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PIEMONTE PARCHI -

Poste Italiane S.p.A. - Supplemento N.5 a Piemonte Parchi 215 - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, - CNS/Torino n. 10 anno XXVI ISSN 1124-044 X Ossola LE GUIDE-N. 5 È E solitoèanchel’invito:leggere, epoiandare. redazionale, mainrealtàunitidaquell’elementocomune che èilterritorio. “parchi”, “natura”,“itinerari”e“uomo”,elementiseparati percomodità L’impostazione èlasolita:aun’introduzionegenerale seguono icapitoli campo. Indicazioniesuggerimentitranatura,paesaggio storia. La Guidanumero5diPiemonteParchivuolefornirespunti perverifichesul condizioni ancoracisono,eccomesesono. anche lassù,fraPennineeLepontine,possonodebbono convivere:le grado diconciliareleesigenzeall’apparenzaopposteuomo enatura.Che possono indicareiparchinaturali.Viacertononagevole, tuttavial’unicain Ossola, terracontesa,oggiincercadiundomani.Unadelle viepossibilila i migliori,alloracomeoggi. ancora ipastorineoliticiealtriancora,perchépascoliossolanierano elefanti, maNapoleoneeprimadiluiilvisionarioBaroneStockalper.E Lassù, a2000metritraOssolaeVallese,certononpassòAnnibaleconisuoi I cartellistradaliindicanoMilanoenonTorino.IndicanoBrigailSempione. Ossola, Finisterraesabauda.QuelramodiPiemontecosìpocopiemontese. andiamo inValLeventina).Nomiitaliani,maèSvizzera. Leventina, vallidainomimusicali,premiperbimbibuoni(sestaibravo Gries, PassodiSanGiacomo…lovalichiescoprilaValBedretto Domodossola. ValleBognanco,Antigorio,Vigezzo,Formazza.Passodel lassù, lontano.Edèquasicontimorechevarchilecolonned’Ercoledi cerchio dipiùampioraggiotroviNovaraeAlessandria.Solodopotispingi Piemonte, cerchiTorino,poigiriintornoetroviCuneo,Asti,Vercelli.Conun Ossola. Gliappassionatidigeografianesonoaffascinati.Guardilacartadel Paese deicantoni.Unainsenaturainunmaredimontagne. più insuleAlpi,costringendolospartiacqueprincipaleaunainsenaturanel più insudelMonteRosa,delleAlpi.O,permegliodire,chespinge Oppure unaterra“ibrida”,lontanaesfuggente.PiùanorddellaValled’Aosta, È ancoraPiemontel’Ossola? Toni Farina che volgeasettentrione Quel ramodiPiemonte 14018_12_Guida_Ossola_cover_ITA_ALETTA_GUIDA 16/05/12 15.11 Pagina 2

Ossola

Realizzazione e allestimento cartografico a cura del CSI Piemonte.

Sommario GUIDA DI PIEMONTE PARCHI N° 5 - Anno 2012 Editore REGIONE PIEMONTE - Piazza Castello, 165 - Torino Direzione e Redazione Via Nizza, 18 - 10125 Torino tel. 011 432 3566/5761 fax 011 432 5919 E-mail: [email protected]; Direttore responsabile: Enzo Gino Direttore editoriale: Gianluca Castro 6 14 28 32 Vice Direttore: Enrico Massone Caporedattore: Emanuela Celona Coordinamento Guida “Ossola”: Toni Farina Redazione Toni Farina, Aldo Molino, Loredana Matonti, Mauro Pianta Segreteria amministrativa Gigliola Di Tonno Abbonamenti, arretrati e copie omaggio Angela Eugenia, tel. 011 4323273 fax 011 4324759 [email protected] Piemonte Parchi Web Mauro Pianta – www.piemonteparchiweb.it 54 61 Biblioteca Aree protette 58 76 Mauro Beltramone, Paola Sartori - tel. 011 4323185 Ossola Hanno collaborato a questo numero: Tullio Bagnati, Paolo Beretta, Roberto Bianchetti, Radames Saluti Assessore Casoni pag. 4 Itinerari Bionda, Renato Boschi, Fabio Casale, Daniele Cat Berro, Fabio Copiatti, Paolo Crosa Lenz, Simonetta Minissale, Cristina Movalli, Paolo Palmi, Alessandro Pirocchi, Saluti Presidenti Enti Parco pag. 5 Introduzione 30-31 Paolo Pirocchi, Marco Tessaro, Edoardo Villa, Paolo Volorio, Andreas Weissen, Enrico Zanoletti Ossola, una grande insenatura Alpeggi senza confini 32-37 Fotografi: Alex Agten, Dante Alpe, Roberto Bianchetti, Renato Boschi, in un mare di montagne 6-11 La traversata Stefano Bovero, Fabio Casale, Daniele Cat Berro, Fabio Copiatti, Toni Farina, Antonio Maniscalco, Raffaele Marini, Pioggia, neve, ghiaccio 12-13 della Val Grande 38-41 Giancarlo Martini, Cristina Movalli, Paolo Palmi, Giancarlo Parazzoli, Alessandro Pirocchi, Paolo Pirocchi, Elena Poletti, Parchi La Via dell’Arbola 42-45 Ely Riva, Claudio Venturini Revisione bozze Introduzione 14-15 La Strada Antronesca 46-49 Abitare Ilaria Polastro La strada del pettirosso 16-17 Stockalperweg 50-53 Introduzione 76-77 Mappe: CSI Piemonte L’editore è a disposizione per gli eventuali aventi diritto per fonti iconografi che non individuate. Riproduzione anche Parco nazionale Val Grande18-19 La Via dei Torchi e dei Mulini 54-55 Ossola, terra di confine, parziale di testi, fotografi e disegni vietata salvo autorizzazione dell’editore. Manoscritti e fotografie non richiesti non si Parco naturale dell’Alpe Veglia I Sentieri della Pietra ollare 56-57 terra di transiti 78-80 restituiscono e per gli stessi non è dovuto alcun compenso. Registrazione del Tribunale di Torino n 3624 del 10.2.1986 e dell’Alpe Devero 20-21 La natura Un paesaggio sacralizzato 81-84 Arretrati (se disponibili): euro 2 Parco naturale Introduzione 58-59 Ossola, Grafica, impaginazione, stampa e distribuzione Satiz S.r.l. della Valle Antrona 22-23 Biodiversità nell’Ossola 60-65 “paesaggio elettrico” 86-89 Abbonamento 2012 Conto Corrente Postale numero 20530200 intestato a: Sacro Monte Calvario L’Elemento Zero 66-69 Il Santuario del SS. Crocifisso 90 Staff Srl via Bodoni, 24 20090 Buccinasco (MI) di Domodossola 24-25 Erebia christi 70 San Gaudenzio di Baceno 91 Info abbonamenti: tel. 02 45702415 (ore 9 - 12; 14,30 - 17,30) Riservatezza - Dlgs n. 196/’03. L’Editore garantisce la tutela dei dati personali. Parco naturale Fagiano di monte 71 Cammina e degusta 92-93 Dati che potranno essere rettificati o cancellati su semplice richiesta scritta e che potranno essere utilizzati per proposte della Binntal 26-27 Gufo reale 72 o iniziative legate alle finalità della rivista. Finito di stampare in Maggio 2012 Progetto Parco nazionale Tulipano di Grengiols 73 Bibliografia 94-95 In copertina: La piana dell’Alpe Veglia; sullo sfondo, il Monte Leone (foto Toni Farina) del Locarnese 28 Il castagneto 74 In ultima pagina: Val Pogallo, Parco nazionale Val Grande Le Oasi del WWF 29 La torbiera 75 Informazioni generali 96 (Foto Toni Farina)

2 3 INTRODUZIONE

Nell’estremo nord del Piemonte e lontana dai principali centri della re- Una pluriennale consuetudine al lavoro di squadra accomuna gione: per questi motivi essenzialmente geografici l’Ossola è più frequen- l’azione dei parchi naturali che si presentano al pubblico con questa tata dai cittadini lombardi che non dai cittadini piemontesi. Non è d’al- guida: il Parco nazionale Val Grande, i parchi dell’Ossola (Alpe tronde un caso se a Domodossola e Verbania i cartelli stradali indicano Veglia e Alpe Devero e Alta Valle Antrona), la Riserva speciale del Milano e non Torino. Sacro Monte Calvario di Domodossola e gli ambiti dei siti della Rete La comodità di accesso dal nord della catena alpina, assicurata anche Natura 2000 in parte collegati e/o sottesi ai parchi medesimi. dalla linea ferroviaria internazionale del Sempione, fa sì che l’Ossola sia È un’azione che mira innanzitutto a valorizzare la ricchezza della assai visitata anche da turisti d’oltralpe, soprattutto tedeschi, che spesso biodiversità di questo estremo nord-orientale del Piemonte, ma anche giungono nelle valli ossolane traversando a piedi dai colli durante i loro a promuovere congiuntamente i territori protetti, condividere trekking, attirati dallo splendido ambiente e agevolati dall’ottima rete di esperienze e buone pratiche in materia di sviluppo delle risorse locali, Nsentieri. Molti sono infatti gli itinerari che uniscono le ragioni di interes- Uesaltare le peculiarità ambientali e naturali, celebrare i valori storico- se ambientale alle ragioni di interesse storico, dovute alla presenza di im- artistici e paesaggistici in una unità geografica che è al tempo stesso portanti vie di transito e di scambio fin dall’epoca romana. omogenea e diversa. Fra le ragioni per visitare l’Ossola ci sono certamente i parchi naturali: la Fattore saliente e unificante del modo di operare in rete dei parchi è loro presenza è infatti un importante valore aggiunto sia ai fini della tu- il concetto di connettività ecologica, nella quale i parchi sono visti e tela, sia ai fini della promozione del territorio. Parchi come l’Alpe Veglia, gestiti come nodi di una rete di ambienti e territori a diversa fra i primi istituiti in Piemonte, e la confinante Alpe Devero, costituisco- specificazione ecologica, che si collegano attraverso corridoi naturali no un vero fiore all’occhiello del Sistema regionale delle Aree protette, an- dove è cruciale mantenere quella pervasività indispensabile a che per la capacità del loro gestore di dare vita a qualificanti iniziative di garantire la mobilità delle diverse specie di interesse ecologico. collaborazione turistica sovranazionale con i confinanti parchi svizzeri Accanto a questa strategia di salvaguardia delle eccellenze del della Binntal e del Locarnese. territorio, l’attività dei nostri “parchi in rete” mira altresì a sviluppare Veglia e Devero richiamano l’alta montagna e gli ampi spazi dei loro pa- azioni comuni nel campo dell’educazione ambientale, della ricerca scoli secolari, altre peculiarità sono invece richiamate dal Parco nazio- scientifica, della promozione turistica, della valorizzazione delle nale Val Grande, la cui natura selvaggia a così breve distanza dal Lago risorse locali quali i prodotti della terra e dell’allevamento. Maggiore crea un contrasto unico. Altre caratteristiche ancora sono in- E il lavoro comune per questa guida introduce e stimola, attraverso il vece definite dal Sacro Monte Calvario di Domodossola, dove arte e storia percorso della conoscenza e dell’illustrazione, a nuove scoperte per hanno radici nella religiosità che ha permeato il paesaggio umano di quanti vorranno percorrere e frequentare i nostri parchi. queste valli. Questa già ricca e varia offerta sì è da ultimo incrementata con l’istitu- zione del Parco della valle Antrona, affidato alla gestione del nuovo Ente delle Aree protette dell’Ossola. Un altro parco da scoprire: questa nuova guida di Piemonte Parchi ha anche questo scopo. Un invito alla cono- scenza della straordinaria realtà della terra ossolana, per far sì che i cit- tadini piemontesi varchino in maggior numero le “colonne d’Ercole” di Gravellona.

Giacomo Gagliardini, Presidente nell'Ente di gestione dei Sacri Monti Graziano Uttini, Presidente dell’Ente di gestione delle Aree protette dell’Ossola William Casoni Pierleonardo Zaccheo, Assessore al Commercio e Fiere, Parchi e Aree protette della Regione Piemonte Presidente del Parco nazionale Val Grande 4 5 INTRODUZIONE

sa e continua quella miscela di ambien- Macugnaga. Un’attrattiva unica: la più Ossola te e cultura che è l'ossolanità: un misto grande parete delle Alpi, vero fram- di rudi caratteri montanari, tradizioni mento di Himalaya, un microcosmo di Una grande insenatura antiche, attaccamento alla terra, spirito ghiaccio e di roccia tanto imponente indipendente. La popolazione vive in quanto effimero: la parete, oggi in di- in un mare di montagne gran parte sul fondovalle, in paesi cre- sgregazione, costituisce un termome- sciuti sui coni di deiezione degli af- tro dei cambiamenti climatici e permet- Paolo Crosa Lenz e Toni Farina fluenti del Toce. Stanno incollati alla te di verificare in modo diretto un mo- montagna per risparmiare spazio agri- mento cruciale della storia naturale colo, tanto esiguo quanto prezioso, e delle Alpi. In Valle Anzasca si incontra- Una definizione a metà tra poesia e Fondo Toce, prezioso frammento di proteggersi dalle buzze, le rovinose no due ambienti e due culture. La Valle morfologia che calza a pennello a que- natura lacustre, sopravvissuta e oggi tu- piene stagionali del fiume. Paesi come Anzasca vera e propria, da Piedimulera sto lembo di Piemonte che si proietta a telata dall’omonima riserva naturale. la medioevale Vogogna, sede del a Ceppo Morelli, è romanza e latina ed nord, insinuandosi nella Svizzera, tra il Vista dall’alto la Val d'Ossola ha forma Parco nazionale Val Grande. ha un popolamento antico, documen- Vallese e il Canton Ticino. di foglia d'acero: la nervatura centrale è tato da ritrovamenti di epoca pre-ro- In mezzo a questa lingua di terra scorre costituita dal corso “nervoso” del Toce Le sette valli mana. il Fiume Toce, la Tòs per gli ossolani. su cui si innestano come nervature la- La più meridionale è Valle Anzasca. La Nell'ambiente prevalgono i boschi di Prende vita a Riale di Formazza e fino terali le valli Anzasca, Antrona, valle del , seconda vetta al- latifoglie, a differenza della Valle di alla forra di Pontemaglio mantiene ca- Bognanco, Antigorio, Diveria, Isorno e pina che attira con una fugace compar- Macugnaga (così era definita la parte rattere di torrente. L’incontro con gli af- Vigezzo. Da queste sette “nervature” sa l’attenzione dei viaggiatori frettolosi alta dagli storici dell'Ottocento), dove fluenti laterali lo trasforma in fiume, un scende il "vento delle sette valli" che sulla superstrada per Domodossola. l’ambiente è più alpino con prevalenza vero fiume in mezzo alle montagne. soffia sul fondovalle, da Domodossola Assai meno fugace è l’attenzione che i di conifere, e il popolamento è di origi- E da vero fiume sfocia nel Lago a . turisti rivolgono alla parete est della ne walser risalente al XIII secolo. Maggiore con un grande estuario: E si deve forse a questa brezza vigoro- montagna dal Belvedere di "L'oro italiano è oro ossolano", affermò Giancarlo Martini

Il Pedum e la Bocchetta di Campo, cuore del Parco nazionale Val Grande; sullo sfondo, il Monte Rosa

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la endemica, miracolo di biodiversità onnipresente" sovrano delle Leponti- ossolana. ne. In mezzo, una conca ridente: la L’acqua è un elemento importante an- grande piana del Vaccareccio e i pa- che in Val Bognanco. Una valle ano- scoli di Pian Stalaregno e Pian dul mala in Ossola in quanto non appoggia Scricc dove brucano i bovini. la sua testata direttamente al crinale al- Veglia è sempre stato un "alpe" nel sen- pino principale, ma è inserita tra le ca- so tradizionale del termine, sede tem- tene secondarie che la separano a sud poranea e terminale nel complesso iti- dalla Valle Antrona, a est dalla Val Vaira nerario di transumanza verso i pascoli Toni Farina (o Zwischbergenthal) e a nord dalla alti. Veglia è un angolo-rifugio, un Val Divedro. "Il paese delle cento ca- mondo chiuso per sei mesi all’anno, scate", Bognanco. Ben ventuno corsi quando la conca è solo neve e silenzio d’acqua confluiscono nel Torrente d’uomo. Solo in tarda primavera la go- Bogna dai valloni laterali, originando la del Groppallo, unico collegamento spettacoli di schiume e riflessi (splendi- con la valle, diviene transitabile e con- de le cascate di Dagliano e di sente l’accesso alla piana. Rabianca). Ma l’acqua di Bognanco Ben diversa è la condizione della ge- “confluisce” anche nelle omonime ter- mella Alpe Devero. me che hanno reso a suo tempo florido il turismo in valle. Ma questa è un’altra Oltre Domodossola storia. Inizia la Valle Antigorio, delineata dal profondo solco vallivo del Toce. Dalle Pennine alle Lepontine Grandi spazi in un paesaggio verticale, E un’altra storia ancora è quella della una dimensione “segreta”, non colta Lago superiore del Sangiatto, Parco dell’Alpe Devero Val Divedro. Inizia con una grandiosa dal viaggiatore frettoloso, al quale sfug- forra incisa dal Torrente Diveria all'al- gono con molta probabilità anche le di- un eminente studioso di mineralogia. di energia prodotta dalla rivoluzione tezza di Crevoladossola e termina al va- stese di faggi e castagni, simboli arbo- La “capitale dell’oro” fu Pestarena, fra- industriale, e che ha mutato in pro- lico del Sempione, raccontando di te- rei di quest’angolo ossolano (il casta- zione di Macugnaga. Già utilizzati dal fondità il paesaggio di molte zone nebrose gole (Crevola e Gondo) e ri- gno monumentale di Maglioggio è XIII secolo, questi filoni auriferi conob- dell’Ossola. denti altopiani (Varzo e Simplon Dorf). considerato il più grande dell’Ossola). bero uno sfruttamento industriale dal È politicamente italiana solo fino al vil- Al visitatore frettoloso sfuggono anche 1884 al 1961 (a Borca si trova la Miniera Acqua e roccia laggio di Gondo, perché ragioni etno- le caratteristiche morfologiche del- della Guja, unica miniera d’oro in galle- Oltre all’oro, la Valle Antrona ha in grafiche assegnarono nel Medioevo la l’area, davvero di grande interesse. ria visitabile in Europa). Ma l’oro non è comune con la Valle Anzasca la seve- parte alta alla Svizzera. Terre contese, Nella piana dove la valle del Devero esclusivo della valle bagnata dal rità dell’ambiente, tutelato dall’omo- insomma, come contesa fu per secoli confluisce nell'Antigorio, grazie alla Torrente Anza, i filoni corrono oltre il nimo parco naturale. La lunga cresta l’ottima terra da pascolo dell’Alpe potente erosione glaciale affiora la crinale, nella limitrofa Valle Antrona. che corre dal Pizzo Andolla (3656 m, Veglia. Alla testata della laterale Val Cupola di Verampio: il cosiddetto Dove “l’oro” è anche liquido e traspa- massima elevazione della valle) al Cairasca, la splendida conca alpestre, “Elemento Zero”, il basamento più an- rente come l’acqua. L’acqua del Pizzo di Antigine definisce uno sce- “gemma verde delle Lepontine”, è en- tico, costituito da ortogneiss, su cui si è Torrente Ovesca che confluisce nel nario aspro e minerale che lascia dav- trata a buon diritto nel primo gruppo di formata la complessa architettura di Toce a Villadossola, ma soprattutto vero esigui spazi alle attività legate al- parchi istituiti in Piemonte nel 1978. questa porzione dell'arco alpino. l’acqua che colma i grandi invasi di la pastorizia. Pochi i pascoli, eppure è E che parco! Sintesi perfetta del pae- E che dire dell'Orrido di Uriezzo? Campliccioli, Cingino, Camposecco e in queste erbe magre, grazie alle saggio alpino, apprezzata dai turisti Di formazione fluvio-glaciale, è costi- dei Cavalli, e forzata in condotte ali- splendide ed effimere fioriture estive d’antan. Intorno, una cerchia di alte e tuito da una serie di marmitte lunga 150 menta la grande centrale di Rovesca. delle vallette nivali che trova il modo severe montagne e su tutte il Monte metri e alta 16. L’orrido è asciutto e visi- L’acqua che ha placato la grande sete di vivere Erebia christi, piccola farfal- Leone (3553 m), "solitario, immenso, tabile: scalette metalliche con barriere

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di protezione collegano le marmitte Toni Farina poste su piani diversi. Di grande interesse geologico è anche la presenza dei valloni laterali pensili: Bondolero, Buscagna, Codelago e Agaro, una dimensione nascosta, ma certo non segreta. Buscagna e Codelago significano Devero, le sue straordinarie praterie di alta quota. Fra il Cervandone e l’Arbola, il Grande Est e il Grande Ovest tratteggiano un paesaggio che non è eccessivo definire “tibetano”. Come Veglia, Devero è sempre stato un alpeggio, ma di più facile accessibi- lità, con una permanenza umana più stabile, testimoniata da un taglio an- nuale del fieno. E, come Veglia, Devero è un parco naturale, dove la tu- tela della biodiversità e del paesaggio coincide anche con la tutela delle tradi- zionali attività agricole. Come lo sfalcio dei prati, gli splendidi Valle Anzasca: la parete Est del Monte Rosa dal Passo del Monte Moro prati di Crampiolo, considerati tra i più ricchi e rigogliosi delle Alpi. A metà del corridoio confluisce da me- Formazza, estremo nord ri variabili). Per il resto l’energia è utiliz- ridione la Val Loana, il più agevole fra del Piemonte zata a scopo idroelettrico. Valli ospitali gli accessi alla Val Grande. Laggiù è un Presso Foppiano il possente gradino E l’energia dei visitatori? È spesso utiliz- e valli impossibili altro mondo. roccioso delle Casse segna un brusco zata per salire da Riale ai vasti pianori in Alle prime appartiene la Val Vigezzo, Come un altro mondo è la Valle cambio di ambiente. Dalla media all’al- quota. Al Castel, dove, grazie alla natu- la “valle dei pittori”. Nessuno, salendo Isorno. La "valle dell'impossibile", per ta montagna, dalla Valle Antigorio alla ra calcarea del terreno, il sentiero bota- da Domodossola e percorrendo la sta- via dell'apparente inaccessibilità. Val Formazza, la Valle di Pomatt (in nico dei Laghi del Boden consente di tale chiusa tra pareti a picco dove scor- Si apre (si fa per dire) nei pressi di idioma walser), la porzione più setten- apprezzare nelle brevi estati formazzi- re impetuoso il Melezzo, immagine- Montecrestese, poco a monte di trionale della Valle del Toce, profonda- ne una flora estrema di elevato interes- rebbe la pianura ariosa e così dolce- Domodossola, incuneandosi tra mente incuneata in territorio elvetico. se. Oppure al Passo del Gries e nella mente modellata che si apre a oriente. Vigezzo e Antigorio, ma a differenza Vasti altipiani, in parte (buona parte) conca del Sabbione, a colmare lo sguar- Una pianura già sede di un antico lago, della valle dei pittori, salendo non si in- occupati da grandi invasi artificiali che do di orizzonti e osservare i cambia- prosciugato nel corso dei millenni e contra “un’infilata di paesi”, ma boschi fanno ormai parte del paesaggio. Laghi menti dell’ambiente. Non sono passati ora occupata dall’infilata di paesi colle- infiniti e alpeggi abbandonati. Poco o di Morasco, Mores, Toggia e Vannino: molti anni da quando le colate glaciali gati dalla Ferrovia Vigezzina. nulla considerata dai turisti, la Valle natura imbrigliata, come imbrigliata è la del Sabbione e del Griesgletscher rag- In realtà, Vigezzo più che una valle è Isorno è l’unica non abitata dell’Ossola. Cascata del Toce, la plus belle et la plus giungevano le rive del Lago di Sabbione un ampio corridoio di origine glaciale Tuttavia anche qui non mancano le puissante de toutes les Alpes. Una casca- e del Griessee, “dimenticando” blocchi tra l'Ossola e il Canton Ticino, un alti- sorprese: in alto, nella laterale Valle del ta “a tempo”. Per osservare lo spettaco- di ghiaccio che come piccoli fiordi vaga- piano a 800 metri di quota che degrada Rio Nocca si estendono i grandi pasco- lo offerto dai suoi 143 metri di schiume vano a pelo d’acqua tutta l’estate. Alpi di bruscamente a ovest nella piana del li dell'Alpe Matogno e della Val ribollenti occorre viaggiare con l’orolo- ieri, e guardando certe immagini in Toce, e a est scende ripido nella Cravariola, in passato teatro di sangui- gio in vista per non mancare i brevi in- bianco e nero di ghiacciai opulenti c’è Centovalli elvetica. nose battaglie per il loro possesso. tervalli di apertura (solo d’estate e a ora- davvero di che riflettere.

