ENRICO MATTEI “CONTRO L’ARREMBAGGIO AL PETROLIO E AL METANO”

Una vita per l’indipendenza e lo sviluppo dell’Italia, del Medio Oriente e dell’Africa

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“Ho conosciuto il signor Mattei molto tempo fa, quando ero ministro per l’industria, nel 1956. Era un caro amico dello scomparso nostro Presidente … Mattei propose un’intesa che costituiva un nuovo passo nel campo degli accordi internazionali per la ricerca petrolifera nel mondo. In questa proposta si introduceva un concetto, quello del fifty-fifty. In una occasione, quando avevamo bisogno di aiuti a causa delle sanzioni economiche imposte all’Egitto dalle Nazioni Occidentali, il signor Mattei ci fornì il necessario fabbisogno di petrolio. Lo apprezzammo molto. Il nostro rapporto con Mattei continuò per molti anni. In effetti, prima della sua morte, meno di un mese prima, ho visitato l’Italia, ho volato con lui nel suo aereo privato. Mi disse – e questo forse nessuno lo sa – che pensava che c’era qualcuno che voleva ucciderlo. Scherzando aggiunse: forse mi faranno esplodere l’aereoplano! Dopo un mese ho saputo che il suo aereo era esploso e che lui era morto. Penso che Mattei fosse una delle personalità più grandi: aveva visioni ampie, aveva idee, aveva principi ed ha vissuto la sua vita nel segno della coerenza. Penso che servì l’Italia egregiamente come servì egregiamente gli amici dell’Italia. Era un nostro buon amico” Aziz Sidki, ex Primo ministro e Ministro dell’Industria della Repubblica Araba d’Egitto

“Accra in Ghana … I viaggiatori bianchi scesero dalla vettura e, scambiati inizialmente per dei russi, spiegarono di essere invece italiani dell’AGIP. Il negro divenne subito pensoso e dopo una breve pausa commentò: I am sorry for the man died. Anche laggiù, nella boscaglia dell’Africa nera, Mattei era rimpianto” Marcello Boldrini, Enrico Mattei

“Bisogna fare in modo che il colonialismo, ormai universalmente condannato, sia soltanto un triste ricordo, un triste ricordo del passato, e non resista o cerchi di sopravvivere sotto diverse ma non meno gravose forme. Le forze dell’immobilismo politico alleato dei privilegi economici, gridano contro lo spirito di ribellione di questi popoli e si coalizzano per ostacolare la marcia inarrestabile verso l’indipendenza e la libertà. Non molto diverso dal colonialismo è il paternalismo economico, meno mortificante nella forma per chi lo subisce e anche esso frutto del cieco egoismo dei più forti verso i più deboli” Enrico Mattei, discorso del 1 ottobre 1961

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PRESENTAZIONE

Questo libro, pubblicato nel centenario della nascita di Enrico Mattei (29 aprile 1906-27 ottobre 1962), e scritto in occasione dell’inaugurazione del Master Enrico Mattei in Medio Oriente (Università di Teramo, 6 febbraio 2006), non ha altra pretesa che fornire alcuni spunti di riflessione sulla figura e sul ruolo di Enrico Mattei nel dibattito politico sulla politica interna e internazionale del nostro paese, svoltosi in Italia dal dopoguerra alla fine degli anni Cinquanta. Nulla di più, dunque, di un sasso gettato nell’acqua delle celebrazioni, dei dibattiti e convegni che si svolgeranno quest’anno in Italia in memoria di Mattei: una pubblicazione comunque che vuole cogliere due aspetti centrali dell’opera e del pensiero del fondatore dell’ENI. In politica interna, la sua strenua battaglia per la difesa del ruolo dello Stato nell’economia, secondo una visione “sociale” dell’attività industriale che trovò sponda all’epoca anche in una parte della Democrazia Cristiana – il modello di “economia mista” - e che anche per questo, oltre che per la concorrenza “esterna” del PCI e del PSI, fu alla fine vincente per quel che riguarda la politica energetica dell’Italia del dopoguerra. In politica internazionale, la rivoluzionaria formula del rapporto diretto fra paesi produttori e paesi consumatori di petrolio, inventata da Mattei in un’epoca di grandi trasformazioni storiche, dall’emergere dell’Unione sovietica come potenza mondiale, alla nascita del movimento dei Non allineati e delle prime concrete rivendicazioni economiche dei paesi del “Terzo mondo”, come l’Iran di Mossadeq e l’Egitto di Nasser. Temi del passato, ma che oggi sono di grande attualità per la loro riversibilità critica sugli eventi odierni, come chiunque può vedere seguendo l’attuale crisi in Medio Oriente – negazione delle idee di pace e di cooperazione di Mattei - e la diffusione delle politiche neoliberiste in tanti paesi dell’Occidente, in Italia ben simboleggiate dalla privatizzazione dell’ENI del 1992: la più grande industria nazionale voluta con

3 4 Enrico Mattei energica determinazione da Mattei nel 1953, e che oggi è sicuramente molto diversa da quella inventata e disegnata dal suo primo Presidente.

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ENRICO MATTEI, IL CORAGGIO E LA STORIA Le chiavi per capire: la persona, la sinistra democristiana, la concorrenza-“pericolo” comunista in Italia e nel mondo, la decolonizzazione del Medio Oriente e dell’Africa

Il pensiero e l’azione di Enrico Mattei vengono talvolta ascritti – a scopi non sempre denigrativi - alla categoria del “populismo”, un modello ideologico riferito dalla fine dell’Ottocento ad oggi alle più disparate esperienze e movimenti politici di tutti i continenti, e come tale sfuggente, intrinsecamente ambiguo: ma anche lasciando stare la questione dell’esatta classificazione di questo termine1, è certo che il testo del discorso del fondatore dell’ENI alla Camera del 26 ottobre 1949 – il primo documento che qui pubblichiamo - e soprattutto la sua origine e il suo significato nel contesto del duro scontro sulla sorte dell’AGIP negli anni dell’immediato dopoguerra, mettono in luce la grande chiarezza di analisi e di obbiettivi del suo autore. Altro che ambiguità: Mattei ha le idee chiarissime, è determinato, incisivo e alla fine vincente su quel “partito liberale” trasversale che avrebbe sempre ostacolato la sua impresa politica e economica.

Nel discorso l’allora vicepresidente dell’AGIP da una parte denuncia la campagna di stampa in corso in quelle settimane contro l’Ente di stato, e dall’altra esprime alcuni concetti chiave della sua azione politica e economica, interni al più generale “disegno dell’economia mista”, “promosso subito dopo la guerra dalla sinistra democristiana” e proprio di chi perseguiva una “terza via” fra modello sovietico e modello capitalistico

1 Fulvio Conti, “Populismo”, Dizionario di Storiografia, Bruno Mondatori Editore, Milano 1996.

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 7 puro 2. La polemica aveva tratti feroci - “da molte parti mi si addita al pubblico disprezzo”, dice Mattei – ed era martellante, supportata da una “campagna pubblicitaria a pagamento nei quotidiani e nei settimanali” (p. 9 del testo originale) da parte di “una società estera”, con la quale si cercava di convincere l’opinione pubblica e il parlamento italiani della dispendiosità dello sfruttamento delle risorse energetiche della Pianura Padana da parte dell’azienda di stato, e dunque della convenienza – per lo Stato stesso – di accogliere le circa 400 domande di concessione ricordate all’inizio della seduta dal discorso del ministro dell’Industria, il socialdemocratico Ivan Matteo Lombardo. “Insomma – ironizza Mattei - la preoccupazione di questa Società estera è tanto grande che non solo si mostra disposta … ad accollarseli lei i rischi delle ricerche, ma arriva perfino a convincere tutti … di quanto sia importante salvare lo Stato italiano da così grave rischio! Come non sentirsi commossi da tanto interesse?” … Ci sono almeno 400 ditte che vorrebbero rovinarsi in tale attività per risparmiare lo Stato italiano!” (p. 10). In realtà, proprio l’ “arrembaggio” al metano e al petrolio erano stati uno dei motivi di dubbio e sospetto di Mattei sull’opportunità di adempiere – già nel 1945 - alle direttive dell’allora governo Bonomi per lo smantellamento dell’Ente. “I bambini rompono i giocattoli per vedere un po’ cosa c’è dentro – aveva confidato Enrico Mattei a Italo Pietra - Io sono un uomo e con la testa sul collo. Devo guardare cosa c’è dentro l’azienda, prima di ucciderla” 3 . “Dentro” l’azienda – cioè nel sottosuolo della Padania - c’era in effetti un potenziale di ricchezza enorme, che avrebbe permesso all’Italia sia approvvigionamenti diretti di greggio – la “potente benzina italiana” della pubblicità del cane a sei zampe

2 Francesco Venanzi, “L’autonomia dell’impresa”, in Venanzi-Faggiani (a cura di), ENI un’autobiografia, Sperling& Kupfler Editori, Milano 1994, p. 9. 3 Italo Pietra, I Grandi e i Grossi. 12 ritratti per la cronaca del nostro tempo, Mondadori, Milano 1973, p. 187.

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- sia lo sfruttamento intensivo del metano, oggi il gas più utilizzato nell’industria e nell’economia domestica di tutto il paese. Di qui la necessità di reagire – per Mattei - e di impedire la svendita di tanto patrimonio nazionale.

Due aspetti sono interessanti dell’azione del futuro presidente dell’ENI nel conflitto oggetto del suo discorso alla Camera: il primo riguarda i principi di fondo del suo pensiero, la sua concezione dell’economia e della società, la sua visione del (e fiducia nel) progresso tecnologico. Mentre oggi schiere di politologi e economisti di tutte le tendenze eguagliano la “modernità” ai processi di privatizzazione dell’economia – non sono definiti “boiardi” i grandi managers di stato liquidati nella notte del 31 luglio 1992, con un vero e proprio colpo di mano, dal governo Amato? 4 – per Enrico Mattei, al contrario, la “tendenza moderna” consiste nell’ “assegnare alla produzione non più fini soltanto economici, ma anche sociali, i quali solo a volte collimano con quelli dei privati, mentre più spesso sarebbero con essi in contrasto se lo Stato non se ne desse carico” (6). Questo vuol dire che “la collettività deve

4 Cfr. l’illuminante intervista di Sergio Bocconi, «La grande stagione delle privatizzazioni? Partì al Tesoro con l'operazione Bagni puliti» a Francesco Giavazzi, Corriere della sera, 31dicembre 2005, p. 3: “… Fissiamo una data simbolica: quando è cominciata per davvero la stagione delle privatizzazioni? «La notte del 31 luglio '92. E non è una data simbolica». Perché? «Il Consiglio dei ministri ha approvato a notte fonda il decreto che trasformava gli enti in spa, ne trasferiva la proprietà al Tesoro e stabiliva in tre i componenti i board. Il premier Giuliano Amato ha dimostrato in quella occasione una grande abilità. Raggiunto l'accordo con il ministro dell'Industria Giuseppe Guarino, sostenitore di un piano che prevedeva la costituzione di superholding, Amato ha vinto, diciamo così, per stanchezza. Al momento di votare era tardissimo e praticamente non c'era più nessuno». Il decreto notturno è stato uno choc? «Molto di più, direi una bomba. Ricordo benissimo quelle ore. Febbrili. Immagini i superconsigli di Eni o Enel, con decine di amministratori, che si scioglievano dall'oggi al domani. E infatti una settimana dopo, al termine di una guerra sulle nomine che ha visto in campo partiti e consiglieri, i "vecchi" vertici erano tutti presenti alle assemblee, increduli. O comunque speranzosi di "sopravvivere" in qualche modo …» ”

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 9 addossarsi affinché lo Stato possa assegnare all’industria fini sociali accanto a quelli puramente economici” (p. 7), e che bisogna opporsi al “coro di scomposte proteste … sollevato appena si è prospettata l’eventualità che lo Stato assumesse in proprio la ricerca e la coltivazione dei giacimenti di idrocarburi naturali della Valle Padana”. Per Mattei, peraltro – e anche questo è un concetto a contrario attualissimo, come diremo fra breve - il controllo della produzione energetica della Padania da parte dello Stato, serve a garantire la sua equa distribuzione a tutto il paese, e dunque un equilibrato sviluppo nazionale dell’economia, Mezzogiorno compreso: “Se le miniere venissero esercitate da imprenditori privati, essi avrebbero interesse a creare una concentrazione industriale nella Pianura Padana con una specializzazione determinata essenzialmente dalla convenienza di impiegare sul luogo, cioè senza spese di trasporto ed in una zona già industrializzata, le nuove fonti di energie. Se invece lo Stato mantiene il controllo del gas, esso ha la possibilità, prescindendo da pure considerazioni di tornaconto, di stabilire quali produzioni intende sviluppare e, con l’impiego del gas per la produzione di energia elettrica, può anche provvedere al suo trasporto a notevole distanza. Con il gas della Pianura Padana, lo Stato e soltanto lo Stato, può proporsi di stimolare quella industrializzazione del Mezzogiorno che è stata finora irraggiungibile, perché si è sperato a torto, che essa entrasse nei calcoli di convenienza di imprenditori privati ” (pp.7-8).

Si potrebbe contestare a una simile concezione – allora diffusa in gran parte del ceto politico italiano, anche e soprattutto a sinistra: la “quistione meridionale” di gramsciana memoria – un argomentare superato dai tempi, visto che negli ultimi dieci-quindici anni, sotto l’effetto del fenomeno leghista, si è teso ad attribuire la responsabilità dei problemi del Mezzogiorno (ma i “problemi” equivalgono al non sviluppo? O, anche grazie a Mattei, si è verificato uno sviluppo che però non ha risolto i “problemi” del Sud dell’Italia?) al Mezzogiorno stesso. In realtà il ragionamento del futuro presidente dell’ENI

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è, in ultima analisi, profondamente moderno e attuale. Esso costituisce la risposta equilibrata, fondata sul principio dell’eguaglianza dei diritti allo sviluppo di tutti i cittadini di un determinato Stato, a certa tendenza non solo italiana ma anche planetaria – tendenza connessa alla più generale crisi degli Stati-nazione per effetto di una globalizzazione senza regole - per la quale le risorse naturali di una determinata regione apparterrebbero alla “tribù” locale e non sarebbero piuttosto - come rivendica Mattei riferendosi ovviamente al caso italiano - “patrimonio di tutta la Nazione”, indipendentemente dal tipo di governo centrale esistente (p. 19). Dalla Jugoslavia dilaniata, all’URSS post-gorbacioviana, dalla Cecenia di Putin alla Nigeria dei folli secessionismi del delta petrolifero (folli non per le cause d’origine, ma per gli sbocchi antistorici che propongono) il ragionamento di Mattei evoca, nella sua semplicità, complesse tematiche politiche e giuridiche che oggi spesso vengono superficialmente (e magari per interesse) accantonate e sorvolate da politici e politologi 5. Cosa direbbe oggi Mattei nello stesso dibattito sul federalismo? Quali limiti sarebbero per lui insuperabili?

