, Torino, 2016. e Nachtausgabe. Qui si divertì a sperimentare generi e stili come non mai e a mettere le basi un ragazzo che non sa letteralmente come Billy Wilder di una poetica che grazie alla commedia, riu- muoversi, mentre impara a districarsi tra (22 giugno 1906 scì sempre a raccontare la vita meglio di tante walzer e baciamano, fra i membri più o meno 27 marzo 2002) opere drammatiche. La scelta di proporre al credibili di una borghesia in vena di diverti- pubblico italiano questa raccolta di scritti è mento. Wilder mantenne, come tutti gli altri Nome d’arte di Samuel tanto indovinata quanto lo è la rivisitazione di grandi registi che dovettero scappare in Ame- Wilder, nacque nel 1906 un’epoca storica che di lì a poco avrebbe la- rica in seguito al Nazismo, uno sguardo di- da genitori ebrei a Su- sciato il passo alla catastrofe. Wilder riesce ad staccato e obiettivo nei confronti degli Stu- cha nella Galizia, allora immortalare, sempre con lucido distacco, una dios (che pure fondarono, perchè come è parte dell’Impero Au- società ancora viva in procinto di avvicinarsi noto, il cinema americano e quindi Hollywo- stro-Ungarico (oggi in all’orlo del precipizio (siamo in piena Repub- od, fu creato da artisti, intellettuali e uomini Polonia). blica di Weimar) e lo fa con spigliatezza, intel- d’affari dell’Europa centrale in fuga da Hit- Billy Wilder Nel 1914 la famiglia si ligenza e molta ironia. Il titolo di questa ope- ler). In più di un articolo di questo delizioso trasferisce a Vienna razione Lindau (casa editrice a forte vocazione viaggio tra Berlino e gli USA lo troviamo iro- dove Billy, nel 1924, inizia a studiare giurisprudenza, cinematografica) riprende l’articolo a dir poco nizzare verso “quel mondo di parvenu” (Hol- studi che interrompe dopo soli tre mesi per cominciare esilarante che Wilder dedicò al discusso Edo- lywood) di cui si sente parte in causa ma non la sua carriera di giornalista e reporter. Nel 1926 Wil- ardo VIII (Edward Albert Christian George omologato, parteggiare per il genio libero di der incontra il leader di un gruppo jazz, Paul White- Andrew Patrick David Windsor) in cui lo ri- Chaplin e spalleggiare il grande Erich Von man, e lo segue a Berlino dove inizia a lavorare come trae durante alcune scene di vita quotidiana, Stroheim, autore magnifico e incompreso che freelance per molti giornali e riviste, e come ghostwri- intento a dar seguito alle sue ridicole strava- viveva in solitudine una passione che lo portò ter di film muti. ganze, qui ampiamente sbeffeggiate. Un bel- dritto verso la bancarotta. Dovevano essere Scriverà in questo periodo le sue prime sceneggiature. lissimo articolo è quello di apertura “Camerie- anni bellissimi e densi quelli che videro perso- Per sfuggire alle persecuzioni antiebraiche, emigra ne- re, un ballerino per favore!” in cui racconta naggi come Max Ophlus, Ernst Lubitsch, gli Stati Uniti dove si dedica definitivamente alla car- una vicenda che lo vide realmente coinvolto Murnau collaborare tra loro, artefici e testi- riera cinematografica. quando, appena arrivato in città, ebbe la ne- moni di una mitologia che ha contribuito in In circa cinquant’anni ha diretto oltre 25 film (e scritto cessità di guadagnare qualche soldo e finì per modo definitivo e profondo a formare gran 75 sceneggiature), tra i quali ricordiamo Sabrina, fare il ballerino di sala in un hotel di lusso. In parte della cultura dei nostri giorni. Alla na- Irma la dolce, L’appartamento, Viale del tramonto, A questo pezzo è facile rinvenire la stessa fre- scita della FILMSTUDIO 1929 a Berlino, Wil- qualcuno piace caldo. Billy Wilder è morto il 27 marzo schezza, lo stesso ritmo e la stessa intelligen- der dedica parole affettuose ricordandone gli 2002 a Los Angeles, a 95 anni. za mostrati nelle sue tante pellicole hollywoo- animatori e sodali come Seeler, Siodmark e 6 Oscar e 22 nomine all’Oscar contraddistinguono il diane. Lo sguardo è sagace, attento ai dettagli Ulmer, in procinto di affacciarsi al cinema. percorso artistico di uno dei più significativi registi del e beffardo nel disegnare gli stati d’animo di Egli, forte di un’esperienza maturata tra le XX secolo. 56 [email protected]

Lettera di convocazione per i circoli FIC - Federazione Italiana Cineforum Care amiche, cari amici, dalla convinzione che le difficoltà fossero sono ancora da definire, ma quanto sta emer- l’assemblea annuale di transitorie, simili a quelle attraverso le quali gendo faticosamente (basta accennare al fatto tutti i cineforum ade- si era ciclicamente navigato e che prima o poi che per il 2016 le AANNCC hanno dovuto pre- renti alla FIC, che con- si tornasse ad approdare a un porto abbastan- sentare per due volte domanda di contributo cluderà il 64° Consiglio za sicuro». Con la consapevolezza «che la no- proprio a causa delle sfasature nei cambia- Federale convocato a stra lunga navigazione nella trasformazione menti e dei differimenti imprevisti di adozio- Bergamo dal 23 al 25 del sistema cinema (di cui abbiamo discusso ne delle nuove normative) presenta dei conte- Gianluigi Bozza settembre 2016, sarà più volte negli ultimi anni e che conoscerà un nuti innovativi interessanti che in passato particolarmente im- ulteriore passaggio nell’appuntamento del avevamo proposto a livello nazionale e stimoli portante per il futuro della nostra Federazio- 2016 con Vedere e Studiare Cinema di cui di- per spingerci a cavalcare produttivamente le ne. Lo scorso anno, per descrivere la situazio- remo in seguito) sarebbe continuata, pur con novità che riguardano il divenire di quello che ne di crescenti e ripetute incertezze che da qualche contraccolpo, nella movimentata ga- abbiamo definito il “sistema cinema”. L’im- vari anni la Federazione stava necessaria- lassia della multimedialità» auspicando di pressione è, infatti, cha sia finalmente inizia- mente affrontando, si era usata la metafora «trovare un nostro mare interno» nel quale ta una stagione di svolta nella lunga stagione del viaggio richiamando la condizione vissuta operare creativamente con tranquillità. E, si del confronto con lo Stato (centrato soprattut- dai marinai protagonisti del film di John Ford concludeva, «il lungo viaggio continua verso to sulla consistenza del FUS) e, in particolare, Viaggio senza fine: dopo tanti anni di mare si mete da reinventare e porti da scoprire». For- con il MiBACT, per difendere da decurtazioni i erano gradatamente scoperti in balia di rotte tunatamente negli ultimi mesi qualcosa si è finanziamenti destinabili all’associazionismo ingovernabili da loro non determinate e pri- mosso all’orizzonte. Forse il porto che si in- cinematografico e per definire i criteri in base gionieri del timore che l’insorgere di difficoltà travvede nella foschia non è pienamente ras- ai quali procedere alla loro assegnazione fra le sempre inattese potesse rendere impossibil e la sicurante:non si conoscono pienamente le diverse associazioni. Una svolta foriera di quel- via del ritorno. Una condizione, si era notato, norme di approdo e di ancoraggio,ma si è cer- li che possiamo considerare dei significativi non dissimile da «quanto sperimentato anche cato di chiarirle, di concordarle (ogni associa- cambiamenti. Forse il più rilevante nell’imme- noi nelle narrazioni che si sono succedute ne- zione mettendo in evidenza, come è ovvio, le diato è di considerare, da parte del Ministero, gli ultimi anni», segnati da una crisi finanzia- proprie peculiarità e attese) con chi sta deci- come determinanti non soltanto le attività ria ed economica che si stava cristallizzando e dendo (con il Disegno di Legge sul Cinema di delle associazioni nazionali, della Federazio- che ad ogni rituale appuntamento che si sus- cui da mesi si annuncia come scontata la ne, ma anche quelle dei singoli circoli. Il numero seguiva, di anno in anno, rinforzava l’idea di fini- prossima-futura approvazione) di ridisegna- dei circoli affiliati assume un peso e un significa- re nelle secche di una situazione senza ritorno. re le mappe, le norme di navigazione e l’am- to meno incisivo mentre fondamentali sono le at- «Narrazioni» – si era aggiunto – «che hanno ri- piezza dei mari interni, le regole per continua- tività svolte dal “sistema Federazione” in tutte le guardato e riguardano la navigazione della Fe- re a fare parte delle navi riconosciute-legittimate sue componenti, la tipologia e la diversità delle derazione, dei circoli associati, delle nostre disposte a condividere principi e scopi innovati- programmazioni e delle altre attività ma anche proposte culturali […], dapprima influenzate vi posti da chi ne ha l’autorità. Molti particolari segue a pag. successiva 57 n. 42