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sorprese riguardanti in particolare la Le temperature. Per un loro commen- neve. Ogni inverno se ne rilevano to si può considerare una località di Pioggia, neve, ghiaccio quantità totali che vanno dai 30-40 mezza montagna come il già citato centimetri di Domodossola ai 7 me- Lago Alpe Cavalli, a 1500 metri. Daniele Cat Berro tri e mezzo del glaciale Lago Qui negli ultimi 80 anni la media annua Sabbione, a 2450 metri, sbarramento è stata di 6 gradi, con medie mensili tra Pioggia, neve... tà decrescono, in quanto all’interno più elevato del Piemonte settentrio- i -2 gradi di gennaio e i 15 di luglio, ed Alle spalle del Lago Maggiore si con- della catena montuosa il vapore me- nale, dove può nevicare anche in estremi compresi tra i -22 del 7 gennaio centrano le località più piovose del diterraneo fa più fatica ad addentrar- piena estate (10 cm il 18 luglio 2009) 1985 e i 30 dell’11 agosto 2003. Per tro- Piemonte. È questa la caratteristica si. Circa 1400 mm annui cadono sia al e dove il suolo rimane bianco da fi- vare l’isoterma zero delle medie annue climatica più peculiare di questo an- Lago di Alpe Cavalli, nel Parco ne settembre a fine giugno. Da que- occorre salire a 2300-2400 metri, dove golo della regione. Quando i venti si dell’Alta Valle Antrona, sia sul fondo- ste parti si ricordano ancora gli ec- la vegetazione è ormai ridotta alle spe- orientano da sud, le correnti trovano valle di Domodossola, dove dal 1876 cessi dell’inverno 1950-51, durante cie tipiche delle praterie d’alta quota e in questi rilievi uno sbarramento na- agli anni ’90 del secolo scorso fu atti- il quale le Alpi dal Monte Rosa al della tundra alpina. turale che costringe l’aria umida a sa- vo l’osservatorio del Collegio Tirolo furono subissate da neve e lire e a raffreddarsi, intensificando la Rosmini. Più su ancora, a Formazza, valanghe che causarono oltre due- … e ghiaccio condensazione e dunque la forma- ne cadono 1300 mm e al Lago del cento vittime. Ai 2246 metri del Lago Più in alto ancora, ecco apparire i Azione di nubi e precipitazioni. Ne so- Toggia, al confine con la Svizzera, d’Avino, sopra l’Alpe Veglia, la guar- ghiacciai. Salvo i complessi glaciali del no conferma i versanti attorno al 1250 mm. dianìa della piccola diga era comin- Belvedere-Locce, alle falde nord- Monte Zeda, nel Parco nazionale Val Tra Monte Rosa, Sempione e alta ciata da pochi mesi quando, il 31 orientali del Monte Rosa, e del Grande, dove cadono oltre 2500 mm Formazza i dati meteorologici storici marzo 1951, si giunse a ben 11 metri Sabbione, sotto la Punta d’Arbola, pri- di pioggia e neve fusa all’anno (è uno abbondano grazie alle stazioni di e 25 centimetri di spessore nevoso mo e secondo per estensione in dei tre “poli” italiani di piovosità in- misura installate fin dagli Anni 1930- totale al suolo. Con molta probabili- Piemonte con circa 7 e 5 km2 di super- sieme alle Alpi Giulie e alle Alpi 50 presso le dighe e centrali idroe- tà un record per le Alpi italiane, forse ficie, si tratta in genere di apparati mo- Apuane). lettriche Enel. Un patrimonio di in- però dovuto almeno in parte a un ac- desti, talora vicini all’estinzione. Il Risalendo il corso del Toce le quanti- formazioni che riserva curiosità e cumulo eolico. Belvedere si è fatto conoscere nel 2002 con il suo grande lago “Effimero”, sor- Punta d’Arbola e Ghiacciaio dei Sabbioni vegliato speciale per una possibile im- provvisa “rotta” glaciale, ma poi svuo- tatosi lentamente senza danni per il fondovalle di Macugnaga. Daniele Cat Berro Il Ghiacciaio meridionale del Sabbione è stato attrezzato a luglio 2011 con pa- line ablatometriche per la valutazione del bilancio di massa: i primi dati par- ziali a fine estate 2011 hanno mostrato perdite di spessore glaciale comprese tra 2 e 2,5 metri in 48 giorni, quanto ba- sta per una conferma della drastica ri- duzione in corso. Nevica meno, le estati sono più calde, neve e ghiaccio fondono più in fretta: oltre a termometri e pluviometri, sono proprio loro, i ghiacciai, i testimoni del clima che sta cambiando. Non solo in Ossola!

12 13 Ho scoperto l’Ossola grazie ai parchi. All’inizio fu il Veglia. Con i sodali di esplo- I Parchi razioni montane si favoleggiava di un luogo bellissimo, ma così lontano… La pri- ma volta vi arrivai da Ciamporino percor- rendo lo splendido sentiero balcone con vi- sta sul Cairasca, ruggente nella gola, e sul Monte Leone, “ruggente” di luce. Ricordo il passaggio del cartello di legno indicante l’Alpe: fu come varcare un limite fra due mondi. Ricordo la discesa lenta, il giro dei villaggi, il fatato Lago delle Streghe. Fu poi la volta di Devero. Esplorazioni fra Grande Est e Grande Ovest, estive e invernali, perché, a differenza di Veglia, ogni stagione è buona per Devero. Solo più tardi è giunta la Val Grande, il suo ambiente anarchico all’apparenza, dove in realtà regole e leggi esistono eccome, riscritte dalla Natura. Leggi che non co- noscono frontiere, ed è per questo che da Devero sono andato a nord, oltre confine nella Binntal, parco svizzero dall’am- biente aspro e gentile. Parco dei “tesori nascosti” (i minerali), delle case di larice brunito da secoli di sole vallesano, dei tu- lipani giunti chissà come dal

Toni Farina Mediterraneo . Più recente la scoperta di Valle Antrona. D'altronde recente è il suo parco, giunto tre decenni dopo Veglia. Antrona: nome di suo- no duro, granitico, come le fughe di roccia che rivestono i pendii e come il ferro delle mi- niere che furono. Ambiente per stambecchi che sulle roccia si trovano a meraviglia, e stupiscono per come ignorano la gravità giocando sulle pareti verticali delle dighe. Crocevia dei viaggi è Domodossola, luogo di incontro di valli e di brezze. E a Domo, sa- lendo o scendendo l’Ossola, l’occhio prima o poi finisce sul Monte Mattarella. Lassù, da tempi antichi si sovrappongono divinità, si alternano devozioni. Diversi dei, un’unica, infruttuosa ricerca: il senso dell’umana esi- stenza. Più facile appare però la ricerca ele- vandosi dall’umana assemblea. Su un Ampi orizzonti nel Parco dell’Alpe Devero monte appunto, un Sacro Monte.

14 15 I PARCHI

Fabio Casale Parchi in rete Una situazione difficile quindi. Ed è per porvi rimedio che è stato predi- sposto il Progetto PARCHI IN RETE. L’obiettivo è di introdurre nell’Ossola (il progetto riguarda in realtà l’intero VCO) un modello di gestione del terri- torio dimostratosi efficace per la con- servazione della biodiversità: la Rete Ecologica. LIPU Onlus, i parchi e le riserve del VCO, l’Ente provincia, con il sostegno di Fondazione Cariplo si sono impegnati nell’applicazione concreta di un princi- pio fondamentale di conservazione am- bientale: rendere nuovamente permea- bile il territorio agli spostamenti delle Scorcio sulla Valle Antrona da Punta Trivera specie selvatiche. Il progetto, che ha vi- sto il coinvolgimento di un numero con- il riposo e il nutrimento, depistaggi sistente di comuni, ha messo in campo causati da illuminazioni artificiali ur- una strategia precisa basata su analisi La strada del pettirosso bane sono solo alcune delle difficoltà scientifica, verifica urbanistica, applica- Marco Tessaro create dalla trasformazione dell’am- zioni concrete e comunicazione. biente. E se ciò è vero per gli uccelli si L’azione principale del progetto è pensi a mammiferi e anfibi, che per stata la redazione della Carta di con- muoversi devono contare “solo” sulle nessione ecologica del territorio qua- Il pettirosso, alle nostre latitudini, è diventa un percorso a ostacoli, la vita zampe. le approfondimento della Rete ecolo- un migratore a breve raggio. In au- per il pettirosso si fa dura: boschi so- Un cervo che volesse passare dalla gica provinciale. Questo studio è sta- tunno scende dalla montagna alla stituiti da zone industriali, siepi e fila- Valle Antrona alla Val Grande do- to la base per una verifica degli stru- pianura, in primavera ritorna sui ri decimati o circondati da strade, vrebbe attraversare l’abitato di menti di pianificazione del territorio. monti. Lo fa per trovare condizioni aree agricole intensive dove i tradi- Villadossola, una strada provinciale, Tra le azioni, da rilevare l’integrazione ideali per la nidificazione e il nutri- zionali ambienti seminaturali hanno la Statale 33 del Sempione, un’altra del Piano antincendio del Parco nazio- mento, inseguendo le situazioni in lasciato il posto alla chimica e alla strada a elevata percorrenza, due fer- nale Val Grande, realizzata in modo da cui gli insetti sono più abbondanti e il meccanizzazione. Aree inospitali in- rovie, un canale, il Toce (che tuttavia, coniugare le esigenze della tutela con- clima meno aspro. somma, che in questi ultimi decenni laddove è privo di sponde artificiali, tro gli incendi con la conservazione Si tratta di movimenti di pochi chi- si stanno espandendo e saldando tra non rappresenta un problema ma un della biodiversità. Ilometri, ma essenziali quanto lo so- loro in strutture lineari ininterrotte. opportunità). Infine, scansato l’abita- Molto importante il piano di comunica- no per noi gli spostamenti verso il E non si creda che to di Beura, troverebbe finalmente i zione che ha visto la realizzazione del luogo di lavoro o dove fare la spesa. il pettirosso, boschi. Non si pensi poi di escludere documentario “Amare le acque e chia- In fin dei conti, come insegnano ad pur dotato dalle necessità di spostamento le marle per nome” (regia di Marco esempio i ritrovamenti archeologici di un bel paio di piante, solo perché vincolate dalle ra- Tessaro, produzione LIPU) e di una dell’Alpe Veglia, anche per l’uomo ali, sia rispar- dici: seppur non come individui, ma Carta turistico/naturalistica delle aree seguire stagionalmente la disponi- miato da questa per specie, anche le piante compio- protette. bilità di prede tra pianura e monta- situazione: impatti no lenti percorsi guidati dall’esigenza gna era questione di sopravvivenza. contro auto, scompar- di trovare l’ambiente più consono Info Progetto PARCHI IN RETE: Se però il tragitto della migrazione sa di aree di sosta per per vivere e riprodursi. www.reteparchivco.it

16 17 I PARCHI

Se Vogogna è il fulcro amministrativo, il “capoluogo” del parco è Cicogna. Parco nazionale Val Grande Arroccato a 700 metri di quota, in po- sizione strategica nel cuore dell’area Toni Farina protetta, il borgo di Cicogna è fra l’al- tro il capolinea della straordinaria mu- lattiera per Pogallo. Realizzata a inizio In Val Grande “si va dentro”. Nel pro- glio naturale nella cresta rocciosa so- ‘900 per consentire ai boscaioli un più fondo delle valli, tra vegetazione pra Vogogna e Trontano. rapido accesso all’alta valle omonima, trionfante e orizzonti che non si schiu- Si trova tra Verbano e Ossola il secon- l’opera desta ammirazione per la fattu- dono. In Val Pogallo, in Val Portaiola, do parco nazionale del Piemonte. ra e l’arditezza del tracciato. Oggi i bo- ma soprattutto nella Val Grande vera Quasi 15.000 sono gli ettari di am- scaioli non ci sono più, ma in loro ve- e propria, non sono cieli e nuvole ad biente “prealpino” protetto, compresi ce la mulattiera è utilizzata dai molti attirare lo sguardo, ma i loro riflessi per grandi linee fra il Lago Maggiore e camminatori che saggiano in questo nell’acqua limpidissima dei torrenti. la Val Vigezzo, e le valli Cannobina e modo l’ambiente “Val Grande”. E, oggi come un tempo, “per andare del Toce. In quest’ultima il parco si E che ambiente! Istituito nel 1992 in- Identro” occorre varcare colli e colme. spinge a lambire il profondo fondo- torno alle riserve statali del Pedum e Ingressi d’erba e di pietra come l’in- valle, interessando fra l’altro il nucleo del Monte Mottac, il parco racchiude credibile Scala di Ragozzale, costruita storico dell’abitato di Vogogna, con il una natura selvaggia, o meglio, ritor- nel ’700 per consentire agli armenti il suo borgo medioevale che ospita la nata selvaggia, al punto da guada- passaggio dell’omonima “porta”, inta- sede del parco. gnarsi l’etichetta di “area wilderness”. Toni Farina Etichette a parte, il cuore del parco, ov- vero la Val Grande vera e propria, è sel- Trasparenze vaggia davvero. Ma anche il resto del Toni Farina territorio protetto presenta ragguarde- mano in particolare i segni incisi sul voli connotati di inaccessibilità. masso dell’Alpe Prà, risalenti ai pri- Occorre avvicinarsi con rispetto a que- mordi dell’uomo montanaro. ste montagne, dove non esiste il facile e Una scelta non casuale: dal poggio anche le escursioni “classiche” non so- che ospita l’alpe (e il Rifugio no mai banali. Il rischio non si chiama dell’Alpino) la vista sul Lago Maggiore alta quota, ma ripidi versanti di erba oli- è davvero superba, e non diversa è na in alto, e intricate boscaglie di faggio l’impressione concessa dalla sommità e castagno in basso. È la verticalità la di- del Monte Faiè, sopra Mergozzo, dove mensione dominante. Pochi e preziosi si sta sospesi, in bilico tra due mondi. sono gli angoli concessi al piano, e su Da un lato, lo specchio del lago, gli ognuno si trova una testimonianza fatta orizzonti elusivi, la pianura e il suo ali- di pietre accatastate, di vegetazione che to umido che risale i pendii sospinto sommerge e cancella terrazzi e sentieri, dalle brezze. Dall’altro, fitte boscaglie, muri e case. Vi furono tempi tuttavia in crinali indistinti, quinte di montagne cui questi monti erano densamente po- “anonime e misteriose”. polati, tempi recenti e tempi antichi, co- Affascina o rigetta la Val Grande, non me informano le litografie che si in- ci sono vie di mezzo. Ma chi ne è contrano in varie località e che hanno conquistato non se ne allontana più, motivato l’ente gestore a scegliere soggiogato dai boschi, dalle nebbie, un’incisione rupestre (l’Uomo albero) dalle acque limpidissime, da un di- Escursionisti a Pogallo quale emblema del parco. Lo confer- verso camminare.

18 19 I PARCHI Parco naturale Alpe Veglia

e Alpe Devero Toni Farina

Toni Farina

Primo fu il Veglia. Correva l’anno 1978 e difesa, ha le caratteristiche giuste per la politica dei parchi regionali piemon- costituire nell’immaginario il rifugio per tesi muoveva i suoi primi passi parten- antonomasia. do proprio da lì, dall’alto Piemonte, per Già sede di un lago, l’Alpe fu frequenta- far sì che Veglia rimanesse “gemma ver- to fin dai primordi, come attestano gli de” delle Lepontine anche negli anni a scavi archeologici che hanno portato venire. Di lì a 12 anni è diventato parco alla luce importanti reperti risalenti a un naturale anche Devero e, dal 1993, le arco di tempo compreso fra il Basso In cammino a Pianboglio, nel Grande Est dell’Alpe Devero due storiche aree d’alpeggio al confine Medioevo e l'Età del Ferro. Un Alpe fre- con la Svizzera sono unite in una sola quentato, ma anche conteso: Veglia po- sottostante galleria del Sempione ha pra i salti di roccia che chiudono la valle, Parea protetta, la più settentrionale del trebbe derivare dal latino vigilum, vigi- sventato il pericolo e la splendida con- stupisce il visitatore alla sua prima volta, Piemonte. lare, vegliare appunto, per far fronte al- ca alpestre è scampata all’orgia idroelet- ma non lascia indifferente il frequentato- Alpe Veglia: un luogo dove “fuggire”, la costante minaccia costituita dai pa- trica che ha mutato il paesaggio re abituale: uscire sulla piana di Devero è ideale per iniziarvi una “nuova vita”. stori vallesani che ambivano sfruttarne dell’Ossola. sempre fonte di sollievo. Ansie e foschie Così lo descrive Laura Conti nel suo l’ottimo pascolo. Infine è arrivato il tempo della tutela. sono alle spalle, il passo e l’animo si di- Fuggire all’Alpe. Arduo contraddirla: la Un’altra minaccia, diversa e più seria, si Oltre che alla salvaguardia, l’istituzione stendono sulla strada fra i prati. conca ai piedi del Monte Leone, così è delineata in periodi ben più recenti: del parco ha contribuito alla sua cono- A Devero natura e paesaggio sono ric- pittoresca e alpestre ma, allo stesso un nuovo lago, grande, ma questa volta scenza e frequentazione, d’altronde gia chi e coinvolgenti. Estesi boschi di lari- tempo, così appartata e “naturalmente” artificiale! Il rischio di infiltrazioni nella assidua fin dal secolo dei lumi. ce con sottobosco di mirtilli e rododen- Circondata da una cerchia di alte mon- dri, regno del gallo forcello. Le torbiere, tagne, la conca si presta assai bene a un testimonianza dell’abbondanza d’ac- escursionismo vario, in grado di accon- que, habitat prezioso ben rappresenta- tentare sia chi cerca la passeggiata tran- to un po’ ovunque. Il marchio paesag- quilla sia i palati più esigenti. gistico di Devero sono però le estese Per questi ultimi c’è la traversata a praterie di alta quota, vero paradiso per Devero. Devero. A oriente c’è il Grande il pascolo, attività secolare tutt’oggi pra- Est: Crampiolo e le sue case dai tetti di ticata con assiduità. E vero paradiso per piode, un grande lago (Codelago) e gli escursionisti, che a Devero speri- una sequenza interminabile di pascoli. mentano una dimensione inusuale sul- Distese di erbe ricche e profumate e, in le montagne del Piemonte. alto, remoto e riservato, l’Arbola. A oc- D’estate come d’inverno, quando la ne- cidente c’è il Grande Ovest: boschi di ve, complici la luce e l’assenza di fo- larici secolari, un piccolo lago (Nero) e schie, infonde una netta sensazione di una sequenza di pascoli di erbe più ma- lontananze. Come se la Scatta d’Orogna Toni Farina gre. E in alto, impervio e impudente, e la Scatta Minoia fossero Colonne l’Helsenhorn. d’Ercole. E fra Grande Est e Grande Alpe Veglia, ascolo presso Cianciavero; in alto, il Monte Leone In mezzo sta la piana. “Impensabile” so- Ovest si trovasse il “Grande Nord”.

20 21 I PARCHI Parco naturale

Alta Valle Antrona Roberto Bianchetti

Roberto Bianchetti e Toni Farina

“Non è un paese per farfalle”. È questa re sulla storica (e attuale) Strada l’impressione che può suscitare la Valle Antronesca. Si avrebbe così modo di ve- Antrona nel visitatore alla sua prima vol- rificare che la Valle Antrona è anche un ta. Usi ad abbinare le farfalle alle distese “paese per l’uomo”. La parte a quota in- di prati in fiore, le fughe di roccia e i ver- feriore dell’area protetta, dai 500 metri di santi precipiti di quest’angolo di Viganella, si distingue per le vicende e Pennine rimandano piuttosto ad altri e opere umane. Storia, architettura, eco- meno eterei abitanti. Aquile, stambec- nomia alpestre. Borghi ben conservati Stambecchi al Bivacco Cingino chi, cervi... come Viganella appunto, pietra e legno ricchezza d’acqua per movimentare le Una tragedia. All’ignaro visitatore La nomea di “valle del ferro” poi non che si armonizzano nelle forme. macchine. Poi in molti di questi luoghi è odierno il “pittoresco blu” fra le conife- Naiuta, ma è solo apparenza, perché la Esempio d’eccellenza è Casa Vanni, o sceso il silenzio… ma è il silenzio che ha re infonde però altre e più bucoliche Valle Antrona “paese per farfalle” lo è "Ca dul Van", splendida dimora patrizia, favorito nei recenti anni ’70 la nascita di impressioni. La gran parte si ferma qui eccome, tant’è che proprio un lepidotte- fra le più antiche dell’Ossola (ora intera- comunità particolari, che hanno fatto ri- … e non sa quel che si perde. Abetaie, ro è stato scelto come simbolo del gio- mente ristrutturata) che nel 1744 diede i vivere seppur in modo diverso villaggi lariceti, torbiere, gli altopiani di vane parco: Erebia christi, farfalla ende- natali allo scultore e indoratore Giovan come Bordo, oggi centro di spiritualità e Larticcio e Valaverta, Lareccio con le mica come Plebejus trappi, specie rare Pietro Vanni. accoglienza di ispirazione buddista. sue baite: incontri inattesi in questo che trovano proprio in questi luoghi Meno raffinate le attività richiamate dal- ambiente verticale. Più in alto ancora l’ambiente di elezione. la Frazione Ruginenta, eloquente topo- L’alta valle sta la Diga del Cingino, con gli stam- Un ambiente dove la fretta è cattiva con- nimo legato alla raccolta e lavorazione Dove la dimensione alpina si impone. becchi “climbers” sul muro. Dal sigliera: sarebbe bene salirla con i propri del ferro che ancora a fine ’800 coinvol- E dove l’opera umana si evidenzia in Cingino una lunga galleria illuminata mezzi la valle, fiato e gambe da utilizza- geva l’intera media valle, favorita dalla possenti opere. La fame di energia che conduce alla Diga di Camposecco, do- ha trasformato il paesaggio ossolano ve ci si affaccia sulla Val Loranco con il ha avuto in alta Valle Antrona riflessi suo orizzonte di alte cime: il Pizzo importanti, creando ambienti molto Andolla (3656 m,cima più elevata del particolari. Non è tuttavia forzato dire parco) e l’elvetica Weissmies. che oggi le dighe e i grandi laghi in La Svizzera è lì, oltre il crinale, vicina o

Roberto Bianchetti quota della Valle Antrona sono paesag- lontana dipende dall’abitudine al cam- gio. Grandi laghi artificiali in un am- minar per monti. Le opportunità non biente selvaggio di alta montagna. mancano: oltre alla Via Antronesca si Ad Antronapiana la valle si divide tra Val può andare sul Tour dell'Andolla, con Troncone e Val Loranco. La prima si in- sosta al rifugio omonimo, meta privile- fila a sinistra verso il Lago di Antrona, giata per molti, attirati dalla bellezza “nato” nel 1642. Un dato insolito per un del posto e dall’ospitalità. Si parte da lago naturale: correva la notte del 27 lu- Cheggio, con esordio in riva del Lago glio quando una fetta del Monte dei Cavalli, fiordo verde smeraldo tra le Pozzuoli franò, ostruendo il corso del montagne. torrente e seppellendo case e pascoli e Cheggio, villaggio alpino nel Parco Lago di Antrona causando la morte di 92 persone. dell’Alta Valle Antrona.