D’altro canto, le polemiche contro lo stato “centralista” e “monopolizzatore” sono come noto collegate spesso alla questione del “parassitismo” dell’apparato statale nel suo complesso, opposto al dinamismo che si vuole, per sua natura, privatistico. Bene, anche su questo aspetto – e senza per questo voler azzerare la questione – l’argomentare di Mattei è degno di meditazione. Per il grande manager di Stato, innovatore molto più di tanti altri manager e industriali non pubblici del dopo guerra, i veri parassiti sono – nel contenzioso specifico dell’AGIP e dei giacimenti della Pianura Padana – i privati “all’arrembaggio” del petrolio e del metano italiani, e non lo Stato: “Coloro che giudicheranno serenamente senza lasciarsi influenzare dalle propagande interessate stimeranno se

5 Claudio Moffa, “Popoli senza stato e ideologi senza cervello”, Limes, 1, 1999, pp. 269-278.

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 11 convenga interrompere l’impresa e passarla ad avide mani, le quali sanno bene che oggi c’è poco da rischiare e molto da raccogliere, accettando l’eredità che reclamano a gran voce dallo Stato” (p.19). Cosa direbbe oggi Enrico Mattei del caso SME, o della stessa privatizzazione dell’ENI, non semplici apparati burocratici ma enti produttivi e dunque portatori di ricchezza? E cosa del pauroso processo di privatizzazione dell’acqua, risorsa primaria per ogni essere umano?

Idee dunque forti e attuali, che oggi meritano una rilettura attenta, e per le quali resta aperta la questione di fondo: come cioè Mattei potè vincere la sua battaglia, prima sull’AGIP e poi sull’ENI, in una Italia spaccata da un clima di semiguerra civile, quello stesso che lui stesso aveva favorito promuovendo nel febbraio 1948 – un paio di mesi prima cioè delle elezioni del 18 aprile – la scissione dei partigiani cattolici dall’ANPI. La risposta a questo interrogativo – il secondo aspetto-retroscena del discorso alla Camera del 26 ottobre 1949 che interessa qui sottolineare – viene talvolta data da alcuni osservatori evocando il carattere di cosiddetto “filibustiere” o “incorruttibile corruttore” di Enrico Mattei 6: un manager politico capace di far convogliare nei suoi progetti, grazie alla sua “disinvoltura”, le forze politiche più diverse, da lui utilizzate “come tassì” a pagamento per il conseguimento dei suoi obbiettivi 7. In realtà questo schematico teorema – antesignano di certo odierno giornalismo che punta a demonizzare e distruggere l’avversario con l’arma più della calunnia che della polemica politica – pur nulla togliendo alla necessità di una lettura anche critica dell’opera di Mattei, mostra dei forti limiti. Il moralismo – soprattutto quello fazioso e interessato - non è un buon metro di analisi dei fenomeni storici. Nel caso di Enrico Mattei, il

6 Mattei ebbe talmente tanti nemici, e fu oggetto di tante velenose campagne di stampa, che decise di raccogliere tutte le notizie, servizi e vignette velenose nei suoi confronti in ben 35 volumi, dal titolo Stampa e oro nero. 7 Francesco Rosi nel suo film gli attribuisce il termine “puttane”. Per Pajetta (Mattei, quell’idea di libertà, ENI, Roma 1982) si trattava di “tassì”.

11 12 Enrico Mattei periodo che va dal conflitto sull’AGIP alla fondazione dell’ENI, e i suoi esiti a lui favorevoli sono invero comprensibili in base a quattro considerazioni principali, relative ai punti di forza del suo progetto a economia mista nell’Italia postbellica, ai fattori cioè che ne resero possibile la realizzazione.

La persona

Il primo riguarda la storia umana, professionale e politica dello stesso Mattei, e la sua abilità nell’utilizzare con scaltrezza le contraddizioni del mondo politico postfascista dell’epoca. Fra il 1945 e il 1949, in una situazione di incertezza sul futuro del paese in generale, Mattei mostra di saper giocare la carta della politica per la realizzazione dei suoi “personali” progetti economici e politici: fascista “non attivo” negli anni Venti 8, egli si avvicina alle idee democratiche nel decennio successivo grazie alla frequentazione, a Milano, del cattolico Marcello Boldrini, assieme e tramite il quale entrerà in contatto dopo il 25 luglio con i partigiani operanti sulle montagne circostanti il loro comune paese d’origine, Matelica delle Marche. Il ruolo di Mattei nella Resistenza, ben apprezzato fra gli altri da Luigi Longo 9, è probabilmente ancora da mettere a fuoco, e comunque – nonostante la motivazione della Bronze Star conferitagli dal generale Clark 10 - più amministrativo- finanziario che militare: nonostante questo la sua partecipazione

8 Fra gli altri, vedi Giorgio Galli, Enrico Mattei: petrolio e complotto italiano, Baldini e Castoldi Dalai, Milano 2005. 9 “Era preciso, perfino pignolo. Aveva la mania di conservare tutte le ricevute del denaro che forniva alle formazioni operanti. Era il tesoriere del C.V.L. onesto, scrupoloso, imparziale. Nessuna impresa o iniziativa lo spaventava” (Luigi Longo, citato in Antonio Trecciola (a cura di ) Enrico Mattei 1945- 1953. Scritti e discorsi, pubblicato a cura della Città di Matelica, p. 11) 10 “… Enrico Mattei, malgrado la scarsità delle armi e di equipaggiamento, intralciò sempre il nemico con atti continui di sabotaggio e con attacchi su convogli e truppe. Dimostrando sorprendente abilità e talento, unitamente a grande lealtà e eroismo nell’effettuare il piano dei Comandanti Alleati …”.

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 13 alla testa dei Corpi volontari della Libertà alla sfilata del 25 aprile a Milano, la sua nomina a “generale” dei CVL, e la scissione dall’ANPI dei partigiani cattolici da lui promossa nel febbraio 1948 – poche settimane prima le elezioni del 18 aprile - gli permisero probabilmente di acquisire dentro la Democrazia Cristiana un potere di contrattazione molto più forte di quanto il suo “curriculum” politico, inesistente prima del 1943, gli avrebbe potuto garantire. Questo anche spiega come dentro la DC, dentro il governo Bonomi del 1945, e anche dopo il 1948 dentro i governi De Gasperi, egli sia riuscito a sconfiggere i rappresentanti di ispirazione liberale, ivi compresi quegli “uomini politici provenienti dalla Resistenza” che “consideravano inutile l’ente, tipico prodotto della politica autarchica del regime, e furono favorevoli alla sua liquidazione o quanto meno ad un drastico ridimensionamento”11. Peraltro in questa sua battaglia, con grande intelligenza e apertura mentale, egli non esitò ad avvalersi della collaborazione del già “repubblichino” di Salò Carlo Zanmatti, l’ingegnere suo precedessore come commissario dell’AGIP, “amico fedele – come si legge in un suo biglietto del 1959 - collaboratore prezioso nella grande battaglia per l’indipendenza economica del popolo italiano”. 12

La sinistra DC e la “concorrenza” comunista

Tuttavia una partita così grossa come quella del ruolo dello Stato nello sfruttamento e gestione delle risorse energetiche del paese, non poteva certo giocarsi solo dentro la Democrazia Cristiana – dove Mattei ebbe l’appoggio determinante del futuro presidente , che già nel 1945 gli aveva consigliato di prender tempo sull’ordine del governo Bonomi di

11 Antonio Trecciola (a cura di ) Enrico Mattei 1945-1953. Scritti e discorsi, pubblicato a cura della Città di Matelica, p. 17. L’AGIP era stata creata da Mussolini nel 1926. 12 Vedi la riproduzione del biglietto pubblicata più avanti.

13 14 Enrico Mattei smantellare l’AGIP – e solo sul filo della sua indubbia abilità politica 13. Mattei venne in realtà avvantaggiato anche da un secondo fattore interno: il fatto cioè che le direttrici “stataliste” della sua azione corrispondevano o convergevano con quelle delle organizzazioni politiche di sinistra della Resistenza, al di là delle loro scelte politiche congiunturali. Se infatti è vero che PCI e PSI, in rotta frontale con De Gasperi dopo il 1948, alla Camera si astennero e al Senato votarono contro il progetto di legge di costituzione dell’ENI – combattuto anche dentro la stessa DC da Sturzo – è difficile pensare che la “concorrenza” della sinistra sul terreno della lotta al privatismo, non abbia finito per giovare indirettamente – al di là del caso AGIP, come si è già detto a proposito del modello di “economia mista” – ai progetti e alle idee di Mattei 14. Da questo punto di vista Enrico Mattei, dentro la “rigidità” teorica del modello a economia mista, poteva giocare su più tavoli: mentre la difesa della “libera iniziativa” privata di cui al discorso qui pubblicato servì al futuro presidente dell’ENI a contenere gli attacchi della Associazione Industriale Lombarda, spintasi a organizzare nel 1949 un “parlamentino del petrolio” contro l’AGIP 15, e fu inoltre utile a smorzare le riserve di quanti nella DC o nel governo se ne facevano diretti o indiretti portavoce - “non si vuole né mortificare né impedire l’iniziativa privata, e del resto l’Italia non è tanto piccola da non offrire terreno per altre feconde ed utili iniziative minerarie”, dice Mattei nel suo discorso del 26 ottobre 1949 - dall’altra la sua battaglia per la proprietà statale del “sottosuolo della Pianura Padana” si avvantaggiava della situazione

13 Antonio Trecciola (a cura di ) Enrico Mattei 1945-1953. Scritti e discorsi, pubblicato a cura della Città di Matelica, p. 17 14 Ivi, p. 36. Teoricamente persino la destra estrema, MSI e monarchici, grazie alla memoria storica della politica industriale di stato di Mussolini della seconda metà degli anni Venti, avrebbero potuto essere recuperati alla politica del futuro presidente dell’ENI. Forse non è un caso che Mattei sostenne il “milazzismo” siciliano degli anni Cinquanta. 15 Al convegno parteciparono l’ex presidente dell’AGIP dal 1928 al 1932, accademici di fama come Jannaccone, De Stefani, Amoroso, Arena, Candian.

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 15 politica generale, e in particolare della forte opposizione comunista e socialista ai governi centristi. Un paradosso. Un gioco che però non ebbe tratti opportunistici, e anzi vide nei fatti Mattei da una parte alzare i toni della polemica anticomunista, e dall’altra scontrarsi coraggiosamente per 17 anni con i “poteri forti” dell’epoca, prima quelli che attraverso le pressioni americane sull’Italia postfascista nel 1949 chiedevano di procedere allo smantellamento dell’industria statale creata da Mussolini 16, più tardi quelli avrebbero tentato di ostacolare la politica dell’ENI verso i paesi produttori del Medio Oriente.

La “sponda” dell’URSS

E’ facile a questo punto capire quale sia stato il terzo fattore che rese possibile il successo dei progetti di Mattei fino alla sua morte il 27 ottobre 1962. Facile da capire anche se difficile a dirsi. Guardando le cose retrospettivamente, e confrontando la battaglia del 1949 per l’AGIP e per l’ENI del 1953, con la privatizzazione dell’Ente fondato da Mattei nel 1992 - e più in generale con le privatizzazioni degli anni Novanta - si può osar dire che la politica di Mattei fu resa possibile, alle spalle degli equilibri politici italiani, dalla esistenza dell’Unione Sovietica e del suo modello statalizzato di economia. Non si vuole con questo certo affermare che le idee di Mattei erano comuniste – sarebbe assurdo sostenere una cosa del genere – e neppure socialiste, ma solo ricordare che l’accento “statalista” della sua azione e del suo pensiero, il suo riferimento all’intervento e controllo statale sull’economia come emblema di “modernità”, non sarebbero stati possibili senza l’esistenza, e la concorrenza politica attraverso i partiti comunisti occidentali, dell’Unione sovietica e della “visione del mondo” propria del mondo socialista coevo. Del resto, la funzionalità dell’URSS alla

16 Vedi l’articolo del new York Times citato ex ergo all’inizio del discorso “Contro l’arrembaggio …”

15 16 Enrico Mattei battaglia di Mattei è riconosciuta dallo stesso presidente dell’ENI, almeno in termini economici, nel Promemoria inedito sul coraggioso accordo commerciale con Mosca che qui pubblichiamo: “Per quanto riguarda l’Italia, l’importazione di una certa quantità di petrolio sovietico risponde a due importanti interessi nazionali: a) costituisce per l’Ente Nazionale Idrocarburi, che è una emanazione dello Stato, un fattore di autonomia dalle compagnie petrolifere internazionali … Si deve in parte alle forniture di petrolio sovietico se l’ENI è stato in grado nel corrente anno di attuare la riduzione del prezzo ex raffineria della benzina, che ormai ha raggiunto il livello più basso in Europa, con vantaggio del consumatore”. 17 Più in generale, basta confrontare le date, per rendersi conto di quanto sia stata importante la sponda sovietica per la linea vincente di Mattei. Così come il dissolvimento del blocco socialista alla fine degli anni Ottanta avrebbe provocato un terremoto sociale, politico e linguistico-culturale (“modernità” diventa privatizzazione, e “conservatori” sono ormai i managers di stato, ribattezzati opportunamente “boiardi” 18) e favorito la diffusione planetaria di teorie e pratiche neo liberiste ben oltre il caso Thatcher degli anni Ottanta – terremoto che Stalin, nel suo linguaggio, aveva definito ai suoi tempi come la prevedibile “ondata reazionaria” che avrebbe seguito alla dissoluzione dell’URSS – dopo la II guerra mondiale e negli anni Cinquanta l’URSS fu la sponda invisibile (e indicibile) non solo dello “statalismo” di Mattei, ma di tutti i progetti di “economia mista” in Occidente. Questo non vuol dire che “terza via” e modello sovietico siano da assumere come sistemi sempre e comunque fattivamente inseparabili, ma solo che la vicenda di Mattei non può essere compresa senza un riferimento anche allo scenario internazionale postbellico, alle idee di giustizia sociale diffuse all’epoca in tutto il mondo: dal suo inizio alla fine, quel

17 Enrico Mattei, Promemoria sulle importazioni petrolifere dall’URSS, dattiloscritto del 24 agosto 1960, qui pubblicato. 18 Ma anche Mattei era stato definito “zar” del petrolio dalla stampa soprattutto americana degli anni Cinquanta.

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 17

27 ottobre 1962 che vide l’ex partigiano “Marconi” precipitare con l’aereo aziendale e morire nella campagna di Pavia.

La decolonizzazione e l’indipendenza economica dei paesi emergenti: fu l’Iran o l’Egitto, la svolta?

L’ultima considerazione a questo punto – l’ultimo decisivo fattore della politica dell’ENI di Enrico Mattei – riguarda il secondo fenomeno dirompente del panorama geopolitico postbellico entro cui essa poté dispiegarsi: il clima di fermento e di ribellione anticolonialista del Terzo mondo, quell’età della decolonizzazione che fra gli anni Cinquanta e Sessanta – e dopo che nel mondo arabo si erano già compiute le prime indipendenze - vide i “paesi emergenti” prima acquisire l’indipendenza politica dalle rispettive metropoli, e poi iniziare a battersi per sconfiggere il “neocolonialismo” - come lo aveva definito il primo presidente dell’Africa indipendente, il ghaniano Nkrumah 19 – ovvero, nel corrispettivo linguaggio di Mattei, il “paternalismo economico”, qualcosa di “non molto diverso dal colonialismo … meno mortificante nella forma per chi lo subisce e anche esso frutto del cieco egoismo dei più forti verso i più deboli” 20.

