[email protected] Lo Chiamavan Bombolo La Classe

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n.3 Anno V N. 42 Settembre 2016 ISSN 2431 - 6739 I boudoir da smantellare. Prima dei salotti di Marzullo, Vespa, De Filippi, Bignardi, Fazio, D’Urso e tanti altri, ci furono quelli più famosi di Maurizio Costanzo. L’Italia è un paese di La classe politica salotti, sarà per questo che fu fondato il PD (Poltrone &Divani?) andrà in paradiso? L’uomo che volle farsi salotto Nasce il progetto di un Sipario! 50 anni di tea- dal monopolio Rai – il talk show che ha ridefi- circuito nazionale per la tro. Storia e testi di nito l’identità del salotto di conversazione promozione del cinema Maurizio Costanzo pub- all’italiana, uno spazio nel quale si potessero blicato lo scorso anno da collocare storie e personaggi lontani sia dai indipendente italiano Gremese Editore per la frenetici e urlati talk all’americana sia dalla attraverso lo sviluppo delle collana “Quaderni di te- degenerazione del “politicamente corretto” potenzialità delle biblioteche Alberto Castellano atro” ha avuto soprat- di Vespa. La formula e l’appeal del program- tutto il merito di ripro- ma fortemente impregnati della personalità e delle scuole. L’intesa porre l’immagine del più noto giornalista segue a pag. 4 televisivo italiano che nel tempo si era un po’ siglata il 7 luglio tra Anac, sbiadita sovrastata da quella più popolare e Ficc e Cna/Pmi mediaticamente forte del conduttore di talk show. Le due attività professionali però non “Mi sono sempre immaginato il paradiso vanno considerate nettamente separate e tan- come una specie di biblioteca”. to meno in conflitto. Anzi. Costanzo ha da Jorge Luis Borges sempre coltivato una sincera passione teatra- Il paradiso nell’imma- le, ed è stato un commediografo militante, a ginario collettivo è un ben guardare, anche nella pratica dei suoi po- luogo riservato a colo- polarissimi talk show. Insomma la prolifica, ro che hanno condotto cinquantennale attività di Maurizio Costanzo una vita da “giusti”. Co- come autore teatrale va vista come imprescin- me Borges anche noi dibile fucina della sua quarantennale attività grazie al potere dell’im- televisiva e come l’ossatura drammaturgica che maginazione attiviamo sta all’origine del successo del Maurizio Costanzo le nostre emozioni cre- Show. Che è stato - come molta televisione ber- dendo di essere real- lusconiana degli inizi che diede una scossa Patrizia Masala mente entrati nel giar- dino dell’Eden quando spettacolare/artistico/commerciale al sistema BOMBetta! L’Inghilterra fuori dall’Europa. Una vignetta varchiamo la soglia della porta d’ingresso della televisivo nazionale narcotizzato e appiattito del maestro Pierfrancesco Uva Biblioteca Anselmo Anselmi di Viterbo. Avver- tiamo subito che questa “casa del popolo”, un incantevole giardino dalla scenografia minu- Lo chiamavan Bombolo ziosamente progettata, è da ascrivere all’opera e all’ingegno di un’anima sensibile e razionale. Era il 21 agosto del 1987 quando Bombolo, venditore Una serie di pannelli che vengono giù a cascata ambulante prima e attore poi, a cui piacevano le cozze dal soffitto, sui quali è riprodotto un manife- crude, se ne andò partendo da un’osteria Nel 1931 nasceva a Ro- Dicono che non abbia mai letto un copione. ma Franco Lechner ben Aria intontita, battuta facile e spontanea, an- presto lo chiamarono dava a ruota libera recitando prevalentemente Bombolo come la can- in B-movie, i famosi film nostrani di quart’or- zone che diceva “Era al- dine di facile cassetta per un pubblico in cerca to così, era grosso così, di evasione. Prima vendeva i piatti al mercato lo chiamavan Bombo- di Campo de’ Fiori, con un carretto vagava per lo”, infatti, era proprio il quartiere, abusivamente e sempre rincorso così, un uomo con gli dalle guardie, almeno nel nostro immagina- Angelo Tantaro occhi sgranati e un po’ rio. Quando pioveva vendeva gli ombrelli, d’e- di pancia che prende le “pizze” da tutti e parla state le sedie a sdraio. Una gioventù nella mi- un po’ romano tipo “...E poi cominciatti a fa’ seria degna della realtà mediata dai racconti l’attore...” (il titolo della biografia su Bombolo di Pasolini, passa al lavoro di piattàro ambu- sto, scritto da chi la biblioteca la dirige, già dal firmata da Ezio Cardarelli, ed. Ad est dell’equa- lante, fino all’opportunità che gli concesse Pin- titolo “Per un paese che ha disimparato a leg- tore, forse l’unica esistente) che ha fatto la ter- gitore, recitare in un teatro, un luogo che non gere i libri come il suo presente” ci segnalano za differenziata come dice lui stesso in “Un aveva mai visto e dove non perdeva occasione che in questo luogo viene rappresentata la nostra sommergibile più pazzo del mondo” (1982). segue a pag. successiva segue a pag. 3 [email protected] n. 42 segue da pag. precedente le televisioni di stato e durante le pause per vendere a tutti la sua quelle mercantili (di- mercanzia. Lo scoprirono in una trattoria Ca- stinzione puramente stellacci e Pingitore, i registi del Bagaglino. formale), trasmettono “Pingitore m’ha rovinato!” diceva spesso. Il solo “merce scadente” suo “Tsè! Tsè!” piangendo, o la sua “danza” del negli orari di massi- ventre sono diventati famosi. Ogni sua frase, mo ascolto. In questo anche un semplice “Li mortacci sua” diventa- contesto, con una cri- va una ossessiva gustosa ripetizione per tutto tica cinematografica e il suo pubblico. Mangiava e beveva tanto, pro- televisiva molto debo- prio come i personaggi che interpretava. Un le, affrancata dall’one- grande sottoproletario del cinema. Bombolo, stà delle ragioni cultu- faceva da spalla a diversi attori, molti li ha fat- rali e molto spesso ti grandi (anche se, forse, meritavano di me- amicale con case di no). Il 21 agosto del 1987, un arresto cardiocir- produzione e di distri- colatorio lo coglie durante un pranzo in una buzione, legittimano osteria romana dopo aver mangiato delle coz- la proiezione invece di ze crude, (altri dicono per meningite). Nono- parlare di bruttezza stante i numerosi tentativi di rianimazione dei film contro ogni va- l’attore morì all’età di 56 anni, all’Ospedale lore estetico, pura ri- Forlanini di Roma. È sepolto al Cimitero Fla- creazione beota omo- minio (Prima Porta). Un Venditore ambulan- logata all’idiozia e alla te di piatti che si fece attore, una maschera at- banalità di quel tipo di toriale completa, (in)consapevole ed esperta, cinema di allora e alla televisione di oggi. Ab- biamo ricordato Bom- bolo, un sottoproleta- rio urbano che vive privo di ogni coscien- za di classe, che qual- cuno lo fece attore purché rimanesse ta- le, interpretando se stesso anche nel cine- ma, condannato a ri- La caricatura di Bombolo del maestro Luigi Zara affettuosa, priva di legami con la cultura acca- petersi nella finzione demica della società e dello spettacolo, con si- più vera, un farlocco ingenuo da gnificativi riferimenti all’arte popolare della derubare, da dare in pasto a un strada. Divenne famoso anche per aver inter- pubblico di malandrini e all’im- pretato il personaggio di Venticello, ladrunco- provviso questo povero Cristo lo e informatore della polizia, nella serie poli- diventa eroe, senza rivoluzione, ziesca dell’ispettore Nico Girardi interpretato anche se prende “pizze” dal ma- da Tomas Milian, divenuto poi suo amico. L’i- resciallo di polizia detto “Er spettore Girardi dice in “Squadra antitruffa” Monnezza” appunto. L’abbiamo (1977) “... è di pelle corta, basta che chiude gli ricordato per omaggio a un ope- occhi che fa venticello”. Quando il critico Mar- raio senza fabbrica, non furbis- co Giusti, in un incontro occasionale gli ricor- simo decisamente bonario che da perché lo chiamano Venticello nei film con viveva alla giornata con un sala- Tomas Milian, lui pronto gli rispose “...E che fai rio che gli permetteva di (so- il critico della merda...”. Insomma a me ha fat- prav)vivere e che aveva tutta la to sempre ridere, ho nutrito per lui una forte sua forza lavoro in quell’espres- simpatia, in special modo in quell’epoca dove i sione angelicamente vittima di- tanti film scollacciati fatti da pierini, ragazze sperante, come quando nel 1977 e mature seminude, mariti cornuti e da pseu- incontrandolo lo chiamai “mae- do coppie di comici che sfornavano film l’uno stro” e lui fissandomi con un oc- dietro l’altro, in alcuni casi anche contempo- chio aperto e uno mezzo chiuso, raneamente, facevano tendenza e pena. Oggi, come se indagasse se lo stessi alcuni critici e docenti universitari, sono coin- prendendo in giro, si fermò e volti in prima linea a rivalutare tali personaggi e disse: “Tsè! Tsè, quale maestro, film, avendo intrapreso un percorso di riconsi- io torno a fa il piattarolo”. Erava- derazione in ambito socio-storico-culturale. A mo al Quadraro, quartiere di Ro- me non piace questa manovra che non fa cul- ma, davanti all’allora cinema tura ma sicuramente aumenta il degrado e la Bristol, prima che chiudesse per Bombolo con Giorgio Bracardi e Renato Nicolini alla manifestazione confusione. Questi intellettuali giustificano il sempre e i taxi erano gialli. anti fast food di piazza di Spagna il 20 aprile 1986 a cui aderirono tentativo con improbabili teorie sociologiche anche Claudio Villa e Renzo Arbore. Bombolo era contrario al fast food arrivando a sostenere che quei film costitui- (cibo veloce) era per lo slow food (cibo lento da assaporare) ma con scono un prezioso reperto della società dell’e- tutti questi termini inglesi si sarebbe confuso, avrebbe sintetizzato: poca. E, come se non bastasse, forse con una “me piace stà a piedi piatti sotto ar tavolo, na’ forchetta in mano con li grande regia occulta del progetto revisionistico, Angelo Tantaro spaghetti e un fiasco de vino de li Castelli” . 2 [email protected] segue da pag.

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