22 23 I PARCHI

Intorno all’anno 1000 viene costruito di Carità al Sacro Monte Calvario di un battistero romanico del quale ri- Domodossola hanno segnato un pro- mangono oggi soltanto frammenti. fondo rinnovamento spirituale. Nel 1381 l’Ossola passa sotto il con- Nel 1991 sarà l'istituzione della riserva trollo dei Visconti di Milano e il castel- a sancire un secolare rapporto fra pae- lo ne segue le sorti, fino al 1416 quan- saggio, natura e devozione, ravvivato, do gli svizzeri occupando la valle lo nel 2003, dall’inserimento dei Sacri distruggono completamente. Monti piemontesi e lombardi sulla li- Seguono due secoli di abbandono, sta del Patrimonio mondiale

Toni Farina quindi, nel 1600, la Controriforma se- dell’Umanità. gna l'inizio della storia odierna. Nel Nel 2007 la beatificazione di Antonio 1656, grazie alla predicazione di due Rosmini ha segnato un altro importan- frati cappuccini del Convento di te riconoscimento, sottolineando il va- Domodossola, il colle rinasce a nuova lore altamente spirituale del luogo. vita: a una prima, semplice croce in ci- ma al colle, seguono altre collocate Il Sacro Monte lungo la strada nei punti scelti per la Di notevole valore naturalistico e sto- costruzione delle cappelle. L'anno se- rico i Giardini dei Padri Rosminiani e guente iniziano i lavori di costruzione il Santuario del SS. Crocefisso. I giar- del Santuario del SS. Crocifisso. dini ospitano esemplari secolari di Sacro Monte Calvario Al di là della fredda cronologia, il criptomeria, di libocedro nonché una Sacro Monte è soprattutto storia di sequoia. Di rilievo storico il battistero di Domodossola partecipazione popolare: ognuno, romanico e l'adiacente masso cop- senza distinzione di classe e secondo pellato. Il santuario ospita le stazioni Toni Farina le proprie possibilità economiche, ha XII e XIII e XIV della Via Crucis e an- contribuito alla realizzazio- novera opere di Dionigi Bussola, in- ne offrendo denaro, doni signe plasticatore milanese. La storia umana è storia di sovrappo- Sul Colle Mattarella in natura o giornate di la- Accanto ai resti del Castello di sizioni. Le civiltà si succedono: alcune In posizione "dominante e panorami- voro gratuite. Una vasta Mattarella si trova l’Oratorio della cancellando le precedenti, altre con- ca" sulla conca di Domodossola, sulle adesione pubblica, sul- Madonna delle Grazie, in origine una servandone frammenti, altre ancora pendici del Moncucco a circa 400 me- la quale faranno perno semplice edicola affrescata (il dipinto subentrando in modo soffice. tri di quota, si trova l'altura detta Colle nei secoli successivi i è tuttora conservato al suo interno). E ogni civiltà scalza la precedente Mattarella, che ospita oggi il Sacro Padri Rosminiani. partendo dai centri di governo e di Monte Calvario. La venuta di Antonio culto. In particolare, i centri di devo- Un sito dotato di forza evocativa fin da Rosmini - abate rove- zione sorgono in luoghi già preposti a tempi antichi, come testimoniano le retano e filosofo - nel tale scopo. coppelle e gli affilatoi incisi su una 1828 e la fondazio- LLuoghi non casuali, ma scelti in base a roccia affiorante nei giardini dei Padri ne dell’Istituto precise motivazioni, soprattutto lega- Rosminiani. Il nome deriva da un san- te alla collocazione geografica. tuario pagano dedicato alle Matrone È questo il caso dei sacri monti, com- su cui, in tempi successivi, è sorta una plessi devozionali collocati su un’al- chiesa paleo-cristiana intitolata a tura, in posizione dominante sul cir- Maria. condario. Siti già sede di ritualità pri- In epoca longobarda il colle è occupa- mordiali, delle quali è talvolta possi- to militarmente e vi si erige un castel- bile rintracciare segni. lo, i cui resti sono tutt’ora visitabili.

24 25 Foto archivio Sacro Monte di Domodossola I PARCHI Toni Farina nell'impressionante gola della Twingi, sulle cui pareti fiorisce a giugno la rarissi- ma violacciocca vallesana e nidifica la rondine montana. Secondo elvetica abi- tudine, la costruzione della galleria stra- dale non ha cancellato lo spettacolare tracciato storico, conservato a esclusivo uso di ciclisti ed escursionisti. Ancora più interessante è però andare by fair means. La traversata da Devero è classica. Consigliabile l’andata dal Passo della Rossa (Geisspfadpass) e il ritorno dal più comodo Passo dell'Arbola.

Escursionisti al Mässersee (verso il Passo della Rossa) Binn e Veglia-Devero, parchi gemellati Parco naturale della Binntal Una collaborazione ormai decennale accomuna le due aree protette. Vari i Toni Farina settori coinvolti: dalla ricerca e gestio- ne naturalistica al turismo e agli aspetti A nord di Devero. Svizzera quindi, ben conservate sono sia l’alta valle, ver- giolensis (da Grengiols, appunto). La storici. Paese dove negli ultimi anni la politica so il Passo dell’Arbola (Albrunpass) e la fioritura nella seconda metà di maggio A Binn si insegna italiano, comune è la dei parchi naturali ha avuto un notevo- punta omonima, (Hofenhorn, 3235 m, è un evento fuori dall’ordinario. formazione delle guide naturalistiche. le impulso. Istituiti, o in fase di istituzio- la cima più alta) dove si aprono vasti Non ordinaria, e certo diversa dall’Italia, La cooperazione coinvolge anche le ne, sono ben una ventina di parchi, na- pianori con zone palustri, sia le dirama- è in generale anche la concezione dei amministrazioni comunali: Binn è ge- zionali e regionali. zioni laterali, verso il Passo della Rossa parchi svizzeri. Un parco naturale costi- mellato con Baceno. Fra questi ultimi la Binntal, o Valle di e il Passo Cornera. Magnifica è la solita- tuisce a tutti gli affetti un “label”, un Binn, dal comune omonimo. Laterale ria Saflischtal, che in estate si trasforma marchio di qualità territoriale, ottenuto Stadel a Ernen sinistra della Valle del Rodano, la valle è in un vero e proprio giardino. tra l’altro dopo un iter molto complesso situata lungo la storica Via dell’Arbola, Intatti sono anche i centri abitati. Sia i nel quale assume un ruolo basilare la Acorridoio di transito tra l’Ossola e la nuclei capoluogo che le frazioni dei sei concertazione con gli abitanti. Nel con- Toni Farina Valle del Rodano. La “valle dei tesori comuni interessati sono riconosciuti co- cedere il label il governo della nascosti”, per via dell’incredibile ric- me “insediamenti svizzeri da protegge- Confederazione riconosce e attesta l’in- chezza di minerali, nota in tutto il mon- re”. Binn con la sua collezione di mine- tegrità ambientale, ma il governo locale do: si pensi che ben 16 minerali non so- rali e le frazioni Wilere e Fäld, Ernen deve dimostrare di essere in grado non no presenti in nessun altro luogo della con la sua piazza, fra le più belle del solo di conservare l’ambiente, inteso Terra. In questa zona sono stati scoper- Vallese, e le frazioni Ausserbinn, come paesaggio e biodiversità, ma di ti minerali ad alto contenuto di arseni- Steinhaus e Mühlebach (dalle antiche migliorarlo, creando al contempo pro- co, vere new entry per la scienza quali abitazioni lignee). E ancora: spettive di sviluppo compatibile. imhofite e lengenbachite, da Niederwald, sul versante destro della Lengenbach, cava non lontana da Fäld, Valle del Rodano, e Grengiols con la Arrivare a Binn ultimo centro abitato della valle. frazione Hockmatta. Ed è nei campi di Un consiglio: dimenticare il mezzo pro- Meno noti, anche se più evidenti, sono segale presso Grengiols che trova con- prio, in Svizzera è solo un intralcio. E sa- gli “altri tesori”, a partire dall’ambiente dizioni ideali per vivere una esclusiva lire a Binn con il postale è a tutti gli effet- sia pastorale che naturale. Splendide e specie floreale: il tulipano Tulipa gren- ti parte della visita. La strada è ricavata

26 27 I PARCHI Le Oasi del WWF Fabio Casale Archivio Ticino Turismo Nell’Ossola sono presenti due Oasi abete bianco, intercalati da fasce di la- WWF: il Bosco Tenso, in comune di tifoglie in cui predomina il faggio. Premosello, nella piana del Toce, e il Boschi abitati da varie specie di passe- Pian dei Sali, nei comuni di Malesco e riformi come la cincia dal ciuffo, il pic- Villette, in Val Vigezzo. chio muratore e il raro luì verde. Val Vigezzo: treno “Vigezzina”, o “Centovallina” L’Oasi Bosco Tenso è uno degli ultimi Nell’area è anche presente una picco- lembi di bosco naturale lungo l’asta la torbiera, dove si segnalano interes- del Toce. Pur non essendo vasta (circa santi specie floristiche quale la rosoli- Progetto Parco 18 ha), l’area è significativa in quanto da (Drosera rotundifolia). Si tratta di rappresenta l’esempio meglio conser- un sito di particolare importanza per Nvato di bosco planiziale nel territorio la riproduzione della rana temporaria: nazionale del Locarnese ossolano. È caratterizzata dalla pre- per questo la strada che lo attraversa è Paolo Beretta senza di frassini, tigli, aceri e olmi. Tra stata dotata di uno specifico sottopas- le specie animali più significative si se- so per anfibi. La zona è stata sottopo- gnalano il lodolaio, piccolo falco mi- sta a interventi di gestione naturalisti- Il termine “progetto” indica che, a tut- La regione è ricoperta da fitte foreste e gratore dalle ali a falce color lavagna, ca quali l’ampliamento di pozze d’ac- t’oggi (aprile 2012), il parco non ha attraversata da una vasta rete di sentie- e numerose specie di farfalle, quali la qua per ritardarne l’interramento e fa- ancora ultimato l’iter istitutivo. L’area ri ben segnalati. Percorrendoli è possi- grande antiopa, dalle ali brune e vellu- cilitarne la colonizzazione da parte di interessa in modo diretto zone antro- bile scoprire una natura ancora intatta, tate dotate di un bordo esterno color specie acquatiche. pizzate, dove l’uomo vive e lavora. caratterizzata da una ricca biodiversi- crema. Sul vicino corso del fiume si Entrambe le oasi sono aperte al pubbli- Secondo quanto sancito dalla legisla- tà. Una natura che convive con antichi può notare il corriere piccolo, trampo- co e fruibili in ogni stagione. Vi sono zione svizzera, la popolazione resi- villaggi, maggenghi, rustici, cappelle, liere che nidifica sulle isole fluviali. sentieri, strutture di fruizione e zone di dente ha un ruolo centrale: alla volon- terrazzamenti, testimonianze di una L’Oasi Pian dei Sali è un’area umida si- sosta. Bosco Tenso è attraversato da una tà della popolazione è affidata l’istitu- cultura alpina un tempo rigogliosa. tuata su un altopiano nei pressi del- strada collegata a una rete di piccoli sen- zione definitiva, al termine di un com- Il metodo migliore per visitare questi l’omonimo valico, tra la Val Vigezzo e tieri nel sottobosco e verso il fiume. Iplesso iter democratico. luoghi si chiama “treno+pedule”. la Val Cannobina. È circondata da bo- Visite guidate e attività didattiche sono Il progetto di parco nazionale è nato Il treno detto “Vigezzina” in Italia e schi di pino silvestre, abete rosso e a cura dei volontari dell’associazione. per contrastare il declino economico e “Centovallina” in Svizzera, una ferro- demografico delle valli periferiche del via a scartamento ridotto che collega Bosco Tenso e Fiume Toce Locarnese: Centovalli, Valle Onsernone Domodossola a Locarno. Le pedule e Valle Rovana. da consumare ad esempio sulla Via L’intenzione è di valorizzare un am- delle Vose, storica mulattiera che col- biente dove la natura coabita con una lega Intragna a Loco, oppure lungo il secolare economia alpina. Il territorio Trekking dei Fiori: quattro giorni di coinvolto nel progetto è vasto (22200 cammino per attraversare l’intero par- ha) e ricco di contrasti: si passa dal cli- co, da Brissago a Bosco Gurin, villag- Toni Farina ma subtropicale delle Isole di gio Walser in Valle Rovana a 1500 me- Brissago, a 193 metri di quota, a quel- tri di quota. Un mirabile esempio di lo alpino dei 2863 metri del Pizzo conservazione e di integrazione uo- Biela, in fondo alla Valle Rovana. mo-ambiente.

28 29 Gli itinerari Roberto Bianchetti

In cammino sopra Larticc, Parco Alta Valle Antrona

Leggere e poi andare. E camminare. Il Camminare da un parco all’altro, da Domodossola al Calvario e oltre, tra Formazza e i suoi ariosi orizzonti, la metodo migliore è sempre questo: toc- una nazione all’altra, perché i confi- “torchi e mulini” di un tempo, tra bor- Val Grande è l’occasione per provare care con mano, o meglio, con piede. ni e i crinali non sono ostacoli, ma in- ghi appesi al ripido fianco della valle. un “diverso camminare”. In autunno Affidare a fiato e gambe il viaggio tra i centivi ad andare oltre, vedere e toc- E poi proseguire in alta Val fra i suoi boschi ritornati, o a inizio monti ossolani: solo così l’esperienza è care quel che c’è al di là: dei passi del- Bognanco, sulle tracce più recenti del estate quando l’acqua limpida dei davvero tale. Lassù, tra Pennine e la Rossa e dell’Arbola, di San Barone Stockalper. torrenti rinfresca solo a guardarla. Lepontine, le opportunità non man- Giacomo e di Monscera, di Saas. Ogni Infine, dalla Val Divedro alla Val O nella “due giorni” da un capo all’al- cano e sono in grado di soddisfare colle è una scoperta, un’occasione di Bedretto. Da SO a NE una settimana tro del parco, per toccarne il cuore ogni esigenza in ogni stagione. conoscenza. di viaggio nella terra dei pascoli alti, pulsante e selvaggio. A differenza del Camminare nei parchi, innanzitutto, Dalla Valle Antigorio alla Binntal e ri- dove economia fa rima con paesaggio cammino di “Alpeggi senza confini” facilitati dalla rete di servizi e informa- torno, dall’Ossola alla Saastal sulla e natura. si va da NE e SO, ma non cambia so- zioni. Consapevoli della necessità della Strada Antronesca, seguendo le trac- E dopo la dimensione tibetana degli lo il verso: cambia l’ambiente e gli al- tutela, oggi più di ieri. ce antiche dei Leponzi. E ancora: da altopiani di Devero, dopo la Val peggi non ci sono più.

30 31 GLI ITINERARI

Ponte, Aione, Cianciavero. E, quan- Alpeggi senza confini do il pomeriggio diventa sera, seder- Il Sentiero e il Museo si in disparte per assistere alla quoti- dell’Alpeggio fanno Un viaggio nella montagna dei pascoli diana rappresentazione: l’ombra parte dell’iniziativa Toni Farina “minacciosa” del Leone che si allun- comunitaria Interreg III ga sul prato e sulle case, la brezza vi- per lo sviluppo della montagna, Un cammino attraverso una civiltà al- te alpina, una “pastorale” che si ripro- gorosa che scende dalla Bocchetta finalizzata alla valorizzazione trove dissolta, ma che qui, nelle pone ogni anno. Per restituire, ogni d’Aurona. È lo spettacolo della mon- dell’ambiente, dei mestieri e dei Lepontine, tra l’Ossola e il Goms, è anno, la montagna al lungo e neces- tagna, quel che ci vuole per prose- prodotti tipici caseari. Lo scopo ancora vitale e contribuisce a mante- sario silenzio della neve. guire il viaggio con la giusta predi- primario è di avvicinare il turista- nere quel paesaggio, aspro e acco- sposizione d’animo. camminatore al mondo dell’alpeggio gliente allo stesso tempo, che attirò Cinque villaggi intorno alla piana Il giorno dopo è Devero la meta. anche attraverso l’organizzazione di fin dal secolo dei lumi the tourists La piana di Veglia. Ma a Veglia occor- eventi in accordo con gli alpigiani d’oltre Manica. re arrivare e, nel cuore dell’estate, il Fra Grande Est e Grande Ovest (es. feste della salita e della discesa La civiltà dell’alpeggio, senza confini, Sentiero dei Fiori da Ciamporino co- Devero è la meta e per arrivarci oc- dall’alpeggio), visite guidate, appunto. Così è sempre stato per gli stituisce un prologo perfetto. Un bal- corre valicare due colli. Partenza sen- degustazioni, iniziative volte alla Ualpigiani e così è oggi per gli escur- cone con vista sulla gola del Cairasca za strappi in compagnia del brioso conoscenza dei momenti di vita e sionisti, invitati ad andare di valle in e sul Monte Leone che rivolge ai cam- Rio della Frua. Meno di duecento me- lavoro. valle, di Paese in Paese, a conoscere minatori il suo volto meno domesti- tri e l’uscita nella radura del Pian dul Partner: Società ticinese di un mondo che esiste ancora. co. Il volto severo delle Lepontine, in Scricc ("Piano dello Scritto", riferito a Economia alpestre S.T.E.A. (ente “Alpeggi senza confini” è un viaggio contrasto con la pacatezza dell’alpe e uno dei tanti accordi scritti tra i mon- capofila), Regione Tre Valli, da farsi nel cuore dell’estate, quando i suoi villaggi disposti a corona. tanari di Veglia e del Sempione) è lo Leventina Turismo, Regione il verde intenso dell’erba e il blu del È bene avviarsi al mattino di buo- spunto per una prima sosta all’omo- Piemonte – Direzione Economia cielo sono le tonalità predominanti, e n’ora, in modo da avere il tempo, una nimo alpeggio: a Pian Sass Mor l’im- Montana e Foreste, Parco naturale sull’usuale tappeto sonoro di brezze volta scesi a Veglia, di impiegare il pegno cambia e si sale avvolti da on- Alpe Veglia Devero, Università degli e acque si inseriscono muggiti, belati pomeriggio per un anello da un vil- tani il ripido pendio che chiude a Studi di Torino – Facoltà di Agrari. e campanacci. È la partitura dell’esta- laggio all’altro: La Balma, Cornù, oriente la conca. Trecento metri di Ely Riva

In cammino in Val Bedretto

32 33 GLI ITINERARI Toni Farina ascesa sono il pegno per accedere al Grande Est: Tibet o Lepontine? Passo di Valtendra, aperto sulla Val La domanda è spontanea. Il viaggio Bondolero. Un traverso su pendii er- negli spazi del Grande Est di Devero bosi alquanto ripidi è invece il pegno consente di saggiare una dimensione per accedere alla Scatta d’Orogna do- inusuale per la montagna piemonte- ve la vastità si impone e l’occhio viag- se, dimensione che si apprezza ap- gia libero sui crinali fra il Cervandone pieno scegliendo in alternativa alla e l’Arbola, plana sui pascoli e sui lari- via lungo Codelago la via alta dei pia- ceti, e a oriente la Scatta Minoia è una ni del Sangiatto: sette chilometri di al- promessa di lontananze, di passi topiani a oltre duemila metri di quo- sciolti. ta, tra alpeggi, pascoli e torbiere. Si scende la Val Buscagna, il Grande Il prologo è però una salita nel bosco. Ovest, fino all’alpe omonimo, dove si Da Crampiolo si sale dritti nel lariceto consiglia di lasciare la via diretta e incontrando dopo un quindicina di traversare al vicino Lago Nero. minuti una splendida torbiera, pre- Si scende così agevolmente alla pia- zioso esempio di varietà ambientale. na attraverso le belle radure dell’Alpe Il Lago inferiore del Sangiatto acco- Misanco, arrivando a Devero con una glie i camminatori all’uscita dal bosco riserva di energia bastante a visitare e li accompagna all’alpeggio omoni- Transito all’Alpe del Sangiatto, nel Parco dell’Alpe Devero con calma il Museo dell’Alpeggio. mo, produttore del Bettelmatt. E Crampiolo? Salirci il giorno stesso Con l’Arbola di fronte raggiunge l’ap- dove il sentiero si fa mulattiera ed esi- insieme, diretti all’Alpe del Vannino e oppure fermarsi a Devero e lasciare partato piano di Corte Cobernas, già bisce scalinate e muri di pietra. al vicino Rifugio Margaroli. Il giorno la mezzora di cammino per il giorno sede di un lago. Aggirato un dosso si L’Alpe della Satta segna il ritorno sui dopo è una salita già fatta con lo dopo? A ognuno la scelta che più ag- scende poi al ponte sul Rio della pascoli e non si può non notare il sguardo. L’approdo sul passo schiu- grada, che si arrivi dal Vallaro o lun- Valle proveniente dall’omonimo val- contrasto con il lato opposto della de la prospettiva sull’Alta Formazza, go il Rio Devero Crampiolo è sempre lone. Segue un tratto in diagonale conca, dove il regno minerale preva- estremo nord del Piemonte. In lunga un incanto. ascendente, variante paesaggistica le alla grande. discesa si arriva al Lago di Morasco e Alpe Forno, remoto limite dei pasco- alla piana di Riale, dove si ritrova il li. Si torna sul sentiero principale e in traffico motorizzato, dimenticato a ambiente più rude si sale alla Scatta San Domenico di Varzo quattro gior-

Ely Riva Minoia. Devero è un fresco ricordo di ni e quattro colli addietro. morbidi tappeti e comodi passi, ma A Riale si impongono scelte. l’occhio anticipa il piede ed è già ol- Il non lungo cammino dal Margaroli tre, al Passo di Nefelgiù. Un’altra ha lasciato energie che si possono giornata, un’altra promessa. impegnare per una breve salita po- meridiana all’Alpe Bettelmatt, gem- Formazza, più in su di così il ma verde sulla storica via del Passo Piemonte non va del Gries. In alternativa si può ab- Il Passo di Nefelgiù è un arco geome- breviare il cammino del giorno a ve- trico perfetto. Scendendo dalla Scatta nire salendo subito in Val Toggia. Minoia lo sguardo vi si sofferma a Dove non manca lo spazio, e i gran- lungo, ne esplora la salita, si riposa di invasi (Toggia e Kastel) convivo- nel Lago del Vannino. La gamba in- no con i pascoli delle alpi Regina e vece si riposa all’Alpe Curzalma con i Kastel. E dove, visibile all’ultimo suoi ruscelli che serpeggiano sul pia- momento, si trova il Rifugio Maria Pascoli fioriti in Val Bedretto no e scendono al lago, e i viaggiatori Luisa.

34 35 GLI ITINERARI

Si va in Canton Ticino mosci e gli stambecchi, le brezze e le Alpeggi senza Confini l’ultima tappa (Formazza-Airolo) Si valica il Passo di San Giacomo, idee, perché dovrebbero porsi limiti in pillole pernottando ad All’Acqua. passaggio oltre modo agevole fra la gli uomini? Da S-O a N-E, dalla Val Divedro alla Due impianti di risalita (seggiovia da Val Formazza e la Val Bedretto. Non La risposta è nel vento. Che spesso Val Bedretto, dall’Alpe Veglia al San Domenico a Ciamporino e funivia troppo agevole risulta al contrario quassù soffia energico e sollecita al Caseificio del Gottardo, “Alpeggi senza da Pesciüm ad Airolo) consentono di l’intera giornata: per arrivare ad cammino i viaggiatori diretti al vicino confini” è una traversata alla portata di abbreviare la prima e l’ultima trappa. Airolo, capolinea del viaggio, oc- oratorio di San Nicolao. La strada è ogni camminatore con medio Con l’eccezione del traverso tra il corrono infatti almeno otto ore di diventata un bel sentiero che divalla allenamento. L’itinerario si sviluppa tra Passo di Valtendra e la Scatta d’Orogna cammino. È tuttavia possibile divi- dolcemente verso l’Alpe Val d’Olgia, 1600 e 2600 metri di quota valicando 5 (tappa Veglia-Devero), dove la dere la tappa con un pernottamento primo fra gli alpeggi ticinesi. Al suc- colli e toccando i 19 alpeggi coinvolti ripidezza del pendio esige attenzione, ad All’Acqua e risalire al sentiero il cessivo Alpe Stabbiascio è possibile nel progetto e due strutture museali l’intera traversata non offre difficoltà di giorno dopo. Si allunga il cammino scendere per vitto e alloggio ai 1600 (Devero e Airolo). sorta. Non c’è che da camminare. totale di un’ora e mezza, ma ne vale metri di All’Acqua, ultimo paese del- Si possono considerare 4 tappe E, giunti su un colle, la vista a N-E sul la pena. la valle, sulla strada per il Passo della principali, alle quali aggiungere la salita a colle successivo è il miglior stimolo a Dal Maria Luisa si può andare sulla Novena. Veglia e il ritorno a Domodossola. proseguire il viaggio. comoda, ma monotona, rotabile che Il giorno appresso un’ora di salita ri- Si sale a Veglia da San Domenico di taglia in lieve ascesa sulla destra del- porta sul sentiero, ora demarcato Varzo, raggiungibile da Domo con Le tappe la conca, alta sul bacino del Toggia. “Strada degli Alpi”. Valleggia, servizio bus. Si può scegliere la via (tempi e dislivelli variabili in Oppure, si può optare per un per- Stabiello Grande, Cristallina, Piano “normale” lungo la trattorabile del funzione delle soluzioni adottate) corso più lungo, ma più interessan- di Pescia, Ruinò e Cascina Nuova: Groppallo (1,5-2 h), oppure il 1 Alpe Veglia – Passo di Valtendra te, sul lato opposto, toccando i Laghi ben otto alpeggi sono toccati dalla panoramico sentiero balcone da (2431 m) – Scatta d’Orogna (2461 m) - del Boden. traversata in territorio elvetico, tangi- Ciamporino (2 h con seggiovia, Alpe Devero: 6 h; dislivello 800 m San Giacomo: su questo colle che bile testimonianza di un’economia altrimenti 4 h). Il ritorno a 2 Alpe Devero –Scatta Minoia (2.599 m) non pare neppure un colle tanto lie- pastorale florida e ben strutturata. Domodossola può costituire una - Vannino: 6,5 h; dislivello 8-900 m. vi sono i declivi, è spontaneo ragio- Floridi sono anche i pascoli della val- stuzzichevole integrazione “turistica”: 3 Vannino – Passo di Nefelgiù (2583 m) nare sul senso dei confini. O sul loro le, le cui fragranze si ritrovano nei ri- Airolo-Locarno in bus, Locarno-Domo - Formazza 5 h; dislivello 500 m; “non senso”. Se non hanno confini nomati formaggi come il Formazzora con la Linea Vigezzina, oppure 900 m con salita da Riale al Rifugio gli alpeggi, il latte e i formaggi, i ca- o il Cristallina. Locarno-Stresa con battello sul Lago Maria Luisa. Giunti a Pesciüm si scende ad Airolo, Maggiore e Stresa-Domo in treno. 4 Formazza – Passo di San Giacomo sul fondovalle. Dopo giorni di cam- Vista la lunghezza, può essere (2308 m) – Bedretto 8-10 h divisibili in Info mino è lecito concedersi una como- opportuno suddividere in due giornate due tappe; dislivello 4-700 m circa. Ufficio turistico Valle Antigorio, da funivia che consente tra l’altro di Divedro e Formazza: Crodo (I) risparmiare energie per visitare il Sul Pian dul Scricc, salendo al Passo di Valtendra dall’Alpe Veglia tel. 0324 618831 Museo dell’Alpeggio. Comunità Montana Antigorio, Situato all’interno del Caseificio di- Divedro Formazza: Crodo (I) mostrativo del Gottardo, alla stazio- tel. 0324 618431 ne di arrivo della funivia, il museo Ente Aree protette dell’Ossola: costituisce un degno epilogo del Varzo (I) tel. 0324 72572 viaggio. Caseificio dimostrativo del San Approfittando degli efficienti tra- Gottardo: Airolo (CH) sporti il giorno appresso si può scen- tel. +41(0) 918691180 dere a Locarno: dalla Val Bedretto si Leventina Turismo: Airolo (CH) passa alla Val Leventina e al Lago tel. +41(0) 918691533; Maggiore. [email protected] Si viaggia in compagnia del Ticino:

Trasporti: www.vcoinbus.it anche i fiumi non conoscono confini. Toni Farina

36 37 GLI ITINERARI La traversata della Val Grande Un diverso camminare Toni Farina

Cosa rimane dopo due giorni di cam- oltre, di gettare lo sguardo al di là di un mino in Val Grande? Lasciati decantare colle, la Val Grande un po’ sconcerta. i passi, sedimentare le sensazioni, la ri- E costringe gli smaniosi di mete, finali sposta può essere: i riflessi. Foglie, o intermedie, a provare l’esperienza di Toni Farina tronchi, nuvole, compagni di viag- un diverso camminare. Arrivo a In La Piana gio… ogni pozza è occasione di river- bero. Un’opportunità di “riflessione”, Da un treno a un trenino anche perché due giorni di cammino, L’esordio non è su sentiero o mulattie- A Domo si cambia, direzione (da nord e dotati di pannelli esplicativi. La sa- metà dei quali immersi in fitti boschi, ra, ma sul ferro di due binari. Il treno fa a est) e mezzo: da un treno a un treni- lita si fa più ripida, strette giravolte tra obbligano a guardarsi vicino, molto vi- parte dell’avventura ed è una parte no. Si va in Val Vigezzo e si va sulla ruscelli e macchie di ontano conduco- Ccino. A guardarsi anche un po’ dentro. non solo accessoria, utile per spostarsi Vigezzina, nome che già pronunciarlo no all’Alpe Cortenuovo, dove si rifiata: È una dimensione capovolta quella ma anche per dilatare il tempo del- è bello. Sa di montagna, di piccoli pae- gran parte del dislivello è alle spalle, il della Val Grande. Abituati alla consue- l’esperienza. si, di cioccolato. Si sale tra boschi e vi- pendio si smorza, la fatica si attenua, ta dimensione alpina, dove si va con lo Premosello, stazione di Premosello, bi- gneti con la conca di Domo che sgrana Scaredi è vicino. sguardo verso l’alto, ansiosi di vedere glietto per Domodossola di sola andata. le sue valli. La colonna sonora è un ci- Scaredi (1840 m), porta nord della Val golio metallico, tranquillo e confortan- Grande, comodo ingresso alle valli Riflessi sul Torrente Valgabbio te. Si sale a tornanti, ma a Druogno ini- profonde del parco. Si fa il pieno di cie- zia la piana e il trenino “fila” verso lo e di orizzonti, si osserva con distacco Santa Maria Maggiore. il Monte Rosa a occidente, un'altra Malesco, stazione di Malesco, si scen- montagna, un altro mondo… de. E si sale sul Prontobus, dal ferro al- Il mondo “Val Grande” sta in basso, tra la gomma. Si va tra fitti boschi, si va in quinte di vegetazione trionfante. Val Loana. Niente fretta però, prima di scendere è bene camminare sul crinale verso il vi- A Scaredi, alla Cappella di Terza cino colle gemello dov’è adagiata la Val Loana: è morbido anche il nome. piccola Cappella di Terza. Oltre al pia- E così è un piacere passare dalla cere di prolungare l’attesa, si avrà mo- gomma delle ruote alla gomma delle do di scendere su più agevole sentiero. pedule. Zaino in spalla si attraversa il torrente mentre lo sguardo e il pas- Si va dentro so si allungano sulla spianata di Accoglie i camminatori la Val Portaiola. Fondighebi, ideale per scaldare con Ritrovata la via diretta si cala rapidi al gentilezza gli arti inferiori. E non di- ripiano di La Balma, primo incontro versa è la prima ascesa che offre pre- con i molti alpeggi che furono, col sto un’occasione di sosta: le fornaci, tempo andato. Ricordato ai cammina-

Toni Farina antichi forni per la calce, ristrutturati tori d’oggi da mucchi di sassi sparsi tra

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ortiche e rovi. I camosci però ci sono ta nella conca di Campo e guida l’occhio sata, fervente attività dei boscaioli. In alto sta la colma ancora e sono usi frequentare questo in alto sul Pedum, emblema verticale E occorre gamba buona di boscaiolo E per raggiungerla sono 400 metri sen- anfiteatro di rododendri ed erbe sel- del parco. Ora però si cammina in oriz- per arrampicarsi sul lato opposto za tregua. Avvolti dagli ontani si salgo- vagge. zontale, un lungo traverso in una lita- della valle. Se il rio consente il guado no gli erti pendii a destra della gola che Fa la sua comparsa il bosco, ancora ra- nia di tronchi. Poi si scende decisi, in si può approfittare di una traccia che scende dal colle. A intervalli si guarda do, l’ombra cede ancora alla luce. Ed è una litania di tornanti. riporta sulla giusta via, poi si sale, ec- in alto, si scandaglia il cielo in cerca di la luce che gioca con le pozze di un come si sale! Con andatura lenta si appigli. L’apparizione del bivacco del piccolo rio: impossibile non seguirne i Ma dov’è In La Piana? inanellano strette giravolte su una parco è il segno: la Colma è lì, e la Val richiami, le malie liquide e luccicanti. Si scende decisi, ma non si arriva mai. china boscosa, tra l’intenso verde di Grande è un ricordo. E ripartire freschi d’acqua e di luce ri- Tocca alla musica dell’acqua annun- sparuti abeti bianchi. Alla Colletta il O meglio, un racconto, da rileggere se- flessa verso il vicino Alpe Boschelli, ciare il fondovalle e guidare i viaggia- passo si distende su un bel crinale duti accanto al bivacco sul colle: alpe sopravvissuto a molti inverni, tori al Rio Fiorina. Un aereo ponte so- dove, nel rado bosco, si scorge la sta- Scaredi in lontananza, il Pedum agget- ma non al nevosissimo inverno del speso precede i pochi metri di salita zione intermedia della citata teleferi- tante, i boschi cupi, il profondo. Poi si 1986, quando neppure il bosco seco- necessari a raggiungere la radura do- ca. Cambiano valle e passo. volge lo sguardo a occidente per osser- lare è riuscito ad arginare un’immane ve si passerà la notte. In La Piana, fi- Dalla Val Gabbio alla Val Serena, vare - con distacco - il Monte Rosa… valanga. nalmente, crocevia della Val Grande, dalla salita a una rilassante, breve di- La discesa? Un’altra storia, lunga e ripi- In bosco, dunque. All’inizio misto, con punto d’incontro d’acque, di valli, di scesa sul lato a solatio della valle. da come le chine che scendono sul maggiociondoli e betulle, poi è un trion- viaggiatori. Che alle sera, sul prato, Al bosco subentra un ambiente più Toce. fo di faggi. Si va tra fronde e fronde, con accanto ai casolari, cercano le stelle in aperto e, tra rododendri e mirtilli, si È l’Ossola, non c’è rimedio. Alpe La una fugace interruzione sul poggio che lingue diverse. Gute nacht! raggiunge l’Alpe Serena, l’ultimo ca- Motta, Alpe La Piana, la strada, Colloro, ospita i resti dell’Alpe Portaiola, bastante E il sole, quando arriva? Dipende dal- ricato in Val Grande. Premosello. Ma dov’è Premosello? a consentire uno la stagione, quaggiù capitano viaggia- sguardo sulla ca- tori anche nel cuore dell’inverno scata che precipi- quando il sole è una benedizione che, quaggiù, non arriva. Al contrario, La traversata in pillole di quota (dove, per evitare la lunga d’estate sono l’ombra e le chiare e fre- Est - Ovest: la traversata classica della Val discesa a fondovalle, può essere comodo sche acque a infondere sollievo. Grande. Dopo la prima occhiata sui lasciare un mezzo). Le acque della cascata del Rio Fiorina monti del parco dal Monte Faié, e presa In sintonia con l’accogliente Val Vigezzo, la che si raggiunge in pochi minuti nel confidenza con il suo ambiente con Val Loana consente invece un approccio bosco. Un omaggio doveroso, poi si l’anello Cicogna – Pogallo - Alpe Prà, si assai più morbido. entra in Val Gabbio. Si contorna in può osare. Si può andare “dentro”. Gheppio su segnavia lunga diagonale il piede del Mottàc, Osare sì, ma senza eccessi. La traversata Le tappe poi si scende, all’inizio dolcemente e Vigezzo – Ossola si svolge su sentieri 1 Premosello – Domodossola – Malesco poi più ripidi verso il torrente in un collaudati e non offre difficoltà particolari, – Fondighebi in Val Loana. ambiente che dispensa emozioni. a patto di possedere un buon Mezzi pubblici: treno fino a Malesco Il ponte e la pozza limpida aggiungo- allenamento e abitudine ad andare in (Vigezzina) e Prontobus in Val Loana. no pathos, arduo non sostare… e “ri- autonomia, con zaino completo 2 Fondighebi – Scaredi – In La piana: 4,5 h: flettere”. (i bivacchi offrono solo tetto e tavolato). dislivello: 600 m in salita, 800 m in discesa. La via “principale” prosegue di là dal Ovviamente si può andare in rotta 3 In La Piana – Colma di Premosello - rio, ma è bene non farsi prendere dal- inversa, ma dal lato ossolano il parco svela Alpe La Piana - Colloro: 7 h (se non si è la smania e proseguire sul fondoval- le sue credenziali in modo assai più lasciata un auto a Colloro, servono circa le verso il vicino Alpe Val Gabbio, repentino, e la salita alla Colma di altre 2 h per riconquistare il fondovalle); dove si trovano un appartato po- Premosello potrebbe rivelarsi troppo dislivello in salita: 750 m, in discesa: 800 m sto tappa e la stazione di parten- severa, anche perché l’accesso ai mezzi fino all’Alpe La Piana, 1100 m fino al za della teleferica che portava il le- propri termina poco a monte di Colloro, bacino di Colloro, 1500 m fino a gname a Premosello, segno della pas- frazione di Premosello, a circa 600 metri Premosello.

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Raffaele Marini GLI ITINERARI

All’Alpe Devero l’alpe. L’appuntamento con le diste- Il cielo della Valle di Devero: è un se d’erba però è rimandato: al matti- La Via dell’Arbola sollievo trovarlo all’uscita dall’orri- no si sale al Passo della Rossa, a co- do. Dalla zona del campo sportivo noscere l’anima minerale di Devero. Dall’Ossola al Goms e ritorno si lascia il paese tra prati ben curati. Il regno del serpentino, rocce verdi Alessandro Pirocchi e Toni Farina Su mulattiera lastricata si sale a di nome, ma rosse di colore grazie Graglia, continuando poi tra zone all’ossido di ferro. Il sentiero si ar- Si va sulle tracce di lunghe carovane Il “giardino glaciale dell’Ossola” terrazzate, dove sono evidenti i se- rampica a nord verso i Piani della di mercanti, pellegrini in cammino Non è un ossimoro, ma una imperdi- gni dell’abbandono del bosco. Rossa, dove la salita concede un tre- devozionale, soldati e contrabbandie- bile premessa all’itinerario. Uriezzo, i Superata una radura con una cap- gua, importante per affondare il ri. Si va tra pascoli e rocce, prati e mi- suoi “magnifici Orridi”, profonde in- pelletta votiva si attraversa il Rio tratto più tosto: una bastionata di- nerali: due ambienti complementari, cisioni nella roccia ossolana, dove Ghendola e si prosegue per fende l’accesso al passo, ma una entrambi ben rappresentati. I prati da l’azione di modellamento degli anti- l’Oratorio di San Marco. La mulattie- scala metallica permette di superare sfalcio di Crampiolo, in Devero, i più chi torrenti ha lasciato segni grandio- ra si fa opera d’arte, con gradini ri- l’ostacolo verticale e distendere il elevati della regione. I minerali della si come di rado è dato trovare nella cavati nella roccia. cammino su una sequenza di rocce Binntal: una delle zone “mineralogi- cerchia alpina. Costeggiando la forra del Torrente montonate. che” più interessanti delle Alpi. L’area Altrettanto imperdibile è la romanica Devero si raggiunge il ponte in pie- È la premessa al Passo della Rossa, Sdel Monte Cervandone, dove stati Chiesa di San Gaudenzio di Baceno, tra di Osso, invito a breve variante Geisspfad per gli svizzeri. Ed è in scoperti minerali unici, ad alto conte- fra le più belle delle Alpi: è di lì che per visitare il vicino abitato di Svizzera che si scende. La Binntal è nuto di arsenico, alcuni dei quali nuo- parte il sentiero per l’Orrido Sud, at- Croveo, con il monumento a Don la meta, Binntal parco naturale, scri- vi per la scienza. Le torbiere dell’alta trezzato con scale di ferro per rendere Ruscetta, il prete viperaio. gno di tesori minerali. Ma il primo Binntal, i villaggi, antichi e moderni sicura la visita. Un profondo crepaccio La bella cascata accanto al ponte tesoro è la vista: superba sulle mon- allo stesso tempo. Quattro giorni è la che suscita profonde impressioni: in consente di ripartire rinfrancati per tagne dell’Oberland e pittoresca sul- proposta-base. Dilatabili a piacere: gli taluni punti le pareti si avvicinano tan- Osso (fraz. di Baceno) e di superare la distesa di placido blu del spunti davvero non mancano. to da non permettere la vista del cielo. i 2 chilometri e mezzo di strada car- Geisspfadsee. Il sentiero ne costeg- rozzabile per Goglio. Strada che sol- gia la riva, quindi su ripida pietraia tanto fino a pochi anni fa terminava scende alla piana di Manibode con qui, e per salire a Devero la mulat- la splendida torbiera. Dalla piana si

Toni Farina tiera non era una scelta ma una ne- può calare diretti a Binn, oppure cessità. La mulattiera però esiste an- più a monte, a Fäld, sul percorso mi- cora ed è un modo bello e coerente neralogico che tocca la cava di di guadagnare l’Alpe. Non prima Lengenbach, forziere di minerali però di una puntata in Goglio, al- unici (da Fä ld al capoluogo 2,5 km, l’oratorio che conserva gli affreschi evitabili con bus navetta). In en- di Angelo Bersani, artista legato a trambi i casi fa da cornice il fitto bo- Devero tanto da guadagnarsi la fa- sco sul versante nord della valle. ma di “Angelo del Devero”. La mulattiera esiste ancora e inerpi- La Via dell’Arbola candosi su un costone roccioso, al- La prima parte è pastorale. Tra prati l’apparenza insuperabile, esce sulla e villaggi in puro stile svizzero una piana. pista agricola risale la destra orogra- fica della valle fino a Brunnebiel, lo- Rocce verdi, rocce rosse calità raggiungibile anche con La piana di Devero. Arduo intuire l’Alpin bus. Si apre l’alta valle con dal profondo della valle il mondo l’imponente Punta d’Arbola: un ulti- In discesa dalla Bocchetta d’Arbola a Devero; in basso i laghi di Pianboglio e Codelago quassù, il fascino senza tempo del- mo tratto di carrareccia accanto al

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Torrente Binna, poi la mulattiera si scendere nel Grande Est di Devero. La Via dell’Arbola in pillole distende in ambienti di grande pre- I resti della mulattiera medioevale Una via già utilizzata in epoca romana, poi Le tappe gio: le torbiere di Blatt e di Oxefeld, conducono nel primo tratto italico, un iportante collegamento tra il Ducato di 1 Baceno - Orridi di Uriezzo - Goglio - vera gioia per il naturalista. E, rag- poi è una lunga planata su Milano e la Svizzera, attraverso le Alpe Devero (1640 m): 4 h; dislivello: giunta l’ormai vicina Binntalhütte, Pianboglio. Un momento di disten- montagne di Baceno e della Binntal: 990 m. una vera gioia per tutti è la vista a sione deliziata dal piccolo lago pre- questa la Via dell’Arbola, dal nome del 2 Alpe Devero - Passo della Rossa occidente, sul sole che se ne va al di cede la discesa nel Canaleccio, gra- passo a 2400 metri ai piedi dell’omonima (2474 m) - Binn (1400 m): 6,5 h; là delle cime dell’Oberland. ziosa vallecola che accompagna con montagna. Un percorso che unito al dislivello: 850 m in salita, 1100 m in I monti vallesani sono i primi ad ac- gentilezza sulla riva di Cogelago. Un Passo della Rossa origina un anello di discesa. cogliere la luce del mattino, mentre vero fiordo alpino, dall’acqua blu-in- grande respiro e di grandissimo interesse. 3 Binn - Binntalhütte (2269 m): 3 h (2 h l’ombra avvolge i camminatori nella tenso che occhieggia tra i larici nel All’andata si valica il Passo della Rossa utilizzando la navetta); dislivello 850 m. breve salita alla Bocchetta d’Arbola. lungo cammino sulla riva. (Geisspfadpass) con partenza da Baceno. Salita pomeridiana, da abbinarsi alla Dove si saluta l’alpestre Binntal per Ed è Crampiolo, villaggio alpino Al ritorno si valica la citata, agevole visita mattutina nei villaggi. d’oc. Sosta immancabile, deliziata Bocchetta d’Arbola (Albrunpass). 4 Binntalhütte - Bocchetta d’Arbola dal verde dei prati e dagli aromi di Alla portata di ogni camminatore, grado (Albrunpass, 2409 m) - Pianboglio polente più o meno conce. Un rito, di difficoltà E (escursionisti), con (1980 m) - Crampiolo (1750 m) - Alpe necessario per predisporre la gam- l’eccezione della salita al Passo della Devero: 5 h; dislivello: 150 m in salita, ba e l’animo all’ultima mezzora di Rossa, dove la presenza di una scala 800 m in discesa. cammino. Devero è la meta. metallica di 8 metri per superare un parete rocciosa impone la classificazione Info: EE (escursionisti esperti). L’anello “base” Aree protette dell’Ossola si può fare in tre giorni, ma gli spunti www.parcovegliadevero.it interesse d’oltre confine, nel Parco della Parco naturale della Binntal Binntal, consigliano più dilatate www.landschaftspark-binntal.ch permanenze, approfittando degli efficienti Baceno è raggiungibile in bus da trasporti svizzeri per visitare i centri Domodossola (linea per Formazza). abitati dell’area parco: Ernen, Mühlebach, Da Baceno servizio Prontobus per Grengiols. l’Alpe Devero

Toni Farina Bandita la fretta dunque. E senza fretta va (tel. 333 3271795; 349 0796016). fatta la salita nella Binntal: pascoli, villaggi, Bus alpin della Binntal, da Binn a torbiere, da apprezzare con le ombre Brunnebiel lunghe del pomeriggio. (tel. +41 (0)27 9277630)

Presso l’Halsensee, salendo alla Binntalhütte

44 45 GLI ITINERARI La Strada Antronesca Dalla Piana del Toce alla Valle del Rodano Renato Boschi e Toni Farina

Si parte da Villadossola, si sale ad frì per diversi secoli una buona alter- Antrona, quindi, lungo la Valle del nativa, tanto che nel secolo XVI la Troncone si sale al Cingino e al Passo fiera annuale del bestiame di di Saas, a lambire l’aria rarefatta dei Macugnaga fu trasferita a “tremila”. Si scende poi nella Valle di Villadossola, nell’attuale Piazza IV Saas a Saas Allmagel. Novembre, alla confluenza della Roberto Bianchetti Sosta di gruppo a Casa Vanni, a Viganella Questa in poche parole la Strada Strada Antronesca con la Strada Antronesca. Poche parole, ma molti Francisca. Ed è di qui che si può ini- passi attraverso paesaggio, natura e ziare il cammino. ne dei Set frei, lungo pellegrinaggio re a Bordo, villaggio che insieme a storia. Pur non raggiungendo l’im- che dal 1640 attraversa gli alpeggi Cheggio è stato recuperato dalla co- Sportanza della via del Sempione, of- Primo giorno del comune. munità buddista ed è oggi luogo di Si attraversano i borghi di Villa La mulattiera prosegue tra terrazza- spiritualità. Scesi a Ruginenta si attra- Vecchia, apprezzando il valore arti- menti in parte coltivati. Superata la versa la zona di lavorazione del ferro

Sulla Strada Antronesca stico della seicentesca Chiesa della Cappella dell’Arvina e un breve trat- e si giunge a San Pietro, già sede di Noga. Giunti al Boschetto si lambi- to esposto si arriva a Seppiana, “pae- un laboratorio per la lavorazione scono i resti del primo insediamento se delle castagne”, dove ha sede la dell’oro, attività un tempo comune ai umano dell’Ossola: Varchignoli, con chiesa primordiale della Valle borghi di Prabernardo e Locasca. muri e scale megalitici (possibile vi- Antrona e dove, ogni anno a fine lu- Entrati nel Comune di Antrona, or- sita al Centro di Consultazione del si- glio, si svolge la tradizionale proces- mai nell’alta valle, è imperdibile una to megalitico). Boschetto è anche sione Autani di San Jacam. Si prose- sosta nel borgo di Rovesca, dove am- punto di arrivo della Via dei Torchi e gue tra le case del 1500 e, superati gli mirare sulla facciata dell’oratorio un dei Mulini che unisce la Valle abitati di Camblione e San Rocco, si pregevole affresco di San Cristoforo. Antrona con il Sacro Monte Calvario giunge a Viganella, comune del Premessa ad Antronapiana (borgo e la Val Bognanco. Ancora un breve Parco dell’Alta Valle Antrona dove si capoluogo) sono anche le cappelle tratto su strada asfaltata, poi si pren- apprezzano belle case con archi. Fra sul perimetro dell’antica chiesa sepol- de la mulattiera che scende al ponte tutte Casa Vanni, mirabile esempio ta dalla grande frana del 1642, tragico di Cresti, in una zona un tempo ani- di recupero architettonico. evento che modificò il paesaggio del- mata da diversi mulini. A Cresti, fra- Viganella, borgo un tempo fiorente la vallata e causò la morte di 92 per- zione di Montescheno, accoglie i per il commercio di vino e olio. La sone (il paese fu ridotto in povertà). camminatori il murales sulla facciata coltivazione della vite prosegue però Antronapiana, il paese delle noci, del municipio, opera di pittori locali. tutt’oggi e il risultato è un apprezzato ma soprattutto paese che da il no- Montescheno è il cuore agricolo del- vino Doc: “Vigne di pietra”, ottenuto me alla valle e al suo parco. A cen- la Valle Antrona: i mulini e i forni so- da vigneti di pinot nero. Passata la tro paese, da non mancare la visita no ancora funzionanti e, ogni anno, cappella della Madonna del Bisan, alla chiesa che ospita le preziose a giugno, si svolge la sagra della se- opera del pittore vigezzino Borgnis, opere dello scultore Giulio gale. Tradizioni vive insomma, come si giunge in località Rivera, dove una Gualio. Termina la prima giornata

Roberto Bianchetti conferma anche l’annuale processio- variante al percorso consente di sali- di cammino.