Anche su questo fronte – che dalle nazionalizzazioni di Mossadeq in Iran (1953) e del Canale di Suez in Egitto (1956), alla costituzione dell’OPEC nel 1960, registra dei passi in avanti notevoli proprio nel periodo di nascita e maturazione del progetto ENI - Enrico Mattei stupisce da una parte per la chiarezza degli obbiettivi strategici, per il suo volare alto dal punto di vista della esposizione dei cardini guida della sua politica, dall’altra per la sua duttilità pragmatica, o meglio per la fondatezza razionale e realistica del suo progetto: un progetto

19 Il titolo del famoso saggio di Nkrumah, mutuato da Lenin, era Il neocolonialismo, fase suprema dell’imperialismo. 20 Enrico Mattei, discorso di Torino del 1 ottobre 1961

17 18 Enrico Mattei allo stesso tempo “banale” e sconvolgente, moderato e rivoluzionario, per perseguire il quale occorreva comunque – tenuto conto dei conflitti che attraversavano il Mediterraneo e il 21 Medio Oriente “scosso dagli avvenimenti d'Egitto” di Nasser - molto coraggio e molta determinazione. Doti che Mattei sicuramente ebbe, senza mai piegarsi – fino alla morte - ai ricatti e alle pressioni dei più o meno occulti poteri forti internazionali minacciati dalla sua strategia economica, energetica, e alla fine per forza di cose, anche (geo)politica. La moglie, Greta Paulas, lo avrebbe visto una volta – dopo l’ennesima minaccia – piangere 22. Come Moro, poco tempo prima di essere assassinato. Come Moro, il Medio Oriente come uno dei teatri della normalissima epperò rivoluzionaria “devianza”.

Anche sui temi della decolonizzazione le parole e le idee di Mattei sono di straordinaria attualità: “Storicamente la competizione fra i popoli che si è venuta trasferendo dal terreno strettamente politico a quello economico – diceva il presidente dell’ENI nel 1961 - può e deve rimanere una competizione pacifica. Essa impone però l’esclusione di ogni forma di ricatto o di intimidazione e non è compatibile con le ingerenze indebite dei paesi economicamente più forti nella vita interna di quelli più deboli … Bisogna fare in modo che il colonialismo, ormai universalmente condannato, sia soltanto un triste ricordo, un triste ricordo del passato, e non resista o cerchi di sopravvivere sotto diverse ma non meno gravose forme. Le forze dell’immobilismo politico alleato dei privilegi economici, gridano contro lo spirito di ribellione di questi popoli e si coalizzano per ostacolare la marcia inarrestabile verso l’indipendenza e la libertà”23 .

21 Enrico Mattei, discorso alla Associazione italo-svizzera, qui pubblicato. 22 A Mattei che piange, accenna anche David M. Turoldo nel passo pubblicato più avanti. 23 Enrico Mattei, discorso di Torino del 1 ottobre 1961

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 19

Come nel caso della coraggiosa apertura all’URSS, Mattei non ebbe remore a procedere praticamente in favore dei paesi del Terzo mondo attraverso una lunga serie di accordi economici e commerciali. Fra questi sicuramente importante fu quello con l’Iran del 3 agosto 1957, che avrebbe permesso al paese produttore di trattenere per se circa il 75% del greggio, una percentuale ben superiore a quella già garantita dalla famosa formula del fifty-fifty di cui lo stesso Mattei si era fatto promotore 24. Non è un caso che questo accordo – suggellato dallo scambio di visite in Iran e Italia del presidente Gronchi e dello Scià di Persia - venga spesso ricordato come l’esempio limite e più nobile della politica petrolifera dell’ENI in Medio Oriente. Tuttavia non solo le iniziative e gli accordi furono tanti e in tanti paesi – dalle fallite ricerche in Somalia (1953) alle società binazionali in Marocco, Libia, Sudan, Nigeria, Tunisia e Nigeria (1958-1962) – ma soprattutto, un altro accordo, quello con l’Egitto, precedente quello con Teheran, è probabilmente da rileggere con riferimento al suo peso nella storia dei rapporti fra l’ENI e i paesi produttori. La questione, di indubbio rilievo storiografico – e che potrebbe aprire una finestra relativamente nuova sui “poteri forti” ostili a Mattei - non venne solo accennata dallo stesso presidente dell’ENI nel 1957, ma fu ricordata anche dalla stampa araba dell’epoca, e in particolare dal “più influente e diffuso dei giornali economici e finanziari d’Oriente, il Commerce du Levant”: “Lo stesso on. Mattei riusciva a concludere, due mesi or sono, un accordo con l’Egitto per lo sfruttamento in comune dei campi petroliferi di El Belaym, nel Sinai. I termini di questo affare prevedono intese alquanto diverse da quelle contenute nell’accordo ora concluso nel vicino Oriente sulla base del fifty-fifty. Con Nasser infatti l’on. Mattei conveniva che l’Egitto avrebbe tratto il 74% dei benefici dell’impresa, lasciando agli italiani il 26 %.. Dopo questo spettacolare successo sia in Italia che in Egitto – scrive

24 Francesco Venanzi e Massimo Faggiani, ENI un’autobiografia, prefazione di Giorgio Bocca, Sperling & Kupfer, Milano 1994, p. 33.

19 20 Enrico Mattei ancora il Commerce du Levant – Enrico Mattei si recava a Teheran ed il 14 marzo scorso firmava l’accordo per lo sfruttamento di tre zone petrolifere sfuggite al controllo del consorzio internazionale”. 25

Ci si può chiedere perché questa sorta di censura continuata nel tempo. Perché l’Iran e non l’Egitto sia stato visto come una svolta, o non magari il Venezuela, secondo quanto propone Mattei nel testo del suo discorso all’Associazione italo- svizzera che qui pubblichiamo 26 . La risposta a questo interrogativo potrebbe essere o il caso, o invece il carattere rivoluzionario della politica del fondatore dell’ENI negli equilibri geopolitici del Medio Oriente degli anni Cinquanta, un Medio Oriente come già detto “scosso dagli avvenimenti di Egitto”, attraversato dalla “rivalità anglo-americana” (secondo la sintetica espressione dello stesso Mattei), segnato dalla politica di rapina delle Sette sorelle 27 e comunque crocevia dello scontro per il suo controllo, fra i blocchi, e, si direbbe, dentro gli stessi blocchi: “le immense riserve del Medio Oriente sono situate in una zona in cui oggi si scontrano le influenze politiche dei blocchi in lotta per la supremazia, o per l'equilibrio, nel mondo contemporaneo; in paesi nei quali particolari vicende storiche e forme di civiltà hanno

25 Al Hurrya, Baghdad, citato in Mattei, quell’idea di libertà, ENI, Milano 1982. 26 Vedi più avanti. E’ da precisare che dal dattiloscritto risulta solo l’invito da parte di due centri studi (vedi testo) e non la sede dell’Associazione italo- .svizzera, che invece è è citta, con una parte del testo qui pubblicata, in Mattei, quell’idea di libertà, citato, p.90. 27 “Concentrando in poche mani il controllo della produzione e del commercio del petrolio, intrattenendo coi consumatori solo rapporti da fornitore a cliente in un mercato chiuso e rigido, compensando i detentori delle riserve solamente con entrate di natura fiscale, escludendo accordi e regolamentazioni interstatali per la razionalizzazione del mercato, le compagnie petrolifere mondiali hanno creato la loro potenza ma anche le condizioni della rottura del sistema o della sua trasformazione sotto la spinta di nuove forze e di nuovi problemi”. Discorso di Mattei all’Associazione italo- svizzera, qui pubblicato.

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 21 determinato situazioni di instabilità proprio nel tempo in cui la sicurezza e le condizioni di rifornimenti indispensabili per l'Europa dipendono dalla stabilità politica dei paesi che possiedono le riserve. Le profonde modificazioni arrecate dalle guerre alla situazione internazionale non hanno consentito che in questa zona si realizzassero le forme di controllo o di collaborazione politica necessarie a tutelare il vitale interesse dell'Occidente al petrolio. Questo è anzi divenuto, per la rivalità fra gli Stati e le compagnie occidentali, un elemento di disordine e di instabilità, suscitando rivendicazioni nazionaliste nei paesi possessori delle riserve, gelosie e irrequietezza in quelli che non ne dispongono” 28.

Di qui la risposta coraggiosa di Mattei, che anticipa problemi e soluzioni che emergeranno soprattutto con la crisi energetica del 1973 e il vertice non allineato di Algeri per un “Nuovo ordine economico internazionale” 29. Al fondo della sua strategia rivoluzionaria, che tanti insegnamenti contiene anche per l’oggi, stava una grande duplice intuizione: da una parte la necessità per l’Italia di una politica di amicizia con l’Iran e i paesi arabi produttori di petrolio, a cominciare – negli anni Cinquanta - con l’Egitto di Nasser, del cui progetto della diga di Assuan peraltro il presidente dell’ENI – sostenitore di un gigantismo industriale così distante dal conservatorismo ecologista dei nostri tempi – era un grande sostenitore 30. Dall’altra, la convinzione che la nuova politica del prezzo del petrolio corrispondeva nello stesso tempo agli interessi dell’Italia (come i fatti stavano già dimostrando 31); di un

28 Discorso all’Associazione italo-svizzera, 1957. 29 Cfr. ad es. ancora il discorso all’Associazione italo-svizzera: “Nel caso di una risorsa così importante come il petrolio, un “mercato ordinato” é certamente una necessità, anche se deve trattarsi di un ordine diverso da quello instaurato dalle grandi compagnie internazionali”. 30 Fino a pensare di finanziarlo in sostituzione o assieme all’URSS. Vedi la testimonianza di Renzo Cola pubblicata più avanti. 31 “Credo non sia necessario spendere molte parole per affermare il diritto del mio paese ad assicurarsi fonti autonome di rifornimento di petrolio. La

21 22 Enrico Mattei

Occidente che avrebbe dovuto semmai temere di più le nazionalizzazioni dei pozzi – come era già successo proprio in Iran con Mossadeq 32 – e della pace in Medio Oriente: “Il petrolio é una risorsa "politica" per eccellenza, sin dai tempi in cui la sua importanza era più strategica che economica. Si tratta ora di porla al servizio di una buona politica, il più possibile priva di reminiscenze imperialistiche e colonialistiche, volta al mantenimento della pace, al benessere di chi quella risorsa possiede per dono della natura e di chi la utilizza per forza, della sua industria. L'elevazione dei paesi produttori al rango di associati delle imprese di coltivazione mi sembra un passo sulla via di quella politica.” Parole anche queste, come tutta l’esperienza di Enrico Mattei, di straordinaria attualità per il presente.

Claudio Moffa

supremazia del cosiddetto cartello internazionale non é un tabú che l'Italia fosse tenuta a rispettare, mentre essa é ormai battuta in breccia ovunque da iniziative pubbliche e private” (Discorso all’Associazione italo-svizzera, 1957). 32Cfr. il discorso all’Associazione italo-svizzera del 1957, ricco di argomentazioni realiste e moderate a favore della nuova politica dell’ENI: “E' evidente che una soluzione consimile, mentre non esclude in certi paesi il pericolo della nazionalizzazione delle risorse petrolifere - che il sistema del 50/50 era proprio destinato a parare - imporrebbe ai consumatori un onere tanto più intollerabile quanto più aumenta la quota dei prodotti petroliferi sul totale di consumi di energia in continua espansione”.

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 23

“CONTRO L’ARREMBAGGIO AL PETROLIO E AL METANO” Discorso alla Camera dei Deputati, 26 ottobre 1949

“i tentativi che interessi petroliferi italiani sembra stiano facendo per ottenere il monopolio dello sfruttamento delle risorse petrolifere e gassifere italiane sono considerati in circoli autorevoli come pericolosi per le relazioni economiche fra Italia e Stati Uniti, in quanto potrebbero perfino influenzare negativamente il programma ERP … e mettere in pericolo l’intero accordo di cooperazione economica fra Italia e USA firmato il 28 giugno 1948” New York Times, 16 luglio 1949

“1.Coloro che oggi parlano di grandi ricchezze sulle quali lo Stato vuol mettere le mani sono gli stessi che le negarono all’epoca della scoperta di Cortemaggiore; 2. i privati sostengono che la ricerca è troppo aleatoria per lo Stato, e poi si mostrano desiderosi di parteciparvi; 3. le ricerche non renderebbero nulla allo Stato, ma i privati si dicono disposti a pagarvi sopra delle royalties; 4. affermano che lo Stato non ha i mezzi per finanziare le ricerche, e poi dicono che ha già speso trenta miliardi; 5. secondo loro, lo Stato non potrebbe procurarsi l’enorme attrezzatura necessaria alle ricerche, ma intanto lo accusano di rubare, con una sua grande azienda, tutto lo spazio ai privati; 6 si parla di lentezze burocratiche, mentre l’AGIP non riesce a far assorbire dal mercato tutto il metano che potrebbe produrre; 7. si dice che lo Stato mancherebbe di elasticità, ma poi si accusa l’AGIP di comprare le sonde in America”. Enrico Mattei, dichiarazione al Corriere della sera, 9 novembre 1949

23 24 Enrico Mattei

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 25

“IL PETROLIO E’ UNA RISORSA ‘POLITICA’ ” Conferenza di Enrico Mattei all’Associazione italo-svizzera, 22 novembre 1957

“Il petrolio é una risorsa "politica" per eccellenza, sin dai tempi in cui la sua importanza era più strategica che economica. Si tratta ora di porla al servizio di una buona politica, il più possibile priva di reminiscenze imperialistiche e colonialistiche, volta al mantenimento della pace, al benessere di chi quella risorsa possiede per dono della natura e di chi la utilizza per forza, della sua industria. L'elevazione dei paesi produttori al rango di associati delle imprese di coltivazione mi sembra un passo sulla via di quella politica”.

“Il Times - che già il 25 settembre scorso aveva affermato la certezza che ‘ogni prossimo investimento dovrà seguire schemi nuovi’, ri- chiamando implicitamente l'accordo ENI-NIOC, allora appena concluso - ha dichiarato nel suo articolo di fondo dell’8 novembre che quell'accordo deve essere accettato come un nuovo stimolo nel mondo del petrolio del Medio Oriente. Le compagnie concessionarie, la cui esistenza dipende da efficaci relazioni pubbliche, dovranno considerarlo come uno Sputnik – non necessariamente ostile - ruotante intorno a loro”.

25 26 Enrico Mattei

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 27

Signore e Signori,

sono onorato d'essere stato invitato dal Centro d'Etudes de Politique Etrangere e dal Comitato per lo Studio dei Problemi Franco- Italiani a parlarvi sui problemi e le prospettive degli approvvigionamenti petroliferi europei. Ma, in primo luogo, penso Vi aspettiate da me un sintetico quadro della situazione italiana.

La causa principale del limitato sviluppo industriale italiano nel secolo scorso è stata la mancanza di risorse carbonifere e di minerali di ferro. Ancor oggi il Paese ne risente, malgrado le mutate condizioni della tecnica e dell'economia. Nell'Italia settentrionale la mancanza di carbone è stata parzialmente compensata dalla disponibilità di notevoli risorse idroelettriche, che ormai sono state, peraltro, quasi integralmente sfruttate. Da questa situazione oggettiva deriva la grande importanza che gli idrocarburi hanno sul bilancio energetico italiano. Le prime ricerche di idrocarburi si ebbero in Italia già alla fine del secolo scorso. Ma esse venivano effettuate con mezzi modesti, cosicchè le iniziative intraprese finirono col languire. Lo Stato intervenne dal 1911 al 1925 con sussidi e facilitazioni, che non ebbero tuttavia l'efficacia sperata, finché, nel 1926, di fronte alla provata deficienza della iniziativa privata, decise di costituire l'Azienda Generale Italiana Petroli (AGIP). Negli anni successivi l'AGIP impostò e realizzò un organico piano di ricerche su tutto il territorio nazionale, mentre i privati si concentravano soprattutto nello sfruttamento dei giacimenti metaniferi a profondità limitate scoperti nel Polesine. Dopo una serie di scoperte minori, nel marzo del 1946, appena superate le

27 28 Enrico Mattei difficoltà, dell'immediato dopoguerra, l'AGIP potè accertare appieno la grande importanza del giacimento di Caviaga. Altre scoperte seguirono con rapida successione, aprendo le più brillanti prospettive alla produzione di idrocarburi nella Valle Padana. Si pose allora l'alternativa o di lasciare a società private, il cui interesse era stato risvegliato di successo dell'AGIP, lo sfruttamento delle risorse di idrocarburi nella Pianura Padana, o di conservarlo allo Stato che mediante la propria azienda aveva portato a felice compimento le ricerche in quella zona. Il legislatore scelse la seconda alternativa, attribuendo allo ENI. Ente di diritto pubblico, l'esclusiva nella Valle Padana della ricerca e coltivazione di giacimenti di idrocarburi, nonché della costruzione e dell'esercizio delle condotte per il trasporto.