segue da pag. precedente tempo è andato assumendo sempre più una luce Che cosa significa scrivere sceneggiature per dei progetti di collaborazione con altri sogget- da “mito delle origini”. Ma è in questi ultimi le serie tv ti attivi nel mondo del cinema e della cultura e anni che il fenomeno si è fatto sempre più ma- Roberto Manassero Città in fiamme: la rappre- con le istituzioni. La filosofia di fondo è di pri- croscopico, da una parte coinvolgendo in veste sentazione della città in Vinyl, Show Me a He- vilegiare finanziariamente l’insieme dei pro- di produttori e/o realizzatori cineasti di spes- ro (e The Knick) getti e delle attività di Federazione e circoli e in sore (Scorsese, Spielberg, Van Sant, Campion, Attilio Palmieri Metamorfosi della comedy misura meno significativa l’organizzazione di Haynes, Soderbergh…) e dall’altra spingendo americana: stili, narrazioni, formati per sé. Un ulteriore elemento che è stato sotto- registi e sceneggiatori di derivazione televisi- Paola Brembilla Le serie tv statunitensi, fra lineato è la varietà degli strumenti di produ- va alla ricerca di un linguaggio sempre più raf- pratiche industriali e costruzioni formali zione e diffusione della cultura cinematografi- finato, sempre più cinematografico (con risul- ore 15.30 coordina Stefano Guerini Rocco — ca non privilegiando quelli su supporto tati, ovviamente, non sempre rispondenti alle Università degli Studi di Bergamo Emanuela cartaceo, ma quelli che operano anche con i intenzioni, ma spesso decisamente sorpren- Martini Twin Peaks: la “madre” di tutte le se- nuovi strumenti di rete: la FIC, con la rivista denti). Anche sui piccoli schermi italiani han- rie d’autore proposta attraverso vari supporti e prossima- no iniziato a susseguirsi produzioni nazionali Andrea Fornasiero Mr. Robot e l’importanza mente con il nuovo sito cineforum.it (il debut- dichiarata ambizione cinematografica, come del décadrage per una prospettiva antisistema to online sarà in concomitanza con la Mostra Quo vadis, Baby? (2008), Romanzo criminale Mauro Gervasini Love/Hate. La via proletaria del Cinema di Venezia), è da tempo orientata (2008-10), I delitti del BarLume (2013-16), Il giova- al noir in questa direzione. Ma di questi e altri aspetti ne Montalbano (2012-15), la recentissima Gomor- ore 21.00 proiezione del film (più intervallo avremo certamente occasione di parlarne a ra; che hanno a loro volta “padri nobili” di riferi- con biscotti) settembre durante il Consiglio. La XVII edi- mento (, dieci serie dal 1984 al 2001; Il P’tit Quinquin (2014) di Bruno Dumont, Fran- zione di Vedere e Studiare Cinema (23 - 24 set- commissario Montalbano, dal 1999 a oggi). Prima cia, 206’ tembre) BiggerThan Tv. Quando la televisione di tutto il pubblico, ma in seconda battuta, e in 25 Settembre Domenica diventa cinema è frutto di una collaborazione modo sempre più convinto, anche la critica ore 09.30 — 12.00 della Federazione con l’Università degli Studi nonché gli studi accademici hanno riconosciu- Circoli e attività culturale. Quale cambiamen- Bergamo, con Laboratorio80 e Lab 80 film, ma to la novità e l’importanza di questa svolta. La to anche con l’Università degli Studi di Modena e FIC ha per questo deciso di offrire ai delegati Relazione del Presidente, Gianluigi Bozza; di Reggio Emilia e l’Università degli Studi di dei circoli, e al pubblico di appassionati ormai presentazione del programma di lavoro per il Genova, e vede tra i protagonisti alcuni dei col- frequentatori fedeli dei convegni di studio 2017, relazione del Segretario (Daniela Vin- laboratori della rivista «Cineforum» e delle sue “Vedere e studiare cinema”, l’occasione di ap- cenzi) sulle attività sociali della Federazione e articolazioni. Una progettualità comune fra profondire la conoscenza del fenomeno sia prima verifica dei servizi dedicati ai circoli; ag- vari soggetti che va apprezzata sul piano quali- per quanto riguarda le sue caratteristiche gene- giornamento attività di distribuzione (a cura tativo. È un tema di grande interesse certa- rali, produttive, linguistiche, stilistiche e, per di Angelo Signorelli); presentazione dell’attivi- mente coerente con i percorsi di riflessione e così dire, “sistemiche” ormai stabilmente acqui- tà editoriale (a cura di Adriano Piccardi); rela- di lavoro che la Federazione nelle sue varie site; sia attraverso l’analisi di alcune delle serie zione del Tesoriere (Enrico Zaninetti) sul Bi- componenti ha condotto in questi anni. Salu- più note, nell’ambito dei generi cinematografici lancio Consuntivo e Preventivo; relazione dei tandovi, vorrei invitarvi a fare il possibile per di riferimento o in rapporto al film singolo dal Revisori dei Conti sulla gestione finanziaria; essere presenti al Consiglio Federale. È, come quale direttamente derivano. Come sempre Lab votazione per l’approvazione dei bilanci Con- dicevamo, un momento di profondi cambia- 80 film curerà una selezione di film collegati suntivo e Preventivo. Dibattito sulle relazioni. menti a cui tutti siamo chiamati a partecipare all’argomento e ai titoli oggetto di analisi in al- come protagonisti per costruire un futuro per cune delle relazioni previste. Occasione per i la Federazione fatto di innovazioni e di conti- partecipanti di rivedere capolavori sotto una lu- Campagna nuità con la propria storia. Ci vediamo a Ber- ce diversa, e qualche sorpresa di distribuzione Tesseramento FIC gamo. più recente. 2016/2017 Gianluigi Bozza Presidente della FIC Programma Da quest’anno il settimanale Film Tv è partner dell’incontro per la stagione 2016/2017 di FIC. Film Tv, uni- Presentazione del co settimanale italiano di cinema, televisione, Federale musica e spettacolo, da sempre attento alla re- Convegno 23 Settembre Venerdì altà dei cineforum e dei cineclub italiani (a cui ore 15.00 coordina Leonardo Gandini — Uni- dedica periodicamente una rubrica d’appro- Il convegno di studi che si svolge quest’anno versità degli Studi di Modena e Reggio Emilia fondimento) è partner della FIC - Federazione nelle prime due giornate del 64° Consiglio Fe- Gloria Zerbinati True Detective #1. Time Is a Italiana Cineforum, per la stagione cinemato- derale della FIC, presso la sede ormai abituale Flat Circle grafica 2016/2017. dell’Auditorium di Piazza Libertà di Bergamo, Federico Pedroni The Knick. Il mondo nuovo: L’accordo prevede l’emissione, finanziata da intende trattare un tema sicuramente “caldo”, frammenti di una Heimat americana Film Tv, di 30.000 tessere FIC personalizzate in cui attualità e storia della Settima arte si Luca Malavasi Da Fargo a Fargo: andate e ri- con il logo del settimanale e la diffusione, nelle fondono: si tratta dell’evoluzione registratasi, torni sale del circuito FIC, di uno spot della rivista all’incirca negli ultimi dieci anni, nelle forme Lorenzo Rossi Benvenuti al Nord: P’tit Quin- da proiettare prima dei film: una naturale evo- della narrazione e della messa in scena in am- quin fra cinema e serialità luzione dell’impegno che da sempre Film Tv bito televisivo, con la produzione di un nume- ore 18.00 proiezione del film promuove nel sostegno di sale e iniziative tese ro sempre maggiore di serie e di mini-serie, Mildred Pierce (Il romanzo di Mildred, 1945) di alla diffusione di opere fuori dal circuito stret- quasi sempre distribuite su più stagioni. In re- Michael Curtiz, USA, 111’ tamente commerciale e della cultura cinema- altà questa ibridazione tra i due media ha ori- ore 21.30 proiezione del film tografica in generale. gini ben più lontane: si potrebbe far risalire a Fargo (id., 1996) di Joel Coen, Ethan Coen, USA/ buon diritto all’“esperimento” fassbinderiano UK, 98’ FIC - Federazione Italiana Cineforum di Berlin Alexander Platz (1980) seguito un de- 24 Settembre Sabato Sede operativa e segreteria via Pignolo, 123 cennio dopo dal “caso” del lynchano I segreti di ore 10.00 coordina Stefano Guerini Rocco, Uni- - 24124 Bergamo Tel. 035 361361 - Fax 035 Twin Peaks scatenatosi nel 1990-91, che nel versità degli Studi di Bergamo Davide Lantieri 341255 www.cineforum-fic.com 58 [email protected] Visioni sarde e voli dirottati Le speranze del cinema sardo e gli aerei che non atterrano. Ma il cinema deve essere sardo o solo girato in sardegna? Sull’Unione Sarda del regionale e non la produzione cinematografi- del paese e dall’estero, di favorire la partecipa- 28 luglio la giornalista ca tout court? In primo luogo, per finanziare zione degli operatori locali al lavoro sui set, di Maria Dolores Pic- dei film qualsiasi, a prescindere dall’argo- far conoscere le professionalità locali, di attrar- ciau, traeva spunto mento e dal modo, abbiamo già due strumen- re fondi anche attraverso l’ingresso in società dalle asserzioni di al- ti:i bandi del MIBACT (Ministero della Cultu- di altri soggetti pubblici o privati e attraverso cuni operatori della ra) e la FILM COMMISSION REGIONALE. In iniziative di attrazione degli investimenti. A Marco Antonio Pani stampa cinematogra- secondo luogo, perché si tratta della “condicio questi due strumenti si uniscono, nel caso Sar- fica sarda, per costrui- sine qua non” imposta dalla Comunità Euro- degna, i bandi per il cinema d’interesse regio- re una tesi, non si sa quanto circostanziata, pea alla Regione Sardegna perché la legge re- nale. Bandi che hanno, oggi più che mai una sull’inadeguatezza della legge regionale per il gionale potesse semplicemente esistere. Se i valenza fortissima perché il cinema regionale, cinema della Sardegna. Le tesi sono due. che oltretutto più facilmente permette La prima è la solita secondo la quale una l’accesso al lavoro sui set ai lavoratori, ai Film Commission potente sarebbe suffi- tecnici, agli artisti e agli attori sardi, di ciente a risolvere tutti i mali, visto che, quanto non faccia un film arrivato da Ro- come accade in Puglia, riuscirebbe a tra- ma o dallo spazio profondo (gli esempi sformare i soldi destinati allo sviluppo del non mancano anche nel passato recente) cinema, in euro tintinnanti nei cassetti è, prima ancora che veicolo della nostra dei registratori di cassa dei nostri negozi cultura o identità, uno strumento per la di souvenir, alberghi, ristoranti e compa- formazione di nuova cultura, strumento gnia bella e in enormi flussi di turisti ver- di autocritica e di crescita, di racconto, di so la Sardegna con conseguente grande apertura e di confronto. Un modo per so- progresso socioeconomico dell’isola. La stenere in qualche modo anche “lo sguar- seconda, che i film finanziati dalla legge Marco Antonio Pani (sulla destra) con gli attori e una parte dell’equipe do” di autori, produttori, attori, tecnici e sul cinema sarebbero dei prodotti realiz- del suo ultimo corto “Maialetto della Nurra” (foto di Simona Pibiri) artisti del cinema del territorio, e anche zati con budget elevati, visti pochissimo, quello di chi, alla Sardegna, guarda con il e che non hanno prodotto nessun indotto suo sguardo “alieno”. Nessun isolamento a causa di una legge che richiede ai pro- quindi. Casomai, l’isolamento, e la diffi- getti una sorta di “patente di sardità” che coltà nel far diventare il cinema un vola- condiziona i temi e le sceneggiature.”Per no per la nostra economica, sono favoriti questo motivo” - chiude la giornalista con da una politica dei trasporti demenziale parole sue - “È tempo di bilanci in cui oc- che ci ha ridotti (e siamo nel 2016, non corre domandarsi se esiste (ma per come nella preistoria) ad essere letteralmente è impostata la frase ci dovrebbe essere schiavi di un monopolio dei trasporti per qui un “se debba esistere”) un cinema sar- mezzi e passeggeri via mare, e ostaggio do o semplici produzioni girate in Sarde- di un paio di compagnie aeree quando gna e che portano le immagini delle sue nell’aeroporto di un isola piccolina come spettacolari location nel mondo”. Pre- Un’immagine dal making off di “Maialetto della Nurra” di Marco la spagnola Ibiza atterrano quotidiana- mettendo che io per primo sono convinto Antonio Pani (foto di Marco Antonio Pani) mente la bellezza di cinquantasei (!) di- del potenziale del cinema, dell’audiovisivo e bandi per la produzione della legge regionale verse compagnie aeree. Per la Puglia il cinema delle industrie culturali in genere hanno co- sul cinema non tenessero minimamente con- ha fatto molto, è vero. Ma se non ci fosse mo- me volano per l’economia dei territori e quin- to della specificità regionale, sarebbero un do di raggiungerla facilmente e a prezzi com- di anche della Sardegna, e che credo anche doppione di quelli del MIBACT e allora che petitivi, se importanti compagnie low cost che la legge regionale sul cinema vada prima o senso avrebbe destinargli delle risorse? Se poi non avessero dirottato sui suoi aeroporti deci- poi aggiornata e rivista in alcuni dettagli, cre- si trattasse semplicemente di voler promuo- ne di tratte che prima partivano e arrivavano do anche che vada sfatato un mito negativo vere il territorio e far arrivare turisti, baste- in Sardegna, ci sarebbe stato il formidabile ri- con cui regolarmente si cerca di attaccarla: la rebbe aprire le casse della regione a chiunque torno tanto sbandierato in termini turistici? Il famosa e dannosissima “patente di sardità”. volesse girare in Sardegna, senza prevedere “cinema è un’industria sostenibile”, noi lo di- La legge non stabilisce affatto che tutti i film bandi specifici per film di “particolare interes- ciamo da tempo. Il cinema è lavoro, è ricaduta debbano parlare di pastori, pescatori o mina- se regionale”. Il ritorno ci sarebbe quasi sem- economica, è promozione turistica, e per que- tori che parlano con la “u”, ma solo che i pro- pre comunque. Basta imporre che fatto cento sto è una scommessa che vale la pena anche getti, per usufruire del “sostegno a progetti di l’importo del sostegno regionale, la produzio- economicamente di fare, ma è pur sempre, lungometraggio di importanza regionale” ne sia obbligata a spendere sul territorio per anche, un linguaggio e una narrazione. Non debbano costituire un volano per la conoscen- lo meno centoventi (ma io farei almeno 150). Il possiamo dimenticarlo. Il cinema è un lin- za di cultura, lingua, storia, geografia, situa- gioco è fatto, e l’indotto si svilupperebbe co- guaggio molto costoso, anche quando costa zione sociale della Sardegna e saperne promuo- munque. Investimento sicuro. Per favorire poco, ma è necessario fomentarlo e sostenerlo vere il paesaggio, il patrimonio archeologico e anche queste dinamiche proprio la legge re- anche nella sua tipicità regionale e territoria- artistico, la gastronomia, l’arte ecc. ecc. Tutte gionale prevede l’esistenza della Film Com- le, se non si vuole demandare completamente cose che, al contempo, sono perfettamente in mission regionale (oggi Fondazione Sarde- ai media, ai social e alla tv (e quindi sostan- grado di portare le immagini delle sue spetta- gna Film Commission), che nasce proprio zialmente a forti poteri economici) la narra- colari location nel mondo, di portare turisti, e come sportello della legge regionale sul cine- zione per suoni ed immagini del mondo. quindi creare anche ricaduta economica diret- ma e poi diventa “fondazione di partecipazio- ta e indiretta. Ora mi si dirà: ma perché sostene- ne”, proprio con lo scopo di promuovere l’isola re con dei bandi appositi i film di importanza come location, di attrarre produzioni dal resto Marco Antonio Pani 59 n. 42 8 settembre. Tutti a casa, un film per i posteri La fine di una guerra sebbene, in un primo momento, sembra influenza la storia di che per la coppia padre figlio De Filip- una nazione. La vitto- po-Sordi si fosse pensato a quella ria unisce il popolo, lo Totò-Gassman. Il film ebbe un grande rende fiero, e gli dà successo di pubblico, registrando un in- una parziale consola- casso di oltre un miliardo di lire. Ma Tut- zione al dolore per i ti a casa, con la sua trama dai risvolti propri morti. Un’espe- agrodolci, non è solo una divertente rienza che l’Italia pro- commedia, il film entra di diritto nel ge- vò nel 1918 con la vitto- nere di guerra, per l’attenta ricostruzio- Andrea David Quinzi ria sull’Austria nella ne degli eventi storici (i treni con i mili- Prima guerra mondia- tari catturati diretti in Germania, il le. La sconfitta invece umilia, e dà il senso ritorno dei fascisti, la caccia agli ebrei e dell’inutilità dei sacrifici sostenuti, determi- lo scontro tra insorti e tedeschi nei vicoli nando quasi sempre la fine del governo che di Napoli), e l’acuta analisi degli stati volle il conflitto. In entrambi i casi, però, la fi- d’animo di quei giorni, simboleggiata dalla sono gli ordini?”. Perché questo fu il vero dram- ne della guerra pone termine alla quotidiana lenta presa di coscienza del Sottotenente In- ma dell’armistizio: l’improvvisa scomparsa di sfida con la morte, segnando il ritorno alla pa- nocenzi-Sordi. Scena emblematica dell’8 set- ogni autorità militare e statale che si assumes- ce e il lento e difficile cammino verso il ritorno se la responsabilità di gestire quel alla normalità. Nel 1940 Mussolini decise di tragico momento storico della na- entrare in guerra accanto alla Germania nazi- zione. In ogni guerra la parte che sta, in un conflitto che sembrava già vinto, ri- crolla è costretta a chiedere l’armi- tenendo che si sarebbe risolto in una rapida stizio, e il suo governo affronta le passeggiata militare. Invece, dopo 39 mesi di difficili conseguenze di quell’even- sconfitte, con le città distrutte dai bombarda- to. Alla fine toccò anche ai nostri menti e una parte del territorio invasa dal ne- ben più agguerriti ex alleati che si mico, l’8 settembre del 1943 il governo italiano ritenevano invincibili: si arresero i annunciò la resa. Una sconfitta annunciata, bellicosi tedeschi tra le macerie fu- frutto del folle bluff tentato dal regime. Mus- manti di Berlino, e gli orgogliosi solini, il re e lo Stato maggiore conoscevano giapponesi dopo le bombe atomi- benissimo l’inadeguatezza qualitativa e quan- che. I governanti di quei paesi distrut- titativa del nostro esercito ad affrontare una ti, pur nelle condizioni drammatiche guerra moderna, ma quando si trattò di paga- in cui versavano, affrontarono quel re il conto nessuno volle assumersene la re- tragico passaggio ed i termini umi- sponsabilità. Il re scappò pensando solo a sal- Serge Reggiani e Alberto Sordi lianti della resa. L’armistizio di Vit- vare la pelle, il governo abbandonò il paese e torio Emanuele III e di Badoglio, invece, otte- l’esercito al loro destino, e Mussolini, a capo di nuto in modo tortuoso ed ambiguo, ribadendo un governo fantoccio, perseverò nella diaboli- fino all’ultimo la fedeltà ai tedeschi e senza ca alleanza con i tedeschi ma, soprattutto, escludere la possibilità di un repentino disco- l’armistizio pagato al prezzo della sconfitta noscimento della resa con gli alleati, fu invece non segnò la fine della guerra. Per due anni il più vile, il più vergognoso e il più rabbercia- l’Italia sarebbe stata il campo di battaglia di to della storia. Non solo non pose fine alla eserciti stranieri, e la popolazione la vittima guerra, ma abbandonò il paese alla vendetta sacrificale dei bombardamenti alleati e delle dei tedeschi, che deportarono oltre 700.000 stragi tedesche, mentre i resti del nostro eser- soldati italiani nei lager e scatenarono la loro cito si sarebbero trovati nella paradossale tembre è quella in cui Innocenzi chiama il suo rabbia sulla popolazione indifesa. Storici e so- condizione di essere al tempo stesso prigio- comandante per riferirgli che i tedeschi stan- ciologici hanno molto dibattuto su quella che nieri e cobelligeranti sia degli ex alleati che no sparando ai soldati italiani: “Signor colon- lo storico Galli Della Loggia ha definito ‘la degli ex nemici. Con tutti i suoi risvolti storici, nello accade una cosa incredibile: i tedeschi si morte della patria’, e molti hanno attribuito umani, politici e militari, la tragedia dell’8 set- sono alleati con gli americani!”. E quando il proprio a quel tradimento del patto sociale tra tembre sembrerebbe il soggetto ideale per superiore gli comunica la notizia dell’armisti- governo e governati la successiva e perduran- film e serie televisive e invece, nei 73 anni tra- zio risponde: “Allora tutto è finito! Ma non po- te sfiducia del popolo italiano verso la classe scorsi da quei fatti, le fiction italiane ad essa treste avvertire i tedeschi!”. Poi Innocenzi politica, il suo limitato patriottismo, lo scarso dedicate si contano sulla punta delle dita di pronuncia una frase che è il paradigma di quel senso civico, la riluttanza ad accettare ordini e una mano. Il film più famoso èTutti a casa, di- tragico 8 settembre: “Signor colonnello, quali regole sociali, la tendenza al sentirsi più parte retto nel 1960 da Luigi Comencini. Un capola- di una comunità locale che di una voro scritto e ideato da due grandi sceneggia- compagine nazionale. Solo per il tori: e , più fatto di aver girato un film su quei noti come Age&Scarpelli. Il film, prodotto da drammatici avvenimenti, traman- Dino De Laurentis, ha un grande protagoni- dandoli ai posteri, dovremmo esse- sta, Alberto Sordi, che con questo film si ag- re grati al film di Comencini, il pec- giudicò il suo secondo David di Donatello cato, o la colpa, è che non ne siano consecutivo, dopo quello vinto l’anno prima stati girati altri. con La grande guerra, e un cast d’eccezione: Serge Reggiani, Martin Balsam, Nino Castel- nuovo, Carla Gravina, , la bravis- sima e il grande Eduardo De Filippo Soldati italiani rastrellati Andrea David Quinzi 60 [email protected] Masaccio d’estate a San Giovanni In Barbagia cominciammo col cinema Valdarno (Arezzo) Ricordo del Circolo del Cinema a Bitti (Nuoro) Tutti vogliono Parlare dell’esperienza contro la dittatura golpista in Cile. La nascita del circolo del cinema del “Collettivo Proletario” era lo sforzo di co- qualcosa a Bitti vuol dire torna- struirci una dimensione politica di lotta e mi- re indietro di diversi litanza “nostra”, autonoma dai partiti e dalla Come ogni estate il cine- decenni, e i ricordi co- politica istituzionalizzata. Il PCI ci sembrava club sangiovannese in minciano ad essere una gabbia, un partito incapace di compren- collaborazione con il Co- piuttosto sfumati. Era- dere i movimenti dei nuovi soggetti sociali e di mune di San Giovanni no i primissimi anni dare spazio alla radicalità delle nostre idee. Valdarno, organizza una ’70 e i fermenti politici Quel collettivo , formato da una trentina di ra- programmazione d’éssai per i cinefili del Valdar- Lorenzo Calzone e culturali in atto in gazzi e ragazze, fu una fucina di militanti, di tutta Italia arrivavano artisti, di scrittori. Al suo interno si formò un no. Tra i titoli Tutti voglio- molto nitidamente anche nei nostri paesi della gruppo di muralisti che cominciò ad operare a no qualcosa di Richard Barbagia. Un gruppo di ragazzi di 16, 17 anni, Bitti e nei paesi vicini, con murales dedicati ai Elisa Naldini Linklater. Il regista di Pri- qualcuno più grande, viveva le inquietudini di caduti bittesi nella Resistenza al nazifascismo ma dell’Alba e Boyhood ci tutti i giovani di quel periodo. Sentivamo di o su temi anticolonialisti. Ci fu anche un’espe- riporta indietro al 1980 e gioca con il tempo come essere in un’epoca di importanti cambiamen- rienza più allargata di teatro con la rappresen- in tutti gli altri suoi film. Diventato famoso con la ti; avevamo una gran voglia di “fare qualcosa” tazione della piece “Quel Giorno a Buggerru” trilogia Before sunrise -Before sunset - Before midni- anche nella nostra realtà. C’era un locale in di Romano Ruju. Si svilupparono interventi ght, Linklater sperimenta con Boyhood passaggi “Carrera Longa” - una via parallela al corso di sul territorio, su temi come la disoccupazione, temporali naturali, filmando nell’arco di 12 anni i Bitti - che veniva generalmente usato per fare i trasporti, la sanità, la fabbrica tessile da poco suoi attori, tra cui ricordiamo Ethan Hawke e Pa- festicciole. Il gruppo di giovani che lo affittò impiantata. Fu una breve ma intensa stagione tricia Arquette, vincitrice di un Oscar come mi- ne volle fare qualcos’altro, una specie di circo- politica, una presenza che segnò positivamen- glior attrice protagonista. Il bambino, poi ragaz- lo dove i ragazzi che in genere affollavano i zo, protagonista di Boyhood termina il suo numerosi bar del paese potessero incontrarsi percorso all’Università che rappresenta per lui la per parlare dei loro problemi o anche sempli- libertà negata per tutta la sua infanzia e adole- cemente per giocare a carte o bere una birra in scenza, costretto a seguire la volontà, a volte fol- santa pace. Pastori, studenti, manovali, senza le, dei due genitori separati. Tutti vogliono qualco- alcun particolare orientamento politico, si ri- sa, inizia proprio dove è finito il film precedente, trovavano là tutte le sere. Alcuni compagni già nonostante sia ambientato nel settembre del pervasi dal demone del cinema portarono il 1980. Jake (Blake Jenner), il protagonista, è un primo film: “La Battaglia d’Algeri” di Gillo promettente giocatore di baseball. Arrivato all’U- Pontecorvo. Per tanti che venivano a vederlo niversità di Austin in Texas, conosce i suoi com- era semplicemente “unu cinema”. A Bitti il ci- pagni di squadra e nell’arco di un fine settimana, nema era una consuetudine di massa; esisteva te la vita del paese incontrando spesso il favo- instaura con loro una solida amicizia. Gli eventi il cinema Ariston che programmava anche più re della popolazione. Dopo la metà degli anni si susseguono con leggerezza scanditi dallo scor- proiezioni a settimana, e il cinema parroc- ‘70, come in tutte le esperienze politiche di rere di un tempo concentrato su eventi esclusiva- chiale. La domenica venivano in molti anche quel periodo cominciarono a manifestarsi di- mente piacevoli e divertenti. L’unico momento dai paesi vicini. Per noi che avevamo già una verse posizioni e orientamenti. Alcuni si rico- buio riguarda un falso studente, un trentenne passione politica era qualcosa di più impor- noscevano in movimenti sardisti come Su Po- californiano, allontanato immediatamente dal tante. La lotta del popolo algerino che nel de- pulu Sardu, altri si sentivano vicini a campo di gioco durante un allenamento, perché cennio appena trascorso aveva fatto sloggiare movimenti nazionali come Lotta Continua, De- scoperto quale impostore. I compagni di gioco i colonialisti francesi suscitava ancora grande mocrazia Proletaria, Autonomia Operaia... In re- rimangono infatti colpiti e delusi dal fatto. Sol- emozione. La piccola sala si riempì, fu un suc- altà la situazione locale ci andava ormai stret- tanto poche ore prima aveva ascoltato insieme a cesso. Seguirono molte altre proiezioni, alcu- ta, un ciclo si era esaurito. Cominciò una loro la musica dei Pink Floyd e trascinato il grup- ne in quel locale, altre, in seguito, nella sezio- diaspora. Molti dovevano andare nelle città po in una sorta di piano ultraterreno, “sì perché ne del PCI, con gli immancabili dibattiti, sarde o nel continente per frequentare l’uni- - aveva detto - gli uomini hanno un grande po- spesso molto animati. Ricordo la proiezione versità, altri dovevano semplicemente emi- tenziale, ma non lo sfruttano. Loro possono co- di “Alexander Nevsky” di Sergey Eisenstein: grare a causa della mancanza di lavoro e di municare tramite la telepatia!”. E finalmente an- come per incanto all’usci- prospettive. Il vento ci che il vero amore arriva per Jake, è Beverly, una ta vedemmo la neve cade- portò via, ma tra di noi è studentessa di teatro che lo invita a una festa pie- re, la Russia era arrivata a sempre rimasto un legame na di maschere e colori. Solo una notte per inna- Bitti! Il gruppo di giovani emotivo indistruttibile, morarsi e farsi ogni promessa. Momenti magici e giovanissimi che ruota- basato sulla consapevolez- sospesi come gli arredi fluttuanti della scenogra- va attorno a quella espe- za di aver fatto qualcosa di fia del loro spettacolo sperimentale in cui Ali- rienza cominciò ad allar- importante, di bello e di ce-Beverly intervista i suoi spasimanti. Ma anche gare la propria visione giusto in una piccola realtà qui arriva l’alba e porta Jake nell’aula del corso di delle cose alla realtà poli- della Sardegna profonda. storia. Il professore sulla lavagna scrive: “le bar- tica che si viveva in quegli Cominciando da quel film riere sono dove vengono costruite”, solo dopo anni. Avvertivamo la ne- in bianco e nero nel locale nove anni crollerà il Muro di Berlino e si apriran- “Alexander Nevsky” (1938) La conquista di no nuovi scenari mondiali. Ma la stanchezza del- cessità di impegnarci in Pskov da parte dei Cavalieri Teutonici di Carrera Longa! prima persona nelle lotte la notte si fa sentire e il nostro protagonista si ad- che si svolgevano in tutta la Sardegna, guar- Lorenzo Calzone dormenta sul banco dolcemente cullato dei dando alle lotte degli operai nelle fabbriche del Ha vissuto a Bitti fino al 1977, partecipando attivamente ricordi del suo nuovo amore. Si esce dal cinema nord e, a livello internazionale, ai movimenti alla vita politica e culturale del paese. Attualmente vive a in pace con se stessi. contro la guerra in Vietnam, alla mobilitazione Roma. Elisa Naldini 61 n. 42