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Secondo giorno Terzo giorno Esordio con agevole salita al Lago di Si va in alta montagna. Prima meta il Antrona, formato dallo sbarramento Passo di Saas, tetto della traversata della citata frana del 1642. Bei tratti (2839 m) che si raggiunge con cam- dell’antica mulattiera conducono nel- mino facilitato da buoni tratti della la Valle del Troncone allo sbarramen- storica strada. Sosta immancabile to che forma il Lago di Campliccioli: presso i ruderi della postazione dove inizia la parte “alpina” del cammino. negli anni ‘60 sono state trovare mo-

Attraversato il muraglione della diga si nete risalenti all’età romana. Roberto Bianchetti costeggia l’invaso fino alla croce di Notevole la vista sul gruppo dei Granarioli. Si prosegue in compagnia Mischabel e sulle vicine Punta Saas e del Torrente Troncone (prima della Stellihorn. frana del 1642, Torrente Ovesca) ap- Si scende nell’elvetica Saastal. prezzando la limpidezza dell’acqua e Discesa lunga, ma anche qui facilitata le marmitte scavate nella roccia. da tratti ben conservati della vecchia Boschi di larici e pino mugo si alterna- via. Prima di Saas Almagell, all’Alpe no a radure di alpeggio: Casaravera, Furggu, si incontrano le prime baite Lombraoro, con vista sulla spettacola- in legno tipiche della cultura Walser. re cascata che scende dal terrazzo di E il sottostante borgo di Furggstalden Lombraoro superiore. In ambiente più offre uno scampolo di tipica Svizzera: alpino, attraverso boschi secolari di baite rimesse a nuovo, alberghetti, la abeti, si guadagna lo sbarramento del chiesetta con il crocefisso in legno. Cingino. Notte in bivacco, con spetta- Tradizione e modernità: alla “secon- colo gratuito offerto dagli stambecchi da” appartiene la seggiovia per Saas che esibiscono le loro doti di equili- Almagell. Tradizione e modernità: a brio sul muro della diga. ognuno la scelta. Bivacco Cingino

Vie Storiche dell’Ossola per il pernottamento al termine della seconda tappa: in bivacco con posti limitati a 12. La Strada Antronesca fa parte di un progetto di recupero delle vie che dal Lago Dal Passo di Saas è possibile proseguire su un nuovo sentiero segnalato che risale in Maggiore portavano a nord agli alti passi verso la Svizzera. Un progetto non possibile direzione della Punta di Saas con tracciato molto panoramico. In 2,5 h di cammino e senza il certosino e fruttuoso lavoro di ricerca di archivio condotto da vari studiosi a 400 m di discesa si raggiunge l’arrivo di una seggiovia che scende poco sotto partire dalla seconda metà del 1900, che ha portato alla luce un patrimonio di grande Furggstalden. valore storico. A sancire questo lavoro, a ottobre 1996 è stato inaugurato il primo tratto Ritorno al punto di partenza: bus fino a Briga, poi treno a Domodossola e Villadossola. della Strada Antronesca (da Villadossola ad Antrona), ripristinata dalla Sezione CAI di Villadossola, seguito ad agosto 1997 dai successivi tratti (salita al Passo di Saas e discesa a Le tappe Saas Allmagel). Le Vie Storiche dell’Ossola hanno fatto parte del progetto Interreg 1 Villadossola - Boschetto - Viganella - Antronapiana: 5,5 h; dislivello: 650 m; lunghezza: “Itineralp”, formalizzato nel 1999. Ora sono inseriti nei progetti Interreg PSR e Vetta. 16,5 km. 2 Antrona - Lago di Antrona - Lago di Campliccioli - Bivacco Cingino: La Strada Antronesca in pillole 5 h; dislivello: 1400 m; lunghezza: 13,5 km. Percorso adatto a ogni buon camminatore. A parte eventuali disagi dovuti alla quota (si 3 Bivacco Cingino - Passo di Saas (2839 m ) - Saas Almagell: 4,5 h; dislivello in salita: sfiora quota “tremila”) non vi sono difficoltà. La prima tappa alterna mulattiere a tratti 650 m; in discesa 1300 m; lunghezza: 13 km di strada asfaltata e si può classificare T (turistico). Si cammina in zone abitate dove non mancano punti di appoggio e ristoro. Nelle altre tappe prevale invece l’alta Info: montagna. Anche qui però mulattiere e sentieri ben segnati rendono agevole il CAI Villadossola - www.caivilladossola.net cammino (grado di difficoltà E, escursionistico). Disagio può derivare dai limitati posti Proloco Valle Antrona - www.prolocovalleantrona.it

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Torchi e mulini, piode e scalini per secoli comune autonomo, riferi- Si va tra le borgate della bassa Val mento di borgate sparse fra i terrazza- Stockalperweg Bognanco. Dal centro storico di Domo menti coltivati a vigna fino a 800 metri si sale al Sacro Monte Calvario, dove si di quota. Apprezzato lo splendido tor- La via del Roi du Simplon imbocca la “parte Bognanco” della Via chio restaurato si prosegue in piano, dei Torchi e dei Mulini. Si va sul lato in ancora su bella mulattiera, giungendo Alessandro Pirocchi e Toni Farina ombra della valle, alternando tratti di alla cappella della Madonna del mulattiera a strade e sentieri. Dagliano. Superato un rio che sprofon- Da Domodossola a Briga attraverso il nell’alta valle su vasti altopiani, tra laghi Dalla Cappella di Marisch si cammina da in forre e marmitte, su un bel ponte Passo del Sempione sulle tracce del che non ci sono più e altri che ancora tra borghi sparsi, anima rurale di ad arco il sentiero sale quindi ripido e Barone Kaspar Jodok von riflettono i monti. Valicato il Monscera Domo. Motto, Croppo, Vagna, poi in costa verso gli edifici rurali di Cà Stockalper, “le Roi du Simplon”. si cala nella Zwischbergental (Val di Maggianigo, capoluogo dell’antico co- Monsignore. Bognanco, le sue terme e i “Summo Plano” per i romani, a 2005 Vaira), valle fra le più isolate della mune, con la parrocchiale di San suoi piccoli villaggi sparsi, è vicino. metri di quota, il Simplonpass costi- Svizzera, accolti a fine giornata da Brizio, esempio di romanico ossolano. Diverse le possibilità di riposo nottur- tuisce il valico più agevole fra il Gondo e dalla sua torre. Gondo e le Una bella mulattiera porta quindi a no. Nell’ordine: Bognanco fonti, San Vallese e l’Ossola. sue gole, “profonde e terribili”, che Castanedo, dove si attraversa la valle Lorenzo (capoluogo), Graniga, Gomba. Sul colle finiscono le Pennine e ini- schiudono la via per Simplon Dorf e per proseguire sul lato a solatio verso ziano le Lepontine. Ma le possibilità per il Simplonpass. Una notte nel na- Mocogna. Guadagnata quota nel bosco La Via del Moscera di camminare su queste montagne poleonico ospizio precede la lunga si giunge a Cisore e poi si prosegue in Cambio di ambiente. Dalle latifoglie sono infinite. La Stockalperweg con- discesa a Briga: i camminatori sulla costa per Pregliasca e Monteossolano. alle conifere dell’alta valle. Lasciato il duce fra storia e paesaggio: da mulattiera, i guidatori sulla via di Gruppo di case “confu- solco principale con il Torrente Domodossola si va sulla Via del asfalto, alti sul ponte di Ganter. Due se” sul dirupato ver- Borgna, si sale sulla destra orografica Monscera, in Val Bognanco, valle modi di viaggiare di questo sante meridionale di una valletta laterale, su un buon delle cento cascate, dapprima su mu- tempo. Il primo è il più della Cima Lariè, sentiero fra larici, abeti e radure d’al- lattiere in villaggi di pietra, quindi moderno. Monte ossolano fu peggio.

Castello Stockalper a Briga Alessandro Pirocchi

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La prima meta è l’oratorio di San gole, su un sentiero attrezzato con Bernardo (XVII sec.), il più elevato di passerelle e ponti sospesi. Renato Boschi Bognanco, a 1600 metri in splendida Usciti dalla “terribile” Gondoschlucht posizione su un ripiano della costa si attraversa il torrente e si giunge alla della Varda. L’alta Val Bognanco sve- Alte Kaserne (già caserma napoleoni- la le sue credenziali e il cammino si ca), i cui locali ospitano una mostra allunga in una successione di alto- sulla storia del Sempione: “quattro piani, fra pascoli e torbiere. Usciti dal epoche” di transiti. Altre occasioni di lariceto, il Lago Ragozza impone una conoscenza offre Simplon Dorf alla sosta di contemplazione, con l’oc- Alter Gasthof, sede dell’ecomuseo. chio in bilico fra il Monte Leone che Prati e lariceti accompagnano poi al- fa capolino dall’ampia sella del l’antico alpeggio di Egga e più in alto Monscera e il Monte Leone riflesso all’ospizio fatto costruire da nell’acqua limpida. Poco oltre, ada- Stockalper nel 1670. giato nell’ennesima conca, sta il Infine, l’ultima salita della giornata Al Passo del Sempione Rifugio Gattascosa, dove si prosegue conduce ai duemila metri del colle e su invitanti pendii verso il vicino, in- dell’Ospizio Napoleonico dove si Stockalperweg in pillole vitante colle. passerà una notte assolutamente in Ideata nel 1995 in occasione del ripristino della seicentesca mulattiera tra Briga e Gondo, Passo del Monscera, 2103 m, punto tema. promossa dalla Fondazione svizzera “Ecomuseo del Sempione“, la Stockalperweg più elevato della traversata. costituisce uno dei dodici percorsi storici di interesse nazionale del Paese dei Cantoni. Weissmies e Fletschhorn si mostrano A Briga La mulattiera fu fatta costruire nel XVII secolo dal Barone Kaspar von Stockalper per il improvvisi, compensando dall’alto Niente fretta, i dintorni del colle of- commercio del sale. Il percorso originario percorreva sul versante italiano la Valle di Varzo, dei “4000” glaciali la presenza in- frono più ragioni di interesse. Poi è ma il tracciato è stato in parte compromesso dalle infrastrutture. Per dare continuità gombrante del traliccio dell’alta ten- soprattutto una lunga discesa. Il pri- all’itinerario si è pertanto deciso di arrivare a Gondo salendo la Val Bognanco lungo la Via sione. Varcato il crinale, accoglie i mo tratto conduce al fondovalle, a del Monscera e, valicato l’omonimo passo, scendere in Svizzera lungo la Zwischbergental camminatori la Zwischbergental, ap- Taferna, con i resti dell’osteria co- (il primo tratto coincide con la parte meno nota della Via dei Torchi e dei Mulini; segnavia D0). partato angolo di Svizzera montana. struita a fine 1600. Altri 500 metri di Partenza da Domodossola, o dal Sacro Monte Calvario, dove Stockalper visse alcuni anni Guadagnato in rapida discesa planata tra abeti rossi e ontani verdi in esilio contribuendo con le sue finanze alla costruzione del santuario. Itinerario privo di Zwischbergen, si segue il lungo fon- conducono poi a Grund, alla con- difficoltà tecniche, ma di discreto impegno per lunghezza e dislivelli. Adatto quindi a dovalle che sbuca nella Val Divedro fluenza del Taferna con il camminatori allenati. Quattro le tappe base, con numerose possibilità di soste intermedie all’altezza della strettoia di Gondo. Ganterbach, dove apprezzare un bel ed eventuale utilizzo dei bus di linea (postale giallo svizzero). Attraversato infine il Torrente fienile del 1459. Ritorno: Briga e Domodossola sono ben collegate dalla linea ferroviaria internazionale Diveria sul Pont des Sapins si giunge A Grund si interrompe la discesa per Milano-Berna. nell’abitato. risalire ai 1300 metri dell’Alpe Tipico borgo di frontiera, Gondo dà Schallberg. Le tappe il benvenuto ai camminatori con la È l’unica salita della giornata, “pre- 1 Domodossola - Graniga (1100 m): tempo 5 h; dislivello in salita 1050 m; lunghezza 13 km. sua massiccia torre fatta edificare dal miata” dall’incontro con la canaliz- 2 Graniga - Passo del Monscera (2103 m) - Gondo (855 m): tempo 7 h; dislivello Barone Stockalper. Un’altra traccia zazione che fin dal 1200 consente in salita 1250 m; lunghezza 17 km. del Roi du Simplon. di irrigare i campi di Termen e 3 Gondo - Passo del Sempione (2005 m): tempo 6 h; dislivello 1160 m; lunghezza 18,5 km. Ried. Segue da ultima la lunga di- 4 Passo del Sempione - Briga: tempo: 6,5 h; dislivello in salita 250 m, in discesa Al Simplonpas scesa a Briga, costeggiando la gola 1550 m; lunghezza 14 km. Dove le Alpi cambiano nome. Ma la della Saltina e toccando vari sob- qualità del loro ambiente non cam- borghi. Arrivo al seicentesco ca- Info bia, e offre opportunità fin dalla par- stello fatto costruire dal Roi du Ufficio turistico Domodossola, www.prodomodossola.it tenza mattutina. Un esordio di gior- Simplon: il modo migliore di con- Club Alpino Italiano sez. Villadossola, www.caivilladossola.net nata ”adrenalinico” nelle spettacolari cludere il cammino. Simplon Tourism, www.simplon.ch, www.simplon-trekking.ch.

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Storia e preistoria Con tranquillo cammino in costa nel La Via dei Torchi e bosco si giunge al villaggio, a 600 metri di quota sul versante del dei Mulini Moncucco. Tappia potrebbe deriva- Paolo Pirocchi re da “tappa” o “tapa”, vocaboli indi- canti i ripiani terrazzati che inter- Domodossola è una cittadina di contra- di partenza), dove una ben conservata rompevano i ripidi versanti della sti. Contrasto fra l’aspetto postindustria- mulattiera si inoltra tra i terrazzamenti montagna. Un villaggio molto anti- le, frutto dell’espansione disordinata del che ospitano una delle produzioni più co: una pergamena nell’Archivio dopoguerra, e il centro storico, ben con- importanti di “prunent”, l’antico vitigno Capitolare di Novara porta la data 12 servato e oggetto di cure che hanno rida- ossolano di nebiolo. Passate alcune bai- novembre 1001 e descrive Tappia

to dignità al borgo medioevale. Ma so- te e una strada asfaltata, si guadagna come un abitato già di rilevante im- Roberto Bianchetti prattutto il contrasto tra il congestionato quota nel bosco per uscirne nei pressi portanza. Alcune case ben conserva- fondovalle e l’ambiente delle montagne dell’Oratorio di Anzuno, in posizione te sono anteriori al XV secolo e rico- Anzuno: visita all’antico torchio da uva intorno. Ed è il fondovalle, vicino e insie- panoramica sulla Valle del Toce. noscibili dai giganteschi stipiti in pie- me lontano, che fa da sfondo alla cam- Entrati nelle strette viuzze acciottolate tra. Il borgo conserva ancora le struttu- La Via dei Torchi e dei minata sul lato destro della valle, da del villaggio, si giunge a un forno per il re comunitarie dell’economia agricola Mulini in pillole Domo a Villa (d’Ossola) tra boschi di ca- pane ancora funzionante e a un grande di villaggio: un forno per la cottura del Per tutti e per tutte le stagioni, stagno e borghi di pietra appesi al pen- torchio da uva a leva, collocato in un pane, una macina per spremere l’olio inverno compreso. Anzi è spesso dio. Tra torchi, mulini e altri segni del edifico del XVIII secolo. Un segno della di noci e un torchio da uva del 1776. proprio l’inverno a offrire condizioni mondo rurale, sopravvissuti e, in parte, passata, florida economia agricola, co- Si prosegue tra vigneti verso l’Alpe propizie. Il percorso descritto è in recuperati. me i resti dei mulini sul vicino rio Rio Maianco inferiore. Quindi, attraversa- realtà solo una parte del sentiero Anzuno (o Rio dei Mulini). to il Rio dell’Inferno, si giunge a segnalato con tale denominazione: Torchi e mulini di ieri, vigne di oggi Si prosegue fra i castagni verso la Cappella Sogno, forse la più antica frazione di dal Sacro Monte Calvario parte un Da Domodossola si sale al Sacro Monte dell’Oro (dove “oro” sta per bordo, ciglio), Villadossola. Anche qui, un torchio altro tratto meno noto che risale la Calvario lungo la storica e ombreggiata punto panoramico e nodo di confine fra da uva e una fontana con lavatoio la- bassa Val Bognanco e coincide con Via Crucis. Un breve tratto su comunità rurali. Prossima me- sciano immaginare ritmi e fatiche di la parte inferiore della Via asfalto conduce poi a Crosiggia ta Tappia, frazione di genti montanare, testimoniati da un Stockalper. (altro possibile punto Villadossola. piccolo museo. Testimonianze anco- Ritorno. Da Villa a Domo in treno. ra più antiche si incontrano dopo circa Oppure ancora a piedi con alcune 20 minuti a Varchignoli, importante si- varianti al percorso di andata: tornati

Roberto Bianchetti to megalitico e punto di incrocio sui propri passi a Tappia, si prosegue con la Strada Antronesca. su antiche mulattiere scendendo a Prossima meta? Ognuno Valpiana, quindi a Gabi Valle e scelga per sé, le an- Rogoledo, risalendo poi a Quartero, tiche strade os- Crosiggia e, infine, al Sacro Monte solane non Calvario. pongono limiti. In ogni caso In sintesi Villados sola è Domodossola – Varchignoli: dislivello vicina. 295 m; tempo: 3 h. Partendo dal Sacro Monte: dislivello 190 m; tempo: 2,30 h. Ritorno a piedi via Tappia e Valpiana, Sosta all’Oratorio di Anzuno tempo 2,30 h.

54 55 GLI ITINERARI

fra i più significativi della zona (pre- trova sui monti di Trontano (all’im- senta una trentina di coppelle). Poco a bocco della Valle Vigezzo) e si rag-

Fabio Copiatti monte, un enorme masso erratico, giunge con una deviazione da un sen- sempre in pietra ollare, ancor oggi uti- tiero che conduce in Val Grande attra- lizzato come scivolo dai bambini, era verso la Colma di Basagrana. Dalla già citato nel 1843 come “Sasso della Frazione Verigo una strada sterrata Lissera”, ossia “Sasso della scivolata”, scende al ponte sul Rio Margologio e ed era forse usato dalle donne come prosegue in salita fino a incontrare un scivolo propiziatorio della fecondità. evidente sentiero che si stacca sulla destra. Attraversati i binari della Segni del passato, loghi per il presente Vigezzina (attenzione!), il sentiero sa- Ecomuseo e parco nazionale sono ac- le ripido tra fitti boschi. Passato l’Alpe comunati dal logo, un’incisione su Erta, prosegue su un costone per usci- pietra ollare: un cruciforme il primo, re sui pascoli dell’Alpe Roi. Infine, su- un alberiforme il secondo. Il crucifor- perati tratti esposti sul fianco della me, logo dell’Ecomuseo, si trova montagna, raggiunge i due nuclei di all’Alpe Pianzà, sui monti sopra Sassoledo, ai piedi del Pizzo Marcio. Il palazzo dell’antica pretura di Malesco, oggi Museo archeologico del Parco Val Grande Malesco, dove sono presenti anche Le incisioni si trovano sulla parete massi con incise coppelle e date (la rocciosa a ridosso del nucleo superio- più antica risale al 1656). Partenza dal- re e su due massi più a valle. I sentieri della pietra ollare la strada per Finero e Cannobio. In Fabio Copiatti corrispondenza di una cappella parte In sintesi il sentiero M16 per La Cima (1810 m). Una semplice passeggiata, un’ora di Lo si segue dapprima tra boschi e pra- cammino e poche decine di metri di In Ossola la pietra è predominante. Nei dintorni di Malesco… ti passando da Pianezza e Piaschetta, dislivello: queste le caratteristiche del Le rocce conservano segni incisi dalle … una passeggiata alla scoperta della quindi su un panoramico crinale che cammino da Malesco al masso genti che abitarono queste montagne pietra ollare. Esordio fra le vie del bor- conduce alla Cappella del Group. coppellato del Rio Secco. Ben altro fin dall’antichità. Messaggi del passato go, fra begli esempi di architettura vi- L’Alpe Pianzà, da tempo abbandona- impegno richiedono invece le salite affidati soprattutto alla pietra ollare, gezzina, mentre gli affreschi di chiese to, si trova poco a valle della cappella, all’Alpe Pianzà e ancor più all’Alpe localmente detta Leuzerie, una varietà e oratori ricordano che ci troviamo in un piano erboso dove, secondo Sassoledo, dove il sentiero non è di serpentino, tenera e quindi ben la- nella “Valle dei Pittori”. Si può partire leggenda, si radunavano le streghe. segnato con continuità e presenta un vorabile, ma molto resistente agli dal Museo archeologico del Parco Val Molti dei massi presenti sono incisi, tratto esposto. Alpe Pianzà: agenti atmosferici e quindi in grado di Grande, che ospita una sezione in particolare quota 1570 m; dislivello 800 conservare incisioni antiche. dell’Ecomuseo della pietra ollare e de- quelli vicini m; tempo di salita 3 h. La pietra ollare era utilizzata già in gli scalpellini. Seguendo via Trabucchi alla sorgente Alpe Sassoledo: quota 1540 I Poletti Elena epoca preromana per ricavare pesi da si giunge in via Roma dove si incontra che sgorga su- m; dislivello 1050 m; tempo telaio e fusaiole. In età imperiale si ot- una fontana con incisa la data 1863: bito a valle del di salita: 3,5 h. tenevano recipienti, le olle, adatti alla scavata nella pietra ollare. La vasca piano. cottura dei cibi, come è tramandato da parrebbe un sarcofago di età tardo-ro- Ormai abban- Info: Plinio il Vecchio e confermato da ri- mana riutilizzato, purtroppo privo di donato è anche Parco nazionale Val trovamenti in molte vallate alpine. iscrizioni che lo confermino. l’Alpe Sassoledo Grande, tel. 0324 87540, Dello stesso materiale è la testa scolpi- Seguendo la via si lascia l’abitato e si (1532 m), dove [email protected]. ta di San Pietro in Dresio, a Vogogna, giunge al Rio Secco dove, poco prima ci sono gli alberi- Ecomuseo “ed leuzerie” un Apollo celtico del III-II sec. a.C. del ponte, all’ombra di una pecceta, a formi che hanno e di “scherpelit”, tel. La “capitale” della pietra ollare è lato della strada che un tempo attra- ispirato il simbolo 0324.92444, Malesco, in Valle Vigezzo. versava la valle, vi è un masso inciso del parco. L’alpe si [email protected]

L’incisione cruciforme dell’Alpe Pianzà 56 57 La natura Giancarlo Parazzoli

Ambiente Parco nazionale Val Grande

Una distesa di neve fresca, intonsa. tano e risparmiare energie è l’impera- Nel quale si legge che la specie Homo pericoli. Nessun compromesso invece Abeti rossi bianchi di neve. Un paesag- tivo assoluto. Vita del fagiano di mon- sapiens non sempre è un fattore nega- per Erebia christi, piccola farfalla che gio immobile nel suo candore. È il so- te ad esempio, che non gradisce quelle tivo, anzi, si deve alla sua secolare atti- ha trovato sulle impervie montagne os- gno di ogni sciatore o, per essere ag- improvvise e violente i intrusioni nei vità agricola e pastorale la creazione solane quell’isolamento che ne permette giornati, di ogni free rider. Quel pen- cespugli di rododendro, sua dimora di ambienti semi-naturali essenziali la sopravvivenza. dio immacolato tutto per lui, l’essenza invernale, che lo costringono a fughe per la vita di molte specie, animali e ve- La rassegna si chiude con il colore gial- della libertà. fuori programma con conseguente di- getali. E per questo sono ambienti da lo intenso del tulipano di Grengiols, Ma, come ricorda Samivel, la “tua” li- spendio di preziose energie. preservare: come i prati da sfalcio di (Tulipa grengiolensis). Giunto nel pic- bertà finisce dove inizia la libertà altrui. Altro non chiede che tranquillità e si- Crampiolo, a Devero, o i castagneti di colo borgo vallesano allo sbocco della Compresi piante e animali. Per i quali lenzio. Sensibile abitante dei sottobo- Trontano e Godo. Binntal come pianta da ornamento, si non si tratta tanto di libertà quanto di sco d’alta quota, il fagiano di monte è In rapporto “contraddittorio” con gli è ben adattato e oggi, scomparso dai vita, non facile, soprattutto nella sta- uno dei protagonisti del breve viaggio elementi antropici è il gufo reale, che luoghi di origine, sopravvive solo lì, sin- gione della neve, quando le risorse lati- nella biodiversità dell’Ossola. nelle aree urbane trova cibo, ma anche golare esempio di biodiversità.