I risultati degli anni successivi dovevano confermare pienamente la bontà della decisione. La produzione di gas naturale, che era di 17 milioni di metri cubi nel 1938 e di 64 milioni nel 1946, saliva a 4.465 milioni nel 1956, di cui 4.159 forniti dall'ENI. Si prevede che nell'anno in corso raggiungerà 5.000 milioni di cui 4. 700 milioni di metri cubi ENI. L'apporto percentuale del metano al bilancio energetico italiano come risulta dalla tavola statistica in appendice al testo che è stato distribuito - è andato crescendo nel tempo: dallo 0,6% nel 1946 al 13% nel 1956, il che appare tanto più apprezzabile se si tiene presente che nel contempo il consumo di energia è pia che raddoppiato. Anche la produzione nazionale di petrolio greggio, pur essendo lontana dal soddisfare il fabbisogno italiano, è in continuo sviluppo. Dopo la scoperta del giacimento di Cortemaggiore da parte dell'AGIP nel 1948, si sono avuti negli ultimi anni altri ritrovamenti di petrolio negli Abruzzi e in Sicilia da parte sia di aziende private sia dell'ENI. E’ recente la scoperta da

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 29 parte dell'ENI del giacimento di Gela, dove il primo pozzo in produzione dà 200 tonnellate al giorno di petrolio, altri due pozzi sono quasi completati e 5 sono in perforazione. Malgrado i progressi compiuti nello sviluppo delle risorse italiane di fonti di energia, il pieno soddisfacimento della domanda dipende, in attesa dell’utilizzo dell'energia nucleare, dagli idrocarburi importati. L'Ente che ho l'onore di presiedere ha programmato per i prossimi anni un'intensa attività, sia per lo sviluppo dell'energia nucleare sia per le ricerche di idrocarburi all'estero. Ritengo opportuno, in questa sede, illustrare brevemente i risultati che abbiamo già consegua ti all'estero. In Egitto, la produzione di greggio conseguita in società con Enti egiziani dai giacimenti di El Belayim e di Abu Rudeis, ha raggiunto il livello di un milione di tonnellate all'anno e continua a crescere. Si prevede che nel 1958 saranno prodotti due milioni di tonnellate, e tre milioni nel 1959. Già dalla fine del giugno di quest'anno hanno cominciato ad affluire nei porti italiani i carichi di petrolio estratto dall'ENI in Egitto per un ammontare di circa 60.000 tonnellate mensili, che salirà a 100.000/120.000 tonnellate nel 1958. Entro breve tempo, pertanto, questa fonte rappresenterà un importante contributo alla copertura dei fabbisogni petroliferi del l'Italia. Anche più vaste possibilità offre l'accordo raggiunto dall'ENI con la Compagnia Nazionale iraniana per il petrolio (NBOC) del quale dirò più ampiamente fra poco, e che consentirà all'Italia di svolgere ricerche petrolifere su 3 promettenti aree per una superficie complessiva di circa 23.000 chilometri quadrati. Iniziative analoghe saranno intraprese anche in altri Stati e territori, qualora se ne presenti la possibilità e la convenienza.

29 30 Enrico Mattei

Diversa era in partenza la situazione della maggior parte degli altri paesi europei, ove le ampie disponibilità di carbone consentivano di far fronte allo sviluppo dei consumi di combustibili e di energia elettrica anche in mancanza di rilevanti risorse idriche. Ma dopo la seconda guerra mondiale i consumi di energia sono enormemente aumentati, la produzione carbonifera si è sviluppata ad un ritmo meno rapido dei fabbisogni, divenendo anche più costosa: il petrolio ha quindi conquistato un posto importante nel bilancio energetico, non più soltanto per l'impiego come carburante. Anche per questi paesi esso rappresenta una voce dominante delle importazioni, pur non avendo in termini relativi il peso che esso ha raggiunto nel bilancio energetico dell'Italia e di altri paesi non carboniferi.

Oggi, come nell'anteguerra, lo sviluppo della domanda di combustibili e di carburanti liquidi ha trovato soddisfazione attraverso una industria petrolifera di dimensioni mondiali, capace di impostare ed attuare piani di sviluppo a redditività notevolmente differita, di compensare con la vastità delle sue operazioni i rischi di una attività fortemente aleatoria, di utilizzare e perfezionare le tecniche più avanzate. Si deve ad essa la messa in coltivazione delle immense riserve scoperte nel Medio Oriente, di cui le grandi compagnie internazionali si erano assicurate la concessione, e che ha accompagnato la ripresa economica europea nel dopoguerra. Ma la struttura dell'industria petrolifera internazionale, quale si è venuta attuando dagli inizi della utilizzazione industriale del petrolio sino ai nostri giorni, ha contribuito a creare o ad acutizzare, sia sul piano politico sia su quello economico, alcune difficoltà di cui oggi si stanno sentendo gli effetti e dalle quali derivano le spinte che tendono a modificare lo stesso assetto tradizionale dell'industria.

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 31

Concentrando in poche mani il controllo della produzione e del commercio del petrolio, intrattenendo coi consumatori solo rapporti da fornitore a cliente in un mercato chiuso e rigido, compensando i detentori delle riserve solamente con entrate di natura fiscale, escludendo accordi e regolamentazioni interstatali per la razionalizzazione del mercato, le compagnie petrolifere mondiali hanno creato la loro potenza ma anche le condizioni della rottura del sistema o della sua trasformazione sotto la spinta di nuove forze e di nuovi problemi.

I rapporti fra compagnie concessionarie e paesi detentori delle riserve forniscono un esempio tipico degli elementi di trasformazione insiti nel sistema. Col crescere della produzione di petrolio e il rafforzarsi della loro organizzazione statale, i paesi produttori hanno imposto alle compagnie concessionarie condizioni progressivamente più onerose per quanto riguarda il regime delle concessioni e l'imposizione fiscale. Dai modesti canoni superficiari e dalle tenui royalties commisurate alle quantità prodotte prevalenti nelle legislazioni o nei contratti dei primi anni del secolo, si è giunti nel 1948 alla ripartizione a metà dei profitti. La formula 50/50, che è oggi il fondamento dei rapporti fra governi concedenti e compagnie concessionarie, tende a trasformarsi in 60/40 a favore dei paesi detentori delle riserve. Di fatto, nel primo paese in cui quella formula è stata applicata, il Venezuela, la quota degli utili incamerata dallo Stato è già superiore al 50%. Con lo spostamento della base imponibile dalle quantità prodotte ai profitti - caratteristica saliente del nuovo sistema - le compagnie concessionarie vedono ridursi le possibilità di autofinanziamento per lo sviluppo della produzione, dei trasporti, della raffinazione e per la ricostituzione delle

31 32 Enrico Mattei riserve. I paesi produttori sono interessati non più soltanto alla entità della produzione, ma anche al prezzo di vendita del petrolio. L'aumento dei prezzi può apparire un facile modo per risolvere il problema finanziario delle compagnie e quello politico-economico dei paesi produttori, presi ormai tutti nell'ingranaggio delle aspirazioni nazionalistiche e sociali e impegnati in piani di sviluppo più o meno ambiziosi.

E' evidente che una soluzione consimile, mentre non esclude in certi paesi il pericolo della nazionalizzazione delle risorse petrolifere - che il sistema del 50/50 era proprio destinato a parare - imporrebbe ai consumatori un onere tanto più intollerabile quanto più aumenta la quota dei prodotti petroliferi sul totale di consumi di energia in continua espansione. Ma anche prescindendo da simili eventualità future, l'organizzazione dell'industria petrolifera internazionale ha già. avuto conseguenze svantaggiose per gli interessi dei paesi esclusivamente consumatori, e in particolare per quelli che sono riforniti prevalentemente dal Medio Oriente. Il punto di riferimento per la determinazione dei prezzi del greggio non è il costo di produzione nel Medio Oriente, bensì quello, assai più elevato, negli Stati Uniti; la natura dei rapporti fra paesi produttori e compagnie ha facilitato le rivendicazioni economiche dei primi; il sistema di regolamento valutario delle importazioni, che dipende dalla convenienza delle compagnie coltivatrici e dagli accordi fra queste e i governi, ha escluso forme di pagamento pili vantaggioso per i singoli paesi consumatori. Questi non soltanto sono stati privati dei vantaggi che potevano derivare dalla ampiezza e dal basso costo dello sfruttamento delle riserve del Medio Oriente, ma si trovano ora a dover affrontare problemi e difficoltà scaturenti dalle condizioni politiche di quella regione.

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 33

Le immense riserve del Medio Oriente sono situate in una zona in cui oggi si scontrano le influenze politiche dei blocchi in lotta per la supremazia, o per l'equilibrio, nel mondo contemporaneo; in paesi nei quali particolari vicende storiche e forme di civiltà hanno determinato situazioni di instabilità proprio nel tempo in cui la sicurezza e le condizioni di rifornimenti indispensabili per l'Europa dipendono dalla stabilità politica dei paesi che possiedono le riserve. Le profonde modificazioni arrecate dalle guerre alla situazione internazionale non hanno con sentito che in questa zona si realizzassero le forme di controllo o di collaborazione politica necessario a tutelare il vitale interesse dell'Occidente al petrolio. Questo è anzi divenuto, per la rivalità fra gli Stati e le compagnie occidentali, un elemento di disordine e di instabilità, suscitando rivendicazioni nazionaliste nei paesi possessori delle riserve, gelosie e irrequietezza in quelli che non ne dispongono.

Da qualche tempo, e con maggiore intensità, dopo la crisi di Suez, fattori politici e fattori economici stanno determinando evidenti modificazioni nel mercato petrolifero. Non si tratta soltanto di quelle, che ho già ricordate, derivanti dalla evoluzione interna della sua struttura, ma anche di altre non meno importanti che costituiscono tentativi di rispondere, non senza contraddizioni, ai problemi che si presentano sia ai produttori, sia ai consumatori. Preoccupazioni per la sicurezza dei rifornimenti e per la bilancia dei pagamenti, se non sempre preoccupazioni di prezzo, sono all'origine dell'estendersi delle ricerche petrolifere e dell'industria di raffinazione all'interno dei paesi consumatori. Con questi mezzi ogni Stato cerca di affrancarsi in tutto o in parte dalla dipendenza dall'estero e di assicurarsi i benefici dello sfruttamento, anche

33 34 Enrico Mattei indiretto, di eventuali proprie risorse petrolifere. Possiamo esser certi che, nella maggior parte dei casi, il petrolio trovato all'interno dell'area monetaria di paesi finora riforniti dallo estero sarà sfruttato quali che ne siano la qualità e il costo di produzione e di trasporto. Nelle condizioni attuali del mercato petrolifero, le preoccupazioni politiche e valutarie spingono verso l'autosufficienza, non verso il commercio internazionale. Se si potrà parlare fra qualche tempo di sovraproduzione mondiale di petrolio - scriveva recentemente un autorevole giornale francese - non si potrà parlare per molti anni di eccedenza di petrolio francese. E il problema della protezione della produzione petrolifera nei paesi della Comunità Economica Europea e già stato impostato. Quanto al diffondersi degli impianti di raffinazione in tutte le aree ancora importatrici di prodotti, è facile concludere che esso renderà più difficili quegli scambi internazionali ai quali per molti paesi raffinatori, forti consumatori di greggio, è affidata la funzione di alleggerire la bilancia dei pagamenti petroliferi, oltre che di equilibrare le rese dei vari prodotti e i consumi interni di ciascuno di essi. Dal lato dei paesi attuali produttori, ma limitatamente consumatori, abbiamo la pressione, palese o ancora latente, per ottenere più ampi benefici dalle concessioni esistenti; ma abbiamo anche, sotto lo stimolo della previsione di crescenti fabbisogni mondiali, il tentativo di conquistare una quota del mercato con una produzione diretta, all'infuo-ri del sistema tradizionale delle concessioni. E' il tentativo che vediamo compiere, ad esempio, in Egitto e nell'Iran, con l'appoggio di organismi di paesi quali l'Italia, il Belgio, la Germania occidentale, il Giappone, spinti ad uscire dalla condizione di dipendenza che l'organizzazione tradizionale del mercato riserva ai consumatori.

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 35

E' probabile che questa tendenza si generalizzi nei paesi arabi, i quali d'altra parte stanno concertando una politica comune per quanto riguarda la produzione e il trasporto del petrolio»

Da tutti gli elementi che ho qui rapidamente ricordati si possono trarre le seguenti considerazioni riassuntive: 1. I paesi consumatori tendono a sviluppare una propria produzione; aumenta il numero dei governi e delle organizzazioni che prendono decisioni autonome sotto lo stimolo di interessi contrastanti; il mercato si fraziona; sta attenuandosi, in una parola, quella concentrazione di potere che nel sistema del cosiddetto cartello internazionale dava una sostanziale unità al mercato. 2. Gli investimenti richiesti dall'aumento naturale dei consumi nella ricerca, nella produzione e nel trasporto del greggio, nella raffinazione e nella distribuzione, vengono gonfiati dalla concorrenza che si manifesta sempre più vivace e aperta sia fra i paesi sia fra le compagnie. Mentre cresce l’entità dei capitali occorrenti, ne diminuisce la redditività e si dà luogo talvolta ad una sterilizzazione di risorse che potrebbero essere proficuamente impiegate in altre attività. 3. Forze contrastanti tendono ad agire sui prezzi del petrolio. L'aumento dei costi, le pretese dei paesi produttori e di transito, tendono ad elevarli; ma c'è chi già vede profilarsi una situazione in cui la eccedenza di capacità produttiva rispetto ai consumi, oggi latente, si trasformerà in effettiva sovraproduzione, con effetto deprimente dei prezzi. La possibilità, che oggi si presenta per la prima volta dopo un quarto di secolo, che al mercato dei venditori si sostituisca il mercato dei compratori, sembrerebbe dover correggere la situazione di svantaggio che i consumatori hanno nell'assetto tradizionale del mercato. Ma una

35 36 Enrico Mattei simile evoluzione, qualora non si riducesse a limitate fluttuazioni congiunturali di breve periodo, sarebbe espressione di uno stato dei rapporti economici non aderente alle desiderabili linee di sviluppo dell'economia internazionale, e non risponderebbe a tutte le esigenze che si pongono nel mondo in cui viviamo. Praticamente tutti ne soffrirebbero: non soltanto le grandi compagnie, che rappresentano una parte così importante dell'economia occidentale; ma i paesi grandi produttori, per molti dei quali i redditi provenienti dal petrolio sono quasi l'unico mezzo di progresso economico e civile, e gli stessi paesi consumatori che come ho ricordato, si vanno trasformando a loro volta, con sacrificio finanziario, in produttori. Nel caso di una risorsa così importante come il petrolio, un “mercato ordinato” é certamente una necessità, anche se deve trattarsi di un ordine diverso da quello instaurato dalle grandi compagnie internazionali.