Teatro Sokurov a teatro Al Teatro Olimpico di Vicenza nell’ ambito di conversazioni 2016-18 a fine Settembre Aleksandr Sokurov firma la sua prima regia teatrale con Marmi di Josif Brodskij Sotto la direzione di ingenerato dalla loro diversità la ragione stes- Franco Laera, nato sa della loro sopravvivenza in una assurda pri- nell’alveo del Crt di gionia. La creatività di Sokurov prende l’occa- Milano e dal 1989 gui- sione a pretesto per portare in scena anche da di un nuovo orga- figure iconiche del cinema italiano, mentre nismo di ideazione e scorrono in filigrana immagini di un celebre produzione artistica in- film di culto. Altri appuntamenti di respiro in- terdisciplinare, la Chan- ternazionale i due spettacoli in lingua inglese ge Performing Arts, ideati e diretti da Tim Crouch: il 16 e il 17 set- cambia intitolazione e tembre va in scena nella Basilica Palladiana Giuseppe Barbanti aggiunge al tradizio- The complete deaths, allestimento al tempo stes- nale contesto del Tea- so sublime e divertente per commemorare in tro Olimpico la Basilica Palladiana il Ciclo di maniera originale i 400 anni della morte di Spettacoli Classici della città di Vicenza giun- Shakespeare affidando a quattro clown scate- to alla sua 69° edizione. L’edizione 2016 di nati il compito di proporre in un unico conte- questo festival, che prende il via il 13 settem- sto le 74 morti in palcoscenico che troviamo bre con il regista americano Robert Wilson a nelle opere di William Shakespeare. I quattro introdurre nella Basilica Palladiana la proie- comici fanno parte di Spymonkey , la più im- zione del video del suo spettacolo Hamlet: a portante compagnia inglese di “physical co- monologue, entrato a far parte della storia del medy”. L’altro spettacolo in cartellone di Tim teatro, si intitola Conversazioni 2016-2018, Crouch si intitola I Malvolio , in programma il Aleksandr Sokurov a Vicenza per il 69° Ciclo di proprio a sottolineare il taglio di Laera, che in- 17 settembre nella Basilica Palladiana. Com- Spettacoli Classici tende farne una sorta di officina creativa do- pletano il ricco e variegato cartellone altri sette alle- W.S. Tempest, in scena dal 6 al 9 ottobre nella Basi- ve si intrecceranno percorsi ad hoc a cavallo stimenti: si inseriscono nel filone shakespeariano lica Palladiana, una produzione del Teatro del tra arti visive e teatro, cinema e danza. Da Lemming per la drammaturgia e regia di Massi- quest’anno artisti di tutto il mondo si con- mo Munaro e il MacBeth , testo di Vitaliano Tre- frontano con luoghi, arti, pubblico e istituzio- visan, affidato all’interpretazione di Patrizia ni locali, a partire dall’Accademia Olimpica e Zanco, in cartellone nella Basilica Palladiana dalla Fondazione Teatro Comunale di Vicen- il 7 ed 8 ottobre. Socrate il sopravvisuto/come le za. La Basilica Palladiana ospiterà per la pri- foglie è, invece, la nuova produzione della ma volta eventi del festival, dando spazio, compagnia Anagoor di Castelfranco Veneto senza ricorrere all’impiego di strutture fisse, a ispirata al romanzo Il sopravvissuto di Anto- esperimenti scenici di teatro e danza nel ri- nio Scurati, in programma al Teatro Astra il 17 spetto dell’imponente architettura, sempre e 18 settembre, che pone sul tappeto la que- più elemento di ispirazione per la creatività stione educativa. Moni Ovadia e Studio Az- degli artisti. L’avvio delle manifestazioni al zurro, invece, cureranno una nuova versione Teatro Olimpico è affidato invece, il successi- di un celebre spettacolo dei primi anni ’90, vo 16 settembre, alla Compagnia Balletto Civi- Il Teatro Olimpico, progettato dall’architetto rinascimentale Delfi cantata, tratto dal poema di Yannis Rit- le diretta da Michela Lucenti, il cui lavoro di Andrea Palladio nel 1580 e sito in Vicenza. È il primo e più sos, con le musiche di Piero Milesi (Teatro teatro-danza in programma, Before Break, antico teatro stabile coperto dell’epoca moderna Olimpico, 8 e 9 ottobre). E, poi, ancora uno prende spunto da uno dei celebri testi shake- spettacolo di Teatro Noh, L’ambasceria dell’Era speariani, La Tempesta in apparenza una favo- Tensho che rievoca un episodio realmente ac- la fuori dal tempo e dallo spazio, in realtà un caduto (Teatro Olimpico, 20 settembre), il te- plot in cui si ritrovano tutte le contraddizioni atro danza di Lovers proposto da Naturalis dell’uomo moderno. Il 18, sempre al Teatro Labor per regia e coreografia di Silvia Berton- Olimpico, Balletto Civile propone ancora per celli e Luciano Padovani (Basilica Palladiana, la regia e coreografia di Michela Lucenti, Kil- 30 settembre e 1 ottobre). Di grande sugge- ling Desdemona, liberamente tratto da un altro stione, infine, anche Galileo: l’ordine dell’occhio capolavoro del Bardo, Otello. Molto viva è l’at- al cielo, lo spettacolo che il 24 settembre farà tesa per il debutto fortemente voluto dal di- dialogare, sotto la volta della Basilica Palladia- rettore artistico Laera del regista russo Alek- na, le antiche musiche di Vincenzo e Miche- sandr Sokurov in palcoscenico: dal 28 langelo Galilei, eseguite con strumenti d’epo- settembre al 2 ottobre al Teatro Olimpico an- ca dall’Accademia d’Arcadia, e le immagini drà in scena Go.Go.Go. Per la prima volta Alek- digitali del videomaker Gianmaria Sortino. sandr Sokurov realizza un lavoro per il teatro, Giuseppe Barbanti dialogando con il celebre monumento proget- tato da Andrea Palladio a partire da Marmi, testo teatrale di Iosif Brodskij, di cui utilizza Informazioni e prevendite. Biglietteria Teatro Comunale anche brani lirici. In scena due prigionieri – il “Before Break”, ispirato a “La Tempesta”, e “Killing di Vicenza. tel. 0444 324442 email biglietteria@tcvi. romano Publio e il barbaro Tullio - che, opposti per Desdemona” che prende le mosse da Otello (foto di it Online su www.tcvi.it origine, cultura e carattere, fanno del contrasto Francesca Laureri)