58 59 NATURA Biodiversità nell’Ossola Fabio Casale

L’Ossola è un angolo di Piemonte de pregio. Partendo dalle quote più che racchiude nel raggio di pochi basse, nel fondovalle del Fiume chilometri, tra le rive del Lago Toce, le golene presentano boschi Maggiore e i ghiacciai del Monte relitti ripariali con salici bianchi e Rosa, una grandissima ricchezza di pioppi neri (ad esempio in corrispon- specie e di ambienti naturali. Vaste denza dell’Oasi WWF del Bosco Dante Alpe aree montane ben conservate sono Tenso, a Premosello Chiovenda), do- caratterizzate da un patrimonio natu- ve è possibile incontrare il piccolo Sopra: pernice bianca; a lato una puzzola Fabio Casale rale importante, che comprende co- picchio rosso minore, simile nel com- spicue popolazioni di animali tipici portamento e nelle dimensioni a una iridescenti. Begli esempi di ha- degli ambienti alpini quali la pernice cincia, e il rigogolo dal canto flautato bitat forestali di questo tipo so- L’bianca dal piumaggio mimetico e il e dal piumaggio giallo-oro. I versanti no presenti in particolare nel fagiano di monte dal volo fragoroso, vallivi sono invece caratterizzati da Parco nazionale Val Grande, oltre a specie non presenti altrove in vaste e fitte foreste di latifoglie (quer- noto come la più grande area Europa, quale la farfalla Erebia christi. ce, castagni, frassini, faggi) che dan- “wilderness” delle Alpi. Alle no ospitalità al picchio nero, il più quote più elevate le latifoglie Foreste a perdita d’occhio grande picchio europeo, e alla rosa- sono via via sostituite dalle Grandi aree boscate rivestono i ver- lia alpina, un bel coleottero di colore conifere: abeti rossi, abeti bian- santi dell’Ossola, favorite dalle ab- azzurro e nero piuttosto raro nell’ar- chi e larici. questo il regno delle mi- Vaste estensioni di praterie sono pre- bondanti precipitazioni di co alpino. Si tratta di due specie che nuscole cince (mora, dal ciuffo e al- senti nelle alte valli Bognanco, cui beneficia questo set- testimoniano l’importanza di gestire i pestre) e dei loro principali predatori, Antrona e Formazza, ma soprattutto tore delle Alpi. I boschi sistemi forestali secondo criteri lo sparviere e l’astore, due rapaci costituiscono l’elemento distintivo, sono infatti tra gli am- naturalistici: la loro vita è in- diurni abili in particolare a volare an- anche sotto il profilo storico, del bienti che maggior- fatti legata alla presenza di che tra le fitte chiome degli alberi. Parco naturale dell’Alpe Veglia e mente colpiscono il alberi vecchi di grandi Tra i mammiferi legati agli ambienti dell’Alpe Devero. Sono ambienti im- visitatore in cerca di dimensioni. forestali si segnalano cervo, capriolo, portanti per varie specie di farfalle di quiete e di natura in Da segnalare anche tasso, martora, faina e, alle quote più grande pregio quali Erebia flavofa- queste valli . Boschi di la presenza della basse, la ben più rara puzzola. Negli sciata e la citata Erebia christi. Tra i latifoglie alle quote bella Apatura ultimi anni vi fanno capolino di tanto mammiferi si segnalano il camoscio e inferiori e di conifere iris, una ele- in tanto, dopo decenni di assenza, lo stambecco, oltre alla marmotta, a quelle superiori gante farfal- singoli esemplari di lupo e di lince, presente con numerose colonie. ammantano un’im- la dai co- provenienti dalla vicina Svizzera. L’Ossola ospita anche importanti portante parte di lori estensioni di prati da fieno, sia in am- territorio, ospi- Grandi praterie bito montano che di fondovalle, ha- tando specie I pascoli alpini caratterizzano le testa- bitat pregiati sia per la ricca fauna vegetali e ani- te delle vallate laterali e rappresenta- che per specie floristiche rare di mali di gran- no uno dei paesaggi più apprezzati gradevole aspetto quali Tulipa au- dall’escursionista “d’alta quota”. stralis e Orchis ustulata.

Apatura iris Fabio Casale

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Corsi d’acqua e torbiere Brughiere, arbusteti e lande alpine Il programma comunitario LIFE Una zona ricca di specie di pregio, I versanti montani meglio esposti al Il programma LIFE (acronimo di L’Intrument Financier pour l’Environment) vero e proprio hot spot di biodiversi- sole presentano aree a brughiera, rappresenta il principale strumento finanziario utilizzato dalla Commissione tà, è costituita dal tratto planiziale del ambiente d’elezione per il succiaca- Europea per attuare gli indirizzi di conservazione della biodiversità previsti dalla Fiume Toce. La significativa presenza pre, una specie dalle abitudini cre- Direttiva Habitat 92/43/CEE e dalla Direttiva Uccelli 2009/147/CEE. di uccelli, pesci e chirotteri rari è alla puscolari e assai difficile da osserva- I progetti LIFE finanziano interventi significativi e pluriennali a favore della tutela base del suo inserimento fra i siti del- re, ma la cui presenza è spesso tradi- dell’ambiente. In Ossola sono stati realizzati due progetti LIFE, entrambi legati la Rete Natura 2000 europea. ta dal caratteristico canto, simile a soprattutto alla gestione di ambienti prativi, attuati con il coinvolgimento diretto, Lungo le sponde del Fiume Toce ni- un trillo prolungato. Si tratta di una tramite concessione di incentivi, di aziende agricole locali che hanno partecipato dificano due uccelli dallo splendido specie minacciata a livello europeo all’esecuzione di buona parte delle azioni. ed esotico piumaggio: il martin pe- e presente come nidificante in alcu- Il Progetto LIFE Natura “Alpe Veglia e Alpe Devero: azioni di conservazione di scatore e il gruccione. Questi uccel- ni settori ossolani ben soleggiati. ambienti prativi montani e di torbiere”, realizzato nel parco omonimo, ha ottenuto li scavano cunicoli al termine dei Nel fondovalle del Toce sono presen- riconoscimenti a livello internazionale quale esempio di progetto di conservazione quali creano una “camera” che fun- ti zone di arbusteto costituite da spe- della biodiversità nell’arco alpino. Il progetto è stato incentrato su ambienti prativi ge da nido, al riparo dai predatori. cie spinose quali crespino, bianco- in buono stato di conservazione grazie alle tradizionali attività agricole legate I numerosi torrenti ossolani sono in- spino e rosa canina, utilizzati per la all’allevamento bovino, e in particolare alla produzione di formaggi di ottima vece abitati dal merlo acquaiolo, in nidificazione dall’averla piccola e, qualità, tra i quali spicca il rinomato Bettelmatt, prodotto solo in pochi alpeggi tra grado di cibarsi di piccoli inverte- occasionalmente, dalla bigia padova- alta Valle Formazza e Alpe Devero. Si tratta di habitat che ospitano una flora assai brati camminando sott’acqua come na, mentre i saliceti arbustivi ripariali ricca e diversificata, che dà vita a una vera e propria “esplosione” di colori allo un palombaro, e dal gambero d’ac- sono frequentati soprattutto dai pic- scioglimento delle nevi. Tra le specie più pregiate si segnalano alcune orchidee, qua dolce, entrambi ottimi indicato- coli passeriformi durante le loro mi- quali la nigritella e l’orchidea sambucina, oltre all’astro alpino. ri di buona qualità delle acque. grazioni. Il Progetto LIFE Natura “Fiume Toce: conservazione di ambienti ripariali a favore Le valli sono ricche di laghi e di tor- Salendo di quota, gli arbusteti più dif- dell’avifauna nidificante e migratoria” è stato invece realizzato nel SIC “Greto del biere d’alta quota. Si tratta di am- fusi sono senza dubbio i rodoreti, do- torrente Toce tra Domodossola e Villadossola” e ha portato al miglioramento di bienti con equilibri ecologici assai ve nidificano la bigiarella e la passera habitat prativi, boschivi e ripariali a favore di specie di uccelli, pesci e pipistrelli. In delicati, dove vive il raro tritone al- scopaiola, oltre al ben più noto fagia- questa zona sono in particolare estese le superfici di prati da fieno, che danno pestre (in Ossola si trovano gli unici no di monte, i cui maschi si fronteg- ospitalità a un’importante popolazione nidificante di averla piccola, un passeriforme un siti di presenza noti in Piemonte) e giano in primavera in radure denomi- tempo molto comune in tali ambienti, ma da alcuni decenni in declino in tutta Europa. piante acquatiche di pregio come nate “arene”, emettendo “soffi” udibi- Grazie al coinvolgimento delle aziende agricole locali, la realizzazione del progetto ha l’insettivora Drosera rotundifolia. li da lunga distanza. però favorito un significativo incremento nel numero di coppie nidificanti. Interventi di ripristino hanno riguardato anche le acque del Toce, dove sono presenti varie specie di pesci, alcune delle quali di elevato interesse per la conservazione, quali trota marmorata, barbo canino e lampreda padana. Roberto Bianchetti Stefano Bovero

Femmina di stambecco Lampreda padana

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Rete Natura 2000 in Ossola ma anche quella dei canneti dove ricchi di flora (in particolare nei pressi SIC – Siti di Importanza Comunitaria È composta da 7 SIC – Siti di Importanza trovano rifugio molti uccelli, sia nidificanti del Lago Kastel), la ZPS “Alte valli IT1140001 FONDO TOCE Comunitaria designati secondo la che in migrazione (di particolare Antrona e Bognanco” e il SIC e ZPS IT1140003 CAMPELLO MONTI Direttiva Habitat 92/43/CEE e 9 ZPS – importanza il sito di Fondotoce). “Alpi Veglia e Devero - Monte Giove”, IT1140004 ALTA VAL FORMAZZA Zone di Protezione Speciale designate Salendo di quota, nella fascia montana che comprendono le omonime aree IT1140006 GRETO TORRENTE TOCE secondo la Direttiva Uccelli sono presenti il SIC “Boleto – Monte protette e zone limitrofe di elevato TRA DOMODOSSOLA E 2009/147/CEE. Quasi tutti i SIC (6 su 7) Avigno”, la ZPS “Alte Val e Val valore. Si tratta di aree in cui trovano VILLADOSSOLA ricadono all’interno di ZPS. Segnara” (che comprende il SIC massima espressione gli habitat alpini, IT1140007 BOLETO – MONTE AVIGNO Alle quote inferiori sono presenti la ZPS “Campello Monti”) ed il SIC e ZPS “Val come le torbiere, tra le più importanti IT1140011 VAL GRANDE “Fiume Toce” (che comprende il SIC Grande”. Qui è il bosco di latifoglie a del Piemonte e confinanti con aree IT1140016 ALPI VEGLIA E DEVERO – “Greto del torrente Toce tra farla da padrone, con superfici continue protette elvetiche: il Parco della Binntal MONTE GIOVE Domodossola e Villadossola”), la ZPS molto estese e di grande pregio naturale. e l’istituendo Parco del Locarnese. ZPS – Zone di Protezione Speciale “Lago di Mergozzo e Mont’Orfano” e il Nella fascia alpina si trovano la ZPS Si configurano in tal modo condizioni di IT1140001 FONDO TOCE SIC e ZPS “Fondotoce”. In queste aree è “Monte Rosa”, comprensiva dell’Oasi continuità ecologica essenziali per la IT1140004 ALTA VAL FORMAZZA l’acqua l’elemento caratterizzante, l’acqua faunistica di Macugnaga. la ZPS “Alta Val conservazione e la gestione IT1140011 VAL GRANDE del Fiume Toce e del Lago di Mergozzo, Formazza” (che comprende l’omonimo sovranazionale degli habitat e delle IT1140013 LAGO DI MERGOZZO E SIC), che presenta ambienti calcarei specie naturali. MONT’ORFANO IT1140016 ALPI VEGLIA E DEVERO – MONTE GIOVE IT1140017 FIUME TOCE IT1140018 ALTE VALLI ANTRONA E Toni Farina BOGNANCO IT1140019 MONTE ROSA IT1140020 ALTA VAL STRONA E VAL SEGNARA

La splendida torbiera sul sentiero da Crampiolo all’Alpe del Sangiatto Fabio Casale

Fabio Casale

Orchis Ustulata e Tulipa australis.

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L’Ossola è un viaggio verso il cuore ai geologi di ricostruire le dinamiche L’Elemento Zero geologico delle Alpi. Partendo dal della formazione delle Alpi. Lago Maggiore e risalendo la Valle del Toce, si attraversano rocce via via “Ossola minerale” Nel profondo delle Alpi più antiche, fino a toccare con mano Il titolo di un libro curato dal prof. il nucleo più profondo della catena Aldo Roggiani, ossolano, già profes- Enrico Zanoletti alpina. L’“Elemento Zero”, conosciu- sore di scienze al Collegio Rosmini di to anche come “Cupola di Domodossola. Un titolo che ben sin- Verampio”, affiorante in Valle tetizza un’altra peculiarità di questo Antigorio presso Maiesso, tra Premia territorio: la straordinaria ricchezza di L’e Baceno. In tutte le Alpi accade solo minerali. Pubblicato nel 1975, il testo qui: un’esclusiva geologica che testi- illustra con dovizia le caratteristiche monia in modo perfetto la peculiarità geologiche e mineralogiche delle del territorio ossolano. valli ossolane, elencando più di 250 specie minerali diverse, alcune uni- Rocce antichissime che al mondo. L’Ossola è in effetti un esempio unico Graniti, peridotiti, scisti, marmi, cal- per visualizzare la sovrapposizione cefiri, anfiboliti, granuliti, micascisti, di falde (le grandi strutture geologi- paragneiss, ortogneiss, calcari, dolo- che che costituiscono le Alpi) impila- mie e serpentiniti… sono solo alcune te le une sulle altre nel corso dell’Era delle tipologie di rocce che si incon- Mesozoica e dell’Era Terziaria. trano in questo territorio. Ciascuna di Queste falde sono formate da rocce esse è formata da minerali caratteri- molto antiche che costituivano il ba- stici che permettono di classificarla samento di un oceano esistente oltre con estrema precisione. Ma non 230 milioni di anni fa. L’avvicinarsi mancano i casi rari, talvolta addirittu- lento e in tempi lunghissimi della zol- ra unici. la africana a quella europea diede poi Le aree più interessanti per la presen- inizio, circa 60 milioni di anni fa, alla za di specie minerali differenti e per i formazione della catena alpina. “casi unici” sono l’Alpe Devero (in L’enorme forza e l’energia sprigiona- particolare le pendici del Monte te dalla loro spinta causarono il solle- Cervandone) e la Val Vigezzo. vamento del fondo dell’antico mare, Mineralogisti esperti hanno identifi- accavallando gli strati delle rocce e cato e classificato circa 300 tipi di mi- dei sedimenti preesistenti con le roc- nerali differenti: dai comuni quarzi, ce più recenti, in un processo durato miche e feldspati, per passare a diop- milioni di anni. side, calcite, epidoto, titanite, emati- In questo processo le rocce si sono te, pirite, rutilo, cianite, orneblenda, Roberto Bianchetti trasformate a causa delle enormi fino ai rarissimi cafarsite, cervandoni- pressioni e delle elevate temperature te, gasparite, paraniite, fetiasite, vi- cui furono sottoposte, permettendo gezzite. Grande ricchezza e altre rari- così la formazione di una grande tà si ritrovano anche oltre confine, quantità di tipi all’apparenza simili nella Binntal, in Canton Vallese, dove per l’occhio inesperto, ma in realtà è possibile dedicarsi alla ricerca e caratterizzate da associazioni di mi- raccolta sotto la guida di un cercatore Il Pizzo Diei visto dal Monte Cistella nerali differenti, che hanno permesso esperto. Con una simile varietà di

66 67 NATURA specie sono in pratica presenti quasi Pietre, cave, miniere Per conoscere i minerali tutti gli elementi chimici conosciuti, Parlando di Ossola, il termine “mi- dell’Ossola: associati tra di loro in una possibilità nerali” fa subito pensare a questi al- A Crodo il Museo mineralogico quasi infinita di combinazioni, spes- tri termini, correlati anche sotto il ossolano “Aldo Roggiani e Angelo so estremamente complesse. Oltre al profilo storico. Fin dalla più remota Bianchi” numero di minerali differenti, stupi- antichità nelle vallate ossolane fu- A Premia il Museo sce l’appassionato il fatto che molto rono infatti coltivate miniere e l’atti- mineralogico “Don Giovanni spesso questi minerali si presentano vità mineraria e quelle a essa legate, Bonomo”. Giancarlo Parazzoli nel loro habitus tipico, ovvero perfet- come la fusione e la lavorazione dei A Domodossola il Museo di tamente sviluppati nella loro forma metalli, costituivano forse l’unica Scienze naturali del Collegio geometrica caratteristica, raggiun- alternativa all’emigrazione stagio- Mellerio Rosmini gendo talvolta dimensioni di centi- nale, determinata dalle scarse risor- A Piedimulera la Lithoteca metri se non addirittura di decimetri. se derivante dall’economia agricola “Giorgio Spezia” Come nel caso di quarzi e feldspati, e pastorale. A Malesco Sezione Giancarlo Parazzoli all’interno di geodi nelle masse grani- Antichissime sono le miniere d’oro. archeologica del Museo tiche. I minerali rari e unici hanno in- La conoscenza e lo sfruttamento di della pietra ollare vece misure microscopiche o quasi. una vasta zona mineraria nelle valli (Parco Val Grande). Quarzo fume e rose di ferro Anzasca e Antrona è fatta risalire ai L’Elemento Zero: Marmitte dei Giganti a Maiesso, Leponzi (IV-I sec a.C.). Seguirono i Marmo, serizzo, piode economico positivo. Negli ultimi in Valle Antigorio romani e, soprattutto dal secolo XIV Sono vallate indipendenti quelle anni, società straniere hanno com- in poi, il Ducato di Milano. A partire dell’Ossola, con una storia “mine- piuto rilevamenti e campionamenti dal 1700 il settore minerario aurifero raria” piuttosto complessa. Per ne- in diverse aree ex-minerarie, per sti- prese slancio, divenendo un traino cessità di sintesi, da nord a sud vi mare le risorse ancora presenti, ma per l’intera regione. si possono individuare quattro senza alcuna prospettiva di riaper- Nel corso del XVIII e XIX secolo si in- aree minerarie principali, per tura dell’attività. tensificarono le ricerche per aprire estensione o per importanza. In Discorso opposto per il settore miniere d’argento, rame, ferro e altri Valle Antigorio, nei comuni di delle cave per l’estrazione di mate- minerali. Molti tentativi andarono pe- Crodo e Viceno, la miniera di quar- riale lapideo da costruzione. rò falliti. zo aurifero dell’Alfenza, a Gondo, La grande varietà di rocce ha infat- Fra le ragioni, i tenori troppo bassi di in Val Divedro, al confine italo- ti permesso di individuare diversi minerale utile nella roccia, la man- svizzero, le miniere di pirite aurife- materiali di grande pregio per il canza di mezzi finanziari sufficienti ra, in Valle Antrona le miniere comparto edilizio. per i lavori preliminari e, non trascu- d’oro del Mottone. Infine, in Valle L’eccellenza è rappresentata dal rabile, le difficoltà legate al sito stes- Anzasca, la valle del Monte Rosa, i marmo di Candoglia, frazione di so, di non facile accesso e lontano giacimenti auriferi più cospicui, Mergozzo, estratto esclusivamente dalle grandi vie di comunicazione 800 ettari ripartiti fra sette conces- per interventi di restauro di guglie e per il trasporto del materiale trattato. sioni minerarie. statue del Duomo di Milano. Ma oc- Inoltre, per attivare una miniera con Tutto ciò è ormai storia: in Ossola corre citare anche il granito bianco vantaggio e su larga scala occorreva- oggi non ci sono più miniere in atti- di Montorfano, il marmo grigio di no ingenti capitali sia per i lavori di vità. Una storia iniziata con l’oro e Ornavasso, il marmo palissandro di scavo che per l’edificazione degli sta- con lo stesso, lucente metallo termi- Crevoladossola, le quarziti e i seriz- bilimenti per la trattazione del mine- nata: ultime a chiudere, nel 1961, zi della Valle Antigorio, della Val rale. Impegni fronteggiabili solo da sono state le miniere aurifere di Formazza, del Sempione e della forti società di azionisti, con persona- Macugnaga. I costi di estrazione e di Valle Anzasca. Per non dire delle le competente, conoscitore delle tec- trasporto del materiale erano trop- beole, o piode, distribuite in tutta

Paolo Pirocchi nologie. po elevati per generare un ritorno l’Ossola.

69 NATURA Erebia christi Paolo Palmi

Isolarsi in un ambiente estremo. Un falla, mettendo così a repentaglio la sua buon metodo scelto da molte specie, sopravvivenza. Per fortuna non erano animali o vegetali, per difendersi dai questi gli unici biotopi in cui era pre- pericoli dovuti al moderno stile di vita sente. Qualche anno prima fu infatti umano. rinvenuto un esemplare lungo la stra- La specie in questione è Erebia christi, da che da San Domenico sale all’Alpe una piccola farfalla diurna: 3,5 cm di Veglia, nell’omonimo parco naturale.

massima apertura delle ali di colore Altri ritrovamenti sono seguiti al Lago Dante Alpe marrone-rossastro. L’ambiente estre- di Agaro e in Val Bognanco, ma so- mo coincide invece con un areale mol- prattutto nei parchi naturali dell’Alpe Ito limitato tra l’Ossola e il Vallese, dove Devero e dell’alta Valle Antrona. Fagiano di monte è denominata “farfalla mora del In queste zone dal 2003 al 2005 le ri- Sempione”. Microambienti compresi cerche hanno portato all’osservazio- Radames Bionda tra 1500 e 2100 metri di quota, inacces- ne della farfalla in vari siti e la conse- sibili pareti rocciose dove germoglia- guente stesura di una mappa più pre- Un galliforme legato ai climi freddi. il territorio più centrale rispetto agli altri. no piccole graminacee del genere fe- cisa del suo areale ne faciliterà la tute- Sulle Alpi predilige gli ambienti domi- Insieme alla capacità di non farsi preda- stuca, nutrimento esclusivo dei suoi la e la conservazione. nati da arbusti di rododendro e mirtillo re, la vittoria costituisce per le femmine bruchi. Ed è questo ambiente difficile Erebia christi è uno dei lepidotteri più tipici del limite superiore delle foreste. garanzia di buon patrimonio genetico da raggiungere ad averla salvata dal- rari d’Europa e per questa ragione è In Ossola è diffuso ovunque sia presen- da trasmettere alla discendenza. l’assalto dei collezionisti, dopo il pri- entrata di diritto nella lista delle spe- te questo habitat. Le popolazioni più Gli adattamenti fisiologici consentono al mo ritrovamento avvenuto in Vallese cie protette dall’Unione Mondiale per numerose si incontrano sui versanti me- fagiano di monte di sopravvivere nel nel 1882. la Conser vazione della Natura e nella no acclivi, come nel caso dell’Alpe difficile ambiente alpino anche durante Difficile, ma non al punto da fermare il Direttiva Habitat dell’Unione Euro - Veglia e Alpe Devero o dell’alta Val gli inverni più rigidi. La specie è infatti in “progresso”: nel 1982 gli interventi col- pea. Inoltre è stata inserita nel Bognanco. grado di utilizzare alimenti assai poveri legati alla trasformazione in carrozzabile Progetto Life Natura “Alpe Veglia e UÈ una specie poligama, quindi caratte- dal punto di vista nutritivo quali gemme della strada di fondo valle della Alpe Devero: azioni di conservazione rizzata da un forte dimorfismo sessuale: di larice e pino montano, riducendo al Laggintal, luogo del di ambienti prativi montani e di tor- il maschio ha un piumaggio appariscen- minimo il dispendio energetico. primo ritrovamento, biere”. Per le Aree protet- te, nero con riflessi bluastri su collo e so- L’interesse che il fagiano di monte rive- distrussero gli habi- te dell’Ossola una bel- praccoda, mentre la femmina ha una ste dal punto di vista della conservazio- tat a bassa quota la responsabilità. colorazione molto più mimetica. ne deriva dalla sua sensibilità ai muta- della piccola far- L’aspetto forse più caratteristico di que- menti ambientali dovuti sia all’abbando- sto uccello di indole piuttosto elusiva è no delle attività zootecniche tradiziona- legato alle parate nuziali in primavera. li, sia al “disturbo” antropico legato al tu- Tra aprile e maggio i maschi si radunano rismo invernale. Recenti ricerche hanno all’alba in particolari aree (dette arene di tra l’altro evidenziato come la specie sia

Paolo Palmi canto, o lek) per combattere tra loro. I sensibile non solo alle alterazioni indot- combattimenti hanno lo scopo di difen- te dalla presenza di stazioni sciistiche, dere un territorio di dimensioni molto ri- ma anche alla diffusione di attività al- dotte e, al termine, le femmine scelgono l’apparenza innocue, quali lo sci alpini- di accoppiarsi col maschio che difende smo e l’escursionismo con le ciaspole.