Di fronte agli sviluppi in corso e a quelli che potranno aversi nel prossimo avvenire, quale posizione devono assumere i paesi europei? I dati di fatto sono evidenti: 1. Che si tratti dei 6 paesi della Comunità Economica Europea o dei paesi dell'OECE, per almeno 10 anni - fino a quando non potrà diventare pienamente operante la rivoluzione nucleare - l'Europa rimarrà legata per i suoi bisogni produttivi al rifornimento sicuro di crescenti quantità di petrolio, 2. Questo rifornimento deve essere il più possibile economico, dal punto di vista del prezzo e dei mezzi di pagamento, cosicché il costo dell'energia non indebolisca la capacità competitiva delle produzioni europee e non aggiunga vigore alla concorrenza degli altri paesi. Permettetemi di richiamare a questo proposito quanto é scritto nel Rapporto ai Ministri degli Esteri dei Capi delegazione alla Conferenza di Messina, dalla quale è nata l'idea

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 37 del Mercato Comune Europeo: “Gli investimenti nel campo dell'energia sono a lunga scadenza e parti- colarmente costosi. Il costo di questi investimenti è sensibilmente aggravato dai tentativi di ciascun paese di coprire i suoi fabbisogni indipendentemente dagli altri… La politica dell'energia comporta certe opzioni fondamentali: in particolare la preferenza accordata alla sicurezza dell'approvvigionamento o al prezzo più basso, l'importanza relativa data alla soddisfazione dei bisogni presenti o alla copertura di quel1i futuri. Una divergenza nelle politiche così definite influisce sulle con- dizioni di concorrenza fra industrie utilizzatrici, ma anche, non permettendo le soluzioni meno costose per l'insieme dell'economia- europea, indebolisce la loro capacità competitiva comune rispetto ai terzi paesi”. Qui non si accenna specificamente al petrolio, ma chiunque vede come queste considerazioni si adattino alla situazione che vi ho illustrata. 3. Il Medio Oriente rimane la principale fonte dei rifornimenti europei. E' doveroso rendere omaggio al tenace sforzo della Francia cui si deve se i territori dell’Africa, compresi nell'ambito della Comunità Economica Europea, potranno tra breve recare un contributo al soddisfacimento dei bisogni europei di petrolio. Ma qualsiasi sforzo per diminuire il peso delle forniture dal Medio Oriente, intensificando la produzione e la ricerca in altre zone politicamente meno instabili - ma non tutte lo sano - non può modificare il fatto che nei prossimi 10 anni centinaia d i milioni di tonnellate di petrolio greggio dovranno essere estratte nei paesi del Medio Oriente e passare attraverso i loro territori per soddisfare la domanda europea. E in quegli anni le forniture del Medio Oriente avranno una importanza decisiva per la vita economica europea non meno che negli anni passati.

37 38 Enrico Mattei

Mi sembra, considerando nel loro insieme queste esigenze e le difficoltà che ne ostacolano il soddisfacimento, che i paesi europei debbano farsi guidare dalla necessità di dar vita fra loro a sempre più intime forme di collaborazione e che nel quadro di una solidarietà politica che abbraccia tutto il mondo occidentale, i loro sforzi debbano essere rivolti a creare le condizioni che garantiscano il flusso e il flusso ordinato - delle indispensabili forniture di petrolio. Nel Medio Oriente questa risorsa, che è in buona parte all'origine dell'attuale situazione di instabilità, può ben diventare lo strumento del superamento di essa. Queste sono, in sostanza, le considerazioni cui si ispirano le tendenze ormai largamente diffuse a cercare soluzioni internazionali ai problemi di vario ordine connessi al petrolio.

I tentativi di intervento coordinatore sul piano internazionale, compiuti nel 1944 e nel 1945 con gli accordi anglo-americani sul petrolio, sono falliti di fronte alla opposizione degli interessi privati che respingevano l'ingerenza dei governi nella regolamentazione del mercato petrolifero, dopo averne sollecitato l'appoggio per l'accaparramento delle riserve. E' bensì vero che quegli accordi erano il frutto della rivalità anglo-americana nel Medio Oriente; ma da quel contrasto e dalla riconosciuta opportunità della sua composizione erano emerse indicazioni di principio di importanza generale. Si afferma nell'accordo, pur già edulcorato, del 25 settembre 1945 che “Il miglior impulso ad un disciplinato commercio internazionale del petrolio sarà dato da un accordo internazionale tra i paesi interessati in questo commercio, siano essi produttori o consumatori”, che “gli interessi delle nazioni produttrici saranno salvaguardati tenendo presente il loro progresso economico”, che non vi dovrà essere discriminazione fra i consumatori né fra i

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 39 ricercatori del petrolio. e si conviene sulla opportunità di proporre “ai Governi interessati di tutti i paesi produttori e consumatori la negoziazione di un accordo internazionale petrolifero, che stabilirà, fra l'altro, la nomina di un Consiglio internazionale del petrolio”. Dal giorno in cui il mondo arabo è stato scosso dagli avvenimenti d'Egitto si sono avute numerose indicazioni, variamente atteggiate e variamente autorevoli, della necessità che mediante una azione internazionale venga assicurato un giusto contemperamento dei vari interessi, che produzione e sbocchi siano regolati, che il petrolio divenga elemento di propulsione dello sviluppo economico del Medio Oriente in un piano organico internazionalmente garantito e nel quale le necessità dei paesi produttori e di transito siano soddisfatte tenendo conto della loro rispettiva gravità, e non solo in ragione del contributo dato da ciascun paese alla produzione e al trasporto del petrolio. Mi sia consentito ricordare che io stesso accennai a queste esigenze in un discorso tenuto a Milano 1'8 dicembre dello scorso anno. Indicazioni precise sano state fornite nel corso del 1957, fra gli altri, dal Primo Ministro australiano, Menzies, dal capo dell'opposizione australiana, dr. Evatt, da Lord Henderson alla Carnera dei Lords. Rinvio per maggiori dettagli sul loro pensiero alla breve appendice al testo che Vi è stato distribuito. Ma anche al di fuori di impostazioni così ampie del problema, rimane la necessità di adattare i rapporti fra industria petrolifera e paesi produttori ad uno schema che risponda meglio di quello tradizionale ad alcune almeno delle necessità dei tempi nuovi. E' impressione largamente diffusa che almeno gli accordi da concludersi da qui in avanti per la ricerca e la sfruttamento del petrolio su nuove aree vadano impostati su basi diverse da

39 40 Enrico Mattei quelle rese consuete dal le grandi compagnie internazionali. E' quanto realisticamente ammetteva Walter Lippmann in uno dei suoi acuti articoli all'inizio di questo mese. Un francese, Mr. Hirsch, Commissair au Plan, avanzava nel luglio scarsa una proposta addirittura drastica: pensando ai problemi dell'Algeria egli suggerisce che i profitti derivanti dallo sfruttamento dei petrolio del Sahara vengano interamente devoluti ai territori dell'Africa Settentrionale. Il Times - che già il 25 settembre scorso aveva affermato la certezza che “ogni prossimo investimento dovrà seguire schemi nuovi”, ri- chiamando implicitamente l'accordo ENI-NIOC, allora appena concluso - ha dichiarato nel suo articolo di fondo dell’8 novembre che quell'accordo deve essere accettato come un nuovo stimolo nel mondo del petrolio del Medio Oriente. Le compagnie concessionarie, la cui esistenza dipende da efficaci relazioni pubbliche, dovranno considerarlo come uno Sputnik – non necessariamente ostile - ruotante intorno a loro". Gli apprezzamenti dell’autorevole organo londinese mi portano a parlarVi di questa iniziativa italo-persiana che ha messo a rumore il mondo petrolifero.

Credo non sia necessario spendere molte parole per affermare il diritto del mio paese ad assicurarsi fonti autonome di rifornimento di petrolio. La supremazia del cosiddetto cartello internazionale non é un tabú che l'Italia fosse tenuta a rispettare, mentre essa é ormai battuta in breccia ovunque da iniziative pubbliche e private. L'Italia, giunta in ritardo nella corsa internazionale al petrolio, ha ormai conseguito, attraverso l'Ente di Stato che ho l'onore di presiedere, la capacità di presentarsi su questo terreno per risolvere coi suoi mezzi il problema della copertura dei suoi fabbisogni di petrolio. Prescindendo dalle lavorazioni per conto terzi,

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 41 le importazioni di greggio per i consumi interni e per la riesportazione hanno raggiunto nel 1956 l'ordine di oltre 15 milioni di tonnellate. Ai prezzi di quell’anno, cioè prima dei recenti aumenti, il valore dell'importazione di tale quantità di greggio è stato di oltre 190 miliardi di lire, dei quali circa il 44% pagato in dollari. Quello che importa vedere, piuttosto, è se i terminî dell'accordo da noi concluso rispondano solo ad interessi particolari italiani, urtando contro altri interessi particolari, o non invece alle mutate condizioni internazionali ed a più ampi interessi. Dopo tutto quanto ho avuto l'onore di dirVi mi sembra che la risposta non possa essere dubbia. L'accordo concluso fra le due aziende petrolifere di Stato, sulla base della recente legge iraniana, realizza un nuovo tipo di rapporti tra i paesi detentori delle riserve petrolifere e le compagnie straniere che le sfruttano. Spostando l'interesse dei primi dal gettito fiscale di una concessione al profitto di una associazione, si va incontro ad esigenze politiche ed economiche di quei paesi universalmente riconosciute, ma si evitano anche svantaggi e pericoli ormai evidenti nel vecchio ardine di rapporti. Vari commentatori hanno criticato l'ENI ma nessuno sembra essersi accorto di alcune conseguenze del recente accordo che toccano aspetti tecnici dell'industria petrolifera dei nostri giorni. Ho già accennato all'inizio al problema finanziario che le crescenti pretese dei paesi produttori pongono alle compagnie concessionarie. Nel sistema fifty-fifty la metà, ed oltre, dei profitti realizzati con la produzione del greggio entra nelle disponibilità del bilancio statale del paese produttore ed è perduta per l'industria petrolifera, alla quale rimane l'intero onere del finanziamento delle nove ricerche. In un mercato dei capitali che

41 42 Enrico Mattei quasi ovunque é sottoposto ad una forte pressione, il reperimento dei fondi costituisce un problema ed un onere che tanto più si aggravano quanto più la ripartizione dei profitti si allontana, a favore dei governi, dal classico 50/50. La soluzione dell'aumento dei prezzi - intollerabile per i consumatori e, al di là di un certo limite, inattuabile in determinate situazioni congiunturali - non risolverebbe il problema, perché la metà, ed oltre, dei profitti aggiuntivi sarebbe pur sempre perduta per il finanziamento dell'industria. Nel nuovo sistema, invece, l’associazione fra una compagnia straniera ed una compagnia del paese produttore crea il meccanismo per far partecipare quest'ultimo al finanziamento dell’industria attraverso gli apporti di capitale e il reinvestimento dei profitti. Questo mi sembra. un risultato importante, che non aggrava, anzi aiuta a risolvere, una delle questioni attuali più acute. Ma non va trascurato anche l'effetto salutare che l'inserimento di organismi dei paesi produttori nell'industria, e la conoscenza diretta che ne deriva delle sue realtà e complessità, potranno avere sul comportamento dei governi richiamandoli ad un più responsabile senso della loro posizîone in un mercato sempre più difficile. Mi pare comunque che l'interesse preminente della nuova formula sia nel suo significato politico. Il petrolio é una risorsa "politica" per eccellenza, sin dai tempi in cui la sua importanza era più strategica che economica. Si tratta ora di porla al servizio di una buona politica, il più possibile priva di reminiscenze imperialistiche e colonialistiche, volta al mantenimento della pace, al benessere di chi quella risorsa possiede per dono della natura e di chi la utilizza per forza, della sua industria. L'elevazione dei paesi produttori al rango di associati delle imprese di coltivazione mi

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 43 sembra un passo sulla via di quella politica. Ha già detto che altri paesi appaiono auspicabili e sano infatti auspicati. Mi permetto di ricordarlo qui, in un momento della vita internazionale particolarmente delicato e pieno di incertezze e di ansie. Se da questa situazione emerge sempre più forte l'appello alla solidarietà ed alla in- tensificazione degli sforzi comuni del mondo accidentale, é chiaro che con questo spirito vanno affrontati anche i complessi problemi posti da una delle risorse chiave per la vita e per la sicurezza dei nostri popoli.

(Archivio storico ENI: Fondo ENI, Segreteria Enrico Mattei, Busta 76, fs 5EO)

43 44 Enrico Mattei

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 45

“CE LA FAREMO DA SOLI” Discorso alla Scuola direzionale tecnica per Dirigenti

vignetta

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San Donato Milanese, 14 aprile 1958

Scuola direzionale tecnica per Dirigenti.

Testo integrale del discorso del Presidente dell’E.N.I. Ing. ENRICO MATTEI

Io desidero ringraziare sua Ecc. L’Arcivescovo Pignedoli S.E. il Ministro Del Bo, gli illustri Parlamentari, le Autorità che sono volute intervenire a questa cerimonia di inizio della Scuola per la tecnica direzionale dei dirigenti del nostro Gruppo. Essa segna l’inizio di una nuova fase per il nostro Gruppo che si sta adeguando alle tecniche più moderne ed all’organizzazione più moderna. Tutti ricordano i nostri inizi, inizi di aziende in via di disfacimento e di piccole aziende; è stato mercè le capacità, l’impegno, la tecnica dei dirigenti, dei geologi, degli ingegneri, dei tecnici, degli operai che noi abbiamo potuto costruire. E non è che abbiamo costruito in una situazione di particolare favore, come molte volte si tende a far credere, abbiamo superato difficoltà immense, abbiamo dovuto superare le ostilità, l’incredulità di un mondo che evidentemente non credeva a queste possibilità del nostro Paese. Le realizzazioni compiute, in pochi anni, cioè in questi ultimi cinque o sei anni, corrispondono a quello che normalmente si compie in una o due generazioni; oggi il gruppo si è inserito in modo vivo nell’economia del nostro Paese, ha dato un contributo imponente nel 1957 con le sue produzioni, il solo metano ha sostituito 5 milioni di tonnellate di petrolio d’importazione e oltre 100 milioni di dollari di fonti energie che non sono state intaccate, abbiamo costruito una rete di metanodotti in una delle zone più difficili al mondo per le difficoltà tecniche, perché è una delle zone più abitate; abbiamo iniziato l’industria petrolchimica e in questi