62 [email protected] All’ombra della FICC: la scomparsa di Pellizzari, nel ricordo di Ferrero Lorenzo e Adelio Ho conosciuto, nella narrandone con divertita ma caustica forza non fu peraltro un pieno successo. L’approfon- medesima occasione, aspirazioni e destini, velleità e disavventure dita analisi del film con cui Adelio seppe intro- Lorenzo Pellizzari, scom- nelle serate di tour in provincia. Proprio come durla trovò solo una parte degli astanti in gra- parso a Milano lo scorso 7 quella in cui venivamo a ritrovarci: si era do di seguirla. Il successivo intervento, agosto, che Adelio Ferre- quindi particolarmente ansiosi -forse, anche brillante e provocatorio, di Lorenzo non ebbe ro, in una brumosa sera- un po’ piccati e polemicamente predisposti in realtà miglior esito. Se l’atteso debutto di Nuccio Lodato ta novembrina del 1964, -di “confrontarci” con lui anche su questo. Il Antonioni nel colore, con il proverbiale aver quando vennero a Vo- Circolo del Cinema di Voghera, in quegli anni, fatto ridipingere appositamente luoghi e natu- ghera, dove allora abitavo, per tenervi, nell’or- non menava affatto la vita grama che avrebbe, ra attorno all’ANIC di Ravenna, aveva stimola- mai mitico circolo “Lo Stanzone” della SOMS, in determinati periodi, conosciuto in seguito. to il pubblico, il film non l’aveva convinto. Nel una conferenza-dibattito su Michelangelo Guidato con pazienza e sagacia da Francesco circolo vogherese tirava ancora un’aria di sche- Antonioni, in concomitanza con l’uscita di De- Rebasti e Dino Traversa, aderendo alla FICC matismo che in quello più smaliziato di Ales- serto rosso, con cui, due mesi prima, il re- sandria, soprattutto grazie a Ferrero, gista aveva vinto il Leone d’Oro a Vene- non sussisteva già più. Dopo la promes- zia. Quel remotissimo appuntamento sa mancata della sequenza dello sciope- torna ora al centro, nella memoria, di ro in apertura (che poteva rimandare al curiosi incroci di coincidenze. Il film di Grido e ad altri epici dibattiti ricordati Antonioni, in quella stagione, unita- con nostalgia dai meno giovani), aveva mente al Vangelo secondo Matteo di Paso- deluso il nettissimo ripiegarsi imme- lini, era al centro della discussione sul diato del film (inevitabilmente coeren- cinema. Ad Alessandria, la città di Fer- te, del resto, con l’appena precedente, rero, il locale Circolo del Cinema insi- sopra ricordata, “trilogia dell’alienazio- steva da tempo, anche con pubblicazio- ne”: c’era anzi chi già da allora aveva ni belle e autorevoli, nella ricerca critica propriamente appena parlato, annet- sul maestro ferrarese che del resto, an- tendole lo stesso Deserto, di tetralogia), che nella prima metà di quel decennio, per dirla con parole di oggi, “sul priva- con la “trilogia” (oggi un po’ più ardua to”. La descrizione delle orge squallide da rivedere...) L’avventura-La notte-L’e- nella baracca aveva offeso il puritanesi- clisse, aveva calamitato su di sé una pro- mo radicato -magari ipocritamente...- lungata attenzione della parte più at- Lorenzo Pellizzari (Milano, 16 febbraio 1938 – Milano, 7 agosto 2016) è nella sinistra ufficiale di allora, e i perso- tenta della critica. Adelio era stato in stato un saggista e critico cinematografico italiano. naggi dei protagonisti, l’inevitabile Vitti prima fila in quel lungo e appassionato lavoro (tra i cui consiglieri nazionali sedeva allora e lo spaesato Harris, irritato e sconcertato; la di analisi1, dipanato sulle pagine bimestrali proprio Adelio), incoraggiato e sostenuto, ol- pur formidabile sequenza onirica di Budelli dell’aristarchiana “Cinema Nuovo”, e poi con- tretutto, da “giovani” più o meno tali, come con la bambina era parsa -in fondo, non del fluito nella riuscita monografia pubblicata Vittorio Emiliani, Giuseppe Turani e Leo Si- tutto a torto...- ingenua e velleitaria: la stessa -allora da pochi mesi- a Monza da Ezio necessità della chiave cromatica di fon- Stringa nella serie “Cinestudio” (Loren- do era sfuggita ai più, certo ignari del zo, proprio nello stesso periodo, aveva remoto articolo Ritorno a Hegel (niente preferito occuparsi, nel medesimo pe- meno...) del giovane Antonioni collabo- riodico, del Cinema sovietico dal Bort- ratore di “Cinema”. Ferrero, che poteva nikov all’Ivan...). Il suo intervento da all’occorrenza inclinare al sarcasmo an- Venezia sulla rivista, uscita in quei che sferzante, ma non possedeva l’incli- giorni da poco, ne aveva aggiornata la nazione profonda e naturale all’ironia e ricognizione antonioniana. Chiaman- all’autoironia proprie di Pellizzari, in ca- do Adelio a Voghera dalla vicina Ales- si simili non riusciva a divertirsi e, tro- sandria (come Pellizzari dalla vicina vandosi a esercitare senza volerlo il ruo- Milano) il Circolo locale intendeva pro- lo di difensore d’ufficio d’un Antonioni prio offrire la possibilità di ascolto di assente, era stato spinto a poco a poco a due critici tra i più avanzati nella pene- chiudersi. Lorenzo per parte sua, pur trazione del non facile mondo del regi- ammiccando con lo sguardo, taceva ma- sta. Pellizzari del resto, per parte sua, estosamente. Si era succeduta da parte aveva pubblicato da poco, sul medesi- dei presenti una serie di posizione roz- Adelio Ferrero (1935-1977), critico cinematografico, protagonista della mo periodico, un pungente articolo sui zamente “operaiste” e “antiborghesi”, cultura alessandrina, docente di cinema presso il DAMS all’Università di giovani operatori e “animatori” cultura- cui avevano finito per non replicare, pur Bologna, fondatore della rivista “Cinema e Cinema”, primo Presidente del li (sarebbero venute in voga un po’ di an- non essendo certo in disaccordo sui ter- Teatro Comunale di Alessandria ni dopo, in verità, queste espressioni...), mini politici di base con quell’ambiente. sti, ai quali tutti si sarebbe dischiuso, da lì a «Se Antonioni ha qualcosa da dire, lo dica forte 1 Ne avrei raccolti e risistemati tutti i testi nel poco o molto, un destino non provinciale2. La e chiaro» aveva tentato di concludere lapidaria- volumetto Lo sguardo di Antonioni, pubblicato dal Teatro serata, sebbene non avara di spettatori (rag- mente un noto medico storicamente aderente Comunale di Alessandria in occasione del centenario del guagliata ad oggi, sembrerebbe di sognare...), al PCI, ma la cui digestione del XXー Congresso cinema, nel 1995, e che avrei avuto l'inatteso piacere di risultava ancora molto laboriosa, a... soli otto offrire, in una presentazione rapallese di Al di là delle nu- 2 Emiliani, che sarebbe pervenuto meritata- anni dal rapporto Kruscev. Una mia presun- vole, grazie alla moglie Enrica, allo stesso Antonioni, pur- mente alla direzione del e alle responsabi- tuosa domanda fuori tema aveva scosso e sti- troppo già gravemente offeso dall'indisposizione perma- lità in RAI, ha fatto rivivere quegli anni portandoli all'at- molato gli ospiti, e per un quarto d’ora si era nente che lo aveva anni prima colpito in devastante tenzione nazionale in un delizioso volumetto edito a segue a pag. successiva misura. Roma da Donzelli. 63 n. 42