70 71 NATURA Gufo reale Tulipano di Grengiols Radames Bionda Andreas Weissen

Il più grande rapace notturno euro- in febbraio e i giovani diventano indi- Chi sale frettoloso da Briga verso il In Vallese il tulipano si è ben adattato, peo. Una specie molto adattabile, che pendenti a fine agosto. Per buona par- Goms, con molta probabilità riserva al punto da diventare specie endemica. si incontra in una grande varietà di te di questo tempo l’unico a cacciare poca attenzione al cartello indicante Una vera rarità botanica, la cui soprav- ambienti aperti o semiaperti, dal livel- in famiglia è papà gufo, mentre la “Grengiols”, piccolo paese a 1000 me- vivenza è strettamente legata alla colti- lo del mare alle praterie alpine. mamma rimane nel nido a vigilare. tri di quota, discosto dal fondovalle. vazione tradizionale della segale ver- Un cacciatore implacabile, in grado di Per questo motivo, il buon esito della A maggio però le cose cambiano: mol- dina-autunnale. Durante l’aratura catturare prede che vanno dalle di- covata è dipende dalla disponibilità di ti seguono l’indicazione e salgono i 15 d’autunno i bulbi laterali-secondari del L’mensioni di un coleottero a quelle di prede di adeguata “pezzatura” suffi- chilometri di strada per arrivare lassù, fiore vengono separati e distribuiti nel un grosso rapace. Tuttavia, non si può cientemente numerose nelle imme- attirati da un evento particolare: la fio- campo. Nella primavera successiva i dire che sia una specie comune. Per diate vicinanze: se le prede sono trop- ritura del tulipano. tulipani fioriscono tra la segale insieme una coppia di gufi reali, infatti, alleva- po piccole, papà gufo deve compiere CCinquecento abitanti, tipiche case val- ad altre erbe spontanee (se però i cam- re una covata di giovani è piuttosto im- troppi viaggi per sfamare i piccoli, lesane di legno di larice, Grengiols fa pi sono coltivati in primavera il tulipa- pegnativo. Le mentre se sono troppo grosse il tra- parte del Parco naturale della Binntal. no scompare). uova sono sporto diviene difficoltoso. La sua “fama” è dovuta appunto a que- Per tutelare il fiore è nata un’apposita in genere Quasi tutte le ricerche condotte sull’ar- sto fiore, che richiama più l’Olanda associazione (Tulpenzunft) e la sezio- depo- co alpino hanno evidenziato come la che la Svizzera. E se particolare è ne vallesana di Pro Natura ha acquista- ste dieta dei giovani gufi reali dipenda so- l’evento, non da meno è la storia del to un campo per coltivarvi la segale. prattutto da specie antropofile, come fiore stesso. Scoperto il 26 maggio Il tulipano presenta tre varietà di diver- ratto, riccio e piccione domestico, che 1945 dal botanico Eduard Thommen, so colore: giallo, a righe rosse e gialle e nell’Ossola formano quasi il 70% della Tulipa grengiolensis (il nome scientifi- rosso. Prima a fiorire sulla dieta. È questa la ragione per cui la co) discende quasi certamente da una Chalberweid, solatia collina sopra al quasi totalità delle coppie cono- specie di origine ignota, introdotta in paese, è la varietà gialla. Un apposito sciute sul territorio ossolano è passato insieme ad altre specie esoti- sentiero (Tulpenweg) consente di concentrata lungo il fondovalle. che. Un passato lontano, visto che lo- ammirare lo spettacolo con una Vivere a contatto con l’uomo calmente la specie è detta “tulipano breve passeggiata ad ha però dei “costi” molto eleva- dei romani”. anello. ti. Ogni anno, molti gufi reali muoiono fulminati su tralicci, ur- tando i cavi delle linee elettri- Alex Agten che, oppure scontrandosi con- tro veicoli e altre strutture artifi- ciali. Una mortalità che talora non è compensata dal numero di giovani che riesce a sopravvivere sino alla riproduzione. Il rischio è di assistere in molte zone a un decli- no della specie.

Dante Alpe

73 NATURA La torbiera Paolo Pirocchi

Al contrario dei laghi di montagna particolare. Sono fortemente condi- dalle acque cristalline, le torbiere zionate dalle caratteristiche chimiche (come stagni e paludi) sono state per delle acque e del substrato roccioso. molto tempo sinonimo di malsano. Gli ampi altipiani su substrato calca- Nei luoghi meno accessibili alcuni di reo, tipici di gran parte delle valli os- questi ambienti si sono però conser- solane, determinano un’elevata pre- vati e oggi si rivelano preziose riserve senza di torbiere basse “alcaline”, ca- di biodiversità, con una ricca varietà ratterizzate dalla presenza di associa- di organismi specializzati. zioni vegetali quali il cariceto a Carex Cristina Movalli Una torbiera è un ecosistema in cui, davallianae (carice di Davall). Aper particolari condizioni idriche e Catturano in particolare l’attenzione legate al suolo, la sostanza organica a inizio estate le profumate distese di Il castagneto prodotta dai vegetali non si decom- Primula farinosa, cui seguono le fio- pone, ma tende ad accumularsi. Si riture delle piccole tajole (Tofieldia Edoardo Villa forma così la torba, deposito organi- calyculata), o della candida parnas- È a partire dall’epoca romana che, per funzioni che si riconoscono alla fore- co scuro, povero di elementi nutritivi. sia (Parnassia Palustris). molteplici motivi, l’uomo ha favorito la sta, come la protezione idrogeologica L’Ossola presenta una notevole ric- Caso unico in Piemonte è la presenza diffusione del castagno a scapito della dei versanti, l’arricchimento del paesag- chezza di questi ambienti, in partico- significativa di specie tipiche delle vegetazione forestale originaria. gio e della biodiversità. In considera- lare nelle aree subalpine e alpine del- torbiere “alte”, sfagni e muschi, in gra- Innanzitutto l’albero (Castanea sativa) zione di tali valenze il castagneto ap- le valli Antrona, Bognanco, Devero, do di alzare il livello vegetale rispetto era prezioso per il suo frutto, la casta- partiene all’elenco degli ambienti tute- Formazza. Si tratta di torbiere di alta alla falda idrica, grazie a condizioni gna, che costituiva un’importante fon- lati dalla Direttiva “Habitat” dell’Unio- quota, in gran parte “torbiere basse”, climatiche di accentuata umidità. te alimentare invernale, tanto da giusti- ne Europea. legate a suoli umidi con falda freatica Queste zone ospitano vere rarità, co- ficare l’appellativo di “albero del pa- Nei boschi dell’Ossola, tra 200 e 1000 superficiale. Vi si sviluppano soprat- me Carex pauciflora, o Drosera ro- ne”. Le castagne prodotte dagli alberi metri di quota, il castagneto occupa un tutto comunità di ciperacee, carici in tundifolia, piccola pianta insettivora. da frutto innestati, gli arbul, ma anche posto di rilievo. Nelle diverse forme di Èdagli esemplari selvatici, erano consu- gestione (ceduo, fustaia, piantagione Torbiera in alta Val Bognanco mate in diversi modi: cotte, lessate, es- da frutto) ricopre una superficie di ol- siccate e sbucciate venivano mangiate tre 3000 ettari. Le formazioni più estese con il latte, oppure erano trasformate si trovano in bassa Ossola, a valle di in farina usata per preparare diversi ci- Domodossola. bi, tra cui anche il pane. Il legname del In diverse zone è possibile ammirare castagno era utilizzato per produrre arbul di carattere monumentale. Tra i Toni Farina travi, paleria per le vigne, staccionate e più noti gli esemplari situati presso come legna da ardere. Oggi questi usi, l’Alpe Lut, sul versante Toce del Parco sebbene ancora in parte praticati, han- nazionale Val Grande. Altri alberi no- no perso importanza, ma il castagno ri- tevoli si osservano nel territorio dei co- mane una specie forestale di grande muni di Trontano e Druogno (Fraz. valore. È un’importante pianta mellife- Orcesco), Montecrestese e Crodo ra e i suoi boschi assolvono tutte le (Fraz. Maglioggio).

74 75 Roberto Bianchetti

Abitare Inverno generoso a Crampiolo (Parco Alpe Devero)

Legno e pietra, pietra e legno. Sono que- le di Mühlbach, villaggio museo-vivo tralicci, necessità dell’evo moderno punteggiato dalla necessità di ingra- ste le due principali “variabili materia- nel Parco naturale della Binntal, in che, invasive e prepotenti, hanno mo- ziarsi il cielo, di respingere paure, di li” che accompagnano la presenza Vallese. La pietra della incredibile dificato molti sky line ossolani, alter- farsi amico il futuro. umana sulle Alpi. Scala di Ragozzale, tagliata nella pio- nandosi alle cime dei monti e alle chio- Ma il sacro, è noto, non è mai disgiun- L’Ossola non fa certo eccezione, anzi, da per consentire il transito degli ar- me dei larici. Dal Toggia ai Sabbioni, to dal profano e l’Ossola non fa certo ne è significativa conferma. Legno e menti. E quella delle strade Antronesca sul Passo del Monscera e sul San eccezione, anzi, ne è significativa con- pietra alternati in equilibrate e funzio- e dell’Arbola che ancora oggi agevola- Giacomo. I cavi appesi solcano il cielo ferma. E allora non si può non conclu- nali soluzioni. E spesso sommersi dalla no il cammino dei viaggiatori dell’alpe. di un “paesaggio elettrico”, carico di dere la rassegna con un’incursione nel neve, come nel caso della bella imma- Il legno delle staccionate poste a delimi- energia, ma altre “energie” hanno nei territorio del gusto. Gusti riscoperti, co- gine di Crampiolo. Il legno dei tronchi tare il cammino dal pascolo. Soggetti di secoli solcato l’aria di queste valli. me il formaggio di capra di Cicogna, sovrapposti e intrecciati delle case di ricerche pittoriche, di composizioni fo- Eteree e sfuggenti, ma in grado di spin- nel Parco nazionale Val Grande, e il Salecchio, villaggio Walser sul versante to-grafiche. gere persone a migliaia a camminare miele gustoso di fragranze floreali. a solatio della Valle Antigorio. E dei Legno e pietra, pietra e legno. Ma è infi- dall’alba al tramonto, salmodiando Come legno e pietra stanno spesso in tronchi di larice brunito da secoli di so- ne arrivato il ferro. Quello dei grandi sui monti. Un paesaggio sacralizzato, “equilibrata” unione.

76 77 ABITARE

Colonne di muli sugli alti colli l’apertura di una strada commerciale Ossola, terra di confine, Se la frequentazione dei valichi osso- tra Milano e Berna. Una grande via lani nell’antichità è certa, anche se nel cuore dell’Europa. Tra l’altro, il terra di transiti ancora poco documentata, è con il Passo del Gries è ancora oggi è uno rifiorire dell’economia mercantile dei pochi valichi storici sulle Alpi a Paolo Crosa Lenz nel Basso Medioevo che i passi alpi- non essere percorso da strade, ma ni assumono rilievo strategico per il solo da un’antica mulattiera. flusso di merci tra l’Italia e l’Europa Altre vie storiche passavano sul Grazie ai loro valichi, i monti contata nel moderno Archeomuseo centrale. Sulle Alpi l’attività che af- Monte Moro a Macugnaga, sul Passo dell’Ossola, ovvero le Alpi Pennine Multimediale di Varzo. La civiltà dei fiancò l’allevamento sugli alpeggi fu di Saas in Valle Antrona, sul Passo orientali e Lepontine occidentali, so- Leponti, gli antichi abitanti in età la someggiatura, il trasporto con ani- San Giacomo in Val Formazza (il no sempre state “terre alte” permea- protostorica della regione, è invece mali da soma delle merci in transito “Monte di Valdolgia” dei documenti bili al transito di uomini, merci e cul- documentata nelle collezioni ar- sui valichi. Un esempio significativo medioevali) e sulla Bocchetta ture. All’Alpe Veglia, ad esempio, so- cheologiche del Museo del è fornito dal Passo del Gries, a 2479 d’Arbola, o Albrunpass, in Devero, no stati rinvenuti i resti di un accam- Paesaggio di Verbania. Essi svilup- metri di quota tra la Val Formazza e che conserva ancora bei tratti selciati pamento temporaneo di cacciatori parono una propria civiltà nel I l’Alto Vallese che costituì per cinque sia nella Valle di Binn che nei dintor- nomadi della preistoria. Millennio a.C. (età del ferro) in secoli la via più diretta fra la pianura ni del colle. Nel XIII e XIV secolo Montanari di diecimila anni fa, cac- un’area comprendente il Canton lombarda e la Svizzera centrale. questi valichi “alti” furono percorsi Gciatori di camosci e stambecchi che Ticino, il Verbano, l’Ossola e l’Alto Da Milano a Berna, dal Mediterraneo dai coloni walser che costituirono fornivano carni e pelli, ma anche cer- Vallese. A Dresio di Vogogna una te- alle pianure dell’Europa centrale, at- comunità rurali alla testata delle valli catori di cristalli di quarzo con cui sta in pietra ollare raffigura traverso il Gries transitarono uomini, alpine. È però il Sempione, con la costruire armi e utensili. Quella lon- Verkos/Belenos, divinità locale legata merci, idee. Fu una strada commer- sua storia millenaria e le sue “tre stra- tana esperienza umana è oggi rac- ai culti dell’acqua e della vegetazione. ciale, una carovaniera percorsa da de”, romana di Summo Plano, secen- lunghe file di muli. Da nord scende- tesca di Stockalper e napoleonica, a vano bestiame, pelli e formaggi (lo rappresentare il ruolo nevralgico di “sbrinz” dell’Oberland bernese), ma questa terra nello scacchiere euro- anche prodotti di lusso come i cri- peo. Il Sempione si apre a oltre due- Toni Farina stalli di Engelberg. Da sud salivano il mila metri di quota tra le Alpi vino dell’Ossola, le granaglie, il sale Pennine e Lepontine e permette il prodotto sulle coste italiane. transito tra la Pianura Padana e la Una grande carovaniera necessitava Valle del Rodano, consentendo così di un’accurata manutenzione: il ripri- l’accesso alle grandi pianure e città stino del selciato dopo le nevicate in- d’Europa. vernali, il taglio delle valanghe pri- Kaspar Jodok Stockalper (1609- maverili, la verifica continua di ponti 1691), figlio di mercanti di origine e passerelle. Una manutenzione da italiana, fu “le roi du Simplon”. Un effettuarsi su entrambi i versanti alpi- protagonista della storia ossolana e ni: per questo il 12 agosto 1397, a uno dei principali commercianti Munster, capoluogo del Goms d’Europa (parlava cinque lingue). (Vallese), si riunirono i rappresen- Fece costruire una strada mulattiera tanti dell’Ossola e della Val larga tre metri attraverso il valico e la Formazza con quelli della città di dotò di soste e locande, come la tor- Berna, dell’Abbazia di Interlaken, re di Gondo, il palazzo a Briga e un delle comunità dell’Hasli e del Goms ospizio sul colle. Nel 1634 ottenne il per firmare una convenzione che ga- monopolio del servizio postale tra Trekking someggiato alla Bocchetta d’Arbola rantisse il comune impegno nel- Milano e i Paesi Bassi che funzionò

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per perseguitati politici e razziali, il ri- Pizzo Zucchero e Pizzo Caffè. lievo economico delle centrali idroe- Toponimi curiosi, accettati dalla car- lettriche e la presenza di industrie tografia e indicati nelle guide alpini-

Renato Boschi belliche “sfollate” fecero di questa stiche, che evocano e richiamano terra di confine un luogo strategico l’epoca e il mondo del contrabbando. nello scacchiere della Guerra di Un’attività illegale svolta per secoli Liberazione. I valichi alpini si nobili- da “uomini di frontiera” in una terra tarono come simboli delle “monta- di frontiera come l’Ossola, incuneata gne di libertà”. L’insurrezione di nella Svizzera. Villadossola, il sacrificio di Filippo Gli “spalloni”, così erano chiamati i Maria Beltrami, il rastrellamento del contrabbandieri, hanno proseguito i giugno 1944 e l’eccidio di Fondotoce, loro viaggi di confine fino agli anni l’esperienza liberatoria e salvifica ‘70 del secolo scorso, permeando in della Repubblica dell’Ossola furono modo profondo la memoria storica momenti costitutivi del riscatto e di delle genti ossolane. La loro è una una nuova identità nazionale. Ma la storia di valichi alti e bocchette sco- Statua dell’aquila sul Passo del Sempione storia anche recente dei valichi nosciute, sentieri impercettibili e fati- dell’Ossola non è solo storia di guer- che notturne, lunghe marce nella ne- per 170 anni, al quale si aggiunse nel Altre vie, costruite per altri scopi si ra: la raccontano due torrioni rocciosi ve tra il pericolo delle valanghe. 1648 il monopolio per il commercio trovano sia sui monti della Valle del alti una cinquantina di metri a guar- Avventure ammantate di leggenda, del sale. Si pensi che a metà del ‘600 Toce e dell’Ossola, sia sulle verdi dia del Passo delle Balmelle, in Val sotto un “sole zingaro” e una “luna lavoravano sul Sempione ben due- colline alle spalle del Lago Maggiore. Divedro, a 2300 metri di quota: il pallida e tenue”. cento mulattieri. Vie che offrono la possibilità di leg- gere una pagina importante della Sul Passo del Gries “Pour fair passer le cannon“ storia del primo ‘900. Trincee e cam- I cannoni di Napo leone Bona parte. minamenti che rimandano alla prima Fu per permettere il loro passaggio guerra mondiale, quando questi che “l’Empereur des Français” fece monti furono fortificati per difendere costruire sul Sempione a inizio ‘800 il confine nord dell’Italia a ridosso una strada carrozzabile. Fu la prima della Svizzera. Nel Verbano e strada carrozzabile moderna traccia- nell’Ossola esse coprono un dislivel- ta sulle Alpi e suscitò l’entusiasmo lo di 2000 m tra la piana del Toce e il della borghesia europea, tanto da es- Monte Massone e fra il Lago sere paragonata a opere come le pi- Maggiore e il Monte Zeda. Furono ramidi o i giardini pensili di Nabuco - costruite tra il 1916 e il 1918 in fun- Toni Farina donosor. zione difensiva a fronte di un even- Il servizio regolare di carrozze e dili- tuale attacco austro-tedesco attraver- genze postali che vi transitava permi- so la Svizzera. L’insieme delle opere se agli intellettuali europei dell’Otto - militari prende il nome di “Linea cento di iniziare il Grand Tour Cadorna” dal generale Luigi Cadorna d’Italie. Nel 1906 fu inaugurato il tra- che fu capo di stato maggiore del- foro per il collegamento ferroviario l’esercito italiano fino al 1917. tra Milano e Berna, un’impresa inge- Tra il settembre 1943 e l’aprile 1945 gneristica epica che tuttavia segnò il l’Ossola visse pagine grandi nella sto- parziale tramonto del Sempione co- ria della Resistenza italiana. La vici- me valico strategico. nanza con la Svizzera, terra di rifugio

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gliare non si identificano come una la visibilità delle immagini votive, a emergenza monumentale solitaria, diversa dedicazione, a formare un tut- Un paesaggio sacralizzato ma partecipano di un disegno com- t’uno sempre sotto gli occhi di coloro plessivo, di un rapporto tra ambiente che si muovevano lungo le vie del Tullio Bagnati naturale e stile che fonda il proprio es- paese e i sentieri, attirando lo sguardo sere in relazione alle litologie dei suo- e inducendo, insieme alla sosta, una Quanta fatica c’è voluta, quella di in- crucis e i santuari isolati, l’elemento di li, alle morfologie dei luoghi, alla loro preghiera e un segno della croce: “o tere generazioni, per fare più intimi i connotazione sacralizzante. orografia, alla rete della mobilità pe- tu che passi per questa via … fermati e sentieri montani, costruire una bellez- donale, agli usi dei suoli, agli abitati. di’ un’Ave Maria” si legge su una cap- za diffusa che tiene insieme minuti Radici lontanissime La diffusione territoriale di tale pelletta. elementi architettonici di spontaneità Il processo di simbolizzazione (o “sa- espressività devozionale è stata di re- Si tratta perlopiù di micro-architetture devozionale con territorio e natura. cralizzazione”) si perde nel tempo: si cente documentata proprio in Ossola che intervengono nello spazio del vi- Una “appariscenza” che impronta la pensi solo a interventi quali le incisio- con un rilevamento a tappeto sui 15 vere e dell’operare, divenendo anche nostra viabilità alpina, che forma il ni rupestri, o alle rocce levigate sulle comuni del fondovalle del Toce, dove parti integranti di infrastrutture della “senso comune” di molti tracciati e quali scivolavano le donne secondo si sono censiste e schedate 599 cap- viabilità. Il caso dell’edicola votiva percorsi che oggi definiamo “escur- un rito propiziatorio di fecondità, dal- pelle. con l’effige della Madonna di Re, po- sionistici”. le chiare origini pagane. Radici eredi- In analogia con altri territori alpini, i sta a bipartire l’arco del ponte sul Rio Al pari di tutte le terre di mezzo e del- tate e adattate dalla religiosità popola- segni della devozione popolare sono Margologio ai mulini di Verigo di le terre alte, anche l’ambito geografico re, in rapporto dialettico con la reli- leggibili nelle aree di insediamento Trontano, oppure la cappelletta detta ossolano - e i parchi che ben ne rap- gione cattolica e le sue imposizioni ri- prossime ai parchi, o nelle aree di “della Gora” (datata 1766 rappresenta presentano la matrice ambientale - tuali, con riti e immagini proprie, co- transizione verso le terre alte della una “Madonna del latte”), sulla mulat- presenta, nel palinsesto del paesaggio munque sempre riconducibili alla vo- monticazione estiva: affreschi sulle tiera a precipizio che da Goglio sale a insediato, una chiara connotazione lontà di contrassegnare con la spiri- facciate delle case negli abitati perma- Devero, posta sotto una balma a for- “sacrale”. Non a caso si è teorizzato di tualità devozionale i luoghi e le strade nenti e nei maggenghi, cappelle di di- mare un tutt’uno tra selciato e spio- un “paesaggio sacralizzato”: un tratto della fatica, del commercio, dei colle- versa fattura e titolazione, in prevalen- venti rocciosi. O ancora, sull’erta salita distintivo di tracciati, viabilità, alpeggi, gamenti extralocali, finanche dei peri- za a semplice edicola, con nicchie po- del Veglia, la Cappella del Groppallo, nuclei abitati, poggi e belvedere. Del coli o dei terrori. co profonde, specchiature laterali, e posta a segnare il netto cambio di pas- resto, più in generale, va riconosciuto La realizzazione di manufatti della fe- incorniciatura architettonica a so dell’antica via di accesso all’alpe. come nella formazione del pae- de concorre ad armonizzare lo timpano con copertura in Il fenomeno devozionale testimo- saggio culturale alpino, il pro- spazio inteso come un bene co- piode. nia inoltre di una produzione artisti- cesso di “simbolizzazione” del mune di primaria importanza. Alla visibilità di questi ca popolare connessa in modo in- territorio trovi nell’architettura Cappelle, oratori, edicole manufatti, affioranti scindibile al territorio. La giaci- religiosa, nella sua duplice ed effigi parietali nate dal selciato del sentie- tura di strutture religiose mi- espressione a tipologia tradizio- spesso per ex voto e ro o radicati nella terra nori offre il supporto a una nale (chiesa pievana o parroc- devozione fami- del pendio, si associa messe di rappresentazioni fi- chiale, cappella, oratorio, croce gurative pittoriche di epoche o cippo ed edicola votivi), o a successive e di stili differenti: più articolate e pregnanti va- tra le 599 cappelle censite si so- rianti scenografiche e paesaggi- no documentate 32 diverse icono-

stiche quali i sacri monti, le vie grafie mariane e 78 di santi. Roberto Bianchetti

Autani di Set Frei (Parco Alta Valle Antrona)

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Il culto mariano sua fronte cominciò a uscire del L’Autani di Set Frei Sette Fratelli Martiri, nonché le sette ci- Accanto alla onnipresenza dei santi sangue che venne raccolto e vene- Della configurazione territoriale del me al cospetto delle quali si cammina, legati al calendario delle attività e rato, insieme allo stesso affresco sistema devozionale percepiamo oggi a cavallo fra le valli Antrona e delle vocazioni della cultura conta- mariano (che da quel momento verrà soprattutto gli aspetti legati al paesag- Bognanco. dina, è forte e prevalente la devo- denominato “Madonna del Sangue”) gio e all’architettura. Non si può però L’origine della processione è molto zione alla Madonna, con molte e di- nei secoli a venire. trascurare l’intreccio che essi hanno antica, e risale comunque a prima del- verse e specifiche dedicazioni (di Tale devozione si allargò non solo avuto con la vita e la quotidianità di in- la peste del 1640, alla quale la creden- Caravaggio, del Latte, del Rosario, in tutta l’Ossola, ma anche in terre tere generazioni, o espressione di co- za comune l’attribuisce come voto di di Loreto, dell’Addolorata, della vicine e lontane, veicolata da pelle- munità quali pellegrinaggi, processio- grazia e protezione. Il termine “auta- Cintura, del Boden), non a caso tut- grini e migranti. La diffusione di una ni e cerimonie religiose. Molte di quel- ni” deriverebbe da una contrazione te vicine al vissuto della popolazio- storica devozione dalle terre di le che oggi percorriamo come “vie dialettale di litanie, cioè quelle pre- ne proprio per quello che la stessa Vigezzo ai territori sia limitrofi che escursionistiche”, oltre che vie di lavo- ghiere ripetitive e cadenzate recitate e figura di Maria rappresenta. compresi nel Parco nazionale Val ro e di fatica costituivano la trama di anche cantate, nel corso della stessa Tra le specifiche dedicazioni molto Grande, ha fatto sì che l’ente di ge- percorsi di devozione e di pellegri- processione. diffusa nelle valli ossolane è quella stione identificasse la Madonna di naggi dei quali, in molti casi, si è persa L’Autani di Set Frei è oggi la più lunga alla Madonna di Re, dal nome della Re come propria patrona. memoria. Fanno tuttavia eccezione processione non solo dell’Ossola, ma località vigezzina dove la sera del 29 Un caso unico in Italia, segno fattivo permanenze significative quale la pro- di tutte le Alpi. Prende avvio alle 4,30 aprile del 1494, a seguito di una sas- di una devozione che ha segnato il cessione dell’Autani di Set Frei, ovve- del mattino dalla Chiesa parrocchiale sata lanciata contro l’immagine del- territorio e ha coinvolto in modo ro dei sette fratelli, la cui ricorrenza ca- di Montescheno e con un percorso di la Madonna del Latte posta sulla fac- profondo la vita della gente delle de la terza domenica luglio. Il nome ri- oltre 20 chilometri supera ben 1600 ciata della chiesa parrocchiale, dalla sue terre. corda la celebrazione della festa dei metri di dislivello. Una lunga giornata di cammino che termina alle dieci di sera con la celebrazione della messa a Montescheno. Un modo, faticoso, ma autentico e coinvolgente, di ritornare allo spirito Roberto Bianchetti di questi remoti segni di devozione sulle montagne ossolane.