47 48 Enrico Mattei giorni è entrata in funzione a Ravenna, l’impianto verrà inaugurato fine mese, la produzione di gomma sintetica che arriverà a circa 60 mila tonnellate all’anno, e di fertilizzanti con 750.000, ma il nostro avvenire si presenta in modo veramente soddisfacente, noi abbiamo fiducia nell’avvenire. Le scoperte di questi ultimi tempi e cioè di Gela in Sicilia che non è una piccola cosa, ma è una grossa cosa; quest’anno la produzione di Gela arriverà a 600.000 tonnellate e l’anno venturo arriverà a circa un milione e mezzo di tonnellate, ma il giacimento si presenta più grande, più importante delle notizie che avevamo dato in un primo momento ed anche lì bisognerà montare impianti per la lavorazione di questo greggio, impianti che potranno dare anche una produzione di energia elettrica sul posto, utilizzando un combustibile alla bocca dei pozzi. La produzione delle società in cui noi abbiamo partecipazione in Egitto è veramente importante. Quest’anno avremo una produzione di circa 2 milioni di tonnellate, 3 milioni l’anno venturo, non abbiamo avuto un pozzo sterile. Tutti i pozzi sono produttivi. Probabilmente queste produzioni sono destinate ad aumentare ancora e nell’Iran l’inizio dei nostri lavori porta già a delle prospettive veramente incoraggianti; abbiamo avuto proposte varie in queste ultime settimane, e in questi ultimi giorni di gradi società anche americane che desideravano entrare in partecipazione al 50% un queste nostre concessioni, portare anche un contributo di una massa notevole di dollari. Ce la faremo da soli; stiamo già preparando le piattaforme per la perforazione sul mare e le notizie che abbiamo sono eccellenti. Il Gruppo oggi è proiettato nel futuro. È proiettato verso il domani anche perché c’è il settore dell’energia nucleare di cui ci stiamo occupando a fondo, e con gli accordi fatti con gli inglesi arriveremo alla realizzazione di una grande centrale termonucleare in Italia molto presto. Le nostre vendite quest’anno, le vendite delle 53

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 49 società che operano nel gruppo, hanno superato i 350 miliardi di lire. La sola AGIP ha raggiunto i 155 miliardi. Sono cifre imponenti e proprio per questa proiezione verso il futuro che noi pensiamo che i nostri quadri devono essere adeguati all’importanza del gruppo perché abbiamo visto specialmente - e particolarmente negli americani in queste ultime decine d’anni - uno sviluppo veramente importante per la tecnica direzionale. E allora è a loro che noi ci siamo rivolti, al loro aiuto, alla loro consulenza, abbiamo chiamato quello che vi è di meglio, gli uomini migliori che erano disponibili negli Stati Uniti e che avevano provveduto all’organizzazione di grandi società americane; essi sono i nostri consulenti, perché noi abbiamo bisogno di adeguarci, abbiamo mandato i nostri uomini anche negli Stati Uniti per fare dei corsi, noi abbiamo necessità di adeguare i nostri quadri di dirigenti il più rapidamente possibile perché dobbiamo tenere conto non solo del mercato comune, ma della concorrenza sul piano internazionale, e noi vogliamo restare sul piano competitivo, e proprio perché restando sul piano competitivo abbiamo bisogno di guardare e di tener conto dei nostri costi, abbiamo bisogno che la nostra organizzazione sia viva, sia efficiente, sia aggressiva e qui oggi inizia, io direi, un’era nuova per il nostro Gruppo perché io mi aspetto molto da questa Scuola che credo sia la prima in Italia e non è fatta per perfezionare o per istruire i giovani che vogliono entrare nel gruppo, ma è fatta per i dirigenti che noi abbiamo nel gruppo. Noi istituiamo questa Scuola con 11 corsi, 25 dirigenti per ogni corso faranno una settimana adesso, altre sette settimane in estate ripartendo in due periodi di quattro e di tre settimane; non sarà un periodo di riposo, ma sarà un periodo di lavoro ancora più duro, noi dobbiamo adeguarci alle tecniche più avanzate che esistono al mondo ed io ho l’impressione che lo faremo bene e lo faremo con tutto l’impegno

49 50 Enrico Mattei possibile perché è necessario che rimaniamo all’avanguardia non solo con le costruzioni, ma con la tecnica direzionale, con dirigenti decisi che si assumano responsabilità, con dirigenti che pianifichino i problemi, li studino, li coordinino e li decidano, è per questo che oggi noi iniziamo questo corso ed è per questo che ho avuto il piacere di invitare Lor Signori a partecipare a questa inaugurazione perché penso che sia una cosa importante per il nostro Paese; il nostro Paese è affamato di dirigenti e di tecnici, ma su un piano particolarmente avanzato, per il nostro Paese si apre un domani veramente incoraggiante, importante, io direi, abbiamo la possibilità di espanderci, di montare nuove imprese, di esercitare una funzione anche una nuova su un piano di indipendenza, su un piano di notevole contributo, su un piano non aggressivo, ma su un piano di collaborazione, di associazione e di assistenza tecnica. L’Italia ha una grossa funzione da compiere, però abbiamo bisogno di mettere rapidamente a punto i nostri quadri e oggi è l’inizio di questa seconda fase cioè di un gruppo che è arrivato rapidamente a dei grossi successi, a una grossa espansione, ma che deve perfezionarsi nell’interesse del gruppo e del Paese. Ai dirigenti che parteciperanno al nostro corso bisogna che sono dei capi, che ogni buon dirigente comanda attraverso il convincimento dei suoi collaboratori all’accettazione da parte loro della sua autorità e comando piuttosto che attraverso l’imposizione, attraverso la convinzione. Come dicevo prima, un buon dirigente pianifica, organizza e valuta i risultati, e considera se stesso alla stregua di un professionista; il buon dirigente ha sempre una grande comprensione, un grande rispetto per i suoi diretti collaboratori, fa di essi una parte attiva e direttamente interessata ad un coordinato espletamento del quotidiano lavoro. Il lavoro del dirigente è un lavoro duro, in questo lavoro la perfezione è l’obiettivo che si tenta di raggiungere, ma che mai si raggiunge, comunque

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 51 tutti noi possiamo migliorare i buoni dirigenti possono diventare migliori dirigenti. Il dirigente giornalmente deve prendere delle decisioni, esprimere dei pareri e dei giudizi, soprattutto lavorare attraverso gli uomini in situazioni una sempre diversa dall’altra. Lo sviluppo dei quadri dirigenti perciò non ha nulla a che vedere con l’addestramento. L’addestramento significa imparare come fare qualche cosa che qualcun altro ha già fatto prima di noi, ma il lavoro del dirigente cambia costantemente, nessun problema è simile al precedente, nessuna soluzione è simile alla precedente, lo sviluppo dei quadri dirigenti è quindi un processo continuo dinamico di sviluppo che abbraccia sia i futuri come gli attuali dirigenti. Nel settore di sviluppo degli attuali dirigenti, come dicevo poco prima, gli Stati Uniti sono all’avanguardia e noi intendiamo metterci sul loro piano. Io ho l’ambizione, voglio avere l’ambizione di avere una delle organizzazioni più moderne, più avanzate d’Europa e ci riusciremo come siamo riusciti a fare tante altre cose, con la tenacia necessaria e con la volontà necessaria. Io ringrazio ancora S.E. l’Arcivescovo, l’Ecc.mo Ministro Del Bo, e tutti gli illustri Parlamentari della bontà che hanno avuto di venirci ad onorare oggi con la loro presenza qui in mezzo a noi.

(Archivio storico ENI: Fondo ENI, Segreteria Enrico Mattei, B.82, fs. 617)

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L’URSS COME FATTORE DI AUTONOMIA DELL’ITALIA DALLE COMPAGNIE PETROLIFERE Promemoria del 24 agosto 1960

“Il petrolio e il metano sono cose che hanno per natura un grande interesse, ma bisogna riconoscere che l’ENI le sa sfruttare. La congiuntura, più i metodi moderni di lavoro danno in complesso risultati più che discreti. L’ENI accoglie a braccia aperte tutto quanto c’è di nuovo nel campo tecnico. Molto dagli Stati Uniti, ma non soltanto da lì. Mi ha detto un ingegnere che egli sta lavorando intorno ad un nuovo metodo di saldatura deoi tubi, introdotto da un gruppo di tecnici dell’ENI che sono stati in visita nell’URSS su invito dei petrolieri sovietici” Tribuna Ludu, Varsavia, 22 gennaio 1958

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PROMEMORIA SULLE IMPORTAZIONI PETROLIFERE DALL’URSS

1 - La libertà di ricorrere alle fonti energetiche più convenienti è un principio rispondente ad una esigenza dell’economia europea ed è ormai largamente invocato negli ambienti nazionali ed internazionali. Tale principio vale maggiormente per le materie prime ed assume un’importanza eccezionale nei riguardi dei rifornimenti di petrolio, per i quali i paesi consumatori hanno sin qui pagato un pesante tributo alle compagnie produttrici. La questione delle importazioni petrolifere dell’Unione Sovietica - sia da parte italiana che da parte di altri paesi - deve essere considerata innanzitutto sotto questo profilo di convenienza economica. Tale convenienza non si limita ai vantaggi di prezzo, che sono tuttavia sensibili. Elemento di non minore importanza è la contropartita di scambio che in un sistema di stretto bilateralismo, come è quello vigente nei rapporti commerciali con l’URSS, tende a corrispondere alle importazioni da questo paese, il quale d’altra parte non dispone di una vasta gamma di prodotti esportabili in Occidente che potrebbero alimentare, se si escludesse il petrolio, un interscambio di apprezzabile entità. Ciò è riconosciuto dagli accordi commerciali in vigore tra Italia e URSS, mentre l’interesse occidentale ad accrescere gli scambi con questo paese è testimoniato dalla progressiva attenuazione, negli scorsi anni, delle restrizioni alle esportazioni dei paesi della NATO.

2 - Per quanto riguarda l’Italia l’importazione di una certa quantità di petrolio sovietico risponde a due importanti interessi nazionali: a) costituisce per l’Ente Nazionale Idrocarburi, che è una emanazione dello Stato, un fattore di

55 56 Enrico Mattei autonomia dalle compagnie petrolifere internazionali, le quali controllano ancora largamente il mercato nazionale attraverso la fornitura di greggio di loro produzione e il possesso di raffinerie e di reti di distribuzione dei prodotti, proprie o collegate. La creazione di condizioni di concorrenza nel mercato internazionale del petrolio è vantaggiosa non solo per l’economia petrolifera interna dell’Italia ma anche per le operazioni avviate dall’ENI all’estero nel perseguimento dell’incontestabile diritto dell’Italia, come di ogni altro paese, ad avere una propria industria petrolifera. Si deve in parte alle forniture di petrolio sovietico se l’ENI è stato in grado nel corrente anno di attuare la riduzione del prezzo ex raffineria della benzina, che ormai ha raggiunto il livello più basso in Europa, con vantaggio del consumatore. b) Consente di aprire il mercato sovietico a produzioni italiane concorrenti con produzioni di altri paesi occidentali. Si ricordano le forniture di gomma sintetica dell’ANIC e, in relazione a trattative in corso, la possibilità di esportazione da parte di aziende dei Gruppi ENI ed IRI di macchinari e tubi di acciaio per il valore di una ottantina di milioni di dollari, compensabili con importazioni italiane di petrolio per un totale di una decina di milioni di tonnellate in un periodo pluriennale. Tale contratto, se andrà a buon fine, assicurerà un rilevante afflusso di commesse agli stabilimenti del Nuovo Pignone ed all’impianto siderurgico di Taranto, oltre a stabilizzare per alcuni anni i rifornimenti di petrolio greggio dell’ENI a condizioni vantaggiose.

3 - Di fronte alle ricorrenti obiezioni di parte francese agli acquisti italiani di petrolio sovietico, si può osservare in primo luogo che i leggeri greggi sahariani, a differenza da quelli

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 57 sovietici, non consentono una resa in olio combustibile rispondente alla struttura dei consumi italiani di prodotti petroliferi ed alle esigenze commerciali delle aziende raffinatrici che importano greggio dall’URSS. La Francia deve risolvere il problema del collocamento della crescente produzione di petrolio Sahariano e tende naturalmente ad ostacolare le importazioni dall’Est, presentandole sotto una luce politica. Ma ciò non può eliminare le giustificazioni di economia e di tecnica petrolifera di tali importazioni, né le altre considerazioni di ordine più generale a favore di esse. Nella stessa Francia, del resto, non si manca di vedere che escludendo le importazioni di petrolio si può compromettere lo sviluppo desiderato delle esportazioni francesi nell’URSS. In tal senso si esprimeva, ad esempio, un rapporto del Centre National du Commerce Extérieur apparso nel marzo scorso. I larvati appelli francesi ad una solidarietà fra i membri del Mercato Comune, cui l’Italia verrebbe meno nel settore petrolifero (vedi ad es. art. di La Croix), non hanno ragione di essere nello stadio attuale di sviluppo della Comunità, ancora dominata da preoccupazioni nazionalistiche. Diverso valore potrebbe avere tale richiamo se nel particolare settore della energia venisse manifestata la volontà di una politica comune europea ispirata dagli interessi generali della Comunità e non soltanto diretta, come appare sino ad ora, alla difesa di particolari interessi costituiti, carboniferi o petroliferi.

(Archivio Storico Eni: Fondo ENI, Segreteria Enrico Mattei, Busta 31, fs 2af)

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UNA LETTERA ALLO SCIA’ DI PERSIA

Archivio Storico ENI, Sala Espositiva

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ENRICO MATTEI, I SUOI TEMPI E I NOSTRI TEMPI. APPUNTI FRA STORIA E MEMORIA

LA PERSONA

“Credo che non si possa comprendere Mattei imprenditore-innovatore pubblico senza acquisire il riferimento a due precondizioni della sua contingenza umana e storica: il suo essere marchigiano e il suo essere stato un capo della Resistenza antinazifascista. Mattei è stato un affezionato figlio della sua terra marchigiana: vorrei dire un leale compaesano marchigiano … Una terra di laboriosissimi contadini ed artigiani, con un’enorme capacità di sacrifici e di imprenditorialità bloccata, bloccata dalla mezzadria e dalla lontananza dalle grandi aree metropolitane. Questa potenzialità imprenditoriale diffusissima era come concentrata e rappresa; essa formava gran lavoratori in cerca d una liberazione da arretratezze di rapporti sociali e di vincoli geografici, una liberazione per l’esaltazione dell’imprenditorialità familiare … La seconda precondizione è stata la Resistenza, a Milano, in Lombardia ” Achille Ardigò, Mattei, quell’idea di libertà

“L’ho conosciuto di persona; e dico subito la impressione che mi ha fatto fin dall’inizio della nostra amicizia: era un fanciullo, un enorme ragazzo (in friulano si sarebbe detto “un frut”), uno che giocava forte con la vita. Così l’ho pensato da sempre. Senza dimenticarlo più. Un grande fanciullo che ho visto anche piangere. Perché era molto solo. Tanto spavaldo quanto timido. Eppure (questo è importante per i giovani e per quanti non sanno) senza Mattei la storia del nostro paese, o piccolo o grande che sia, nel bello e nel brutto, sarebbe stata certamente diversa”. David M. Turoldo, Mattei, quell’idea di libertà

59 60 Enrico Mattei

“Mattei era uno di quegli spiriti privilegiati, che riuniscono le qualità più pregiate: un fisico elegante, possente e severo, che destava a prima vista ammirazione e simpatia; una timidezza inibitrice, che si manifestava con sorrisi imbarazzati, incoraggianti per l’interlocutore, un parlare pacato, preciso, concreto, un ragionare ineccepibile. C’era dentro sdi lui una straordinaria capacità di concentrazione e di osservazione che aiutavano una memoria inesorabile, un genio creativo valido per riemergere da ogni ostacolo e da ogni insuccesso, una volontà assoluta e travolgente, che diventava sempre azione per se e per gli altri. Possedeva, in una parola, le doti del vero capo, quelle stesse che si attribuiscono e che hanno reso grandi nel secolo scorso i creatori della potenza industriale nordamericana. Ma a differenza di costoro, Mattei non lavorava per seé, e delle sue ansietà animatrici della loro eccezionale creatività, l’una, quella del denaro, gli era poco meno che indifferente, mentre l’altra, la potenza, era per lui instancabilmente rincorsa, non però per vanagloria, ma essenzialmente a sostegno della causa che gli serviva” Marcello Boldrini, Enrico Mattei

LAUREE AD HONOREM

“A Camerino arrivai tanti anni fa, bambino, su un carro, con mio padre e coi fratellini. Mio padre diceva che è brutto esser poveri perché non si può studiare, e senza titolo di studio non si può fare strada. Così ci portò a Camerino, perché in quella città la vita era a buon mercato e c’erano Scuole Medie e Università. Girammo col carro in lungo e in largo a cercar casa, ma anche Camerino era troppo cara per noi. Così ce ne andammo: mio padre scrollava il capo, lasciando alle spalle quella città sognata e la speranza di farci studiare. Andammo in un paese non lontano (Matelica), dove ci trovammo bene; ma Camerino è rimasta nella mia memoria come una cima meravigliosa e troppo alta, la città di quella amara rinuncia infantile” Enrico Mattei, discorso all’Università di Camerino in occasione della laurea ad honorem, 1960: citato in G. Galli, Enrico Mattei: petrolio e complotto italiano,.