segue da pag. precedente riaperta una discussione che non ricordo, ma Il nostro affettuoso e riconoscente saluto a non aveva più a che fare col film (amato molto Carlo Tagliabue da Ferrero; moderatamente da Pellizzari; poco o nulla, allora e oggi, da me...). Tutto preso con Abbiamo appreso con costernazione dell’improssiva scom- la dabbenaggine del diciottenne provinciale, parsa dell’amico affettuoso Carlo Tagliabue, presidente dai sacri fuochi dei «Cahiers» ancora mai visti dell’Associazione Nazionale di Cultura Cinematografica da vicino all’epoca, ma riletti e mediati a uso C.S.C. – Centro Studi Cinematografici. Lo ricordiamo con interno da Aprà e Ponzi sulle pagine di «Fil- sentimento e riconoscenza per le sue notevoli qualità uma- mcritica» ritenevo doveroso contrappormi in ne e culturali. E’ scomparso all’improvviso e in punta di pie- ogni occasione alla linea di «Cinema nuovo» di all’età di 69 anni la mattina del 22 agosto. (ignoravo ovviamente che l’ironia del destino Carlo Tagliabue è stato regista televisivo RAI, docente uni- avrebbe fatto pubblicare due anni dopo una versitario e autore di diversi saggi e volumi. E’ stato diretto- mia “lettera di lettore” da Aristarco, ma che la re responsabile della rivista di pedagogia dell’immagine “Il collaborazione sistematica mi si sarebbe di- ragazzo selvaggio”. Da undici anni è stato autore di “Saran- schiusa, dal ‘67, proprio a «Filmcritica», con no famosi?” Annuario delle opere prime del cinema italiano, Bruno rimasto senza redattori dopo la seces- un libro che prende in esame e analizza il fenomeno delle sione di Aprà, Ponzi e degli altri fratelli fonda- opere d’esordio del cinema italiano, stagione per stagione. tori di «Cinema & Film»). Allo scambio di pun- Grande appassionato del poeta Gioacchino Belli che spesso ti di vista, nel corso del quale mi avevano citava come la più veritiera voce del popolo di Roma. Ha col- ovviamente polverizzato senza convincermi, laborato con articoli e consigli a Diari di Cineclub. Lo ricor- era succeduta l’immancabile bevuta in piedi al diamo come una persona dedicata alla mediazione, propria di un uomo di cultura. Caro Carlo, bancone che chiudeva tradizionalmente que- la redazione e tutti i collaboratori a vario titolo di Diari di Cineclub ti abbracciano con amorevo- gli appuntamenti (non ho la minima idea di lezza. come rientrasse ad Alessandria Adelio, sprov- Diari di Cineclub visto come il me di allora e di oggi di patente: probabile che Lorenzo, nel tornare a Milano, allungasse, e non di poco, il giro con una delle In ricordo di Carlo Tagliabue sue mitiche utilitarie...). Ma non avrei mai po- tuto immaginare che i due giovani ma già af- Dedicare la propria vita alla cultura è un’avventura conti- fermati relatori sarebbero entrati profonda- nua, ma soprattutto una sfida. La cultura occorre diffonder- mente (e con loro, da lì a poco, in diverso la e per questo spingersi ad osare. Carlo Tagliabue dalla vita contesto ma con altrettanta vivezza, il terzo ha ricevuto il grande dono della reciprocità ricevendo l’arte componente la punta di diamante critica mes- della sapienza ma anche donando l’educazione e la trasmis- sa in campo in quegli anni da Aristarco, Guido sione di questa sapienza acquisita, innescando relazioni di Fink) nella mia esistenza fino a impreziosirla scambio culturale tra le persone. Ha amato e si è occupato con tre amicizie fondamentali. Ma dei quattro di cinema in tutte le sue forme alternando il suo impegno anni alessandrini (‘73-’77) con la frequentazio- per la conoscenza sia come docente, come critico e come ne e la consuetudine presso che quotidiane operatore culturale nel CSC (Centro Studi Cinematografi- con Adelio ho già scritto3. Dell’insostituibile, ci). E proprio come presidente di questa prestigiosa asso- cementata affinità con Pellizzari, che in ragio- ciazione nazionale che si occupa di Settima Arte vogliamo ne proprio del Premio Ferrero si sarebbe svi- ricordarne il coerente impegno e la lotta per il riconosci- luppata e protratta per ben trentotto anni, tron- mento del cinema quale mezzo di espressione artistica, di cata solo, appunto, formazione culturale e di comunicazione sociale. Un impe- dalla sua recentissima gno che lo ha portato a favorire la presenza attiva del pub- scomparsa, mi pro- blico, sempre alla ricerca di strade nuove da percorrere per pongo di farlo. Come giungere ad una comunicazione in armonia con i diritti di uguaglianza e di libertà di espressio- della “triade magica” ne sanciti dalla nostra Costituzione. Il mondo dell’associazionismo culturale cinematografico da loro due costituita, ha perso un amico, un grande esempio di saggezza e di coerenza con le proprie idee, la FICC per ai miei occhi di lettore queste stesse idee lo ricorderà e continuerà a battersi per esse. Ciao Carlo. e di appassionato, con Fink, e degli anni in- FICC (Federazione Italiana dei Circoli del Cinema) dimenticabili delle ri- unioni di redazione bolognesi per «Cine- ma e Film» alla cui di- rezione, dopo averla fondata, si sarebbero suc- ceduti nell’ordine. Nuccio Lodato