Cappella a Genestredo (Parco Val Grande)

Giancarlo Martini

Chiesa della Noga a Villadossola

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modificava in modo ampio il paesag- nito progetto Conti li mostrò nell’im- gio, anche per la localizzazione piutto- pianto di Goglio, alla base dell’Alpe sto nascosta. Tuttavia, nell’impianto di Devero, inizialmente (1910) alimentato Piedimulera una diga a porte mobili ca- solo da una condotta di 500 metri di Roberto Bianchetti pace di 94.000 metri cubi e un canale di salto con presa sul torrente, ma poco oltre 6 chilometri di lunghezza avviava- dopo (1912) alimentata dalla prima di- no una scala diversa nella trasforma- ga ossolana: quella del lago di zione “elettrica” del territorio, che Codelago, invaso di “13.000.000 di avrebbe avuto con la Società Elettrica metri cubici” di cui “lo sbarramento ha Conti ben altre dimensioni e ben altri un’altezza di ritenuta di 14 metri”, impatti sul paesaggio. spiegava con toni entusiasti Ubaldo Rossi sulla rivista “Illustrazione Codelago, la prima diga Ossolana”. Che ciò preludesse a un “si- Il progetto di Conti era grandioso: “il stema” lo si vide pochi anni dopo primo esempio in Italia, e forse anche (1914), con la grandiosa centrale di altrove, di sfruttamento integrale di un Verampio, forse la più potente del- grande bacino imbrifero,”, ricordava l’epoca in Italia, alimentata dalle stesse nel suo “Taccuino”. Uno sfruttamento acque per mezzo di un canale in galle- Stambecco climber sulla Diga di Cingino non limitato alla semplice captazione ria di oltre 7 chilometri. Quasi in con- delle acque, ma fondato soprattutto temporanea la Dinamo realizzava l’im- Ossola, “paesaggio elettrico” sull’accumulo, sulla creazione di gran- pianto di Varzo, inizialmente captando di serbatoi ad alta quota, proprio in l’acqua dal Cairasca, poi realizzando lo Paolo Volorio quella parte del territorio ossolano (e sbarramento del Lago D’Avino, sopra alpino) che più d’ogni altro era rimasto l’Alpe Veglia, a 2234 metri di quota: lo “L’energia delle nostre cascate alpine, Val Formazza. Ma nell’intuizione delle intatto. I prodromi di questo ben defi- splendido lago, immortalato più volte imprigionata nelle lunghe tubazioni, potenzialità energetiche di questo lem- pulsante nelle poderose turbine, magi- bo delle Alpi Conti era stato preceduto camente trasformata in elettricità negli dall’iniziativa di società locali che ave-

alternatori, questa energia noi l’abbia- vano realizzato impianti in Valle Toni Farina mo sognata mentre percorre le vie se- Antrona a Rivera nel 1898, in Val gnate dal genio umano, lungo le reti di Bognanco presso il Torrente Dagliano sottili conduttori e l’abbiamo poi vista nel 1901 e in Val Vigezzo, a Malesco, fata benefica, diventare luce, lavoro, sfruttando le acque del torrente Loana calore, nelle borgate, nelle città popolo- nel 1902. A queste era seguita nel 1904 se a mutarvi profondamente le condi- la ben più importante Società delle L’zioni dell’esistenza”. Forze Motrici dell’Anza, antesignana nello sfruttamento capitalistico delle Così Ettore Conti iniziava il 22 dicem- acque del torrente omonimo con l’im- bre del 1924 una conferenza sul “pro- pianto di Piedimulera. blema idroelettrico in Italia”, chiarendo Si trattava ancora impianti di modeste lo spirito positivo con cui si valutava la dimensioni, nella struttura come nelle “colonizzazione idroelettrica” delle val- potenze, che captavano l’acqua diretta- li alpine. Di questa colonizzazione a mente dai torrenti con canali e poi, da scala nazionale Conti era stato pioniere piccoli serbatoi, la facevano precipitare in Ossola fin dal 1907, anno cui risale attraverso brevi condotte forzate sino l’impianto di Foppiano, alla base della alle turbine. La loro realizzazione non L’Arbola si riflette nell’invaso di Coidelago

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dal pittore Federico Ashton veniva irri- Si trattava di lavori grandiosi dal punto Villard). Ma la qualità formale di questi me supera il gradino di origine glaciale mediabilmente trasformato. di vista ingegneristico ed esecutivo, af- veri monumenti non può cancellare gli a valle della piana di Riale. Una batta- I decenni successivi avrebbero visto la fidati quasi tutti all’Impresa Umberto effetti dell’enorme trasformazione am- glia perduta qualche decennio dopo la progressiva realizzazione del piano di Girola, visti dai contemporanei con bientale e idrogeologica che l’indu- sua morte con la costruzione degli Conti e la graduale trasformazione del spirito entusiastico. Ancora il Rossi: stria elettrica impresse al paesaggio sbarramenti dei Sabbioni e di Morasco. paesaggio con la costruzione di impo- “gagliarda iniziativa”, “l’opera è vera- ossolano. Quest’ultimo, come l’impianto gemello nenti invasi: se un rallentamento si eb- mente grandiosa!”, e così di seguito. Nei primi decenni del XX secolo l’am- di Agaro (del 1938-’40), avrebbe radi- be nel corso della Prima Guerra Conti peraltro vedeva le sue centrali biente naturale era inteso soltanto co- calmente trasformato un tratto di alta Mondiale, quando fu costruita la cen- come una “corona di gemme” che im- me paesaggio e, salvo sparuti studiosi, valle alpina, nonché cancellato un anti- trale di Crego con bacino di carico tutto preziosivano il territorio, e con questo gli elementi percepiti erano essenzial- co insediamento di cultura Walser. sommato di ridotte dimensioni a spirito e intento aveva incaricato della mente estetici. “Quadri”, “vedute”, in- Oggi, nelle visite a questi luoghi, si col- Piedilago, presso Premia, gli anni ‘20 loro definizione progettuale un grande somma, tipici di una concezione statica gono spesso valori ambientali che han- videro il frenetico proliferare di cantieri architetto quale il milanese Piero e limitata del territorio che solo le ricer- no in parte sostituito quelli originari, ed nell’alta Formazza. Del ‘22 è lo sbarra- Portaluppi. L’architetto non deluse il che e gli studi moderni hanno (in par- è spontaneo apprezzare la suggestione mento del Lago Vannino con relativa suo committente: Verampio, Crego, te) superato. creata da questi grandi laghi, veri fiordi centrale a Valdo, alimentata successi- Cadarese, Crevoladossola e le altre d’alta quota, con le cime che si rifletto- vamente anche dagli sbarramenti del centrali sono dei veri capolavori d’ar- La Cascata del Toce no nell’acqua profonda. Ma è bene Busin e dell’Obersee. Dell’anno suc- chitettura, cui fanno eco Rovesca e Significativa fu la battaglia intrapresa non dimenticare che la loro realizza- cessivo è quella di Sottofrua, funzio- Pallanzeno e prima ancora Piedimulera da uno scienziato e alpinista di rango zione ha trasformato in modo irreversi- nante con le acque del Lago Kastel, (del suo maestro Gaetano Moretti) e europeo quale Giorgio Spezia per sal- bile un ambiente primigenio. Fino ad ampliato con un imponente sbarra- Varzo (del coetaneo U. Monneret de vare lo straordinario salto con cui il fiu- allora, ancora intatto. mento. Queste acque, anziché essere restituite al Toce, finirono negli anni Notturno sulla Diga di Morasco successivi in canalizzazioni sotterranee per alimentare le centrali di Crevoladossola e Cadarese.

Antrona, una valle “idroelettrica” Cavalli, Campliccioli, Cingino, Camposecco: quattro imponenti di- ghe, alle quali va aggiunto l’amplia- mento dell’invaso del Lago di Antrona. Con questi interventi la Edison trasfor- mava il paesaggio della valle ossolana. Tutti gli impianti erano collegati alla centrale di Rovesca e, con canale sot- terraneo di oltre 14 chilometri, a quella di Pallanzeno. Dopo Antrona fu la vol- ta di Formazza: assorbita la Società Conti, negli anni ‘30 la Edison ampliò ulteriormente il sistema del Toce- Devero con gli sbarramenti del Toggia, dei Sabbioni e di Morasco che avrebbe- ro colmato gli altipiani dell’alta valle. Contemporanea fu la costruzione della imponente centrale di Ponte. Roberto Bianchetti

88 89 ABITARE Il Santuario del San Gaudenzio di Baceno SS. Crocifisso Paolo Volorio Simonetta Minissale

La storia del Santuario del SS. Crocifisso L’interno colpisce per la ricchezza e la Una vera cattedrale montana. In segna l’inizio della costruzione del Sacro maestosità dei gruppi statuari, opera splendida, armonica posizione a pic- Monte Calvario di Domodossola. dello scultore Dionigi Bussola che lavo- co sul Torrente Devero, San Progettata dall’Architetto Tommaso rò anche al Duomo di Milano. Il Gaudenzio è sempre fonte di stupore Lazzaro di Val d’Intelvi, la sua costruzio- Santuario ospita anche tre stazioni del per i visitatori che salgono o scendono ne si può datare a partire dalla posa del- percorso della Via Crucis, la XII, la XIII e la Valle Antigorio. la prima pietra l’8 luglio 1657, con una la XIV. In particolare il Cristo spirante Una storia complessa quella della cerimonia solenne animata da vasta par- sulla croce della Cappella XII collocato chiesa: la prima edificazione risale tecipazione della comunità locale. sull’altare centrale domina e colpisce il all’XI secolo, sul sito dell’attuale Questa pietra è tuttora visibile sul lato si- visitatore per la sua intensità e verità. transetto, con ingresso sotto il cam- nistro dell’altare e reca la scritta con il Interessante il discorso teologico che Upaniletto verso ovest, poi ampliata Lnome di chi la collocò, aggiudicandosi nasce dagli otto profeti posti ai lati, ri- in modo notevole nel tra il XIV e il l’esecuzione del simbolico gesto per 60 portato nei cartigli dipinti sopra ciascu- XV secolo verso nord, con un corpo scudi d’oro, pari a 360 lire. Il documento no di essi, che anticipa con le loro profe- gotico a tre navate e cinque campa- ufficiale redatto in quell’occasione reca zie il percorso di Cristo dalla nascita alla te. Il Cinquecento aggiunse le due una lunga lista di generosi oblatori, per- morte e resurrezione. basse navi laterali. Ampliamenti si- sonaggi famosi, ma anche gente del po- Un gioiello d’arte, summa della pre- gnificativi si fecero nel XVII e XVIII polo che non potendo pagare in mone- ziosità artistica del Sacro Monte, nel secolo, a partire dal grande coro. ta fece la sua offerta in natura o in gior- quale si condensa l’intensità della sa- Imponente il campanile con alta gu- nate di lavoro gratuite. Di lì in poi i lavo- lita di Cristo sul Calvario, lasciando al glia ottocentesca. ri procedettero spediti e nel 1690, com- fedele il messaggio finale della spe- In facciata meritano attenzione il ma- pletata anche l’opera plastica conserva- ranza, quando alzando gli occhi sco- gnifico rosone tardogotico, il tettuccio

ta all’interno, il Santuario venne consa- pre la spettacolare statua del Cristo ri- seicentesco sul portale maggiore (sin- Roberto Bianchetti crato dal Vescovo di Novara con la con- sorto, che si staglia vincente nel pun- golare l’erotismo delle forme) e il cessione dell’indulgenza plenaria. to centrale della cupola. grande San Gaudenzio affrescato nel 1542 da Antonio Zanetti, detto il La famiglia dei pittori Cagnola vi lasciò Bugnate. Collocato in salita l’interno, varie opere, tra cui l’Adamo ed Eva e vero scrigno di opere d’arte: la gli apostoli piangenti nella zona ovest Crocifissione nel “transetto” anzitutto, del “transetto”, ma straordinarie sono poi gli altri affreschi nella volta dello pure le vetrate policrome dei rosoni Antonio Maniscalco Zanetti, che nel Battistero lavorò an- laterali, opera della bottega di Hans che accanto al Peccato Originale del- Funk di Basilea. Capolavori d’intaglio l’ossolano Pietro della Caterina de sono il polittico del 1526 di ambito te- Rodis, cui si deve pure la Madonna desco e lo splendido coro eseguito nel con Bambino in capo alla navata de- 1780 da Giacomo Fantino. stra. Poi gli affreschi nelle volte e pare- Atipici gli affreschi attorno alle colon- ti delle navate eseguiti nella seconda ne: il San Gaudenzio di Cagnola e metà del XVI secolo dal suo allievo l’Ecce Homo con sottostante preghie- Giacomo di Cardone. ra in caratteri gotici.

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Infine, se al tutto si accompagna il Cammina e degusta miele, ossolano anche lui, il risulta- to… non ci sono parole: assaggiare Miele e caprino delle valli ossolane per credere. Miele di acacia o casta- gno. Essenza invasiva la prima, che si Cristina Movalli e Toni Farina fa però perdonare con la fioritura pri- maverile il cui aroma finisce diretta- Non è facile arrivare a Cicogna, “ca- te, il caprino dà dipendenza. mente nel miele. Essenza nostrana la poluogo” del Parco nazionale Val Ma il formaggio di capra, oltre che ne- seconda, che infonde al miele il ca- Grande. La strada è vera strada di cessità, è anche cultura, sapienza. Il rattere arcigno delle montagna osso- montagna, uno stimolo al camminare caprino di Merina in particolare è ot- lana. Ma non si possono escludere il e non al guidare. Guidare quassù in- tenuto con una lavorazione definita miele di rododendro e di tiglio, op- duce spesso il mal d’auto, il cammi- presamica, dal latte intero di capra, è pure il miele di melata, prodotto da nare no: induce altre sensazioni, altri di piccola pezzatura (200-300 g) e la insetti che succhiano la linfa delle stimoli, rivolti in particolare ai succhi stagionatura può variare da 1-2 setti- piante per nutrirsene. Le api la rac- gastrici. mane fino a 60 giorni. La crosta è sot- colgono, fornendo un miele scuro Non è facile arrivare a Cicogna, ma tile, morbida, elastica, leggermente non cristallizzabile con aroma di mal- Sui Sentieri del Gusto (Foto Cristina Movalli) Nuna volta lì, tra faggi e castagni, prima abbucciata sullo scalzo, di colore ros- to o caramello. zioni e ricette tradizionali. di proseguire sulla splendida mulat- siccio. La pasta è morbida, fusibile in Quando si dice dulcis in fundo. Fa il controcanto all’iniziativa il tiera per Pogallo, o salire al belvede- bocca, unita, priva di occhiature e di Settore Agricoltura della Provincia re dell’Alpe Prà, i succhi gastrici si colore niveo. Il profumo e il sapore ri- I sentieri? Del “gusto”, che altro? del VCO con il Progetto Interreg possono tacitare al vicino Alpe cordano il latte di capra in modo più o Si tratti di uno spuntino da consuma- “Proalpi”, che ha finanziato interven- Merina con il formaggio di capra, meno pronunciato in relazione al pe- re su una vetta, oppure di un piatto ti dedicati proprio alla filiera del for- prodotto con grande perizia. riodo di stagionatura. Fresco, spalma- di polenta da gustare seduti in rifu- maggio di capra. Aperitivi sono stati Tacitare? In via temporanea, perché to sul pane ossolano di segale, ne gio (raggiunto camminando, s’inten- organizzati nei locali di paesi e città al ritorno il transito all’alpe sarà dive- smussa la “ruvidezza”, e insieme al de), l’atto del “mangiare” ha in mon- per far conoscere con degustazioni nuto impellente necessità. Che vole- pane ingentilisce lo spirito. tagna un ruolo primario. guidate abbinamenti e diverse op- Ma non di semplice “fame” di tratta. portunità di consumo del formaggio. Formaggio di capra Sempre più diffuso è il desiderio di Fra i menù proposti il risotto alle orti- Foto Claudio Venturini scegliere prodotti con una forte va- che mantecato al caprino, ravioli di lenza simbolica ed evocativa, legati a ricotta di capra, gnocchi di polenta al un determinato territorio. E questo formaggio caprino, gnocchetti di spiega il successo delle tante iniziati- zucca all’erborinato di capra, filetto ve al riguardo promosse in questi ul- di maiale e caprino fresco avvolti in timi anni. foglia di vite. Molti gli enti coinvolti e, in prima fila, Il gradimento ha superato le aspetta- i parchi naturali. Assolutamente in tive, come ha confermato un’indagi- sintonia con la tutela della ricca bio- ne condotta fra i partecipanti. Ed è diversità ossolana è la rassegna eno- sull’onda del successo che la Camera gastronomica “I Sentieri del Gusto”, di Commercio del VCO ha dato i na- organizzata da una decina di anni dal tali all’Associazione “Crava”, i cui so- Parco nazionale Val Grande, col pa- ci-allevatori si impegnano a fornire trocinio e la collaborazione di altre al consumatore, locale o turista, un realtà territoriali. Lo scopo è di valo- prodotto con una forte identità terri- rizzare le produzioni locali, sceglien- toriale. A chilometri zero, insomma. do di volta in volta particolari produ- O poco più.

92 93 “Calvario Monte Sacro “L’Alpe Devero e i suoi Bibliografia di Domodossola” di minerali” di Claudio Simonetta Minissale e Albertini - Edizioni Alessandro Feltre - Grafica P.G.A., 1991. Ossola Allemandi, 2009. I minerali rari e talora Le parole costituiscono unici scoperti per la una guida preziosa per prima volta al mondo in Mauro Beltramone e Paola Sartori la conoscenza della storia e del messaggio questo territorio. Una ricerca storica del Sacro Monte Calvario, le immagini completa, integrata da un inquadramento Breve selezione di volumi sull’Ossola, compresi nel catalogo della geologico e da itinerari relativi alle località Biblioteca delle Aree protette, consultabile sul sito sono l’aiuto per contemplarne gli http://www.erasmo.it/parchipiemonte aspetti più significativi ed evocativi. più interessanti. “I cacciatori “Farfalle diurne del “Val Grande ultimo “Parco nazionale Val preistorici dell’Alpe Parco naturale Veglia paradiso” di Teresio Grande” di Paolo Veglia” di Paolo Crosa Devero” di Paolo Palmi Valsesia - Alberti, 2008. Crosa Lenz e Giulio Lenz - Regione - Regione Piemonte, Il volume, giunto alla Frangioni - Grossi, 2011. Piemonte, 2001. 2010. sua sesta edizione, Questa monografia Le scoperte archeologiche Le farfalle sono, tra gli attualizza tutte le vuole proporre una sugli insediamenti insetti del Parco, la informazioni necessarie conoscenza della Val preistorici d’alta quota del Veglia sono componente maggiormente studiata; il ai frequentatori dell’”ultimo paradiso”. Grande che unisca ai valori ambientali, tra le più importanti nelle Alpi occidentali volume ne presenta un elevatissimo quelli storici e naturalistici. Nell’unico modo e le ricerche in corso promettono numero di varietà, alcune rare e protette possibile: descrivendo itinerari e sentieri. importanti risultati scientifici. a livello europeo. “Alpe Devero” di “Alpe Veglia” di Paolo “Piante, agricoltura e “Leggende delle Alpi Paolo Crosa Lenz e Crosa Lenz e Giulio paesaggio agrario - Il mondo fantastico Giulio Frangioni - Frangioni - Grossi, 2005. dell’Ossola” di Eraldo in Val d’Ossola” Grossi, 2004. L’Alpe Veglia è un Antonini - Grossi, 2006. di Pietro Crosa Lenz - Camminando sui sentieri luogo unico delle Alpi: Questa pubblicazione Grossi, 2012. antichi di Devero, per la vastità del è l’ultimo atto di Duecento leggende e l’uomo di oggi può pascolo racchiuso tra um’indagine, tesa ad fiabe popolari della Val ritrovare il tempo della lentezza e un alte montagne e perché in inverno individuare le colture agrarie che hanno d’Ossola. La raccolta, frutto di uno studio rapporto amico con la natura. riposa nel silenzio ed è regno caratterizzato, nel corso dell’Ottocento di trent’anni, realizza per la prima volta un assoluto degli animali selvatici. e del Novecento, la produzione agricola catalogo del mondo fantastico del ossolana. montanaro ossolano, arricchito da disegni originali dell’autore. “La Valle Antrona” “Valle Antrona” “O tu che passi per “Una finestra di Renato Boschi e di Paolo Crosa Lenz e questa via - Cappelle sull’Ossola e la sua Mauro Leonardi - Giulio Frangioni - devozionali dell’Ossola”, cucina” di Sergio Libreria La Pigna, 2006. Grossi, 2006. AA.VV - Vol. I, Museo Bartolucci - Libreria La Elegante raccolta Un invito a camminare del Paesaggio di Pagina, 1998. fotografica che in una valle selvatica e su Verbania, 2009. Volume Ricettario destinato sia presenta un territorio montagne solari, ma ricco: 640 pagine con ai consumatori fatto di paesaggi di rara bellezza e anche uno stimolo a fotografie a colori e 49 carte topografiche. occasionali che ai fedeli amanti della alpeggi dimenticati, dove permangono conoscerla in modo approfondito per Schedatura di 599 cappelle di 15 comuni cucina ossolana, ma anche mirato le antiche tradizioni della gente di poterla apprezzare e rispettare. della bassa Ossola, con schede concernenti all’offerta turistica e all’immagine delle valli montagna. l’iconografia delle madonne e dei santi. ossolane.

94 95 Informazioni generali

Parco nazionale Val Grande Riserva speciale del Sacro Monte Superficie: 14.598 ettari di Domodossola Sede: Vogogna, Villa Biraghi, Superficie: 2.553 ettari Piazza Pretorio, 6 Sede: Domodossola, Borgata Sacro Tel. 0324 87540 Monte Calavario, 5 - Tel. 0324 241976 E-mail: [email protected] E-mail: Centri visita [email protected] A Vogogna, Geolab, Museo e Centri visita Laboratorio di Geologia. Presso il Sacro Monte, Centro didattico e Tel. 0324 87540 naturalistico “La Torre di Mattarella” A Malesco, Museo archeologico della pietra ollare. Parco naturale della Binntal Tel. 0324 92444 Superficie: 18.100 ettari A Cossogno, Museo dell’Acqua Sede a Schmidigehiscere, nucleo “Acquamondo”. Tel. 0323 468506 principale di Binn. Tel. +41 (0)27 9715050 Parco naturale dell’Alpe Veglia E-mail: [email protected]; e dell’Alpe Devero www.landschaftspark-binntal.ch Superficie: 8.539 ettari. Info: A Binn, Binntal Tourismus Parco naturale dell’Alta Valle Antrona Tel. +41 (0)27 9714547; Superficie: 7.444 ettari e-Mail: [email protected] Sede: Varzo, Villa Gentinetta, viale Pieri 27. A Ernen, Ernen Tourismus Tel. 0324 72572 Tel. +41 (0)27 9711562; E-mail: [email protected] e-Mail: [email protected] Centri visita A Grengiols, Verkehrsverein Grengiols Terme di Crodo, Località Bagni, c/o Parco Tel. +41 (0)27 9271048; e-Mail: Terme, Crodo [email protected] Tel. 0324 600005 Oasi WWF - Info: [email protected] E-mail : [email protected] Punto informazioni "La Porteia", Progetto Parco Nazionale all’entrata della piana di Veglia. del Locarnese Apertura in estate, mesi di luglio e Sede a Locarno, via F. Rusca 1 agosto, dalle 10 alle 12. Tel. +41 (0)917518305 Tel. 0324 - 72572 (sede parco) [email protected]

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