LA RESISTENZA E IL “REPUBBLICHINO” ZANMATTI

“Era preciso, perfino pignolo. Aveva la mania di conservare tutte le ricevute del denaro che forniva alle formazioni operanti. Era il tesoriere

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 61 del C.V.L. onesto, scrupoloso, imparziale. Nessuna impresa o iniziativa lo spaventava” (Luigi Longo)

“… Colui che avrebbe dovuto scomparire era l’ingegnere Zanmatti, il quale viveva nell’AGIP fin dalla costituzione della Società (1927) e che inascoltato e misconosciuto, ne aveva fino a quel momento, insieme con la sua piccola squadra di tecnici, preparato le future fortune … L’incontro di Mattei con Zanmatti, negli uffici dell’AGIP a Milano fu inizialmente, a dir poco, severo; ma il nuovo Commissario non era tale da sostare sulle formalità, né amava le notizie generiche e, una volta informato, non perdeva tempo per guardare indietro. La comprensione fra i due uomini era inevitabile e il passaggio dal sospetto alla cooperazione non si fece aspettare a lungo. Mattei confidava agli amici più intimi a Milano i progetti che veniva formulando, e giunse rapidamente alla conclusione che, disobbedendo agli ordini che intanto erano giunti da Roma, le perforazioni a Caviaga dovevano essere riprese e le prospezioni in pianura continuate” Marcello Boldrini, Enrico Mattei

MATTEI, LA CARRIERA E IL POTERE

“… Il punto di svolta fu quasi casuale. Alla ‘Commissione Centrale Economica’ del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) a Milano, era noto che Mattei aveva una fabbrica per la lavorazione di olii industriali e, senza sottilizzare sulla sua competenza piuttosto scarsa nei riguardi, si ebbe l’idea di nominarlo Commissario per l’AGIP in Alta Italia, con l’intenzione principale di rimuovere il Commissario preesistente … Colui che avrebbe dovuto scomparire era l’ingegnere Zanmatti” Marcello Boldrini, Enrico Mattei

“Non ho mai capito se qualcuno lo avesse scelto o se fosse lui ad essersi messo in grado di scegliere i ministri e di fare politica estera italiana, che altri trascurava. So che sapeva parlare con Luigi Longo. La loro semplicità esercitava il fascino di uomini che non solo non hanno bisogno di retorica, ma che noin chiedono a chi incontrano di rilasciar loro un attestato o di rendergli omaggio, tanto sono sicuri di essere quello che sono. Dei capi” Giancarlo Pajetta, Mattei, quell’idea di libertà

61 62 Enrico Mattei

“A questo punto devo sfatare una leggenda, quella del Mattei insofferente e ribelle, autore di iniziative di politica estera fuori della linea governativa o in dissenso da essa. La realtà era che l’ENI agiva – malgrado, talvolta, contrarie apparenze – in continua consultazione con la diplomazia ufficiale, alla quale talora si sostituiva per un intelligente “gioco delle parti” Giuseppe Ratti, Mattei quell’idea di libertà

“Capitano d’industria Mattei lo fu senz’altro e hanno ragione i suoi biografi, che unanimemente lo assimilano ai grandi pionieri dell’Ottocento. Di tali personaggi Mattei ebbe tutto … l’insofferenza nei confronti delle interferenze pubbliche e il desiderio, quindi, di controllarle e addomesticarle; l’usare i partiti come taxi, come egli diceva e come gli fu rimproverato di fare” Bettino Craxi, Mattei, quell’idea di libertà

LA QUESTIONE SOCIALE E MERIDIONALE

“I contrasti cui oggi assistiamo fra le classi dirigenti e le espirazioni popolari ammoniscono sulla fragilità della struttura liberale dello Stato e portano con sempre maggiore evidenza sul tappeto della discussione politica di questo dopoguerra la disparità scoiale e le profonde sperequazioni culturali ed economiche persistenti nel nostro Paese. Sperequazione che investe non solo i diversi ceti dei cittadini ma è particolarmente grave fra le diverse regioni della stessa nazione” Enrico Mattei, in Europa libera, 25 aprile 1960

“Un secolo fa, in questi stessi giorni, si andava preparando e in quelli immediatamente successivi si attuava, con la leggendaria spedizione dei Mille, l’unificazione del Sud dell’Italia al resto della penisola. Celebrando il XV anniversario della nostra Liberazione, i Volontari della Libertà non possono non sentire tutto il fascino meraviglioso di questa impresa che segnò il momento più alto del volontarismo italiano del secolo scorso. Ma come Italiani e come democratici avremmo fatto un grande torto ai generosi della leggenda garibaldina se non ci fossimo postol in tutta la sua serietà ee urgenza il problema della elevazione economica e sociale del Meridione …” Enrico Mattei, in Europa libera, 25 aprile 1960

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 63

“Poi c’era il suo cristianesimo che era largamente connesso al rapporto – che credo negli anni cinquanta fosse ambivalente: insieme di dipendenza spirituale e di protezione – con Giorgio La Pira. Ricordo come La Pira fosse stato grato a Mattei per avere salvato l’occupazione dei lavoratori della Pignone” … Il cristianesimo di Mattei era un tutt’uno credo, con questa inclinazione nazional-popolare a mettersi dalla parte della povera gente, specie contro i Golia delle multinazionali e i loro affiliati interni” Achille Ardigò, Mattei, quell’idea di libertà

LA BATTAGLIA CONTRO IL COLONIALISMO E IL NEOCOLONIALISMO

“…Noi sentiamo anche che altri paesi anelano alla libertà e alla giustizia e sappiamo che soffrono e muoiono per esse. Per questo noi condividiamo una più ampia visione dei problemi e dei rapporti umani che si allarga dagli individui ai popoli. Alla luce di essa le tradizionali barriere costruite per la difesa degli interessi particolari, o anche solo giustificati da un’angusta visione del mondo, dovranno cadere nel riconoscimento dell’identica e universale parità dei diritti degli uomini alla vita e al benessere. Storicamente la competizione fra i popoli che si è venuta trasferendo dal terreno strettamente politico a quello economico, può e deve rimanere una competizione pacifica. Essa impone però l’esclusione di ogni forma di ricatto o di intimidazione e non è compatibile con le ingerenze indebite dei paesi economicamente più forti nella vita interna di quelli più deboli … Non mancano purtroppo anche nella storia recente esempi di come il mondo si orienti a fatica verso questa nuova concezione. Bisogna fare in modo che il colonialismo, ormai universalmente condannato, sia soltanto un triste ricordo, un triste ricordo del passato, e non resista o cerchi di sopravvivere sotto diverse ma non meno gravose forme. Le forze dell’immobilismo politico alleato dei privilegi economici, gridano contro lo spirito di ribellione di questi popoli e si coalizzano per ostacolare la marcia inarrestabile verso l’indipendenza e la libertà. Non molto diverso dal colonialismo è il paternalismo economico, meno mortificante nella forma per chi lo subisce e anche esso frutto del cieco egoismo dei più forti verso i più deboli” Enrico Mattei, discorso di Torino del 1 ottobre 1961

63 64 Enrico Mattei

“Ho conosciuto il signor Mattei molto tempo fa, quando ero ministro per l’industria, nel 1956. Era un caro amico dello scomparso nostro Presidente … Mattei propose un’intesa che costituiva un nuovo passo nel campo degli accordi internazionali per la ricerca petrolifera nel mondo. In questa proposta si introduceva un concetto, quello del fifty-fifty. In una occasione, quando avevamo bisogno di aiuti a causa delle sanzioni economiche imposte all’Egitto dalle Nazioni Occidentali, il signor Mattei ci fornì il necessario fabbisogno di petrolio. Lo apprezzammo molto. Il nostro rapporto con Mattei continuò per molti anni. In effetti, prima della sua morte, meno di un mese prima, ho visitato l’Italia, ho volato con lui nel suo aereo privato. Mi disse – e questo forse nessuno lo sa – che pensava che c’era qualcuno che voleva ucciderlo. Scherzando aggiunse: forse mi faranno esplodere l’aereoplano! Dopo un mese ho saputo che il suo aereo era esploso e che lui era morto. Penso che Mattei fosse una delle personalità più grandi: aveva visioni ampie, aveva idee, aveva principi ed ha vissuto la sua vita nel segno della coerenza. Penso che servì l’Italia egregiamente come servì egregiamente gli amici dell’Italia. Era un nostro buon amico” Aziz Sidki, ex Primo ministro e Ministro dell’Industria dell’Egitto, Mattei, quell’idea di libertà

“Accra in Ghana … I viaggiatori bianchi scesero dalla vettura e, scambiati inizialmente per dei russi, spiegarono di essere invece italiani dell’AGIP. Il negro divenne subito pensoso e dopo una breve pausa commentò: I am sorry for the man died. Anche laggiù, nella boscaglia dell’Africa nera, Mattei era rimpianto” Marcello Boldrini, Enrico Mattei

MAO TSE TUNG E NASSER

“Ricordo un colloquio che avemmo – parlo degli anni cinquanta, credo – dopo il suo primo viaggio in Cina. Mi esaltò la capacità di Mao di essere riuscito ad attuare un enorme programma di mobilitazione nazionale su obiettivi di modernizzazione, a partire da condizioni di povertà e arretratezza. Rimase estremamente colpito da Mao tse Tung” Achille Ardigò, Mattei, quell’idea di libertà

“Alla cerimonia nel luglio ’56 per l’inaugurazione della raffineria del Cairo – costruita per conto del governo egiziano da un Consorzio italiano

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 65 di cui facevano parte società del gruppo ENI – l’ing. Mattei parlò per conto del Consorzio ed il Presidente della Repubblica Nasser tenne il discorso finale nel quale, dopo aver risposto e toccato argomenti relativi alla raffineria, affrontò con particolare vigore un problema diverso: la costruzione della grande diga di Assuan sul Nilo. In sintesi Nasser affermava che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna gli avevano negato il finanziamento promesso e che di lì a due giorni in un discorso aD Alessandria d’Egitto avrebbe dato comunicazione di come pensava controbattere quel rifiuto. Il giorno dopon l’inaugurazione, in albergo, mentre l’ing. Mattei preparava il bagaglio pedr il rientron in Iktalia, mi domandò se c’erano commenti e previsioni sull’argomento della diga; l’ipotesi più ricorrente, un intervento finanziario russo. Tranquillamente, con una do,anda apparentemente utile solo per esprimere ad alta voce il proprio pensiero, mi disse: “che cosa ne pensi se proponessimo all’Egitto di aiutarlo noi nella costruzione della diga?” …dopo una breve riflessione scarta l’idea pr la sua inattualità” Renzo Cola, Mattei, quell’idea di libertà

LA “RIVOLUZIONE NUCLEARE” E LA FIDUCIA DEL PROGRESSO TECNOLOGICO

“Che si tratti dei 6 paesi della Comunità Economica Europea o dei paesi dell'OECE, per almeno 10 anni - fino a quando non potrà diventare pienamente operante la rivoluzione nucleare - l'Europa rimarrà legata per i suoi bisogni produttivi al rifornimento sicuro di crescenti quantità di petrolio …” Discorso all’Associazione italo-svizzera, 1957

“Sin dalla nascita dell’industria petrolifera, grande rilevanza assunsero i trasporti marittimi … Il primo trasporto transoceanico fu effettuato nel 1861 da un veliero, per un carico di 5 barili, da Filadelfia a Londra … I mezzi marittimi succedutisi nel tempo sono stati caratterizzati dal progressivo aumento della velocità e dal perfezionamento delle attrezzature che, accelerando il trasporto e le perazioni di carico e scarico, hanno consentito crescenti economie di esercizio …. Sono attualmente allo studio negli Stati Uniti, in Gran Bretagna ed in Giappone diversi progetti di petroliere sottomarine a propulsione atomica, che potrebbero conseguire elevatissime velocità di crociera. Queste navi, seppure potranno costituire interessanti innovazioni sul piano tecnico, non

65 66 Enrico Mattei raggiungeranno – a comune giudizio degli esperti – il livello di convenienza economica prima che siano trascorsi molti anni” Enrico Mattei, La funzione dei trasporti nello sviluppo dei consumi d’idrocarburi, Prolusione al Convegno internazionale Tecnico-Economico sugli Idrocarburi (10 9 1959)

L’AUTONOMIA ENERGETICA DELL’ITALIA E DELL’EUROPA

“Ora l’ENI è impegnato a perseguire la maggior possibile autonomia dell’Italia nel campo degli idrocarburi” Enrico Mattei, La funzione dei trasporti nello sviluppo dei consumi d’idrocarburi, Prolusione al Convegno internazionale Tecnico-Economico sugli Idrocarburi (1959)

“In Italia la produzione di metano delle aziende dell’ENI ha progredito notevolmente … Nei primi otto mesi dell’anno in corso sono stati estratti oltre 3.520 milioni di metri cubi di gas, con un aumento del 16,4% sul corrispondente periodo dell’anno precedente … Le riserve e le capacità produttiva sono state intanto ampliate dalla scoperta del giacimento di Ferrandina, sul quale a fine agosto erano già ultimati 14 pozzi produttivi” Enrico Mattei, La funzione dei trasporti nello sviluppo dei consumi d’idrocarburi, Prolusione al Convegno internazionale Tecnico-Economico sugli Idrocarburi (1959)

LA PRIVATIZZAZIONE RINVIATA

“Le attuali condizioni del Bilancio, che esigono una oculata e rigorosa revisione degli oneri che ad esso fanno carico, hanno indotto questo Ministero, in attento esame la questione delle ricerche petrolifere peer conto dello Stato, al fine di stabilire, in relazione anche ai risultati finora ottenuti, se non sia il caso di adottare provvedimenti intesi ad evitare ulteriori spese per l’oggetto anzidetto. Di fronte ad un onere così cospicuo è doveroso domandarsi se i risultati conseguiti giustifichino il sacrificio imposto allo Stato. La risposta non può, ad avviso di questo Ministero, che essere negativa. ‘ noto infatti che le ricerche fguinora effettuate hanno dato risultati decisamente sfavorevoli …” Marcello Soleri, Ministro del Tesoro, 15 maggio 1945, citato in Antonio Trecciola (a cura di) Enrico Mattei 1945-1953. Scritti e discorsi

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 67

CRONOLOGIA

1906. Enrico Mattei nasce il 29 aprile a Acqualagna (Pesaro) da Angela Galvani e da Antonio, maresciallo dei Carabinieri.