3 Quella sera, in provincia, discutendo di Anto- nioni...: nel periodico locale di Alessandria “La Settimana” del 20 settembre 1984, ripubblicandolo l'anno successivo in Trent'anni di cinema e cultura ad Alessandria (1955-1985), il numero unico da me curato per il Gruppo Cinema citta- dino in occasione del trentennale di fondazione del Circolo del Cinema di Alessandria (ad opera di Ferrero, di cui ri- stampammo in quella sede Cinque studi su Orson Welles). 64 [email protected] Un resoconto dall’ultimo Festival di Pesaro Abbiamo sempre pen- a dare voce e schermo a tutto ciò che si muove, sato al festival di Pesa- soprattutto ai margini dell’impero. Riteniamo ro, sin da quando si che al festival di Pesaro, giunto quest’anno al- muovevano i primi la sua 52esima edizione, vada riconosciuta passi nei cineclub, co- questa volontà e questo coraggio – e chi lo di- me ad un luogo in cui rige asseconda questa natura – che conferisce si sarebbero potuti ve- alla manifestazione pesarese una personalità dere film che mai, al- precisa e non così diffusa. Festival d’altri tem- trimenti, avremmo vi- pi? Senza neppure una star? Senza un film in sto. Pesaro era il luogo anteprima nazionale? Si tutto questo e tutto dell’esotico e della spe- insieme, ma chi lo ha mai detto che le antepri- ludico del set. Lo sconosciuto lavoro di Villo- Tonino De Pace rimentazione. Negli me nazionali debbano essere quelle che poi è resi costituisce sicuramente una novità nel anni le cose sono mu- possibile vedere al cinema pagando il bigliet- panorama italiano e merita un’attenzione tate e abbiamo moltiplicato le possibilità di vi- to? Se invece parlassimo di esclusiva naziona- particolare che solo un palinsesto come Pesa- sione, ma forse, nel contempo, abbiamo assi- le? A Pesaro se ne vede quante se ne vuole, di ro poteva offrire con una piena godibilità del- stito ad una generale mutazione dei gusti, ma piccoli e invisibili film, indipendenti e occulti, la visione dovuta alla sua centralità all’interno anche (ed è più grave) dei desideri. La prolife- di cinematografie anche conosciute sul piano della programmazione. Di taglio differente, razione di dispositivi e delle opportunità di vi- internazionale, ma frutto di una elaborazione prettamente cinefilo è stata la rara retrospet- sione e i mille e mille canali e piattaforme tele- differente, lontano da ogni clamore e piutto- tiva dedicata al regista algerino Tariq Teguia. visivi e dispersi in rete consentono oggi una sto approdo di una visione e di uno sguardo Il cinquantenne autore non è sconosciuto in capillare e quanto mai diffusa possibilità di Italia, il suo cinema, a conferma di quanto si accedere ad una visione di film personalizza- diceva in precedenza è stato ospitato in altri ta, del tutto inimmaginabile fino a qualche occasioni festivaliere. Il festival di Pesaro che decina di anni fa. Ma se si guarda al contenu- lo ha ospitato dedicandogli un intero pome- to di questi mezzi, all’offerta si intende dire, riggio con la conduzione di Fulvio Baglivi e se si aprono le scatole magiche che contengo- Cecilia Ermini, ha proiettato l’intera sua ope- no il cinema on demand di ogni tipo e natura, ra tanto sconfinata nella sua immaginazione ci ritroviamo davanti a proposte consuete che quanto nella sua visione. Un cinema che na- spaziano dentro un orizzonte limitato che re- sce dal riscatto di un’oppressione e che trova sta ancorato al cinema occidentale con qual- nella liberazione di ogni frontiera il suo stato Inland, Tariq Teguia vitale. Il cinema di Tariq Teguia, rather sul mondo a volte del tutto opposta a quella than you, Inland, Zanj devolution, nasce da una consolidata. Ecco cosa ci fa credere che il fe- profonda commistione di culture e di generi stival di Pesaro possa essere ancora conside- anche all’interno delle stesse culture, da una rato come uno dei pochi che ponga la ricerca e curiosità innata verso ogni forma artistica. la sperimentazione al centro di ogni interes- Disseminato di segni e da un sottofondo poli- se. Una ricerca che continua ancora oggi nel tico sempre all’orizzonte, si fa a volte cinema 2016 e prova ne sia la nuova sezione Satellite abbagliante e senza misura a volte ristretto che ha raccolto le istanze dei filmaker più gio- dentro una sorta di prigione le cui sbarre sono vani o ai loro esordi. Curata da Anthony Ettor- i confini delle carte geografiche, le repressioni In the last days of the city, El Said re, Annamaria Licciardello, Mauro Santini e politiche e per questo i suoi personaggi sem- Gianmarco Torri, la sezione propone una ri- che puntatina verso il cinema asiatico che ab- cerca visiva e in alcuni casi sensoriale che apre bia già trovato conferma attraverso il passaggio i nostri sguardi su ipotesi estreme di visione o nei programmi di festival titolati strappando su narrazioni inusuali riconoscendo nel cine- qualche premio o qualche riconoscimento. Le ma quello strumento duttile e dalle infinite poche possibilità di qualche anno addietro possibilità. In questa direzione va anche se- erano compensate da uno scandaglio maggio- gnalata la bella retrospettiva dedicata a Virgi- re dentro la vastità del panorama e corollario lio Villoresi e curata da Bruno Di Marino. Il di questo teorema è la obsolescenza immedia- regista è stato ospite del festival e ha raccon- ta di nomi e di autori fino a qualche anno fa tato alla platea come nascono i suoi lavori e centrali. Si vedono ancora i film di Altman? O quali sono le sue ispirazioni. Villoresi è autore Les ogres, Léa Fehner quelli di Hasby? I più giovani riescono ancora di originalissimi lavori di animazione che per brano proseguire un cammino verso una pos- a vedere Chaine e ancora Blake Edwards ap- lo più sono stati realizzati su commissione a sibile liberazione da ogni limite immaginario. partiene all’immaginario di chi ama il cine- fini pubblicitari. Ma questo nulla toglie alla ri- Un cinema che depone ogni spettacolarità e ma? E si potrebbe continuare. In quei nomi e cercata raffinatezza dell’impianto e alla rit- sembra ritrarsi alla richiesta di verità. I film di in molti altri le radici del presente che non vi- mata bellezza di questi piccoli film frutto di Teguia seguono linee trasversali come quelle ve senza quelle premesse. Non resta quindi, una divertente ironia di fondo e della capacità dell’attraversamento del deserto e i suoi per- per dare soddisfazione a quella innata curio- di mettere in scena una fantasia irrefrenabile sonaggi imboccano traiettorie impensabili e sità che da sempre ci appartiene e per meglio e una spiccata creatività. Una sintesi tra ani- assumono comportamenti inspiegabili. Una definire i confini del nostro sguardo, com- mazione e collage realizzata con una ricerca vera sorpresa, un’opera complessa che Pesaro prendendo che non vi sono confini, che conti- molto attenta tra i banchi dei mercatini delle ci ha regalato con uno sguardo al futuro e il nuare caparbiamente a credere che solo i fe- pulci e tra i materiali di riciclo, sagome di car- pensiero al nostro passato. Pesaro quest’anno stival (alcuni di loro, ovviamente) continuano tone e invenzioni visive che attingono anche ha anche scoperto una vena provocatoria, ma ad assolvere con continuità a quella funzione pri- al comune bricolage domestico e tutto accom- sempre nell’ottica di una riflessione coraggiosa, maria della scoperta e della offerta di opportuni- pagnato dall’uso frequente delle mani che en- inedita, ma anche meditata sul cinema porno. tà, di dimostrazione di coraggio a sperimentare, trano in gioco a costituire ulteriore elemento segue a pag. successiva 65 n. 42

segue da pag. precedente assoluta della piccola repubblica russa nata Ricordando Chabrol La visione del bel cortometraggio di Monica dall’esodo delle popolazioni mongole. Per Stambrini, Queen Kong con la pornostar Va- concludere qualche parola su alcuni film del lentina Nappi e Luca Lionello entrambi ospiti concorso. Tamer El Said con In the last days of La fille coupée en della serata e l’indomani al dibattito nel Cen- the city affronta la crisi egiziana. Il suo prota- deux La ragazza tro di arti audiovisive, hanno consentito una gonista è un documentarista nell’Egitto del articolata e anche animata riflessione sulla 2009. Tre amici, che rappresentano la questio- divisa in due evoluzione del cinema pornografico e della sua ne mediorientale gli fanno visita a Il Cairo. El Correva l’anno 2007 e progressiva accettazione all’interno dell’artico- Said riflette sulla sua città e su quella voglia di , regi- lato sistema dell’industria del cinema. Rap- fuggire e il desiderio che lo ha fatto rimanere. sta storico della Nou- presentando, forse proprio quest’ultimo, l’u- Il suo scopo è quello di girare un documenta- velle Vague, ci stupì nica vera industria riconoscibile nel mondo rio sulla città nella quale sembra essere sem- ancora con un film sul del cinema italiano. Monica Stambrini è regi- pre più estraneo. Un cinema meditato che tra- femminile e il maschi- sta con alle spalle una solida esperienza, già disce l’esigenza personale che lo spinge, lo si le presentato alla Mo- collaboratrice di , già intuisce osservando la robusta capacità di sin- stra d’Arte Cinemato- esordiente con il lungometraggio Benzina e tesi che le immagini costituiscono e la capaci- grafica di Venezia. Una autrice del making of di Io e te di Bernardo tà di catturare, attraverso questa sintesi, i pic- Paola Dei disamina ironica e pro- Bertolucci dal titolo La sedia elettrica. Queen coli movimenti dell’anima del suo protagonista, fonda che scrutò nei Kong, fatto di una elegante messa in scena, è giovane intellettuale disadattato nella sua cit- meccanismi del potere e della seduzione in un ironico film al confine tra il porno e l’hor- tà. In the last days of the city è un film di sicura maniera, come sempre originale attraverso un ror, due generi dai molteplici incroci e prota- bellezza estetica, arricchito dai toni discreti flusso dinamico capace di riprodurre propen- gonisti, per ragioni differenti, ma dalle radici della fotografia lievemente virata al giallo del sioni umane e volontà di esplorarne le molte- comuni, di un ostracismo cui, parallelamente deserto che sembra catturare la luce dei luo- plici sfumature. Con queste premesse Claude corrisponde una piccola (?) riserva di incalliti ghi. Una gestazione durata nove anni per as- Chabrol ci presentò: La fille coupée en deux, un appassionati. Un film che possiede una preci- sorbire i mutamenti e il precipitare di una si- film che di certo non insegna ad essere mani- tuazione politica mediorientale del Paese. Da chini stereotipati che si limitano a riprodurre segnalare con forza anche il film che ha vinto un modello socialmente riconoscibile, ma of- la Sezione del Concorso il maestoso, roboan- fre innumerevoli varianti da esaminare che ci te, rutilante e allegramente scomposto Les ogres conducono molto più in là delle semplici dico- secondo film della brava Léa Fehner. Protago- tomie madre-figlia, vergine-prostituta, mo- nista della storia è la compagnia teatrale di gi- glie-amante. Il cineasta nell’opera ancora at- rovaghi Davai che ogni sera mette in scena il tuale, scruta con occhio malizioso e con grazia Cabaret Checov. Ma il vero spettacolo della vi- la psiche dei protagonisti attraverso soluzioni ta è quello che avviene dietro le quinte. È lì che registiche d’effetto e con colpi di scena ina- spettati, quasi a fare una vivisezione degli ani- Foto di gruppo della 52^ edizione del festival di Pesaro mi, aiutato e sostenuto dalla potenza delle im- sa e incisiva caratterizzazione del racconto at- magini: metafore e incastri emotivi che traverso la centralità dei corpi qui stravolti mettono a nudo la capacità espressiva della dalle forme estreme della mutazione. Da qui sua regia. Basato su un fatto di cronaca acca- l’ambivalenza e l’ironia che si manifesta nell’u- duto negli Stati Uniti nel 1905, che vide coin- morismo di fondo e nella sorpresa che restano volto l’architetto che aveva progettato il Madi- i luoghi comuni caratterizzanti del cinema son Square Garden, la storia eveva già ispirato horror. Il film è uno dei cortometraggi del film un noir degli anni 50: L’altalena di velluto rosso collettivo in lavorazione che un sodalizio tutto Virgilio Villoresi, sigla

gli attori sedimentano le loro passioni e le loro nature, in questo solo apparente “dietro le quinte” che ogni giorno si consuma un piccolo dramma, si assiste al nascere di un nuovo le- game d’amore o d’amicizia, si vivono le in- comprensioni familiari e si continuerà così anche quando qualcuno partirà oppure quan- do qualcuno arriverà dal passato o rappresen- terà il futuro. La Compagnia Davai quindi The gulls, Ella Manžeeva continuerà a mettere in scena la vita. Léa Feh- ner riesce a tenere tutto sotto controllo e il suo femminile, cui fanno capo registe italiane tra lungo e rutilante film si distende nel racconto le quali la stessa Stambrini, Roberta Torre, Re- per oltre due ore senza una pausa, senza cede- Claude Chabrol (1930 – 2010) regista, sceneggiatore gina Orioli, porta avanti col definitivo progetto re di un centimetro, senza alcuna sosta e con e attore francese. È considerato, insieme a Truffaut, di comporre un lungometraggio. Uno sguardo un registro sempre molto alto che si divide tra Godard, Rivette, Rohmer, uno dei padri fondatori della al cinema russo al femminile, quest’anno forse dramma e commedia, tra allegria e malinco- Nouvelle Vague un po’ sottotono rispetto agli anni precedenti nia. Non resta che sperare di vederlo nelle sale di Richard Fleischer e l’episodio viene raccon- e anche un po’ sacrificato sia nel numero che italiane o in quelle dei nostri circoli del cine- tato in Ragtime di Milos Forman. “Io l’ho spo- nelle presenze, ha arricchito il festival consoli- ma. stato ai giorni di oggi e ho cambiato un po’ i dando il rapporto con questa cinematografia. personaggi, ma è incredibile come i fattori psi- Spiccano due film in particolare: Pioneer heroes di cologici e umani non siano mutati assoluta- Natal’ja Kudrjašova e The gulls dell’esordiente re- mente, anche se è trascorso un secolo intero e gista calmucca Ella Manžeeva prima regista in Tonino De Pace segue a pag. successiva 66 [email protected]

segue da pag. precedente dunque che ci mostra come anche il gusto del- Restauri nonostante tutte le trasformazioni della so- la seduzione possa essere narrato attraverso cietà e le differenze fra gli Stati Uniti e la Fran- le immagini con un pizzico di ironia come un cia. Questo dimostra che la natura umana è ballo o un duello che in momenti di particola- Il caso Accattone immutabile, cosa che ho sempre pensato e che re intensità assurge alla dimensione di arte, “Nel 1963 mi rivolgo voglio dimostrare ancora una volta”. Sarebbe per condurre poi alla scoperta dell’altro, ed all’Istituto Luce per molto d’accordo anche Freud, che di certo an- all’attrazione scevra da compromessi e infine sviluppare e stampare il gusto del piacere e del piacersi a fior di pelle, il mo film Tre per una l’iniziazione dei sensi e lo stupore che ci viene rapina, il direttore, En- regalato in ogni sequenza con colpi di scena zo Verzini, capisce su- magistrali. Esistono dei momenti nel gioco bito che cosa ho in seduttivo, in cui entrambi i protagonisti sono Pia Di Marco mente, alza il gamma coscienti, dove basta una parola o una frase normale di sviluppo sbagliata per rompere l’incantesimo che si è del negativo in B/N da 065 a 075 e la stampa è creato. É sufficiente che riaffiori un ricordo da Dio, contrastatissima. Lo sa - fa Verzini - ho spiacevole, una sfortunata associazione di fatto una cosa del genere con Accattone. Mi rac- idee perché venga a rompersi il ritmo e l’atmo- conta che Pasolini non era contento della foto- sfera magica svanisca come neve al sole. Que- grafia di Delli Colli, magistrale, senz’altro, con sto ci fa comprendere che ci sono delle regole tutte le ombre giuste per costruire un volto, sottese anche nella seduzione che soltanto un ma troppo convenzionale. Per esprimere i occhio appassionato e propenso ad osservare i contenuti dirompenti del film ci voleva l’equi- fenomeni è capace di esprimere con grande valente cinematografico di un’arte astratta, impatto sull’inconscio collettivo. Ben dosata qualcosa che si opponesse alle regole del vero- anche la comunicazione nella quale Gabrielle, simile, il contrasto spinto alla follia. Tuttavia, la protagonista femminile, la ragazza divisa Verzini ha potuto ottenere il suo miracolo in due, interpretata da Ludvine Seigner, segue espressivo proprio grazie al lavoro di Delli Col- i codici del femminile, più inclini alle promes- li: la fotografia dellicolliana è strutturata tal- se, alle spiegazioni ed alle chiarificazioni e mente bene che ha consentito la riduzione - quelli del maschile utilizzati da Saint-Denis sublimazione - a puro disegno, come voleva interpretato da Benoit Magimel, più evitanti Pasolini. Grande sorpresa nel rivedere il film nuserebbe ancora un Edipo che in TV restaurato da Delli Colli con tutti i grigi sembra far capolino timidamente che nella versione proiettata al Barberini di fra i fotogrammi del film nella sua Roma, nel 1961, non c’erano. L’opera di Pasoli- essenza invisibile ma densa di sen- ni è stata disattesa, tradita e nessuno ne parla. so e che mette in evidenza una real- Tutto quello che è rivoluzionario nel Cinema tà drammatica che attraversa l’uni- dev’essere ricondotto all’ordine.” Volevo tra- verso della coppia o, per meglio dirla scrivere questa testimonianza del regista con le parole dello stesso regista, dei Gianni Bongioanni con tutti i dettagli tecnici “triangoli” amorosi. Ma un’altro te- del caso, ma la fantasia ha preso il sopravvento ma scottante e attuale affrontato e mi sono trovata in piena notte al telefono dal regista nella sua opera è quello nientemeno che con Pasolini, eretico e corsaro del femminile, di una storia dove la più che mai. donna appare come l’unica vera - Sì, pronto… vincente del film e finalmente in- - Sono Pasolini. carna il mito della ragazza che, pur appartenendo alla categoria delle cosiddette nel tentativo di conservare sempre una via di “bellezze”, non usa il corpo per la carriera ma fuga, intesa nella sua accezione più ampia di lo dedica ad una storia d’amore. Nel film fuga dalle responsabilità, dalle spiegazioni, emerge anche la tematica della donna fertile e dagli abbandoni decisivi. Geniale la metafora della donna sterile, tanto cara a Pirandello. del finale dove la ragazza si fa tagliare in due Gabrielle e la madre di Paul, interpretano ma- dallo zio sul palcoscenico di uno spettacolo di gistralmente queste due tipologie. Leggero, a prestigio. Ella, nonostante il taglio ne esce in- tratti ironico, mai scontato, Chabrol è capace tera, così come intera esce la sua anima dalle di porre domande e di fotografare la psiche due storie vissute. Dopo la scomparsa del regi- dei personaggi in maniera inno- sta vale la pena di ricordare il vo- vativa e vitalizzante pur in mez- lume curato da Enrico Ghezzi, zo alle vicende drammatiche Stefano Francia Di Celle e Ro- che ci propone. Il cineasta re- berto Turiglitto dal titolo: L’oeil centemente scomparso all’epoca du malin che raccoglie molti Pier Paolo Pasolini davanti alle locandine del film aveva affermato: “Trovo comun- scritti e interviste apparsi su “Accattone” que più interessante la psicolo- Chaiers du Cinéma e un volume gia femminile, infinitamente più da me curato dal titolo: Eros, - Chi? ricco il destino femminile rispet- Thanatos e cibo al Lido. Dalla - Pasolini Pier Paolo. to al destino di un uomo. Credo Psicologia dell’Arte alla Cinema- - Ma che combinazione! E io so’ Anna Karenina e te che per comprendere una donna tografia prefato da Roberto Bar- manno subito affan… ci vogliano due uomini ed ecco zanti. Metto giù il microfono. Sono le due di notte, fa perché mi piacciono tanto i trian- un caldo boia, le lenzuola tutte appiccicate. goli che ho sempre messo in sce- DRIIIINNNNN!!! Ancora!!! na”. Un regista quasi femminista Paola Dei segue a pag. successiva 67 n. 42

segue da pag. precedente e alliscia e ci dà in tutta la sua magnificenza (caso subito al cuore del cinema come linguaggio “altro”, - Ci risiamo? APasoli’, o chi diavolo sei… ma pe’ fa’ quasi unico nel nostro cinema, è Delli Colli a usar- incon­scio in ebollizione. ‘ste bravate da maniaco devi tira’ in ballo proprio lo). Con la complicità di Bach, quello stupendo vi- - Allora c’è stato un match Verzini contro Delli Col- Pasolini? so, già sofferente di suo (presaga forse delle lotte per li, quanti round? - Ho letto la tua intervista a quel regista sui “Diari la Donna che la Cambrìa affronterà), diventa il ri- - Ma no, paradossalmente si sono completati, non di Cineclub”. tratto di una delle Ma­donne indi­menticate nella so come spiegarti. Delli Colli con la sua men­talità - Sì, l’intervista a Bongioanni… senta, se è uno storia delle arti figurative. piccolo-borghese, tutta precisa, tutta perbenino, ha scherzo…oddio…Pa-so-li-ni? Sta a vedere che ma- - Sì, sì, però Delli Colli stavolta me l’ha fatta gros- fatto una fotografia…‘bella’ come sa fare lui che gari è vero… ma io non ci credo ai fantasmi. sa. però era il trionfo dei grigi, niente contrasto, luci - Ma sì che sono io, piantala, dài! Non riconosci la - Ma è stato Delli Colli a usare la lucina, cioè lo soffuse, roba da salotto buono, compre­ ­so il famoso mia voce? Il tuo pezzo mi è piaciuto, sei brava e sei spottino, sennò come venivano così ieratiche le “fac- spottino sulle facce, che diventano lisce e rifinite co- sulla mia lunghezza d’onda, voglio darti materiale ce”? La ‘santità della strada’, caro… caro… Pasolini, me le porcellane del servizio della domenica. Poteva per uno scoop. come la tirava fuori da quei nasi e da quelle scuc- piacermi? No e poi no. - Fantastico! Posso ben dire “sogno o son desta”? chie? - E allora? - Sei desta, vai tranquilla. Allora…hai presente Ac- - Per tua norma e regola lo ‘spottino’ è un mezzuccio­ - E allora panico, rischiavo di dovermelo tenere cattone? Beh, non era come lo vedi oggi, dopo il co- da film–commediola. così, il mio film, ma non era Accattone… cioè non siddetto restauro. Le facce, i corpi, le strade, le piaz- - Come…nel cinema americano è cosa ambitissima, era più mio. A una proiezione di lavoro dove lascio ze, i mucchi di baracche, i frammenti di palazzoni, le attrici lo vogliono per essere riconosciute al primo appena trapelare le mie perplessità, ecco Verzini le pareti nere dei grattacieli spaccati, il che ascolta, mi guarda e non dice una fango, le siepi, i prati delle periferie spar- parola. Poi fa tutto da solo, prende il ne- si di mat­toni e di immondizia avevano gativo, lo stampa… bene, diciamo, anzi ben altra forza, ogni cosa si presentava benissimo, come piace ai borghesi con in una luce nuova, inebriante, aveva un tutti i grigi nidi Delli Colli rispettati, ma aspetto assoluto e paradisiaco, cosa a cui poi (il dritto, o genio che sia) da questo tenevo moltissimo. positivo ricava un altro negativo, ma - E allora? Proprio a me lo viene a dire? stavolta, contro tutte le usanze e i know- Possibile che un film si possa…mano- how correnti, contrastato fino alla follia, mettere come dice lei? Possibile che Ac- ed ecco che le luci di Delli Colli diventano cattone non sia più com’era? preziose. Capisci, se Delli Colli non aves- - No cara, non è più com’era, niente a che se avuto tutte quelle cure di luci e lucine vedere col film che si vedeva al Barberini Verzini non avrebbe potuto corroderle o quand’è uscito e sono incazzato nero. rialzarle al massimo. Insomma, ragaz- - Possibile? E cioè? fotogramma e perché toglie le rughe. Non firmano za mia, per fare una rivoluzione ci vuole qualcosa - In pratica, me l’hanno scippato, hanno approfit- il contratto se non c’è ‘lo spottino in macchina’. Ma- da rompere, da sovvertire,­ da stravolgere. Altri- tato che non ero più nella Valle di Lacrime per cam- gari questa non era la preoccupazione di Adele menti, che rivoluzione fai? biarmelo nel profondo. Prenda Giotto, Masaccio, i Cambrìa, né la sua, Pasolini… - Ma allora lei insinua che Delli Colli poi s’è vendi- pittori che amo di più, che c’è di più naturale,­ tra- - Te l’hanno mai detto com’era figo Accattone sullo cato. gico e definitivo - e reale - della loro pittura? Ho fat- schermo del Barberini? Una bomba, una tappa nel- - Io non l’ho detto, lo hai detto te… ma potrebbe an- to cinema pensando a quella realtà defi­ni­tiva e per- la storia del cinema, una roba mai vista, era quasi che essere. Quello credeva che siccome sono un po’ ciò sacra. Le facce dei loro santi sono le stesse di solarizzato, contrastato al massimo, niente volumi defunto… insomma, è un fatto che quando gli han- Accattone, di Giorgio il Secco, di Scucchia, di Nan- e torniture,­ la luce divorava ogni cosa, l’ombra era no messo in mano il film da restaurare all’I­stituto nina, di Peppe il folle.. avevo presenti quasi tutti i nera e dura, tutto sembrava­ disegnato dal Padre- di Bologna ha cancellato il lavoro di Verzini ed ecco perso­naggi… che giorni… i più belli della mia vita, terno in persona. La Cambrìa, dici? Lo spottino su che l’insopportabile­ grigiume borghese affiora di ho cominciato col farli fotografare… di lei? Certo, benedetto anche lo spottino che la fa nuovo a devitalizzare, a togliere senso alle mie cre- - Da Delli Colli? ancora più bella e tragica. Ma sarà soltanto dopo lo ature e ai loro ambienti. E torna lo spottino da com- - Macché! Delli Colli è arrivato dopo. Le foto scatta- ‘sciacquo’ verzi­niano del film… mediola e tutte le buonecose di pessimo gusto del te seguendo la sceneggiatura erano di un giovane - Scusi ma cos’è questo ‘sciacquo verziniano’? “salotto di nonna Speranza”. I pischelli di borgata tutto preso dalla verginità del mio entusiasmo, Ber- - Hai ragione, a volte corro troppo… hai presente il ora hanno le facce ammorbidite, gonfie e zucchero- nardo, il figlio di Bertolucci. Fissava ogni cosa in famoso ‘sciacquo in Arno’? se. Poi, supremo insulto ai miei desiderata, hanno bellissime fotografie stampate da Dio, un bianco e - Certo, a scuola ci hanno fatto un mazzo così… e a trasmesso il film in TV e lì succede il peggio, via tut- nero da urlo allineato sull’attenti in attesa di muo- mio parere era meglio non farlo. to il contrasto, ecco risuscitata tutta la paccottiglia versi, di vivere. Via da Lodi, in mezzo al - Beh, diciamo che Verzini è l’eroe che ha sciacquato dolciastra e grigia,volevano garantirsi lo share d’a- Pigneto, con le casupole basse, i muretti screpolati Accattone, operazione magica, santa, miracolosa,­ scolto gli infami ‘a stipendio fisso’, e così sono riu- (e la grana del negativo aggiungeva una grandiosi- per fare piazza pulita di mezzi toni e leziosità, ag- sciti a ucci­dere Accattone una seconda volta.Amen! tà alla sua estrema piccolezza), una povera, umile giungiamo che lo spottino da bassa cucina (come - Cultura Cinematografica!!! Se ci sei batti un col- sconosciuta stradetta perduta sotto il sole in una sono complesse e contradditorie le cose!) promuo- po. Roma che non era Roma. L’abbiamo riempita. Non verà quel viso a dignità di disegno essenziale nelle - Senti, urge fare ‘santo subito’ il cittadino Enzo c’erano né gruppi elettrogeni né i ‘bruti’ (le potenti sue linee, sintesi di umanità, ne farà l’emblema del Verzini (defunto anche lui) cui era bastata la quin- luci ad arco), non li volevo. Una dozzina di attori, dolore universale, della tragedia,­ del tutto de­gno ta elementare per capire quello che non hanno capi- l’operatore, i macchinisti, il fonico… sembravamo delle note di un Bach e del contesto generale del to fior di intellettuali tanto bravi in affabulazione operai in mezzo agli operai veri che lavoravano film. Delli Colli risciacquato da Verzini, ecco quel quanto incapaci di accettare il cinema come lin- nelle piccole officine del Pigneto. che c’è voluto. guaggio ‘altro’, cervellini ignari della strapotenza - Lo sa? Per me è indimenticabile la Nannina, quel- - Mi spieghi meglio per favore, lei parla di Verzini della fotografia del film sull’inconscio umano. Po- la minuscola donnina sottoproletaria con prole in- come fosse Mandrake. veri! sono stati acculturati (si fa per dire) da scuole finita che ospita Stella, la ragazza di Accattone… - È molto di più cara, è un genio della fotografia, ca- fasulle, ma l’ho scritto, sai, da qualche parte, che bi- - Sì, Adele Cambrìa, una giornalista, è stata gentile pisce tutto, ti legge dentro. E ha fatto la quinta ele- sognerebbe abbassare la scuola dell’obbligo alla a prestarsi per il film. mentare, e pure malamente, dice lui, ma proprio per quinta elementare. - Un viso… nobile, bello, grandi occhi sempre di stu- questo, perché è rimasto libero da sovrastrutture,­ dal- pore cosmico­ che lo ‘spottino in macchina’, scannerizza le camicie di forza intellettual-borghesi, è arrivato Pia Di Marco 68 [email protected]