1919. Dopo un tentativo di trasferimento a Camerino – fallito, ricorda Mattei, per la difficoltà di trovare casa -. i coniugi Mattei, con Enrico e gli altri figli, si trasferiscono in un altro paese della provincia di Pesaro, Matelica.

1923. Scontento del suo lavoro di verniciatore in una fabbrica di letti metallici, Enrico Mattei, assieme a un compagno di lavoro, si trasferisce all’insaputa dei genitori da Matelica a Roma, dove trova impiego come cameriere. La fuga dura però solo una ventina di giorni: rintracciato dalla famiglia, torna nel paese, e obbedendo al padre entra come garzone alla Conceria Fiore.

1926. La carriera di Mattei nella azienda – la più sviluppata del matelicese, 150 operai – è rapida: prima operaio, poi aiutante chimico, infine, a soli vent’anni, direttore del laboratorio. Intanto riesce ad aprire un negozio di stoffe per la madre.

1927. Compiuto il servizio militare con una ferma di soli 6 mesi (era capofamiglia), torna a Matelica e diventa collaboratore principale del padrone della Conceria.

1929. La Conceria Fiore chiude, e Mattei si trasferisce a Milano nonostante l’opposizione del padre. Fa il rappresentante di commercio per la Max Mayer (colori e solventi per concerie) e poi viene nominato rappresentante esclusivo per l’Italia della Lowenthal (prodotti e servizi per concerie).

1931. Iscritto al partito fascista, Enrico Mattei non si impegna nella politica attiva ma continua la sua attività industriale aprendo assieme alla sorella e al fratello la sua prima fabbrica a Milano, un piccolo laboratorio di olii emulsionanti per l’industria conciaria e tessile.

1934. Fonda a Dergano l’Industria Chimica Lombarda, con un maggior numero di operai. Grazie all’agiatezza acquisita, compra una nuova casa per i genitori a Matelica.

67 68 Enrico Mattei

1936. Si unisce in matrimonio con Greta Paulas. Poi compra un appartamento dove convive col fratello e le due sorelle, a Piazza Carnaro, in uno stabile in cui abitava anche Marcello Boldrini. Attraverso Boldrini Mattei entra in contatto con la Democrazia Cristiana milanese.

1940-1944. In questi anni – ha scritto Marcello Boldrini – “vivemmo assieme, quasi isolati, mentre maturavano le sventure della patria … Quando giunse il momento, per non servire ai tedeschi, Mattei chiuse la sua fabbrica, sottrasse gli operai alle razzie, continuando a corrispondere loro i salari e li ebbe collaboratori clandestini nella difesa degli impianti tecnici e delle merci immagazzinate, con cui avrebbero ripreso insieme il lavoro alla fine della guerra”. Mattei si diploma ragioniere e si iscrive all’Università Cattolica.

1943. A maggio incontra Giuseppe Spataro attraverso il quale entra in contatto con i circoli antifascisti milanesi. Dopo il 25 luglio si unisce assieme a Boldrini ai gruppi partigiani operanti sulle montagne circostanti Matelica, aiutandoli e rifornendoli di armi nonostante la loro diffidenza per la sua antica adesione al partito fascista. Il suo ruolo nella resistenza risulta comunque marginale. A fine anno – non sentendosi sicuro nel paese - torna a Milano e riprende in contatti con la DC locale, che lo nominano - per le sue doti organizzative più che militari - comandante del Corpo Volontari per la Libertà. Riesce a raccogliere nelle formazioni democristiane molte migliaia di uomini – 30mila è la cifra più attendibile 33 - in Lombardia, Veneto, Liguria, Toscana e Emilia Romagna.

1944. Il 26 ottobre vengono catturate a Milano una trentina di persone, tra cui Enrico Mattei, che riesce a fuggire dalla caserma di Como dove era stato rinchiuso approfittando della confusione causata da un corto circuito sembra da lui stesso provocato.

1945. Scontro per le sorti dell’AGIP, l’Azienda statale per il petrolio fondata da Mussolini nel 1926. Il 17 febbraio a Roma vengono ricostituiti i vertici dell’Azienda, ma a Milano – dopo la sfilata del 25 aprile - il CLNAI, cui era noto che Mattei aveva una fabbrica di oli industriali, lo nomina commissario straordinario, al posto del “repubblichino” Carlo Zanmatti, col quale tuttavia Mattei manterrà i contatti. Inizia lo scontro nei governi postfascisti, con i liberali impegnati a favore dello smantellamento: il 15 maggio il ministro del Tesoro nel governo Bonomi,

33 Così in Mattei, quell’idea di libertà, ENI, p. 21.

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 69 il liberale Marcello Soleri, si muove nel senso della chiusura dell’azienda. Ma Mattei, che il 12 luglio era stato informato dai geologi dell’AGIP e dallo stesso Zanmatti dell’esistenza a Caviaga di un grande giacimento di petrolio scoperto dal suo predecessore ai tempi della Repubblica di Salò, riesce a fermare la liquidazione dell’ente: il nuovo Presidente del consiglio Parri, d’accordo col ministro dell’Industria Giovanni Gronchi, annulla le direttive di liquidazione del Soleri. Il 17 luglio Mattei riceve la “Bronze Star” dall’esercito americano. Alla fine di luglio partecipa, come rappresentante dei gruppi partigiani, alla prima Assemblea della DC. Il primo settembre entra nel Consiglio di Amministrazione dell’AGIP e il 31 ottobre successivo ne assume una delle due vicepresidenze.

1946. Mattei entra a far parte del Consiglio Nazionale della DC e apre il I° Congresso del Partito con una relazione sull’attività partigiana dei democratici cristiani.

1947. Il 30 aprile un gruppo di imprenditori privati (Marchesano, Valerio) incontra la Direzione dell’AGIP per trattare l’acquisto delle attività minerarie dell’azienda statale. Mattei si dimette da vicepresidente il 9 maggio.

1948. Dopo la vittoria democristiana alle elezioni del 18 aprile, cui Mattei aveva collaborato con la scissione dei partigiani cattolici della Federazione Volontari della Libertà dall’ANPI, il 10 giugno il governo nomina il nuovo Consiglio di Amministrazione dell’AGIP: Boldrini presidente, Mattei di nuovo vicepresidente. Il 29 ottobre viene comunicata alla stampa la notizia della scoperta del giacimento di Cortemaggiore.

1949. Si riaccende la battaglia fra privatizzatori e “statalisti”. Il Ministro dell’Industria socialdemocratico, Ivan Matteo Lombardo, presenta in Parlamento un progetto di legge che disciplina la ricerca mineraria, in base al quale i privati dovrebbero avere ampio spazio di ricerca nella Pianura Padana. Il 13 giugno il Presidente del Consiglio Einaudi e il Ministro dell’Industria Vanoni, visitano gli impianti di Cortemaggiore, ed apprendono da Mattei del ritrovamento di gas e di petrolio. Vanoni durante i lavori del Consiglio Nazionale della DC a Fiuggi si dichiara favorevole al monopolio l’AGIP nella ricerca petrolifera nella Valle Padana. Il 26 ottobre, discorso di Mattei alla Camera “contro l’arrembaggio al metano e al petrolio” da parte di privati e stranieri.

1950. Il Senatore comunista Montagnani (PCI) presenta un progetto di

69 70 Enrico Mattei legge ove si prevede il monopolio statale delle ricerche degli idrocarburi nel nostro paese. Non avrà seguito.

1951. L’On. Segni presenta il disegno di legge sulla istituzione dell’ENI.

1953. Il 21 gennaio viene approvata la legge istitutiva dell’ENI, che assorbe l’AGIP. Il 4 marzo Mattei rinuncia alla carica parlamentare, e viene eletto Presidente dell’ENI. Inizia l’intensa attività all’estero: sondaggi con esito negativo in Somalia, primi accordi con l’Egitto. In Iran, un colpo di stato porta al rovesciamento del governo Mossadeq.

1954. Su suggerimento-richiesta di La Pira, Mattei acquista il Pignone di Firenze, fallita, che diventa il Nuovo Pignone.

1956. Dopo la SOMIREN (Società Minerali Radioattivi Energia Nucleare: 1955) che inizia la ricerca di uranio in provincia di Cuneo, Mattei fonda l’AGIP nucleare, che progetta cpon l’auito di una società inglese, una cenrtale elettronucleare con reattore a uranio naturale raffreddato a gas.

1957. Accordo con l’Egitto, e poi con l’Iran, quest’ultimo per la fondazione della società italo-iraniana SIRIP, costituita dall’ENI e dalla NIOC-National Iranian Oli Co. Per esso, l’AGIP mineraria si fa carico delle spese di ricerca, e la SIRIP sostiene le spese di sviluppo e sfruttamento dei giacimenti eventualmente scoperti. Una clausola addizionale stabilisce che il 50% dei profitti netti della SIRIP andrà allo Stato iraniano, e l’altro 50% verrà diviso fra l’AGIP Mineraria e la NIOC. Risultato, per la prima volta un paese produttore riesce a percepire utili di circa il 75 %, oltre dunque la formula già di per se “rivoluzionaria” del fifty-fifty, e viene inoltre coinvolto attivamente nel processo produttivo: non più dunque affittuario passivo, ma socio attivo dell’impresa petrolifera.

1958-1962. Vengono costituite società in Marocco, Libia, Tunisia e Nigeria. A Latina viene iniziata la costruzione di una centrale nucleare, terminata nel 1962

1962. L’8 gennaio, prima di decollare per il Marocco con il presidente dell’ENI, il pilota all’aereo scopre durante un controllo un cacciavite fissato con del nastro adesivo ai tubi interni in lamiera, che col calore del motore acceso sarebbe caduto dentro il motore bloccandolo. Mattei teme

Contro l’arrembaggio al petrolio e al metano 71 per la sua incolumità, e non fidandosi - sembra - del SIFAR, arruola un gruppo di ex partigiani per la sua difesa. Il 27 ottobre il «Morane Saulnier 760» di Mattei proveniente da Catania e diretto a Linate precipita a Bascapè (Pavia). Muoiono il presidente dell’ENI, il pilota Irnerio Bertuzzi, e il giornalista americano William Mc Hale.

1963. L'inchiesta dell'Aeronautica Militare viene chiusa nel marzo del '63, e tre anni dopo il Giudice istruttore chiude, con una sentenza di non luogo a procedere, anche quella avviata dalla Procura di Pavia nel sospetto che si sia invece trattato di omicidio e sabotaggio.

1992. Privatizzazione dell’ENI.

1994. Il pentito di mafia Tommaso Buscetta sostiene che la morte di Mattei sarebbe stato un delitto di mafia: l'ordine sarebbe partito dalla cupola americana, dietro richiesta di alcuni rappresentanti delle compagnie petrolifere. La versione di Buscetta verrà condivisa da un altro pentito, Gaetano Iannì. A seguito di queste dichiarazioni, il Gip di Pavia riapre le indagini.

1997. Dichiarazione del Pm Vincenzo Calia nel 1997, secondo cui l'aereo dell'ENI era stato abbattuto con una carica di esplosivo «probabilmente innescata dal comando che abbassava il carrello».

2005. Il 12 aprile viene archiviata nuovamente l’inchiesta dal Gip di Pavia, su richiesta dello stesso Pm Calia, il quale tuttavia conclude le sue indagini con la certezza che fu attentato, e non incidente quello che fece precipitare l’aereo del presidente dell’ENI. E’ una svolta. Le ipotesi avanzate dentro quella generale del sabotaggio, sono state fino ad oggi tante, dal “delitto di stato”, a quello internazionale ad opera di uno dei “poteri forti” nemici di Mattei (Sette sorelle, Cia, Israele, Oas francese …), magari da collocarsi dentro quel processo di destabilizzazione interna e internazionale del nostro paese cui aveva accennato un altro grande protagonista della politica euromediterranea italiana, , nel 1986: “Chissà, forse l’abbattimento dell’areeo di Mattei, più di vent’anni fa, è stato il primo gesto terroristico nel nostro Paese, il primo atto della piaga che ci perseguita” (Discorso al Congresso dei partigiani cattolici di Salsomaggiore)

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BIBLIOGRAFIA SOMMARIA

AA VV (Accorinti, Albanese, Amici, Antonioli, Battelli, L.Bernardini, Bichelli, Briatico, Bruni, Carbonetti, S.Cassese, Cefis, Colitti, Craca, Crispino, De Cesaris, Delugan, di Nubila, Egidi, Faggiani, Forte, F.Giacobbe, Girotti, Lanfranchi, Lisi, Locorotondo, Magini, Manfredonia, Mancini, Milardi, Muscarella, Pagano, Papi, M. Pirani, Ragni, Ratti, Restelli, Rigo, Rosaio, Ruffolo, Maria Sfligiotti, Sitari, Squeri, Tamburini, Ribaldi, Venanzi) ENI un’autobiografia. La storia della grande impresa raccontata dagli uomini di Enrico Mattei, Sperling & Kupfer Editori, Milano 1994.

Marcello Boldrini, Enrico Mattei, Enciclopedia del Petrolio

Marcello Boldrini Una svolta nella vita di Enrico Mattei, in Città di Matelica, Ventennale della Resistenza, III anniversario della scomparsa di E. Mattei

Marcello Colitti, Energia e sviluppo in Italia. La vicenda di Enrico Mattei, De Donato, Bari 1979.

Mario Ferrari Aggradi, “Mattei e Mentasti nella lotta di liberazione”, Civitas, XVI, n. 12, dicembre 1965.

P. H. Frankel, Petrolio e potere: Enrico Mattei, La Nuova Italia, Firenze 1970.

Giorgio Galli, Enrico Mattei: petrolio e complotto italiano, Baldini Castaldi Dalai editore, Milano 2005

Enrico Mattei, Le forze cattoliche nella lotta di liberazione, Roma, Tip. Camera dei Deputati

Nico Perrone, De Gasperi e l'America, Sellerio, Palermo 1995

Nico Perrone, Obiettivo Mattei: petrolio, Stati Uniti e politica dell'Eni, Roma, Gamberetti Editore, 1995.

Nico Perrone, Enrico Mattei, il Mulino Bologna 2001

Nico Perrone, Il segno della DC, Dedalo, Bari 2002

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Italo Pietra, I Grandi e i Grossi. 12 ritratti per la cronaca del nostro tempo, Milano, Mondatori, pp. 186-187.

Antonio Trecciola (a cura di ) Enrico Mattei 1945-1953. Scritti e discorsi, pubblicato a cura della Città di Matelica

Vittorio Zincone, “Stampa e Oro nero”, La Vetta, vol. XXXVI, Il Gatto Selvatico, Roma 1963.

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INDICE

Presentazione

Enrico Mattei, il coraggio e la storia

“Contro l’arrembaggio al petrolio ed al metano”, discorso alla Camera dei deputati (1949)

“Il petrolio è una risorsa ‘politica’ ”, conferenza all’Associazione italo-svizzera (1957)

Lettera allo Scià di Persia (1957)

“Ce la faremo da soli”, discorso alla Scuola direzionale tecnica per Dirigenti (1958)

L’Urss come fattore di autonomia per l’Italia: promemoria sulle importazioni dall’URSS (1960)

Enrico Mattei, appunti fra storia e memoria

Cronologia

Bibliografia

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