73. Mostra del Cinema di Venezia “Il cinema indipendente e d’autore nella nuova legge: ruolo e prospettive” e “Il cinema italiano e le diversità: una priorità invisibile?”

Due gli appuntamenti di quest’anno all’interno della XIII edizione de Le Giornate degli Autori organizzati dall’ANAC insieme ad altre asso- ciazioni di settore.

Lunedì, 5 settembre 2016, alle ore 11.00 - Spazio della Fondazione Ente dello Spettacolo (Hotel Excelsior) Il cinema indipendente e d’autore ‎nella nuova legge: ruolo e prospettive.

Nel disegno di legge sul cinema e l’audiovisivo, licenziato recentemente dalla Commissione Cultura del Senato, che sarà discusso in Aula nella seconda metà di settembre, è diventato meno rilevante l’interesse culturale per le opere che invece è elemento fondamentale per la normativa europea in materia. La percentuale delle risorse destinate, tramite i sostegni selettivi, alla produzione, distribuzione, esercizio e promozione del cinema indipendente e d’autore è a nostro avviso notevolmente sottodimensionata. Sono stati eliminati dal nuovo testo anche gli organismi, previsti in una prima bozza, quali il “Mediatore o Conciliatore”, da molti richiesto per favorire l’accesso al prodotto, la libera circolazione delle opere e per correggere le storture del nostro sistema distributivo, così come appare ridimensionato il ruolo di un organismo estraneo al controllo della politica che sovrintenda realmente alle politiche di sostegno pubblico al cinema come in Francia è il centro nazionale del cinema e dell’audiovisivo. Si parlerà di questi temi con i rappresentanti delle diverse categorie del cinema italiano, in vista dell’imminente percorso parlamentare del provvedimento che dovrà necessariamente tener conto delle istanze espresse dagli operatori del settore. Nel corso dell’ incontro sarà annunciato lo studio/ricerca “Le sale d’essai e il pubblico del cinema d’autore” a cura della Fondazione Ente dello Spettacolo. L’incontro è organizzato da ‎ ANAC, FICE, AGPCI, SNCCI, SNGCI, FICC e PMI Cinema e Audiovisivo in collaborazione con le Giornate degli Autori, il cui direttore, Giorgio Gosetti, aprirà i lavori con un saluto istituzionale. Intervengono tra gli altri: Francesco Ranieri Martinotti A.N.A.C., Domenico Dinoia F.I.C.E., Marina Marzotto A.G.P.C.I., Franco Montini S.N.C.C.I., Laura Delli Colli S.N.G.C.I., Marco Asunis F.I.C.C., Marco Luca Cattaneo P.M.I.- C.N.A. CINEMA E AUDIOVISIVO, Gian Luca Farinelli CINETECA DI BOLOGNA, Detlef Rossmann C.I.C.A.E. Modera: Roberto Barzanti presidente delle Giornate degli Autori

Martedì, 6 settembre 2016, alle ore 11.00, Villa degli Autori Il cinema italiano e le diversità: una priorità invisibile?

In che modo le varie declinazioni delle diversità sono presenti nel cinema e nell’audiovisivo italiano? Come vengono rappresentate le identità di genere, etnia, religione, credo, abilità/disabilità, status giuridico, ambiente sociale e tutte le altre “differenze”? L’eccezione culturale a cui si riferiscono i programmi della Commissione Europea è veramente tutelata come indicato appunto dalle direttive europee? Pluralismo e inclusione sono garantiti nella nostra produzione e programmazione audiovisiva? Un incontro tra cineasti e esperti del settore per promuovere la messa in campo di politiche della diversità non solo sul piano delle tematiche ma anche su quello dei soggetti e per riflettere sulle opportunità, sulla comprensione e sulla valorizzazione delle differenze. L´incontro è organizzato da ANAC e #peruncinemadiverso in collaborazione con le Giornate degli Autori. Modera: Umberto Marino. Intervengono: Francesco Ranieri Martinotti (presidente ANAC), Leonardo De Franceschi (Università Roma Tre), Bruno Torri (SNCCI), Laura Delli Colli (SNGCI), Deborah Young (critico cinematografico), Antonio Falduto (docente UNINT Università), Steve Della Casa (critico cinematografico), Patrizia Fregonese (EWA), Cecilia Ermini (Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro), Giulia Grassilli (Human Rights Nights), Paolo Masini (MiBACT), Nadia Kibout (attrice e regista), Rodolfo Bisatti (regista) e altri registi presenti alla Mostra. Diari di Cineclub, media patner dell’evento, aderisce ai due appuntamenti e sostiene le iniziative dell’ANAC Associazione Nazionale Autori Cinematografici www.anac-autori.it/online [email protected] Roma, via Montello 2 – 00195 Tel. +39 (06) 37.51.94.99 - 347. 35 68.530 Sul numero di ottobre di Diari di Cineclub un ampio resoconto degli incontri 69 n. 42

Omaggio a Una donna e una canaglia (La bonne année ), 1973 Un film di Claude Lelouch con Lino Ventura e Françoise Fabian

Simon (Lino Ventura), ex galeotto appena usci- Gli altri invitati, macchiette di intellettuali, lo No. to dal carcere, studia meticolosamente un pia- mettono alle strette. Nel momento in cui co- Allora, come fa per scegliere un film? no per rapinare una gioielleria di Cannes e co- storo scoprono che non si interessa alle criti- Come scelgo una donna: correndo dei rischi. nosce Françoise (Françoise Fabian). Simon che sui film gli chiedono come faccia a sceglie- viene invitato a cena, alla vigilia di Natale, nella re cosa andare a vedere: casa della sua amica Françoise che corteggia. Ma Lei non legge le critiche? DdC

Diari di Cineclub Periodico indipendente di cultura e informazione cinematografica. blog.libero.it/Apuliacinema www.losquinchos.it E’ presente sulle principali piattaforme social www.ilquadraro.it www.uccaarci.it www.cgs.it www.associazionearc.eu www.sardiniafilmfestival.it idruidi.wordpress.com www.babelfilmfestival.com www.upeurope.com www.arciiglesias.com www.domusromavacanze.it XXIV Premio Domenico Meccoli ‘ScriverediCinema’ www.lacinetecasarda.it www.ostiaanticaparkhotel.it Magazine on-line di cinema 2015 www.retecinemabasilicata.it/blog www.lacittadeglidei.it ISSN 2431 - 6739 www.cinemafedic.it www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com Responsabile Angelo Tantaro www.moviementu.it www.rivegauche-artecinema.info Via dei Fulvi 47 – 00174 Roma [email protected] www.giornaledellisola.it www.isco-ferrara.com Comitato di Consulenza e Rappresentanza www.storiadeifilm.it www.lerimesse.it Cecilia Mangini, Giulia Zoppi, Luciana Castellina, www.passaggidautore.it www.bookciakmagazine.it Enzo Natta, Citto Maselli, Marco Asunis www.cineclubalphaville.it www.bibliotecadelcinema.it www.consequenze.org www.cagliarifilmfestival.it a questo numero ha collaborato in redazione Maria Caprasecca www.educinema.it www.retecinemaindipendente.wordpress.com la pagina e il gruppo di facebook sono a cura di Patrizia www.cinematerritorio.wordpress.com www.cineforum-fic.com Masala www.alambicco.org www.cineclubinternational.eu Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.centofiori.de www.senzafrontiereonlus.it www.cineclubromafedic.it www.sentieriselvaggi.it www.hotelmistral2oristano.it La testata è stata realizzata da Alessandro Scillitani www.circolozavattini.it www.ilgremiodeisardi.org Grafica e impaginazione Angelo Tantaro f Diari di Cineclub www.gruppofarfa.org La responsabilità dei testi è imputabile esclusivamente www.sardegnaeventi24.it www.amicidellamente.org agli autori. www.officinavialibera.it www.carboniafilmfest.org I nostri fondi neri: www.ilpareredellingegnere.it www.selmonserrato.it Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono volon- www.aamod.it/links www.telegi.tv tari. www.gravinacittaaperta.it www.focusardegna.com Il costo è zero e viene distribuito gratuitamente. www.teoremacinema.com Manda una mail a [email protected] www.ilclub35mm.com per richiedere l’abbonamento gratuito on line. www.suburbanacollegno.it www.cinecircoloromano.it www.anac-autori.it www.070artgallery.com Edicole virtuali www.asinc.it (elenco aggiornato a questo numero) www.usnexpo.it dove poter leggere e/o scaricare il file in formato PDF www.officinakreativa.org www.cineclubromafedic.it www.monserratoteca.it www.ficc.it www.prolocosangiovannivaldarno.it www.cinit.it www.cineclubgenova.net www.fedic.it www.quartaradio.it www.cineclubsassari.com www.centroesteticolacrisalidesassari.it www-pane-rose.it www.cortisenzafrontiere.com www.umanitaria.ci.it www.officinacustica.it 70